M, 51, Kara g Moveiiilire 1§62. /iUlio lit.
Dalmatica
prezzo d'associazione in valuta aufitrlaca per
Zara: per un anno fiorini 8; [jer sei nx^i^i fiorini 4;
|»er tre mesi lioriiii 2. Pel rimanente della Provincia
» fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
Bollii 50; per tre mesi fjorini 2:25. Per l'estero, e
]iel Lombardo Veneto gli slessi prezzi argenio, fran-
che del porto-posta.
Giornale polidco-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I irii|:|>I e le ennmiiȓoni. franelii dell" sj.ex!
l'o-^tali, iliri x*>iii> in Zara a \ inrfiixii l)n|itaiicii-li lir-
«hii'iir.- .Iril.i \ ]';ill|iaricil , <• sii alibnonanieini. ai
iifio/ii iilir;irii Hfi M;:ii<)ri fratelli Bitiiara e l'iciro
ibeiicli. (;ii rtwisi <11 8 linee eiufano ! lìorino. e ogni
litHM ili |iiù solili <). La tassa ili (ifianza restii a earieo
di I eomniiitenie. I n numero separalo eosla suld i 10
La Grecia.
I.
In presenza degli avvenimenti die pur ora ac-
cadero in Grecia, ci sembra che il giorno della
storia sia giunto. La generale rivoluzione scop-
piata su'tutti i punti del regno, l'instaurazione di
un governo provvisorio che ha dichiarata la de-
cadenza della dinastia fino a ieri regnante, e l'as-
sociazione dell'esercito a questo grande rivolgi-
mento, son tali fatti che non si spiegano agevol-
mente se non rimontando col pensiero alle cause
che ne apparecchiarono da lunge lo avvento. Fra
un esule re che ha consacrata la sua giovinezza
alla felicità di un paese cui le fazioni avevano i-
nabissato in una voragine di sventure infinite; e
fra un popolo sollevato a protestar fieramente con-
tro l'umihazione in cui era tenuto, contro 1' ab-
bandono e l'obbho in cui erano poste le sue ten-
denze, le sue aspirazioni, i suoi voti; la storia
deve osservare quella severa imparzialità che sola
può meritarle la fede degli animi onesti, e pre-
servarla da erranienti di ogni maniera nello eser-
cizio del suo sindacato. Scagliarsi ciecamente con-
tro una parte, forse pel solo motivo che pregiudizii
infondati e vulgari le si sono dichiarati nemici,
è uffizio da settari; come ufd^io da settari si è
il sollevare l'altra alle stelle per la sola ragione
che i suoi mancamenti e i suoi falli non hanno
trovato chi li sveli e li additi, mentre innume-
revoli sono stati coloro che hanno decantato il
suo valore, la sua sapienza, le sue virtù cittadine.
Tenersi lontano da questi due estremi, per non
far onta alla verità e per non perdere quella in-
dipendenza morale che s' arrende soltanto alle con-
vinzioni e ai dettami dalla propria coscienza, sarà
il nostro precipuo pensiero; persuasi che il pre-
sentare le cose sotto un aspetto diverso dal vero,
se può tornare gradito a quelli che consultano le
proprie passioni anziché gl'insegnamenti della ra-
gione, non può che incontrare la giusta diffidenza
e lo sprezzo di chi rende omiggio più alla giu-
stizia che a personali e transitori interessi. Tale
condotta si rende tanto più necessaria, in quanto
che nel caso presente non si tratta di enumerare
i motivi di un fatto che ha cessato di esistere in
sè e ne'suoi possibili effetti; si tratta di scrutare
le cause di un avvenimento il quale col suo stesso
avverarsi apre V adito a una serie di eventi, dei
quali, se ognuno può apprezzarne fin d'ora l'alta
importanza, nessuno può precisarne l'indole e il
tempo.
La questione d'Oriente, sì complessa e involuta,
se può da una parte sperare dalla rivoluzione
greca uno scioglimento più naturale di quello che
dovrebbe altrimenti aspettarsi, può dall' altra te-
mere che essa le arrechi ostacoli nuovi e impre-
visti, difficoltà superabili a stento, attrito mag-
giore di que' rapporti interstatuali che, raj)pre-
sentando principi e interessi diversi, la tennero e
la tengono finora insoluta. Tale è la sua stretta
jittenenza con questa grande e implicata questione
che tiene in sospeso l'Kuropa. Kssa ha relazione
diretta con troppi principii politici a un tempo e
sociali, perchè si possa trascurare il discernimento
preciso tra il falso ed il vero, tra l'incerto e l'e-
satto, tra r asserito gratuitamente e il provato, in
un argomento che la riguarda cotanto d'appresso
e che quasi s'incarna e s'immedesima in essa.
Sono trent' anni oggimai dacché il giovane Ot-
tone Federico di Baviera chiamato al soglio di
(Irecia dai voti delle potenze intermediarie e d ille
intestine discordie che addoloravano il redento
paese, si assumeva quel gravissimo incarco fidan-
do nella cooperazione sincera di tutti i veri pa-
trioti ; e sono trent' anni dacché non si desiste
dall' asserire che il monarcato novello trascurò gli
elementi di prosperità che abbondavano nel i)ir-
colo regno, che a utili provvedimenti non pose
mai mente, che infine venne meno a quella fi-
ducia che si aveva in esso generalmente riposta.
JMa quello che spessevolte si pone in non cale
si è, che per portare un veritiero giudizio soi)ra
r esito più 0 meno completo di una impresa qua-
lunque, conviene valutare il grado di difficoltà, le
resistenze e le opposizioni passive che ritardano
e impediscono la sua esecuzione. Qual' era lo stato
della Grecia, prima della venuta di Ottone? Gra-
zie a pubblicazioni recenti che disseppellirono fa ti
e documenti obbliati, la risposta è facile a darsi.
Caduto il conte Agostino Capo d'Istria, la Com-
missione amministrativa dei Sette assunse le re-
dini del governo preparando la formazione della
monarchia, e predisponendo gli spiriti al radicale
cambiamento eh' essa avrebbe apportato in tutto
il meccanismo statuale. Dire ch'essa assumesse la
direzione del governo, è un iadicare le apparenze
per la realtà. La Commissione non era che un
bersaglio collocato fra i diversi partiti accanita-
mente cozzanti fra loro; e mentre sembrava si
concentrassero in lei tutti quanti, o poco meno,
i poteri, essa era pronta a piegare alle voglie del
primo che, facendosi forte delle frotte seguaci, le
i igiungesse eli opeaire nel senso che gli tornava
più a grado.
Diffatti, quella medesima Grecia che aveva in-
frania 1' opera di cinque congressi tenuti succes-
sivamente in Argo, in Epidauro, in Trezene ed in
Astros, come insufficienti alla grande idea che mu-
linava turbinosa nella sua mente, era allora tiran-
neggiata ed oppressa da un branco di despoti ar-
mati che se ne dividevano barbaramente le spoglie
e quasi ne succhiavano il midollo delle ossa per
cementare, se fosse stato possibile, il loro vacil-
lante potere. Il generale Tzevellas occupava mili-
tarmente r Acaja ; Kolocotroni taglieggiava Messene
con un sistema locale che si basava sulla rapina
e sulla infrazione d' ogni più sacro diritto ; Kit-
zaco Mauromichali alla testa di molti Malnoti scor-
reva ladramente 1' Arcadia, pretessendo non sap-
piamo quali bisogni di difenderla da assalti ne-
mici ; Kalergi teneva in proprio potere le alture
di Nauplia e minacciava la sottoposta città in cui
risiedevano i Sette. Fra i capi Rumeliotti, il solo
Grivas serbava fede al governo ; ma le sue truppe
indisciplinate, affamate, rotte ad ogni licenza, riu-
scivano più di pericolo che di sicurezza e dove-
vano esser tenute sotto custodia da un corpo nu-
meroso di soldati francesi.
Si conosce il partito a cui si credette ojipor-
tuno appigliarsi onde uscire da una condizione così
i-ovinosa e fatale. Riunito un Congresso, questi
sciolse il Senato come rèo di non aver provveduto
alla grandezza e alla securità della patria, e fu
sciolto alla sua volta dalla Commissione dei Sette.
Certo, fra tanto tenzonare di ambizioni rivali, fra
tanta deficienza di ogni legge e di ogni savio i-
stituto, fra tanto contendimento di avverse fazioni,
la nazione deve avere pensato con desiderio e con
riconoscenza alla memoria del Capo d'Istria, che
l)oi fu tanto indegnamente ingiuriata da denigra-
tori compri 0 ignoranti o maligni. Il certo è che
il Presidente, dopo avere lasciato da un canto le
fole ed i sogni di cervelli ammalati ed offesi, al-
tamente ben emeritò del paese, fondando una scuola
a Tirilito, risanguando il tesoro già esausto, fon-
dando le dogane e la B;iiica, l iforniando le leggi
impastoiate tuttora nelle fornuile anficlie, seciirando
i diritti di ognuno contro la cn[)idigia e la vio-
lenza di quelli che la rivoluzione aveva stanati e
spinti ad avventurarsi nel mondo fra lo universale
ribrezzo e spavento. Gli si rimprovera quella sua
propensione all' assolutismo che lo consigliava ad
agire sempre da sè, dispettando i lumi e la spe-
rienza di uomini dotti non meno che onesti. L'ac-
cusa perde buona parte del valore che le viene
attribuito, quando si pensi alla condizione ecce-
zionale dei tempi, che richiedevano anzitutto una
azione pronta, ardita, efficace; e diviene ridicola e
assurda quando, fondandosi sopra un cartegio scam-
biato fra esso e il re attuale dei Belgi cui allora
si aveva proposta l'accetazione del trono della
Grecia lisorta, giunge al punto di aggravare su
di esso la taccia di avere ambito la nuova corona
e di aver posto in opera mezzi meno che onesti
onde realizzare le superbe sue mire.
