I 12. Zar a-Sabato 18 Agosto 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATIGA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
I! Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15,
SOMMARIO. — Sulla convenienza dell'istituzione
dei libri fondiari in Dalmazia (continuazionedeln.il).
— La Matelda di Dante, del Prof. D.r Antonio Lubin
(continuazione del n. 9). — Società filarmonica di Zara.
— Corrispondenza di Traù. — Notizie commerciali. —
La fondazione di san Demetrio in Zara, considerata
suastoria (continuazione del n. 11). — Istituto.
I§ulla convenienza dell' istitu-
zione dei libri fondiari
in I>almazia.
(Continuazione e fine del num. 11)
Sin qui r autore dello scritto, al quale ren-
diamo vive grazie per averci data occasione d'ad-
dentrarci in questo argomento, e di offrire al pu-
blico un breve riassunto d' un lavoro pregevole,
elle ci sembra meritare le riflessioni di tutti gl'in-
telligenti di questa materia. Ci permetteranno i
nostri lettori, prima di porvi fine, alcune brevi
considerazioni suggeriteci dall' argomento, che e-
sporremo con quella libertà di pensiero e di di-
scorso da cui non intendiamo dipartirci giammai.
Da quanto si è detto emerge chiaro, che
r incondizionata ed immediata attuazione de' libri
fondiari in Dalmazia non soltanto riuscirebbe dan-
nosa al maggior numero de' possidenti, ed anco
esiziale a molti di essi, ma andrebbe incontro
nella sua esecuzione ad ostacoli forse insupera-
bili. Sotto questo aspetto non si può che con-
venire coir anonimo autore, del cui scritto ci
siamo occupati. E si deve pure applaudire a
fiuella parte della sua proposta, che tende a in-
trodurre fra noi il perfezionato sistema ipotecario
francese, compendiato nella legge del 23 marzo
1855, siccome quello che risponde meglio alle
condizioni della proprietà fondiaria in Dalmazia,
Ma appunto perciò dubitiamo fortemente che il
sistema tavolare possa attuarsi fra noi anche nei
termini circoscritti da esso suggeriti, senza al-
terare profondamente quell' ordinamento giuridico
ed economico del possesso territoriale, che col
sistema francese resterebbe inalterato.
Infatti, a mente dell' ingegnoso autore, per-
chè 1 libri potessero istituirsi per 1 latifondi più
vasti, e per le case site ne' capo-luoghi di di-
stretto e nelle città, e cansare nello stesso tempo
gì' inconvenienti già avvertiti del sistema tavolare
così limitato, converrebbe stabilire 1' assoluta in-
divisibilità delle case, e quella men rigorosa dei
fondi. Ora, lo confessiamo apertamente, che per
quanto imperfetto e bisognoso di migliorame.nti
sia lo stato della proprietà fondiaria in Dalmazia,
noi non vorremmo che se ne toccassero le basi
costitutive, fra le quali primeggia la libertà di
disporne a piacere, e per conseguenza di divi-
derla come si vuole. Questi diritti sono così i-
nerenti al diritto di proprietà, e fanno una cosa
sola con esso, e la proprietà talmente s'imme-
desima colla personalità umana, che non vor-^
remmo menomarne le prerogative, se anche do-
vessimo rinunciare per sempre all'importazione
d'un eccellente istituto, qual è quello de' libri fon-
diari. Ed è appunto perchè questi non potrebbero i-
trodursi in Francia senz' alterazione dello stato
di possesso creato dalla rivoluzione dell' ottan-^
tanove, che il sistema tavolare difficilmente o mai
vi potrà prender piede. Limitare mediante leggi
positive la divisibilità de' fondi, è privare una
parte de' cittadini dello stato del diritto di pos-
sederli, è attentare a uno di quei diritti di natura,
che qualunque legislazione deve rispettare. Lad-
dove le tradizioni storiche hanno fatto che si
conservasse uno stato di possesso privilegiato,
un governo assennato, che vuole andare col tempo,
anziché esserne tratto a rimorchio, deve studiare
ed attuare quei temperamenti che valgano a con-
durre la proprietà a condizioni migliori, sciogliendo
a poco a poco, col debito rigwardo a' diritti a-
quisiti, i ceppi che la vincolano. Ma dov'essa
fortunatamente si è emancipata, come, salve po-
che eccezioni, è avvenuto in Dalmazia, l'impor-^
I il Zara-Sabato { Setlenilire 1860. ADDO I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. —- li prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.: pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pag-ali da Gennaro 1861 per rannata infera ed anchc
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per lutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — 1 paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. —- L'attere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. --• Un numero separato vale s. 15.
