LÀ DALMAZIA
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
Si publica ogni Giovedì. Il prezzo annuo per Zara flb' fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori franco
di porto fiorini 6, per semestre fiorini 2 car. 30^Le associazioni si ricevono in Zara dal proprieta-
rio, fuori da tutti gl'ii. rr. tiffidi postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta e con
recapito alla estensione del giornale-m stamperia Demarcìù-Rougieri
Jl£18. Giovedì 28 Agosto. Ift^if.
Biografia,
sangue.
SOMMARIO.
Scene della vita. -
Varietà. —
Dei giudizii di
BIOGRAFIA.
IL COSTI SIMM
E L'IMPORTANZA DELLA RUSSIA IN PERSIA.
{Tradotto dal giornale tedesco N. 68 Illustrirte
Zeitung, 14 settemb. 1844.
4 La grande azione che da due lustri esercita
la Russia sopra la Persia, è in gran parte dovuta
Mie vedute ed ai talenti distinti del generale conte
Simonich, il quale spedito a Teheran come ministro
plenipotenziario, seppe raggiungere Io scopo della
sua missione in modo superiore *ad ogni ptfr ardita
aspettativa.
II nome di quest'uomo insigne risuona con fre-
quenza anche oggidì nelle adunanze del parlamento
inglese, ogniqualvolta i rispettabili lord rimproccia-
no al ministero d'èssersi lasciata rapire in tempo
brevissimo l'influenza conservata per lunghissima
epoca nella Persia,- senza aver saputo opporvisi con
misure decisive. Ed anche di recente un esteso ar-
ticolo del Jour. des Dèbats, enumerando gli straor-
dinarii progressi fatti dalfe politica russa in Asia,
dà al conte Simonich il merito d* averne poste le
basi. E però ci lusinghiamo di riscuotere i ringra-
ziamenti del publico, dandft in forma di- schizzo
biografico la vità del generale Simonich, il quale
nel lungo giro dì 25 anni, -prima i»r un'attiva car-
riera militare, e poscia nei secreti conflitti della di-.
plomazia, ebbe parte sì grande, da rendersi stret-
tamente connesso cogli avvenimenti della storia mo-
derna. Ci Acciaino poi mallevadori dell' esattezza
anche nei minuti dettagli di tale vita, tantoppiù che
li abbiamo attinti a fonti sicurissime.
Il conte Giovanni Stefano di Simonich, di-
scendente d'antichissima famiglia serviana, stabilita-
si più tardi in Dalmazia, nacque li 5 sett. 1792 a
Sebenfco, ctóve suo padre, celebre avvocato, gode-
va grandissima riputazione. Destinato per Io stata
ecclesiastico fu affidata l' educazione del giovane Si-
monich ai maestri più accreditati, i quali coltivaro-
no col miglior successo ed in egual forma lo spiri-
te ed il cuore, e gettarono i fondamenti di quella
rinomanza che più tardi seppe aquistarsi il conte
nelle diverse- sue posizioni.
Il carattere di Giovanni, pronto ad impressio-
ni ardenti e vivaci, dimostrò ben presto, che lo sta-
to cui destinavalò il padre, non era il più adatto nè
conforme alle sue inclinazioni. Però, come spesso
accade, un avvenimento inattéso, distrusse anche in
questo caso piani e speranze da lungo tempo con-
cetti. Aveva appena raggiunta l'adolescenza il gio-
vane Simonich^ quando scoppiava la guerra che la
Francia intimava a mezza Europa, e quando la Dal-
mazia veniva unita all'impero francese. Circondato
da'^oldati d'ogni %pecie, in tempo in cui tutto pren-
deva aspetto marziale, e nient'altro annunziatasi che
guerre e vittorie, palesò apertamente Giovanni la
avversione allo stato ecclesiastico, ed il suo di-
visamente di seguire le vittoriose insegne di Napo-
leone. Il padre secondò tanto più facilmente questo
LA DALMAZIA
INTESO AGL' INTERESSI DELLA PROVINCIA.
recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier.
Giovedì 4 Settembre. ftfta4*>-
SOMMARIO.
Alcune città importantissime della. Dalmazia.-—
Scene della vita. — Chiesa e convento dé M. 3L
conventuali di s. Francesco in Catturo. — Un nuo-
vo prodotto dei fondi saliferi- — Varietà.
ALCUNE CITTÀ IMPORTANTISSIME
DELLA DALMAZIA.
