«cugini e nepoti per questo titolo salgono a quattro
uì gradini della gran sala burocratica^ mentre certi
«poveri diavoli che non sono . . .
«Zucconi^ mellofti^» continuò il venditore,
«fortunati di esser cugini o nepoti, saigono la scala a
«volo di lumaca, e rimangono inchiodati negli ultimi
«posti! Peraltro qui da noi in Dalmazia le cose non
«le succedono mica così... Noi abbiamo delle ....
«Zucche,» gridò il venditore,
«persone che sanno quel che si fanno e .. >.
«Zucche! zucche! zucche! belle zucche!» uscì fuori
il venditore con tale una nota da caprone, che mi
ruppe quasi il timpano.
Al diavolo le zucche ed i melloni, gridai. Non la-
sciano neppur che si sfoghi nn idea filosofica.
I JliSSIOilRI,
Rataplan,. rataplan, rataplan il tamburino
suona a raccolta dei dispersi membri per consigliarsi
sulla sofferta sconfitta. Accorre don Zanetlo sul mulo
dell' Apocalisse, e passeggia la piazza di Gurzola in
aria dottorale con don Fulmine, battendo entrambi il
tacco ferrato, ed al rumore che fanno sembrano due
caporali di quel bel paese. Si unisce ad essi d r Zuc-
chetta^ Spaleta dairocchio ilerico-, il P. Scarcavallo del
pello irsuto, e l'imbecille sdrucciola p La con-
grega è completa. Volta, e rivolta i numeri 76: 77 e
79 del Dalmata^ il capo complotto pronunziò la gran
sentenza^ cari miei, Meneghin, don Gofiìone e d r Zuc-
chetta furono molto imprudenti, le dissero grosse, dis-
gustarono il fiore dell' intelligenza ^ la pubblica rappre-
sentanza^ r intiero paese. La nostra sconfitta è grande,
ci siamo attirata l'esecrazione di tutti: convien battere
ritirata verso la campagna. Ci resta sempre il co-
raggio^ la sfacciataggine-, la facilità d'inventare:; il viso
foderato di poppio damerino a vernice^ siamo tulli ec-
cellenti minatori: all'opera dunque la nomina del d ...
forese e prossima. Qui non c"è allro che proclamarsi
diffensori dei contadini, è facile il dar loro ad inten-
dere i Don .... Don .... Don sono potenti presso i
contadini.
Avanti dunque!... Rataplan! rataplan! rataplan!
.... il taoìburino precede la banda ma per
dove? .... Per i villaggi dì Lombarda, e Zerrova.
Il Don per primo atto, raccoglie i poveri villani
e li consiglia di separarsi dalla comune di Gurzola, e
di chiedere la propria indipendenza dichiarando di
far guerra alla citlà. E don Fulmine salita, la bigoncia
proclamò la libertà, Teguaglianza-, e disse: I cittadini
sono vostri nemici, ma voi sarete illustrissitni al par
dei cittadini, se farete come noi vi consigliamo.
Uno di voi sarà l illustrissimo sior podestà; ed
altri quattro gì" illustrissimi siori assessori. I beni della
comune di Gurzola vi sono comuni, e li dividerete . ..
comunismo ! . . . .
Alla promessa di tante belle cose i poveri villani
accettarono la grande proposta; e presentarono ieri
alla comune il grande alto di emancipazione ... E le
spese chi le pagherà ? I cittadini sono possessori della
metà delle terre; essi pagheranno le spese; risposero
quei furbi. Poveri commedianti .... e dico poco!
Don Z . . . . chiuse la seduta coli' assicurare i vil-
lani che la Santa; la trojedna \i farà pienamente fe-
lici Infelici ! Il lavoro ed il non lasciarsi min-
chionare sia la vostra meta e tutto andrà bene.
I Don Basili ritornarono mutoli, mutoli in città.
UN MODESTO.
Sulla balaustrata della chiesa di San Biagio a Ra-
gusa fu trovato affisso il seguente appello ai cittadini,
fatto da certo Leopoldo Czàppik per essere nominato
nelle nuove elezioni a consigliere comunale.
Prostratevi nella polve voi tutti, o miserabili fac-
chini e massere, che per ore ed ore del giorno state
con diletto ascollando i racconti delle mie avventure e
delle mie prodezze: inchinatevi ed umiliatevi a me
dinanzi, voi tutti che en passant vi compiacete dei
miei eterni diverbi coi poliziotti e delie gherminelle
che fo a Gate Primavera ed alle brenesi : giù i capelli,
vi dico, e le berrette; alfa, bassa, e minuta gente; tri-
butatemi gli onori ora che ascendo la tribuna.
Io sono il Puldo, il gran Poldo per inconcusso di-
ritto di nascita e domicilio concittadino e comunista vo-
stro. Se noi credete ve lo provo. Guardate il mio Na-
tional: alla rubrica ^'gebiirlig,, non vi leggete "aus Ra-
gusa?,, — ergo io sono Raguseo: ed all'altra rubrica
non vi leggete "-aus Dalmatien,, ? — ergo son Dalmata.
In qualità quindi di Raguseo e di Dalmata, o come fu
già deciso in via fcicH da una certa assemblea e da voi
altri pure in qualilà di Raguseo Groato posso ben pren-
per parte a tutti i pubblici affari: e molto più in oggi
che, oltre d'essere in pieno possesso di tulli i diritti po-
litici, sono anche maggiore censito, per essere divenuto
r erede dei cenci e dei fiaschi di spirito di Vica Anižina,
e per essermi stata fatta (come già successe anni fà per
altri onde comprenderli nei censiti) per formale con-
tratto di vendita — senza ch'io però mettessi fuori quat-
trini — la cessione d'una porzione dei beni che una
volta appartenevano ai defunti Marco de Bosch ed a
Giove Befferà, (che Iddio li abbia in gloria!)
Quando voi pertanto, o miei luslrissimi gospari e
untuosissimi messeri, nelle nuove elezioni agitando, per
fas e per nefas supplanferete 1' attuale consiglio, non
mancate, veh! di mettermi in capite nelle liste dei candi-
dati d' uno dei due primi collegi elettorali.
Io, se sarò, come non dubito, eletto, vi prometto alla
prima radunanza di arringare colla mia facondia oratoria,
i miei onorevoli colleghi per persuaderli di scegliere a
podestà persona che noi potremo menare pel naso come
meglio vorremo.
Appena installato il podestà proporrò ad asses-
sori quei gospari e messeri che sapranno fare lut-
to quello che loro tornerà più grado, riservandomi ben
inteso il diritto di essere del bel numer uno nella
carica di sopraiiifendente all'annona, nella qual carica
saprò |)restare per ine e per voi i più zelanti e proficui
servigi. Visiterò almeno dieci volte al giorno tutte le
bettole e le barche di vino, e se assaggiandolo non lo
troverò purissimo ed a buon prezzo, lo sequestrerò senza
remissione e lo depositerò nella mia cantina, fintantoché
Ann» I. ZARA, Mercoledì 23 Ottobre 4867, N'. 4
C<KM)IZ8<>MI D'ASSOC.
