I. 93. ZARA, Mercoledì 20 Novembre 1889. Anno XXI?:
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semestre fi. 4:50 trimestre fi. 2:50
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nione postale fi. 12 all' anno se-
mestre e trimestre in propor-
zione. Per gli Stati non appar-
tenenti all' unione postale fi. 8
e di più l'aumento delle spese po-
stali, semestre e trimestre in pro-
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Un numero separato costa s. 10.—
Un numero arretrato s. 16.
IL DALMATA
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il mercoledì e il sabbato
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Le associazioni e gli importi di de-
naro, in assegni postali si dirigano
all' amministrazione del „Dalmata"
in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazione s' intende
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guente.
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affrancate esclusivamente al Redat-
tore. Le lettere non affrancate sa-
ranno respint e. i comunicati si in-
seriscono al prezzo di s. 10 la linea
Avvisi ed inserzioni a prezzo mode-
rato da convenirsi.
I manoscritti non si restituiscono.
DELL'ANNESSIONE
(Documenti e ricordi).
III.
Il 7 febbraio del 61 una deputa-
zione dalmata si presentava all' impera-
tore, pregandolo di devolvere la deci-
sione della questione, fatta sorgere dalla
Conferenza Banale di Zagabria, alla
prima Dieta dalmata. E, nei domandar
ciò, la deputazione rilevava che „le
storiche tradizioni ricordano rispettato
ed integro il nome dalmato sino dai
secoli più remoti, prima a fronte del
grande colosso romano, poscia nelle
secolari rivalità fra Veneti e Unghe-
resi."
In quest'incontro il Municipio di Zara
ringraziava in forma pubblica e solenne
i membri della deputazione, rilevando
che, con quell'atto, s'era trattato „di
tutelare e di difendere la dignità, il
decoro e il diritto, non già di una sola
città, ma di tutto il regno, eh' era mi-
nacciato di perdere la propria perso-
nalità."
E tutte le Comuni dalmate — allora
che erano ignote le spudoratezze croate
— furon concordi nella rimostranza
anti-annessionista al monarca. Ma allora
era pur viva e potente la idea dalmatica,
né pochi disgraziati non avevano an-
cora osato di snaturare il paese e di
gabellarlo per croato, valendosi di so-
perchierie incoraggiate, e, spesso, san-
zionate persino.
E, pur nel 60, il d.r Bajamonti,
quando riseppe aver la Croazia risve-
gliate le idee del 1848, s'adoperò a
dimostrare con lucente intuizion pa-
triottica quanto intempestiva e dannosa
sarebbe f unione della provincia nostra
alla Croazia. Bajamonti parlò rivestito
della carica di rappresentante del po-
polo : e nel popolo, che aveva coscienza
dell' esser suo e non voleva esser servo
a Croazia, destò entusiasmo. Il discorso
del d.r Bajamonti, primo e vigoroso i-
nizio di lotta, venne stampato in o-
puscolo.
Ma un altro opuscolo uscì in quel
torno di tempo, editore quel Morpurgo,
annessionista convinto a sè di tutto
ciò eh' è ed era speculazione. L' opu-
scolo s'intitolava : Considerazioni sul-
T annessione del Regno di Dalmazia a
quelli di Croazia e di Slavonia; e la
sempre solerte Voce Dalmatica pole-
mizzò con l'autor dell'opuscolo, scri-
vendo, fra le moltissime altre, questo
belle parole: „Dalmazia vuol essere e
rimanere Dalmazia; non è così vile e
smemorata d'apostatare all'essere suo ;
ma sostiene di non appartenere per nes-
sun diritto alla Croazia, nè Croazia vuol
diventareE poi, chiedendo all'autor
dell' opuscolo, che aveva alluso al se-
colare possesso dei Croati: — „Diche
possesso intende parlare ? Croazia non
ebbe giammai diritto sulla Dalmazia,
ma la prima come la seconda furono
soggette all' Ungheria e pur simile as-
soggettamento esclude diritto al pos-
sesso. "
E qui, di nuovo, sopraggiunge la
parola autorevole del Tommaseo, che
dedica un altro scritto ai Dalmati ; lo
scritto : Via facti. La Croazia e la Fra-
ternità. E qui pure, nella reverenza pel
Grande, non tentiamo di riassumere
f opera sua, ma di citar qualche brano,
bello e potente.
„Egli è un fatto — scrive Niccolò
Tommaseo — che la più gran parte
del piccolo regno di moto spontaneo,
prontissimo, dissentì dal confondersi con
1' altro regno, dimostrò di non ricono-
scere nè 1' utilità nè la soavità di co-
testa confusione E certamente se Ra-
gusa e se Cattaro sentissero sè Croate,
al primo cenno avrebbero allargate le
braccia correndo a Zagabria, e gri-
dando: mescoliamoci." E più giù:...
„Via facti! 1 principi più assoluti e
più risoluti interrogano o fanno le
viste di interrogare il volere dei po-
poli che ancora non hanno.... La Croa-
zia banale, dopo ricevuto il niego del
suo desiderio, lo afferra come un as-
senso, e conclude : appunto perchè non
volete è cosa fatta. Gli è certamente
uno sforzo d' amore impaziente ; ma il
matrimonio non ha a essere ratto, nè
l'amplesso strozzare." E, al capitolo
quarto: — „Non solamente i Dalmati
non sì sentono nè si sentirono mai
Croati, ma i Croati stessi non han dato
segno di sentirsi Dalmati se non adesso
che trattasi di un loro politico inten-
dimento." E, a proposito del famoso
diritto storico: — „Guai se una noti-
zia pescata nelle cronache del medio
evo, se un nome di equivoca signifi-
cazione, si facesse titolo a rimpasti po-
litici, e valesse a decidere il destino
di anime a milioni ! I Croati dor-
mirono dodici secoli ; e adesso s' ac-
corgono d' aver popolate le terre dal-
matiche e d'essere Dalmati!"
„Nè solamente per tradizione conti-
nua, e per tranquilla possessione, i Dal-
mati sono Dalmati; ma perchè, du-
rante i lunghi secoli che li tennero
dalla Croazia divisi, più che 1' Oceano
non divida Inghilterra da America, essi
col proprio sudore inaffiarono, col san-
gue proprio difesero e rivendicarono
il terreno da sè posseduto. Combatte-
vano per la Croce e per S. Marco,
combattevano per le proprie case e
famiglie, martiri e cittadini. In Dal-
mazia furono le ultime vittorie dei Ve-
neti ; 1' ultima linea di confine, che più
s'innoltrava nella terra tenuta dagli in-
fedeli, i Dalmati l'hanno segnata col
sangue. Questa è proprietà; qui non
ci hanno parte Croati."
Splendide parole, invero, e memo-
rabili, che dicono più di quanto si sia
detto di questi giorni suli' autonomia
nostra e sulla insussistenza delle pre-
tese croate.
I Dalmati — come abbiam detto —
avevano chiesto all' imperatore che la
questione provocata dalla Conferenza
Banale fosse risolta dalla nostra Dieta. E,
a manifestare in anticipazione qual fosse
il sentimento pubblico, il dì 7 aprile
1861, in cui s'inaugurò solennemente
la prima sessione dietale, andò pub-
blicata la seguente epigrafe, eh'è pur
documento notevole di quel tempo :
VI aprile MDCCCLXI — Giorno fausto
solenne — In cui — La Dieta Dalmatica
— Dal sovrano senno raccolta — In
quest' antichissima — Capitale del Re-
gno — Inizia — La grand'opera —
Che guarentire dem alla Patria — La
gloria del suo nome — La giustizia
dei suoi diritti — V indipendenza del
viver suo — Il beneficio — Di liberali
e provvide istituzioni. — Viva Dal-
mazia !
Nella seduta del 18 aprile, difatti,
all'ordine del giorno era pure la trat-
tazione di una proposta governativa
circa l'invio a Zagabria di deputati
dalmati per esaminare il quesito del-
l' annessione della Dalmazia ai regni
di Croazia e Slavonia. L'interesse per
assistere a queste discussioni era tanto
vivo da parte dei cittadini che il con-
corso fu invero straordinario. Le gal-
lòrie erano tutte stipate e pur v'erano
molto gentili signore. Approvato il pro-
cesso verbale della precedente seduta,
il presidente fece preleggere una mo-
zione del deputato d.r Galvani, colla
(juale questi dimostrava che la proposta
governativa non era d'accettarsi. Tre-
dici deputati annessionisti — tredioi!
— presentarono allora una protesta; ma
essa venne trovata incostituzionale e
quindi passata fra gli atti della presi-
denza.
Nel prossimo numero accenneremo
brevemente assai ai discorsi memorandi
che, da parte degli uomini nostri, ven-
nero fatti in questa solenne occasione.
Qui ne basti notare che la proposta
Galvani — fàtta eccezione, naturalmente,
pei tredici che si astennero — venne
accolta ad unanimità dai deputati vo-
tanti, in mezzo ai segni d'entusiasmo
suscitati da questa prima e magnifica
prova di dalmato patriottismo. E, ad in-
terpretare la soddisfazione alta dei Dal-
mati, andò pur stampata e largamente
diffusa un'altra bellissima epigrafe, in
cui era detto che la Dieta Dalmata,
di civile senno e coraggio, d'eloquenza
e dottrina mirabilmente animata, pro-
clamando a gran voce la dalmatica
autonomia, 1' aspettazione adempiva e le
speranze allegrava di tutto un popolo,
dell'avite sue glorie e del nome onorato
della sua patria custode geloso.
pMW*
La, fintai MI1 missioni sia
Bilia di Zagabria
—
a) Diritto storico croato.
(Continuazione, vedi Nr. 92).
Il deputato Gjurkovié dichiara che, secondo
lui, l'unica base dell' annessione sono le leggi
d«l 1868. La proposta Barcié sta su tutt'altra
base; essa non parla di diritti scritti, ma
si riporta unicamente al diritto pubblico e
nazionale. Qual'è però questo diritto? Forse
quello dell' epoca in cui nemmeno eravi Croazia
e Slavonia, ma unicamente Dalmazia, quale
provincia romana ? o dell' epoca in cui croati e
serbi scesero al litorale, e nella quale nem-
meno esisteva diritto pubblico, ma possesso di
conquista che si basava sulla rapina? o il
diritto dell' epoca, in cui Croazia e Slavonia,
quale regno, erano dipendenti dall' imperatore
bizantino? o del tempo in cui erano dipen-
denti dall'imperatore d'occidente? o dell'e-
poca, in cui Croazia e Slavonia ricevevano
corona ed ambasciate dal pontefice romano? o
dell' epoca in cui erano proprietà della corona
ungherese? E' il diritto pubblico dell' anno
1389, in cui il re della Bosnia Tvarko, dopo
la battaglia di Cossovo, conquistò la Dalmazia?
o quello dell'anno 1433, in cui il re Sigi-
smondo col trattato di Ferrara cesse la Dal-
mazia ai Veneti? Il diritto pubblico del prò-
ponente è forse quello che si basa al trattato
di Carapoformio del 1796, dopoché la repub-
blica veneta ebbe la Dalmazia per 363 anni?
o dell'epoca del possesso francese quando la
Dalmazia si chiamava Illiria? o quello da
quando 1' Austria come impero, dopo il con-
gresso di Vienna del 1815, si ebbe la Dal-
mazia e la unì all' impero come provincia au-
striaca senza alcun rapporto colla Croazia e
Slavonia? Di questi diritti sceglietene uno. 0
credete forse che il diritto pubblico possa com-
porsi come un conglomerato di più diritti pub-
blici, che si basano ora sullo stato di fatto,
che esisteva molti secoli addietro, ora su quei
trattati scritti, che casualmente trovate a voi
favorevoli ?
Comprende il proponente. Egli, probabil-
mente, pensa: io accetto come diritto pubblico
croato ogni diritto pubblico ed escludo solo le
leggi del 1868. Il suo scopo è d'ingrandire
più che sia possibile la Croazia. Tale scopo
come patriota è lodevole; ma allora che egli non
parli di diritto pubblico, ma di scopi di na-
zionale individualità. Egli cerca il diritto pub-
blico nel corso di 12 secoli, allo scopo di
tiovare più titoli che sia possibile a formare
l'integrità della Croazia, Slavonia e Dalmazia;
ma iuvece non vede che, se si allontana dalle
leggi del 1868, non può nemmeno parlare
della Dalmazia. Senza riandare l'epoca dei
primi bani croati, e della quale nulla si sa di
positivo, nè quanti fossero questi bani, nè fino a
= dove si estendesse il loro potere, nè quale fosse
MI loro potere, — l'oratore ricorda che già al
tempo dei re e dei bani croati esisteva la pre-
fponderante potenza bizantina e quella della
repubblica veneta, e che il cosidetto re Drzi-
slavo era patrizio dell' imperatore di Costanti-
nopoli; che la Croazia già nel 998 domandò
la protezione della veneta repubblica. I re e i
bani croati, anzi, sempre chiesero la protezione
ora dall' impero d'ofc dpntf, ora da quello
d' oriente, ora dal pontefice, ora da Venezia.
