Anno 2. - N. 38
DALMATICA
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Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia SchSnfold.
Xnm, offesa nei suo orgoglio di nazio
nale purità, è generosamente scattata
contro i profanatori delia giustizia, contro
i farisei della pace. Ci vorrebbero parole
di fuoco e di sangue per esprimere la sua
passione e la sua volontà. Non di convul
sioni incoscienti, non di vampate sinistre
d’odio e di vendetta contro gli avversari
è materiato il suo grande patriottismo, ma
di serena fermezza e di fiducia incrolla
bile ne suoi destini. Zara non ba bisogno
di ricorrere all’insidia nè di affermarsi
col terrore, perchè ritrova sempre in se
stessa fede e forza, costanza e virtù,
Insofferente di ripieghi, di rinunce, di
viltà, il popolo nostro, che ama la patria
più che l’anima, ammonisce che non vuole
essere mercanteggiato da nessuno. Per
codardi baratti, per irrisorie autonomie
non ha sofferto e amato tanto, ma per
veder finalmente realizzate le sue irridu
cibili aspirazioni.
I cittadini di Zara proclamano fiera
mente: „Vogliamo rinascere all’amore e
alla vita! Vogliamo queste terre che son
nostre, affinchè lo straniero non ci scher
nisca e calpesti! Per la grandezza e per
la dignità d’Italia chiediamo di essere fra
telli dei nostri fratelli! Soltanto con l’an
nessione ali’ Italia potremo essere esauditi,
difesi e salvati!"
Oda tutto il mondo il nostro voto su
premo: „TUTTA ITALIA AGL’ITA
LIANI. O ITALIA O MORTE !“
Ih. latamente S’li alia!
(Impressioni di uno che arriva)
Giornata di ansia e di attesa.
- Zara attende, decisa non rassegnata ; de
cisa a tutto d’una decisione calma e se
rena: calma dei forti, serenità fatta di cer
tezza e di diritto.
Attende così: tutti i tricolori al vento,
tutte le anime pronte, tutti i suoi sorrisi
alla Patria, tutte le speranze immutate ; tutto
1’ avvenire fatale.
Oggi ho compreso meglio che sia amor
di patria, che sia la volontà d’ un popolo.
Lo avevo già conosciuto questo volere e
questo amore nel bel maggio d’Italia, a
Roma, quando si affermò sublime e forte;
più tardi lo avevo conosciuto epico nell’ e-
saltazione dell’ attacco, nell’ urto delle truppe
scattanti all’ assalto, marcianti, correnti alla
morte; lo aveva conosciuto ed ammirato nel
sacrificio lungo delle trincee umide e fan
gose, dove la morte minacciava sempre e
non di rado colpiva ; Io avevo riconosciuto
sovrumano, eroico, santo nel sorriso dolo
roso dei moribondi e nelle ferite sangui
nose; lo avevo visto nelle sue vampe di
odio, nei suoi lampi di amore, nell’ ora lieta
e nella triste, lo avevo sentito fremere, on
deggiare, risorgere più forte nell’ ora della
disillusione; ma non lo avevo mai cono
sciuto così grande e potente, così sublime
come oggi nella ferndezza, nella certezza,
nella decisione di questo popolo che è po
polo d’Italia, che vive e che è vissuto per
1 Italia, che morirà, se occorre, ma nel no
nre d’Italia, ma sereno, ma calmo come
convinto d’ una necessità, d’un destino.
, Zara è italiana : è fatale ! Qui si sente
questa fatalità, qui si vive di essa. Cosa
questo destino di genti, cosa è questo
lere necessario di popolo ? c. il sangue
scorre nelle vene dei vivi o quello
e
vo-
che
che i
morti hanno sparso ? c. la lingua che . Pa,;~
Uno o il pensiero che ^questa parola anima r
E ricordo o presente ? È vita o aspirazione .
No,n lo so! E’ fatalità!
E il necessario amore di un anima im
mortale ad una terra che è diventata fatal
mente sua il giorno in cui senza doman
darlo si nacque ; è la fatalità che rende in
felice V esule lontano, che fa odiare la co
moda città e preferire lo scoglio, che la
donare la vita senza rimpianto e 1 esistenza
senza lacrime. E’ fatale, più fatale ancora
dell amore con cui amiamo noi stessi.
E Zara è italiana. * ,
Invano hanno tentato di distruggere nel
suo cuore la fede ; invano un governo fatto
dj venali Rarezze e di bieche minacce, di
privilegi e d’ingiustizie, di violenza aperta
j di subdoli raggiri, ha tentato di svellere
dall’animo l’aspirazione alla patria: 1 uomo,
anche con V arte più diabolicamente affinata
della più diabolica politica, tenta invano . i
cancellare il solco che la natura imprime e
scava.
Sì è servito di tutto il nemico e con tut
to è fallito. Ha chiuso scuole per aprirne
mfre, ha chiuso le italiane per aprir le croa
to; ha più o meno imposto, la trasforma
tone d’un seminario, da italiano a croato ;
ha
impiegati
terra dove
e ri-
stessa
e
una
nominati e fatti nominare vescovi che
clTlstrynti ; ha imposto un clero che rese
servile a forza di onori e di comodi e che
mca en° con catene d’oro ; ha favorito il
vì?°f Catt.ol.lc.° non italiano, ed ha esaltati e
resi fanatici i suoi popoli dipigendo gli ita-
iam come atei ed anticattolici, mentre blan
diva il clero greco cui pagava scuole e se
minari ; ha allagato di gendarmi croati, di
c^oa^> ti ufficiali croati questa
• i fiorisce ancora la musica armo
niosa e dolcissima del dialetto di. Venezia;
tutto ha tentato il nemico, ma Zara
masta qual’ era, fatalmente, con la
fatalità d’una legge di natura.
un esèmpio — innocente,
rovo a giocare due fanciulli del popolo,
e poco più lontano una bambina di un sei
anni, bellina e graziosa.
Mi avvicino alla piccola, la carezzo, e le
domando come si chiama.
Maria — mi risponde.
Ma uno dei due monellucci mi guarda
mi grida : — la lasci, la lasci ! E’
croatina.
La bimba diventa appena appena un po’
lossa sulle gote e mi guarda maliziosetta.
Accarezzandola ancora e guardandola negli
occhi, le domando in tono di scherzo : —
Sei croatiria ?
. Non parla ; ma scuote la testa in atto di
diniego, maliziosa e sorridente.
— Ed allora perchè ti chiamano croata ?
La bimba si stringe nelle spalle. Le do
mando ancora : — che cos» sei ?
A fior di labbra, con un filo di voce,
quasi ad affidarmi un segreto, con i begli
occhi pieni di luce e di gioia: — sono ita
liana !
— E perchè non lo dici a chi ti chiama
croata ?
— Ho paura!
— Paura !< E di chi ?
La bimba mi si accosta di più e mentre
i due monelli le gridano ancora: croata!
croata ! mi dice all’ orecchio quasi temesse
di sentir se stessa: perchè la mamma è
croata.,Poi, più forte: dammi una stella!
Bimba 1 Piccola Maria, non temere! sei
italiana, fatalmente italiana ! e se la tua
mamma, per non affrontare disturbi e pre
potenze da chi forse potrebbe negarle il
pane, si dice croata, è italiana anch’ essa,
come te, piccola Maria, e come tutte le
bionde fanciulle dal bel profilo veneto, da
gli occhi azzurri come il mare che vide le
galere della Serenissima, e che oggi applau
divano all’ Italia e si dicevano pronte ad
offrirsi volontarie.
— Volontaria? a che? ho domandato ad
una giovinetta esile e sottile, un po’malata.
E’ rimasta un momento perplessa, quasi
meravigliata dell’ inattesa domanda; poi, con
energia che mai più avrei creduto potesse
avere : a tutto ! a tutto ! anche a portare il
fucile; anche a morire. Viva S. Marco)
Sì, vive S. Marco ! Vive nei vostri cuori,
vive nella vostra fede, vive, e non invano,
su tutte le porte della vostra città, ove ha
vigilato il leone alato.
Perchè il nemico non ha osato atterrare
questi leoni minacciosi e memori? Qual
sacro terrore lo ha arrestato, esso che non
ebbe tenerezze perchè non ebbe mai cuore,
che non ebbe ricordi perchè calpestò la
storia, e che non, conobbe ritegno nella sua
sfrenata ambizione ?
Zara! Togli i tricolori, deponi i nastri
italiani, dì ai tuoi giovani che tolgano dal-
F occhiello la stella d’Italia, alle tue fan
ciulle che sciolgano i nastri della nostra
marina, abbatti i tuoi leoni alati, fa tacere
il chiacchierio festoso dei tuoi bimbi che
parlano veneto; nascondi tutto ciò che ti
mostra figlia d’Italia e non temere: sarai
italiana lo stesso ; son le tue vie, i tuoi edi
fici, il tuo sorriso, il tuo fare, la tua anima,
la tua vita, sei tu, tu, tu stessa, Zara, che
sei italiana! E’ fatale: tu sei d Italia!
Se vaniloqui di diplomatici, se nascosti
divisamenti, se chi è di te bramosa, se chi
nulla sa di te può dire altrimenti, non im
porta. Più forte d’ogni ignoranza, d ogni
cupidigia, d’ ogni destino avverso, tu, Zara,
sei d’Italia; fatalmente d’Italia!
Zara, 29 aprile 1919.
Quel caro signor Gauvain
Il signor Augusto Gauvain in uno dei so
liti articoli italofobi che „Le Journal de De
bats" da tempo compiacentemente accoglie,
inlesse l’elogio di Wilson il quale, avver-
sando il riconoscimento e la traduzione in
atto della Convenzione di Londra e misco
noscendo il diritto d’Italia su Fiume, appare
oag-i agli occhi nostri — e forse non sol
tanto nostri - il paladino dell imperialismo
jugoslavo ed il provocatore di una possibile
gravissima scissione interalleata.
Le argomentazioni del signor Gauvain
fanno il paio, per serietà e.buona fede. con
quelle dell’inglese Steed, vecchio —
nostro che si sbraccia da mesi, con
mezzi, leciti e illeciti, a svalutare le
rivendicazioni, a denigrarei la nostra politica
a tentare insomma di renderci invisi ai po
poli ed a chi ha il compito ed il dovere di
farci giustizia.
amico
tutti i
nostre
L’articolista del Debats afferma ad esem
pio che la nazione italiana reclama suoi dei
territori ai quali, prima della guerra, non
pensava neppure lontanamente, e si duole
che il nostro Governo abbia commesso „il
peccato mortale" df provocare o di alimen
tare, il funesto imperialismo che è oggi'.nel
la coscienza del paese.
Si tratta, come ognuno agevolmente com
prende, di una ridicola menzogna. Il popolo
d’Italia non ha voluto la guerra soltanto
per Trento e per Trieste; ma ne ha sen
tita la necessità anche per la Dalmazia e
per Fiume, abitate da genti non meno ita
liane dei fratelli istriani e trentini.
Il Patto d| Londra non contemplava è
vero Fiume ;? ma i nostri uomini di governo
che per un senso fcrse eccessivo di mode
razione ed in omaggio ai desideri della
Russia avevano' allora accettata la dolorosa
rinuncia, non potevano — dopo la debacle
rovinosa del colosso occidentale, dopo i
sacrifici enormi che da questa rovina ci fu
rono imposti, dopo la sollevazione sponta
nea della coscienza nazionale in prò del-
V annessione della città sorella, anche a ri
conoscimento del valore di quello sforzo
immane che fruttò a -noi ed agli alleati il
trionfo di Vittorio Veneto e la fine vitto
riosa della guerra — non potevano, ripe
tiamo, non rimettere sul tappeto la questio
ne di Fiume, di Fiume che proclamava spon
taneamente, col più grande dei plebisciti
wilsoniani, la propria volontà d’unione al-
V Italia. Ma il signor Gauvain, che è assai
tenero del Patto di Roma, non riconosce —
Wilson 11° — il Patto di Londra. Che cosa
è questo patto di Londra? si chiede. I
responsabili della politica dell’ Intesa lo han
no si, firmato; ma poiché non ne hanno
pubblicato ancora il testo, non si ha il do
vere di riconoscerlo e d’ osservarlo.
11 ragionamento fa semplicemente ridere.
Chi firmò il Patto di Londra, per conto
della Francia e dell’Inghilterra? Chi, se non
gente che aveva mandato ufficiale per ogni
atto politico di guerra? E perchè se la
Francia ha ottenuto ciò che per accordi
indubbiamente intervenuti fra gli alleati le
spettava, l’Italia dovrebbe rinunciare alla
soddisfazione del patio' che particolarmente
la riguardava e che reca pure le firme de
gli esponenti delle nazioni in unione alle
quali ha fraternamente combattuto ?
E non sono queste le sole maligne scioc
chezze che il signor Gauvain scrive in odio
nostro. Egli ci rimprovera di non "«ver di
chiarata subito la guerra alla Germania e
sopratutto d’ aver concluso con la Germania
quel famoso misteriosissimo trattato „circa
il trattamento dei rispettivi sudditi e delle
proprietà durante la guerra**, trattato tanto
misterioso che tutti sapevano a memoria, in
Italia ed all’ estero, e sul quale nessuno ha
mai scovato nulla da ridire.
Ma non continuiamo. Molte parole amare
potremmo dire al signor Gauvain, molte cose
potremmo ricordargli che forse darebbero
qualche po’ di fastidio a lui ed a tutti co
loro che come lui hanno una memoria labi
le ed un senso morale discutibile.
Crediamo però che non ne valga la pena.
Il popolo italiano attende serenamente, fi
dando nella fermezza e nella rettitudine di
coloro che lo rappresentano.
Orlando e Sonnino non firmeranno un
trattatto, che non sancisca i nostri diritti.
La Croazia sotto il giogo serbo
I particolari dell’ arresto di Radic
La „Reichspost" pubblica :
„Da quanto si può dedurre da una rela
zione da Zagabria, pare che là minacci bur
rasca. Si sente troppo il peso del giogo dei
serbi che trattano gli abitanti dell’ ex mo
narchia come gente vinta. — Questa esaspe
razione d’ animo raggiunse il sommo grado
in seguito all’ arresto di Radic. Quest’ uomo,
che con tutta 1’ energia si oppose alla do
minazione serba, si procacciò in tal modo
la simpatia delle masse. L’ ultimo tempo egli
non usciva mai se non accompagnato da
persone di fiducia. Però 14 giorni fa di
notte, il commissario governativo Trnski con
4 guardie penetrò nella sua abitazione e lo
invitò a seguirlo ; ma quando quello si ri
fiutò gli intimò V arresto. Le guardie non
vollero mettere le mani addosso a4 Radic.
