con diadema in testa. Rappresentavano le
cinque provincie redente : in alto, con posa
maestosa e* severa, stava la simbolica figura
d’Italia Madre con in mano il santo trico
lore. Allora la banda attaccò l’inno di Ma-'
meli, ed il pubblico frenetico proruppe in
entusiastiche ovazioni ed acclamazioni alla
Grande Italia, alla Dalmazia e a Spalato
italiana. Poi, per la incessante richiesta del
pubblico, si eseguì la „Marcia Reale" e
1’ inno di Garibaldi tra imponenti ovazioni
e scroscianti applausi, E così si chiuse que
sta splendida serata piena di patriottico
entusiasmo che lasciò in tutti un grato ri
cordo.
Il merito del successo, oltre che alla brava
compagnia, va attribuito al sig. Rossi, am-
miratissimo e per V efficace interpretazione
e per 1’*allestimento scenico; al capace sce
nografo Boccaleone (opera del quale sono
anche le caricature che furono esposte in
vari negozi) e all’ instancabile suggeritore
D* Orlando P.
Martedì, 11 marzo, si replicò la comme
dia. Il teatro era affollatissimo. I bravi ese
cutori furono festeggiatissimi. Il pubblico
entusiasta prodigò agli interpreti applausi
vivissimi a scena aperta e li volle reitera
tamente alla ribalta ad ogni calar della tela.
La banda divisionale eseguì scelti pezzi
di musica e inni patriottici e fu applaudi-
tissima.
Invece dell’ Apoteosi di F. Cavallotti
la sig.na Elsa Zuliani recitò con bel garbo
e con Pentimento la poesia „Patria" di A.
Colautti, riscotendo fragorosi applausi.
L’ allegorico quadro plastico suscitò ova
zioni ed acclamazioni.
Mercoledì, 12 corrente, ebbe luogo col
medesimo successo la terza ed ultima rap
presentazione.
Fondo Nazionale. Le oblazioni per il
„Fondo Nazionale Italiano" si ricevono nel
negozio del sig. A. Rude.
Teatro Mazzoleni. Ai 26 corr., per cura
di un’ apposita impresa, avrà luogo al Tea
tro Mazzoleni un grande Festival.
La Cronaca
11 telegramma del Re alla Sezione di
Zara della Lega Navale. II Primo Aiutante
di Campo di Sua Maestà il Re, a mezzo di
S. E. il Governatore, fece pervenire alla
Presidenza della Sezione della Lega Navale
Italiana di Zara il seguente telegramma :
„Prego Vostra Eccellenza compiacersi far
giungere alla Sezione della Lega Navale
Italiana di Zara 1’ espressione dei ringrazia
menti di Sua Maestà il Re pel cortese ben
gradito saluto rivoltogli, il Primo Aiutante
di Campo Generale Cittadini".
Contro gli allarmisti. In questi giorni di
passione, nei quali i nervi sono tesi in una
ansiosa aspettazione, abbiamo sentito circola
re le voci più idiote e più malvage. Uno
racconta che in una perquisizione furono
trovati dei gas asfissianti coi quali si sareb
bero dovuti avvelenare tutti gli italiani nei
giorno della annessione. Un altro tutto tra
felato narra che il palazzo della Luogote
nenza è bloccato dai carabinieri, perchè tutti
gli impiegati si sono ammutinati. Un terzo
ha sentito dire da fonte ineccepibile che si
proclamerà domani o dopo lo stato d’asse
dio a Zara. E poi un altro ancora assicura
che se Zara sarà annessa all’ Italia vi sarà
una notte di S. Bartolomeo contro i croati :
e se non sarà annessa, ve ne sarà una a
rovescio contro gli italiani. E poi un altro
ancora ad assicurare che il 28 o il 30 gli
italiani se ne andranno e nell’ occasione sa
rà atroce la vendetta dei croati, senza con
tare che i cinque pozzi sarebbero rigurgi
tanti di armi e di macchine infernali. Non
parliamo poi delle liste nere in cui sono
elencati i nomi e gli edifici e le cose degli
italiani sacrati alla vendetta dei croati trion
fanti, o i nomi e gli edifici e le^cose dei
croati destinati al furore degli ìNniani vit
toriosi.
c. tutta-una ridda ignobile di menzogne
e di allarmi diffusi tra il popolino, dove
facilmente attechiscono le voci più strane.
Deve trattarsi, evidentemente, di manovre
di agenti provocatori, di leggerezze di di
sgraziati incoscienti, di turpitudini di volgari
delinquenti.
E’ ora che la indecente gazzarra finisca.
Il dovere di ogni buon cittadino, di ogni'
buon italiano è quello di afferrare per il
colletto qualunque individuo fosse sorpreso
a diffondere tali ed altre voci allarmistiche
e consegnarlo ai Carabinieri.
È un’ ora grave e solenne, dalla quale
dipende l’avvenire della nostra città e in
cui a tutti si impone la coscienza della
responsabilità dei singoli e della collettività.
Bisogna imporsi la più grande calma,
ispirare tutti i propri atti alla più severa
disciplina ; che se i nostri avversari si pic
cano quando si sentono rinfacciare la loro
civiltà inferiore, noi dobbiamo dimostrare
— e speriamo che tutti sentano questa ne
cessità — di essere veramente degni di quella
civiltà ereditaria, di quella superiore col
tura, per cui V Italia e gli alleati han fatta
e vinta la guerra.
Fascio Nazionale. Ieri a sera abbe luogo
un’ adunanza di questo Fascio Nazionale.
Dopo alcune comunicazioni del vice-pre
sidente cons. Barbieri, l’assemblea — su
proposta del socio cons. A. Persicali —
procedette alla nomina di un comitato, che
avrà 1’ incarico di studiare la questione della
valuta circolante nel territorio a occupazione
e di riferire quanto prima al governo per
gli opportuni provvedimenti.
A far parte del comitato vennero nomi
nati i signori : dott. G. Toglia, dott. G. de
Hoebert, dott. Battara, cons. Arturo Persi-
calli e cons. Medich.
Federazione ginnastica nazionale ita
liana. Riceviamo dalla direzione questa cir
colare, che riguarda il Concorso d’dhore
in Roma :
„AI primo del corrente mese erano già
iscritte al Concorso d’ onore in Roma no
vanta squadre, e altre cinquanta avevano
data adesione. Non figurano fra queste T
giovani Esploratori, i quali interverranno con
numerose squadre, nè le squadre della Ca-
{tifale. Ma per aderire al desiderio di molti stituti scolastici che ebbero tardi V invito e
di Sodalizi federati che stanno ricostituen
dosi e che intendono di partecipare al Con
corso, la presidenza federale, d’ accordo col
Ministero della guerra, ha rimandato il Con
corso stesso al 30-31 maggio e l.o giugno,
giorno dello Statuto.
Le date da ricordare quindi restano così
fissate :
Per il 30 aprile 1919 le nuove squadre
concorrenti faranno tenere all’ ufficio federale
l’importo della tassa d’ ammissione in L. 30.
Per il 15 maggio 1919 le squadre ammesse
al Concorso invieranno all’ ufficio federale
V elenco nominativo dei componenti la
squadra.
Le squadre concorrenti dovranno trovarsi
a Roma non più tardi del 29 maggio 1919.
Il Concorso si svolgerà come segue :
30-31 maggio: Gara di ginnastica educa
tiva premilitare ed eliminatoria per la Gara
Reale.
l.o giugno: Corteo al Campidoglio e aT
l’Altare della Patria; saggio finale e Gara
Reale."
Il „Cìrcolo Francesco Rismondo" a Stretto.
Domenica 23 marzo ha luogo a Stretto Fi-,
naugurazione del „Circolo Francesco Ri-
smondo". Vennero qui diramati numerosi
inviti di partecipare al patriottico avveni
mento. A disposizione degli invitati zara
tini sarà messa una torpediniera della R.
Marina, che partirà tla qui al tocco per
Stretto.
Per i libri di testo nelle scuole. Se
gnaliamo con compiacenza le deliberazioni
prese dalla XI Sezione della Commissione
per il dopoguerra. Dopo ampia discussione
su vari problemi scolastici, su proposta del
prof. Picchieri e del comm. Fiorini si decise
di riconoscere V impossibilità per lo Stato di
monopolizzare i testi da usarsi nelle scuole,
eccettuati i sillabari e i libri di lettura per
per V insegnamento primario. D’ altra parte,
per ovviare alla pletora di libri di testo,
non sempre rispondenti ai programmi o alle
esigenze della pedagogia e della scienza, o
in vario modo deficenti, si propose di isti
tuire un ufficio governativo di revisione e
di censura, che sarebbe incaricato di compi
lare un elenco dei libri permessi e vietati.
Inoltre, poiché all’ insegnante deve pur
esser lasciata una certa libertà di scelta in
base alla sua esperienza e tenendo conto
della sua personalità, la Commissione ha
proposto che presso ciascun istituto scola
stico, e specialmente nelle località più povere
di biblioteche, si formi una larga collezione
di libri di testo delle varie materie, a di
sposizione degli insegnanti e degli scolari.
Noi ci auguriamo che la proposta si tra
duca presto in decreto ministeriale, perchè
il problema dei libri scolastici dovrà essere
affrontato alla più lunga per l’anno scola
stico venturo anche dai collegi dei profes
sori è dei maestri delle nostre scuole.
L’istituzione di biblioteche speciali per i
libri di testo è un’ assoluta necessità per
tutti i paesi . redenti, nei quali, per il
controllo poliziesco e per necessità d’indole
politica e commerciale — dato il divieto di
adottare libri in uso nel Regno e la rilut
tanza degli editori a stampare opere di
smercio limitatissimo — s’era costretti a ser
virsi di libri scadentissimi, per lo più tra
dotti o raffazzonati su testi tedeschi o co
munque non rispondenti nè allo spirito nostro,
nè alla mentalità italiana, nè alle giuste esi
genze della scuola nazionale.
In particolare poi da noi mancano le
grandi biblioteche pubbliche e quelle delle
scuole medie ed elementari per le ragioni
anzidette e per l’esiguità delle dotazioni an
nuali sono totalmente o quasi sprovviste,
non pure d’ una raccolta dei testi scolastici
in uso nelle scuole della Penisola, ma anche
delle principali riviste e delle indispensabili
opere di consultazione per F insegnamento
e per lavori scientifici.
La proposta della Commissione per il
dopoguerra colma una lacuna sensibilissima,
la cui importanza non può sfuggire a quanti
hanno amore e Intelligenza per la scuola
nostra e sanno apprezzarla come elemento
vitalissimo per la rigenerazione nazionale, come
fattore precipuo di elevazione civile e sociale.
La „Libera" risorta. Annunciamo con
gran piacere che anche questa vecchia so
cietà democratica è risorta.
Il 13 corrente i soci si raccolsero in adu
nanza per procedere alla ricostituzione della
società e alla nomina della nuova direzione,
la quale riuscì composta così: presidente
Vallery Simeone, vice-presidente Perovich
Simeone, segretario Poglayen Rodolfo, cas
siere Battalich Pietro, direttori: Ernesto Ce-
pernich ed Egidio Lorenzini, revisori: Troiani
Antonio e Voivodich Narciso.
L’ iscrizione dei soci segue nella bottega
da barbiere del signor Ernesto Cepernich.
Il canone sociale è di 2 corone mensili.
Auguri al risorto sodalizio.
Società Filarmonica. Martedì sera la no
stra Filarmonica dette un concerto — piut
tosto modesto, se si confronti alle passate
manifestazioni artistiche della società — ma
perfettamente riuscito.
Un’ eccellente-orchestra d’archi, composta
di dilettanti e di allievi e diretta con grande
impegno dal m.o Zink, eseguì con sobria
delicatezza di colore e fusione mirabile opere
di Kòhler, di Schumann e di Mascagni. Un
minuetto dello Zink stesso ebbe un’inter
pretazione corretta ed elegante.
Assodatevi alla
LEGA NAVALE".
La signorina A. Inchiostri ed E. Stipa-
novich eseguirono scelte romanze e ballate,
rivelando agile limpidezza di voce e squisito
senso interpretativo. Cantarono assieme, vi
vamente ammirate, un duetto della Lakmé
di Delibes..
11 signor C. P. Bianchi eseguì con robusta
voce baritonale ed accento appassionato due
romanze e l’aria nei Pescatori di perle'.
Nadir primo amor d'età lontana....
I pezzi di canto erano maestrevolmente
accompagnati al pianoforte dalla signora
Polissena- fecilazich.
II pubblico che gremiva la sala e le loggie
— e del quale facevano parte due ufficiali
della marina britannica e numerosi nostri
ufficiali di terra e di mare — rimeritò con
calorosissimi applausi i valenti filarmonici.
Le bricconate, lugubri o sollazzevoli, com
parse sui giornali di Zagabria a rilieva di
alcuni noti incidenti occorsi di recente qui
ed a Spalato, non si contano più e saltano
subito agli occhi anche dei meno esperti.
Ci limitiamo a constatare che in nessun
giornale della H. S. H., sotto verun pre
testo, ma neanche per incidente, viene ri
portata la caratteristica dichiarazione del
rettore di questo Seminario teologico, dalla
quale risulta che, se provocazione ei fu, il
giorno solenne in cui Zara accoglieva il
dono simbolico di Firenze, la provocazione
partì esclusivamente dai chierici dell’ isti
tuto ; mentre la cittadinanza festante non si
sognava neanche di pensare in quel mo
mento ai chierici e ai seminari.
Che cosa avrebbero fatto i civilissimi ju
goslavi di Spalato se, al passare di un loro
corteo, dei chierici avessero loro mostrate le
corna, o fatto dei gesti minacciosi, o li
avessero sputacchiati ?
Ma quest’altra è carina. E la peschiamo
nell’„Obzor". *
„Don Antonio Jagié, rettore del „Semi
nario Zmajevich", è riuscito a sottrarsi alla
persecuzione italiana, a fuggire da Zara, e
a venir qui, membro del consiglio delì’H. S. H."
Quel volpone di don Antonio Jagié di
venuto martire e costretto a salvare la pelle
per dedicarla alla Jugoslavia! Come ci com
muove quella sua fuga romanzesca, coi bir
boni di zaratini alle calcagna !
Ma ci può essere fantasia più accesa di
quella che impastocchia buffonate così mar
chiane ?
Don Antonio Jagié, con la sua bella fac
cia tonda e rosata, è partito da qui di pie
no giorno, col suo bravo passaporto in ta
sca e nella valigia una lauta colazione for
nitagli, naturalmente, dall’ America !
A proposito di sovvenzioni. Ci scrivono
dalla città : „Approviamo con riconoscenza
quanto avete scritto a favore dei sovven
zionati di guerra. Ma non si tratta soltanto
delle categorie di sovvenzionati, cui avete
alluso. Anche a molti altri, passata la tra
fila delle due istanze, la distrettuale e la
provinciale, venne riconosciuto il diritto al
sussidio e intimato il relativo decreto, che
è un atto giuridico di riconoscimento, una
specie di cambiale, cui si deve fare onore.
Ora a tutti costoro si risponde che il
loro pegno è inutile e che, per pagarli, non
ci sono denari.
È intuitivo, è logico, in tesi astratta, che
.l’Italia non debba pagare i debiti contratti
dal nemico. Ma la nostra Italia vittoriosa
non può farsi risarcii e anche queste spese
dai vinti? E a quale scopo mantenere la
costosa macchina burocratica degli uffici di
sovvenimento, con tutto il travaglioso e pe
noso lavorìo delle istanze, delle sedute e
dei ricorsi, per giungere al risultato sem
plicista che non si paga perchè non ci sono
denari ?
E meno male se si trattasse di sovvenire
gente abbiente ; persone che, pur coprendo
posti lucrosi, si avvantaggiavano della sov
venzione militare. Ma no. So io che vi sono
delle povere, vedove, delle povere orfane,
delle poverissime persone, insomma, le quali,
per incuria, o peggio, delle vecchie com
missioni di sovvenimento, attendono ancora,
e taluno persino da quattri anni, il paga
mento delle sovvenzioni.
Molti infelici, che, contando sui sussidi,
hanno contratto qualche debito, sono ora in
grande angustia per la possibilità che la
debitoriale erariale si tramuti in loro mano
in un chiffon de papier. I più miseri, i più
travagliati, i più straziati dalla miseria di
questi anni di guerra siano almeno sodi-
sfatti, se non altro a titolo di carità.
Ho.creduto bene, cara „Voce", di rile
vare questo desiderio, confidando nel tuo
interessamento per ogni causa giusta e buona.
IJn assiduo".
All' „Assiduo" facciamo presente anzi tut
to — come ha già veduto da sé — che
l’indugio nei pagamenti di sovvenzioni do
vute dal cessato governo non è in ogni mo
do da addebitarsi al governo italiano, Nè
si tratta che ci siano o non ci siano i da
nari. I danari per pagare ciò che va pagato
in base alle disposizioni di legge o ai bandi
ci sono e nessuno si sogna di lesinarli. Ma
bisogna prima che venga risolta la questione
di principio e a questo scopo noi riteniamo
pratico e conveniente che dagli interessati
venga compilato un „memorandum" per
/’ autorità, nel quale si espongano, documen
tandole con la necessaria larghezza, le ra
gioni di varia natura che militano a favore
di questa categoria di sovvenzionati.
Siamo certi che i fattori chiamati a deci
dere prenderanno in.attento esame le ragio
ni adotte e nei limiti del possibile e della,
legalità provvederanno a lenire il disagio e
la miseria provenienti dal mancato sovven-
zionamento. Se poi si. verificassero errori o
colpe a carico di singole persone degli orga
ni esecutivi, è fuor di dubbio che, portati i
casi rispettivi a conoscenza delle autorità di
sorveglianza, queste faranno tatto il loto
dovere, <
Decesso. È morto a Boi della Brazza un
nostro modesto, ma valoroso consenziente:
Luca Radicich. Esemplarmente devoto alla
nostra causa, cooperò a difenderla con 1 a-
zione sempre vigile e pronta e con la co -
laborazione assidua nei cessati giornali ita
liani della provincia. Anche in ristrettezze
economiche fu generoso sovventore della
Lega Nazionale; ed ogni nostra affermazione
politica o nazionale trovò in lui pronta e
fervida adesione. Fu un ottimo, tenerissimo
figlio; ed ora è sinceramente compianto da
quanti ebbero ad apprezzarne la rara bontà
d’ animo, il patriottismo e la coltura.
Diamo commossi questo tributo a affetto
alla memoria del carissimo amico e Com
militone.
—■ Alla famiglia del compianto Matteo
Roje di Spalato, nostro b.uon aderente po
litico, e marito e padre affettuosissimo, in
viamo condoglianze sincere.
Illegalità. Questo Giudizio distrettuale
con patente e grave violazione di legge
seguita ad intimare citazioni di comparsa,
redatte esclusivamente in croato, anche a
persone notoriamente italiane della città.
Sotto l’Austria era legge e uso che agli
italiani venissero intimate citazioni in ita
liano. Ora, che siamo in Italia, si osa quello
che sotto 1* Austria non si sarebbe certo
osato.
Nella riserva d’illustrare altri fasti di giu
dici croatofili, esigiamo che allo scandalo,
ora denunciato, sia posto fine.
Soto la tore. Gigi Bauch, uno dei nostri
più simpatici poeti dialettali, ci manda que
sto suo sonetto :
Soto la tore.
Eco el Leon che xe tornà al suo posto,
dove ch’el Samicheli l’à idea;
eco, le prove d’odio, el sterna imposto
dala superbia vii, tato lava.
Vecio Leon, o no xe meo, pitosto
messo de guardia, su sta tore qua,
che no, per antigaia, esser esposto
nel Civico Museo de San Donà?
— Si, sì, mi stage ben dove che stago ;
meo, assai meo de quando, senfinela,
stavo incastrado in t’un bastion de Pago.
Qua, son contento, vivo e no mè scondo ;
godo con Zara aiegra, bona e bela,
e parlo de Venezia a tuto el mondo.
Il diffondere
„LA VOCE DALMATICA44
è dovere patriottico
R. Stazione Aerologica di Zara
Bollettino metereologico.
del 20 marzo 1919 (ore 8)
Pr
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Editrice la Tipografia : E. de Schònfeld & Co.
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Abbonamenti per ora non si ricevono
Un numerocentesimi 30 di corona
VOCE DALMATICA
Per le inserzioni rivolgersi all’Amministrazione
— — — Pagamento anticipato —» — —
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia SchSnfeld.
Per i diritti dei popoli
e della Dalmazia Italiana
Discorso tenuto al Comitato permanente universitario
di Catania il 19 marzo 1919.,
Saluto con sentimento di schietta cordia
lità gli egregi componenti il nuovo Comitato
permanente universitario.^
11 nuovo Comitato è il primo che ha la
fortuna di essere chiamato al suo delicato
ed onorevole ufficio nel sospirato momento
che succede alla terribile conflagrazione che
ha insanguinato e disonorato i popoli e
l’umanità. Ma ciò accresce di gran lunga,
non diminuisce il suo compito.
Il compito di chicchessia, in questo su- -
premo momento storico alla vita dei popoli
e dell umanità, è di rendere, ovunque e per
sempre, impossibile il ripetersi dell’ immane
cataclisma cessato.
E poiché il cessato cataclisma è stato non
già il cieco e fatale risultato di un decreto
della natura, ma l’imposizione di un delit
tuoso ed esecrando capriccio di popoli e
di uomini, contro qualunque uomo e contro
qualunque popolo capace di concepire, di
complottare e di eseguire il delitto e il di
sonore di siffatti capricci, noi tutti, ognuno
nei limiti delle proprie forze, dobbiamo ri
solutamente imporci il sacro e santo dovere
di insorgere, come un sol uomo, in ogni
istante ed in ogni luogo.