E' noto che nel 1076 ii re ungherese Colo-
mano s'incoronò a Zaravecchia, e che al con-
gresso di Crisevaz si stabilirono i rapporti fra
1' Ungheria e la Croazia ; sono note le lotte
colla repubblica veneta, la quale finalmente
nel 1438 si ebbe la Dalmazia, e non solo,
come si vorrebbe, le città, ma tutto il territo-
rio conosciuto sotto il nome di vecchio acqui-
sto; nel 1699 colla pace di Carlovitz ebbe i
distretti di Zara e di Knin conosciuti col nome
di nuovo acquisto, e finalmente nel 1718 il
cosidetto nuovissimo acquisto, cioè il territo-
rio da Sign a Macarsca. Questo era il dominio
veneto, che nel 1796 passò ai francesi.
Relativamente alla Dalmazia inferiore, l'ora-
tore ricorda la repubblica della Poglizza, fon-
data da emigrati boanesi e magiari verso l'un-
decimo Becolo, che per molti anni ebbe i suoi
conti di nazionalità magiara, e che cessò col-
1' occupazione francese nel 1796. Ricorda la
repubblica di Narenta, che esisteva prima della
venuta dei croati in Dalmazia, nella quale im-
migrarono poi i soli serbi, che assoggettarono
anche le isole di Brazza e Curzola. Ricorda la
repubblica di Ragusa, la cui esistenza data dal
settimo secolo e visse fino al 1796. Ricorda
la repubblica delle Bocche di Cattaro, che
stette sotto la protezione ora dei re serbi, ora
degl' imperatori d' oriente, ora dei re bosnesi,
ora della repubblica veneta. Ricorda che la
Poglizza, Narenta, Ragusa e Cattaro mai ebbero
qualsiasi rapporto sia eoi croati sia coi ma-
giari, ma erano indipendenti. Conclude da ciò
che, volendo basarsi al diritto croato dei de-
corsi 12 secoli, alla Croazia potrebbe appar-
tenere tutt' al più la parte della Dalmazia da
Zara a Spalato, e le altre parti dovrebbero u-
nirsi alla Bosnia-Erzegovina. (Dr. Brlié: —
Dica alla Serbia). 1)
Barcié nella replica, come prova del preteso
diritto storico, cita il trattato di Cettigne del
1525, e la prammatica sanzione del 1712. 2)
b) Programma del club croato dalmato
e proposta Barcić.
Miskatović, ricordando il programma pubbli-
cato dal club croato dalmato, osserva che lo
stesso partito nazionale della Dalmazia colla
sua azione dimostra di non avere la più lontana
speranza, che il desiderio dell'annessione possa
realizzarsi ; se ciò non fosse, essa non si sa-
rebbe decisa ad una manifestazione del club,
nella quale dice: che il partito nazionale è
pronto di chiedere in ogni momento oppor-
tuno, che il benignissimo Re, sulla base dei
diritti nazionali e scritti, confermati dalla sa-
cra parola di S. M., unisca ìa Dalmazia alla Croa-
zia e Slavonia. Esso avrebbe agito, seriamente,
ove avesse avuta la speranza che tale serietà po-
tesse condurre allo scopo. L'oratore afferma
invece: che dal ministero austriaco è sta-
to sconsigliato al partito nazionale tale
passo, e quel ministro, che diede tale consi-
glio, non lo avrebbe fatto se non avesse avuta
l'approvazione di S. M. É evidente quindi
che il partito nazionale della Dalmazia ritiene,
che a domandare 1' annessione bisogna atten-
dere il momento opportuno. Se ciò sia pa-
triottico, 1' oratore non sa.
Barcié. Dal programma del club croato dal-
mato deduce che la maggioranza di quella
Dieta sta ferma al diritto pubblico croato, ed
il suo scopo si è l'incorporazione della Dal-
mazia alla Croazia. Relativamente alla sua pro-
posta, dichiara che questa, se non ha altro me-
rito, ha quello di provocare una manifestazione
ufficiale da parte della Dieta dalmata.
Granzupano Kovacevié. E' convinto che
gli stessi proponenti non considerano seria la
loro proposta dell' annessione della Dalmazia.
Vogliono colla stessa guadagnarsi il tavore del
1) Da tutta questa discussione sul diritto pubblico
croato risulta che non uno dei vari oratori ha saputo
non solo defluire, ma neppur dimostrare l'esistenza dello
stesso; ma che invece esso non è ohe il parto del-
l'immaginazione di fauatici, che, per evitare di par-
lare di un diritto nazionale, inventano un diritto sto-
rico, che non esiste, nè ha mai esistito.
2) Atti pubblici di un* epoca, in cui la Dalmazia
di diritto e di fatto apparteneva alla repubblica ve-
neta. La Redazione.
Anno XXYI. ZARA, Mercoledì 30 Settembre 1891. Numero 78.
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Per Zara fior. 8 antieipatamènte, «emestr® « tritnestra in proporzione.
Per l'Impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4.50, trimastre fior. 2:50
Per gli Stati appartenenti ali'Untone postale fior. 12 all'anno, semtstr« «
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all'unione postale
fior. 8 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e trimestre in
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seaduta 1' associazione s'intende otabllgato per il trimestre susseguente.
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tore. Le lettere non affranoate saranno respinte. I «omtnieati «i Inseriscono
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moderato da eonvenirsi. — 1 manosoritti non si resiituiseoDO.
DOLENTI NOTE
Tutte le «azioni hanno eguali
diritti, ed ogni singola nazione
ha l'inviolabile diritto di con-
servare e di coltivare la propria
nazionalità ed il proprio idioma.
La parità di diruto di tutti
gl'idiomi del paese nelle scuole,
n^gii uffici e nella vita pubblica
è riconosciuta dallo stato.
Nei paedi, in cui abitano diverse
nazioni, gì'instituti di pubblica
istruzione devono essere rego-
lati in modo, che ognuna di que-
ste nazioni trovi i mezzi neces-
sari per ÌBtruiisi nel proprio i-
dionia, senza r obbligo d'impara-
re un altro idioma del paese. § iS
della legge fondamentale del 21
decembre 1867.
Nulla di più chiaro, nulla di più
santo e di più consono alle leggi di
Datura e a quelle della più rigorosa
giustizia.
Tutti i funzionari dell'antiministra-
zione dello stato, prestando il giura-
mento di servizio, devono giurare e-
ziandio di osservare inviolabilmente le
leggi fondamentali dello stato (§. 13).
In un impero costituzionale lo leggi
fondamentali formai' devono la base
d'ogni potere, nonché l'orbita delle
rispettive attribuzioni; fuori delle quali
basi ed orbite, ogni operato deve ne-
cessariamente ritenersi illegale, irrito
e nullo; ed eventualmente anche pu-
nibile. Altrimenti coteste leggi sareb-
bero una superfluità, o un tessuto
d'inganni. Ma il supporlo soltanto co-
stituirebbe un insulto al legislatore;
come, effettivamente, coiitituisce un in-
sulto alie suddette leggi ed al legisla-
tore stesso li non adempirle invioja-
bilmente. Tutti i sofismi, di più o meno
onorevoli rappresentanti, non varranno
mai a inderioiire questa verità, rigo-
rosamente logica.
Ora si domanda. Se ogni singola
stirpe ha l'inviolabile diritto di con-
servare e di coltivare la propria na-
zionalità ed il proprio idioma; con
quale diritto, in forza di quale legge,
in forza di quali poteri extra-custitu-
zionali, l'onorevole maggioranza della
Dieta dalmata va distruggendo ol'au-
tonomia e le nazionalità e le lingue
di questa provincia?
Per essa, i dalmati non sono più
dalmati, ma croati; per essa la lingua
slavo-dalmata, che è il dialetto serbo-
bosniaco, purificato, perfezionato e ri-
dotto a testo di lingua slava da dotti
scrittori dalmati, speciaJmente ragusei
— come fu del dialetto toscano per
la lingua italiana — venne, in con-
traddizione alla legge., sostituita dal
gergo croato, estraneo alla Dalmazia,
rozzo, impuro o selvaggio al pari dei
paesi da cui deriva. E la lingua ita-
liana, lingua di tutte le scuole, lingua
uttìciale, lingua di tutte le città dal-
mate, di tutto le isole, di tutti i paesi
rivieraschi e di tutte lo persone colte
e civili ovunque esistenti nella provin-
cia, venne barbaramente soppressa nelle
scuole, 0 studiosamente riUuita a tali
estremi, che rari sono i giovani no-
stri, studenti in scuoio croatizzate, i
quali, anche dopo terminata ^a loro
educazione, sappiano scrivere bene e
regolarmento una lettera famigliare nel
proprio idioma materno. Nè ciò ba-
sta; ma, con accanimento appena cre-
dibile, ed a preferenza di tutti gli al-
tri compiti, si volle onniiijamente pre-
ferir quello di distruggere questa, che
è la più dotta e la più beltà delle lin-
gue, e sostituirla dal croato iinguaggio.
All' attuale maggioranza rivolgo que-
ste domande, noto essendo che, quando
quella maggioranza era in mano degli
autonomi, dei veri, leali ed onesti dal-
mati, cioè, l'idea dell'annessione alla
Croazia e quindi quella di questa bar-
bara spogliazione, orano sempre ener-
gicamente respinte.
Senouchè, un giorno lontano, il ti-
mone del governo passò dalle mani
dei tedeschi liberali in altre mani; e
vi fu chi. fornito di talento naturale e
d'Influenza, conobbe qui tosto tutti coloro
che sarebbero stati capaci di tradire
la patria per salire al potere. Li com-
prò, li arruolò e li diviso nella pro-
vincia a seconda della loro capacità e
dei bisogni locali. Fra questi trovò
egli degli avventurieri istrutti e molto
più destri di lui; i quali, in breve,
riuscirono a dominare lui stesso od a
disporre a loro talento dei pubblici
poteri. Tutti costoro erano oriundi da
famiglie italianamente educate, italia-
namente, anzi in Italia stessa, educati
essi pure. Ed alcuni di essi avevano
esordito nella vita sociaìe con tali slanci
di liberalismo da arruolarsi perfino ai
voloDtaii di Garibaldi.
Questa nuova truppa, sempre pro-
tetta e resa onnipotente, si diede a di-
struggere tutte le comuni autonome,
insediandovi i croatizzanti. E, dove la
tirannide dei nuovi proconsoli non era
sufficiente a debellare il partilo auto-
nomo, s'impiegava la forza. E da qui
arresti arbitrari, maltrattamenti d' ogni
specie, collisioni, ferimenti e simili or-
rori, giammai prima veduti in Dalmazia.
Protestarono energicamente gli up-
pressi ; ricorsero, invocaron la legge,
la costituzione, la giustizia : fatica per-
duta! Le leggi fondamentali, i giura-
menti sulla loro inviolabilità, i sacri
diritti da tali leggi riconosciuti e san-
citi, tutto doveva essere sacrificalo. Fu
allora che i traditori delia patria, i com-
perati, ondo conservarsi \\pretiumprò-
ditionis, insorsero con tutte le cajzio-
sità leguleie, le sottigliezze e le frarudi
del loro mestiere, persuadendosi che,
per salvarsi, anzi per trionfare:
1.0 Si doveva negare l'esistenza della
nazionalità italiana e della sua' lingua
in Dalmazia.
2,0 Si dovea sostenere, che l'intiera
Dalmazia — meno gli autonomi, che, per
essi, si riducono a un pugno di laci-
norosi— è di sentimenti croati, e che
anela alla sua unione alla Croazia.
3.0 Si dovea sostenere e diffondere
in ogni incontro, su pd libelli, che
gli autonomi, sieno essi di nazionalità
italiana o slavo-dalmata, erano mmici
dello stato, felloni, pericolosi in sommo
grado e da tenersi sotto rigorosa sor-
veglianza.
I galantuomini, che avevano venduto '
l'anima ed il corpo all'influente indi-
viduo, erano riusciti più tardi a farselo
schiavo.
