Conto Corrente con la Posta
Anno VII — Humero 4. ZARA, Aprile 1928. Anno vi Red. e Amm. in Sede sociale.
L* ieri, 1' oggi e il domani
neila vita ilelle mM olonaU dalmate
Le societi g^innastiche della Dalmazia, alcune delle
quali hanno ormai una vita di oltre mezzo secolo, possono
orgfogliosamente vantarsi di aver avuto gia parecchi decenni
or sono il concetto, schiettamente fascista, dellMmportanza per
ia prospanta nazioaale deil'educazione fisica della gioventu,
che e in pari tempo educazione morale.
Queste societa, che difesero strenuamente, dal 1860
in poi, 1' italianita della loro terra di Dalmazia, anche coi
pugni e coi bastoni, colle unghie e coi denti, sempre vigfili
e pronte a rintuzzare ogni insidia e ogni sopruso ćhe venisse,
quaDdo con sottile arte subdola, quando con impudente
violenza, dalla coalizione austro-croata, queste societa sono
veramente precorritrici di alcune idee fondamentali del fasci-
smo, cbsi nel campo mdrale come in quello fisico.
Le Societa di Ginnastića e Scherma di Spalato e di
Zara prima, di Ragusa, Sebenico, Trau, Cittavacchia ecc,
piu tardi, furono concepite e realizzate dalle menti acute e
fervide d' amor patrio di Arturo Colautti, di Antonio Baia-
monti e di altri insigni dalmati; mentre parallelamente il
triestmo Costantino Reger fondava la Societa Ginnastića di
Venezia ed altri irredenti avevano fondato le societa ginna-
stiche di Trieste, di Trento, dell' Istria, di Gorizia ecc., le
citta fedeli nella lotta e nel martirio della lunga attesa.
Dopo i primi momenti di perplessita e incertezza sulla
scelta dei metodi e dei mezzi, le varie societa sportive ven-
nero a formare delle salde organizzazioni di barattere quasi
militare: sempre meglio disciplinate e inquadrate, finirono
da ultimo per essere annesse all^ Federazione Ginnastića
Interregionale di Trieste e quindj. alla Federazione Ginnastića
-Nazionale Italiana.
Le societa ginnastiche dalmate prendevano il ragazzo
a 6 anni e ne accompagnavano lo sviluppo sino ali' eta
matura, da prima con l'attivita sportiva: la ginnastića, la
scherma, il canottaggio; indi con la danza, la filodrammatica^
i ritrovi sociali. II giovane passava cosi quasi tutte le sue
ore libere nella sede delle varie associazioni, si da poter
affermare che gli irredenti dalmati di „ieri" - intendo del-
l'aiiteguerra - non avevano, dopo la famiglia, che queste
societa, le quali li educavano italianamente forti e sprezzanti
dei pericoli e delle persecuzioni del regime austriaco. Erano,
quelle sedi, i fulcri di tutte le organizzazioni del partito
italiano sorte a difesa, con ogni mezzo, del sacro patri-
monio nazionale.
Ecco perche i Dalmati di „ieri" con orgoglio si van-
tano d'essere stati soci delle varie societa sportive: cio
basta a dar loro un certificato di pura italianita ed, oggi,
il diritto alla tessera fascista.
Non trascuravano poi le varie societa nessuna occa-
sione per portare T azzurro glorioso vessilio dalle tre teste
di leopardo nells competizioni sportive di tutta Italia : furono
ai concorsi ginnastici nazionali di Milano, di Parma, di
Torino, di Genova ecc.; ai convegni ciclistici di Brescia, di
Bologna, di Milano, di Roma ecc.; alle regate remiere di
campionato a Venezia, a Como, a Villa d'Este, ad Ancona
ecc.; dove gia d' allora i nostri giovani sportivi diventavano
„campioni nazionali". Col pretesto di cimentarsi col famosa
„a otto" della Bucintoro di Venezia alle regate di Ancona^
j nostri giovani campioni del remo prendevano parte ai fe-
steggiamenti per la cacciata degli Austriaci dalle Marche,
e vincevano brillantemente - fatidico augurio - la coppa di
S. M. il Re.
Data la ferrea disciplina, la costanza, io spirito entu-
siastico che animava le ncstre societa sportive, nell'imme-
diato dopoguerra il successo arrise costante, in tutti gli
sports, ai nostri baldi campioni.
I nostri giovani, centinaia dei quali avevano combat-
tuto nelle file del nostro esercito nella guerra di redenzione
e s'erano quindi arruolati tra i legionari di D'Annunzio,^
raccolto I'alloro della vittoria in campo, intrecciarono le
„palme della gloria" per deporle siii nostri Eroi morti nella
grande guerra, e prima di tutto su Francesco Rismondo,.
ch' era stato campione sportivo della sua Spalato.
Vennero le ore delle tristi rinunce : Parigi, Rapallo, S.
Margherita - le tappe del nostro piii recente martirio - se-
gnarono la fine,' per 1' imprevisione dei nostri uomini di
governo, di tutte le societa sportive delle citta dalmate
cadute sotto il dominio della Jugoslavia, che e un' Austria
peggiorata.
Ci restano oggi: La Societa Ginnastića Zara, che per
tenace volonta dei suoi vecchi soci ha potuto ritrovar anche
oggi la sua funzione nazionale, raccogliendo i veri, gli onesti
italiani d' ogni eta e sesso, nei vecchi e malandati ambienti
di una caserma, riadattati con rara abnegazione e sacrificio
cosi, da essere era una sede superba, un vero reliquiario del
nostro immacolato passato; - il §Circolo Canottieri Diadora
piu volte campione d' Italia e di Europa, che nel dopoguerra
riusci ad ampliare e migliorare la canottiera; - il Veloce
Club Zaiatino, con i suoi fervidi pedalatori; - 1'Unione
Sportiva di Lagosta, sorta da poco ma in promettente
sviluppo.
La grave crisi economica della citi^a si riflette purtroppo
ora anche sull' attivita di queste nostre salde organizzazioni,
per la mancanza di mezzi finanziari specialmente e pel con-
tinuo esodo dei giovani piii promettenti, cui la dura neces-
sita della vita spinge altrove in cerca di lavoro. L' immise-
rimento economico della Provincia colpisce la vita sociale e
sportiva delle nostre associazioni, che non hanno piii la pos-
sibilita di prender parte ed organizzare, con la frequenza di
una volta, gare, concorsi, regate ecc. Di cio non sembra
essersi reso conto il „Corriere Meridiano" di Ancona, che
lamenta la mancanza di attivita sportiva a Zara e ne muove
ingiusto rimprovero alle direzioni delle varie societa, che
invece fanno tutto il fattibile per tener alto il nome sportivo
della nostra citta.
Che domani ci si presenta? Domani, come ieri, e come
oggi, la Societa Ginnastića Zara - come tutte le altre
societa della Provincia - che ha una ptira tradizione d' ita^
lianita, un' ottima organizzazione sportiva e, quello che piii
conta, una gloriosa incontaminata bandiera, ed, ancora, ot-
timi, capaci, onorati uomini, che si prestano con abnegazione
e con rara modestia per la santa causa dalmata, dovra con-
tinuare la sua missione che si puo sentire e vedere solamente
DALMAZIA SPORTiVA
La squadra sociale ha esordito in una partita amiche-
vole gfiuocata il 13 mag^gio con la squadra allievi deil' U.