Fer Zara animi fior. 6 » le Provincie » 7 Il Semestre ed il tri-mestre in proporzione. Tn numero separato soldi 6. Gii abbonamenti per Zara si ricevono dal librajo AVoditzka.
GIORMLE TERRIBILÌIEME MORISTIGf
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gl'importi di dena-
ro, grflppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione del
gioi'iiale.
. Le lettere non affran-
cale saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
LA CACCIA.
Preslo sarà bandita la completa disfruzii)ne degli
animali nocivi, indigeni ed esolici, che infestano la
Dalmazia.
I capi-caccia hanno detto qualche cosa, poche
parole, ma di quelle che toccano il cuore e via al
cervello, come il gaz dello Champagne.
E la brigala dei cacciatori si mise allegramente
all'erta per piani, per valli e per monti, cantando le
più liete canzoni.
II minuto bestiame a quella musica provò tanta
commozione alle ginocchia e tale un palpitazione al
basso ventre, con un brontolio così istintivo, così pre-
potente, che stimò savio consiglio invocare la discre-
zione dei cacciatori, ed a mandre gridò misericordia,
perorando con una certa eloquenza la causa della pan-
cia, che voleva salvare ad ogni costo per i fichi.
11 pensiero del minuto orsacchiume volò oltre i
piani, le valli ed i monti, e si accorse che una tran-
quilla digestione di fichi è la più logica delle soddi-
sfazioni, e che era stalo ben malto a comprometterla
per pochi rubli che esso neppur intascava.
Ai tempi che corrono ragiona anche il minor
gregge — progresso evidente, fotografato in azione.
Il bestiame più grosso avrà forse opinato altri-
menti, ma la pancia non riceve consigli che da se
stessa.
Però anche /' haule voice del regno animale si
lasciò pigliare in seguito alle corbellerie sfoggiate sotto
forma di eroismo estemporaneo, ed ora cerca di ac-
conciarsi alla beire meglio, seppur non sarà conciata
prima di acconciarsi.
Il magnifico cignale, preso vivo nel tempio delle
grazie, primo trofeo della gran caccia, è già al sicuro^
i maligni lo dicono un' orso puro sangue — oh, le
lingue sataniche! È una bestia selvatica e delle rare*,
ed una bestia è sempre rara quando nella sua specie
è un fenomeno.
Si crede anche, che un' orso dal finto pelo, pieno
di vento come un pallone, coperto di segni come un
cimitero, ricco di titoli e di maledizioni, e di non sò
quanti altri malanni, sarebbe molto addattato a fare il
pendant della bestia — fenomeno.
Bravi cacciatori! Mastini e corni, e avanti!
Presto e bene, perchè gli orsi testardi aspettano
la vostra musica per mettersi in ballo ^ e non è cor-
tesia farli attendere troppo.
Una sola cosa mi dorrebbe: se nella foga della
caccia si verificasse — che mi accoppassero Torso
dottor barbuto.
Per carità non dategli una schioppettata!
Ma io suppongo già che T orso barbuto avrà tanto
giudizio che basti per evitare uno sconcio sì grcive:
Vivo, e' sarà utile ancora^ lo si abbandoni duuque a
sè, onde colle imprese future lenti di ritornare nuo-
vamente a noi. — Ma che dirà il mondo ?... Phù !..
INon ci si abbada ! vestiti una volta più colori... si
può rivestirsi un'altra volta ancora.... e poi una
terza .... e così di seguito.
Ma se poi nella caccia rimanesse preso quel certo
Mio bel animale delie vergini montagne, non rispar-
miatelo per carità o cacciatori, ma avvertite di non
bucargli quella preziosa pelle di ludro, poiché ci è
necessario di conservarla intatta per mandarla alla
prossima esposizione di Pietroburgo.
1 musei se la ruberanno a gara, ed io, ora per
allora, consiglio l'autorità del luogo ove fosse per ve-
rificarsi il suo trapasso, ad apporgli un timbro d' uf-
ficio per evitare contraffazioni che ingordi speculatori
potrebbero farne. Cosi sarebbe incontestato il pregio
del vero esemplare, e fortunata quella colezione che
Anno 1. ZARA, Sabbaio 26 Ottobre 4867. N'. 5
CO.-^mZlOM D'ASSOC.
Per Zara annui fior. 6
le l'i-oviiicie » 7
Il Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gii abbonamenti per
Zara si ricevono dal
librajo Woditzka.
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gl'Importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
AI flORRÌSPOMlIl Bill LÀCCIO.
L'avete letto o non T avete ietto il mio pro-
gramma ? Corpo di un orso mal stampato ! . . . Non vi
ho delto a chiare note forse, di mandarmi le pelli
degli animali che prendete, che poi io stesso le avrei
acconciale.'. ... Signor no, che tutli avete la mania
di acconciarle da per voi ! A me, a me, dovete man-
darle! .... Io solo posso acconciarle come m'è per-
messo, e come m'intendo io^ e se non farete così,
non le acconcieremo nè voi, nè io, e ci faremo bur-
lare dagli animali.
Mandatemi queste pelli benedelte, indicatemi dove
sono bucate, e vedretcj^che allora comprendendovi, io
farò tutto il tnio possibile per accontentare voi, gli
animali, le citlà, i paesi, le borgate, ed anche i ca-
solari.
Fate ragione una volla^ corpo di una Parrucca!
l'
Fra le tante terribili malatlie che affligono il po-
vero genere umano, non preveduta nè dal fisiologo,
iiè dal frenologo, è indubbiamente quella che oggidì
chiamasi indirizzomania.
I nostri paires patriae che, quando non hanno
tempo di far male, fingono di fare il bene, hanno pre-
vednto ai casi di idrofobia, ordinando che si mettes-
sero le museruole ai cani: — hanno provveduto ai
casi di epidemia, ordinando che si mettessero in con-
umacia i crisliani; — hanno provveduto ai casi di
epizoozia, facendo bruciare (a dispetto de'coniugi B.
ed M.) i bovi e le loro signore consorti: — ma i no-
stri patres palriae non si sono dèli alcun pensiero
della indirizzomania^ che è una/ìjnfermità più tremenda
di tutte le altre. Pur troppo! ìiessuno si è ancora
pensato di mettere la rauseru6i|i ad un indirizzatore,
nè di chiuderlo in contumacia, '^è di bruciarlo vivo!
0 giustizia, giustizia, quanto^'sei ingiusta!
Oggi la Dalmazia è commossa da questo malanno^
tutti gli onesti ne sono allarmati, e la generalità degli
abitanti prega il cielo a volerci regolare piuttosto una
seconda edizione della carestia del 58, piuttosto un
cholera come quello del 36, piuttosto una siccità come
quella del 67, che questa inenarrabile sciagura.