Ed invero: come si poteva fargli cre-
dere che in Dalmazia noo esista una
nazionalità di derivazione italiana, m(=n-
tre che egli, nella sua qualità, non po-
teva nè doveva ignorare che l'Austria,
nel prendere possesso della Dalmazia,
trovò che la lingua italiana tra ah im-
memorabili la Ungua ufficialo in tutto
il regno? che 1'Auslna stessa la con-
ferm'ò come lingua ufficiale e la con-
servò tale fino al giorno d'oggi? che.
sartbl>e stato un assurdo troppo ridi-
colo l'ammitture e conservare come
ufficiale una lingua, la quale'hon fosse
in uso e dominio? Come' fargli cre-
dere ciò, menlre egli, nelle sue visite,
doveva aver riconosciuto ohe in tutte
le città, le borgate, i villaggi riviera-
schi e le isolo, si parlava 1' italiano, e
che non vi tra persona colta in tutta
'a provincia che non lo parlasse p( r
tradizione e per consuetudine?
E come si poteva asserire a Vienna,
che la quasi totalità" del popolo dal-
mate bramava 1' annessione a Croazia,
mentre si dovea ricorrere alla forza e
all'arbitrio e alla violenza per croa-
tizzare un semplice ufficio comunale?
Con quale ardimento si poteva mentire
a Vienna che gli autonomi erano De-
mici dello slato, mentre essi altro non
invocavano, nè invocano, fuorché la
conservazione della loro autonomna,
della loro lingua e degli auiti loro di-
ritti, a tenoré dello leggi fondamentali
dello stato? Come mentire di contro a
•fatti e a verità così sfolgoranti?
Ma, pur mutati gli .uomini, i tradi-
tori della patria continuarono sen^crosta-
coli e con forza ognor crescente la loro
opera di distruzione e di servaggio della
Dalmazia.
Fra tutti i capi, si distingue per ca-
pacità e per zelo quel tale ex garibal-
dino, cui riuscì, fra le altre bravure,
di assassinare moralmente, calunnian-
dolo, il venerando patriota d.r Baja-
monti ; di emulare, di questi giorn', il
famoso Potemkin, convertendo, nell' ul-
tima visita di Sua Maestà, Spalato in
paese cioato, mascherandolo con colori^^
ed emblemi d'estraneo paese, come
quello convertiva i deserti della Russia
in paesi e città rigoglioso durante il
passaggio di Caitenna seconda per quelle
lande inospite, e che, dopo quel pas-
saggio, ridivenivan deserto, come Spa-
lalo ridivenne dalmata dopo la visita
imperiale; di far pubblicar« in argo-'
mento quella Starodrevna omelia sulla
prima facciata della Smotra Dalmatinska
del n.o 52; di esercitare di già il jus
haculi sopra i felici suoi- soggetti e di
attendere, come si dicy, di giorno in
giorno la sua promozione a vice-bano
delia Dalmazia. E perchè no? Quante
volte no-o si videro di quelli, che, in-
vece di essere caricati di obbrobrio,
sono" invece copeiti di titoli e digijià?
S'accorsero però codesti galantuo-
mini che colle maniere brutali si pro-
cedeva troppo a rilento ; risolsero quindi
di aiutarsi, pervertendo moralmente i
dalmati, e s'associarono per l'effetto
il sacerdotume croatizzante. Il quale,
barattato una volta il vangelo colla po-
litica, non si serve della religione che
per salire a cariche, ad onori, ad agia-
tezze di vita materiale; e, sopratutto,
per salire sul capo de' propri simili,
ondo condurli a loro piacimento ed
usufruirli.
Accorsero volonterosi alia chiamata
quei venditori del tempio (e faccio, na-
turalmente, le debito ^ 'cezioni pei preti
buoni, onore di Dalmazia nostra) e col
soccorso dei maestri, fabbricati nelle
officine create, riuscirono in brevis-
simo tempo a pervertire e ad inebetire
il basso popolo, specialmente quello
delle campagne, nonché la gioventù
inesperta, ed in modo speciale [»oi la
feccia sociale delle città, a lai sogno
da rendere persuasi : — l.o Che la
Dalmazia non è Dalmazia ma Croazia;
the essi, per conseguenza, non sono
dalmati, ma croati. —Che il nuovo
mistero, ad essi rivelato dal santo re
croato Zvonimiro, non deve essere di-
scusso, ma creduto ciecamente; e le
turbe impecorite a gridare : Amen sola
fides sufficit! — 3.o Ohe, secondo le
storie più veritiere, è accertato essere
stati i progenitori dej croati coloro che
distrussero Salona, Epidauro ed altro
nobili citlà latine costrutte in Dalma-
zia, e che, quindi, secondo il moderno
diritto croato, basato sopra questo fatto
storico, spetta agli attuali invasori della
Dafrwazia, quali discendenti degH anti-
chi, r esclusivo dominio, non solo de-
gli avanzf di quelle rovine, ma beuanco
delle amiche città, sorte dalle ceneri,
con tulle le altre, che a quei famosi
•frci non era riusc.'jo nè di distrug-
gere, nè* .di saccheggiare, né di deru-
bare, secondo il naturale f(?j'0 costume.
•—• 4.0 Che i diritti croati, a distin-
zione di tutte le altre nazioni^ della
terra, non vanno mai in prescrizione,
quando anche da migliaia d' anni fos-
sero stati perduti., e, per il fatto, p ù
non esistessero. — 5.o Che, secondo
un' altra rivelazione lor fatta, stava per
«ergere un grande e possente re-
gno croato colla distruzione completa
di tutte le altre razze e religion-, nes-
suna eccettuata ; e quindi si pregustava,
da quelle anime generoso, come in un
dolco sogno, la facile strage di tutti i
nemici, i saccheggi, le violenze, le ric-
chezze i tako dalje, E con ciò una
piena satolla d' odi e di desideri.
Questa ultima profezia, benché espressa
con cautela ed in senso enigmatico,
scosse più di tutte le altre la parte at-
tiva di quel partito, impaziente di emu-
lare le .gesta eroiche dei pretesi loro
proavi. — 6.0 Che, infine, per afFrtt-
taie il grande avvenimento, era in-
dispensabile si distruggessero, se^nza
riguardi é senza scrupoli, tutti, e tatto
ciò, che potesse impedirlo o ritar-
darlo.
Finalmente, quale segno di legame
sociale, i nuovi apostoli dellQ tenebre
composero la celebre formula Bog i
hrvati \ formola, come ben si vede, ri-
gorosamento esclusiva, che significa
l' esterminio di tutte le altre razze esi-
stenti ; formola che in tutte lo festive
unioni chiude i patriotici e provocatori
lor canti; formoia che basta da sé sola
a qualificare questa nuova razza d' in-
vasori.
Ridotti i veri dalmati, da un partito
cosi raccozzato, e coalizzato, il quale
dispone di quanto brama in provin-
cia, allo stato di rajà, T onorevole
maggioranza della Dieta dalmata crc-
detiu essere finalmente giunto il mo-
mento opportuno di dar loro il colpo
di grazia; e quindi nelT ultima sessione,
con un cinismo di cui soltanto quella
maggioranza è capace, sentenziò che i
dalmati rappresentati dalla minoranza
doveaiio essere assorbiti con tutti À
loro diritti dalla nazionalità rappresen-
tata dalla maggioranza appunto perchè
più estesa di numero ; appoggiando
questa condanna capitale ad una certa
evoluzione di leggi naturali, scoperta
dal proponente; le quali leggi in so-
stanza suonerebbero :, che siccome il
pesce grande per naturale disposizione
mangia il piccolo, così la nazionalità
croata, perchè più grande di numero,
dovea inghiottire l'altra, nazionalità
perchè più piccola.
Non si accorso però il detto natu-
ralista che il paragone qualificava stu-
pendamenle il partito da lui rappre-
sentato, dappoiché nel regno animale
soltanto i cannibali si pascono di carni
della propria specie.
E questo eresie venivano pronun-
ziate con una alterigia, con una pre-
potenza tale da far supporre non es-
serci più in Austria nò leggi, nò au-
torità, nè poteri da frenare ianta ti-
rannide. Questa prepotenza, infatti, scos-
se e rivoltò tutte lo anime oneste e
non vili a qualsiasi partito appar-
tengono,
Epperò si torna a domandare all' at-
tuale maggioranza dulia dieta daliuala :
in forza di qual legge calpesta essa il
suo giuiamento, o la sua solenne pro-
messa, che vale lo stes,so, di obbedire
•fedelmente alle leggi fondamentali del-
lo stato? In forza di quali poteri, ed
in vista di quali interessi, c'erca essa
con tanta insistenza di distruggere quel-
r autonomia del regno dalmato, che
gli fu riconosciuta e sancita dalle leg-
gi fondamentali coli' aggregarlo alla
cisleitania? Per quali scopi intende di
aggregarlo, o, meglio, di assoggettarlo,
alla Croazia, dalla quale aggregazione
abboire ogHi dalmato onesto? In forza
di quali leggi, in baso di-quali poteri,
trastorma essa, per modum facti, questo
regno in provincia croata, col tentar
di distruggere la lingua italiana? In
forza di quale legge, in base di quale
diritto, si credo autorizzata di decretare
r as.sorbimento delle minoranze nazio-
nali e rendersi con ciò esecutrice di
quelle tali evoluzioni della natura?
E in forza di quale legge o di quale
diritto la Ct?.'?.sorteria si credo autoriz-
zala d' innondarvO la Dalmazia di ban-
diere croate, esirant-e adatto a questa
provincia, facendo con ciò, hè^fe ^Jtóali
circostanze, un* sanguinoso insulto ai
veri cittadini della Dalmazia? Con
quale diritto, in forza di quali leggi,
avvilisce la bandiera dalmata e favo-
risce gì' insulti che le vengono fatti
dalla croatizzante plebaglia? Con qvwle
diritto, in forza di quali leggi, falsi-
fica, col mezzo de' suoi subalterni, le
liste elettorali e le anagrafi della pro-
vincia, affine di conservarsi al potere
e conseguire suoi fini non bene palesi?
In base a quali fatti si crede abilitata
di -calunniare di fellonia presso il
governo gli onesti e leali cittadini dal-
mati ? Con qual pudore, vi si domanda
in fine, .o signori, osate «negare l'esi-
stenza di quella nazionalità, la quale.
per sua disgrazia e vostra vergogna
eterna, vi diede i natali, e di quella
lingua, che vi diede il pano e il
sapere?
Il vostro procedere, onorevoli, ha
convertito il più pacifico dei popoli in
un serraglio, quasi, di belve feroci ; un
regno felice in una bolgia -infernale.
Gii odii fra le razze, fra le credt;nze,
fra i partiti sono all'estremo; la più
lieve scintilla susciterà un incendio.
E' uno spettacolo, unico forse nella
storia dello nazioni, ove la pratica sta
in perfetta contraddizione colla teorial
lufatti, rappresentanti, sortiti da abusi
di potere e da falsificazioni, giurano
inviolabile adempimento delle leggi fon-
damentali dello stato; ed operano in-
vece deliberatamente in contraddizione
a quelle leggi, a distruggere 1' autono-s
mia e la lingua d' una provincia.
Di questi fatti, che i soli croatiz-
zanti avranno il viso di bronzo di ne-
gare, non si ha il coraggio di enun-
ciare le conseguenze.
Dirò soltanto che ia custituzìone
cisleitana, posta in mano di simili ese-
cutori, fu la più grande delle disgrazie
che potesse toccare alla Dalmazia; e
che si sta ora compiendo, forse, l'ul-
timo atto della distruzione d ogni bene
morale e materiale di questo no-bilo
quanto infelice paese.
Al nostro deputato alla Camera e a
quella schiera di generosi, che inspi-
rarono le leggi fondamentali e che for-
mano il nobile corpo della sinistra
liberale, s' innalza una preghiera dai
deserti morali della Dalmazia; che
tornando, cioè, prossimamente al con-
siglio dell' impero, si adoperino stre-
nuamente a che venga ridonato 1' onoro
e la voltila obbedienza a quelle santis-
simo leggi. P, ich.
CONFESSIONI CROATE
Sotto questo titolo la Neue freie
Presse pubblica il risultato delle inter-
visto di un suo corrispondente coi capi
di tutti i tre partiti della Croazia. A-
vendo lo stesso un interesse anche polla
Dalmazia, constatandosi la ne.ssuna se-
rietà dell'agitazione, cke da noi si fa
col pretesto annessionista, troviamo u-
tile di riprodurlo anche poi nostri
lettori.
