non abbiamo più alcuna spetòìiza, poiché da quanto
sì sente, la Luogotenenza interessata dàl Mimicipio
stesso e dalia Giunta ad autorizzare qualclie u-
tile provedimento reclamato dalla più urgente pub-
blica necessità, non diede fin ad ora riscontro al-
cuno alle lagnanze mossele, e da alcuni abbiamo
udito die, so pure dovesse uscire qualche dispo-
sizione relativa a tale argomento, questa non ve-
drebbe la luce probabilmente prima del prossimo
mese di ottobre ! B.
€ome finiscano poi questi fovori e sieno male
impiegati questi vantaggi della cosidetta libertà
del commercio, se ne hanno esempi continui e fra
i tanti ne citeremo uno.
In questi giorni si aperse una cantina dove un
certo tale che non lia al sole nè un palmo di terra
nè un ceppo di viti ripone quel vino die fa com-
perando queir uve la maggior parte delle (fùali
sono un defraudo della proprietà.
In mezzo all' abbondanza di vino che si vende
a modici prezzi, questo tale si esitò il primo giorno
tredici barilli a sedici soldi il quartuccio, ed il lo-
cale era pieno di artieri e di poveri, che poi tutto
il giorno assediano le porte dell'istituto di pub-
blica beneficenza, quelle del comune e dei privati
colle loro insistenti esigenze. Ed i possidenti su
cui gravita il peso delle esorbitanti imposte, oltre
il danno di vedersi mancare i loro prodotti, hanno
anche il peso di mantenere i vizii dei poveri e
degli oziosi. B.
Quando il conte Fanfogna nella Camera dei
signori fece cenno della necessità di concedere i
porti franchi alla Dalmazia, il nostro Municipio
ringraziandolo ufficiosamente di questo suo atto di
patriottismo, lo pregò di ritornare formalmente sul-
r argomento, e di promuovere eziandio la libera
piantagione del tabacco in Dalmazia.
Il nominato conte rescrisse tosto al Municipio,
e grato per l'esternatagli adesione, promise non
mancare mai ad ogni e qualunque premura per il
bene dell' amata sua patria.
Se ora tutte le Comuni del regno facessero atti
tV adesione al conte Fanfogna, perchè egli a tempo
debito propugnasse presso la Camera dei signori
la concessione dei porti franchi, ed unissero i loro
yoti concordi ai nobili sforzi della Giunta espressi
nel progetto da essa pubblicato, ed alla generosa
proposta del deputato Ghubissa, noi riteniamo che
la concessione dei porti franchi non tarderebbe
tanto a venire ; e la nostra Dalmazia sarebbe ben
più contenta d'essere parificata alla consorella vi-
cina,, che non ad avere il limitato portofranco,
come pei subordinati riguardi alle scialaquate fi-
nanze dello stato si si accontentava di proporre
in questi ultimi giorni alla Camera dei deputati.
B.
11 signor Dr. Nazor della Brazza, medico nella marina
austriaca, ci spedisce la seguente, com'egli dice, rettifi-
cazione di alcune parole da noi dette nei nostro nr, 12
suir aumento della marina di guerra, sull'opinione dei
dalmali a questo riguardo, sull'azione da lui esercitata per
persuaderli della wtililà e opportunità di questa misura
e indurli a farne favorevoli dimostrazioni, je sulla poca
tuona riuscita de' suoi sforzi.
Noi non abbiamo nessuna ragione di rifiutare al signor
^'azor, che ce ne prega gentilmente, la soddisfazione di
veder pubblicata la sua lettera ; ma non possiamo farlo
senza dichiarare che la sua retliOcaziono non ci pare di
tale qualità, nè le sue risposte di tanto sicura efficacia,
da farci mutare opinione sopra nessuna delle cose per
noi allora asserite. Primieramente, può essere che, oltre
che dall' isola Brazza, da altri luoghi della Dalmazia gli sia
riuscito di ottenere alcuna dichiarazione favorevole. Non
avvi questione sopra coi i pareri non possano essere di-
scordi; non opinione cosi evidentemente buona, e così u-
mvorsalmente abbracciata in un paese o in una società
qualsiasi, che non trovi da taluno opposizione o contrae
iito ; può essere perciò che aicuru Itioghi di Dalmazia sin-
"ceramente e conscienziosamenie abbiano aderito al con-
siglio del Dr. Nazor. Siccome poi non abbiamo ragione
di non credere che, anche fuori dell' isola natale, possa egli
avere conoscenti aderenli ed amici disposti a fargli piacere,
così crediamo pure facilmente che egli abbia potuto in-
durre taluni di questi a secondare i suoi disogni. Ma ciò
pbe asse.nmmo allora e che asseriamo tuttavia è, che la
grande maggioranza del paese è avversa all'aumento della
«larifia, cioè, è persuasa die le ingenti spese a ciò ne-
ipessarip rjon potrcbbeiQ essere compeasato da corris|)on-
denti utilità; ciò che diciamo è che gli sforzi del signor
Nazor per ottenere pubbliche manifestazioni fivorevoli al-
l'aumento, andarono per la maggior parte falliti. Che spe-
cialmente poi egli ^abbia trovato penitenza e inditferenzj a
Zara torniamo ad asserirlo sicuramente. Dai membri dell;»
Camera di commercio, dal Municipio, e dfdla Giunta pro-
vinciale sappiamo che egli fu bensì ascollalo ed accolto
con modi gentili , ma che ebbe sempre risposte dubbie
ed evasive, e che non ottenne (la ultimo nessun risultamento.
Quanto poi alla protesta eli non avere avuto a questo
scopo missione positiva e speciale nessuna ; noi non vo-
gliamo contenderglielo. Cerio è però che i consigli da
lui offerti, gli incitamenti dati con singolare insistenza,
non a privati, ma alle Comuni, alfe Camere di commer-
cio, ai pubblici istituti, insomma, di cittadina rappresen-
tanza, davano chiaro indizio che il suo adoprarsi non era
spontaneo, ma a cognazione e per eccitamento di persona
autorevole a cui la cosa stava a cuore.
Noi non abbiamo poi inteso di imputare al sig. Nazor
pel suo operato, mire egoistiche e interessate ; abbiamo
soltanto voluto dire eh' es;!l s' è valso delle sue relazioni
e influenze personali per raggiungere il Suo fine.
Pregiatissiffio Sig. Redattore.
Nel mentre io mi trovo qnorato che il mio tìome si legga
in un giornale che s'intitqla «La Voce Dalihaticà» debbo
tutta'C^^oIta rivolgermi alla sia cortesia affinchè rettifichi i
falli citati nel suo n. 12 del giugno, perchè mi ri-
guardano , e sono erronei
Tutta quella notizia poggiava sovra informazioni inesatte,
perchè ancora entro magj^io, non già dalla Brazza soIt;into
come vi si asseriva, ma da* vari altri punii eminentemente
marittimi come:CaUaro, Scenico, Curzola, H^gusavecchia,
Stretto, ZIarin, erano parliti degl'indirizzi di ringraziamento
a S. A. I. l'Arciduca Ferdinando Massimiliano per l'aumento
progettato della marina da guerra. — Prima che apparisse
queir articolo vi fu anche per parte della Camera di com-
mercio riunita di Ragusa e Cattaro analoga dimostrazione,
e intanto che si sentiva che nei rimanenti punti marittimi
venivano prese simili deliberažioni, pendeva nel serio stèsso
della Camera di commercio di Zara una mozione vigorosa
dei membri di Sebenico, Vale a dire del distretto marit-
timo il più importante di quella Camera, per una dimo-
šlrazionc in fnvore dell'aumento.
Hiléneva che lutto ciò non isfuggerelbe al patrio cro-
nista, ed è perciò che ritardai fino a quest'oggi di diri-
germi a lei.
Dopo '15 anni vissuti fra marini, dei quali selle in Le-
vante é contatto quasi giorn.iIiero coi consolati e Coi no-
stri naviganti, ognuno dovrà di leggeri concedorn il di-
rilto e forse ingiungere ob\)Vigo ad im Vsolàho, la di cui
casa ha anche interessi sul mare e le di cui possidenze
hanno unicamente valore dall'esporlažione mafiltif-na , di
associarsi a quelli che salutano con simpatia lo sforžo ge-
neroso deWa grande potenza continentale a Cui appnrte-
niaino, di rivendicare a prò dei di lei cosligiani una cor-
rispondente autorità sul mare.
Non v' ha fra noi isolani chi abbia bisogno di mandato
per sostenere l'opinione di chi ha fede nell'avvenire ma-
rittimo della costa dalmatica; debbo quindi pregarla di in-
serire qiueste poche linee,' nelle quali io smentisco solenne-
mente il fatto della missione che mi si attribuiva nel pre-
citalo articolo.
Se ho parlato con calore ai miei compatriotti ed amici
(ed ho avuto certamente occasione di parlare anche ad
alcuni dei signori della Giunta, ma non è punto vero che
li abbia trovati avversi) nel momento importantissimo della
storia patria in cui stavatio por decidersi le sorti maritti-
mo dell'Austria, lo feci per intimo convincimento e per
soddisfare ad un allo dovere patriottico e nulla più.
Quanto all' esservi io personalmente interessalo, lascio
decidere a chiunque voglia scorrere lo Schematismo. Un
comando divisiionale a Zara od in altro punto della troppo
estesa ala sinistra della nostra difesa marittima , e qualche
fregata corazzata di più (ed a tali pimti si riduceva il pro-
gettato aumento) non potevano offrirmi speranze ad aspiri,
bensì a qualche altro camerata inferiore di rango.
Non dubito che nell'interesse della verità Ella accoglierà
di buon grado questa mia dichiarazione, e mi permetterà
di dirmi con particolare considerazione
Vienna, 6 agosto 1862.
Suo Umiliss. Servitore
MIOH. NAZOE.
(Nostre Corrispondenze).
Parigi 6 agosto.
11 Monitore non ci ha ancora detto ciò che pensa circa
i progetti di G.iribaldi o della loro possibile realizzazione;
egli nota soltanto l'impressione favorevole fatta in tutta
l'Italia dal manifesto reale. Dicesi che questo manifesto
sia slato pubblicato in seguito a uno scambio di dispacci
fra Torino e Parigi. Non si può dire, però, che sia
un atto di condiscendenza al governo francese; v'ebbe
accordo, ma non pressione. E questo accordo si farebbe
palese, a quanto si dice, con un atto diplomatico. La
Francia indirizzerebbe uni nota a tutto le potenze (alla
quale nota la Russia dichiararebbe di aderire) in cui sarebbe
esposta la necessità di risolvere diplomaticarnonte tutte le
difficoltà nate dalla questione italiana: si d'-arebbe a ra-
gione r ;»gitafzione ogni di pili difficile a Vincere in llalia^.
Si parla molto di una convocazione pel giorno 13 a
S. Cloud di lutti gli ambasciatori delie potenze straniere.
L'imperatore è as]iettato a S Cloud; tutti i ministri sa-
ranno egualmente di ritorno domani. Venerdì vi avrà con-
siglio di ministri, e forse riunione del consiglio privato.
Si parla pure più che mai dell'incontro dell'imperatore
e del re di Prussia, il quale incontro pare aver relaziono
coi grandi progetti che si attribuiscono »1 re Guglielmo.
Non a torto si prestò sempre poca credenza alle ne-
goziazioni rebilive a una mediazione in America; la smen-
tita di tale nuova giunge contemporaneamente da Pietro-
burgo e da Londra. Lord Russel ha perfino dichiarato che
su questa questione v' era pieno accordo tra la Francia c
r Inghilterra, ciò che vuol dire che in Francia è nato un
cambiamento deli' opinione in favore del nord.
Annunciansi molte adesioni de'piccoli stati germanici al
trattato commerciale franco-prussiano; e credesi che quello
tra la Francia e l'Italia sarà concluso alla fine del mese.
Assicurasi che a quest' ora saranno giunti al generale
Lorencez più di 2000 uomini di rinforzo, pei quali egli
oramai trovasi in sicuro da ogni pericolo; il solo disagio
che soffrono le nostro milizie sta nella carestia di tutti i
generi di consumo.
Il general Coucba, il nuovo ambasciatore di Spagna In
Francia giunse a Parigi; dicesi eh' egli sarà ricevuto in
udienza solenne domei\ica prossima. Il corpo diplomatico
sarà lutto nella capitale pel giorno 15.
I ministri devono trovarsi tulli a Parigi prima della fe-
sta , e si dice che lunedi si avrà alle Tullerie un gran
consiglio di ministri.
II sig. Walewski presiedette ieri alla distribuzione dei
premi agli allievi del conservatorio, lo noterò nel discorso
eh' egli ha pronunciato un passo dov' egli accenna alla
decadenza dell' arte teatrale. In luogo di offrire de' piaceri
allo spirito, il teatro ha in mira piuttosto di eccitare l'in-
teresse con grandi effetti scenici, strane curiosità, e pit-
ture lascive. Il Walewski senza condannare in principio
la libertà del teatro, crede tuttavia che la censura dram-
matica dovrebbe essere asš^ai severa per ciò che offende
i costumi, e che solo per questa severità l'arte stessa
può sperare salvézza.
Come non bastasse ciò che accade in Italia per occu-
pare r attenzione pubblica, si annuncia già che gravi av-
venimenti si [)rep3rano in Prussia. Parlasi di un colpo di
slato a Berlino; e non già in senso reazionario. Il re
Guglielmo al contrario si porrebbe a capo del movimento
unitario germanico. Ciò che darebbe uno speciale carat-
tere di singolarità a questa tivoluzione movente dal potere
reale, è che ella nascerebbe con l'approvazione del parla-
mento, e che sarebbe invece sciolta la Camera dei signori
per essere prontamente ricostituita. Ciò sarebbe una nuova
causa di turbamento per l'Europa.
Si assicura nello stesso tempo che si sta negoziando
un Imitato d'alleanza offensiva e difensiva tra la Svezia
e la Danimarca.
Leggendo i giornali inglesi, direbbesi che essi obbe-
discono a una parola d'ordine. 1 più traessi paiono cre-
dere che la Francia, la Russia e l'Italia sono d'accordo
per provocare una guerra in Oriente, servendosi di Ga-
ribaldi come di capro emissario. Siffatte cose non si di-
scutono neppure.
Quanti problemi, al dire de'beni informati, sta per scio-
gliere il 15 agosto! Prima trattasi di Roma. Dicesi che il
discorso imperiale torrà ogni speranza ai garibaldini e
loro aderenti. Poscia deve egli gettare la luce nelle pro-
fondità oscure della questione d'Oriente; rivelare l'in-
tenzioni dell' Europa riguardo 1' America , mostrare quale
sia il grado d'intimità dei governi di Francia e di Russia.
Ciò per gli affari esterni.
Le rivelazioni non sarebbero meno complete quanto
all'interno Non parlasi più soltanto di un'amnistia più o
meno estesa, ma dicesi che sarà detta 1' ultima parola sulla
probabilità delle vicine elezioni, sulle voci della creazione
d'una nuova nobiltà imperiale, sopra un più largo svi-
luppo delle libertà implicitamente contenute nella costitu-
zione ecc. Ecco ciò che si dice , oltre molle altre cose
che io taccio Da ciò potete arguire di quali disinganni
sarà ferace il giorno tanto aspettato. Mi assicurano invece,
che tutto si ridurrà ad alcune parole essenzialmente pa-
cifiche dell' imperatore e alla condonazione di alcune pene.
11 -20 ed ultimo volume della Storia del Consolato e
dell'Impero di Thiers, è uscito questa mattina, ed è già
in mano di tutti. Sopra 1' immenso lavoro del vecchio
uomo di slato fu già tutto detto; nè io ho la pretesa di
dirvi nulla di nuovo su questo soggetto, mi contenterò
pertanto di citarvi alcune righe che sono le ultime della
c nclusione dell'opera, e quasi il riassunto dell'opinione
del Thiers sopra Napoleone:
«Chi mai avrebbe potuto prevedere che il saggio del
1860, sarebbe lo stolto del 1812 e J813? — Sì; si
poteva prevederlo rammentando che la suprema potenza
porta pur seco un,) incurabile follia: li tentazione di far^
tutto poiché si può fare; anche il male dopo il bene,
Così in questa gran vita, nella quale v'è tanto da impa«
rare dai militari, dagli amnninistratori e dai politici, pos«
sono a loro volta anche i cittadini imparare una cosa»
cioè, che non bisogna mai commettere la patria ad ur»
uomo, qualsiasi I' uomo, e per quali si sieno le circostanze,
Si 'accerta che i signori Harin del Siede, Peyart de la
Pms«, Quecoult dcW Opinione nmonale si presenteranno
i nostri interessi sono dai loro affatto diversi. Se l'arti-
colo del La GiiéroTiniere fa officialmente approvato, noi
non vediamo che ci si poss;i dare altro senso.