S. Triestina, dinanzi a ur pubblico numeroso e cavallere-
scamente entusiasta. L' incontro, chiusosi con la vittoria degli
ospiti per uno a zero, g-iustificata dalia buona tecnica ma
aiutata dalla fortuna, ha rivelato nei nostri scarsita di colle-
gamento e di precisione, ma non d' iniziativa e di cavalleria,
avendo essi rinunciato a pareggiare con un facile calcio di
rigore concesso dali'arbitre.
La domenica successiva la squadra zaratina ha affrontato
cjuelia del Grion di Pola, ottima classificata nel recente cam-
pionato dl Il.a divisione, in un incontro ancor piii vivace ed
emozionante.
La partita, chiusasi ancora con nostro svantaggio, ha
pero rivelato un reale progresso nei nostri, specie nel se-
condo tempo quando, a rinfrancarli, e sceso a giuocare fra
gli avanti il vecchio capitano della squadra Lubin.
Anche in questa partita i nostri tirarono cavalleresca-
mente a lato un facile calcio di rigore; e requilibrata partita
si chiuse con la vittoria del Grion per 2 ad 1. Non abbiamo
dunque da dolerci del risultato morale che giudichiamo
soddisfacente.
Arbitro egregiamente le due partite 1' arbitre sezionale
signor Simeone Lana.
I nostri atleti al campionato marchi^riano
Reduci dalle gare di Ancona, sono giunti martedi 22
i nostri atleti Attilio Devescovi ed Italo Benevenia, che
hanno assai bene rappresentato la citta nostra ai campionati
marchigiani di atletica leggera disputatisi domenica in Piazza
d'armi. Ecco i risulati delle otto gare a cui i nostri atleti
hanno partecipato:
Attilio Devescovi, l.o classificato nel lancio del gia-
veliotto, getto della palia di ferro, salto con Tasta, pentatlon.
Nel lancio del disco 4.o, e 3.o nel martello scozzese. Risul-
tato complessivo magnifico per un gruppo di gare faticose
concentrate in una unica giornata,
Italo Benevenia, 2.o nella corsa piana di m. 200, S.o
in quella di m. 100.
La prova del Benevenia, sofferente per un strappo
muscolare, e inferiore alle sue reali possibilita, come e pro-
vato dall'avere egli battuto in semifinale il vincitore dei
100 metri con una velocita ed un tempo che nella finale la
ferita gli ha impedito di mantenere. Si tratta per lui di una
partita rimandata alle gare della Milizia fissate per il 7 giugno.
Inaugurazione del campo di scattinasrgio
Alla partita di calcio fra la squadra sociale e quella
deir U. S. Triestina, segue animatisšima la fešta per l'inau-
gurazione del vasto campo di scattinnaggio allo stadio.
Le adiacenze sono brulicanti di una folla di spettatori,
che si riversa in parte nel piazzale del bar e nel campo
del giuoco delle bocce. I partecipanti gremiscono cosi il
reparto degli scattinatori come quello dei ballerini, che
al suono di una mušica suggestiva intrecciano da un lato
le curve vertiginose sulle agili rotelle, dall'altro i molti on-
degglamenti delle danze antiche e moderne.
La notte sopraggiunge lasciando in tutti il desiderio
che con la stagione propizia simili fešte ali' aperto abbiano
spesso a ripersi.
Corsa ciclistica
Indetta dall' O. N. D. e organizzata dal Veloce Club
Zaratino si svolse domenica 20 la l.a corsa ciclistica della
stagione, che aveva in palio la magnifica coppa di S. E. il
Prefetto di Zara.
La corsa assai movimentata, grazie alla fuga di Vladovich
e Mussapp, e al vittorioso inseguimento di Schuh, si decise
sul rettilineo d' arrivo con questo risultato :
l.o Schuh Giuseppe, che compie i 52 km. in 1 h
26' e 20".
Seguono nell'ordine: Vladovich, Pulich, Stipcevich,
Mussapp, in gruppo, poi altri 4 corridori in tempo massimo.
Fungeva da „starter" d'onore il cav. prof. G. Avenanti,
commissario straordinario della F. Fascio.
Noti zie varie
Nella Direzione della Ginnastica
II vice-presidente della Societa. Ginnastica, cav. Gio-
vanni Devetak, ha dato le dimissioni essendo per le sue
moltepHci occupazioni nell' impossibilita di prestare effica-
cemente 1' opera sua in favore della nostra istituzione.
In sua sostituzione e stato nominato vice-presidente il
cav. Guido Frasnelli, comandante della Coorte autonoma
della M. V. S. N., vaioroso coinbattente e acquisto prezioso
per la Societa Ginnastica.
II cav. Frasnelli si e messo immediatamente ali'opera,
in cordiale coliaborazione con i camerati di Direzione.
13(\ IvO-grosta
L' anniversario della costituzione della S. Sportiva
II 13 maggio ricorreva il primo anniversario della
costituzione della Societa Sportiva di Lagosta.
A ricordare il lieto evento, alla presenza delle autorita
e della popolazione, si svolse alla sera la corsa notturna
intorno alla citta. II percorso era illuminato a fiaccole, di
grande effetto. II piazzale della chiesa di SS. Cosimo e
Damiano costituiva il punto di partenza e di arrivo per i
concorrenti. Gli avanguardisti parteciparono alla gara in
gruppo separato.
La fanfara del Fascio con marce ed inni patriottici
allietava il convegno. li percorso di circa 2 km. su terreno
accidentato, venne compiuto in quest'ordine: l.o Marteietti
Giovanni, (medaglia d'argento); 2.o Iveglia Luca (medaglia
d' argento); 3.o Cuciarich Luca (medaglia di bronzo), tutti
e tre della Societa sportiva. Degli Avanguardisti giunsero:
l.o Perucich G., 2.o Radovanovich M., S.o Perucich M.
Alla gara assistette pure il presidente del Gomitato
O. N. B. di Zara, avv. Antonio Troiani.
PiCi tardi, nei locali della Lega Nazionale, ebbe luogo
una fešta da balio, che per la presenza deil'avv- Troiani,
assurse ad una grande manifestazione patriottica. Si inneggio
al Duce, al Fascismo ed all'Italia in mezzo al piu vivo en-
tusiasmo. Dopo le danze, vennero consegnati i premi ai
vincitori della corsa. II gruppo femminile della Societa spor-
tiva esegui con perfetta fusione un esercizio ginnastico
collettivo, sotto ia direzione della signorina Ida Coffou,
che alla sezione dedica la sua intelligente e proficua
attivita.
Alla fešta, riuscitissima, assistettero pure tutte le auto-
rita del paese. Del brillante esito della giornata va data
viva lode al Commissario della Societa signor Antonio Lu-
cianovich ed alla paziente e brava signorina Coffou.
Per mancanza di spazio daremo nel prossimo numero
d^imminente pubblicazione, il risultato della ,,polisportiva
studentesca".
Gerente responsabile e direltore: Arrigo Zink.