SOlTIIWLAIilO — Sulla sicurezza della proprietà cam-
pestre, (continuazione e fine del n. 13). — I proverbi
e le sentenze. — Nuove strade. — Poesia tradotta dal-
l' illirico. — Beneficenza e gratitudine. — Corriere della
Redazione — Gazzettino di città. — Annunzio biblio-
grafico. — Teatro,
!§ulla sicurezza della proprietà
campestre.
(Contin. e fine del n. 13).
Olire ai detti gravissimi inconvenienti, an-
che le relazioni tra proprietari e coloni contri-
buiscono al meschino progresso dei nostri affari
campestri. Tante sono le differenze e vertenze
Ira possidenti e coltivatori, e tale la facilità con
cui gli ultimi eludono le ragionevoli e giuste
prescrizioni dei proprietari; tale la facilità con
cui i coloni, chiamati in giudizio, si sottraggono
alle moderate pretese dei possidenti i più equi e
più discreti; tali e tanti sono i fastidi e i dispendi,
^ tale è la lungagg-ine di queste liti, che molti
comprendendo di non potere cogliere il bramato
scopo, altri atterriti dalle difficoltà e dal dispen-
dìo, si veggono costretti a lasciare che le cose
vadano da sè. Ciò reca pregiudizio ai proprie-
tari ed ai coltivatori, perchè anche questi sof-
frono perditempi e spese; perchè per deludere
i proprietari molti prodotti vengono guastati; per-
chè nei loro contrasti e nei loro usurpi, per l'in-
certezza derivantene, restano poi le terre ahban-
{Jonate o mal coltivate; perchè per i pregiudizi
dei contadini, i quali temono che ogni dilazione
del raccolto faccia scemare ogni giorno i pro-
dotti, si deve lasciarli far i raccolti come e quan-
do vogliono, e quando i frutti sono ancora im-
maturi; e perchè questi disordini, attriti ed in-
<5onvenienti deprezzano il valore dei terreni dei
contadini relativamente a quelli di cui sono li-
beri proprietari, e così pure dei miglioramenti
loro ove sono coloni; per le quali cose quan-
do son costretti dal bisogno a venderli, onde
riaverli a coltivazione, verso corrisponsione di
parte dei prodotti, molti schivano d' entrare in
affari con loro, e perciò non trovano altro rifugio
che presso gli usurai, i quali a vili prezzi at-
tirano a sè le loro sostanze.
Se si pon mente a tutti questi pericoli, in-
convenienti e disturbi, si si deve anche stupire,
come ciò non pertanto alcuni possidenti ed al-
cuni contadini ebbero il coraggio e la sorte di
condurre a qualche risultato i loro conati. Ma
però neppure ciò deve molto lusingare. Vi sono
alcuni che godono influenza sui villici; altri che
per esser le loro famiglie assai numerose sono
temuti; e queste ragioni son J^lvolta le cause per
le quali i loro tentativi riusc^n più fortunati. Ma
se cessa quella causa, se muore quello ch'eresi
saputo cattivare l'influenza, se nelle famiglie si
scema il numero, se restano orfani e vedove,
allora anch' essi soccombono alla piaga generale.
Le suesposte cause di mancanza di sicurez-
za esistono tutte nella terraferma; sulle isole
invece i danni maliziosi, gl' incendi, le minaccie
non avvengono quasi mai, ma pur troppo anche
sulle isole dominano i furti, i dissidii coi colti-
vatori e vi son frequenti i danni degli animali.
Ed appunto perchè ivi non esistono tutti gli e-
nunciati inconvenienti, quantunque i terreni siano
molto sassosi e poco fertili, pure la coltura loro
sulle isole è assai più avanzata che in terraferma.
Se dunque la mancanza di sicurezza quella
è che produce sì deplorabili conseguenze, ed
apporta nelle attuali condizioni impedimenti in-
sormontabili, conviene trovare il modo di farli
cessare.
In quanto ai dissidii e vertenze coi coltiva-
tori, si è molte volte espressa T idea dell' intro-
duzione di un regolamento agrario. Questo re-
golamento non potrebb' essere che una legge po-
litica, non una legge giudiziaria. Ora, le relazioni
tra i nostri possidenti e coltivatori sin dalla lori
due anni fa. egli gettava le basi d'una biblioteca
patria, che dovesse raccogliere i monumenti più
0 meno reconditi ed importanti della nostra sto-
ria e letteratura, e non possiamo fare a meno
di tributare i più larghi encomi sì a lui, che ai
^f-enerosi che lo aiutarono nella difficile impresa.