Le notizia più importanti vengono dall' Italia ; e le let-
tore particolari sono ancora più notevoli die i dispacci
ufficiali. Garibaldi, pure conservando in capo al suo pro-
gramma le parole, Italia c Vittorio Emnuele. entrò ai>t'r-
tamente in lotta col gabinetto liattazzi. In tutta la peni-
sola si njìta un maggiore ardore nel partito jd'azione. Di-
cesi perfino che Mazzini sta per recarsi in Svizzera per
essere meglio a portata degli avvenimenti. Nel tempo slessn
si dice che ieri vi sia stato iin numeroso scambio di di-
spacci tra Parigi e Torino, e si aggiunge che il sig. Ni-
gra ebbe un lungo intrattenimento con Tlionvenel.
Gli avversari doli' unità, persuasi che il [nipato non ha
nulla a temere dai garibaldini, (Inchò Roma sarà difesa
dall'esercito francese, godono di questo conflitto, sperando
che il primo risultato sarà di staccare le provincie napo-
litane dal nord dell' Italia, e che la Francia tornerà nei
suoi antichi progetti di confederazione. É tpiesta una spe-
ranza insensata; ma egli è cerio che il governo francese
userà della influenza aquistatasi coi servigi renduti, per
obbligare il governo italiano a repprimere l'insurreziotie.
11 telegrafo non nota alena arlicolo dei giornali inglesi
a proposito degli articoli della Franai-, è poro a creilore
che essi non conserveranno il silenzio.
Oggi ebbe luogo la distribuzione dei prendi del gran
concorsi. 11 sig. Rouland, come d'uso, presiedeva alla ce-
rimonia. Si notarono nel suo discorso alcuni passi ne'quali
il ministro parla dello sviluppo avvenire dell'insegnamento
professionale e della prossima creazione dei collegi speciali.
L'altrieri ebbe luogo la distribuzione dei premi del
piccolo collegio di Vannes che è la succursale del liceo
di Luigi il grande. Il sig. Drouyn de Lhuis pronunciò
un discorso ingegnoso e applauditissimo, e rimise la croco
della legion d'onore al direttore dello stabilimento.
La Frnncc annuncia questa sera che Mizzini giunse in
Sicilia ed ebbe già una conferenza con Garibaldi.
11 Consiglio dei Ministri si riunì oggi a Saint-Cloud.
I preparativi della festa del io sono già incominciati
su tutti i punti della Francia. Si innalzano alberi sui quali
devono sventolare gli orifiamma e le bandiere tricolori ;
si costruiscono gli apparecchi per 1" illuminazione a gas
che si fìSlenderà dalle Tuileries Ono all'arco di trionfo;
si abbandonarono i lampioni e i velri colorati. Tutta quella
vasta estesa sarà illuminata per cos\ dire istantaneamente.
Alcuni edifìci più modesti hanno già piantato dinanzi alle
loro facciate i bracci di ferro che porterranno i tradizio-
nali lampioni. Tutte le compagnie di strade ferrate hanno
orsjanizzato de'convogli di piacere.
L'opera comica darà dammi la rappresentazione La
serva padrona opera in due atti di Pergolesi e la ripresa
di Giovanni di Parigi di Boildieu.
Il Vaudeville ha ripreso con successo Dalila, dramma di
0. Feuillet, V Amblga annuncia per domani la prima rap-
presentazione dei Misteri dall' empio dramma popolare di
Victor Lejour. Speriamo che questo dramma sia la rivin-
cila dello scaceo dei Volontari del 1814.
Vienna '14 luglio.
Di notizie svariate non avrei penuria se riferir vi vo-
lessi quanto corre per le bocche e pei giornali. Garibaldi
e Garaschanin, Italia e Jugoslavia, Roma e Napoleone, lega
doganale germanica e trattato commerciale franco-prus-
siano, Messico e Francia, federali e confederati in Ame-
rica, Schmerling e Forgač, politica esterna insomma e po-
litica interna si avvicendano nell'interesse che destano,
nei timori che ispirano, nelle speranze che infondono alla
lor volta. E se aggiungi la esposizione colle sue gare a
Londra, le feste dei bersaglieri tedeschi a Francoforte, la
riunione de' giureconsulti tedeschi a Vienna, e quelle in-
numerevoli agitazioni che tra noi ed altrove hanno causa
od alimento nelle giuste talvolta, talvolta eccessive aspi-
razioni di nazionalità, libertà, sviluppo industriale, com-
merciale ed artistico, ti trovi im si grandioso panorama
d'innanzi, che 1' occhio il più esperto, la mente più illu-
minata, l'intelligenza piìj persp cace indarno si farebbe,
nonché a dominare e misurare completamente, solo a
comprendere e tradurre a gran traiti in un quadro sbia-
dato. E la situazione si trasforma ad ogni istante; gli av-
venimenli si moltiplicano ; le complicazioni si fanno sem-
pre {)iù gravi; le tendenze do'vari fattori sembrano in
perpetua contraddizione tra se e col proprio passato ; pro-
mettere, deludere, illudere, mentire è all'ordine del giorno ;
gli è un labirinto codesto di cui sfido trovare 1' uscita.
(}ual meraviglia se gli uomini che per vocazione, mestiere
o necessità si affaticano a raccogliere i fatti, ordinarli, in-
vestigarne le cause e preconizzarne gli eft'etli, depurare
il vero dal falso, sceverare gli accessori dal principale,
perdono la bussola e contraddicono oggi quel che hanno
ieri affermato e forse riproduranno domani, lo che per
buona ventura nella mia modesta qualità di provvisorio
^jorrispondente locale posso a buon mercato sottrarrni al
malagevole uffìzio, lasciò a voi la cura di spiegare a' vo-
stri lettori dove sia veramente Garibaldi, 1' ardilo condot-
tiero. e s'egli si avvisi in verità di ripetere per Roma il
felice sperimento che costò la corona ai Borboni di Na-
poli ; e se Vittorio Emanuele sia in ferità dissenziente,
«onnivente o indulgente col moderno Cincinnato ; e se
m verità alk gloria aspiri di difensore del po-
ter temporale del sommo pontefice, come ne assicura il
novello redattore della France, o a prezzo d isola d.
Sarde;;na non sia disposto a dimenticare, novello Arrigo
Vili di Bretagna, il titolo augusto e^ sacriiìcarlo a<l una
delle tante teorie di cui è ncco il suo sistema politico ;
e se Garaschanin si meriti in fatto il glorioso nome di
slavo Cavour, e se i popoli della Jugoslavia sieu'» già
maturi alla fusione vaglieggiata dai corifei del inovrnento;
e se i tardi pentimenti dell' Austria varranno ora a gua-
dagnarle simpatie germaniche nella sua lolla p iliiico-com-
merciale colla Prussia ; e se d bersaglio co.muiie e i mee-
tings e i briudisi sonori degli uomini di legge e di let-
tere bastino, nonché a distruggere, a scuotere la grossa
parete da cui secolari abitudini, interessi in eontlitìo, ge-
losie di principi magni, inlrigiu ed istinti di sovrani in
miniatura, mantengono intersecata Germania; e se all' o-
scuro Jiiarez sia riservato il merito di (issare f)er qualche
U:m;)o gli studi del Bonaparle sull'altri» emisfero; si' in-
line gli enormi sacri!ì/;i deil'unione e l'abilità di Mac-
Clcilan riusciranno a vmci.TO l'accanita resi'^tenza de' con-
federali. lo souo costrelro di confessarvi che lé mie prc-
vi.sioni non arrivano nemnici!') al di là de! Leitha, per
quanto negli ullimi giorni dalle conferenze provocale da
Fvtrgac a Vienna ed in Un^^beria siasi traila occasione di
parlare e discutere sull' argomento, lo cred.» che Forgac
coi suoi programmi dilT.iii a mezzo di agenti e colle sue
promesse non abbia avvicinala d' un pollice li S'thiziune
della controversia, e cii'.ì Sclimerling siasi falla illusione
quando richiamava (pie! suo governaiore di Praga alla
sedia di cancelliere. Ieri di.scorrendone con persona bene
iniziata nei misteri di gibineiio mi permisi di esprimere
questa "mia convinzione. Mi risposo, che Forgac era l'uomo
adattato nei piani del ministro di slato apjuinto perchè
ignorato ir. Ungheria, senza relazione eoi mestatori; che
la politica di Schmerling consisteva neh'attendere, lasciar
tempo al tempo, mantenere inalterato il principio e per-
suadere col fallo gli oppositori essere vana ia resistenza.
Quando, ei mi diceva, il po[iolo d'Ungheria vedrà che lo
istituzioni politiche dell' Ausiria portano buoni frutti, e che
dal rifiuto a parteciparne deriva la conseguenza, che altri
deliberano anche de' suoi interessi, i propositi si mute-
ranno, e la conciliazione, se non spontanea, sarà l'elTetto
della necessità. E sarà sincera, domandai, sarà di durata?
Si strinse nelle spalle il buon uomo ed io Io lasciai nel-
r ammirazione dello strano sistema, che si compendia, a
modo mio di vedere, nella lezione data dal padre guar-
diano, di cui non so se la storia ricordi il nome, a s.
Bernardo, quando rifiutava non so se le lenti o i fagiuoli.
A merito del santo, \)erdon;Uemi il paragone, ed a'ssocia-
tevi al mio desiderio, che gli ungheresi alla line trovino
nel diploma 26 febbraio il sapore, che il boato seppe
trovare dappoi nel legume.
Ieri asTÉfiornò anche la Camera dei signori le sue sedute
a tempo indeterminato, dopo aver esaurite le deliberazioni
sul budget 'I8G2. l conchiusi concordano quasi in tutto
con quelli della Camera dei deputati, falta, al solito, ta-
bula rasa de' desideri. Se però egual destili'^ corse il de-
siderio proposto dal deputato Lapenna ed accollo dalla
maggioranza de' suoi colleghi sulla franchigia doganale in
Dalmazia, i signori furono generosi di sostituire eccezio-
nalmente l'altro «che il governo voglia prendere in ac-
curata disamina, quali misuro sieno da attivarsi per favo-
rire l'industria e il commercio della Dalmazia e promuo-
vere la beneslanza di ([ueslo paese.» Non disdegnarono
nemmeno di accogliere un scconilo desiderio ])roposlo
dal conte Fanfogna «che il governo rifletta se i [M'odotli
della Dalmazia all'atto della loro spedizione negli altri paesi
della monarchia non possano venii'e daziati in Dalmazia
allo scopo di evitare le difficoltà che s'incontrano adesso
nel procedimento daziario e di facilitare il commercio tra
la Dalmazia e gli altri paesi della monarchia.» — Anche
di questa occasione approfittò il conte Fanfogna per pro-
pugnare il bisogno di migliorare le condizioni della Dal-
mazia. Egli accennò prima ai vantaggi eoe le derivereb-
bero da ima strada ferrata da Belgrado all' Adriatico per
Sarajevo, e precisamente flno a Spalato o fhio al Narenta,
e passando poi ai dazi osservò che il commercio de' pro-
dotti dalmati solTriva grave danno pegli ostacoli dipendenti
dal sistema daziario ignorato dagli organi esecutivi di fi-
nanza fuori di Dalmazia. Quanto arriva in questo terri-
torio, egli disse, deve essere accompagnato da una di-
chiarazione da Vienna, pena il pagamento di un diqilice
dazio. E per ciò che concerne le merci a spedire da Dal-
mazia, racconta a mo' d'esempio il conte Fanfogna di
tanti intoppi, di tante contraddizioni di contegno per parte
della finanza, di tanti dispendi, di lanti contrattempi da
esso sofferti in alcune spedizioni di rosolio maraschino
a' suoi amici di Trieste, Verona, Budveis, Olniiilz e Vienna,
che ripetute volte quelle faccie gravi e severe furono co-
strelle a comporre i labri ad un grazioso gorriso. L'ila-
rità fu generale, quando l'oratore conchiudeva «taluno in
questa eccelsa assemblea «arà tentato di credere che il
mio racconto sia tratto dalle fiabe delle «Mille ei una
notte 1 ma io posso assicurarvi, o signori, di aver detta
la pura verità, e vi assicuro del pari che da quella volta
non ho più manrfato rosolio ai miei amici.» L'esito, cerne
dissi, Coronò il discorso, e la proposta venne accettata.
H»<1> i
Milana, 13 agoHo.
Tolti gli sgU'acdi son® rirolti alla Sicilia e si aspetta
j con ansia universale la cont'erma o la s'.'V,;;tiia deijli o-
} scuri dispacci die ci g ungono d.i q i^'." . [«roviu-i:! St;-
con.lo uno di lati dispacci, che a UVIL-!-; lotto
aticlie VOI, Cani.alai avrebbe fallo un di-,c.ii-: j .a's i'.i vo-
lontarii assicurando che 0[iera coli'd !t'lu^^hil-
terra, e che qualora il governo dot Ile gli s;; la
strada di Roma, egli, Garibaldi, distrujgereibs Ì halli che
avevi fallo.
Sieno pur granJi le illusio.:i che si s'.tribiijcono r.ì-
i' eroico guierale, nessuno rtuò credere ^di' egii le spinga
a 1.1 ie.:u.j di l'itci^jro di'ei sti'tù di aver fallo l'iu'ia
e Si giudiclu' pvjteiile a di^ÌK-'a.
Garibaldi In roso immensi servigi airìialia, gli 'è vèrO;
ma ò forse per i suoi servigi s'olianto CIJO ìa nazione si
è cosliluila?
Mentre Garibaldi trionfava a Como e a V.arese,-Vitlorio
Emanuele trionfava a Guinzaglio e a Palestro ; Ogh il
pruno soldato dtdl' indipendenza italiana salvò le sorti
della patria il 2j giugno 1839, quando si ostinava per
ben undici volte a ricarièarè 'le alture di S. Martina, fin-
ché stabilitovisi, vide di ^à iè sue ìrrtigherie fulminari lè
orde fuggenti.
Il giorno in cui Garibaldi assume.sse il coatógno t)he-
gli si presta, ei cancellerebbe da sè slesso la sua storia
gloriosa: nò l'Italia sarebbe por questo perduta; avrebbe
bensì perduto uno dei suoi llgli più chiari e più benemeriti.
Nella scorsa iiiitte il primo segretario tlell'ambasciatà
francese, il quale fa le veci di Benedetti, rimase a stretto
colloquio coi ministri sino alia duo dopo la mezzanotte.
DI tal fatto vi sto garante, e posso aggiungervi come il
sig Rallazzi sia per intraprendere una rapida gita a Saint-
Clciid onde abboccarsi coli' finperatore de' Francesi. Es-
sendo impossibile celare la sua partenza, ìa si colorirà òoì
pretesto ili salute cagionevole o di medica prescrizionò
che ordina al presidente dei ministri mi breve soggiorné
ai bagni di Ai.v.
11 ministro inglese, secondo informazioni che ho motivo
di credere esattissime, è assai irritalo contro il nostro
ministero. 1 dispacci in cifra da questa legazione al go-
verno inglese sono frequentissimi. Mi si assicura che uni
nuova divisione navale inglese ebbe già oi'Jine di recarsi
sotto Civitavecchia, con ordini tutl' altro che ostili per
Garibaldi.
Insomma il momento è solenne, e l'istante della so-
luzione, credetelo, non e guari lontano.
Il gabinetto di Torino sta redigendo un;> nota da spe-
dirsi a tutti i suoi rappresentanli all'estero, nella quale,
prendendo occasione dai casi presenti, il ministero men-
tre dichiarerà di essere dclorminalo a far rispettare a
qualunque costo la legge e l'autorità, rappresenterà al
tempo slesso i pericoli della prolungala occupazione di
Roma por parte dei Francesi.
Molli deputati hanno lasciala Torino e vi ha a credere
che la Camera non sia più in numero, è che quindi ag-
giorni indefinitamente le sue sedute.
Qui da qualelìe giorno si aggirano moltissimi emissarit
auslriaci, fra i quali due signore, certe Weber, le qnali
ieri dopo pranzo in (]orso furono lisciiiata ed insultate
dal popolo.
Notizie politiclie.
AUSTPJA.
Vienna, 15 agosto. Ieri giunse qui l'imperatrice
saliitatca con giubilo dalla popolazione, (Tempo)
Trieste, 15 agosto. Il cliiarissimo dottor Cap-
pelletti medico-cliirurgo parte oggi alla volta di
Francia e d'Inghilterra per iscopi scientifici. La
sua assenza sarà d'un mese circa.
GERMANIA,
Documenti Diplomatici.
Là Sternzeilunf] pubblica la seguente Nota, èlle
il conte I^ernstorff diresse adi' ambasciatore pl'us-
siano ili Vienna, in risposta al dispaccio 2G luglio
del minisì;ro Recliberg:
BerUìio, 0 agosto 1S62.