La felice e cara memoria di Giuseppe Giusti (poeta
nazionale, conosciuto oltre Velebit sotto il suo vero
nome di Joso Juštić) guardando ai tempi suoi, scriveva:
Non muore un asino
Che sia padrone
D'andare al diavolo
Senza iscrizione.
Io, guardando ai tempi miei, non posso non scri-
vere in quest' altra maniera :
rVon v' ha grand' uomo
Non v' ha novizzo.
Che sappia vivere
Senza indirizzo.
La vitlima principale, anzi la sola, anzi l'unica
di questa nuova specie di cholera morbus, è — non
occorre nemmen dirlo — il signor Tizio.
La crudeltà che gli indirizzatori dimostrano contro
il signor Tizio, è qualche cosa di fenomenale!
Se un qualche onesto e curioso cittadino ha pia-
cere di scandagliare e verificare i gradi a cui può
ascendere 1' umana bestialità, che legga il frutto degli
sforzi dei protervi indirizzatori, i quali furono colti
Egli sfava una sera all' osleria,
E c' era anche il marito di Prudenza ;
Vennero a lite, — nè il perchè sapria —
E il brenlador, perdula la pazienza,
Disse a quel!" altro che la sua consorte,
Potendol, gli facea le fusa torte.
E narrò della brenta f, allora in furia
Monlò il marito, e ben ri\ivea ragione: —
Giurò dì trar vendetta delP ingiuria,
Che avean fatto alla sua riputazione,
E un piato criminal s'istituì^
Ma dirvi non saprei come finì,
E qui terminerò la mia novella,
Che in grazia sol di voi., donne amorose, *J
Mutilai nella parte sua più beila,
Perchè so che vi spiaccion certe cose-,
Specialmente se in pubblico son delte
E se slampansi su per le gazzette.
Ma se qualcuna mai per avventura
Bramasse udire jier intero il fallo,
Può viver tranquilissima e sicura
Che avrò di contentarla un gusto matto.
D'andar da lei mi faccia sol sapere
Ed io la servirò con gran piacere.
F. D.
'li SEMA
SCHIZZO, FOTOGRAFIA, FANTASIA E CORBFXLEEIA
Oh, il genere delle Serve !
Che genere non plus ultra !
Io l'amo questo genere materiale e perciò mi sento
in vena di consacrargli il presente capolavoro lette-
rario.
0 serva .... essere non esolico ma erotico, gen-
tile più dello spino, soda più deli" ovo. sensibile più
del marmo, lusinghiera più del I R. giuoco del loHo,
istruita meno delT abbecedario.
0 Serva, essere tutto cuore e tutta ciccia, chi non
ti stima, non conosce quanto tu valga in amore . . . .
ed in cucina !
0 Serva, le tue mani sono rosse, le tue ve sii non
olezzano di rosa, ma di cannella o di nionlone, la tua
bocca non manca d'un denle, 01 lui) pelto non casca,
la tua gamba è robusta, il luo piede è massiccio.
Anche tu ti vagheggi nello specchio come una ma-
damina, e quando sorti di casa la domenica ne" tuoi
panni migliori, ove il rosso spicca in abbondanza, vai
via franca e dritta come un caporale, e se lissi negli
occhi qualche garzone di barbiere lo liquidi addrilura
col razzo alla congreffe della tua eccitante persona.
0 Serva, tre, volle serva.'
*) E non già di quelli che protestarono sull' iiuraorillti di questa
mia novella.
E una volla che il cieco Dio ti ha frecciata, tu
non sali più la pignatta, abbrucci la papjia del bam^-
bino, rompi un piatto per giorno, e non vivi che di
dolci colloqui e di pizzicotti nelle guance . .. Kpvìi'f iù/
Allora, la mattina in piazza ciarli un paio d' ore
col damo, mentre la verde insalata palpita anch'essa
d' amore entro la sporta che con trepida mano tu ti
vai agitando contro il grembiale e i fianchi di pino.
Allora, nel mezzogiorno, tu ti permeiti un'altra
sfornala di fervide confidenze, colla scusa che il bimbo,
che conduci a casa da scuola, ha dovuto fermarsi in
un viottolo .... per un bisogno urgente!
Allora la sera ha luogo per te il massimo sfogo
dì tulle le pene del giorno — la sera le parole son
più calde, gli abbracciarì più stretti ... e bazza a chi
tocca — cioè bazza a te che li sciogli dal ledo coo-
vegno, tiepida di baci, n g^compresdi deì:4aloroso j>anéo!
Sono cose che succed(»no!
0 serva tu non sei mificolosa, e quando ami pro-
fondamente qualcuno, anima e corpo a lui li cedi.
Brava, bravissima!
Le mezze misure non ti garbano.
Perciò di lì a nove mesi il tuo volto sfiorisce.
Povera e buona Serva !
Ecco i fruiti della tua prima campagna.
Ma ohimè! i padroni accorti dello scapuccio ti li-
cenziano.
INon importa.
Tu vivi col padre dì luo figlio una seltimana, poi
cangi da saggia, fortuna e paese.
ISel nuovo paese ti pigliano per T Angelo del pu-
dore, e là edotta dall' esperienza, non ti lasci risedurre
che dal figlio del padrone, uno stordito, che forse li
sposerà.
Sì. tu lo ammalii il provinciale, e un bel dì lo
meni pel naso tiiwi in chiesa ove ti fai consegnare
1 anello e i suoi calzoni.
Tale è la fine della Serva, secondo la mia fantasia,
intendiamoci, perchè secondo la pura realtà la meschina
bene spesso muore ali" ospedale o sposa un facchino
di piazzetta marina.
INonoslante regina o vittima, io li amo o bella cu-
stode della pentola, e ti saluto Serva, tre volle Serva,-
Conforto di tanti mortali!
lì i
0 illustre martire della jedina trojedna kraljevinal
devoto adoratore delle defunte ciambelle Strossmaye-
rìane, dei Kopecci di quella grande gabbia di matti a
cui, per cristiana — cattolica carità, vendi le parole
che non son tue:^ unica speranza dei fratelli Oltreve-
lebitiani, i quali, come tu dici, ci vorrebbero fraterna-
mente abbracciare colle loro zanne ^ 0 sole diafano,
che basta ad illuminare le menti marzocche che ti
circondano, e che curvano la stupida fronte ai luo
ciarlatanismo; 0 valente propugnatore dei diritti im-
maginari, dei principii non sanciti del buon senso; o
nobile pastore di tutte le capre e caproni, in e fuori di
Dalmazia f, 0 attitonanle Giove, che minacci di terribili
fulmini quei poveri morlacchi che non intendono di
venderti la loro anima;, 0 degno campione dell'un-
11. Non correte, loderete dopo. Intanto preparatevi a
ridere dei martiri, del martirio e dei tormenti
che maestrevolmente s'avevano apparecchiati ed
esposti in certo loco un poco alto ^ non tanto però ^
che non vi fosse uno di esso più alto ancora.