Ma se l' accuse lanciate contro T amministra-
zione del Presidente (troppo menzognere per })o-
ter buscarsi la pubblica fede) non erano che re-
spressione di gelosie e di invidie di parte, non è
meno vero die i successori di lui mandarono a ca-
tafascio tutto quello che egli aveva istituito, e la-
sciarono un'indelebile memoria di sé in quella ar-
ruffata matassa in cui essi ridussero la pubblica
cosa. Iliescirà dunque facile al lettore il pensare
quanto incombesse di fai'eal giovane re ed al nuovo
governo per rimettere l'ordine, la pace, la pro-
sperità presso una nazione giacente in un abisso
di mali e quasi respingente la mano che le ve-
niva in aiuto onde avviarla a migliori destini.
Quest' ardua impresa però nt)n avrebbe sgomentato
l'animo ardhnontoso del bavaro Ottone, se nuove
complicazioni, aggravanti lo stato presente di cose,
non avessero resa la sua situazione iiiù difficile e
più critica ancora. Senza volerlo, anzi contro sua
voglia, il prodama da lui indirizzato al popolo
greco nel momento di ascendere ai trono, aveva,
colla sua troppa franchezza, irritata qualche pas-
sione, destato qualche sospetto, sparso una difti-
denza ed un dubbio che incagliavano fin da prin-
dpio il regolare progredimento delle incoate riforme.
Tutto questo sarebbe stato tuttavia superato, se
i motivi di scontento e di poca fiduda non aves-
sero avuto ulteriore alimento da alcuni fatti che
seguirono poi, e che qui fa d'uopo brevemente ac-
cennare. Le rovinate finanze del regno richiede-
vano in modo iinpei-ioso che si ricorresse ad u u
prestito onde sopperire alle i)iibb]iche spese. Que-
sto prestito ascese a GU milioni di dranjnie e dif-
fuse il malumore in tutti coloro che in tale opc-
perazione s' erano ostinati a vedere non già ijn
mezzo di por l'equilibrio fra rendite e spese, ma
una speculazione privata che i contribuenti avriano
pagata mercè l'aumento dei pubblici aggravi. 11
protocollo del 7 maggio 1832, non era gran fatti)
capace di aquietare questi timori a di traiiquillare
il popolo greco sull'avvenire che egU si vedeva
serbato. Per gli articoli 9 e 10 di esso in caso
di minorità del regnante, la reggenza doveva es-
sere confidata a persone scelte dalie di 13a\ier:',
• Kara 12 IVoreinlire 1§63. tuno III.
Dalmatica
Prezzo d'associazione in vuluCa austriara por
Zara: per un anno lìorini b ; per >-('i iiu'si lionni 4;
liei- tpe mesi fiorini 2. l*,-i riniaiiciile .Iella Provincia
il fuori; per un anno fiorini 9; per sci mesi (iorini 4
soldi 50; per (re mesi fiorini 2 ; 25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, tran-
fhe dei poHo-posta
Giornale politico-le<terario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I S 'ppi e le cnmniissioni. franchi dell - upe^e
postali, si diri ^^ono in Xxra a \ ine«>nx(i Duptancich K*-
ilaliore dell.» Voce Ilalniatic.'l. e sii abbuonam etili, ut
ncjuzii librari! dei M'.noti fr:ttelli Bailara c Pietro
Abclicli. («li avviM di S liner coMano I fiorino, e ogni
linea di |iiù soldi ti. La tassa di finanza resta a carico
di | ciiniiinitenie. L'ii numero separato costa soldi |0
La Grecia e l'Italia.
Il re Ottone non ha abdicato ma è però par-
tito dai paraggi della Grecia coli'aria di chi in-o-
testi contro l'ingratitudine d'una nazione, alla qua-
le in trenta anni di regno non seppe piacere, e
allo stesso tempo senza molta disposizione a tor-
narci. L' aver detto che la questione apparteneva
alle grandi potenze europee, è un modo di dire:
chè ei deve ben sapere poter esse accordarsi in
tutt' altro che nell' idea di rimetterlo colla forza
nel suo regno. Ottone è irremissibilmente caduto :
od è caduto per un grave suo torto, quello di es-
sersi mostrato inetto a guadagnarsi gli animi dei
Greci ed a governarli nel modo eh' era dalle loro
condizioni richiesto. Questo torto non sarebbe im-
l)utabile all'uomo, al principe cadetto della casa
di Baviera ; ma per il re di Grecia è un torto
reale, di cui egli non può accagionare altri che
sè stesso. Non è colpa il non esser fatti per l'uf-
tìzio di re; ma a quest'uffizio, cornea qualunque
altro, bisogna mostrarsi atti per poterlo fungere.
Il re Ottone scelse a suo rifugio Venezia, il cui
destino sembra addosso di accogliere tutti i prin-
cipi spodestati; i quali paiono compiacersi di quel
silenzio e di quella solitudine. Così avranno campo
a fare quelle utili riflessioni, che non poteano na-
scere nel tumulto delle Corti.
Sembra che i Greci abbiano insistito su di una
curiosa idea, venuta loro già fino dal 1843. Essi
aveano allora ideato di caricare il re Ottone so-
pra un vapore e spedirlo a Trieste. Il viaggio at-
torno al Peloponneso, cominciato su di un vapore
alcuni giorni prima della rivoluzione, forse non è
che r esecuzione del disegno d'allora. Difatti, ap-
pena ei fu partito, la rivoluzione scoppiò su pa-
recchi punti, e presto fu generale, e Ottone s'in-
sospettì tanto dello stesso equipaggio del legno
su cui si trovava, che si fece scortare da un le-
gno inglese e poscia anche da uno francese. E
questa è la prova ch'ei non lascia in Grecia a-
derenti.
Il Governo provvisorio sta per convocare una
Assemblea nazionale costituente, perchè decida del
nuovo Governo. Già si parla di parecchi candi-
dati al trono ; tra i quali un figlio del principe
Luitpoldo di Baviera, il duca di Leuchtemberg, i
secondogeniti delle case d'Inghilterra, di Savoja e
del Belgio, il principe greco Ypsilanti. Qualunque
di queste candidature sarebbe naturalmente mo-
tivo di dissensi interni e di brighe diplomatiche.
Ma la difficoltà maggiore non sta ancora in que-
sto: bensì nella tendenza, naturale nei Greci, di
completarsi colle provincie vicine; la quale ten-
denza, quand'anche possa venire assecondata da
alcune delle potenze, sarebbe certo fortemente con-
trastata da altre.
La stampa semi ufficiale austriaca, dopo avere
incolpato r Italia della rivoluzione greca, pare cre-
dere allo slatu quo, od almeno alla successione ba-
varese da imporsi dalle potenze. La Russia non
vedrà certo malvolentieri, che l'impero turco torni
ad agitarsi, sperando di riacquistarsi la sua in-
fluenza; sebbene da qualche tempo essa pure ab-
bia dovuto assumere una pohtica di transazione
nelle singole quistioni in cui la quistione orien-
tale si viene successivamente diramando. Il Go-
verno inglese si sa che professa in Oriente ad
oltranza la politica dello slatu quo ; e la voce di
Palmerston parlava tsstè nel Morning-Post \IL que-
; sto senso fino alla minaccia, accusando anche il
Governo italiano di voler sconvolgere hi Turchia,
per trovarvi all'Austria un compenso del Veneto.
In generale però la stampa inglese è di jìarere che
si debba lasciar fare ai Greci quello che vogliono
in casa loro, mantenendo anche in questo caso la
pohtica del non intervento. A giudicare dalle ultime
notizie telegrafiche, le quali portano chele potenze
protettrici si accordano nel lasciare ai Greci di-
sporre di sè, salvo però il trattato del 185G, che
stipula r integrità dell' Impero ottomano, anche
la Francia avrebbe acceduto a quella politica di
temporeggiamento, cui essa dimostrò da ultimo ri-
guardo alla Slavia turca : forse indotta a ciò an-
che dalla parte che prende attualmente alla qui-
stione americana.
Or bene : il Governo italiano, quale politica se-
guirà esso in Grecia?
Circa alla facoltà, cui devono avere i Greci di
disporre di sè medesimi, non vi può essere dubbio.
L'Italia deve propugnare più che ogni altra po-
tenza questo ijrincipio, come ogni altro partito che
torni favorevole alla nazione greca. Ma sarebbe
un precorrere gli avvenimenti se si volesse di-
scorrere della eventualità, che i Greci mettano in-
nanzi la quistione nazionale ed escano dai confini
del Regno, entro cui la politica delle grandi po-
tenze sembra volerh per ora contenere,
L'Italia però non può avere in Cfrecia e nel
resto dell' Europa orientale che una sola pohtica,
e quindi una sola hnea di condotta, quali che si
siano gli eventi.