Amministratore : Dott. Simeone Svircich
Editore: „Societa Ginnastica Zara".
Tipografia: E. de Schonfeld.
DRIOLI
X>I ^AKA
LA PIU' ANTICA FABBRICA DI LIQUORI IN ITALIA
lllilllllllllll
N. 1. Zara-Sabalo 2 Giugno 18(50. Anno I.
LA VOCE DALMAm^
GIORNALE ECONOMICO-IETTERARIO. ^^i^iiji^
Il Giornale si piiblica og-ni Sabato. — 11 prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre^ e frattanto nell'anno corrente, ad evilazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente llor. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviali franchi per la posta, coli" indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono alTrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza aflraiica-
zione. — in Žara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Ahelicìi. — Un numero separato vale s. 15.
SOI71.ÌIAR1®. — Alcune parole sulla missione della
stampa fra noi. — Cronaca urbana. •—• Corrispondenza
da Lussinpiccolo. •—- Bibliografia. — Eloq. sacra. — Teatro.
Alcuno parole sulla missione
della stampa fra noi.
L
V articolo sejjucute fu scrillo per la Rivisla
Dahriala, ma cessata prima di poterlo puhlicare,
fu esso per gentile condiscendenm tanto deWAu-
tore, quanto del Redattore di quel giornale^ a
noi favorito. La franchezza con cui si mlgeca
il prìtno alla persona medesima del secondo per
aprirgli ciò che sentiva riguardo a tale perio-
dico, e fargli, a così dire^ la rivista della Ri-
vista, ci è garante della nobiltà di for?ne da lui
risata^ e cfi essere dovrebbe sempre la divisa di
chi a giudicare delF opere altrui s'accinge. Tali
poi sono i giudizii portati da quest' articolo, che
noi non esiliamo punto di accorti come utili av-
i)eì'timenti e consigli per noi jnedesimi, quantun-
que ben siaci noto che le migliori intenzioni d'un
redattore non sempre valgono a fargli attinger
lo scopo desiderato, e che circostanze pur troppo!
da esso indipendenti si frappongou sovente ad
incespargli la via. Altro è il parlare, altro il
fare ; ed è perciò eh' assai piti di valore aqui-
stano le parole dell'egregio autore di quest'ar-
ticolo, perchè sorrette dall'esemplare di lui o-
perosità neW impiego de suoi distinti talenti.,
a differenza đ altri molti, che quanto esigenti
nel pretendere eh' altri facciano, e faccian bene.,
tanto poi si mostran essi restii ad ogni stimolo,
e sordi ad ogni preghiera. Ma questo non sarà,
lo speriamo, il caso nostro., ed ora che V aringo
di nuora è schiuso^ d' accedervi non tarderanuo
le più colte nostre intelligenze, per ottenere {come
dicemmo nel nostro programma) con l' affratel-
lamento delle comuni forze ciò a cui ben sap-
piamo che le sole forze nostre non basterebbero.
Poiché la Rivista ha oltrepassato sana e
salva il suo primo mezzo anno di vila, permet-
leteirii di farle im po' i conti addosso, per ve-
dere se essa fu fedele al programma tracciatole
da Voi prima della sua piiblicazione, e se ha
potuto esserlo; conosceremo così s' essa ha re-
calo qualche frullo al paese, e se questo può
attendersi da lei maggiori vantaggi per l'avvenire.
Il processelto ch'io sto per aprirle, e che
s'agilertà fra me e voi cora?n populo con lutti i
diritti e gli ohh'ghi che s'appartengono all' ac-
cusa e alla difesa ne' publici dibattimenti degli
stati civili, non sarà forse inopportuno nelle
condizioni generali del tempo che corre, e in
quelle speciali del nostro paese, e della liknsta
che se n' è fatta patrona. Giova all' uomo singolo
gettare di quando in quando un'occhiata conscien-
ziosa e meditata sul suo passato, e dal bene che
ha fatto, da quello che ha tralasciato di fare, e
dagli errori che non ha potuto, o sapulo, o vo-
luto evitare, trarre insegnamenti per una vita più
operosa e più ricca di virtuosi falli nell'avve-
nire. Quello eh'è vero dell'individuo, è pur vero
delle associazioni umane più o meno vaste, fra
le quali bisogna pur dare un posto a'giornali,
che appartengono alle più nobili ed efficaci ma-
nifestazioni, comunque elfimere, della forza col-
lettiva dell'intelletto umano. La stampa periodica
ha ne'paesi civili il compito, non già di adulare
al potere, uè di farsi modestissima eco de' bis-
bigli che susurrano nelle anticamere de'grandi,
ma di mettere coraggiosa la mano sul cuore del
paese, di noverarne i palpiti, come fa il medico
sul corpo umano collo stetoscopio, per trarne
sintomi di sanità o di morbo, ed auspici di vita
0 di morte. Essa a questo modo diventa il por-
tavoce de'desideri e de' bisogni suoi, e si fa
poco a poco a rappresentare F opinione publica, -—
che in fine de'conti altro non è che il giudizio
delle intelligenze più elevate e conscienziose sul
mighor governo deHa cosa publica, — a dirigerla,
frenandola e spronandola a tempo, in ima parola
spondeiiti di Berlino e del Nord. E non credo
che l'opera sia impossibile, se si guarda agli
sforzi che fa la razza slava di accomunarsi la
civiltà d'occidente, e di farsi conoscere a'po-
poli del centro e dell' ovest europeo. Ci soccorre
qui alla memoria il conte Orsato Pozza, 1' ele-
gante traduttore del Simposio di Platone, e dei
canti di Leopardi, il quale potrebbe far opera di
carità patria, versatissimo coni' è nella letteratura
slava e russa, e fresco delle impressioni d'un
viaggio scientifico attraverso la Serbia, la Russia
e la Grecia, portando a conoscenza de' lettori
della Rimsta qualcuna delle migliori produzioni
letterarie che si vanno publicando sulla Sava e
sulla Neva. Ed egli ancora potrebbe farsi me-
diatore fra la Rivista^ e qualcheduno de' buoni
scrittori de' diversi centri del movimento civile
slavo, perchè spedissero al periodico qualche
corrispondenza di letteratura, di statistica, di e-
conomia su quei paesi a noi pur troppo scono-
sciuti, rannodando così fra diversi popoli della
stessa razza relazioni di benevola e reciproca
fraternità. Noi non conosciamo sotto questo a-
spetto altro uomo in Dalmazia, come il conte
Pozza, e dopo di lui il D.r Casnacich, che sieno
capaci a rappresentare degnamente agli stranieri
r elemento slavo della nostra anfibia civiltà.
La Rivista deve pure consacrare il suo po-
sto alla letteratura straniera, poiché crediamo che
nessun Dalmata vorrà chiamar tale la slava, co-
munque sappiamo che nella patria di Gondola, in
quella gentile Ragusa, ove le fantesche stesse
parlano con garbo 1' illirico, venne proscritto
r uso della madre lingua da due istituti educativi,
per la semphce ragione che educatori ed edu-
catrici esotiche non la conoscono. In Dalmazia
la gioventù poco legge, colpa 1' eunuca istruzione
che ha ricevuto, e le difficoltà non poche che
conviene superare per poter leggere. Un bollet-
tino bibliografico succoso ed accurato delle o-
pere letterarie e scientifiche che salgono in fama
presso le nazioni più civili sopperirebbe ad un
bisogno universalmente sentito, tanto più che le
rinomate riviste che ne trattano cadono nelle
mani di pochi, attese le spese che impongono,
e la difficoltà di procurarsele.
