DALMATICA Abbonamenti per ora non si ricevono. Un numero cent. 20. Redazione ed Ammfnistrazione provvisoriam ente n ellaTipograf ia E. de SchOnfeld.
PENSIAMO ALLE SCUOLE.
Da tre settimane, da quando
una modesta torpediniera con a
poppa il tricolore ormegsriaKidosi
alla nostra riva riaffermava i àacri
diritti d'Italia su questa sponda,
è un vibrante fervore di patriot-
I tiche dimostrazioni. Il fremitó
^ di gioia che erompe libero e
I spontaneo e assunie forme v cla-
I morose è una manifestazione
schiettamente umana e civile del-
l' anima collettiva del popolo
troppo duramente e troppo a
lungo provato alla scuola del do-
lore e della repressione d'ogni
più nobile idealità patriottica. Gli
affetti si possono comprimere con
male arti di governo, cancellare
mai.
Ma conviene tuttavia rilevare
che anche in questo periodo di
assestamento e di preparazione
a un ordine definitivo di cose,
anzi-appunto in esso, è neces-
sario raccogliere gli spiriti e l'e-
nergie su quel cumulo di pro-
blemi nuovi o rinnovati, che si
affacciano piiì urgenti per Zara
e la Dalmazia e per i quali oc-
corre la fede fervida, la vigile e
previdente operosità e 1' aiuto di-
sinteressato di tutti ì cittadini.
Non bastano i cauti e i cortei:
chi ama veramente e fortemente
la patria ha da agire, da purificare
sè stesso e l'ambiente; bisogna,
ora che l'Italia finalmente s'è
compiuta, rifare la coscienza e la
vita degl'Italiani di queste terre
redente.
Compito complesso e irto dei
più gravi problemi, tra i quali ci
piace oggi accennare a quello
4ella scuola, che è dei più vitali
4 urgenti e, nell'imminenza del-
l' apertura degl' istituti cittadini,
ha anche tutto l'interesse dell'at-
tualità. Non c' è fattore di ci-
vismo, di progresso, di grandezza,
di benessere più nobile e im-
portante della scuola, che forma
e tempra i caratteri, dà la co-
scienza del valore individuale, dei
propri diritti e de' propri doveri,
eleva il cittadino a fattore e coo-
peratore della grandezza dello
Stato. Ma perchè la scuola non
venga meno al suo compito e
possa dare questi frutti, occorre
anzi tutto che sia improntata a
un indirizzo schiettamente nazio-
nale nei programmi e conti sul-
r opera di fervido patriottismo
dei maestri.
L'Austria, per alta ragion di
Stato e per tradizioni ormai se-
colari, avvelenava le istituzioni
scolastiche colla peste dei sistemi
burocratici, polizieschi e milita-
reschi e mirava a snazionalizzare
tutti i popoli non tedeschi, ap-
poggiandosi in cotesto program-
ma ai dissidi fra nazione e na-
zione fomentati con tutte le arti
d'una raffinata organizzazione.
Dalla scuola dovevano uscire dei
buoni, docili e fedeli sudditi
austriaci: ecco tutto.
In Dalmazia le condizioni della
scuola italiana primaria e secon-
daria erano poi aggravate dalla
dipendenza da autorità provin-
ciali esclusivamente o prevalente-
mente croate, cui spettavano le
nomine dei docenti e il controllo
degli istituti. Onde maestri e pro-
fessori privi d'ogni cultura ita-
liana, ignari sin della lingua e
biascicanti un ibrido gergo, con!ie
quelli che dì solito eran usciti da
istituti croati ; e il lento, ma con-
tinuo regresso delle scuole ita-
liane nel numero degli alunni e
nella qualità degli insegnanti ; e
la lotta contro le scuole della
„Lega Nazionale", che con gravi
sacrifizi s'industriava di supplire
ai bisogni della cultura e dell'a-
nima italiana di queste terre ; e
il prevalere, in certe coscienze
deboli e vacillanti, di considera-
zioni di gretto interesse materiale
o di basso opportunismo sul ci-
vile dovere d'educare i figli alla
patria.
In cotesto clima storico e po-
litico anche i fiori più belli del-
l' intelligenza e della volontà eran
costretti a intristire ; la necessità
di comprimere i più nobili senti-
menti e le più sacre idealità per
sfuggire all' occhiuta vigilanza del-
le autorità politiche e scolastiche
falsava con gli anni il carattere
dei nostri giovani e favoriva il
germogliare di coscienze dubbie;
sì che di giorno in giorno sce-
mavano le forze vive e fattive
per la lotta immane che un pu-
gno d'uomini conduceva contro
le arti raffinate del governo au-
striaco e la selvaggia invadenza
dei croati. Le migliori intelligen-
ze, insofferenti delle strettoie di
simili sistemi, cercavano sull'altra
sponda quella libera estrinseca-
zione delle loro doti e idealità,
eh' era un sentito bisogno del-
l' anima.
Urge dunque che il problema
scolastico abbia le cure intelli-
genti e sollecite del governo ita-
liano. I programmi, anche se per
ovvie ragioni non si possono di
punto in bianco radicalmente mu-
tare e pareggiare a quelli, della
penisola, possono tuttavia con
moderati.e sapienti ritocchi so-
disfare i più sentiti bisogni del
momento e preparare le trasfor-
mazioni future; l'eliminazione de-
gli elementi meno adatti o addi-
rittura anacronistici darà moda ad
altre forze più idonee di rinsal-
dare e rinvigorire la compagine
dégl'insegnanti, assicurando alla
scuola una salda base di cultura,
d'ordine, d'efficienza nazionale
e al paese i benefici della par-
tecipazione alla grande e pura
corrente del pensiero e della vita
italiana.
Sappiamo che V ammiraglio
Millo, animato da affetto profon-
do per Zara e la Dalmazia affi-
date alla sua amministrazione.
divide con noi V alto concetto dei
doveri dello stato verso la scuola^
conscio dell' importanza della fun-
zione sociale che spetta particolar-
mente ai nostri istituti d'educazione;
e sappiamo pure che s'è già pen-
sato a togliere dalle dipendenze
degli organi croati la direzione e
la sorveglianza delle scuole ine-
die. Un primo passo è fatto : at-
tendiamo che si continui sulla
buona via.
Ma intanto non ci possiamo
esimere dal ripetere a tutti gli
spiriti fiacchi, a tutti i padri ten-
tennanti dell' era dell' obbrobriosa
oppressione austro-croata: ricor-
datevi il vostro dovere. Crescete
i vostri figlioli italiani, italiani di
coltura, di spiriti, di sentimento;
non uno diserti il suo posto alla
scuola nazionale. La Patria vi
sarà più grata che di tutte le
acclamazioni e gli sbandieramenti.
Nostre corrispondesize.
Da Spalato.
Un banchetto e disordini. Domeni-
ca sera nel Caffè Troccoli la Vlada
diede un banchetto ai sig-nori ufficiali
americani che presero possesso delle
corazzate „Zriny" e „Radetzky". Gli
americani si impossessarono domenica
scorsa alle 11 di notte delle navi, im-
posero all' equipaggio di abbandonarle
e partirono di mattina alle 6. Su que-
sto argomento il „N. Doba" non fa
neppur cenno ; ma se, invece degli a-
mericani, si fosse trattato di italiani —
apriti cielo! — chi potrebbe resistere
alle ingiurie? Ritorniamo al banchetto.
Quando gli americani sedevano in
caffè, vi sopraggiunsero dei socialisti e
dei contadini — questi ultimi passivi
a tutte le dimostrazioni croate — ed
emisero le grida di „Abbasso il Re
Pietro, Evviva la Repubblica, Abbasso
gli strozzini !" ed a tre piià gravi an-
cora. Gli astanti intervennero per cal-
marli, ma^ usciti fuori del caffè, le di-
mostrazioni si rinnovarono più clamo-
rose. Su questo fatto il „N. Doba"
non ha una parola, per non far cono-
scere al di fuori che qui regna un
vivo malcontento.
Aggressione. 11 ben noto Ivan K.
Benzon impiegato comunale ag-gredi un
benemerito cittadino, perchè questi,
durante la guerra, scoperse delle gravi
irregolarità al Comune. Si chiede che
senza scrupoli il nuovo Consiglio pro-
ceda, pev dare esempio di giustizia.
Terribile disgrazia. Venerdì scorso
si ormeggiò al molo il vapore trasporto
„B. Kemeni" con a bordo 2500 uo-
mini di truppa ungheresi e tedeschi,
che, dopo tante fatiche, ritornavano
alle lor case. Ma durante il viaggio
scoppiò un grave incendio nei depo-
siti di carbone. Nellgi catastrx>fe peri-
rono 74 uomini, e non già 200 com2
il „N. Doba" partecipò. La città è
costernata. Domenica seguirono i funerali
di due ufficiali francesi, del capitano
e del macchinista del piroscafo. Un
lungo stuolo di cittadini accompagnò
all' ultima dimora i quattro graduati,
mentre gli altri 70 asfissiati furono po-
sti nelle maone e così portati a sep-
pellire. Fra le vittime si scoperse anche
un maggiore tedesco; ma non si potè
identificarlo.
Di male in peggio. Finché durava
la guerra si viveva male, ma ora, con
la „Vlada", è impossibile il vivere. La
carne è a 26 C., le maride a C. 10,
il pesce pili grande a C. 24-30. Ben-
ché si fossero trovati molti vagoni di
farina, il prezzo della farina fu alzato.
La verdura pure è a prezzi esorbitanti.
Le patate a C. 6, un uovo a C. 3.20.
Di tutto questo il „N. Doba" non dice
sillaba, mentre durante la guerra gri-
dava conjtro ogni più piccolo strozzi-
naggio.
Un eroe. L'ardivo dei caccia-torpe-
diniere francesi attrasse alla banchina
molta gente. In un gruppo di signori-
ne, che discorrevan tra loro cheta-
mente, era pur la giovane Albina Bu-
kowsky, vostra concittadina. All' im-
provviso il prof. Virgilio Meneghello
Dincic — fabbricatore dei numerosi
diplomi di benemerenza civica assegnati
all'jex luogotenente conte Attems —
si scagliò sulla signorina Bukowsky e
le somministrò due sonorissimì schiaffi.
„Brutto mascalzone — le gridò indi-
gnata la signorina — perchè mi per-
cuote ? — „Perchè ? Perché lei è di
Zara." OccOrron commenti?
La Cronaca
li saluto di Roma a Zara nostra.
Il nostro Sindaco ricevette, in risposta
a quello da lui inviato al Sindaco di
Roma, questo bellissimo telegramima :
„A Zara italianissima, che mai smentì
il suo affetto per la gran madre, Roma
esultante ricambia il fervente saluto,
oggi che il lungo martiriq della figlia
diletta è intangibilmente consacrato
dalla gloria del trionfo. Il Sindaco
Colonna".
Una lettera di S. E. Rava. Il nostro
Sindaco ricevette dall' on. Rava, vice-
presidente della Camera dei deputati,
questa bella lettera : „Illustre signore.
Con antico affetto, con reverenza, con
devozione un saluto a Zara italiana di
diritto, come fu sempre italianissima,
nobilissima e carissima nell' opera che
tutti ammirammo ed onorammo, se-
gnalandola sempre come insuperabile e-
sempio di patriottisiho. Evviva Zara !
Aff.mo L. Rava".
Associazione daimata „Arturo Co-
lautti" a Milano. A Milano vi è un'as-
sociazione di comprovinciali, che si
fregia col nome del nostro illustre e
compianto concittadino, Arturo Colautti.
11 4 novembre, raccolti in assemblea
plenaria, votarono unanimi questo no-
bilissimo ordine del giorno :
Gli Italiani di Dalmazia residenti a
Milano, mentre uniscono il loro palpito
d' esultanza a quello della Nazione :
Confidano in una pace di giustizia
che non sancisca il cinquantennio di
sopraffazioni dalla Dalmazia subito ;
Ricordano il mistico gesto della po-
polazione di Zara la fedele, inginoc-
chiata quasi per un rito dinanzi alla
bandiera della Patria così come un
giorno dinanzi a quella di S. Marco ;
Fanno appello allo squisito senso
umanitario deiritalia tutta perchè anche
gli Italiani di quella parte della Dal-
mazia sulla quale non sventola ancora
il tricolore non vengano abbandonati
allo strazio della fame e della violenza.
E inviarono in pari tempo i seguenti
telegrammi :
A S. M. il Re: „Nel giorno in cui
10 sbarco a Zara, la fedele, inizia la
realizzazione del voto secolare, i Dal-
mati fuorusciti nel Regno manifestano
alla M. V. l'espressione di una gioia
che non avrà l'uguale nella vita".
A S. E. Sonnino : „A Voi, nel Vo-
stro austero silenzio, eloquentissimo,
magnifico assertore degli italici diritti,
si volgono in questo difficile momento
gli sguardi ansiosi dei figli di Dalma-
zia fuorusciti nel regno, ed, imitando
11 mistico gesto della popolazione di
Zara la fedele, da Voi attendono il
compimento delle loro aspirazioni".
il!
Ancora pochi anni fa, pur nelle
loro megalomanie statali, i Croati
si degnavano, bontà loro, di fare
un'eccezione per Zara, ricono-
scendone la schietta italianità. Ma
poi non iu più cosi. L' appetito,
si sa, viene mangiando ; ed anche
Zara entrò a far parte del loro
programma di conquista, espli-
cato tenacemente con mille arti-
fici, ciie, se ferirono e dilania-
rono Zara, non riuscirono però a
menomarne il carattere, o a fiac-
carne r animo. Anzi : piìi vee-
mentemente è percosso 1' acciaio e
più bello e più terso diventa.
In una cittadetta come la no-
stra — con una popolazione che
non sa parlare il croato e ove
l'accento croato, soli trent'anni
fa, era completamente estraneo
— i Croati riuscirono a posse-
dere nientemeno che nove isti-
tuti scolastici, aperti a spese del
governo e a beneficio, non già
degli zaratini, ma delle famiglie
croate, che, come in una trasmi-
grazione biblica, ogni giorno, e
quasi con ogni piroscafo, afflui-
vano a Zara, a ingrossare il nu-
mero dei combattenti e ad affi-
lare le armi per la conquista.
Non sappiamo se altra città,
anche più grande della nostra,
avrebbe potuto subire senza al-
terazione tante scuole slraniert :
ma è certo che Zara le subì senza
cambiare la sua fisonomia e la
sua fede.
