2. Za IM-Sabato 9 fiiiigno 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOniCO-LBTTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo (F associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
(iella Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anclie al negozio librario del sig. Pietro Abeìich. •— Un numero separato vale s. 15.
SOlflIMARSO. — Alcune parole sulla missione della
stampa fra noi (contìnuaùone del nnin. precedente). —
Danni della grandine e provvedimenti per alleviarli. —
Corrispondenza da Selenico. — Qual è il linguaggio
dello Scarich. — Niimmografia dalmatica. — Nuovo ap-
parato di salvamento pei naufraghi.
Alcune parole sulla missione
della stampa fra noi.
(Continuazione e fine del tium. precedente).
IL
Eccomi giunto a quelli, i quali hanno scelta
la Rivista per palestra, ove discutere gì' interessi
particolari del loro luogo natio. Il cielo mi guardi
dal credere che costoro facciano opera inutile, e
che gli affari del municipio debbano essere e-
stranei al nostro giornale. Comprendo sopratutto
assai bene che nel nostro paese, ove prima che
la Rivista venisse alla luce non vi era mezzo
per sindacare la gestione, non dico de' più gravi,
ma nè tampoco de' minimi interessi nostri, molti
e grandissimi abusi devono essere penetrati, che
vogliono coraggio ed esperienza non comune ad
essere svelati, perchè possano essere tolti. Al-
cuni de'nostri collaboratori si sono per questa
parte meritata la riconoscenza de' loro concitta-
dini. Ma essi pure mi vorranno concedere che
le cause di certi morbi che si sono localizzati^
per usare un termine che gli avvenimenti e la
moda hanno introdotto, devono ricercarsi nelle
condizioni generali dell' organismo sociale. Vi la-
gnate che i nostri comuni, salve alcune onore-
voli eccezioni, sieno caduti in basso, che non i-
spirano fiducia nè rispetto al paese, che la loro
azienda sia male amministrata») che si avvolgano
nel mistero per coprire molte magagne, che si
tenga poco o niun conto del voto de'jnembri che
ne compongono il consiglio, che si cerchi di
amministrarli, per un certo quale prurito dispoti-
co, senza esso, o contro di esso, che si sfidi
con singolare tracotanza, cui solamente i tempi
infelici fanno tollerare, il buon senso del paese,
e si vada contro a' suoi desideri, per quanto mo-
desti, con un' impunità certo poco esemplare, e
voi avete tutte le ragioni del mondo. Io faccio
plauso al vostro coraggio nel dire con lingua
schiettissima verità sì amare a' nostri concittadini,
avvezzi ad essere incensati, scappellali ed adu-
lati, e che si scossero alle vostre parole come
il ragazzo su cui improvviso piomba un colpo di
scudiscio del suo pedagogo. Ma lasciate oh' io
vi domandi in due parole : "con chi ve la pren-
dete?,, ( he gli uomini abbiano qualche parte ai
nostri infelici destini, convengo: ma, credetemi,
non è col curare empiricamente il paese, che
noi ne saneremo le molte piaghe. Conviejie pe-
scare più in fondo, cercare e trovare le cause
generah dell'ammalato organismo sociale, perchè
cotesti mali locali guariscano. Datemi Io statuto
comunale, e permettete che vi domandi: fa esso
larga parte all'intelligenza nella composizione ed
elezione del consiglio? impone la publicità delle
discussioni, guarentigia infallibile contro ogni mal
governo ? lascia libero il connnie nell' ammini-
strazione del suo patrimonio? Si apra quindi la
discussione sull' organazione de' comuni, sulla loro
autonomia, sulla loro gestione, sulle riforme de-
gli statuti, e via discorrendo. Ma ciò non basta:
se piantaste in questa nostra Dalmazia, che certo
non pecca per eccesso d' istituzioni liberali, i
municipii dell' America del Nord, fareste fiasco.
Gl'istituti di qualsivoglia natura tanto valgono,
quanto gli uomini chiamali a parteciparvi, e l'in-
teresse che vi prendono. Ora siccome i muni-
cipi sono frutto dell'elezione, e dovrebbero es-
sere fondati sopra una larga base elettiva, perchè
rappresentassero sinceramente la comunanza di
cui amministrano gli affari, è necessario che gli
elettori con coscienza e senno esercitino i loro
I 3. Zara -Sabato iO Giipo 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. •— Il prezzo d' associazione per Zara c di lìor. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. (5 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 186 i per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i selle mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza allranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abeìich. — Un numero separato vale s. 15.
SOTHWARBO. — Di alcuni uffici della stampa in
Dalmazia. Lettera alla Redazione. — La mia presenta-
zione. — Industria serica. — Ulteriori notizie sui danni
della grandine.
Di alcuni urfici della stampa in Dalmazia.
Lettera alla Redazione.
Con sommo piacere ho ricevuto, o Signori,
il programma della Foce dalmatica^ e il gentilis-
simo invito vostro a collaborarci, venendo così
fatto certo del risorgimento di un giornale che
promuova la civiltà del paese nostro, senza tema,
questa volta, che il beneficio non debba essere
durevole, e lo scopo non s' abbia sicuramente a
raggiungere. Non credo pertanto di poter meglio
rispondere alla usatami cortesia, che ponendo
a' vostri servigi, cioè a quelli della patria, F o-
pera mia, la quale, tenue per se, potrà aquistar
valore o ottenere indulgenza perla nobiltà dello
scopo e per la schiettezza delle intenzioni.