Se tutte le volte non mi sarà dato, nè di tut-
te le città a favellare con quella asseveranza e cer-
tezza che una cosa storica richiede, di ciò non si
tiia colpa a me, che non lasciai di frugare tra libri
con diligenza. Il male si è che in que'tempi ne'quali
esistevano ed erano in fiore le nostre città o non vi
furono scrittori dalmati o almeno non sona soprav-
vissuti i loro scritti lino a noi, i quali abbiano trat-
tato di proposito delle cose patrie. Quindi tutto che
fu raccolto, lo dobbiamo a' scrittori di altre nazioni
che parlano della nostra per incidenza quando oc-
corre narrare qualche loro impresa qui condotta, e
perciò i cenni o son troppo generici e scarsi, o ci
lasciano appena via a qualche ragionevole conghiet-
tura. Incomincierò quindi la mia illustrazione dal-
l'antica Delminio, da cai probabilmente la Dalma-
zia ebbesi il nome. I>i lei parlando Strabone, dice:
Daùnmion de, megale polis, eh eponymori to eth-
nos, mikran d'epoiese Nasoihas. E dovevasi es-
sere città importantissima e grande molto, se per
secoli fu la residenza dei re dell'Ulirio. Infatti il
console M. Figulo, quando cencinquantasei anni
innanzi Cristo portò guerra a' Dalmati, si trava-
gliò in un lungo assedio per conquistarla. Bra|
Delminio città forte, munita' dalla natura e dal-
l'arte, girata da mura altissime e solide, fio-
rente per eserciti, per ricchezze, ond' è che Figlilo
fu costretto- per oppugnarla inventar nuova specie di
macchine consistenti in certi assi di due cubiti, co-
me Appiano riferisce, circondati di stoppia tinta in
pece ed in zolfo, i quali accesi, balestrava colle
catapulte nella città e le appiccava il fuoco. E mal-
grado tali sforzi, non la prese. L'onore fu riserva-
to a Nasica, il quale vintala nella maggior parte la
distrusse e la strinse fra più angusti confini. Però
qual si fosse la sua estensione, la popolazione, quali
gli edificii più sontuosi, la forma, io noi dirò, non
ritrovandolo in nessun autore.
Impiccolita Delminio, capitale della Dalmazia
fecero Salona. Di questa città mi sarà dato di par-
lare più diffusamente, e perchè s'intrattennero più
ampiamente gli storici intorno le cose salonitane, e
perchè ruinata appena nel secolo 7* della nostra
era, ci restano di lei importanti reliquie e tali che
appalesano abbastanza la sua passata magnificenza.
Era Salona posta nella più aprica ed amena
situazione che possa desiderarsi. Nell'estremo re-
cesso ad oriente del seno salonitano, colà dove si cur-
va in semicerchio e in cui per piccola bocca met-
te l'esile fiume Jadro, giaceva questa famosa cit-
tà coli'ampio suo porto^ capace di ogni maggio-
re flottiglia, sopra un piano dolcemente declive
che forma le falde del monte Caprario. llimpetto a
mezzodì le stava il piccolo monte Marliauo, chia-
ppato promontorio ad Dianarn, che lungo si proten-
indecorosa cacciata. 1 successori di s. Dormo ofio-
rarono altamente la loro missione; la Dalmazia gli
ebbe a sostenitori della sua gloria. Andrea Gualdo
era il consigliere dei re di Bosna. Roggero il canto-
re della strage de' Tartari cacao di chiesa Corrado
re di Sicilia. Bartolommeo Zabarella fu mandato
da Eugenio IV a' concila di Basilea e di Ferrara
per garantire i diritti di Roma ; Bernardo Zane
colla spada alla mano condusse i nostri a vittoria ;
Marc' Antonio de Dominis scopriva la luce settem-
plice; Ponzonio amico al Bellarmino difendeva con-
tro Venezia le prerogative di Spalato; Cosmi nella
guerra del Peloponneso benemerito dell'Europa. Cu-
pilli altro s. Francesco di Sales riceveva V abjura
del Beza . . . Gli arcivescovi di Spalato successi a'
vescovi di Salona nei diritti metropolìtici, erano
insieme legati della sede apostolica, primati della
Dalmazia e Croazia e consecravoli il papa (Eccle-
sia Metropolitana primatialis Sanctae Basilicae Va-
ticanae aggregata). Così procede il Carrara spo-
nendo i fasti della sua chiesa e confutando il padre
Francesco Maria Appendini, il quale avea dal 1802
colle stampe sostenuto forse Ragusa (non Spalato)
successa a Salona come unica metropoli sacra di
tutta la Dalmazia romana (Salona transiit Ragu-
siumj. Convincentissime ci sembrano le ragioni ch'e-
gli adduce a sostegno del suo avviso e le trovi al-
tresì opportunamente corredate da note e documenti.
