f^raiglia, e cercare l'indebolirli ,e scioglierli inte-
ramente.
„I loro affari pecuniari possono utilmente con-
tribuire a facilitare tale scopo, e perciò, imponen-
do le contribuzioni agli abitanti, voi cercherete di
ripartire le somnie in modo, che i membri della stessa
famiglia siano obbligati ad avere dei conti da re-
gohire tra loro.
• Si trova una famiglia, che amministra i suoi
beni in comune, senza che siano divisi Ira i suoi
weipbri, voi dovrete impor loro la divisione obbli-
gatoria, allegando la circostanza che il tesoro non
può perdere la somma, che gli è dovuta per le
formalità legali ed il bollo. Bisogna inoltre favo-
rire con tutti i mezzi i matrimoni coi russi. In una
parola, non devesi ommettere alcun mezzo per an-
nientare la nazirmalità polacca, ed accelerare il
,couipimeuto dell'opera di russiticazione di questo
paese.-' Altra dd 20.
Il governo Busso fa tutti i possibili sforzi, per
postringore gli abitanti del regno di Polonia, che
])rofe.ssano il culto greco-unito, ad adottare la re-
iigionc ortodossa. Questi sforzi trovano viva e4 e-
iicrgica opposizione in tutte le classi della società,
.soprattutto sui confini della Lituania, nel distretto
di Biahi.
I contadini di questo distretto non vogliono più
frequentare le chiese, nelle quali il governo ha
latto introdurre cambiamenti, secondo il rito russo,
ed ha abolito tutto ciò che ricordava il cattoli-
cismo.
Essi si radunano clandestinamente nelle foreste,
pve il veccliio più venerabile legge loro le pre-
ghiere ed i salmi. Ma guai a questi pi pellegrini
se le autorità russe scoprono il luogo delia loro a-
dunanzal Un distaccamento di soldati è mandato
in girali caso per castigare questi ribelli di un ge-
nere affatto nuovo, ed allora tutto il comune è alla
loro mercede. Non v' è abuso, nè rapina che que-
ste genti non commettano impunemente.
I contadini sono eccitati al massimo grado, ed è
a temersi che la loro opposizione passiva degeneri
in una lotta a mano armata, che non potrebbe se
non provocare nuove disgrazie, e fare nuove vittime.
(Nostri Carteggi particolari.)
Viemia 17 ottobre.
Icn la camera dei deputati votava la nuova leg-
gi cht ritornava lo statuto di febbraio. L' articolo
].o di questa legge comprende espressamente la
Dalmazia tra quei regni e paesi alla cui comune
rappresentanza è chiamato il consiglio dell'Impero.
Sancita che sia questa legge, per cui votarono» an-
che i Ministri-deputati, la questione dell'autonomia
è risolta. Liubissa erasi insinuato al presidente Gi-
skra domandando la parola per appoggiare in chiu-
sa alle disposizioni della legge un articolo che la
dichiarasse provvisoria per la Dalmazia fino a che
non fosse altrimenti risorlto sulla posizione di que-
sto regno rimpetto ai paesi della Corona ungarica;
ma convintosi che ogni sua moziune in proposito
avrebbe suscitato una tempestosa discussione, dalla
quale ei sarebbe uscito, al solito, malconcio, rinun-
ziò alla parola, e l'articolo, come dissi, venne votato.
Sign 16 ottobre.
I miserabili non si smentiscono mai!
Nella mia di data 26 settembre p. p. inserita
sotto il n.r 80 del patriottico Dalmata, mi prende-
va una riserva per ritornare sulle ultime elezioni
e dare così esauriente risposta allo screanzato ed
inesperto corrispondente di Sign nel Nazionale n.r
76, e l'avrei fatto, se dai miei amici, che mi ri-
chiamarono alla memoria il tenore di anteriori cor-
rispondenze, nelle quali sufficientemente era provata
la memorabile lezione data dagli autonomi agli an-
nessionisti appunto nelle ultime elezioni, non ne
fossi stato scoftsigliato.
Se però accolsi in massima il consiglio, non saprei
come del tutto privare dell' onore di una risposta
fi corrispondente suddetto, che non ha altro me-
rito all'infuor di quello di aver scritto per com-
piacenza verso la famiglia del sig. Stefano Tripalo po-
che righe, sul conto delle quali all' evenienza del caso
l'arò ritorno, e desiderando si sappia una volta an-
che nei circoli governativi quanto è meschina ed
inqualificabile fra noi la setta annessionistica, ho
pensato per tutta risposta ad interessarvi, sig. Re-
ffàttwe^ à voler comunicare qui sotto nel modo che
stanno scritti i nomi degli autonomi potabili di
SrgUj Che sono i veri nazionali:
Ilon Natale Simuncich, Antonio Buglian, Andrea
Brainovich, Stefano Tripalo, Giovanni Dalla Gosta,
Marco Massovcich, Pietro Nicolich, Pietro Mide-
gnach, Agostino Remettin, Gregorio Lovrich, Pie-
tro Dalbello, Gasparo Marzocco, Francesco Maz-
zocco, Vuletich Giovanili q.rn Marco, Tommaso Vu-
letich, Matteo Lovrich, Marco Brainovich, Basilio
Milcovich, Nicolò Nicolich, Pietro Vuletich, Marino
Percovicli, Cristoforo Buglian, Doimo Midegnach,
Andrea Bertizioli, Francesco Gra|)Ovaz, Antonio Chel-
inich, Antonio Catanussich, Francesco Lovrich, Giu-
seppe Percovich, Simeone Brainovich, Elia Barez-
za, Domenico Dalbello, Nicolò Tripalo, Stefano Gra-
bo vaz, Filippo Tripalo, Stefano Percovich q.m Si-
meone, Stefano Percovich di Giuseppe, Antonio
Percovich, Don Doimo Vuletich, Michele Lovrich,
Vincenzo Buglian, Giovanni Brainovich q.m Stefa-
no, Antonio Brainovich, Antonio Nicolich di Pietro,
Matteo Dalbello, Antonio Rarezza IIL", Lorenzo
Dalbello, Stefano Vuletich q.m Doimo, Giovanni
Brainovich qm Nicolò, Stefano Vuletich q.m Vito,
Maganich Giovanni, Antonio Maganich, Giuseppe
M^zzqccq, Antonio Mazzocco, Tommaso Franich,
Giuseppe Poles, Giovanni Franich, Antonio Ceri-
flich,, Nicolò Cerinich, Giuseppe Grabovaz, Simeone
Trek, Giacomo Dalbello, Spiridione Trek, France-
sco Dalbello, Giovanili Marcocchia, Giovanni Vu-
letich q.m Antonio, Paolo Barezza, Uodich Natale,
Peraizza Antonio, Felice Nicolich, Antonio Barezza
q.m Girolamo e Andrea Verdogliak.
Pra questi patriotti non abbiamo compreso fo-
rastieri rispettabili, e nemmeno legali, dottori, che
con noi tengono e fra i quali ve ne sono di quelli
che contano un domicilio di più anni. Non abbia-
mo neppur compreso altri^ rispettabili patriotti di
cappello e berretta, e nemmeno i villici il cui e-
ienco sarebbe interminahile.
Ora agli annessionisti, che non potranno negare
di avtrci provocati, spetterà di schierare i nomi
della propria setta. Si sforzino a declinarii, e se
non riescono a darne fuori un numero sufficiente,
noi, a titolo di compassione, accorderemo loro un
arruolamento forzoso, e non baderemo tanto pel
sottile se lo estenderanno sino al canagliume. Noi
non pubblichiamo quei nomi per rispetto verso il
nostro paese che potrebbe scapitare nella sua fama,
quantunque la malafede degli annessionisti e gli
intrighi secreti e palesi per far cadere il nostro
easino potrebbero allettarci ad una critica san-
guinosa.
Soddisfatti dalla vittoria riportata nella seduta
dei LS corr. e lasciando i russofili nel fango che
li ricopre, ben di cuore ringrazieremo tutti i no-
stri patriotti che con tratti generosi corrisposero
all'appello loro diretto poche ore prima dell'adu-
nanza del 13 suddetto, dimostrando così di sapere
apprezzare e dare il dovuto peso ad una vecchia
patria istituzione , la quale non ha, come taluno si
studierebbe di far credere, un colore di partito.
I miserabili non si smentiscono mai. Agli annes-
sionisti la risposta. '
Ciirzola 12 ottobre. .
L' autore infelice delle corrispondenze Curzolane
che si stampano nel Nazionale, ancor difeso dalla ver-
gognosa maschera dell' anonimo e col solito viru-
lento stile di cui andavano adorni i suoi poveris-
simi antecedenti scritti a danno del nostro Ginna-
sio reale, nel n.r 78 continua a tutelare la sua causa
miserabile.
La protesta di questi abitanti, munita da ben ot-
tantanove autorevoli firme, raccolte nel breve giro di
poche ore; la rettifica di chi manomesso nell'onore
sorge a fronte aperta ad annichilirne le accuse ; la
dichiarazione di chi generoso ripudia le lodi pro-
digategli col solo intento di detrarre il merito dei
propri amici e colleghi; le piiì genuine confessioni
di fatti esposti in cinque corrispondenze con tina
logica irrefragabile; lo scritto degli abitanti di Sa-
bioncello che respingono da sè le ingiurie lanciate
a nome del loro paese; la rettifica della Direzione
del Ginnasio reale ; l'indignazione in fine ed il fer-
mento d'un popolo a tutta ragione indignato ; no,
tutto questo non basta a conquidere le insolenti
menzogne del corrispondente del Nazionale, che con
scipite chiacchiere e con spudorata protervia sfida
dinanzi all' opinione pubblica atti così solenni, spe-
rando di menomarne il valore.
Io credo indegno ed indecoroso il continuare in
una lotta che, come caratterizza per vile chi primo
la mosse, cosi non può dare trionfo tanto splen-
dido a colui che la sostiene con avversari tanto
impotenti ; e quindi riponendo incontaminato nel
fodero quell' acciaro con cui furono ruzzolate nel
pantano le teste degli assalitori, recedo dal campo,
e lascio giudice F opinione pubblica del sostenuto
combattimento.
Innanzi però che m' allontani, osserverò al cor-
rispondente che se il D.r Trojanis procurò di a-
vere molte firme nella protesta già pubblicata, e
s' egli ciò fece in ispecialità perchè Direttore del
Ginnasio reale ; ogni onesto deve ammette.»'e che
egli, primo giudice de' suoi subalterni, come co-
nobbe ingiusti gli attacchi del corrispondente del
Nazionale, così doveva assumere la difesa di chi
veniva ingiuriato. Dirò che se il D.r Mirossevich
venne in aiuto al direttore dell' istituto, non lo fece
già perchè i suoi figli erano stati premiati ed era
stato loro concesso queir onore che voleva giusti-
zia, giacché factum infectiim fieri nequit; ma sib-
bene lo fece perchè, degno apprezzatore delle dofei
d' ognuno, ed influente nel suo paese, volle vendi-
care r offesa di tre o quattro frodolenti. Dirò che
le dichiarazioni emesse da alcuni dei firmatari al
signor corrispondente del Nazionale sono vecchie
scuse, che nulla provano finche 0 egli esplicitamente
non nomini chi si pentì d' aver apposta la propria
firma, oppure essi stessi non ne facciano una pro-
testa alla protesta firmat^a. Dirò che l'attribuire
al D.r Trojanis un animo dedito a sotterfugi non
è se non misurarlo col proprio regolo vizioso.
Dopo ciò noi consiglieremo il corrispondente del
Nazionale a non voler in appresso muovere guerra
a coloro che, seguendo la via dell'onestà, nulla
possono avere di comune con lui, ma riscuotono
meritato compenso dalla pubblica opinione.
diversi punti, i di cui colpi non cessarono finché
il piroscafo fu iti Vista. Egli venne accompagnato
a bordo da DOj^te barche da una popolazione che,
se era comm^a per la perdita dell' integerrimo
magistrato, del distinto cittadino, era d' altro canto
giuliva di rendergli un tributo di stima, d' affetto
e riconoscenza, che in tre anni di dimora a Ca-
stelnuovo i' egregio Simunich ebbe bene a meritarsi.
Augurando un fortunato avvenire a quest' uomo
distinto, non possiamo far a meno di consolarci coi
Sebenzani del prezioso acquisto che fanno.
Da notizie avute da Duga e Bagnana rileviamo
essere appianata la questione turco-montenerina che
minacciava di complicarsi ; le milizie accampate dal-
l' una e dall' altra parte vennero ritirate : ci consta
ancora che lo stato di salute in quelle località è
eccellente.
S. Pietro 22 ottobre.
(Z.) Da sabato, in seguito a certe notizie portate
da uno dei confratelli della setta russofila, reduce
da Zara, i nostri pochi Paladini della Jugoslavia
caddero in una indescrivibile costernazione, e le
loro contraffatte fisonomie ci fecero supporre essere
accaduta qualche sciagura alla grande famiglia.
Chi nei giorni precedenti, in cui, novello Lojola,
percorreva l'isola in missione apostolica il celebre
direttore delle reali in pesca d'indirizzi o che al-
tro, li avesse ben bene osservati nel pieno della
lor® gioia, ora certamente non li riconoscerebbe più
Di tanto si sono cangiati!!!
Ne a rinfrancare i loro spiriti abbattuti valse
questa mattina il telegramma portato in trionfo
pella boi gata dal figlio del pretore Smolcich annun-
ziante la rielezione in deputato alla Dieta dalmata
del famigerato romito di Podgora. Questo piccolo
trionfo è ben poca cosa a sostegno del loro crol-
lante fracido edifizio, nò varrà, siamo certi, a farlo
rialzare da quel mdla, dove il voto concorde dei
veri Dalmati l'ha irremissibilmente gettato. L'era
novella, lo speriamo, ridonerà la pace ai fratelli Dal-
mati, ed aprendo gli occhi alle verità a quei pochi
traviati, farà sì che, dettestate le infami dottrine di
Marco e Tadia, ritornino a quelle del vangelo che
loro impongono di essere veri patriotti e fedeli
sudditi.
pre pronto di sostenere \ indecorosa polemica; q
gli crediamo, essendoci noto pei: esperienza eh'e'di
non può trattare che indecorosamente le cosean
che di maggior interesse; ma la vuole soppressa
pe'suoi corrispondenti. Questa dovrebbe esser u,,«
severa lezione ai medesimi, cui il iVa^lowa^e ora in-
tende di alacciare la museruola, riservandosi
se piena libertà, e persuaderli una volta eh' my
lavora soltanto per conto proprio, e che non nf,^^
tenere altro linguaggio tranne quello che gli viene
imposto da coloro che gli gettano un tozzo di pane
Dopo tutto ciò e dopo sei anni di vita del A'a-
sionale, ci sarebbero ancora dei semplici ed inesperti
nel conoscere i lupi coperti da pelli di pecore che
sempre e dovunque gridano pace, nrtntre invece il
loro disegno è di combattere gli onesti patriotti e
soppiantarli da ogni posto per buscarsi da viveie
Questi lupi bisogna combatterli, ned è necessario
di giustificarsi per lo spirito di controversia e' di
polemica che regna nel Dalmata; combatterli ner
la giustizia, por la moralità, per il patriottismo e
per gV interessi dello Stato; usando però l'impar-
zialità, (osservata finora dal Dalmata) sugli Inte-
ressi di persone a qualunque classe ed a\ufllua-
que partito appartengano. Noi sappiamo che la po-
lemica deve essere diretta contro l'errore e' non
contro gli uomini che errarono, ma i croatoftli mai
attaccano le ragioni, essi diffamano, calunniano, pro-
vocano, e quando hanno suscitato fra amici fra
parenti, fra patriotti e fra paesi una scandalosa po'-
lemica, allora con infernale sogghigno si danno l' a-
ria di riguardarii sdegnosi.