Soldati serbi lo portarono alla prigione. La
notizia dell’ arresto di Radic, censurata, non
sarebbe stata appresa, dal pubblico. Però
sua moglie affisse un manifesto nel suo ne
gozio librario. Era il 24 marzo : fiera setti
manale. 1 contadini s’ammassavano d’ in
nanzi a quel manifesto e fremendo com
mentavano f arresto avvenuto. Si portarono
quindi sotto il palazzo del bano chiedendo
la liberazione del loro capo. Il bano non
ebbe il coraggio di proporre un tanto al
Governo centrai. Il giorno di poi si ripetè
la dimostrazione che prese una piega più
minacciosa, ma Radic è pur sempre incar
cerato. c. naturale quindi che V indignazione
popolare cresca di giorno in giorno. Ora
forti distaccamenti di serbi tentano di man
tenere 1’ ordine nei paesi e città. Noi non
vogliamo essere una colonia dei Karageor-
gevic, noi non vogliamo essere dominati dai
serbi! Tutto fuor che tante! 11 nostre tem-
peramento meridionale nel confusionismo degli
ultimi^tempi ci ha fatto dimenticare il sangue
croato sparso per la nostra difesa. Noi siamo
una nazione che tende verso V occidente e
non verso i Balcani ! Non vogliamo tollerare
questa comunità fittizia. Forse ci vorrà del
tempo per cancellare le conseguenze dolo
rose delle giornate di novembre, mai noi le
cancellarono ; perchè siamo un popolo trop
po fresco e forte per lasciarsi sopraffare !
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Conflitti nelle vie di Zagabria
Il „Der Rene Tay“ pubblica:
„Una grande massa di appartenenti al
partito dei republicani e dei contadini voleva
penetrare nelle carceri ove sono trattenuti
in arresto Radic, dott. Prebeg ed il cano-
nino Pazman per liberarli. D’ordine del bano
le truppe uscirono per impedire la libera
zione. Sorsero quindi dei conflitti sanguinosi
fra militari e borghesi, in cui furono contati
27 morti e oltre 100 feriti. Per il manteni
mento dell’ ordine, e poiché le truppe serbe
d’occupazione non sono fidate, furono in
viati a Zagabria nuovi trasporti di militari
francesi della forza di 300 uomini e 150
ufficiali".
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Protesta croata contro il dominio serbo
Si comunica da Lugano al „Wiener Tag-
blatt" : Alla Commissione Militare francese
a Zagabria è stata trasmessa una protesta
del partito dei contadini contro il dominio
arbitrario dei serbi nella Croazia, con la
preghiera di trasmettere l’atto alla Com
missione per la Pace a Parigi. Si chiede
che la Croazia rimanga indipendente e venga
subito evacuata dai serbi. La protesta enu
mera casi singoli di crudeltà commessi dai
militari serbi contro la popolazione croata
e pretende V erezione d5 una repubblica di
contadini croati indipendenti e la convoca
zione di una speciale assemblea nazionale
croata.
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Acerbe critiche slovene
al governo di Belgrado
Sono passati cinque mesi dacché gli ju
goslavi hanno raggiunto 1’ unità statale, ma
finora non c’ è da sperare in un proposito
consolidamento della compagine statale. Sor
gono antagonismi religiosi, nazionali, culturali
ed economici. Regna completa disillusione
specialmente fra gli sloveni che quanto mai
desideravano il distacco dai tedeschi. I so
cialisti sloveni che finora facevano parte
della coalizione governativa, hanno ritirato
il loro deputato dal Governo di Belgrado e
dal Governo locale della Slovenia ; poiché
non intendono cooperare al rinvigorimento
assolutistico verso cui propendono i deputati
borghesi e perciò indignati in seguito allo
inasprimento della censura ed al differimento
delle elezioni della costituente. Contempo
raneamente i giornali borghesi attaccano
violentemente il Governo (sebbene vi si tro
vino i loro capi, quale il presidente dei
ministri ed i ministri) ciò che fa apparire la
posizione del governo non troppo solida.
Così scrive lo „Slovenec" giornale che
prende le parti del presidente del Governo
per la Slavonia, dott. Preic. Tra altro:
„In seguito all’ incapacità del ministro del-
l’interno, ed iđ seguito alla mancanza di
buona volontà la situazione nella Croazia
diventa di giorno in giorno più insopportabile.
L’ odio tra i croati ed i serbi è quanto mai
acuto, la corruzione nell’ amministrazione e
nella vita economica s’ allarga come una
ferita marcita; sfiducia, malcontento ed il
saper le speranze disilluse s’ accumulano tra
la popolazione ; soltanto ciechi posson passare
innanzi a questi sintomi con calma. Ciò che
succede nella Bosnia-Erzegovina oggi non
può essere ancora noto, pure coloro che lo
devono sapere, dovrebbero essere sopra
pensiero, in seguito a questi avvenimenti.
Sembra pur troppo che non si sia intenzio
nati a voler venire alla ragione. Contro tutti
gli eventi non vi è che un mezzo : la prir
gione. A Sarajevo si è arrestato Vancas, a
Mostar 13 uomini politici, a Zagabria Radic
(capo del partito dei contadini croati). Bel
grado è distante e calma, non vi funzionano
nè il telefono, nè il servizio postale, nè le
ferrovie. Da noi invece funziona tutto ciò :
una buona còngiunzio^e è più pericolosa di
una mitragliatrice, È doloroso che a Belgrado
non si sappia tanto. Non si voglia scusarsi
dicendo che ciò è una conseguenza di una
agitazione nemica e del cattivo esempio che
ci offrono gli stati vicini. Da noi ci sono
abbastanza motivi per essere malcontenti.
Non soltanto perchè 1’ amministrazione cen
trale è cattiva ed incapace. Anche se fosse
inappuntabile, la popolazione di fronte ad
essa dovrebbe assumere un contegno del
tutto passivo. Poiché si domanda: da dove
il governo centrale, da dove il „parlamento",
da dove sono capitati questi governi locali
e chi li controlla ? Il popolo non ha mai
partecipato così poco al governo come oggi
che noi abbiamo uno stato proprio, che ha
per base la democrazia."
Lo „Slovenski Narod", il giornale princi
pale del partito democratico jugoslavo, con
danna l’introduzione del libero commercio,
da cui nel territorio sloveno, specialmente
a Lubiana, è causato un enorme rincaro.
L’ articolo termina '• „La nave corre tra Scilla
e Cariddi. Che i nostri circoli competenti
non tengano chiusi gli occhi, poiché può
accadere che la nostria navicella mentre i
nostri timonieri la vogliono salvare da Scilla,
venga ingoiata da Cariddi. I signori a Bel
grado dovrebbero spaziare con lo sguardo
oltre il loro campo di cavoli. Le nostre con
dizioni richiedono maggiore’chiaroveggenza.
Il nostro Regno è grande e vario ; non mi
surate dunque tutto alla stregua delle vostre
misure ! Non dimenticatevi che ora non più
il Danubio, la Drina, il Timok, ma le alpi
e l’Adriatico sono i confini."
A quanto pare i signori di Belgrado non
sono propensi a prendersi troppo a cuore
gli ammonimenti e i consigli degli sloveni.
Dalla Provincia
Da Arbe
Lavorìo nell’ ombra. Nel magazzino del
Municipio si rinvennero molte casse di mu
nizioni che furono nascoste dagli ex ammi
nistratori croati con la speranza di servirsene
un giorno contro gl’ Italiani.
All’ ufficio postale di Arbe il segreto
epistolare non viene rispettato.‘ c’ è una
impiegatessa venuta giù d’oltre il Velebit
che informa esattamente i capoccia croati
di tutte le notizie scritte e stampate dirette
agl’ Italiani di Arbe prima ancora che questi
ricevano dal fattorino la rispettiva corri
spondenza.
L’autorità di Arbe dovrebbe spiegare
maggior energia per evitare dei lagni —
molto giustificati — da parte della cittadi
nanza italiana.
Da Sebenico
„Italia o morte !" Oggi la cittadinanza di
Sebenico è venuta a conoscenza del mes
saggio dell’ onorevole Orlando in risposta
a quello di Wilson. Immediatamente per
spontanea deliberazione tutta la città si è
pavesata a festa con vessilli tricolori ; il po
polo tutto di ogni ceto, condizione, sesso
ed età è sceso per le vie gremite delia città
accompagnato dalle musiche e sventolando
il tricolore, il gonfalone di S. Marco e la
bandiera dei tre leopardi ; tutto il popolo si
è unito al corteo imponente, maestoso, inter
minabile, il quale ha percorso le vie della
città al suono di inni patriottici, accogliendo
con frenetiche ovazioni le truppe che giun
gevano dall’ Italia, mentre le campane suo
navano a stormo. 1 canti dei dimostranti •
le musiche davano alla città un aspetto so
lenne e grandioso.
Il corteo uscito verso le due del pome
riggio ha fatto un’ imponente manifestazione
presso la regia nave „Europa" al gover
natore vice-ammiraglio Millo. Indi è accorsa
alla banchina attendendo 1* arrivo dei sol
dati italiani i quali sono stati cosparsi di
fiori in un delirio di gioia e di fierezza in
descrivibile.
Il corteo verso le cinque pomeridiane si
è diretto verso la piazza del Duomo, tutta
gremita fino agli sbocchi delle vie, L’ avvo
cato Miagostovich dal poggiuolo della ve
neta Loggia del Consiglio ha tenuto un vi
brato, patriottico discorso, ricordando come
il venerato gonfalone di San Marco, che
nelle fortunose vicende della patria fu se
polto con le lagrime degli avi sotto gli
altari nostri, oggi è stato disseppellito per
volontà del popolo d’Italia e col sangue
dei suoi eroi, coperto dalla benedizione dei
figli redenti. Ha ricordato che con la stes
sa leale fierezza colla quale l’Italia è scesa
sui campi della gloria a tutela della giustizia
e della civiltà, mantenendo la fede agli ob
blighi assunti, riconsacra oggi i diritti della
nazione, che bugiarde idealogie e insidie
sleali volevano bistrattati e corrotti. Ha in
vitato quindi tutti i presenti a dichiarare,
con plebiscito unanime, la volontà incrolla
bile di queste terre latine di rimanere con
giunte alla patria grande, alla patria sola,
all’ Italia, sciògliendo il voto delle città so
relle: Italia o morte.
Il discorso, interrotto continuamente da
ovazioni interminabili, è stato accolte a
questo punto da un frenetico delirio e mi
gliaia di voci hanno ripetuto fra lagrime di
orgoglio e di commozione poderosamente,
vigorosamente, entusiasticamente il giura
mento solenne Italia o morte.
Da Spalato
Penetrazione americana. Ornai non è
più un segreto che i nord-americani inten
dono di attuare nella Dalmazia meridionale
un’ intensa penetrazione commerciale. Lo
provano i numerosi acquisti di fondi • i
progetti di aziende e di stabilimenti che si
stanno concretando.
I signori jugoslavi, frementi di sdegno per
ogni iniziativa benefica degli Italiani, i soli
che potrebbero dar vita a brillanti imprese
industriali e ad importantissimi traffici com
merciali nella Dalmazia meridionale, distante
poche ore dalla sponda d’Italia, i signori
jugoslavi si vedranno messi cosi sotto la
tutela commerciale dell’ America.
:
Anno 2. - N. 40
LA VOCE DALMATICA
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Un numero centesimi 30 di corona
Uo in 8 pti ì'annBssiane
L’indirizzo patriottico di Arbe
li popolo' di Arbe, mentre si decidono le
sue sorti, a mezzo del Fascio Nazionale, del
fascio Femminile c^del Circolo Italiano’ ha
p^;viato aliò LL. Eccellenze V. E. Orlando e
l o. Sonnino il seguente angoscioso appello:
„Nell’ ora di angosciosa incertezza, in cub
prescindendo da assurde ideologie, si tenta
in buona e in mala fede di privare l’Italia
del fruttq della vittoria togliendole quanto
le è sacro ed indispensabile, il popolo di
Arbe, uno e compatto, come quando com
batteva contro i predoni slavi, alto leva per
l’ultima volta il grido della sua irriducibile
volontà perchè i fati della Patria si com
piano tutti ed Arbe dopo un secolo di ob
brobrioso servaggio sia ridata all’Italia.
Nata e cresciuta sotto gli auspici di Ro
ma, fiorita nella sua indipendenza all’ombra
dèi rossi gonfaloni della Serenissima, invano
tentarono despotiche arti falsarne il carat
tere tutto latino. Le sue mura e le sue torri,
i suoi cento palazzi stemmati, le sue mille
sorgenti e le vaste pinete cantano con la
loro bellezza la bellezza d’Italia, ed Arbe,
bella come quando accolse il doge Pietro
Tradonico, con i soldati d’Italia dentro 1<?
sue mura e il tricolore piantato sul Palazzo
del Conte, attende come donzella che vada
a nozze gli ’ sponsali con la Patria sua
grande.
A Vostra Eccellenza che nel consesso di
Parigi a ignobili tentativi di patteggiamento
contrappose il sacrosanto diritto della nazione
vittoriosa, i cittadini di Arbe lanciano il
supremo appello perchè quella che fu la
figlia più caramente diletta di Venezia non
sia data in preda alla selvaggia ugna croata
usa a dilaniare senza pietà.
Per le ceneri dei nostri morti che non
son morti, per il pianto delle nostre donne
che non è pianto, per il lutto delle nostre
madri che non è lutto, se diventa reale per
noi il sogno pel quale combattemmo g sof
frimmo, noi Vi preghiamo di non abbando
narci e ancora una volta lanciamo a Voi e
al popolo d’Italia tutto il grido che nei
secoli tante volte suonò oltre il mare : „Li
berateci dai nostri predoni; liberateci dai
croati !"
Arbe, 29 aprile 1919.