NUOTO ÌTEIJIER FOTOGMFiCO À PENNl.
Statura^ media. Incesso-, non maestoso ma concitato,
specialmente sull'imbrunire, quando un lembo del suo
soprabito mostra la falda di seta. Fisonomia^ aperta,
per significare tutto ciò che non è bene. Occhi; stan-
chi, ma penetrativi. Fronte; spazziosa, parebbe con-
tenga buona dose di cervello!! Naso; profilato, alquan-
to rigonfio alie narici. Barba; sul crescere, perchè il
barbiere ha cura di tonderla ogni giorno. Bocca; che
pare una fontana d' aconito. Modi; che illudono. Cuore;
da Nerone. Intelligenza; scarsa; riesce nel calcolo del
più e del meno. Posizione; agiata. Stato; vedovile. At-
tualità; giubilato rimesso in mezza attività; non però
al posto decretatogli da mamma natura.
11 fotografo a penna cui piaque tirare bnon nu-
mero di copie di sì celebrato originale^ si raccomanda
per lo smercio; avvertendo che la modicità del prezzo
delle copie (1 soldo) supera ogni discretezza possibile.
Egli sì pregia innoltre di avvertire il P. T. Pubblico,
che di mano in mano che esciranno dal suo Studio
nuove Fotografie, si farà dovere di annunziarle, man-
tenendo fermo il prezzo 1 solo soldo per copia. A chi
interessasse poi aquistarne a partila grossa, accorderà
il 50 per cento di sconto, franco di spese.
CORRISPONDENZA.
Neir auspicala occasione del centenario dei Santi
Apostoli Pietro e Paolo, questa Chiesa Metropolitana
venne innalzata da Sua Santità al grado di Basilica
con gli onori e privilegi inerenti. I molti titoli dei
quali essa fregiasi animarono i capitolari a supplicare
S. E. r Arcivescovo ond" impetrasse dal supremo Ge-
rarca della cristianità tale novello fregio alla zaratina
Metropoli; la qual gloriasi di avere a titolare e protet-
trice, e di venerare le ceneri della romana eroina
S.ta Anastasia M., il di cui maestro e martire San Gri-
sogono fin d'antichissima ed immemorabile epoca è
il patrono della ducale Zara, che nello stemma suo e
nel suo vessilo ne rappresenta l'effigie. Di privilegi
ed onorificenze più Sommi Pontefici fecero a gara per
arricchire la chiesa nostra, la quale nel 1154 venne
decorata del pallio a merito di Anastasio IV, che la
innalzò ad Arcivescovato col metropolitico diritto sopra
alquante ciltà della Dalmazia, e nei recentissimi tempi
Leone XII la dichiarò unica Metropolitana di tutto il
Regno.
E diffatti, alla prima chiesa del regno mancava
quest'ultimo pegno della pontificia liberalità, e ben
nieiilava tanto onore la Cattedrale della nostra Zara,
che fin dal VII secolo è capitale della Dalmazia, e che
in ogni età, in ogni tempo, fu genitrice feconda di
uomini e nelle lettere e nelle scienze, nelle arti e nelle
armi, ed in ogni ramo dell' umano sapere cospicui.
Lode pertanto a tutti coloro che di patrio amore
infiammati procurarono all'antichissima e venusta chiesa
di Zara questo raro titolo; e tutti quei Sacerdoti che
cordialmente operano pel bene della Chiesa e della
Patria non temano le contraddizioni, che s'incontrano
neir arduo cammino.
La festa dell' inaugurazione deTia Basilica si cele-
brerà con peculiare solennità domenica ventura, sulla
quale parleremo d' avvantaggio.
YARIETA'.
Circola voce che sfa fra i progetti di non difficile
attuazione, un nuovo Giornale, che dovrebbe vedere
la luce qui in Zara. Esso si pubblicherebbe scritto in
purissima lingua Toscana, con un appendice Slava. I
Redattori in fieri sarebbero il D.r Tondo Guastamestieri^
ed altri Privilegiati ancora, uno dei quali colf assi-
stenza di suo fratello. D.r Gingillino avrebbe l'incarico
della correzione. Noi non sappiamo se tale notizia sia
vera; vorremmo però che Io fosse, perchè nutriamo
piena fiducia che il nostro pubblico avrebbe grossa
materia da ridere e da istruirsi di molte belle cose.
Dimenticavamo dire, che la parte Slava in caratteri
Cirilliani, verebbe affidata alle illustri penne del Italo
slavizzante.^ e del nostro Costaniin.
Pregati annunziamo, esservi in citià disponibiK-
una grossa .partita di Miglio, prima qualità, provenienle
da Odessa, in questa stagione d'ucellanda, ove s'in
gabhiarono^ e s'ingabbieranno, molti uccelli; sarebbe
buono farne abbondante provvista 11 prezzo è discreto.
Si accorda anche uno scélto.
Jeri 24 corrente venne aperta alla Sacra Ufficia-
tura la nuova Capella mortuaria del nostro Cimitero.
Un tanto a notizia del pubblico.
Volete a ridere? Eccovi una bellissima lettera a-
morosa, trovata e letta sulle mura della nostra Ducale
Città. Ve la riproduciamo in tutta la sua autenticità.
Karro migo Jmmante.
Rossa ti dirave Lei se io non fussimo venulta
gerri sera, alla finestra ? Igio non poteva percè avevo
mettalo la piccola Nina in culla, e piccolo Licarddo,
non voliera, porco di baco, andarre in tei leto. Mi iera
disperatta, volevo storzerge collo, e non potevo venire
federe ti niigo Karro Micio. Giera fredo grando in^
strada de piaza delle Jerbe, e io ti vedeva spasegarj
e li ho veduto, ahi ! miseria, e cognoscuto. Igio ti iai
più che anema mia, e penso a te quando dormo
mio camarin, e m' incresce che ti ciappi fredo, mi!
pacienza, pensa alla tua Scimiza, e cussi ti pasera fredo
e vegnira caldo. Domani ale 5 ore, te spetaro sui 5
Bunari cui mastelo inlesta. Addigio mio Karro amante
Micio.
Sono tua fuìele Amanite
SCIMIZA.
A. MATTOCOVICH propr. imp. ediL e red. responsabile. — G. MAZZOLEM red. responsabile. — Tip. di S. Anich,
AIIIJO I. ZARA, Ollobie ^867. N. 1
1/ abbonamento annaa-
Ic per Zara fi. 5:50 v. a.
Per la Monarchia fi. 7
V. a. franca la posta.
Trimestre e semestre
in jirop'orxionc.
FORFETTA
GIORIVALE
ECONOMICO E PURAMENTE UMORISTICO.
JMi numero separata
Tale soldi H.
Lettere, grappi, corri-
spondenze ed ins«!r*loni
da dirigersi alla Reda-
La Tcrità vuol ir per ogni banda
E corretrice satira non ave
Riguardo al servo o a quel che pur comanda.