E di vero il paese nostro., per le sue triste
condizioni sociali, è troppo discosto dal grado di
coltura necessario a esercitare degnamente la let-
teratura; ma la diffusione delF arte tipografica po-
nendo oggimai questo mezzo di comunicare il
pensiero a mani di tutti, T uso non ne è piti ri-
stretto a' letterati di professione, ma è quasi a
dir di diritto di ognuno che sia fornito di buon
senso e di non aflìUto hicolta intelligenza: nè più
e circoscritto alla publicazione di opere solenni
che abbiano a passare alla posterità e a rivelare
verità recondite e peregrine, ma giova mirabil-
mente a inculcare e diffondere quelle più ovvie
e volgari che per speciali condizioni di luogo e
di tempo torna opportuno ripetere, benché la voce
che le aninmzia, cessata 1' occasione, debba es-
ser subito dimenticata. È per questo che la stampa
può avere ufficio importantissimo anche in Dal-
mazia, ove i bisogni essendo più che mai ele-
mentari, e gravi i mali, gli avvedimenti da con-
sigliare, e i rim(>di da suggerire sono semplicis-
simi, e dove, questo modo di publico insegna-
mento e di mutua educazione essendo affatto i-
niisato, ogni modesta parola può riuscire proficua.
Considerando di fatto spassionatamente le
condizioni del paese nostro, noi veggiamo di
poter ridurre ad una sola principalissima le
cause che lo mantengono tank) inferiore ai col-
tissimi di cui fa parte: non perchè ella sia unica,
ma perchè è di tale suprema efficacia, che valse
finora (e sempre varrà in avvenire) a render
vano ogni sforzo a distrugger le altre, e perchè se
essa venisse tolta, ogni ostacolo al nostro mi-
glioramento cesserebbe come per incanto; onde
nel combatterla e debellarla, e quando che sia nel
toglierla afta Ito di mezzo, si offre alla stampa
meta chiaramente determinata e nobilissima. È
questa causa, l'errore invalso da lunghissimo tempo
e ormai radicalo profondamente nella parte colta
del popolo dalmate, di tenere a sola fonte di
lucro e solo mezzo di sostentamento, a unico
oggetto dell' attività, a ultima meta dei desideri,
a suprema compiacenza delF ambizione, V eserci-
zio di professioni che domandano gli studi uni- 0'
versitari: come T arte dell' ingegnere, la medicina,
e specialmente la legge; e di dedicarsi, coloro
pure che non possono pervenire alla invidiatis-
sima mela del lauro dottorale, ai più umili ser-
vigi della publica amministrazione. Siffatte pro-
fessioni ed uffici solo allora possono avere so-
lenne influenza nel civile ordinamento e sulla
morale e materiale prosperità de' paesi e de' po-
poli, e però offrire nobile oggetto alf attività in-
dividuale, e procurare agiatezza di vita pari
agli sforzi fatti per aquistarla, e degna d' uomo
che fa stima di sè, quando in esse si raggiun-
gono i gradi supremi; gli altri innumerevoli es-
sendo riserbati a coloro che per le men buone
qualità dell'ingegno da natura sortite, e per la
manchevolezza delf educazione e dell' istruzione
N. I Zara-Sabato 23 Giugno 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel rest*^
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannala intera ed anch®
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — 1 paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato, —• Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. •—• Un numero separato vale s. 15.
filO]?l!TI/%RIO. — La Matelda di Dante. — Sulla ri-
forma del processo civile. — Notizie commerciali. —
Un serraglio in Zara.
LETTERATURA.
LA lATELDA DI DANTE.
Con questo titolo uscirà fra breve da questi
torchi un opuscolo del nostro D.r Antonio Liibin,
professore straordinario di ling-iia e letteratura
italiana nell' i. r. Università di Gratz. L' egregio
autore^ comechè si riservi il diritto di proprietà
su tale rilevante lavoro, avendoci fatto gentil-
mente r offerta di pubUcarne qualche parte nel
nostro periodico, noi V accettammo con vero pia-
cere^ speranzosi che per la sua novità, e pel
suo merito storico e letterario^ tornerà grato ai
colti nostri associati^ e a tutti gli amatori degli
studii danteschi.
Il sig-. Brunone Bianchi, nell' edizione quinta
del suo Comento sulla Divina Commedia, illustrando
le parole di Beatrice, dette a Dante Prega
Matelda che il ti dica,, (Pt/rg. 33. v. 119) si e-
sprime: "Questa Matelda è posta, come s'è dello,
per figura della vita attiva. Che nel senso let-
terale sia la contessa Matilde di Toscana, non
par probabile, perchè Dante cantore dell'Impero
e sostenitore de' diritti imperiali, difficilmente a-
vrebbe messo in sì bella luce una donna, che
ognuno sa quanto fu tenera del Papa a danno
dell' Imperatore, e come poi lasciò tutt' i suoi
stati alla Chiesa. Ma se questa non è, mal si
può indovinare chi sia; e credo bisognerà rite-
nerla come pura idea,,.
Questa dichiarazione dell' illustre comenta-
tore valga a dispensarmi di addurre altre ragioni
a dimostrare che la Matelda di Dante non è la
contessa Matilde di Toscana, quantunque da oltre
a cinque secoli i comentatori quasi tutti, e pa-
recchi forse contro loro coscienza, lo vadano
ripetendo.
Ch' essa poi sia una pura idea, non potei
mai persuadermene; che se Virgilio, Stazio, San
Bernardo, e, per li più, anche Beatrice, sono
personaggi storici, v' ha tutta ragione di credere
che tale pur sia Matelda. S' ella non adopera
quanto Virgilio e Beatrice, non fa però meno di
Stazio e di Bernardo, ed il personaggio di lei è
nel disegno del poema non meno necessario dei
nominati. E come che sia pur vero che l'ufficio
di lei poteva egualmente compiersi, sia eh' ella
fosse una pura creazione poetica, ovvero un
personaggio storico; ciò non però chiunque vo-
glia riflettere sulla maniera che Dante osserva
nel suo lavoro, converrà di leggieri, die, ove
Matelda fosse ella sola fra quei suoi colleghi,
Virgilio intendo, Stazio, Beatrice e Bernardo, u-
na finzione, questa altererebbe un poco quella mi-
rabile armonia del divino poema, nella quale
Dante ripose una delle massime sue cure e colla
quale rese quel poema, forse più che con qual-
siasi alti-a proprietà, tanto meraviglioso.