Quando, all’ indomani del terribile cata
clisma della Natura — che fu il terremoto
di Messina — tutti s’intenerivano delle la
crime dei capi di Stato e di Governi, per
le vittime e per i soccorsi da essi prodigati
a favore delle famiglie delle stesse vittime,
Ć salutavano tali lacrime e tali «occorsi come
il principio di una migliorata e più civile
umanità, io, in una conferenza pronunciata
nell’aula magna della R. Università di Sas
sari il 28 gennaio 1909, intitolata II falso
dolore degli stati per le vittime dei delitti
delle Natura, affermavo:
„Quanto al dolore manifestato, in tutti i
„modi, e da Stati e capi di Sfati, noi di-
„chiariamo, francamente, che sol quando
„essi comincerahno ad avere in orrore le
„guerre che son causa di non minori in?
„felici vittime e di non minori lutti e pianti
„di quelli che producono i terremoti, noi
„cominceremo a credere alla sincerità di
,,tal dolore. Noi non comprendiamo, in ve
rità, come si possa essere sinceramente
„addolorati per le vittime dei delitti della
„natura, quando si resti completamente in'
„sensibili dinanzi alle vittime dei delitti
„umani. In tanto noi potremo cominciare a
„credere alla sincerità del dolore degli
„Stati e capi di Stati per le vittime di ter
remoti, in quanto essi cominceranno sin
ceramente e solennemente a rinunziare alla
„follia di farne altre per conto proprio.
„Quando gli Stati e capi di Stati comince
ranno a comprendere che bisogna essere
„fortemente armati non già per trucidarsi
„selvaggiamente tra di loro, ma per difen
dersi sempre contro tutti gli attentati e
„delitti della natura, per diminuirne e miti
garne le disastrose conseguenze; solo al
lora noi cominceremo a credere alla sin
cerità del loro dolore per le vittime " di
„delitti pari a quello del 28 dicembre. Prima
»di tal giorno, qualunque manifestazione di
»dolore per le vittima di qualunque fatto
„della natura, non è e non può essere che
„ipocrisia ; sempre ipocrisia : ipocrisia di-
„plomatica**.
La ribellione, 1’ eterna ribellione, a questa
ipocrisia, dev’ essere il nuovo compito degli
studenti universitari nel supremo e decisivo
momento storico che succede alla follia di
plomatica della cessata conflagrazione uni
versale.
Non di qualunque idea deve, dunque,
farsi promotore il primo comitato perma
nente universitario di Catania, che ha la
fortuna di assumere il suo ufficio nel su
premo e decisivo momento che succede
alla follia scientifica e diplomatica della con
flagrazione universale ; ma di quelle idee •—
di soltanto quelle idee, e da chiunque ven
gano professate, dentro o fuori l’Università
*— le quali siano la guerra, l’eterna guerra,
a tutte indistintamente le guerre e a tutte
indistintamente le paci calpestatrici dei sa
cri ed inviolabili diritti d’indipendenza dei
popoli — dei diritti nei quali è soltanto
possibile l’istaurazione e la perpetuazione
della vera pace e della vera società univer
sale degli Stati.
Guerra ad una pace calpestatrice di di
ritti e creatrice e perpetuatrice di future
cause di guerra è — in questo supremo
‘«omento storico della vita, della Patria e
dell umanità — la rivendicazione dei diritti di
esistenza e di indipendenza delle popola-
2l°ni italiane della Dalmazia.
La gioia delle * rivendicazioni italiane rea
lizzate contro 1* Austria-Ungheria, non sarà
a completa e vera gioia, finché un sol Co
mune Italiano della Dalmazia sarà obbligato
maggior supplizio e alla maggiore onta
una tirannica dominazione straniera che
A°n P** la tirannica dominazione straniera
Austro-Ungarica.
» Maggiore supplizio e maggiore onta dei
abbattuta tirannica dominazione straniera
Austro-Ungarica è il supplizio e 1’ onta della
sorgente tirannica dominazione Jugoslava.
Ebbene: nessuna vergogna, nessuna umi
liazione v’ è, per l’Italia, sublime vincitrice
dell’ Impero Austro^Ungarico, maggiore di
quella di sopportare, anche per un solo
istante, che la benché menoma comunione
italiana della Dalmazia rimanga sotto il libe
ro e nuovo giogo straniero ed oppressore
dei jugoslavi.
La diplomazia italiana non deve disono
rare l’esercito italiano. Disonore dell’eser
cito italiano sarebbe la diplomazia italiana
che nel Congresso della Pace non riportasse
contro i jugoslavi la vittoria che 1’ esercito
italiano, per virtù sua propria, conseguì
contro F Impero Austro-Ungarico.
Non si parli di Plebisciti nell’ opera di
sacra rivendicazione, e di sacra difesa dei
diritti delle popolazioni italiane della Dal
mazia irredenta, alla quale la diplomazia ita
liana è tenuta.
/ plebisciti son sacra ed inviolabile prero
gativa degli aventi diritto, non mai degli
usurpatori e calpestatori degli aventi diritto.
In Dalmazia, come in qualsiasi altra sacra
terra che si trovi nelle stesse tristissime
condizioni della Dalmazia, gli aventi diritto
al plebiscito sono i legittimi possessori e i
legittimi discendenti dei legittimi possessori
della Dalmazia — gl italiani e i discendenti
d'italiani — non già gli usurpatori e i di
scendenti degli usurpatori e calpestatori dei
diritti degli italiani — i jugoslavi — siano
essi autentici jugoslavi, siano austriaci tra
vestiti da jugoslavi.
E non si parli neppure di difficoltà e
d’impossibilità di instaurazione di pace e di
Società di Stati col .non rinunziare alla ri
vendicazione dei diritti delle popolazioni
italiane delittuosamente agognate da Slavi e
da Tedeschi.
La pace e la Società degli Stati saran
conseguenza, non premessa, del riconosci
mento e della tutela dei diritti di indipen
denza dei popoli.
I diritti dei popoli, dovunque siano me
nomamente eilpestati, bisogna riconoscere
e tutelare innanzi tutto, sopra tutto e con
tro tutto, se vuoisi davvero l’instaurazione
delia pace e della Società degli Stati.
E dopo centinaia di migliaia di vite e
miliardi di lire italiane sacrificate per la ri
vendicazione e la tutela dei diritti di indi-
pendenza di tanti popoli stranieri, è sempli
cemente ed enormemente pazzesco e crimi
noso che ci siano italiani, i quali — nella
completa ignoranza di ciò che è la vera
pace e la vera Società degli Stati — so
stengano il sacrifizio dei diritti all’ indipen
denza di popolazioni italiane per non pro
vocare le ire di selvagge e straniere popo
lazioni usurpatrici e sopraffattrici.
Nessuna pietà verso popolazioni che, nel
lungo e doloroso servaggio della nostra
Patria, riuscirono, con la delittuosa prote
zione degli Stati dai quali dipendevano, a
usurpare e tiranneggiare territorii originaria
mente e legittimamente italiani.
Si compirebbe la peggiore e la più de
testabile di tutte le nazionali vigliaccherie,
se per paura di provocare le ire di popo
lazioni straniere, notoriamente usurpatriéi e
sopraffattrici, si dovesse rinunziare alla so
spirata rivendicazione dei diritti di esistenza
e di indipendenza di tutti i nostri fratelli
abitanti i territori, nei quali quelle popola
zioni hanno esercitato e continuano ad eser
citare il loro dominio usurpatore e sopraf-
fatore.
Avv. Eduardo Cimbali
prof. ord. di diritto internazionale nella r. Università
di Catania.
Il voto di Bari
per Fiume e la Dalmazia
Le Sezioni Baresi della „Trento e Trieste**
e della „Pro-Dalmazia Italiana**, in una so
lenne adunanza, essendo presenti e portan
dovi il contributo della loro autorità e la
loro piena adesione senatori, deputati, il
sindaco della città e numerose i rappresen
tanze di associazioni cittadine, votarono il
seguente ordine del giorno:
Sicure interpreti della coscienza di tutte
le popolazioni italiane e più che mai, delle
genti pugliesi, le quali ben conoscono i fra
telli dell’ altra sponda adriatica, perchè con
essi ebbero sempre scambi e rapporti spi
rituali e materiali;
ricordando che per lunga serie di secoli
il Mare Adriatico'non fu sicura e libera via
ai naviganti e mercatanti, se non quando le
due opposte sponde furono ricongiunte sot
to un solo e fraterno impero;
affermando che una delle supreme e più
sentite ragioni ed aspirazioni della terribile
tzuerra, che impose all’ Italia tanti sacrifizi
di sangue e di beni, fu quella di ricostituire
in un corpo solo le ancora divjse spoglie
italiane, ricongiungendo alla Madre Patria i
fratelli che* gemevano sotto il giogo stra
niero; . ..
ancora una volta, in confronto a tutti gli
> stranieri, chiunque essi siano, amici e nemi
ci, affermano che la italianissima Fiume
đev’ essere in modo indissolubile, come è
già ormai certamente, riunita all’Italia, per
chè cosi vogliono le concordi decisioni de
gli Italiani e dei Fiumani. Nè contro di
queste possono valere le inconsulte pretese
di popolazioni fino a ieri nemiche, ed oggi
assurte a libertà solo per la virtù del san
gue e dei sacrifizi degli italiani;
e che la terra di Dalmazia tutta — inin
terrottamente nella sua parte continentale,
dal fiume Zermagna fino alle Bocche di
Cattaro, nonché nelle Isole sue, dalla riden
te Arbe fino alle Curzolane ed alle altre
che popolano la sponda orientale; — per
ragioni di órdine geografico, storico, eco
nomico, strategico e sovra di tutto, per
quella superiore ragione civile che regge i
rapporti umani, e ha espressione e docu
mento in tutto ciò che materialmente e uma
namente costituisce e rappresenta la Dal
mazia, la quale ebbe dai Romani, dai Ve
neziani, cioè dagli Italiani, ogni sua forma
tangibile di civiltà e di vita intellettuale ed
economica, così che le città, il linguaggio,
i costumi in quella nostra terra sono veneti,
o anzi meglio latini — la terra di Dalmazia,
dicesi, deve ritornar a far parte di quell’I
talia una ed intiera, la quale ha finalmente
ritrovata la propria via, riconquistando con
le più nobili gesta il diritto al rispetto di
tutto il mondo civile, e quello di essere
una vera e grande Nazione, cinta dalle Al
pi, padrona dei suoi mari, e sovra di ogni
cosa del suo golfo e delle sue terre di
Dalmazia, dove ancora òggi, da Arbe fino
a Ragusa e Cattaro, risuona il dolce lin
guaggio dei Veneti.
E questo voto di solenne affermazione,
che non a sole parole deliberano, ma con
la coscienza di volerlo fatto proprio dal
Governo nazionale e rispettato da tutti gli
stranieri amici e nemici, le Associazioni ba
resi stabiliscono d’inviare, con le firme del
le accennate autorità è dei ^Presidenti, alle
loro Eccellenze Orlando, Sonnino, Salandra
e Baržilai, a Parigi, affinchè Essi, che fu
rono e sono difensori dell’ ànima italiana ed
i suoi degni rappresentanti, abbiano, per
quanto modesta, un’altra e valida afferma
zione dell’ italianità di Fiume e della Dal
mazia.
Nostre
Da Trieste
Spettacolo d’ opera. Il vostro concittadino
O. Lovrich ha scritturato un complesso di ot
timi artisti per una grande stagione lirica al
Politeama Rossetti.
Sarà la prima stagione dopo l’avvenuta
redenzione allestita con artistico intendimento
e signorilità, doti che^ono proprie al Lovrich.
Grande è l’aspettativa per questo spet
tacolo che comprenderà il Rigoletto, l’Er-
nani e la Madama Butterfley ; la prima
rappresentazione avrà luogo, salvo circo-
stanne imprevedute, sabato prossimo.
Colgo questa occasione per rilevare che
il Lovrich anche in tempo di guerra, nel
triste ed oscuro regime del terrore a Trieste,
ha allestito degli spettacoli, contribuendo
così con una propaganda in apparenza mo
desta a tener vivo ed alto il sentimento
d’italianità.
Il Lovrich gestiva allora due dei principali
teatri, e precisamente la Fenice con spet
tacoli variati, ed il Politeame Rossetti con
la compagnia di prosa cittadina.
(All’ egregio concittadino i nostri migliori
saluti ed auguri.)
Da Sebenico
Fino a quando questo strozzinaggio ?
Già due volte finora comparvero nei giornali
dei lagni basati su fatti veri a proposito
dello strozzinaggio che regna in paese, ma
nessuno pensò a mettervi riparo, mentre ci
consta che a Zara i prezzi sono stati di
molto modificati. Che fanno il nostro co
mune e le autorità competenti ? *)
Credo siano passati i tempi, nei quali,
sotto la defunta monarchia, lo strozzinaggio
era una professione e l’essere onesti una
colpa. Vediamo un po’ i prezzi di qui : la
carne di manzo di qualsiasi specie a corone
24 il chilo ; quella di agnello a cor. 30 ; e,
scusatemi se è poco, 1’ olio a cor. 20 il litro.
Il pane bianco si vende nelle pistorie ed
in Piazza delle frutta a cor. 8 (dico otto) il
chilo e quello di frumento a cor. 4, mentre
la farina non oltrepassa il prezzo di 2 cor.
per chilo ; la pasta, che si compera alla
Cooperativa a cor. 4 e cent., viene poi ri
venduta nei negozi a 8 ed a 10 corone. E
mi spiego : di questi giorni V Approvvigio
namento civile non dà fuori pasta, ma c’ è
la Cooperativa, la quale, mentre non do
vrebbe vendere i generi che ai militari e
agli impiegati gofernativi, vende la pasta a
tutti e specialmente alle contadine (spécia
liste nello strozzinaggio) e queste poi la
rivendono ai negozianti cosidetti di guerra.
E così si spiega l’incredibile, Enorme au
mento di prezzo.
*) Per l’amor di Dio, non parli dì Zara! Modi
ficati, qui, i prezzi? Col latte che costa dalle 4
alle 5 cor. il litro ? Còn la carne sempre carissima,
ad onta dell’ abbondante importazione di ovini ?
Uno degli scorsi giorni nella nostra pescheria c’ era
grande abbondanza di palamide, pesce che, in
tempi ordinari, si vendeva a prezzi quasi irrisori.
E sa il corrispondente a quanto si vendeva? A 12,-
diciamo dodici, corone il chilo, compresa la testa.
. ‘ N. d. R.
Il riso, che all’ Approvvigionamento si
riceve per meno di 2 cor. il chilo, si vende
in Piazza dell’ Erbe, ed anche in qualche
negozio a cor. 6 il chilo. Mi sembra che
anche questa non sia cosa lecita, come nep
pure la veiìdita dèi vino a cor. 8 il litro.
Le frutta, che giungono qui dal Regno, si
smerciano a prezzi favolosi. Gli aranci si
vendono a 5 o 6 cor. il chilo, cosi che un
arancio costa una corona. I fiammiferi si >
vendono a 60 cent, la scatola. Perchè non
sf fanno venire finalmente cerini e fiammiferi
dalle fabbriche nazionali ?
Nella locale pescheria i prezzi sono pure
altissimi malgrado il calmiere ; non c’ è alcun
controllo; è una babilonia.
Nelle pasticcerie e nei caffè vige sempre
inalterata la medesima modicità dei prezzi.
Dopo le prime lagnanze, comparseliei giQr-
nali, le autorità, bisogna dir il vero, fecero
qualche cosa, cioè ordinarono a tutti i ne
gozianti, piccoli e grandi, di mettere fuori
i prezzi di tutti i generi. E così ognuno
ebbe la sodisfazione di vedere documentato
lo strozzinaggio su la carta bianca con pa
role nere. Insomma, a Sebenico, si ebbe e
si ha un’ esposizione artistica dell’ arte stroz-
zinatrice, la quale ottenne ed ottiene un
enorme successo morale e finanziario.
E la questione delle lire ? Numerosi car
telli qua e là dicono : „Compero lire**,
„Cambio lire** ; ma al cambio ti voglio. Lo
fanno sempre ad ùn tasso elevato contrario
all’ ordinato ragguaglio di cor. 2.50 per lira.
E poi ora, a Sebenico, ognuno fa il com
merciante, sicché le vere firme ne sono
danneggiate assai. Qui calano dei giovanetti
imberbi, esercitando essi pure, impunemente,
10 strozzinaggio, invece di vendere i diversi
generi a prezzi minimi per far sparire una
buona volta il flagello del caro-viveri.
Invitiamo le autorità competenti a voler
una buona volta mettere riparo a questo
deplorevole stato di cose, chè, altrimenti, ri
torneremo in maniera più acerba sull’ ar
gomento.
Per la festa di mezzaquaresima al „Maz
zoleni**. Per iniziativa di un’ impresa ano
nima (nomina sunt odiosa I) ebbe luogo il
27 p. p. una meravigliosa festa al nostro
teatro che non aveva nulla dq$ invidiare ai
féfrnosi veglioni della Scala. In fatti, lasciando
da parte la modestia, vi. concorsero artisti
di fama mondiale, come p. e. Raffale Cuomo
comico-dicitore di poco inferiore al Croce ;
11 J„Prestigiatorett Pepe Carlo, un degno
competitore del.... Fregoli ; la danzatrice
russa alla corte dell’ ex zar Nicola e da
ultimo „Le royale duo danzante**. Una me
raviglia addirittura, e vi so dire io che il
pubblico non faceva che...........applaudire
perchè gli artisti, risparmiando le loro fa
coltà inventive e i bei doni di natura per
altre produzioni, cessassero dal cantare, dal
danzare e dal far giuochi di prestigio.
L’ orchestra fu ottima e sbrigò con mae
stria, che ebbe del portentoso, il suo com
pito, quantunque non consistesse che di un
pianoforte non bene accordato. L’ingresso
fu gratuito, poiché ognuno che entrava in
teatro, dimenticava., pen presto, tra il ridere
e il.... veder ridere, di aver pagato lire 2
per l’ingresso alla platea, lire 8 per un
palco e lire 3.20 per una poltroncina.
Poi quando l’arte aveva già celebrati i
suoi trionfi, cessato il programma di varietà,
cominciaron le danze animatissime in vista'
della gran folla di gente, che permetteva di
ballare con qualche difficoltà a.... due o
tre coppie.
Spettacolo dunque e divertimento che fe
cero onore all’ „impresa anonima**, la quale,
„dulcis in fundo**, fece apprestare una squi
sita cena annafiata con finissimo spu
mante. Certo nessuno vorrà sospettare, che
la sullodata „impresa** con questa festa di
occasione abbia voluto farsi beffe di tutti,
come sarebbe la consuetudine di mezzaqua
resima. Ma la festa di mezzaquaresima del
1919 resterà un caro ricordo nel cuore di
quanti amano 1’ arte come .... scaccia-noia
e sarà inscritta a caratteri d’ oro negli annali
del teatro Mazzoleni. E arrivederci al 19201
Oblazioni pervenute al Fondo Nazionale Italiano.
Per onorare la memoria del defunto sig. Matteo
Matcovich: Emanuele Matcovich cor. 20, Iginio
Comici cor. 4, Luigi Courir cor. 3, Antonio Courir
cor. 3. — Per onorare la memoria della defunta
signora Angiolina ved. Fatica : Famiglia Comici
cor. 10, Mario de Sisgoreo e fam. cor. 4. — In una
circostanza festosa, Ferruccio Martelucci cor. 16.
La Cronaca
Le circoscrizioni giudiziarie in Dalmazia.
Il Comando Supremo dell’ Esercito ha prov
veduto con recente ordinanza a modificare
alcune circoscrizioni giudiziarie della Dal
mazia e delle Isole Curzolane, le quali di
pendevano da uffici rimasti al di fuori della
linea d’armistizio. Mentre il comune di
Much, compreso nella circoscrizione del Giu
dizio distrettuale di Spalato, e quello di Le-
cevizza, compreso nella circoscrizione del
Giudizio distrettuale di Traù, sono aggre
gati al Giudizio distrettuale di Dernis, l’i
sola di Meleda è aggregata al Giudizio di
strettuale di Curzola. I Giudizi distréttuali
di Lesina, Cittavecchia e Lissa, dipendenti
dal Tribunale Circolare di Spalato, e quelli
di Curzola e Blatta, dipendenti dal Tribu
nale Circolare di Ragusa, sono aggregati al
Tribunale circolare di Sebenico.
Ad àudiendum. L’arcivescovo di Zara,
dott. Vincenzo Pulissich, è partito per Roma,
chiamatovi dalla S. Sede.
Una grave mancanza. Prima del funesto
regalo della polizia di Stato, fatto a Zara
dai liberaioni del partito croato, la polizia
criminale veniva esercitata dal Comune; e
con tanta abilità e con tanta efficacia che
i furti nella nostra città erano assai rari.
Ogni volta poi che un furto o un furterello
veniva commesso, era anche subito sco
perto e denunciato.
I funzionari della polizia locale avevano
una perfetta, minuziosa conoscenza dell’ am
biente. Conoscevano, come si suol dire, i
loro polli ; e il loro flair era quasi sempre
infallibile. Fatto sta che la sicurezza dei
cittadini era perfetta. Le botteghe, di notte,
rimanevano persino senza imposte, con la
sola tutela di un cristallo.
Quest’ epoca beata scomparve con la po
lizia dello Stato: un organismo pesante e
costoso, volto piuttosto a reprimere i sen
timenti e i moti politici dei cittadini di
quello che a custodirne le proprietà.
Con la guerra le cose andarono a rotoli.
La polizia di Stato, militarizzata, aveva ri
dotti i suoi compiti ad un compito solo :
quello dello spionaggio e della denuncia.
E, intanto, calavano in città torme di loschi
disoccupati, a sostituire le forze giovani del
paese, arruolate nell’esercito. La proprietà
privata rimase incustodita. Le tenebre not
turne, imposte dallo stato di guerra, age
volavano le gesta dei ladri. I furti diven
nero frequenti, comunissimi.