L'intervistante, premesse alcune con-
siderazioni sulle condizioni di Zagabria
e dell'esposizione, rileva: „Nel campo
dell' esposizione, al margine di un re-
cinto fiorito, si eleva una figura, ar-
tisticamente assai debolmente concepita,
del triregno. Una figura colossale, co-
ronata, della Croazia stende benedicendo
le mani sopra due più piccole figure,
la Dalmazia e la Slavonia. Intorno a
questa figura, illuminati a luce elet-
trica con accompagnamento di musica,
ed interne zuffe, furono portali in trionfo
gli esaltati annessionisti della Croazia
e gli ospiti della Dalmazia. Le autorità
erano invisibili, mentre il severo regi-
me Khuen-Hedervary, da qualche tempo,
si è fatto mite. Più non si confisca,
non si condanna, e la polizia a Zaga-
bria ha la più pacifica vita. Si gode
di questo cangiamento e si studiano le
cause. Dipende esso dalla cangiata si-
tuazione verso r estero, o da modificate
disposizioni a Budapest, o forse dal di"
visamento di concedere maggior libertà
d' h7À<jiiff al partito estremo^ onde col-
{' aiuto di questo annientare completa-
mente il eos'detto paitfi^» dell' Obzor o
Strossmayer? Nessuno può aaie una
risposta certa, ma del pari nessuna di
queste possibilità può dirsi esclusa. Le
opinioni dei partiti sono divise, più che
in qualunque altro luogo, in.quantochè
presso tutte le nazioni, per quatito pio-
cole, vi è sempre un punto a tutti
comune; presso i Croati lale baso di
patriottismo non esiste, — se si ecctt- ; ,
tui r antagonismo, in diversa grada-
zioni, verso gli ungheresi, che si ri-
scontra in tutti i partiti. Tale que- *
stione interessa tutti gii uomini politici
'C.
tonico-febbrifuga-ricostituente
-- Di somma efficacia nella POVERTÀ DI SANGUE e nelle consegruenti AFFEZIONI NEE-
VOSE neUa MANCANZA d'APPETITO e nei DISTURBI DI STOMACO, nonché nella DEBO-
LEZZA generale dell'organismo, specialmente delle signore e dei bambini. - IndispensabUe ai
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TRIESTE
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Trovasi pure in vendita-nelle Farmacie della Dalmazia.
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preparato dal chimico farmacista J, SERRAVALLO in Trieste,
L^Olio di rieino, quando è p^r/g//o, è il migliore purgante che si
conosca — e fa bene!
L'Olio di ricino, quando non è perfetto, è un veleno — e
fa male !
Ii^Olio vergine di ricino ottenuto con particolare pi'ocesso
dal chimico-farmacista J. SERRAVALLO è quanto di più puro, di più per-
fetto si possa desiderare.
Questo ottimo purgante ottenne già il favore dei signori Medici e del
Pubblico, che lo usa già da parecchi anni con grande successo ed è divenuto
tanto popolare, che in ogni famiglia lo si tiene come cosa indispensabile.
Tanta fortuna dovea naturalmente eccitare la gelosia e l'avidità di
alcuni speculatori, i quali spacciano un'Olio di ricino, imbianchito artificial-
mente, ma cattivo e dannoso alla salute, illudendo la buona fede del pubblico
^^^^^^^^^ coir imitare la forma delle fiaschette e delle etichette di Serra vallo.
—'"'^^ÌÌHÌI^ salvaguardarsi da tali dannosissime imitazioni il pubblico dovrà por mente:
7." Che la boccetta sia della forma precisa del presente disegno e che porti in-
crostate nel vetro le parole: J. Serravallo-Trieste,
W Ohe sulla capsula metallica vi sieno pure rilevate le parole J. Serravallo-
Trieste ed il monogramma,
111." Che la eiich^tta^ che rappresenta la pianta del ricino^ sia attraversata dalla
firma ^ in color rosso.
7F.'' Che ogni boccetta sia munita di relativa istruzione, sulla quale si trovino
pure stampate la firma del produttore e il disegno della boccetta,
N, B. La boccetta piccola contiene 30 grammi, e la grande 45 grammi di OLIO VERGINE.
Estratto di vino
||Per l'islaotanea produzione d'un distinto
vino sano,-ci)« non può dislinguorsi dal vino
nalarale, io raccomando questa rsperiinen-
tata iipfcialità.
Prezno per 2 Kilo (sufficiente per 100 litri di vino)
5 flor. 50 sol. La ricetta rieno unita gratis, lo ga-
rantisoo otMmo effetto e sano fabbricato.
Eisparmio di spirito
si otliecp colla mia insuperabile essenza
rlnforzatlTa per acquavite; essa dà alle bi-
bite un gusto grato, piccante, e sì può aver«
soltanto da mt>.
Prezzo flor. 8.60 h1 ki ò (per 600-10(X) Litri)
inelosi^smentf all'istruzione di usarl».
(iP" Oltre questa specialità io offio tutte
le essenze ptr fabbricazione di Bnm, Co-
gnac. Liquori fini, ecc. di insuperabile bontà.
BiceitK si aoiscoDo gratis. Prezzi correnti
franco.
Karl PhiUpp Polak,
Fabbrica di specialità in essenze a Praga.
Si cercano capaci rappresentanti
ua VCilUCiOl a mite prezzo, un torchio
da stampa in ferro a mano di vecchio sistem«,
del loiwalo di earU reale.
XXXXXXi
Ai sofferenti
di debolezze di petto, di stomaco, bron-
chiti, tisi Incipiente, catarri polmonari o
vescicall, asma, tosse nervosa e canina sì
possono guarire coJJ'uso delie
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preparate da P. PRENDINl farmaci-
sta in TRIESTE, li grande uso che
si fa oggidì di Preparati di Ca-
trame m'indusse a confessionare col
^ vero Estratto di Catrame di Nor-
w Tcggia delle eccellenti Pastigli« ad
^ uso di quelift che vengono importate
dali' «stero. Queste Tastiglie possedono
Itì slesse virtù dell' acqua e delle Cap-
sule di Catiarae, sono più facili a
prenderai e ad essere digerite e si
vendono a un prezzo molto mite. Ad
evitare le contraffazioni ogni pastiglia
porta timbrato da ana parte il nome
del preparatore PBENDINI e dal-
l'altra la parola CATRAME. Si ven-
dono in TRIESTE alla /armaci» PREN-
DICI in scatole a soldi 40 e si tro-
vano in tutte le primarie farmacie
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Dalmata,
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Preparato a ZARA (Dalmazia) da
ROMANO VLAHOV
Fornitore della Casa Reale Principesca di Lussigno a Parigi
Decorato col Busto di LIBERTADOR e premialo con le più đte distinzioni.
Questo liquore, che si prende me-
scolato con acqua, caffè, vino, the e
brodo, è composto di sostanze vege-
tali fornite di virtù salutari, il cui
effetto immediato si esercita sullo sto-
maco e sugli organi digestivi ; giova
mirabilmente alla purificazione del
sangue correggendo l'inerzia e la de-
bolezza del ventricolo, e stimolando
appetito. Esso purga leggermente, sof-
foca la verminazione nelle sue fonti
migliorando gì' ingorghi cronici del
fegato e della milza, e rende eompre
meno sensibili gli antichi incomodi o-
morroidali.
Preso giornalmente preserva dai mia-
smi velenosi, tanto provenienti dal-
l'aria malsana, quanto da contagio, o
epidemie, per cui è eminentemente
antifebbrile ed anticolerico. —
Quello che costituisce poi di questo
• liquore una specialità éel genere dei
salutiferi, e l'allontanamento in quelle
perniciose conseguenze alle quali van-
no soggette persone biliose e patur-
niose, che gemerano nell'umanità in-
finito numero di malattie.
DifFatti dopo qualche giorno l'indi-
viduo che fa uso di questo liquore
sente rinnovarsi le sue forze vitali
ed un senso di benessere generale
lo rendo contento, svogliato ed at-
^ivo.
Ogni fiasca viene munita di un li-
bretto a stampa contenente l'emporio
di attestati medici e privati nonché la
relativa istruzione per adoperare il
rimedio.
_ La mia Etichetta in tutta l'estensione fu protocollata presso l'I. E.
Ministero de! commercio ed industria a Vienna e divenne la mia marca di
fabbrica. "^KS--
MARASCHINO DI ZARA.
Liquore universalmente conosciuto e pregiato. La mia fabbrica Io produce secondo un me-
todo da me ritrovato, puramente di Marasche, saturandolo di profumo naturale, e d' un gradevo-
lissimo sapore.
Roob 1 Coccola
La mia distilleria, dopo lunghe e
faticose esperienze, ha potuto ottenere
dalle bacche di ginepro (particolar-
mente trattate) un eccellente Boob
Coccola che non solo si beve come
delicato e squisito ma serve anche come
ristoratore delle forze, agendo sui nervi,
sul cervello e sul midollo spinale rin-
forzando lo stomaco, recando vantaggi
me pure qualche rimedio contro i do-
lori intestinali e le flatulenze, essendo
eminentemente "diuretico.
Per riconoscere il genuino mìo Boob
Ooccola, del falsificato si badi che le
fiasche portino incisa l'iscrizione Ro-
mano Vlahov — Sebenico e sieno
munite della capsula col timbro a secco,
nonché d'una fascia di carta al collo
portante la firma genuina B. Vlahov.
i «
non pochi nelle stentate digestioni, co-
AVVERTIMENTO. — Vlahov, Elisir di Romano Vlahov, ed il Roob Coccola,
frutto di più che 25 anni di fatiche e spese e d'uso ormai mondiale hanno destato l'avidità dei
soliti imitatori e contraffatori che ingannando la buona-ifede del pubblico, smerciano fraudolente
mente dei preparati nulla assomiglianti che soltanto nella fiasca e nell'involto della stessa. Ad
evitare tali manifestazioni indegne d'ogni industriale e commerciante onesto si domandi sempre
il Vero Vlahov Elisir, ed il Vero Roob Coccola di Romano Vlahov - Zara, esigendo
la firma R. VlahOV l'impronta in vetro sulla bottiglia così purela capsula bianca munita del
relativo timbro a secco la fascia «1 collo portante la firma genuina R. Vlahov, e si respingano
altri prodotti, risultato d'insigne malafede e di turpe inganno. '•
Dirigere le Commissioni alla ditta: Romajao Vlahov, ZARA. :xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx: :xxxxxxxxxxxxx I xxxxxxxxxxxx
Istituto d'educazione e d'istruzione per ragazzi
„laria^^
(Istituzione di St. Maria)
in Graz, Grahen, Kirchengasse I.
Questo istituto fondato neil'anno 1858 si occupa:
a) dell' istruzione ed educazione di lanciulli, che per la loro età
sono obbligati di fnquenlare le scuole, impartendo loro tulte quelle
cognizioni che sono necessarie per poi entrare e frequentare con buon
successo le scuole medie (scolari delle scuole popolari);
b) dell'educazione e sorveglianza di quei ragazzi, che dopo d'a-
ver frequentato l'istituto, passano ad una scuola media, (ginnasio,
scuola reale) e ciò durante il tempo che frequentano le primo quat-
tro classi di detta scuola, impartendo anche, in caso di bisogno, cor-
repetizìone nelle materie scolastiche (studenti delle scuol.e medie),
Gli scolari delle popolari e quelli delle scuole medie formano
due sezioni del tutto indipendenti l'una dall'altra. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Direzione di questo i-stituto.
XXXXXXXXXSDOCXXXXXX
Per 3 fiorini
noi spediamo un finissimo abito di Lo-
den, 8 M.-doppia altezza, in generi di
moda, lisci, griggi, drappati, bruni, ed
anchrt in bei quadri o liste. Anche di-
rt^ttamente a privati a prezzi effettiva-
mente di fabbrica.
Furti! & Oor^e
Vienna I Marc-Aurélstrasse 3.
In provincia verso rivalsa o spedi-
zione anticipala dell'importo.
Le Pillole dei Frati
Purgative-Antieiiiorroidali .
e Depurative del Sangue
di P. Fonda farmacista in PIBANO
Si vendono in tutte le farmacie.
X 3
ARTICOLI NORMALI^
CHE DOVRANNO SERVIRE DI GUIDA
ALLE OPERAZIONI
DF REGJ PERITI DECIMALI.
t ì Š $ A T I
L)ALLA CESAREA AMMINISTRAZIONE
DELLE IMP, REGIE DECIME
IN DALMAZIA.