Il recente catalogo delle opere e de' manoscritti
sino ad ora raccolti ed ordinati, dato alla luce
nel Programma del ginnasio di Zara da' signori
Boglich e Danilo, che con intelligente e rara o-
perosità secondarono l'iniziativa del D.r Pullich
nel rintracciare per ogni buco della nostra pro-
vincia tutti gli scritti editi ed inediti, che trat-
tassero di storia e letteratura patria, o ne for-
massero parte, o per qualsiasi guisa vi si rife-
rissero, questo fatto, diciamo, è uno di quei
rarissimi felici sintomi d' un interessamento più
vivo de' Dalmati alle cose del loro paese, di cui
conviene far calcolo, e dal quale si possono
trarre auspicii di più feconda civile operosità.
Ma perchè la fondazione d' una patria bi-
blioteca porti i maggiori frutti di cui sia capace,
conviene si colleghi e conduca allo scopo di
destare l'amore della storia nazionale, e di dif-
fonderne co'mezzi più efficaci la conoscenza. A
quest' uopo non crediamo che nelle presenti con-
dizioni basti il tenerla aperta alla curiosità dei
dotti e degl'indotti, mentre il numero di coloro
che vi possono accedere dovrà essere per ora
necessariamente scarso, sia perchè trattasi ancora
di risvegliare l'assopito interesse alla storia e
letteratura dalmata, sia perchè Zara, posta all'e-
stremo della provincia, con una scarsa popola-
zione non può, coni' è naturale, fornire una classe
numerosa di frequentatori
Tanta è l'inerzia di questo nostro paese
neir adoperarsi per tutto quanto possa avvan-
taggiare la morale e materiale prosperità, che
noi non vogliamo discutere la questione, che ci
sembra di qualche importanza, se attesa la di-
spersione e il frazionamento delle sue forze in-
tellettuali, e la mancanza d'un fuoco di civiltà
Non è la posizione, ne il numero degli abi-
tanti di Zara, che possan rendere scarsa, la
frequentazione della biblioteca ginnasiale (la
quale d'altronde non abbiamo sapido mai che
sia tenuta aperta alla curiosità di tutti), ed
anche^ v aggiungeremo^ dell' altra^ Deramente
publica e ricca, donata al Comune dall' illu-
stre Paravia; ma ciò devesi pur troppo ! at-
tribuire piuttosto a quelle altre cagioni, che
notate vengono dall' egregio autore medesimo^
e che alimentate dalle condizioni dei tempi,
tanto poco propizi ai pacifici stndii, rendereb-
bero egualmente infruttuose tali dotte raccolte
anche in altre città piìi centrali e più popolate.
lia Red.
ove s' appuntino, non sarebbesi forse provedulo
meglio a' suoi bisogni presenti col distribuire i
tesori della nostra letteratura (presa nel più am.
pio significato) fra le più civili e popolate ciità
del regno, onde renderli accessibili al maggior
numero de' colti, anziché raccoglierli in una sola
città così discosta dal resto della provincia, e
non avente per specialità d'istituti scientifici al-
cuna forza d'attrazione sovr'essa Non voghamo,
dicesi, dibattere questo quesito, perchè l'essen-
ziale da noi è che si faccia, o meglio che si
viva : primum vivere, postea philosophare. Ma
appunto per cagione dell' inconveniente da noi
avvertito, e che non si può disconoscere, con-
viene studiare il modo onde il tesoro che va
raccogliendosi nel capoluogo della provincia con
sacrifizio non lieve delle sue singole parti, rie-
sca più 0 meno vantaggioso a tutte. Noi cre-
diamo che i fondatori della patria biblioteca, e
la città che ne gode il benefìzio siensi assunli
naturalmente un compito arduo e nobilissimo nello jj
stabilire tale istituzione. Depositari ed ammini-
stratori di un prezioso capitale intellettuale, a
loro incombe di farlo fruttare il più eh' è pos-
sibile. A tale scopo a noi soccorrono due mezzi
egualmente importanti : l'uno consisterebbe nel
publicare gli scritti inediti, e nel far stampare;*
le opere più rare concernenti la storia e lette-
ratura patria. Questo bisogno fu già avvertito dai
fondatori della biblioteca, i quali già in que-
st' anno publicarono nel Programma di questo
ginnasio un Saggio sopra la città di Naronaèl
Ciccarelli, corredato di note e giunte del profes-
sore Danilo. Se non che a soddisfare questo bi-l
sogno richiedonsi mezzi assai maggiori di quelli '
onde quei valenti possono disporre, e noi ci ri-
serviamo di trattarne quando inviteremo i Dalmati
a studiare con noi un utopia nostra, tendente a
raccogliere e dirigere a certa e nobile meta le sparse
forze economiche e intellettuali del paese ^•'"'j.