< La Presidenza del Fascio Nazionale: Doimo
• Lauro Galzigna, Giorgio Palcich, Enrico
Macaus.
La Presidenza del Fascio Femminile: Anna
Usmiani, Albina de Grazio, Maria Prinzi.
Il Consiglio direttivo del Circolo Italiano :
Alessandro Rubcich, Antonio Sbisà, Pier
Garibaldi Galzigna, Giovanni Lemesich".
Un appello đisli Miti l’Italia
La sezione romana dell’ „Associazione fra
gli Arditi d’Italia" ha pubblicato il seguente
appello :
Romani 1 Compagni d’ Arme !
Dopo ayer tutto dato, con purezza e abne
gazioni sublimi, alla causa della civiltà, noi
ì generosi, noi i gentilissimi, noi gli idealisti,
che abbiamo stupito il mondo con la luce
del nostro eroismo, ecco che siamo ora bru
talmente frodati nell’ adempimento dei patti
d’ alleanza.
Ma PItalia, se è povera di materie prime,
è ricca di volontà e di energie produttive,
e non si lascerà ricattare impunemente.
Se isolati ci vogliono, noi accettiamo con
fierezza l’isolamento. E dichiariamo che è
tempo di abbandonare ogni scrupolo, ogni
pernicioso idealismo, ogni morboso senti
mentalismo (che si traducono in denaro so
nante nelle case straniere) per occuparci
esclusivamente del nostro interesse e del
nostro avvenire di grande Nazione.
Cittadini! Combattenti!
Nessuno potrà giuocare un popolo di la
voratori intelligenti, se questo popolo di
mostrerà di essere tutto unito e pronto ad
ogni lotta per il suo diritto.
Sospendiamo per ora le lotte dei Partiti,
e stringiamoci intorno ad un solo vessillo,
in nome di quella Italia per cui abbiamo
sopportati quaranta mesi di trincea.
Serratevi intorno a noi che abbiamo giu
rato di lottare con, feroce ostinazione fino
all’ultimo. i--tr i * •
Inscrivetevi in massa alle liste di volontari,
pronti ad ogni eventualità, per la fortuna
d’Italia!
----------——<$>--$■'----------
Dimostrazioni nella Venezia ISioiia
Tutta la Venezia Giulia è insorta a pro
testare contro l’illogico e ingiusto compor
tamento di Wilson plaudendo entusiastica
mente all’ energico atteggiamento dei beri
difensori dei nostri diritti a' Parigi, in tu i
i paesi sono avvenute entusiastiche mani
festazioni di solidarietà. Si tennero comizi
e cortei a Baie dove parlarono il Sindaco
e vari studenti. Identiche manifestazioni av
vennero a Umago, Verteneglio, Crisignano,
Capelvenere, Cittanova <P Istria, Grado. . A
Pinguente tutta la cittadinanza adunatasi a-
Per le inserzioni’rivolgersi all’Amministrazione
— — — Pagamento anticipato — — —
ì
Davanti ad fn magnifico quadro, rappre
sentante la piazza San Marco con la chiesa,
venne allestito ,1* altare, sotto il quale venne
posto il cofano’ che contiene la bandiera di
combattimento.]
La messa, a|ja quale, oltre agli invitati,
assistette tutto« P equipaggio, venne solen
nemente celebrata dal cappellano di bordo
Reverendo Domenico D*Agostino, il quale
dopo il Vangelo tessè con belle parole e
spirito patriottico il panegirico del Santo.
— Durante la messa suonò V orchestra' e il
cappellano militare, rev. Gardelia, in posses
so di una limpida é pastosa voce tenorile,
cantò con molto sentimento ed espressione
Fave Maria deLGounod.
Terminata la 'messa la Banda militare del
15° Fanteria eseguì egregiamente il maestoso
inno della navt, accompagnato dal canto
dei presenti, paiole di Ettore Gallo e mu
sica del M.o Selvaggio. Eccolo :
Inno della l&gia Nave „San Marco"
CUSTOS Vel Ultor
Custode od ultdre, di avito diritto
D’un’ itala gentè, qui d’Adria sul mar,
Ancora il tuo nóme, temuto ed invitto,
Risuoni, o San Marco, dal Lido al Quarnar.
Ne’ golfi muniti, su costa ferrigna,
Ov’ieri dei padri rifulse il valor,
Rifulgan domani, ne 1’ ora sanguigna,
De’ memori figliala possa e il cor.
Rifulgano e anfora la prode latine
Trascorran vittriri per noto sentier :
Su terre francate si compiano alfine
Le sorti d’Italia^ di Dante il pensier.
Poi il Comandante della nave il Cap. di
Vascello sig. Sorrentino presentò agli ospiti
il comandante Roggeri, un eroe della guer
ra, il quale salutato da una lunga ovazione
pronunciò un vibratissimo, patriottico e denso
discorso.
Uno scroscio applausi e una grande
ovazione accoglie le fiere parole del prode
comandante.
Quindi la musica eseguì V inno alla Ma
rina e gli inni nazionali fra gli evviva a San
Marco e vivissime ovazioni.
Così ebbe fine, la cerimonia religiosa della
mattina.
Nel pomeriggi^ ebbero luogo le regate a
vela, ma mancò jil vento e ciò nonostante
riuscii <mo itbbasì
gli invitati si recarono a bordo per il rice
vimento danzante che riuscì uno splendore.
La poppa della nave venne trasformata
per P occasione in un* elegantissima sala da
ballo.
L'illusionista cav. Lunardi eseguì alcuni
dei suoi meravigliosi giuochi di prestigio
fra lo stupore degli astanti e si meritò i
calorosi applausi che gli vennero tributati.
Secondo il, programma s’intrecciarono le
danze, che, accompagnate da un’ eccèllente
orchestra, si svolsero piene di brio e di
animazione fino all’ ammainata della ban
diera.
Alle 7 e 50 precise venne ammainata la
bandiera di combattimento assieme al gonfa
lone di San Marco al suono della marcia
reale dopo la quale la banda suonò gli inni
patriottici compreso quello di „San Marco"
accompagnati dal canto dei presenti fra ac
clamazioni vivissime. Durante la festa venne
offerto un lauto rinfresco.
La splendida e riuscita festa, alla quale
prese parte S. E. il Governatore Millo con
lo Stato maggiore, si protrasse fino alle
20, lasciando in quanti vi intervennero la
più gradita impressione, sìa per l’animazione
e il brio, ehe per la grazia, cortesia e gen
tilezza veramente squisita dèi nostri ufficiali,
che alle belle doti di uomini e di soldati
accoppiano quelle di gentiluomini perfetti.
Telegrammi inviati a. Venezia. In occa
sione della lesta di San Marco S. E. il
Governatore ha così telegrafato al Sindaco
di Venezia: „Oggi, mentre la nave „San
Marco" festeggia in queste acque di Sebe
nico il nome del Santo Patrono, il pensiero
di tutti noi Italiani si volge a Venezia e dai
ricordi del passato trae sicura fede per
P avvenire".
A questo patriottico saluto il conte Gri
mani ha risposto col seguente telegramma :
„Ringrazio vivamente V. E., esempio mira
bile di ardimento e virtù marinare pel gen
tile messaggio inviatomi in un giorno di
solenni e patriottici ricordi da codesti lidi
cari all* Italia e rivolgo memore pensiero
alla gloriosa nave „San Marco" affermante
con la sua presenza nelle acque dalmate i
sacri diritti della Patria Italiana.
„Sindaco Conte Grimani. Venezia. Sebe
nico che nei monumenti ricorda il dominio
della Serenissima e che per le storiche tra
dizioni perenne affetto legava al gonfalone
di San Marco, nell’ odierna ricorrenza invia
a Venezia sorella affettuoso fraterno saluto
e fervido augurio. — Pel Fascio Nazionale,
deputato Pini".
„Associazione San Marco. Venezia, li
fiammante gonfalone della Dominante che
riconosce la sua costa ferrugina segnata in
eterno col segno indelebile di San Marco
ci è di pegno nelF attesa che siano compiuti
i .giusti confini d’Italia. Fascio Giova
nile. -—Sebenico.
comizio vibrante di entusiasmo dopo un
conciso e nobile discorso del capitano Co-
mandmi ha votato per acclamazione un fer
vido ordine, del giorno.
A Capodistria è stato affisso un mani-
es o invitante tutti, senza distinzione di
partito e di classe, ad unirsi intorno ai no
stri delegati perchè unanime la città di Na-
zano Sauro ripeta la sua fe.de nei destini
d Italia, Le campane del palazzo Pretorio
dopo parecchi lustri di silenzio chiamarono
a raccolta i cittadini. Una folla enorme si
racco se nella Piazza del Duomo. Avevanó
a erito tutti i partiti e tutte le Associazioni,
il poeta Giovanni Quarantotto arringò il po
polo rievocando le vittorie d’Italia, i diritti
secolari della Nazione su Fiume e la Dal
mazia. Fra unanimi acclamazioni e immenso
entusiasmo .fu approvato il seguente ordine
el giorno : „Il popolo di Capodistria rac
coltosi concorde a.plenario comìzio pubblico
mentre approva il risoluto contegno dei
plenipotenziari nazionali si fa anch’ esso mal
levadore in faccia al mondo del buon di
ritto dei fratelli fiumani e dàlmati e chiede
al Governo Nazionale che questo diritto sia
fatto trionfare ad ogni costo?’
. Furono inviati moltissimi telegrammi. Le
dimostrazioni in tutta la provincia continuano.
--—-
Il comizio a Parenzo
Nella piazza Vittorio Emanuele si è tenuto
un affollatissimo comizio di protesta contro
il voltafaccia di Wilson. Parlò per primo il
sindaco Sbisà portando a nome del comune
il plauso al fiero atteggiamento dei nostri
delegati. Il dottor Voltolina trascinò la folla
con un discorso convincente ad una entu
siastica ovazione a Fiume e alla Dalmazia.
Parlarono ancora due operai incitando il
popolo ad essere pienamente italiano e ad
avere fede, in questa tragica ora che l’Italia
attraversa, nel Governo.
Fu acclamata il seguente ordine del gior
no: „Il popolo di Parenzo, d’Istria adunato
in solenne comizio sorto con un’ anima *sola
a difesa dei sacri, imprescrittibili, eterni
diritti della nazione, indignato contro 1’ atto
individuale del Presidente Wilson certamente
non condiviso dal saggio civile popolo Ame
ricano, assertore ed adoratore della libertà,
riafferma con unanime consenso iL diritto.,
d’itali» su Fiume italianissima’e ì& Dalmazia
romana, Veneta, Italiana, dolorante e straziata
ancora da obbrobrioso servaggio, stigma
tizza inaudita intromissione straniera nelle
cose interne dell’ Italia ; unisce il proprio
grido di indignazione a quello del sano,
patriottico, vigile popolo d’Italia ; plaude
all’ energico atteggiamento della delegazione
nostra traendo sicuro auspicio prossima in
tegrale consacrazione diritto nazionale". Do
po di che si formò un grandioso corteo che .
attraversò la città al canto degli inni na
zionali. „
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Dalla Provincia
Da Bencovaz.
Festa patriottica. L’ altro ieri sull’ imbru
nire partivano da Porta Terraferma due
„camions", gremiti di signori e signore che
si recavano alla festa dì ballo, offerta dagli
ufficiali del distaccamento di Bencovaz. Al
legro fu il tragitto notturno e festosa e
gentile l’accoglienza nel simpatico paese.,
Ben presto le coppie danzanti riempirono
la bella sala del circolo, riccamente e ge
nialmente ornata con fiori e illuminazione
veneziana. Al tocco circa parlò il farmacista
sig. Ruggeri, esprimendo il plauso e la
gratitudine verso i nostri delegati e chie
dendo alla grande Patria l’adempimento
del nostro voto più caldo : 1 annessione.
Calorosi applausi interrompevano l’oratore,
mentre grida di „Evviva la Dalmazia ita
liana" e „Vogliamo l’immediata annessione *,
insieme al canto degl’ inni nazionali, echeg
giavano ancora una Volta, invocanti dalla
nazione, e dal mondo tutto, l’adempimento
dei voti secolari.
Le danze si protrassero fino alle quattro
del mattino e ai primi albori l’allegra comi
tiva ritornava a Zara, serbando grato ricor
do e vivo desiderio della bella Bericoyaz
italianissima.____ _____
Da Sebenico
La festa di San Marco a Sebenico. Gli
ufficiali e i marinai della R. Nave „San
Marco" vollero solennemente festeggiare a
ricorrenza del Santo Patrono, del quale la
nave porta il nome ; epperò il signor co
mandante ed i signori ufficiali furono cosi
cortesi d’invitare a partecipare alla festa
numerose famiglie italiane.
Alle 9 le imbarcazionr si scostarono
dalla banchina con gli invitati.
Alle 10 precise a bordo della nave, dato
il segnale, venne issata la bandiera di combat»
timento, dono delle signore veneziane, al
suono dell’inno reale. Contemporaneamente
all’ albero di trinchetto venne issato il
gagliardetto del Leone alato fra entusiasti
che acclamazioni dei presenti. ,
La nave venne tutta quanta addobbata
con bandiere e palmi»».
Conte Grimani. — Sindaco. Venezia. Alla
città marinara e materna venga il saluto di
questa sezione forte di ben mille soci della
Lega Navale Italiana, nel dì vittorioso del-
l’Evangelista che invidiato sostenne per
secoli il segreto dell’ alta e schietta italianità
dalmatica, riassumente tradizioni idee aspi
razioni e martirio. — Presidente Ruggeri.
Riapertura della Biblioteca popolare ita
liana. Giovedì 24 corr. venne riaperta la
Biblioteca popolare italiana. — La biblioteca
è aperta ogni giorno — ad eccezione delie
domeniche e delle feste intermedie — alter
nativamente : un giorno dalle 11—12 fai
mattino un altra, dalle 7—8 di sera.
Le tessere d’abbonamento si prelevano
nelle ore sopraindicate. .
Dono al Fascio Giovanile. L’Associazio
ne „San Marco" di Venezia ha mandato in
dono al „Fascio Giovanile" di Sebenico un
magnifico gonfalone? di San Marco, per il
quale la direzione invia i più sentiti ringra
ziamenti.