ED APPROVATJ DALL'AOTORITA'
DELL' ECCELSO CES, BEGIO GOVERNO
IN ZARA.
l .jSL mancanza di un Piano regola-
re j e preciso di normali istrtiz!oni> le
quali addittassero alla Classe dei Descrit-% $
La storia, e ì monumenti di antichità , die tutt'ora efì-
ftono non d lascian dì ciò dubitare. Dietro dunque a tale
scorta passo a riguardarla, sotto a questo nuovo aspetto . '
• Angufto avutala- in suo potere, toflo" ne volle- dilatati
ii confini, e 'I nome . Tutta T eftenfione del paese , che dalle
foci dell'Arfia fiume neil'Iftria va a finire dall'oveft all' eli:
sulle rive del fiume Drillorie, che fi scarica nel Golfo , 02;-
gi detto di Bojana; e dal fiume Sàva al'Nord: fino all' ul-
time Isole dell' Adriatico al sud , volle che formasse una
sola Provincia , e quefta denominata Dalmazia (q) , Essa
quindi abbracciava allora tutto ciò, che ora noi chiamiam
Croazia, Bosnia, Servia , Albania, TIsole, e gli Scogli y
e la Dalmazia propria , ed era ripartiti in due poi-zioni
una di là da' monti Albj , Bebj , ed Ardiei , e dicevafì
Dal-mazia Transalpina , e Settentrionale, T altra di qua de-
gli fteflì monti, e chiamafi Dalmazia Cisalpina , e Meri-
dionale. Augufto flesso uno dei più avveduti, e politici
Prìncipi, conoscendo l'importanza della nuova Provincia ,
non dal Senato, come avea dispo|lo da principio , ma la
• volle
Italia fi chiamavan Provincie : aquisitcè hello Unge aU
Italia Kegiones, Provincia sunt ^ a porro y- sive pro-
cul, & vincendo. La Sicilia fu h prima, cui i Romani
deffero il nome di Provincia dopo averla conquiftata 254.
anni avanti la nascita di G. C.
iq) La Dalmazia già ridotta a Provincia de' I^Qmani fu da
alcuni Scrittori indicata col nome di Dalmatitt mi num^"
ro del più . L'autor deli' Itinerario , e. io scrittor della
Dignità de' due Imperj le. danno il plural numero. Cas-
siodoro segretario del Re Teodorico non la nomina mai
diversamente. Si leggon tra le sue lettere la 24- del
Lib. yiL la e la i v del Lib-VIIL, e 1'8-del Lib. IX.
Avvi anche un rescritto Pontifizlo di Aleflandro II. aCre-
fimiro R.^ d«lle Dalmazie riportato al Cap, Si quis moi(t
dìfiM. 81.
Anno XXTC MA, Mercoledì 26 Ottobre 1892. ' Sumero <86.
ASSOCIAZIONE. ,
Per Zara fior. 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione,
per l'impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:50, trimestre fior. 2:50
per gli stat' appartenenti all'Unione postaie fior. 12 all'anno, semestre e
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' unione postale
fior. 8 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione.
fjn numero separato eosta soldi SO. — Un numero arretrato' soldi 16.
Giornale politico, economico, letterario,
Esce il mercoledì e il sàbbato.
«S& Ufficio di Redazione in Casa Trigari - Piazza dell'Erbe.
INSERZIONI.
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si dirigano
all'amministrazione dql DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio dopo
scaduta 1' associazione s'intende obbligato per il trimestre susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente al; redat
tore. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi IO la linea, carattere testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restituiscono.
Il telefono
Le doglianze, pel danno che ci de-
rida dalla clausola ai vini, non sono
più platoniche. La realtà, oggi, si ma-
nifesta colle sue cifre ; e, si sa, le cifre
non sono un'opinione. Il nostro vino
subisce quest'anno UQ deprezzamento
notevole, mentre va scemando sempre
più l'esportazione per l'estero. Si è
constatato che il vino nero subisce u-na
perdita del trenta per cento e il bianco
quella del cinquanta. Il vino di Zara,
che si pagava a 16 fiorini, oggi si paga
a 9 o a 10. I vini bianchi, che ave-
vano raggiunto il prezzo elevato dì 25
fiorini l'ettolitro,'oggi si pagano a 13
0 a 14. Li ricercavano, specialmente,
Trieste e Fiume ; ma l'importazione
dei vini italiani salì, nello scorso mese
di settembre, per Trieste a 100,000 e
per Fiume a 40.000 centinaia metriche.
E, in grandissima parte, a danno della
Dalmazia.
Tutti i deputati, nell'ultima .sessione
dietale, votarono una specie d' instanza
al governo perchè si compenetrasse di
queste gravissime condizioni, allora ap-
pena intuite; e si era chiesto molto,
in ogni ramo dell'azienda, pubblica,
nella speranza di ottenere, almeno,
qualche cosa. Oggi, però, si ha il dop-
pio sconforto di scorgere i giornali uf-
ficiosi di Vienna inspirati' ad un men-
zognero ottimismo e di constatare la
passività assoluta dei fattori governa-
tivi, in linea ai compensi che ci do-
vevan venire.
Il quadro, esposto anche quest' anno
alle Delegazioni sulle provincie occupate,
è invece così lusinghiero da offrirci un
nuovo e triste argomento alle compa-
razioni. Per la Bosnia e l'Erzegovina
non sono mai troppe le tenere cure
del signor Kallay. Linee ferroviarie,
edifìci scolastici, miglioramenti agrari,
nuove vie di iuterna comunicazione;
tanto che il passivo, colà, è perfetta-
mente coperto dall'attivo, mentre a
questa povera derelitta di Dalmazia si
fa l'eterno rimbrotto di essere defi-
ciente. Il governo spese più per le due
Provincie, nei pochi anni di occupa-
zione, che non nei novanta di suo do-
minio in Dalmazia. Se, contro le idee
del signor Ignatieff, le due provincie
verranno stabilmente annesse alla mo-
narchia, esse diverranno un vero E1
Dorado; e mentre i bosniaci avranno
tutti i vantaggi del moderno progresso,
1 dalmati si pasceranno delie loro me-
morie di antica virtù.
E' che qui, tra noi, occorrerebbero
iniziatori geniali, affettuosi, non impie-
gati freddi e, obbedienti. Allo sterile
ingranaggio burocratico dovrebbe so-
stituirsi la concezione operosa, indi-
pendente, giovevole. Invece, è noto, tutto
si aspetta da Vienna. 0' è un invisi-
bile filo che trasmette gli ordini dalla
APPENDICE.
Cavalleria rusticana
Quando sentivamo a pari ire di Cavalleria
rusticana uo rammarico lieve ci assaliva ; il
rammarico di nou poterla udir presto, perchè
lontana la nostra città dai grandi centri del-
l'arie h perchè il breve capolavoro imponeva
vigenze e virtuali e finanziarie di non facile
soddisfazione. E il desiderio di adirla era a-
cuito, prima dai trionfi rumorosi di Roma e di
altre città; poi da quelli frenetici, e senza
Misura, di Vienna. Così, d' un tratto, il nome
di dietro Mascagni apparve lumeggiato di
Storia ; e l'opera, acquistando aspélto ancor
P'ù seducente, divenne più che mai la desi-
derata.
Alla direzione del Teatro Nuovo è dovuto
il merito, adesso, se Zara — non ultima c^rto
j"ra le città italiane — può udire e plaudire
lo spartito di moda, il cui titolo è pr onu u ciato
e bestemmiato in tutte le lingue conosciute,
10 ambedue gli emisferi. Finalmente — pelle
cantonate della vecchia ducale — brillò il
ma®ico nome. Cavalleria rusticana, anche
qui, riuscì un piccolo avvenimento. L'atten-
zione vivissima, specie nelle nostre donne
gentili. Gli -applausi sinceri.
"adiamo però. E pei suoi difetti e per le
metropoli a Zara. Funziona sempre, in
tutto, anche nelle inezie, questo tele-
fono che non si vede e che prende il
posto delle libere iniziative. E, a Vienna,
si crede proprio che la Dalmazia non
valga neanche una messa!
In Dalmazia — aspirazione d'ogni
buon patriota — si vogliono le strade
di ferro; ma sin qui, dopo monoliti di
suppliche e di memoriali, non si ebbe
altro conforto che quello di una pa-
rodia ferroviaria, che un buon cam-
minatore può facilmente emular nella
corsa. Trentanni or sono, il d.r Baja-
monti ebbe a caldeggiare un suo
progetto di ferrovia Spalato-Sarajevo-
Belgrado; tale ch'egli io prevedeva
mezzo magnifico di risorgimento eco-
nomico. Ahimè! In trent'anni 1*Africa,
l'Asia, la Siberia stessa ebbero le fer-
rovie; ma non l'ebbe Dalmazia. Zara,
che ha un magnifico porto, ed è lito-
rale al più ricco e ubertoso distretto
della provincia; Zara, vicina a Fiume
e ad Ancona, attende da molti anni, e
inutilmente, la grazia di veder realiz-
zata la legge che deve unirla, colla
strada di ferro, al ramo già fatto.
Neanche questo! Nulla! A Spalato, sì,
si son fatti e si fanno dei progetti per
una linea ferroviaria siuo a Travnik,
con prosecuzione per Sarajevo, Ma dal
dire al fare c'è di mezzo un oceano
e le cose lunghe diventano serpi. Poi
— a quanto ci vien riferito — la
strada sarebbe a scartamento ridotto,
il colmo dell'economia, il baccalà, pro-
prio, destinato per la Dalmazia!
Oi mancano buone vie interne. Molti .
luoghi sono afflitti dalla siccità, nè ba-
sta che si mettano, in discussione delle
leggi a provvedere i vari paesi delle
occorrenti cisterne. Il popolo nostro,
negletto, in orribili condizioni, è vit-
tima dell'usura, vittima della incuria
altrui. La maggior parte della terra è
irredenta; le esazioni fiscali sono gra-
vissime; le multe forestali, a tutela di
boschi che non si vedono, son fitte
così come gragnuola, o castigo di Dio !
Le piccole società di navigazione a
vapore, che hanno distrutto il piccolo
cabotaggio, si muovono libera concor-
renza; og-ni iniziativa industriale un
po' vigorosa manca di incoraggiante
tutela; scarso, o irrisorio, il progresso
agricolo; scarsi, o irrisori, i vantaggi
delle scuole di agricoltura. Nessun pro-
gresso enologico nelle campagne, ove
l'ignoranza è istituto.
La sola ricchezza, in tanta miseria,
è quella delia politica-; e i partiti, da
noi, crescono in proporzione diretta al
crescere dei'bisogni. E' un fenomeno,
questo, degno di filosofia; è, questa,
una felicità vera per certi tali, che,
vedendo il paese immerso nella poli-
tica, si credono in diritto di pensare
che esso non abbia altre preoccupa-
zioni ed :a!tri bisogni. E così si vi-
vacchia, di giorno in giorno, fra una
sue splendide qualità (e quelli sono assolti
da queste) l'opera fortunata del Mascagni do-
vrebbe esigere — a nostro credere — una
interpretazione superiore, perfetta, e nell' orga-
nismo complesso e in ogoi apparente minuzia,
tale da non lasciar desiderio alcuno. Il breve
dramma, dall' azione intensa', serrala, non può
tollerare rilassatezze, imperfezioni, esagerazioni.
E' uua pagina umana che ha bisogno di schietta
ed efficace interpretazione. Tutto deve corri-
spondere perfettamente,# dare un profondo pia-
cere estetico : e la maggior corrisponsione
dev' essere fra orchestra e palcoscenico.
. Non possiamo certamente asserire che que-
sta perfezione ideale da noi sia raggiunta. Pa-,
recchì, e forse non lievi, i difetti. Il baritono —
che pur piacque nella Mignon —- non incon-
tra e non intuisce il compito suo; la compri-
maria Lucia — che ha breve parte ma no-
tevole per l'emozione che può destare —
doveva « ss«re sostituita; un armonium fa male
le v^ci dell' organo, che ha tanta e così indi-
spensabile parte; il coro — specie il fem-
minile — potrebbe far meglio, quantunque si
siano rinnovate le prove; l'orchestra, infine,
dovrebbe essere più riccamente dotata.
Pure — bisogna convenirne — gli ostacoli
superati dagli impresari non sono piccoli.prin-
cipiando dall' ingente spesa per lo spartito.
Anzi, fatto un onesto bilancio, si dovrà con-
venire del jpari che, in fondo, 1' attivo supera
di molto il passivo, che rimane sempre dilettosa
elezione e una polemica, fra etn pro-
gramma e una insolenza, fra una e-
voluzione e un litigio; e, se il vino
oggi abbonda, il pane, da un giorno
all' altro, può ben mancare in qualche
villaggio. Abbiamo, intanto, ia prospet-
tiva di dodici anni di carestia !
Gli effetti della clausola, per tutto
ciò, devono far riflettere e molto sul
serio. La Dalmazia, già povera, non
può subire, senza un grande compenso,
la perdita di parecchi milioni. Se lo
ripetano i signori della giunta, apatici
ornai, e della luogotenenza e anche del
ministero. Il solito meccanismo uffi-
cioso, ehe consiste nell1 evasione ^ordi-
naria degli atti, il vecchio ingranaggio
non basta più ad un paese disgraziato,
cui tutto manca. Non sono sufficienti
i piccoli servigi a favore di questo o
di quel croato opportunista; gli zeli a
vantaggio di questo o di quell'altro
Ezzelino croato. La funzione ammini-
strativa, arida, secca, senza viscere e
virtù creatrici, ha fatta una prova
troppo lunga e troppo deplorevole per-
chè possa essere continuata. La Dal-
mazia va ad ammiserirsi sempre più,
ed ora subisce il danno nella sua mag-
giore risorsa. I piccoli senapismi, i
palliativi, non bastano a curare il male,
profondo, quasi d'un secolo. Occorre
finalmente l'inizio di un'azione bene-
fica, elevatrice, estranea alle meschine
gare politiche, da parte del cesareo
governo e di Vienna e di Zara, capi-
tale del regno. Ci occorrono dei rige-
neratori, non degli amministratori. E'
indispensabile ai Dalmati che, al posto
di quel telefono invisibile cui abbiamo
alluso, mero strumento meccanico, su-
bentri il meccanismo generoso della
coscienza e del cuore.