E dove lascia l'egregio autore la raccolta rf'
cose patrie, molto più ricca di quella del gin'
nasio di Zara., eh' ereditò il convento dei FrW
cescani di Ragusa dal P. Ciulich? Ed èpos';
sibile che Spalato non ne abbia pure qud'ì
cuna? — Come dunque può dirsi che ttdti i ]
tesori della nostra letteratura siano raccolla.
nella sola Zara^ e, ciò che più monta, co"
sacrifizio non lieve delle altre parti? liaBed.
Con tutto il rispetto per l' egregio scrittor^^,
ci pare che troppo egli esalti i beneficii e
obblighi derivanti alla città di Zara dal^^
la biblioteca d' un istituto regio, che non P^^ i
dirsi publica. Circa poi al suo nobile desidero
di veder publicate le cose nostre inedite o ^^^^
edesiderio altre mite già palesato dall' cfwfó''^
^ 17. Zara-Sabalo 22 Settembre 1860. Anno I.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
11 Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre-, e frattanto neir anao corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno- a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviali franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza aflTranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOilIìl ARIO. — Sulla necessità della fondazione d'una
cattedra di storia patria, (continuazioue e fine del n. 16).
— L' estremo giudizio; oratorio del maestro Francesco
de Suppè; da Vieìina. — Corriere della Redazione.
Sulla neceisisità della fonda-
zione d'una cattedra di storia
patria
IL
La storia della Dalmazia, propriamente detta,
si trova in gran parte dispersa fra quelle di al-
tri popoli più fortunati, al cui carro trionfale fu
aggiogata. Per raccoglierne 1 brani e ricomporne
F imagine, richiedonsi gli sforzi intelligenti e
concordi di più generazioni. Noi non siamo
tampoco a" principii di tale impresa, e 1' egregio
tentativo fatto nel 1844 da Vincenzo Solitro per
l'accogliere ed annotare i documenti storici sul-
1 Istria e la Dalmazia, doveva necessarinmente
Mire in un tempo, in cui questa raostravasi an-
cora più indilferente che adesso alle severe, ma
fruttuose discipline della patria storia. Nè poteva
, essere altrimenti quando, perchè vi si prenda in-
tei'esse, conviene che la coscienza della nazio-
iiale individualità d'un popolo sia desta, e que-
è in generale fra noi pur troppo ancora as-
sopita.
L'o])biezione pertanto che taluno potrebbe
'are al nostro divisamente di fondare una catte-
di storia patria, che questa cioè dessi an-
! "^"ra comporre prima che possa essere insegna-
^sarebbe insuperabile ove lo scopo dell'isti-
'licione dovesse essere il crearla e l'infonderla
"^pJi uditori, anziché tracciarne il metodo e i-
'^^Pii'arne V amore, e con esso risvegliare quello
^^jla patria. Circoscritto entro questi limiti il fine
"^tr insegnamento, cade per sè l'ostacolo preac-
Infatti, tale è T universale ignoranza della
"^stra storia, che noi ci chiameremmo contenti
^Mualcuno ci potesse assieurare che un decimo
colta dalmata gioventù conosca quella della
Dalmazia propriamente detta nel Cattalinich, e
quella di Ragusa nell'Appendini. Onde se il pri-
mo ed immediato scopo che si andasse a con-
seguire mercè la cattedra di cui discorriamo fosse
quello di rendere familiari questi due autori ai
nostri giovani, varrebbe la pena d'istituirla. Se
anche quindi pel primo tempo non potranno es-
sere dotte, nè nuove le lezioni d'istoria patria,
il professore, a cui toccherà il nobilissimo còm-
pito d'inaugurarle, potrà essere soddisfatto quando
avrà ottenuto che i suoi uditori vi s'interessino,
si coprano di salutare rossore per non averla
ancora conosciuta, e tornati a casa facciano il
forte proponimento di apprenderla.
Noi qui non ci faremo a tracciare il me-
todo, che dovrebbe essere tenuto, onde l'inse-
gnamento riuscisse più che mai fruttuoso, nè sa-
remmo in grado di farlo: soltanto esporremo
alcune nostre idee sull' argomento, perchè il giu-
dizio degl' intelligenti ne tenga quel calcolo che
meritano, le rettifichi, le completi o le rigetti.