Da Pago
Natale di Roma. Nellà ricorrenza del
Natale di Roma, il Municìpio e il Comando
del Presidio inviarono un dispaccio all’alma
Mater Roma, al quale il sindaco don Prospero
Colonna rispose, ringraziando vivamente pel
gentile gratissimo messaggio.
Fidanzamento. Giorni or sono si svolse
un gentile avvenimento : il fidanzamento
dell’ avvenente signorina Lena Raccamarich
col giovine guardia marina della R. M. sig.
La Penna di Monopoli.
Presenti gl’intimi di famiglia, il capo del
giudizio cons. dott. Testa, il medico del
presidio dott. Paolo Bosio e il commissario
R. Avv. Pompeo Allacevich, il comandante
del Presidio a nome della famiglia del fi
danzato fece la richiesta ufficiale della mano
della gentil signorina. Durante il rinfresco
offerto dalla famiglia lo stesso comandante
presentò a nome di tutto il presidio i più
fervidi auguri agli sposi, cui vennero pre
sentati parecchi mazzi di fiori.
E con una gita terminò la bella festa
familiare..
Per San Marco» Nel giorno della festa
-'idi. -San Pago- i-avte— lì Ui—
legrammà al sindaco di Venezia ; „Come un
di gli avi, festeggia oggi questa redenta
popolazione l’Evangelista protettore, segna
colo di fede nei destini della Patria.
Il Sindaco Conte Grimani rispose: „Saluto
augurale cotesto Confarne e comandante
presidio* militare giungemi particolarmente
gradito nel giorno di San Marco in cui Ve
nezia con la rievocazione del glorioso pas
sato ritempra la sua fede. — Sindaco Grimani.
27 aprile 1859. In occasione del 60,o
anniversario della seconda fuga del granduca
Leopoldo II. da Firenze, la qual ricorrenza
è sempre festeggiata da quella città sorella,
venne dal Municipio e dai Comando del
Presidio inviato un dispaccio al Municipio
di Firenze.
L’adunata commemorativa dello sbarco
delle truppe liberatrici. Domenica la cit
tadinanza si recò alle 11 in corteo a Riva
Vecchia, sostando alla banchina, ove sei
mesi mesi or sono — il benedetto giorno
del 4 novembre 1918 — approdarono le
prime truppe italiane liberatrici con la glo
riosa Torpediniera 55, considerata dagli za-
ratini come P'altare della Patria.
Veramente la cerimonia commemoratrice
avrebbe dovuto riuscir più solenne. Era pro
gettata sulla banchina P erezione di un al
tare, sul quale doveva essere celebrata una
messa ; la riva stessa avrebbe dovuto essere
addobbata a festa. Ma il tempo, più inver
nale che primaverile, impedì 1’ erezione del-
P altare e P addobbo.
Tuttavia il popolo accorse numeroso con
le bandiere delle varie associazioni cittadine
e la Banda del Ricreatorio, a rinnovare una
solenne manifestazione d’italianità.
L’ on. Krekich pronunciò un discorso vi
brante di patriottismo, che esaltò P animo
della folla. Egli ricordò il 4 novembre del
1918, quando il popolo nostro genuflesso
accolse la nave che recava i fratelli libera
tori, rilevando che, a sei mesi di distanza,
Zara rinnovava idealmente il rito e riaffer
mava P atto solenne che P ha legata indis
solubilmente alla grande Patria italiana.
,,L’ atto odierno — egli disse — corona de
gnamente le manifestazioni svoltesi pur ora
nella Penisola per proclamare la^ decisa vo
lontà del popolo italiano che queste terre
siano per sempre riunite all’ Italia. Esso h^
parlato come si addice ad un popolo co^
sciente del suo buon diritto, del suo valore
e dena sua potenza; e gli uomini, che reg
gono i destini d’Italia, devono essere osse
quienti al suo volere. Nessuna soluzione del
problema adriatico è possibile all’ infuori
dell’ annessione all’ Italia di queste terre, che
furono già di Roma e dì Venezia. Ogni al
tra soluzione, affacciata dai nemici d’Italia,
deve rigettarsi con indignazione".
Zara, 6 maggio 1919
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografìa SchSnfeld.
E, ad avvalorare ancora una volta P in
crollabile volere del popolo di Zara, pro
pose P invio al presidente dei * ministri di
questo telegramma:
„Eccellenza Vittorio Emanuele Orlando,
presidente del consiglio dei ministri Roma.
Il popolo di Zara, raccolto tutto sul posto
ove approdò la prima nave liberatrice, a
festeggiare con solenne rito patriottico il
compiersi del sesto mese del suo riscatto,
afferma ancora una volta, fra delirio di en
tusiasmo, la sua inflessibile volontà di es
sere per sempre annesso all’ Italia, depre
cando le soluzioni ibride affacciate da parte
avversaria con subdole intenzioni, che feri
rebbero un popolo fiero di venti secoli di
non interrotta civiltà latino-veneziana."
Dopo la lettura del telegramma, che, co
me il discorso, venne accolto da entusiastici
applausi, l’on. Krekich propose che il po
polo si recasse al Comune per pregare il
Sindaco di trasmettere subito il telegramma
all’ on. Orlando.
L’ imponente corteo, preceduto dalla Ban
da del Ricreàtorio, si recò per Calle Le
panto e Calle Larga, imbandierate a festa,
in Piazza del Plebiscito, ove si rinnovarono
le dimostrazioni, fervide di canti e di evviva.
Al balcone del Comune, chiamato dalle
ovazioni della folla, si presentò il nostro
Sindaco, con P on. Pini e il dott. Cace di
Sebenico, i quali vennero fatti segno ancji’es-
si ad un lungo applauso, significante la più
schietta e fraterna simpatia.
Il Sindaco fece plauso all’ atto sacro e
solenne compiuto dal popolo di Zara, tale
da riaffermare ancora una volta P incrolla
bile sua volontà di essere riunito per sempre
alla Patria. E con calda parola rinsaldò nel
popolo la fede nell’avvenire radiose della
nòstra patria, glorificando 1* Italia.
Una interminabile ovazione accolse le pa
role del Sindaco.
Lon. Pini, con accento commosso, rin
graziò la cittadinanza per la bella dimostra
zione1'di simpatia, la quale, più che alla sua
persona, intendeva diretta alla sua Sebenico;
accennò a Zara, antesignana e solidale uel-
P opera di redenzione per le alte beneme
renze patriottiche del dott. Ziliotto; ricordò
P italianità di Sebenico, la quale, in ispecie
nella festa del primo maggio, ha attestato
nel modo più eloquente il suo carattere
n&M.ione4c., af«landò COSÌ k: bugiarde asser
zioni avversarie, che sostenevano essere
soltanto diciasette gli Italiani di Sebenico.
E chiuse il suo dire, bene augurando a Za
ra e alla Dalmazia tutta, salutato da una
calorosissima ovazione.
Al suono della Marcia Reale, eseguita dal
la Banda del Ricreatorio, ed ascoltata a ca
po scoperto, e in mezzo allo sventolio delle
bandiere, la bella ed ordinata manifestazione
ebbe termine.
I volontari dalmati hanno spedito il 4
corr. il seguente telegramma a S. E. P on.
Orlando.
„I volontari di Dalmazia, quelli che con
Sicura fede e con profondo amore parteci
parono a tutta la guerra salita, e quelli che
a migliaia si apprestano a difendere il suolo
inviolabile della Patria, di fronte all’ insano
tentativo da parte di amici e nemici di
strappare all’ Italia vittoriosa il frutto del
suo martirio e della sua gloria, incrollabil
mente riaffermano la volontà della Dalmazia
tutta di essere annessa alla Madre Patria,
si dichiarano pronti a riprendere le armi al
grido di „Italia o morte" contro chiunque
tentasse di offendere la memoria di Francesco
Rismondo e di tutti i nostri martiri ed eroi
caduti per la vera unità della Patria".
Fiori <P arancio. E’ ritornato ieri il co
mandante Felice de Boccard con la sua
gentile sposa, contessa Maria Santucci di
Roma.
L’ affetto sentito da tutti gli Zaratini per
il comandante de Boccard, che fu il libe
ratore di Zara e resse le sorti della città in
momenti difficili, è così grande che ci sen
tiamo sodisfatti di riaverlo stabilmente fra
noi con la sua distinta signora.
Alla coppia gentile le nostre più cordiali
e sincere felicitazioni.
La brutta avventura toccata ad un Sin
daco. U Sindaco di Stretto, P egregio signor
Francesco Salamu n, si recò giorni sono can -
didamente a Spalato per assistere, in qualità
di testimonio, alle nozze del dott. Edoardo
de Denaro* di Stretto con la signorina Ester
de Draganich-Veranzio.
Con lui, si era recato a Spalato anche il
signor Girolamo Óbratov, pure di Stretto,
e anch’esso come testimonio alle nozze.
1 signori de Demaro, Salamun ed Obratov,
passando per le vie della città, si videro
bensì fatti segno alle torve occhiate di quel
Petito, che, vecchio arnese delli polizia au
striaca, la Jugoslavia ha voluto rimettere a
nuovo nel proprio servizio, ma non ci ba
darono più che tanto.
Senonchè, compiuto il rito nuziale, ecco
il Petito stesso presentarsi ai tre signori di
Stretto ed intimar loro, senz’ altro, P arresto.
E i tre vennero subito tradotti alle car
ceri criminali e tenuti in arresto.
Si può facilmente immaginare in quale stato
d’animo : il dott, de Denaro tolto. brusca
mente al rito nuziale ; gli altri due, onesti ed
Per 1* anniversario. Questa sera per com
memorare il quarto anniversario dell’ inter
vento dell’ Italia nella grande guerra di
redenzione il nostro concittadino, prof. Nino
Fattovich, parlerà alle 19.45 al Teatro Verdi.
** *
Alle 18.45 la Banda Municipale darà, per
la stessa occasione, un concerto in Piazza
Delauranna.
L’anniversario commemorato al Liceo.
Al nostro Ginnasio-Liceo si tenne una de
gna e austera commemorazione del quarto
anniversario della grande decisione italiana.
Dinanzi agli alunni, presente pure tutto il
collegio dei professori, parlò degnamente e
con parola calda di patriottici sensi V inse-
6nanfe di storia prof. Rodolfo Inchiostri.'opo aver rilevato che si compiva nella se
renità della scuola un rito di fede, di amo
re e di gratitudine verso quelle migliaia di
cittadini soldati, che caddero lacerati dal
ferro e dalla mitraglia per testimoniare che
non è morte il morir per la patria, ma as
sunzione al cielo degli eroi, il prof. Inchio
stri eccitò i giovani a meritarsi con 1’ opera
l’olocausto di tante vite, il frutto di quel
gesto meraviglioso di popolo, onde l’Italia
affrontava una lunga agonia di stenti e di
privazioni per impedire il servaggio di altri
popoli e togliere al martirio i fratelli op
pressi dal duro giogo straniero.
Sacra data è 1’ odierna — disse 1’ oratore
— per tutta la famiglia italiana, ma dop
piamente sacra per noi, che vedemmo da
Duella decisione realizzato il più bel sogno ella nostra vita, il sospiro dei nostri pa
dri, ehe ora possono riposare tranquilli nei
loro sepolcri ; ma sacra dovrebbe essere la
data odierna a tutto il mondo civile, che
dal magnanimo gesto d’Italia è stato sal
vato e ricondotto alle ragioni della vita.
L’egregio insegnante fece quindi una
chiara sintesi delle cause che determinarono
il popolo italiano a scendere in guerra al
fianco degli alleati e lumeggiò sommaria
mente le vicende dell’ epica impresa fino al
giorno radioso della vittoria, che vide fran
tumata per sempre la rapace ingordigia
della casa d’Absburgo e crollato l’assurdo
organismo statale della monarchia. E ricor
dato il napoleonico bolettino di guerra di
Diaz del 4 novembre, conchiudeva : „Il gior
no stesso si firmava l’armistizio implorato
dall’ Austria e le truppe italiane, fra il giu
bilo inenarrabile della popolazione, entrava
no in Trento e Trieste, mentre una piccola
nave d’Italia, con alcune decine di fanti e
marinai, rifaceva i solchi, che navigò domi
natore il fato di Roma, il solco su cui Ve
nezia legò a sè schiavo 1’ oriente, per fer
marsi, o giovani, sotto i vostri occhi presso
Porta Marina. Non più il singhiozzo nei no
stri petti, non più 1’ umiliazione sulla nostra
fronte, o giovani; l’ha detto il Poeta della
Patria: „la nostra liberazione sarà la vostra".
Sarà un solo impeto e un solo compito,
sarà una sola giustizia e una sola vittoria".
Viva l’Italia !
La chiusa inspirata fu accolta da generali
acclamazioni all’Italia e al Re, cnn cui ìa
semplice, ma eloquente cerimonia scolastica
ebbe termine.
Commemorazione patriottica all’istituto
tecnico. La ricorrenza del 4.o anniversario
dell’ entrata in guerra dell’ Italia è stata so-
fennemente commemorata dinanzi ad inse
gnamenti ed allievi, dopo brevi, felici parole
del preside prof. Nardelli, dal prof. Attilio
Alesani, insegnante di storia.
Egli, con profondità di pensiero, ed ele
ganza di forma, ricercando la genesi del
grane avvenimento in tutta ìa nostra tradi
zione nazionale, seppe con appassionata
eloquenza metterne in luce tutto l’immenso
valore e l’altissimo significato morale, in
fiammando potentemente incori d’amore per
la Patria, e ricordando opportunamente
1’ opera di G. D’Annunzio, il primo soldato
e il primo mutilato d’Italia.
Quando il prof. Alesani ebbe finito, scop
piò un lunghissimo frenetico applauso di
ammirazione e di consentimento. L’aula
severa echeggiò di grida entusiastiche al-
l’Italia e alla Dalmazia tutta italiana; infine,
simpaticamente spontaneo, da duecento boc
che sgorgò fremente 1’ Inno di Mameli.
S. E. il Governatore a Borgo Erizzo. Ci
scrivono: „Desideriamo di rilevare, che S.