Farini.
É pili dotto oggidì chi più possiede :
Scienza senza denar, cosa è da sciocc{j|^
E sudor di virtù non ha mercede f
/ /
Rota.
Esce il Martedì e Venerdì — Vale soldi 4.
CORTESI LETTORI
Il noslro giornale sarà umorisfico ed economico puramente. Lo raccomandiamo al Pubblico della nostra genlile città, ed a quello di Dalmazia tutta, flidereino, perchè il ridere è nostro assunto;, e se talvolta, senza urtare però le suscettibilità di chi facilmente s'irrita, scuciremo qualche punto colla nostra For/èWa, crede-tecelo, non lo faremo per catliveria^ oh ! no, le nostre intenzioni sono caritatevoli ed umane. Immaginatevi! siamo membri della società contro il mallrattamenlo delle bestie Leggeteci adunque, e siatene propizii.
La Redazione.
PARTECIPAZIONE DI MORTE.
L'ArS NOTATOUE POPOLALO
Dopo breve vita, e brevissima, ma letale malattia — spirò nel baccio dei suoi Redattori e volò a ripo-tare lo stancheggiato spirilo, in seno a quella libertà che non scHre delle passioni di questa bassa terra. La dolente tiglia sua la Forfetla, che non si at-tende migliar sorte, perchè già atrelta presuntivamente da quel morbo che venne riconosciuto gentilizio nella sua famiglia, e constatato epidemico in questa stagione; si rivolge ai Parenti ed agli Amici ^ invitandoli di pregar pace al povero decesso.
I TDillSTI Milli PiEGiOM BOIEiLI.
Il htrismo (Dio ! che vocabolo .... scusate, ma è dt moda) è una monomania. 11 turista è un pazzo. Che volete! Ella è una specie di bipedi, novellamente ve-nuta a far da istrioni sulla gran scena del mondo. Viaggiano gli asini, viaggia il mulo, viaggia il camello, viaggia il cavallo; viaggia anche'l'uomo. ... In vero spropositai ; ma, me ne accorgo, doveva porre per primo, \ ultimo . . . non importa .. . per disgrazia, talvolta nel primo, l'ultimo va intuitivamente compreso. E con questa razza di esordio ... a che voglio io venire? Indovinatela o grilli! ... ad una satira?. . oh! ne .... ad una critica? nemmeno. . . . Credetelo,
0 non credetelo ... io iinwrista Cin erba) voglio com-porre un romanzo ... un romanzo sì Signori, Signore, e Signorine; un romanzo serio, serissimo, drammatico, tragico, diviso in solo tre capitoli... del formato il )iù semplice .... e comprendente nemmeno un vo-ume. . . . Sarà un Tomo?... Sì un Tomo per l' ap-punto ... ed eccovelo. . ..
Capitolo I. Era Maggio — bel mese per tulli non è vero? Compare Z. s'alza di buon mattino, indossa il suo pastrano, carica le sue spalle d'un leggero fardello, abbraccia la donna sua, (non dico moglie, perchè non sò se l'avesse o meglio se aver la potesse) monta il suo destriero (probabilmente ua filosofo del mulino secondo il Prati) e senza bussola, si dirige per i paesi Boreali. Per via s'incontra nel collega S, nel fido B, ed in tanli altri fidissimi C . ; e così bene accouv pagnato, prosegue lieto il suo viaggio. Passano i liirisli Z. S. B. e tutti i G per le più belle capilali di questa parte del noslro globo, vedono tutte le rarità, e rarissimi essi, offuscano tutto quello che vedono; ammirano lutto che arte e scienza posero sul trono della grandezza dell ingegno, ed essi sono ammiriili ancor più. Passano come genii, vivonq come istrici, e continuano il loro viaggio. Capitolo IL I Turisti Z. S. B. e tulli i C giungono alla mela desiderata, e novelli Apostoli in candidatura... attendono titubanti il novello Messia che plasmandoli dell olio della salale e della rino-vellozione; dia loro le lingue di fuoco, e li mandi a predicare su questa terra, che geme e si avvoltola ira le doglie (non del parto, ne del colera morbus) d'un sogno dorato, bianco come i ghiacci del polo, come il vello degli orsi, o come l'avorio dei primi denti delle foche, dei vitelli e degli orsi marini Viene il giorno che il barbuto e bianco Messia, stabili per farsi presenlare (i Messia dell' oggi sono diploaiaiici !) i Z. gli S. i B. e tulli i C. Che parata! che frach, che collarine! . . Non comuni Brou-gham, non Fiacre, conduce i nostri Z. S. B. e tutti i C. al palazzo fatato. Per simile giornata, furono noleggiati i più begli orsi addimesticati e presi a fitto 1 più voraci Bieliti per far da cocchieri. Che pompa ' che sfoggio! i Z. S. B. e tutti i G. Irascinaii da queste fiere incivilite (Dio mi perdoni che civiUàJ, passano trionfanti le più frequentate e popolose con-
Per esso le sostanze passone da padm dn figlio,
così i titoli, così i debili, spesso le onorificenze, e
perfino la fama di onesto o di birbo atlaccata al nonfie
del padre, adoriiV o perseguita il figlio estraneo tanto
isl merito quanto alla colpa.
Eppure questo gran movente delie cose umane,
questo incontrastabile fatto di cui la società intera,
senza sapersene dare giusta ragione morale, subisce
le conseguenze^ questa gran ruota della passala, pre-
sente, ed a dispetto degli utopisti, anche della futura
società, non riconosce altra base che quel a di una
fìnsione kgaM ;
E ìa finzione si è che il marito è considerato
padre della prole nata da moglie legittima in quei
periodo di tempo che la legge,, avuto riguardo ad
ogni possibihtà più lunga o più breve della gestazione,
ha Irovalo consulto di stabilire.
Tale finzione legale decide della trasmissione della
sostanza, del nonae, dei titoli, e dei doveri.
Per altri la sarà una finzione legale, ma per me,
che fui testimone in questi ultimi anni della condotta
di alcuni don don che lavorano a prò delia pubblici»
nìorale, assai più dei santi saceerdoti ai tempi di Decio
e di Diocleziano^ per me questa legale finzione è in-
vece fisica e morale certezza escludente ogni possibilità
di eccezione.
Come delia legale, così sono convinfo della fisica
legiUimilà di un figlio non altriraenti che se vivesse
tra quelle valorose amazzoni cantate daif Ariosto, le
quali trasmettevano ricchezze, potere, gloria, nome,
non ai maschi ma alle femmine
Da questo mio convincimenlo, e dall'saliiua per-
suasione che la nazionalità di un, individuo non
oggetto di transazione, non il risultato di una litera :
scelta, ma un accidente congenito alla sostanza vitale'
dell'individuo, io deduco che il suono del nome di
famiglia sia il regolo essenziale per pronunziare della
sua nazionalità. '
Dalmazia è ora in preda ad una doppia lotta: gli
lini la vogliono esclusivamente slava, altri sostengono,
che la parie maggiore è slava puro sangue^ e la meno
numerosa^ ma la più colta sia mista. 1 primi dicono
ai sepondi: fate dieci passi indietro, (neWd storia del
progresso, i passi sono secoli), e venite a noi^ ed i
secondi ai primi : ?iò, affrettate invece voi stessi al-
quanto il passo^ noi vi, abbiamo di già spianata la
via ^ raggiungeteci.