Noi perciò facciam plauso al sig. Carrara e sol-
tanto avremmo desiderato in lui un modo di scrivere
più facile e piano, che meglio rispondesse alla gravi-
tà dell'argomento. Il volume fu impresso con nitidez-
za e diligenza. Yi si è aggiunta la veduta della piaz-
za del duomo di Spalato, nonché quella della parte
anteriore del tempio stesso colla magnifica sua torre
e l'antico sigillò del capitolo Spalatino Metropolitano.
Alf. de Frisiani.
DIVISIONE BELLI DALMAZIA. ÀOUISTO TICCHIO,
MOTO I NOVISSIMO
farebbe cosa utile alla storia patria chi con
fatica premurosa volesse cercare e determinare con
precisione i confini e l'estensione della Dalmazia
sotto le varie dominazioni a cui nel mutare dei se-
coli andò soggetta. Ma molte sono le difficoltà che
attraversano questa impresa, e la mancanza di sto-
rie de'tempi primissimi, e l'incertezza de'documenti
lasciatici dapoi, e la moltiplicità di governi a cui
soggiaque, ti mettono tale e tanta incertezza e con-
fusione, che non sai come applicar l'animo a tale
studio. Perciocché ella ne'tempi più remoti s'ebbe i
suoi re, e stendevasi dai Tizio al Drilone, e s'al-
largava dal mare fino a molta parte della Bosnia;
poi si governò a republica e fu sempre più impic-
colita dalla conquista de' Romani, allora padroni del
mondo, finché cadde in loro potere. Divenuta roma-
na, le fu aggregata la Liburnia ed una parte della
Japidia, ed in larghezza dal mare al Savo ed al
Dravo si stendeva. Quando passò sotto la reggen-
za bisantina, ed allora cangiò ad ogni tratto di di-
mensione e di reggenza, ora invasa da' Goti, dagli
Unni, dagli Svevi, ora dagli Avari, dagli Slavi, dai
Croati, ora soggetta al dominio, de'Franchi, fino al
tempo che si ebbe a padroni i duchi croati, i quali
incominciarono con Dircislavo a intitolarsi re della
Dalmazia e Croazia. Terminati i re dalmati, e que-
sta provincia venne in mano degli Ungari, indi le
città marittime volontarie si dedicarono ai Veneti, i
quali a poco a poco stesero semprepiù il loro do-
minio ed il loro territorio. In tanti politici cangia-
menti adunque, in tanti governi succedentisi ed in-
calzanti l'un l'altro, e chi varrebbe a prefiggere e
stabilire i confini di questa provincia, e là varia di-
visione che per ciascuno le veniva assegnato? Sa-
rebbe sprecar il tempo, direi quasi, il pretender ciò.
Pure vi sono alcune epoche tra queste e massima-
mente le più vicine a noi che vogliono essere schia-
rite in ogni parte e nelle quali può a ragione do-
mandarsi conto anche delle cose più piccole.
Infatti incontra spesse volte di leggere nelle
storie venete e dalmate, che a' tempi della republi-
ca, la Dalmazia veniva divisa nel vecchio, nel nuo-
vo e nel nuovissimo aquisto, e benché molti non ne
gnorino la ragione, altri ne sono affatto all'oscuro.
Per lo che siamo entrati in pensiero di trattenerci
alcun poco su questa divisione, tanto più ehe possiamo
presentare a nostri lettori un prospetto della super-
ficie che occupava la veneta republica in ciascuno
di questi aquisti, prospetto favoritoci da chiaro per-
sonaggio che in questa maniera di studi ne sa mol-
to innanzi.