E. 1’ ammiraglio Millo lunedì scorso, durante
il suo breve soggiorno a Zara, onorò di una
sua visita anche il nostro sobborgo, che in
segno di giubilo era largamente imbadie-
rato. Accompagnato dal magg. generale
Squillace e da un numeroso seguito di uf
ficiali, il Governatore visitò da prima gli
accantonamenti di truppa, poi la scuola
della Lega Nazionale, dove si trattenne a
lungo col dirigente, maestro Giuseppe Duca,
informandosi minutamente e con vivo inte
resse sull’andamento della scuola. In tale
occasione S. E. manifestò tutto il suo com
piacimento perchè ai ragazzi delle borgate
s’impartiva anche l’insegnamento della lingua
albanese, Ossequiato dalla popolazione che
acclamava all’ Italia, fece quindi ritorno in
città".
Una visita alle scuole medie. D’incarico
del Comando Supremo la scorsa settimana
il prof. Alberto Alberti, già preside del
Liceo di Bologna e ora chiamato a dirigere
il Liceo di Rovereto nel Trentino, visitò mi
nutamente le nostre scuole secondarie, per
studiarne il funzionamento dei programmi,
e rilevarne i bisogni più urgenti delle col
lezioni scientifiche e delle biblioteche.
Prima di partire martedì mattina raccolse
nell’ aula del ginnasio-liceo gli scolari, e ri
volse ai giovani ispirate parole di fede nel-
V avvenire della scuola, che è destinata a
rifiorire in un nonriontano avvenire per le
amorevoli cure dell’ Italia, fatta più grande
e più cosciente dalla guerra. E certo gli
scolari, il cui vivo sentimento patriottico
aveva destato in lui la più alta ammirazione,
a dimostrare il loro affetto alla patria con
10 studio amoroso e intenso della bella e
dolce lingua d’Italia e del pensiero dei grandi,
che con le opere immortali del loro ingegno,
resero la patria grande e invidiata al mondo
civile. L’Italia ha bisogno dell’ opera dei
giovani e sa di poter contare sopra la gio
ventù studiosa delle terre redente. Consiglia
gli alunni ad appoggiare l’opera altamente
patriottica fondata e diretta nella penisola
dal Cozzano, che tende a riunire in un fascio
tutte le forze vive degli studenti e a edu
carle all’ amore verso la patria. Infine, coi
segni della più viva commozione, si congedò
dai giovani, assicurandoli che egli ricorderà
a tutti i suoi studenti da che forte senti
mento di devozione all’ Italia siano animati
gli alunni delle scuole secondarie di Zara e
provvederà, per quanto dipende dall’ opera
sua, che le scuole di Zara, rinnovando i
programmi, siano messe presto in condizione
di dare ottimi frutti.
L’egregio uomo fu vivamente acclamato
dai giovani e nell’aula dell’istituto echeggiò
11 grido di „Viva l’Italia".
Il convegno adriatico. L’annunzio che il
29 di questo mese a Venezia inizierà i propri
lavori ii Convegno Adriatico e questi sa
ranno seguiti nei giorni di poi a Trieste,
Fiume e Zara è stato dovunque accolto con
sincero entusiasmo, tanto che si spiega come
siano senza altro pervenute al Comitato or
dinatore le più autorevoli entusiastiche ade
sioni ; da quelle del Presidente del Consiglio
dei Ministri a quelle del Sindaco di Roma;
da quelle della Camera di Commercio di
Milano a quelle di molti deputati e senatori.
L’importanza delle questioni che fanno
parte del programma e la significazione del
Convegno stesso, nell’ ora attuale, sono ìe
garanzie migliori dell’ esito che si può rite
nere fin da ora assicurato.
I quesiti all’ ordine del giorno sono della
più alta importanza e si possono raggrup
pare nei seguenti quattordici importanti
gruppi : Navi e cantieri — Porti Adriatici
— Navigazione mterna, fluviale e lagunare
— Linee adriatiche di navigazione marit
tima — Emigrazione — Tariffe, noli, sov
venzioni — Espansione dei traffici — Accessi
e sbocchi ferroviari adriatico orientali — Co
municazioni aeree — Valorizzazione delle
zone adriatiche — L'Adriatico e la pesca
— L’Adriatico e la coltura marinara —
L'Adriatico e il turismo — Iniziative varie.
Ognuno di questi gruppi porta molteplici
questioni, tutte di grave importanza, che il
programma del Convegno ha opportunamente
coordinato ; programma che si può avere
facendone domanda alla Presidenza del Con
vegno stesso, che ha la propria sede a Ve
nezia, Zattere 1401, presso ì’ Istituto Italiano
per V Espansione Commerciale e Coloniale,
dal quale si possono avere tutte quelle in
formazioni e schiarimenti di cui si abbiso
gnasse, sia per l’adesione al Convegno e
sia per partecipare ad esso con relazioni.
„5 giovani esploratori". L’ ufficio di pro
paganda del Governo della Dalmazia invita
tutti i giovani dai 9 ai 17 anni ad un’adu
nanza, che si terrà lunedì prossimo, 26 corr.,
alle ore 20 nei locali della Scuola Industriale
per la costituzione del „Corpo nazionale dei
giovani esploratori", sezione di Zara.
*
Crederemmo di far torto al vivo patriot
tismo del nostro popolo, se spendessimo
troppe parole a raccomandare alla gioventù
di accorrere numerosa all’ invito dell’ Ufficio
di propaganda. L’iniziativa corrisponde a
un vivo desiderio e sodisfa un sentito bi
sogno ; il desiderio e il bisogno che sento
no tutti, ma specialmente i giovani di di
mostrare coi fatti, come essi vibrano d’un
solo pensiero e d’un solo affetto per ogni
istituzione che li piepari e li addestri a fare
un giorno tutto il loro dovere verso la
patria.
II „Corpo Nazionale dei giovani esplora
tori" raccoglierà, ne siamo certi, il fior fiore
della nostra balda gioventù, affratellata, senza
distinzione di classi sociali, da un unico
grande pensiero, da un solo altissimo ideale :
la gloria e la grandezza d’Italia.
La squadra della Società Ginnastica. Ieri
alle 19 la squadra della Società Ginnastica
ohe prenderà parte alle giornate sportive di
Roma, si produsse dinanzi a un pubblico
numerosissimo, eseguendo nel suo campo
d’ esercizi tutti i vari punti del programma
generale.
Era presente V intera direzione sociale, il
colonnello Cirillo e diversi ufficiali della
nostra guarnigione. La squadra, ottimamente
preparata e disciplinata fu, specialmente nella
corsa dei 100 metri con ostacoli, veramente
superba. Le acclamazioni del pubblico, am
mirato e orgoglioso di queste nuove forze
giovanili che sapranno certo fare onore al
ncrae di Zara nello stadio di Roma, erano
dirette in modo speciale al prof. Veglia,
che in così breve tempo ha saputo prepa
rare con tanta maestria la bella squadra di
baldi giovani, che domani s’imbarcheranno
per Ancona.
Bancanote timbrate. Il Comune di Zara
ci manda da pubblicare il seguente avviso:
„Essendo in corso la timbratura dei bi
glietti austro-ungarici circolanti nella città
di Fiume e necessitando che tali biglietti
non vengano da quella città esportati, il
Comando Supremo richiama alla stretta os
servanza in questo territorio occupato delle
disposizioni della Ordinanza del Comando
medesimo che vieta la circolazione della va
luta cartacea timbrata o comunque portante
segni di riconoscimento dei Governi attual
mente esistenti oltre la linea d’armistizio.
Un tanto si rende noto in seguito al de
creto capitanale N. 4653. —Il Sindaco, Zi
liotto. — L’assessore, Persicalli".
Il cuore del soldato. Stamane una pove
ra donna, certa Angiola Bossi di sessanta
anni, attraversando Calle del Paradiso, colta
da improvviso malessere cadde a terra. Un
fante che per caso passava di lì fu pronto
ad accorrere in aiuto della veechierella, la
quale nonxdava quasi più segni di vita.
Coadiuvato da alcuni passanti la trasportò
in una botteguccia dove con dolcezza filiale
tentò ogni mezzo per farla rinvenire. E volle
starle accanto e curarla finché non la vide
del tutto rianimata. La povera donna ria
vuta la conoscenza, strinse baciando con
tenerezza la mano del soldato, e dopo di
averlo ringraziato amorosamente, volle dare
al suo soccorritore un piccolo pegno d’a
more e di riconoscenza: un vecchio rosario
che il fante terrà a ricordo del suo atto
bellissimo e ammirevole d’umanità. Altro
esempio eloquente del cuore dei soldatini
italiani.
Idillio spezzato. Ieri sera verso le nove,
una coppia di giovani sposi entrò in un’o-
steriuccia del nostro Borgo. Preso posto in
fondo allo stanzone, accanto a un tavolino
scalcagnato, stretti stretti, serrati come due
rondini in amore, domandarono all’ oste un
po’ sospettoso mezzo litro di vino. Lui ac
cese una sigaretta; lei ne domandò un’altra
ed accese... Bevevano-, fumavano e si ama
vano: un piccolo idillio tessuto al buio,
animato da bicchieri colmi di vinaccia...
Ad un tratto la porta fu aperta con grande
violenza : entrò un uomo piccolo, ma tan-
chiato. Girò intorno gli occhi inferociti. La
donna cacciò un urlo, V uomo una bestem
mia. Lei, lui e 1’ altro si trovavano di fronte.
— Finalmente! — urlò l’uomo piccolo, ma
tarchiato.
Lei si ebbe in dono un paio di schiaffi e
di calci ; ma fra lui e l’altro si accese un
battibecco che ben presto degenerò in una
zuffa. Un bicchiere prese il volo dal tavolo ;
poi un secondo ; da ultimo la fiasca : fra
casso di vetri spaccati. Non trovando altri
proiettili volanti, i due rivali afferrarono una
sedia per ciascuno e giù botte... Come la
sia andata a finire, non lo sappiamo. Il nostro
reporter ha creduto bene dì battere in riti
rata per salvarsi e per salvare questi brevis
simi appunti dell’ idillio spezzato.
CRONACHE TEATRALI
Al Teatro WG. Verdi"
La compagnia drammatica Rosaspina-Ca-
siìini-Giardini ha ripreso le recite rinforzata
da quattro nuovi artisti, tra cui ci piace
menzionare il sign. Gaspare Prati, mutilato
di guerra e decorato al valore. Non avendo
potuto, per ragioni indipendenti dalla nostra
volontà, dare negli ultimi giorni regolari re
soconti delle rappresentazioni teatrali, ci
accingiamo a riassuniere oggi la cronaca
delle ultime recite. ì
*
,,L’ infedele" di R. Bracco, mentre non
diede buona occasione al nuovo artista G-
Prati di far spiccare debuttando le sue fa
coltà, per la sua stessa tessitura si prestò a
una sapiente interpretazione della parte di
protagonista, sostenuta dalla Casilini. E
Umberto Giardini coadiuvò al buon esito
della serata, impersonando con naturalezza
la caricatura del vagheggino. Dopo il primo
atto egli disse anche con bell’ effetto i noti
marteììiani del prologo di „Una partita a
scacchi" di G. Giacosa.
** *
„La moglie di -Claudio" del Dumas ven
ne recitata con vera intuizione drammatica.
Specialmente emersero la Casilini e il Giar
dini, che seppero dare alle loro parti giusto
rilievo. Il pubblico seppe apprezzare le qua
lità artistiche degli attori, che vennero chia
mati alla fine d’ ogni atto con molti applausi
alla ribalta. ** *
Per la sua serata d’ onore la prima attrice
Lina Casilini si scelse la commedia in 3 atti
di Sabatino Lopez „Mario e Maria/* che
offre non poche difficoltà d’ interpretazione
dato il complesso degli atteggiamenti psico
logici diversi, che il carattere originale della
donna mascolinizzata assume nella commedia
del Lopez. Tuttavia la Casilini superò con
la sua finezza d’intuito artistico tutti gli
scogli e s’ebbe quattro chiamate dopo il
primo atto, tre dopo il secondo e applausi
rinnovati alla fine della commedia.
Alla seratante venne offerto un ricco ca
nestro di fiori dai nastri tricolori e una col
lanina di perle rilegate in argento. Ottimo
il Rosaspina nella esilarante macchietta del
barone di Krubelich, e bene intonati il
Giardini, iì Prati e la Zacconi.
** *
Il „Ferro" è una delle più discusse opere
drammatiche di Gabriele d'Annunzio. Senza
entrare in un’ analisi minuta del valore
teatrale di questo lavoro d’ annunziano, tanto
più che il nostro giudizio non potrebbe in
nulla discordare da quello dei critici più
autorevoli, diremo che gli interpreti, quan
tunque ci avessero messo zelo, studio e
buona volontà, non riuscirono a interessare
il pubblico, nè a creare quell’ ambiente di
simpatia per il dramma recitato, che è ele
mento principale di successo.
* * *
Ieri si rappresentò il paradosso filosofico
in tre atti di Luigi Pirandello, intitolato „Il
piacere dell’onestà." La contenenza del la
voro si riduce a un canevaccio di vecchio
stampo. Una ragazza di buona famiglia resa
madre da un divorziato prende per marito
un giovanotto sconosciuto per coprire così
davanti al mondo il suo disonore. Ma quel
giovanotto, colto e simpatico, finisce col far
innamorare di sè sul serio la giovane si
gnora, la quale, lasciato il suo a™an^’
venta veramente una moglie fedele. O
è la parte più teatrale del lavoro ; ma
questo sfondo l’autore fa considerazioni
astratte, che sa bene ricollegare all azione
in modo da destare curiosità e interesse.
Quell’Angelo Baldovino è umanamente vero
non solo quando agisce, ma anche quando
filosofeggia, perchè i suoi ragionamenti, a
chi bene li ponderi, sono giudiziosi e ori
ginali.