Signor barone. Il conte Karolyi mi comunicò il
dispaccio del signor conte Recliberg ^il 26 prosi
pass, riguardante la (juestione doganale, che V. E.
già conosce. L'imperiale signor miuistro degli af-
fari esteri xì espone la tesi, che ia Prussia noii
sia tenuta alle convenzioni strette colla Francia per
la mancanza d'accordo cogli altri Stati dello Zd-
vereiii] die l'entrata in questo dell'Austria, non
die impedire, promoverebbe la politica commer-
ciale dello ZoUvercin; e finalmente. — co^a a cui
si dà maggior peso, — che FAustria, in base del-
l'art. 25 del trattato 19 febbraio i 8o2, crede di
poter pretendere, non soltanto per riguardi di op-»
portunità, ma come un diritto di sua cQmpetenzà;
l'apertura di conferenze sopra questa sua proposta.
10 non posso dividere 1' opinione del signor
conte Recliberg,
11 regio Governo noii è in grado di Éófrètieare
0 SKara Agosto Voce
-
itiìiio nK^ '
tiP'l
Pi'pzzo d'assoi'iajiiitiifi in valuta aastriaca per
Zfcra: per un anno fiorini 8; per soi lui^si fiorini i-
per tre mesi fiorini Z. Pel rimanente (Idia Provincia
e fuori: pei- un anno fiorini !) ; por sei mesi fiorini 4
solili 5«; per tre mesi fiorini 2:25. F>er 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gii stessi prezzi in nr^-ento, fran-
chi de! porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I snippi e le enmniissioni, franchi delle Hpp^a
postilli, «i (liri^-iifio in Z;ira a \ ineenzo Uuplaneieh Ke-
ilaUorr iieil<i ViK'i' l'u^lKiatiril, e ili aljbuonameiiti, ai
rìeiozii lilirarii tlci si^iKiri rrntclli Battara e Pietro
Abelicii. (»li avvisi ili h linee enstaiio ! fiorino, e 02;ni
linea di più M>ldi ti. La tassa di tinanza resta a earico
dt 1 (Mimiiiittente. Un numero separato costa soidi 10^
Zara 21 agosto.
Atteso da più giorni e da tutti vivamente de-
siderato, giunse fra noi verso la sera dei 19 il
nuovo Arcivescovo metropolita monsignor Pietro
Doiino Maupa.s. Avutasi notizia positiva del suo
arrivo, fino dalla mattina di quel giorno vedevansi
in opera le necessarie disposizioni per degnamente
ric|vere l'illustre Prelato. Quando il segnale della
torre indicò che il piroscafo era in vista, le barche
degli scogh riunitesi in Zara per invito del no-
stro lodevole Municipio, sortivano dal porto e bor-
deggiavano innanzi ad esso, facendo bella mostra
delle loro variopinte bandiere e rammemorando
colla loro forma le venete galee che per tanti se-
coli solcarono questo mare. Contemporaneamente,
fra Taccalcarsi della popolazione, il nostro degnis-
simo ed amato Podestà sig. de Begna comparve
alla marina accompagnato dagU assessori e dai
consiglieri municipali. Allo scoppio dei primi mor-
taretti, che era il segnale dell'approssimarsi del
vapore, la Congregazione municipale ed il Consi-
glio scesero nei scalè appositamente a])parecchiati,
sulle prore dei quali sventolava l'azzurra bandiera
nazionale dalmata, e i cui rematori portavano i co-
lori del Comune, e mossero incontro fino fuori del
I)orto. Poco dopo, fra l'incessante fragore dei mor-
taretti e lo s|)aro dei fucili scogliani, il festoso
scampanio di tutte le chiese e gh allegri suoni di
una civica banda numerosa e bene ordinata, il
vapore tutto pavesato giunse in mezzo al porto,
accolto dagh evviva delle barchette che veleggian-
do lo circondavano e della popolazione stipata sulla
riva. Inchinato a bordo dal Podestà e dallo stesso
invitato, ei prese posto in una delle lande, e giunto
alla riva, venne ricevuto dal reverendissimo Capi
tolo e Clero, dalla Fabbriceria metropolitana e
dalla Giunta del regno. Preceduto dalle bandiere
dei villaggi e dalle livree del Comune che face-
vano strada, ei mosse verso la città con a fianco
il capo comunale. Per via venne salutato da alcu-
ni corpi delle varie magistrature, che si univano al
corteggio numerosissimo, il quale a stento potevasi
fare una via in mezzo a tanta folla di popolo (jhe
riverente e lieto lo salutava incessantemente. La
piazzetta marina era tutta adorna di bandiere, e
dalle finestre pendevano damaschi a varii colori.
Air.ingresso della porta maggiore di san Griso-
gono si leggeva una iscrizione.
Giunto alla cattedrale, orò dinanzi 1' altare del
Sacramento ed a quello di santa Anastasia. Sor-
tito dalla chiesa col medesimo ordine e collo stesso
accompagnamento, passando pella contrada di s.
Elia andò al suo palazzo. Alle ore 8 '/, il corpo
lììunicipale si portò dallo stesso per pregarlo d'ag-
gradire, quale nuova dimostrazione che per sua
cura venne fatta, una serenata della banda mi-
litare, la quale in mezzo ad una fila di torcie por-
tate dai giovani dei borghi vestiti coi loro costu-
mi di festa, rallegrò fino alle dieci di soavi armo-
nie tutta la vasta piazza gremita di gente. Così
si chiuse questa giornata che resterà memorabile
per così beila accoghenza fatta dalla città al suo
nuovo Pćistore, che fornito come è di angelico
cuore e di bella mente, impiegherà ogni mezzo per
migliorare in tutto le sue condizioni ; e sia lode
all'attuale Municipio, che tutto dispose con bel-
l'ordine e sostenne con dignità e con decoro il
posto che dalla fiducia dei proprii concittadini è
chiamato ad occupare, nè fece, come prima era
quasi di metodo, che in luogo di figurare, pareva
non avesse altro di mira che restare iuosseiTato
e confuso.
Alle 11 poi di mattina della giornata di ieri
il Consiglio municipale si portò in corpo a fare
la sua visita officiale al nuovo Arcivescovo, e siamo
lieti di poter riportare il discorso tenuto dal no-
stro Podestà, favoritoci da uno dei presenta che
raccfdte le idee coli' aiuto della memoria dell' o-
ratore, riuscì ad unirne le parole che furono le
seguenti :
"Monsignore
"Il Consiglio municipale di Zara ha 1' alto o-
nore di complimentarla pel suo felice arrivo fra
noi, e di salutare nella persona di V. S. lll.ma
il nuovo Pastore di questa capitale e della sua
vasta arcidiocesi, nonché il metropolita di questo
regno autonomo della Dalmazia.
Sono molti i bisogni di questo popolo e spiri-
tuali e temporali, a cui certamente provederanno
la sapienza, lo zelo e la insigne pietà di V. S.
lll.ma. Tuttavia non le sia discaro, o Monsignore,
se in questa prima occasione il Consiglio muni-
cipale osa particolarmente raccomandare alle sue
apostoliche sollecitudini il clero della campagna,
che vivendo in mezzo alle privazioni d' ogni sorta,
merita tanto riguardo-, e la disciplinare educa-
zione dei giovani leviti, chiamati alia santa mifi-
sione di rigenerare la parte più numerosa della
popolazione pressocchè abbandonata ; e le si e-
sterna la speranza, che come i Vescovi dei pri-
schi tempi, e come fece in più incontri il di lei
predecessore di benedetta memoria, così anche V".
S. lll.ma vorrà proteggere gli interessi temporali
del paese, unendo quasi, se così posso esprimer-
mi, alle angeliche mansioni dell' ecclesiastico mi-
mistero, quelle pure utihssime del civico magi-
strato. Protestandole infine i sentimenti cattohci
di questa città, ed invocando sopra di essa la di
lei benedizione, noi auguriamo con effusione di
cuore ogni bene possibile a V. S. lll.ma, e quali
figh devoti ci raccomandiamo alle di lei pater-
ne cure.,,
Monsignore Arcivescovo visibilmente commosso
peUe cose udite, ringraziò 1' esimio Podestà e lo
assicurò, che egli adoprerebbe tutte le sue forze
neir adempimento degh ardui ed imponenti suoi
doveri, e particolarmente nelle difficoltà dei tempi
presenti; conoscere egh i bisogni spirituah della
diocesi, ai quali coli' aiuto delP Onnipotente procu-
rerà di sopperire nel miglior modo che gli sarà
dato; essere nota la sua affezione a questa città
dove passò la piìi gran parte della sua vita, por
non aver bisogno di nuove assicurazioni del suo
interessamento pella sua prosperità; conoscere e-
gh la religiosità e le pie costumanze del paese,
che ad altri può servir di modello, e che imnnme
lo rese fino ad ora dall'invasione di quello spi-
rito sovversivo che tanto pericolo minaccia ad al-
tri luoghi; ringraziare di nuovo il Municipio pel-
l'accoghenza ricevuta, e raccomandarsi infine al suo
aiuto ed alla sua cooperazione.
Domenica ventura seguirà la solenne installa-
zione; alla sera tutta la città e l'esterno delle
chiese saranno illuminate e già si fanno molti pre-
parativi, ed, a quanto ci dicono, in quella sera fa-
cendo il giro della città, il nuovo Arcivescovo
verrà pregato di visitare la Biblioteca comunatej.
neha qual' occasione, per idea del Podestà, verrà
per la prima volta aperto un libro dei visitatori
di quel luogo, ed il primo nome sarà quello del
nostro amato Arcivescovo, nel dì solenne in cui
avrà presso possesso dell' alta sua dignità.
F. D. E.
Estratto dagli atti della Giimta
provinciale.
1. Chiusa la discussione sul progetto di legge
relativo all' istituzione dei libri fondiarii, la Giunta
determina di stamparlo onde dargli tutta la pos-
sibile pubblicità, e provocare i giudizii di persone
competenti, proponendosi di presentarlo alla pros-
sima Dieta perchè sia eretto a legge provinciale.
2. Fondandosi sullo statuto provinciale che pre-
scrive la convocazione annuale della Dieta, e sulla
necessità che le addizionah provinciali sieno da
questa votate per l'anno camerale 18G2-3; nè bra-
mando ripetere l'illegalità, che per la ristrettezza
del tempo e la forza della circostanze dovette am-
mettersi per l'aimo corrente, la Giunta innalza un
ris])ettosissinio indirizza a Sua Maestà col mezzo
di S. E. il sig. Luogotenente, perchè si degni di
convocare prima del nuovo anno camerale la Dieta
di Dalmazia.
3. Verrà stampata per intero la rimostranza
all' Eccelso Ministro di Stato sulla tutela delle pro-
prietà cam2)estri.
4. Si portano a conoscenza dell' i. r. Luogote-
nenza, anche da parte del Comune di Lissa, de' la-
gni intorno alla mancata definizione delle procedure
per danni campestri, e si domandano prc^^vedimenti
di rigore per vincere questo ormai troppo grave
disordine.
Avendo la Giunta in data 3 luglio u. s., in-
teressata la locale i. r. Luogotenenza a voler pre-
venire con mezzi convenienti, e precisamente con
quelh additati dal §. 344. del vigente codice ci-
vile, il rifiuto delle quote dominicali, che dai co-
loni di s. Cassiano ed altri minacciavasi di ripetere
anche quest' anno, e a conservare lo statu quo del
possesso del diritto di riscuotere da parte della
proprietaria Mensa arcivescovile le dominicali cor-
rispostele mai sempre fin ora, l'i. r. Luogotenenza
rescrisse in data 30 lugho, che il Capitano cir-
colare avea partecipato di aver già prese le sue
misure riferibilmente al niego delle dominicali; che
ciò non ostante erasi ricordato allo stesso Capi-
tano il tenore del sud. §, 344 C. C. e degh ar-
ticoh 22, e 20 dell'ordinanza 19 gennaio 1853,
e disposto affinchè, in quanto ?iel caso concreto si
trattasse del rnantenimenlo e ripristino deli' ordine e
della tranquillità p'ibblica, o dell' impedimento alla
rinnovazione d'atti di resistenza, dovesse il medesimo
agire, occorrendo, anche colla forza, a consegui-
mento dei fini sopramenzionati. Concliiudeva per-
altro l'i. r. Luogotenenza, che riguardo all'assi-
stenza neir esazione in via amministrativa o me-
diante la pubbhca forza delle dominicali rifiutate,
a sensi del ministeriale dispaccio 25 giugno u.d.
non potevasi farvi luogo, imperocché la contesa delle
relazioni di diritto fra proprietario e colono ap-
partengono esclusivamente al foro civile.
Ciò stante la Giunta provinciale si rivolge al-
l'i. r. Ministero di Stato colla seguente
KOTA.
Col suo dispaccio 25 giugno p. p. nr. 18736-
1218 esso eccelso Muistero di Stato si compia-
Bfta
Fuono di tutte le campane annunziò ai fedeli l'ap-
prossimarsi di tanto-dì, che venne all'aurora risa-
lutato allo stesso modo ; e quindi un'affacendarsi
di persone, un correre in qua in là, un affrettarsi
d'eseguiate ordini ricevuti e disposizioni da darsi.'
Tutta la città era addobbata a festa, ma spe-
dalment« tutte le vie che conducono da S. Simeo-
ne alU cattedrale, e la piazza dell'erbe, su cui
prospetta l'arcivescovato, la quale era tutta cir-
condata da ai'cate sostenute da verdi colonne, sor-
montate da variopinte bandiere. La residenza mu-
nicipale era adorna di damaschi. e dai pogginoli
sventolavano la bandiera imperiale, l'azzurra na-
zionale dalmata ed il gonfalone della città. Sulla
porta maggiore del duomo, adorna delle armi del-
l'Arcivescovo e di fregi dorati, legevasi un'iscri-
zione latina e la facciata era abbellita da sei grandi
bandiere con trine d'oro.
Udita una messa bassa e compiute le altre pre-
scritte cerimonie, Monsignor Arcivescovo, indossati
gli abiti pontificali, scese dal trono, e preceduto
dal Clero e Capitolo metropolitano, e seguito dalla
sua casa e dal capo municipale colà espressamente
recatosi, uscì di chiesa ; allora si mosse la pro-
cessione nell'ordine seguente.
Tutti i capivilla e vecchiardi dei villaggi del cir-
condario preceduti dalle loro croci e bandiere, tutte
le numerose confraternite laiche e le corporazioni
di artisti coi loro stendardi, gli asili d'infanzia e
della puerizia, le scuole normali e reali, il gin-
nasio, r instituto femminile elementare di S. Maria,
la banda del Reggimento Conte Tliun, il clero re-
golare, le livree di Monsignore, la croce capitolare,
gli alunni numerosissimi dei due seminari, il clero
secolare di città e delia campagna, la croce e le
insegne arcivescovili, il Capitolo metropohtano e
molti canonici assistenti ; a Monsignore seguivano
immediatamente la casa, la curia arcivescovile, ed
il nobile Podestà alla testa del magnifico Munici-
pio. Da S. Simeone al duomo la truppa faceva
spalliera d' onore e presentava l'arma al passaggio
di Monsignore. Alla porta della cliiesa il Prepo-
sito capitolare porse 1' aspersorio all' Arcivescovo
e lo incensò; intuonò quindi il 7'e Deum, ed allora
sua Sig. ill.ma venne inchinata dalla nobiltà, che
10 attendeva come è di consuetudine e da due
assessori della Giunta a ciò delegati. Sopra i gra-
dini del presbiterio s'inchinarono a Monsignore i
rappresentanti dèi governo, e poscia ognuno prese
posto nei luoghi assegnati. Finito il Te Deum e
le annessevi orazioni, l'Arcivescovo pertossi a se-
dere presso i gradini del presbiterio, ed il segre-
tario arcivescovile lesse le bolle dal pergamo. Mon-
signor Vitaich Preposito capitolare lesse poi un
breve discorso, ed a questo seguì il bacciamano
del Capitolo e di tutto il Clero, ed incominciò quindi
la messa pontificale. La musica eseguita a piena
orchestra dai signori dilettanti ed allievi dell' i-
stituto filarmonico fu del M. Mercadante sotto la
direzione dell' eccellente nostro Maestro Ravasio.
Dopo il vangelo monsignor Arcivescovo lesse una
bella omelia piena di santa unzione e d'affetto per
questa città, a cui lo legava tante care memorie,
nonché di pastorale sollecitudine pel nuovo suo
gregge. Terminata la funzione Monsignore si ri-
dusse al suo palazzo, ove dai signori delegati del
governo, quali commissarii imperiali, gli venne con-
ferito il temporale possesso dei beni della mensa,
ed il sig. Podestà de Begna-Possedaria seguito
dal corpo municipale ed accompagnato da tutta
la nobiltà, con alla testa il sig. Giovanni conte
de Fanfogna membro della Camera dei signori al
Consiglio dell' Impero, si portò alla sala della Bi-
bhoteca comunale, ove dagli stessi, grato pell'o-
norificenza usatagli, prese congedo.