LA SETTIMANA
Falstaff.
Giuseppe Verdi prepara la sua gran risata,
la sua opera buffa, e ha da esser riso buono,
'come quello che allietava i banchetti omerici,
come fu pianto altamente umano quello del
Trovatore, del Rigoletto, dell' Otello.
Eccone le notizie più fresche per chi ama
conoscere amorosamente le vicende che pre-
cedono un' opera d' arte, e chi sente la "pro-
fumata poesia di tutti questi minimi fatti, i
vari passi, direi quasi le stazioni, della elabo-
razione artistica.
Il libretto d' Arrigo Boito è in tre atti ed
è pieno d' uqa sciolta e briosa vivacità, in una
bella forma talteraria, sottilmente piegata alle
esigenze musicali.
Falstaff durerà quanto 1' Otello e sarà
dato prima alla Scala, poi a Roma, Firenze,
Venezia.
L'allegro eroe ne sarà Maurel, che n^n ha
d' abbandonar mai la scena, che per soli sette
minuti al secondo atto. La parte è tutta irta
di spinosità: trilli, scale, vocalizzi, frasi fram-
mentarie, tanto che Maurel, l'insuperabile
la percezione di quelle limpide melodie e che,
infine, il profondo intuito drammatico di Ma-
scagni, dando meraviglioso risalto alle scene
popolari del Verga, affascina anche tra noi gli
; animi tutti e li tiene avvinti alla semplice storia
d' amore e d' onore di quei contadini.
Del lavoro musicale — che da tre _anni
circa subisce discussioni infinite e su cui scris-
sero i più autorevoli critici — tarnà qui i-
nutile e incompetente il parlare. Si disse che
la parte del carrettiere è estetieamente. sba-
gliata; che, Lola .canta un vecchio rispetto to-
scano ; che i! grande corale religioso della scena
terza è meglio adatto ad eroi che non a poveri
villici; che la prolissità, spesso, si sostituisce
alla grandiosità; che, nell' opera, manca 1' u-
nità di concezione pel distacco inorganico dei
singoli pezzi; che l'impasto degli archi con
gli ottoni non è sempre completo ; che il
brindisi di Turiddu è fattura da operetta
Pure, e nella larga vena melodica, e nella bel-
lezza della inspirazione, e nel ripudio dei vecchi
convenzionalismi, spicca potente 1' ingegno di
Pietro Mascagni ; ed è il generale, il pronto, lo
spontaneo entusiasmo dei pubblici tutti, che
lo assolve di questi peccati veniali e lo ac-
clama maestro di schietta scuola italiana.
Mentre la "critica analizza, il pubblico sente.
È, chi sa destare nel pubblico la sacra scin-
tilla dell' entusiasmo, è, in arte, fascinatore.
Data un' esecuzione ideale, dato 1' ambiente,
s caldissimo e nuovo alle epidermidi del set-
Jago, ne rimase proprio sbigottito. Lasciò poi
piegarsi dagl' incoraggiamenti di Giuseppe
Verdi, col quale sludierà la parte da solo in
un' intimità domestica e cordiale.
E così si perpetua con nuova freschezza
d'ispirazioni, rigeriuoglianti sai vecchio tronco
la tradizione gloriosa della musica italiana. * * »
* *
Metafore.
Pio letto, nel Figaro di qualche giorno fa
un resoconto su un libro di versi d' un au-
tore, di cui non m' importa ricordare il nome,
al quale anche Leconte de Lisle dava, non so
perchè, l' incenso d'una sua prosa epistolare.
Il libro di versi parla di tutto eou una com-
prensione che spaventa e una indifferenza che
irrita, e contiene delle metafore che sono il
fior fiore del genere. Sentitene una. La nuvola
era del color dei fidanzati. Io mi scervello
da otto giorni a capire, quale sarà mai questo
colore bizzarro e di recente conio; ne imma-
ginate, o cortesi lettrici che di fidanzati ve ne
intendete o sognate d' intendetene presto, i
lumeggiamenti e i riflessi e le impressioni che
dà agli occhi? Nasce sempre così quando si
accozzano delle parole a capriccio, senza un
pensiero che le riscaldi, senza un criterio che
le foggii, e allora nell' onda delle frasi vapo-
rose, vaganti, imprecise vanno a naufragare il
buon senso, raro perchè buono, come diceva
quel tale, la grammatica, il significato. Sta un
po' a vedere, che domani o doman l'altro ne
sarà dato a leggere delle amenità consimili, o
magari, che la notte era color di suicidio o
il cielo era color di divorzio. Tutto sta co-
minciare, poiché diceva bene Alfredo De Mas-
set : pour faire des sottises, il rìy a qu'à se
laisser aller, e quando 1' abbrivo è preso si
va giù a rotta di collo.
*
* *
Santuzza.
L' amore e la gelosia hanno in lei l'impeto
gagliardo d'un predominio completo e d' una
sensibilità estrema. E, come il cielo ha i nu-
voloni grossi e foschi che prorompono nella
luce rossa dei lampi e nello scoppio dei tuoni,
così si sfoga pure I' anima di Santuzza, e sono
lampi gli sguardi torvi e tuoni le impreca-
zioni maledette: in lei il dolore è schianto, la
gelosia cattiveria. E il suo cuore nato alle tiepide
ansie d' amore, all' amore completo e sovrano,
assiste alla tragedia che' provoca ed Raffretta.
Dall'idillio soleggiato come i campi siciliani,
la gelosia inesorabile spinge Santuzza all' an-
nientamento di tutte le sue speranze, di tutte
le sue illusioni. E precipitano insieme due
vite, due anime.
Povero fior di passione !
* *
A Teatro.
Zaira Montalcino, nella interpretazione dram-
matica e nel canto, con la bella persona che
spicca con fascini uuovi sotto il candore del
lindo zendado siciliano, riesce a meraviglia.
Negli strappi potenti e nelle supplichevoli voci
trova con temperata misura la nota giusta ed
elevata, e vi porta tutta la sua buona volontà
e le ambizioni della conscia sua vanità arti-
stica e nelle scene con Turiddu e con mamma
Lucia e nelle scene con Alfio, che ci richia-
ma alla memoria uno di quegli attori ira-
tentrione, si spiegano, anche, i fanatismi di
Vienna.
La reclame di Sonzogno non sarebbe ba-
stata. Sospendete dunque il lavoro anatomico,
critici fieri ! ,
E la storia ricorderà che anche in sul
finire del secolo decimonono, come in sul fi-
nire dèi secolo decimottavo, I' arte. italiana ha
celebrato i suoi sereni trionfi in sulle rive,
lassù, del Danubio.
Veniamo all'esecuzione. Di Zaira Montal-
cino — intelligente e bella — parla anche
il collega Messer Nicia nella Settimana.
Ella canta con sentimento, con voce soave e
toccante, ed ha un'azione molto efficace. Il
pubblico nostro le prodiga schietta ammi-
razione, eh' ella merita sempre, senza restri-
zione. Nella lunga e difficile parte — sem-
pre eguale a sè stessa — riscuote moltissimi
applausi. Nel grido finale è verataente tra-
gica. E', insomma, uua Santuzza perfetta.
La gentile signorina E. Ziveri — cui manca
il tipo forte della figura verghiana'— dà pure
risalto alla sua piccola parte con voce mor-
bida, calda e intonata. E canta bene il ri-
spetto e piace.
Il tenore Vincenzo Bieletto mostra sem-
pre più di -essere una buona promessa per
1' arte. Sente quello che canta, e dice bene,
con grazia e passione e voce intonata. Ese-
guisce eon lode la Siciliana dell' Intermezzo,
e strappa l'applauso, irresistibile, nello stu-
gici della stampa antica che accompagnavan0
Ernesto Rossi o Tomaso Salvini all' estero.
In quella serenità di paesaggio pasquale
l'Intermezzo, il trionfo degli archi, racco-
glie tutte gli echi della piccola storia d' a-
more con un linguaggio che ha scossi tutti i
pubblici del mondo. Fu suonato con una fini-
tezza squisita di cui andiamo debitori al va-
lentissimo maestro Ricci-Signorini, un simpa-
tico tipo d' artista, che ama 1' arte sua con un
disinteresse che è passione e che della riu-
scita gode con visibile letizia. L'Intermezzo
è proprio il trionfo unico di Pietro Mascagni,
poiché nè il Verga nè il libretto non ci hanno
che fare.
* * *
La siciliana:
0 Lola o hai di latti la cammisa
si bianca e russa coma la cirasa,
quannu-1'affacci fai la vueca a risa,
biatu pi lu primu cu ti vasai
'ntra la puorta tua lu sangu è spasu,
Ma nun me' mpuorta si ce muoru acoisu
e si muoru e vaju 'n paradisu
si nun ee truovo a ttia, mancu ce trasu.
Messer Nicia.
—
RIFLESSIONI
A Ragusa, e i nostri lettori lo sanno,
fu offerta prima della partenza una
cena al d.r Olaich: ci vollero degli
sforzi enormi e i continui tentenna-
menti e le poche simpatie croate degli
osti minacciavano quasi a lasciar senza
cena il d.r Claich. JNeppur quando si
tratta di dar mano alle forchette e di
piegare il viso sui tondi ricolmi, il si-
gnor Olaich è più in grado di racco-
gliersi intorno una maggioranza disci-
plinata e benevolmente disposta verso
di lui. E' un destino triste a cui certo
non credeva di giungere ; ma a noi coi
caduti ripugna d'incrudelire, special-
mente quanao s'accorgono che l'opera
loro di tanti anni non è che un artifi-
zio senza stabilità di basi, che può ca-
dere giù colla stessa facilità con cui
si getta via una bauta carnevalesca
che comincia a seccare e far caldo
al viso.
La cen# al d.r Claich non è un av-
venimento, che fece del chiasso, non è
nulla di grande; nè suscitò ire, o cam-
biò indirizzi politici, nè schiuse sen-
tieri nuovi a nessuno : è una cosa in-
concludente che s è voluta fare, per il
solo gnisto di farla. Accertato adunque
ohe la cena ai d.r Claich non ha il
valore dello feste colombiane a Genova,
o dello scioglimento della Camera ita-
liana con la convocazione dei comizi,
passiamo a postillare alla buona, senza
riscaldarci il fegato, le enunciazioni po-
litiche di lui alla cena slessa. Il pro-
clama di Spalato fu il principio del
corso delle idee nuove di fronte alla
opposizione radicale, che battè fino ad
ora sempre in breccia per i principi
che dal suo inizio elevò a sistema con
una coerenza, di cui il Narodni List
pendo Addio della penultima scena, nel quale
si rivela veramente artista. Bellissime come
sempre, in lui, le note acute. Anche la sua a-
zione scenica è assai migliorata, e, a volte
pare davvero il Turiddu della novella. Collo
stadio, andrà sempre più perfezionandosi e
otterrà quelle soddisfazioni, che gli augu-
riamo.
Abbiamo detto che l'orchestra dovrebbe
essere più complessa; pure, quella che c' è, fa
miracoli per la pazienza e la bravura del
maestro Ricci-Signorini. L' Intermezzo —
quello che rivelò Pietro Mascagni — ha una
esecuzione-finissima, con vita e colore, che
danno risalto alla splendida concezione. Viene
seralmente, bissato. " '
L'unico sce u ar io è bello; i vestiari de-
centi. Badi. però il macchinista a calare ce-
lermente la tela, finita |' opera.
E la conclusione? E' questa. Se lo spet-
tacolo, nel suo assi e m non nfggiun^e quella
perfezione che ci sembra quasi condizione e
se i difetti in principio accennati persistono con
svantaggio, — rimane pure erar, margine
al diletto spirituale e rimane il conforto di
avere nna Cavalleria rusticana soddisfacente
Speriamo per questo che. il pubblico non
vorrà lasciar passare senza concorso continuo
l'opera bella di Pietro Mascagni, che qui
modestamente, trova conferma di ammirazione.'
Wamba.