Ed è per ciò che il Nazionale chiama negli au-
tonomi la virtù, l'onore, l'amore di patria,° 1'an-
negazione dei propri interessi col nome di odio, di
passione, di fini secondari. Ad onta di simile pro-
cedere dei nostri avversari, noi, qualora ci riuscisse
di scoprire in essi rette intenzioni, non.mancherem-
mo di rendere lorò la dovuta giustizia. Ma ad essi
non sì può credere, perchè quando anche fanno
sentire una voce dolce, e pariano di filantropia, di
moderazione, d'umanità, di liberalità, di civilizzii-
zioue, l'esperienza ci ha insegnato essere appunto
allora che essi nutrono nel cuore sentimenti affatto
contrari a quelli che hanno sulle labbra.
» Megline 16 ottobre.
È impossibile descrivere le manilestazioni di si n-
patia e di stima che questa popolazione ebbe a
dimostrare al distinto pretore Paolo Simunich pri-
ma della sua partenza per Sebenicow
Il giorno 6 corr. veniva imbandito un pranzo di
gala in suo onore di oltre 50 convitati, e gli ev-
viva ed i brindisi che risuonavano con animo com-
mosso per parte di tutti i commensali si protras-
sero a tarda ora di sera. La vigilia della partenza
vi fu una generale illuminazione della città e borgo
con relative iscrizioni à lui dirette. Il giorno 14
corr. alle 2 pom. una comitiva composta di pub-
blici funzionari, di tutti i rappresentanti comunali,
e della forza terriera, di possidenti e di numeioso
concorso di popolo preceduto da bandiere ebbe.per
terra ad accompagnarlo a Megline, dove venne sa-
lutato [da continui tiri di mortaretti appostati in
Pago 18 ottobre.
Il Nazionale per seguire 1' esempio de' suoi su-
periori coiuincia a metter in voga le circolari.. Il
suo lamento da coccodrillo nel n.r 81 col titolo
ai nostri corrispondenti ha 1' aria d' una vera cir-
colare, colla comminazione ai suoi corrispondenti
della repulsione dei loro carteggi che non si uni-
formassero alla sua untuosità. Questa circolare è
uscita in cì)nsenso a quella diramata ai pubbliei
funzionari, i quali si meritarono F energica inti-
mazione a causa di coloro specialmente che si sup^
pone facciano i corrispondenti del Dalmata. Ma
lasciando a parte le tante cose che in proposito
si potrebbero dire, passiamo alla prima sopradetta
circolare.
Se non si sapesse che le parole del Nazionale
suonano dolci agli orecchi di coloro che non guar-
dano nè a dritta nè a manca, farebbero ridere, ma
ridere di cuore.
Il Nazionale accusa gli autonomi d' aver provo-
cato a mezzo del Dalmata, loro organò, un' inde-
corosa polemica. Altre volte il Nazionale si espresse
in questo senso, ed oltre il Dalmata, anche noi ci
occupammo di smentirlo, ed ora quindi dobbiamo
servirci delle medesime ragioni per rincacciargli
ancora una volta la menzogna in gola. *
Prima che uscisse alla luce il Dalmata, il Na-
zionale ed i suoi corrispondenti godevano di poter
calunniare ed ingiuriare impunemente i più intel-
ligenti ed onesti autonomi, d' insultare e motteg-
giare persone rispettabili, corporazioni ed i capi
stessi della provincia, entrando perfino nel sacra-
rio della, famiglia. Si dirà che ciò non era un' in-
decorosa p)olemica. Ma era forse una pacata e di-
gnitosa discussione? era forse un servirsi con de-
coro della stampa per trattare le cose, rispettando
le persone? Si leggano i numeri del pri-
ma che avesse vita il Dalmata, e vi si troveranno
le più schifose contumelie.
Sorto il Dalmata, Yevo contrapposto del Nazio-
nale, era naturale che gli offesi e maltrattati im-
punemente dassero sfogo ai giusti loro risentimenti,
e che nondimeno vedendosi ancora fatti segno di
maldicenze, le rintuzzassero energicamente contro i
scribacchini del Nazionale,. Ma il Nagiomle dice
che le provocazioni vengono dagli autonomi. Anche
qui rimettiamo i lettori alla lettura dei due perio-
dici per ciò che riguarda fe cow-ispondenze in ge-
nerale della provincia. In quanto ai corrispondenti
di Pago, citeremo fatti, e questi faranno ConoisCeré
se essi provocarono o furono provocati. Quante
volte non fummo insultati e dal Ndzioncde e à?d
suoi corrispondenti nella persona dell' amato nè
stro concittadino Lapenna col porio in pretesi ri-
dicoli rapporti colla popolazione di questo distretto?
Quante volte il 'Nazionale ed i suoi aderenti ci
vollero far compai ire tanti credenzoni e ciechi stru-
menti illusi da promesse riguardo le questioni di
pascoli e boschi dei Loni? Non fummo accusati di
spogliatori dell' altrui possesso e delle altrui pro-
prietà secolari dal d.r Melifiuo in una memoranda
seduta della nostra dieta? E il Nazionale
volte non confermò una sì insensata accusa? E ul-
timamente non accusò che nel comune di Pago si
agita il modo di spossessare proprietari privati, vo-
lendo porre in sospetto quest'amministrazione co-
munale nei fattoi d'Arbe ? E non si stamparono nel
Nazionale corrispondenze, fabbricate nell' officina
degli scanna pagnotte in Zara, colla falsa data di
Pago ed Arbe, piene d'insulti e menzogne contro
i paghesi? Chi furono dunque i provocatori dell'in-
decorosa polemica?
Il Nazionale peraltro dichiara eh' egli sarà sem-
Cattaro 20 ottobre.
Il giorno 18 ottobre, cioè quindici soli giorni
prima della sua apertura la nostra Amministrazione
comunale (vi è fatalmente assente il Degiulli) pre-
tendeva di provvedere ai locali del giunasio-reale.
I cattolici celebravano S. Luca, i greci S. Tommaso
e siccome diversi consiglieri comunali chiamànsi ap-
punto Luca e Tommaso ed erano impegnati la mat-
tina a ricevere visite, cosi non comparvero alla se-
duta. L'ainministrazione (arca di scienza) non sì
perde di coraggio ma decise da sè. ') Decise cioè
dì trovare un alloggio provvisorio per la scuola di
Nautica e di cedere l'attuale camera-oscura della
Nautica ad uso del quarto corso del ginnasio-reale.
Io non so se il sig. dottore Trifone conte de Smec-
chia abbia anch' egli ritenuta buona questa dispo-
sizione So bene che l'ignoranza, l'egoismo e
l'ambizione trioniano e che il corpo insegnante,
adoperati inutilmente quanti mezzi poteva nobil-
mente adoperare, decise di rimanere passivo in que-
st' argomento e di lasciar andare le cose per la loro
china. Miserabile condizione di questa città, che uno
0 due biricchini comprando l'altrui ignoranza riescano
a metter ostacolo ad istituzioni di somma impor-
tanza per la sola ragione che eglino non ne pos-
sono essere i rettori magnifici. Ci rivolgiamo però
pubblicamente all' intelligente vicario Monsignor
Scarpa perchè, come sempre, così adesso special-
mente si mostri amico dell'istituto ed insegni ad
alcuno de' suoi reverendi che il dissuadere p. e. i
genitori dal mandare i figli ad istudiare il ginnasio
non è già esercitare un' opera di misericordia nè
spirituale nè corporale. Ma mentre lascio che i so-
liti vostri corrispondenti v' informino con miglior
maestria del nefando abbandono dell'istituto , per
.parte degF individui formanti 1' amministrazione co-
munale, a tutt'altro più abili che a quest'ufficio ;
mentre raccomando a loro di smascherare presto e
confondere certi reverendi nemici dell'istituto: io
vi scrissi questa principalmente per isvegliare gli
uomini della Luogotenenza ed avvisarli che ormai
solamente da un energico procedere da sua parte
potrebbe risorgere questo istituto nel quale ha pur
messe tante e tante speranze la popolazione del
circolo di Cattaro.
Ieri vennero aperte le^comunicazioni col Mont^erQ
Consiglio dell' Imxiero.
Camera dei deputati. — Vienna 9 ottobre. —
Sul banco ministeriale: le Lqra Ecc. i ministri
hm Beusi, bar. de BecJce, COìM 'fàaffè; ÌM.
di John e cav. de Hyc.
Il dep. Recìibauer e soci presentano una proposta
sull'abolizione del nesso feudale del feudo imperiale
esistente nella Stiria, già feudo salisburghese.
Il Miihlfeld presenta la seguente proposta:
Voglia r Eccelsa Camera deliberare di sotto-
porre al trattamento costituzionale il seguente pro-
getto di ; legge :
Art. 1. La legge 5 novembre 1855 pubblicata
nel Bullettino delle leggi nr. 195 (il Concordato)
verrà abolita e posta fuori d' attività per i regni
e paesi rappresentati al consiglio dell' Impero.
Art. 2. In luogo di quella legge verranno rimes-,
se in vigore quelle disposizioni legali che erano in
attività all'epoca in cui venne emanata quella legge-
Art. 3 Verrà intrapresa 4osto la revisione di
queste leggi nel senso dell' ugii iglianza di difitti
ed autonomia di tutte le confeasioni religiose.
Questo si chiama indipendenza !
Chi conosce il carattere dell' egregio conte Smcc-
chia, deve ritenere di no. (Nota della lied.)
Ghi a fronte di tali argomentazioni osasse
uncora di negare la pubertà visibile e palpa-
bile della lingua slava e la purezza immaco-
lata dei principi dell'organo e del partito dei
sig. Klaich; cbi non sentisse che gli obbietti
della povera autonomia, le proteste dei prin-
cipali Comuni e di tutte le coscienze intelli-
genti son cose oggimai predestinate a dissol-
versi vergognosamente, ineriterebbe invero di
venir timbrato a secco come il piii incorregr
gitile dei lapenniani e dei consortisti.
Fautori della santa pace, casti ed angelici
amici della fratellanza jugoslava, richiamate il
sorriso sulle vostre guancie, dimenticate i rivi
di sangue da cui attingono colore ed efficacia
le pennellate parlamentari del deputato Lju-
bissa, dimenticate il sitio di tanti egregi, la
guerra ingenerosa alla lingua dei vostri padri,
,e gioite! L'organo del sig. Klaich ha nnal-
inente rischiarata la via che dovete percorrere,
,e additato il vero mezzo di rendere l'annes-
sione universalmente accetta e benevisa: esso
ha finalmente rivelato come si possa infliggere
con piena impunità la lingua slava alle scuole,
ed elevare a dogma l'onoratezza di G. Danilo
,e il liberalismo puro del suo onorevole amico,
il consigliere scolastico luogotenenziale. Ed il
mezzo non è difficile ; trattasi unicamente di
moltiplicare la specie dei corrispondenti di Spa-
lato, di uomini che sappiano e vogliano abbru-
tirsi fino a rinunziare ad ogni nozione di di-
gnità, e ad invadere il sacrario della vita pri-
vata. Ciò è vile, direte voi, ciò è abbietto e
degradante : ma fra i serbo-croati di Dalmazia
non sarà certo malagevole di reclutare un
drappello di eroi che, per amore delle insti-
tuzioni croate e per la sacra causa del popolo,
sappia giuocare a fidanza colle armi più
sciagurate. 11 corrispondente di Spalato, l'im-
prenditore e il redattore del Nazionale sono
una triplice prova che i libelli più sordidi si
possano concepire e diffondere quando non v' ha
altro mezzo di ciurmare fraudolentemente, in
nome della libertà e della patria, la opinione
dei gonzi.
Il brano relativo ai signori Crussevich ed
Alberti avrà destato, e legittimamente, un' e-
splosione di applausi nella locale Citaoniza;
giacche non sembra che quei degni habituis
abbiano rimesso al D.r Crassevich il peccato
mortale di avere definito pubblicamente per
guello che è infatti il ricettacolo augusto della
loro bile generosa, e di aver loro assegnata
una missione che è la sola possibile, quantun-
que non trovisi specificata negli Statuti di quel
filantropico stabilimento. Il D.r Crussevich ebbe
d' altronde 1' imprudenza di contendere al de-
putato Voinovich r onorifico appellativo di le-
one grasso, ed anche quello di leone sempli-
cemente, rivendicandogli invece istinti ed abi-
tudini assai più conformi alla sua mansueta
natura. Noi conveniamo volentieri che il D.r
Crussevich ebbe torto, e che, a redimere col-
lettivamente la fama dell' aggredita Società e
dell' illustre suo Capo, il corrispondente di Spa-
lato non abbia poi fatto tanto male a perqui-
sirgli le saccoccie, tanto più che il risultato
negativo della perquisizione avrebbe potuto of-
frire, come offerse infatti, un argomento in-
vincibile per dimostrare la opportunità e la
decenza della introduzione della lingua slava
nelle scuole. Il corrispondente ha però dimen-
ticato di esplorare, o almeno d'indovinare la
vera causa di tale disordine economico ; ma
anche qui ei può perfettamente giustificarsi,
giacché quella causa è tanto nobile, tanto o-
norevole e tanto disinteressata, che egli, il
vigliacco diffamatore, e tutti i galantuomini suoi
amici non giungeranno a concepirla giammai!
E dicasi lo stesso dell' Alberti; uomo a cui
l'età grave, e l'intemerato carattere e la vita
intera consacrata ad opere degne dovrebbero
conciliare venerazione riconoscente. Ma l'or-
gano del sig. Klaich non obbedisce a pregiu-
dizi volgari e a rancide corbellerie : la dignità,
il pudore, il rispetto alla vita privata degli
avversari sono per esso terre incognite che
aspettano ancora un Colombo o un Vasco di
Grama, e la corrispondenza di Spalato, bene-
yolmente ospitata nelle sue colonne, ne fa ir-
refragabile testimonianza.
Bagusa 16 deccmhre.
Ancora sulle condizioni economiche dei
maestri delle i. r. scuole elementari
maggiori.
In mezzo alle continue questioni in fatto del pri-
mato e della preferenza da darsi all' una meglio
che all' altra lingua d'istruzione nelle scuole della
Dalmazia ; nel momento in cui tutta l'intelligenza
della provincia si scosse compresa della opportu-
nità ed assoluta necessità dì conservare e diffon-
dere negli istituti di educazione a lato della ma-
terna illirica là lingua italiana, come quella che è
il principale fattore della passata e presente no-
stra coltura e civiltà ; in un' epoca in cui coli' i-
stituzione di nuove scuole venne aperto un canjpo
più vasto air educazione del popolo nostro, e con
aumenti di dotazione fu migliorata la condizione e
posizione economica dei maestri delle scuole di cam-
pagna, pur non ci fu dato a tutt' oggi di poter as-
serire che sia stata migliorata anche la condizione
dei ^laestri deie caposc,uole di città.
Se pertanto destano interesse le scuole rurali, se
quindi anche pei villici sorse la tanto sospirata au-
rora della civiltà e del progresso colla diffusione
dell'istruzione, più ancora, ma certo non meno, si
dovrebbe pensare agli abitanti delle nostre città; e
se si migliorò o si cerca ogni mezzo di migliorare
lo stato economico dei docenti di campagna, si ha
ogni diritto di pretendere che non sia negletto il
ceio dei maestri delle caposcuole, meritando desso
la più seria considerazione. E senza tema d'incor-
rere in errore, si può francamente asserire che per
migliorare le scuole, uno dei princioali assunti è
senza dubbio quello di migliorare la condizione dei
rispettivi maestri, ed in questo caso essi dimostre-
ranno maggior zelo e premura nell' adempimento
dei loro doveri: essendo naturahrn nte insito nel
cnore dell' uomo il principio di dedicare, in ragione
diretta al vantaggio che può ripromettersi, maggior
vigore d' animo, alacrità ed impegno nel compito
che si assume.
Non è questa la prima volta che senza reticenze
ed ambagi e con leale franchezza viene da questo
periodico assoggettata al tribunale della pubblica
opinione la causa dei maestri delle caposcuole ele-
mentari: nè questa è 1' ultima volta che si cer-
cherà di interessarla in loro favore, invocando i
rappresentanti della provincia a rappresentarla e
caldamente sostenerla presso le competenti autorità.