La croatizzazione tattica della
provincia ; V azione lungamente
ostile agli Italiani dell'i, r. go-
verno austriaco ; il moltiplicarsi
inutile e ingombrante di funzio-
nari alti e bassi nei dicasteri ; il
dono fattoci dai Croati della fa-
^ mosa polizia di stato, che con-
centrò a Zara numerose famiglie
di poliziotti slavi ; l'invio settario
a Zara di studenti slavi dai più
remoti luoghi della provincia ; gli
istituti croati, infine, — tutto con-
comitò a creare, rimpetto all'au-
toctona e pura popolazione ve-
nata, un elemento torbido, irre-
quieto, intransigente, provvisto di
tutti i possibili appetiti e saturo
di tutte le invidie possibiU.
Estraneo alle ingenue tradizio-
ni, alla storia, alle usanze, al dia-
letto, alla vita stessa di Zara,
questo elemento di importazione
e di minorità osa proclamare la
conquista dì Zara anche nell' ora
H solenne in cui lo spirito di Zara
esulta con quello dell'Italia ìibe-
•ratrice.
, Non è in noi intolleranza. Non
da noi può venire l'incitamento
al disordine. Tutt' altro. Ma è
certo che i Croati, che qui ban-
gio domicilio, non potevano, nè
, |><ìSsono ripagar peggio la edu-
cata bontà dei cittadini in loro
riguardo.
Zara, al prinćipio di questa
tiuova e fortunosa vicenda, aveva
ivuta una illusione, ' ma fugace
come tutte le illusioni. Ai cortei
popolari, nei giorni della rivolu-
zione e dei primi sbarchi delle
truppe liberatrici, presero pur
parte gH Slavi; e il tricolore ita-
liano venne portato assieme a
quelli della Serbia e della Croa-
zia. I cittadini pensavano che,
nei Croati, purificati per la libe-
razione dal giogo austriaco, do-
vuta essenzialmente al valore del- '
l'esercito italiano, si fosse svi-
luppato un senso di doverosa e
profonda gratitudine per V Italia.
E trattarono i Croati da fratelli.
L'inganno fu breve. L' odio te-
nace, l'odio ereditario contro l'I-
talia si manifestò subito, e creb-
be nei Croati cosi come cresce-
vano le affermazioni del diritto
d' Italia su queste nostre città
secolarmente italiane. Gittaron la
maschera. E — mentre il loro
organo magno, il „Narodni List",
aizzava alla resistenza e all' of-
fesa contro le truppe liberatrici
— essi, con le successive gaz-
zarre, intesero di dimostrare una
cosa sola, assai semplice e pre-
cisa : che, cioè, Zara non era
niente affatto italiana, ma, e
nelle bandiere e nell' animo, tutta
quanta croata!
Questo — e nessun altro —
il significato grottesco, e nondi-
meno infinitamente provocatore,
delle povorke ancillari organizzate
qui dai Croati. E, per questo, fe-'
cero nei borghi grande incetta di
bandiere. Gli arrivi di piroscafi
con soldati di ritorno alìe loro
case, o il semplice passaggio per
Zara di ufficiali e di soldati ame-
ricani o giapponesi, non erano
che pretesti, solo pretesti, per
far baccano, nella matta pretesa
di fare apparire Zara croata.
Si esorta alla calma. Noi stes-
si esortiamo alla pace, per non
turbare la solennità di questa no-
stra cara iniziazione alla vita na-
zionale. Il comando militare ha
anzi imposto freno alle dimostra-
zioni, che, da parte della citta-
dinanza, si svolsero sempre, per-
chè dominate da un entusiasmo
plebiscitario, nell' ordine più per-
fetto. Ma noi chiediamo quale
tribù di santi o di anacoreti
avrebbe potuto rimaner passiva
di fronte a questa premeditata e
organizzata perfidia avversaria, a
questo criminoso tentativo di ma-
scherare una città, che appena
comincia a respirare l'ossigeno
puro della libertà. Erano i neo-
venuti che — dopo le gesta com-
piute dai loro soldati in Serbia
e in Italia — gridavan loro preda
la nostra città. Erano gli affigliati
del Sokol e della Citaoniza, i
quali intimavano il bando ai cit-
tadini, che qui hanno le loro
culle e le loro tombe e che, tutti
sino all'ultimo italiani, vogliono
qui nascere e vivere e morire,
all' ombra del tricolore. Il va
fuori straniero ! era gridato a noi,
da questi intrusi, e in casa no-
stra : essi i padroni, si capisce, e
noi i padronissimi di andarcene.
Ora è intuitivo, e comprensibile,
è umano, se gli zaratini hanno gri-
dato un basta! tanto sonoro. A
Spaiato si passò a brutali vie di
fatto contro singoli espositori di
drappi italiani. Qui nessuno si
sognò di ledere i Croati nella
ostentazione delle loro bandiere
e delle loro stonature insino a
che non rivestirono il significato,
netto e preciso, di un'adultera-
zione del carattere urbano.
La concordia degli spiriti e
degli intenti — nel nome sacro
Abbonamenti per ora non s
' - ricevono.
Y Un numero cent. 20.
Redazione ed Amministrazione
provvisoriamente nellaTipografia
E, de Schònfeld,
d'Italia r— nella stragrande mag-
gioranza di Zara è perfetta, mera-
vigliosa.
Quei pochi Croati, che sono
piovuti di recente nella nostra città,
non vogliano dunque provocare e
•avversare con inutile tenacia 1' o-
pera nostra e quella della nazione :
opera di rigenerazione italica su
suolo d'Italiani. Smettano il loro
lavòrio assurdo di adulterazione,
e r armonia della civile convi-
venza sarà, come ce lo augu-
riamo tutti, duratura e completa.
Navi giapponesi a Zara.
La notizii! della venuta di due navi
giapponesi fu accolta venerdì sera
dall' intera cittadinanza con grands pia-
cere. Eravamo felici di poter avere per
qualche ora tra noi questi magnifici
figli deli' estremo oriente, i rappresen-
tati di una nazione tanto importante
nel concerto delle potenze mondiali.
E subito il solerte comitato dei festeg-
giamenti allestì bandiere giapponesi
che assieme al tricolore nostro dove-
vano fulgidamente brillare al sole.
arrivo.
Degli squilli di tromba annunziarono
sabato verso le 11 che le navi erano
in vista. E tosto un' enorme folla sj
riversò alla Riva nuova ad attendere
gli ospiti graditi. Dopo breve attesa
ecco i due superbi cacciatorpediniere
del Giappone solcare maestosamente
le .acque del Canale di Zara dorate dai
raggi di un fi^èpido sole mentre in
cima alla banchina la banda municipale
suona r inno nazionale ed una schiera
di signorine e di giovani sventolano
entusiasticamente le bandiere del Giap-
pone e d'Italia. Quando si vide i caccia
dirigersi verso il porto, la folla corse
subito per calli e callette e raggiunse
Riva vecchia in un batter d'occhio.
Le due navi approdarono davanti i
Magazzini commerciali, tra grida assor-
danti di „Evviva" al Giappone e al-
l' Italia.
„Banzai Nippon".
Vivissimo era l'entusiasmo della
folla raccolta a Riva vecchia. Si voleva
far comprendere agli ospiti dell' O-
riente tutta la gioia che avevamo nel
vederli tra noi. E per farsi comprendere
la folla ricorse ad una cara remini-
scenza dei tempi della guerra russo-
giapponese e si abbandonò entusiasti-
camente al grido di „Banzai Nippon".
1 giapponesi, del resto impassibili a
qualsiasi dimostrazione, non poterono
mostrarsi indifferenti a questa magnifica
manifestazione d'affetto, non poterono,
non commuoversi alla vista di questa
bella festa di bandiere e di luce, e,
visibilmente commossi, ringraziavano
agitando i berretti. Ancuni erano più
espansivi, altri invece agitavano il ber-
retto macchinalmente quasi obbedendo
ad un comando. Un simpatico ufficiale
grida dall' alto del ponte di comando :
,, Vìva Zara taliano /"
Intanto i due caccia si ormeggiano
alla banchina, uno dietro 1' altro. Sono
il „Keide", al comando del cap. Morita,
e il „Zatsura" al comando del cap.
Egudji. Si reca tosto a bordo una de-
putazione del Municipio, condotta —
in assenza del Sindaco^malato — dal
prosìndaco signor Ascanio Persicalli.
Della deputazione fa parte anche il
consigliere Simonelli, dirigente il capita-
nato distrettuale. Essa porge agli ospiti
ii benvenute, ed il comandante ringra-
zia comniÉf -si» per 1' entusiastica acco-
goglienza ricevuta.
11 saluto col tricolore.
La dimostrazione d' affetto continua
con indiminuito ardore. La folla fa
ressa sotto le navi. Chi vuole un na-
stro, chi aina cartolina postale, e i
marinai nipponici acconscentono e fan-
no scambi e regali. Sono commossi
per lo festosa, cordiale accoglienza.
Alcuni di essi fanno scattare ripetute
volte 1' obbiettivo degli apparati foto-
grafici.
Tutto ad un tratto il comandante
dà r ordine di issare il tricolore nostro
in segno di saluto. E' un momento in-
difnenticabile. La dimostrazione rag-
giunge il colmo. Tra le note della
„Marcia reale" e gli inni patriot-
tici, tra lo sventolio di una selva
di bandiere s alzavano al cielo assor-
danti ed entusiastiche le grida di ev-
viva'al Giappone, all' Italia, agli Alleati.
L' entusiasmo è s! grande che il mari-
naio non sa decidersi ad ammainare
la bandiera.
Gli equipaggi delle nostre navi :
„Ascaro", „Aquilone" e della torpe-
diniera 22, ormeggiati dinanzi la Do-
gana, assistono a questa bella festa
dall' alto delle loro navi.
Penoso incidente.
Purtroppo questa indimenticabile
giornata fu turbata da un deplorevole in-
cidente, causato unicamente dalla fana-
tica inframettenza dell' elemento croato
italofobo, che mal ricambia 1' ospitalità
di Zara. Già prima dell' arrivo delle
navi i così detti Jugoslavi tentarono
di uscire con la fanfara dai locali della
società del „Sokc 1", ma una quarantina
di nostri concittadini sorse a protestare
e il corteo fece mostra di ritirarsi. Pa-
reva che tutto fosse finito così, ma
invece i Socolassi, scortati da soldati
italiani, poterono passare per le vie
della città, gridando a squarciagola
„Abbasso l'Italia".
Dobbiamo osservare a questo punto
che ai membri del Sokol, notissimi
aizzatori di disordini, non fu mai per-
messo, dacché Zara esiste, di uscire
dalla sede e percorrere in corpore le
vie della città con la fanfara alla testa.
I cittadini di Zara, stipati a Riva
Vecchia, sbarrata dalle truppe, erano
costretti a veder sfilare sulle mura il
corteo di croati, che emettevano grida
insolenti e vigliacche contro l'Italia, i
cui fanti gloriosi pur li proteggevano.
Durante il passaggio del corteo per le
mura ci fu qualche scambio di sassate.
L' incidente occorso sabato è in
ogni caso deplorevole. E necessario che
tutti mantengano in queste giornate un
contegno calmo e dignitoso, corrispon-
^ dente^ al grande momento storico che
viviamo. Ma d' altro canto la colpa va
ascritta tutta ai Croati, i quali cer-
cano in ogni modo di provocare di-
sordini e scandali per strombazzare
poi ai quattro venti che a Zara non
regna l'ordine, che la sicurezza per-
sonale vi manca, mentro sono essi i
di Strassburgù e Metz, sintesi della
g-rande anima francese, g-iunga a voi,
illustre uomo di stato, che con la vo-
stra, mirabile energia cooperaste in
modo sì insigne insieme con 1' eroismo
dei soldati e con la costanza di tutso
il popf'lo alla vittoria magnifica che
segnò il compimento dell'ardente voto
di veder le sacre terre d'Alsazia e
Lorena ricongiunte alla madre francese,
— il saluto augurale di Zara, che, e-
sultanle dopo il lungo servag-gia per
virtìi del vittorioso esercito e della te-
nace fede d'Itiilia, fu ridata alla sua
patria, il cui vessillo sta perenne tutela
delle dalmate marine. Sindaco Ziliotto."
„Paolo Boselliv presidente della Dante
Allighieri Roma. Z^ra che, spezzati per
sempre i ceppi del servag-gio, esulta
di g-ioia ineffabile per la realizzazione
del suo sogno p;ù caro, inv.a a voi,
valoroso e costante propugnatore dei
suoi intangibili diritti, il suo riverente
saluto. Sindaco Ziliotto."
„Sindaco Venezia. Zara con gratitu-
dine immensa e con legittimo orgoglio
riceverà commossa il glorioso gonfa-
lone di San Marco, che Venezia glo-
riosa, di cui fu per quattro secoli fe-
dele figlia, vuole nobilmenie donarle.
S.ndaco Ziliotto."
Sindaco Firenze. Zara, superba per
la sua indissolubile unione alla gran
Madre, corrisponde commossa e grata
al fervida saluto di Firenze nobilissima,
da cui sarà fiera di ricevere la glo-
riosa bandiera della patri che aleg-
gerà protettrice, ora e sempre, sui
templi romani e sulle venete sue torri.
S'ndtìco Ziliotto."
Associazione dalmata „Artaro Co-
lautti".. Sono da otto giorni fra noi i
nostri carissimi amici Milis Amos, ra-
gioniere, Rovero Brizzi Giuseppe, com-
merciante e Toliia Simeone, impiegato
di banca, venuti a portare il saluto
dell' associazione „Colautti" a Zara re-
denta e ad affiatarsi suU' ulteriore col-
laborazione nella grande Patna per il
conseguimento dei nostri supremi scopi
nazionali.
Già nel 1916 sorse a Milano l'idea,
apparsa subito come urgente necessità,
della fusione di tutti i Dalmati, che
venivano ad affluire nella grande me-
tropoli lombarda, in un ^.solo ente so-
ciale, che r unisse tutte le forze colà
presenti ed incanalasse gh sforzi co-
muni a quella che doveva essere la
poliiica integrale dei Dalmati. Per la
.serietà degli intenti e per la rettitu-
' d.ne con cui furono propugnati la so-
c^e'à raccolse le generali simpatie;
a.n?j non. ci fu piìi in Italia riunione,
Xiiìferenza o comizio, a cui ' non fos-
ro chiamati i rappresentanti di que-
società che a mezzo di propri ora-
\ di ordini' del giorno, di telegram-
nviati alle più ahe personalità po-
; del regno riaffermò energica-
3 i T ogni coritìnge;ì5:a i nostri di-
«r bri della società sono circa
sede ne è in Via Chiara-
labaro sociciJe, ultimato pro-
ra fa, fu giudicato una mera-
ago pìitura.
- ripromettiamo che la- so-
' coronale di succe sso le
Fczionì, diamo con ani-
, ' V^m-Kjsso il benvenuto at
"'i d-legati, i quali uni-
' -azione la loro opera
! della patria riscattata.