Che la nostra storia dovrà essere insegnata
con ampiezza, verità e spassionatezza, che la si
dovrà considerare nelle sue attinenze colla storia
universale e in ispecialità con quella de' popoli
a cui la Dalmazia ha servito, che la storia della
nostra letteratura dovrà sovratutto richiamare
l'attenzione del docente e degli uditori, nessuno
vorrà negarlo. Ove la cattedra dovesse, farsi or-
gano d' un partito italofobo o slavofobo, e co-
stringesse i fatti a servire a' pregiudizi o alle
passioni di chisisia, noi ancora non oseremmo
ripudiarla, perchè non siam di quelli a cui la
luce, come la libertà, faccian paura, e preferiamo
1' errore, che contiene sempre una parte di vero,
e vi conduce, all'ignoranza che lo esclude: ma
certo trarremmo poco felici auspici da cosiffatto
esordire. Se non che abbiamo ancora fede nel
buon senso de' nostri compatrioti, per non te-
mere che ciò possa avvenire. D' altronde mal
accorto sarebbe il professore che si lasciasse
vincere dalla tentazione di servire alle passioni
I 18. Zara-Sabato 29 Settembre 1860. Anno I.
DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
li Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicìlio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pieh-o Àbelich. •— Un numero separato vale s. 15.
§0]!IiTIARIO. — Alla patria. — San Gregorio Ma-
gm e la Dalmazia. •— Sul bisogno d' una legge agra-
ria. -— Alla Redazione. — Varietà; del fine d' ogni
perfezione. — Tributo di gratitudine.
Vienna, il 20 settembre.
Le solenni e numerose dimostrazioni d'af-
fetto offertemi, durante la mia breve dimora in
Zara, da' miei generosi concittadini, esigono da
ine un atto di ringraziamento del pari publico e
solenne. Coloro che amano la patria com' io,
sapranno quanto sia grande la gioia, che si pro-
va nel vederla dopo una lunghissima assenza: e
come, neir atto che 1' occhio ricorre a bearsi
della vista degli oggetti da tanto tempo deside-
rati, il cuore si espanda e si senta vivamente
commosso. Che se a tale godimento s' aggiunge
ancor quello di vederci accolti da tutti e festeg-
giati, allora la foga degli affetti è così veemente,
tla gettarci in una specie di perplessità, in cui
alla mente è tolta la riflessione, al labbro 1' ac-
cento. È perciò che agli onori, onde mi ricolma-
rono i gentilissimi zaratini, mi sentii commosso
fino alle lagrime, nè potei rispondere, ma do-
vetti attendere che il mio animo, fortemente a-
g'tato, ritornasse in calma, onde esprimere loro
I ' sensi della mia più viva gratitudine.
Sappiano adunque, che siccome quei dieci
giorni eh' io ho passati fra loro furono i più lieti
^'ella mia vita, cosi la memoria di quelli che
cercarono d' abbellirmeli sarà sempre per me la
più gradita e la più sacra.
Voglia Dio che quel publico attestato reso
^ '"^lla mia pochezza, serva di stimolo e d'inco-
raggiamento alla dalmata gioventù, affinchè con-
sacri le proprie forze a promuovere il benessere
® la felicità d'una terra, che riconosce ne' pro-
M figli non pure le opere, ma perfino il buon
Francesco de S^vppé.
I§an Grreg-orio Magano
e la l^almazia.
Non peranco erano ristorate le nostre con-
trade dalle piaghe sofferte per le contese dog-
matiche della chiesa orientale contro la romana,
che altri guasti originati dai moti popolari in una
parte della provincia, e la mala fede dell' ammi-
nistrazione ecclesiastica, vennero ad aggiungere
nuove afflizioni a questo episcopato; a mitigare
le quali, non da altri, che dalla sede papale,
poteva sperarsi un qualche aiuto. San Gregorio
Magno, esaltato allora al sommo pontificato, v'in-
terpose r opera sua, e arrivò a salvare molte
vittime dal comune flagello, e restituire la prisca
dignità alle chiese minacciate.