Chi conosce la pesizione d'un maestro d'una ca-
poscuola, dotato di vilissimo emolumento che lo
mette a lottare per così dir colla fame, non dovrà
non simpatizzare per questo ceto, che sacrifica tutte
le proprie forze fisiche e morali nella faticosa ed
importante mansione d'istruire ed educare Ja na-
scente generazione, tenera speranza della patria, i
nostri figli, i quali un dì son chiamati ad adornarla
colle arti e colle industrie, ad illustrarla colle
scienze e colle lettere. Nò, non è giusto che sia pre-
terito il ceto dei maestri di città in confronto dei
docenti delle scuole triviali, e ciò tanto meno che
questi, vivendo in campagna, non hanno quei biso-
gni e quelle spese che sostengono i docenti delle
città forniti di dotazioni inferiori di non pochi mae-
stri di campagna. Non ha guari facevasi sperare ai
maestri delle caposcuole un aumento di salario:
speranza che anche questa volta svanì; ed i po-
veri maestri rassegnati alla deplorabilissima loro
sorte devono continuare a sospirare giustizia a loro
lavore, e pascersi tuttora di speranze d'un mi-
glior avvenire ! Ma lo sperare incessante fa nel ca-
so concreto disperare il povero maestro e . . . , se
peraltro è vero quello che ebbesi a leggere in
qualche giornale, che cioè Sua Maestà l'Imperatore
abbia promesso a S. E. il Luogotenente bar. Phi-
ippovich un aumento di dotazione di 8 in 10 mille
fiorini per le scuole della Dalmazia; se ciò è vero,
e ove la sovrana promessa venga posta in atto,
non si potrebbe con quest'aumento di dotazione
accordare un proporzionato aumento di soldo ai
maestri delle caposcuole ? — non si impieghi tutta
la somma a prò delle sole scuole rurali ed in a-
pertura di nuove, ma si rifletta essere migliore e-
spediente aver scuole in numero minore, ma corri-
spondenti allo scopo della loro istituzione : e scuole
buone non si potranno avere fino a tanto che non
si avranno buoni maestri. Per averli questi buoni
maestri, convien pagarli decorosamente onde ab-
biano almeno da vivere, altrimenti la gioventù ca-
pace al magistero non già, ma si dedicherebbe ad
altra carriera meno laboriosa e più lucrosa; nè la
gioventù, che si sente capace a guadagnarsi altrove
una sicura ed onesta sussistenza, vorrà dedicarsi
ad un impiego che le apparecchia un infelice av-
venire.
L' autorità, penetratasi nell' argomento di sì vi-
tale importanza, deve cercar senz' altro di miglio-
rare lo stato economico degli istruttori ; ed in tal
caso avrà ben meritato dalla provincia non solo,
ma avrà in uno contribuito a lenire la miseria di
tanti poveri padri di tamiglia, degni certamente
d'una sorte più benigna dopo aver spesi lunghi ed
i migUori anni della lor vita nelle difficili ed ardue
imprese dell' istruzione pubblica.
Ove poi r aumento di soldo ai maestri delle ca-
poscuole fra breve non venisse decretato, questa
sarebbe una ragione di più perchè i rappresen-
tanti della nazione insistino con fervore presso il
governo ad emetterne 1' assegno, e così sia una volta
anche in questo decampato da quei vieti principi
di tenace consuetudine di un tempo, i quali ora
attese le totalmente cambiate circostanze per molti
riguardi non hanno più il diritto al titolo di de-
corosi e di providi.
Se si vuole con fatti dimostrare lo z«lo e 1' at-
tività di chi presiede od ha influenza negli affari
d'istruzione, se vuoisi che le misure emanate e da
emanarsi siano sul sefio credute buone, non si la-
sci più oltre con strana anomalia languire nella
miseria il personale insegnante, onde no)i s' abbia
più a ripetere il detto che i serventi d' ufficio e
perfino i secondini carcerali sieno meglio provve-
duti dei maestri delle i. r. caposcuole elementari.
asserito che gli elettori bocchesi della Camera di
Commercio di Ragusa sono assai malcontenti del-
l' operato della locale rappresentanza del ceto mer-
cantile per aver questa Inviato al Ministero un
indirizzo in senso ostile (sic) alla lingua slava e
quindi contrario ai desideri ed ai veri interessi dei
Bocchesi.
Lo stesso corrispondente poi trae anche da ciò
argomento per propugnare la necessità della sepa-
razione dei Bocchesi dalla Camera di Commercio
4i Bagusa.
A confutare cosi assurda asserzione e in pari
tempo maligna insinuazione, servano di risposta
all' anonimo corrispondente bocchese le seguenti
osservazioni.
L' indirizzo spedito dalla Camera di Commercio
di Ragusa tende a ringraziare il Ministero delle
misure emanate (e non state attivate dalla Luogo-
tenenza Dalmata) sulla conservazione della lingua
italiana come lingua d' insegnamento nelle scuole
medie, e non fece in quello alcun cenno contrario
alla lingua slava. Ed anzi la Camera di Commercio
ed i membri più influenti della stessa, cioè Drobaz e
Serragli, in ogni incontro cercarono di favorire
r istruzione ed il miglior progresso della lingua
slava nelle scuole popolari e di campagna, propu-
gnando sempre il santo principio che nelle scuole
medie sia alla lingua slava, come studio obbliga-
torio e fra i principali, dato quel conveniente posto
che le compete in Dalmazia, onde anche da que-
sto lato conseguirsi queir equiparazione delle due
lingue che viene reclamata dalla giustizia e dai
bisogni del paese. Ma la Camera di Commercio
non poteva nè doveva tollerare che nelle scuole
medie di città si cessi a poco a poco dall' istruzione
in lingiia italiana, (come sarebbe stata inevitabile con-
seguenza delle misure luogotenenziali), e che quindi
lo studio di questa lingua sia riguardato come una
materia puramente obbligatoria. No; un tanto non
poteva nè doveva comportare la Camera di Commer-
cio che nel compilare 1' indirizzo partiva dal giusto
riflesso : essere la favella italiana la lingua d' una
rispettabile, anzi della piiì colta parte del popolo
dalmata; e perchè anche questa Hngua, più che
ad altri, si rende indispensabile al ceto mercantile
e marittimo da essa rappresentato, il quale senza
la conoscenza dell' italiano al certo non potrebbe
fare all' estero alcuna operazione commerciale.
Il console italiano cavaliere Passara è partito
alla volta di Egitto ove il suo Governo affidogli
una importante missione.
L' archimandrita mons. Dučić venne dalla locale
autorità politica invitato ad allontanarsi da Ra-
gusa. Dicesi che F ambasciata ottomana abbia re-
quirito il Ministero austriaco per 1' allontanamento
di questo attivissimo agitatore ed emissario della
propaganda russa.
quei poveri contadini a dei meetings senza l'intervento
di un pubblico funzionario; che raccolga da essi
del denaro per spedirlo agli avvocati panslavisti;
che predichi dottrine separatistiche a segno d'in-
durre, come indusse, la popolazione di quei villaggi,
distanti da Curzola un miglio e mezzo^ a cliiedere
come chiesero la loro separazione dal nostro Co-
mune politico? Come si poteva tollerare che il par-
roco Cetinich quando erano le elezioni comunali
venisse alla presenza della commissione elettorale
a capo di un centinaio di villici, e che con piglio
insolente proclamasse ingiuste « viziose le liste e
le elezioni? Cosa fece 1'autoritìi i)olitica dei rap-
porti del podestà, della commissione elettorale e
del rappresentante politico, sulle sediziose provoca-
zioni del Cetinich, che produssero un grave scan-
dalo, e che potevano condurre a terribili conse-
guenze?.. Perchè lasciare nella recente nomina del
deputato forese tanto agitare il Cetinich?.. Molte
altre domande si potrebbero fare sullo stesso me-
tro ; ma è meglio fermarsi qui per non nettere l'au-
torità neir imbarazzo che le deriverebbe dal non
saper dare ad esse conveniente risposta !
Curzola 13 decembre.
Da persona onorevole mi venne data notizia a-
ver il secondo assessore sig. Arneri scritta da Blatta
una lettera a questa Amministrazione comunale,
colla quale l'avvertiva che fra pochi giorni si por-
terà a Curzola e che tosto presenterà rinunzia alla
sua carica; motivandola a buone ragioni, e che la
pubblicherebbe nel Nazionale. Oh l'avesse fatta pri-
ma ! La stessa persona mi soggiunge che il signor
Arneri si adontò dell'atto di sfiducia e di biasimo
che gli diede il paese per F adulatorio indirizzo di-
retto da esso e dagli altri membri delF Ammmi-
strazione a S. E. il barone Philippovich, indirizzo
contrario ai desideri della popolazione. Oggi vi fu
seduta pubblica alla Comune, ma non s'intese la
desiderata rinunzia, e F assessore Arneri fu pre-
sente, e trattò gli affari. Si sarà forse pentito per
poter fare, colla veste di pubblico funzionario, al-
tri indirizzi del tenore di quello diretto a S. E. per
cui come dissi ottenne il più alto atto di sfiducia
e di biasimo dal paese. Fu portato alF ordine del
giorno il reclamo da me annunziatovi nella mia del
23 p. p. pubblicata nel numero 96, col quale si
chiedeva che il rinunziatario direttore Catechista
della nostra scuola comunale canonico Petcovich-
Rogacevich sia obbligato di restituire alla Comune
gF importi incompetentemente percepiti durante un
quinquennio per i suddetti incarichi da lui mai a-
dempiuti, e che sia allontanato dalla scuola il mae-
stro della seconda classe perchè inetto all' insegna-
mento. Il sig. Arneri amico politico al Petcovich,
vista la ragionevolezza della dimanda, abbandona il
suo posto ed esce dalla sala. Il consigliere D.r
Smerchinich, ottenuta la parola, propose con molta
nobiltà d' anima che il delicatissimo argomento ven-
ghi subordinato alF autorità ecclesiastica; e la mo-
zione fu adottata ad unanimità. Vedremo cosa e
come verrà deciso sopra questo fatto di coscienza.
I fedeli sono curiosi d' udirlo. Si tratta di resti-
tuire, ciò che non si poteva, nò si doteva percepire
in coscienza.
Oggi furono innalzati due urgentissimi ricorsi
uno all' eccelsa Giunta, l'altro alF eccelsa Luogote-
nenza contro la nostra brava Amministrazione co-
munale per 35 gravissimi errori, nelF azienda dei
quali non volle mai correggersi : errori imperdona-
bili che portarono un danno di migliaia di fiorini
alla Conrane e che, se non corretti, la precipite-
ranno nella massima rovina.
Traìi 15 decembre.
Nei numeri 32, 34, 38, 4G e 53 del vostro
accreditato periodico venne trattato da diverse
penne con lealtà d'intendimenti e con sodezza di
ragioni il grave argomento relativo ai lavori, che
da quasi cinque anni vanno compiendosi nel nostro
porto sotto la direzione dell' i. i. ingegnere Dr. Carlo
Bortolotti. Permettete che io riannodi il filo di
quelle corrispondenze, ed in brevissimi tratti vi
esponga i frutti delF attività dei sei mesi, che si
succedettero a quei carteggi.
Il lavoro dell' interramento dei cassoni venne
eseguito con sufficiente alacrità e parsimonia di
tempo. Indi incominciò F opera delle intestate, che
senza dubbio è la più importante, e nello stesso
tempo la più difficile di tutto il lavoro. Essa venne
affidata ad un' imprenditore di Spalato, sul cai
conto corrono giudizi poco favorevoli, ed a quanto
dicesi, non saprei con quale fondamento, mercè la
valida cooperazione di quelF egregio Avvocato, che
è il Dr. Bulat di Spalato, cognato del Dr. Bortolotti,
Checché sia, il lavoro delle intestate procede
con una lentezza assai sorprendente, e che non torna
a lode nè di chi presiede ai lavori, nè di chi li
eseguisce. Il credereste? Sono scorsi quattro mesi
ed appena poco più della metà della prima inte-
stata può dirsi ultimata. E non è possibile che
succeda altrimenti. L'imprenditore crede di fara
il proprio tornaconto lavorando egli solo, quando
non ha capitali disponibili per retribuire un mag-
gior numero d' operai, infischiandosi probabilmente
della sollecitudine del lavoro, o non comprenden-
done F importanza.
Così siamo testimoni ad uno spettacolo, che so
non fosse doloroso, sarebbe estremamente strano,
di vedere cioè talvolta e per non brevi periodi
impiegati pella riduzione delle pietre tre o quattro
individui, e pella loro collocazione il solo impren-
ditore, sotto la presidenza d' un ingegnere genero-
samente retribuito dall' eccelso Governo centrale
marittimo, le cui benefiche intenzioni non sem-
brano per tal modo degnamente intrepretate. E
sì che la nostra città non merita, lo diciamo con
franchezza, siffatto trattamento, e sì che i nostri
muratori emergono -nel circolo e per intelligenza
e per zelo opf.roso.
Quando il Dr Bortolotti vi spediva in data 23
aprile an, cor. una lettera di rettifica, che voi in-
seriste nel n.r 34 del Dalmata^ fra le altre cose
scriveva: „Presentemente il lavoro incominciò, il
ponte in ferro fu spedito, e le fondazioni saranno
assai probabilmente in questo anno compiute." A
questi cenni io rispondeva nel n,r 38 : „Ci rincresce
che la promessa non sia più categorica." Come ve-
dete, i miei timori erano fondatissimi, e sebbene
nella mia specialità avrei avuto sommo piacere di
soffrire un disinganno, tuttavia F esperienza pas-
sata m' era poco lusinghiero presagio.
Con quanta ansietà Traù attenda la fine dei la-
vori portuali, è inutile di accennarvi.
Ognuno vede nella costruzione e nelF allargamento
del nuovo ponte un mezzo potente per riavvivare
il commercio, F industria e lo spirito d' associa-
zione pur troppo languenti. Non v' ha patriotta, a
cui non sorrida talvolta F idea dei grandi vantaggi
che offre il nostro porto a scopi di guerra, e la
probabilità che da quìa non molti anni, sotto cir-
costanze diverse, Traù riacquisti quel posto, che
la sua superba ed incantevole posizione eloquente-
mente reclama. Pur troppo a sì liete speranze suc-
cede un fatale scoraggiamento, al pensiero che dopo
cinque lunghi ed eterni anni non siasi potuto com-
piere quanto appena è la base fondamentale, per-
chè il governo possa occupirsi d' imprese più
grandiose.
Ragusa là dicembre.
(...X..) In una corrispondenza dalle Bocche di
Cattare, riportata nel n.r 98 del Nazionale., viene
Vedi V avviso di concorso al posto d i secondino
carcerale presso il tribunale di Catturo^ mse-
weZf Avvisatore Daltnato n.r 93 del 26 no-
vembre p. p.
Altro del 15.
Mi permetterò di fare alF eccelsa Luogotenenza
la seguente interpellanza: Come si spiega F arcano
che F eccelso Ministero e F eccelsa Luogotenenza
colF ossequiata sua Nota 11 ottobre p. p. numero
12805-4116 (n.r 98 del DaZwa^a) diretta all'eccelsa
Giunta, raccomandano il concentramento di più Co-
muni locali in un solo Comune politico avente una
comune rappresentanza; e F autorità politica alFin-
contro tollera che il famoso panslavista Cetinich., par-
roco di Lombarda, agiti la buona e tranquilla popola-
zione dei villaggi di Lombarda e Zernova; che inviti
Ma forse cha il prossimo avvenire riraedierà ai
mali trascorsi. Si dice che un impiegato superiore
del governo centrale marittimo, venuto fra noi or
sono pochi giorni, abbia ordinato maggiore solleci-
tudine, ed abbia seriamente esternato il desiderio
che i lavori sieno quanto prima ultimati.