È per r Italia un interesse, non già solo mo-
mentaneo e come preparazione alla sua guerra na-
zionale, ma permanente, la politica dell' emanci-
pazione, dell' incivilimento e del progresso dei po-
poh in tutta la regione tra il Danubio , il Mar
Nero ed il Mediterraneo; poiché da tali condizioni
di quei paesi dipenderà in molta parte la pro-
sperità del nostro commercio e queir esterna e-
spansione, a cui la nazione italiana può aspirare.
Nè condizioni di stabihtà si possono immaginare
neir Europa orientale, senza che a tale emanci-
pazione ed al naturale aggruppamento dei popoli
di quella regione si venga il più presto possibile.
Altrimenti la quistione orientale risorgerà ad ogni
momento, per ogni insurrezione, per il più piccolo
incidente che intravvenga; e con essa quistione ri-
comincieranno ad ogni momento le gare d'influen-
za delle grandi potenze, fino a produrre forse,
r una volta o V altra, uno scoppio.
Ma la politica italiana, se l'Italia saprà pren-
dere una iniziativa nelle quistioni che insorgono
nell'Europa orientale, s'essa prende non solo la
parte dei popoli, ma cerca di metterli d'accordo
che non sciupino indarno le loro forze ; la pohtica
italiana, non dovrebbe terminare col divenire il
punto d'accordo delle altre potenze?
L'Italia non è sospetta di volere conquiste ; e
quindi è la più propria a promuovere la politica di
emancipazione e di conciliazione ad un tempo.
Se la Russia non vuole altro che questa poli-
tica di emancipazione, perchè non sarà dessa con-
tenta di trovare nn' alleato, il quale ha un gran-
de interesse a seguitare e ad accettare questa
politica?
Se la Francia, in molta parte per gli stessi in-
teressi dell'Italia, prosiegue anch'essa nell' Europa
orientale la politica delle nazionalità, ed ama di
non lasciare a-d una sola potenza il protettorato
delle popolazioni cristiane, non dovrà mostrarsi
contenta che l'Italia concurdi pienamente con lei ?
Non dovrà dessa anzi desiderare che l'Itaha sia
forte per averne un aiuto in questa politica e nello
stabilire la neutralità delle vie del traffico mon-
diale che s'aggruppano nel ^lediterraneo?
Ora, non deve quest' ultinia essere una delle
mire anche dell'Inghilterra, e non dev'essere que-
sta contenta che sorga un'altra potenza interes-
sata a mettere un argine alle contiuiste da lei te-
mute ? Non v' è una migliore politica da seguire che
non lo stalu quo in Turchia, per impedire i popoli
che da questa vogliono emanciparsi, di cadere in
mano della Russia? Allorquando l'Italia sia una
potenza ed una potenza interessata a vedere nel-
l'Europa orientale popolazioni indipendenti ed in-
civilite, non avrà l'Inghiltcr.-a una guarentigia di più
per r equilibrio in Oriente ?
La sicurezza in cui deve trovarsi l'Italia che
la sua politica dovrà da ultimo conciliare gl'inte-
ressi delle grandi potenze nella quistione orien-
tale, deve darle animo a seguirla con tutta fran-
chezza, senza tenersi, per improvida timidità, in ul-
tima fila. L'Italia non solo ha grande interesse
nel seguire una tale politica: ma non potrebbe pub-
blicamente professare un'altra senza danneggiare sò
stessa ed il principio per cui esiste e per cui deve
compiersi.
Nò altri potrebbe mai ragionevolmente supporre,
eh' essa avesse una politica diversa. Adunque il te-
nersi in disparte, od il farsi troppo umile, od il dis-
simulare la sua vera politica, per riguai'do a qual-
che altra potenza, all' Inghilten-a, per es., non le
gioverebbe punto. La politica di emancipazione
nell'Europa orientale francamente professata, ed a-
bilmente condotta, non solo apporterà all'Italia oc-
casioni ed alleati ; ma le permetterà altresì d'i-
niziare una pohtica conciliativa nella quistione o-
rientale per tutte le grandi potenze.
Ma qui sorge tosto il quesito che l'Italia, molto
dubbiosa al certo, fa a sè medesima: Ho io un Go-
^•erno così sicuro, così pronto nel concepire e nel-
l'eseguire, che si possa sperare da lui una politica
d'iniziativa di tal sorte? Il Parlamento avrà fra non
molto da rispondere a questa domanda.
e Perseveranza.)
Circolare della Giunta provinciale
alle Comuni della Dalmazia,
Il professore d' agraria di Gorizia signor Bar-
tolomeo Radizza in una sua dotta memoria a que-
sta Giunta diretta, accennava i molti vantaggi de-
rivanti all' economia agricola dalla coltura dell'Ai-
lanlo, pianta che prospera vigorosamente e presto
in ogni più ingrato terreno della nostra provincia.
Ad onta che l' Ailanto sia conosciuto e dilì'uso
in Dalmazia, questa Giunta per incontrare le gen-
tili offerte del signor profossore, e venir hicontro
ai bisogni d' esso spettabile Comune, se fosse del
caso, previene che verso richiesta diretta, prima
del 15 corrente, ad esso professore, egli spedi'
rebbe piantoni d' Ailanto vigorosi al prezzo di fio-
rini tino ogni cento piante, non comprese le spese
di condizionatura e spedizione; e sementi d'Ai-
lanto a soldi trenta il lotto, franco di ogni spesa
di traduzione.
La Giunta non può che caldamente raccoman-
dare ad esso spettabile Comune la diffusione la
ara 15 MoTeisilire inno 111.
Prezzo d'associazione in valuta austrìaca per
Zara: per un anno fiorini 8; pi r sei mesi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel i-imanente della Provincia
0 fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50j per tre mesi fiorini 2:23. Per 1' estero, e
}>el Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I eruppi e le Ci'itiiiiissionl. franchi dulie spese
postali, si lin i xoiio in ZUI H ;i \ iriLM-ii/.n Duplanoich ttc-
lialtori; dell I \ (k'i.' L'itliJl.lfica . f ijli abliuoiiam enti, ai
nt-jfozii librarli tli-i .-ii^i i li li::t:lli Batlara e Pietro
Abelii'li. (l'Ii a\\isi di b liiu-f i-osiaiio I /iorino. e o^ni
liiii'.i di |M.'i sdMi 0'. La'ta^sj, (li (i;ia!i/.i rista il carico
d' I (•(im.iiiiunU-. I n niirm-ro separalo costa soMi 10.
La Grecia
II.
Come è accaduto di osservare in molti altri casi,
tanto nel proclama del re Ottone al popolo greco
datato dal porto di Salamina, quanto in quello
del governo provvisorio, costituito da Bulgaris ,
Kannaris e Rufos, noi vediamo apprezzati i me-
desimi fatti di una maniera allatto diversa. Dal-
l' una parte si afferma che, lontani da ogni osten-
tazione e da ogni albagia, non si ebbe dinnanzi
agli occhi che i yeri interessi del regno, che si
•cercò con tutte le forze di favorirne lo sviluppo
materiale e morale, che si diresse ogni mira alhi
imparziale amministrazione della giustizia e all'ac-
contentamento di ogni legittimo voto ; dall' altro
si dichiara altamente che il sistema politico finora
seguito abbassò la dignità nazionale, condusse a
guastare i costumi, oppresse la coscienza dei cit-
tadini e menomò il rispetto alle leggi. Di fronte
a queste querele che si contraddicono reciproca-
mente, e che pongono in dubbio circa al giudizio
da portarsi su di esse, noi siamo convinti viep-
più che gli avvenimenti di cui fu SCCDEL non ha
guari la Grecia, scaturirono immediatanKMite da
circostanze affatto obbiettive, il sottrarsi alle quali
sarebbe stato impossibile o almeno assai difticile
ed arduo, tanto al potere ora caduto, quanto a
quello che surse dopo di esso e che regge at-
tualmente il paese.
Accusare di menzogna e di falsità i sentimenti
esternati nel proclama reale, per ciò che il pas-
sato non corrisponde e non consuona con essi,
dire che quella muta protesta è uno dei soliti luo-
ghi comuni in cui si vanta e si glorifica ciò che
mai non si è fatto, è un giudizio così avventato
^ ed ingiusto, come lo sarebbe il tjicciare di radi-
cahsmo sfrenato e di anarchici proponimenti il ma-
nifesto che il nuovo governo lia indiilzzato al po-
polo e all' esercito greco. Come da un cauto non
mancarono oneste e leali intenzioni, cure premu-
rose ed assidue, tentativi di conciliazione e di pace,
lotte segrete ed acerbe fra interessi divergenti e-
normemente tra loro, così dall'altro sono ben linigi
dal fare difetto quei principii di ordine, di mo-
derazione, di legalità, che possono soli sai VÌI re il
paese da intemperanze e da eccessi, il risultamento
dei quali essere non potrebbe che miserando e fu-
nesto. Quanto la demagogia torni di sventura e
di danno alle nazioni non ancora i)rovette nello
esercizio della libertà, e quanto maledetta razza
siano questi tribuni che utilizzano la buona fede
dei sori per adonestare l'iniquità delle opere loro
e per mantellare il ributtante voltafaccia delle loro
opinioni, lo sanno per propria sperienza gli Elio-
ni ; nè gli uomini che ora sono al potere avrieno
potuto giungervi o mantenervisi, se alla pubbhca
, opinione non fossero stati assai noti i loro pi'in-
cipii, la loro fede politica e la linea di condotta
a cui si avrebbero strettamente attenuti.