Ma per tutto questo è necessario che il
giornale aumenti il suo formato, per lo meno tutte
le volte in cui 1' abbondanza delle materie glielo
concede. Presentemente esso non si presta ad
alcun lavoro di lunga lena, e da una parte nuoce
alla continuità della lettura, senza cui il pensiero
di quelli che scrivono non può essere nella sua
pienezza afferrato, dall' altra impone alla memo-
ria de' lettori un incomodo, che il maggior nu-
mero di loro non è disposto certo a tollerare,
costringendoli a prender per mano i numeri pas-
sati, per risovvenirsi delle cose già dette e rav-
visare il nesso con quelle che si vanno espo-
nendo. Ma ciò non basta: perchè la Rivista di-
venti il fuoco in cui s' accentri V operosità in-
tellettuale della nostra Dalmazia, vorrebbesi che
un' uomo illustre si facesse piccino per la sua
patria, donando al periodico qualche scintilla del
suo grande ingegno, e coli' esempio attirasse a
sè le intelligenze più belle di questo nostro po-
vero paese, e facesse così della Rivista un i-
stromento efficacissimo della nostra civiltà. 0-
gnuno ricorrerà col pensiero a quell' insigne dal-
mata
D' occhi cieco, e divin raggio di mente,
il quale sta innalzando alla favella di quell' Italia,
che lo accolse nel novero de' suoi figli più illu-
stri, il più grande monumento linguistico, ch'essa
abbia mai posseduto. Che se la Rivista osasse
volgere il discorso al Tommaseo, mi sembra che
interpretando un ardente voto della comune pa-
tria così gh parlerebbe: "In mezzo a' fortunosi
avvenimenti, che hanno travagliata la vostra pura
e nobilissima vita, voi avete portato alto il nome
della patria nostra, mercè vostra specialmente
caro e rispettato a quanti, conosciutovi, appre- •
sero da voi che ci appartenete. Lontano da noi (
accarezzaste le memorie della vostra adolescenza,
che da qui portaste in regioni meno infelici di
questa che vi perdeva : gh uomini e le cose del
nostro suolo, i maestri e compagni avuti, che
poscia divennero gli ammiratori vostri, ebbero ^
nel cuore e negli scritti vostri onorata menzione.
Voi incoraggiste della parola e dell' esempio ^
chiunque fra noi tentava di aquistare coli' ingegno
un nome non ispregevole fra suoi concittadini.
Tutto quanto toccava i nostri destini v'interes-
sava^ il più fuggevole scritto, come gli avveni-
menti più irrilevanti. L' altezza della fama a cui
saliste non vi tolse di compatire alle nostre^sven-
ture, ed agi' inani sforzi che alcuni pochi egregi
adoperavano per medicarle. Essa non vi torrà,
potendo, di onorare del vostro nome queste pa-
gine, a cui infonderete vita e fama. Alla vostra
voce, che insegnerà il culto sapiente delle lette-
re, senza le quali civiltà non può darsi, faranno
eco tutti quei nobili ingegni di cui si onora an-
cora questa povera terra, che pronunzia rive-
rente il vostro nome. Voi ci additerete la meta
a cui deve tendere il nostro incivilimento, e i
modi per raggiungerla. E quando la vostra mano,
che detterà per noi precetti di sapienza civile,
si ritraesse da queste pagine, capiremo che non
lice neanco a noi lo scrivervi senza recar offesa
a quel virile decoro, nel quale trovaste conforto
a' capricci della fortuna e alla malvagità degli
uomini, e taceremo con voi, aspettando fiduciosi,
se anche accorati, que' tempi raramente felici in
cui ciascuno, secondo il liberissimo detto di Ta-
cito. possa sentire come vuole, e dire ciò che sente:
I 3. Zara -Sabato iO Giipo 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. •— Il prezzo d' associazione per Zara c di lìor. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. (5 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 186 i per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i selle mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza allranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abeìich. — Un numero separato vale s. 15.
SOTHWARBO. — Di alcuni uffici della stampa in
Dalmazia. Lettera alla Redazione. — La mia presenta-
zione. — Industria serica. — Ulteriori notizie sui danni
della grandine.
Di alcuni urfici della stampa in Dalmazia.
Lettera alla Redazione.
Con sommo piacere ho ricevuto, o Signori,
il programma della Foce dalmatica^ e il gentilis-
simo invito vostro a collaborarci, venendo così
fatto certo del risorgimento di un giornale che
promuova la civiltà del paese nostro, senza tema,
questa volta, che il beneficio non debba essere
durevole, e lo scopo non s' abbia sicuramente a
raggiungere. Non credo pertanto di poter meglio
rispondere alla usatami cortesia, che ponendo
a' vostri servigi, cioè a quelli della patria, F o-
pera mia, la quale, tenue per se, potrà aquistar
valore o ottenere indulgenza perla nobiltà dello
scopo e per la schiettezza delle intenzioni.
E di vero il paese nostro., per le sue triste
condizioni sociali, è troppo discosto dal grado di
coltura necessario a esercitare degnamente la let-
teratura; ma la diffusione delF arte tipografica po-
nendo oggimai questo mezzo di comunicare il
pensiero a mani di tutti, T uso non ne è piti ri-
stretto a' letterati di professione, ma è quasi a
dir di diritto di ognuno che sia fornito di buon
senso e di non aflìUto hicolta intelligenza: nè più
e circoscritto alla publicazione di opere solenni
che abbiano a passare alla posterità e a rivelare
verità recondite e peregrine, ma giova mirabil-
mente a inculcare e diffondere quelle più ovvie
e volgari che per speciali condizioni di luogo e
di tempo torna opportuno ripetere, benché la voce
che le aninmzia, cessata 1' occasione, debba es-
ser subito dimenticata. È per questo che la stampa
può avere ufficio importantissimo anche in Dal-
mazia, ove i bisogni essendo più che mai ele-
mentari, e gravi i mali, gli avvedimenti da con-
sigliare, e i rim(>di da suggerire sono semplicis-
simi, e dove, questo modo di publico insegna-
mento e di mutua educazione essendo affatto i-
niisato, ogni modesta parola può riuscire proficua.