Dal 1463 tutte le città litorali co'loro terri-
torii e l'isole della Dalmazia erano possedute dai
veneziani in fuori da Ragusa che governavasi da
sé Macarsca e Narenta, che facevano parte dell'Er-
zegovina, e tutti gli altri luoghi oltre i tenitorii sud-
detti soggiacevano all'Ungheria, quando incomin-
ciarono le prime scorrerie dei Turchi ottomani in,
Dalmazia — Baiazette nel 1500 strinse di durissi-
mo assedio Spalato, ed occupò tutto il paese com-
ter provare che fa città vastissima e potente, posta
sulle sponde del fiume di egual nome. Di lei Vati-
nio scrivendo a Cicerone nella lettera IO libro 5,
così si esprime: "Cesare mi fa gran torto: dovreb-
be proporre in senato che mi si concedesse l'onore
delle supplicazioni per la felicità che gli Dei mi
hanno donata in questa guerra dalmatica; dovrebbe
dico, farlo, e non lo fa, come s'io non avessi ope-
rato cose degne di trionfo, non che di supplicazio-
ni. Se vuole aspettare ch'io abbia fornita tutta la
guerra, io verrò ad essere trattato peggio degli al-
tri che hanno guerreggiato per la republica. Ci re-
stano ancora 20 terre antiche della Dalmazia, le
quali si sono unite con più di 60. Dopo che mi so-
no state ordinate le supplicazioni, sono andato in
Dalmazia, ho preso sei terre per forza: ci rimane
questa sola, la quale è grandissima, già quattro vol-
te da me presa: perchè ho preso quattro torri e
quattro muri e tutta la rocca, dalla quale ec. Dal-
le quali parole di Vatinio, si viene a comprendere
che Narona era città grandissima e capo di 80 al-
tre città; che aveva quattro torri, quattro giri di
mura ed una rocca; che doveva capire numerosis-
sima popolazione, e forti presidii, se per quattro
fiate ricacciò dalie sue torri e dalle sue mura lui
che con potentissimo esercito tentava la scalata;
che la rocca doveva essere tutta per arte fabbri-
cata e circondata da baluardi, da piatteforme, da
mura massicce, sendo che la città la quale tutta se-
deva In campo piano, non offria alcun rialzo di ter-
ra su cui erigere la fortezza. E di questa città così
potente e grande, posta quasi nel cuore di vastis-
sima pianura e la più faconda di questa provincia,
non ci rimangono che scarsissime memorie, ma tali
però che abbastanza ci fanno certi della sua flori-
dezza e delle ricchezze, che in lei erano sparse,
poiché a chi per poco s'interna più addentro nella
terra con degli scavi entro il giro dell' area vengo-
no trovate statue bellissime, tanto di marmo che di
bronzo, ed altri lavori di ogni maniera che servivano
al lusso degli antichi, ed urne sepolcrali e vasi e
gran copia di monete e di pietre incise, e scolpite
in rilievo, delle quali il valore ed II pregio n'è gran-
de. Per tutte queste ragioni dunque siamo condotti a
credere, essere stata Narona città estesissima e do-
viziosa e potente, e ne sia prova che i llomani la
destinarono per terza città di convento. E giovami
qui addurre una descrizione di lei fatta da Capio
Narentino, ne' suoi annali della patria, della qual de-
scrizione, abbenchè io non ..possa difendere la vera-
cità , non ritrovando in altri scrittori quanto da lui
viene riferito, nientemanco la si può ritenere ricava-
ta dalla tradizione e dalle illustrazioni fatte ai mo-
numenti che a' suoi giorni erano ancora superstiti.
Così parla egli: "La quale città fiorì in tal guisa per
iscienze, ricchezze, armi e virtù di ogni genere, che
a nessuna delle più celebri città era seconda. Questa
era la capitale e la regina di tutto l'Illirio, sede dì
que're potentissimi, finché fu sottomessa al dominio
e al potere de'Romani. Regione fertilissima, piena
di erbe aromatiche, di gemme, ricca per ogni specie
di metalli, di cavalli e di animali più che abbondante,
d'aere temperatissimo. Di forma rotonda, aveva sei
porte. L'ambito della città erasi di i2 miglia; le sue
mura avevansi la grossezza di IO cubiti, di 30 l'al-
tezza. Eravi la rocca munita molto, e forti propugna-
coli nel cerchio delle mura. A capo della piazza
da settentrione, s'alzava il tempio sacrato a Venere
vincitrice coperto a lamine eli argento, e dentro vi
più statue d'oro, tipi di uomini segnalati o nel di-
fendere o nell'accrescere la patria. In mezzo della
piazza ergevasi una torre, alta fino a duecencin-
quanta cubiti, dalle cui vellette prospettavasi d'o-
gnintorno la vasta pianura.
A un miglio dalla città verso settentrione, na-
sce il fiume Norin, dove a comodo de' cittadini, sonvì
i publici bagni. Da lì scorrendo il fiume, passa per
mezzo la città con grandissimo agio de'cittadini ec.