Alle 3 pomeridiane S. E. il sig. Governatore
diede in onore di Monsignore un banchetto di 46
coperte, al quale vennero invitati il Capitolo me-
tropolitano ed i canonici forestieri, i capi delle
principali autorità civili e militari, la deputazione
di Sebenico, il Podestà, un assessore della Giunta,
11 Presidente della Camera di commercio ed altre
poche distinte persone. Si ripeterono gli evfiva a
S. M. l'Imperatore, che valendosi del suo diritto
di presentazione alla santa Sede, fece dono a Zara
di un t^ito Pastore, e si propinò alla, salute di
Monsignore, a quella di S. .E., alla città di Zara
ed al suo Podestà, e finalmente da S. E. venne
portato un brindisi in lingua illirica a tutti gli a-
stanti. Durante il pranzo la banda del Reggimento
eseguì nella piazza sottoposta scelte armonie.
Verso la sera mentre dovunque si dava mano
ai preparativi d'una splendida illuminazione, una
pioggia insisten^^ ne turbò sul principio la com-
pleta. effettuazione; tuttavia sulle 8 Monsignor
Arcivescovo accompagnato dal Municipio comparve
nella Biblioteca illuminata pomposamente ed adorna
di vasi di fiori, e trasformata diremo quasi in una
patria galleria, poiché per una felice idea d'uno
dei direttori della medesima, il sig. Ferrari Cu-
pilli, vedevansi all' intorno i ritratti di molti Dal-
mati illustri, specialmente Zaratini ed ecclesiasti-
ci, parte della copiosa raccolta da lui posseduta,
ed i cui meriti erano stati da lui compendiati in
altrettante iscrizioni a lor sottoposte. Quanto ab-
biamo detto in chiusa del precedente n. 29, si è
verificato , ed il nostro Podestà fatto presente a
Monsignor Arcivescovo, come essendo sfuggita l'i-
stituzione d'un libro dei visitatori al momento del-
l'apertura della biblioteca, ei avesse creduto tro-
varne r opportunità in quella occasione fra le più
solenni polla nostra città', inaugurandolo e ponendo
il chiaro suo nome primo fra tutti. Monsignore
commosso per tale distinzione scrisse la sua fir-
ma, i canonici forestieri ed i signori deputati dì
Sebenico furono pregati di fare altrettanto, come
il fecero poi tutti gli astanti. Pochi momenti dopo
S. E. il sig. Governatore seguito dal vice-presi-
dente di governo, dai generali e dagli ufficiali
della sua casa si portò in mezzo a quell' adunanza.
Egli pure ed il suo seguito vennero pregati dal
Podestà di scrivere i loro nomi sul hbro.
All' uscire dalla loggia venne onorata l'illu-
minazione della piazza dei signori, fra cui em.er-
gevano la residenza municipale per una iscrizione
allusiva alla circostanza e pei trasparenti colle
armi di Monsignore e gli emblemi episcopali, lo
stemma della Dalmazia e quello della città; la
gran guardia illuminata a disegno , avendo sul-
r alto della porta, con bellissimo effetto, i simboli
della religione di Cristo; il caffè ed i locali del
Casino. Poscia M. Arcivescovo, accompagnato sem-
pre dal Podestà, passò per S. Grisogono tutto il-
luminato, e vide il Seniinario diocesano, che El
resse per molto tempo, addobbato e con acconcie
iscrizioni; facevano poi bella mostra di se il ne-
gozio Negovetich disposto ed illuminato con molta
eleganza, il caffè del Commercio ed altri negozii;
al crocicchio di S. Barbara vennero accesi dei
fuochi di bengala, ed il caffè della Previdenza, che
si distingueva pel buon gusto del suo addobbo, fu
pure tutto assai bene illuminato; la facciata del
duomo era splendente di torcie ed il Seminario
centrale aveva una grande iscrizione. Da pertutto
vedevansi illuminate le arme di Monsignore, e si leg-
gevano iscrizioni e motti allusivi all'occasione. Sulla
piazza dell' erbe, eh' era tutta rischiarata a pallon-
cini, la banda militare, per cura del reyerendo Ca-
pitolò, incominciò una serenata al ritorno di Monsi-
gnore al suo palazzo, e vennero accesi alcuni fuochi
d' artificio e di bengala. La piazza e tutte le con-
trade della città brullicavano di gente fino a tar-
dissima ora, perchè la pioggia aveva cessato. Anche
le chiese di S. Simeone, di S. Maria e della Ma-
donna del Castello erano illuminate a disegno.
Di varie stampate composizioni poetiche ed
epigrafiche si vedevano tutto il giorno adornate
le case e le vie, di cui le più in italiano, alcune
in latino, ed una in illirico, oltre ad un paio d'altre
italiane distribuite in opuscoli.
Nel modo da noi brevemente accennato passò
questa giornata solenne, che piti ancora di quella
di martedì resterà impressa nella memoria, pella
Spontaneità delle dimostrazioni, pelk parte pre-
davi da tutte le classi della società, e pella belk
maniera con cui ogni cosa venne disposta e con-
dotta. F. D. E.
Nella certezza, di far cosa gradita al nostri let-
tori ci affrettiamo a pubblicare la lettera che il
deputato Lapenna ci scrive, in risposta alle parole
da noi fatte sulla sua proposta relativa ai por-
tifranchi in Dalmazia. L'abbondanza della materia
ci vieta oggi di contrapporvi le poche osserva-
zioni che intendiamo di fare a schiarimento di
quell'articolo, troppo dal chiaro deputato inter-
pretato a suo danno: ci riserviamo però a farlo
nel prossimo numero.
Pregiatissimo signor redattore.
Ho letto nella Voce Dalmatica V artìcolo di fondo
sulla mia proposta relativa alla franchigia daziaria
in Dalmazia. Io sono ben lontano dall' aspirare al
merito dell'infàllibità. Niuno meglio di me conosce
la povertà delle mie forze, ned io mi son mai do-
luto che altri giudichi meno vantaggiosamente del
mio qualunque ingegno. Colla coscienza però di
amare caldamante la mia patria e di averne pro-
pugnati come meglio io seppi, ma francamente, e-
nergicamente, senza riguardi all'alto o al basso, e
senza secondi fini, gl'interessi, respingo decisamente
qualunque - sia diretta sia indiretta - taccia alle
mie intenzioni, assumendo assai volentieri la piìi
ampia responsabilità del mio operato. È d'altronde
mio metodo dire e scrivere colla chiarezza per
me maggiormente possibile ; io abborro le reticenze,
ed ove per difetto dell' ingegno non mi riesca che
gli altri intendano il vero senso delle mie parole,
mi affretto a spiegarlo, e credo mio debito per-
fino offrirne ragione quand' io trovi onesto e sin-
cero oppositore. Qmest' obbligo mi corre tanto più
urgente verso di Lei, che nella VW ed in privati
scritti mi fu largo di elogi ben superiori al mio
merito, verso di Lei di cui altamente apprezzo la
sincerità dei propositi e con cui, se non tutte le
opinioni politiche, divido dal fondo dell'anima l'av-
versione al violento connubio onde era minacciata
la patria comune.
Eccomi dunque a rettificare qualche dato meno
esatto, a schiarire qualche punto impreciso, a com-
pletare qualche laguna nelF articolo in discorso.
Devo anzitutto rettificare il giudizio che vi viene
fatto sulla mia posizione nella Camera dei depu-
tati, Se per maggioranza ministeriale intender vo-
gliasi quella maggioranza che consente col mini-
stero nel rispetto ai principii professati dalla pa-
tente 26 febbraio, e con lui si accorda nel volerli
inalterati ed inalterabili per altra via, che per
quella tracciata dalla patente stessa, io dichiaro
apertamente di appartenere a questa maggioranza.
Ma quando sotto quel nome si comprendano quei
membri del parlamento, i quafi fanno causa co-
mune col ministero anche nelle questioni indipen-
denti dal principio costituzionale, e votano per le
sue proposte, appunto e solo perchè proposte mi-
nisteriah, io devo con pari franchezza dichiarare
che a codesto numero io non ho mai appartenuto.
Il mio voto nella questione del ginnasio di Trie-
ste, neir aggiornato progetto di aumento della fon-
diaria e nell' appendice al codice penale, tra i casi
più recenti, basterebbe a fornirne la prova. Il mio
linguaggio all' occasione dei sovvegni per l'Istria
e la Dalmazia, nella discussione sulla regia ma-
rina, ed in questo incontro medesimo de' porto-
franchi, non è certamente il Hnguaggio d'uomo
"che dal ministro ripeta previamente l'assenso
alle sue proposizioni, o non le faccia se per sicura
e precisa cognizione o per deduzione ragionevole
non sappia ch'egli stia per dario,,, Se d'altra
parte mi fosse venuta taccia siffatta, l'avrei rite-
nuta calunniosa ed offensiva, e non vi avrei ri-
sposto che col silenzio : da Lei la ho riputata un
errore che voleva rettificazioni.
Devo del pari declinare da me l'altra accusa,
che la mia proposta non sia stata fatta e soste-
nuta in modo più energico e più preciso. Ella mi
permetta di fare richiamo al suo articolo, e di
metterne a raffronto i passi sahenti colle parole
da mo proferite in questa ed in altra non antica
occasione. Ella ivi ricorda come la Dalmazia, più
che nessuna altra provincia sia stata sagrificata
all'interesse dello Stato, e come ai suoi bisogni
particolari, alle sue singolari condizioni non siasi
mai badato. Io credo avere, nonché toccata, svolta
questa tesi a chiare note, allorché enunciando le
colpe del governo austriaco in Dalmazia, conchiusì
"che questo povero paese fu sempre riguardato
come un posto militare ; che poco o niente fa
Meneghello per fior. 942.82 amiui, trovando l' of-
ferta migliore delle altre quanto a prezzo, nè op-
ponendosi ragioni speciali; proposta che dopo breve
discussione viene accettata ad unanimi voti.
Si dà quindi lettura dell' iniziativa della Congre-
gazione con cui si propone un nuovo organamento
per la banda civica ; si accenna agli sforzi fatti
altra volta da Spalato; si rende conto delle ultime
obblazioni offerte dai cittadini a tale scopo, si loda
l'attuale premura de' membri che oggi compongono
il corpo stesso, e concliiude col proporre :
Sia approvata l'offerta resa di conto delle
ultime obblazioni dell'importo complessivo di fior.
335.50 dichiarando per sua parte il Podestà di
rinunciare ad ogni ulteriore indennizzo per la somma
maggiore di fior. 400 circa, da lui spesa per l'in-
stituzione della scuola di musica.
2.° Sia approvato il nuovo regolamento per la
riorganizzazione del corpo di cui si tratta.
3.® Sia autorizzata la Congregazione a riporre
in corso col 1. di agosto le obblazioni mensili ge-
nerosamente offerte da vari cittadini ed obbliga-
torie per un triennio, certa com' ella è che ognuno
vorrà far onore alla propria firma.
4.° Sia autorizzata del pari la Congregazione
air acquisto degli istrumenti relativi fino alla somma
di fior. 1000, coprendo tale spesa dagl'importi ri-
cavabili dai fondi infruttuosi, la cui vendita venne
già accordata.
Passate separatamente a voti tutte le quattro
proposte, ottengono 1' unanimità di voti.
Il consigliere d.r degli Alberti accenna come
sarebbe conveniente e desiderabile che il corpo a-
vesse una montura e che quindi il Comune a ciò
pure pensasse.
Il Podestà assicura l'Alberti ciò sarebbe pur stato,
e lo è, nè desiderii della Congregazione ; ma a non
arrischiare nuovi importi ella ha creduto di so-
prasedere per ora, decisa a soddisfare anche questo
desiderio appena ella vedesse bene avviato il corpo.
Il consigUere Gilardi propone in via di emenda
fosse almeno stabilito per ora un semplice distin-
tivo, come un brunetto eguale a tutti, un' arpa o
alcun che di simile.
Accolta una tale emenda e passata a voti ot-
tiene r unanimità, e la Congregazione è autorizzata
ad incontrare la spesa relativa.
Si passa all'approvazione della maggior spesa
incontrata per 1' allargamento del passaggio An-
drich ed accessorii nella contrada de'Bagni e nel
passaggio Cattanj. La Congregazione giustifica tale
aumento, accennando come ciò avesse dipenduto dalla
demolizione e ricostruzione di parte de' muri che
circondavano il cortile Andrich, e provoca l'appro-
vazione. È accordata con 10 contro 2 voti.
Si accorda quindi senza discussione ad unani-
mità la gratificazione di fior. 30 al protocollista
Zvitich per le indefesse ed intelligenti sue cure
neir ultima invasione del vaiuolo in questa citta,
e la Congregazione è autorizzata a significargli per
parte del Consiglio la sua piena soddisfazione.
Si passa a determinare la tassa di depascimento.
Vengono accolte ad unanimità le proposte della
Congregazione ; cioè pei cavalli, a testa, soldi 16;
13er gli animali da soma e muli soldi 11 ; pei bo-
vini soldi 18; pei pecorini soldi 4; per le capre
soldi 10 e pe'suini soldi 16. Ild.rRadman accenna
ai defraudi che frequentemente nascono per parte
dei villici; desidererebbe si potesse trovar mezzo
onde impedirli. Dopo breve discussione il consi-
gliere Cheresich propone fosse anche in ciò accolta
r idea del concorso e dell' asta. La Congregazione
plaude a questa idea e propone la sia anzi tosto
accolta, tentando 1' esperimento, se a tempo, que-
st' anno stesso.
Si accordano infine ad unanimi voti nuove do-
tazioni per alcune rubriche del preventivo, in cui
«i è esaurito l'importo assegnato, cioè: illumina-
:zione notturna - riparazioni fior. 81, acquisti - fior.
7685; manutenzione giardini - fior. 250; manu-
tenzione strade - fior. 842.4; feste pubbliche fior.
456.2 ; aquartieramento militare fior. 376; costru-
zioni- fior- 4910; impreviste - fior. 2100; spese
d'ufficio a affitti - fior. 180, è acquisto mobili —
540,
(Nostre Corrispondenze).
Parigi, 19 agosto.
1 giorni si succedono senza condurre nessun c;ui,i,na-
mento notabile nella situazione in generale e negli air.iri di
Italia in particolare. Si nega forinalmonie che il governo
francese abbia intimato al gabinetto di Torino di por freno
ai progetti di Garibaldi; eil è assurdo sup[)orre che la
Francia, che riconobbe l'Italia, pensi a prolìitare delle cir-
costanze, per ritornare a' suoi antichi disegni di confetle-
razione; si accerta all'incontro che il più perfetto accordo
regni tra i duo gabinetti. I! marchese Pepoli ha ricevuto
a Parigi e a Saint Cloud le migliori accoglienze, fatte non
solo al congiunto della famiglia imperiale, ma al mini-
stro del re d'Italia.
Annunciasi co(ne una buona notizia che delle neijozia-
zioni sieno già incominciate tra il gabinetto di Tonno e
Garibaldi per arrestare il movimento dei volontari. Noi non
s-ippiarrio vedere in ciò nessuna ragione di rallegrarsi. Ui
che qualità possono essere queste negoziazioni? Ilaltazzi
non può trillare da potenza a potenza col generale che
ha messo in capo al suo programma il rovesciamento del
ministero. Nò qiieste pretese negoziazioni d'altronde con-
corderebbero con l' ordine spedito a Giu-ibaldi di disar-
mare entro ventiquattrore.
La persona del re non entra per nulla in questa lott«,
che è tutta tra il ministero; e Garibddi. Al punto in cui
son giunte le cose ogni transaziono sembra impossibile,
0 Garibaldi dovrà tornare a Caprera, o Rattazzi dovrii ce-
dere il posto a un nuovo gabinetto. Nò crediate che in
ciò io vi esprinna una opinione personale; vi ripeto ciò
che dicono i piiì pacifici e i meglio desiderosi della con-
servazione dello stato presente in Italia. Quanto agli av-
venimenti della Sicilia, la prima spedizione Garibaldiana
provò quanto sia difficile avere di colà ragguagli esatti.
Gli avvenimenti d'Italia non bastano a distogliere l'at-
tenzione pubblica dall' Oriente. L'impero ottomano traballa
da ogni parte, nè l'appoggio dell'Inghilterra basta ad
impedire i' approssimarsi della sua rovina. É noto che le
prime quattro conferenze di Costantinopoli non hanno po-
luto condurre ad alcun risultamento, e che i plenipoten-
ziari dovettero riferirne ai loro governi. Si notano dei
torbidi in Siria, i Montenegrini non sono ancora sotto-
messi, i Serbi sono sul punto di ricominciare la lotta, i
Bulgari si agitano, ed è ben tempo che l'Europa venga
in aiuto della Turchia.