Ciò posto, vediamo di renderci i-agione del co-
me, mentre i reggitori della pubblica cosa non
perdonarono a fatiche d' ogni maniera onde accap-
pararsi e conservarsi la stima e la fidanza dei
Greci, questi attribuiscano la loro caduta alla ne-
ghittosa incuranza, alla corruttela, alla totale inca-
. pacità di cui vengono dall'intero paese accusati.
Neil' articolo precedente noi abbiamo parlato di un
prestito di 60 milioni che il Governo era stato
costretto a incontrare onde far fronte alle spese
di continuo crescenti e portare un radicale rime-
dio al vizioso sistema che aveva nell" epoche an-
date depauperato e spolpato il pubblico erano. Ol-
tre al pagamento degli interessi, lo Stato doveva
pensare alla costituzione di im fondo che servisse
all'ammortimento del capitale. Era stata codesta
la condizione suprema che lo tre ])(»tt'iize sovve-
nitrici gli avevano imposta per ottenere la sonnna
di cui egli aveva bisogno. Il vero si è che le cose
volsero in modo da impedire non solo la forma-
zione del fondo di ammortizzazione ; ma ben an-
che r annuale esborso degli interessi che anda-
vano in tal modo a graiideineiite aumentare il già
troppo pesante debito pubblico.
Le tre potenze creditrici avvisarono di provve-
dere a questo difetto nominando una Commissione
internazionale, avente il mandato di studiare i
mezzi finanziarii di cui poteva disporre la Gre-
cia e di far conoscere il modo con cui essa r.-
vrebbe potuto soddisfare una volta gli obblighi
che avevasi assunti. Questa Commissione che dal
febbraio 1857 al maggio 1859 tenne GO sedute
seppe sì bene adempire l'incarico a lei affidato
che le relazioni da essa inviate ai rispettivi go-
verni costituiscono le fonti migliori della storia
contemporanea del regno ellenico, e presentano
quella guai'entigla di ctutwiticità. che il pubblici-
sta deve sempre avere di mira, onde giustamente
estimare gli eventi e schivare di cader contro vo-
glia in qualche meno che vera opinione.
Anzitutto conviene sapere che dall'arrivo di Ot-
tone in Atene fino alla rivoluzione del 1814 il
complesso dei mezzi costitutivi il tesoro (rendite
interne) era salito a 159,103,422 dramme e che
l'incasso effettivo non era maggiore di 1 38,412,640;
il che ra|)presentava un passivo di quasi 21
milioni di di'anime. La rivoluzione sopravvenu-
ta, ad imitazione di molte aUre rivoluzioni che
nate da una causa malefica difficilmente riescono
ad utili e proficui risultamenti, se da una parte
sipiassò fortemente le basi uuilfermc di organa-
mento artificiale e difettoso che andava slabbrando
da tutte le parti, non pervenne dall'altra ad in-
staurarne un secondo che servisse a far rifiorire
il paese ed a sanare tutte le piaghe che vi a-
veva aperte, e inacerbite il ])assato. La Costitu-
zione che ne sortì, foggiata sulle più liberali dei
tempi presenti, pareva dovesse rinnovellare da capo
a fondo lo Stato, portare la Grecia al livello delle
nazioni più jìrogredite e civili, apj)oj-re il Haldalo
a tutto il debito pubbhco, e manipolare 1' erario
in maniera da potere coi risparmi e cogli avvanzi
degli esercizii annuali, preparai'e il completamento
della nazione sia mediante trattative e compensi,
sia mediante una guerra.
Disgraziatamente anche questa volta la forma
era scambiata per la realtà ; nè il male, incamuf-
fato di diversi emblemi, aveva cessato di portare
i perniciosi suoi fratti. Consideriamo un istante
la finanza. Quali modificazioni furono dalla Costi-
tuzione in essa introdotte? Xol solo caso che per
modificazione si po^sa intendere peggioramento e
deterioranieìito, sai'ebbe pei'uiesso asserire che il nuo-
vo Statuto vi arrecò altri elementi e vi compenetrò
meccanismi dapprima ignorati. I quindici ministri che
si seguirono dal 1844 fino all'anno presente nella
amministrazione del pubblico erario, non lasciarono
altra memoria di sè tranne i 45 milioni di rendite
interne arretrate, i quali servirono a provocare al-
meno in parte la crisi in cui oggi si attrova la Grecia,
Si sa che la Corte dei conti ha un triplice
scopo : es ninnare la gestiune degli agenti del mi-
nistero. sindacare le casse dei contabili, provve-
dere alla integrità del demanio nazionale. La Coi'te
dei conti funzionava anche in Grecia; ma le sue
funzioni erano di così puca importanza che i suoi
membri potevano comjdamjiite accudire a mille
altre faccende, senza essere per questo accusati di
negligere il proprio dovere e di riscuotere a tra-
dimento la paga. Ciò era ben lungi dal potersi
attribuire a loro mancanza; dacché il Ministero,
invece che fornire alla Corte i materiaU sui quali
doveva versare il suo sindacato e la sua revisione
suprema, la teneva a bada con mille pretesti, i
quali non provavano altro fuorché l'imbarazzo iu
cui esso trovavasi di fronte a quella larva di pub-
blica controlleria. Ciò può anche provare che l'e-
sistenza degli ordini costituzionali non importa poi
sempre quella del reggime costituzionale, e che
può darsi assai bene una istituzione avente uffi-
cii e incombenze infinite, senza che per questo
essa esaurisca tutte quelle nuinsioni che natural-
mente vi sono inerenti e connesse.
Del resto, il ministero, benché bersagliato da
tutte le parti e tenuto colpevole di tutti i difetti
che servivano di remora ingrata alle aspirazioni
dei Greci, navigava lui pvn'e fra Scilla e Cariddi,
manovrava più destramente che per lui si potesse
fra la voce imponente di un popolo intero che gli
chiedeva ragione di ciò che aveva fatto, e fra la
disorganizzazione completa in cui si trovava la pul-
blica azienda. È bensì vero che le ordinanze reaU
del 1836 e del 1845 avevano posta in vigore
un'amministrazione dipartimentale con de'noma r-
elù (prefetti) alla testa di ogni provincia ; e che
questi percorrevano il loro territorio giurisdizio-
nale due volte per anno, onde sorvegliare e cor-
reggere le autorità inferiori ; ma conviene con-
fessare che quelli eran viaggi più di piacere che
di altro, e che il demarca (ultimo gradino della
burocratica gerarchia) era così indipendente nella
sfera della sua attività come avrebbe potuto es-
serlo nn citta{lino privato nella gestione e nella
disposizione delia sua casa, delle sue terre, dei
suoi cai)itali.
Insomma la cosa era passata in tal modo che
allorquando la nazione si sottrasse alia tirannide
obbrobriosa dei Turchi, anche il demarca (in allora
chiamato deniagcronlc) scosso il giogo del codja'
bachi, alto funzionario paesano che mai non lo per-
deva di vista, e si diede a malmenare allegra-
mente i soggetti.
Ora è da notarsi che il despotismo, quando si
esercita sopra una limitata e ristretta quantità
d'individui, assume una maggiore intensità di pres-
sione, e cerca di trovare il compenso della sua poca
estensione nel perfezionare e raffinare le scaltrite
sue arti. Egli è per questo che nella istoria noi
vediamo un assolutismo di tempera uguale pesare
assai meno sopra di un grande che sopra un pic-
colo Stato; ed è pure per questo (oltre ad altre
cagioni) che la stancliezza e l'iì-ritazione degli a-
niini ne ciigionmo la caduta più presto in questo
che in quello, e producano risultamenti più istan-
tanei e completi. Ilitenuta la indipendenza e la
irresponsabilità del demarca, la divisione del re-
gno di Grecia iu tante minute frazioni sgovernate
da una mano di tirannelli insolenti, doveva, neces-
sariamente esacerbare i suoi abitanti e spingerli
a congiurare contro mi ardinamento di cose che
Atti della Giunta provinciale
Dalmata.
I Alle Comuni della proYincia.
Sino da quando nell'ottobre 1861 La Giunta
proriflciale pubblica\rfit il budget per Tanno am-
ministratiyo 1861-62, attenendosi a quello stato
di cose che trovò praticamente esistente e dal qua-
le non poteva allontaijarsi attese le relazioni di
leggi in vigore da parte sua immutabili, ed i ti-
toli di spese assegnate al fondo provinciale, essa
dichiarava nel modo il più solenne che il dì lei
operato in tale riguardo non comprendeva qual-
siasi riconoscimento obbligatorio, e non doveva
perciò recare pregiudizio al fondo provinciale, o a
quella discussione che avrebbe potuto essere pro-
mossa dalla Dieta e dalla Giunta stessa sull' irre-
golare applicazione a peso dei fondo medesimo
dell' una o dell' altra delle rubriche nel budget
indicate. In questo modo, nell' obbedire alla neces-
sità di non interrompere il corso della gestione
degli interessi provinciali, la Giunta tutelava il di-
ritto della Dieta di discutere ed approvare, a te-
nore dello statuto provinciale, il budget dalla pro-
vincia per le future gestioni.