E qui tralascio la restante descrizione, perchè non
risguarda alla città. Questo è quanto mi venne tro-
vato intorno Narona, bella e potente, che nel set-
timo secolo da Cristo nato fu distrutta dalla rabbia
feroce degli Avari, e degli Slavi, e ridotta in un muc-
chio di rovine come le altre città tutte della Dalmazia.
G. Franceschi.
LA MARINA MERCANTILE
DELLE BOCCHE DI CATTARO.
Dalla storia, sorgente feconda di pratica istru-
zione, apprendiamo che gli stati d'ogni maniera di
governo, di estensione più o men importanti, e dal-
l'agricoltura e dal commercio ritraggono i mezzi
della propria ricchezza finanziaria; che ove il com-
mercio sia sorretto dalla navigazione, esso può riu-
scire a quello sviluppo, a quella importanza, da por-
tarlo al più alto grado, che alle cose umane fosse
dato di raggiungere, che inoltre le stesse cognizioni
scientifiche dell'arte di navigare potentemente contri-
buiscono non solo al suo perfezionamento, ma han-
no di più p«r conseguenza certa, che il commercio
Li DALMAZIA
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
Si puòlica ogni Giovedì. Il prezzo annuo per Zara è di fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori franca
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JkTSJt- Giovedì 25 Settembre. 1845-
SOMMARIO.
Statuti del 1235. Sulla letteratura romantica* La
marina mercantile alle Bocche di Catturo. Iscrizio-
ni. Economia. Notizie marittime.
II seguente documento del 1235 offertoci tla
illustre e doto personaggio, noi publichiamo tale qual
è per queste stampe. E una traduzione italiana po-
co buona fatta probabilmente due secoli fa dal la-
tino o dall'illirico, e niente meno non alteriamo o
togliamo neaneò un iotta, perchè ci compare rispet-
tabile anche quel rozzo stile avente in se qualche
cosa di antico e di venerabile. Nè infruttuoso cre-
diamo questo documento. Aiuta in qualche modo alla
patria storia, ed oltreché ci discopre l'anno dell'o-
rigine di Kogosnizza, villaggio posto tra Almissa e
Macarsca, ne accenna eziandio alle sette famiglie
nobili che, chi lo sa per quali combinazioni, trapian-
tatesi dall' Ungheria in queste nostre parti, svelsero
fe selve, dissodarono il suolo, e fondarono dimore,
traendo dietro uno stuolo di schiavi e di servi, on-
de provvedere a'lavori delle campagne, al servizio,
delle case. E queste famiglie medesime per varie
vicende a cui soggiacciono gli uomini, tramutaronsi
poi col venir de'secoli in altri luoghi, in altre città,
e talune cangiarono di nome e ne presero un nuo-
vo e da opulenti divennero povere, da nobili ignobili,
stentando una vita clie ne' loro maggiori era do-
minatrice e padrona.
Quindi per questa parte almeno codeste fami-
glie ci sapranno grado, essendo questo documento
sicuro dell'antichità e nobiltà di loro schiatta. DI
più da chi ben vi bada in questo, verrà veduto che
quésto famiglie medésime facendo a sè stesse ed
alla loro comunità un codice politico giudiziario,
tentavano con la gravezza delle pene a tenere in
freno ed in ordine una società, su cui può uni-
camente il terrore ed il castigo, perchè rozza e
schiava; e che in questo codiee dettato dagli ari-
stocrati, son tolti di mira solamente i servi ed i co-
loni, mentre i nobili ed i Maggiorenti sembrano esenti
da ogni legge, eccettuato il caso di tradimento, caso
ehe nuoce parimenti a tutti. — In esso viene pure
promossa la pietà religiosa, ma con quelle pene e
castighi contro i mancatori che son proprie dei se-
coli feroci in cui vivevano. Anzi ogni castigo è ec-
cessivo, e quelli particolarmente che puniscono chi
per fatalità mancò del dovuto rispetto verso taluno
de' nobili. — In virtù poi di quali privilegi e di qua-
li meriti hanno essi ottenuto da Bela IV re d'Un-
gheria allora regnante e patrone della Dalmazia di
trasporrsi dall'Ungheria in Rogosnizza e di occu-
pare tutto quel tratto di paese incolto, stabilendo
statuti e leggi che ritraggono molto dagli statuti, e
dalle leggi delle ungariche comunità, noi indicar non
Io sappiamo. Ma egli è certo che questa piccola co-
lònia col crescere degli anni crebbe ella pure e dila—
LA DALMAZIA
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier,
M W. Giovedì 2 Ottobre. 1845-
SOMMARIO/
Delle cagioni e degli effetti morali della moderna
letteratura romanzesca. — Stato dell'industria
serica in Dalmazia nel 1845. — Varietà.
et
DELLE cagioni e degli effetti morali i
DELLA MODERNA LETTERATURA
ROMANZESCA.