•'3 all'„Idea Nazio-
\ è aìicora compiuta,
c.i Nazionale" : „In
ii'i ; .irico Cprradini,
Lti);7Ì Ziliotto, dopo
di iisrensa gratitudine
Jia e per quanti han-
tii! ; iato l'italianità
scnv- queste appas-
ia Condizione di
ostano la profonda
\polazioni italiane del-
r ; l^e sue parole:
:,r ^ ' v^irvi la mia ammi-
" ; " dine di tutti noi
i^ece che r 0}>era
compiuta. Zara
^ reth^a^ne non
Va: ZaràxQpn si
^ se non viene
„Vedo oggi Spalato fatta cèntro
della vita d'un altro popolo, la cui
alba di libertà anch' io saiuto con ve-
race affetto ; ma centro di quella vita,
Spalato fu fatta soltanto per 1' opera
senza scrupolo di cinqu nta anni di
queir Austria che voleva escloderci dal
mare nostro. Quando io ricordo —• e
1 on ero allora del tutto fanciullo —
la Spalato di Antonio Bajamonti, di
Antonio Radman, di Simeone Rossi-
gnoli, di Giorgio Giovannizio, e con-
sidero che Spalato ha oggi Ercolano
Salvi, Leonardo Pezzoli, Atitonio Tac-
coni, Giacomo Marcocchia e cento e
lento altri in cui non saprei se sia più
viva la luce dell' intelletto o le fiamma
del cuore, dico a me che tutta quella
vita che oggi vorrebbe imporsi all'at-
tenzione del mondo non è che una
sovrapposizione artificiale, e che la più
classica città romano-veneta di questa .
sponda dell'Adriatico non può non
appartenere alla più grande Italia.
„Come non deve non appartenervi
anche quella graziosa cittadina veneta
che diede i natali a Marcantonio Do-
miniSv
Al vostro valore, giornahsti d'Italia,
noi commettiamo che tutta intera 1' 1-
talia questa volta sia fatta.
Suo obbl.mo Luigi Ziliotto'^.
I giornali della Patria abbondano
tutti questi giorni di articoli e di no-
tizie «-he trattano diffusamente di cose
nostre: contengono discussioni impor-
tanti sulla Jugoslavia, sulla sicurezza
nazionale, e sui maggiori problemi
adriatici. Non occorre qui riprodurre
articoli o ritagli di notizie: tutti leg-
gono avidamente i nostri giornali, an-
che gli Jugoslavi, benché fingano di
non intendere le nostre ragioni e pro-
curino di infonde e fiducia ai loro pro-
seliti. Gioverà invece riprodurre argo-
mentazioni o affermazioni di giornali
meno letti a Zara, i quali rispecchiano
il sentimento dei centri minori d' Italia,
ove ferve del pari il più intenso lavo-
ro per il conseguimento delle nostre
giuste rivendicazioni nazionali. Nel
„Corriere Meridionale" di Lecce del
28 novembre N. De Padova, presi-
dente della „Trento-Trieste", ricorda,
in uno smagliante artìcolo, i nostri
diritti, il nostro martirio e scioglie un
inno entusiastico ai fratelli di Zara li-
berati dal giogo absburghese. Dopo
aver parlato dei disordini causati nei"
giorni scorsi da orde barbariche-, sog-
giunge: „Per Fiume ormai lo sconcio
è finito ; non così per Zara e Sebeni-
cò, dove i moti con inuano ancora,
benché sì a'^bia piena fiducia e con-
vincimento che r intervento patriottico
del nostro Governo varrà ad elimi-
narli, spizzando dall'intrusa ciurmaglia
la nostra Dalmaz a e Uberando quei
popoli dalla vessazione e dal terrore".
Dalmazia monumentale. £ un la-
voro importante di Fattore Pais, Adolfo
Venturi e Pompeo Molmenti, prece-
duto da una prefazione e corredato di
note di Tomaso Sillani. Intendimento
di questa opera, alla quale hanno col-
laborato Ettore Pais, lo storico di Ro-
ma, Pompeo Molmenti, lo storico della
vita veneta, e Adolfo Venturi, il fer-
vido storico dell' arte nostra, è chiaro
ed immediato; si vuol con essa com-
porre r immagine italica della Dalma-
zia così come resulta dalla organica
mole de' suoi mirabili monumenti af-
facciati sulla riva dell' Adriatico mare.
Per questo il testo ne é breve e molte
sono, invece, le immagini che lo do-
cumentano. 11 testo, in questo volume,
vuol esseire soltanto una rapida ed ef-
ficace preparazione dello spirito alla vi-
sione delle nobili bellezze raccol.epiù
oltre. La dimostrazione della nostra tesi
deve essere compiuta dalla verità che o-
gnuna delle immagini reca nel suo stile,
nel suo spirito, nella sua forma.
Mancavano, per la Dalmazia, libri di
tal sorta, compiuti. Alcuni dei bellis-
simi che si possono vedere soltanto
nelle biblioteche più ricche, non sono
stati concepiti per una proporzionata
documentazione. Vasti, pesanti, essi
raccolgono talvolta, in prevalenza, par-
ticolari di un sol gruppo di monumenti
appartenenti-tutti ad una stessa ep^ca
o ad un'epoca derivante; tale. altra
si limitano ad offrirci i caratteri anche
minuti di una città sola. Sono cioè, o
troppo tecnici o troppo pittorici , Utili,
i primi, agli studiosi, agli architetti,
agh archeologi; i secondi a coloro che
si^ contentano soltanto di sensazioni
icevoli. Cosicché questo volume a-nello p:a( gilè e poco ingombrante, ma
stesso tempo completo nella trattazione
e nella illustrazione, colma anche una
lacuna.
Omissione involontaria. Ci duole
che il noatro amico Silvio Delich, nel
suo articolo sul martirologio di Zara,
apparso ntW Idea nazionale, si sia.scor-
dalo di nominare altri buoni patriotti,
i quali subirono parecchi anni di mar-
tirio e di persecuzione austriaca e in
ogni incontro dimostrarono il loro at-
taccamento alla nostra santa causa.
Sarebbe stato forse opportuno o tacer
nomi, facendo emergere che tutti, an-
che i nostri bravi popolani, concor-
sero col loro sacrifizio al trionfo della
causa o nomin rli tutti, senza incre-
sciose eccezioni : melius est silere quam
pavca dicere.
Fu dimenticato, tra altri, anche quel
fervido italiano che è il signor Giu-
seppe Boniciolli, il quale sofferse un
lungo e doloroso internamento a Gol-
lersdorf nell' Austria inferiore, mentre
qui lasciava la consorte gravemente
malata e numerosi figli. Anche altri
congiunti del Boniciolli furono colpiti
da misure draconiane della polizia.
Accenniamo qui a costoro ; ma chi
potrebbe porre nel giusto rilievo lo
strazio interiore di tanti martiri oscuri,
di tante vittime dimenticate?
Riceviamo e puLbìichiamo : „Il cons.
di finanza Simeone de Regner, ora a
Spalato in qualità d'ispettore delle im-
poste e di ... caposezione al ministe-
rietto jugoslavo, ha chiesto d' urgenza
il trasferimento alla Direzione di Fi-
nanza a Zara, la quale, allo scopo e-
vidente di favorirlo, si sarebbe messa
in carteggio col sullodato ministerietto.
Il Regner è persona conosciutissima
pel suo animo ultra-austriaco ed ultra-
croato, per la sua non comune itrlofo-
bia e per altre cosucce ancora, sulle
quali, all' occorrenza, ci riserviamo di
ritornare.
Ci sono poi qui già df parecchi
giorni, reduci dal Montenegro, dove
prestavano servizio presso il governa-
torato militare, il commissario di fi-
nanza Antonio Danilo e il consigliere
sup. Giovanni Galzigna, noti entrambi
per il loro odio a tutto ciò che sa
d' italiano.
Il posto del Danilo è a Lesina, quale
ispettore delle imposte, ma egli si ri-
fiuta di recarvisi e intanto fa propa-
ganda antitahana in città e per i vil-
laggi delle vicine isole, a spese dello
Stato eh e lo paga.
Anche il propagandista Galzigna si
rifiuta di riassumere le funzioni d'in-
tendente a Ragusa e briga a tutt' uo-
mo per rimanere a Zara italiana.
L'alt ccamento di certi croatomani
alla nostra città non è di certo casuale ;
giriamo quindi la cosa a chi di dovere".
La lavanderia a vapore — a quan-
to ci dicono — non funziona più da
quattro mesi : durante la guerra fun-
zionava con interruzioni, spiegabilissi-
me allora per mancanza di materiale
e di operai. Ora speriamo che il la-
voro sarà ripreso con grande sodisfa-
zione del pubblico quanto prima, vista
r enormità di prezzo che esigono le
lavandaie e le stiratore. Sarebbe desi-
derabile che gli azionisti prendessero
più vivo interesse all' andamento degli
affari.
L'esportazione delP olio. Ci scrìvo-
no daila città : „1 prèzzi dell' olio sono
aumentati di nuovo. E sapete per quale
ragione ? Alcune contadine dell' isola
di Pago, per continuare 1' opera di
strozzinaggio svolta durante la guerra
vanno attorno per i villaggi, facendo
incetta di tutto 1' olio che trovano,
pagandolo, naturalmente, a un prezzo
maggiore, e dicendo ai contadini: „Ven-
dete l oho a noi e non portate niente
in città, lasciate crepar di fayne quei
miserabili italiani I" Ed infatti così av-
viene : il prezzo dell' olio sale conti-
nuamente e salirà ancora, se i fattori
competenti non vi porranno un pronto
rimedio, vietando severamente ed effi-
cacemente l'esportazione dell'olio fuori
del Comune di Zara."
Zaratini ufficiali nel regio eseìrcito.
Numerosissimi sono i nostri concitta-
dini arruolati nel Regi j Esercito. Ecco,
intanto,il nome degli ufficiali: maggiore
Rennto Perlini, capitani : dott. Edmondo
de Hoebert, Nic dò Luxardo e Nino
Nakic d' Osljak, tenenti : dott. Antonio
Bucevich, Nicolò Benzoni, Vincenzo
Marussich, Renato Giuras, Ernesto Ghi-
rin e Giovanni Calussi, sottotententi :
Renzo de Sisgoreo, Gino de Sisgoreo,
Pietro Marincovich, Gino Uskok, Gino
Biasutti, Antonio Troiani, Pasquale
Confilonieri, Alfonso Tripalo, Addo-
bati Francesco e Dcvescòvi Giovanni.
Aggiungeremo i nomi, eventualmente
omessi, di altri ufficiali.
Un parroco bellicoso. Domenica
scorsa il parroco del villàggio di Ne-
vigiane sull isola di Pa? mano ha tenuto
ai suoi fedeli il solito discorso dome-
nicale durante la messa; e disse loro
tra l'altro. „Come ben sapete gli Ita-
liani hanno occupato il nostro comune
di Zaravecchia e sono intenzionati di
venir ad occupare anche il nostro vil-
laggio ed a portarci dei viveri. Nes-
suno li deve accogliere e ognuno deve
senz' altro rifiutare sdegnosamente i
viveri."
Si noti che la popolazione del vil-
laggio vive nell estrema miseria, e,
priva affatto di vettovaglie, è tagliata
fuori dal mondo per mancanza di com-
municazioni; e si noti che, invece, i
poveri villici sospirano un pronto soc-
corso da parte dell' Italia.
Questi sono gli insegnameuti che ^
certi parroci danno ai loro fedeli ; que-
sti i buoni consigli che il curatore
d'anime somministra ai cristiani, dei
quali dovrebbe essere sempre, in tutte
le occasioni, il consigliere amrrevole,
che li dovrebbe dirigere nella via della
pace e dell'amore fraterno. Questo
eroe della parola cristiana, che rispon-
de al nome di don Antonio Paleka, è
uno dei tanti seminatori di discordie
tra la popolazione rurale e la nostra
città, uno dei numerosi parroci italo-
fobi, che all' occasione si camuffarono
da agitatori o da agenti provocatori,
al servizio prima del governo austro-
croato e del fu jugoslavo poi.
Le gesta di un' ex guardia austria-
ca, Domenica nel po-iiieriggio passeg-
giava alle Colovare la signorina Erne-
stina Duro in Compagni® di una sua
amica, quando ad un tratto le si avvi-
cinò un gruppo di giovinastri croatofilì
capitanati dall'ex guardia Anzulović.
Dapprima 1' Anzulović cercò di strap-
parle il tricolore, e poi, alle energiche
proteste della signorina, oltremodo sde-
gnata dall' incivile comportamento del
mascalzone, questi le- diede due
potenti ceffoni. La povera signorina
dovette ricorrere al soccorso della
guardia medica. E contro l'aggressore
venne fatta denunzia.
Non è la prima volta che alle Co-
lovare succedon - fatti consìmili. E ciò
va ascritto alla solerte propaganda
italofoba di quelle pie anime che sono
i frati terziari di S. Michele. E' in
questo modo che i reverendi spiegano
la loro attività religiosa, proprio se-
condo i dettami del Vangelo e della
regola di S. Francesco d'Assisi.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. àe Schoafeld & Co.
N
BancaPopolare diZara
UFFICIO CAMBIO
Moae vsBlia del Baeu Hi napoli
Agenzia della Società di Navigazione
Servizi marittimi italiani.
non è esistita fino ad oggi. Noi tutti
nutriamo la speranza che il nuovo
Stato sarà presto costituito, ma gli
Stati, come gì' individui, devono na-
scere prima di poter godere la loro
propria vita, coi suoi diritti e la sua
responsabilità. Vi sarà tempo a rico-
noscere la Jugoslavia quando sarà na-
ta. Sir Arthur Evans unico e solo as-
serisce che la Jugoslavia sia uno Stato
regolarmente costituito, e che funzioni
in ordine perfetto. Ciò che invece sap-
piamo, da fonte ineccepibile, si è che
in Dalmazia e a Fiume gli Jugoslavi
si sono resi colpevoli di violenze e
terrorismi, che hanno reso necessario
r intervento di truppe italiane per ri-
stabilire l'ordine. Se le Potenze del-
l'Intesa non fossero state decise ad
aiutare gli Jugoslavi a formare uno
Stato indipendente, avrebbero avuto il
diritto incontestabile di considerare la
bandiera jugoslava, alzata sulle navi
della flotta della cessata Monarchia
austro-ungarica, un' insegna da pirati.
Non lo fecero perchè seriamente de-
siderano che la Jugoslavia si sviluppi
fino a poter reggersi da sè. Ma è do-
vere degli Jugoslavi e dei loro veri
ìì
amici di darci la possibilità di giovar
loro e di non creare situazioni assur-
de. In ogni caso il torpedinamento
della „Viribus Unitis" nel porto dì
Pola non sarebbe accaduto se la nave
avesse battuta la bandiera jugoslava,
ma ebbe luogo, come gli stessi Jugo-
slavi raccontano, prima che l'armisti-
zio fosse firmato e mentre la bandiera
austriaca tuttavia sventolava sull' al-
bero maestro. Questo è stato senza
dubbio dimenticato da Sir Arthur.