I dispacci di America non ci metlono al caso di farci
un jfiusto concetto della situazione dei federali e de'con-
federati. L'Inghilterra perdura nella sua neutralità, e si
può peifin credere che ella inclini dalla banda dui nord.
Al contrario i\ governo francese non abspellerebbc a\lro
che una nuova vittoria dei confederati per riconoscere gli
stati del sud. Ad ogni modo questo riconoscimento non
avrebbe luogo prima del mese di novembre, epoca in cui
l'imperatore verrà a stabilirsi per l'inverno alle Tuileries.
i dispacci del giorno non contengono nessun fatto im-
portante. Si sa che un corpo di 700 uomini fu diretto
a Cività Vecchia: ora si avrebbe potuto credere che que-
sto fosse un rinforzo mandato all' esercito di occupazione,
ma la Patrie si affretta ad annunciare essere questo corpo
destinato a riempire il vuoto lasciato nelle milizie di Roma
per i concessi congedi.
L'imperatore e il principe imperiale partirono oggi pel
campo di Chalons, dove resteranno fino al 21. L'impe-
ratore tornerà a l^arigi e ripartirà ai 25 per Biarritz con
r imperatrice.
La France annuncia questa sera che giovedì sera pub-
blicherà una lettera del Laguèronnierc sulla libertà delle
elezioni. Possa 1' autore essere più fortunato con questa
lettera che con le due prime.
Dicevasi questa sera che lo stato del sig. Orazio Vernet
era disperato.
II tempo è da qualche giorno a Parigi freddo e nebu-
loso : sembra di trovarci piuttosto nel mese di ottobre che
in piena canicola. Pare che la temperatura sia la me-
desima in tutto il nord della Francia. Il cattivo tempo e-
sercita funesta influenza sul grande e sul piccolo com-
mercio. [ magazzini di novità soprattutto si lagnano della
nullità dei loro affari. Gli stranieri che d ordinario afflui-
scono in quantità a Parigi nel mese di agosto sono questo
anno assai poco numerosi.
Pure il fatto che si notò pur dianzi in Inghilterra, si
rinnovella tra noi ; i capitali sono abbondanti, ma riman-
gono disponibili; fuggono le piccole e le grandi imprese.
La stagnazione degli affari non è cagionata tanto dalla
stagione malvagia , quanto dall' incertezza degli avveni-
menti politici, e specialmente dalla chiusura degli sbocchi
dell' industria e del commercio in America. Avventurata-
mente la raccolta quest'anno è sufficiente se non ab-
bondantissima.
Spalaloy agosto.
Una corrispondenza di Spalato del 20 agosto, inserita
nel n. 51 dd Nazionale, va spiatellando molte minchio-
nerie riguardo all'erezione della nuova chiesa di S. Pietro
a Luciaz, asserendo, forse in buona fede, fatti falsi o per
lo meno assai distanti dal vero.
Il Municipio attuale, che in fin dei conti ha pur fatto
qualcosa di buono per il suo paese, ha pure influito per-
chè la chiesa d'i S. Pietro sia, anziché altrove, costrutta
su quel fondo dei reverendi Padri di S. Fra a «esco, at-
tiguo al bazzaro ; e la rnfiune, l'eslctica e sovrattulto t e-
conomia lo himno persuaso di appog^'iare qu.;!!' idea e di
scegliere quel sito.
Primieramente riguardo all'eco/io//u'a sappia quel corri-
spohdenle che, per fibbricare la chiesi nel vecciiio sito,
i confratelli di S. Pietro davan.) fior. 5000 alla signora
Carrara per il fondo che sta dinnanzi alla chiesa; c!;3
dovevano demolire una casa delia confraternita, attigua
alla chiesa, del valore di altri fior, oOO ; che dovevano
pur demolire la chiesa stessa, rappresenlante un valore
di almeno f. 2300, per alinearla colla strati:); e che fi-
n.dmente dovevano occupare una parte del cortile che
{'.nò valere da 7 in 8 cento fìonai. Ora si tolgano fiorini
1500 circa, valore delle pietre e dei maLeriali derivanti
dalli demolizione, e si avrà che il fondo per la chiesa
veniva a costar loro fior. 80001.. Il Municipio invece
cesse alla confraternita un fondo quasi doppio (500 klaf-
ter di area quadrata) per fior. 2000 !. . Queste ^ono ci-
fre, e sfido 10 il curriS[)ondeale a svisarle 0 negarle.
Per quello risguarda \'esldica il nostro Miin;cipio, cha
ha dato sag;i di comprendere il senso di questa parola,
ha creduto di servire alle vere Itìggi dell'arte col desti-
nare alla nuova chiesa quel sito. La chiesa vecchia, se-
polta in mezzo a caseggiati informi dai quali ristrcUissime
vie la dividono, era situata al lembo estremo meridionale
del sobborgo e quindi commoda soltanto |»er uua parte
della popolazione. La chiesa nuova inveco si presenterà,
sola, isolala, dinanzi al contro più poj)closo del sobborgo,
avrf ad eguali distanze il lembo njerii^lionale e i il setten-
trionale, e per giunta sarà di accesso facile ai borghigiani
di Manus Che in questa troveranno la chiesa più vicina.
Questa chiesa avrà un largo sagralo che la percorrerà
tutta air ingiro, dinnanzi alla facciala urrà un gran piaz-
zale arboreggiato ; e tutto intorno sarà corsa da strade
erariali larghissime. Ora chiedo io al corrispoodcnte
Cosa intende egli per estetica!..
Il corrispondente teme la troppa vicinanza a S. Dome-
nico. Ma, Dio buono, è forse egli un male?.. S'egli a-
vesse visitata Venezia, certo gli sarebbero caduti sotto oc-
chi. oltre a tant'altri, due monumenti grandiosi, i Frart
e S. Hocco, i quali si danno, può dirsi, la mano, e sono
divisi da una semplice viuzza. E sì che, perdio, quei signori
di Venezia erano maestri di e di tante altre cose!..
Gli spropositi asseriti dal corrispondente in economia
ed in estetica ci dispensano dall'analizzare quelli della
ragione, i quali ripetono la loro origine da una filosofia
veramente trascendenlale.
Riguardo alla spesa maggiore che i confrati, secondo
il corrispondente, incontreranno, la è cosa affatto ideale.
La sarebbe ben'si slMu reale se i confrali fossero andati
dietro a certi fabbisogni grandiosi redatti da chi, in fin
dei conti, vuol guadagnarsi, oziando, delle migliaia di fiorini.
Si assicuri il corrispondente che i confratelli di S. Pie-
tro e quei borghigiani, buona ed onesta gente, trovano
bene del loro tornoconto l'eseguire il progetto che il
Municipio ha loro messo in vista, e non si lasciano menar
per il naso da certi tali cui, per le loro santissime viste,
torna bene il mestare. Quella buona gente hanno istinti-
vamente riposto la loro fiducia in chi coi fatti mostra
1' amor di patria, ed in chi saprà far di tutto per vedere
degnamente eretto un monumento di pietà e di devozio-
ne. Tanto è vero, e valga ciò a smentire la falsità dello
asserzioni del corrispondente, che quei buoni confratelli
col reverendo loro parroco non cessavano dal visitaro
giornalmente il podestà Bajamonti per trattare un argo-
mento a loro tanto caro, e por invitarlo ad Qccuparsend
con alacrità; ed oggi che scrivo si lavora già a tuli'uomo
allo smovimento del terreno.
Finalmente riguardo al piano basso di quel sito, accen^«
nato dal corrispondente, pigli, se per avventura non li
avesse, un buon paio di occhiali, e vedrà che il livello
del piano della chiesa nuova è ben piiì alto di quello
della vecchia. »«
Curzola 20 agosto
Passare sotto silenzio qualunque buona istituzione o se
qualche segno di vita si desti fra noi, sarebbe a nostro
credere una trascuratezza, un disamore patrio , eh' equi-
varrebbe a voler soffocare sul suo nascere il germe di
un buon frutto. Mossi da questo sentimento stimiamo de-
bito patrio di far noto al {lubblico l'esito della prima ac-
cademia istrumentale e vocale data in questa città dagli
allievi del signor Antonio Manzato maestro della civica,
da un anno e mezzo circa fra noi, noto abbastanza alla
Dalmazia per le sue abilità musicali, specialmente di vio-
linista distintissimo, pei saggi datine in più occasioni nelle
principali citià dalmate, e da ultimo nelle due celebri ac-
cademie date a Spalato dal famoso tenore signor Mazzo-
leni di Sebenico, ma questa volta prodottosi coi suoi al-
lievi anche quale ottimo suonatore di piano.
Secondando quindi gl'inviti del nostro Municipio, sem-
pre intento ad opere di patrio benessere, nella ricorrenza
del natalizio di S. M. l'augustissimo nostro imperatore
e re Francesco Giuseppe 1. prestavasi il distinto sig. ma«-
stro Manzato a dare a questo pubblico eoi suoi allievi
della banda civica, di pianoforte e canto, lutti dilettanti che
non contano più di un anno e mezzo d'istruzione, un primo
saggio del loro progresso musicale in un accademia te-
nuta nella sala di questo Casino.
E volendo parlare sul merito dell'accademia, diremo ia
(Le iscrizioni tengono V ordine 4dlc date,)
I.
(ymOLAMO S^JSTTO
^ella CMesa Dottore massimo
«he gl'Istri e i Pannopi
?illa Dalmazia conteiidono
pia clie i Dalmati ognora
venerarono e venerano
gloria loro priiniera
e
primo loro celeste patrono,
K 340. M. 420,
n.
61OVAOT QUARTP
Caratino
Ponte^ce Sommo
dalle insidie dei Cesari
del cattolico dogma la purezza difese
ìieir invasioni barbariche della Dalmazia
coi tesori profusi
nazionali moltissimi dal servaggio redense
e d| Santi ]e spoglie ad empie mani sottratte
jn Laterano depose
4'apostolico ^ patrio zelo n^onmnento immortale,
A. 640-642,
in.
SIMEONE BEGNA
Zaratino
di Modrussa Pastore
letteratissimo solertissimo
del quinto Concilio di Laterano
per valore d'eloquio e virtù d'opere
luminare cospicuo
del clero illirico e della patria
per gli eruditi studii suoi
benemerito,
M. 1536.
IV.
ANTONIO VEEAN^IO
da Selenico
Arcivescovo di Strigonia
|»er scienza politica e letteraria prestanza
mercatosi
l'affetto dei principi la stinga dei saggi
fu
Viceré d'Ungheria
Cardinale proposto di Santa Chiesa
Ingegno illustre del tempo suo,
K 1504. M. 1573.
V.
SISTO QUINTO
per altezza e splendore d'opere
tra i Pontefici Massimi un dei piii grandi
alla Chiesa Illirica in Roma
venustà di forma e tìtolo di CoUegiatì^
donando
€ con affetto gl'Illirici riguardando
si fe dal mondo conoscere
di su^ Dalmata stirpe non obblioso,
1521, M. 1590,
VI.
MAEOANTONIO DOMINIS
d'Arbe
Gesuita Arcivescovo Apostata
^'ingegno potente di cuore incostante
con opere
^ tìsica di storia di controversia
fama illustre acquistava
l'^cizia del Sarpi la stima del Newton
si meritava
d'onori Londra colmavalo
ardeva Roma il cadavere,
1560, M. 1625,
VK
VAI^EEIO PONTE
Zaratino
Arcidiacono ed Istoriografo
della sua Chiesa
dalla pubblica opinione stimato
di mitra degno
se all'esimia pietà e dottrina
e agli altri suoi nobilissimi pregi
non fossero andate pari
l'umiltà e ia modestia,
M. 1679,
vin.
OTTAVIO SPADER
Zaratino
vanto dell'istituto serafico
pel sapere cogli editi libri diffuso
e per le altre preclare doti
che l'innalzarono al Vescovato d'Arbe
d'onde a quello d'Assisi trasferte
a benemeritare anni molti
dell'Ordine suo del suo gregge e dei poveri
attese,
N, 1646. M. 1715.
IX.
GIOVANNI TANZLINGHER ZANOTTI
Zaratino
per cultura di buoni studi
per meriti e virtù sacerdotali
onorando
fu Canonico e Vicario
traduttore illirico di Virgilio
delle patrie antichità illustratore
d'ogni buona e pia opera
zelatore costante.
N, 1651. M. 1732.
X.
ViifCENZO ZMAJEVICH
da Perasto
nella sedia pontificale nostra
con l'esimia vigilanza e pietà
con le provvide largizioni
con la dotta è feconda penna
illustrò il llroprio nome
che
l'eretto lllinco Seminario
memorabile fece in perpetuo.
IBTTJ. TSE: T745.
dell'istituto domenicano ornamento
Professore a Siena ed a Pisa
Vescovo di Cittanova e di Lesina
per dottrina moltiplice sacra e profana
per iscritti pubblicati ed inediti
per sociali virtù e pastoraU meriti
segnalatissimo.
N. 1732. M. 1799.
XV.
SuitEONE STEATICO
Zaratino
Professore a Padova ed a Pavia
Senatore in Milano
per dotte opere
d'idraulica di fisica d'architettura
per illustri servigi
al bene pubblico ed alla scienza
riverito dai saggi dai monarchi onorato
in Italia e fuori celebratissimo.
N. 1733. M. 1824.
XL
MATTECX CABAMAN
Borghigiano di Spalato
Arcivescovo di Zara
uomo dotto
degl' ilhrici libri sacri
riformatore
dell' unità cattoUca e dell' ecclesiastica disciplina
sostenitore ardente.
N. 1700. M. 1771.
XVI.
GREGOEIO STEATICO
Zaratino
giurisperito filosofo letterato
da Venezia ebbe titolo di Consultore ai confini
sedette poi nel Consiglio governiale dell'Austria
pregiato da tutti
per l'equità e la dolcezza
r erudizione e la scienza
il senno politico e l'amor patrio
negh scritti e nell'opere sue risplendenti.
N. 1736. M. 1806.
XVII.
GIANNANTONIO PINELLI
Zaratino
del tempio che hanno in Roma gl'Illirici
Rettore benemerito
poi Vescovo di Traù
d'ornata mente e retto animo
fece mostra
nell'ecclesiastico e insieme nel civile governo
in tristissimi giorni a lui confidato
prova onorevole d'amorosa fiducia.
M. 1826.
XIL
GIOVANNI PETANI
Albanese
nella scienza delle divine cose
favoreggiante lo Zmajevich
erudito
da Canonico di Zara
fu al Vescovato di Sebenico eletto
ma contrariatovi lo rinunziò
per assumere il carico di Rettore
del Collegio Illirico di Loreto
dove morì nel 1774.
XVIII.
GIOVANNI GIUEOVICH
Zaratino
ad esimia bontà religione prudenza
cultura vasta congiunse letteraria scientifica
della Chiesa che l'ebbe Arcidiacono
e che più volte governò da Pastore
dell' istruzione pubblica e della patria
per lunghi zelanti proficui servigi
benemeritissimo.
N. 1752. M. 1828. -
XIIL
GIOVANNI CARSANA
Zaratino
Vescovo di Curzola
Arcivescovo in patria
bellamente associando
la prudenza civile alla pietà religiosa
la soavezza dell'indole al ferver dello zelo
meritò
in difficili tempi
l'ossequio l'affetto il desiderio di tutti.
N. 1720. M. 1800.
XIV.
GIANDOMENICO STEATICO
Zaratino
XIX.
PIETEO-ALESSANDEO PAEAVIA
Zaratino
ingegno ed animo nobilissimo
d'eleganti e dotte pagine autore
plaudito in ItaHa
d'eloquenza e di storia per anni molti
Professore in Torino
di copiosa elettissima Biblioteca
Fondatore in patria
munifico memorando.
N. 1797. M. 1857.
XX.
NICOLÒ TOMMASEO
nato a Sebenico
vivente in Firenze
di cui potrebbesi dire
che basta il nome di quel divo ingegno
se non avesse Dalmazia
un bisogno ed un obbligo
di proclamare a tutti altamente
quanto a Lui deve
quanto sente per Lui.
Tipografia Fratelli BATTAEA, VtNCjBNzo DypLANCiCH Redattóre responsabile.
pli(^a.zionì iDoliticlie lo arrestino sulla sua strada
psnoolosa; die interessi diversi vengano d'altra
parte a destare la sua attenzione, e a rivolgerne
altrove i propositi e gì' intendimenti. L'Inghilterra
già scopertamente piglia a tutelare la causa ita-
liana, i novi moti furono in gran parte da lei
suscitati e aiutati, e le ultime notizie accennereb-
bero perfino ad una sua intimazione a Napoleone,
di fissare un termine all' occupazione di Roma, e
a un invito al ministero di Torino, di consentire
a Garibaldi, già tradotto alla Spezia, l'imbarco so-
pra un bastimento inglese.
Estratto dagli atti della Giunta
provinciale.