(continuazione).
Sul proposito della depravazione morale, eh'è
la quarta cagione della corruzione delle lettere, io
non indagherò per quali cagioni ella siasi tanto pro-
pagata; nè se oggi sia maggiore che ieri, o quale
sia per esser domani. Quando pure volessimo in-
durci a sperare che gli animi stanchi del dubitar
d'ogni cosa, e sazii della stomachevole .ebbrezza
della morale licenza, comincino finalmente a crede-
re al bene, ad amarlo, a cercarlo; non può negar-
si però che finora la fede religiosa, l'amor di patria,
la preferenza del publico al privato interesse, in-
somma quella virtù in cui sta la grandezza morale
e la materia dell'eloquenza, sono stati generalmente,
e son tuttavia sentimenti poco creduti o poco ono-
rati, seppure non talvolta biasimati come atti d'ipo-
crisia. Quindi agli scrittori di retto sentire e di sa-
no giudizio manca l'impulso a bene scrivere, man-
cano gli argomenti; quindi i drammi più spavente-
voli e i racconti delle più infami ribalderie sostituiti
alla buona commedia e alla censura dei vizii. Della
qual buona commedia e della satira morale, ognun
sa che l'essenza, cioè il ridicolo, sta nella novità
0 disconvenienza dei fatti e dei caratteri; e per no-
vità qui s'intende tutto ciò eh'è fuor di certe nor-
me fissate alle cose dall'uso, dalle leggi e dalla sa-
na opinione degli uomini. Il vizio dunque cessa di
esser ridicolo, quando comincia ad esser generale.
Un impiegato prevaricatore, un avvocato bindola,
un ministro corruttore o nipotista, un militare smar-
giasso, un collegiale che fa l'uomo di stato, un de-
putato o un elettore che predica indipendenza per
vendersi più caro, non sono più una singolarità. De-
vo io pagare 50 soldi, dirà più d'uno, per andare
a vedere al teatro ciò che vedo ogni giorno alla
camera, alla banca e nei salotti? così al vizio sciol-
to dal timor della religione e delle figgi, non resta
neppure per freno quel timore eh'è pur sì potente,
massime negli animi francesi, il timor del ridicolo;
e chi credesse di far ridere anche un onesto udito-
rio Colla publica satira di codesti vizii, farebbe ri-
dère di se, ossia della pròpria semplicità o impru-
denza: e sarebbe veramente cosa imprudente e pe-
ricolosa per uno scrittore di commedie il porre in
iscena siffatti vizii; poiché per uno o due viziosi,
ch'egli avesse tolto a modello, mille altri, per non
dire un'intiera condizione, si crederebbero ingiuria-
ti, e griderebbero eh'e'vuol disordinare, sovverti-
re io stato, spargervi il seme dell'anarchia. a Mo-
ESTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
*
• .1 ',• I • ùmih. .!!! 1 ' T.—•—
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M JM- Giovedì 9 Ottobre. 1845-
SOMMARIO.
Storia della Dalmazia dì Gio. Cattatimeli, voi. 4.
Poesia. Scene della vita. Stato sull'industria se-
rica in Dalmazia nel 1845. Varietà.
MEMORIE degli avvenimenti in Dalmazia dopo la
caduta della repubblica veneta, con un saggio sul-
l'amministrazione publica veneta e del regno d'I-
talia, di Giovanni Cattalinich i. r. maggiore in pen-
sione. Tomo unico. Spalato tip. Piperata 1841 in 8.*
L'autore già conosciuto in Dalmazia per la sua
storia publicata in 4 volumi, volle esporre quasi
ad appendice della suddetta i fasti de'suoi tempi av-
venuti sotto i suoi occhi ed a molti de'quali prese
parte egli stesso. Quando non sia parziale ( e tale
non credo certamente il sig. Cattalinich) un tale sto-
rico è certamente il migliore, è l'unico anzi che possa
dirsi storico nel vero senso della parola.