Questa ragione mi mosse a cercare chi mai
sia questa Matelda, fatta dal cristiano poeta sì
bella, sì gentile, sì amorosa, e quindi tanto di-
versa da quella, per certo poco tenera, contessa
di Toscana, che due volte maritata, due volte
sciolse i vincoli del sacro matrimonio e visse in
divorzio. E riflettendo a quei tratti con cui Dante
la descrive e all'ufficio che le assegna, pensai
ad una santa, ad una scrittrice forse, ad un per-
sonaggio insomma, che dev' essersi segnalalo tra
i fedeli, non tra armali, e per buone opere, per
pietà e per dottrina piuttosto che per mene po-
litiche, capaci per fino ad armar i figli contro il
proprio padre e sovrano.
Questi pensieri ini tracciarono la via per la
quale dovea mettermi per giungere alla divina
foresta, dove la Bella Donna va cogliendo fiori
diversi luoghi di nuovo ampliata da Francesco
Sansovino^ Vinegia presso Altobello Salicato, 1582,
la relazion del Bassano trovasi a pag. 41, dove
yi legge : ^'Libro secondo, nel quale si descrivono
^ i costumi universalmente de'Turchi, la corte del
Signore, ed altre cose notabili e degne di me-
^ moria, per opera di Luigi Bassano da Zara, che
" diede V infrascritta informazione al cardinale
''Nicolò Ridolfi suo signore,,. Fino alla pag. 73
L' autore si mostra bene informato delle
cose che narra, e fa comprendere d'avere sog-
giornato qualche tempo in oriente, e d'essergli
famigliare anche l'idioma turco. Talvolta cita
qualche cosa di Venezia, di Roma, e d'altri paesi
che dev' egli avere veduti; mostrasi erudito nella
storia, non istraniero alla letteraturia, e posses-
sore di varie lingue.
Il porporato, presso cui dice il Sansovino
che si trovasse il Bassano, fu Nicolò Ridolfi, fio-
rentino, uomo dotto e di grande influenza negli
affari publici della sua patria. Creato cardinale
nel 1517, cessò di vivere a Roma nel 1550,
in conclave, d'onde, al dire di Giulio Negri, sarebbe
uscito pontefice, se morte non lo rapiva (Scrii, fior.
Ferrara, 1722, fac. 430). Come però il Bas-
sano giungesse ad acconciarsi a' di lui servigi,
in quale ufficio e per quanto di tempo vi di-
morasse, sono cose che ci restano da sapere.
Non si comprende neppure se il viaggio di Tur-
chia s'imprendesse da lui per adempiere qualche
commissione del cardinale, che fu di molti e
gravi negozi maneggiatore, o soltanto avesse
qualche particolare suo scopo. Quello bensì che
il Bassano stesso non perde occasione di far
travedere, si è d'esser ei Dalmata. Là dove
tratta di qual linguaggio si diletti il granturco.,
loda molto la lingua e la nazione illirica; dice
"che questa nazione chiamava M. Tullio ed E-
"rodiano bellicosissima, e perchè fu molto ac-
"cetta ad Alessandro magno, il granturco l'ama
"grandemente, e se la trova molto fedele,,; ed
aggiunge: "Ebbe questa lingua in un tempo i-
" stesso r imperatore ed il papa tra cristiani, nel
" dugentoesettantolto (?). Il papa fu Caio, e l'im-
"peratore Probo,. Dalmati ambidue, quali così
"vissero per un tempo, come per l'istoria si vede.
" Nè per me conosco lingua al mondo (tra quelle
"ch'io so) che più di questa possa servir al-
" r uomo, il quale voglia vedere il mondo, mas-
"simamente verso l'oriente e l'aquilone,,. Al-
trove poi, parlando del modo che i Turchi ten-
•) Le buone anime del Bassano e del Sansovino ci perdo-
neranno se non abbiamo seg-uìto T antiquata loro orto-
grafia. — Nella raccolta stessa v' è anche la presa di
Castelnuovo nel 1539; l'assedio di Scutari, del Beciche-
ino, e la vita di Scanderbergh.
gono in iscrivere, narra che i loro preti " scri-
"vono oltre la lor lettera, la schiavona, cioè
"quella che gli Schiavoni chiamano Buchviza, e
" r altra Chiurihza, composta, come vien detto, da
"san Girolamo; ma io credo (soggiunge) che
" san Girolamo facesse la Buchviza, e Cirillo greco
"la Chiuriliza, quasi dica Cirilliza, cioè nella
"lingua di Cirillo, che altro non vuol dire, e
" quella tale è simile alla greca, eccetto in due
"caratteri, che si rassomigliano alla caldea,,.
V ha pure un luogo dove fa particolare men-
zione di Zara, ed è là dove parlando del come
i Turchi governano i cavalli, cita in prova di
ciò che ne dice "quelli che nel quaranta (cioè
" 1540) si trovarono alla guerra di Zara, do-
" v' era Provveditore dell' illustrissima Signoria
"di Venezia il chiarissimo signore Luigi Badoa-
"ro; quando i Turchi cavalcando in una notte
" settanta miglia per ingannar le guardie, la mat-
" tina si presentarono sotto Zara a scaramucciare
" co' medesimi cavalli, dove vinsero e tornaron-
"sene vittoriosi; il che sarebbe impossibile farlo
" fare a' nostri cavalli,,. — In documenti di Zara
del 1566 vedesi nominato un Girolamo Bassano
qual interveniente pel procuratore fiscale; dal che
riconfermasi e l'esistenza fra noi di tale famiglia,
e l'attender suo ad onorevoli uffici.
«. F. c.
IlJotizie Tarie.