Passai in rassegna i nomi dei più celebri corifei
del nostro intolleranle dalmalo panslavismo, nia fui
poco fortunato nel voler raccogliere sufficiente numero *
di coloro le cui arrabiate tendenze siano giustificate
da un nome di famiglia pretlametvle slavo.
Se ne potrebbe comporre un vasto dizionario di
contrapposti. In Dalniazia vi hanno famigUe di nóme
puramente italiano; come: Pozzo, Cambio, 31nHti. Mhr-
purgo^ Forlani, Marteccìmii^ Tartaglia, Jntonielti, Gior"
gì, Jrneri, Raimondi, Tacconi.^ Moretti, Celio Cega,
velio, Bonetit BQitini:^ alln di un nome italiano in
desinenza latina come* De finis, Mariinis, Culis, Ftimisy
Mattisi /àìirì nel loro pellegrinaggio fra slavi acceHa-
rono la vezzégiativa desinenza slava in ich come:
Foinovich.^ Paolinovick. Petranovich^ Descovich-) Sali-
iiovich; altri pochi poi riconoscono T origine del loro
nome di famiglia nella lingua tedesca, come sarebbero
degli Starkagl^ dei Fierthaler, ècc.'^ passo poi sotto '
>iilenzio quei lauti nonii che. nw si sa a quale razza
classilicare; se di mongoli?,irpcUisi, od óUentolti.
Tutto ciò premesso io chiedo nella semplicità del
mio cuore r c/jc penserebbe la signora mamma sotto la
reverenda sua cuffia, che direbbe ella se suo figlio, il
quale onoratameate ereditò dal pctdre é rispettivo marito
tino de'nomi ut supra? che penserebbe^ che direbbe, se
il figlio suo rinnegando la nazionalità che impronta un
onoralo nome, stringesse lega con quei medesimi che
all' avita nazionalità sua muovessero guerra di di-
struzione ?
Al lettore la risposta.
eiiiBiH
t/bli in Settembre.
Era tranquillo il mar, sereno il cielo,
Taceva 1" onda, e riposava il vento ^
ed io dormiva'dalla grossa nella mia stanza e sul mio
letto
D'un tratlo un urlo umano, reso formidabile dalla
ripercussione dell'eco, ferì proditoriamente il mio tim-
pano e mi produsse una scossa ellettro-nervosa, la
quale mi sobbalzò coi gomiti suH'origliere; misi arrut-
farono i capelli; aprii tanto d'occhi, in guisa che guar-
dandomi nello specchio io mi credeva una copia
conforme della taccia di don Mio nell'atto di decla-
mare .. . . e per rassomigliarlo perfettamente non mi
mancava «he una sola cosa, i suoi occhiali verdi !
Un secondo, un terzo, poi un quarto urlo intesi,
ma tali urli di mano in mano che si succedevano sce-
mavano in forza, come un morente finale d'orchestra.,
poi, silenzio e mistero !
M'alzai.. .accesi il lume, ..trangugiai un bicchiere
d'acquaV indossai la veste di camera d'un mìo prozio,
inforcai le pantoffole di Lazzaro, e nella fretta posi
sul capo un Kalpak di fantasia
11 Kalpak col suo benefico calore riscaldò il mia
cervello. Coordinai le poche idee che potei raccozzare
e., mi posi a riflettere quale poteva essere la causi
prossima o remola di quegli urli atrabiliari.
Un colpo di palma che mi diedi sulla fronte fec(?
conoscere ad alcuni sorci miei compagni di stanzci,
che la scoperta era fatta.
È un assassinio !... !
D'uno slancio,; sono al balcone-, apro le imposte
tarlate, e . .. necessariamente vedo. . nulla! Ciò è na-
turale, perchè a questo mundo, come diceva la grand'a-
nima di Jacobo Chicchiola, a primo aspetto le cose
non si vedono nella loro integrila, nè si pos8».no
giudicare (avviso ad alcuni Superiori della gran mac-
china Burocratica)... quindi risolsi un passo ardilo.
Presa l'antica granata^ che con quattro cibucchi
illustrava un cantone della mia reggia, la brandii in
aito minaccioso, come un corista brandisce il ferro
nella Scena della congiura dell' opera Emani, e caa-
tando a bassa voce T aria
Sì ridesti il Leon di Casliglia
uscii air aria aperta ..... •
La luna romito aereo
Tranquillo asti'o d'argento
non contavano che due corni e due sole trombe : i
primi entravano ovunque, nienire le seconde non fa-
cevansi sentire per lo più che ne' soli ripieni. Oh
tempi beati, in cui gustavasi veramente la musica! La
capricciosa moda volle anche in ciò porvi la sua zam-
pina, ed a poco a poco pullulare vi fece in ispa-
ventevole modo cornette, pistoni, trombe, trombette,
tromboncini e tromboni d'assordare il mondo intero.
Per tal modo avvilito ed annientalo il mio povero corno,
mutalo se ne stelle, e d'uopo fu porlo nell' eterno oblio ..
Oh fatale destino! oh perversa ed infame Moda! Dei
prediletti tuoi figli giuoco ti fai, ed anzi con spudorato
ardire non solo li calpesti, ma vilipesi li abbandoni,
al lezioso schernire de' neo-elelli tuoi pargoli, per ab-
bandonarli poscia ad altri capriciosi parli Deh
lasciale che dia sfogo al corruccio che m'ange! Grande
egli è, ed il mio corno, il mio caro corno, che sul
giaciglio d'immatura morte steso sia, mi strappa
tjuesti lamenti. Ma chi mai potrà condannarmi ? A voi
mi rivolgo, o anime belle, che pieno ancora il cuore
avete de'meladiosi concerti de'lempi passali, e del
flebile ed insinuante suono del mio corno. Poverino!
INon suona più, morto egli è. Tacete? .. . comprendo,
è un senso di pietade il vostro. Oh, anime nobili ! . . .
Ma che volete ? .. alla capriciosa dea piace ora la
tromba, e d" uopo farle largo , chinarle reverenle-
mente il capo^ fale luogo adunque alle trombe, e lasciale
che col loro stridulo suono rintronino le caste orecchie.