E fu appunto nell' intendimento di porre sulle
norme del regime costituzionale questa importante
parte degli interessi della provincia che la Giunta
provinciale, basandosi sul § 8 del regolamento pro-
vinciale pel regno di Dalmazia, invocava da S. M.
la convocazione della Dieta provinciale prima che
fosse spirato 1' anno amministrativo, pel quale ven-
ne sanzionato ed ebbe effetto il budget nelle forme
che la necessità imponeva.
Non avendo però potuto aver luogo una tale
convocazione, e d'altronde rendendosi necessaria
una decisione in proposito, venne interpellata la
Giunta provinciale in ordine a dispaccio 10 otto-
tobre decorso n. 5443 di S. E. il signor Ministro
di Stato se, in riserva della pertrattazione del bud-
get in via costituzionale, trovasse necessario per
ora di ammettere per l'anno 1862-63 il preli-
minare sanzionato per 1' essercizlo 1861-62.
La Giunta provinciale convinta della necessità
di una qualsiasi base determinata nella pertratta-
zione dei pubblici interessi, e conscia dei danni
che ne sarebbero derivati da una irregolare inno-
vazione negli effetti di un amministrazione in corso
che non ammette dilazioni nei suoi molti bisogni,
aderì al proposto interinale provvedimento, e S.
M. con sovrana risoluzione 15 ottobre decòrso si
è degnata di approvare che in riserva della de-
terminazione in via costituzionale del preliminare
provinciale per l'esercizio 1862-63, le addizionali
necessarie al coprimento delle esigenze provinciali
vengano frattanto attivate in via provvisoria anche
per l'anno amministrativo 1862-63 nella misura
stabilita per l'esercizio 1861-62; e che qualora
in seguito alla pertrattazione in via costituzionale
del preliminare provinciale, che avrà luogo a suo
tempo da parte della Dieta, si verificasse un cam-
biamento nella misura di dette imposte, potrà
questo essere pareggiato nel corso dello stesso anno
camerale.
In seguito quindi a dispaccio 23 ottobre de-
corso n. 58475-1607 dell'Ecc. i. r. Ministero di
finanza, l'i. r. Direzione provinciale delle finanze
ebbe a disporre perchè gli organi di percezione
delle imposte abbiano a ripartire, intavolare, ed
esigere le addizionali provinciali e circolari i)er
r esercizio 1862-63 nella misura fissata per 1' e-
sercizio 1861-62, lo che si ha l'onordi portare
a conoscenza di codesto spettabile Comune per sua
notizia e norma neU' interesse dei contribuenti.
Zara, 14 novembre 1862.
Il Presidente
PETEOVICH.
mita, 0 se volete, di un attrazione magnetica.
Quello che Orfeo era per le pietre, io sono pei
malanni. L' antico suonatore attirava a sè le pie-
tre, io i malanni, ed i malanni cadono a me d'in-
torno l'un presso l'altro, come in proprio centro.
L' unico mio conforto si è quello, di credere,
che la divina previdenza ordinò in questo modo
le cose, onde neir altra vita goder possa la pal-
ma del martirio.
' Oggi stesso sono in procinto di schiattare, e
se non mi sfogo, la cistifelea creppa. La perse-
cuzione, 0 il mahmno die stò per narrarvi è tanto
grosso, anzi mostruoso, da non trovare esempio
in tutta la storia universale di Cesare Cantù. E
questo malanno va accompagnato da un insisten-
za, tanto insistente, che se fosse volto a buon
fine, per esempio, a tirar alla fede gh Ebrei, il
popolo d'Israello non esisterebbe più. Ma finiscila
ima volta, e fuori questa presecuzione. Sentite.
Saranno dieci giorni, in circa, dacché un tale,
con la regolarità d'un impiegato che va all' uffi-
;sio ogni giornó, mi scrive' una lettera firmata il tuo
ApJĆ.
II. All' onorevole Comitato della lingua c letteratura
slava in Zara.
Neil' istituzione di esso onorevole Comitato la
Giunta aveva in vista di creare una consulta d'in-
telligenti in materie letterarie e filologiche, e spe-
cialmente pelle opere poste in concorso.
E dagh anteriori, e dai più recenti due rap-
porti del 10 ottobre ultimo decorso ai n. 4 e 5.
emerse manifesto come esso onorevole Comitato
abbia compreso^ in più lato senso la sua missione,
nè di ciò la Giunta intende di fargli carico, di-
sposta come fu sempre ad occuparsi di ogni con-
siglio, da qualunque parte le pervenga.
Esso onorevole Comitato disapprovò quanto la
Giunta aveva progettato e promosso con programma
pubblicato allo scopo di procurare alla provincia nn
buon vocabolario italiano-slavo dalnialoeslavo dcd-
malo-ilalianQ ; nonché una raccolta in idioma slavo-
dalniaio di azioni virtuose d'ogni sorta, special-
mente di carattere civico e sociale, tratte da sto-
rie antiche e moderne, nazionali e straniere, e
narrate in istile intelligibile agli abitanti della cam-
pagna continentale; esso Comitato negò inoltre il
suo ufficio, e propose in sostituzione mezzi, a suo
credere, indispensabili alla diffusione, ed al perfe-
zionamento della lingua slava.
Però esso non avvertì quanto fosse ristretta l'au-
torità della Giunta, quanto deboli i suoi mezzi, e
come tutte le materie dell' insegnamento siano di
esclusiva competenza dello Stato, e dei Vescovi.
Ciò ben comprese la Giunta negU studii che
fece sul modo di aumentare le scuole popolari,
ed i maestri, perlocchò appunto dedusse non re-
starle altra iniziativa tranne quella di contribuire
co' fondi provinciali, il che è certamente assai poco
perchè tenui i fondi stessi.
E non pertanto nell'esercizio dell'anno came-
rale 1861-62 la lingua slava nelle scuole promosse
coir assegno di venti preniii, estesi pure ai mae-
stri preparandi, premii i quali dieci essendo di
fir. 30 ciascuno, e dieci di fior. 50 ciascuno, rap-
presentano nel complesso la somma di fior. 800;
non avendo per anco ottenuto offerte a tale vo-
cabolario quale richiedevalo il menzionato suo pro-
gramma, da cui non ha receduto, pure, ad otte-
Epistola prima.
Apparve un articolo nel dì dietro di Sperato
Nodilo, vale a dire nella quarta pagina del Nazio-
nale redato dal sig. Sperato Nodilo, firmato Prete
M/chiele Girolamo Granich. Con molta attenzione
lessi quell'articolo, e secondo il solito non ci ho
capito dentro nulla, e ciò prova che Prele Michiele
Girolamo Granich non è un ignorante, ma una ci-
ma d'uomo. Ma non è dell'articolo, che chiedo
a te parere, ti scrivo soltanto per sentire da te,
che sei una lesla matta, che indovina tutto, senza
capir nulla, perchè jìrele Miclwde Girolamo Granich
porta quel doppio nome di Michiele e Girolamo.
Attendo risposta
il tuo Ante.
Non è questa una strana curiosità?
Potete pensare se io rispondessi a questa let-
tera ! e se anco volessi rispondere, posso saper
io, perchè al Prete Granich hanno attaccato il
Michiele e Girolamo, invece del Michiele o Girola-
mo soh ?
Ma l'amico .Ante non si sgomenta, e al!'indo-
mani torna scriverei
nere frattanto qualche cosa, in luogo di quella ste"
rile raccomandazione ch'erale stata proposta, as-
segnò un sussidio di fior. 800. all' edizione che
annunziavasi prossima di tale vocabolario, il quale,
seppure non comprendente le condizioni da lei
desiderate, però, in risultato di pertrattazione su
ciò intavolata con esso onorevole Comitato, appa-
riva di merito prevalente ad altra opera conge-
nere; ed in fine assegnò un premio di fior. 100.
in ciascuna delle cinque città principali di Zara,
Sebenico, Spalato, Ragusa, e Cattare a persone che,
in relazione a tale eccitamento, prestaronsi ad i-
struzione della lingua slava.
Nel totale adunque un dispendio di fior. 2100,
senza contare che i ricordati due programmi sus-
sisto n sempre, e che si sta trattando sul premio
richiesto relativamente a due opere estese in hn-
gua slava.
La Giunta tende lealmente ed operosamente a
tale fine per cui in provincia l'istruzione della
lingua stessa si estenda a tutti ed a tutto , ma è
di ferma opinione che tale scopo raggiungersi debba
senza coercizione.
Allorquando la lingua slavo-dalmata si sarà for-
mata all'istruzione, ed agli affari; allorquando la
parte colta della popolazione ne sarà in pieno pos-
sesso ; allorquando in fine potrà introdursi nelle
scuole e nella gestione delle pubbliche cose, senza
scompagnarla dalla scienza, eh'è primo imprete-
ribile requisito dell' une e dell' altra ; allora l'opi-
nione pubblica, interpretata dalla Rappresentan-
za del paese, le accorderà il primato che le è dovuto.