—• In relazione al divisamente preso dal con-
siglio municipale, ed accennato nel nostro n. 1,
di supplicar nuovamente l'Imperatore per 1' atti-
vazione in Zara d' un' accademia di diritto coi
fondi patri, il consiglio medesimo nella sua tor-
nata del 27 determinava di conferire a due cit-
tadini r incarico d' innalzare personalmente al
Trono la relativa preghiera. Gli eletti furono i
nobili signori Marco Cernizza di Crunevir e Fran-
cesco Stermich di Valcrociata, i quali speriamo
che non tarderanno ad adempiere il loro mandato.
— Riceviamo da Traù la notizia, che quel
torrione alla marina di forma cilindrica, ri:or-
dante i forti del medio evo, sia stato ceduto dal
governo al comune verso tenue mercede, e, ciò
che pili monta, coli'obbligo espresso di rispettarne
in ogni tempo l'esterna archilettura. — Chi ha
veduto anche soltanto il magnifico duomo di O * quella interessante città, che seppe darsi, al pan
di tutte l'altre della Dalmazia, proprie leggi, rac-
colte in apposito statuto, e fu madre di begl'in-
gegni estinti e viventi, non può non sentirsi tocco
dal desiderio di vederne migliorati i destini, la
mercè delle armoniche cure del governo e d®^
municipio.
Tip. Deinarchi-Roii^ier, D.r COSIMO BEGNA DI POSSIĐARIA e GIUSEPPE FERRARI CliPILLl, Redalloii responsabili-
N. 6. Zara-Sabato 7 luglio 1860. Alino I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOfflIGO-lETTERARIO.
II Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata infera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere hiviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. —• Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMMARIO. — Libri fondiari. — La riforma del
processo civile (contitmaùone e fine dei n. precedenti).
— Progressi delle armi da fuoco. — Cronaca urbana.
— Corrispondenza da Lnssinpiccolo.
liibri fondiari.
Latifundia perdidere Italiani. E queslo il
famoso detto di Plinio. Noi non ci lambiccheremo,
com' altri, il cervello per rivelarne la recondita
significazione, tolta la quale sembrerebbe un pa-
radosso. Diremo solo che la proprietà fondiaria,
senza la sicurezza materiale e legale, nel fatto,
cioè, e nelle idee, torna a perdizione del pos-
sessore. In queslo senso il motto di Plinio è
troppo vero. Noi spiegheremo altra volta il no-
stro concetto. Ora ne piace occuparci di uno dei
fattori di questa condizione indispensabile ad o-
gni progresso agrario, qual è la sicurezza legale,
cioè dei libri fondiari.
Il resoconto degli argomenti dibattuti nel
consiglio dell' impero, offertoci dalla gazzetta di
Vienna, ed accolto in lieta fronte da ogni sin-
cero patriota, ne avverte, come col progetto di
legge relativo ai libri fondiari non si tenda in
sostanza che al riordinamento di questa istituzione
là dove di già esiste. Ne sarebbe quindi esclusa
la Dalmazia, che fatalmente ancora ne va priva?
Non sembra.
Il signor Ministro di giustizia aqueta in qual-
che guisa le nostre perplessità, annunciando il
suo intendimento di estenderne quando che sia
il benefizio anche a questo dominio. Ci conforta
poi risapere che il nostro rappresentante, conte
Borelli, faccia quanto è da lui, affinchè la parola
del ministro abbia a trovare qualcosa di più che
un' eco perdutosi, appena proferita, fra le volte
di queir edifizio. A motivo del lungo temporeg-
giare si adduce la meno perfetta conoscenza delle
peculiari circostanze della provincia. Questa scon-
fortante confessione, dopo quarantasei anni dac-
ché il glorioso vessillo delF Austria sventola sulle
nostre torri, circondato dalla devozione d' un po-
polo fedele, e fra le rose di cui questa virtù di
un popolo cosparge il cammino dei governi, ci
trarrebbe a ben triste illazioni. Ma lungi da noi
le inani querimonie, le gonfie declamazioni di
di cui si di frequente si piace il giornalismo, e
che non ispingono di una linea più in là il carro
sociale.
La Dalmazia non tiene specialità di condi-
zioni tale, da opporre barriera non facilmente sor-
montabile air attivazione dei libri fondiari. Le dif-
ficoltà possono venir considerate primieramente
dal lato giuridico, nella tema di mettere la falce
sopra diritti aquisiti, quindi dal lato politico, nella
credenza di urtare nei riguardi d'ordine publico,
e finalmente dal Iato economico.
Sotto il primo aspetto egli è troppo noto.,
che i rapporti giuridici relativi alla proprietà im-
mobile in Dalmazia, seppure ritrassero nella loro
origine alcun che delle precedenti legislazioni
(statutaria, veneta, francese), debbano necessaria-
mente nel lasso di quarantasei anni essersi mo-
dellati sul codice civile austriaco, e sul regola-
mento di procedura, i quali entrambi presumono
r esistenza del sistema tavolare, a quello si ri-
feriscono, e lasciano pericolose lacune nell'eser-
cizio dei diritti in quelle provincie soltanto, nelle
quali, come da noi, la presunzione fallisce. Ne
serva di esempio la deplorabile incertezza che
qui regna intorno alla sufficienza d' un titolo an-
teriore per r aquisto delle proprietà sopra immo-
bili, ed alla eventuale necessità di un modo di
aquisizione, e di quale specie. Giudici, avvocati,
e contraenti ricorrono, diremmo quasi, per istinto
alla trascrizione del titolo nei libri di mutazione
di proprietà a metodo francese, e delle notifiche
alla maniera ex-veneta, ma con quale frutto?
Con quello soltanto che accenna all'invincibile
aspirazione del meglio, al bisogno indeclinabile
gpongano qualunque progetto venisse formato, e
(jualunque idea balenasse alla mente di taluno,
onde inculcare del continuo la necessità delle
jissociazioni, raccomandarle sempre, e promuoverle
in ogni guisa.