Dio buono v'è da impazzire ! ovunque ti volgi, non
odi che concerti di trombe e pistoni ; — nelle piazze,
nelle strade, di giorno e di notte ^ — stanco ti rico-
veri ad un caffè per prender lena, ed eccoli una turba
di tromboni che a bocca scimioltano questo infausto
islrumenlo, ed accantucciati or qua or !à, danno con-
certini da disperarli ^ — ti rifuggi sotto l'ombra di
qualche benefica pianta, ed il crederesti ? dietro te
Iiavv! almeno cinquanta trombettieri. Oh Insomma !
trombe su, trombe giù, trombe qua, trombe là, ma deh
cessate per carità, che ridurrete un trombone il mon-
do intero.
E tu 0 divo Appollo, mettici riparo, nè permet-
tere che a mezzo della prediletta musica, idrafosi diven-
ghino i tuoi figli! Prega il sommo Giove che disperda
e fulmini questi diabolici strumenti, e che- dia un
buon calcio alla moda per indurla a cambiare questo
infernale gusto.
E voi cari amici, non vi lasciale sedurre da
questa vo'ubile dea, fischiatela, beffeggiatela affinchè
cangi d' umore, e torni piulloslo i tempi della rococò.
A calde la;.; ri me, io ve lo domando per il trionfo dei
poveri corni.
C.
PfiOTiST.l BELlii TIlAPPOfii.
Non trattenetemi.
L'opinione piuttosto fondala che la Dalmazia è ima
delle parti integranti della Trojedna jedina Kra-
Ijevina, deve aver fine, affogala in un diluvio generale
di proteste..^ . Diluvio che si elleverà venti cubiti al-
meno al disopra delle teste dei frati di Sign, e cosi
chi ha tempa non aspetti tempo; io comincio.
Iddio d'accordo con Alosè ha promesso, visto il
brutto effetto del primo, che non avrebbe mandato più
un secondo diluvio, ma intendeva parlare del diluvio
d'acqua, cosichè un diluvio di proteste resta fuori
della Bibbia, e può aver luogo senza urtar nella Bibbia
e nei Teologi.
So tutto questo, ma la mia missione la devo com-
piere venisse anco il secondo diluvio, che sarebbe il
primo relativamente alle proteste.
Tutti quanti hanno protestato per l'immatura morte
del pglio delle vergini montagne.
Da Sedno alla Merduja.
Di ir uno all'altro mar.
^ Ma io non c'era, e qui protesto anch'io.
Il diritto di protestare è sacro, è inalienabile,
(protestano anche gli spiantati?) e può dirsi coevo
dell'uomo, perchè il primo a protestare fù Adamo per
l'affare del pomo, quando cioè protestò in faccia a
Domenedio che non era lui, ma bensì Eva quella che
aveva rubato il pomo.
All'interrogazione di Domenedio, in slavo s'intende,
Adamo rispose : Eme ova je ukrala jabiike.
Il diritto di protestare fu salvato assieme alle altre
bestie nell' arca e sopravisse alla caduta di Menfi, di
Palmira, dell' impero Romano, ed a tulle le altre ca-
dute, e venne a noi fresco ed incolume, a vantaggio
di tulli quelli che sono caduti, o che stanno per ca-
dere.
Io pretesto adunque in faccia all'Europa ed a tutte
Je potenze, non esclusa quella di San Marino e della
Serbia, e di Celtinje, città riguardevole senza ospitale
e orologio i protesto in nome del principio e fine., del
diritto pubblico e privato, nazionale, internazionale^
europeo ed americano, della fede e mala fede, dei
tratlali e non trallafi dei bistratatti., protesto in nome
di tutto e di tutti.
In primis et ante omnia contro certi animali che
spiegano un' audacia incompatibile nella specie, ed una
tracotanza unica, permettendosi i medesimi di cammi-
nare sulle sole zampe posleriori per mostrare vieme-
glio il perfetto loro grugno e la bellezza delle loro
orecchie.
Contro lo sguardo sfidatore di codesti animali rosi
dalla superbia, figlia della crassa ignoranza, dote ina-
lienabile della loro specie.
Contro r invasione di siffatti animali nelle stale
dei nostri puledri, i quali poveretti non sapranno un
bel giorno che trar calci da adombrali.
Contro 1 apparizione di certi morti.
Contro r impudenza di certi vivi.
Contro il lusso spiegalo dalla nostra città nei se-
dili di pietra nei passeggi dì marina, spianala e giardini.
Contro la polilica, invenzione diabolica, che disu-
nisce amici e popoli, fa girare i cervelli, mette in
disgrazia i savii ed in auge gli sciocchi e gli avven-
turieri.
Contro le mene segrete tendenti a far cadere la
rielezione del mio bel Mio, risparmiandolo cosi alle fi-
schiate di questo briccone di popolo Zaralino.
Contro tulle le poesie alla Jugoslavia, per la Ju-
goslavia e nella Jugoslavia in qualsiasi metro, non e-
scluso lo stile barbaro e la lingua maledellamenle im-
pastata che adoperò nelle sue traduzioni il valente
scrittore Jndalesene.
Protesto finalmente d'un sol colpo contro lutto
quello contro cui non ho protestato espressamente, e
specialmente contro tulle le proteste passale, presenti
e future, in nome di lutti i principii, di lutti i diritti,
avere studialo un'' poco in Dalmazia, terra dove studiò
qtìeslo invidiabile poela!?
Ma la l'elieilà nelle anime ben falle lascia il de-
bilo della graluiliidinef, ed io che i debili li pago
sempre, mi sono deciso di tradure le poesie del gran
poeta Jndaleseìie nella lingua mia, cioè nell'italiano,
(ifiinchè anche gli ignoranti della lingua slava, non
restino defraudati di tanto prodigio.
Sono cerio che perfino i scomunicali dalle grazie,
e quelli che sono in odio alla bella letteratura, si lec-
dierano le dita dal piacere di leggerli.
La traduzione sarà fedele, fedelissima. Riporterei
il lesto a prova, ma e' è un gran ma . . . . il veto
dell' autore.
Ove pjesme nemoèe niko prieslampaii,
Montenerino (pagina 76).
Montenero roccia grama
Ìj abitante grande fiama,
Dalla roccia Tè sortì,
E la roccia lo nudrì^
Sulla roccia finalmente,
L' ara, el pascola i armenle,
INè el permette là l'accesso
Come gnianca su sè slesso,
INol gà freddo, noi gà caldo,
Suirangiar T è sempre saldo
* Sempre invollo nella struka^
Xe suo cibo pan e litha
Col gà po le so ballette
E de polvere un iìaschette,
Lu no teme in quei dintorni
Gnianca el diavolo coi corni.
L'è de sasso e sasso duro
Saldo come un grosso muro,
Né Umorwoisbia la gente
Che a lù mai ghe nassa niente
Sempre nudo cu .. e pelo
Come in bosco xe et roveto.
De falchetto V alma ardente
Non xe calda, ma bollente,
E la xe parente stretta
Dela rapida saetta.
Del leon el coresin
Sempre pronto a ogni destin
Per difender come và
La sua bella libertà
E l'antico suo diritto
(Che non xe per altro dritto)
La sua fede benedetta
E la piccola casella.