La storia contemporanea ha una difficoltà mag-
giore in confronto delle altre: quella che nasce dal
dover parlare di cose recenti e di persone delle quali
alcun convive ancora, altre vivono nella ricordanza
dei superstiti, nelle opinioni in parte fallaci, in parte
esagerate. Laonde, chi scrive di ciò,'ha molto che fare
a schermirsi da nimistà e da guai. A queste dificoltà
noi dobbiamo molte delle favole antiche e moderne
che tuttora c'ingombrano gli orecchi* Incominciando
da quel buon Numa Pompilio che scioglieva le pietre
nell'aceto, sino a' tempi più vicini, la storia ridonda
qua e là di alterazioni dovute quasi sempre alla par-
zialità degli scrittori le più volte contemporanei. È
per questo che il libro da noi ora annunciato dal sig.
Cattalinich, il quale ci sembra scrittore abbastanza
franco e libero, merita lode. . .
Premesse alcune nozioni sopra le differenti pò*
polazioni della Dalmazia antiche e moderne, nelle
quali nozioni troviamo curiose notizie di varii abitai
tori che furono in quella regione, dei loro costumi,
del carattere, delle gesta, ci parla degli slavi propria-
mente detti, stabiliti nella Dalmazia nei secoli setti-
mo e quindicesimo ; dei Morlacchi, dei Croati, i quali
vennero nella Dalmazia idolatri, e furono tratti al cri-
stianesimo dal famoso Giovanni di Ravenna arcive-
scovo di Spalato da noi ricordato nell'analisi dell'o-
pera del professore Carrara.
Questo popolo ebbe duchi e re: re idioti che
non sapevano leggere ne scrivere, che nel cortile del-
le loro abitazioni accoglievano ministri, barn, sedai-
ski, supplicanti; e all' ombra d'un albero ed alla spon-
da di un rivo rilasciavano benefica pella città, dota-
vano chiese e monasterii ecc. ecc.
L'anarchia successa in Dalmazia dopo la cadu-
ta della veneta repubblica, occupa Fautore nel se-
guente capitolo. È veramente lacrimevole il quadro
che ci si presenta. Le ruberie, i massacri avvenuti
in que' brevissimi dì, fanno rabbrividire. La tragica
fine del colonnello Matutinovich, dell'arambassè 3ia-
russich, e di altri molti, danno a conoscere comefos-
LA DALHAZIi
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rio, fuori da tutti gl'ii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di post fi e con
recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier.
M Giovedì i e Ottobre. 1845-
Andando a spirare coll'ultimo di ottobre eorr. l'ab-
bonamento semestrale o trimestrale al giornale
LA DALMAZIA, l'editore desideroso di unifor-
mare i periodi dell'associazione alle parti dell'an-
no solare, prega tutti que'cortesi Signori, che fiM*'
nora (iella loro firma l'onorarono, a voler itfnno-
vare l'associa»ione presso i rispettivi Ufficii pò^
stali per gli ultimi due mesi dell'anno. Per Zara
il prezzo del giornale è di 40 car., per la pro-
vincia e fuori car. 50. Si rilasceranno quietanze
anche pel 1.° trimestre 1846.
SOMMARIO.
Stato politico e giudiziario delle ec. ec. Stato sul-
l'industria serica in Dalmazia nel i.845. Mi-
' m'era di carbon fossile dì Dubravizza. Noti-zie
marittime.
STATO POLITICO E GIUDIZIARIO delle città
marittime e delle isole dalmate nel medio evo,
desunto dai loro statuti municipali.
Il lavoro, che sotto al suddetto titolo andremo
publieando, è frutto di lunghi studii fatti sopra do-
cumenti e leggi municipali dalmate dal sig. Ales-
sandro di Reutz, fu professore di diritto nell'uni-
versità di Dorpat.
Oggetti di salute Io portavano4 nel 1831 a
passare l'inverno a Venezia. — In onta alle vicen-
de politiche osservò, continuare tal quale collega-
zione d'interessi e di tendenze tra quella città ed
i suoi antichi sudditi slavo-dalmati; vide, che nelle
abitudini, nel temperamento e nel carattere somi-
gliavano àgli sfavi del nord : n' ebbe maggior con-
vincimento di ritorno da un viaggio fatto pér la
Dalmazia fino all'altipiano del Montenegro; s'accin-
se ad investigare sulle condizioni di quel popolo nel
medio evo, ed i tesori delia biblioteca di san Mar*-
co gli porsero tutto l'agio a condurre al termine il
suo assunto, e di presentare un quadro storico di
quei tempi, maestrevolmente trattato.
Tenue forse sarà il merito del giornale ripor-
tando questo lavoro volgarizzato, qua e là ridotto;
l'editore però si terrà pago, se colla sua qualunque
siasi fatica avrà contribuito al vantaggio de'suoi
lettori, di quelli specialmente, che amanti delle sto-
rie patrie, e forse da più cure distratti, non hanno
ne tempo nò mezzi di consultare codici antiehi per
attingervi le cognizioni di usi e di costumi della loro
patria np\ medio evo.