Fuor di dubbio spetta agU sforzi della provin-
cia, ed all' amor patrio dei Dalmati, di rende-e
assai più breve la via che alla meta conduca, ed
in questi sforzi sarà la Giunta costantemente per
concorrere, nè nell'opera sua vi avrà difetto di
amor patrio; ma non istà nel Governo il deter-
minare oggidì, come vorrebbe esso onorevole Co-
mitato, l'ora precisa in cui lo scopo debba con-
siderarsi raggiunto.
E perciò appunto che, non potendo convenire
nell'opinione esternata da esso onorevole Comitato
laddove sostiene che coloro i quali, nei limiti in
cui ciò avvenne generalmente finora, conoscono
per dovere d' ufficio la hngua slava, possano ap-
prendere a scriverla correttamente ^'•con atlendervi
^mediocremente in un paio di settimane, e coli'eser-
citarvisi una volta al giornoy,, non può tampoco
la Giunta interporsi perchè questa condizione dello
scrivere corretto venga indispensabilmente richiesta
a) per ogni nuovo impiegato, avvocato, o notaio ;
h) pei diurnisti in attualità di servizio, sotto com-
minatoria di licenziamento dopo un anno infruttuo-
samente trascorso ;
c) e nello stesso termine pegFimpiegati di can-
celleria, sotto pena di multa.
L' attitudine agl'impiegln, ed alle libere profes-
sioni di avvocato e di notaio, non si acquista da un i-
stante all' altro : nè in luogo qualsiasi fu dato finora
cU procurarsela mediante studii in hngua slava ; nò,
rifiutandosi a ciò che tempo si accordi altempo, po-
Amico.
Perchè Michiele Girolamo, e non Michiele solo,
0 Girolamo solo ? Prete Michiele Granich, ed anche
Girolamo Granich può correre, si capisce, ma Mi-
cliiete Girolamo!!!
"Rispondimi a vista avvertendomi ecc.
il tuo Ante.
Io non rispondo si sa, ma l'amico Ante non si
stanca, e torna all' assalto col Michiele Girolamo, ler
mattina poi mi venne fuori con una filippica, per
obbligarmi a rispondere, mettendo sulla mia co-
scienza la sua prossima morte, perchè (mi scrive),,
se non rispondi, e non trovi ragione del Michiele
Girolamo porrò fine a'miei giorni.
il tuo Ante,
Eccomi addunque in pericolo di vedermi cadere
sulla coscienza il nostro Ante.
La sembra cosa da ridere ; ma pensate un pò,
se questo disgraziato s'accoppa davvero, lasciando
una lettera — come vuole la moda . . . del sui-
cidio — in cui incolpi me della sua morte I . . .
La lettera và in mano del tribunale, e F è un di
più se non ci vado ancor io.
m, 55. Kara 33 Moreiiibre ì§63. 4nno III.
Prezzo d'associazione in valuta austriaca por
Zara: per un anno fiorini 8; per sci mi;si tìoriiii 1;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente .iella Provincia
3 fuori: [icr un anno fiorini 9; per sei mesi liorini 4
solili SOj per tre mesi fiorini U r^ò. Per T esu-ru , e
pel Lombardo Veneto gli stessi pre/.ri in argento, fi an-
clie rie! porto-posta.
Giornale polilico-leUerario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I 2r!i|ifM e le coniini^isloni, franchi di-lis Mjic^e
pK-Iiiii, ••I ilii i ^.iiii) i;i 'AM A a \ iiicen/.n Uupiuiic eli Uf.-daitiirc il( ll.i Inalili . c rti abbiioiiamenti. ai
n<-i<)zii lilir.irii ilei M'.:iuiri Iriin-ili IJattara e Pietro A'jelii-li. (ili .(i S» lliiee rosta/iu I lioriiio, e ojiii
liiu-t «!i 'oi ii ti. 1,4 i i-sa (li firiiioza resta a carico d 1 coiii.iiiiieiiie. l'n numero .separato co.sia .soidi 10.
La Grecia
III.
Un veccliio sapiente lia lasciato scritto in qual-
che suo libro che l'arte e la scienza di Stato tutta
quanta consiste nel ''faire passer t ar/jent de sa
part^. Ma in allora vigeva il Colbertismo attor-
niato da tutti quei pregiudizi ed errori che i pro-
gredimenti della intelligenza hanno provvidamente
fugati dalla maggior parte degli Stati civili. Forse
10 stesso che allora proferse quella bella e sagace
sentenza, cambiando opinione e rinnegando gli as-
siomi antiquati che gli servivano in quel tempo
di puntello e di guida, adesso sarebbe d'avviso
che (sempre ammettendo la necessitcà del denaro
per sopperire ai dispendi che incontra il governo)
l'uomo di Stato dovrebbe avere a stella polare
11 principio di fare ogni sua opera a tempo. Il
tempo, in politica, è tale elemento che il solo smi-
nuirne la sua alta entità, conduce a qiie'passi, dai
quali riuscì immensamente arduo lo uscire. Pre-
scindendo dal fatto che giunto il dissesto della
publica cosa a un punto troppo avvanzato, è fatica
più che da uomo il rimetterla nel pristino stato
e il superare tutti gli scabri die ne agevolarono
la decadenza; ella è cosa fuori di dubbio che an-
che trattandosi di un parziale rimedio, la sua va-
lidità ed efficacia dipende anzitutto dal saper sce-
gliere il tempo nel quale se ne vuol far l'appli-
cazione. Basta che 1' opportunità sia trascorsa,
perchè il piano più ingegnosamente concertato e
più maturamente studiato, doventi vano e forse
anco dannoso ; basta deferire da oggi a domani la
attuazione di qualche utile provvedimento, perchè
non si sappia o non si voglia apprezzare tutti i
vantaggi eh' ei potrebbe produrre e tutti i mali
che basterebbe a evitare.
Tutto questo è ancora più vero quando, oltre-
ché aver sconosciuto lo istante, si avvanza osci-
tando e si rifugge da quella prontezza che pare
temerità, ma che i molti casi è l'unica àncora di
salute di uno Stato pericohante. Sarebbe per certo
una strana illusione il credere che nei più so-
vrabbondi e prevalga il compatimento benigno alla
sospettosa raahzia; la storia di tutti i tempi ad-
dimostra il contrario, ed allorquando essa si fa
APPENDICE.
Giovanni Lucio e il governo veneto-
Al chiarissimo signor abate D.r Antonio Lubin
professore iiell' Università di Graz.
Gli avversari del governo veneto in Dalmazia
non potevan trovare un più grato argomento a pro-
varne, coni' essi dicono, la durezza dispotica, della
persecuzione, se così puossi chiamare, di cui fu ber-
saglio l'istoriografo nostro Giovanni Lucio. Non è
quindi a stupire che taluni a quest' accidente della
vita di lui siansi particolarmente fermati sopra, ve-
stendolo dei colori più cupi, e che altri, pescato
a caso qualche brandello da poter appiccicarvi
un poco di frangia, siasi fatto sollecito di pmio
in mostra. Ciò mi fece più volte arrestar V at-
tenzione sopra tale argomento; ma certe cose
lette in qualche opuscolo di non remota pubbli-
cazione quelle furon che diedero l'ultimo impulso
al mio desiderio d' istituir qualche indagine onde
a.])purare quanto nei diffusi racconti essere ci possa
esponitrice di fatti generali e costanti, sarebbe i-
nescusabile ostinazione il ritìutare ad essa la do-
vuta credenza. Il compiuto iti tal modo a metà,
dà appiglio a due deduzioni che la maggioranza
non esita punto a ritenere fondate e veraci. L'ima
che il fatto si deve a circostanze esteriori, alle
quah non si è potuto sfuggire dai rett(»ri; l'altra
che questi si sono decisi ad accettarlo contro il
loro A'olere, e che in condizioni propizie, non man-
cherebbero di toghere e annidare quei concedi-
menti eh' essi stimano perniziosi e fatali al bene
pubblico.
Credere che i Greci facessero una eccezione a
questa regola universale e mille volte avverata,
sarebbe stata una allucinazione mentale e una to-
tale ignoranza dell'animo umano. I Greci ripro-
dussero r esempio comune e seguirono anche que-
sta volta un precetto che non si è mai messo da
banda dacché sorsero e grandeggiarono i reggi-
menti moderni. Lento -fu il procedere loro ; ina
chi da cotale lentezza avesse preso argomento a
supporlo impacciato, indeciso, e facile quindi a ve-
nire in qualunque momento interrotto, avrebbe do-
vuto anche asserire che il precipitare i propositi
è regola savia, e die il condiiiii con avvedutezza
e prudenza è un indizio sicuro d'inscienza e paura.