Nel n. 2 di questo nostro periodico, accen-
nando ai guasti della gragnuola caduta la sera
del 27 maggio p. p., abbiamo proposto il tema
suir opportunità o meno d'un associazione contro
i danni della grandine. Faccia così ognuno a cui
qualche eventualità possa dar occasione di pro-
porre lo studio di qualche altro consimile que-
sito, e quando col perdurare nel ripetere sempre
ed in tutti i modi, che 1' associazione è per noi
indispensabile se vogliamo progredire alcun poco
nel nostro miglioramento, avremo ottenuto che
taluna ne sorga in questa nostra diletta provincia,
ci lusingheremo di avere non indegnamente a-
dempiuto ad uno dei principali nostri doveri.
Il ... .
lia natia libertà.
(Canzone popolare slava)
Un vago usignuoletto
Gorgheggiava giulìo
Del verde suo boschetto
Sul ramuscel natio.
Tre cacciator repente
Drizzano le quadrella
Al sen dell'innocente,
Che a lor così favella:
^'Non mi vogliate morto,
E, a tanto dono grato,
Vi canterò nel!' orto
Sul rosaio odorato,,.
Presolo, a la magione
Sei recano festanti.
Perchè la sua canzone
Molca lor caste amanti.
Invan ; 1' augel oblia
L' allegro usato canto,
E son sua melodia
Il gemito ed il pianto.
Vinti ai perpetui lai,
Ridànlo a la foresta;
Ond'ei, libero ornai,
Torna a cantar con festa:
^Gramo a colui eh' è solo,
Lungi dal suo diletto;
E gramo all'usignuolo
Lontan dal suo boschetto,,.
(Versione di Stefaoo Onziolicli).
Astronomia.
Zara^ i3 loglio.
Mercoledì, 18 del corrente luglio, avrà luo(ro
un' eclissi parziale del sole visibile a Zara. Ne
diamo qui le fasi generali, e quelle particolari
per Zara appositamente calcolate:
Principio dell' eclissi generale, vale a diro
primo contatto della terra colla penombra lunare
a 54™- p. m. tempo medio di Zara; nel
punto situato a 45", 42' di latitudine boreale ed
a 116», 27', 33" di longitudine Ovest da Zara.
Principio dell' eclissi centrale, vale a dire
contatto della terra col cono dell' ombra lunare
a òS™- p. m. nel punto situato a 45°, 42'
di lat. bor. e a 141" di long. 0.
Eclissi centrale nel meridiano, vale a dire
coincidenza del centro solare col lunare nell' i-
stante della culminazione dei due astri a 3,"'®
8™- nel punto situalo a 56°, 9' di lat. bor. eda
45», 46' long. 0.
Fine dell' eclissi centrale a 4,»'"« 54™- nel
punto a 15°, 52' di lat. bor., e 25°, 7'long. E.
Fine dell' eclissi generale a 5,°''® 57'"- nel
punto a 4°, 14' lat. bor. e 3°. 39' long. E.
Congiunzione in longitudine dei due astri,
cioè tempo del novilunio a S,"»"« 20,™- 34®- tem.
m. di Zara.
Longitudine comune del sole e della luna
116,° 5', 19"
Latitudine della luna .... 0,° 32', 53"
Movimento orario relativo in lon. 0,° 33', 42"
„ in lat. 0,° 3', 20"
Semidiam. or. app. della luna novil. 16', 29," 7
„ del sole 15', 46," 9
Principio dell'eclissi a Zara t. m. S,"«*® 9,™- 15» p. m.
3Iassima fase 4,° 13,™- 34«
Fine dell' eclisse 5,° 11,""- 50«
La minima distanza apparente dei centri riu-
scirà di 7', 19"; la grandezza dell'eclissi in di-
giti, posto cioè il diametro solare =12, sarà
di 9, 3. Il primo contatto tra i due dischi avrà
luogo in Occidente a 135° dall'estremità supe-
riore del diametro verticale del sole.
A chi volesse con un disegno rappresentare
approssimativamente le fasi dell' eclisse, quali
saranno visibili a Zara, gioveranno i seguenti
dati. Alle ore 2 p. m. la differenza in long. app.
dei due centri del sole e della luna, sarà 66',5,
e la lat. app. della luna di 8',6. Alle ore 5,
poco prima della fine dell'eclissi, la difF. inlong,
app. riescirà di — 23',3, e la lat. app. della
luna di — 12',7. Costruita con questi dati la
retta traiettoria app. del centro lunare, si troverà
che essa forma colla retta rappresentante l'e-
clittica un'angolo di circa 14", e che il nodo
app. è posto a ponente del centro solare ad una
sibile per limite allo scrupoloso adempimento dei
pii lascili. Ove manca la possibilità dell' esecu-
zione, sia nel soggetto., sia neW oggetto, sia pelle
tnulate condizioni, per nuovi sistemi governativi,
ed altre circostanze di tempo e di luogo, non
rimane che accontentarsi del conseguimento di
scopi affini, E questo appunto è il caso nostro.
Nìuna delle notate fondazioni potrebbe in oggi
tenire ricondotta alla sua primitiva derivazione,
seppure fosse per tutte fattibile sgombrare le
tenebre in cui rimasero avvolte, dopo estinte le
pamme che distrussero i documenti e gli edifizi
di quella delia di s. Demetrio; dopo soppresso il
chiostro dei Domenicani in Zara., alla cui spe-
cialità e non alla provincia dei Domenicani ve-
nivano donati i beni di s. Michele in monte da
papa Pio V, colla sanzione del veneto senato;
dopo abolite le civiche corporazioni, e fra que-
ste le beneficate da Giovino e Ciprianis. Una
modificazione adunque veniva permessa dalla
legge e richiesta dalla ragione. E su queste basi
inconcusse il Principe veneto non titubava so-
stituire alle pie donne di s. Demetrio un collegio
per l'educazione dei maschi., nella quale entra-
vano pure i rudimenti degli studi legali (^detti
allora instituta); il primo dominio austriaco non
declinava da tale sosliUmone, ed il governo fran-
co-italico ne formava, come fu ricordato, una
scuola centrale di lettere e di scienze, e fra
queste la legge, in cui si conferivano perfino
gradi accademici. — Ciò che allora, perchè non
può farsi oggi pure?