L’esecuzione fu buonissima. Possiamo dire
con vero piacere che Umberto Giardini ha
interpretato il suo personaggio con grande
acume: egli si manifesta sempre piu a ore
sobrio e intelligente, capace di sodisfare le
esigenze di qualsiasi pubblico. La Casi ini
e tutti gli altri recitarono bene le loro parti,
mostrando di intendere esattamente il con
cetto dell’ autore. In complesso fu una buona
serata. Il pubblico fu largo di applausi ag i
attori. T _ — i <4 «a a 1A fi 1
ULTIMA ORA
(Nostro servizio telegrafico).
lillà (antèra s al Mo In®
PARIGI, 23. Alla Camera dei deputati,
per commemorare l’entrata in guerra del-
l’Italia a fianco degli alleati, vari deputati
fra cui Emile Costant, Barthou Franklin,
Beouiìlon e Lembac, presentarono all inizio
della seduta pomeridiana la seguente mo
zione. „La camera, lieta di celebrare nella
vittoria degli alleati 1 anniversario deh en
trata in guerra dell Italia, afferma 1 assoluta
fratellanza dei due popoli e la loro volontà
di rimanere indissolubilmente uniti in una
lega giusta e duratura". La mozione sarà
immediatamente deferita aìla commissione
per gli affari esteri, la quale designerà il
relatore, probabilmente Barthou, iì quale
doco dopo presenterà la sua relazione.
Fratellanza franco-italiana
PARIGI, 23. Appena aperta la seduta del
Senato, il presidente Dubost legge la se
guente mozione : „il Senato in occasione
dell’ anniversario dell’ entrata in guerra del-
l’Italia per la causa della giustizia e dei
diritto afferma i suoi fedeli sentimenti di
simpatia per la nazione italiana ed esprime
la sua fede nella fraterna amicizia dei due
popoli, la quale permetterà loro di racco
gliere nei fecondi lavori della pace giusta
durevole ricompensa dei loro comuni sforzi
e dei loro mutui sacrifici". La mozione porta
le firme di Gustavo Rivet, di Mauryce, Sar-
raut, di Doumergue, di De Selves, di Her-
riot, di Ournac e di Steeg.
PARIGI, 24. Il „Petit Parisien" consacra
un articolo all’ anniversario dell’ entrata in
guerra dell’ Italia. Il giornale dopo aver trac
ciato l’importante azione compiuta dall’ I-
talia, conclude : „Questi ricordi della glo
riosa fratellanza d’ armi, coronata dalla più
grande vittoria di tutti i tempi devono dis
sipare le nubi effimere che incombono at
tualmente sopra le Alpi e che oscurano la
chiara visione dei nostri comuni destini. I
vincoli che ci uniscono alla nostra sorella
latina sono cementati in tal modo, che nes
suna difficoltà passeggera riuscirà ad in
frangerli".
Tardiva resipiscenza francese
PARIGI, 23. I giornali d’oggi si mostra
no sgradevolmente sorpresi ed esprimono il
loro rincrescimento per il crescente malcon
tento che si manifesta in Italia contro la
politica francese.. Qualche giornale si mo
stra impensierito delle ripercussioni che que
sto malumore avrà sui rapporti futuri fra le
due nazioni.
Il „Popolo Romano" rileva che ormai
persino tutti i più noti francofili in Italia
sono contrari alla pace che si tenta d’im
porre all’Italia. Anche i republicani hanno
approvato un ordine del giorno vibratissimo
in questo senso.
Lo „Zolteehf danubiano so» si ettettuerà
ROMA, 23. I giornali ricevono da Parigi
che la battaglia sostenuta dall’ Italia contro
10 „Zollverein" austriaco è riuscita a limi
tarne 1’ applicazione alla soia Boemia. La
libertà doganale che gli inglesi tentavano
di far accettare per tutti gli altri stati del-
f ex impero non sarà accordata.
La forinola approvata dall’Italia concede
queste franchigie alla Boemia per soli cinque
anni, quanto basterà a quella repubblica per
11 suo impianto economico.
Il consiglio dei quattro che affronterà
oggi, venerdì, la questione presumibilmente
sopprimerà del tutto il tentativo inglese delio
„Zollverein danubiano".
Disordini e arresti in Croazia
TRIESTE, 23. Si ha da Zagabria : Gravi
attriti sono scoppiati tra ufficiali serbi e uf
ficiali jugoslavi provenienti dal disciolto e-
sercito austriaco. Questi ultimi hanno svolto
al governo centrale una petizione nella quale
chiedono di essere nuovamente staccati dal
corpo degli ufficiali serbi. Altri arresti di
uomini politici antiserbi vengono effettuati
dalle autorità militari serbe a Zagabria. Tra
gli altri venne arrestato il dr. Radičević
capo dei socialisti di sinistra a Ossiek e il
dr. Juranović Antonio a Nubina. Il giorno
20 m. corr. avvenne un conflitto tra rego
lari serbi e soldati del nuovo esercito iu
goslavo. Si deplorano alcuni morti e feriti
Gerente responsabile: Luigi Lorenzutti.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
RINGRAZIAMENTO.
Ai Colleglli e alunni, all’ on. Sin<U
Grand’ Uff. Dr. Ziliotto, all on. Dr. Kre^
agli amici trentini, a tutte quelle egre»’*’
persone, che sì vivamente parteciparono j
mio lutto e diedero dori e colazioni in ‘
moria della mia diletta mamma
Anna Ved.a Caprini
vada 1’ espressione della mia commossa, n
renne riconoscenza. ’ e'
Prof. Arturo Coprii
IL MIGLIOR MARSALA
RACCOMANDATO
DA TUTTI ! i MEDICI
eroso ausa)
STAGIONE: MARZO - DICEMBRE
CURA
FEGATO - STOMACO
INTESTINO
MALATTIE RICAMBIO
Per informazioni rivolgersi
SOCIETÀ TERME MONTECATINI
MILANO - Via Victor Hugo, 2.
eaasEKìjits iiiiirnwm
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Ao»e 2. - N. 50
Abbonamenti per ora non si ricevono.
Un numero centesimi 30 di corona Per le inserzioni rivolgersi all’Amministrazione
— — Pagamento anticipato — — _
fi li EIIIBB
La relazione del prof. Bertoìini
E’ noto che il nostro egregio concittadino È da supporre che quelli di Pago e Se-
enico non siano i soli giacimenti rnt-Krcnifc»-;prof. Àngolo Bertoìini ebbe mesi addietro
dal Governo un importante missione per ìa
najm3ZÌa e che, venuto tra noi studiò mi
nutamente tutti gli svariati problemi econo
mici che riguardano ìa nostra terra e rac-
olse una larga messe di dati e informazioni
r presentare a suo tempo una dettagliata
relazione sull’ argomento ai Governo cen-
, . - - soli giaci enti carboniferi
della Dalmazia. Altri se ne trovano nell’I-
stria, ed è quindi ammissibile — dato che
la natura non procede a salti — che lo
rac- strato carbonifero si estenda dal nord al
sud, per tutta la Dalmazia. Lo stesso sfrut
tamento delle attuali miniere ci potrà dare
1 indirizzo dello strato che si potrà rintrac
ciare.
Come segretario generale della Camera Un altro minerale di grandissima impor
ci Commercio di Bari, il prof. Bertoìini fece tanza, che si trova abbondante in Dalmazia
intanto alcuni giorni addietro^ una lucida è la „bauxite«, minerale di alluminio, me^
tallo oggi usato in moltissime industrie e
nell’uso domestico. La bauxite dalmata è
la migliore che si trovi nel mondo, almeno
hnora; e ben lo sapevano i germanici che,
durante la guerra avevano mandato una
commissione con il preciso compito di portar
via il minerale nella maggior quantità pos
sibile, tanto che era perfino stabilito il
. , . f quantitativo minimo che doveva essere sca-
assunse particolare importanza perchè ratta vato ogni ora per esser poi mandato a Fiume
alla presenza di numerosi commercianti, agri- e di là in Germania. I giacimenti di bauxite
coltori, banchieri e direttori di istituti di sono ricchissimi, estesi e di facile estrazione
credito della citta e della provincia di Bari, perchè affiorano alla superficie.
t, • n i i » • Vi è poi abbondanza di marne, già noteL’agricoltura e la pastorizia in Puglia per i cementi, e che potrebbero
11 prof. Bertoìini cominciò con l’illustrare essere lavorate sui posto ; di argille ottime
le condizioni attuali della Dalmazia, e os- per le cretagììe, argille che una volta cotte,
servò che questa regione si trova ancora diventano durissime, al punto che i conta-
in uno stato primitivo, perchè l’Austria, per dini, che fabbricano da sè le proprie sto-
paura che lo sviluppo economico desse mag- vigile, contri-’'ano oggetti di creta ricevuti
glori aspirazioni di libertà politica agli ahi- dai nonni; /uEne sabbie ricche di sìlice per
tanti, nulla fece per migliorare le condizioni la fabbrica dei vetri. Esiste una sola vetreria
esposizione riassuntiva dei risultati delle sue
ricerche in Dalmazia, della quale daremo
relazione sia per V importanza delle osser
vazioni in essa contenute per la nostra fu
tura vita economica, sia come riprova del
vivo interesse e del fervido amore che que
sto figlio della Dalmazia nostra sente per
la sua terra natale.
Da notarsi che 1’ esposizione del relatore
- ■ ... . --
Žara, 31 maggio. 1919
=sfc
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia Schònfeld.
lire, almeno entro ! limiti, la circolazione
monetaria della Dalraazia.- Fu osservato che
anche l’incerta politica economica dello Stato
contribuisce a mantenere il mondo commer
ciale nell incertezza,; per cui non è facile
oggi prendere iniziale.
Nondimeno, per nàn lasciare senza imme
diato risultato lo studio fatto sul luogo dal
prof. Bertoìini, il presidente della Camera
di Commercio, sig. Antonio De Tullio, pro
pose di completare Cattività dell’ attuale Co
mitato „Pro Dalmazia« con una sezione che
s interessi paramenti del programma eco
nomico, e studi e faciliti in ogni senso qua-
unque iniziativa possa sorgere per lo svi
luppo economico dela Dalmazia.
È grandissima l’agitazione di tutta la
Sìavonia contro la Beleg’aziohe serbo-jug*o*
slava alia conferenza* nìi Bangi, 4e specie
contro Pasic, che loffio venski Narod« ac
cusa di tradimento, perché vuole sacrificare
Trieste, e Gorizia agli italiani, per i suoi
piani in favore defa grande Serbia con
compensazioni in Ddmazia e Macedonia.
In una grande radunanza tenutasi dome
nica a Lubiana, venie deciso di mandare
subito, a Parigi parecchi uomini politici on
de agire presso ìa delegazione serbo-jugo
slava imponendole dS sostenere gli interessi
sloveni e le pretese su Trieste e Gorizia.
La deputazione è partiti martedì per Pa
rigi con alla testa 1 Arcivescovo di Lubiana
dottor Jeglich.
In considerazione poi della vivissima agi
tazione contro i serbi che, come è noto,
sono apertamente accusati di tradimento
«'agricoltura è dell’industria e le coma- a Zara, che serve per fabbricare le bottiglie tórnlVe -E sEEi;sìf!H<EvcnnE'pEcIaraato
nicazioni stradah e ferroviarie ; tanto cne la dei maraschino, ma m tutta la Dalmazia si ............ -
Dalmazia non comunica che per via maritti- trovano sabbie silicee che potrebbero dar®
ma col resto dell’ ex impsro. Per queste un grande sviluppo all’ industria vetraria,
condizioni i prodotti del suolo servono solo Abbondantissime sono poi le pietre tra
per il consumo locale, il contadino non ha sformabili in ottima calce con una semplice
alcun interesse a migliorare le colture e re- cottura.
sta in un grado di ignoranza che ne ritarda
ogni ascensione morale e intellettuale. Non
vi sono scuole agricole ~ i.,’
tutta la regione, marittimi p.T t?e-riki
5 non c’è che una mođesosP-ns t.u* n-m-
, La Dalmazia ha un clima meridionale ma
òttimo per cui tanto sulle *•: t ■•»•••
ferma si hanno gii stessi prodotti che nel-
l’Italia meridionale; vini, olii, frutta, e in
qualche punto, cereali. Tali culture però
sono in generale alio stato primitivo ed i
prodotti che se ne ottengono sono scadenti,
quantunque suscettibili di miglioramento.
Così i vini potrebbero essere opportunamen
te tagliati per il loro più facile smercio, gli
olii e le industrie derivate perfezionati ecc.
Occorre rinnovare i sistemi di cult ra e in
vestire capitali sufficenti per dare un forte
impulso all’ esportazione.
Ma più che in qualsiasi altro ramo del-
> l’agricoltura, molto vi sarebbe da fare per
la pastorizia. Questa, per antichissima tra
dizione, viene esercitata tenendo le pecore
allo stato brado, per cui gli animali ven
gono a soffrire nel loro sviluppo fisico,
specie quando soffia la bora, e per conse-
G»
oc
.e coste .ras;
G r» r»/->, r ì s* /s H .o
il giudizio statario e la direzione della po
lizia ha ordinato ai' privati la immediata
consegna delle armi ; e delle munizioni, mi
nacciando gravi pen^ contro i renitenti.
Intanto secondo f giornali sloveni i te
deschi progettano di riprendersi colla forza
La Marburgo e nascosamente distribuirebbero
. —’ f- - E- ’
,, neutra, fra Sn.Gu.. . ..■ir
li bano di Croazić
han-a che vieta. '*r.
interessamento che prendono a molte delle
questioni che costituiscono il programma del
Convegno mandando loro .apposite relazioni.
E, in breve, tutto' un fervore di attività,
che offre la prova più evidente non solo
dell’ importanza assunta dal Convegno, ma
anche dall’ aspetto nazionale oggimai rico
nosciuto ad esso, perchè la significazione
sua più bella proviene dall’entusiasmo di
lavoro che vi portano Enti e persone da
Trieste, Fiume e Zara, le città ognora più
care al cuore degli italiani.
------------------ — ----------------- ------
Dalla Provincia
Da Nona.
Arrivi di troppa. Negli ultimi giorni la
nostra cittadetta festeggiò F arrivo di 170
uomini di truppa. I soldati qui distaccati
appartengono al 15.o fanteria e sono agli
ordini di un capitano e di un tenente, due
distintissimi ufficiali. Al loro arrivo le case
erano abbondantemente pavesate coi colori
nazionali e il tricolore sventolava dalla sede
del Municipio. Siano i benvenuti in questa
terra, che è fiera dopo tanta attesa di salu
tare i figli di quell’ Italia, dì cui ' tante ro
mane e venete vestigia attestano il glorioso
passato.
....
L’ opera benefica dei poldatìny d’ Italia.