Considerando di fatto spassionatamente le
condizioni del paese nostro, noi veggiamo di
poter ridurre ad una sola principalissima le
cause che lo mantengono tank) inferiore ai col-
tissimi di cui fa parte: non perchè ella sia unica,
ma perchè è di tale suprema efficacia, che valse
finora (e sempre varrà in avvenire) a render
vano ogni sforzo a distrugger le altre, e perchè se
essa venisse tolta, ogni ostacolo al nostro mi-
glioramento cesserebbe come per incanto; onde
nel combatterla e debellarla, e quando che sia nel
toglierla afta Ito di mezzo, si offre alla stampa
meta chiaramente determinata e nobilissima. È
questa causa, l'errore invalso da lunghissimo tempo
e ormai radicalo profondamente nella parte colta
del popolo dalmate, di tenere a sola fonte di
lucro e solo mezzo di sostentamento, a unico
oggetto dell' attività, a ultima meta dei desideri,
a suprema compiacenza delF ambizione, V eserci-
zio di professioni che domandano gli studi uni- 0'
versitari: come T arte dell' ingegnere, la medicina,
e specialmente la legge; e di dedicarsi, coloro
pure che non possono pervenire alla invidiatis-
sima mela del lauro dottorale, ai più umili ser-
vigi della publica amministrazione. Siffatte pro-
fessioni ed uffici solo allora possono avere so-
lenne influenza nel civile ordinamento e sulla
morale e materiale prosperità de' paesi e de' po-
poli, e però offrire nobile oggetto alf attività in-
dividuale, e procurare agiatezza di vita pari
agli sforzi fatti per aquistarla, e degna d' uomo
che fa stima di sè, quando in esse si raggiun-
gono i gradi supremi; gli altri innumerevoli es-
sendo riserbati a coloro che per le men buone
qualità dell'ingegno da natura sortite, e per la
manchevolezza delf educazione e dell' istruzione
Ma se si tolga la procedura di cambio che
vi rispondeva, gli affari mercantili dovevano su-
bire la lentezza delle norme ordinarie di proce-
dura. Il capo 41.® del regolamento galliziano, che
conteneva una procedura più spicciativa in og-
getti di commercio e che vigeva nel Lombardo-
Veneto sino dal 5 aprile 1817, non fu mai in-
trodotto in Dalmazia. E poiché si voleva porger
rimedio alle lentezze del regolamento colla mezza
misura delle procedure speciali, sembrava alla
camera che sarebbe convenuto adoperarla là
dove si provava più vivo che mai il bisogno
d' una speditezza maggiore.
Unico temperamento, comunque inadequato,
a si gravi inconvenienti avrebbe potuto essere
la procedura verbale, che viene adoperata in
quasi tutte le contestazioni civili, e presso tutti
1 giudizi, meno quello di Zara, dacché, fuor di
questa città, tutte le altre furono ritenute di cam-
pagna, e sollevate dal privilegium odiosum del
processo scritto.
Osservava però la camera, come la pratica
avesse viziata la procedura verbale, e resi po-
co men che illusori i vantaggi che le parti se
ne ripromettevano, e conchiudeva questa prima
parte del suo rapporto, dichiarando che il prin-
cipale difetto del presente ordinamento proces-
suale civile era 1' assenza d' ogni oralità e pu-
blicità ne' giudizi. Di quest' unico radicale rimedio,
che può riformare T amministrazione della giu-
stizia civile, si proponeva di discorrere più a
disteso in luogo opportuno. (Continua).
— Anche quest'anno il prodollo dei nostri boz-
zoli è stato per Zara abbastanza soddisfacente.
Nella corrente settimana vi furono molte vendite
a prezzi variati, i quali arrivarono sino a f. 5 il
funto, in proporzione alle quahtà dei bozzoli che
furono portate in vendita anche dai nostri contorni.
Diversi Italiani aquistarono bozzoh, e si sono
qui stabiliti per fare da sé le sementi; prova ciò
che i bachi delle nostre sementi hanno avuto un
felice risultato.
Già i nostri possessori delle partite maggiori di
bozzoli preparano le loro sementi, come al solito,
per eseguire le commissioni che hanno per l'Italia.
Da notizie ricevute, in tutta la Dalmazia i
bachi ebbero un esito felice, e si fanno buonis-
simi affari, essendovi dapertutto concorrenze d'I-
taliani che aquistano bozzoli per cavarne sementi
nei luoghi ove si trovano.
— Il prodotto della lana sucida quest' anno non
ebbe la prosperità solita, stante la mortalità del
Tip. Demai'clii-Rougier,
bestiame; motivo, per cui non si può stabilire an-
cora il prezzo sulla medesima, non essendone le
partite peranco radunate. Quanto prima sarà de-
finito anche il prezzo di questo articolo, al quale
non mancano ricerche di aquisto.
— Il formentone nostrano si vende al dettaglio
a f. 5 il metzen — detto estero a f. 4 s. 70
il metzen. — Orzo estero e nostrano a f. 3 s.
33 il metzen. — Cera vergine indigena a f. 120
il __ Mele del nostro suolo a f. 17 il %
IJii serragli® in ^ara.
Sì signori, un serraglio, ed un serraglio for-
nito di beltà peregrine. Ce ne sono di bionde e
di brune, di tarchiate e di esili, di lungo collo
e di corto, d'umore serio e di gaio; altre ada-
giate nei loro chioschi, altre sollazzantisi all' om-
bra di storiche rovine, sendo il nostro serraglio
piantato appunto sulle rovine d' un ex-convento;
vedi profanazione ! — Il capo-eunuco, o com' egli
appellasi, il direttore, n' è un certo sig. Kasanom,
che per prezzo ne lascia libero a chiunque l'ac-
cesso ... Ma questo signore, diranno taluni, le-
gemmo su le cantonate che sia il proprietario
d'un serraglio di bestie, o, per usare vocabolo
più moderno, d' una ménagerie^ non già . .. Be-
nissimo; e di che altro avreste mai potuto cre-
dere che vi si volesse parlare ? Di bestie, niente
altro che di bestie. Quattro lioncelli, alcune scim-
mie, due struzzi, due capre selvatiche, due ibis,
un ipopotamo imbalsamato, ecco le bionde, le bru-
ne, ecc. ecc. che dicevamo più sopra. Ma la
sultana del serraglio è una bella giraffa, con
quel suo abito a due colori (secondo la moda di
tanti, eh' altro pensano ed altro parlano^ altro par-
lano ed altro fanno), con quel suo collo turrito
e dondolante, come qualche civettina pavoneggiaii-
tesi di sua leggiadrezza, con quella sua coda...
Oh! in falto poi di, code, tra quelle dei lioni,
delle scimmie, della giraffa, gli amici d' esse ne
troveranno qui tale un assortimento, da ecclis-
sarne le più magnifiche nostre comete. Le sono,
insomma, cose che si possono vedere, quantun-
que in Zara se ne vedessero qualche altra volta
di meglio, e massime ora che d' ogni tratteni-
mento restammo privi dopo la partenza della
compagnia drammatica Boldrini. A proposito della
quale, avendo noi già promesso di riparlarne,
ecco che appunto ce ne cade il taglio; ma se il
dirne o bene o male avrebbe forse potuto giovar
poco sendo essa in azione a questa parte, cosa
mai gioverebbe dopo essere da tanti giorni ài
quà partita? Basti quindi ripetere che soddisfece
abbastanza, e che alcuni degli attori furono gi^"
stani ente applauditi.
D.r COSIMO mm DI POSSIDARU e GIUSEPPE FERRARI ClIPILLF, Redallori respo: insabili.
5. Zara-Sabato 30 Giupo 18G0. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. ~ Il prezzo d'associazione per Zara è di lìor. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per l'annata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. ^— I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. —- Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza alTranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Ahelich. •— Un numero separato vale s. 15.