Il frastuono di armi che più spesso si u-
diva strepitare in questi anni intorno ai confini
d' infratterra, annunziava la presenza di quei
medesimi Avari, che più volte cacciati da queste
contrade, venivano per ultimo a togliere i pochi
avanzi della civiltà romana, ed inaugurarvi sulle
sue rovine un' era di crude reminiscenze. Ne' re-
soluti loro tentativi trovarono anche questa volta
una gagliarda resistenza in tutta la provincia,
men che nella Prevalide, dove regnavano i ni-
poti degeneri di Radimiro; i quali, sperando molto
da gente, che per antiche simpatie, per comu-
nanza di culto, di tradizioni, di costumi con essi
accordava, le profersero ospitalità generosa, senza
avvedersi che con tale fratellanza mettevano a
mina la propria e l'altrui terra. Nè andò sì a
lungo che i germi della civiltà e del cattolici-
smo poco prima, sotto Giustiniano, innestati, non
v' incontrassero de' novelli Isaurici in que' figli
scellerati. Uno di questi più di altri alla ferocia
inclinato passava, come narra la storia, dal di-
letto de'tornei alla caccia de'venerandi capi di
famiglie cristiane, non disdegnando di macchiare
le mani in quel sangue fra le ebbrezze de' gior-
nalieri conviti; con che diede principio ad un«
Zara-Sabato 6 OHobre 1860. Anno I
DALMATICA
ECONOfflIGO-LETTERARIO.
II Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto neir anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, colf indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOM-Ti ARIO- — Intorno aW insufficienza ed ai bi-
sogni delle scuole popolari in Dalmazia. — Sul bisogno
d'una legge agraria; (continuazione e fine del n. 18).
— Alla Dalmazia; Inno. — Belle arti. — Industria.
Intorno all'insufficienza ed ai
bisogni delle scuole popolari
in Dalmazia.
Ogni istruzione riesce mala-
gevole e spesso infruttuosa, al-
lorché non secondi il genio della
nazione cui viene impartita.
Da una diss. pedagogica.
Quantunque volte eh' io mettami a consi-
derare dall' un capo, le condizioni di questo bel
paese che il mar bagna e circonda T alpe, e a
rifletterne sulla vocazione, e come sia posto fra
una gente sempre rigogliosa in clviltade e in
progresso rigeneratore, e f altra che di barbarie
ancor s' informa e dei lumi il tesoro trascura, o
per lo meno a dovere non pregia né ricerca:
pensi poi dall' altro, quanto poco qui stesso si
faccia per mettersi sulla via del vero morale e
civile risorgimento, e preparare 1' avvenire pri-
llato; e riandi col pensiero sulla fiacca intrapren-
denza di giovevoli bisogne, sul quasi schifo in-
teressamento per ogni cosa che denaro non sia
non frulli, sulla rarissima o scarsa associazio-
ne di forze, in che tanto germe di gran cose si
rinserra, sul debile retaggio di sapere, e questo
dall' improvida razza degl' invidi con rabido dente
azzannato, o presuntuosamente contraddetto da-
gr illardellati barbassori di piazza o dagli stec-
cliili dottorelli di ieri, e finalmente sulla rude i-
gnoranza dei più: forza m'è davvero crollare
pensoso il capo e in Dio sperare che giorno
forse verrà di bel sole apportatore, qual, spel-
lando le tenebre, dispenserà vita e calore e luce
'lei nostro popolo, e farallo quandochessia assi-
dersi ospite non dispregiato al gran convito delle
incivilite nazioni.
E' piacemi per queste parole quasi con pream-
bolo arrivare al libero svolgimento di alquante
mie opìii'oni sui difetti di un'istituzione, che, seb-
bene sia fra noi da ben lungo tempo, non valse
peranco a dare che dismezzati od eunuchi risul-
tamenti. Dico dell' istruzione elementare !
Di essa adunque m'accingo io a trattare
qualche poco senza pretensioni e senza pregiu-
dizi, e del meglio solamente desideroso : la-
sciando alla sapiente sollecitudine di chi veglia
alle nostre sorti d'intraprendere in tempo utile
i cambiamenti, che valessero meglio corrispondere
ai veri interessi del popolo, e servire al suo
morale ed intellettuale incivilimento.
Come notoriamente consta, con ven. sovrana
risoluzione 8 aprile 1822 veniva stabilito il re-
golamento normale per le scuole elementari in
Dalmazia: ed appresso con notificazione 4 marzo
1823 del già preesistito eccelso governo lo si
publicava per comune notìzia, e perchè venga
posto in esecuzione.
Ottimi comandamenti sonvi contenuti riferi-
bilmente alla qualità delle scuole, le malerie d'in-
segnamento, il metodo, il personale de' maestri:
e modelli, e prospetti, ed istruzioni in copia. Nei
capi-luoghi di residenza vescovile è detto, che
vi debbano essere delle scuole elementari mag-
giori-., quella di Zara prenderebbe il nome di
scuola normale. È determinato inoltre, che ovun-
que si terrà un libro parrocchiale dopo la si-
stemazione delle parrocchie, già da pezza seguita,
vi sarebbe una scuola elementare minore.