Io dal canto mio vi prometto di tenervene in-
formato, tanto più che la ben nota perspicacia dei
corrispondenti del Nazionale., che osavano di chia-
mare sciagura cittadina F eventuale nomina del
rev.mo can.co Mazzanovich ad arciprete solo per-
chè d'opinioni politiche diverse dalle loro, e che
pello stesso motivo stoltamente oppugnavano la
candidatura delF illustre conte Fanfogna in nostro
podestà, non troveranno probabilmente un momento
di tempo ad occuparsi di questioni che cosi dav-
vicino interessano il benessere materiale e morale
del paese, qualora per avventura non ritenessimo
opportuno di fare una nuova ridicola sortita col-
F estendere un indirizzo di onesta e domrosa •ri-
parazione.
oxr.ro 95.
Condizioni d'Associazione.
Per Zara.
Per un anno fiorini 8 : —
Per sei mesi „ 4: —
Per tre mesi 2 : ~
Per r Impero d'Austria.
Per un anno fiorini 9 : —
Per sei mesi „ 4: 50
Per tre mesi 2 : 50
Per l'Italia, Francia, Inghilterra« Serbia e Turchia.
In Banconote austriache fior. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
Zara 24 novembre.
La lingua slava e la Dieta dalmata.
(Continuazione vedi n.r, 94)
Avvi negli articoli del sig. X un' altra as-
serzione che sta bene prendere in osarne. Il
har. Filipović (dice V articolista) il di cui
nome resterà caro agli slavi, si provò di
far loro in parte giustizia, e levando dai pol-
verosi scaffali, ove giaceva, una legge di Bach,
sìilV uso della lingua slava nelle scuole, ne in-
culcò V esecuzione. Chi non sa la guerra che
per ciò fu mossa al har. Filipoviéì
Una cattiva stella certamente fece capitare
il maleavventurato barone nelle mani degli an-
nessionisti, i quali neppure dopo caduto non
ristanno dal comprometterlo. Avezzi a far man
bassa su tutto, bistrattano senza pietà il loro
protettore, e non risparmiano nè la sua atti-
vità ufficiosa, cui, se non altro, carità del pros-
simo consigliare dovrebbe di dare a perpetuo
obblìo, e neppure il suo cognome, che di Phi-
lippovich in Filipović troviamo da loro co-
stantemente mutato.
Noi non ci faremo a discutere e molto meno
a pronunciare se sia azione plausibile 1' al-
terare il proprio e, peggio ancora, i co-
gnomi altrui; e non volendo quindi fermarci
più di tanto su tale bistrattamento, passeremo
a dimostrare essere falso quanto 1' articolista
asserisce riguardo all'operosità ufficiosa del
povero barone per quello che concerne la lin-
gua slava, ed alla guerra che per ciò gli venne
mossa.
Non è punto vero che il bar. Philippovich
abbia levato dai polverosi scaffali, ove giaceva,
la legge di Bach sull' uso della lingua slava
nelle scuole e ne abbia inculcato 1' esecuzione.
Oibò : egli non 1' ha fatto, nè e' era bisogno
di farlo. Precessore del bar. Philippovich nel
governo della Dalmazia fu S. E. il bar. Ma-
mula, il quale quanto sinceramente amava que-
sta terra e i suoi abitanti, altrettanto era pre-
muroso affinchè i giovani apprendessero bene
tutte e tre le lingue che sono loro più necessarie
e particolarmente la illirica. Croato di nascita
al pari del bar. Philippovich, ma altramente
compreso dei doveri della sua posizione come
pubblico funzionario, il bar. Mamula promosse
sempre ed incoraggiò con ogni sua possa la
diffusione dello studio della lingua illirica ; anzi,
se non siamo male informati, l'ordinanza Bach
era stata da lui stesso provocata; e ciò solo
basterebbe a rendere del tutto inverosimile
eh' egli la lasciasse dappoi giacere ne' polve-
rosi scaffali. Il bar. Mamula era un governa-
tore per cuore, per ingegno, per intelligenza,
per attività, per verace patriottismo, di gran
lunga superiore a colui .che gli succedette ; ed
oltracciò, come impiegato soggetto al Ministero,
ora de' suoi doveri osservantissimo. Ed osser-
vantissimi del pari erano i due consiglieri aulici
che gli sedettero a lato, cioè da prima S. E.
il bar. Roszner e poscia il d.r Lapenna, per-
sonalità spiccate, il cui posto, il quale nell' ul-
timo triennio ha subito una specie d' interre-
gno, si spera che sarà quanto prima degna-
mente e definitivamente rimpiazzato. Ora du-
rante r amministrazione di questi tre egregi
funzionari non si è dato mai il caso che le
ordinanze ministeriali si lasciassero giacere nei
polverosi scaff'ali, oppure si mettessero in e-
secuzione a controsenso. Si dice invece che
ciò sia avvenuto sotto qualche altra ammini-
strazione, ma noi non vogliamo occuparcene.
Quello che preme constatare si è che 1' ordi-
nanza Bach non giaceva ne' polverosi scaffali ;
e che se il bar. Philippovich se n' è occupato,
egli lo fece in mal punto; imperciocché a-
vendo creduto di leggervi ciò che non vi si
trovava neppure per ombra, diè fuori quelle
famose circolari logicamente assurde, pedago-
gicamente perniciose, linguisticamente scorrette,
praticamente inattuabili, che noi abbiamo pub-
blicate a suo tempo e commentate.
Quelle circolari misero lo scompiglio, la con-
fusione, il disordine ne' pubblici istituti, e
sparsero un maìcoutento, una indignazione ge-
nerale da un capo all' altro della Dalmazia.
Numerosi, ripetuti, energici, insistenti piovvero
a Vienna i ricorsi ; e il ministero, facendo ra-
gione a' reclamanti, emise una ordinanza che
abbiamo già pubblicata, ma della quale finché
durava 1' amministrazione del bar. Philippovich
non isperavamo di vedere nella loro pienezza
i benefici efi^etti. Quell' amministrazione fortu-
natamente è caduta; tardi sì, ma è caduta; e
noi che salutammo con gioia il lieto avveni-
mento, foriero per la Dalmazia di più prospere
sorti, comprendiamo benissimo il dolore del
Nazionale^ che, non potendo far altro, finge di
attribuire all' argomento della lingua la guerra
che fu mossa al bar. Philippovich, e dalla
quale egli da ultimo usci cosi malconcio come
tutti sanno. Se per le circolari philippovichiane
la Dalmazia intiera si scosse e reclamò, la
guerra che fu mossa non era già diretta con-
tro la persona del bar. Philippovich ma contro
le sue disposizioni ; e non contro quelle sol-
tanto; dappoiché buon numero delle disposi-
zioni luogotenenziali d' allora non pur in fatto
di scuole, ma anche negli altri rami ammini-
strativi erano dalla grandissima maggioranza
del paese giudicate insipienti, inopportune, ro-
vinose. Il Nazionale domanda: Chi non sa la
guerra che per ciò fu mossa al barone Fili-
pović. E noi potremmo domandare alla nostra
volta: Chi non sa la guerra che il bar. Phi-
lippovich mosse alla lingua italiana ? Chi non sa
la guerra che il bar. Philippovich mosse al par-
tito autonomo ? Chi non sa..?.. Ma il bar.
Philippovich non è più : egli è morto. Noi non
vogliamo calpestare la sua fossa; non vogliamo
turbare il sonno del trapassato. Beg^uiescat in
pace.
D' un' altra ordinanza ministeriale trovasi
fatta menzione, ma più sfuggevole, negli arti-
coli del sig. X. È queata 1' ordinanza del mi-
nistro Lasser relativa all' uso della lingua il-
lirica nel foro. Sciagurata ordinanza anch' essa,
e mal capitata 1 L' ordinanza Bach era capitata
nelle mani del bar. Mamula, ed egli 1' avea
lasciata giacere ne' polverosi scaffali ; 1' or-
dinanza Lasser capitò nelle mani dei burocrati,
ed eglino arrivarono a metterla tra i ferri
vecchi. Questa però, più sventurata di quella,
non trovò una mano pietosa che la racco-
gliesse, che la nettasse dalla ruggine, che la
rimettesse in onore. Nessuno, proprio nessuno
degl' impiegati giudiziari, neppure di quegl' im-
piegati superiori che sono stretti in intima cor-
rispondenza d'amorosi sensi col Nazionale e col
Narodni List, non si accinse all'opera misericor-
diosa. Ingrati! Ma qui udiamo risponderci dall'ar-
ticolista: L'avrebbero fatto, oh sì, l'avrebbero
fatto; ma no '1 poterono, avendo trovato una
opposizione invincibile in quei burocrati i quali
arrivarono a metterla tra i ferri vecchi; in
quella burocrazia riguardo alla quale è verità
incontrastabile essere facilissimo che pri-
meggino tre grandi loassioni: pigrizia, in-
vidia ed egoismo. Infame burocrazia! Buro-
crati scellerati! E tanto osate voi? Di tanto
siete dunque capaci? Possa il cielo incenerirvi
co' suoi fulmini, e sperdervi tosto dalla faccia
della terra ! Sia benedetto colui che ha avuto
il coraggio di svelare le vostre turpitudini!
Tali esclamazioni, od altre consimili saranno
probabilmente uscite di bocca a qualcuno dei
più semplicioni tra i lettori dal Nazionale nel
sillabarvi le caritatevoli insinuazioni dell' arti-
colista contro una delle classi più rispettabili
dell'organismo sociale; contro i pubblici fun-
zionari presi, come suol dirsi, a mazzo; accu-
sati nientemeno che di -trasgressione de' pro-
pri doveri, ed additati al pubblico disprezzo
come infetti da tre vizi, tra i più schifosi schi-
fosissimi. Nè noi condanneremo que' semplici
che avessero per avventura cosi esclamato.
Chi di fatti non 'si sentirebbe indignato alla
scoperta di tanta bruttura in coloro appunto
che sone messi a gnardia della giustizia, a di-
fesa della legge, a tutela degP interessi del
popolo ? Chi non crederebbe che 1' autore degli
l lui Ci
articoli, il sig. X, sia un liberale di prima
forza, una persona indipendente, od al men me-
no un uomo non aggiogato al foglio di paga-
mento? E noi pure, sebbene altamente sti-
miamo la benemerita classe de' pubblici impie-
gati e riproviamo quindi le calunniose invet-
tive scagliate contro di loro ; sebbene non cre-
diamo punto al liberalismo nè del Nazionale,
nè de' multiformi suoi redattori, imprenditori,
collaboratori; sebbene per conseguenza non
avremmo mai lasciato uscirci di bocca o cader
dalla penna quelle od altre esclamazioni con-
simili ; pure tenevamo per fermo che 1' autore
degli articoli che andiamo esaminando fosse un
uomo libero, indipendente, e dalla burocrazia
svincolato del tutto. Ma ci siamo ingannati.
Nel n.r 93 del Nazionale il sig. X ha pub-
blicato un altro articolo sulla lingua slava, con
un' appendice d' accuse non più contro la bu-
rocrazia, ma contro il burocratismo; e se die-
tro la medesima lettera non si nascondono due
persone diverse; s'è vero che lo stile è 1' uo-
mo, e che quindi due uomini diversi non pos-
sono avere uno stile identico ; noi ci pensiamo
di poter affermare che 1' autore degli articoli
in discorso non è già, come ci si era fatto cre-
dere, quel caro italo germanizzato che ci trova
il suo tornaconto nel presentarsi al pubblico
in maschera da slavo ; ma è un burocrata in
carne ed ossa, anzi nelle midolle delle ossa. I
nostri cortesi lettori se ne stupiranno ; eppure
la è cosi: l'accusatore, il calunniatore, il be-
stemmiatore della burocrazia è un burocrata
a tutta prova, un burocrata puro sangue. Il
sig. X neir ultima parte del suo ultimo arti-
colo ha tradito 1' anonimo, ha manifestato se
stesso. Egli non può essere altri che uno di
quegl' impiegati infermi e malfarmi che nell' e-
state di quest' anno interruppero d'improvviso
i loro lavori ufficiosi e corsero da Zara a Vien-
na, non già per disimpegnarvi mansioni di bassa
polizia come si andava buccinando, e come qual-
che fatto allora avvenuto autorizzava a credere,
ma unicamente pèr fare nella capitale dell' im-
pero una buona cura di bagni di mare.
(Continua)
Eseiirsioìie nella Dalmazia
di
XIV.
Spesi la mattina del terzo giorno della mia
fermata a Zara visitando gli scogli (che son
tutto altro che scogli) pittoresca e fertil isola
con duemila abitantj, che si dilunga rimpetto
la città, da cui la separa un braccio di mare
in forma di canale largo circa due miglia. Vi
tengono ville i zaratini; e por la continua
ventilazione che vi regna, e per la giocondità
delle vedute che vi si godono, si appongono
facendovi nella buona stagione lunghe dimore.
Il conte Begna che me ne avea proposta
la gita, la condì sovra luogo d'una refezione
di frutti squisiti, e di vini eccellenti indigeni.
Mi garbano le statistiche che presentano a
questo modo la dimostrazione di ciò che as-
seriscono; ed io, da quanto mi hanno dimo-
strato r Arcivescovo, Salghetti, e Begna, ho
argomenti certi di credere che la Dalmazia
produce vini che rivaleggiano coi migliori di
Spagna; tai sono, ad esempio, idi. vagava della
Brazza e la maraschina di Sebenico. Ciò che
rendea vieppiù dilettoso quell' asciolvere in
riva al mare, riparati da una tenda intessuta
di rose e gelsomini, erano le isolette disse-
minate attorno per 1' acque azzurre con gentile
varietà grandette e piccine, aride e verdi, que-
sta con un santuarietto tra gelsi, quella con
un casinetto tra viti, tutto assieme bizzarro,
incantevole che suggeriva rosee fantasie di
sciami di najadi che si sarebber volute ve-
dere circondare nuotando, come nell' affresco
di Raffaello della Farnesina, coi bei corpi i-
gnudi la conchiglia trionfale di Galatea; op-
pur di venete peote effondenti tra quelle i-
Le associazioni e gli importi dì
gruppi 0 meglio in assccjni xìostali., _____
all' Amministrazione del Dalmata in Zai'ù e non
più alla Bedazionc. A. Spalato presso il signor
Lorenzo Gilardi. — Lo corrispondenze devono
dirigersi affrancate csclusivamente al lìcdattore.
Le lettere non afirnncaie saranno rer.p'i'^^'-^ I
comunicati si inseriscono al prezzo di ÌHÌIOI
8 la linea. Non inserirà nessun artic.oju fir-
mato, ove esso non sia accompagnato da un im-
porto di soldi 30 pei il pagamento della tassa
di finanza.
Un numero separato costa soldi 8
Esce il mercolcdi e il sabato.
solette taluno dei musicali concenti, a cui ta-
lora risponde nel cuor della notte 1' eco dei
marmorei palazzi del Canal Grande. Qui il
limpido tramonto a cui succede il patetico
lume della piena luna, ha del magico; e mi
sorprendo di due cose; che niun pittore di
grido abbia peranco scielto, per esempio, la
baia d' Oltre, veduta dalla villa Begna a sog-
getto d' un suo paesaggio ; e che a niun poeta,
a niun filosofo, a niun innamorato sia passato
in mente di qui stanziare per comporre versi,
sognare sistemi, spendere la luna di miele.
Ma le lune, anzi gli anni e i lustri di micie
tramontano anch' essi nel bujo d' inetfabili tri-
stezze : e me ne rese memore la seguente iscri-
zione nel cimitero d' Oltre, collocato a mo' di
pensiero malinconico in mezzo a cotesto Eden :
QUÌ RIPOSA
LA BELLA E PUDICA SPOGLIA
I)' ANGELICA ISOLA
CHE NATA A NOVI L' ANNO MDCCCXVH
E SPOSATA A
FRANCESCO SALCkHETTI-DRIOLI
DAPPOI CHE L' EBBE PER ANNI XLL
RALLEGRATO DI PROLE
GIOVATO DI CONSIGLI
EDIFICATO COLLE VIRTLJ
BEATIFICATO COLL' AMORE
ABBANDONÒ D' IMPROVVISO QUESTA TERRA
IL 20 SETTEMBRE 1853
IN MEZZO ALL' UNIVERSALE COMPIANTO.