I soldati si sono dimostrai qmE.dei veri
pionieri di civiltà e di progresso; sono i.
discendenti di quei legionari gl&riosi di Ro
ma, che portarono la * civiltà nelle regioni
più remote del mondo e lasciarono, con le
opere costruite dalle loro mai$ ricordi che
il tempo non riuscì per anco a cancellare.
Bisognava vedere in che stàtb dì deperi
mento e di rovina lé pubblichi vie della
città si trovavano prima che. yenissero i no
stri bravi soldati. Oggi, grazie1 alle loro cu
re e al loro indefesso lavoro tutto s’è
cambiato come d’incanto : oMine, pulizia
regnano per tutto, tanto sulla via provin
ciale, che nelle strade fra l’abitato.
Le cure del governo però non si limitano
a questo. E’ già in lavoro un nunvn h-nnòn
in tutto e per tutto erede e continuatrice
dei sistemi austriaci.
La nostra società sportiva contava molti
anni di vita e raccoglieva ih un sol fascio
tutte le forze giovanili italiane della città.
Uno dei soci più attivi ed entusiasti era
stato il martire nobilissimo Francesco Ri-
sniondo, che eccelleva in tutti gli esercizi
sportivi.
Senza commenti.
;ìme. Se ; strie, enunci ■
■>- 3 7 - r-, visite
qui
o ;; atuit • a
o
m re
li.MttUi.lt «»4 3^ »w'i. Li vi . V - t/ C 4 đ Li 4Ì
orezzo. Ma sono ancora ricche di pesci aiti
ad essere conservati, perchè per le coste
dalmate passano numerosi banchi di sardelle
e di tonni.
A Lissa esiste già una piccola impresa
per le sardelle in scatola, ma siamo appena
all’ inizio. Il tonno invece si pesca solo per
venderlo fresco e al minuto sui mercati
locali.
Avendo sul luogo 1’ olio e il combustibile
è facile prevedere quale rendimento avrebbe
una moderna impresa peschereccia nella
Dalmazia.
I Dalmati attesìdosw
Malgrado queste risorse, malgrado che i
Dalmati accolgano con entusiasmo, come
invece non avviene in altri paesi, chiunque
si rechi colà con buoae iniziative e capitali
guenza danno uno scarso rendimento di lana, c!ìe facciano prosperare la regione, malgrado
anch’essa di qualità secondaria e quindi di |a nosfra occupazione che dura ormai da
scarso valore. Inoltre le pecore vengono to
sate solo una volta all’ anno dai contadini
.stessi con semplici forbici, per cui si ha upa
grande quantità di cascame; mancando poi
• lanifici (non ve n’è uno in tutta la Dal
mazia malgrado 1 abbondanza di forze idrau-
oltre sei mesi, finora non si è fatto tutto. Non
vaie il dire che iì tempo sia ancora troppo
breve ; basta ricordare con quanta rapidità
e solerzia abbia saputo nei secoli scorsi
sfruttare le risorse del paese la Repubblica
Veneta. Occorre che se ne interessino il
fiche) il contadino, o iì proprietario è co- Governo gli enti pubblici e i privati e che
stretto a vendere questo prodotto ad incet- sj faccia presto, poiché bisogna tendere a
latori, usando per sè solo una limitatissima legare la Dalmazia fin d’ ora — anche quella
quantità, che fila e tesse in casa propria per
i bisogni domestici.
Lo stesso dicasi delle pelli, che vengono
semplicemente disseccate al sole, non esi
stendo alcuna conceria, e cedute agli stessi
incettatori che vi fanno grossi guadagni.
Lo sfruttamento industriale
Più ancora che nell’ agricoltura, la Dal
mazia presenta un vasto campo allo sfrut
tamento industriale. Prima di tutto vi si
trova dell’ ottimo carbone che, se non può
competere con quello inglese, può però ser-
yire benissimo per la maggior parte delle
industrie. Di questo carbone ve ne sono
oue miniere : una vicina a Sebenico, già in
esercizio per i bisogni del nostro J corpo di
occupazione, iniziativa dovuta al nostro Go
vernatore, ammiraglio Millo. L’ altra si trova
Pi« a nord, nell’isola di Pago, ove già una
società zaratina ne aveva tentato lo sfrut-
amento. Per deficenza di capitali l’impresa
n°n fu potuta proseguire e siccome con il
governo austriaco non era permesso diri
gersi alle banche e ad altri privati per ot-
enerii, }a società zaratina si rivolse allo
non occupata — con relazioni e vincoli e-
conomici, che sono assai più saldi e dure
voli che non quelli politici. (
Finora non si è risolto ancora il proble
ma della moneta austro-ungarica; e benché
Ì dalmati, per iì loro profondo patriottismo
non si lamentino e nulla chiedano, ciò non
toglie che tale stato di cose soffochi ogni
attività economica, tanto che, nei traffici si
è quasi ritornati alla forma primitiva del
baratto, e le banche, come quella di. £ara,
hanno dovuto sospendere le operazioni di
cambio e di interesse su depositi.
ì dalmati sperano molto sulla nostra atti
vità, e sopratutto sui pugliesi, sia per ra
gioni geografiche, sia perchè i pugliesi sono
già favorevnlmente noti in quella regione, dove,
anche prima della guerra, avevano buone
ed estese relazioni commerciali.
Ed è da augurarsi che l’attività dei pu
gliesi sia la prima a concorrere allo sviluppo
economico della Dalmazia.
La questione della moneta
Dopo la lucida esposizione del prof. Ber-
tolini, seguì una breve discussione, che si
e§so governo austriaco, il quale mandò aggirò principalmente sulla ques o-ran-
u®/ùnrionari competentissimi a Pago per taria della Dalmazia, che oggi m PP *
odiare V importanza del giacimento, e fu demente qualsiasi iniziativa. q
Con°sciuto che la miniera avrebbe dato posilo anzi si prego 1 prò . ,mnrov-
n 8yande rendimento. Senonchè il governo deve recarsi a Roma, i so intervenga
. siriaco, avendo sempre timore dello svi- vedimento dal governo, (sia , kanche
‘UDnarcj u- . . E . . . j. .. c’n nh® autorizzi le oancne
merce dali' Italia, ci ;< pure i,
-'ri or.esi, -utlc
__ iìan&.jv. wvì esistenti tiene stazioni
di transito devono venire rimandate senza
riguardo a chi sono dirette. Le merci pro
venienti da altri paesi, dice l’ordinanza,
devono essere severamente controllate, così
pure i documenti di scorta, onde con false
dichiarazioni non vengano contrabbandate
merci italiane.
Si vede come ìa Serbia ripaga ed usura
l’Italia per quello che essa le ha fatto,
quando la Serbia era sul punto di sparire
del tutto.
Il giornali semiufficioso „Samouprava« di
Belgrado, attacca il governo romeno per
nuove supposte pretese territoriali a danno
della Jugoslavia. L’articolo, che credesi
ispirato dal governo, dice che ia Serbia a
rischio di un conflitto armato con la Ro
mania non permetterà mai il trionfo del-
l’imperialismo romeno sul Banato.
:.-i U!< < oijiiGii'n
*.perta qaV’ rutteriià militar® una
egregiamente e
Cronaca
Arrivo di S. E. il Governatore. Mercoledì
verso le ore 14, arrivò con un'automobile
da Sebenico, S. E. il Governatore Enrico
Millo. La città era tutta imbandierata: jnh
riadi di tricolori salutavano festosamente il
glorioso, Vice Ammiraglio che ora da Zara
fedele reggerà le sorti di tutta la Dalmazia
italiana.
Nel pomeriggio accostò alla Riva Derna
la R. nave „Europa«, sede temporanea dì
tutti gli uffici militari.
Così Zara ridiventa l’antica capitale della
Dalmazia, ma sotto ben diversi e più jsaeri
auspici.
La presenza nella nostra città di S.4L. il
Governatore, che ha cuore fervido di patriotta
e mente illuminata di uomo di Stato, ci è
sicura garanzia che nuova era di con
cordia civile e di pt^^sso si schiuderà per
questa terra redenta» WR
La festa dello S^étnto. Il giorno l.o
giugno, nella ricorrenza della festa dello
Statuto, avrà luogo una rivista militare della
truppe di terra e di mare alla presenza di
S. E, il’ Vice Ammiraglio Enrico Millo, Se
natore del Regno, Governatore della Dal
mazia e delle isole Dalmate e Curzolane.
, La rivista avrà inizio alle ore 9 e si svol
gerà a Riva Nuova in corrispondenza del molo.
Prima dello sfilamento delle truppe sarà
celebrata la messa da campo e saranno con
segnate alcune ricompense al valor militare.
Nel pomeriggio, alle ore 17 in località
Spianata, si svolgeranno -le, gare ginnastico-
.. le squadre militari dei vari Corpi
a Zara e della Regia Marina.
; ?ti eretti in Piazza Delauranna
.. cali ai lati e di fronte al palco
«•^vR post«' le
e civili ci^e hanno ricevuto inviti
personali. Lo steccato A (situato all’angolo
della casa Trigari) sarà messo a disposizione
del Governo affari civili per la Dalmazia;
lo steccato B (situato accanto al Caffè Lloyd)
a disposizione del Municipio. Lo steccato
C (di fronte allo steccato A) è riservato
alla Società ginnastica, al ginnasio-liceo,
alla scuola tecnica, alla scuola d’arti e
mestieri e alla scuola civica di S. Demetrio.
Lo steccato D (di fronte allo steccato B) è
destinato alle scuole elementari maschile e
femminile della città e alla scuola popolare
di Borgo Erizzo. Ci sono inoltre due altri
steccati (E, E), posti ai due lati del molo
di fronte all’altare, per i bambini dell’asilo
d’infanzia e puerizia.
Il pubblico sarà ammesso ai fianchi esterni
degli steccati. Si raccomanda di arrivare al
ui pies;
■u» versi
iiiiìi
in
11 ìSMÌI
Il rinvio non è stato per nulla motivo di ral
lentamento nel lavoro del Comitato promotore.
Anzi si direbbe che esso sia stato causa di
un’attività più alacre negli Uffici dell’Istituto
Italiano per F espansione Commerciale e Co
loniale, che, come è noto, è il promotore
del Convegno Adriatico. Sono adesioni con
tinue che giungono da tutta Italia: è l’an
nuncio dì altri temi da essere portati alia
discussione del -convegno. Tutto questo a
dimostrazione sempre maggiore che il Con
vegno è inteso nella sua completa impor
tanza ; importanza nazionale e storica, data
l’ora in cui esso avviene.
L’impronta complètamente nazionale as
sunta ormai dal Convegno si accentua an
che per il fatto delle personalità che già fin
d’ ora hanno mandato le loro relazioni sui
tèmi più diversi e involgenti tutta quanta
l’attività nazionale nei suoi rapporti con
1’ Adriatico. Non è possibile, per ragioni di
spazio, dare l’elenco di tutti i temi che già
sono pervenuti al Comitato.
Non possiamo tacere che l’onorevole
Luigi Luzzatti sarà pure uno dei più emi
nenti relatori che daranno lustro e autorità
a! Convegno, e mentre non possiamo non
mettere in rilievo che Enti pubblici del
l’Umbria e della Toscana hanno, tra l’altro
mandato importanti relazioni sulle traversali
unenti il Tirreno e l’Adriatico, quali ad
esempio quella di Livorno, Siena, Iesi, An
cona e diramazioni, dobbiamo limitarci ed
avvertire, che quasi tutte le principali Ca
mere di Commercio, prime fra esse quella
di Trieste^ Fiume e Zara hanno, mandato
loro relazioni, che verranno illustrate da
appositi rappresentanti e che talune delle
maggiori Case Industriali, quali la Fiat di
Torino, per limitarci a un unico esempio,
breve si pensa d’inaugurare anche una sar
toria. Non vi so dire le benedizioni dei
popolo così largamrnte beneficato da quest’o
pera di civiltà e carità.
Refezione scolastica. Anche a sollievo
della gioventù delle scuole popolari s’è già
fatto molto. Per le cure solerti del Sindaco
sig. Marincovìch, il quale trovò largo e pronto
appoggio nel Ten. col. Cirillo, fu già inau
gurata la refezione scolastica in tre luoghi
di questo distretto; a Nona, a Verkè e a
Bevilacqua. Ci fu, è vero, da principio,
specie nel villaggio di Verkè, qualche diffi
denza e qualche tentativo d’ostruzione contro
quest’ opera umanitaria e caritatevole ; ma le
agitazioni inconsulte di qualche famigerato
maestro e
a nulla. 1 genitori degli scolari e gli alunni
stessi finirono per comprendere la bontà e
la civiltà di questa istituzione e ora la re
fezione è frequentatissima e tutti ammirano
1’ opera benefica dell’ Italia. Nelle stanze delle
scuole oggi fa bella mostra F immagine di
S. M. il Re, come nume tutelare di queste
popolazioni, così derelitte dal cessato obbro
brioso governo.
Da Sebenico
Sponsali. Mercoledì scorso si celebrarono
qui le nozze della simpatica signorina Paola
Carmen Isler col sig. Alessandro cav. Cor
tesi, Caposezione al Ministero del Commer
cio e ora addetto come tenente di comple
tamento al locale Ufficio delle RR. Poste.
Al passaggio delle automobili una folla
di gente faceva ala dalla casa della Sposa
alla Basilica di S. Giacomo e il corteo nu
ziale fu ricoperto di fiori. Alle 10 si svolse
la cerimonia in Chiesa, dove il M. R. par
roco Don Cristoforo Caragiole dopo la
funzione di rito tenne agii sposi un vibrato q pieno conseguimento delle nostre aspira-
discorso d’occasione. zioni nazionali — ho ricevuto il gradito
Seguì un santuoso ricevimento al Casino, incarico di ringraziare, anche a nome della
I1GUAIOU1LC U1 UU<UW1C IdUIlVvIuLU " O . 1 . Il O A Cprete fanatico non approdarono P°s‘° assegnato puntualmente alle ore 8.45.
r rr - Uguale disposizione per steccati, contras-
segnati dalle medesime lettere, ci sarà anche
in Piazza d’ armi per le gare del pomeriggio.
Domani alle 21.30 ci sarà a bordo della
r. nave 5. Giorgio, un trattenimento, per il
quale furono diramati dal Governo della
Dalmazia speciali inviti.