Se i Domenicani di Zara venivano chiamali
dal pontefice e dalla republica, in corrispettivo
della donazione, ad iniziare la gioventù negli
sludi senza distinzione, e non già nei soli reli-
giosi 0 teologici., quale vi avrebbe difficoltà che.,
cessati in Zara i Domenicani, vengano quei prov-
vedimenii devoluti ad una accademia legale?
E chi mai pensar potrebbe che Giovino e
Ciprianis. così teneri dei patri destini, sarebbero
per sorgere dalla tomba., fantasimi corrucciati e
vendicatori, per ciò che i figli dei poveri, virtuosi,
letterati cittadini popolari fruissero del pietoso
lascito presso un regolare istituto in Zara slessa,
anzicìiè a Padova, ch'essi ebbero in mira solo
perchè lo stridio in Zara sembrava loro a quei
tempi impossibile ? Noi crediamo invece che quelle
ombre venerate, visto il nuovo ordine di cose,
ritornerebbero più serene e benedicenti alla pace
del sepolcro. Ad una qualche donzella che vo-
lesse monacare., od a qualche seguace di Escu-
lapio anziché di Astrea, sarebbe agevole prov-
vedere fra le suore di s. Maria e presso una
università, mediante un fondo tenuto in serbo a
quest' uopo.
Gli annali dell' amministrazione porgono
ogni giorno ed in ogni luogo esempi di tal fatta.
Alla stessa università di Vienna, fondata da Ro-
dolfo IV nel 1365, ampliata da Alberto III nel
1384., veniva da Ferdinando U incorporato nel
1623 il collegio, e con esso i beni dei Gesuiti.
— Quella di Praga, creata nel 1348 da re
Carlo IV, fu detta Carlo-Ferdinandea., perché
Ferdinando I imperatore vi univa nel 1638 l'ac-
cademia teologica detta Clementina, eoi relativi
possedimenti. Piantata nel 1635 a Ttjrnau da
Pdzmdny arcivescovo di Gran V università un-
garica, venne incrementata con alcune rendile
ecclesiastiche dai suoi successori. Maria Teresa
le assegnava i beni della vacante Abazia di
Fóldvdr., indi quelli dei Gesuiti., e dell' altra A-
bazia di Pecsvàrad e la trasportò nel 1777 a
Buda, d' onde, per ordine di Giuseppe //, passò
nel 1784 stabilmente a Pesth. Lo stesso Fran-
cesco I /' arricchì nel 1804 di nuovi procenti
(Fejer-IIistoria Universitatis Hungaricae). E cosi
potremmo proseguire più oltre.
La legislazione pertanto e la storia con-
fermano la ragionevolezza della domanda del
municipio di Zara, di poter dedicare gli ttlili
delle mentovate fondazioni al sostentamento di
un'' accademia di diritto.
Come terza eccezione ci vengono vaticinati
pregiudizi, in luogo di utilità. Avete di già troppi
giudici, avvocati, e funzionari d'altra categoria,
ci si oppone, e così ne avrete ancora di più,
nel mentre il governo dei campi è abbandonato
alle rozze pratiche primitive, e languono V indu-
stria, il commercio, la navigazione.
Il primo assunto è contraddetto dal fatto.iper
cui da molli anni difettano aspiranti ai primi
gradini presso più dicasteri, varie località la-
mentano il bisogno d' un avvocato, di un notaio,
e si versa di frequente in imbarazzo per sup-
plire ai vuoti nella magistratura ed altri uffici.
Volete che, come altra volta, la scarsezza di
legali dalmati porga colore a smodate intru-
sioni?
La coltura legale poi non è requisito sol-
tanto dei forensi e di altri impiegati dello stato.
— Ella è indispensabile ai deputati nel con-
siglio supremo, ai rappresentanti del dominio nelle
sperate diete provinciali, ai mandatari del pae-
se nei municipi, e particolarmente in oggi che
trattasi di affidar loro anche una giudicatura
civile. Ascoltiamo le parole di un sommo: " Un
''popolo tale ha il bisogno più pressante d'essere
" istruito dei suoi veri interessi, di cui però non
" formerà una giusta idea, se nel medesimo tempo
"non è iniziato nelle cognizioni relatice ai di-
eversi rami di governo In un governo
e simile è sommamente importante pel sovrano
'^l'essere assistilo dal consiglio di deputati per-
fellamente istruiti Col messo dell'islru"
N. 9. Zara-Sabato 28 Iodio 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. •— I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abeìich. —• Un numero separato vale s. 15.
SOMMf ARSO. — Sulla convenienza deW istituzione
dei libri fondiari in Dalmazia. — La Matelda di Dante;
del prof. D.r Antonio Lubin (continuazione). Società
larmonica di Zara. — Epigrafia. — Teatro di Se-
benico.
Sulla convenienza dell' istitu-
zione del libri fondiari
in Dalmazia.
I.