SOMMARIO. — La riforma del processo civile (con-
tinuazione). — Igiene; rimedio contro la tisi polmonare.
Bacolo(jia\ notizie d" Àrbe. — Astronomia'j nuova cometa.
— Biografia; Luigi Bussano da Zara. — Notizie varie.
Sulla riforma del processo civile.
(Continuazione del n. precedente).
II. Se i difetti del giudiziario regolamento
si riscontrino nel nuovo progetto di procedura
civile.
Prendendo a discorrere delle basi fonda-
mentali del propello, la camera non esitava d'af-
fermare modestamente, che lo scopo della ri-
forma le sembrava raggiunto piuttosto in alcuni
particolari del codice vigente, che ne' principii
onde questo è informato.
"La scrivente, dicevasi nel rapporto, opina,
che se è vero che non conveng-a andar con so-
verchia celerità nelle riforme di qualsivoglia ra-
mo della publica amministrazione, quando ogni
riforma porta con sè un momentaneo disordine
nello relazioni sociali, e modificando lo statu quo
è impossibile che non leda gì' interessi d' alcuni,
non si può d' altronde dubitare che allorché qual-
che parte dell'organismo di uno stato è così vi-
ziata da ricercare un profondo rimedio, le mezze
misure non fanno che aggravare il male, e ne
ritardano a tempo indefinito la guarigione,,. Ora
sembrava alla camera che il nuovo progetto fosse
peggio che una mezza misura, non rispondendo
nè alle necessità de' tempi, nè a' progressi della
scienza, anzi aggi-avando per qualche parte i
vizi della procedura vigente. Si reclamava da
tutti maggiore semplicità di mezzi, e maggiore
celerilà di esecuzione nel procedimento civile, ma
non si raggiunse nè 1' uno, nè 1' altro scopo: non
il primo, perchè crebbe il numero delle procedure
speciali; non il secondo, perchè il processo scritto
è il capo-saldo del nuovo sistema processuale
che si vorrebbe introdurre. La camera riteneva
sovratutto, che questa ultima innovazione, ove
fosse attuata, costituirebbe un deciso regresso in
paragone persino della procedura vigente, giusta
la quale il processo verbale è regola, lo scritto
r eccezione, mentre col nuovo progetto avverrebbe
il contrario (§ 6 del progetto). Passa quindi a
rassegna le conseguenze che ne deriverebbero
all' amministrazione della giustizia civile, come a
dire, lentezza maggiore nella trattazione degli
affari, dispendi più gravi, e però più vivo in-
centivo negli agiati e ne' raggiratori a promuo-
vere cause ed a sostenere difese ingiuste. Il pro-
cesso scritto sarebbe poi di difficilissima, e pres-
soché impossibile attuazione presso tutti quei giu-
dizi, ove non vi sono avvocati, e però appo la
maggior parte delle preture foresi. Osservava la
camera che 19 sedi di giudizio di 34 che vi sono
fra noi non hanno avvocati, nè notai, e che se
le classi disagiate dovessero rinunziare al pro-
cesso verbale, e quindi al ministero del giudico
in una gran parte delle contestazioni civili, con-
verrebbe 0 che si abbandonassero a faccendieri
nella estosa delle scritture, ed a prezzolati av-^
vocati nella firma di queste, — o che sostenes-
sero ingenti spese per recarsi ne' luoghi ove
questi risiedono, — o che flnalmerfte abdicassero
a' loro diritti. Nel primo caso il faccendierismo
aquisterebbe nuova lena, anzi diverrebbe un be-
neficio, perchè dove mancano medici, gh empi-
rici sono una benedizione; negli altri verrebbe
sancita una flagrante e ingiusta disuguaglianza fra
le classi agiate e le disagiato, fra la campagna
e la città nella prosecuzione delle ragioni civili.
A queste dannose conseguenze del processo scritto
sembravano un correttivo inefficace le disposi-
zioni de' §§ 7, 56, 57, 69 e 70 del progetto,
che lasciano in arbitrio delle parli (o per dir più
veramente degli avvocati) la scelta della proce-
dura, come pareva corollario biasimevole di tutto
il sistema la moltiplicazione delle cause acciden-
tali da trattarsi separatamente, per cui le relative
Se però le piazze e le calli hanno il de-
terminato inalterabile loro fine, se il legislatore
determinò le piazze e le calli di uso publico e co-
mune, porllani fiducia, che, almeno in esito a detti
ricorsi, l'argomento sarà preso in più matura
considerazione.
Che se volesse mai farsi credere tal con-
cessione motivata dal fine di recar un beneficio
alla popolazione, procurandole un minor prezzo
delle carni, e da un diritto del comune di poter
usufruttuare delle piazze e calli a vantaggio della
popolazione stessa, osserveremo, che il primo
preteso beneficio, quando pur sussistesse, non
giustificherebbe la concessione, ma che in fatto
poi non ne sussiste alcuno, giacché la vendita
delle carni dalle baracche o trabacche segue al
prezzo stesso delle botteghe, oltreché quelle sono
sempre o mal fornite, o fornite di carni scadenti,
e delia inferior qualità.
Non si nega poi al comune il diritto di u-
sufruttuare delle piazze e calli, quando però con
tal usufrutto non si tolgano le medesime all'or-
dinario e vero loro scopo, che nel caso pre-
sente non è certamente quello d' essere siti op-
portuni per baracche ad uso di vendita di carni
d'ogni qualità; altrimenti tal diritto potrebbe e-
stendersi fino al punto di torre a'comunisti, : in
forza di concessioni parziali, l'uso non solo di
parte, ma di tutte le piazze e le calli.
Attendiamo dunque che, in esito ai prodotti
ricorsi, o per determinazione del consiglio co-
munale, sieno, ed in breve, per essere amossi
simili ingombri dalla piazza e calle suddette, colla
speranza pure di veder la comune astenersi di
far in seguito da sé sola, a titolo oneroso ed
a suo beneficio, altre concessioni di tali barac-
che 0 trabacche, che da gran tempo furono tolte
in ogni altra città della Dalmazia, che attualmente
non sarebbero tollerate neppure nelle sue bor-
gate inferiori, e che tanto pregiudicano alla de-
cenza in quesla nostra capitale della provincia,
la quale, almeno nella parte materiale, era finora
per certo in manifesto progrediente miglioramento.
IJ.r F'. X.
CORRISPONDENZA.
Lussinpiccolo, 3 luglio.
È venuto ? Cosa ci promette di buono ? Ci dà i! porto-
franco ? La marina nostra nazionale sarà in grazia ? Verranno
attivati il telegrafo e nuove comunicazioni, regolate le poste
e le imposte, le scuole, le strade, le rive, le casse, le chie-
se, il municipio? Avremo amministrazione nazionale? Col-
r Istria 0 colla Dalmazia? Sarà votata publicamente l'an-
nessione ? — Così, giunto in piazza, m'intronavano le orecchie
vari conoscenti con domande continue, e senza darmi tempo
non che a rispondere, neppure a capire cosa chiedevano.
Tip. Deniarciii-Rougier.