La redenzione di Zara, se irradiò di luce
e di gioia gli animi, non penetrò ancora,
con effetti punitivi, nella foschia della de
linquenza. Àncora la città non è liberata da
una teppa — certamente estranea' — che
continua a, lavorar nelle tenebre. I furti ri
tornano ad essere frequenti ed impuniti.
Nelle scorse notti, scassinatene le porte,
vennero abbondantemente vuotati dai ladri
ì negozi dei signori D. Nardini, in Calle
del Tribunale, e S. Perissich, in Calle San
Domenico: il primo danneggiato di circa
8000 corone; di circa 6000 u secondo.
Denunciati questi furti, l’arme dei R. Ca
rabinieri iniziò subito le opportune indagini
nel contado, essendo fondati i sospetti che
i delinquenti siano di qualche villa o di
qualche borgo vicini alla nostra città.
Intanto, oltre i furti in grande stile, si
rilevano episodi assai disgustosi. Turbe di
ragazzacci disoccupati rubacchiano dì pieno
giorno dalle mostre dei negozi e dalle ceste
dei rivenduglioli e dei contadini, spesso —
è doloroso il dirlo! — in mezzo all’assen
ziente ilarità della plebe.
Dinanzi a questi fatti deplorevolissimi,
dobbiamo rilevare una grave mancanza.
Ci manca una buona e solida organizza
zione di tutela : ci manca, cioè, una buòna
polizia comunale, come Zara l’aveva nel
passato.
I RR. Carabinieri, che hanno principal
mente un servizio di polizia politica e mili
tare, non conoscono ancora, a dir così, la
psicologia dei bassi fondi locali. Le guardi«
municipali, poche e disavvezze al servizio
di pubblica sicurezza, sono tutte affaccen
date nel servizio annonario, ora più che
mai complicato e pesante. Il Municipio ha
bensì aperto il concorso per nuove guar
die ; ma, dato 1’ enorme rincaro e 1’ esigen
ze di vita delle classi popolari, nessuno
volle presentare la domanda di ammissione.
Urge invece, date le condizioni impres
sionanti della pubblica sicurezza, che il Mu
nicipio, con la cooperazione valida del go
verno, istituisca un corpo di guardie nume
roso e bene disciplinato, che conosca pro
fondamente le condizioni ed i tipi della
delinquenza padana.
Bisogna ritornire ai tempi nei quali, lo
ripetiamo, i furti erano quasi un’ incognita,
e gli averi dei cittadini erano pienamente
garantiti.
Contro gli incettatori di olio bisognerà
ricorrere ad altri mezzi, visto che hanno
trovato modo di eludere non solo i bandi
che vietano V esportazione, ma la vigilanza,
fattasi negli ultimi tempi più rigorosa, a bordo
dei piroscafi in partenza per Fiume. Come
abbiamo insistito altra volta, perchè gli or
gani di sorveglianza facessero tutto il loro
dovere nell’interesse dei cittadini e l’auto
rità politica mantenesse il sequestro della
merce confiscata ai contravventori dei vi
genti regolamenti, così oggi segnaliamo per
gli opportuni provvedimenti il contrabbando
d* olio che si pratica impunemente a danno
del nostro mercato da incettatori d’ogni co
lore, contadini, negozianti dell’ultima ora,
faccendieri ambulanti, ex funzionari a sipasso,
strozzini spregiudicati.
Tutta questa piovra della società, avvezza
ai facili guadagni dell’ economia di guerra,
non vuol rinunziare ai vieti sistemi del pas
sato e cacciata dalla porta rientra per la
finestra. Ci vietate di imbarcare i bidoni a.
Zara sui piroscafi? Ebbene — dicon co
storo — vi leveremo l’incomodo dei con
trolli e dei sequestri. Andremo a imbarcarlo
giunto che riteneva che qualsiasi conces
sione ai tedeschi e qtìalsiasi debolezza vew^
so i bolscevichi farebbe ritardare l’ora dell*;-
pace e comprometterebbe la sicurezza ia
avvenire.
IL rappresentante dell’Agenzia Havas dii*
rante un suo viaggio in Polonia si è trat
tenuto con Paderewski, il quale gli ha di
chiarato come la storia abbia già dimostrato
che il dominio fra la Polonia e la Germani^
non può essere, nè durare; è necessario ''ri
solvere nettamente la questione di Danzica
ed attribuire la città a uno od all’altro
Stato ; ma sarebbe giustizia rendere alla
Polonia ciò che le appartenne nei secoli
scorsi. Il popolo polacco, ha soggiunto Pa
derewski, visse sin* ora in una esaltazione
patriottica, che potrebbe degenerare in un
pericoloso «scoramento, se esso vedesse i
suoi sforzi, la sua pazienza ed i suoi sacri
fici non essere coronati dai risultati che
spera.
L’attesa angon della Polonia
CRACOVIA, 6. (Ritardato). Paderewsky
ha raggiunto qui la commissione interalleata
per proseguire insieme con essa il suo viag
gio da qualche giorno progettato alla volta
di Parigi. Come nel 1856 Cavour andò a
Parigi per difendere le sorti dell’ assente
Piemonte, Paderewsky si reca alla Confe
renza della pace per invocare la salvezza
della Polonia. La Ćonferena con le sue de
cisioni non farà soltanto della Polonia uno
Stato più o meno grande, atto più o meno
a compiere la sua missione contro il bol
scevismo, ma le sorti stesse della Polonia e
la sua stessa esistenza stanno per essere
decise in quanto una forte delusione della
opinione pubblica polacca nelle sue spe
ranze più eque produrrà una crisi all’ interno,
che sarà sfruttata dagli agitatori bolscevisti.
Il viaggio di Paderewsky è 1’ ultima spe
ranza degli intesofili polacchi che costitui
scono il partito dell’ ordine ; la fame, la di
soccupazione e la guerra guerreggiata su
tutte le frontiere sono ottime armi nelle mani
di una minoranza pronta a tutto.
. Il Belgio onora Dante
BRUXELLES, 6. Un comitato belga è
stato fondato per celebrare il sesto cente
nario dantesco. Il comitato si è riunito ed
ha esaminato le varie proposte fatte per
celebrare degnamente l’anniversario del gran
de poeta italiano. Pubbliche conferenze sa
ranno- tenute da letterati belghi di naziona
lità francese e fiamminga. Il cardinale Mer-
cier ha fatto annunciare la creazione nella
università di Lovanio di una cattedra dan
tesca.
I problemi fluir aviazione alia tonleresza
PARIGI, 7, La commissione interalleata di
areonaùtica ha tenuto la sua quarta e quinta
riunione. Sono state approvate le conven
zioni militari e legali relative aH’areonau-
tica. L’approvazione ha dato luogq a una
viva discussione tra i delegati delle varie
nazioni specialmente sull’ argomento dell’ a-
reonautica civile negli stati nemici, ìa quale
può costituire per essi un mezzo molto ef
ficace per la preparazione a una lottai aerea
militare. La commissione ha preso visione
del lavoro delle sotto commissioni legale e
tecnica già molto avanzato, che permetterà
di presentare tra breve la convenzione in
ternazionale di navigazione aerea, che co
stituisce la prima legge veramente completa
in materia di diritto aereo internazionale.
Piani di socializzazione
in Austria
BASILEA, 6. Si ha da Vienna : All’ as
semblea nazionale il presidente della com
missione per la socializzazione Bauer ha ri
ferito circa lo stato dei lavori della com
missione stessa. Il governo presenterà pros
simamente tre progetti di legge : uno rego
lerà il diritto di espropriazione per tutte
quell’industrie o quei rami di produzione
che devono essere completamente socializ
zate; il secondo progetto di legge deter
minerà T organizzazione e lo sfruttamento
delle industrie, che devono essere esercitate
come imprese private sotto il controllo so
ciale; infine il governo presenterà un pro
getto di legge per istituire consigli di eser
cizio (consigli di fabbriche) per tutte le im
prese. Quest’ ultima legge garantirà la col
laborazione degli operai e degli impiegati
nell’ amministrazione delle imprese. Il pro
getto di legge circa la socializzazione delle
officine ' elettriche è terminato.
Le isole Filippine saranno indipendenti
WASHINGTON, 6. Una commissione di
40 abitanti delle Filippine ha presentato
ufficialmente una domanda in favóre della
indipendenza delle isole Filippine. Dabcer
ha risposto alla commissione, che, facendosi
interprete delle idee di Wilson, riteneva
giunto il momento di dare alle Filippine
completa indipendenza.
I Socialisti fivolffluari b «iati
appoggiano il governo siberiano
OMSK, 6. Durante il soggiorno dell’am
miraglio Koltchak ad Ekaterinburg il signor
Koseceff, delegato del partito dei socialisti
rivoluzionari, gli ha dichiarato che il suo
partito ha deciso di sostenere il governo đr
Omsk nella sua lotta contro i massimalisti,
distaccandosi recisamente da quei membri
che si sono uniti' ai bolscevichi. I partiti
socialisti sostengono lealmente il governo e
gli prestano un appoggio efficacissimo, co
scienti della necessit dell’ unione per il
successo nella lotta comune. Nella stessa
occasione il signor Dakteceff,rappresentante
il partito dei socialisti popolari, ha pronun
ciato un discorso, in cui ha detUFtra altro
che attualmente, quando tutta l’energia del
popolo deve essere impiegata a lottare per
il pringg^»*«jg|lo -Slitto, partilo so
sterrà iri'qusSta-lótta, e constata
con sodRàfiÈsSne Tattittfdine schiettamente
democratica Mlottà: dataTgoverno.
SituazioflS gMve il Murmante
LONfiRA» Ùn&comunieato cirea
tuazionj^SUÌ Trenti mUrmanb-e di Arcangelo
dice: L <frW*alo-#||ayna^’-‘si prepara adb
un’energica azione per far fronte ad una situa
zione assai gràye. A 120 miglia a sud di
Mourmask vengono inviati rapidamente per
ferrovia rinforzi di fanteria e di fucileria di
marina. Si spera che queste forze riusci
ranno a tagliare la strada agii elementi fin
landesi che tentano di effettuare un con
giungimento coi bolscevichi. Nessun cam
biamento nella situazione di Arcangelo.
Attacchi bolscevichi respinti
LONDRA, 6, (Ufficiale). Un telegramma
da Arcangelo dice : Al mattino del 5, dopo
una notte di bombardamento, il nemico ha
attaccato le nostre posizioni presso .Sred-
merhanga. Abbiamo respinto Fattacco con
gravi perdite per il nemico e abbiamo fatto
prigioniero un comandante di battaglione
con il suo aiutante e con cento uomini di
un reggimento bolscevico. Abbiamo cattu
rato cinque mitragliatrici e non abbiamo al
cuna perdita. '
Il Vaticano e la Francia
ROMA, 6. Stamane nella sala del
concistoro, presente il Papa, si diede
lettura del decreto per l’approvazione della
santificazione di Giovanna d’Arco. Erano
presenti numerosi cardinali e prelati, le rap
presentanti delle vedove francesi, la signora
Daniels, accompagnata da un ammiraglio
americano, alcuni diplomatici ed altre per
sonalità. Il Papa pronunciò un discorso, fa
cendo l’elogio di Giovanna d’Arco, e aggiunse
che egli vuole essere chiamato amico della
Francia. Esprime quindi la speranza che
Giovanna d’ Arco divenga realmente il tratto
d’ unione fra patria e religione e tra Fran
cia e Chiesa, fra terra e cielo.
La Cronaca
Ospite augusta. Ieri la nostra città ebbe
l’altissimo onore di una visita di 5. A. R.
la Duchessa d’Aosta. / ;
Giunse nel pomeriggio col suo seguito in
automobile; percorse le principali vie citta
dine e poi s’imbarcò sulla R. nave „Abba",
diretta per Abbazia.
S. A. venne ossequiata dal prosindaco
Persicalli — che, accompagnato dalla rap
presentanza municipale, le porse il saluto di
Zara — e dai capi delle autorità civili e
militari.
La nostra popolazione fece all’augusta
donna fervide dimostrazioni di reverenza e
di affettò. La città era tutta imbandierata a
festa. La banchina di riva nuova e la riva
stessa erano gremite da una densa folla, che
accolse e salutò alla partenza S. A. R. con
fragorosi evviva, sventolando tricolori e faz
zoletti. La Banda municipale eseguì marcie
patriottiche e due plotoni di marinai resero
gli onori militari.
S. A. R. rispose con affabilità ed effu
sione alle dimostrazioni di esultanza, conti
nuando a salutare la folla anche quando la
R. nave era già al largo.
La principessa Elena d’Orleans, figlia del
fu conte di Parigi, nata il 13 giugno 1871,
è consorte a S. A. R. il principe Emmanueie
Filiberto di Savoja, Duca d’Aosta, cugino
del Re e promosso da pochi giorni generale
d’esercito per meriti di guerra.
Sa» Marino a Zara.. Il nostro Municipio
ricevette questo nobilissimo telegramma:
„Eletti capitani reggenti di questa libera
Repubblica, che con tutto il suo popolo ha
palpitato e con mólti suoi volontari ha com
battuto per la redenzione di tutte le terre
italiche, salutiamo fidenti la nobile città di
Zara e le città sorelle di Dalmazia, dalla
solenne, indistruttibile vittoria degli Italiani
alla Patria rivendicate. ~ Domenico Vicìni-
Suzzi, Valli Pietro, capitani reggenti".
Ed ecco la risposta del nostro Municipio:
„Alle Loro Signorie i capitani reggenti
la Repubblica di San Marino. Zara, grata e
commossa, ricambia il saluto fraterno che a
lei e alle città sorelle di Dalmazia proviene
dalla patriottica repubblica, le cui origini
hanno dalmatica- impronta e cui la comu
nanza del nazionale sentire così intimamente
ci avvince, bene augurando che gli ardenti
voti per ja redenzione di tutta questa tor
mentata terra abbiano compimento sicuro. —
Prosindaco Persicalli
Fascio femminile nazionale. Domenica
ebbe luogo nella sala maggiore del Casino
una seduta per la riorganizzazione del „Fa
scio femminile nazionale" di Zara.
Nella. relazione fatta alle socie, convenute
numerose aH’adunanza, venne chiarito il
programma della istituzione, che vuol riu
nire tutte le forze in un fascio per risolle
vare lo spirito nazionale italiano, lungamen
te, per forza di dolorose circostanze, asso
pito: principalissimo compito del Fascio
femminile quello di esplicare, come il ma
schile,ogni possibile attività, quando le più
urgenti esigenze nazionali e sociali la ri-
chieggano.
Vennero anche espresse belle parole di
ringraziamento alla signora Maria D’Alia-
Pitrè per F opera indefessa svolta a vantag
gio di Zara, come se fosse ella stessa una
figlia amorevole della nostra città.
La distinta signora, presente all’adunanza,
si disse gratissima della manifestazione, e
spiegò come -sia organizzato il Fascio fem
minile di Roma, rilevando la necessità, . da
parte del Fascio femminile locale, di imi
tarne la regola.
Si precedette quindi alla nomina della
«^va dirane. VejMgfclettT—
.«aria Wbrignora SSfesba G|
preside^ effe!
Weratèfo »chiamate à far
ZttBe è deUeonsigliolilbettr^'
rose signoria^
;=A bordo.;.
.• -enica -ttr.i . ebbe
trattenimento, per il quale erano stati dira
mati dagli ufficiali numerosi inviti. Suonava
un’ orchesta diretta dal maestro Zink e dopo
le 16 in coperta cominciarono le danze che
si protrassero animate fino alle 20, quando
gli ospiti, che poco prima avevano avido Li
visita graditissima del contrammiraglio G;d-
leani, passarono nella sala da poppa per
uno splendido servizio di buffet.
Inutile rilevare la squisita cortesia del
trattamento da parte degli ufficiali, che lasciò
negli intervenuti iF più grato ricordo. Pa
recchie coppie danzarono poi fin verso le 23.
Iprežzi dei generi alimentari e il di
sagio pubblico. Riceviamo dalla città: „Col
rifiorire dèlia primavera i mercati riacqui-
stan vita e fervore. Affluiscono a Zara in
grande quantità gli erbaggi, gli agnelli e i *
prodótti del caseificio. Il pes'ce, catturato
in grande abbondanza, si vende un po’
dappertutto. Il governo provvede regolar
mente di generi di prima necessità la'popo
lazione, che ha risó, pasta, fagiuoli, farina,
lardo, eccetera in quantità più che suffi
cente. Un relativo benessere dovrebbe es
ser dunque subentrato alle squallide con
dizióni dagli anni scorsi e gli animi dovreb
bero aprirsi alla speranza di un sollecito
ritorno a tempi normali.
E invece -no. Invece perdura la preoccu
pazione perchè i prezzi dei generi alimentari
non contingentati continuano ad essere al
tissimi, e perchè i guadagni e le mercedi
vogliono essere sempre proporzionati al
caroviveri, in uno squilibrio che grava spe
cialmente sulla classe assai numerosa degli
stipendiati, i quali non possono rifarsi su
nessuno. Oltre agli alimenti, hanno un prez
zo eccessivo il sapone, le. soda caustica,
il carbone dolce, la colla d’amido ed altri
articoli che pure «rappresentano necessità
della vita.
La questione della carne grava poi im
mensamente sull’ economia domestica. Ecco
che il calmière, ottenuto a gran stento, non
vige più ; ed ecco che, a farne uno nuovo,
a quanto mi vien detto, occorre prima che
sia costituita, senza eccezioni e senza riva
lità, l’Associazione dei macellai. Intanto i
macellai non acquistano più bovi, e la carne
ovina è vénduta a prezzi esorbitanti, perchè
i produttóri chièdono anche prezzi esorbitanti. -
Si obbietterà che queste condizioni sono
universali e che non vi è alcuna ragione
perchè Zara debba fare eccezione. Ed io
vi dirò che per esempio a Trieste parecchi
generi di prima ^necessità sono più a buon
mercato che in Dalmazia e che, comunque,
la carne, con la grande produzione di ovini
nel nostro contado, potrebbe calare notevol
mente di prezzo, quando si trovasse il mezzo
di limitare, magari distribuendo het contado
una maggior quantità di generi alimentari
di prima necessità, le sfrenate esigenze dei
produttori.
La svalutazione della corona aggrava poi
le condizioni del mercato in modo intolle
rabile. I prezzi normativi della Penisola ven
gono qui più che duplicati e spesso sono
quadruplicati. Alcuni generi non tesserati
variano di prezzo a capriccio del venditore.
In in una bottega del Borgo F orzo da tor
refare costa 3 cor. il chilo; in un negozio
di città 6 corone. I grassi alimentari variano
pure di prezzo, a capriccio. I formaggi e i
salumi sono destinati soltanto alla mènsa
del ricco Epulone.
Il Fascio Nazionale, che in sulle prime
si era tanto interessato in materia di ap
provvigionamento, studiando i problemi del
pubblico disagio, da qualche tempo non si
fa più vivo, mentre dovrebbe continuare con
indiminuita alacrità nel suo compito, procu
rando di attenuar, per quante è possibile,
questo intollerabile stato di cose, che pare
allontanarci sempre più da condizioni nor
mali di esistenza. E si domanda come, è
fino a quando, potrà durare un simile arti
ficioso squilibrio, senza che abbia a produrre
un esaurimento completo e fatale.
Le città grandi, che hanno molte risorse
commerciali ed industriali, potranno superare
la crisi ; ma le piccole come la nostra, ove
più nessuna officina lavora, ove non si inizia
neanche qn restauro, ove la mano d’ opera
ha prezzi favolosi, ove; infine, nón si fa che
consumare senza produrre, attraversanouna
crisi gravissima.
E necessario che tutti i cittadini di buona
volontà, tutte le istituzioni, tutti i fattori
chiamati a tutelare gli interessi ed'il bene
del pubblico, rivòlgano la loro attenzione a
questo stato di cose, che esige farge e prónte
provvidenze. X. Y.
A proposito di mf adunanza. Riceviamo
dalla città: „Nella relazione, tenuta al con
gresso del „Fascio femminile" di Zara, ve
niva raccomandata F unione e la compat
tezza di tutte le classi sociali. Però, quando
si venne all’elezione della nuova direzione,
distribuite le liste già .pronte col nome delle
candidate, si potè rilevare un senso di di
sapprovazione fra molte signore votanti. I
nomi proposti,; meno poche eccezioni, rap
presentavano un scomplesso di fòrze, che, ai
tempi che corrono, e ben considerando la
compagine di tutta la nostra cittadinanza,
non può effettivamente considerarsi come
l’ espónente della maggioranza delle donne
di 2ara e tanto meno impersonare il pro
gramma democratico, affermato nella sua
esposizione dal segretario del „Fascio". In
vece in città si è . convinti che un „Fascio"
composto di tutti ,gli elementi cittadini, senza
irritanti distinzioni di casta, di rango a di
censo, non potrebbe che
fiottici e umamfan de ,^u"nne di
~;«serto che la maggioranza deffèj
Zara ha in sè elementi di forte e P
volontà, con la quale si pu^Ottimamen^
’ ippìite al prestigio àtradizionàte
Wta e ai beni di fortuna. ,
rocédimento.,rdel „FascioNè il citato p
femminile" di Róma-calza" M osso .Rostro.
■Nella nostra cittadina non vi son ié a«?
Aristocrazie secolari che possano, anc e
nericando, costituire un gruppo a pai te. vz
siamo tutte patriotte ad un modo. L com
tutte indistintamente le donne di Zara sono
chiamate a dare oblazioni per iscopi pa
triottici, e tutte sono liete e pronte a dar e,
così tutte, senza riguardo a ragioni estrin
seche, si dovrebbero chiamare a collaborare
nel „Fascio", che ha da essere una schietta
e operosa organizzazione democratica, o non.
ha ragione di essere. La direzione dei „fa
scio" invita le donne di Zara a sostenerlo,
a farlo progredire. Ciò indubbiamente „ av
verrà, quando saranno vinte le diffidenze
che anche F ultima elezione non ha dissipato.