Il conte Begna non mi lasciò più andare
quel giorno; e dubito si proponesse essermi
tentatore a grave peccato. Quale peccato più
grave di quello che precipitò Lucifero dal
cielo? Or bene, non direbbesi che il conte
macchinasse tirarmi in tentazione di commet-
terlo, a sapere che queir ultima sera della
mia dimora a Zara mi accommiatò illuminando
di una miriade di palloncini colorati il suo
giardino in città, rallegrato da eletta musica,
popolato dal fiore de' cittadini, cento e più
che mi circondarono, e quasi mi fecero per-
dere la bussola in mezzo ai molti e molto
gentili loro complimenti? Se non iscoppiai quella
sera fu miracolo: fortunatamente mi sovvenni
della rana d' Esopo. (Continua )
(Nostri Carteggi particolari.)
Costantinopoli 2 novembre.
Il Consiglio di Stato alacremente lavora la nuova
leggo sulla stampa; e questa, a quanto diccsi, sarà
un fac simile della francese attualmente in vigore
con esclusione d' ogni jury. Coi pubblicisti locali
non ci sarebbe quindi per niente da con;ir;itular-
sene. La repressione della stampa è da qualche
giorno all' ordine del giorno. 11 giornale b'.ilgara la
Macedonia fa sospeso a tempo indeterminato, quan-
tunque non pubblicasse mai articoli ostili al go-
verno Ottomano. Il Levant Herald fu colpito dalla
pena della sospensione per un mese a motivo che
pubblicò un articolo con cui (e non a toi-t(i) dichia-
rava essere una mistificazione 1' attentato alla vita
di S. A. il Viceré d' Egitto, asserendo che il latto
fu ad arte combinato unicamente per adombrare
il nipote del Viceiè e largii così perdere quella
popolarità di cui meritamente gode in Egitto pei
suoi sensi liberali e per uno squisito tatto po-
litico. Il Commercio Orientale fu pure giorni fi
condannato ad una multa pecuniaria per alcune c-
spressioni colle quali si pretendeva losse stala lesa
l'autorità del Sultano; ma esso fu più fortunato
del Levant llerald perchè non venne menomamente
molestato sebbene avesse elaborato un articolo sul-
r attentato in parola nello stesso senso come
lo aveva concepito il giornale caduto in disgrazia.
Anzi il Commercio Orientale nel carattere indi-
pendente che lo distingue, ebbe solo fra tutti i gior-
nali della capitale il civile coraggio di biasimare
con un lungo articolo e con termini di fuoco il
contegno del governo Ottomano contro la arbitra-
ria sospensione del Levant Herald: e con tutto ciò
non venne il suo articolo incriminato. Già non era
nemmeno il caso d' una inquisizione, poiché a di-
ritto si osserva che il Ministero degli affari esteri
ex se senza far la denuncia, come è prescritto dalla
legge al tribunale per la stampa, e senza previa
procedura, con decreto firmato da proprio pugno
sospendeva il giornale: motivo per cui si volle ve-
dere, nel caso concreto, spirito di personalità e non
una misura amministrativa reclamata da imperiose
circostanze o per viste politiche.
Il ministro inglese, a quanto mi verone riferito
da persona degna di fede, protestò contro la tso-
TST.iro 2. ZAHA, Merooledi 5 g-ennajo I870 Anno V.
Condizioni d'Associazione.
Per Zara.
Per un anno fiorini 8 : —
Per sci mesi 5> 4 : —
Pt;r tre mesi » 2 : —
Per l'Impero d'Austria.
Per.un anno fiorini 9: —
Per sei mesi » 4: 50
Per tre mesi „ 2 : 50
Per l'Italia, Francia, Inghilterra,
Serbia e Turchia.
la Banconote austriache fior. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
Giornale politico, economico, letterario.
Le associazioni e gli importi di denaro, in
gruppi o meglio in assegni postali,
all' Amministrazione del Dalmata iv^
più alla Redazione. A Spalato prof
Lorenzo Gilardi. — Le corrispondi
dirigersi affrancate esclusivamente ai
Le lettere non affrancate saranno
comunicati si inseriscono al prezzo di soldi
8 !a linea. Non si inserirà nessun articolo tir,
mato, ove esso non sia accompagnato da un im-
porto di soldi 30 pei il pagamento della tass«
di finanza.
Un numero separato costa soldi 8
Esce il mercoledì c il sabato.
Si avvertono i signori Associati
che sono in arretrato e ai quali
riescirono infruttuosi i ripetuti
inviti e le sollecitatorie degli
incaricati, che ove non saldino
i loro conti a corso di posta
saranno invitati senza riguardo
al pagamento col mezzo del
giornale e senza riguardo per
alcuno.
L'Amministrazione.
Lettera aperta,
Al ten.-mar. barone de Rodich.
La fiducia di S. M. 1' Augustissimo Nostro
Imperatore ha Voi prescelto all' arduo incarico
di ristabilire 1' ordine alle Bocche di Cattaro.
La Vostra missione noi la chiamiamo ardua,
perchè nello stesso tempo ella è militare e po-
litica; e mentre gli allori da Voi colti sui campi
di battaglia ci rassicurano del generale, te-
miamo forte che P uomo politico non abbia
forse a subire 1' influenza di falsi profeti che
la voce pubblica in Dalmazia persiste a rite-
nere ispiratori della rivolta ed i quali, te-
mendo di essersi comprome ssi in faccia al po-
polo ed in faccia al governo, non trascurano
mezzo qualsiasi per far che i ribelli ottengano
u u pieno trionfo di fronte agli organi del go-
verno di Sua Maestà. In questo stato di
cose, non V' incresca se noi richiamiamo
alla Vostra attenzione alcune circostanze me-
ritevoli di speciale riguardo. La legge sulla
landwehr ed il modo con cui fu attivata sono
il pretesto della rivolta; ma quando si considera
che questa medesima legge fu dovunque e nello
stesso modo attivata, allora nasce spontanea
la domanda : per quale motivo 1' alpigiano di
Ubli ed Orahovaz, più fiero forse di quello del
Crivoscie e di Ledenizze nel distretto di Ri-
sano, e le Comuni di Cartolle, Lustizza, Teodo,
Mula eec. ecc. per nulla affatto più favorite
di quella di Xuppa nel distretto di Cattaro,
non si sieno dei pari ribellate contro la legge
in discorso?
Questa domanda Voi stesso potrete risol-
verla, solo che Vi piaccia informarvi a fonti
pure ed imparziali quali siensi mostrati anche
nei tempi anteriori i più fra i parrochi at-
tuali della Xuppa e quali sentimenti dessi
nutrissero per il governo del Nostro Impera-
tore ; come in pari tempo, chi sieno e di qual
carattere politico i più potabili individui di Ri-
sano in relazione con Crivoscie e Ledenizze.
Voi troverete che mentre alcuni dei primi
vivono oggidì fuggiaschi nel Montenero, parec-
chi altri furono in questi giorni arrestati sotto
l'imputazione di connivenza coi ribelli e per-
fino per crimine di alto tradimento. Non ricer-
cate dunque tra quelle file i vostri consiglieri,
perchè, mercè loro, potreste giungere al risul-
tato che ottenne il Vostro predecessore; quello
cioè di veder da una parte 1' armata stanca,
avvilita, mutilata e persino derisa da quei tri-
sti, e dall' altra più baldanzosi i ribelli, che im-
pongano condizioni troppo offensive all' onore
dell' armata medesima. Queste condizioni, che
prima non erano che ridicole, hanno dappoi
preso il carattere della più sfacciata impuden-
za. E diffatti nei primi giorni si domandava
che gli obbligati alla Landwehr potessero as-
sentarsi dal loro domicilio quando loro piaceva;
ma che lo Stato non ne li potesse distaccare
se gliene tornava il bisogno. Queste due con-
dizioni che si distruggono a vicenda qualora si
voglia giustificarle e che ad ogni modo rende-
rebbero vana la legge, noi le abbiamo ri-
tenute uno scherzo di cattivo gusto, eppu-
re vi furono molti che le hanno prese in sul
serio e le hanno perfino appoggiate; ma noi
abbiamo il coraggio di dire che le hanno ap-
poggiate per malizia o per ignoranza. Per quale
motivo non si potranno allontanare i 15 o 20
Crivosciani ed i 5 o 6 Ledenizzani soggetti
alla Landwehr in un caso di bisogno ? forse
perchè dessi soli bastano a garantire il confi-
ne? e contro di chi ? contro gli Ottomani forse,
che sono la vittima perenne delle loro rapine,
0 contro il Montenegro, il cui governo è per
essi il sogno più caro?.... La terza condizione
era queUa di non cangiare il loro vestito col-
l'onorata divisa del militare austriaco da essi
sempre aborrita, e, come dissimo, non possiamo
comprendere che siansi prese sul serio tali do-
mande.
L'indulgenza finora usata con quei selvaggi
fece sì che dessi moltiplicassero le condizioni,
perchè, come Voi ben saprete, essi chiesero
dappoi 1' allontanamento di tutto il militare
dalle Bocche, il cambiamento di tutti gli im-
piegati, ìa piena amnistia per tutte le loro
crudeltà ed un'indenizzazione per tutti i danni
da essi sofferti. Son condizioni che i vincitori
usano imporre ai vinti. Non cercate adunque, lo
ripetiamo, i vostri consiglieri tra coloro che
appoggiano tali domande, e che nel consigliarvi
avrebbero soltanto di mira 1' interesse dei ri-
belli, senza punto riguardo nè al vantaggio,
nè all' onore del governo e dell' armata. —
È un fatto incontrastabile che, mentre in
tutto 1' Impero fu accettata la legge sulla
Landwehr, quei pochi villaggi la presero a
pretesto per insorgere — è un fatto che
senza motivo alcuno essi non permisero che la
guarnigione del forte di Dragalj venisse au-
mentata, e che uccisero barbaramente l'infelice
primo tenente Rinek, che a tale scopo vi si
portava — è un fatto che quasi tutti i sol-
dati che furono presi dai ribelli vennero uc-
cisi o meglio martorizzati — è un fatto che
le più vergognose crudeltà commesse nel Cri-
voscie hanno sparsa una sinistra luce su tutta
la Dalmazia — eppure ad onta di tutto ciò
cercate inutilmente nell'organo della setta una sola
parola di biasmo pei ribelli e vi troverete invece
parole di compianto ed il biasimo versato a
piene mani su chi procura difendere la legge e
sopprimere la rivolta. È già lungo tempo che i
settari Vi attendono e vanno proclamando (certo
a torto) la Vostra venuta in Dalmazia come una
vittoria:—e sapete perchè? perchè Vi sanno croa-
to e perchè, sciocchi, osano sperare che mercè Vo-
stra saranno redenti i ribelli, anche a costo del
disonor militare, e sarà garantito ad essi il
nome di invincibili. E che a ciò tendano quegli
uomini veramente fatali alla tranquillità del
paese, Voi lo potrete rilevare nel n.r 101 del
Nazionale, in cui Vi si consiglia di tentare tutti
1 mezzi 'possibili per un pacifico accomodamento
coi ribèlli e Vi dicono che se anche V onore
delle armi austriache fosse compromesso, lo si
dovrebbe sagrificare alle esigenze imperiose del-
l' interesse dei ribelli ; che ad ogni modo Voi
dovete telegrafare a Vienna che il governo ed
i ribelli si sono stesi la mano ; e conchiudono
finalmente col minacciare che altrimenti i sen-
timenti degli insorti non potranno contenersi
nei limiti del distretto di Cattaro ; ma si co-
municheranno ed estenderanno maggiormente.
Quegli uomini fatali che Vi si offrono a consi-
glieri, mentre noi raccogliavamo denari a lenire
le sofferenze dei soldati feriti, lo raccoglievano
invece per soccorrere i ribelli, e la loro raccolta
deve aver preceduta la nostra, perchè altrimenti
era impossibile che un popolo povero e che or-
dinariamente non possiede che qualche oncia di
polvere, si trovi ad un tratto provveduto di
tutto ed in modo da poter resistere alla truppa
spedita contro di esso. Diffidate adunque di co-
storo e diffidate più ancora quando li vedrete umili
e col mele sulle labbra avvicinarsi a Voi pro-
nunciando con rispetto il nome dell' Impera-
tore — sono altrettanti Giuda che tradireb-
bero cento Cristi — sono serpenti che ingan-
nerebbero cento mila Eve e Vi persuadereb-
bero fino a stendere la Vostra valorosa destra
a Kiko Subotich, il carnefice della prima vit-
tima dell'insurrezione, vogliam dire, al carnefice
dell'infelice Rinek. Alle Bocche di Cattaro v'han-
no degli onesti; ma questi non Vi cercheranno —
cercateli Voi, e li ritroverete tra i Banovich, i
Vucovich, gli Sbutega, Jurovich e molti altri
ancora, e da essi saprete tutta intera la verità.
Non ò già lo spirito di partito che ci spinge
a parlarvi, ma Voi stesso dovete compren-
dere che nelle Vostre mani non solo è affi-
dato 1' onor militare, bensì ancora la tran-
quillità futura di tutta intera la Dalmazia.
Se Voi siete il primo a stendere la mano ai
ribelli, Voi demoralizzerete tutto il popolo della
campagna e renderete più baldanzoso un par-
tito che lo è di già troppo in faccia al go-
verno — e ad ogni nuova legge che non fosse
di suo aggradimento si rinnoveranno le scene di
Cattaro, nella speranza che esse avranno sempre
la medesima soluzione. Noi non Vi domandia-
mo del nuovo sangue, ma amiamo che coi
mezzi che stanno in Vostro potere poniate i
ribelli nell'impossibilità di più nuocere, e nella
necessità di chiedervi perdono ed aita. — Al-
lora appena, quando vedremo avvilita la loro
audacia, allora uniremo anche noi la nostra
voce alla Vostra, per implorare dall' Augusto
Celare perdono ai traviati : e quel giorno che
la Clemenza Sovrana 1' avrà pronunciato, quel
giorno noi saremo i primi a gridare :
Viva 1' Imperatore !
Pubblichiamo con piacere la seguente let-
tera dell' on. dep. d.r Lapenna, la quale corri-
sponde pienamente alle vedute da noi in più
occasioni manifestate nel nostro giornale, e che
ogni giorno trovano nei fatti maggiore con-
ferma.
Pregiatissimo sig. Redattore !
Il Nazionale batte imperterrito la sua via.
Non lo seguirò io certamente sul campo delle
contumelie : queste sono estranee al mio pro-
gramma politico non meno che al mio dizio-
nario.
Mi piace però di correggere di quando in
quando errori, innocenti o maliziosi che sieno.
Io non ho calunniato il popolo slavo di
Dalmazia che amo e rispetto ben più che non
lo amino e rispettino quei disgraziati che lo
aizzano a lotte fratricide, lo illudono, lo cor-
rompono. E se non ho potuto e non posso
per amore del popolo slavo approvare la ri-
volta ed applaudire agli eccessi degP insor-
genti, ho trovato, trovo e troverò argomento
di pietà per essi nel lungo e sistematico la-
vorio de'pochi ma attivi mestatori i quali non
si stancano di sbrigliare le passioni dei nostri
montanari, di condurli in errore sul senso
e sulla portata delle leggi, di calunniare le
intenzioni dei governo, di spegnere il senti-
mento di rispetto verso la legge, la costitu-
zione e le pubbliche autorità — in una pa-
rola di corrompere e demoralizzare.
Costoro sono gli autori morali della rivolta
delle Bocche; le opere loro sono la prima
causa dell1 insurrezione. La legge sulla land-
wehr non ne fu che 1' occasione, come, tra
tali circostanze, altra disposizione della legge
avrebbe potuto o potrebbe dare occasione ad
eccessi in altri siti. Il povero popolo non è
che la vittima delle mene di que' mestatori.
Ciò dissi nel Comitato per l'indirizzo, non
esito di ripeterlo per la stampa, e so di es-
sere in ciò d' accordo con tutti gli onesti ed
intelligenti della Dalmazia.
Accolga ecc.
Vienna 31 decembre 1869.
Devotissimo
Lapenna.