Taqui, in attesa che finissero di interrogare, ed allora i
mia volta chies' io se fossimo forse in Napoli, paese clis
r Osservatore Triestino battezzò per la "terra classica dellt
confusioni,, ! A furia di domande e risposte incrocianti, in-
calzanti, analizzanti, ed altri anti di cui voglio risparmiare
il lettore, venni finalmente ad intendere, che si trattava del-
r arrivo d' un tale, per iscandagliare T opinione publica sul
progetto di riunire le isole del Quarnero alla Dalmazia.
Dopo il plebiscito in Francia e le annessioni nell'I-
talia media ed occidentale, non è più consulto di consultare
la opinione publica, la sesta grande potenza, secondo il di-
ritto publico moderno. Mi spiego. Fino a che il popolo tutto
si fa votare pel sì o pel no, o l'uno o l'altro dei due mono-
sillabi sarà bensì pronunciato, ma non si saprà mai perchè
fu pronunciato, e di conseguenza non sarà conosciuta la
opinione publica, la quale diviene potenza di primo ordine
allora soltanto che ella è conscia di ciò che vuole. E questa
coscienza si può aquistare nel caso solo in cui, relativamente
alla quistione che le vien sottoposta, si accordi illimitata
libertà di discussione. Senza di questa libertà — che, perchè
dovrebbe essere illimitata, non è mai permessa — non e-
siste opinione publica. Posto ciò, sul detto progetto di riu-
nione non vi sono che opinioni individuali da registrare.
Queste si riassumono nelle seguenti. Dall'anno 1814 fino
alla riunione di queste isole al nesso doganale dell' Impero,
avemmo qui amministrazione comune coli' Istria in tulio,
meno che nel ramo doganale, riguardo al quale restammo
uniti alla Dalmazia, per partecipare così dei pesi di entrambe,
senza fruirne i vantaggi: della franchigia, cioè, de' dazi nel-
r Istria, dell' esenzione dalla leva militare nella Dalmazia,
Nel 1848 (parlo di Lussinpiccolo) fu votata la unione alla
Dalmazia, unione che rimase un pio desiderio. Ne risulta che •
ritenemmo finora nostro destino di star sempre con quella
parte che più è aggravata. L'Istria sembra che riavrà le sue,
prime franchigie doganali. Se restiamo con questa, forse a-
vremo anche qui il porto-franco, e ciò sarebbe di nostra
sorflma utilità. Se questo porto-franco non potessimo avere,
in allora la tariffa daziaria dalmata ci offrirebbe il maggior
tornaconto. Ma molti perderebbero relazioni influenti nell'I-
stria, altri ne aquisterebbero in Dalmazia, e non la è cosa
questa da accogliersi senza matura ponderazione (?!) Quello
ritiene che restando coli' Istria si conserverà lo spirilo na-
zionale italiano, altri invece sostiene che nelle scuole si vanno
bastardando i figli coli' insegnare il cragnolino; questo u-
nendosi alla Dalmazia ci vede dominante 1' elemento slavo,
mentre altri vi scorge conservati e tutelati a parità e slavi
e italiani. Chi dice, le nostre poste sono malissimo regolate,
e lo saranno peggio se passiamo alla Dalmazia, perchè a-
vremmo due distinte amministrazioni postali, l'una dalmata
suir isola, r altra litorana sul continente; altri, nel controllo
che le due amministrazioni eserciterebbero a vicenda V «na
suir altra, trova invece speranza di miglioria. Chi teme la
perdita del promesso telegrafo; chi invece sostiene che la
Dalmazia, per ottenuto aumento di territorio, ce lo farebbe
fruire quanto prima, e senza nostro concorso nella spesa di
attivazione. Chi arguisce male, e chi all' incontro bene da
un cambiamento; chi lo accetterebbe, se il dominio o la
supremazia fosse garantita a questa piuttosto che a quella
città. Gli onesti •—. e non sono i più ^ che non nel tor-
naconto del momento ed apparente o personale, ma nel
vero progresso della società pongono i loro voti e le loro
speranze, desiderano 1' unione alla Dalmazia, che tengono per
loro patria.
Chiedete la m{a opinione ? Un corrispondente non deve
averne mai, come non può neppure aver volontà, e perciò
non posso dire altro che, fiat voluntas... /
**
D.1' COSIMO mm DI POSSIDARIA e GIUSEPPE FERRARI CUPILLI, Redallori responsabili'
N. 7. Zara-Sabato (4 Indio 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. —• Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicili»»
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza alfranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelkh. — Un numero separato vale s. 15.
SOIUMARIO. — Sulle condizioni agricole della Dal-
mazia; (da lettera). — Non mi sono scordato. — Ne-
cessità delle associazioni. — La natia libertà; (poesia).
— Astronomia. — Notizia da Trieste. — Dichiarazione.
Sulle condizioni agricole
della Dalmazia.
(Da lettera)
Il misero stato in cui trovasi tra noi que-
sta prima delle arti, l'agricoltura, viene, come
a tutti è noto, da una causa prima generalissima,
per la quale ogni miglioramento radicale e du-
revole fu sempre impossibile; intendo il partito
preso e il modo adoperato fin dall' origine ri-
motissima di porre il suolo a coltura, affidando-
sene cioè la cura dalla parte intelligente e colta
del popolo, con pienezza di arbitrio, senza ri-
serbarsene diritto di direzione suprema, nè di
consiglio, nè di sindacato o ulteriore ingerenza
nessuna, alla più rozza ed incolta, non che sfor-
nita delle cognizioni necessarie, sepolta nelle
tenebre della più fitta ignoranza.
L'origine storica di qitesto fatto singolaris-
simo, niuno ha mai potuto o voluto ricercare
con quella accuratezza di indagini e perseveranza
di studi, che sole riescono a sicuri risultamenti;
nè forse importava molto conoscerla, se non per
erudizione, dacché non se ne avrebbero potuto
trar norme per il presente tanto remoto, nè ra-
gioni per mutare i diritti in vigore; assai saggia
misura essendo di ogni legislazione, a non im-
pedire 0 scemare l'operosità con la incertezza
e instabilità del possesso, il non riconoscere di-
ritto che non si sia esercitato entro un deter-
minato spazio di tempo. Ma la qualità eie con-
dizioni di esso fatto come sta oggi, a chi vuole
giudicare assennatamente e con rettitudine, senza
preconcette opinioni che fuorviino, o passioni che
illudano, con l'intendimento di ricercare il bene
comune, e non di servire all'interesse di classi
speciali, sono a nostro credere manifeste così, da non
lasciar luogo al menomo dubbio, e precisamente
determinate nei termini che seguono.
Coloro che sempre furono e tuttavia sono
gli assoluti e imperturbati possessori del suolo
(lo sieno stati per conquista e sovrapposizione
di stirpi diverse, o per preminenza di classe so-
ciale e sproporzione di ricchezza, o per autorità
di eccellente coltura), ad ogni modo i soli pro-
prietari, diedero a coltivare i loro fondi a quelli,
che dall' ufficio esercitato furono poi detti coloni,
con la condizione che ogni relativa gravezza di
opera manuale, di capitale sovrapposto e di spesa
transitoria annuale avesse a stare a loro carico,
e fossero tenuti a contribuire al proprietario una
parte determinata dell' annuo prodotto, A com-
penso poi avesse a rimaner loro un tenue aiuto
per le spese di nuovi impianti, il godimento del
prodotto residuo commisurato variamente dai tre
quarti ai sette ottavi, e la sicurezza di non poter
essere espulsi mai dal terreno loro affidato, nè
forzati a stornare da quell' impiego il capitalo
quivi da loro collocato; onde avessero piena
facoltà di venderlo, permutarlo, olferirlo a guaren-
tigia di prestito, di usarne insomma liberamente
come di ogni altra proprietà.