Biancospino''.
Decesso. È morto Niccolò Benzoni, fabbro.
Popolano di specchiata onestà, lavoratore
provetto e indefesso, padre esemplare, lascia
argo e meritato compianto. Egli fu oltre
modo benemerito della classe lavoratrice,
collocando al lavoro centinaia di piccoli ap
prendisti è spronando F assistenza pubblica
ad aiutarli nei più urgenti bisogni. Era, per
questo, popolarissimo ; tutti ricordano che
ogni anno egli guidava i piccoli lavoratori,
vestiti a nuovo, ad una refezione abbon
dante, ringraziato e benedetto dalle famiglie
beneficate. Tutto cuore ed azione per la
causa italiana, godette l’amicizia di tutti i
buoni patriotti e crebbe figli degni di lui.
A loro porgiamo le più sentite condo
glianze.
L’ „Italia Sanitaria". A Roma è uscito
un nuovo giornale medico, 1’„Italia Sanitaria",
con un magnifico programma di fervida ita
lianità. Esso si propóne di realizzare in ogni
ca «pò dell’ attività medica, scientifica, pro
fessionale, pratica, legislativa, i fini della più
pura italianità. Potremmo definire questo
programma come l’espressione dì un nobile
nazionalismo sanitario.
Il giornale farà una larga cronaca del mo
vimento professionale e scientifico italiano
e si occuperà particolarmente dei problemi
sanitari nelle terre redente. Una speciale
ampia trattazione farà a riguardo del tra
passo dalla legislazione sanitaria vigente a
quella italiana, nei paesi guadagnati alla Patria
dal valore delle nostre armi vittoriose.
Si tratta, come si vede, di una pubblica
zione importante che sorge con propositi
onesti di battaglia, animati dalia più pura
fede e dalla fiamma più viva del patriot
tismo. Essa merita dunque che noi la salu
tiamo con la massima cordialità.
Ne è redattore capo il dottor Eschilo
Della Seta. Abbonamento annuo L. 8. Un
numero separato C. 30. Invio di numeri di
saggio gratuiti a chi ne faccia richiesta al
l’Amministrazione : Via dell’ Umiltà 43, Roma.
SI servizio pacchi postali. La Direzione
delle Poste e Telegrafi ci comunica :
Dal giorno 15 aprile è sfata disposta ìa
riattivazione del servìzio del pacchi postali
da e per tutti gli uffici aperti nei territori
occupati, fra loro e con tutti gli uffici del
Regno. Nei territori occupati il servizio sarà
eseguito secondo le norme già in vigore
presso la cessata amministrazione austro-
ungarica. Il peso massimo ammesso per i
pacchi postali è per ora limitato a 5 chilo
grammi, la dichiarazione di valore a cor. 300.
Pacchi gravati di assegno (con rivalsa)
sono per ora ammessi solamente da e per
gli uffici dei territori occupati.
I pacchi devono essere presentati aperti
agli uffici postali affinchè questi possano
accertarsi che non vi sono incluse corri
spondenze ed altri oggetti non ammessi.
Sul tagliando dei bollettini di spedizione
(indirizzi accompagnatori) non sono permesse
comunicazioni epistolari.
Le tasse d’ affrancazione (obbligatoria)
tanto per gli uffiei dei territori occupati
quanto per quelli del Regno, saranno com
putate in corone secondo la tariffa interna
preesistente. * • v
II nuovo calmiere per il pesce. A par
ziale modificazione dell’avviso 30 decembre
1918, l’Amministrazione comunale di Zara
ha fissato, sino ad altre disposizioni, un
nuovo calmiere per la vendita dei pesce.
Il prezzo del pesce piccolo e della minu
taglia è di 4, quello del pesce mediocre è
di 6 ed 8, quello del pesce grosso e più
ricercalo è di 12 corone il chilo.
li grezzo dei «seguenti pesci: Asia, Co
lombo, Gatto, Razza, Stramazzo, se non
sieno scuoiati o sventrati, viene fissato ad
una corone al di sotto di quello del calmiere.
Resta libero alla commissione annonaria
di fissare, in casi speciali, i prezzi dei pesci
al di sotto dei prezzi massimi.
La vendita del pesce non sarà permessa
prima dell’ apertura del relativo mercato, che
sino ad ulteriori disposizioni viene fissata
alle 7 ore antìm. Il mercato continuerà tutto
il giorno. <
La véndita seguirà verso esibizione della
tessera del pesce.
Direttore responsabile: GaetanoFeoìi.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
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Prescritto dai P’ù Illustri,1?ln”1t;!,,vicl)ll0sciuto
utilissimo per: rfanciulli paludi, deboli; ie sj
giovani anemiche, melanconiche, deboli, nsa. ,
clienti; le persone estenuate aalla fatica del 5
lavoro, talvolta eccessivo, dalle malattie, f
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Anno 2. - N. 31
Zara, 12 aprile 1919
Abbonamenti per ora non si ricevono
Ln aumero_centesSsssi 30 di corona
DALMATICA
Per ìe inserzioni rivolgersi all’Amministrazione
— — — pagamento anticipato — — —
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia Schonfeld.
cusagio economicoPiù volte, rilevando
ciie pesa md nostro paese in questo periodo
colmissimo e analizzandone le cause, abbiamo
eccitare tutti i cittadini, le-
enti pubblici a -dare con-
couchiuso pm
istituzioni e M»
gate tìs rimettere al mio indirizzo, — conse-
°^a. 81 .b^nco del Gaftèvéntraìe — una
' ichi«5 azione, .nella quale sia indicato il
numero delle azioni che intenderebbero di
acquistare?*
Antonio Battara.
Sigilo e oper;^ per usc;re <3.,^ -strettezze
Gel morneiuo eu evitare le cotìseguenze future
cose. La. supina inafr-
chiacchierona non fanno
U'tgravare la situazione: col lavoro, colie
e pubbliche, individuali e
simile stato didi un
Vivila e
che aggravare la
iniziative private
inerzia
conci lave, coi coraggio 'd’affrontare
blemi ii generale interesse e con la
volontà di trovarne
di lutti, anche
compiere, oper
prò-
con la recisa
una soluzione per il bene
con sacrifici personali, si può
di patria carità e di umanità,
specuumonte verso le classi -più bisognose.
Con questi intendimenti in altra "circo
costanza eccitammo a dar opera alla erezione
di una 'cooperativa di consumo e rincal
zammo quei! -.dea, accennando alla coopera
tiva cito funziona dy, oltre aa mese a Se
benico per ìe cure solerti dell’autorità mi
litare e a beneficio non solo dei soldati ma'
anche .Ielle famiglie degli impiegati e dei
dipendenti delio Stato. , ~ ‘
Qualche mese fa era allo studio una Coo
perativa rra impiegati : sì chiamarono in tutta
fretta dei delegati m rappresentanza dei vari
dicasteri, ss fecero liste di possibili contri
buenti per ì* ammannimento -del capitale so
ciale e ca allora,»., nessuno ne sa più nulla.
Cesi fatalmente vanno ad arenarsi da noi
troppo spesso tutte le ’ iniziative proficue :
fuoco e fiamma in principio, poi ìa solita
fciccn, il dar tempo ai tempo, il rimettere
l’esecuzione dei bel progetti’#Ue calende
greche.
, Ma a noi preme che qualche cosa si faccia,
che non ci si apps ghi di lamentele sussurrate
continuamente contro l’uno o F altro, contro
istituzioni e autorità; che il disagio sempre
più incalzante scuota dal torpore vergognoso
in cui e sopita ogni forma d’attività pub
blica, ridesti volontà, ed energie fattive, non
alimenti critiche negative.
E perciò che siamo lietissimi dì pubbli
care , le considerazioni e ia proposta cen
erei. r che F egregio sig. Antonio Battara
c’ invia in tema di cooperative e di tribu-
•. ivlgh caliv' il ivos’ho pb-us- A -d uostreqap
poggio.
„Le Cooperative — egli scrive — sono
notoriamente il mezzo e l’arma più efficace
per combattere lo strozzinaggio, il quale
durante la guerra e ancor oggi è una piaga
delia nostra economia.
Le società cooperative di consumo hanno
per ispopo F acquisto per la vendita in co
mune dei prodotti, tanto deila terra che
deli’ industria, e tendono precipuamente a
eliminare gl’ intermediari nella compera e
nella* vendita? facendo convergere a van
taggio generale dei consumatori gii utili e
i benefici goduti nel commercio da singoli
^speculatori o negozianti»
Ma la funzione ecònomico-sociale' delle
cooperative non si limita a questi utili im
mediati, ed è più complessa, intatti il coope
rativismo si prepone ancora:
a) ia vendila a contanti, ciò- che permette
ad ognuno di meglio equilibrare i sue
sogni'coi mezzi di cui d;spone;
b) la vendita a prezzo fisso, ciò che
ttibuisee a moralizzare il commercio;
e) ia vendita a prezzo corrente e non al
prezzo di costo; ciò che, mentre rende meno
aspra la concorrenza al commercio^ al det
taglio, imprime alla cooperativa ìa 1unzione
di naturale calmiere sui prezzi del mercato ;
ri) il rimborso in una volta scìa, al ter
mine delia gestione annuale, de? avanzo
netto conseguito, la qual cosa stimola al
risparmio.
Conscio del grande vantaggio che una
Società cooperativa di consumo porterebbe
alla maggior parte della popolazione di nara,
io mi permetto di lanciare dalle colonne
delia „Voce" la proposta di creare una So
cietà anonima cooperativa dì consumo a
A tale scopo sottopongo alia considera
zione e alla discussione dei miei concitta
dini queste idee informative di un eventuale
Statuto sociale: „ .
1. La società ha Io scopo di giovare al
l’economia domestica, mediante I esercizio
di un’ azienda, la quale provveda, ne ino o
più diretto possibile, generi alimentari, og
getti di vestiario, mobilia e altro e yen a
ai consumatori, assegnando al capitale so
ciale urr conveniente interesse e convertendo
in risparmio, a favore dei consumatori, e-
ventilale avanzo netto del bilancio.
2. Il capitale sociale è costituito da un
numero illimitato di azioni nommafiv^ a
Nessuno può avere piu ai
bi-
?,on-
L. 25 ciascuna,
200 azioni.
3. Le merci vengono distribuite ai soci
a prezzi fissi, pari ai più bassi correnti et
a quelli determinati dai consiglio.
4. Gli avanzi netti sì dividono tra i soci
in proporzione dell’ammontare dei rispettivi
acquisti. », ., ,
Per poter constatare se sia possibile la
creazione di una simile società a Zara, u e
le persone disposte a farne parte sono pre-
Nuovo
per Spalato e p-sr b Datala
PARIGI, IO. lì numero dei telegrammi
che^ ti ora in ora arrivano da ogni parte a
Pai sgi chièdenti 1 unione di Spalato all’ Ita
lia e affermanti 1 italianità indiscussa della
1 )alinazia, non ri. contano più." E’ tutto un
piebìscito^nobilissimo e commovente; è Fu-
nanime altermazione d’ un diritto cementato
nobilmente dal volere di paesi diversi e di
diverse città che un solo pensiero fieramen
te unisce.
. Ecco la serie degli ultimi telegrammi in
viati all’ on. Orlando : -
„La Camera degli avvocati di Trieste e
dall Istria esprime a V. E. ìa convenzione
che debbano venir rivendicate all’ Italia le
terre dalmate, Spalato compresa, le quali
mai altra civiltà conobbero ed onorarono se
non l’.itaìiana-. Il presidente avv. Alfredo
Zanella".
„La città di Grado redenta rivolge a V.
E. lì cuore vibrante di fede per le sorti di
Spalato italianissima e della Dalmazia tutta
ove sono i segni incancellabili delle virtù
romane e venete» Sindaco Marchesini".
,,L’ anima di Grado, memore della storia
che consacra, i diritti italici su Spalato ita
lianissima, nutre incrollabile fede nel de
stino dei fratelli di Spalato e delia Dalma
zia, invocando preclara F opera di V. E.
Presidente delia Società Ausonia, dottor
Antonio Marchesini".
„La comunità di Pirano, mercè 1’ ingegno
e F ardimento romano di V. E., confida che
ìa conferenza dì Parigi, cancellando ogni
traccia dell’ infame trattato di Campofcrmio,
vorrà ridare alla nostra Italia, col plauso
delle sorelle adriatiche, quanto sulle rive
dalmatiche è chiuso dall’ alpe Dinarica.
S i n daćo F ragi ac omo. "
„A nome della provincia d’ Istria, che in
tutti i suoi comuni tenne solenni comizi, espres
sione delia volontà unanime degli istriani
' ‘thè Ta* DSfmazfa ~cdff~T?mr e ' Tivuafo- .riéto “
riunita alia madrepatria, memore della co
munità storica dell’Istria e della Dalmazia
con Roma e Venezia, rinnova farvidi voti
che la conferenza della pace sancisca gli
integrali diritti degli italiani della Dalmazia.
Avvocato Innocente Chersich, commissario
civile per F Istria."
„Dall’ alto senno e dali’ immacolato pa
triottismo dell’ E. V. i cittadini di Parenzo
redenta attendono fidenti, anche in quest’ g-
ra d’ansia, che sia . assicurata, nelle deci
sioni della conferenza di Parigi, ìa, completa
unità e grandezza della, patria, possibile sol
tanto mercè l’unione all’Italia di Spalato e
della Dalmazia italiane. Sindaco Sbisà".
„Nella imminenza delle decisioni della
conferenza della pace Mertenoglio si atten-
tende dai nostri rappresentanti l’esplicazione
della massima energia a che sia rispettato
il diritto italiano della Dalmazia e di Spa
lato dolorante, Il Sindaco."
„Assertore dei giusti e sacrosanti diritti
d’Italia, FÉ. V. ascolti il grido, che giunge
dalla sponda orientale, dell’ Adriatico. Non
tralasci di .adoperarsi energicamente per la
redenzione della Dalmazia, compresa Spa
iato sofferente sotto barbari insulti. Il Cìr
colo di coltura popolare".
„In questi giorni di ansia terribile per la
Dalmazia e per Spalato, facciamo voti che
ìa conferenza della pace, per l’energica at
tività dei nostri rappresentanti, decreti la,
loro legittima unione alla gran madre Italia,
il comitato di assistenza civile".
„Il municìpio di Orsera in Istriana nome
di tutti i cittadini, nell’ ora storica in cui la
conferenza degli alleati a Parigi vota i de
stini dei popoli, chiede a V. E. nessuna ri
nuncia ai diritti storici e nazionali dell’ Ita-
* Ila madre sulla Venezia dalmatica, che, da
Zara a Spalato, dolorante da sècoli sotto
F austrìaco 23TILÒ grida ora fidente : Italia,
Italia! li Sindaco dott. Dapas".
„Buie d’Istria, sentinella italiana, che con
la? Dalmazia condivise le sofferenze del gio
go austriaco, non splìera la continuazione
dell’ ingordigia croata e fa voti per F unione
di Dalmazia tutta e di Spalato particolar
mente alla madrepatria. Società Operaia,
Cantina sociale, Cassa rurale, Consorzio
agrario, Società agricola industriale, Circolo
di coltura Donato Ragosa". Comitato di as
sistenza civile, rappresentanti tutto iìz popo
lo nostro nella manifestazione, e per il mu
nicipio di Buie, il Sindaco Cristofoh .
„Il municipio di Cìttanova d’Istria invoca
F unione della Dalmazia e particolarmente
di Spalato alla madrepatria. Prosindaco
Beltramini". ' ' .
„La popolazione di Cittanova d Istria
rinnova il voto ardente per F annessione alla
madrepatria della Dalmazia ed in paiticoia-
re di Spalato, che, per ' storia, .coltura e
sentimenti di italianità, hanno diritto alla
redenzione alla pari dei [rateili istriani. Pre
gasi vivamente V. E. di insistere per 1 ac
coglimento, dovuto ad unanime manifesta
zione, di questo voto. Comitato cittadino".
„La Dante Alighieri (gruppo di Cittanova
d’Istria) fa voti acche la Dalmazia con
Spalato siano unite qlla madrepatria".
.„Nell’imminente decisione, il Circolo gio
vanile nazionale di Cìttanova d’Istria, fa
voti acche sia ridata-all’Italia Dalmazia tut
ta con Spalato. Presidente Visintini",
„La patria italiana sarà completata con
ia redenzione della primazia, compresa Spa
lato. A questo voto/di tutti gli italiani, uni
sce il suo l’Assistenza civile di Cìttanova.
Segretario ing. A, Pqrdich."
TRIESTE, 10» Dà» un mese tutta la Ve
nezia Giulia è infiadpaata di nobilissimo en
tusiasmo per la cau^t di Spaiato. L’agita
zione, cominciata coh pubbliche tonferenze,
è andata organizzandosi, trovando la sua
piena espressione inpuna giornata di comizi.
Ovunque furono vop ti vibranti ordini del
giorno contro le br&ne imperialistiche è so
praffattrici dei jugosfyvi. Seguendo la sua via
di fede e di entusiàpmo la Venezia Giulia
ha trovato una nuoih forma per manifestare
la sua unanime volontà che la Dalmazia
tutta venga restituit ali’Italia. Ogni paese
manda a Parigi il g"o grido di protesta.
Ecco una nuova prie di teledrammi in
viati a S, E. il ministro Orlando a Parigi:
„La Società artigline di Trieste riafferma
la volontà che siane integralmente restituite
a Roma le terre vedete eli Dalmazia, scon
giurando V. E, di T^?si difensore dei sacro
santi diritti dell’ Ita) a» Valentino Cerbi".
„il grendo deFAq sali di borsa dì Trie
ste riafferma solennemente il voto che Fiume
e i fratelli dalmati ^eno liberati da»! turpe
servaggio. Presidente Enrico Pardo4’.
„11 circolo giovarle Nazarìo Sauro con
sente ai voto unanime di Trieste redenta
che Spalato, sorella dolorante nell’ oppres
sione austriaca, esibii prossimamente col-
F annessione all’ Itala, madre invocata".
„Non sia voce mìt, de serto il pianto e lo
strazio di Spalato revocante il suo diritto,
ma per volere- d’ e F opera illuminata
dell’£. V.s Spalato Alfine sia salva» Circolo,
Esperia dì Gorizìaplporfles, presidente".
„La Sezione Tr^nto-Trieste di Gorizia
unisce il suo grid^thàF estremo appello del
la gente italica» affinchè Spalato nobile e
generosa sia obeudfeata alla patria, 11 pre-
-sixbmte. .dqtt» Vi^vv/
„"GorJziapEfìè’^a^ie' sofferenze dì "lungo
e penoso servaggio «comprende F angosciante
strazio dell’eroica Spalato, ripete un caldo
appèllo all’ illuminato senno dell’ E. V. af
finchè il suo grido di dolore non sia vano.
Sindaco Bombig".
„Gli Audaci goriziani invocano dalia sa
gace e illuminata opera dell’E. V. ìa libe
razione dell’ italica Spalato, magnìfica neì-
F attesa, prodigiosa nella lotta e degnissima
del giusto trionfo. Conte, presidente".
„Gli studenti redenti di Gorizia elevano
alì’ E. V. il grido e F appello estremi, af
finchè Spalato abbiti alfine il meritato am-
' plesso della madre patria. Nardini, presi
dente".
„Gli studenti accademici goriziani esor
tano F E. V. di faie ogni sforzo affinchè
contro F invocazione straziante della nobi
lissima Spalato di essere congiunta all’ Italia
non prevalgano F irrigo e F ingiustizia. Dott.
Oblasciack, presidenti?
„L’estrema esortazione all'E. V. del Ga-"7
binetto di lettura goriziano è la salvezza di
Spalato, jl. cui eroismo e ogni giustizia vo
gliono deli’Italia. Presidente dott. M&ra-n".
„Interprete della manifestazione cittadina
prò' Dalmazia italiana, invìo ali’E. V. un
nuovo, vivissimo appello affinchè le sorti
dei fratelli sieno efficacemente tutelate, im
pedita la sottomissione al giogo intollerabile.
Il sindaco Marni".
(Al quale telegramma S. E. iì ministro
Orlando ha risposa con queste parole:
„Voglia essere autcrevole interprete presso
codesti cari concittadini italiani dei miei più
vivi ringraziamenti pel patriottico messaggio
telegrafatomi. Orlando" )
„Il comitato delb „Dante Alighieri" di
Sagrado sull’ Isonzo protesta contro ì fatti
di Spaìàto ed invoca la compieta redenzione
della Dalmazia". '
„11 comitato d’issistenza civile di Sa- _
grado sull’Isonzo ir.dìgnato per le brutalità
dei jugoslavi a Spalato, invoca che V, E.
tuteli sacrosanti diritti della patria nostra".
„La Società Operaia" albonese, riunita a
pubblico congresso generale, unanime e fie
ramente protesta contro F invadente impe
rialismo slavom che pretende di asservire le
terre italiane e reclama un più energico in
tervento di Vostra Eccellenza perchè Fiume
e Spalato e Traù sieno assolutamente riu
nite alla madre patria, l’Italia".
„Il municipio di Fianona nella Venezia
Giulia, che ormai ri considera parte viva
deli Italia, sinceramente consapevole deìF i-
talianità della Dalmazia, fa voti perchè non
sia compiuta l’ ingiustizia di lasciare fuo
ri della nostra famiglia italica ìe
acche Spaiato, gemma della Dalmazia, non
sia strappata all’ amplesso del „mare nostro"
che a lei tende le braccia, e lei invoca per
bocca dei martiri che qui dormono nei ba
ratri limacciosi".
„Dal castello di Gorizia grida l’anima di
Rismondo. „Spalato è nostra!". Sindaco dott.
Rifossa".