Neil' articolo precedente noi abbiamo esposto
brevemente lo stato iìnanwavio del regno ili Gre-
cia e le deplorevoli condizioni in cui s' attrovava
r erario. Effetto di esse si fu l'aumento del de-
bito pubblico che in relazione al paese, aggiunse
proporzioni enormi. Il debito pobblico è una vora-
gine che mai non si colma e che sempre esige
nuovi sacriticii e tributi ; basta citar V Inghilterra
per rimanerne persuasi. 1 Greci furono punti sul
vivo da uno stato di cose che. per vero, non con-
tribuiva gran fatto ad accrescere le loro ricchez-
ze; e credettero che, continuando in quel passo,
una terribile crisi li avrebbe colpiti quando meno
r avrebbero attesa.
Il bilancio presentava annualmente una addi-
zione di somme elevate a quelle già grandi che
componevano il debito. Quando doveano terminarsi
quelle incessabili aggiunte? E ammesso che un
giorno si avesse potuto porre alle medesime un
tiiie, in qual modo soddisfare quegli obblighi in-
di vero. Ilo stimato quindi non vana opera d'in-
trattenermene secolei, pregiatissimo signor profes-
sore, cui per la patria avuta conr.uie col sommo
Lucio, ma ben più, per F amore che viene alla pa-
tria da lei portato, non put) tornar dist-aro qua-
lunque oggetto che la risguardi, per (pianto an-
che sia da poco la penna che a trattarlo s'accinge.
Ecco dunque il fatto com'è dai biograti rac-
contato. Disposto il veneto Provveditore generale
della Dalmazia ad intraprender la \-isita delle città
litorane, ricercò che gh fosso apprestato anche in
Traù un alloggio conveniente, per abitare col suo
corteggio. La casa dei Lucio aveva servito in ad-
dietro a quest'uso; ma siccome una sorella di
Giovanni trovavasi allora informa, così pregò egli
d' essere dispensato da queir onore, proponeii lo
uii' altra abitazione. Fuvvi però chi volse le rim.)-
stranze sue in mala parte, dipingendo lui come
un uomo che professava principii non bene a quei
del governo conformi, e hi ragione addotta come
un rifiuto osteiit.ito e malizioso. Era il proconsole
d'un carattere troppo ardente per non dare corpo
air accusa, e non pensar a prendere del supposto
genti •? Tali dom inde. suscitando recriminazioni ed
accusi^, teiievaiio agitato il paese, e di tal modo
(come di solito acca^le) smezzavano i pochi ed e-
sili mezzi che pure ei poteva impiegare alla estin-
zione di quella passività.
^la v" era di più. L' ammiraglio Kannaris, V e-
roe dclli Grecia, dopo avere prestati così segna-
lati servigi alla patria, vedeva rimeritata la ge-
nerosa opera sua con una completa obblivione, ed
era costretto a mirare le promozioni ed i gradi
accordati a coloro che, per la memoria delle ge-
sta compiute, gli erano enormemente inferiori. La
nazione che vedeva così male retribuito queir uo-
mo a cui essa tributava gratitudine e amore; che
vedeva usurpato indegnamente il suo posto dal ge-
nerale Kriesis, che in fine sentivasi offesa dalle
offese portate all'idolo suo, sentiva sorgerie in
cuore un prepotente desiderio di pubblica ammen-
da, per ottenere la quale avrebbe stimati legitti-
mi e giusti tutti i possibili mezzi. Il Governo com-
prese quanto giusto e attendibile fosse simile vo-
to e accordò poco dopo a Kannaris un' annua pen-
sione di 12,000 dramme.
Ivanniris, considerando quanto male si rimuneri
meili inte danaro i più nobili affetti del cuore, in
una lettera pubblicata nel Sicc/e, rifiutava aperta-
mente r assegno che dal Governo venivagh fatto.
(.;>iiella missiva produsse mi effetto che lo stesso
Kannaris non avrebbe potuto neanche ideare. Il
popolo greco ravvisò nella stessa una solenne pro-
testa; e consueto a pensare più colla testa degli
altri di quello che con la sua, avvisò di fare al
suo protetto la corte osteggiando vieppiù e infir-
mando Il Potere. Certo, (si pensava in Atene) ei
non deve avere respinta la offerta, senza qualche
rilevante motivo; oltre alle cose che sono notis-
sime a tutti, esservi denno delle altre che lui sob
conosce e per le quah sdegna la ricompensa pro-
posta; quali queste si siano, non importa sapere,
dacché all' asserzioni espUcite o no di Kannaris
non è permesso ad alcuno il negare credibilità.
Così si andava attizzando quel fuoco che doveva
errempere poscia repentino e potente; nò gh uo-
imni stessi che anche a loro insaputa gli avevano
portato alimento, avrebbero potuto presentirne cosi
subitano e generale lo scoppio.
affronto qualche vendetta. E tale, in fiitti, la prese,
che il nostro Lucio, causar volendo qualunque
cagione d' amarezze ulteriori a sò stesso e alla
patria, dove il tristo caso minacciava già suscitare
la fiamma dei partiti, venne in risoluzione d' al-
lontanarsene per sempre, ed in Roma, che dopo
gli studi a Padova l'avea per qualche tempo al-
bergato, fermare stanza. E così anche fece, ricou-
ducendosi alla capitale del mondo cattolico, dove
trovò neir atìetto degli antichi amici e nel patro-
cinio di ragguardevoli personaggi quei conforti e
quegli impulsi, che l'animarono a confonder V in-
vidia col fare oguor più risplendere il merito pro-
prio, e vendicarsi dei torti col rendersi ognora
più stimabile agli altri.
Ma quale fu secolui del veneto magistrato il con-
tegno? "Lo fece arrestare (SCFÌVO ilKregUauovich-AI-
binoni, seguendo il Nutrizio-Grisogono\ e carico di
catene lo confuse ignominiosamente cogli altri for-
zati della galera ; poi con una partita di galeotti
foce sgombrare la sua casa e vi si collocò. Aveva
perfìu ordinato che il valentuomo fosse battuto 111
ma le iuterposi^^ioiii del vescovo e. deha città ne
S, 36. Kara 36 Moveiiilire 1«»63. Auuu III,
_ Prcz*o d'associiizinnc in valuta anstrlapa prr
Zara: per un anno fiorini 8; por sci int'si liorini 4-
per tre mesi fiorini 2. I»,.) rimanente .iella Provint-ià
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mejii fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1'estero. e
|»cl Lombardo Veneto gli btussi prezzi in argento, tran-
rhc del porto-posU.
Voce Dalmatica
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi f le n>atmlM>k»tti. frMMrtii delle spei««
poslali, ei diri pini) in Zara a VÌMe»M Ditplanr eh Re-
dattore della Toc« l'almatiVa. e rU «kbaMaiurMi, «i
of^ozii librarli dei aìkuoiì (raic-Ili BattM-a c Pietro
Abelii'h. Uli av\ÌKÌ di 8 linee rostnao I fioriao, e oca!
linea di più soldi 0. I^a (aii«>a di Onttnz» resta a carico
del coiniiiitiiMiir. l'u numero »eparsto costa «oidi 10.
La Grecia
III.
fConlintiazione del n. ìjò.)
Il dovere precipuo dei deputati, secoiulocliè in-
segna il sommo Romagnosi colla sua Giurispru-
denza lenrica, si è quello di conoscere la ragione
privata, la ragione sociale, la ragione di Stato, onde
comporre tutti i diritti, conciliare tutti gì' inte-
ressi e produrre la prosperità dei singoli colla po-
tenza dell'ente statuale. Onde giungere a tanto,
conviene essere esenti dall' emulazione prediale ^
dalla industriale, dalla mercantile, dalla cortigia-
nesca, dalla dottrinale, ed esser soltanto investiti
dal senso della j)J4Ì)"blica cosa. Quanto di questi
requisiti andassero dotati i rappresentanti del po-
polo greco, noi lasciamo che lo pensi il lettore
quando sappia che in circa 6 mesi, più che 90
progetti ministeriali di leggi furono umilmente ac-
cettati e approvati, come furono collaudati il con-
suntivo del decorso e il preventivo dell' anno cor-
rente, senza che si elevasse una voce ad indicarne
le magagne e gli abusi. L'assenso servile che la
Camera prestava al potere non era fatto, per fer-
mo, ad aquetare le ire che fervevano negli animi.
La piccola cospirazione del 28 maggio 18G1,
il complotto tramato al ritorno del Ee dalla sua
patria nell'ottobre del medesimo anno, il processo
per la tentata evasione di Aristide Dosios che a-
veva pazzamente posta in periglio la vita della
consorte di Ottone, avevano talmente commosso
il paese da doversi temere imminente una generale
rivolta. La moderazione e il savio contegno seguito
dal Governo in quelle occasioni, non avevano bastato
a calmare lo sdegno che s'andava vieppiù indon-
nando dai cuori. Oramai era d'uopo venire a una
decisione, prendere risolutamente un partito, on;le
scongiurar la procella che vagolava turbinando
iieir alto.
Il Governo pensò di disarmare l'opposizione,
accarezzando e lisciando i suoi capi. Per tal modo
ei procacciava la propria caduta ; ma una caduta
volontaria e opportuna era ben migliore per esso
di una popolare sommossa che lo avrebbe igno-
miniosamente costretto a dimettere la sua podestà.
Il Ile chiamò un bel giorno Kannaris, e lo inconi-
APPENDICE.
Giovanni Lucio e il governo veneto.