1. In risposta ai quesiti dalla Giunta proposti
col protocollo 13 luglio (riportato nella Voce Dal-
matica del 26), avendo il comitato letterario slavo
dato alcune parziali soluzioni con rapporto degli 8
agosto, oltre ai consigli e alle critiche contenute
in altro rapporto stampato nel Nazionale, la Giunta
replicava coli'insistere per un giudizio definitivo
suir opera portante l'epigrate On je meni, brat tko
je meni rad, benché consistente in un saggio di
pochi fogli, perchè in ciò l'autore erasi unifor-
mato al programma della medesima.
Dichiarava questa inammisibili quei motivi per
dinegare il premio, che si fondassero su condizioni
non prefisse dai programmi; — chiedeva un giu-
dizio più caratterizzato sul Notaio /popolare del si-
gnor Giurassich; —• accoglieva la proposta di
raccomandare al pubblico il vocabolario dei signori
fratelli Danilo, riserbandosi in quanto al sussidio
per la stampa di deliberare ; — sosteneva l'uti-
lità di premii e sijssidii per opere elementari citando
l'esempio della Francia, e ravvisando nei casi in que-
stione quelle condizioni eccezionali appunto per le
quali il comitato ammette l'intervento governiale;
'—pregava le venissero indicati soggetti capaci di
comporre le opere bramate; —• negava l'assorta
impraticabilità e inopportunità dei semphcissimi
piani ideati per la diffusione della lingua slava,
attribuendone invece l'incompleta riuscita allo stato
della letteratura slava in Dalmazia ; — citava i
passi fatti presso le competenti autorità per la
diffusione col perfezionamento dell' istruzione po-
polare e dei maestri; — riserbava a tempo op-
portuno l' esame sull' apphcabilità degh altri con-
Bigli ; — domandava informazioni sul miglior vo-
cabolario itahano-slavo per fornirlo ad alcune
scuole che- Io desiderano; — ringraziava final-
mente il comitato delie sue cortesi prestazioni.
2. Venne dehberato di restituire al sig. Giu-
rassich un altro saggio del suo vocabolario ita-
hano-illirico perchè assai incompleto.
3. Invocansi in data 23 agosto dall'ecc. Mini-
stero di stato energici provvedimenti per repri-
mere i furti delle uve, non trovandosi sufficienti
quelli che i'incì. Luogotenenza citava con nota 14,
in risposta alle raccomandazioni della Giunta fat-
tele li 4 detto mese.
4. li i. r. Luogotenenza con nota 11 luglio d.
ji. 8056-1713 invitava la Giunta provinciale ad
esternare il suo parere sulla convenienza d'atti-
vare in Dalmazia l'ordinanza ministeriale 14 a-
prile 1855 relativa all'impiego di stalloni privati
per la monta; e ciò onde prevenire le funeste
conseguenze della propagazione della lue venerea
nei cavalli» sviluppatasi in alcune provincie della
monarchia austriaca. Nello stesso tempo comuni-
cava un progetto di regolamento diretto a togliere
l'ulteriore diffusione dei difetti nella specie equina
in Dalmazia ed a migliorarla, proposto nell' anno
1855 dalla Società agronomica centrale di Zara.
In quanto alla prima parte, la Giunta provin-
ciale, quantiinru2 non trovi F ordinanza ministeriale
25 aprile 1855 atta a raggiungere completamente
lo scopo, pure, cccTenecdo nei bisogno di rego-
lare r uso degli stalloni privati nella monta, di-
chiara che ne troverebbe utile F applicazione ; che
però nelle presenti condizioni d'un regime costi-
tuzionale, trattandosi di legge nuova per la Dal-
mazia, ritiene sia neccessario venga proposta l'or-
dinanza suddetta alla Dieta del regno e da questa
approvata^
Circa al regolamento prodotto dalla Società
agronomica centrale di Zara, fondato sul principio
castrazione forzala, la ^Giunta provinciale,
premesse alcune considerazioni generali sui mezzi
di migliorare le razze d'anhnah domestici, ed e-
saminate nei loro dettagli le influenze degli agenti
igienici od agenti esterni, e quelle dei riprodut-
tori, dimostra come semi^re le seconde riescano
subordinate alle prime; e come la riproduzione sia
da considerarsi qual mezzo di miglioramento in
quanto offre il modo di poter ripetere in copia
gl'individui, modificati dagli agenti igienici, sui
quali si cerca di completare e fissare la serie dei
cangiamenti prodotti, e che nella vita di un in-
dividuo solo sarebbe impossibile di ottenere. Di-
mostra inoltre che i prezzi straordinarii dei ri-
produttori di alcune razze non provano l'influenza
esclusiva dei riproduttori sul miglioramento delle
razze : dipendere questi prezzi da un'industria af-
fatto nuova, V industria dei concorsi, per la quale
occorrono razze particolari, i di cui individui com-
prendano in se quegli artifiziosi elementi che co-
stituiscono l'equivalente dei premii che possono
guadagnare. Considera la Giunta provinciale qual
sia l'ingerenza del governo e quale il suo scopo
nella produzione dei cavalli, ed osserva come que-
sto scopo non sia sempre in relazione agli inte-
ressi dell' agricoltura e dell' economia sociale, e
come per conseguenza, onde questo scopo non
nuoccia, sia neccessario lasciar libero il campo
all' interesse individuale degli allevatori, senza re-
strizioni, ritenendo che il progetto della castrazione
forzata, anticamente proposto anche in Francia,
ma non mai adottato, porterebbe nelle attuali con-
dizioni economiche della provincia, 1' effetto della
diminuzione dei cavalli. Non trova quindi la Giunta
provinciale nè conveniente, nè utile, ma anzi dan-
noso il regolamento proposto dalla Società agro-
nomica centrale di Zara; ed è persuasa che per
migliorare la razza dei cavalli in Dalmazia, o, a
meglio dire, per migliorare nel complesso gi' indi-
vidui della razza indigena per se stessa buonissi-
ma, sia neccessario incominciare dal migliorare le
condizioni ecoDLomiche degli abitanti della provin-
cia, che devono adoperarli; favorire la coltivazione
dei foraggi, la fabbricazione di stalle, la costru-
zione di strade ecc., per ultimo pensare ai ripro-
duttori, coi quaU si può finire, ma non s'inco-
mincia mai; che, ammesso tutto questo, il migho-
ramento della razza dei cavalU sia da lasciarsi
all' intelligenza ed all' interesse degli allevatori; che
ritenere di mighorare la razza dei cavalli nella
Dalmazia coi soli riproduttori e stabilirvi a questo
fine leggi coercitive, nelle attuaU condizioni eco-
nomiche della provincia, sia come voler aprire una
strada carrozzabile attraverso di un monte irto
di roccie, obbligando la popolazione, nel cui in-
teresse s'intenderebbe di fare la strada, di stra-
scinar sulle roccie intatte eleganti carrozze man-
tenute a spese della popolazione stessa. La Giunta
provinciale ritiene che la strada non sarà mai
fatta ; che le carrozze diverranno carri informi, se
pure potranno essero carri, e che la popolazione
finirà per essere piìi miserabile di prima.
(Nostre Corrispondenze).
Parigi, 26 agosto 1862.
Mi apponeva al vero dicendovi ieri che la nota pub-
blicata dal Monileur era emanata dal conte Walewski mi-
nistro di Stato. So infatti da fonte sicura che al Ministero
dell'interno si conobbe l'esistenza di quella nota quando
si ebbe fra le mani il foglio uflìciale : il signor Imahus
ne fu sorpreso al pari del pubblico.
11 Constitulionnel fece quest'oggi «no di quegli scam-
bietti pur troppo ordinarli nell'esistenza dei fogli semi-uf-
ficiali. Egli non solo approva la nota del Moniteur, ma con
faccia tosta dichiara che essa ratifica le idee da lui espresse
tre giorni addietro. Siccome noi siamo abituali alla capriole
del sig. Limayrac, è inutile d'insistere su questo incidente.
11 telegrafo di Torino smentisce oggi la notizia del viaggio
del re a Napoli; cio che vi ha da notare in questo di-
spaccio si è ch'egli attribuisce quel progetto ai fogli di
Parigi. Eppure sono le Correspondance France-Italiana, la
Monarchia Nazionale e non so chi altri ancora che por-
tavano a Parigi una tale novella.
Il bulettino dell'O/jfn/ow Nationale di ieri sera pare am-
mettere che nulla si farà per l'Italia. Non bisogna inter-
pretare queir articolo nel senso di una convinzione propria
alla redazione del giornale, li signor Gueroult ed il
signor Bonneau, che soli possono esprimere le idee del-
l'Nationale sono attualmente assenti, e quelli che
ora scrivono non possono pailnre che per loro proprio
conto. Del resto io sono d'avviso che il signor Gueroult
non tarderà ad emettere la sua professione di fede rap-
porto a questo affare.
Da un altro lato la corrispondenza deìY Independance Belge
assicurava oggi che il governo italiano venne autorizxato
ad esporre al Parlamento, appena sarà riconvocato, che il
governo francese ò deciso di richiamare le sue truppe da
Homa nel prossimo mese di aprile. A mio avviso qui si
pecca nel senso opposto, ed io sono assicurato che le
cose non sono così spinte, da poter sperare uno sciogli-
inenlo definitivo della vertenza.
11 corpo legislativo, checché ne dicano certi novellisti,
non sarà disciolto quest'anno, sebbene i parliti si dispon-
gano già alla lotta elettorale. A quanto pare, esso sarà con-
vocato m dicembre e farà una corta sessione fino al 20
gennaro. in tale occasione i senatori ed i deputati potranno
formulare le loro idee sulla quistione ronìana nella di-
scussione dell' indirizzo. 11 richiamo delle truppe da Roma
non potrà per conseguenza veniro deciso se non dopo
questa manifestazione legale, che, è inutile lo sperare il
contrario, non sarà certo favorevole alla causa italiana.
In certi circoli bene informati si crede che i consigli
generali, convocati come sapete per venerdì prossimo, fa-
ranno delle mozioni all'imperatore affine di sollecitare lo
scioglimento della quistione romana. l\li si assicura che
dei discorsi saranno pronunziati all' apertura delle diverse
sezioni dal conte di Persigny a Saint' Etienne, dal duca
di Morny a Clermont, dal sig. Troplony a Evreux e dal vis-
conte della Furronieou a Limages. Vedremo che cosa di-
ranno codesti organi di tante diverse opinioni.
Non istate a credere che le questioni italiane, messi-
cane, serbe, polacche eie. asserbano talmente 1' attenziona
del pubblico parigino, che egli non possa o non sappia
applicarsi ad altro. Nel mondo letterario si parla dello
vacanze che esistono all' accademia francese, e molti, ma
molti, si pongono sui ranghi. Le elezioni per gli scanni la-
sciati liberi dal duca Pouquier e da Biot sono pròssime;
e quei posti faranno gola a molti, poiché sono realmente
posti da immortali. Biot è morto ad oltantasette anni,
Pouquier a novantacinque.
Molli nomi sono posti in avanti : odo citare fra i più
appoggiati, quelli di Troplong, di Chaix-d' Est-Ange e di
Dufiiure per lo scanno di Pouquier. Aspira alla successione
di Biot il signor Cuvillier-Fleury, il sapiente medico dei
Debals, che fu in altri tempi segretario del re Luigi, padre
dell'imperatore. Si parla pure del sig. Carnè, un altro
pubblicista stimalo. Certe voci timide mormorano il nome
impossibile di Ernesto Renan, altri invece citano i nomi
di Giulio Tanin, di Enrico Marlin, d-i Giulio Simon, di,
Enrico Mastin, di Giulio Taerin e di Teofilo Gauthier. '
Le lettere di Ginevra smentiscono la notizia qui corsa
un istante, secondo la quale alcune manifestazioni ostili
avrebbero colà avuto luogo contro l'yacht del principe
Napoleone.
Alcuni giornali parlano di una noia recente dol gabi-
netto inglese per invitare il governo imperialo a termi-
nare, in un senso favorevole all'Italia, la questione ro-
mana. Posso assicurarvi che questa notizia è infondala.
Può darsi che nelle loro conversazioni col conto di Fla-
haut lord Palmerston e lord Russell abbiano potuto insi-
stere sulla necessità di uscire una buona volta da una
posizione così falsa, ma tutto si è ristretto a parole o
non vi fu alcun atto diplomatico. In un senso opposto
si vocifera che il governo francese abbia fatto rimprovero
a lord Russel degli incoraggiamenti ed aiuti evidenti che
Garibaldi trova in Inghilterra; è facile il prevedere quale
sarà la risposta del ministro della Regina.
Altra del 26.
Garibaldi è sbarcato in Calabria sopra un bastimento
inglese; questa notizia venuta per telegrafo ha sbalordito
Parigi ; i nemici del vostro governo ne profittano per dire
che esso non volle impedirnelo. La borsa fu orribilmente
agitata; il prestilo italiano è disceso a f. 69:40; un ri-
basso di quella entità non si era ancora prodotto in un
sol giorno, dacché la crisi è cominciata, eppure i dispacci
d'Italia non hanno alcun carattere officiale.
11 signor Hovin ha trionfato alle elezioni di Torigny,
L'imperatore è aspettato domani; egli riceverà in u-
dienza di congedo il signor Benedetti, il quale partirà
quindi immediatamente per Torino.
L'Independance Belge parla oggi d'una cessione di strade
ferrate napoletane che il signor conte Raltazzi avrebbe
fatto al signor Rothschild dietro mediazione del sicrnor
Peruzzi : sono autorizzato a smentire questa diceria; del
resto tutti sanno in Italia che non è certamente al Pe-
ruzzi che il sig. Raltazzi avrebbe affidato una tale missione.
Ho sotto gli occhi il discorso pronunciato ieri dal duca
di Morny all' apertura del consiglio generale di Puy-le-
drome ; l'onorevole presidente del corpo legislativo " si è
contentato di ringraziare il dipartimento della entusiastica
accoglienza fatta un mese fa all'imperatore ed all'impeia-
trice..,. accoglienza che ha fruttato a lui il titolo di duca.
Parigi, 28 agosto.
A Torino e a Parigi s'incomincia a rimettere del ti-
more cagionato dallo sbarco di Garibaldi. Ieri si parlava
•a lo SelteiiBi>i*e 1§6S.
Prp?zo d'associa?,ìoije io valuta anstriaca ppp
Zitm: |)(,>r un anno fiorini 8; por sei ì^iìsì fiorini Ij
per tre mesi fiorini 2. Pel riiuaner.te delia Provincia
e, fuori; per un anno fiorini 95 per sei '»c-si fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto g!| stessi prezzi in arj;ento, fran-?
ehi del porto-posta.
Giornale politico-le(terario
Esce il Mercoledì ed il Sabato,
I HTi'upj^i e lo ooinmisisioni, franchi delle spose
postali, si diriic.iio in ;t Vincenzo Duplancich Ile-
d;tu«)r(' di'llii Voce l>aim;!tiea, e »li abhuonamenti, ai
NEEO/,II lilirarii dei siirioi i ITMCUÌ Battara c Pietro
Aljelii'h. (jii avvisi di S linee costano I fiorino, e ogni
linea di più soidi b*. I^a tassa di finanza resta n carico
del coinuiiiienic. In numero separato costa soldi IO.
Estratto dagli atti della O^iunta
provinciale.
1. Fatto essendosi aqiiisto di 50 esemplari del
recente opuscolo del sig. cav, d'Erco sul modo
di propagare le ostriche, benché sappiasi che l'inlc.
Luogotenenza ne fece pur aquisto di 150 esem-
plari per diramarli nella provincia, plaudendo al-
l'intenzione dell'autore, che potrebbe svegliare un
ramo d'industria molto proficuo, si delibera di
distribuirli alle persone che più sono alla portata
di cavarne profitto.
2. Sentito l'unanime favorevole voto di tutte
le corporazioni consultate, e di alcuni avvocati,
dopo una prolungata discussione si conchiude che
un progetto di legge per l'abolizione dei fede-
commessi tuttora sussistenti nell' antico territorio
della repubblica di Ragusa sia assoggetta alla pro-
sima Dieta.
Consist'esso nei seguenti termini:
Progetto di legge.
§. 1. I fedecomessi, ed in generale tutti i vincoli
dipendenti da qualsiasi disposizione fedecommissa-
ria creati anteriormente alla pubblicazione della
presente legge, e coi quali sia imposto l'obbligo di
conservare e di restituire uno o più beni di qua-
lunque natura ad una terza persona, sono sciolti
in ogni parte anche del circolo di Ragusa come
liei resto della Dalmazia.
La nullità della sostituzione fedecomniissaria non
rechercà per altro alcun pregiudizio alla validità
dell' istituzione.
§. 2. A contare dal giorno della pubbhcazione
della presente legge le sostituzioni fedecomniessa-
rie rimarranno vahde ancora per la durata e colle
distinzioni dei §. §. 611 e 612 del vigente co-
dice civile.