5. La parte rimanente dell' articolo
non ha importanza poiché consiste di
asserzioni affatto sprovviste di prove.
Conclusioni erronee sono inevitabili
quando sono false le premesse. Sir
Arthur Evans dovrebbe convincersi che
il miglior mezzo per aititare la costi-
tuzione di uno Stato Jugoslavo è di
indicare la via al suo pacifico sviluppo,
e non di incoraggiare dissapori e dif-
fidenze fra gli Jugoslavi e gl'Italiani,
i quali, usciti vittoriosi dalla più gran-
de guerra che il mondo abbia mai
veduto, desiderano sinceramente di vi-
vere in amicizia coi loro nuovi vicini
di casa".
DEL SOLDATO D'ITALIA"
Una conferenza del tenente Attilio De Sanetis.
Un pubblico enorme accorse ieri
sera al „Teatro Verdi" per ascoltare
la parola del tenente Attilio De Sane-
tis, oratore dei più brillanti e dei più
suggestivi.
Notiamo fra il pubblico il ten. col. Ci-
rillo, comandante il presidio militare
della città, il comandante militare di
Zara Felice de Boccard e il maggiore
Perlini, nel palco d'onore. E poi negli
altri palchi numerosissimi ufficiali di
terra e di mare e il fior fiore della
società.
Salutato da un' imponente ovazione
si presenta sul proscenio il conferen-
ziere accompagnato dal presidente del-
la Società degli studenti, l'organizza-
trice della conferenza, signor Cusmich.
Questi presenta F oratore con brevi
parole e Io ringrazia per aver accet-
tato premurosamente l'invito.
Il ten. De Sanetis esordisce col ricor-
dare il nobilissimo saluto portato alla
nostra città dal com. Starita il giorno
dell'arrivo dell' „Audace". Dice di
aver accettato con lieto animo l'invito
degli studenti. Ricorda le lotte da
questi sostenute per l'università ita-
liana a Trieste; quell'università italiana
eh' era soltanto un pretesto ; mentre il
fine ultimo, supremo era la redenzione.
Ricorda l'opera benefica delle società
.„Trento e Trieste" e „Dante Ali-
ghieri".
Egli non è bene informato sulle lotte
sostenute dall'Italia e da noi prima
della redenzione, perchè, dopo breve
esercizio della professione di avvocato
nella natia Vicenza, si recò nell'Ame-
rica del Nord, donde ritornò soltanto
allo scoppio della guerra per compiere
il suo dovere di cittadino e di patriotta. ^
Fatto un quadro delle condizioni
degli immigrati italiani nell' America del
Nord, 1' oratoré racconta come, per la
prima volta, la loro attenzione fosse
stata attratta da un mastodontico ma-
nifesto a New-York, sul quale era ri-
prodotta oltre al resto la carta dei
vari teatri della guerra. L'invasione
del Belgio e della Francia settentrio-
nale pareva una macchia che minac-
ciava di invadere tutto il lenzuolo, se
non ci si fosse posto riparo. Racconta
come tosto negli italiani in America
fosse spontaneo il sentimento d'anti-
patia per la causa degli imperi cen-
trali. Si sentì subito che l'Italia non
avrebbe potuto assopiarsi all' opera
loro. Né la solerte astuta propaganda
dei Tedeschi nell' America valse a mu-
tare i sentimenti degli italiani. I tede-
schi hanno profuso miliardi per la
propaganda politica in America. Già
nel 14 la Germania aveva mandato nel
nuovo mondo schiere di agenti per
trattenere gli emigrati dal ritorno in
patria. Ma tutto questo non giovò a
nulla.
Il conferenziere dice di conoscere
soltanto le battaglie da lui combattute
durante i tre anni e mezzo di guerra.
11 primo periodo della guerra sono le
undici vittorie sul Carso. Ricorda i
nomi dei monti e delle valli che reste-
ranno eternamente scolpiti nel cuore
di tutti. A questo punto un ufficiale
di marina grida dal palco: „Viva la
patria!"
L'oratore passa poi a descrivere il
metodo di lotta degli austriaci. Quanti
dei nostri son morti senza neanche
vederli ? Essi stavano nelle trincee. La
trincea! Ecco una cosa che chi non la
vide, chi non la provò, non può com-
prenderla. In rapida e felice sintesi il
conferenziere descrive tutte le ama-
rezze, tutti i disagi della vita in trin-
cea. Nella lunga guerra di posizione i
soldati vissero anche belle giornate
nella trincea; ma le sofferenze, l'acqua
fino ai ginocchi, l'umidità, l'eterna
lotta è qualche cosa di terribile. Chi
non vi è stato non può comprenderla.
E passa poi all'episodio tragico di
Capoi:etto. In questa dolorosa giornata
l'esercito d'Italia non »fu sconfitto. E'
il tradimento che fece riuscire gli au-
stro-tedeschi. E' stato un fatto dolo-
roso. L'oratore combatteva nella terza
armata. Gli Italiani erano sotto 1' Her-
mada. Ancora un passo e avrebbero
avuto Trieste; ed invece l'esercito do-
vette indietreggiare fino al Piave. E,
come disse l'on. Orlando, i tecnici
consigliavano di ritirarsi ancora; ma i
fanti d'Italia dissero : „No ! Non an-
diamo più indietro." E si fermarono li,
per non retrocedere mai più. (Entusia-
stiche acclamazioni).
L'oratore parla delle varie opinioni
sul significato della guerra mondiale.
Per r Italia fu ' sopratutto guerra di
redenzione. Prima di occuparsi d'ogni
altro problema l'Italia doveva ancora
liberare i suoi figli soggetti al giogo
straniero. Ricorda anche a questo pun-
to l'opera della „Dante Alighieri",
nella quale eravamo degnamente rap-
presentati da Roberto Ghiglianovich.
L'Italia combattè la guerra per la
conquista dell'Adriatico, che fu sempre
mare nostro.« (Fragorosi applausi).
Parla poi delle differenze tra ' la
stirpe latina e germanica. La prima
possiede il genio, la seconda l'inge-
gno. Dai latini parte la scintilla crea-
trice che viene poi sfruttata e siste-
mizzata dal popolo germanico. Parla
del genio latino nelle arti, nelle let-
tere e delle scienze. Parla infine, ma-
gistralmente, deir opera di Gabriele
D' Annunzio, il grande poeta soldato,
chiedendo se la Germania abbia mai
potuto produrre un uomo simile.
Fa poi seguire la lettura della ma-
gnifica poesia del poeta Locchi, morto
come ufficiale sul Carso. Gabriele
D'Annunzio e Sem Benelli vollero che
il nome di questo poeta rimanesse
eternato colla pubblicazione della „Sa-
gra di Santa Gorizia", che è un ca-
polavoro dal lato letterario, artistico e
sentimentale.
Il pubblico ascoltò con piacere la
lettura della poesia, applaudendone i
punti più salienti.
Finita la lettura della poesia, V ora-
tore esalta l'opera di tutte k ' armi
dell' esercito. Dellà fanteria superiore
ad* ogni lode, dell' artiglieria insupera-
bile e della cavalleria eroica che nella
presa di Gorizia si slanciò contro tutti
gii ostacoli possibili e si immolò gri-
dando : „Savoia !"
Chiuse, ricordando le benemerenze
dei morti per la patria. Ma non vuole
si dimentichi la perfidia dei nemici.
L' odio è qualche volta una cosa be-
nedetta che deve tramandarsi da^ ge-
nerazione in generazione. Pochi giorni'
prima della conclusione delF armistizio
un aeroplano nemico bombardò Ve-
nezia, uccidendo una povera madre
con due teneri figliuoli. Non dimenti-
chiamo la barbarie nemica che imper-
versò furibonda durante questi anni di
guerra^ E termina il suo dire, affer-
mando che la più grande gioia per lui
e per gli altri ufficiali fu di terminare
la guerra liberando Zara. „L'entusiasmo
della vostra città, il vostro grande pa-
triottismo fu per noi la miglior ricom-
pensa".
L' oratore, ascoltato sempre con vi-
vo interesse nella lucida esposizione di
episodi emozionanti e di idee nuove
e geniali, venne alla fine salutato da
una interminabile ed entusiastica accla-
mazione.
La magnifica conferenza lasciò in
tutti un' impressione incancellabile.
merci a prezzi più convenienti : sareb-
be sbagliato se la citlù s' attendesse
tutto dal governo. Bisogna che al',
benessere della città concórra anche?
l'iniziativa sagace e onesta dei nego-f
zianti e delle autorità cittadine. i
VigMacdies-ie. Alcune sere fa, a! u
Barcagno, delie nostre signorine veni-|,
vano fatte segno ad un vigliacco as-^
salto da parte di alcuni ignoti eroi \
jugoslavi. Le signorine si sono dap-:.
prima sentite dire che le prime ad es-!^
sere appiccate, alla partenza delle navi"
italiane, sarebbero state appunto esse;e
poi, dicendo queste parole, gli eroi sca-
gliarono contro le giovani un grosso
sasso, che fortunatamente non colpì
nel segno. Le signorine non si per-^
dettero di coraggio, ma s' avanzarono,
sfidando il vigliacco e farsi vedere, fj
L' eroe rispose con un' altra sassata, |
che come la prima andò a vuoto. i
Chi sono questi miserabili che ap-'
profittano dell' oscurità della notte per
assalire a sassate inermi signorine!,
e che non hanno nemmeno il coraggio ti
di farsi avanti ? Ecco 1' educazione la
e la civiltà di questa fetente geniali
La Cronaca
U presidente delia Camera al nostro
Sindaco. Il nostro Sindaco ricevette
questo telegramma: „Sindaco Ziliotto.
Rievocazione comuni gloriose tradizioni
che risalgono all' antica Roma, è ac-
colta con grato animo dalla Camera dei
deputati italiani, orgogliosa della devo-
zione delle terre redente che essa
ricambia con sentimento vibrante di
affetto e con forte coscienza degli alti
destini d'Italia. — Presidente Camera
deputato Marcora."
Ospite g-raditissimo. Sabato, con la
R. torpediniera 55, giunse a Zara l'avv.
G. Ferroni di Ancona, salutato all'ar-
rivo da vive acclamazioni e festeggiato
dai cittadini durante il suo breve in-
dugio. Prima di sbarcarsi dalla R. tor-
pediniera e dal poggiuoio del Muni-
cipio e alla sera al Casino 1' avv. Fer-
roni tenne dei vibrati discorsi ad esal-
tare il patriottismo di Zara e a glo-
rificarne r unione alla madre patria.
Prima di partire, l'egregio avvocato
incaricò la direzione della „Società degli
studenti italiani delia Dalmazia" di
esprim.ere a mezzo nostro la sua gra-
tudine alla, cittadinanza per l'ejitusia-
stiche accoglienze, scusandosi di non
aver potuto intervenire alla conferenza
dell' avv. De Sanetis^ causa l'improv-
visa partenza.
La Giovane Dalmazia. Un giorna-
luccio croato, intitolato „Mlada Dal-
macija", pubblicava nel suo sedicesimo
numero questo proclama curioso e si-
gnificativo : „Memento ! Una cosa deve
tenere a mente ogni Croato e ogni
Jugoslavo nella Monarchia: altro è la
Dinastia, altro l'Austria, altro 1' Un-
gheria. Questi tre concetti bisogna ben
distinguerli. Il nostro motto deve es-
sere sempre e ovunque: Dinastia e
popolo, Absburgo e Jugoslavia".
Questo proclama era stato affisso
ieri r altro da un nostro concittadino
nel suo negozio, a edificazione dei
passanti austro-croati. Senza commenti!
approvvig-ionamento della città,
grazie al rifornimento di generi alimen-
tari di prima necessità, sollecitato dal
regio governo, è di gran lunga mi-
gliore che nel tempo passato. Però
parte del pùbblico è ancora impressio-
nata del caro vivere, messo in con-
fronto coi prezzi rinviliti di altre città
redente. Per ovviare a questo stato di
cose provvisorio, urge istituzione di
consorzi cittadini, i quali acquistino
Per cura del
regio comando militare verranno di- ^
stribuite g-ratuitamente sementi d' or-1
taglie, prodotte „Ai fortini", a coloro [c
che si occupano d' orticoltura e por- fu
tano iloro'prodotti sul mercato di Zara, ig
Dapprima si distribuiranno* sementi [
d' erbetta, Mangold gigante e cipollet-
te, ed a queste seguiranno a suo tempo
sementi di piselli zuccherini e di fagioli
nani.
Prenotazioni presso il Commissario
d'annona.
Riso e pasta. Il Comitato di ap-
provvigionamento per il Comune di
Zara, per incarico del Comando mili-
tare, distribuisce ora i seguenti generi:
un chilogramma di riso per persona a
C. 1.52, col buono n.o 7; — mezzo
chilogramma di fagiucli per persona a
C. 3, col buono n. 8; — mezzo chi-
logramma di pasta per persona, a C
3, col buono n. 9.
Sequestro d'olio. Poiché l'esporta-
zione clandestina dell'olio dal nostro
Comune ne faceva aumentare progres-
sivamente il prezzo, e, dato il raccolto
eccezionale, il prezzo si era fatto usu-
rarlo, — una delle scorse notti il com-
missario all' annona signor Giacomin-
sich, col concorso di guardie annonarie
e di R. R. carabinieri, procedette al-
l' improvviso alla perquisizione di un pi-
roscafo, ormeggiato a Riva Vecchia.
E, nella perquisizione, riuscì a sco-
prire 4Ì fra botticelle e bottiglioni
d'olio, destinati, senza permesso, al-
l' esportazione. Tutto questo olio venne,
naturalmente, sequestrato. E, sabato
ancora, per effetto di queste lodevoli
misure, il prezzo dell' olio sulla piazza
segnò una diminuizione.
Sanguinosi conflitti a Zag-abria.
Da informazioni avute, a Zagabria
sarebbero occorsi dei fatti gravissimi.