* *
S. A. R. il Duca d’Aosta ha inviato al
Comando della 66.a Divisione la somma di
lire 500 perchè sia distribuita alla popola
zione civile. 11 Comando si riserva di far
conoscere in seguito il modo e il giorno
della distribuzione.
S. E. V on. Orlando ringrazia. Dal Se
gretariato generale per gli affari civili del
Comando Supremo giunse al nostro Sinda
co la seguente lettera :
,,D« S. E. il Presidente del Consiglio dei
Ministri — impossibilitato a rispondere agli
enti o privati cittadini che, con sentimento
altamente patriottieo, vollero fargli perveni
re calorose attestazioni di simpatia e di so
lidarietà, formulando i più fervidi voti per
apparsi di centri industriali ed operai, mise direttamente, sia che autorizzi e «^ri«rt»bi~ hanno esse pure voluto dimostrare il vivo
la C08a a dormire. fare anticipi versa corone) che valga a nstaoi nanno e h
al quale, oltre gli sposi, parteciparono il
Generale comandante la piazza e numerosi
ufficiali del presidio. Uno stuolo di bambine
bianco-vestite distribuivano fiori agli invitati.
In tale occasione S. E. il vice-ammiraglio
E. Millo fece distribuire dei sussidi ai poveri
Delegazione italiana per la Pace, i Comuni,
i Sodalizi e i singoli firmatari indicati nel
l’unità nota e di inviar loro il saluto più
cordiale per la magnifica manifestazione
d’italianità.
Prego la S. V. di volersi rendere inter-
della città. Gli sposi partirono per il viaggio prete di tali sentimenti.
tri a mamma m a 4- JU. a L*/-vv«rì In •"» 4-TI »-> n rtì/VIlAArA 1* a m « a • a •di nozze diretti a Roma la mattina seguente.
Li accompagnano i voti sinceri di felicità
di tutti i numerosi amici.
Da Spalato
La Società Ginnastica sciolta. Vi segnalai
già F ultima prodezza compiuta dal governo
della Jugoslavia : fu sciolta con decreto
dell’ autorità politica la società ginnastica
locale.
Quello che non ha fatto F Austria lo
compie la Jugoslavia, dimostrando di essere
Con distinti ossequi
Il segretario, Adamo.
Nella nota si accenna al Presidente del
Fascio Nazionale, al Fascio Nazionale e al
Fascio femminile.
Note personali. 11 nostro Sindaco è par
tito domenica scorsa a bordo deli’ „Eritrea«,
chiamato dal regio governo. Probabilmente
si porterà anche a Parigi, per fornire ai
nostri delegati informazioni importanti |pl-
F assetto politico ed economico di queste
terre.
Curzola e tosto alla mezzanotte era partito
da Spalato con dei rinforzi. All'indomani,
giunto a Maearsca, viene a conoscere la resa
della piazza. Riprenderla, colle forze navali
di cui allora disponevano i Russi, era paz-
zìa; e così bisognò rassegnarsi alla perdita.
Napoleone, che allora combattea contro i
Russi in Polonia, ordinò a Marmont che Or-
fengo fosse ricondotto in Dalmazia e sotto-
posto ad un consiglio di guerra. Orfengo fu
condannato a quattro anni di carcere ; ma
mentre, scortato dai gendarmi, passava per
Trieste per essere condotto in Francia, riuscì
a fuggire ; passò poi al servizio della Russia.
Subito dopo la presa di Curzola, Siniavin
entrò colla sua squadra nel canale di Spa-
lato, La prima ad essere minacciata fu i' i-
sola di Brazza, la quale non possedeva che
una meschina batteria di quattro cannoni
sulla punta che prospetta l'isola di Solta.
Distratta questa batteria dal fuoco di un
vascello nemico, la poca guarnigione tu co-
stretta a rifugiarsi a Spalato, e cosi i Russi
rimasero padroni dell' isola ed istituirono a
Milnà una superiorità locale, di cui fecei'o
dirigente Andrea Covacich da Pucischie.
Quantunque la flottiglia francese, dispersa
nelle varie parti della provincia, fosse di
gran lunga inferiore alle forze navali russe,
pure di tratto in tratto qualche cannoniera
e qualche trabaccolo ardiva cimentarsi colle
navi d'alto bordo nemiche. E così avvenne
che in questo medesimo mese di decembre
due cannoniere ed un trabaccolo assalissero
di notte tempo un brick russo di 18 cannoni,
ancorato tra la Brazza e Solta. Da questa
mischia, avvenuta quasi corpo a corpo, il
brick usci così danneggiato, che potè appena
ridursi a Milnà, a riparare le ararle sofferte.
Un altro colpo di mano tentarono i Russi
su Lesina, che strinsero d'assedio; ma es-
sendo stata soccorsa a tempo dal generale
Guillet, dovettero ritirarsi. Così alla fine
dell'anno 1806 i Russi aveano occupato tutte
le isole orientali, ad eccezione di Lesina, e
tenevano bloccati i francesi nel continente.
V.
Hucve strade.
La lotta tra la Francia e la Russia non
si sarebbe in niun caso decisa in Dalmazia;
molto meno poi quando la Turchia improv-
visamente entrò in campo, dichiarando ai 30
di decembre la guerra alla Russia. Un t.ile
fatto impediva che nuovi rinforzi russi ve-
nissero spediti alle Bocche, anzi rendea pro-
babile il richiamo di Siniavin nelle acque
del Levante. La lotta adunque dovea deci-
dersi al Danubio ed al Niemen, per cui Na-
poleone, alleato alla Turchia, pensava di
mandare a Marmont 25.000 uomini, coi quali
si sarebbe portato sul Danubio ed avrebbe
così formato, in unione all' esercito turco,
r estrema sinistra della grande armata, che
operava contro la Russia.
Infatti r ammiraglio Siniavin, come si era
sperato, s'allontanò da Cattare colla sua
squadra, lasciando solo due vascelli, alcune
fregate ed altri bastimeati leggeri. Fu al-
lora che i Francesi rioccuparono senza colpo
ferire le isole orientali della Dalmazia. E
siccome per prova aveano compreso che senza
una fiotta non potevano essere padroni del
mare, e che perciò doveano agevolare le
comunicazioni in terraferma, in riflesso an-
che delle prossime operazioni nella vicina
Turchia, sì diedero alacremente alla costru-
zione delle strade.
Strade propriamente dette mancavano fino
allora alla Dalmazia. I Veneziani non se
n' erano curati non già per inerzia, ma per
polìtica. Padroni del mare, comunicavano
colle città marittime per mezzo delle loro
navi. Fare delle strade nel montano, sarebbe
stato lo stesso che aprire il paese ai Turchi,
verso i quali per solito si tenevano sulle di-
fensive. Delle strade carreggiabili avrebbero
offerto r adito a degli eserciti disciplinati e
muniti di un completo materiale d'assedio,
mentre invece dei viottoli impraticabili per-
mettevano solo il passaggio ai pascià circon-
vicini colle loro orde disorganizzate. A que-
Qui su '1 mio core le mani candide,
le vellutate mani finissime,
il sangue qui tutto s" accentra :
non sentite che palpita forte?
come v' adoro, leggiadri bamboli !
Io di me stesso non son più l'esule...
Immoli perchè m' affisate ?
Io vi leggo ne gli occhi turchini:
ne le pupille vi leggo tremule
de r esser padre T immenso gaudio ;
oh, cheti eh' il sogno rompete
che mi guida a V infanzia il bel sogno.
Ecco ritorno fanciullo a i garruli
giuochi eh' un giorno m'apprese T avola ;
piccini, ridenti elzeviri,
voi superbi volumi salvete!
Guancie di latte, fior di camelia,
foglie di rosa, piedini indocili
guizzate, guizzate, ridete,
che di baci vi copra, vi morda.
De la mia fede quest' è la bibbia,
qui de la scienza gli alti vocaboli...
0 scuole superbe, qui sento
l'ideale che a 'I vero si sposa.
Volano r ore, leggiere volano,
canta la pace dentro quest'anima;
«e "1 vento si lagna ch'importa,
se la piova su i vetri martella?
Nido di piume, nido di rondini!
qui nella stanza sorride il luglio,
è piena di note, d'incanto;
non v' ha chiesa più bella di questa :
l'amor vi regna, de i fior l'effluvio,
due cherubini V ali vi battono ...
Guizzate, guizzate, ridete
che di baci vi copra, vi morda.
ENEVENIA.
a"
(Coutinuazioiie v. N." prec.)
alacrità, adoperata tanto dalle truppe
quanto dai Dalmati nella costruzione di que-
ste strade, è quasi incredibile. Il Provvedi-
tore sapeva infiammare l'animo dei popolani
con opportuni proclami; otto mille lire fu-
rono divise a titolo di premio fra quei uffi-
ziali provinciali e lavoratori, che dimostra-
vano zelo costante in tale importante im-
presa. Quantunque il governo, costretto tal-
volta a passare sopra coltivati terreni^ com-
pensasse dei danno i proprietari, ci furono
molti che rinunziarono ad ogni compenso.
Si ricordano ancora le parole pronunciate
in tal circostanza dal sig. Michele Benigni
di Sebenico^ quando fu interrogato sul ri-
sarcimento, che avrebbe potuto esigere, per
un suo terreno occupato. „Mi sento così pe-
netrato, disse, dai tanti beni, che apporterà
alla mia patria questa grande opera, che se
molto maggiore pur anco fosse un tale mio
danno, di buon grado l'incontrerei e l'of-
frirei al miglior essere dei miei concittadi-
ni, senza esiger mai, come or non doman-
do, verun compenso". In meno di otto mesi
quasi tutte le strade erano compiute, cioè si
potea andare in carrozza da un capo all' al-
tro della provincia. Allora l'entusiasmo dei
Dalmati fu generale ! Girava per tutte le boc-
che questo moto arguto, che merita sia ri-
cordato : ,,Gli Austriaci hanno speso otto anni
nel tracciare i piani delle strade; Marmont
montò a cavallo per farle fare, e quando ne
discese, le strade erano fatte !" Quando l'im-
peratore d'Austria visitò nel 1818 la Dal-
mazia disse al principe di Metternich: „Pec-
cato che il maresciallo Marmont non sia re-
stato in Dalmazia due o tre anni di più!"
La città poi, che più delle altre esternò al
governo la sua riconoscenza, fu Spalato. In
piena seduta comunale si decretò : che la
nuova strada, la quale dalla città conducea
stanza incantata... tutto mistero, tutto soli-
tudine, tutto penombra. Le cortine di raso
alle finestre sono calate: le lampade d'ala-
bastro mandano una luce verdognola dol-
cissima ... attraverso i vetri colorati delle
portiere si scorgono ombre fuggenti in si-
lenzio 0 larve di donne ravvolte nei bianchi
veli... maio sono qui solo dunque!... ah
il bel padiglioncino di porpora: le sue cortine si
aprono ... ah Dio !... sei tu... sei tu mia ami-
ca... mia sposa... mia amata sposa d'un tem-
po ! ma come mai tu qui... nell'Aarm... vestita
da usta... ma perchè mi figgi addosso quei
tuoi occhi di fuoco ... perchè schizzano fiam-
me?! il fascino che spira dalla tua persona
adorata mi ammalia, il profumo che emana
il tuo corpo mi assopisce, l'incanto che ti
avvolge mi affascina... sei tu ;.., che vuoi
da me?... ta mi chiami... tu mi inviti...
colle tue carezzevoli moine e col tuo sorriso
di demonio !... ecco, vengo... ah !... tu mi
sfuggi dinanzi ma io ti seguirò tuo malgrado
... io bacierò quelle spalle di alabastro...
dove sei... ah! ti sei sdrajata sul tappeto
variopinto e mi fai cenno che tu mi attendi
... ma che cosa è ciò !... come mai io non
posso venire a te vicino ? quale forza invi-
sibile mi inchioda al mio posto ? ah tu ti sei
alzata... vieni forse in mio soccorso?... sì
... infatti mi muovo e ti corro dappresso:
ora tu ti ravvoltoli sui cuscini di raso rigati
d' oro... eccomi... ti veggo... mi chiami,
ma... io... non posso muovermi e di nuovo
mi sento i piedi inchiodati sul tappeto di
Persia dove prima tu ti posavi... ma che
fai !... disciogli i tuoi veli ! slacci la tua ve-
ste ?... ah... ora ti miro in tutta la tua
nivea candidezza... folle !...
(La fine, al prossimo N.o)
JVLIRTILLO.
(Coutinuazione v. N." prec.)
e le popolazioni al settentrione di Spa-
lato rimasero sorde agli eccitamenti russi,
quelle situate a mezzogiorno della stessa città
porsero facile orecchio alle suggestioni del
nemico. Intendo parlare della contea di Po-
glizza, che alla venuta dei francesi avea per-
duta la sua indipendenza ed era stata incor-
porata alla Dalmazia. E naturale che qui il
malcontento fosse più universale che altrove,
giacche il governo italiano non avea potato
lasciar in piedi i vieti privilegi e le usanze
semi barbare, che formavano di quel paese
uno stato nello stato.
La contea di Poglizza sotto la domina-
zione veneta ed austriaca si estendeva da
Salona al Cetina, e dal mare sino a Dugo-
polje e Bisca. Una popolazione di circa 4000
abitanti era sparsa in dodici villaggi, dei
quali Gatta formava una specie di capitale.
L' origine di questo piccolo stato rimonta al
medio evo, quando le guerre civili tra bani
e bani e le persecuzioni dei Turchi fecero
si che alcune famiglie cercassero la loro
salvezza in questo paese alpestre di facile
difesa. La popolazione sebbene in sostanza
fosse tutta contadina, si divideva in nobile,
plebea e sacerdotale. Alcuni dei nobili si
dicevano di sangue ungherese, altri di san-
gue bosnese e formavano essi il reggimento.
Ognuno dei dodici villaggi era governato da
un Xnez (Conte), eletto a maggioranza dalla
popolazione del proprio circondario. Questi
conti detti mali, cioè piccoli, eleggevano ogni
anno nel giorno di S. Giorgio a Podgradaz,
piano presso Gatta, un veliki knez, cioè conte
grande, che veniva riconosciuto come capo
del governo. Distintivi del suo grado era un
kalpak, specie di berretto, una spada, una
fascia di seta cinta ai lombi, ed un mantello