„Con tutto il suo ardore di pdtria, Capo-
distria scongiura V. E. di rivendicare la
Dalmazia, compresa la strenua consorella
Spalato, italiana per sacro diritto di natura,
storia ed umanità, assicurando così soltanto,
nella piena vittoria, il dominio del mare da
ogni barbara insidia, Sindaco Beili".
„AIF aspettazione unanime dell’ anima ita
liana' che la conferenza dì Parigi proclami
F unione alta madrepatria della nobile terra
di Antonio Baìamonti, associasi coi più fer
vido entusiasmo la Banca Popolare Capo-
distrìana".
„La sottoscritta plaude all’ opera vostra
magnifica ptr le rivendicazioni italiane e
confifia anche l’italianissima Spalato
ritornerà immancabilmente nel .grembo della
madrepatria. Società operaia capodisfriana".
„Mentre F ora della decisione si avvicina,
ìa direzione col consiglio dei professori del
ginnasio di Capodistria vuole unita la sua
alle mille voci delle terre redente recla
manti che la Dalmazia e Spalato sieno tolte
al giogo che. austriacamente ancora le op
prime e sianb congiunte eternamente a Ro
ma e all Italia. A voi quindi si rivolgono,
assertore inflessibile delle nostre rivendica
zioni, perchè, forte del diritto conquistato
col sangue più puro d’Italia, sappiate colla
vostra abilità ed energia far trionfare la vo
lontà di tutto un popolo che, coll’ qlocausto
delia sua più bella primavera, ha- saputo
vincere sui campi di battaglia, come mai
nessun altro. La direzione del ginnasio".
„Gli allievi, i maestri e i professori del-
F Istituto magistrale di Capodistria, all’italica
stella devoti e riconoscenti, pregano ed in
sistono fidenti perchè E. V. affrettili trionfo
del diritto di una civiltà secolare ed il com
pimento della redenzione nostra, liberando
e alla gran Madre restituendo Spalato no
bilissima".
„Il Consorzio agrario distrettual^ di Ca
podistria fa voti per la liberazione dei fra
telli dalmati. La Direzione".
„La Cassa rurale agricola di Capodistria,
nei? orà Solenne esprimer à ^.Trz.'lt'desldério •
vivissimo che i fratelli dalmati e Spalato
nobilissima non vengano dimenticati. La Di
rezione".
„11 Circolo Italia di Capodistria nell’ ora
grave, che sta maturando i destini della
nazione, si associa con entusiasmo al voto
unanime dell’ opinione pubblica italiana, in
vocante che la nostra guerra non sia stata
combattuta invano, sacrificando i fratelli dal
mati alle mene di avidi ricattatori. —Av
vocato Derin, presidente."
„Docenti delle scuole elementari di Ca
podistria vogliono Spalato e la Dalmazia
tutte unite alla madrepatria. — Maestro
Urbani."
„I Volontari capodisfriani, pronti a qualsiasi
evenienza, reclamano che la Dalmazia venga
ricongiunta all’Italia. — Tenente Piero Al-
merigogna."
„lì Club canottieri „Libertas" di Capo
distria associa all’ unanime volontà del po
polo italiano la propria, acchè la Dalmazia
sia ricongiunta, alia madrepatria. — La di
rezione."
„La giovane Italia di Capodistria fa voti
perchè la dolcissima sorella nostra, la Dal
mazia, venga ricongiunta presto all’ Italia. —
Presidente Percelt."
X- -X" -/•
Hanno ancora telegrafato: Attilio Hortis,
il venerando patriota triestino, quale presi
dente della, „Minerva" : ,,L’ Associazione
Democratica, la Società Filarmonica, la So
cietà Alpina delle Giulie, la Federazione
dei Consorzi industriali, tutte di Trieste; il
Comitato di Propaganda ed iì Circolo Pietro
Zorutti di Cervignano. E pure a Pisino si
tenne un imponente comizio sotto gli auspi
ci della Società democratica, reclamante il
diritto d’Italia sulla Dalmazia.
città
dalmate che superbe ostentano le vestigia
di Roma e di Venezia,' ed esorta F E. V. di
propugnare con fierezza e fermezza le sa
crosante aspirazioni dei fratelli dalmati. Sin
daco Tonetti." , -
„Plebiscitariamente il popolo di Vtsjnada
prega per un energico intervento di V. E.
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Nostre corrispondenze
Da Sebs-nxeo
L’ azione del nefasto clero austro-croato
a Sebenico. Per chiarire la delicata e im
portantissima questione dell’ influsso eserci
tato dal clero austro-croato sulle popolazioni
delle province redente adriatiche, riportiamo
queste osservazioni di un autorevole e com
petente personaggio, conoscitore profondo
delia materia :
H clero in gran parte delle/province adria
tiche, e specialmente della Dalmazia, è stato
più che ministro della religione, lo strumento
di cui si è servita F Austria per croatizzare
la popolazione, buona e credente. In questa
òpera nefasta emerse particolarmente il clero
regolare, che, allettato da una pingue ma
nomorta, è formato per lo più da frati re
clutati in mezzo ai contadini’ slavi, quasi
sempre senza nessuna preparazione spirituale
e con scarsa istruzione. I preti si assicura
vano una posizione economica e sociale ab
bastanza elevata, e, nell’ ozio forzato in cui
vivevano, in quanto estranei alla popolazione
italiana, erano spesso cagione di scandalo
e non facevp.no altro che della politica.
Alcuni anni fa nel monastero di Ponte,
nell’ isola di Veglia, un frate attentò con la
dinamite alla vita di un suo confratello,
perchè aveva manifestato i suoi sentimenti
italiani.
Il clero secolare, poi, non eja altro che
l’umile impiegato del governo austriaco.
Erano esclusi dai benefici parrocchiali e
dagli altri benefici quelli che sentivano ita
lianamente. Detentori dei libri dello stato
civile, i parroci in occasione di registrazioni
di battesimi, matrimoni è morti ^rovtizmw&no
i nomi dei propri parrocchiani.
In questi ultimi tempi essi furonò anche
causa di domestiche calamità, perchè dietro
loro denunzie venivano internate intere fa
miglie, e parecchi innocenti cittadini hanno
dovuto subire processi lunghi e dolorosi
appunto per colpa di preti croati.
Già altre volte abbiamo- illustrato in breve
1’ opera nefasta del clero austro-croato a
Sebenioo. Questa volta però ci soffermeremo
più a lungo del solito, affinchè ognuno vegga
quale spirito aleggi in questi tristi messeri,
che non fanno certo onore all’ altare.
Cominciamo con l’apostolo della Jugo
slavia.
La prepotenza ed il dispotismo del Vi
cario monsignor Miriè hanno passato ogni
limite. Sin da bel principio ostacolava, ad-
ducendo ogni pretesto, che si tenesse il
quaresimale in italiano, imposto dalla volontà
irremovibile degli italiani di Sebenico, liberi
dal giogo austriaco in seguito alla vittoria
dei fratelli d’ oltre mare ; ma, quando si fu
accorto d’avér fatto cilecca, continuò tut
tavia con altri mezzi la propaganda anti-
ftaliana, coadiuvato dal reverendissimo ca
pitolo.
Il giorno della Madonna Annunziata (25
marzo) non volle permettere che si tenesse
una predica straordinaria, come era usanza
negli altri anni. II famigerato canonico spu
doratamente asseriva una bugia dicendo che
non era uso, mentre gli altri predicatori fa
cevano ogni anno il panegerico della Ma
donna. Corre voce che si sarebbe espresso
che quest’ anno abbiamole prediche italiane;
ma se non restano gli italiani, quert’ altro
anno non le avremo. Per dare ancora una
«prova dell odiò selvàggio "cóntro AMtalia, la
sera dei 4 m. c. fece sospendre la-predica
italiana per tener quella slava, corri grande
scandalo dei fedeli, che dovettero interrom
pere gli esercizi spirituali.
Sappia monsignore che le sue sciocche
minacce non ci fanno paura e che per poco
tempo ancora potrà spadroneggiare e in
trodurre delle ingiuste innovazioni in questo
Duomo nostro, monumento indelebile ed e-
loquente d’ italianità. Per quel che riguarda
F Italia poi, stia, sicuro che gli italiani ci
sono e ci resteranno, e di ciò si persuaderà
fra non molto. k
Ma quello che eccelle fra tutti per il suo
feroce odio contro F Italia e per il suo fa
natismo politico è il rinnegato sacerdote
don Rodolfo Pian, F ad latus del vicario.
Alcuni cenni biografici illustreranno ancor
meglio questo degno segretario e spieghe
ranno per qual motivo è un rinnegato :
Nacque a Sebenico da genitori italianis
simi. Suo padre era regnicolo. La sua madre
lingua è F italiana. Studiò il ginnasio-liceo*
a Žara, passò quindi nel Seminario teolo
gico, dove terminò gli studi. Non appena
uscito da qud^Seminario, dal quale è im
possibile che *sca un clero sereno, atto a
compiere la missione di pace insegnata dal
Vangelo, poiché i famosi šeminari dalmati
crearono e creano tuti' ora energumeni croati,
non sacerdoti cattolici, diventò un fanatico
mangia-italiani. Venne a Sebenico dov^ si
acquistò dei titoli onorifici di cassiere, di
segretario, di propagandista dei circoli croati.
Per il giorno dell’ Epifania, quando andò
a benedire le case, si rifiutò di andare da
certi italiani. Il rifiuto della benedizione delle
case è stato portato a conoscenza della
Santa Sede.
Quest’ energumeno, indegno curatore d’ a-
nime, continua a cantare le orazioni litur
giche in lingua croata, che devono essere
cantate in latino; in questo lo asseconda il
fanatico monsignore Miriè, il celebre slaviz-
zatore delle chiese, il quale approfitta del
momento, attuale per- sbizzarrirsi ancora.
Nel mese di maggio 1915, pochi giorni
dopo lo scoppio della guerra con l’Italia,
il reverendo Pian, che si trovava in coro al
rosario, si espresse tutto giulivo, come se
avesse toccato il cielo col dito, dinanzi ad
alcuni testimoni oculari e auricolari, in questi
termini : „Ecco, il momento propizio è fi
nalmente giunto per bandire l’italiano dalle
chiese". Testimonio ne è un impiegato su
periore certo S.
Nel num. 35 del „Jadran", giornale cle-
ricalegiante di Spalato, il corrispondente da
Sebenico, in un articolo intitolato : „Sotto
il tallone italiano" porta oltre ad altre men
zogne, il numero complessivo degli Italiani
che firmarono F insinuato alla Curia per le
prediche italiane. Anzitutto premettiamo che
solamente una parte firmò V insinuato.
Ma come poteva avere quell’ imbecille di
corrispondente del Jadran così precise in-
v / 'A . ; <?*£V
X
Sarebbe cosa assai audace il riepilogare
una conferenza letteraria di tanto valore ;
e quindi per iniziativa del Fascio Nazionale,
grato all’ illustre colonnello Fulvio, la stessa
verrà pubblicata in apposito opuscolo a
perpetuo ricordo della indimenticabile se
rata, in cui ebbe a costituirsi il primo cir
colo italiano in Tenin, dopo la redenzione.
Alla conferenza segur un breve ma sim
patico discorso del presidente del Fascio
Nazionale, dott. Stefano Borovich, che ebbe
cortesi parole di ringraziamento per gli ora
tori e per gli intervenuti e che chiuse il
suo dire con fervidi auguri alla bella isti
tuzione.
Vanno qui particolarmente rilevati anche
i discorsi riuscitissimi, di forma assai eletta,
del sindaco Scopinich e del ten. colonnello
Zina, riboccanti dei più nobili sensi di pa
triottismo.
Alla festa interv.ennero numerosi tutti gli
i taliani di Tenin con molte avvenenti signóre
e signorine gentili in belle ed eleganti toi-
lettes. Intervennero anche gl» ufficiali del
presidio con a capo il Generale-cav. Sac-
comani, comandante la Brigata „Taranto",
che ebbe altissime e spontanee parole di amore
all’Italia ed alla Dalmazia e che chiuse il
suo discorso col grido di „Viva il Re", cui
fecero eco col più grande entusiasmai? tutti
i presenti. Nella seconda parte del ricco
programma concertarono le signore e signo
rine italiane di Tenin, accompagnate da una
scelta orchestrina organizzata dall’ infatica
bile dott. Valenti. Emerse per dolcezza di
voce e maestria nell’ arte del canto la signora
Lidia Borovich. Nelta Nona rapsodìa di
Liszt la signora Raffaella Hoffmann ebbe
campo di mostrare somma agilità e perfetta
tecnica nella difficile esecuzione. Seguirono
graziosi couplets, eseguiti con valentia dal
provetto sig. Specchia, ed esilaranti danze
eccentriche dal sig. Dionisi. Le danze ani
matissime, cui fu opportuno complemento
uno squisito e ricchissimo buffet, si protras
sero fino a tarda ora.
Se il comitato promotore è stato in grado
di organizzare una simile festa ne va in primo
luogo il merito al generale cav. Saccomani,
che fu largo di consigli ed appoggi. Il ge
nerale Saccomani per le sue grandi bene
merenze, in questo breve tempo, seppe .cat
tivarsi non solo gli animi degli italiani; ma
ben anco le simpatie di tutta la popolazione.
La splendida festa resterà indimenticabile
per tutti coloro, che ebbero la’ fortuna di
intervenirvi, e ne rimarrà indelebile l’im
pressione anche fra i numerosi ragazzi ita
liani presenti, che purtroppo fino ad ora
non venivano educati al culto della Patria
italiana.
.. — ------------------ —à---------- ----------------------------------- -----------------—--------
Cronaca
Bruxelles a Zara. La nota patriotta belga
Ermeline Ruelle, che dopo la rotta di Ca-
poretto percorse le città d’ Italia per narrare
le atrocità commesse dalla rabbia tedesca
nel suo paese e incitare i fratelli latini ai-
fi unione e alla resistenza, invia al Sindaco
di Zara il seguente telegramma da Bruxelles :
„Beìges reunis reception soldats italiens
arrives Bruxelles aujourdhui envoient fervent
ve jux solidarietè Dalmatie, terre sacrèe de
Risroondo martyr de Spalato/*
Un telegramma del nostro Municipio.
Il nostro Municipio ha inviato questo tele
gramma :
„A S. E. Vittorio Emanuele Orlando, Pre
sidente del Consiglio dei Ministri, Parigi.
Nell’ ora storica in cui la Gran Madre, rac
cogliendo i frutti della Sua incomparabile
vittoria, s’ appresta a stringere al suo seno
lutti i suoi figli, il Municipio di Zara, ca
pitale e cuore di questa terra martoriata,
legittimo interprete di tutti i fratelli dalmati
aspettanti con fede sécura il loro definitivo
riscatto, invia all’ Eccellenza Vostra, strenuo
tutore dei diritti e dell’onoré della patria
ed ai suoi valorosi, collaboratori un fervido
e riverente saluto augurale. — Prosindaco
Persicalli."
L’ arrivo di S. E. il Generale Montanari.
Proveniente da Sebenico, dalla visita ai pre
sidi dì Dalmazia, è giunto oggi, verso sera,
e sarà ospite tra noi, S. E. il Tenente Ge
nerale Umberto Montanari, comandante il
XXX Corpo d’ Armata, che fu tra i più
solerti e forti preparatori della resistenza e
drila riscossa italiana.
Al Montello, nel svigno 1918, quando già
gli austriaci avevano passato il ' Piave e,
sfondate le linee italiane, tendevano ad al
largare la breccia, il XXX Corpo con vio
lenti combattimenti corpo a corpo in una
brillante controffensiva riuscì a fermare e
ricacciare, indietro 1’ avversario, che premuto
contro il fiume e battuto dalle artiglierie,
si dava a fuga precipitosa e disastrosa.
Al Grappa, il Monte ormai sacro alla
Patria, ritornava dopo poche settimane il
XXX e dopo una strenua difesa preparava
1’ offensiva, che doveva portare V Italia alla
vittoria finale. Il 24 ottobre il XXX Corpo,
prima che la battaglia generale si accendesse
fra l’Astico^e il mare, iniziava il bombar
damento e continuava poi V azione sua po
derosa, strappando al nemicò fino al 31
ottobre una serie di importantissime posi
zioni di montagna, tenacemente difese. Poi,
determinato lo sfondamento, si precipitava
alle calcagna del nemico in fuga attraverso
le aspre giogaie montane della conca di
Schievenin e nel solco di Feltre ; e la sera
di quel, giorno il XXX separava definitiva
mente gli scacchieri strategici del Trentino
e del Cadore e ridonava la libertà al Fel-
trese, lungamente martoriato.
Al valoroso generale, che fu anche sot
tosegretario di Stato alla guerra, all’ ospite
illustre, vada il saluto d’ ammirazione e di
affetto della nostra città.
Per nn donò. La „Società dei Bersaglieri"
di Zara, all’ atto del suo spontaneo sciogli
mento, donò alla fanfara del 16.o Reggi
mento di Fanteria qui di guarnigione un
istrumento musicale. Il tenente colonnello
comandante del Reggimento ha inviato alla
direzione.della Società questa lettera:
„Il dono che con animo gentile questa
benemerita Società ha voluto fare alla fan
fara della nostra eroica Brigata, ci ha infi
nitamente commossi. In questa primavera' di
vittoria, fra le prime benefiche aure di pace,
esso, insieme ai fratelli maggiori e minori,
canterà a voi, martiri dell’ italianità, gli inni
de la redenzione, e a noi, fratelli vostri,
F inno de la vittoria. A noi e a voi, agli
Italiani tutti, canterà l’inno de la compiuta
quarta Italia. Gradiscano pertanto infiniti
ringraziamenti. II Ten. Colonnello comandante
Int. del Reggimento G. Cirillo".
Il „Veloce Club zaratino" ha ripreso la
sua attività, richiamando a sè quel nerbo
di gioventù ardita che anche in bassi tempi
aveva saputo portare alto il prestigio, della
nostra città, trionfando in varie corse inter
nazionali, affermandosi nei più aspri paragoni
dello „start". Ma ben più profondo signifi
cato assumevano allora quegli aspri cimenti,
quella indefessa preparazione muscoli e
di garretti, quel gonfalone portato con tanto
amore e con tanto orgoglio. I forti giovani
avevano la missione nobilissima di far sen
tire la voce dei combattenti e dei martiri
oscuri all’ Italia, e scopo dei loro certami
non era il briciolo di gloria, ma fi orgoglio
di poter dimostrare che anche oltre la di-
stesa dell’ Adria c* era una legione pugnace y Zagabria che a Spalata venhe celebrato un
d’Italiani, che armandosi aspettava
11 „Veloce Club zaratino", vanto della
città nostra, è risorto. Si propone ora dì
essere un vincolo d’amore fra noi ed i
fratelli d’ oltre mare, accanto ai quali saprà
dovunque vincere nel santo nome d’Italia.
Nella seduta del 13 m. c. fu eletta la dire
zione composta dai seguenti signori : Dr.
Ugo Inchiostri presidente, Giovanni Devetak
vicepresidente, Giuseppe Ballarin segretario,
Chimmer Isidoro cassiere, de Denaro Gu
stavo e Giovanni Mestrovich direttori, Be-
nevenia Dante e Paparella Marcéllo revisori.
La novella direzione, che si propone
un’ attività indefessa , e seria, mentre incita
i soci a una collaborazione compatta e te-'
nace, esorta i cittadini a tributare al soda
lizio l’onore che si merita, aiutandolo con
tutti i mezzi e prendendo parte attiva al
suo sviluppo e al suo benessere.
Salutiamo con sincera sodisfazione la
rinascita di questa società, che continuerà
ad essere, come fu nel passato, fiorente e
utile. *
li martire confessa, li discorso tenuto
alla Skupòina da don Biankini, se riesce
sollazzevole dal punto di vista del suo mar
tirio, è altrimenti degno di rilievo per una
confessione.
Don Biankini, deputato alla Skupòina e, di
chissà qual collegio ideale, ha gridato che
appunto per il loro odio indomabile verso
l’Italia, i soldati croati sono stati fino ai-
fi ultimo i » più fieri e terrìbili combattenti
contro fi esercito italiano. E, naturalmente,
intendeva di glorificarli per quest’ odio e
per questo valore.
Le parole, sfuggite nell’ impeto della pro
testa al protomartire, abbattono, se ce ne
fosse ancora bisogno,. la leggenda di quella
fiacca resistenza delle truppe croate, che
avrebbe cooperato allo sfacelo dell’Austria.
Don Biankini, pur sulla foga del discorso,
ha chiaramente prospettata la posizione di
combattimento dei croati e degli sloveni:
feroci e obbedienti scherani dell’Austria,
sino all’ ultimo, contro fi Italia,
Un altro fatto — che avvalora queste
considerazioni — non venne posto a suffi-
cenza in rilievo.
Due mesi circa prima del finir della guerra,
quasi tutti i giornali del crollato impero
pubblicarono, tra gli altri, un comunicato
del supremo comando a.-u., nel quale si
assicurava che tutte le pressioni ušate dagli
italiani nei campi di concentramento dei pri
gionieri austriaci per tentare di costituire
delle legioni di volontari croati, dirette contro
l’Austria, erano miseramente fallite.
Lo stesso organo di don Biankini, il
„Narodni List", riportò questo bollettino,
che combina magnificamente, nel significato
e nel risultato, con le parole da lui tuonate
all’assemblea di Belgrado.
L’Italia, nei Croati, ebbe sempre davanti
a sè dei nemici. Nè la mascheratura serba,
nè il trucco dello jugoslavismo valse a mu
tare la loro fisonomia e a dar loro un
aspetto meno indecente. L’Italia avrebbe
dovuto considerarli subito come dei nemici
vinti.