In conseguenza pertanto ed a senso delle
sovrane disposizioni voleva ragionevolmente at-
tendersi, che, massime nelle scuole elementari
magìriori, verrebbonsi gli studi e T istruzione così
a bene dirigendo, che giovamento solenne e de-
coro ne derivi alla grama civiltà del nostro
popolo. Vana lusinga! Conciossiachè forza sia
I 20. Zara-Sabato 13 Ollobre ISOO. Anno I.
DALMATICA
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per rannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. ^— I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, colPindicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separalo vale s. 15.
n?a Ja/aasB^. -- Sulla forza territoriale e sulla sua
utilità in Dalmazia. — Intorno aW insufficienza ed ai
bisogni delle scuole popolari in Dalmazia; (continuazione
e fine del n. 19). •— Cose patrie. — A proposito d' er-
rori di stampa. — Teatro di Zara.
I§iilla foraa terrlÉoriale e i§iiìla
stia utilità ili
La forza territoriale in Dalmazia fu un' i-
stituzione politico-amministrativa fino, si può di-
re, dai primi tempi del dominio dell'ex veneta re-
publica, e, conservata in tutte le varie domina-
zioni successive, venne soppressa soltanto nel-
l'anno 1850.
Conta dunque una secolare esistenza, spe-
cialmente nella parte continentale dei due circoli
di Zara e Spalato, essendo stata molto più tardi, ap-
punto per la riconosciuta sua utililà, attivata nel
cìrcolo di Cattare, detto 1' Albania veneta, e po-
scia anche nel circolo di Ragusa, T antica repu-
Mica di tale denominazione.
In origine, cioè sotto il veneto governo, io
scopo essenziale di tale istituzione fu quello di
opporre una barriera alle incursioni dell' otto-
'nano, di aver alla frontiera dei prodi custodi, e
di avere nel tempo stesso in tutta la parte mon-
tana delle popolazioni alTezionate al governo. E
tutto ciò era ben felicemente e securamente ot-
tenuto, imperocché oltre d" essere già storico il
valore dei serdari e panduri territoriali nelle lotte
coi turchi, è noto pure che, tranne qualche drap-
pello di cavalleria in questa o quella borgata, la
veneta republica non teneva in tutta la parte
'uontana nessun presidio militare; ed è noto del
pari come per T amore verso il principe (^così i
Dalmati del montano accennavano la republica
Veneta) ad un solo cenno, ad un solo avviso
^pi potenti loro colonnelli e serdari, in ogni caso
^^ bisogno, volentieri accorrevano in massa a
formare le loro kraine, Je quali poi costituivano
i rinomati e valorosi corpi degli Schiavoni dalla
republica assoldati. La proverbiale fedeltà dei
Dalmali al loro principe data dunque dall' epoca
della loro soggezione alla republica stessa. Mae-
stri in origine di valor nazionale e di suddita
fedeltà, gli uffiziali territoriali, distinti da princi-
pio nelle due classi di colonnelli e serdari, pren-
dendo col tempo quel tanto d'ingerenza che dalle
politiche istituzioni veniva loro consentito anche
nella parte governativa della popolazione a mezzo
de' loro panduri, vegliavano alla tranquillità ed
alla sicurezza interna, e ministravano pronta la
giustizia con universale soddisfazione, così che
se ogni colonnello e serdaro sotto tale denomi-
nazione dal popolo in linea di valor guerriero
era considerato un' eroe ; ogni colonnello o ser-
daro in linea di governo, in ogni discussione
amministrativa o civile che fosse, non altrimenti
che padre (Ćako') era nominalo, espressione que-
sta soave, che accenna appunto ad amore e ri-
spetto figliale, e che tuttodì i Dalmati esprimono
fiduciosi a quel magistrato, che riconoscono va-
lente e giusto.
La forza territoriale dunque in Dalmazia per
la sua influenza, potenza ed utilità, e pel suo
lungo periodo di vita, e quindi di abitudine na-
zionale, si rese e divenne sempre più col tempo,
per così dire, un incarnala necessità ed ulilità
nazionale, e questa verità fu riconosciuta dalla
3rima dominazione austriaca, poi dal governo
francese, e quindi novellamente dalla seconda at-
tuale austriaca dominazione.