La Wehr-Zeitung in un articolo intitolato:
La ribellione in Dalmazia dice quanto segue :
„GÌ' insorti Bocchesi si abbandonano al sac-
cheggio perchè mancano di viveri, e in pari
tempo domandano di venire a trattative, pel-
le quali desiderano avere un abboccamento col
generale conte Auersperg; a Praga si affig-
gono di notte tempo migliaia di cartelli ten-
denti a rovesciare il governo attuale ed a se-
condar sollecitamente coli'appoggio delle armi
i fratelli Bocchesi; il principe di Montenegro
riceve'da Pietroburgo il consiglio di far un
casus belli della confisca per parte delle au
torità austriache del materiale da guerra de-
stinato per esso, e il sig. tenente maresciallo
de Rodich, munito d' ampi poteri, è partito
ieri per Cattaro onde condurre a termine le
trattative coi ribelli, ed, a quanto dice un gior -
nale di qui, portò seco 200,000 fior, da offrire
agli insorti, io parziale indennizzo dei danni,
causati alle loro proprietà dalle operazioni delle
nostre truppe ! !
„Ecco cosa scrive un giornale austriaco, e
che il popolo austriaco legge oggi, senza ar-
rossire fino alle unghie !
„Ciò che asserisce il foglio in parola non
può nè deve aver luogo, altrimenti 1' Austria
si esporrebbe alle baie ed al disprezzo di tutti,
ed agli stessi suoi cittadini inspirerebbe forti
dubbi sulla potenza dello Sfato.
,,Ei ci repugna pensare che si voglia dare
un compenso ai Crivosciani, per essersi ribel-
lati contro la legge ed avere recisi naso ed
orecchi ai nostri soldati feriti. Pare d' altron-
de eh' essi tengansi certi di far valere i loro
reclami, e se il generale conte Auersperg in-
timerà loro di sottomettersi a discrezione, di
deporre le armi, ecc., essi gli rideranno iti
faccia, romperanno le trattative, ed attende-
ranno 1' arrivo da Vienna della colomba di
pace, portante nel becco un sacco di ducati
invece di un ramo d' olivo.
„Noi, all' incontro, siamo nella ferma spe-
ranza che queste voci e queste apprensioni non
avranno conferma, e che il tenente maresciallo
de Rodich non sia partito per Cattaro se non
per annunciare ai ribelli di non poter essi con-
tare sopra un appello ad una molla superiore
al comandante delle truppe d' operazione, e
non attendersi altro da Vienna che 1' accetta-
zione della loro sottomissione senza riserva.
„I Bocchesi vollero a fucilate respingere una
legge discussa dalla legale rappresentanza dello
Stato e sancita dall' Imperatore loro Signore;
hanno fatto guerra alle nostre truppe con fie-
rezza da cannibali, e tale da non trovarne l'e-
sempio che nella storia dei selvaggi di Ame-
rica. Nessun governo può transigere con ri-
belli cosiffatti : accetta la loro sottomissione, o
li schiaccia.
„Dove andrebb' ella a finire 1' Austria, se
ogni parte della sua popolazione fosse libera
di emanciparsi dal potere governativo e dallo
leggi create dalla Costituzione ?
„All' ammutinamento dei repubblicani, la
Spagna rispose a colpi di cannone. Abramo
Lincoln ed il suo governo esposero fin 1' ul-
timo dollaro e 1' ultima goccia di sangue per
vincere gli interni nemici dello Stato: 1' In-
ghilterra si prepara in questo momento alla
inesorabile repressione dei feniani; — l'Au-
stria costituzionale, non potrebbe meglio di
quelle Potenze commettere un suicidio, accor-
dando la sua approvazione alla ribellione aperta
e decretando premi all' assassinio."
(Nostri Carteggi particolari.)
Cattavo 24 decembre.
(Continuazione.) Quando un uomo costituito in
qualche autorità vuole opprimere i suoi dipendenti
e farsi loro crudele, assume i modi d' una sorve-
glianza così insultante, che qualsivoglia sua pre-
mura per far del bene si cangia in odiosa padro-
nanza. Osserviamo che anche lo schiavo americano
si affeziona al suo padrone e vi si rende più utile,
quando viene trattato con qualche umanità; ma si
dà alla disperazione con terrore, quando il pa-
drone continuamente lo maltratta. E Giuseppe
Pericich era di quest' ultima classe di padroni. Era
suo dovere di sorvegliare i docenti e gli allievi.
Ma come lo faceva egli ? Non basta che tenesse
tutti all' oscuro delle leggi che riceveva, non basta
che mai degnasse i docenti d' una p arola cortese
d' un sorriso, d'un consiglio. Sempre truce, sempre
inurbano riesciva a tutti esoso e ributtante. Nel
cuore di estate, colla più cocente canicola non era
permesso a nessuna classe di aprire la porta per
sespirare più liberamente. Lo scopo del Pericich
3xr.ro io. 25-émA, Mercoledì 2 Maraso 1870. Anno "V.
Condizioni d" Associazione.
Per Zara.
Per un anno fiorini 8 : —
Per sei mesi n 4 : —
Per tre mesi r 2 : -
Per l'Impero d'Austria.
Per 1111 anno fiorini 9 : —
Per sei mesi r 4:50
Per tre mesi „ 2: 50
Per l'Italia, Francia, Inghilterra,
Serbia e Turchia.
In Banconote austriache fior. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
IL DALMATA Giornale politico, economico, letterario.
lìsce il mercoledì e il sa-frato.
Zara, 1 marzo 1870.
Varie volte abbiamo avuto occasione a
deplorare la demoralizzazione del popolo del-
la campagna, ed abbiamo richiamato V atten-
zione della pubblica amministrazione a stu-
diare le condizioni del paese ed a porvi un
riparo. Neil1 interesse della nostra patria, ed
in quello della civiltà, noi non ci stanche-
remo dal ritornare su questo argomento e
non ci scoraggieremo dinanzi all' apatia,
alla freddezza, all' indifferenza che per av-
ventura le nostre parole trovassero nella pub-
blica amministrazione. Ed oggi vi ritornia-
mo appoggiati air eloquenza delle cifre.
Presso il nostro Tribunale pervennero du-
rante T anno 1869 ben 1890 denunzie cri-
minali, cifra questa, che per sè sola espri-
me nel modo più eloquente la demoralizza-
zione da noi sopra accennata. Che se si ri-
fletta che i distretti insulari danno un nume-
ro assai limitato di denunzie, le quali si ri-
feriscono nella massima parte alla popola-
zione del continente, ne scaturirà tosto mo-
tivo a giudizio ben severo sulle sciagurate
nostre condizioni morali.
Il nostro Tribunale non venne meno al
gravoso suo compito, e ben 300 dibattimenti
furono tenuti durante 1' anno, e poste in ac-
cusa 430 persone. 1 condannati furono 310,
e tra questi, 4 per omicidio, 16 per uccisio-
ne, 94 per grave lesione, 110 per furto, IO
per rapina, 11 per truffa, 8 per estorsione,
10 per pubblica violenza mediante opposi-
zione alla forza, 3 per danno malizioso, 9
per ratto ecc. ecc.
I delitti di sangue, i furti, le rapine eb-
bero in generalo la meritata punizione 5 ma
i danni maliziosi, che rielP anno decorso si
accumularono a centinaia e che, pur troppo,
si vanno moltiplicando in modo spaventevole
anche in quest' anno, trovarono quasi sem-
pre assoluta impunità. E codesta una circo-
stanza sulla quale noi dobbiamo sostare scos-
si ed indignati. E dappoiché i danni maliziosi
costituiscono l' arma più terribile del malfat-
tore, e il flagello più grave tanto alP agri-
coltura quanto alla pastorizia, come in ge-
nerale alla sicurezza della proprietà, non pos-
siamo non dedicarvi a preferenza il nostro
anatema. U Tribunale, lo ripetiamo, ha fatto,
per quanto stava in esso, il suo compito, e
gliene porgiamo le nostre congratulazioni. Ma
mentre la punitiva giustizia adempì al suo
dovere, noi crediamo che V autorità politica
avrebbe forse potuto fare qualche cosa di
più per recare rimedio ai mali che ci tra-
vagliano.
E qui, abbandonando il campo delle astra-
zioni, e senza tema di peccare di indiscre-
zione, noi ci concreteremo nelle seguenti due
domande: ,
_____
La fìgiia d' una regina
(Episodio storico.)
Oltre cinque figli quasi legittimi che l'impera-
trice Elisabetta di Russia aveva avuti da Razu-
movsky, ne aveva dati alla luce quattro altri.
Una di questi era la principessa Tarakanoff.
Non sorridete del nome bizzarro*: la povera
principessa fini di morte si dolente, che rincre-
scerebbevi il sorriso.
Aveva venti anni, era bella, era libera, godeva
d' una fortuna assicurata. Bambina, era stata tra-
sportata da Pietroburgo a Firenze.; ivi era cresciuta,
povero fiore, come pianta generosa del nord tra-
piantata sotto il sole benedetto de' Michelangeli e
de' Raffaeli.
Era la regina delle feste di Firenze, di Pisa e
di Livorno. ••/ 1 ..
Niente di riconosciuto e di officiale in essa ; ma
quel mistero, che lasciava trapelare ima nascita
imperiale, aumentava ancora l'ineanto ehe la cir-
condava, come »na di quelle nubi, onde invilup-
pavausi le antiche dee, quando aoa voletflno ap-
parire del tutto a': mortali; >;,f v: > ; •
Due persone per altro la indovinarono; 1 una
„quali disposizioni abbia prese V Autorità
politica per venir in soccorso alla pubblica
sicurezza cotanto tra noi compromessa
„cosa abbia fatto in proposito il clero-
curato che nella campagna dovrebbe essere
la sentinella avvanzata della civiltà, della
morale, dell' ordine
La pubblica amministrazione non si avrà
a male, se, interpreti della generale ansietà,
e dinanzi al fantasma dell' anarchia che ne
minaccia, le rivogliamo francamente alcune
domande :
t. Si è ^lla persuasa che la legge comu-
nale del 1884 è assolutamente incompatibile
colle condizioni morali del popolo della no-
stra campagna, e che si rende necessaria la
sua radicale, e ormai troppo ritardata, ri-
forma?
& »Si è ella persuasa che certe larghezze
liberali, ottime ed opportune pegli innocui
inermi e pacifici abitanti di Vienna, sono as-
sai pericolose, anzi assurde coi rozzi mon-
tanari dì Krivoscie, cogli armati e violenti
figli della Bukoviza, dove in un solo mese
si commettono più danni maliziosi che non
ne seguano nell' Arciducato d'Austria in un
decennio ?
3. Si è dessa accorta che Y organizzazio-
ne politica, la quale lascia intieri, popolati
e demoralizzati distretti a la mercè di uffizi
comunali affatto disorganizzati e senza un
impiegato politico che vi eserciti un saluta-
re controllo, è un grave errore in linea am-
ministrativa?
4. Si è ella accorta che, nel difetto di sor-
veglianza di polizia, più facile riesce al mal-
fattore di mandare a compimento le proprie
imprese, più facile paralizzare le investiga-
zioni del giudice, sedurre 0 terrorizzare i
testimoni ad assicurarsi V impunità?
5. Si è ella accorta che il divieto del
porto d' armi è assai poco rispettato, e che
almeno per alcuni villaggi, ove non si vo-
glia per intieri distretti, è necessario, il ge-
nerale disarmo?
6. Si è dessa persuasa che gioverebbe alla
più pronta e più regolare amministrazione
della giustizia, ed ali1 esempio educatore del
popolo, Y istituzione di un Tribunale a Se-
benico, il cui giudizio inquirente ha petrat-
tato riell' anno decorso ben 700 procedure
criminali, che avranno occasionato presso il
Tribunale di Zara almeno 100 dibattimenti 5
- - il quadruplo cioè dei dibattimenti che si
tengono ai Tribunali di Ragusa e di Cat-
taro?
Lasciando per ora altre domande, osser-
veremo che noi abbiamo inteso più volte
qualche nostro amico sussurrarci ali" orecchio,
che in molti argomenti T amministrazione pro-
vinciale si lascia illudere da abbagliami ap-
per l'ambizione, l'altra per 1' odio : Carlo Radzivil
ed Alessio Orloff. :
jCarlo Radzivil, palatino di Vilna, nemico acca-
nito de'Russi, rivale degli Czartorisky, nominato,
nel 1792, governatore della Lituania da Augusto
III. di Sassonia, s'era dichiarato emulo di Ponia-
towsky al trono della Polonia.
Ma la sua ambizione era più vasta.
Ricordava l'antica grandezza della Polonia, quan-
do dava de're alla Boemia ed all'Ungheria; quando
acquistava mezza Prussia occidentale con signoria
sulla Prussia orientale, che univa a questa signo-
ria quella della Curìandia; quando riuniva a sè la
Livonia, finalmente quando prendeva Mosca.
Mosca, presa nel 1611, poteva esserlo ancora
nel 1764, o 1768; allora Radziwil si poneva sul
Capo la corona dei Monomachi e dei Jagelloni.
Largo era il disegno, lo vedete; ma, perchè
Carlo Radzivil era tanto acuto politico quanto va-
lente soldato, aveva anche pensato altra cosa;
farsi amare dalla principessa Tarakanoff, divenirne
lo sposo, e presa Mosca, farsi forte di tal anione
con la figlia d' Elisabetta, di cui farebbesi pubbli-
camente riconoscere la nascita, per agevolar lo
stabilimento del suo potere in Russia.
La povera principessa ignorava tutti questi di-
segni ambizione : ella vedeva io lui un palatino
giotfawe ancora, beilo di viso, elegante di
te&àk? etì* dimise i suoi omaggi ; e si sparse vo-
ce che Carlo Radzivil, palatino di Vilna; stava per
parenze. La è codesta un" accusa certo esa-
gerata 5 ma T amministrazione provinciale de-
ve tenerne conto, onde rimuovere i pretesti
che ad essa servono di base.
Il disordine quà e là assume proporzioni
così spaventevoli, e dalla maggior parte delle
comuni si ha rosi poco diritto a ripromet-
tersi qualche cosa di bene, che ormai 1' au-
torità politica ha il dovere di prendere le più
energiche iniziative a difesa della proprietà,
della civiltà, della sicurezza.
Congedandosi per quest' oggi dalla am-
ministrazione provinciale, rivolgeremo la se-
ria e patriotica nostra parola al clero cura-
to della campagna, e gli domanderemo cosa
abbia fatto durante il 1869 per moralizzare
ed educare il popolo alle sue cure affidato?
E dopo i disordini di Novegradi e di Ca-
stel Venier, nei quali ebbero tanta parte i
rispettivi parrochi, noi ci crediamo autoriz-
zati a siffatta interpellanza, che tanto più
toma opportuna in questo momento, in cui
alcuni parrochi d' ambo i riti della nostra
campagna si radunano di notte a segrete
combriccole qui in Zara, per ricevere istru-
zioni e per combinare manovre elettorali nel-
la costituzione del nuovo comune.
Il clero curato della nostra campagna (par-
liamo sempre del continente, e non del cle-
ro delle isole e del litorale) desta ormai, per
l1 indirizzo che ha preso, le più serie ap-
prensioni. Dopo quello che esso ha fatto ne-
gli ultimi anni, e dopo quanto si è scritto,
sarebbe tempo che e 1' Autorità poi tica, e le
preposte Autorità ecclesiastiche, raddoppias-
sero la loro attenzione, e abdicassero a quel
fatale sistema delle mezze misure, dei ri-
guardi, delle convenienze e delle riserve che
si è seguito sinora, l'i dicono che alcuni
Vescovi, alle accuse che si fanno contro
taluno dei loro parrochi, rispondano: Avete
ragione; il parroco del tale villaggio ha dei
difetti, e grossi: — ma per ora non ho con
chi sostituirlo: abbiale pazienza. A que-
sta risposta, che sappiamo essere stata data
specialmente per talune di quelle buone lane
che sono la maggior parte dei frati del Re-
dentore, noi soggiungeremo che è meglio non
avere alcun parroco, che averne uno inde-
gno.