E invece no. Se l’Italia fosse rimasta neu
trale e gli Imperi centrali avessero vinto la
guerra, molto probabilmente l’Austria non
avrebbe concesso ai Croati più di quel regno
trino, 'che costituì sempre il loro massimo
programma unitario. Invece, abbattuta l’Au
stria a Vittorio Veneto, l’Italia in un oblio
generoso consente ai Croati — agli stessi
nemici viriti, su cui poteva gravare la mano
— tanto spazio di terre e tanta ricchezza
z di porti e di, fiumi, che sarebbe stato
demenza solo il sognare, quando i Croati
si armavano con entusiasmo in nome e a
sostegno dell’ Austria contro la Serbia e
l’Italia. ,
Ma andate un po’ a far contenti i Croati I
Sono gli stessi di cinquant’ anni or sono,
quando il governatore austrìaco Mamula di
ceva : „date loro un dito e vorranno la
mano; date loro la mano e vi vorranno af
fettare tutto quanto."
Campione tipico della ingordigia e della
megalomania croata è 1’ on. Biankini.
z
Le solite menzogne jugoslave. Leggiamo
nell’ „Obzor", in una corrispondenza da
Selve :
„II popolo dell’Isola è affamato, perchè
il governo di occupazione solo una volta
distribuì un po’ di viveri, e, da allora, mai
più." . ■
Facciamo grazia al lettore delle furfanterie
contenute nel carteggio, a denigrare l’oc
cupazione italiana. Ci limiteremo all’ essen
ziale, con date e cifre- alla mano.
Il governo di occupazione ha fatto fin’ ora
cinque spedizioni regolari di viveri nell’ isola
di Selve. La prima — del 13 dicembre —
comprendeva 500 chili di riso, 1400 di fa
gioli, 2900 di farina; la seconda — del 4
gennaio — 2000 chili di riso, 1660 di pasta,
Z900 di farina, 206 di zucchero ; la terza —
del 25 gennaio — 8600 chili di farina, 1720
di riso, 860 dì pašta’e 400 di fagioli; la
quarta — del 17 febbraio — 5000 chili di
farina, 1000 di riso e 1000 di legumi, il
tutto distribuito gratuitamente alla popo
lazione; la quinta spedizione comprendeva
3870 chili di farina, T290 di riso, 129 di
zucchero, 50 di lardo e 25 di caffè. Ora è
imminente l’invio di altri generi alimentari
per la popolazione, e, gratuitamente, per la
refezione degli scolari.
Occorre altro? :
Occorre altro a smascherare la spudorata
campagna di calunnie è di denigrazioni, so
stenuta negli ultimi tempi contro l’Italia
dalla stampa jugoslava?
L’isola di Selve non,ha ricevuto in quattro
anni di guerra dall’Austria quanto ha rice
vuto in cinque mesi *-di occupazione dal
l’Italia.
Spigolando. Leggiamo nella „Riječ" di
solenne ufficio (parastós) funebre per i sol
dati Serbi caduti in guerra.
Chissà quanti di questi soldati sono ca
duti sotto il piombo dei soldati croati!
= Dallo stesso giornale traduciamo queste
linee :
„I malefici antijugoslavi, per portarci via
Fiume, sono veramente diabolici. Ma noi
pensiamo che si possa, confidare in Wilson,
Clemenceau ed in Lloyd George, i quali
consentiranno al volere della cittadinanza
fiumana."
• Bravo. E quello che diciamo noi.’ Ed è
quello che appunto desidera la cittadinanza
fiumana. Esser sodisfatta nel suo volere
supremo di veder annessa Fiume all’ Italia.
—‘ Nell’„Obzor", a proposito di Fiume,
è stampata questa noìizietta. Un patriota
(croato) ha consigliato un - membro della
compagnia drammatica^ di’ Zagabria di pre
pararsi, coi suoi compagni, per venire a
dare un corso di recite al „Teatro Comu
nale" di Fiume, redentà alia Jugoslavia.
Che invece di fare i .bauli, la compagnia
drammatica dì Zagabria non abbia piuttosto
ad impagliare dei fiaschi?
A proposito del cambio delle corone
circolava ieri e oggi in città con insistenza
la voce, che sarebbe ^arrivata telegrafica
mente un’ ordinanza ch^ intimava il cambio
forzato delle corone in lire coi solito rag
guaglio del 40% entro tre giorni. Possiamo
assicurare, per informazioni assunte a fonte
competente, che questa notìzia è per ora
destituita di qualsiasi fondamento. Se una
ordinanza simile arrivasse, è naturale che il
pubblico ne sarebbe subito reso avvertito
dalle autorità preposte.
Tribunale di guerra. Di questi giorni, al
locale Tribunale di guerra, ebbero luogo
parecchi dibattimenti per detenzione d’armi,
spaccio di note di banca timbrate, ricetta
zione di oggetti militari da parte di borghesi,
eccetera. Alcuni degli imputati vennero as
solti, altri condannati a pene non eccessive.
E se non ridi... Un ufficiale della Regia
Marina ritornato da una breve licenza presso
Napoli spediva un telegramma da Zara alla
sua famiglia di questo tenore:
„Arrivato felicemente segue lettera saluti."
Il telegramma invece arrivato alla famiglia
a Napoli diceva:
,,Lm Colli 22 G 4 colli due diretto cav.
Longoni rispondete Parisi." Tableaux!
Al Parco di città. Molti si lagnano che
il Parco di città, una volta vanto e decoro
di Zara, ora sia abbandonato e lasciato in
balia dei devastatori.
Peccato. I fanti, che occupano la grande
caserma del Parco, non hanno incombenze
di polizia. E ancora fi autorità non ha prov
veduto alla manutenzione del vasto ed om
broso recinto.
Però, pare a noi, che finche le cose non
vèngano definitivamente assettate, le senti
nelle farebbero bene a vietare l’ingresso al
parco alla ragazzaglia, la quale o per scon
sideratezza o per mal animo commette delle
devastazioni, e a permetterne la frequentazione
solo a persone civili e rispettose del decoro
cittadino. ■
Il servizio telegràfico per privati viene
riattivato. Il servizio telegrafico dei privati
è riammesso da e per le seguenti località:
Venezia Giulia e Dalmazia : e, cioè, Trieste,
Trento, Fiume, Pola, Bolzano, Gorizia, Zara,
Sebenico, Ala, Avio, Borghetto e Storo;
Repubblica Czeco Slovaca (Boemia) ; Al
sazia Lorena.
Lussenburgo, Finlandia, Russia d’Europa,
cioè per le sole località di Alessandrowsk,
Arcangelo, Burmansk ed i porti russi del
Mar Nero e la Russia d’Asia : Rumenia, Bul
garia, Turchia d’Europa e d’Asia, comprese
in quest’ ultime la Siria, l’Armenia, il Kur-
gistan, la Mesopotamia e la Palestina.
Associatevi alla
„LEGA NAVALE".
ULTIMA ORA
(Nostro servizio telegrafico).
L’Italia non cede
PARIGI, 16, 1 colloqui t^a Wilson e Or
lando continuano. Si telegrafa al „Giornale
d’Italia" che la delegazione italiana respin
gerà una cattiva pace. Rimarrà patrimonio
nazionale quanto l’esercito ha conquistato.
Il bel trucco jugoslavo
La firma dell’arcivescovo di Zara falsificata
PARIGI, 16. Gli Jugoslavi si vantano di
aver inviato un memorandum a Parigi per
dimostrare che fa Dalmazia chiede con voto
plebiscitario di essere annessa alla Jugosla
via. Si tratta di poche firme autentiche e
molte croci di illeterati. L’arcivescovo di
Zara e qualche canonico dichiarano falsifi
cate le loro firme.
Oliando a Gatt D’Annunzio
PARIGI, 16. Il presidente del Consiglio
ha inviato al Poeta della Patria questo si
gnificativo dispaccio: ,,E* mio dovere
supremo di restar solidale con la
fierezza italiana, anche nelle ipotesi
estreme, che auguriamo ci siano ri
sparmiate. Orlando”4.
Un generale francese per il diritto
d’Italia sull’ Adriatico.
PARIGI, 16. Il generale Corville in un
articolo sulle rivendicaziuni italiane nell’ A-
driatico scrive : „Il dominio dell’ Adriatico è
una questione vitale per fi Italia. Sono ri
vendicazioni legittime". E dopo aver dimo
strato che la popolazione si è . pronunciata
per fiunione all’ Italia e che il suo appello
ha avuto una eco nell’ Italia intera, Cor-
ville conclude : „Stiamo in guardia ! Sareb
be pericoloso lo scherzare con un tale sen
timento. Se gli interessi degl’ italiani e quelli
degli jugoslavi sono opposti, riteniamo che
quelli italiani debbano avere la precedenza,
che, si intende, va data con tutti i tempe
ramenti possibili per gli altri; poiché infine
se i serbi combatterono con noi non pos
siamo dimenticare che i croati furono gli
avversari più risoluti dell’ Italia, i soldati
più fedeli dell’ imperatóre d’Austria. Fra
gli alleati diversi, che fecero le loro prove
al nostro fianco sulie Alpi e sul Piave e
che la preoccupazione della comune difesa
contro il germaniSmo manterrà uniti a noi,
e gli alleati di domani, che appena si svegliano
all’unità nazionale possiamo noi forse titubare?
Ciò che il cuore ci consiglia, ee lo ordina
.anche la ragione. Per la stabilità della pace,
la Francia deve andare al Reno e l’Italia
deve essere sull’ Adriatico. Questa tesi, che
per noi latini è l’evidenza stessa, finirà per
prevalere ? Una tale domanda dovrebbe es
sere inutile. Tuttavia bisogna farla. Ah! che
cosa è divenuto quel magnifico slancio di
fede Cori cui furono sollevati L nostri c/ori
all’ indomani della vittoria!" 1
la ..Mornina Post“ per la sicurezza Seli’Italia
LONDRA. 16. La „Morning Post", com
mentando in un articolo editoriale i lavori
della Conferenza della Pace, dice: ,,È una
buona notizia che la questione adriatica sta
per essere rapidamente risolta in modo so
disfacente e speriamo di poter felicitare i
nostri alleati italiani che i loro interessi sono
stati finalmente tutelati. La sicurezza dell’ 1-
talia è per 1’ Inghilterra un’ interesse d’ im
portanza eguale alla libertà del -Baltico,
perchè fi Italia è la naturale alleata dell’ In
ghilterra nel Mediterraneo. L’ Italia, perchè
desidera di ottenere i passi delle Alpi Giulie
e Dinariche è stata scioccamente qualificata
come sciovinista e imperialista nel cattivo
senso di queste parole, delle quali è stato
fatto un grande abuso ; ma noi non pos
siamo vedere nulla di aggressivo nè di cu
pido nel desiderio di una nazione di garan
tirsi la propria sicurezza."
In fascio
— Dei sommergibili germanici assegnati
all’Italia come preda di guerra due sono
arrivati nelle acque delia Sardegna e visita
no i porti dell’ isola tra I’ entusiastico con
corso delle popolazioni.
— Gli alleati hanno costituito nel settore
della Bessarabia una nuova fronte sulla riva
destra del fiume Dtyiester.
— L’agitazione nel Giappone per otte
nere alla conferenza di Parigi l’equiparazione
delle razze continua. Trentasette grandi as
sociazioni giapponesi hanno mandato in que
sto senso delle dichiarazioni.
PICCOLA POSTA
„Dalmata" Sebenico. Non abbiamo potuto pub
blicare quelle due bellissime relazioni, a cui Ella
accenna nell’ultima lettera, perchè ci vennero re
capitate troppo in ritardo. La preghiamo di spedire
in seguito tali importanti notizie con sollecitudine,
premendoci che abbiano non soltanto valore di
contenenza e di forma, ma anche sapore di novità.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeid & Co.
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sono pillole miracolose, infallibili, sorprerden
contro l’Anemia. Non vi è rimedio al mond
che per effetto possa vincere questo preparati
In 15 gioirli la persona anemica, la clotzitica
più grave sente rinnovarsi la propria vifOrori
la forza, il colore, la gaiezza, P appettilo, la s;
Iute come prima, insomrna; e chi rivede la pe
sona resta sorpreso del cambiamento quasi ista-
1 settimo giorno che P ammalai
prende i Glomeruh, già sente um miglioramenl
grandissimo. In seguito in breve tempo, la salu
viene e completa. E-si noti: senza avere riguarć
pei cibi, la fatica, mente. Si può mangiare mal
può nutrire d insalata, di erbe, di polenta,
ciò che uno crede.Tanto il rimedio agisce lo stess
contro ™nn9 "Sati Sol!lmcn
. Nessuno deve illudersi che possano aiova
in altri mah esaurienti, come P etisia, ecc
L Anemia a uno di questi segni •
• h. Prezza del viso, delie labbra’e delie ee
give. 2. Dolore di capo ; 3. Respiro affannoso e ha tieuóre salendo le scale ; Poco appetito e do^
di stomaco; 5. Debolezza nelle gambe ■ 6 Quale?
doloretto di ventre;. 7. Pochi o/eSvì mesta
Quindi chiunque può conoscerla. E poi qua
do una ragazza è pallida eome cera, c’è poi
oa sbadigliare; „„ella è anemica, lo dice il v?s
. 1 Glomeruh Ruggen costano L. 4 (tassa sn
cialda compresa) la scatola di 100 pillole suf
niente per una cura di 15 giorni. *
Per averli, inviare ordinazioni alia
Oc’h^G,GERI ■ PESARO, March,
h.ederh in tutte le farmacie.
Ambo 2. * N. 35 Irta, 24 aprile IMI
LA
Abbonamenti per ora non si ricevono.
Un numero centesimi 30 di corona
DALMATICA
Per le inserzioni rivolgersi all’Amministrazione
— Pagamento anticipato — — —
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia Schonfeld.
Zara a Firenze
Al nobilissimo Messaggio del Regio Com
missario Serra Caracciolo, letto in mezzo
all’ entusiastico plauso della nostra cittadi
nanza il 7 marzo a. c., giorno memorando,
in cui Firenze donava a Zara un magnifico
tricolore, il nostro Municipio ha risposto
,eon la seguente lettera :
„Zara, 15 marzo 1919.
„Signor Commissario Regio,
Con gioia divina abbiamo accòlto in gi
nocchio il vessillo adorato, trapunto dalle
mani gentili delle donne di Firenze; e con
commozione profonda, che ci strappava le
lagrime, abbiamo inteso il nome dolcissimo
di sorella, dato da Firenze alla nostra città.
Sorelle davvero, poiché, figliole di Roma,
.colonie del popolo romano, ne mantennero
•entrambe la lingua, che piegarono poi mol
lemente sui colli fiesolani, a pie’ dell’ Apen-
nino, nel volgare glorioso dell’ Alighieri, sui
colli iadertini, a pie’ de’ Bebii e del Dinara,
nel» rubesto volgare dalmatico, intrecciatesi
nel corso de’ secoli, a mezzo del dolcissimo
dialetto di Venezia, agli altri parlari d’ I-
<alia, che ora fanno corona alla favella é-
teletta, risonante sull’ Arno.
Sorelle per civiltà più di due volte mìL
lenaria, perchè, mentre fra le Alpi e oltre
le Alpi, sul Danubio e oltre il Danubio, le
genti, che ora dovrebbero dominarci, s’ ar
mavano, balbettanti appena, d’ ascie di pie
tra, da noi, dopo l’impero, dava vita a que’
Comuni, che si reggevano con la sapienza
del diritto romano. Da noi e da Voi soyrano
il Cornane, il suo Statuto informato a libertà
e all’ amore di patria, spiegato a giovanetti
nelle pubbliche scuole, da valorosi gramma
tici, da insigni umanisti.
Da noi come da Voi le Laudi de’ Flagel
lanti, che nella mariègQla loro ci lasciarono,
prima che la Comedia fosse impressa, alcuni
versi del cantico soave e
Vergine madre, figlia del tuo figlio ;
£ fra le regole del poverello d’Assisi, i
fraticelli fuori porta, le nènie religiose, fog
giate nello spirito ingenuo di Jacopone.
È vero, per ua Li rigo corso di secoli, Venezia
significò per noi i’ Italia ; ma i’ Italia era per
noi nello stesso tempo impersonata nella
colta e industre Firenze. E Firenze nei tempi
di mezzo sapeva di Zara, che i Vostri cro-
nacisti del trecento dicevano toscanamente
Giara, ove trovavano ospitale accoglienza i
lavoratori e i merendanti Vostri, anche quelli
delle arti maggiori. Portavano fra noi 1 uso
dell’ anno fiorentino i Vostri notai, dei quali
un Matteo da Samminiato con l’arguzia
patia informava delle cose nostre Coluccio
Salutati (1403). Giovanni Bocca (1300), Fi
lippo Lupiani (1382), Nucio di Pacino, Giq-
' vanni Cecchi (1398), aromatari fiorentini,
mescevano nei fondachi loro le spezie sa
lutari a vantaggio degli avi-nostri; e, forse
a loro riconoscente, Niccolò de Ghinano,
zaratino, chiamava una Sua villetta La Fio-
.renzuola (1384). E i denari del nostro Co-
mune — i soli che ci sieno rimasti. — ve
nivano battuti da un Vostro artista, Pietro
di Giovanni monetario (1385). Nè i Vostri
concittadini, vivendo tra noi, dimenticavano
la patria e ìa chiesa del loro :
Alberto di Matteo Compagni, testando (1382),
lasciava soldi quaranta di piccioli all ope^a
di 3>. Liperata, /e lire due di piccioli alla
fabbrica delle mura di Firenze,
Lo splendore poi delle arti plastiche e
delle lettere belle illuminava dall’ Arno anche
fa nostra città, la quale, come da Voi, nel Qne
cinquecento, mutava le scuole latine m iscuole raDDOrj.j
italiane. Chè i cittadini di Zara non ebbero
mai scuole barbariche : spettava all Austria
la trista nomea di avérle imposte loro per
forza, frequentate solo da stranieri, come
era straniera la lingua in esse adoperata.
E così, in sugli albori del rinascimento, i
Laurana, gli Orsini, i Meldola, usciti da Zara,
incontravansi coi Vostri artefici, usciti da
Firenze, per ornare insieme di radiose crea
zioni le nostre cento città. E così Gianrran-
cesco Fortunio, uscito da Zara, pubblicava
in Ancona (1512) le regole della lingua
nostra, da lui raccolte per il primo dai Vo
stri grandi scrittori del trecento. cosi
fiorirono a Zara italiana, come da Voi, ac
cademie italiane : Gli animosi? i cinici, 7
incaloriti, I ravvivati, freschi verzieri diversi
leggiadri, coltivati da cavalieri dalle seriche
zimarre e da dame in guardinfante. . .
il corso dei secoli
leggiare di Arcadia, con la versatilità del-
1 ingegno, ornava le cattedre e i pergami
di Firenze, di Pisa e di Siena, e con la li
bertà di pensiero, castigato dalla Curia
papale, annunziava degnamente 1’ aurora di
quei tempi, attegi nell’ ansia di una lunga
speranza.
Sì, o Firenze sorella, rame di rose ci
hanno uniti dolcemente per il passato, ed
ora alle rose della civiltà e della lingua
comune, si aggiunge l’abbraccio fraterno,
scambiato sotto il glorioso tricolore d’Italia.
Qttfci giorni nei quali udimmo la voce dei
Tuoi illustri figlioli, delle Tue dame gentili,
che ci affidavano il labaro santo, da Te
donato alla sorella dell’ Adria, quei giorni
rimarranno eterni nel Cuore nostro e dei
nostri nepoti, eterni come 1’Italia, che vede
finalmente unite a sè dintorno tutte le genti,
che parlano il divino Tuo idioma, sonante
e puro.
Il Prosindaco Persi calli".
Telegrammi della giornata
(Servizio particolare della „Stefani")
La Stillo Sello ÌOIllaMi italiano Un,altra vittoria dei Siberiani
ed alle qualità canore accoppia la perfezione
tecnica. lì pubblico le fece le più festose
accoglienze.
\ =b Lenedì 21 aprile venne inaugurata la
stagione di primavera a un grande spetta
colo di varietà. Il teatro età affollatissimo.
Il ricco e svariato programma venne svolto
dalle sig.re Gloria stella lirica — Betty De
santi divetta — Dawis canzonettista — Da-
mery canzonettista, dai signori Nardos co
mico — Lunardi illusionista — Musiani me
lodista — Gigolò cantante comico.
Tutti furono applauditissimi e riportarono
un entusiastico successo. Durante la rappre
sentazione suona 1’ orchestra. La compagnia
rirbarrà a JJebenico fino agli ultimi di questa
mese;
PARIGI, 23. I giornali continuano a di
scutere la questione delle rivendicazioni ita
liane. Dicono che evidentemente è una si
tuazione spiacevole dalla quale bisogna
uscire al più presto e se ne uscirà con un
di buona volontà. La Francia farà tuttipo
i suoi
zione.
Il „Matin" scrive: Non si può far colpa
agli italiani se essi credono che la loro
presenza a Versailles diverrebbe paradossa-
e ove un rifiuto formale fosse opposto alle
oro domande. Quando i tedeschi arrive
ranno essi devono trovarsi di fronte ad un
blocco completamente solidale. La Francia
con molti sforzi è giunta nel campo delle
garanzie territoriali a soluzioni intermedie,
delle quali i suoi plenipotenziari si dichia
rano contenti. Tutti si potrebbe ammettere
che V Italia abbia una posizione inferiore e
che debba allontanarsi dalla conferenza,
nella quale le sue aspirazioni non avrebbero
trovato consenso. %
Feste ai cavalleggeri
liberatori di Trento
MASSA CARRARA, 22. E’ stato qui di
passaggio il 14.o Reggimento Cavvalleggeri
di Alessandria che per il primo entrò in
Trento, accolto entusiasticamente dalla citta
dinanza. Sulla vasta Piazza Umberto le as
bandi ere e una grandissima
sforzi perchè si arrivi ad una solu-
HOMS, 23. I Siberiani si sono impadro
niti dell’, importante città di Izhevik dopo
un violento combattirhento. Si sono pure
impadroniti di Vougolmal e di Bourgurusfv
a Sarapul. I siberiani hanno fatto 25,000
prigionieri e si sono impadreniti di un treno
blindato, di 6 cannoni e di un* enorme quan
tità di viveri e di materiali.