§. 3. La piena proprietà della metà dei beni già
vincolati si consoliderà negli attuah possessori, od
aventi diritto ai medesimi, e 1' altra metà rimane
riservata al primo od ai primi chiamati nati al
tempo della pubblicazione della presente legge.
§. 4. Tale riserva non avrà però effetto a favore
del primo o dei primi chiamati nati all' epoca della
pubblicazione della le^ge, se non nel caso in cui que-
sti siano sopravvissuti agli attuah possessori, e che
nel tempo corso tra la pubbhcazione della legge,
e la morte dei possessori suddetti, non siano so-
pravvenuti altri chiamati più prossimi i quali ai
possessori siano sopravvissuti.
Tanto nell'uno quanto nell'altro di questi casi,
e così pure, se al momento della pubblicazione
della legge non vi fosse alcun chiamato, la piena
proprietà dell' intiera sostanza fedecommessaria re-
sterà consohdata, negli attuah possessori.
L'usufrutto della totalità dei beni svincolati con-
tinuerà ad appartenere in ogni caso agh attuali
possessori, od aventi diritto durante la loro vita.
§. 5. La divisione dei beni potrà essere pro^
mossa tanto dagU attuali possessori quanto dal
primo, 0 dai primi chiamati.
' §. 6. Golia presente legge non devonsi intendere
pregiudicati quegli altri diritti, che prima della
sua pubblicazione fossero stati acquistati sui beni
fedecommessari.
3. Chiudesi un'altra prolungata discussione sul
regolamento interno della Giunta da rassegnarsi
anch' esso all' approvazione della prossima Dieta,
e si delibera che, toltine pochi articoli,"serva in-
tanto di norma alla Giunta attuale,
4. Considerando il sommo bisogno che hassi
d'un vocabolario Italiano-slavo, sia pur di piccola
mole; la bontà del saggio offerto dai signori fra-
telh Battara dell' opera dei signori fratelli Danilo
raccomandato dal comitato letterario slavo; l'im-
probabihtà che dalla stampa un editore possa ri-
cavare profitto, si offre ai suddetti signori Battara
un sussidio di fior. 800, purché venga pubblicato
non più tardi di marzo 1863, e adempiano alcune
altre condizioni, prefiggendo qual termine all' ac-
cettazione il mese corrente.
11 sig, Jakich e le ferrovie Croate.
Il signor Jakich, membro della Camera di com-
mercio di Zagabria, in un suo scritto stampato
nel Pozor e riportato nel Nazionale n. 52 discorre,
un pò bizzarramente se vuoisi, sulle ferrovie eh' e'
vorrebbe veder costrutte nel paese.
Nel fare un pò di critica a quel suo scritto,
ci è grato di notare com'egli, il primo fra i Cro-
ati di lettere, rettificasse certa idea falsa benché
accettata dallo stesso sig. Ministro di stato che
ne permise la circolazione. Il sig. Jakich dice „ Senza
la Dalmazia è ridicolo chiamare lo stato nostro i Ire
reijìu quoìido infatti non ve ne sono compresi che
dae.^ Qiieàte parole sarebbero state egregiamente
in bocca ai nostri deputati a Vienna allorquando
Schmerhng, interpellato sul senso di certa Trinità,
rispondeva vagamente esser quello un vecchio modo
di dire e nuli'altro. Sia lode pertanto al sig. Jakich
che, a costo di farsi tenere il broncio da'suoi,
vorrebbe proscritte certe anticaglie anche venera-
bih, quando il fregiarsene fuor di tempo è atte-
testato di vanità compassionevole e d'impotente
milanteria.
Veniamo alle ferrovie. Il sig. Jakich in un mo-
mento di affettuosa effervescenza per il suo paese,
discorrendo delle ferrovie croate, non ha dinnanzi
agh occhi che Zagabria, centro e cuore dell'in-
tegrità territoriale del triregno. Di là, con rara
prodigahtà, distende un lunghissimo tronco fino al
Danubio, a Semlino; altro non meno lungo si de-
gna di abbassare alla Dalmazia e lo promette a
Spalato, 0 Traù o Sebenico, permettendoci di stu-
diare la convenienza del sito; rimpiange (qualora
non dovesse sboccare a Fiume) quello che la u-
nisce strettamente a Vienna quasi con catena di
ferro, non meno che quello che per la Drava ser-
virebbe ad attrarla verso Buda-Pest.
Noi, a dir vero, in questa estrema Beozia, nu-
dati frugalmente di civiltà greco-latina, non ci ba-
deremmo tanto per sottile, e, purché un tronco
di ferrovia ci congiungesse al sistema Europeo, lo
accetteremmo, direi quasi, anche da Belzebù, trat-
tandolo, se volete, con tutte quelle precauzioni le
quah si adoperano cogh appestati. Il sig. Jakich
invece farebbe lo schizzinoso; vorrebbe nazionale
anche la ferrovia, una ferrovia ad usum Croaliàe,
senza badare che, spremuto tutto il denaro deha
nazione, appena appena viaggeremmo in ferrovia
fino alle Castella.
Questo è all'incirca lo spirito del sig. Jakich
non compresi certi errori di calcolo sui quali ora
non vai la pena di riandare.
Dopo tutto però il sig. Jakich è pieno d'in-
tenzioni misericordiose a nostro riguardo, e con
un piglio sovranamente drammatico ci fa intendere,
da vero fratello, che noi in questa faccenda gua-
dagneremmo il ben di Dio! -
Non ci fa meraviglia die il sig. Jakich la pensi
così. Egli è troppo attaccato al suo paese, né può
curarsi degli interessi nostri e fa bene. Ma quello
che veramente ci meravigha si ò che il JSazionale,
che pretende vederci bene addentro nei veri in-
teressi morali e materiali nostri, trovi di appog-
giare le idee del sig. Jakich. Citi non capisce che,
eseguita una linea da Semlino a Fiume per Za-
gabria, la Dalmazia ne rimane fuori, né può più
lusingarsi di veder congiunte le sue rive al Da-
nubio? . , . e chi è così minchione da supporre
che per far piacere a noi, per amore all' integrità
territoriale, si voglia spingere una linea (inutile,
dispendiosissima, e che non avrebbe ragione di es-
sere) da Zagabria a Spalato, quando Zagabria,
avendo con Fiume uno sbocco al mare, ha già rag-
giunto il suo scopo ? . . .
Il Nazionale non vuol star indietro al signor
Jakich, e anzi, sorpassandolo in prodigalità, de-
stina un tronco a Sebenico ed uno a Zara, tron-
chi che si staccherebbero dall'arteria madre che,
secondo lui, da Spalato per Knin, salirebbe in
Croazia. Da buon patriotta egli non ha dimenti-
cato le città sorelle e gliene sappiano grado;
peccato però che- quelle ferrovie non si possono
fare per solo decreto del Nazionale e senza il sus-
sidio di alciuaiiti milioni l E siccome tutte e
tre le città sorelle non potrebbero costituirsi em-
porii commerciali, così, per quelle che non lo fos-
sero, quei tronchi servirebbero, più che ad altro,
ad ahmentare treni di piacere. Avrebbe forse pen-
sato a ciò il Nazionale? ... Se è così, non esi-
tiamo a dichiararla un' idea proprio eccellente, un' i-
dea che ci commove, e che, in tempi meno ingrati,
provocherebbe una pleiade d'indirizzi sviscerati al
benemerito progettista.
Buono per noi che tutte queste bizzarrie del
signor Jakich e del Nazionale sono nobih eser-
cizi nelle ore d'ozio, che a fin dei conti non ca-
verebbero un ragno dal muro, e sarebbe quindi
follia il preoccuparsene. In queste opere grandiose
di ferrovie la prima condizione per gli azionisti
è il tornaconto; né si possono condurre a fine
senza il concorso dei capitali di Francia ed In-
ghilterra; e se Italia ne ha avuto d'uopo, figu-
rarsi questi miseri paesi nostri, fosse pure avve-
rata l'integrità del regno uno e trino. Ora è egli
mai supponibile che per un progetto qual è quello
del signor Jakich, per una ferrovia ad tisiim Croa-
tiae vogliano concorrere i capitali quando con ben
maggiore vantaggio sono implorati altrove ....
Vorrà Ella una società impiegarli per una via in-
diretta, lunghissima, qual si è quella da SemUno
a Fiume, quando esita di collocarli in vie più di-
rette, meno dispendiose ed assai più produttive ?.. ;
Quindi da questo lato possiamo star tranquilli
che quella ferrovia non si farà mai, perché man-
cante dei fattori essenziali a renderla pratica; come
d'altronde non dubitiamo di asserire che di ben
diversa utilità sarebbe, per una società che la im-
prendesse, la strada di Spalato, Serrajevo, Belgra-
do, siccome quella che per la via più breve con-
giunge il basso Danubio al mare, e che sarebbe
di vero vantaggio alla nostra Dalmazia costituen-
dola scalo diretto di numerose e ricche provincie.
Quale commercio d'importazione e di esportazione,
quale scambio di prodotti e quanta convenienza-
dal lato econonnco avremmo noi con una ferro-
via da Zagabria a Spalato ? . . ,
L'importanza invece della ferroviii da Spalato a
Kara Settembre 1§63
Voce
Prezzò d'associazione in valuta austriaca per
Zara: per un anno fiorini 8 ; per sci mesi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. l>c! rimanente deihi Provincia
e fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi! 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
fhe del porto-posta.
Sulle condizioni della stampa in Austria.
Li 20 del prossimo ottobre saranno due anni
dacché dal trono parti il fausto annunzio d'una
nuova era in Austria; la Corona gettò in quei dì
le basi d'un nuovo edifizio amministrativo e po-
litico, incaricando ministri, consiglio dell'Impero
e diete provinciali del progredimento della fab-
brica da Essa generosamente iniziata. Ma ben po-
chi sono, pur troppo, i risultati pratici sino ad
ora ottenuti, mentre anziché regnare fra le rap-
presentanze e gli uomini che trovansi al governo
un fehce accordo, che con forze unite conduca a
buon fine l'opera grandiosa della riforHia austriaca,
non ci fu dato a vedere che una lotta fra le une
e gli altri o fra le camere stesse; sicché i iiii-
gUori propositi i più lodevoli conati si ruppero
ora all'opposizione del ministero, ed ora a quella
della camera dei signori Fu quest'ultima sorte che
toccò particolarmente alla legge sulla stampa, ai
di cui articoU allorché passano neli' aula ove sie-
dono i venerandi membri dell' alta camera, potreb-
besi riferire il verso del nostro Allighieri : Lasciale
ogni speranza^ voi ch^ enlraie. Ep\)iìrt mi non sap-
piamo immaginarci il felice sviluppo delle riforme
costituzionali, se il veicolo più possente dello spi-
rito pubbhco, ed il campo nel quale lottano e si
combattono con armi leali le diverse aspirazioni
dei popoli austriaci, non sieno finalmente posti sotto
la salvaguardia di chiare leggi. Le numerose con-
danne pronunciate in Vienna provano a quali e-
stremi dolorosi pel giornalismo, ma nemmeno ag-
gradevoli e vantaggiosi pel governo, conduca la
provvisorietà delie condizioni della nostra stampa
periodica. Il Wanckrer il cui redattore principale
sig. Maurizio Grass principiò sabato gli otto mesi
di carcere contro di lui pronunziati, ha un arti-
colo sulla stampa che ci piace riportare, contenendo
il medesimo delle osservazioni, che, se sono cal-
zanti pella residenza sono ancora più giuste re-
lativamente alle condizioni della stampa indipen-
dente provinciale, che, perdurando ancora per qual-
che tempo l'attuale stato di cose, sarà in breve
preda di quel pernicioso mutismo che segnalò il
poco avventuroso decennio di Bach. Il succitato
diario viennese così si esprime:
"Il profondo silenzio e quasi diremmo la quiete
sepolcrale della stampa austriaca comincia a riu-
scir disaggradevole anche agU organi centralistici.
I rapporti prolissi intorno a riunioni di giuristi
e adunanze d' artisti abbelliti ed adorni di tutta la
rettorica e di tutto l'orpello politico non bastano
a celare neppure ai loro sguardi tutt' altro che
imparziah la sterilità delle colonne dei nostri gior-
nali, e si procura solamente di ricercarne le cause
per trovarvi rimedio.,,
"È già una prova patente di sincerità per parte
dei nostri avversari politici il confessare, che le
nostre circostanze attuali non sono migliori e che
vi sono molte, ma molte cose che abbisognano di
miglioramento, e quindi anche di una discussione
preparatoria da parte della stampa. E con tutto-
ciò dappertutto continua a regnare profondo si-
lenzio! Donde questo strano^ fenonemo? Che la
causa fosse da cercarsi nelle condizioni attuali della
stampa? Ancora questa quistione non fu risolta
affermativamente e di già un organo centralisticó
si affatica di provare il contrario, sostenendo che
le nostre condizioni della stampa permettono tutto,
air infuori di una cosa: lo scrivere-^i)frenato„.
Giornale polìtico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I g'rnppi e le commissioni, franchi delle spese
postali, si diria^ono in Zura a Vincenzo Duplancich Re-
dattore delhi Voce Dalmatica, e gli abbuonamenfi, ai
nej^ozii librai'ii dei sisnori fratelli Battara e Pietro
Abelich. t.'li avvisi di 8 linee costano I fiorino, e ogni
linea di più soidi 6. ijà tassa di finanza rcstit a carico
di.I coiuiiiittente. l'n numero separato costa soldi IO.
" Ma per guardarsi dalla "sfrenatezza„ biso-
gna conoscere il " freno „ ossia i hmiti, i quali non
possono trovarsi se non nella legge, non essendo
possibile in uno stato legale di lasciarU fissare al-
l'arbitrio, 0, per pariare con più riguardi, affi-
darne la decisione a singoU organi giudiziarii o
amministrativi. „
„Però delle deggi attualmente in vigore venne
dichiarato ripetutamente, in modo uffiziale ed ol-
fizioso, che quantunque esistano formalmente, non
possono però materialmente servir di norma per
conoscere la giusta misura di quello ch'é per-
messo. Il Governo, prendendo le cose alla lettera,
é nel suo diritto se fa applicare la legge sino a
tanto eh' essa è in vigore, ma anche i giornali del-
l' opposizione sono non solamente nel loro diritto
ma adempiono nel tempo stesso a un dovere, quello
della propria conservazione, se resi prudenti della
propria esperienza, cercano a tutto potere di evitare
qualunque possibilità d'un confiitto con delle leggi
bensì biasimate con frasi patetiche ma nou per-
ciò ancora aboMte.„
"Se anche dunque le condizioni della stampa
non sono la soia causa della quiete sepolcrale che
regna intorno di noi, esse certamente vi contri-
buiscono in gran parte.„
"Uno dei nostri pubblicisti, troppo presto ra-
pitoci dalla morte, soleva dire d'essere debitore
di gratitudine al defunto generale T/elden per a-
vergli questo insegnato il modo di scrivere in qua-
lunque circostanza. Si potrebbe adunque trovare
forse un qualche modo d'esprimere anche un pen-
siero non governativo, senza pericolo, ma quando
pure si fosse trovato il come, resterebbe da tro-
varsi il cosa parlare. „
"La stampa non crea la vita politica, essa nou
fa che rifletterla, ed ora — dove esiste vita po-
litica presso di noi? dove troviamo che la popo-
lazione prenda parte attiva agU afiari pubbhci?„
"È vero che la macchina dello stato funziona
regolarmente , e certamente non cammina peggio
che in altri tempi ; ove ciò basti, allora natural-
mente nulla resta a desiderare, e ancor meno una
maggiore attività per parte della stampa, la qnale
se è utile anzi necessaria in uno Stato costitu-
zionale, non è che d' impedimento nello Stato bu-
rocratico. Avvi però della gente, anche nel campo
dei nostri avversarli, che non son contenti d' un
movimento puramente meccanico dello Stato, e a
questi non riuscirebbe discaro se, per parlare col
linguaggio del Conte Thim ^ si scorgesse un
poco meno di ^quiete pubblica,, e un poco più di
'^vila pubblica,,.