In grazia di tale convincimento, non solo si
lasciò sussistere 1' utile istituzione, ma ricor-
diamo di più: che sotto il governo di Francia
(quantunque anche in Dalmazia vi fosse gendar-
meria a piedi ed a cavallo) del corpo territo-
riale si teneva un tal conto da farne un bello
e. regolato valido reggimento; — che sotto l'at-
tuale governo austriaco fu estesa ed attivata an-
che nei circoli di Ragusa e Cattaro, e che più
1 21. Zara-Sabalo 20 OUolire 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anch«
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. •— I paga-
nienti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Àbelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOUiflARIO. — Il conte Borelli e la Dalmazia. —
Proseguimento delV esame sul progetto di un regolamento
colonico in Dalmazia, e proposte intorno al medesimo.
— Studi storici; Diocleziano. — Il canale di Suez e
la Dalmazia. •—• Menzione onorevole di cose nostre.
Il conte Borelli e la Dalmazia.
''I fogli publicano uno splendido discorso
pronunciato dal conte Borelli, rappresentante della
Dalmazia nel Consiglio dell' Iiiipero, il 26 set-
tembre u. s. Esso propugnò per la sua patria la
propria autonomia, respingendo con brillantissime
argomentazioni l'opinione di chi volea unire la
Dalmazia colla Croazia e colla Slavonia. Dichia-
rò che la Dalmazia vuole essere soggetta all'Au-
stria, ma attendere larghe istituzioni rappresen-
tative come gii altri paesi della corona. Accen-
nò allo sfasciamento inevitabile della Turchia, e
al vasto orizzonte che esso aprirà all' Austria da
quelle parti. 11 conte Borelli fu eloquente, pro-
fondo, si mostrò abile politico e caldo patriota.
Le sue parole troveranno un' eco nella nobile
Dalmazia,,.
A questo cenno d'un giornale di Trieste
faremo succedere^ logliendoli da queW Osserva-
tore, alcuni hrani del discorso proferito dall' e-
simio rappresentante nostro, limitandoci sollanto,
per non invadere gli altrui campi, alla sua parte
slorica.
Nei secoli intorno al decimo, una quantità
(li corsari e locali e stranieri s' annidarono nei porti
6 nei fiumi della Dalmazia, ed a motivo delle
loro continue rapine era quasi intercettata la na-
vigazione del mare Adriatico.
Il veneto dominio vedendo per tal guisa o-
strutte le fonti principali della sua prosperità, cioè
la navigazione ed il commercio, trovò necessa-
•"io di decidere la conquista della Dalmazia.
La situazione della sua città capitale, essendo
quel paese marittimo, seguì sempre le influenze
esterne, per cui quando erano in epoche remote
potenti i regni meridionali mediterranei, essa si
trovava a Scodra in Albania^ 1' odierna Scutari;
quando poi sorsero, ad essi collaterali i due im-
peri d' Occidente e d' Oriente, fu trasportata nel
suo mezzo in Salona; e quando incominciarono
a svilupparsi al suo nord i grandi stati centrali
europei, la sua capitale necessaria divenne Zara,
per cui d' allora in poi, in pace ed in guerra,
la sorte storica di Zara fu sempre quella di tutta
la Dalmazia: pel qual motivo i Veneti ad essa
diressero la loro attenzione e s'accinsero alla
sua conquista a qualunque costo.
L' ottennero, ed appena ottenuta, la trattarono
non come città libera, ma,come paese di con-
quista, dipendente dalla loro assoluta volontà, e
priva di tutti gli antichi suoi privilegi. Sette volte
essa si rese libera, piegava sempre al regno un-
garico, che le concedeva le sue franchigie, e
sette volte fu ripresa e due volte distrutta, l'una
coir armi crociate condotte da Enrico Dandolo,
e r altra dai Veneti stessi completamente distrutta.
Gli abitanti esuli, fuggitivi, portarono le loro
vendette sul mare, ed allora appena Venezia s'ac-
corse d' aver commesso un grave errore politico.
Essa non avea più dinanzi la sua Cartagine, ma
una città distrutta ed i cui abitanti erano parte
estinti nelle guerre, e parte fuggitivi; eppure per-
mise ai pochi rimasti che le offrissero una ca-
pitolazione, che in parte fu accettata ed in parte
respinta.
La città rimase privata di tutti i suoi fondi
e di tutti i beni, ma le fu lasciato per altro il
prezioso privilegio di darsi le proprie leggi e di
governarsi qual libero municipio suddito: il quale
diritto della capitale fu del pari accordato alle
altre città della Dalmazia.
Ciò che dico provo. Presso la eccelsa i. r.
suprema Corte di giustizia qui in Vienna esistono