Gravi disordini aCostantinopoli
La repubblica turca?
PARIGI, 23. I giornali hanno da Atene,
che, secondo notizie da Salonicco, sareb
bero scoppiati a Costantinopoli gravi di
sordini. I partigiani del comitato „Unione e
Progresso* si sarebbero sollevati contro il
governo turco e avrebbero proclamata la
repubblica. Nessun suddito estero sarebbe
stato molestato. Il movimento avrebbe un
carattere prettamente interno e antigover
nativo.
I nuovi stipendi in lire
per gli impiegati
ROMA, 22. Il seguito all* introduzione
delle valute italiane nella Venezia Giulia e
nel Trentino è stato provveduto dal Segre
tario generale per gli affari, civili alla siste
mazione economica dei funzionari e pensio
nati dei territori precetti, già dipendenti dal
cessato regime, accordando ai medesimi il
pagamento degli assegni in moneta italiana.
sociazioni con a dec9rre„ dcd 1 JQ19 gli stipen
voUa attendevano i gloriosi. hberatort
Trento. Erano anche presenti la vedova di
Battisti e due figlioletti del martire.
Jl prefetto della provincia, com. Moro, ha
pronunciato un discorso rievocando le glo
rie dei reggimento e la nobile figura di
Battisti. Ha parlato poi il comandante del
reggimento, colonnello Tarditi, che fra la più
viva commozione della folla ha invitato i
figlioli di Battisti a baciare il vecchio e la
cero stendardo. La patriottica cerimonia,
svoltasi fra 41 più grande entusiasmo, è riu
scita imponentissima. Indi ha avuto luogo
un ricevimento in Municipio.
Il comm. Moro ha spedito telegrammi ai
Duchi di Pistoia e Bergamo, al ministro
della guerra, ai comandanti i corpi d’arma
ta e alla divisione militare, i quali hanno
risposto associandosi alla patriottica mani
festazione.
La fimnia m io’intasa siila Rancia
ZURIGO, 22. Si ha da Berlino: Rispon
dendo ad una domanda di Richtofen, Erz-
berger dichiara che la commissione di armi?
stizio ha evitato accuratamente di aggravare
le divergenze fra la Germania e la Francia,
e che il governo accoglierà con gioia l’oc
casione di giungere a stabilire i migliori
con la Francia. Ma ciò non dipen
de dal Governo tedesco, il quale man
tiene sempre il punto di vista, che risulta
dallo scambio di note con Wilson e si
sforza di concludere una pace giusta, e du
revole con tutti i popoli, compresa la Francia.
Circa la questione delle responsabilità,
Erzberger dichiara che non può essere con
sentito che-la sola Germania renda pubblici
i suoi documenti, ed aggiunge che il gover
no tedesco deve mantenere il suo punto di
vista, che ogni questione, e non soltanto
quelle degli ultimi 15 giorni^ anteriori ^allo
scoppio della guerra,
same di un
via
normale, vale a dire indipendentemente da
provvedimenti straordinari di favore concessi
dal cessato regime durante la guerra, sono
stati mantenuti al ragguaglio di una lira
per ogni corona. Si è disposto invece che ì
caroviveri accordati dalla cessata monarchia
in rapporto alle condizioni economiche e fi
nanziarie subentrate durante la guerra siano
commisurati, tenuto conto della mutata si
tuazione, al ragguaglio di lire 0.40 per ogni
corona.
---------------------------------------------- ——--------
Nostre corrispondenze
Da Fiume
Giuseppe Lipparini parla di D* Annunzi«.
Al Teatro Filarmonico di Fiume, Giuseppe
Lipparini, dell’ Università di Bologna, ha
tenuto una conferenza sulla passione pa
triottica di Gabriele D’Annunzio.
L’ oratore infiammò il pubblico purifican
dolo attraverso la poesia del poeta eroe che,
con animo puro e forte, seppe forgiare la
vittoria della grande Italia.
Dopo la conferenza «oronata da applausi,
Giuseppe Lipparini fece approvare l’invio di
telegrammi da parte della „Dante Alighieri*
a Wilson ad Orlando e Sennino riaffermanti
la incrollabile volontà di Fiume di essere
unita alla Madre Patria ad ogni costo. La
lettura dei telegrammi diede5 luogo ad una
grandiosa dimostrazione patriottica.
m guv..«, — sottoposta all’ .
tribunale neutro indipendente.
sia
Sì. è vero, attraverso
la Regina delle lagune significo per noi
l’Italia, ma, insieme, l’Italia era per no.
impersonata in Firenze. E Pnma ,c.e ■
colò Tommaseo rilegasse per tutti i .empi
Firenze alla Dalmazia e con Firenze 1 l ata
entro la veneta cerchia aelle mura . i
romana risonava il Vostro armomoso lin
guaggio, e, nell’ aurea cornice del Vostro
armonioso linguaggio, si svolgeva, a
minata, la bella civiltà italiana, amore^nostro
perenne, tormentoso nostro amore, c
nostro soave in mezzo ai dolori s ‘ ’
che, dopo la caduta di Venezia, assi lavano
senza posa l’animo n^tro. E se col lom-
maseo si affermavantì*tó>$entemente
nuovi, ,una cara figura casanoviana,
Strafico, figliolo di Zara italiana
dalmati ledesti» saranno accolti il 28
a Versailleg
PARIGI, 23. I giornali annunciano che i
governi alleati hanno fatto sapere al governo
tedesco per il tramite dei giornali che sono
disposti a ricevere i delegati tedeschi il 28
corrente a Versailles.
i tempi
G. D,
tra il fol-
La prima armata bolscevica si arrende
PARIGI, 23. L’Agenzia Havas ha da
Berna: Un comunicato da Kovno dice che
la prima armata bolscevica, che operava
lungo il fiume Pripet,.si è arresa alle truppe
nazionali ucraine, le quali si sono impadro
nite di ventimila fucili, di 35 cannoni e di
200 mitragliatrici. Distaccamenti di truppe
si sono offerti di combattere contro i bol-
scevichi ed hanno già preso parte colle
truppe ucraine all’ aziono impegnata contro il
nemico a Jitotnir. )
Da Sebenico
Settimana Santa. Nella settimana di pas
sione mercoledì, giovedì è venerdì santo un
eccellente corpo corale eseguì egregiamente
nella Basilica, gremita di fedeli, il Miserere
a tre veci del Mayer sotto V abile direzione
del geniale Maestro di Cappella sig. Pietre
Zuliani. z
Nella festa di Pasqua alla cattedrale^ gli
stessi cantori eseguirono efficacemente la
Messa del Perosi a tre voci. L’ accurata e-
secuzione fu piena dj colorito e di fusione.
|1 merito, oltre ai bravi esecutori, ne va
ascritto all’instancabile maestro, il quale seppe
istruire in pochi giorni i cori, dando ancora
una volta prova di eccellenti qualità artistiche.
Note personali. Sabato 19 corr. è ritor
nato da Parigi l’onorevole dott, L. Pini.
Teatro Mazzoleni. Sabato venne rappre
sentato al Teatro Mazzoleni uno splendido
dramma, vero capolavoro dell’ arte cinema
tografica. La film ebbe grandi’pregi tecnici
di messa ìn scena e d’interpretaziono ed
era ricca di effetti drammatici.
Finito il dramma apparve al proscenio
1* eccentrica stella lirica sig.na Gloria. Eseguì
encomiabilmente diversi pezzi d’ opera e la
Leggenda dei Piave, suscitando calorosi ap
plausi e acclamazioni vivissime. '
La cantatrice è dotata di una bellissima
voce di soprano, duttile, pastoia, intonata
Da Almissa
! Svaghi croati. Vivere in una città, tiran
neggiata dai terroristi jugoslavi, significa
per gl’ Italiani essere esposti ad ogni sorta
di vessazioni,- quando anche si possa sfug
gire alla civilissima pena della fustigazione.
H ipigliore ripiego che un povero uomo
possa escogitare è di star rintanato a casa,
in attesa di eventi migliori. Ma non bisogna
tuttavia credere che tutta la nostra vita cit
tadina sia colorita di tragico : la Jugoslavia
ama i chiaroscuri, e di tratto in tratto ci
regala qualche scenetta comica o umoristica.
Variatio delectat.
Giorni fa i capoccia jugoslavi organizza
rono una gita a Duare, accompagnati dal
Capo della Vlada di Spalato e da un fun
zionario del ministero serbo. Della comitiva
facevano parte anche due giornalisti francesi,
un inglese e un americano : intesa cordiale !
Mancavano gl’ Italiani del paese e della pe
nisola : gli jugoslavi di Almissa non vogliono
saperne della compagnia dei „nemici* ita
liani, anzi si armano, quei baldi ed invitti
eroi, a intimarci guerra.
11 comitato croato di Almissa aveva preso
tutte le necessarie misure, perchè la festa
riuscisse spettacolosa. Lungo la via si tro
vano parecchi contadini per gridare : „Živila
Jugoslavia* e pochi bambini per gittare fiori
nelle automobili. Naturalmente i contadini
non capivano niente di quel pandemonio :
per allettarli meglio a urlare, gli agitatori
dispensarono vino e quattrini e fecero loro
intendere che quei grandi signori avrebbero
aperto molte fabbriche e che i luoghi eh-~.
convicini avrebbero fatto guadagni colossali-
E i contadini bevevano, intescavano denaro
e gridavano come indemoniati, pregustando
V era promessa del facile arricchimento.
I gitanti jugoslavi e alleati furono attesi
al ritorno dalle autorità civili ed ecclesia
stiche di Almissa al ponte, ove il načelnik
(sindaco) dette loro iL,benvenuto. Terminato
il discorso d’ occasione, si formò un corteo
di sokolaši e di hrvatice che, al cantex dì
inni antitaliani, percorse la città per avviarsi
al Sokol. Là fu imbandito il gran pranzo,
durante il quale i capoccia suggerivano a
don §ime, il parroco del luogo, di dire che
fra la religione serba e quella cattolica non
v’ era nessuna differenza. Il buon parroco si
rifiutava ; ma alla fine del banchetto, al
quanto brillo, si alzò e dichiarò che per
conto suo tra greci-ortodossi e cattolici non
c’ eraw la più piccola diversità. Come si vede,
don Sime è un portento di coltura teologica :
un sagace sommovitore di idee. I prelati dei
concili di Ferrara e Firenze non erano riu
sciti a sciogliere quel difficile problema e
don Sime, tra una boccata di fumo e un
sorsetto di vino, lo sciolse a njeraviglia.
Orazio aveva ragione : „nulla sì saggio pos
sono fare i bevitori d’ acqua 1 — Finito il
pranzo, altra processione per città con banda,
preti, impiegati, sokolaši e hrvatice.
Il signor Giulio Pessich aveva esposto su
una finestra della sua abitazione la bandiera
dalmata ; mayrf giudice Pera (promosso per
V occasione a capo dei gendarmi) diede
V ordine di levarla, osservando che quella
„bandiera nemica* non era più* permessa.
Si preparano altre provocàzioni e nuovi
spettacoli.
Il prof. Bertolinl al Fascio Nazionale.
Aderendo di buon grado pii’ invito della
presidenza, l’egregio nostro èoncittadino sa
bato scorso prese parte alla seduta che si
tenne dal Fascio nazionale nei locali del
Casino, tanto j>iù che era suo vivo deside
rio di rivedere vecchi amici dopo tanti anni
d’ assenza dalla città natale, e di interessare
ai problemi economici, di cui egli partico
larmente si occupa, una larga cerchia di
concittadini.
Presentato dal vicepresidente cons. Bar
bieri, il quale rilevò i meriti del prof. Ber-
tolini come scienziato e come efficace col
laboratore dell’ on. Ghiglianovich nel far
conoscere in Italia le aspirazioni e gl* inte
ressi di Zara e della Dalmazia, egli tenne
uria famigliare conversazione ai soci sullo
scopo della sua missione tra noi e si disse
lieto di poter avvalorare con lo studio di
retto e con 1’ aiuto e il consiglio dei fattori
competenti e di quanti vorranno illuminarlo,
quelle idee che egli aveva già svolte alla
società Geografica di Roma nel 1916 in
torno alle condizioni economiche della Dal
mazia in rapporto coll’Italia.
E’ interesse nostro e dell’ Italia che le
relazioni fra le due sponde s’intensifichino
e che i due paesi uniti politicamente, 'ri sen
tano avvinti da comunanza d’intenti econo
mici per il bene di tutta la nazione.
Perciò egli si appella a tutti quelli che
sono in grado di farlo, di dargli informa
zioni e notizie in argomento, di esprimergli
desideri, di discutere problemi, perchè egli
possa vagliare, esaminare e portare a cono
scenza del Governo il frutto delle sue ri
cerche e fare le opportune proposte. Istitu
zioni, enti e cittadini privati lo troveranno
sempre disposto ad ascoltarli, tanto più che
il lavoro da compiere nel nostro paese nei
riguardi economici è rilevantissimo. Basti
dire che, dal più al meno, la Dalmazia eco
nomicamente si trova ancor oggi in quelle
condizioni di un secolo fa, che ci restano
descritte in una relazione presentata dal
Dandolo a Napoleone al tempo dell’occu
pazione francese e confermate in uno studio
diligente compiuto nel 1888 da una com
missione di professori deli’ università di
Vienna. Onde sin da oggi tocca al Gover
no il grave compito di mettere la Dalmazia
in condizioni di sviluppare tutta la sua mol
teplice ricchezza potenziale e di risolvere
un’ infinità di problemi, che si vanno trasci
nando da più di un secolo.
Bisognerà anzitutto studiare gli elements
sfruttabili del sottosuolo, le forze d’acqua
delle cascate e la loro, applicazione e di
stribuzione, favorire quelle industrie per cui
c’ è in paese la materia prima, come l’olio,
il pesce, la creta, il materiale da calce, le
marne. L’industria serica avrebbe il clima
favorevole, ma oggi essa attraversa anche
in Italia una crisi per gli alti.salari agricoli
e industriali e la forte produzione dei cen
tri lombardi ; e poi bisogna tener presente
che tutte le industrie passano attraverso,
fasi storiche e un paese non può improvvi
sare di punto in bianco le sue industrie.
Sarà questione di studio c di pazienza.
In ogni modo convien rivolgere l’atten
zione della nostra gioventù a due fattori di
rigenerazione è di vita : l’agricoltura e il
mare. Per i commerci sul mare Adriatico
s’ è fatto assai poco qui e in Italia ; prima
d^Ua guerra una sola società italiana man
dava i suoi piroscafi si questa sponda. Bi-
àogna t’ornarè alle ‘Rusti e più pure e grandi *
tradizioni marinare; »Trieste e Fiume in mano
dell’ Italia eserciteranno una forza di propul
sione notevolissima in questo riguardo. E
altrettanto si potrà dire della Dalmazia,
quando col lavoro avrà migliorato le sue
condizioni agricole e commerciali.
A quest’ esposizione sintetica dei più pon
derosi problemi economici del nostro paese
il prof. Bertolini aggiunse qualche conside
razione sul presente momento politico e nel-
V imminenza dell’ annessione ricordò che noi,
come latini siamo i discendenti e i vessilli
feri d’una grande civiltà in Europa, anche
se certi popoli arricchiti dell’ ultima ora e
cresciuti con la presunzione dei parvenus.
se ne dimenticano. Ma appunto per ciò noi
abbiamo l’obbligo di dimostrare a tutto il
mondo che ci guarda attentamente in questi
momenti storici, che anche nell’ ora delle
supremq commozioni sappiamo conservare
un contegno dignitoso e tollerare tutti nella
convivenza comune.
In fine, rievocando l’opera civile svolta
nei mesi dell occupazione dai nastri soldati
che sono anche in questo ammirati da tutta
la popolazione italiana e slava, il prof. Ber-
tolini chiude la sua interessante conversa
zione con un evviva al soldato nostro, pio
niere di civiltà e di grandezza, a S. E.
l’Ammiraglio Millo e al primo soldato d’ I-
taìia, il nostro Re.
Pasqua* Le feste vennero celebrate dalla
«hiesa con le funzioni di rito. La cappella
cittadina, diretta dal prof. Perich, eseipì
egregiamente, a piena orchestra, la bella
messa del m.o Luigi Bottazzo e 1* Offertorio
„Terra tremuit et quievit* del Perich stesso.
Molto ammirate la perfetta fusione «orale e
1’ eccellente orchestrazione del m.o Zink.
I mercati, abbondantemente provvisti, ri
fornirono lautamente le mense. 11 pubblico
consumatore volle rifarsi una volta tanto dei
lunghi digiuni di guerra anche a costo dì
qualche sacrificio pecuniario, poiché se ce
dete solo un tantino alle seduzioni delle
vetrine dei negozianti di commestibili è il
caso che ci lasciate mezzo il portafoglio.
Le due sere di Pasqua tutti i pubblici
spettacoli — teatro, teatrini e cinemato
grafi — furono straordinariamente affollati.
E cosi i caffè e gli altri locali pubblici.
La temperatura negli ultimi giorni si è
rifatta cruda, invernale.
Provocazione. Il tribunale provinciale
Zara non lede soltanto il diritto degli ita
liani. Ma, addirittura, provoca.
Guglielmo Schneider, tipografo, italiano,
nato e cresciuto a Zara, ha ricevuto una citazio
ne di comparsa estesa esclusivamente in croato.
Ma v’ ha di più. Dalfa busta ufficiosa venne
ostentativamente cancellata la dizione „Tri
bunale provinciale di Zara* per lasciarvi
intatta e sola quella in croato.
Al Tribunal« si divertono, come si vede*
n«l ripicco, o, peggio, nella provocazione
Anno 2. - N. 38
DALMATICA
Abbonamenti per ora non si ricevono
Un numero centesimi 30 di corona
2ara, 30 aprik IMO
Per
■BSÙ
le inserzioni rivolgersi" all’ Amministrazione '
>— Pagamento anticipato — — —
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia SchSnfold.
Xnm, offesa nei suo orgoglio di nazio
nale purità, è generosamente scattata
contro i profanatori delia giustizia, contro
i farisei della pace. Ci vorrebbero parole
di fuoco e di sangue per esprimere la sua
passione e la sua volontà. Non di convul
sioni incoscienti, non di vampate sinistre
d’odio e di vendetta contro gli avversari
è materiato il suo grande patriottismo, ma
di serena fermezza e di fiducia incrolla
bile ne suoi destini. Zara non ba bisogno
di ricorrere all’insidia nè di affermarsi
col terrore, perchè ritrova sempre in se
stessa fede e forza, costanza e virtù,
Insofferente di ripieghi, di rinunce, di
viltà, il popolo nostro, che ama la patria
più che l’anima, ammonisce che non vuole
essere mercanteggiato da nessuno. Per
codardi baratti, per irrisorie autonomie
non ha sofferto e amato tanto, ma per
veder finalmente realizzate le sue irridu
cibili aspirazioni.
I cittadini di Zara proclamano fiera
mente: „Vogliamo rinascere all’amore e
alla vita! Vogliamo queste terre che son
nostre, affinchè lo straniero non ci scher
nisca e calpesti! Per la grandezza e per
la dignità d’Italia chiediamo di essere fra
telli dei nostri fratelli! Soltanto con l’an
nessione ali’ Italia potremo essere esauditi,
difesi e salvati!"
Oda tutto il mondo il nostro voto su
premo: „TUTTA ITALIA AGL’ITA
LIANI. O ITALIA O MORTE !“
Ih. latamente S’li alia!
(Impressioni di uno che arriva)
Giornata di ansia e di attesa.
- Zara attende, decisa non rassegnata ; de
cisa a tutto d’una decisione calma e se
rena: calma dei forti, serenità fatta di cer
tezza e di diritto.
Attende così: tutti i tricolori al vento,
tutte le anime pronte, tutti i suoi sorrisi
alla Patria, tutte le speranze immutate ; tutto
1’ avvenire fatale.
Oggi ho compreso meglio che sia amor
di patria, che sia la volontà d’ un popolo.
Lo avevo già conosciuto questo volere e
questo amore nel bel maggio d’Italia, a
Roma, quando si affermò sublime e forte;
più tardi lo avevo conosciuto epico nell’ e-
saltazione dell’ attacco, nell’ urto delle truppe
scattanti all’ assalto, marcianti, correnti alla
morte; lo aveva conosciuto ed ammirato nel
sacrificio lungo delle trincee umide e fan
gose, dove la morte minacciava sempre e
non di rado colpiva ; Io avevo riconosciuto
sovrumano, eroico, santo nel sorriso dolo
roso dei moribondi e nelle ferite sangui
nose; lo avevo visto nelle sue vampe di
odio, nei suoi lampi di amore, nell’ ora lieta
e nella triste, lo avevo sentito fremere, on
deggiare, risorgere più forte nell’ ora della
disillusione; ma non lo avevo mai cono
sciuto così grande e potente, così sublime
come oggi nella ferndezza, nella certezza,
nella decisione di questo popolo che è po
polo d’Italia, che vive e che è vissuto per
1 Italia, che morirà, se occorre, ma nel no
nre d’Italia, ma sereno, ma calmo come
convinto d’ una necessità, d’un destino.
, Zara è italiana : è fatale ! Qui si sente
questa fatalità, qui si vive di essa. Cosa
questo destino di genti, cosa è questo
lere necessario di popolo ? c. il sangue
scorre nelle vene dei vivi o quello
e
vo-
che
che i
morti hanno sparso ? c. la lingua che . Pa,;~
Uno o il pensiero che ^questa parola anima r
E ricordo o presente ? È vita o aspirazione .
No,n lo so! E’ fatalità!