LA CRONACA
Ai padri di famiglia ripetiamo
1* eccitamento di far notare esattamente,
nel!' iscrizione scolastica, la grafia del
loro cognome e la lingua famigliare
dei loro figliuoli. Chi parla l'italiano
non dica di parlare il croato. Ohi è
onesto non menta coli' illusione di trarne
vantaggio.
Importa assai che le statistiche siano
esatte; e non saranno mai tali se i
padri di famiglia, tiepidi o indifferenti,
non provvederanno con solerte patriot-
tismo a questo diritto, che la legge
perfettamente concede.
Ospite illustre. — Domani arriva
nella nostra eittà 1' illustre architetto inglese
T. G. Jackson, autore del libro Dalmatici the
Quamero and Istria e ideatore del magni-
fico campanile della nostra Basilica metropo-
litana. La nostra cittadinanza, che ha tanti
obblighi di gratitudine verso 1' illustre scien-
ziato e 1' artista geniale, gli dà, a mezzo no-
stro, il benvenuto.
Teatro Nuovo. — Si è dato lenta-
mente principio al restauro del nostro Tea-
tro Nuovo, già guasto dal tuujpo e dal-
l' ultimo incendio parziale. Nutriamo anzi
fiducia che il valore della direzione ed il
patriottismo degli azionisti gioveranno in
modo da ridonare tutto il suo splendore al
simpatico ambiente cittadino. Si sono fatte
le prove delle nuove tappezzerie dei palchet-
ti ; o già, qua e là, si parlò di cangiamento
di colori e di ornati. Ma anche a noi parve
assai concludente, in linea estetica, il pa-
rerti di un bravo artista, chiamato a darlo
dalla direzione. Disse, su per giù, che il tea-
tro, quale è, offre all' interno un insieme
armonico assai e piacevole all' occhio. L'i-
deatore della interna decorazione — col
buon gusto squisito eh' è risultanza di una
artistica educazione — si valse di parecchie
tinte tenui, dolcissime, sposate con perfetta
euritmia. V' è il rosa, il cilestre, il giallo,
languidi assai, che, nella freschezza delle
tinte e delle dorature, componevano un ar-
monico insieme anche con la chiara tappez-
zeria dei palchetti. 11 teatro, coni' era, riu-
sciva bellissimo ; com' è, seppure 1' ala del
tempo non 1' abbia risparmiato, è bello. —
Si teme ora, a ragione, che il mutamento
di un solo colore, nella tappezzeria o nei
festoncini dei palchetti, possa distruggere,
con nota cruda od opaca, la chiara e sa-
piente combinazione delle mezze tinte, creata
dal primo decoratore. Gol ripristino completo
delle cose si ha la sicurezza di possedere
un ambiente perfettamento decorato; con
un cambiamento, anche lieve, questa sicurez-
za scompare. — 11 parere del competente
si riassume adunque in questa formola : re-
staurare, ma non mutare. U colore in arte
è ts le delicatissimo elemento da non tollerare
manipolazioni profane. In un quadro l'ac-
coppiamento armonico dei colori è tanto im-
portante quanto la bellezza della linea fi-
gurativa. Il nostro teatro è un quadro in ar-
monia. Restauriamolo, adunque, senza alte-
rarlo con pregiudizio e per sola vaghezza
di novità. — Nel restauro, infine, abbiauo
cura i direttori a far togliere 1' inconve-
niente dei soffi gelati, che, d? inverno, ven-
gono senza delizia dal palcoscenico nella
platea. 11 teatro — da noi — dovrebbe es-
sere ritrovo eminentemente invernale ; poiché
l'inverno ha sere lunghe e noiose. Dipenda
dal soffitto mal riparato o da porte sconnesse
non sò; ma so che già che si è in ballo si
dovrebbe ballar bene e sino alla fine, a ri-
dare a Zara — senza metafore — un teatro
degno della sua civiltà, o delle donne vaghe
e gentili e dei cittadini che con tanta gra-
zia e politezza la rappresentano.
Lega Nazionale. — Negli ultimi
giorni furono elargiti in favore della Lega, in
occasione di lutti, i seguenti importi presso lo
spaccio tabacchi Fogagnolo:
Per onorare la memoria di Giovanni Curet
f. 3; di Rosa Boleovich soldi 50; di Maria
Rolli f. 5.50; di Antonio Zanella soldi 50;
di Antonia Custich f. S; di Giuseppe Mazza-
novich soldi 50 e di Lucia ved. Vezil 1.50.
là corone vennero raccolte a Ragusa in un
ristretto gruppo d' amici. Aiutate tutti
la Lega !
Il famoso ricorso. — Ci vien detto
che l'organo personale dal d.r Bulat — a
dar saggio dell' illuminato liberalismo del suo
padrone — non si vergogna di pubblicare
integralmente il famoso ricorso alla Giunta,
col quale, per fare della facile reclame ai
capoccia opportunisti, s' invocava il toglimento
della polizia al nostro Comune.
1 libello spalatino continua, così, la graziosa
commedia di far credere alle turbolenze di
Zara (sottacendo, naturalmente, gli orrori di
Spalato) e al civismo ultra-croato dei quattro
uomini ed un caporale della fazione opportu-
nista.
A quanto ci consta, però, il ricorso, secon-
dato dalla Giunta nel modo che tutti sanno,
ebbe dalla competente autorità di governo
ou' evasione perfettamente negativa, adeguata,
cioè, alta verità delle cose e alla più doverosa
La questione di Solta- — Ci scri-
vono dalla provincia, in data del 23 corrente:
„Il Comune di Spalato, eausa la poco cor-
retta ed economica amministrazione di questi
ultimi anni, non solo ha dovuto esercitare in
modo quasi terroristico i buoi diritti sui pos-
sessi di Solta, ma vuole ora usufruire larga-
mente tali diritti son la vendita oltremodo pe-
ricolosa e dannosa di tali possessi.
A dimostrare però la coerenza dei signori
del partito croato, giova riportarsi — come
voi fate spesso — a vecchi documenti.
Nel 1869, quando i soliti avventurieri cer-
cavano tutti i modi per intorbidare le buone
relazioni tra amministratori ed amministrati, si
misero in capo di strappare i Soltani dall'a-
more verso Spalato, promettendo loro di. af-
francare quell' isola, su cui il comune pos-
siede un vistoso patrimonio. E presentarono
infatti un ricorso al ministro dell'interno, nel
quale negavano al comune di Spalato la pro-
prietà dei vigneti di Solta.
Fra le cose bellissime, di eui era zeppo
quel pregevolissimo lavoro, uscito dalla penna
vulcanica di don Zanetto, si diceva:
„Da per tutto in Dalmazia non vi era che
schiavitù e barbarie, usurpi di feudatari, che
erano tutti signorotti italiani sbandati, cui la
serenissima Repubblica di Venezia concedeva
loro un asilo in queste misere contrade dove
i rifiuti ed i profughi della fazione Guelfa o
Ghibellina, i cadetti traviati delle famiglie a-
rislocratiche della Venezia, oppure i latitanti
criminali si rifugiavano all' ombra del vessillo
della patria costantemente minacciata e mili-
tante."
„Chi non ricorda con orrore (!!?) gli a-
busi della Repubblica in queste grame con-
trade? Tutta l'amministrazione di quel ti-
rannico governo, rispettivamente ai miserabili
Dalmati, è improntata degli atti più crudeli di
egoismo e di barbarie; ogni proprietà, che de-
riva per decreto di quel dispotico governo, è
an furto."
Capite?
Andate ora a dire a Bulat e compagni che
la proprietà del comune di Spalato sull' isola
di Solta è un furto! Andate a proporre loro
di restituire ai coloni di quell'isola i denari o
i vigneti ceduti al municipio per decreto del
dispotico governo di Venezia !
Buffoni !"
Anomalie. — Mentre il sommo pon-
tefice, a mezzo del cardinale Rampolla, elogia
l'opera di monsignor Pesante sulla Liturgia
slava, a Roma si stampano allegramente mes-
sali in slavo antico e in croato. E poi ver-
ranno a tonnellate tra noi. Anomalie!
De lana caprina — Monsignor
Bulich pubblica iu tutti i giornali croati una
sua dichiarazione, dicendosi indifferente e agli
attacchi e agli elogi del Dalmata.
Ma questa sua socratica dichiarazione, per
quello che riguarda il Dalmata, ci mera-
viglia.
E' da tre o quattro anni che non ci occu-
piamo deli' ex onorevole Bulich ; e le nostre
osservazioni, sul suo contegno al recente con-
gresso di Knin, erano del tutto incidentali.
Il reverendo Bulich, adunque, per quanto
si riferisce al Dalmata, poteva risparmiarsi
la pena di una simile gonfiatura.
Ammenocchè non sentisse il prurito di ri-
chiamare l'attenzione sulla sua persona ad
ogui costo.
Se gli è indifferente il nostro biasimo e il
nostro elogio, si persuada che anche noi —•
bravura archeologica a parte —• non lo ab-
biamo mai preso eccessivamente sul serio.
Denunzianti? — La Katolička Dal-
macija va in bestia, come il re Nabuccodo-
nossorre, perchè i nostri corrispondenti da
Zlarin hanno detta la pura e semplice verità
sui quattro componimenti belletristici seque-
strati per ordine dell' autorità politica a Vo-
dizze.
Le frasi fatte della Katolička, le sue in-
solenze da libello e non da giornale fregiato
della firma di uu sommo pontefice, le sue
qualifiche, infine, non riescono a menomare
tale verità di una linea sola.
I componimenti vennero sequestrati perchè
esprimevano idee separatiste e contrarie allo
staio. E' uu fatto di pubblica notorietà e
quindi suscettibile di pubblicazione. Non la
è questione nè di bureau poliziesco, nè
d' altro.
Prescindendo dal fatto, scandaloso parecchio,
che i versi diretti a un giovine prete fossero
tutti inspirati alla politica più settaria, rimane
1' altro fatto — da noi già tante volte af-
fermato — che i denuuziatori sistematici nou
vanno puuto cercati nelle nostre file. Dallo
stabilire un fatto di cronaca all' inventare le
rivoluzioni come fanno i giornali del croa-
tismo, corre tanta distanza quanta ve n' è fra
un galantuomo ed uo malfattore.
Quando avremo bene spazzato davanti alle
nostre porte, rimarranno sempre, inalterate, le
vergognose invenzioni dei nostri avversari,
le quali a Vienna, adesso, hauno turpe ri-
salto nel Deutschcr Volksblatt, organo degli
antisemiti, al servizio di tutti i poliziotti dilet-
tanti del crcatismo.
Le gesta, infine, dei Ciarocchi e complici sono
di troppa attualità perchè abbiano bisogno,
qui, di ulteriore commento. Esse svelano
P abito a delinquere dei nostri avversari e
possono servire di drastica risposta agli sfo-
ghi della Katolička.
Cose salate. — Ci scrivono da Pago,
in data del 22 corrente:
„Pur troppo è vero quanto asserisce il
corrispondente della Dalmazia Cattolica.
Ma, per esser giusto, egli doveva aggiun-
gere ancora, che molti incanevi, come a mo'
d' esempio il 31 agosto p. p., vennero per
puro capriccio tralasciati, che tutte le fra-
zioni — nei conti — vengono dimenticate e
tante altre belle cose, che speriamo non
mancherà quanto prima di far di pubblica
ragione.
Vedremo intanto che cosa sapran fare in
questo riguardo le competenti autorità."
Cose di posta. — Ci scrivono da Scar-
dona, in data del 23 corrente;
„Dunque l'i. r. direzione delle poste vuol
nomi. Pure ci pare di avere chiaramente
detto, che a noi consta soltanto il fatto, non
gli autori dello stesso. Il fatto nella sua nu-
dità è questo : lettere impostate il tal giorno,
nel tal luogo, non pervennero sinora alla de-
stinazione, e ciò, in poco tempo, troppe volte
si è ripetuto. Altro ignoriamo. Diversamente
non ci saremmo limitati alla protesta per i
giornali, ehe 1' eccelsa direzione ci fa con-
statare affatto platonica.
Finché l'inclita direzione non ci insegni
un modo di controllo per le lettere semplici,
riteniamo fuor di dubbio stabilito a chi e-
ventualmente sia possibile rintracciare i re-
sponsabili degli inconvenienti lamentati."
Cose telegrafiche. — Ci scrivono da
Novaglia, in data del 20 corrente:
„Il signor Marcovina, invece di pensar ai
telegrammi pello starinarsko dru&tvo di Knin,
avrebbe fatto meglio, ci creda, a procurarsi
quelle cognizioni, che per uno speditore po-
stale-telegrafico riescono non solo utilissime
ma di prima necessità. L' inclita direzione
dille poste, poi, dovrebbe assolutamente proi-
bire, che il nostro ufficio postale-telegrafico
continui ad essere il luogo di convegno co-
mune, dove il secreto d'ufficio può esser
forse messo in dubbio ; dove un possidente, che
è in pari tempo impiegato al telegrafo, si ser-
ve di questo suo uffìzio per far concor-
renza ad altre persone.