L" Osservatore Triestino del 23 corrente
annunzia che i! sig. colonnello brigadiere cav.
de Schònfeld venne nominato a cittadino 0-
norario di Budua, e che si attende quanto
prima una eguale dimostrazione di gratitudine
da parte dì molte città della Dalmazia per il
T. IH. barone Rodich.
La prima parte di questa notizia è esat-
ta, e noi non possiamo che applaudire al
consiglio comunale di Budua che ha voluto
isposare la principessa Tarakanoff, figlia naturale
d' Elisabetta.
Questa voce giunse bentosto alla corte di Russia.
Caterina, imperatrice allora, ne fremè, giacché
indovinò i disegni del principe Carlo Radzivil.
Per quanti ostacoli rovesciava, altrettanti gliene
rinascevano sotto i passi.
Aveva fatto strangolare testé Pietro III., aveva
fatto assassinare il giovane Ivan, ed ecco una
fatalità le creava in Italia una pretendente, alla
quale non aveva pensato.
Se almeno si fosse questa trovata in Russia, a
Rop8cha 0 a Schlusseburgo, là ove poteva sten-
dere la mano ; ma in Italia, in Firenze, negli stati
del granduca ?...
Si affidò a' suoi buoni amici, gli Orloff.
Gli Orloff non erano mai imbarazzati.
Caterina lascerebbe travedere il disegno di no-
minare Stanislao Poniatowsky re di Polonia; que-
sto progetto trarrebbe a Varsavia Carlo Radzivil,
che lascerebbe intanto la bella Principessa indifesa.
In quanto ad Orloff, ecco cosa farebbe: pren-
derebbe tre vascelli ed andrebbe in Italia. Lo
scopo palese del viaggio sarebbe comprar quadri,
statue, gemme e condurre in Russia degli artisti.
Lo scopo celato si rivelerebbe da sè giunto che
ne fosse il tempo.
Orloff parti: il suo vascello era zeppo d'oro.
Prospera fu la navigazione : Varcò senza acci-
denti il capo Finisterra, traversò il golfo di Gua-
— —•—-—
Le associazioni e gli importi di denarj*
gruppi 0 meglio in assegni postali, si dil
all' Amministrazione del Dalmata in Zar»
più alla Redazione. A Spalato presso il si
Lorenzo Gilardi. Chi non respinge il foglnT
dopo scaduta 1' associazione s'intende obbli-
gato per il trimestre susseguente. — Le cor-
rispondenze devono dirigersi affrancate esclu-
sivamente al Redattore. Le lettere non affran-
cate saranno respinte. I comunicati si inseri-
scono al prezzo di soldi 8 la linea. Non si
inserirà nessun articolo firmato, ove esso non
sia accompagnato dall' importo di soldi 30 per
la tassa di finanza.
Un numero separato costa soldi 8.
dare all'egregio cav. de Schònfeld un atte-
stato di stima per P energico contegno da
lui serbalo di fronte ali1 insurrezione, e me -
glio, di fronte al brigantaggio di cui fu tea-
tro il distretto di Cattaro.
Ma per quello che si riferisce al sig. T.
M. barone Rodich — I' uomo delle capito-
lazioni — 1* eroe della famosa pace di Knez-
laz — possiamo assicurare Y Osservatore
Triestino che le principali città della Dalma-
zia sono disposte a tutt' altro che a prodi-
gare a costui dimostrazioni di gratitudine, o
di simpatia. La fredda, la glaciale acco-
glienza che il barone Rodich trovò non ha
guari tra noi fu cosi marcata e cosi uni-
versale, da render inutile qualsiasi commen-
to in proposito. Diremo soltanto che sap-
piamo come I1 autorità politica abbia dovuto
impiegare giorni fa tutta la sua influenza e
tutta la sua sorveglianza per impedire una
dimostrazione ostile, che era già stata pre-
parata contro l1 anzidetto sig. generale.
I soli municipi di Castelnuovo, Ragusa, e
pochi altri della medesima risma, — per ob-
bedire ai cenni della setta — potrebbero for-
se avere 1" impudenza di nominare il sig.
Rodich a cittadino onorario ; ma d'altro can-
to è fuor di dubbio che tale nomina verreb-
be considerata dalla generalità, o come una
faceta commedia, 0 come mia sfida ridicola,
unicamente destinata a mistificare V opinione
pubblica fuori di provincia.
Leggiamo nei giornali di Vienna:
Sotto la presidenza di S. Maestà l'Imperatore
si discuteva oggi (18) ne! Consiglio dei Ministri
stalla posizione della Dalmazia, e in is;)ccie dei di-
stretti che presero parte alla rivolta.
Nelle lotte che ebbero luogo perdettero quasi
tutti le loro colto invernali, di modo che al pre-
sente corrono pericolo di morire di fame.
11 governo si troverà perciò costretto di far una
domanda al Consiglio dell' Impero per 40 0 f>0,000
fiorini in aiuto dei distretti più bisognosi.
Per quanto poco i Bocchesi si meritino le sim-
patie dell' Impero, sarà però difficile il non aderire
a tale domanda; ci pare però che il sig. Tenente
Maresciallo Rodich non sia la persona consiglia-
bile alla distribuzione di eventuali sussidi.
Oltre ai proposti soccorsi, si prese pure di mira
il modo di poter dare maggiore e stabile prospe-
rità a quei paesi.
Scrivono da Bucarest ali Aoenir National la
lettera seguente:
„Se ogni voce che qui ci giunge non è 1' eco
di vani presagi, la prossima primavera non sarà
per noi la stagione dei fiori, ma dei grandi arma-
menti e della difesa.
„Ecco i ragguagli. Ve li do come autentici.
„Anzitutto, si è persuasi che la sottomissione
degl' insorti dalmati e del Viceré d' Egitto non sia
che una lustra, un mezzo per aspettare la prima-
vera.
„E la convinzione in noi si rafforza, dal sapere
da sicura sorgente che un ufficiale greco membro
scogna, lo stretto di Gibilterra, e venne a gettar
l'àncora nel porto di Livorno. <
Iddio aveva gli occhi rivolti altrove.
Era di luglio; quanti erano iu Toscana genti-
luomini eleganti e donne alla moda accorrevano
a respirar la brezza del Mediterraneo e prender
bagni di mare a Livorno.
L'arrivo d' Alessio Orloff, dell' uomo cioè che
aveva preso la parte la più importante alla rivo-
luzione del 1762; del fratello dell'amante in titolo
di Caterina, destò, come potete pensare, la curio-
sità. Era sul nome, è vero, la macchia di sangue
di liopscha ; era Alessio colui che aveva avuto
quell' alterco d' ubbriachi con Pietro III. ; alterco
finito cosi male pel povero imperatore; ma un
delitto riuscito a bene non è quasi più delitto.
Se Iddio permise, perchè gli uomini non per-
donerebbero ?
Fu dunque ricevuto, carezzato, festeggiato. Era
bello, giovane, poderoso. Piegava, come Porthos
una verga di ferro; rotolava, come Augusto di
Sassonia, piatti d' argento ; spandeva l'oro a staia
come Buckingham. Ebbe il più bel successo fra le
signore fiorentine.
Ma Alessio non corteggiava già le signore di
Firenze; corteggiava la vezzosa sua compatriota
la principessa Tarakanoff; solo per lei aveva
sguardi, cortesie, assiduità, compiacenze.
Orloff le aveva chiesto un abboccamento, ohe gli
de in piazza, sia per difendersi da false ac-
cuse, sia per guadagnar proseliti, ne viene
che assai facilmente il popolo venga giuo-
cato da qualche mestatore, venga illuso da
qualche intrigante, creda al libello e alle ca-
lunnie , adorando il brigante che lo illude.
Calomniez, fu detto, calomniez, quelque
chose y resterà. Si, con buona pace del-
le idee ottimiste del Fatnbri, in Dalmazia è
qua e là falsata la pubblica opinione, e col
sacrifizio del giusto e dell'onesto, trionfa talora
T intrigante, P impostore, il calunniatore. Si :
rimpetto a tanti libelli che passarono impu-
niti e alcuni dei quali si ritennero perfino
pagati in una certa epoca con fondi pubblici,
noi abbiamo veduto dei benemeriti podestà
paralizzati e scoraggiati, noi abbiamo vedu-
to dei capi politici in istato di mummifica-
zione, dei giudici perplessi, forse atterriti...
abbiamo vedutu farsi una guerra accanita e
fortunata a nomi rispettabili, ad egregi pa-
trioti, e sorgere qua e là sul piedestallo
T ignorante, 1" impostore, il reazionario, il con-
trabbandiere, il faccendiere e peggio.
E perciò, con buona pace del Fambri, noi
che vedemmo nella nostra Dalmazia qua e
là falsata la storia, trionfante la calunnia,
fuorviata la pubblica opinione, perseguitato
1' ones'/ uomo, nobilitato V intrigante, credia-
mo che la cancrena dei libelli non debba an-
dar trattata con quella mitezza che egli con-
siglia.
(Nostro Carteggio particolare.)
Cattavo, 30 novembre.
All' infausta notizia, pervenuta mediante telegram-
ma, che il signor Volfango Pakler i. r. ingegnere
in commissione a Cettinje nel Montenero, era sta-
to il 23 novembre colpito da grave malattia cau-
terizzata dal medico del Principe D.r Frillcy per
itterizia con sintomi nervosi , tosto un per-
sonaggio distinto di Cattaro attaccatissimo al Pa-
kler ed a' suoi congiunti, si mise in relazione con-
tinua col detto dottore, dopo le prime allarmanti
notizie, con successivo telegramma del 25 lo pre-
veniva non esservi peggioramento, anzi una dimi-
nuzione nei gravi sintomi nervosi in confronto del
giorno precedente. Tale conforto però ebbe fatal-
mente poco stante a svanire, mentre lo stesso D.r
Frillcy il 26 alle ore 8 di mattina, annunciava im-
provviso peggioramento e l'imminenza della mor-
te, che pur troppo ebbe a verificarsi in seguito ad
un sbocco di sangue (d' attribuirsi alle presenti fa-
tiche sofferte nel tracciare la strada in mezzo a
quelle erte montagne) Avendo di già 1' esimio Mon-
signor Vescovo Marchich, con quella pietà che lo
distingue, inviato a Cettinje il rev.mo canonico-
parroco Forti, desiderò pure che venisse traspor-
tato il cadavere a Cattaro e tosto dispose che a-
vesse luogo il funerale il dì seguente.
Domenica infatti alle ore 8 1?2 ant. accompa-
gnato dal rev.mo Canonico-Parroco, dal sig. Ra-
madauovich segretario del Principe, da quattro Pe-
cianici, guardie nobili di S. A., e da altri princi-
pali Montenerini, in tutto 20 persone incirca, di-
scese il cadavere dalla montagna, al luogo detto
Pazar, ove lo aspettavano due Sacerdoti colla Cro-
ce e quattro torcie, e ricevutolo dalle mani dei
Montenerini, lo deposero nella vicina Collegiata,
d' onde alle 3 pom. fu trasportato alla Cattedrale,
ove Monsignor Marchich gli diede 1' assoluzione ri-
tuale, e poi fu portato al Cimitero e sepellito in
un' arca della Cattedrale.
Al funerale intervennero oltre il rev.do Capitolo
e Clero, il Municipio, l'i. r. Capitanato distrettua-
le cogli uffici dipendenti, il consigliere edile della
e. r. Luogotenenza sig. Dimenco, il c. r. Tribuna-
le, il c. r. Comando di piazza con altri militari
d'artiglieria e del reggimento Hartung di guarni-
gione. Quattro impiegati dell' ufficio edile teneva-
no i lembi dello strato, e 1' ufficio stesso mandò
quattro torcie alla bara. Vi fu anche la banda del
Reggimento procurata dai Capi dell' artiglieria, i
quali vollero con ciò dare un estremo attestato di
stima verso il defunto, che apparteneva in origine
al e. r. corpo dei bombardieri.
La questione d' Oriente.
Etudes diplomaiiqaes surla question d"1 Orient, pre-
mière partie (Stuttgart, imprimerle Maetler frères,
1870).
Crediamo che uno dei principali meriti di un
libro sia quello di giungere al momento opportu-
no. Se ciò è vero, nessuno potrà negare che la
pubblicazione di quello del quale discorriamo è
pienamente fornita di questa qualità. Sono molti
anni dacché si sente parlare della quistione d' 0-
riente, ma pochi, crediamo, hanno avuto o la pa-
zienza o 1' occasione di studiare in che cosa essa
consista, quali idee e quali fatti vi abbiano data
origine, per quali stadi passò ed in quali termini
essa stia oggi, che venne sollevata nuovamente e
che, minacciando di aumentare ancor maggiormente
le gravi complicazioni alle quali è in preda questa
nostra Europa, conturba profondamente e governi
e popoli.
In tanta iattura di cose, noi siamo lieti di po-
ter presentare ai lettori un libro che merita a giu-
sto titolo 1' attenzione di tutti coloro che seguono
con ocehio attento l'avvicendarsi dei fatti in que-
sta eterna questione d' Oriente. È esso soltanto la
prima parte di uno studio che comincia dall' in-
surrezione greca nel 1823 e elie passando in ras-
segna, con iscrupolosa esattezza, tutti i fatti av-
venuti in quell'epoca, rende conto del protocollo
di Pietroburgo del 4,23 aprile 1826 e poi del trat-
tato di Londra del 7 luglio 1827.
L'autore di questo lavoro, che desideriamo pre-
sto vedere terminato, ebbe la modestia di tacere
il suo nome, ma noi non crediamo di peccare d'in-
discretezza, congratulandoci cou lui dell' opera co-
minciata e con l'Italia che lo novera fra i più colti
suoi diplomatici. Ed infatti solo un uomo che si trova
da molti anni in mezzo alle contrattazioni politi-
che che intervengono fra nazione e nazione, fra go-
verno e governo, poteva con tanta sicurezza di
giudizio sobbarcarsi al còmpito di spiegare in ter-
mini brevi, ma perfettamente chiari, quali furo-
no fino dal nascere della questione d'Oriente gli
intendimenti dei vari governi che vi erano inte-
ressati, quali i passi da essi fatti, da quali ragio-
ni questi passi furono mossi e quali risultati se ne
ebbero. Sventuratamente ciò che accade oggi con-
ferma quanto 1' autore di questo studio prevedeva
allorché scriveva il suo libro. Fino ad oggi gli
sforzi della maggior parte delle potenze, dice il
nostro autore; ebbero per scopo di soffocare que-
sta questione tutte le volte in cui essa minaccia-
va di divampare, e pur troppo è da prevedere che
questo còmpito rimarrà sterile. E muovendo da
questo concetto, egli espone in una prafazione qua-
li sarebbero, a suo avviso, i modi per risolvere
definitivamente e senza conflagrazioni armate la
questione d' Oriente. Non è questo il luogo di e-
saminare fino a qual punto la soluzione che l'au-
tore ci indica possa essere praticamente attuabile.
Certo è che essa parte da un concetto generale
ed uniforme che egli si è fatto della questione.
Questo concetto si concentra tutto nella frase ce-
lebre del eonte di Nesselrode: La 'posizione degli
imperi decide dei loro bisogni e dei loro interessi.
Ora ecco le conclusioni principali delle sue argo-
mentazioni.
„Si rappresenta sempre la Russia come pronta
a gettarsi sali' Oriente, non appena gli avvenimen-
ti all' interno dell' Europa venissero a distrarre
l'attenzione dei governi. Tuttavia è molto gratui-
tamente che si attribuiscono progetti tanto vasti ai
sovrani ed agli uomini politici di questo impero.
Si disse sempre che la conquista dell' Oriente era
il sogno politico del popolo russo; ma questo po-
polo non ha bisogno di spingere tanto lungi i suoi
desideri, contro il compimento dei quali esso tro-
verà sempre l'Europa in armi; ma dirigendoli ver-
so uno scopo più pratico esso potrà dare alla sua
potenza lo sviluppo al quale aspira. Allorché si
riflette che uno Stato cosi esteso, a cavallo sul-
1' Europa e sull' Asia, che dispone di un esercito
formidabile, non può fare muovere le sue forze
marittime, che passando sotto i cannoni di fortez-
ze estere, che nel Baltico le flotte russe sono pri-
gioniere dei ghiacci durante sei mesi e che nel
Mar Nero esse sono ridotte dai trattati pressoché
all' immobilità, non è da stupirsi che esso voglia
emanciparsi da queste strettoie."