E il necessario amore di un anima im
mortale ad una terra che è diventata fatal
mente sua il giorno in cui senza doman
darlo si nacque ; è la fatalità che rende in
felice V esule lontano, che fa odiare la co
moda città e preferire lo scoglio, che la
donare la vita senza rimpianto e 1 esistenza
senza lacrime. E’ fatale, più fatale ancora
dell amore con cui amiamo noi stessi.
E Zara è italiana. * ,
Invano hanno tentato di distruggere nel
suo cuore la fede ; invano un governo fatto
dj venali Rarezze e di bieche minacce, di
privilegi e d’ingiustizie, di violenza aperta
j di subdoli raggiri, ha tentato di svellere
dall’animo l’aspirazione alla patria: 1 uomo,
anche con V arte più diabolicamente affinata
della più diabolica politica, tenta invano . i
cancellare il solco che la natura imprime e
scava.
Sì è servito di tutto il nemico e con tut
to è fallito. Ha chiuso scuole per aprirne
mfre, ha chiuso le italiane per aprir le croa
to; ha più o meno imposto, la trasforma
tone d’un seminario, da italiano a croato ;
ha
impiegati
terra dove
e ri-
stessa
e
una
nominati e fatti nominare vescovi che
clTlstrynti ; ha imposto un clero che rese
servile a forza di onori e di comodi e che
mca en° con catene d’oro ; ha favorito il
vì?°f Catt.ol.lc.° non italiano, ed ha esaltati e
resi fanatici i suoi popoli dipigendo gli ita-
iam come atei ed anticattolici, mentre blan
diva il clero greco cui pagava scuole e se
minari ; ha allagato di gendarmi croati, di
c^oa^> ti ufficiali croati questa
• i fiorisce ancora la musica armo
niosa e dolcissima del dialetto di. Venezia;
tutto ha tentato il nemico, ma Zara
masta qual’ era, fatalmente, con la
fatalità d’una legge di natura.
un esèmpio — innocente,
rovo a giocare due fanciulli del popolo,
e poco più lontano una bambina di un sei
anni, bellina e graziosa.
Mi avvicino alla piccola, la carezzo, e le
domando come si chiama.
Maria — mi risponde.
Ma uno dei due monellucci mi guarda
mi grida : — la lasci, la lasci ! E’
croatina.
La bimba diventa appena appena un po’
lossa sulle gote e mi guarda maliziosetta.
Accarezzandola ancora e guardandola negli
occhi, le domando in tono di scherzo : —
Sei croatiria ?
. Non parla ; ma scuote la testa in atto di
diniego, maliziosa e sorridente.
— Ed allora perchè ti chiamano croata ?
La bimba si stringe nelle spalle. Le do
mando ancora : — che cos» sei ?
A fior di labbra, con un filo di voce,
quasi ad affidarmi un segreto, con i begli
occhi pieni di luce e di gioia: — sono ita
liana !
— E perchè non lo dici a chi ti chiama
croata ?
— Ho paura!
— Paura !< E di chi ?
La bimba mi si accosta di più e mentre
i due monelli le gridano ancora: croata!
croata ! mi dice all’ orecchio quasi temesse
di sentir se stessa: perchè la mamma è
croata.,Poi, più forte: dammi una stella!
Bimba 1 Piccola Maria, non temere! sei
italiana, fatalmente italiana ! e se la tua
mamma, per non affrontare disturbi e pre
potenze da chi forse potrebbe negarle il
pane, si dice croata, è italiana anch’ essa,
come te, piccola Maria, e come tutte le
bionde fanciulle dal bel profilo veneto, da
gli occhi azzurri come il mare che vide le
galere della Serenissima, e che oggi applau
divano all’ Italia e si dicevano pronte ad
offrirsi volontarie.
— Volontaria? a che? ho domandato ad
una giovinetta esile e sottile, un po’malata.
E’ rimasta un momento perplessa, quasi
meravigliata dell’ inattesa domanda; poi, con
energia che mai più avrei creduto potesse
avere : a tutto ! a tutto ! anche a portare il
fucile; anche a morire. Viva S. Marco)
Sì, vive S. Marco ! Vive nei vostri cuori,
vive nella vostra fede, vive, e non invano,
su tutte le porte della vostra città, ove ha
vigilato il leone alato.
Perchè il nemico non ha osato atterrare
questi leoni minacciosi e memori? Qual
sacro terrore lo ha arrestato, esso che non
ebbe tenerezze perchè non ebbe mai cuore,
che non ebbe ricordi perchè calpestò la
storia, e che non, conobbe ritegno nella sua
sfrenata ambizione ?
Zara! Togli i tricolori, deponi i nastri
italiani, dì ai tuoi giovani che tolgano dal-
F occhiello la stella d’Italia, alle tue fan
ciulle che sciolgano i nastri della nostra
marina, abbatti i tuoi leoni alati, fa tacere
il chiacchierio festoso dei tuoi bimbi che
parlano veneto; nascondi tutto ciò che ti
mostra figlia d’Italia e non temere: sarai
italiana lo stesso ; son le tue vie, i tuoi edi
fici, il tuo sorriso, il tuo fare, la tua anima,
la tua vita, sei tu, tu, tu stessa, Zara, che
sei italiana! E’ fatale: tu sei d Italia!
Se vaniloqui di diplomatici, se nascosti
divisamenti, se chi è di te bramosa, se chi
nulla sa di te può dire altrimenti, non im
porta. Più forte d’ogni ignoranza, d ogni
cupidigia, d’ ogni destino avverso, tu, Zara,
sei d’Italia; fatalmente d’Italia!
Zara, 29 aprile 1919.
Quel caro signor Gauvain
Il signor Augusto Gauvain in uno dei so
liti articoli italofobi che „Le Journal de De
bats" da tempo compiacentemente accoglie,
inlesse l’elogio di Wilson il quale, avver-
sando il riconoscimento e la traduzione in
atto della Convenzione di Londra e misco
noscendo il diritto d’Italia su Fiume, appare
oag-i agli occhi nostri — e forse non sol
tanto nostri - il paladino dell imperialismo
jugoslavo ed il provocatore di una possibile
gravissima scissione interalleata.
Le argomentazioni del signor Gauvain
fanno il paio, per serietà e.buona fede. con
quelle dell’inglese Steed, vecchio —
nostro che si sbraccia da mesi, con
mezzi, leciti e illeciti, a svalutare le
rivendicazioni, a denigrarei la nostra politica
a tentare insomma di renderci invisi ai po
poli ed a chi ha il compito ed il dovere di
farci giustizia.
amico
tutti i
nostre
L’articolista del Debats afferma ad esem
pio che la nazione italiana reclama suoi dei
territori ai quali, prima della guerra, non
pensava neppure lontanamente, e si duole
che il nostro Governo abbia commesso „il
peccato mortale" df provocare o di alimen
tare, il funesto imperialismo che è oggi'.nel
la coscienza del paese.
Si tratta, come ognuno agevolmente com
prende, di una ridicola menzogna. Il popolo
d’Italia non ha voluto la guerra soltanto
per Trento e per Trieste; ma ne ha sen
tita la necessità anche per la Dalmazia e
per Fiume, abitate da genti non meno ita
liane dei fratelli istriani e trentini.
Il Patto d| Londra non contemplava è
vero Fiume ;? ma i nostri uomini di governo
che per un senso fcrse eccessivo di mode
razione ed in omaggio ai desideri della
Russia avevano' allora accettata la dolorosa
rinuncia, non potevano — dopo la debacle
rovinosa del colosso occidentale, dopo i
sacrifici enormi che da questa rovina ci fu
rono imposti, dopo la sollevazione sponta
nea della coscienza nazionale in prò del-
V annessione della città sorella, anche a ri
conoscimento del valore di quello sforzo
immane che fruttò a -noi ed agli alleati il
trionfo di Vittorio Veneto e la fine vitto
riosa della guerra — non potevano, ripe
tiamo, non rimettere sul tappeto la questio
ne di Fiume, di Fiume che proclamava spon
taneamente, col più grande dei plebisciti
wilsoniani, la propria volontà d’unione al-
V Italia. Ma il signor Gauvain, che è assai
tenero del Patto di Roma, non riconosce —
Wilson 11° — il Patto di Londra. Che cosa
è questo patto di Londra? si chiede. I
responsabili della politica dell’ Intesa lo han
no si, firmato; ma poiché non ne hanno
pubblicato ancora il testo, non si ha il do
vere di riconoscerlo e d’ osservarlo.
11 ragionamento fa semplicemente ridere.
Chi firmò il Patto di Londra, per conto
della Francia e dell’Inghilterra? Chi, se non
gente che aveva mandato ufficiale per ogni
atto politico di guerra? E perchè se la
Francia ha ottenuto ciò che per accordi
indubbiamente intervenuti fra gli alleati le
spettava, l’Italia dovrebbe rinunciare alla
soddisfazione del patio' che particolarmente
la riguardava e che reca pure le firme de
gli esponenti delle nazioni in unione alle
quali ha fraternamente combattuto ?
E non sono queste le sole maligne scioc
chezze che il signor Gauvain scrive in odio
nostro. Egli ci rimprovera di non "«ver di
chiarata subito la guerra alla Germania e
sopratutto d’ aver concluso con la Germania
quel famoso misteriosissimo trattato „circa
il trattamento dei rispettivi sudditi e delle
proprietà durante la guerra**, trattato tanto
misterioso che tutti sapevano a memoria, in
Italia ed all’ estero, e sul quale nessuno ha
mai scovato nulla da ridire.
Ma non continuiamo. Molte parole amare
potremmo dire al signor Gauvain, molte cose
potremmo ricordargli che forse darebbero
qualche po’ di fastidio a lui ed a tutti co
loro che come lui hanno una memoria labi
le ed un senso morale discutibile.
Crediamo però che non ne valga la pena.
Il popolo italiano attende serenamente, fi
dando nella fermezza e nella rettitudine di
coloro che lo rappresentano.
Orlando e Sonnino non firmeranno un
trattatto, che non sancisca i nostri diritti.
La Croazia sotto il giogo serbo
I particolari dell’ arresto di Radic
La „Reichspost" pubblica :
„Da quanto si può dedurre da una rela
zione da Zagabria, pare che là minacci bur
rasca. Si sente troppo il peso del giogo dei
serbi che trattano gli abitanti dell’ ex mo
narchia come gente vinta. — Questa esaspe
razione d’ animo raggiunse il sommo grado
in seguito all’ arresto di Radic. Quest’ uomo,
che con tutta 1’ energia si oppose alla do
minazione serba, si procacciò in tal modo
la simpatia delle masse. L’ ultimo tempo egli
non usciva mai se non accompagnato da
persone di fiducia. Però 14 giorni fa di
notte, il commissario governativo Trnski con
4 guardie penetrò nella sua abitazione e lo
invitò a seguirlo ; ma quando quello si ri
fiutò gli intimò V arresto. Le guardie non
vollero mettere le mani addosso a4 Radic.
Soldati serbi lo portarono alla prigione. La
notizia dell’ arresto di Radic, censurata, non
sarebbe stata appresa, dal pubblico. Però
sua moglie affisse un manifesto nel suo ne
gozio librario. Era il 24 marzo : fiera setti
manale. 1 contadini s’ammassavano d’ in
nanzi a quel manifesto e fremendo com
mentavano f arresto avvenuto. Si portarono
quindi sotto il palazzo del bano chiedendo
la liberazione del loro capo. Il bano non
ebbe il coraggio di proporre un tanto al
Governo centrai. Il giorno di poi si ripetè
la dimostrazione che prese una piega più
minacciosa, ma Radic è pur sempre incar
cerato. c. naturale quindi che V indignazione
popolare cresca di giorno in giorno. Ora
forti distaccamenti di serbi tentano di man
tenere 1’ ordine nei paesi e città. Noi non
vogliamo essere una colonia dei Karageor-
gevic, noi non vogliamo essere dominati dai
serbi! Tutto fuor che tante! 11 nostre tem-
peramento meridionale nel confusionismo degli
ultimi^tempi ci ha fatto dimenticare il sangue
croato sparso per la nostra difesa. Noi siamo
una nazione che tende verso V occidente e
non verso i Balcani ! Non vogliamo tollerare
questa comunità fittizia. Forse ci vorrà del
tempo per cancellare le conseguenze dolo
rose delle giornate di novembre, mai noi le
cancellarono ; perchè siamo un popolo trop
po fresco e forte per lasciarsi sopraffare !
-------- :-- _------ ...... ..
Conflitti nelle vie di Zagabria
Il „Der Rene Tay“ pubblica:
„Una grande massa di appartenenti al
partito dei republicani e dei contadini voleva
penetrare nelle carceri ove sono trattenuti
in arresto Radic, dott. Prebeg ed il cano-
nino Pazman per liberarli. D’ordine del bano
le truppe uscirono per impedire la libera
zione. Sorsero quindi dei conflitti sanguinosi
fra militari e borghesi, in cui furono contati
27 morti e oltre 100 feriti. Per il manteni
mento dell’ ordine, e poiché le truppe serbe
d’occupazione non sono fidate, furono in
viati a Zagabria nuovi trasporti di militari
francesi della forza di 300 uomini e 150
ufficiali".
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Protesta croata contro il dominio serbo
Si comunica da Lugano al „Wiener Tag-
blatt" : Alla Commissione Militare francese
a Zagabria è stata trasmessa una protesta
del partito dei contadini contro il dominio
arbitrario dei serbi nella Croazia, con la
preghiera di trasmettere l’atto alla Com
missione per la Pace a Parigi. Si chiede
che la Croazia rimanga indipendente e venga
subito evacuata dai serbi. La protesta enu
mera casi singoli di crudeltà commessi dai
militari serbi contro la popolazione croata
e pretende V erezione d5 una repubblica di
contadini croati indipendenti e la convoca
zione di una speciale assemblea nazionale
croata.
-----------------------.&>----------------------
Acerbe critiche slovene
al governo di Belgrado
Sono passati cinque mesi dacché gli ju
goslavi hanno raggiunto 1’ unità statale, ma
finora non c’ è da sperare in un proposito
consolidamento della compagine statale. Sor
gono antagonismi religiosi, nazionali, culturali
ed economici. Regna completa disillusione
specialmente fra gli sloveni che quanto mai
desideravano il distacco dai tedeschi. I so
cialisti sloveni che finora facevano parte
della coalizione governativa, hanno ritirato
il loro deputato dal Governo di Belgrado e
dal Governo locale della Slovenia ; poiché
non intendono cooperare al rinvigorimento
assolutistico verso cui propendono i deputati
borghesi e perciò indignati in seguito allo
inasprimento della censura ed al differimento
delle elezioni della costituente. Contempo
raneamente i giornali borghesi attaccano
violentemente il Governo (sebbene vi si tro
vino i loro capi, quale il presidente dei
ministri ed i ministri) ciò che fa apparire la
posizione del governo non troppo solida.
Così scrive lo „Slovenec" giornale che
prende le parti del presidente del Governo
per la Slavonia, dott. Preic. Tra altro:
„In seguito all’ incapacità del ministro del-
l’interno, ed iđ seguito alla mancanza di
buona volontà la situazione nella Croazia
diventa di giorno in giorno più insopportabile.
L’ odio tra i croati ed i serbi è quanto mai
acuto, la corruzione nell’ amministrazione e
nella vita economica s’ allarga come una
ferita marcita; sfiducia, malcontento ed il
saper le speranze disilluse s’ accumulano tra
la popolazione ; soltanto ciechi posson passare
innanzi a questi sintomi con calma. Ciò che
succede nella Bosnia-Erzegovina oggi non
può essere ancora noto, pure coloro che lo
devono sapere, dovrebbero essere sopra
pensiero, in seguito a questi avvenimenti.
Sembra pur troppo che non si sia intenzio
nati a voler venire alla ragione. Contro tutti
gli eventi non vi è che un mezzo : la prir
gione. A Sarajevo si è arrestato Vancas, a
Mostar 13 uomini politici, a Zagabria Radic
(capo del partito dei contadini croati). Bel
grado è distante e calma, non vi funzionano
nè il telefono, nè il servizio postale, nè le
ferrovie. Da noi invece funziona tutto ciò :
una buona còngiunzio^e è più pericolosa di
una mitragliatrice, È doloroso che a Belgrado
non si sappia tanto. Non si voglia scusarsi
dicendo che ciò è una conseguenza di una
agitazione nemica e del cattivo esempio che
ci offrono gli stati vicini. Da noi ci sono
abbastanza motivi per essere malcontenti.
Non soltanto perchè 1’ amministrazione cen
trale è cattiva ed incapace. Anche se fosse
inappuntabile, la popolazione di fronte ad
essa dovrebbe assumere un contegno del
tutto passivo. Poiché si domanda: da dove
il governo centrale, da dove il „parlamento",
da dove sono capitati questi governi locali
e chi li controlla ? Il popolo non ha mai
partecipato così poco al governo come oggi
che noi abbiamo uno stato proprio, che ha
per base la democrazia."
Lo „Slovenski Narod", il giornale princi
pale del partito democratico jugoslavo, con
danna l’introduzione del libero commercio,
da cui nel territorio sloveno, specialmente
a Lubiana, è causato un enorme rincaro.
L’ articolo termina '• „La nave corre tra Scilla
e Cariddi. Che i nostri circoli competenti
non tengano chiusi gli occhi, poiché può
accadere che la nostria navicella mentre i
nostri timonieri la vogliono salvare da Scilla,
venga ingoiata da Cariddi. I signori a Bel
grado dovrebbero spaziare con lo sguardo
oltre il loro campo di cavoli. Le nostre con
dizioni richiedono maggiore’chiaroveggenza.
Il nostro Regno è grande e vario ; non mi
surate dunque tutto alla stregua delle vostre
misure ! Non dimenticatevi che ora non più
il Danubio, la Drina, il Timok, ma le alpi
e l’Adriatico sono i confini."
A quanto pare i signori di Belgrado non
sono propensi a prendersi troppo a cuore
gli ammonimenti e i consigli degli sloveni.
Dalla Provincia
Da Arbe
Lavorìo nell’ ombra. Nel magazzino del
Municipio si rinvennero molte casse di mu
nizioni che furono nascoste dagli ex ammi
nistratori croati con la speranza di servirsene
un giorno contro gl’ Italiani.
All’ ufficio postale di Arbe il segreto
epistolare non viene rispettato.‘ c’ è una
impiegatessa venuta giù d’oltre il Velebit
che informa esattamente i capoccia croati
di tutte le notizie scritte e stampate dirette
agl’ Italiani di Arbe prima ancora che questi
ricevano dal fattorino la rispettiva corri
spondenza.
L’autorità di Arbe dovrebbe spiegare
maggior energia per evitare dei lagni —
molto giustificati — da parte della cittadi
nanza italiana.
Da Sebenico
„Italia o morte !" Oggi la cittadinanza di
Sebenico è venuta a conoscenza del mes
saggio dell’ onorevole Orlando in risposta
a quello di Wilson. Immediatamente per
spontanea deliberazione tutta la città si è
pavesata a festa con vessilli tricolori ; il po
polo tutto di ogni ceto, condizione, sesso
ed età è sceso per le vie gremite delia città
accompagnato dalle musiche e sventolando
il tricolore, il gonfalone di S. Marco e la
bandiera dei tre leopardi ; tutto il popolo si
è unito al corteo imponente, maestoso, inter
minabile, il quale ha percorso le vie della
città al suono di inni patriottici, accogliendo
con frenetiche ovazioni le truppe che giun
gevano dall’ Italia, mentre le campane suo
navano a stormo. 1 canti dei dimostranti •
le musiche davano alla città un aspetto so
lenne e grandioso.
Il corteo uscito verso le due del pome
riggio ha fatto un’ imponente manifestazione
presso la regia nave „Europa" al gover
natore vice-ammiraglio Millo. Indi è accorsa
alla banchina attendendo 1* arrivo dei sol
dati italiani i quali sono stati cosparsi di
fiori in un delirio di gioia e di fierezza in
descrivibile.
Il corteo verso le cinque pomeridiane si
è diretto verso la piazza del Duomo, tutta
gremita fino agli sbocchi delle vie, L’ avvo
cato Miagostovich dal poggiuolo della ve
neta Loggia del Consiglio ha tenuto un vi
brato, patriottico discorso, ricordando come
il venerato gonfalone di San Marco, che
nelle fortunose vicende della patria fu se
polto con le lagrime degli avi sotto gli
altari nostri, oggi è stato disseppellito per
volontà del popolo d’Italia e col sangue
dei suoi eroi, coperto dalla benedizione dei
figli redenti. Ha ricordato che con la stes
sa leale fierezza colla quale l’Italia è scesa
sui campi della gloria a tutela della giustizia
e della civiltà, mantenendo la fede agli ob
blighi assunti, riconsacra oggi i diritti della
nazione, che bugiarde idealogie e insidie
sleali volevano bistrattati e corrotti. Ha in
vitato quindi tutti i presenti a dichiarare,
con plebiscito unanime, la volontà incrolla
bile di queste terre latine di rimanere con
giunte alla patria grande, alla patria sola,
all’ Italia, sciògliendo il voto delle città so
relle: Italia o morte.
Il discorso, interrotto continuamente da
ovazioni interminabili, è stato accolte a
questo punto da un frenetico delirio e mi
gliaia di voci hanno ripetuto fra lagrime di
orgoglio e di commozione poderosamente,
vigorosamente, entusiasticamente il giura
mento solenne Italia o morte.
Da Spalato
Penetrazione americana. Ornai non è
più un segreto che i nord-americani inten
dono di attuare nella Dalmazia meridionale
un’ intensa penetrazione commerciale. Lo
provano i numerosi acquisti di fondi • i
progetti di aziende e di stabilimenti che si
stanno concretando.
I signori jugoslavi, frementi di sdegno per
ogni iniziativa benefica degli Italiani, i soli
che potrebbero dar vita a brillanti imprese
industriali e ad importantissimi traffici com
merciali nella Dalmazia meridionale, distante
poche ore dalla sponda d’Italia, i signori
jugoslavi si vedranno messi cosi sotto la
tutela commerciale dell’ America.