Fu detto in una delle recenti discussioni
del consig-lio dell'impero di questo stato, essere
i libri fondiari fatti pei beni, e non questi per
quelli, e il vescovo Stroszmayer, allargando que-
sto concetto, soggiunse che Je istituzioni eran
fatte pegli uomini e non viceversa. A chi ben
riflette parrà che ambe queste proposizioni fac-
ciano capo al sovrano principio di ogni reggime
assennato: il governo esistere pei governati, e
non già i governati pel governo. Tutti i reggi-
menti passati e presenti si possono classificare
sulla base di questo principio in due grandi ca-
tegorie, a seconda della posizione in cui trovansi
nella pratica i termini di quella proposizione. —
Che anzi, ben pensando, si può dire che gli sforzi
di ogni popolo, su cui la luce della civiltà fac-
cia capolino, tendono ad invertire gli estremi della
proposizione contraria ove per isfortuna questa
primeggi, e a far prevalere nel governo delle na-
zioni il principio cristiano, in luogo del pagano,
il quale, s'è vero vada perdendo terreno ad o-
gn' istante nella nostra Europa, non è men
vero eh'è l'anima ispiratrice di più d'un go-
verno che vorrebbe chiamarsi civile, e che si
dice cristiano, od anche cristianissimo.
Essendosi affermata in questo periodico la
perfetta attuazione del sistema tavolare germanico
alle condizioni economiche e civili della Dalma-
zia, ne venni a discorrere con persona a cui e
queste e quello sono tene noti, e che al pari
di me non era rimasa convinta delle ragioni con
cui si voleva persuadere la convenienza della
immediata e completa introduzione fra noi de'li-
bri fondiari. Essa mi porse così occasione di
studiare questa materia di tanta importanza eco-
nomica e civile pel nostro paese, e gentilmente
mi comunicò in iscritto alcune considerazioni,
frutto de'suoi studi su tale argomento. Le lessi
e mi piaquero assai, e parendomi fosse pregio
dell' opera il far di publica ragione il nuovo
concetto espressovi, poiché l'autore non voleva
essere conosciuto, nè divulgarle egli stesso colla
stampa per motivi ragionevolissimi che non gio-
va esporre, m'accinsi a farlo io medesimo au-
torizzatovi da lui.
Egli mi raccomandò di non dare alle sue
idee la forma delV aforisma, ma quella più mo-
desta dell' opinione, persuaso che l'argomento
onde trattasi richiegga profondo studio, e debba
essere discusso sotto tutti gli aspetti, perchè l'in-
tera verità si faccia palese, e si trovi F espe-
diente più acconcio per metterla in atto. Non
durai fatica a far mio questo modo di vedere e
di esprimere le cose, e riflettei che il concetto
di Emilio Girardin, il quale paragonava il gior-
nale al ijagone della ferrovia, che licenzia e ri-
ceve passeggieri ad ogni mutar di stazione, ha
la sua parte di vero.
Un giornale, come una persona, deve avere
un principio, che impronti tutti i concetti e gM
studi a cui intende, e mercè i quali si è pro-
posto farsi eco della publica opinione ed edu-
carla. Ov' esso non sia fedele alla propria ban-
diera, 0 non ne abbia nessuna, si può parago-
narlo a quegli uomini moltiformi, senza coscien-
za e senza carattere, suscettibili, come la sen-
sitiva e la rosa de' venti, delle più fugaci impres-
sioni esterne. Ma ciò non toglie, che il periodico,
serbando inviolata la propria individualità, non
possa aprire le sue colonne ad opinioni contra-
N. IO. Zara-Sabato 4 A|fos(o 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATIGA
GIORNALE EGONOIIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nel!' anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. •— I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMMARIO. — Lettera di N. Tommaseo. — La ca-
scata del Kerka e del Reno, — Corrispondenze; da Spa-
lato — da Almissa — da Obbromzzo — da Sebenico.
La fondazione di s. Demetrio in Zara, considerata nella
sua storia.
Al sig. prof. B. Acquarone a Siena.
A voi sarà caro ricévere novella del vostro
Savonarola, riceverla dalla lontana Russia, da
uomo che lo conobbe, 1' udì, e ora si desta dal
suo sonno per ragionarne con noi. Egli è Massimo
Monaco, nato in Arte, il quale nel frate ferra-
rese avrà sentito non so che degli spiriti del
suo Demostene, e a Demostene forse avrà ri-
pensato narrando la misera fine di lui: giacché
pare ai grandi oratori destino scontare colla vita,
e con affanni più amari che morte, i loro pro-
cellosi trionfi. Il monaco greco, fatti in Italia e
in Francia i suoi studi, dimorò sul monte Ato;
e fu nel 1518 invitato dal granduca di Moscovia
a correggere secondo il testo della sua lingua i
libri liturgici slavi. Lo accusarono d'eresia: se
a torto 0 no, in tanta distanza di tempi e di
luoghi, sarebbe difficile giudicare; ma certamente
lo zelo della fede poteva significarsi in modo e
più conforme al cristianesimo e più salutare al-
l'anima e di Massimo e de'Moscoviti, che rin-
chiudendolo in una carcere, dove per molti anni
giaciuto, nel 1556, settanzettesimo di sua vita, morì.
Coloro che d'ire intolleranti accagionano una sola
delle confessioni cristiane, dimenticano per vero
un po' troppo la storia; e pare che in odio della
credulità, neghino credere anco alla propria e-
sperienza, trasandando così sopra pensiero gli
esempi che, quotidiani ci danno d' insofferenza
non so se più giovanile o senile certi uomini, ai
quali il credere è pedanteria. Ora nell'antica bi-
blioteca del convento di s. Sergio presso Mosca
è stata di recente trovata la vita che Massimo
scrisse di sè: somigliante egli in ciò a qualche
modo al frate italiano, che ragionando di cose
religiose e civili, interpretando profeti e salmi,
parlava di sè medesimo, narrava la vita dell' a-
nima propria dalla ringhiera della chiesa, dal
pulpito della piazza., dal pergamo della carcere.