Adunate le truppe serbe d' occupazione
e quelle della guardia nazionale croata
a proclamare l'annessione della Jugo-
slavia alla Serbia, un ex colonnello
austriaco avrebbe arringati i soldati,
chiudendo il suo discorso con un ev-
viva a re Pietro di Serbia. A questo
grido, i soldati croati avrebbero rispo-
sto, acclamando la repubblica. Poi, ri-
versatisi sulle vie, avrebbero commessi
eccessi, a domare i quali sarebbero
accorse le truppe serbe. Fra i soldati
serbi e quelli croati si sarebbe impegnato
un vero combattimento, con tredici
morti e una trentina di feriti.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
furono perpetrate a danno dell' elemento
italiano, dalle quali rifugge anche il
pensiero. E noto che furono fatte per-
fino contro croati da croati stessi de-
nunzie, che poi venivano attribuite a
noi italiani, per sobbillarci contro
plebe incosciente. L'arresto degli in-
nocui Rossini e Bervaldi fu provocato
da parenti della dinastia Bianchini, per
motivi, diremo così, di natura econo-
mico-familiare. Ma basti questo per og-
gi ; un' altra volta, se occorrerà, riba-
diremo la narrazione.
La nostra attività politica sarà da
oggi più intensa che mai: attività di
raccoglimento disciplinato e di reinte-
grazione. Bisogna spazzare dall'intrusa
bordaglia di delatori la nostra città,
fedele alle sue nobili tradizioni, fidente
nei destini radiosi della Patria.
Da Curzola.
Anche la nostra città vi verrà lar-
gamente rappresentata. Manderanno
rappresentanze il consiglio municipale,
la Caméra di commercio ed industria,
le istituzioni ed i sodalizi cittadini.
Partiranno per Ancona anchè ^olti
cittadini privati. La rappresentanza mu-
nicipale sarà condotta dal sindaco avv.
Ziliotto.
La riunione riuscirà senza dubbio
imponente sia per l'importanza degli
argomenti che vi verranno discussi che
per la grande quantità di rappresen-
tanze che vi converranno. E la prima
volta dopo la redenzione che i rap-
presentanti delle Provincie adriatiche
redente s'incontreranno coi fratelli
d'oltremare in Ancona, la città che
tanto valorosamente sostenne i diritti
deir Italia nell' Adriatico.
' Il piroscafo per Ancona parte do-
mani mattina.
Approwisfionamento. Continua 1' a-
zione di approvvigionamento da parte
delle regie navi. I signori croati —
costretti come noi dal paterno governo
austriaco al regime della fame — pro-
testano formalmente contro il dono,
ma, sostanzialmente, approfittano assai
volentieri del buon commestibile d' I-
talia.
Patti chiari. Questi signori croati
non guardano certo di buon occhio le
nostre patriottiche affermazioni ; e pare
persino ad essi — e la cosa è comi-
cissima ! — che ogni nostro atto rive-
sta il carattere dell' alto tradimento !
In ispecie non fa loro buon sangue
lo scorgere che, ad onta delle per-
secuzioni del defunto governo austriaco,
durante i lunghi quattro anni di guerra,
nessuno dei nostri aderenti abbia ab-
bandonato le nostre file.
Sappiano una buona volta i nostri
avversari che gli italiani di Curzola,
dimentichi di tutto ciò che è avvenuto
nella nostra città durante la guerra,
vogliono rimanere in buoni rapporti
con essi, vogliono rispettare tutti; ma
vogliono pure essere rispettati.
Abbiamo appreso con sommo pia-
cere che il nostro benemerito concit-
tadino, r avvocato dott. Stefano Smer-
chinich, si trovava di questi giorni
per scopi patriottici a Roma.
Facciamo i più fervidi auguri che
egli al più presto possibile riveda la
città nativa, perchè in questi solenni
momenti abbiamo bisogno più che mai
nella sua autorevole assistenza.
Da Zloseiia.
Ieri (11) una regia torpediniera si
accostò qui e portò diversi viveri che
vennero sbarcati con grande gioia dalla
popolazione. Presente il comandante
seguì la distribuzione. All' invito di
consegnare le armi vennero portati a
bordo dei fucili, munizioni ed una mi-
tragliatrice. Nel paese regna quiete
perfetta.
La Cronaca
Telegramma della Regina Madre.
Il Sindaco ricevette da Bordighera que-
sto telegramma :
„Alle dame di Zara, che compiono
opera tanto patriottica e benefica, S.
M. la Regina Madre invia in quest'ora
di grande esultanza per il compimento
delle comuni aspirazioni, grazie vivis-
sime per i graditi omaggi e fervidi au-
guri. Il gentiluomo di servizio, Capra-
nica del Grillo."
n congresso adriatico. Domenica
15 e lunedì 16 avrà luogo in Ancona
un grande congresso adriatico. Vi si rac-
coglieranno i rappresentanti di tutte
le Provincie adriatiche dell' una e del-
l' altra sponda, che affermeranno so-
lennemente i diritti dell' Italia sull' A-
driatico. Il secondo giorno del con-
gresso è dedicato alla discussione dei
problemi d'indole economica. Le rap-
presentanze si raduneranno domenica
alle orò "dieci nel Teatro delle Muse
e alle 16 verranno ricevute al Muni-
cipio.
Festa goliardica. Ieri sera, allestita
da un comitato studentesco, ebbe luogo
al „Teatro Verdi" una serata di con-
certo e recitazione. Il teatro era tutto
venduto, tutti gli ordini di posti erano
letteralmente gremiti. Notiamo tra i
presenti il comandante militare marit- •
timo, capitano di vascello Monaco du- ,
ca di Longano, il colonnello Bottari,
comandante del 16.o fanteria, il tenente
colonnello Cirillo, il comandante Feli-
ce barone de Boccard, il cav. Ricci
ed il nostro concittadino maggiore
prof. Perlini, il quale, a nome del co-
mandante militare marittimo, versò,
neir entrare, 1' oblazione di C. 500.
La festa incominciò colla marcia del
„Sì" eseguita dalla fanfara del 16.o
fanteria. La popolarissima marcia za-
ratina elettrizzò V enorme pubblico, che
proruppe in acclamazioni frenetiche.
Nel corso della festa la fanfara eseguì
impeccabilmente 1' „Inno a Tripoli", la
nuova canzonetta triestina „Le cam-
pane di San Giusto", che ebbe un
clamoroso successo, e diede fine alla
^esta colla marcia del reggimento.
La studentessa signorina Fanny Se-
lem recitò con rara maestria una pre-
gevole composizione poetica del prof.
Virgilio Paganello : „Redenzione". Fu
molto applaudita.
Si produsse poi, con la nota valentia, il
circolo mandolinistico „Idassa". Eseguì
a perfezione una magnifica rapsodia
spagnola e la sempre fresca „Sinfonia
festiva" del Suppè. 11 pubblico lo ri-
colmi di interminabili applausi.
Il prof. Nino Fattovich disse due
sue briosissime composizioni : „La con-
danna di Hofer", poemetto umoristico,
e „Agli Jugoslavi nascituri un consi-
glio". Le belle e vivaci composizioni
poetiche riscossero l'unanime applau-
so del pubblico.
Il piccolo Tullio Cattich recitò con
inimitabile „verve" un monologo in
dialetto zaratino di Luigi Bauch, il
noto poeta dialettale. Il minuscolo di-
citore fu vivamente acclamato.
U signor Francesco Inchiostri, ma-
gnificamente truccato da Guglielmo,
recitò rinchiuso in una gabbia un mo-
nologo spiritosissimo, intitolato „Gu-
glielmone in gabbia". Destò un gran-
de successo d'ilarità.
Tra un pezzo e l'altro il prof. Ale-
sani annunciò che tra il pubblico,
ospite gratissimo, si trovava l'inviato
speciale del „Giornale d'Italia" Achille
Benedetti. 11 pubblico fece tosto una
grande manifestazione d'affetto all'e-
gregio giornalista, invitandolo a par-
lare. Quando il Benedetti si presentò
al proscenio le acclamazioni si ripete-
rono. Egli incominciò, domandando
scusa se era arrivato a Zara in ritar-
do. Aveva voluto esser qui colle prime
truppe, ma altri doveri ne lo distolsero.
Qui a Zara non ha altro da fare che
compiacersi con noi dell'avvenuta re-
denzione. Suir italianità di Zara ormai
non si discute più. (Entusiastiche ac-
clamazioni. Tutto il pubblico scatta in
piedi in preda a una commozione vi-
vissima). E* andato invece a Spalato,
che ancora I attende. Ha udito dai no-
stri fratelli di colà il racconto delle
sofferenze, che noi ben conosciamo,
perchè noi stessi le abbiam passate.
Dice che a Spalato par d'essere sem-
pre ancora sotto 1' Austria ; sono mu-
tate le persone, ma non i metodi. (II
pubblico interrompe l'oratore, gridando
„Viva Spalato italiana!").
Manda ^ un saluto agli ufficiali e ai
soldati zaratini che combatterono nelle
file dell' esercito vittorioso.
Ricorda poi il nostro grande con-
cittadino Arturo Colautti, che fu al-
l' oratore maestro in giornalismo e che
morì pensando a Zara. 11 pubblico pro-
ruppe nel grido di „Gloria a Colautti!"
Chiuse invitando il pubblico a intona-
re il vecchio inno della „Lega nazio-
nale", che il pubblico cantò con grande
entusiasmo.
Parlò poi dal loggione il giovane
studente Woditzka, inneggiando a Spa-
lato, che deve essere redenta affinchè
il sangue di Francesco Rismondo non
sia stato sparso invano e i vaticini di
Antonio Bajamonti si compiano. Il gio-
vane oratore fu vivamente applaudito.
Durante gli intervalli fu posto in
vendita un opuscolo del prof. Fatto-
vich che contiene, oltre le due com-
posizioni da lui dette, un lamento giu-
$tiano „In morte di Cecco Beppe" e
/„L' ultima fuga dal Piave, ossìa 1' ul-
tima piavolata" — frammento d'un
poema eroico. Il ricavato della yen-
dita va a favore del fondo per T ere-
zione di un busto ad Arturo Colautti
a Zara.
La festa lasciò in quanti vi inter-
vennero la più bella impressione.
Per le bonifiche del Veneto e delle
terre redente. Preoccupato della sol-
lecita rimessa in valore delle bonifiche
distrutte o danneggiate nel territorio
che subì l'occupazione nemica, il mi-
nistro dei lavori pubblici, on. Dari, ha
dato opportune istruzioni al Magistrato
delle Acque, affinchè accerti con la
massima rapidità le attuali condizioni
delle bonifiche medesime. Gli elementi
per tal modo raccolti consentiranno di
adottare subito i necessari provvedi-
menti legislativi, i quali potranno, al-
l' occorrenza, essere estesi anche alle
bonifiche private, così numerose nel
Veneto.
In pari tempo 1' on. Dari ha disposto
che con le dirette ispezioni si consta-
tino le condizioni e i bisogni in mate-
ria di bonificamento della Venezia
Giulia e del litorale dalmata, per po-
tervi provvedere con la sollecitudine
che è doverosa verso le terre ricon-
giunte per sempre alla Madre Patria.
Scuola d'arti e mestieri. La Scuola
complementare per apprendisti ed il
Corso speciale di commercio si aprono
Lunedì 16 corr. Le iscrizioni comin-
ciano domani, domenica, dalle 10 alle 12.
Alla direzione di finanza. Riceviamo
e pubblichiamo : La presidenza della
direzione di finanza mostra tuttora di
subire il governo italiano e, quando
può, fa degli strappi agli ordini che
da esso riceve.
Così, ad esempio, un telegramma
del comitato jugoslavo di Spalato fu
rimesso alla luogotenenza in data 4
dicembre con nota redatta in croato,
sebbene dal giorno 2 dicembre sia in
vigore r ordinanza del governo circa
l'uso della lingua italiana nella corri-
spondenza col su detto dicastero.
All' intendente di Ragusa, Giovanni
Galzigna, attualmente in missione pro-
pagandista a Zara, e del quale la „Voce
Oalmatica" s' è già occupata nel n.o 11,
venne assegnata la paga da novembre
in poi presso la locale cassa di finanza,
mentre il detto signore dovrebbe per-
cepire i suoi^ emolumenti dalla cassa
di Ragusa. E' un modo anche questo
abbastanza abile d'eludere il divieto
d'^ esportare denari erariali dal territorio
d'occupazione.
Non ci dilunghiamo ; però ci dispiace
di dover constatare questa sorda quan-
to puerile opposizione, che non pos-
siamo attribuire ad altro, se non alla
mala influenza di certo funzionario dal-
l' aria sorniona, che sotto un' apparenza
bonaria nasconde fanatismo croato e
òdio all' Italia irriducibili.
Propaganda croata. Riceviamo dalla
città: „Al regio ufficio postale, se-
zione raccomandate, ci sono delle si-
gnorine croate allo sportello, che af-
fettano di ignorare la nostra lingua e
ti rispondono insolentemente in croato;
alla sezione lettere, poi, altre croate
che, ipnotizzate dalle buste scritte in
italiano, amano esaminarle e qualche
volta degnano della loro attenzione
non solamente la busta. Per spedir
corrispondenze con francobolli italiani,
bisogna adoperare mille astuzie, a sai-
varie da una probabile sparizione. Si
dovrebbe mettere un po' d' ordine an-
che alla posta."
Camera di lavoro. E poco che nella
città s'è costituita, su base schietta-
mente democratica, questa organizza-
zione che accoglie le nostre forze o-
peraie ; di iscritti, sin' ora, ce ne sono
già oltre 600. Per quanto sorta da
poche settimane, ha potuto pure, in
questi difficili momenti di transizione
economica, venir incontro, provviden-
zialmente, al nostro ceto operaio, che
aveva tanto bisogno di assistenza. La
società intende attuare un vasto pro-
gramma, non solamente economico-
politico, ma anche culturale. I nostri
lavoratori, oltre che di un appoggio
per i loro interessi economici, hanno
bisogno di una buona educazione so-
ciale e politica; ed è a tal uopo che
la direzione istituirà la „Sezione Edu-
cativa" che spiegherà la sua attività
con conferenze economico-politiche-
culturali. Alla direzione verrà aggre-
gato un „Comitato consulente,, che
sarà a disposizione degli iscritti, ad
assisterli col consiglio, con suggeri-
menti utili, anche in questioni di in-
dole privata.
Ai nostri bravi operai, che anche
nei momenti più difficili hanno saputo
combattere per la Patria nostra, i mi-
gliori auguri.
Scelleratezze. Cestiniamo ogni volta
qualche gazzettino, che ci narra que-
sta o quella prodezza croata. Miserie,
che non vale la pena di ridire.
Ma questa è caratteristica, perchè
rivela il grado di scelleraggine cui,
nella loro italofobp, possono giungere
i nostri cari avveriiari.... anche se bam-
bini.
L' altro dì una ragazzina— figliola ad
uno di quei tanti uscieri croati, che
ci piovvero di chissà dove — perdette
il borsellino con entro 5 corone.
Smorfie, pianti, disperazione.... non
tanto per le corone perdute, ma per
la certezza di trovare a casa, imman-
cabilmente, una furia di legnate pa-
terne.