Un muggito se fa udir
INon importa de morir.
INon ghe scampo
In un lampo
Come pietra che dà fuoco,
L" abitante de quel loco,
El suo Dio chiamando forte
El se slanza sulla morie.
Conile rag^idto, falchetto^
Do.ve mira el so muschetto
Cento el cog^lie netto netto.
E] scioppo romba^
Un'và i^tla tomba,
L' angiar s'i^yl??^
Un cranio balza
Et grida: dai
Et nemico ahi:
INon vai pielà
Che el mora là^
Senza sparagno
Fino al calcagno
Filalo tutto
Come un persutto.
Ah mio Dio.
Chi perdio
Quel guerriero
Sempre fiero
Poi toccar,
Poi mazzar?
Qual folgor veloce
Con grido feroce
In men che noi dico
Sul crudo nemico
L'incendio la morte
Ei lancia da forte.
Un da dieci Y è assalio
Dè aiutalo mio Dio.
Iti guerrier nostro sparlano
Mai I ha volto el deretano,
E da Cossovo al presente
L» ga sempre mostra el dente,
Sempre sempre el poveretto
L' ha difeso el suo boschetto.
Come r acquila fra selve
La difende dalle belve
El suo nido prediletto
El suo nido superbetto.
Monienero l'è beato
Coi leoni che hai da lato
Madre dolce tu a costoro
Essi figli e tuo decoro
Tu con essi resterai
^'è da lur li staccherai;
INera sempre dai nemici
Ritenuta, e dagli amici
Sole fulgido ed aurato
Per lo slavo batlezalo.
Lettori cari, l'applicazione della mente alla nobile,
<dla sublime estetica, prostra le forze; perciò vi di-
mando una tregua, e vi prometto, che quando mi sen-
tirò in lena di continuare, sarete obbligati di dimen-
ticare tulli i vostri fastidi.
FATEMI DEPUTATO!
Citladini elellori di un collegio qualunque !
Prima di tutto, vi progongo la mia candidalura a
vostro Deputato !
In secondo luogo: fatemi Deputato!
Le mie qualità fisiche e morali, sono adatlatissime
pel disbrigo di tale incombenza . . . Sono di quygli
uomini che si acconciano a tutte le bisogne sociali.
Italiano cogli Italiani — Slavo cogli Slavi— Russo
coi Ilussr — e così di seguilo .... Sarò autonomo:,
poi nazionale:, poi centralista; secondio i tempi e le
circostanze.
So incensare a suo tempo i grandi... e se possa
Anno I. ZARA, Mercoledì 2 Ottobre 4867, N". 7
COISmZJONI D'ASSOC.
l'er Zara annui fior. 6
•> le Provincie » 7
i! Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gli abbonamenti per
Zara si ricevono dal
librajo Poletti.
MMM TEMIBILHENTE UMORISTICO
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
GÌ' importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla'. Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
I TUMIBiM
Il (urribolo è un certo arnese che serve ad in-
censare, cioè a sollevare del fumo clie puzza od olezza,
a seconda dei gusti e dei casi.
Un tale istrumento fu inventato dai preti, non si
conosce di qual culto ^ religione, ma si sa positiva-
mente che Tu ih un epoca rnofto lontana da noi e^
assai vicina al primo uomo, che per analogia colla
prima lettera delP alfabeto fu chiamato Adamo, cioè
maschio.
Il fumo quindi, ossia l'incenso, a mezzo dei turri-
boli fu la prima dimostrazione d'onore. In seguito
passò a dimostrare T adulazione, istintiva nutrizione ed
aspirazione degli uomini politici.
Prima quindi il fumo saliva solamente al cielo-,
ma a poco a poco si studiò il modo di trattenerlo in
luoghi determinati^ infine sì trovò opportunamente il tur-
rìbolo per incensare le narici dì alcune persone e di
moltissime bestie.
Agamennone ed il ' vecchio re Priamo, Sesostri,
Mosè, Pirro e Numa, furono incensati come il cocco-
drillo, le api, l'elefante, la capra e l'asino^ e re Sar-
danapalo come un turco.
Ma in que'beati tempi però erano pochi gF in-
censatori e più pochi ancora gì'incensati j la prati-
ca poi, in forza del crescit eundo, si generalizzò in
modo che ora può dirsi universale;, gì'incensati e gli
incensatori si scambiano a vicenda il turribolo, il
fumo e gli inchini, che ormai la terra altro frutto non
dà tranne il fumo.
Essendo I" uomo progressista a suo modo, cioè
perfezionatore a modo altrui, l'arte d'amministrare
il turribolo, cioè d'incensare, ossia di dare e diremo
anche di ricevere del fumo, diventò scienza, i segni
rV
esteriori furono modificati, la materia subì variazioni
di elemenli e di essenza, ed ora si può dire, che per
mezzo di applicazioni estesissime, la stampa in alcuni
luoghi, ma non qui, la parola, la spina dorsale, il
cappello a triangolo, a cono ed a cilindro, ecc: eco:
sono assieme turriboli ed incenso. Il fumo poi che ne
esala alle volte è insipido;, raramente parte dall'arrosto
del turriboliere^ ed il piùMelle volle provieiiè dall'a-
ristocrata ignorante e dal ^iaso^noso imbecille^ colla
"àitTerenzà, chr la vocazione del'fumo è relativa, e
quella dell'arrosto è assoluta^ ed anche qui.... phu!
.... phu ! .. .. potressimo dirne delle belle.
Qui in Dalmazia si può dire, che dans les salom
de la fcosidettaj haute societè^ nei clubs dei casini e
delle famose ciiaonice^ nei salons burocratici, negli
uffici, nelle niagistature, e quasi dappertutto e da tutti
coloro ì quali portano un vaso in testa, cotesto fumo
creasi, si sviluppa, sì diffonde, e parte per l'altro e-
stremo della società che lo compone.
Il bello, il grande, il buono e 1' utile esce a ca-
priccìo dei turriboli, e va a posare sulla schiena di
chi pretende e può ricambiare il fumo.
Qui in Dalmazia non è come in altri luoghi, che
i ricchi ed i nobili sono stretti fra loro dalla fram-
massoneria del denaro e del blasone, e fumano per un
istinto primitivo, e si contraccambiano il fumo per
r acquisii a malizia di tenersi in credito nò. Qui in
Dalmazia, il fumo appartiene esclusivamente agli sciocchi,
agi' ignoranti, ed a quelli che si credono di essere
Dio sa che cosa, perchè godono benefìzi che hanno
la coscienza di non aver meritati sotto verun rap-
porto.
Di scienziati nè abbiamo una caterva-, e di che mole
sono i nostri scienziati ! ? . .. e che fame che hanno
i nostri scienziati ! ? . .. e questi scienziati hanno bi-
sogno di farsi incensare dai loro mecenati, i quali
poveretti, senza titoli e senza pane, menano il turribolo