La rumorosa vita di Francia e la solitudine del
monte sacro, e i geli settentrionali e le fredde
bufere delia persecuzione, non avevano sperse
dalla sua mente le imagini dell'Italia, nè spente
le faville gettate nell'anima di lui giovanetto dalla
parola e dall' occhio dell' ardente Domenicano. Di-
pinge Massimo la persona di lui, l'eloquenza ne
esalta, testifica la vita pura e i patimenti animosi.
Che passione di parte movesse le lodi di lui,
co.me d' uomo diviso dalla chiesa latina, non so-
lamente io non ho ragioni d' affermarlo, ma cre-
dere il contrario mi giova: perchè di tutti giova
credere il meglio, ma in ispecialità di coloro che
da noi dissentono in qualche cosa.
Certo è che le testimonianze e i giudizi
d'uomini coetanei, segnatamente se di patria e
opinione diversa, sono alla storia preziose. E se
tutte le nazioni dalla storia italiana possono a-
vere notizie opportune a illustrare la propria, può
l'Italia altresì da vicine e da remote regioni, può
e deve cercare complemento alle memorie di sè
medesima, e luce al proprio conoscimento di sè.
Per quel che concerne la Polonia e la Russia,
aveva già bene avviate le indagini Sebastiano
Ciampi pistoiese, stato professore in Varsavia,
e poi stipendiato dal governo russo perchè rac-
cogliesse quanto spetta le relazioni tra que' po-
poli e r italiano: ed egli lo fece con cure non
mercenarie, e con quel!' ingegno negli eruditi raro,
che fa in ogni soggetto aggiungere qualcosa al
noto già, senza però trascendere nello strano. Io
commemoro il nome del Ciampi, dai più de'To-
scani dimenticato oggimai. Io commemoro con la
gratitudine debita alla sua vita operosa, e all'in-
dulgenza di eh' egli (uomo acre e tenace degli
odii letterari, ma non digiuno d'affetti e non ini-
I ». Zara-Sabato H Agosto 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-lETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per l'annata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMMEAllMO. — Stilla convenienza deW istituzione
dei libri fondiari in Dalmazia (continuazione del n. 9).
~ SnlP applicazione dei dalmati agli studi universitari.
— Camera di commercio ed industria di Zara. — Gelsi.
— La fondazione di s. Demetrio in Zara, considerata
nella sua storia (continuazione del n. 10). — Annùnzio
bibliografico. — Corriere della Redazione.
ISiiIla convenienza dell' istitu-
zione dei libri fondiari
in l>alnìazta.
(Continuazione del num. 9.)
IL
Sembra a primo colpo d' occhio che le o-
perazioni del catasto agevolerebbero i primor-
diali difficilissimi lavori che devono servir di base
a' libri fondiari. Ma è appunto F esperienza fatta
in questa materia, che impone grandi cautele a
chi volesse improvvidamente introdurli senz' al-
cuna limitazione fra noi. Infatti, tutti gli sforzi
adoperati non valsero finora a metter F ordine,
l'esattezza, e la verità ne'libri catastali.
I primi rilievi fatti nel 1832 riuscirono im-
perfettissimi, per F ignoranza e negligenza della
classe rustica, che non ne conosceva F impor-
tanza, per la noncuranza della classe civile, per
la malizia degF indicatori di questa e di quella.
Moltissimi gli accenni falsi ed erronei, special-
mente quelli attinenti ai beni degli assenti, dei
minori, e delle manimorte.
Compiuti gli estimi nel 1840, fu ricono-
sciuta necessaria una depurazione esatta della
proprietà mediante una riambulazione, che per
le slesse ed altre cagioni, che qui non giova ac-
ceimare, non diede migliori risultati. Nell'anno
1851 furono distribuiti gli estratti catastali per
gli opportuni reclami, da farsi innanzi alle co-
muni. Molti li restituirono senza tampoco sapere
di che si trattasse, e così ribadironsi i primi er-
accresciuti smisuratamente in venti anni di
mutazioni di proprietà. Su basi così incerte fu
attuata in Dalmazia nel 1852 e nel 1854 F im-
posta fondiaria e il casatico, che fecero, per così
dire, montare a galla i moltissimi errori catastali
occorsi. Eppure né F obbligo di pagare F impo-
sta per frazioni di beni appartenenti ad altri, nè
la facoltà di rettificare le inesattezze, ed ope-
rare le necessarie volture, valsero a metter For-
dine ne' libri catastali, per cause di cui giova di
volo occuparsi.
Anzi tutto, non fu adoperato alcun mezzo
coattivo, come in altre provincie, per indurre le
parti a denunziare agli uffici d'imposta gli er-
rori catastali intervenuti ne'lavori primordiali, e
le successive mutazioni di proprietà. Nè è suf-
ficiente stimolo la certezza di pagare indebita-
mente F imposta fondiaria, quando il presente or-
dinamento burocratico osservato in questa mate-
ria fa preferire all' aggravato la soddisfazione
del tributo al dispendio necessario per rettificare
le mappe catastali, non di rado più forte del
quoto d'imposta onde sono colpite le particelle
erroneamente attribuitegli.
Infatti, le mappe catastali, dopo compiuti i
reclami del 1851, furono affidate coi fogli indi-
viduali agli uffici distrettuali d'imposte, i quali
possono bensì esibirli alF ispezione di chi vi ha
interesse, ma non sono autorizzati a rilasciarne
copie.
Si richiede pertanto una intelligenza parti-
colare, non comune quindi alla maggior parte
de'proprietari, per riscontrare, lungi dal luogo
ove s'attrovano i fondi, F identità di quelli che
ciascuno possiede, con quelli che da'libri cata-
stali gli vengono attribuiti. Quest' operazione molte
volte è impossibile senza F oculare ispezione del
fondo da riscontrarsi colla mappa. È quindi ne-
cessario levarne copie, e rivolgersi alF uopo alla
direzione delle finanze in Zara, e fare spese che,
specialmente quando si tratta di piccole particelle
inesattamente attribuite a' proprietari, non torna