Fino a qui 1' autore giustifica 11 desiderio della
Russia di svincolarsi dai legami imposti e dai
trattati. In quale modo però sciogliere il problema
che si presenta di tanto in tanto minaccioso in
faccia ai governi ed ai popoli ? L' autore ce lo di-
ce in poche parole:
„A Tilsit, Napoleone trattando della divisione
del mondo con Alessandro sciamava: Costantino-
poli! Costantinopoli! Mai. E V Impero del mondo!
Oggi queste parole sono più che mai vere, oggi
in cui 1' apertura del Canale di Suez, il gran nu-
mero di vie ferrate che convergono verso 1' Orien-
te, le navi mosse dal vapore che a centinaia sol-
cano il Mediterraneo fecero del Bosforo il centro
dei maggiori interessi del mondo, Ebbene ! Che
Costantinopoli ed il Bosforo non sieno di nessu-
no e di tutti. A Pera noi vediamo rappresentate
da ricche ed intelligenti colonie, quasi tutte le na-
zionalità del mondo. Sviluppando gli elementi eu-
ropei esistenti si può facilmente fare di Costanti-
nopoli una città libera ed indipendente, una nuo-
va Fraucoforte avendo il Bosforo per territorio e
che sarebbe nello stesso tempo la sede dei diffe-
renti Stati chiamati a comporre la Confederazione
greco-slava. I mussulmani sarebbero ammessi e
dimorare sul continente europeo colla assicurazio-
ne che la loro religione ed i loro costumi non ver-
rebbero intaccati. Riunendo la Macedonia, la Tes-
salia e 1' Epiro alla monarchia ellenica si compi-
rebbe un atto di alta giustizia e si darebbe a que-
sto Stato il suo sviluppo naturale ed i mezzi di
diventare un membro rispettato pel concerto eu-
ropeo. La Russia, soddisfatta di vedere rialzata la
croce sulla basilica di Santa Sofia e della pro-
sperità alla quale sarebbero chiamati i suoi cor-
religionari, affrancata essa stessa dai trattati che
la imprigionavano nel Mar Nero, potrebbe a suo
agio fare uscire i suoi vascelli dagli Stretti, poi-
ché l'entrata del Mar Nero e l'accesso ai suoi
porti sarebbero liberi per le flotte di tutti i paesi.
Le potenze le quali in virtù di un antico privile-
gio esercitano uu diritto di sorveglianza sull' 0-
riente continuerebbero ad esercitarlo sul nuovo
Stato federativo e sulla città libera di Costantino-
poli."
Queste proposte sono esse attuabili? Contente-
rebbero esse tutte le parti interessate? E questa
disposizione della Turchia si compirebbe essa sen-
za inconvenienti e senza scosse? Lo ripetiamo;
non vogliam > ora rispondere a queste domande;
se le abbiamo accennate, si è perchè crediamo,
che le proposte di uomo il quale, e per studi fat-
ti e per una lunga dimora in Oriente, conosce tan-
to bene le questioni che vi si riferiscono, merita,-
no di essere studiate dagli statisti e dagli uomini
politici. (Gazz. di Trento).
Il Machiavello della Germania.
La combinazione di una ristorazione napoleoni-
ca in Francia, di cui non si parlava più da tanto
tempo, e che parea passata in giudicato, come
colpita di impossibilità, ed ora invece improvvisa-
mente torna ad essere affacciata siccome un fatto
non solo possibile, ma probabile e sul punto di
diventare un fatto compiuto; tale combinazione, se
vera, equivale ad una rivelazione terribile; ond' è
che in fronte a queste brevi considerazioni, non
possiamo a meno di scrivere una specie di escla-
mazione al nuovo Macchiavello della Germania!
Durante la nostra guerra del 59 in Italia, nel-
la nostra alleanza colla Prussia ne' principati del-
l' Elba, e nella guerra intimataci nel 66 dalla Prus-
sia stessa in unione dell' Italia, il co. di Bismarck
ci ha dato, in vero, dei saggi assai ragguardevo-
li dell' eccellenza del suo macchiavellismo in po-
litica; ma se la combinazione di una ristorazione
napoleonica si avvera — lo ripetiamo un' altra
volta, se si avvera, perchè esitiamo sempre a cre-
derlo — il co. di Bismarck avrà superato sè stes-
so, e nella sua potitica, durante la guerra franco-
germanica, avrà usato di una macchiavellica da
disgradarne il celebre segretario fiorentino e il suo
famoso Catechismo, e a tutta ragione, a diritto pie-
nissimo salirà iu fama del Macchiavello della Ger-
mania.
Tale combinazione chiarirebbe così alla Francia
come alla Germania, nonché all' Europa intiera,
che dopo Sédan la guerra fu continuata puramen-
te, unicamente per conto e nel!' interesse di Na-
poleone III, onde assoggettargli di nuovo la Fran-
cia, e consegnargliela colla forza brutale, mani e
piedi legati, purgata, s'intende, dagli elementi mal
sofferenti dall' Impero, e liberata una volta per
sempre dal noto incubo dello spettro rosso.
La detta combinazione confermerà ciò che s' e-
ra sospettato al momento-della catastrofe di Sé-
dan, circa al colloquio tra re Guglielmo e Napo-
leone, del quale non si conobbero mai se non che
le parti drammatiche, ma il cui fondo politico era
fin qui rimasto sempre un segreto impenetrabile
per tutti, fuorché pe' due Sovrani che vi si sareb-
bero posti d' accordo.
Sarebbe evidente che Napoleone III, il quale
non a caso era quindi a Sédan senza comando e
senza motivo, avrebbe accusata la Francia di a-
verlo gettato suo malgrado in una guerra che non
era nelle sue intenzioni, che il governo parlameli- |
tare e la rappresentanza demagogica mandata al
Corpo legislativo 1' aveano ingannato completamen-
te, e sopratutto gli aveano fatto violenza ; per cui,
egli, Napoleone e il suo Impero, n' erano stati spin-
ti alla estremità di gettarsi nella guerra senza ap-
parecchi, senza mezzi, per „annegare nel sangue
10 spettro rosso !"
Ond' è che impietosito a tale rivelazione, re Gu-
glielmo si sarebbe assunto l'incarico, co'suoi e-
serciti vittoriosi di mettere a partito i cervelli bal-
zani della Francia, e di far tavola rasa della loro
repubblica di piazza, per ricondurre 1' augusto suo
prigioniero, vittima degli inganni e delle violenze
de' sullodati rompicolli, o in persona o in delega-
zione, sul suo trono imperiale, a rimettere un
po' d' ordine in ciò che la Prussia lascerebbe di
ordinabile in Francia, e ad assicurare alla Ger-
mania un vicino sottomesso, inoffensivo, e così
preoccupato di sostenervisi, che ammaestrato dal-
la recente esperienza, non gli darebbe più noia se
non basta per la presente, nemmeno per la ven-
tura generazione.
Affé che un macchiavellismo più raffinato diffi-
cilmente si cercherebbe nelle storie delle diverse
' età e dei differenti paesi, e la Germania non a-
vrebbe nel suo conte di Bismarck nulla a invidia-
re all' Italia ed al suo celebre segretario.
Questa combinazione spargerebbe anche la luce
che invauo si cercava fin qui nella dedizione si
può dire spontanea di Metz, la quale vi si con-
netterebbe come parte integrante del macchiavelli-
co disegno.
Ne verrebbe anche luce sopra un altro punto,
che, lo confessiamo, ci era sempre rimasto oscu-
ro fin qui.
Per grande che voglia supporsi la ambizione
del vecchio re Guglielmo, ci ripugnava sempre l'i-
dea che per la soddisfazione di entrare a Parigi
col codazzo de' principotti tedeschi, egli spingesse
ancora e con tanto accanimento, con sì enormi
sagrifìzì, una guerra che nell' interesse immediato
della Germania era finita a Sédan.
Se anche la Germania voleva tenersi 1' Alsazia
ed una parte della Lorena, avendola già conqui
stata e tenendola in mano co' suoi poderosi eser-
citi, poteva restarvi a suo beneplacito, senza bi-
sogno di invadere oltre tutta la Francia, e senza
affamare o incendiare Parigi.
Le forze militari della Francia erano abbattute,
11 baluardo agognato si aveva in mano e valida-
mente tenuto; non restava se non che offerire la
pace su quella linea, e se i rompicolli di Parigi
e di Tours non 1' accettavano, restare ugualmente,
e dir loro: „venite a cacciarmi".
Non c' è che dire : da Sédan in poi la Prussia
fe' fare alla Germania la guerra per conto di Na-
poleone III, e per la ristorazione forse napoleo-
nica in Francia.
Naturalmente che colla Francia invasa quant' è
ed occupata, taglieggiata, annientata, coi 300 mi-
la soldati prigionieri che possono tornarvi a loro
beli' agio per dar il cambio ai prussiani quando
se ne andranno, e sopratutto col confronto tra 1' oc-
cupazione desolante straniera e la venuta d' un
diavolo qualunque, sia pure Napoleone III, pur-
ché gli invasori se ne vadano, la ristorazione non
solo è possibile, ma non sarà guari difficile.
La Germania avrà raggiunto il suo scopo.
La Prussia, non temendo più dalla Francia, sa-
rà onnipotente in Germania, e onnipotente in Eu-
ropa.
E la Francia salvata di nuovo dall' Impero, ne
avrà una larga eredità di lotte intestine, di rivo-
luzioni continue, tli repressioni, oltre la rovina to-
tale materiale.
Ed ecco l'opera del Macchiavello della Ger-
! mania.
{Gazz. di Trento.)
Discorso della Corona italiana.
La sessione parlamentare venne aperta in Fi-
renze alle ore 11 da Sua Maestà il Re col discor-
so seguente:
Signori senatori, signori deputati!
L' anno, che volge al suo termine, ha reso at-
tonito il mondo per la grandezza degli eventi, che
niun giudizio umano poteva prevedere. 11 nostro
diritto su Roma noi lo avevamo sempre altamen-
te proclamato, e, di fronte alle ultime risoluzioni
cui mi condusse 1' amore della patria, ho creduto
dover mio il convocare i nazionali Comizi, (lun-
ghissimi applausi). Con Roma capitale d'Italia
ho sciolto la mia promessa e coronata l'impresa'
che, ventitré anni or sono, veniva iniziata dal ma-
gnanimo mio genitore (applausi).
Il mio cuore di Re e di figlio prova una gioia
solenne nel salutare qui raccolti per la prima vol-
ta tutti i rappresentanti della nostra patria diletta
e nel pronunciare queste parole V Italia e libera
ed una. Ormai non dipende che da noi il farla
grande e felice (applausi).
Mentre qui noi celebriamo questa solennità inau-
gurale dell'Italia compiuta, due grandi popoli del?
continente, gloriosi rappresentanti della civiltà mo-
derna, si straziano in una terribile lotta.
Legati alla Francia ed alla Prussia dalla me-
moria di recenti e benefiche alleanze, noi abbia-
mo dovuto obbligarci ad una rigorosa, neutralità,
la quale ci era anche imposta dal dovere di non
accrescere l'incendio, e dal desiderio di poter sem-
pre interporre una parola imparziale fra le parti
belligeranti. E questo dovere d' umanità e d' ami-
cizia noi non cesseremo dall' adempierlo, aggiun-
gendo i nostri sforzi a quelli delle altre Potenze
neutrali, per mettere fine a una guerra, che non
avi ebbe mai dovuto rompersi fra due nazioni, la
cui grandezza è ugualmente necessaria alla civil-
tà del mondo. L'opinione pubblica, consacrando
col suo appoggio questa politica, ha mostrato una
volta di più che l'Italia libera e concorde è per
l'Europa un elemento d'ordine, di libertà e di
pace (applausi). Questa attitudine agevolò il com-
pito nostro, quando, per la difesa e per l'integri-
tà del territorio nazionale, e per restituire ai Ro-
mani 1' arbitrio dei loro destini, i miei soldati, a-
spettati come fratelli e festeggiati come liberatori,
entrarono a Roma.
R^ma, reclamata dall' amore e dalla venerazio-
ne degl' Italiani, fu resa a sè stessa all' Italia, ed
al mondo moderno. Noi entrammo a Roma in no-
me del diritto nazionale, in nome del patto che
vincola tutti gl' Italiani ad unità di nazione : vi
rimarremo mantenendo le promesse che abbiamo
fatto solennemente a noi stessi; libertà della Chie-
sa, piena indipendenza della Sede pontificia nel-
l'esercizio del suo ministero religioso, nelle sue
relazioni colla cattolicità (applausi). Su queste ba-
si e dentro i limiti dei suoi poteri, il mio Gover-
no ha già dato i provvedimenti iniziali, ma, per
condurre a termine la grand' opera si richiede tut-
ta 1' autorità e tutto il senno del Parlamento.
L'imminente trasferimento della sede del Go-
verno a Roma ci obbliga a studiar modo di ri-
durre alla massima semplicità gli ordinamenti am-
ministrativi e giudiziari e rendere ai Comuni e al-
le Provincie le attribuzioni che loro spettano (ap-
plausi). Anche la materia degli ordinamenti mili-
tari e della difésa nazionale vuole essere studiata,
tenendo conto della nuova esperienza di guerra.
Dalla terribile lotta che tiene tuttora attenta, so-
spesa, 1' Europa, sorgono insegnamenti che non è
lecito di trascurare a un Governo che vuol tute-
lato 1' onore e la sicurezza della nazione, (applausi).
Su tutti questi temi vi saranno sottoposti dise-
gni di legge, e sulla pubblica istruzione eziandio,
che vuol essere annoverata essa pure fra gli stru-
menti più efficaci della forza e della prosperità na-
zionale.
Signori senatori, signori deputati !
Ci converrà poi riprendere colla più grande a-
laerità 1' opera, forzatamele interrotta, dell'assetto
definitivo delle nostre finanze. Compiuta finalmente
l'Italia, non vi può essere più fra noi altra gara,
che quella di consolidare con buone leggi un e-
dificio che tutti abbiamo contribuito ad erigere.
(Applausi lunghissimi.)
Mentre l'Italia s'inoltra sempre più sulle vie del
progresso, una grande nazione, eh'è la sorella per
istirpe e per gloria, affida ad un mio figlio la mis-
sione di reggere i suoi destini. Io sono lieto del-
l'onore, che è reso alla mia dinastia e reso in-
sieme all' Italia, e mi auguro che la Spagna grau-
deggi e prosperi mediaute la lealtà del principe e
il senno del popolo. (Applausi).
Codesto accordo è il più saldo fondamento degli
Stati moderni, che vedono così assicurato dinanzi
a loro un lungo avvenire di progresso e di libertà.
(Applausi prolungati, grido: Viva il Re!)
Campagne de 1870.
(Des cause,s qui ont amene la capitulation de Sé-
dan, par un officier attaché à V etat-major général. )
(Dalla Perseveranza.)
Questo libretto è assai triste. Se, come pare e
come s'è detto, è stato scritto da Napoleone III,
quanto egli è diventato dissimile da sè medesimo,
o piuttosto quanto era diverso da quello che il
mondo si immaginava che fosse !
La scrittura è modesta e povera; lo stile quan-
tunque non voglia che narrare, mostra talora nel
disordine suo 1' abbattimento dell' animo. L'autore
si confessa; e la confessione non è senza grandi
e diversi insegnamenti per noi.
Forse verrà un' ora, in cui all' Imperatore Na-
poleone III si negheranno molte delle virtù e delle
qualità, che si son date mentre era sul trono; e
gliene si riconosceranno parecchie, . che i partiti
gli hanno negate e gli negano con infinita asprez-
za. Si resterà forse persuasi che 1' uomo era mi-
gliore in lui di quello che s'è preteso, e il