Ad un tratto — è meravigliosa! —
la ragazzina ha un lampo di genio....
croato.
Si strappò il nastro dal cappello,
che recava la scritta Jugoslavia, e poi
disse :
„Racconterò a casa che gli italiani
mi hanno strappato il nastro e mi
hanno rubato il taccuino; e proprio
alla presenza dei carabinieri".
Il testimonio, che ci riferì queste
parole, dice giustamente di aver pro-
vato ribrezzo a così precoce scelle-
raggine.
Direttore responsabile; Gaetano Feoli.
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di sua appartenenza alla patria italiana, do
minatrice della dalmata terra. Sindaco Zi-
liotto".
„Eccellenza Sonnino ministro degli esteri.
Roma. Accetti Vostra Eccellenza i reverenti
auguri di Zara, che, a compimento della
provvida e tenace opera Vostra, attende si’
cura che all’ Italia madre sarà dato nel nuovo
anno raccogliere il frutto di sua vittoria
magnifica col trionfo completo e legittimo
del suo diritto sulla Dalmazia. Sindaco Zi-
liotto**. .
„Eccellenza Ammiraglio Enrico Millo. Se-
benico. A Voi che con alto senno, pari
alle Vostre insigni virtù marinare, reggete
Dalmazia e le isole sue, giunga il fervido e
reverente augurio di Zara pel nuovo anno,
in cui dovranno trovar compimento perenne
gli ardenti voti per l’indissolubile unione
sua e dei dalmati lidi alla gran patria ita
liana. Sindaco Ziliotto".
„Onorevole duca di Cesarò. Roma. A
Voi, ardente ed inclito assertore del diritto
d*-Italia sulle dalmate regioni, al cui trionfo
sacraste cosi magnifica azione di fede e
costanza, giunga n memore e riconoscente
augurio di Zara al sorger dell anno che
vedrà stabilmente appagati i nostri voti più
puri e coronata la efficace opera Vostra.
Sindaco Ziliotto".
„Eccellenza conte Piero Foscari sottose
gretario di stato. Roma. Al banditore an
tico ed energico delle sacre aspirazioni
d’Italia sull’Adriatico nostro, affettuoso e
sicuro augurio che l’anno nuovo rechi il
compimento definitivo e glorioso di cièche
in tutte le ore fu ed è la Vostra e la no
stra incrollabile fede. Sindaco Ziliotto".
-- S. E. l’ammiraglio Millo rispose :
„Mi unisco a lei, eletto cittadino di Zara,
nel formulare il migliore augurio per questa
terra di Dalmazia. Enrico Millo".
Il sottosegretario on. Foscari rispose :
„Ringrazio per l’augurio sopra tutti ca
rissimo convinto per immutabile fede che la
ferma volontà dalmatica e il buon diritto
d’Italia trionfante d’ ogni sopraffazione an
tica e nuova compiranno il voto secolare.
Foscari".
La figlia di S. E. il governatore alle
signorine di Zara. Alle signorine di Zara,
che le avevano inviato gli auguri per Na
tale, la figlia di S. E. il governatore ha ri
sposto così :
„Natale di vittoria 1918. Roma.
In questo giorno atteso e sospirato nei
lunghi anni di guerra, nel Natale della vit
toria, voglio rispondere alla loro cara e
graditissima missiva, e dire a loro, con
animo fraterno d’italiana, tutta la commossa
gratitudine dell’animo mio per il loro pen
siero gentile.
Figlia e sorella di marinai, io ho impa
rato da piccola ad amare la loro terra, e
sono felice al pensiero di poter presto ve
nire a Zara d’Italia: par di vivere un bel
sogno, evvero ?.'.*» Arrivederci dunque, ami
che di domani, e il mio grazie più com
mosso I Matilde Millo".
La conferenza di padre Semeria fu an
nunciata poche ore prima che fosse tenuta,
ma la celebrità dell’oratore fece accorrere
al teatro Verdi un’ enorme folla, che nono
stante la pioggia torrenziale voleva udire
V alta e nobile sua parola. Ed infatti padre
Semeria non fu inferiore alla bella fama che
gode in Italia. Egli espone gli argomenti
senza fronzoli, spesso con un calore d’ e-
spressione e di gesto, dai quali traspare
l’intimo convincimento di ciò che dice; e
sa di tanto in tanto condire il discorso di
felici spunti comici, che fanno esilarare 1’ u-
ditorio. La sua voce conosce tutte le gam
me e le modulazioni adatte a un determi
nato effetto e talvolta risuona tonante come
monito e incitamento, a perseverare ne’ pro
positi, tal’ altra scende dolce come una ca
rezza fino al cuore.
Quando 1’ oratore si presenta sul prosce
nio il pubblico enorme prorompe in un’en
tusiastica acclamazione. Sul palcoscenico
dietro 1’ oratore siede una larga rappresen
tanza di ufficiali di terra e di mare, con a
capo il nuovo comandante di Zara, capitano
di corvetta Neirone.
Padre Semeria incomincia col constatare
ciò che ha veduto in questi giorni. Viene
da Sebenico, dove è rimasto commosso
dell’italianità di quella città; ma essa non
regge al confronto di quella di Zara. E! ita
lianità insidiata, orribilmente compressa per
più di mezzo secolo.
Pareva — continua l’oratore — che fini
ta la guerra noi avremmo potuto entrare
senza contrasti in possesso di ciò a cui fin
da principio avevamo aspirato, mentre in
vece di questo, diritto si discute ancora
presso una nazione amica e sorella. Ed oggi
dinanzi a polemiche, che sarebbe ingenuo
ignorare, di fronte a certe affermazioni sarà
bene ricordare lo spirito altamente civile,
nobilmente ideale, con cui l’Italia è entrata
in guerra.
L’Austria-Ungheria intimò la guerra alla
Serbia per distruggerla, ma l’Italia non volle
partecipare alla distruzione della Serbia per
quel sentimento di nausea che prova il no
stro popolo nell’unirsi ad un gigante per
distruggere un pigmeo.
Il ricordo poi del 1859, quando la Fran
cia — certo non gratuitamente — scendeva
in lizza al nostro fianco, ci imponeva per
ragioni altamente ideali di non schierarci
contro di essa. E queste ragioni che ci ispi
rarono nell’ agosto del 14 la neutralità, ci
spinsero anche alla dichiarazione di guerra
del maggio del 1915.
Intanto era avvenuta l’invasione violenta
del Belgio e gli atti di barbarie commessi
dai Tedeschi ci determinarono a schierarci
a fianco dei popoli che combattevano per
i più alti ideali di libertà.
Anche da questo punto di vista fu onesta
la nostra dichiarazione di guerra. E pur es
sendo V Italia entrata in guerra anche per
da una lunga, :-ponente ovazione. F
vera dimostratone d’affetto che il P«
vuol fare a padre Semeria. che a e .
religioso intrinsecamente sentito accoppia un
indissolubile, purissimo, commovente amor
di patria, e ua affetto fraterno per ia causa
nostra. „
la tutela de’ suoi interessi, le sue richieste
e il patto cogli Alleati li fece poi e li rin
nova oggi. Ed è suo sacrosanto diritto di
domandare ciò che è suo. La Francia è pure
entrata in guerra per impedire la vittoria
dell’Imperialismo Germanico, ma anche per
riacquistare le provincie che nel 1871 la
Germania le aveva strappate. Nè alcuno
oserà mai affermare, che queste giuste ri
vendicazioni offuschino la purezza ideale
della guerra francese. Così fece l’Italia. E
oggi, a cose finite, superato lo sforzo, pos
siamo dire che Dio non ha creato l’Italia
per fare gli interessi della Jugoslavia, (ap
plausi)
L’Italia non aveva mai dimenticato che
1’ opera di redenzione non era ancora com
piuta. Oltre i suoi confini vivevano molti
suoi figli che attendevano la liberazione. E
il governo austriaco, benché alleato, ha
cercato sempre di soffocare l’italianità, ap
punto come la Germania voleva far sparire
dall’Alsazia-Lorena tutto ciò che era fran
cese. E che in queste terre sia stata com
piuta un’opera lenta e tenace di slavizza
zione risulta dal fatto, che esse erano cin-
quant’ anni or sono più italiane che oggi
non siano, e che molti che oggi contano
fra gli agitatori croati hanno ancora il loro
bel nome italiano.
Come fece la Francia per l’Alsazia-Lo
rena, così l’Italia non si è mai stancata di
protestare contro la slavizzazione di queste
contrade, che sono destinate, nel nome sa
cro di Roma e di Venezia, a formare con
la grande Patria un tutto indivisibile. (Fra
gorosi applausi). Per queste terre l’Italia è
entrata in guerra ; esse furono la posta della
guerra tra l’Austria e l’Italia. Rinunciando
all’Istria e alla Dalmazia, il „parecchio" lo
avremmo avuto anche senza la guerra ; per
avere queste terre l’Italia conchiuse cogli
alleati il patto di Londra. **
L’oratore continua dimostrando come
l’unione e la libertà degli Slavi sono do
vute allo sfacelo dell’ Austria, che è opera
principalmente dell’Italia. Ricorda 1’eroismo
di quei Czechi e di quegli Italiani, che sen
tirono tutta F odiosità del giogo austriaco e
fuggirono per combattere contro l’oppres
sore, sfidando la forca. Ora Czechi ed Ita
liani che compirono quest’ atto eroico ve ne
furono molti, ma Croati nessuno. Padre Se
meria venne poi a parlare della lealtà e
generosità, con cui l’Italia condusse la
guerra, e accennò con parola calda di sde
gno al modo barbaro di guerreggiare degli
imperi centrali. Per illustrare questo con
fronto il conferenziere racconta il racca
pricciante episodio di quei 500 nostri pri
gionieri che sei mesi dopo Caporetto ritor
narono in Italia attraverso la Svizzera ti
sici, mentre erano partiti sanissimi ; invece
ai prigionieri austriaci in Italia non è man
cato mai nulla e rimpatrieranno sani e ben
pasciuti. Ricorda le crudeltà commesse dai
germanici prima e dagli austrìaci poi nelle
pròvincie vènete ìnvàsèT gli Unni nérseqoìo
nono non fecero nulla di peggio. Tanto è
vero che quando le nostre truppe entraro
no nei territori tedeschi dell’ Alto Adige, la
popolazione tremava dallo spavento pen
sando a possibili' rappresaglie. Ma la civile
Italia non si abbassa a simili atti. A Bres
sanone non solo non venne torto un ca
pello agli uomini, ma si rispettarono per
sino le galline che oggi scorrazzano lìbera
mente per il paese (ilarità). I Tedeschi di
quei paesi hanno compreso subito con chi
avevan da fare, e quale sarebbe la loro
sorte, se domani dovessero vivere con gli
Italiani entro i medesimi confini politiei ;
così sarà anche dei Jugoslavi che reste
ranno sotto FItalia ; mentre egual cosa non
si potrebbe garantire, se degli Italiani do
vessero restare sotto un lembo della vec
chia bandiera austriaca. Noi non deside
riamo di strappare ai Jugoslavi ciò che
spetta loro, ma non possiamo lasciare loro
un solo palmo di terra italiana.
Però è dei popoli forti e coscienti della
loro grandezza 1’ essere generosi e civili con
tutti. Anche Zara accetti il suo consiglio:
s’astengano tutti da ogni dimostrazione
contro i Jugoslavi; non risuoni più nessun
grido d’abbasso per le vie della città. Di
coloro che fino ad oggi furono nostri ne
mici dobbiamo fare dei collaboratori poiché
la civiltà italiana, erede delle virtù dell’ an
tica Roma, è civiltà accaparratrice. E voi
siete, dice l’oratore, i rappresentanti di
questa civiltà su queste cosjje, voi siete gli
eredi di Roma (lunghi applausi).
Bisogna, pur avendo sempre di mira i
propri diritti, rispettare quelli degli altri.
E a Zara si tenga fermo a quest’opera di
civiltà, per realizzare quegli ideali, per cui
V America è entrata in guerra e V Italia ha
fatto tanti sacrifici ; Zara sia memore delle
gloriose tradizioni di Roma, simbolo non
solo della nostra fede italiana, ma anche
della fede cristiana.
E con quest’ esortazione alla pace e al
civile rispetto degli avversari 1’ oratore chiu
se il suo magnifico discorso, che, sovente
interrotto da applausi, fu alla fine salutato
Gii umanisti italiani di Ragusa cnein.
terapi andati diedero i-primi tributi alla let
teratura slava, inspirandosi unicamente ai
capolavori della letteratura italiana sono
morti e sepolti da qualche secolo, e oia
tutta la letteratura ragusea è concentrata,
con gran buon senso pratico, nei libri dei
dare e dell’avere.
Zara centro di coltura slava!!!
Che la boutade vi sia leggera, colendis
simo professore Leger! Ammenoché alla in
tellettualità del mondo slavo non basti la
prosa dei giornaletti dei preti rrodan e
Bianchini, scritti per lo più in calmucco, e
quella di qualche Koledar stampato dal Vi-
taliani.
Perchè è tutto qui il famoso centro sco
perto dal prof. Leger !
E se così scrivono i cosidetti luminari
della scienza, a contestarci in mala fede, o
con perfidia, l’elementare diritto di essere
riuniti alla madre patria, dovremo poi provar
meraviglia allo sbraitare della canizza croata
o jugoslava?
C’è il podestà di Ragusa, il quale per
esempio ha la bella faccia tosta di scrivere
che fu il governo austriaco a favorir sem
pre l’elemento italiano in Dalmazia; S°'
verno, largo di benefici al fecciume di Zara
che ora inneggia all’ Italia. . n <?• v
E anche qui che cosa obbiettare ? Si^ ha
da prender sul serio XLaristoerstrccr"p'agliae-
cetto raguseo? O dargli un fazzolettino
profumato pèrche, venendo a Zara, abbia a
turarsi il nasino? O ricordargli che il go
verno austriaco ci amava di così sviscerato
amore da sciogliere tutti i nostri municipi,
da croatizzare tutte le nostre scuole e da
trattar come altrettanti facchini i nostri con
senzienti più benemeriti e illustri? Ricor
dargli che, mentre i croati di Ragusa da
vano più di due milioni di corone alle varie
Croci rosse ed ai vari prestiti di guerra
austriaci, il fecciume di Zara dava all’ eser
cito italiano tanti ufficiali e tanti soldati va
lorosi quanti, in proporzione al numero de
gli abitanti, non ne diede nessun’ altra città
d’Italia ?
No, no; niente lunghe polemiche. Pas
sando, così, ci fermiamo un po’ a ridere
delle gaffes cattedratiche del signor Leger
e delle educate cortesie del signor potta
raguseo.
E le pigliamo poi con le molle, gettan
dole in un canto.
Libri scolastici per gli scolari poveri.