Abitanti primitivi. Invasioni. Lingua del paese.
Non è stata finora impresa da poco Io scio-
gliere con precisione il quesito: a che schiatta di
popoli europei avessero appartenuto i primitivi abi-
tatori dell'filino; però sempre più vanno conver-
gendo i pareri a stabilire, che sin dai primi tempi,
ed innanzi alla dominazione romana vi abitavano
popoli affini alla schiatta presente. Non v'ha dubio,
che gli slavi, prima di quel che le storie ne faces-
sero parola, esistessero, occupata avendo l'Europa
dal nord-est fino alle sue parti meridionali. Sehaffa-
IA DAI
INTESO AGL' INTERESSI DELLA PROVINCIA.
Si publica ogni Giovedì. Il prezzo annua per Tiara è dì fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori franca
di porto fiorini 6, per semestre fiorini 2 car. 30. Le associazioni si ricevono in Zara dal proprieta-
rie), fuori da tutti gì'ii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta e con
recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarcìù-Rougier.
Giovedì 23 Ottobre. 1845.
Andando a spirare coll'ultimo di ottobre corr. l'ab-
bonamento semestrale o trimestrale, al giornale
LA DALMAZIA, l'editore desideroso di unifor-
mare i periodi dell'associazione alle parti dell'an-
no solare, prega tutti que'cortesi Signori, che fi-
nora della loro firma l'onorarono, a voler rinno-
vare l'associazione presso i rispettivi Ufficii po-
stali per gli ultimi due mesi dell'anno. Per Zara
il prezzo del giornale è di 40 car., per la pro-
vincia e fuori car. 50. Si rilasceranno quietanze
anche pel 1.* trimestre 1-846.
SOMMARIO. Una lezione di tolleranza. —
Delle opere poetiche di Giunto Resti. — Poesia. —
Bibliografia. —Teatri. — Varietà.
DELLA TOLIMM
DEL SIGNOR DOTTORE PETRANOVICH.
Da lungo tempo io proposi meco stesso di non
rispondere agli altrui biasimi, e, se meritati, appro-
fittarne a correggere gli atti e le parole mie; se
immeritati, lasciare la mia difesa ai fatti, alla co-
scienza de' buoni 7 ed al tempo. Ma quando seppi
ebe il sig- dottore Petranovich interpretava sinistra-
meute le mie intenzioni in cosa importante al desti-
no de'popoli slavi, ch'io amo; e dopo alcune lodi
di cerimonia, mi tacciava non solamente di non in-
tendere quel che leggo e di giudicare autori che
non ho letti, ma di suscitare con manifesta ingiu-
stizia idee odiose a discapito dell altrui fama; ere-»
detti debito mio rispondere a quella riprensione e
mettere in chiaro i miei sentimenti.
Parlando con lode di Dositeo Obradovich, be-
nemerito della nazione serbica, e proponendolo co-
me un esempio degli scrittori possenti al rinnovel-
lamento de'popoli, io dissi che non seppe spogliarsi
de'vecchi pregiudizi i c/uali lo facevano avver-
so alla chiesa latina. Il sig. Petranovich non ter-
rebbe questa come accusa data all'Obradovich ; di
fanatismo religiosoy se volesse por mente al valore
delle parole adoperate da me. Non credo necessa-
ria grande conoscenza della lingua italiana ne stu-
di profondi di logica per accorgersi che pregiudì-
zio non è fanatismo.
Che ii buoji Dositeo nella sua giovanezza nu-
trisse siffatti pregiudizi nella candida anima suar ce
lo attesta egli stesso laddove narra che andato in
Zagabria per imparare il latino in un collegio di
Greci, al sentire ch'egli erano Uniti, si spaventò, e
disse seco: "unito non voglio io essere, dovessi non
„ imparare mai nulla „. Narra come incuorato dal pre-
te e da'giovani amorevoli, a non- avere paura, e ri-
manersi a desinare, che poi se n'andrebbe in pace;
egli fuggisse dal loro cospetto con le ginocchia tre-
manti (i).
Vero è che soggiunge: * Ancor pensando a
„ quel caso, considero- con «sgomento che terribile
cosa sia il pregiudizio. Quegli stessi giovanetti
(1) Lettere, dove narra la propria vita. Dopo le
favole pag. 322.