"Con la "quiete,, non si può sciogliere nem-
meno la prima e più importante delle nostre qui-
stioni, quella cioè della costituzione. La patente
di Febbraio conta ornai un anno e mezzo di vita;
oggidì essa non è né attuata interamente ne si è
fatto un passo per la sua modificazione. Se è pos-
sibile il primo, perchè non si è eseguito? E se non
è possibile, perchè si indugia più oltre ad adottare
il secondo ? „
"Le circostanze per una tale impresa non pos-
sono essere più favorevoh di quello che il sono
al presente. L'uomo sulla Senna, il quale come di-
cono i Francesi ha- une falte de fer e une palle
velours, stende- pel momento all'ansiosa Europa
la zampa vellutata. Nò si dovrebbe lasciar trascor-
rere inutilmente un istante sì prezioso. L' agricol-
tore ritira la messe quando il tempo è bello; do-
mani sarà un altro giorno ma non si sa se sarà bei
tempo !„
"Sino a tanto che si trova tutto buono nello
stato di cose attuale, che non si domanda se non
di soddisfare ai bisogni dèlia giornata, sino a tanto
che la " quiete „ è considerata non solo come il
primo dovere del cittadino ma altresì come la sua
maggior felicità; la stampa ha poco più da fare che
registrare semphcemente le novità del giorno; —
poiché l'agitare il turibolo onde addormentare più
profondamente il dormente non è almeno la no-
str a missione. (G. del P. di T.)
Un C. ad un 1.
Lettera quinta.
Fratello carissimo !
Troppo era viva e salda tra i Dalmati la me-
moria delle relazioni per quattro secoli con Ve-
nezia tenute, perchè dai moderni apostoli dello sla-
vismo, tendenti a rivolgere tutte le simpatie verso
il monte, distraendole quanto più possibile fosse
dal mare, non si rinnovasse contro il governo di
quella repubblica l'assalto dei bottoh contro il leo-
ne, e di screditarne ogni opera non si cercasse
con le imputazioni più temerarie e maligne.
Una delle prime, e delle più sohte ad essere
tuttodì ripetute, quella fu della hngua, darsi vo-
lendo ai Yenezìani la colpa à' avere coW mtrodu-
zione dell'italiana fatto perdere alla Dalmazia l'uso
della sua materna favella, ed imbastardito il suo
nazionale carattere. Accusa falsissima, sendo la lin-
gua italiana (come l'ha detto il Lucio, ed altri
han ripetuto più volte a chi lo volesse intendere)
non più italiana che dalmatina : lingua, die nata
su queste rive nel modo stesso che sulle op-
poste, anche senza i quattro secoli del veneto reg-
gimento, e senza la intrusione di quei pretesi
20000 ripiegati stranieri che attualmente infestano
la Dalmazia, avrebb'esistito ed esisterebbe in essa,
com'esistere vi dovrà sempre, malgrado tutti gh
sforzi in contrario, per necessità inevitabile di na-
turai posizione e di relazioni sociali. Che se al
tempo del governo veneto, di questa lingua, eh' ei
non ebbe alcun merito d'avere introdotta, si dovette
naturalmente vie più diffondere tra noi l'uso, ciò fu
benefizio non danno, affermare potendosi con tutta
franchezza che la Dalmazia non fu mai tanto gen-
tilmente slava quanto al tempo della veneta do-
minazione, in cui la coltura delie itahane lettere
fu megho a portata di esercitare su quella pur delle
slave la sua benigna influenza, ed il maggiore con-
tatto della civiltà itahana contribuì potentemente
al ripuhmento della slava rozzezza, senza che però
ne venisse a perdere punto quel maschio carat-
tere, stato proprio sempre di questo popolo, come
ben sapeva il Goldoni, quando alla sua Dalmatina
faceva dire (At. I, se. 3.) :
"In illirica terra nacqui, non lo nascondo,
"Ho nelle vene un sangue noto e famoso al mondo,
"Sangue d'illustri eroi, d'eterna gloria erede,
"Che alla sua vita istessa sa preferir la fede:
"Che più d'ogni grandezza ama il natio splendore,
"Che la fortezza ispira, e il militar valore„.
Ma se falsa è 1' accusa che nel suddetto pro-
posito a Venezia fu data, quanto più sarau vere
tante altre, che mosse le vengono per la trista
pohtica da cui la si vuole diretta nel suo governo
della Dalmazia? — Troppo lungo sarebbe di tut-
t'esse parlare, ed in altri casi d'altronde ne fu a
educazione del popolo, io mi farò a ricercargli
quale educazione diffonde egli, quali esempii egli
propaga? Egli che dal suo ministero è chiamato
alla più sublime delle missioni, in che cosa sciupa
il suo tempo? Egli .
Ma meglio non chiudere. Come per lo passato mi
sarei astenuto anche in questa circostanza di ri-
badire il chiodo, se la persistenza degh attacchi
non mi -aYessero obbligato di rompere una lancia
per salYarB il decoro del paese nativo, « l'inte-
merata fama degli onesti cittadini vilmente bi-
stratati ; per smascherare le mene d' un uomo, che
non cerca altro che aggravare i guai e fomentare
le politiche passioni. Ma che dico politiclie pas-
sioni? Odii selvaggi, ree ambizioni. Che se opera
vile e bassa è stata in ogni tempo attizzare la
discordia cittadina, lo è più a mille doppi oggidì,
che la Dalmazia divisa in due campi, ognuno
dei quali pretende per se la vittoria, ogni parola
mal ponderata, che esce dal labbro, ogni recri-
minazione con leggerezza proferita, non può che
nuocere all' opera rigeneratrice che il Governo im-
periale e gli uomini prescelti si assunsero con
tanto impegno di compiere ; non può die ritardare
l'attivazione e lo sviluppo di quelle libertà paci-
fiche e possibili, che formar devono l'aspirazione
di tutti gli uomini sinceri, e che soltanto que' dei
partiti estremi si sforzano di arrestare e distrug-
gere. Ma gli accennati Dalmati dell' uno e dell' al-
tro colore, istrutti dalle sventure passate e pre-
senti dei popoli, trarranno profitto per l'avvenire,
e sperar giova troveranno quella via di mezzo su
cui incamminati una volta, con moderate aspira-
zioni potranno stringersi la destra, e vincendevol-
mente aiutarsi per arrivare alla meta, al conse-
guimento di quella piccola porzione di ben essere
che air umanità progrediente è concesso di godere,
dico progrediente ma con passi plumbei e zop-
picanti. Con queste convinzioni e tendenze soltanto
si possono consolidare l'esistenza e 1' avvenire dei
popoli; altrimenti la loro vita sarà sempre effi-
mera ed illusoria. DE. M. YERZAN.
JLa Polonia.
La sentenza che "le nazioni cristiane non muo-
iono,, ha un pieno valore anche per la Polonia,
ad onta che tra grandi potenze divisa, s'abbia vo-
luto in })arte accagionare delle disgraziate sue sorti
le stesse discordie del popolo polacco. Le nazioni
cristiane non muoiono, giacché la morale umana
del Cristianesimo suole andare accompagnata con
un certo grado di civiltà, e questa dà alle na-
zionalità il loro carattere distinto, per cui l'una
non può mai confondersi nell' altra ed esserne as-
sorbita, quali si sieno tra di loro i gradi di af-
finità. Si può bensì spartire il territorio di un po-
polo , si può ritardare lo sviluppo del popolo stesso;
ma la nazionahtà non la si distrugge mai, fino a
tanto che questo popolo mantiene una civiltà pro-
pria. Il segreto del risorgimento dell' Italia sta ap-
punto in questo, che anche in tempi di decadenza,
essa contribuì alla propria ed all'altrui civiltà, e
Pavan che cantò eolio Stermich il duetto dei due
Foscari: Tit pur lo sai che giudice. Di essa pure
è a lodare la voce estesa e forte, benché men
piena, di soprano sfogato, la intonazione esatta
e la espressione sentita e giusta; ma ciò che parve
in lei più notevole fu la franchezza e vivacità del
significare, maravighosa in giovinetta che dà di
sè il primo saggio, onde assai vago il contra-
sto tra la timidezza naturale che rendeva talo-
ra tremula, con vezzo non ricercato, la sua nota,
e r impeto dell' affetto di cui la vivacità del sentire
colorava il suo canto. Di essa più che mai ci par
di asserire che lo studio e 1' età la renderanno
una egregia dilettante; ma osiamo di più mani-
festare la credenza che se la sua condizione di
vita le desse agio di studi più vasti e occasione
di porsi per la carriera dell' arte, ella riuscirebbe
non comune cantante.
Se v' è alcuno che possa credersi a priori e
senza esame, fornito dell'organo del rapporto dei
suoni, 0 della melodia secondo i principii di Gali
e di Spurzìieim, e faccia presentire in sè un ar-
che scientemente preparò la sua politica rivolu-
zione, procurandone gh elementi intellettuali e
morali.
La Polonia anch'essa fu lungi dal darsi per
vinta dopo le replicate disgrazie che la colpirono.
I suoi figli, anche peregrinando per il mondo, col-
tivarono l'ingegno e la letteratura, ed educandosi
alle nuove condizioni del mondo, educarono anche
i loro compatriotti ; e soprattutto pensarono a di-
struggere lo spirito di casta e la divisione tra la
nobiltà ed il popolo, alla quale forse è dovuto se,
vinti i suoi prodi gentiluomini sul campo, la na-
zione giacque.
Allorquando i Polacclii ebbero in qualche luogo
aperto uno spiraglio a parlare o ad agire, affer-
marono la propria nazionahtà. Lo fecero in Cra-
covia, finché quella repubbhca non venne dall'Au-
stria confiscata. Lo fecero e lo fanno i Polacchi
della Posnania nella loro stampa e nel parlamento
prussiano; e non appena nella Galhzia fu dall'Au-
stria tolta ai Polacchi la sbarra messa loro alla
bocca, anche questi lo fecero e nella dieta pro-
vinciale e nel lieichsralh di Vienna. Allorquando
in fine le condizioni generali dell'impero resero
necessario alla Russia di allentare nel regno di
Polonia i consueti rigori, anche a Varsavia e nelle
altre città del regno stesso, e fino nelle Provin-
cie da lungo tempo distaccate, si affermò in più
guise la nazionahtà polacca.
Uno dei segni più promettenti del nuovo mo-
vimento polacco si è che le antiche divisioni di
casta scomparvero ; cl^e gentiluomini e contadini
si trovarono dallo stesso sentimento animati, e
che anzi i primi comiiiciarono a preparare il loro
risorgimento nazionale colle migliorìe agricole u-
tili ai contadini; e con essi i mercanti e la nu-
merosa classe degl' Isilaeliti si trovarono questa
volta tutti d'accordo. I
C è stato però nel jmovimento polacco qualche
cosa di straordinario, di proprio forse di quel po-
polo soltanto ; ed è quel religioso misticismo, quel-
r esaltamento d'iavocajto martirio, quel combattere
contro la soldatesca rissa con inermi petti, oppo-
nendo u\\e \anew co^a^cb.« canti ecclesiastici e
patriottici, ed affrontando il carcere, la morte e
la Siberia, peggiore dell' uno e dell' altra, con gioia
e con fede che ciò dovesse da ultimo giovare alla
patria.
Una tale caratteristica del movimento polacco
si mantenne a lungo, e non valsero a frenarla nè
promesse, ne minaccie, alternativamente e con-
giuntamente usate dal governo russo. Questo modo
di combattere alla guisa dei martiri cristiani, ora
disarmava, ora irritava vieppiù i Russi, i quali
erano costretti a ferire petti inermi. Da qualche
tempo però il movimento polacco va cangiando
affatto di carattere ed assume una ferocia di pro-
positi affatto insolita in quel popolo; quella fero-
cia che non può essere prodotta che dall' acceca-
mento della disperazione.
Anche questa nuova fase, deplorabile, del mo-
vimento polacco, la si può spiegare: chè anche
in Italia noi l'abbiamo veduta allorché non solo
tista, per naturale disposizione, è certo il giovinetto
Roberto de Zanchi. Ammaestrato da prini' anni
nel cembalo, mostrò subito singolare amore per
la musica e facihtà maravigliosa di apprendere.
Poco curandosi della perfezione ed esattezza della
materiale esecuzione, volse la sua attenzione, di-
remo quasi, alla parte scientifica dell' arte, e si diede
tutto a tentare di leggere e comprendere le mu-
siche dategU a studiare, così da riuscire a indo-
vinare gli artifici riposti della composizione. A
quest' ora egh percorre a prima vista qualsiasi
musica novella che gh accada di vedere, fosse
un intiero spartito. Non arrestandosi a renderne
sul cembalo le parti speciali, egli ne accenna ra-
pidamente i motivi e le armonie più notevoh, i
punti salienti, così da formarsi un' idea dell' insie-
me, da acquistare un concetto sul valore del la-
voro, da notarne i pezzi di miglior fattura, le si-
tuazioni di maggiore effetto drammatico, da pre-
cisare il carattere proprio della musica letta, e
distinguerlo, da quello delle altre scuole o maniere.
Senz' essere neppure iniziato alla" scienza del con-
fu inutile r avere animosamente combattuto con-
tro il nemico della patria, ma si videro le na-
zioni civiU parteggiare co'nostri oppressori perchè
più fortunati di noi. Allora anche in Italia si pro-
dussero qua e colà quegli atti feroci, che sono il
sintomo più parlante di condizioni disperate.
Ed ora nella Polonia si guarda con una certa
indifferenza, quando pure non sia piuttosto con
entusiasmo, r assasinio politico; gli assassini si con-
siderano quah vittime ed eroi, si onorano e tro -
vano ammiratori e seguaci, e le parti politiche
professano di voler seguitare questo modo di guerra,
che tradisce gh animi esulcerati ed irreconciliabili.
È questo certamenie un triste sintomo, un do-
loroso pervertimento del senso pubblico in Polonia;
e tale è ormai che anche i consigli di nazioni a-
miche difficilmente si farebbero intendere. Nènoi
di questo incolpiamo tanto i Polacchi, quanto la
situazione in cui venne posta dai consigU dell' Eu-
ropa la loro nazione, tante volte lusingata colla
promessa di sua indipendenza ed altrettante mi-
seramente abbandonata e delusa. La Polonia è una
tremenda lezione per la diplomazia, la quale ha
creduto e crede tante volte di poter decidere il
destino de'popoh a suo piacimento, barattandoli
e vendendoli a guisa di armenti, mentre poi non
riesce ad altro che a creare mali irrimediabili per
molte generazioni e difficoltà gravissime per sè stessa.
La Polonia, come l'Italia, é una delle vittime
di quel 1815, che aveva promesso di essere un
atto di riparazione per tutte le nazioni ; e la Po-
lonia e r Itaha, sagrificate allora dalla vecchia po-
litica, ignara dei nuovi tempi, furono quelle che
procacciarono a tutte le grandi potenze danni, spese,
turbamenti, rivoluzioni e guerre, e quella pace ar-
mata divoratrice, eh' è peggiore di tutte le guerre.
All'Itaha che risorge si contende tuttora la sua
esistenza, o si vogliono imporre condizioni che le
impedirebbero di esistere. Alla Polonia nessuno
pensa di rendere finalmente giustizia; e, mentre
si continua a giurare eh' essa è morta,, le stesse
sue convulsioni ne attestano la vita.
La Russsia, eh' era la più interessata a tentare
francamente un atto di concihazione, e che pre-
tese di farlo dandole a governarla un principe della
famigha imperiale ed un uomo di buona volontà
quale è il Wielopolski, ricco signore polacco ; la
Russia che avrebbe dovuto porgere alla Polonia
condizioni d' una semindipendenza, rendendosi la
nazione polacca piuttosto alleata che suddita, non
seppe mettersi all'opera convenientemente e non
riuscì. Credette forse che avrebbe bastato dare
alla Polonia un principe ed un ministro polacco,
nel mentre si sarebbe trattato piuttosto di isti-
tuzioni politiche, le quali alla stessa Russia non
potranno venire a lungo negate.
Noi non abbiamo la pretesa di dare consigli ai
Polacchi, soprattutto non vorremmo dare consigli
che noi medesimi non avremmo per noi accettati,
come sarebbero certe transazioni, della cui con-
venienza ogni popolo deve decidere da sè stesso.
Però non vogliamo ad essi disimulare, che queha
del pugnale e della pistola è una cattiva politica.
trappunto, capitatagli a mano la poesia del Dr.
Borzatti, corse a scriverne la musica che com-
pose in mente, senza esperimentarne neppure l'ef-
fetto sul cembalo, ma presentendolo con sicurezza
di maestro provetto. Il breve lavoro riuscì rnaravi-
glioso per la sua età e quasi immune da quegli
errori di composizione che non si evitano da chi
non acquistò per lo studio le necessarie cognizioni.
Non furono più di otto o dieci le battute che fu
mestieri ritoccare. Esaminato un mutamento fat-
togli dal maestro, egli avvertì senza provarlo, che
così non poteva stare, e lo invitò a suonarlo; alla
prova fu riconosciuto che 1' errore non era del
fanciullo. In altro sito, dove il maestro credette
dover mutare, per meglio adattare il canto alla
capacità degh esecutori, il fanciullo si oppose alla
modificazione, come quella che scemava l'effetto,
e affermò che la esecuzione doveva riuscire; e
riuscì. Noi non intendiamo magnificare oltre il
giusto il lavoro del giovinetto, di sua naturale
qualità tenue e di non grave importanza; ma ben
diciamo che T' è in esso tutto l'effetto che nei