Il prof. Solmi, presidente del Comitato Lom
bardo dell’ Unione insegnanti, comunica che
la sottoscrizione, aperta in questi giorni nel
le scuole medie di Milano, per procurare i
libri di testo ai ragazzi bisognosi delle scuole
elementari del Trentino, dell’Alto Adige,
di Trieste, dell’Istria e della Dalmazia, è
appoggiata, oltreché dall’ Unione Insegnanti
e dal Fascio delle Associazioni Patriottiche,
anche dalla „Dante Alighieri" e dall’ Ufficio
Tecnico di Propaganda, il Ministero della
Pubblica Istruzione C le UutGlità
sono a perfetta cognizione di questa inizia
tiva, e l’hanno incoraggiata. Ed è certa
mente encomiabile che 1’ animo generoso dei
giovani italiani sia incitato a venire in soc
corso dei fratelli redenti, che dalla madre
patria attendono il seme fecondo della pura
italianità.
ÀI teatro Cine Radium ha debuttato mer
coledì con successo la compagnia Città di
Trieste, diretta da Carlo Fiorello. Il Fio
rello, la Belmonte, il Niccolini, che recitano
con bravura e bell’ affiatamento, vengono
seralmente applauditi da un pubblico fitto.
E con essi condividon gli applausi la Gri-
sovelli, lo Stradi, il Bardo, cantanti e mac
chiettisti, nonché il duo danzante Amicis-
Silvani. Buonissima F orchestra, diretta dal
M.o Emilio Curiel.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
Una bella affermazione. Gb studenti ac
cademici di Spalato, che p||bbli^ono il
noto appello ai colieghi d’Itali« per pro
clamare il loro solidale concordo prò spa
lato, vennero citati d’ordine* del governo
jugoslavo al capitanato distrèftuale di Spa
lato ed ivi invitati a gìustificarsi e a di
chiarare (pel futuro processo) se assume
vano la responsabilità pel suo contenuto.
A così poliziesco e così prettamente au
striaco procedimento, la deputazione acca
demica diede ,,a protocollo" questa fiera e
nobile risposta: „11 tenore del proclama da
noi firmato ha la sua base nella nostra aspi
razione d’unione al regno d'Italia, alla qua
le, nella presente, ti ansitoria situazione, ci
riteniamo perfettamente autorizzati di dar
libera espressione, nonché nella condizione
che è creata’qui a Spalato agli Italiani ai
quali è resa impossibile ogni manifestazione
del loro carattere nazionale, condizione che
si estrinsecò anche in molteplici incidenti
di notevole gravità resi in parte oggetto di
formali denuncie all’ autorità senza che sia
stato preso provvedimento".
Ls occupazione di Knin e di Obbrovazzo.
L’altro ieri le nostre truppe occuparono
Knin. Oggi, per la via di mare, segue l’oc
cupazione di Obbrovazzo. Sono occupate
anche Dernis, Si ve-.’eh e Bencovaz.
Un sonetto. L’ egregio avv. Paolo Rio,
tenente dei 16.o Fanteria, addetto al Co
mando, ci manda ancora questo suo pre
gevole scritto ;
VESTIGIA
Tutto qui intorno a P anima pensosa
Del Passato e dei grandi Avi ragiona:
Io sento che dai seno d’ ogni cosa
Una cognita voce si sprigiona.
E Sebenico e Spalalo e Scantona
e Zara e Fiume e tutta ia gloriosa
costa delia Daltnazk s! incorona
d’ una romanità meravigliosa.
In tutte POpre che l’ingegno umano
verso i cieli lanciò, ride, non doma,
la ferma, traccia delia nostra Gente.
E ne P attesa dolorosa, invano,
chiare vestigia di Venezia e Roma,
non alzaste la voee onnipossente.
Per la riattivazione deli’agricoltura.
L’ „Agenzia Stefani" comunica : „Allo scopo
di rendere possibile la riattivazione dei la
vori agricoli nelle provincie liberate dall’in
vasione e in quelle redente, it comando su
premo ha ritenuto di mettere a disposizione
di quegli agricoltori alcuni mezzi più indi
spensabili di cui A anche grandemente sen
tita la mancanza e cor i quali si possa
intanto provvedere ai più immediati ed ur
genti. bisogni,., — - . ’ì
Nell’ attesa che le maggiori disponibilità
dell’esercito mobili trio possano consentire
di corrisponder^ con maggiore larghezza e
proporzionaièiincnte alle reali necessità delle
singole provincie. si provvede frattanto alla
cessione di circa 6000 cavalli disponibili sul
momento, come pure di adeguata quantità
di finimenti, carrétte. materiale da traino
catturati al nemico.
Tale beneficio viene esteso alle provincie
di Udine e Belluno, ai paesi invasi delle
provincie di Treviso, Vicenza, Venezia, al
Trentino, all’Istria, alla Venezia Giulia, alla
Dalmazia, le. cui amministrazioni provinciali
ed enti agrari sono incaricati di ripartire il
materiale suddetto essendo essi in condi
zioni di meglio conoscere le varie necessità
e soddisfarle cóli èqua proporzione".
Società Ginnastica. La direzione di que
sto sodalizio ha invitato tutti i detentori di
oggetti che prima dello scioglimento appar
tenevano alla società (come coppe, busti,
mobiglio ecc.) a' restituirli verso Eventuale
rimborso del prezzo di compera.
Questa società imminentemente patriottica,
che si accinge or<a ncostuchri, ha bisogno
di tutto l’appoggio materiale e morale dei
cittadini. .<•
Chiunque si treSji in possesso di oggetti
già appartenenti alla . Società Ginnastica"
restituisaa senza indugio ogni cosa alla di
rezione. E’ un dovere patriottico, al quale
nessun cittadino 3). deve sottrarre.
Con le molle. Nulla di più sollazzevole
di certe affermazioni recise, pronunciate
quasi ex cathedra dagli avvocati della causa
jugoslava.
Parla il prof. Leger, membro dell’ Istituto
e professore al Collegio di Francia, un gros
legume della scienza e specialista negli studi
slavi.
E dice, fra nìirb, pontificando: „Le prin
cipali città deli’ Adriatico orientale hanno
soltanto la vernice italiana. Ragusa e Zara
sono centri di coltura e civiltà slava".
Che cosa si ha da obbiettare ad un enun
ciato scientifico così sbalordicente?
L’ avvocato
dott. Pompeo Allacevich
Campiello Ciprianis 3. - Viale Tommaseo
ha ripreso la sua attività.
TEATRO CINE RADIUM
Rappresentazioni straordinarie
della
Compasnia (omka-Ilraiiiinatha o ili HatiBìà ..Città di TiioslB"
diretta da
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Giornalmente programmi di Cine - Frosa - Varietà.
Pratelli Claudel <&
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ASSICURAZIONI c, 13 x 15 R A f, I J>I 'I' le I E3 'T' 133
R. Stazione Aerologia di Zara
Ballettino metereologico.
del 4 gennaio 1919 (ore 8)
Pressione Barometrica in m/m : 757,3. TemnPv.
tura C. : 10°, 1. Umidità relativa: 82/100. Nebuto- I
sità in decimi : 8. Mare leggermente mosso. Vento *1
al suolo in m. al secondo: 7 da SE. remperatJh;l
massima nelle 24 ore piecedenti. 13°4; minj^»
8°’3. Acqua caduta in cm.8 per m.1 : C, 3. •
Cinematografi.
Al Teatro Cine Garibaldi domenica 5 gennaio
„Le avventure di Colette'1. Commedia in 4 atti.
Società ginnastica Zara.
Nr. 30
AVVISO DI CONCORSO
Viene aperto il concorso al posto di cu.
stode della società alle seguenti condizioni;
a) alloggio in natura ' ; /
b) stipendio mensile da stabilirsi
c) diritto di esercizio di buffet in propri*di
regia a prezzi stabiliti dalla direzione 1
d) percentuale sulle riscossioni.
Le domande in iscritto dovranno conte-
nere dati precisi sulle generalità e lo stato
di famiglia del concorrente e la somma dello
stipendio mensile. Le domande saranno d*
indirizzarsi alla direzione della „Società gin-..; /
nastica Zara" (Palazzo Fozza) fino a tutto ’
10 gennaio 1919.
Zara, 26 dicembre 1918.
Dalla direzione
della „Società ginnastica Zara"
Il presidente
Avv. A. Talpo
Il segretario
B. Delich
latrato pei ninaMsti!!!
EDOARDO MESTROVICH
ZARA ,'^il
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migliori Marche Italiane ed Estere.
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Trieste o l’impero della forca ovvero I Vendicatori
di Oberdan — Bimbi d’Italia — Sul Campo dell’ o
nore — Per la patria ! L’esercito serbo salvato
dalla flotta italiana ovvero Epopea Serba — La
nave Vittorio Emanuele — Amore che redirae ^-
Lulù — Corrispondenza privata — La storia dei
13 (Lyda Bofelli) — Sulle rovine dell’Amore
(Emma Saredo) La più dolee Corona (Adriana Co
stamagna) — Avventure di Collette (Anna Zangl)
— Notte di Tempesta — La mia vita per la tua
(Maria Carmi, Tullio Carminati) — Michele Perrin
Ermete Novelli) — Retaggio d’odio (Maria Carmi)
ecc. ecc.
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Agenzie: Arbe, Pago e Sebenico.
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Agenzia della Società di Navigazione
Servizi marittimi italiani.
Vincenzo Crivelli
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Cartoni asfaltati - Cementi.
tro la farmacia del sig. Luigi Nutrizio, il
quale era da due giorni ritornato dal con
gresso di Roma. Nei locali della farmacia
trovavasi il proprietario assieme alla sua si
gnora. Dinanzi all’ improvviso assalto, riuscì
loro di abbassare la saracinesca della porta
d’ingresso. Gli assalitori non ristettero però
dal frantumare tutte le vetrine e dallo scar
dinarne la porta, nell’ intento d’irrompere
nell’ interno della farmacia. Ruppero del pari
tutte le insegne della stessa. Inutile descri
vere lo spavento delle persone rinchiusevi,
in ispecie della signora, che di momento in
momento attendeva lo sfondamento della
porta e l’irruzione della folla inferocita che
emetteva continue grida di morte.
Alla fine, la maggior parte dei dimo
stranti si allontanò dalla farmacia, riversan
dosi al Comune, ove vennero distribuite
delle armi.
La folla così armata andò, al ponte di
terraferma per prestare rinforzo al presidio
serbo.
Gli italiani del luogo, approfittando di
tale diversione, si riunirono in gruppo, e,
recatisi alla farmacia del Nutrizio, liberarono
i coniugi Nutrizio e li accompagnarono sino
alla loro casa, senza gravi inconvenienti,
mentre i croati continuavano a minacciare
che la farmacia non doveva venire più
aperta, tanto che a tutt’oggi essa rimase
chiusa.
A sera inoltrata i croati, tutti in possesso
di armi da fuoco e di numerose bombe a
mano, inscenarono un corteo, preceduto
dalla banda attraverso le vie cittadine. La
gazzarra si protrasse per tutta la notte. I
dimostranti sostarono sotto le case (legli
italiani, emettendo continue minacele^ di
morte, gettando sassi contro le finestre del
le abitazioni, che così mandarono in fran
tumi, e divellendo le insegne italiane dei
negozi.
La dimostrazione era marcata dal con
tinuo sparo di armi da fuoco e da esplo
sioni di granate a mano, sotto le abitazioni
degli italiani.
La situazione con ciò creata agli italiani
di Traù è gravissima. Di fronte alle minac
ele e alla ferocia degli aggressori croati la
loro vita è esposta a continuo serissimo
pericolo, tanto che essi non si peritano più
di uscire dalle loro abitazioni, nè di eser
citare i loro commerci e le loro occupa
zioni.
Urgono i più seri e radicali provvedi
menti.
La Cronaca
Pel genetliaco di S. M. la Regina. 11 no
stro Sindaco ha inviato mercoledì questo
telegramma :
„Ministro della Reai Casa Roma. Prego
1’ Eccellenza Vostra di presentare all’ Au
gusta Donna, che più di regina è Madre
amorosissima di tutti gl’italiani, nella fausta
ricorrenza del Suo genetliaco, i più profondi
sensi di omaggio e di suddita devozione di
Zara fedelissima, che il suo diritto e il va
lore delle armi gloriose d’Italia hanno indis
solubilmente unita alla Patria. Sindaco Zi-
liotto."
Un indirizzo dei Dalmati. L’on. dott.
Ercolano cav. Salvi, di Spalato, e l’avv.
dott. Giovanni Lubin di Traù, a nome di
tutta la deputazione dei Dalmati convenuta
a Roma, hanno presentato all’ambasciatore
degli Stati Uniti, per esser trasmesso al
presidente Wilson, il seguente indirizzo :
„Signor Presidente,
Mentre voi, rappresentante e capo degli
Stati Uniti dell’ America, ponete piede sul
sacro suolo di Roma, gl’ italiani della Dal
mazia, che, con Roma e Venezia ebbe co
muni la storia e le istituzioni per quasi due
millenni, vi porgono il loro reverente saluto.
E da voi, che ispirato alle più nobili tradi- •
zioni della razza anglo-sassone e del libero
e grande paese, che volle in voi imperso
nata la sua magnifica individualità, procla
maste giustizia per tutte le nazioni, grandi
e piccole, osano implorare appoggio e tu
tela delle loro aspirazione, a veder riunita
tutta la loro terra all’Italia. Riunita: è que
sta veramente la sintesi precisa dei loro
voti,|perchè essi domandano semplicemente,
in perfetta analogia colle popolazioni del-
1 Alsazia-Lorena, la restituzione dello stato
di possesso nazionale, che esisteva nella
loro terra, prima che lo sgoverno, durato
per più di un secolo, dell’Austria, non ne
avesse con violenza e frode pressoché fal
sato e snaturato il vero carattere, che, pur
ad onta di tutte le sopraffazioni, permane
nei monumenti, nelle costumanze insradica-
bili della vita, nella lingua, e si rivela ad
ogni attento osservatore.
Il voler coartare la Dalmazia all’unione
con paesi limitrofi e popoli di civiltà infe
riore, dei quali, non che storicamente, non
fa parte nemmeno geograficamente, perchè
nel mentre da quei paesi la divide la bar
riera formidabile delle Alpi Dinariche, essa
si estende per lungo tratto di costa e di
isole numerose sul mare Adriatico, in imme
diata prossimità e continuo commercio con
1 Italia, non sarebbe che la consacrazione e
la perpetuazione di quello stato di sopruso
e rivoltante ingiustizia, creato dal famige
rato governo dell’ Austria e dal militarismo,
ad esso alleato, della Germania, per abbat
tere tutte le democrazie del mondo.