Informino, per esempio, 1' ultima pesca del
tonno dei fratelli Palcich, e presentemente
le relazioni e i prezzi dei vini.
Sarebbe quindi desiderio di tutti, che
l'inclita direzione provveda a questo incon-
veniente, togliendo, cioè, ai possidenti Mar-
covina 1' ufficio postale e telegrafico, -dandolo
invece in mano ad un impiegato regio, giusto,
imparziale e conscio del proprio dovere."
Tra serbi e croati. — Alle assise di
Zagabria veniva condannato, il 21 corrente,
il redattore responsabile del giornale radi-
cale serbo Srboban a quattro mesi di arresto ed
alla perdita di f. 200 sulla cauzione, per of-
fese alla memoria del defunto bano Mazura-
nich, che il suddetto giornale aveva chiamato
plagiario e iena delle scuole serbe.
Per la marina mercantile au-
stro-ungarica. — Ai 15 e 16 corrente
si tennero a Budapest delie conferenze mi-
nisteriali per rivedere il regolamento ma-
rittimo. Vi presero anche parte il presi-
dente del governo marittimo di Trieste, signor
Becher, ed il consigliere ministeriale del
governo marittimo di Fiume. Oggetto di
esame fu il relativo disegno di legge ela-
borato dal governo austriaco ed accettato in
massima dalla Camera dei deputati. Nelle
conferenze*non si sollevarono molti desideri
di modificazioni della legge e quindi non vi
si sono introdotti che esigui mutamenti. II
disegno di legge verrà prossimamente pre-
sentato ai due ministeri del commercio. La
conferenza ministeriale s' occupò anche del-
l' istruzione nautica e dell' ordinamento degli
esami. Si prese anche a questo riguardo a-
naloga deliberazione.
Elargizioni. — Il comitato dirigente
l'asilo delle orfaneile ci partecipa di avere
ricevuto colla massima riconoscenza dal sig.
cous. Giovanni Avoscani (Ragusa) per ono-
rare la memoria del def. sig. Adalberto Kau-
tzky fior. 3, dal sig. Giuseppe Pini (Imoschi)
per onorare la memoria del def. sig. Giuseppe
Brazzanovich fior. 1, dalla spettabile ditta
fratelli Mandel & nipote fior. 5.
La vendemmia da circa dieci giorni
è incominciata. Tanto la quantità quanto
la qualità, nella maggior parte delle località
vendemmiate, ha superato le tristi aspet-
tative. La prolungata epoca del raccolto e
le ultime giornate favorirono la maturazione
delle uve.
Speriamo che il mal tempo — dopo il tem-
paccio di ieri a sera — non guasti le con-
cepite speranze.
La concimazione e i concimi
chimici. — Questo è il titolo di un opusco-
letto in 48 pagine che il maestro d' agraria
signor Matteo Dudan ha pubblicato coi tipi
di Spiridione Artale.
Sul modo di concimare, e specialmente
sull' uso dei concimi chimici, è pur troppo
vero, come dice l'autore, che pochi sono
gli agricoltari che sappiano qualche cosa.
Pochi comesi debbano adoperare nella con-
cimazione delle singole piante.
Il trattatello si occupa molto diffusamente
dell'applicazione dei concimi chimici, tanto
utili e sì poco noti ; ed inoltre non trascura
i metodi molto vantaggiosi per 1' applicazione
dei concimi misti, l'artificiale col naturale.
Le istruzioni sono chiare e semplici; e, pur
considerata la esigua mole del libro, sono
sufficientemente complete e riteniamo deb-
bano soddisfare le richieste e i desideri de-
gli agricoltori.
Ecco i capitoli. Introduzione, come si
compongono le piante, dove ricevono le piante
i là elementi che le compongono, cosa è la
concimazione, elementi dominanti, lo stalla-
tico, i concimi artificiali e chimici, successi
ottenuti con i concimi chimici, la concima-
zione, secondo le f or mole del prof. Ville, è
rimuneratore V uso dei concimi chimici ?,
come si concimano i terreni con i concimi
chimici ?, la concimazione verde o siderazione,
dell' uso dei concimi chimici come comple-
mento per lo stallatico.
Il fascicolo si vende dall' editore in Via
Larga al prezzo di soldi 40.
Opera d'arte. — Il bravo maestro
delia scuola popolare, signor Giuseppe Simi-
cich, ha esposto io una vetrina dell'offelleria
Battara un lavoro d'arte e di pazienza. In
un quadro è riprodotto plasticamente e con
grande esattezza un castello medievale in
sughero; e la linea è corretta e ogni più
minuto particolare è molto curato. Il signor
Simicich ha fama di valente e nell'arte del
traforo e in simili esecuzioni, graziose e di
effetto.
secche f. 65. — Agnellino f. 98, — Montone
f. 68. — Somaeco da f. 8 a 9. — Foglia
di lauro da f. 10 a 12. — Maodorle f. 65.
— Mandorle con guscio f. 7 l'ettolitro. —
Fieno 4—5. — Paglia 4—5. — Frumento
cent. m. da f. 8.25 a 9. — Granone da f.
5 a 5.25. — Segala f. 6.70-7. — Avena f.
6.75-7. — Formaggio f. 80-90. — Lana
purgata da f. 110 a 115. — Uva bianca
soldi 7 il chilogramma. — Ne'ra ò1/^ —
Mosto a 30 soldi il grado.
Prezzo corrente sul mercato di Spalato.
Vino nero ettolitro da 10 a 14 f. — Bianco
da f. 18 a 20. — Olio 38-39. — Pelli bo-
vine 63-65. — Agnellino 95-102. — Mon-
tone 65-70. — Somaeco da 8 a 9 f. — Fiore
crisantemo da 80 a 100 f. — Mandorle dolci
da f. 55 a 60. — Fieno da f. 4 a 4.50 il
quintale. — Frumento cent. m. da f. 8 a 9.
— Granone da f. 5 a 5.50 —Avena 7-7.50.
— Formaggio f. 1 a sol. 80 — Lana purgata da
f. 110 a f. 130 il quintale. — Sucida 55-70.
— Uva da soldi 7 a 7 e mezzo il chilo-
gramma. -- Mosto da f. 7 a 8 1' ettolitro.
• Nessuna novità in olio, articolo che trovasi
piuttosto disanimato; anche gli affari che si
fanno hanno luogo con forti sconti. — Ven-
dite: 200 quintali Dalmazia con certificato, in
botti, f. 41 il quintale. — Si vendettero 300
pelli bovine secche Dalmazia leggere da 4 a
6 chilogrami a f. 74-76. —• Nelle pelli d' a-
guello vi fu nell' ottava scorsa un piccolis-
simo movimento, e questo nelle qualità Dai-
mazis, Albania e Grecia. — Si pagarono le
pelli Dalmazia a f. 80-100. — Il fiore di
crisantemo è stazionario ; prezzi nominali,
invariati. — Somaeco Dalmazia venduto a
f. 67t-7 in carta,
Li 11 corrente vennero imbarcati a Risano
sul trabaecolo S. Niccolò 10 cavalli, 195 ca-
proni e 130 montoni; li 12 corrente, sul pi-
roscafo a.-u. Arrigo, 14 cavalli, 301 caproni
e 15 montoni, destinati per Bsri, tutti di
provenienza montenegnna.
iì'^T" Saremo gratissimi ai signori sensali
ed esportatori della proviucia se vorranno
incrementare e dare importanza a questa no-
stra cronaca, mandandoci in ispecie notizia
delle vendite fatte iu vino ed altri prodotti.
tttW* —
GAZZETTINO COMMERCIALE
Prezzo corrente sul mercato di Zara. Vino
nero ettolitro da f. 12 a 16. — Bianco da f.
18 a 24. — Olio f. 39 a 40. — Pelli bovine
Telegrammi particolari
del „Dalmata"
VIENNA, 26 settembre. — 1 gio-
vani czechi cercano adesione alla loro
proposta di mettere tutto il ministero
sotto processo per le leggi eccezionali
in Boemia.
= Il re di Sassonia ed il principe
Leopoldo di Baviera presero parte ad
uria grande partita di caccia a Gòdollò.
Ieri l'imperatore di Germania ha
assistito al pranzo di corte a Schòa-
bitinn. E' poi ripartitilo per Berlino.
MALTA, 26 settembre. — Procedono
alacremente i lavori per scagliare la
corazzata Camper down. Si è certi di
riuscire, senza gravi danni, nell' im-
presa.
LONDRA, 26 settembre. — Il go-
verno è favorevole ad una restaura-
zione monarchica nel Brasile.
^SB^MS^
Senza francobollo.
Libumico. — E cosi vi raccomandiamo di scri-
v ere sovi ' altro argomento di attualità, oonfortando i
vostri ozi. Ricoidatevi spesso, insomma, di noi; e
vi 8aremo grati.
n. n. - Macarsca. — Grazie per la vostra lettera.
Sempre pronti per la causa comune. Ricambiamo
cordialmente ai saluti. Scriveteci spesso, in ogni
venienza. Vi raccomandiamo notizie sulla vendemmia
e sui prezzi dei vini.
X. — Ooorre qualche lieve modificazione. Cerbero,
alla Procura, ci minaccia. Guai una parola di più.
Ma scriveteci ancora, scriveteci sempre, chè fate
cosa utilissima a noi ed al partito.
—
J^ingraziamenti
Alle assidue, pazienti e proficue cure del-
l'egregio dr. Simeone Gbiglianovich i sotto-
sfritti devono la ricuperata salute della loro
figlia Annetta, colpita da grave difterite,
per cui si fanno dovere di tributargli pub-
blicamente i più sentiti ringraziamenti, assi-
curandolo della loro perenne riconoscenza.
Zara, 25 settembre 1893.
I coniugi
Ferrari-Cupilli.
Tipografia Artale.
Edit. o redat, responsabile Riccardo Forster.
nfloTltÌQ+Q Giovanni Stiepovié-Da-UeilUlOUa brovié è a Spalato e vi
si tratterrà parecchi giorni. Avviso alla sua
clientela. Alloggia alV Albergo Tommasini.
I. R. SCUOLA MEDIA
DI COMMERCIO
(Accademia commerciale)
in TRENTO.
Istituto pubblico a tre classi, basato sull'as-
solta Scuola media inferiore (Ginnasio, Scuole
reali e tecniche ed istituti pareggiati) organiz-
zazione eguale alle altre accademie commer-
ciali austriache ; lingua d'insegnamento ita-
liana; tassa scolastica per le materie d'obbligo
fi. 30 all'anno, diritto all'anno di volontariato
militare.
Apertura dell'anno scolastico 1893-94 al
1° di Ottobre.
Ulteriori informazioni fornisce
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Metallo. — Merli, Nastri e Vellutine.
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da letto e Corredi da Sposa.
Lauerie per vestiti e confezioni. ~~ Seterie
liscie e operate.
Ricco Assortimento — in saponi. — Arti-
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GELLE' FRERES di Parigi.
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mobiliar»', Città di Vienna, Lubiana, Inns-
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1 Cedola di premio del Boden Credit
1 d.o d o della Banca Ipotecaria 4%
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1 Croce rossa iialiana
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l Serbo Tabacchi
1 „Josziv = Buon Cuore"
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155.vX)0 e franchi 165.000.
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Un Viglietto orig.le della Croce rossa aust.ca
» » » » » „ ung.se
» » » » » „ ital.na
» » » » Basilica (Dombau)
» „ „ Prestito Serbo Tabacchi
n » » » Buon Cuore Joesiv
» » n „ Turco da f. 400
Una Cedola di premio del Boden Credit l. Km.
j in n n » ..II. Em.
„ » » della Banca Ipot. ungh.
37 Estrazioni annue per un importo di f
517000.
Pagabile in 46 rate mensili da f. 5.
1 Viglietto orig.le Credito fond. aust.co 3 °/0
1 „ „ Prestito Turco da f. 400
1 Prestito Serbo Tabacchi
1 „ „ Croce rossa italiana
Con 19 estrazioni annue e vincite di com-
plessivi f. 331.000 per singola estrazione.
Pagabile in ventiuna rata mensile da f. 10.
1 Viglietto della Croce rosea italiana.
1 „ ,» » » ungherese.
1 „ della Basilica di Pest Dombau.
1 „ ungherese Buon cuore Josziv.
1 „ del Prestito Serbo Tabacchi.
14 Estrazioni annue. — Totale delle vincite
principali complessive in un auno f.chi 540.700
e fior. 140.950.
Pagabile con f. 57.— in 19 rate mensili
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mento della prima rata.
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ydc?