Ognuno vede quale sia T equità, la giustizia,
la liberalità di siffatto ordinamento in sò mede-
simo, e come le sue condizioni sieno generose
dettate da vero spirito di fraterna carità da
parte de'proprietari, utili e dignitose da quella
de' coloni, innalzati così a tale condizione di in-
dipendenza e di tranquilla agiatezza, quale in
nessun luogo altrove è goduta dai contadini, onde
si possono dire precorse per esso da lungo tempo
le aspirazioni filantropiche e umanitarie del secolo
nostro, e poste in atto le più audaci teorie di
uguaglianza e fratellanza sociale propugnate a-
desso sì caldamente, per modo che se egli fosse •
adottato ovunque, ed esteso e applicato ad o^l
delle leggi generali e speciali per la Dalmasia
costituire il primo dovere e diritto dei dalmati.
Le quali cose premesse., se per la concessime
di un accademia di diritto a questa provincia
milita, fra gli altri argomenti, quello del reale
progresso dei dalmati nello studio delle leggi.,
dobbiamo insistere nel domandarla con tutte le
forze deir anima nostra, quando pure ciò dovesse
ristringere la cerchia., già per se ristretta, di
quelli che parlano il tedesco.
E qui deponiamo la penna, perchè battono
le tre e mezzo pomeridiane, il sole ci niega la sua
luce, e noi non bazzichia?no volentieri con le
eclissi, non meno che con le comete di lunga
coda, e con certa nota equivoca sui fatti nostri
testé letta in un giornale.
Zara., 18 luglio. * * *
STORIA ECCLESIASTICA.
I Patiiriiii in Dalmazia.
Sullo scorcio del dodicesimo secolo, quando
la chiesa gemeva sotto la pressione dei potentati,
e le cose divine ed umane vedevansi ire a se-
conda del capriccio e della prepotenza; quando
le atrocità e le violenze de' principi ingrate giun-
gevano alle orecchie degli onesti, e il rilassa-
mento del clero e il progresso delle sette isce-
inavano la fede ne' popoli, la Dalmazia scevra di
tali colpe aveva una cosa sola comune cogli al-
tri, la lotta contro le eresie. La vecchia etero-
dossia, sebbene fosse proscritta dai possedimenti
veneti e dalla repubblica di Ragusa, aveva stanza
e libertà di cullo in que' degli ungheri, donde o
per relazioni domestiche, o per quelle del com-
mercio, trovava accesso e ospitalità in ogni punto
della provincia. Qui più che altrove era facile a
piantare i germi avvelenali, più che altrove dif-
ficile a combatterli, impossibile a sradicarli sì per
lii prossimità alla Rossina e alla Serbia (Dalma-
zia orientale), che da lunghi anni eran in preda
alle dottrine venute dall' Oriente, come per la
posizione marittima, che dava adito ai novatori
d' introdurre pur quelle che a qxtesli anni nel
mezzodì dell' Europa cominciavano ad insorgere.
J nostri prelati commossi dalle strepitose grida, di
cui quest'ultimi empivano il mondo dall'uno al-
l'altro estremo, si eran messi a vegliarvi con
tutte le sollecitudini pastorali, ma per quanto si
avessero adoperato, non valsero a preservare le
greggi dall'alito micidiale. Quella voce autorevole
che vigorosamente dominava sopra i greci sci-
smatici, che limitava il loro culto, ne infrenava,
qualor bisogno v' era, le pompe esterne, quella
voce slessa impotente s'arrestava innanzi ai Pa-
tarini. Gli allettanti misteri di questa setta eran
penetrati nelle brigate di molti capi dei comuni,
di quasi lutti i župani, per mezzo de' quali si
trasfuse secretamente il veleno, dove più, dove
meno, in tutte le classi più elevate, men che
nel basso popolo.
Ignota n'è la sua origine, ràpida la propa-
gazione. Chi la disse portata direttamente dalla
Francia, perchè della medesima famiglia degli
Albigesi; chi dalle spiagge d'Italia, per essere
stati scoperti fra i primi alcuni da quelle rive
venuti; chi dalla Bulgaria, dove i discepoli di
Basilio, medico armeno, dopo il triste caso del
loro maestro, si eran in massa ricovrali e for-
mate avevano società in più parli del regno. Un
fitto buio però tuttora ricopre la sua emigrazione.
"A Milano, osserva Cantù, ebbero per vescovo
un tal Marco, sfato ordinato in Bulgaria, e che
presiedeva alla Lombardia, alla Marca e alla To-
scana. Essendovi comparso un altro papa per
nome Niceta, riprovò 1' ordine della Bulgaria, e
Marco ricevette quel della Drungaria, cioè di
Traù (Tragurium) in Dalmazia. A Milano, distin-
guevano i Catari vecchi, venuti di Dalmazia.
Croazia, e Bulgaria, cresciuti singolarmente quando
il Barbarossa li favoriva per far onta a papa A-
lessandro; e i nuovi, usciti circa il 1176 di Fran-
cia, che sarebbero i Valdesi.^ E opinione co-
mune però che verso la fme del dodicesimo se-
colo passassero dalla Bulgaria nella Bosnia, Ser-
bia e Dalmazia.
Bossina, terra di belle glorie cristiane, già
guasta in gran parte dalle dottrine di Fozio, la-
cerata dalle guerre intestine, apre le sue viscere
ai tristi, e n' è ricetto ai loro convegni. Trasmessa
in eredità al bano Culino, nella lunga reggenza
di Irenlasei anni che e' vi tenne, giunse a tale
grado di prosperità e di cultura, che i tempi di
Culino rimasero nei ricordi dei nazionali quali
tempi di felicità e di abbondanza. 1 primordi del
suo governo presagivano grandi vantaggi al cat-
tolicismo delle sue e vicine terre, le quali tra-
viate non tanto per naturale inclinazione, quanto
per la malvagità de' tempi e de'regoli, che a
nome di sovrani eterodossi la governavano, spe-
ravan sotto l'egida di tanto uomo la propria re-
denzione. Tale in vero era egli innanzi ai suoi
nazionali: la religione era il primo suo pensiero,
era il puntello che doveva sostenere l'edifizio
da lui architettato. Due chiese vedeva alzarsi la
Bossina pei bisogni del gregge cattolico, riattarsi
altre dal tempo e dai nemici guaste, celebrarsi
con insolile pompe le feste principali, mai fm'al-
lora udite. L' attività e lo zelo di Culino furono
sentiti con giubilo e gratitudine dalla santa Sede.
Teobaldo, suddiacono della chiesa romana e le-
galo pontificio in Dalmazia e Slavonia, si con^