E poiché la loro domanda tende appunto
soltanto ad una giusta e doverosa ripara
zione, poiché soltanto la piena e perfetta
unione con 1 Italia può mettere in grado la
loro terra di continuare e forse anco supe
rare le tradizioni che la resero nota nel
mondo, gl’ italiani della Dalmazia raccoman
dano fiduciosi alla vostra illuminata prote
zione questa, che, mentre è la più ardente
delle loro aspirazioni, è insieme la condi
zione più imperiosa, più necessaria 4el pro
gresso e prosperità avvenire della loro
patria".
Una grande manifestazione nazionale.
Ad un banchetto improvvisato a Roma fra
gl» amici dell’ „Idea Nazionale", presero
parte i capi delle missioni di Fiume e di
Spalato e numerosi dalmati e fiumani.
Allo spumante parlarono vivamente accla
mati e applauditi Enrico Corradini, il vene
rando preside del Consiglio Nazionale di
Fiume comm. Antonio Grossich, l’on. Er
colano Salvi, l’on. Federzoni, il Sindaco di
Fiume, il dott. Guido Antoni ed il dott.
Giovanni Lubin, rappresentante di Traù.
Di questa grande manifestazione 1’ „Idea
Nazionale" dà ampia relazione e tale da
confortarci e commuoverci.
Notevoli su tutte riuscirono le parole
pronunciate dal sindaco di Fiume, che, tra
altro, disse:
„Fratelli, come noi abbiamo giurato sul
Campidoglio la nostra incrollabile fede, con
altrettanta fermezza respingiamo il baratto
fra le due città italiane sorelle : Fiume e
Spalato. La redenzione deve èssere com
pleta. La liberazione di Fiume non può av
venire col sacrificio di Spalato. Ed io sono
convinto che il servaggio di nostra gente
dovrà finire, perchè fino a che nel cuore e
nel corpo d’Italia saranno ferite ancora
aperte, l’Italia non potrà arrestarsi sulla sua
fatale strada".
Un saluto gentile. Un gruppo di scola
rette della scuola popolare milanese di Cor
so Porta Romana ha inviato alle alunne
della locale scuola popolare femminile di
Santa Maria il seguente messaggio : „Viva
Zara italiana ! Le vostre sorelline milanesi
vi abbracciano e vi fanno i più lieti au
guri."
E’ uno dei tanti segni di affetto che ci
giungono continuamente d’ oltre mare e che
ci fanno e ci faranno sempre tanto piacere.
Questo augurio poi che ci viene da ragaz
zine innocenti ha tutto il profumo soave
dell’infanzia e ci riesce particolarmente
gradito.
Decesso. E morto Cirillo Cattich, com
merciante e possidente. Gestore delle Agen
zie di Navigazione a vapore „Lloyd" e
„Dalmatia", ebbe seria pratica e corren
tezza negli affari. Fu sinceramente devoto
alla nostra causa éd affezionatissimo ai suoi
congiunti. Ad essi porgiamo condoglianze.
Società ginnastica. La direzione di que
sta società invita a mezzo nòstro tutti i
vecchi soci che hanno ancora conservato la
divisa sociale ad annunziarsi nella segreteria
della Società (Palazzo Pozza) nei giorni fe
riali dalle ore 11 alle 12.
La società ha bisogno di un numeroso
corpo monturato per le occasioni solenni e
le festività sociali che, specialmente durante
il carnovale, non mancheranno.
Abbiamo poi appreso che questo patriot
tico sodalizio intende quest’ anno di allestire
il tradizionale ballo in costume dei bambini,
nonché un grande ballo mascherato sociale.
Al Teatro Mazzoleni di Sebenico la sera
del 14 gennaio avrà luogo un grande con
certo prò Fondo Nazionale, con la coope
razione della Sig.ra Polissena Tezilazich-
Alacevich, già allieva del notissimo prof.
Alfredo Nartino, del Costanzi di Roma,
nonché dei sig.ri F. Tecilazich ed E. Lo-
renzini.
La chiusura del confine d’armistizio-
La Stefani comunica : „Con ordinanza 27 de
cembre, di immediata applicazione, il Comando
Supremo ha stabilito che chiunque senza
espressa autorizzazione del Comando Su
premo o del Comando dell’Armata compe
tente per territorio, passi o tenti di passare
al di qua o al di là della linea di armisti
zio, sarà punito con la reclusione militare
sino a 5 anni. Le autorizzazioni di passare
la linea di armistizio non potranno rilasciarsi
che per ragioni di servizio o per gravissimi
motivi di natura privata".
Pel decoro cittadino. Zara non ha ve
duta la guerra. Ha veduto soltanto il disor
dine causato dalla guerra. Preoccupati nel-
l’assicurarsi i più elementari bisogni della
vita, tutti trascurarono quelle esigenze di
pubblico decoro, che nei tempi normali ve
nivano lietamente soddisfatte. Anche per il
sempre crescente rincaro della mano d’o-
pera e dei materiali edilizi, nessuno più si
curò di restaurare e di conservare i propri
stabili e i propri negozi, prima tenuti con
proprietà degna di un centro maggiore. In
ispecie Calle Larga brillava nel nitore dei
cristalli e delle vernici. Scoppiata la guerra,
non si usò più pennello, nè si adoperò più
ordigno ad abbellire la città, che assunse
lentamente l’aspetto di una rovina. Si no
verano ora a decine le piccole botteghe con
vetri sconci e imposte sgangherate. Gli in
tonachi delle case sono maculati o scro
stati. I cortili delle case, in ispecie nelle
contrade secondarie, sono indecenti. Spet
tacolo che stringe il cuore a chi, nato e
vissuto a Zara, sa quale essa fosse nel
passato.
La inetta gerenza comunale si disinteressò
completamente a tutto quanto aveva atti
nenza col pubblico decoro. La i. r. polizia,
BANCA POPOLARE DI ZARA
Agenzie: Arbe, Pago e Sebenico.
UFFICIO DI CAMBIO
EMISSIONI VAGLIA DEL BANCO DI NAPOLI
Agenzia della Società di Navigazione Servizi marittimi italiani.
un costosissimo apparato decorativo, non ave
va altro compito che quello di, spionare e di
zelare a vantaggio dell’ autorità militare : la
città andasse pure mille volte in rovina.
L’ ufficio era presidiato da schiere di com
missari, di detectives e di guardie, montu-
rate e pagate magnificamente. Onorari e
compensi per commissioni formavano spesso
somme fantastiche. Si narra di un conto,
nel quale la giornata di servizio straordina
rio di un agente di polizia comprendeva
ventisei ore. Si abolivano gli orologi e si
incassavano denari allegramente. E intanto
tutto andava in malora.
j II cav. Bettalli — è noto — aveva cinta
Ha città di giardini. Il più piccolo spazio di
terreno inutile era stato da lui trasformato
in un’ oasi verde e gentile. Quanta pazien
za e quanto amor civico sciupati ! Non solo
nelle tenebre, ma ’ in piena luce solare le
devastazioni ai giardini e ai giardinetti av
venivano senza che pur l’ombra di una
guardia di P. S. si facesse vedere. Il giar
dino di Campo Castello, che ha piante di
gran pregio, è ora ridotto in una specie di
pozzanghera, sulla quale paion gemere gli
arbusti intristiti. Si schiantarono le panche,
saldamente fissate al suolo, e si spezzarono:
si divelsero e reticolati e piuoli di sostegno,
si distrussero le piantagioni novelle; si spez-
zaron gli idranti in modo da allagare il
terreno. E tutto ciò con comodo, col mas
simo comodo, a vista di tutti e con la inu
tile indignazione dì ognuno, senza che mai,
ripetiamo, una sola delle cinquanta guardie di
P. S. si degnasse di intervenire. E così al Pub
blico Giardino e cos£ nel parco di città: un
vandalismo disonorante.
Un vandalismo, che lasciò le sue più or
ribili traccie a Riva Vecchia. La infausta
gerenza Skarié, non solo lasciò cadere in
rovina un ampio magazzino comunale, ma
pur lo lasciò comodamente aperto ai ladri,
che si impossessarono dei costosi materiali
edilizi depositativi.
Porre rimedio a tanto male? Non è fa
cile. Ma non è neanche impossibile. Sino
a tanto che i generi alimentari non cale
ranno di prezzo, non~calerà neanche il prez
zo della mano d’ opera, nè si potrà parlare
di restauri e di abbellimenti generali, così
da ridare alla città il suo aspetto decoroso.
Ma molti sono gli operai disoccupati, e,
coll’ aiuto dei fattori governativi e cittadini,
qualche cosa si potrebbe pur tentare, qual
che cosa iniziare. Iniziare ad ogni modo.
Intanto ci pare indispensabile ed urgente di
richiamare e proprietari di stabili ed inqui
lini alla osservanza più rigorosa delle norme
di decenza e di igiene. Se anche le scope
sono carissime, l’acqua di solito non manca
e certi antri sozzi e certi cortili immondi
devono essere abbondantemente purificati.
I tempietti vespasiani, che si presentano
indecentissimi, devono essere meglio custo
diti. A che giovano i lavacri, se nessuno
mai dei lordatori sconci viene messo in contrav
venzione e punito ? Ilproprietari, anche di
piccoli esercizi, devono essere obbligati a
tenerli nitidi, per quanto possono, all’ ester
no, e non che si vedano vetri e cristalli e
impannate pieni di ragnateli e di sudiciume.
Severamente, e senza alcuna pietà, proceda
il corpo dei Reali Carabinieri contro la tep
pa, di piccoli e di adulti, che tutto imbrat
ta e distrugge pel solo gusto di imbrattare
e di distruggere. Il più lieve guasto ai pub
blici giardini sia inesorabilmente punito. E
sia anche regolata civilmente la pubblica
affissione. Una volta servivano le apposite
tabelle, come in tutte le città moderne. Ora
si appiccicano dovunque manifesti e mani
festini, che poi, con la colla, si mutano in
sudiciume sulle muraglie.
Non abbiamo veduta da vicino la guerra.
Ma ne abbiamo risentiti i bruttissimi effetti.
Pur senza tragicità, siamo divenuti così mi
serandi.
Zara d’Italia deve uscire da queste
miserie.
Nozze. La signorina Vanda, figlia del no
stro consenziente e concittadino signor Gio
vanni Ivanissevich, si unì giovedì in matri
monio col signor Michele Z^/anic di Traù.
A proposito del disservizio postale. Ap
prendiamo con soddisfazione che, da parte
del locale regio ufficio di controllo alla
posta e al telegrafo, vennero e vengono
prese misure efficaci per impedire ogni e
qualsiasi inframmettenza politica nel servizio
ed a garantirne la maggiore regolarità.
Beneficenza. Il Municipio pubblica : „Del-
l’importo devoluto con fraterno ed umani
tario pensiero dal comune di Ancona per i
connazionali di Zara, una metà viene asse
gnata ad istituzioni cittadine di assistenza
per scolari poveri, mentre l’altra metà e
precisamente la somma di L. 10.000 pari a
cor. 25.000 sarà distribuita direttamente a
famiglie ed a singole persone bisognevoli.
Le relative domande saranno da prodursi
al comune, estese su appositi formulari che
si ritireranno nei locali della società „Ope
raia" dalle ore 10-12 e dalie 19-20, inco
minciando da venerdì 10 a tutto il 18 m. c.
Nei locali stessi i formulari delle do
mande saranno, per chi lo desiderasse, riem
piuti gratuitamente.
Con speciale avviso i petenti saranno
chiamati a prelevare le decisioni sulle do
mande, rispettivamente l’importo assegnato".
Cartoline postali. La ditta E. de Schonfeld
& C.o si è fatta editrice di una serie di
cartoline patriottiche, le quali incentrarono
subito il favore del pubblico. Sono fototi
pie eseguite con nitida plasticità e che rap
presentano 1’ arrivo a Zara della torpedinie
ra 55 — la prima nave della liberazione —
l’arrivo di S. E. l’ammiraglio Millo, la folla
plaudente in Piazza del Plebiscito — tutta
una gran vampata di tricolori — l’arrivo
dell’on. Ghiglianovich, eccetera.
Subito, >1 primo giorno, se ne vendettero
a migliaia. Ed ora, oltre che nella libreria
della ditta editrice, si possono comperare
nello spaccio tabacchi di Anna V.a Vita-
liani, in Calle dei Papuzzeri.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
Per compagnia di prosa cittadina
ccrcansi signorine c signori anche se
principianti. Presentarsi in Calìe S.
Rocco ri. 2., 2.o piano dalle ore 15
alle 17.
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Campiello Ciprianis 3. - Viale Tommaseo
ha ripreso la sua attività.
Dr. med. Anton Zingerle
ordina dall’ 11 gennaio
nella villa Vlahov I. p. Barcagno.
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di Oberdan — Bimbi d’Italia — Sul Campo dell’ o-
nore — Per la patria ! L’esercito serbo salvato
dalla flotta italiana ovvero Epopea Serba — La
nave Vittorio Emanuele — Amore che redime —
Lulù — Corrispondenza privata — La storia dei
13 (Lyda Borelli) — Sulle rovine dell’ Amore
(Emma Saredoì La più dolee Corona (Adriana Co
stamagna) — Avventure di Collette (Anna Zangl)
— Notte di Tempesta — La mia vita per la tua
(Maria Carmi, Tullio Carminati) — Michele Perrin
Ermete Novelli) — Retaggio d’ odio (Maria Carmi)
ecc. ećc.
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Bullettino metereologico.
del 11 gennaio 1919 (ore 8)
Pressione Barometrica in m/m : 763,2. Tempera
tura C. : 7°, 4. Umidità relativa: 73/100. Nebulo
sità in decimi : 4/10. Mare calmo. Vento al suolo :
m. 3, 6 da SE (al m. secondo). Temperatura mas
sima nelle 24 ore precedenti: 12°*3; minima: 6°-4.
Acqua caduta nelle 24 ore preced. l’osserv.: cm.3 0.0.
Corriere commerciale.
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Quotazioni di Trieste : Tram 455-465, Cosulich
1175-1325, Gerolimich 2400-2475, Libera 2700-2750,
Lussino 3400-3500, Dalmatia 775-795, Martinolich
1025-1075, TripcoAich 1300-1350, Premuda 1300-1350,
Cantiere 515-550, Cemento 705-715, Anopelea 830-
860, Kerka 750-765, Assicurazioni Generali 38000-
39000. Riunione Adriatica 7700-7850.
Trattenimenti.
Al Cine Radium Compagnia di prosa e varietà
di Carlo Fiorello. Nuovo programma.
Al Teatro Cine Garibaldi „Il diritto alla vita"
romanzo d’ amore in 4 atti.
Campo di pattinaggio Marsan. Domani gran ballo
campestre con Banda cittadina.
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