Al chiarissimo signor abate D.r Aiitoiiio Lubin
professore noli' Università di Graz.
(Cùiilìniuizione del n. 55.J
Mentre però die un raguseo in questa guisa
dell'isterico nostro parlava, novelle colpe da un
altro al governo veneto s'affibbiavano i)er cagion
sua. Era esso Giunio Resti, che nella Prefazione
agl'inediti Annali della sua patria lino al 1455,
dopo aver qualificato il nostro Lucio pel "più
aggiustato spirito della Dalmazia „ ed aver detto
che a lui "veramente il pubblico è tenuto per le
molte belle cognizioni prodotte e tirate dalli ar-
chivi nelli quali stavano sepolte,, così prosegue:
"Però della sua opera molto si lamentano li Dal-
matini, perchè è stata causa che il governo di
Venezia, sempre attento a tutto quel che attiene
all'interesse di Stato, subito sortita l'opera del
Lucio abbia mandato tre Sindici in Dalmazia
benzò di formare il nuovo gabinetto, lasciandogli
libera la scelta di quelli ch'egli volesse assunti
seco lui al reggimento dello Stato Kanuaris non
esitò ad accettare l'incarico che gli veniva affi-
dato ; giacché coloro che amano veramente il pro-
prio paese, anziché porlo allo sbaraglio di dolo-
rosi conflitti e provocarne ciecamente la g'icrra
civile, preferiscono di saggiare tutti qu.'i nuz/.i
tranquilli e legali che possono in più sccura ma-
niera renderne felici le sorti.
Sfortunatamente i suoi sforzi non ebbero alcun
risultamento. L'opposizione sentivasi troppo forte
per venire a concessioni ed a patti; eihi aveva
cambiato il primitivo programma, lo aveva am-
pliato ed esteso con nuovi proponimenti e pro-
getti. P]lla sapeva assai bene che questi erano in-
concihabih affatto col sistema vigente, coli'esistente
ordinamento di cose; e per questo ni >tivo si ri-
fiutava in modo reciso di abbracciare una causa
che evidentemente annullava l'essenziale suo pia-
no. Kannaris si era rivolto a Christidis, a Bulga-
ris, a Zaimis, invitandoli a entrare nel gabinetto
sotto la sua presidenza; li aveva chiamati a con-
ferire con lui sull'indirizzo da darsi alla politica
interna, e sulle modificazioni da farsi negli esterni
rapporti; aveva loro mostrata l'opportunità di co-
gliere un punto dal quale dipendeva in gran parte
r avvenire della nazione. ^
Dietro la loro ricusa, Kannarfs fè conoscere al
Re l'impossibilità in cui si trovava di compiere
il ricevuto mandato e fece ritorno alla vita pri-
vata. Il mitiistero Miaulis ritornava dunque al po-
tere: la situazione rimjineva sempre la stessa, e
le difficoltà si facev.mo sempre più gravi. Intanto
scoppiava la sollevazione di Nauplia che, vinta a-
gevolmente dal generale bavaro Hahn, non cessò
per questo di dare cominciamento a quel ciclo di
agitazioni sorde e latenti che condusse non ha
guari alla fuga del Re.
Un governo provvisorio regge attualmente il
paese; esso è destinato a convocare un'Asslmu-
blea Costituente che deve stabilire le sorti del
regno e scegliere, a quanto si dice, il nuovo So-
vrano. Che il partito monarchico e costituzionale
sia assai più potente del democratico, lo attestano
i fatti; il timore di vedere nella Grecia trionfanti
sotto specie di riconoscer ed abbatter tutti li mo-
numenti pubblici, meritamente eretti a diversi pa-
trizii veneti per il buon governo fatto in quella
provincia, qualificando tali pubbliche memorie
fasti non confacevoli al metodo dell'aristocratico
governo, del quale la dilicatezza consiste nell'e-
gualità tra li ottimati, dovendo un patrizio pas-
sar dalle più gran dignità alla vita privata con
una esatta indifferenza, e con una moderazione
superiore alla prontezza con la quale si abbrac-
ciano le cariche. Ma h Sindici in virtù delle se-
grete commissioni, nel generale abbattimento delle
memorie erette a veneti comandanti, devastarono
tutti li monumenti dalli quali il Lucio ha tirato
le conseguenze contrarie al legittimo dominio
de'Veneziani sopra la Dalmazia e sopra l'Adria-
tico; nè di ciò contenti, levarono a tutte le Ca^
munità tutti li antichi instrumenti, talmente che
ora in Dalmazia non s' averebbe alcuna cognizione
A quell'I, che pretendeva essere stìnte d.ai Vene'! stessi can-
cellate le loro iscrizioni persili riconosciute bugiarde,^ val-
gano le presenti parole del Resti, non certo ad essi par-
ziale. per eonfcritja di quanto sogirjunsc in tale proposito
un C nel nun». 39 di questo giornale.
i principii di quelli anacronismi viventi che sono
i repubblicani, no!i può essere che infondato e
puerile. Xon è adunque da porsi in questione il
quesito se i Greci siano disposti a ricostituire la
monarchia o a fondare un reggimento a popolo
che sconcerterebbe tutta la diplomazia d'Europa.
La questione consiste nel rilevare in qlial modo
le tre i)otenze protrettrici si porranno d' accordo
per non impastare un nuovo potere che dimoie-
rebbe come neve a sole di luglio ove ne venisse
il capriccio ai sudditi. Ognuna di esse ha diversi
interessi ; ognuna crede die i proprii debbano pre-
porsi a quelli delle altre ; ognuna finalmente ha
la coscienza di poterli difendere quando che sia
a c )lpi di cannone. Certamente la pace armata
che ha preso di questi tempi il sopravvento in Eu-
ropa, non è fatta per altro che per dare una mano
a questi interessi materiali e per farli rispettare
anciie a dispetto del mondo. Non sarebbe, per
fermo, T Inghilterra la prima a dure il buon e-
sempio alle altre; le pit) belle teorie e le più sfe-
gatate simpatie non saprebbero trattenerla dal sal-
vare i suoi mercati e i suoi scali da un ostile di-
segno, e dal conciar per le feste chi le accam-
passe contro principii, massime ed a/ia.
Che ottenga il trono di Grecia il principe Ip-
silanti, piuttosto che il conte di Fiandra o il prin-
cipe di Leuchtemberg o qualche altro aspirante,
ciò poco importa,- importa di sapere come si farà
a uiantenerlo sul seggio e a fiancheggiarlo nel
caso che traballasse. Cl\o in Grecia vi sia campo
a riforme, a miglioramenti, a progressi non v' è
chi lo neghi ; ma si domanda se il dedicarsi ad
essi a tutt'uomo basti ad assovlare la paco del re-
gno e a cementare il nuovo potere. Tra le tante
trascuranze commosse dai ministri di Ottone (par-
te delle quali imputabili ad essi, e parte a cir-
costanze coercenti che legavano loro le mani) non
mancarono anche provvedimenti diretti al pubblico
bene e cure solerti e innovazioni proficue. In poco
più di 20 anni, la marina mercantile del regno,
che in allora contava 32GI) navigli di varia gran-
dezza, adesso ne conta 4060; e il numero delle
tonnellate che in allora saliva a 88,000, attual-
mente è arrivato a 300 e più mila. Le relazioni
marittime e commerciali aquistarono una maggiore
dell'anticliità, se non vi si trovasse nelle case
particolari con pericolosa segretezza conservata
r opera del Lucio ; benché anche questa al pre-
sente ristampata si è trovata sfigurata, nonché
corretta : tiro attribuito alla veneta politica, che
ha tutta l'attenzione alla ragion di Stato anche
di minima conseguenza; non avendo voluto quel
geloso governo lasciar non sfigurato questo pic-
colo monumento dell'antica loro libertà alli Dal-
matini„. — La conoscenza di tale brano la do-
vemmo per la prima volta al nostro Programma
ginnasiale del 1859-60, dove, fra l'erudite note
d' ogni genere agglomerate intorno ad un Saggio
sopra la città di Narona, fu esso pure, in gran
parte, seccamente inserito alla fac. 133, lett. T.
Fu esso poi riprodotto nella sua interezza colla
stampa di tutta la Prefazione del Resti fattasi
per le nozze Medovich'Ivacich (Zara. Demarchi-
Rougier, 1861, a fac. 21). Prendiamolo un poco
in esame.
E primieramente, in quanto alla spedizione dei
Sindaci, dall' Orazione che tenne il celebre sena-
tore, poi doge, Marco Foscariai nel 1747 perchè
X. 57. Kara 29 Moieiulire 1963. inno III.
Prezzo d'associuzione in viilutii austrisira pf^r
Zara: per un iiiiiii> iìorini b; juM' sci iiii'si fiiiriiii 4;
per tre mesi lioriiii 'Z. !',•! riiuaiii'iiie ik-lld Provincia
3 fuori: per un anno fiorini 9; per sei im-j^i fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fnirini : 2ó. Per l'esicro, c
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in ai genio, tran-
cile del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I srnippi e le (•«iiiiriiisstoni. franclii delle
po-itaii, si dir i sono in/:ira a \ iiieenr.o Duplanc eh Ue-
dattore dellii Vuce DillliKlt!C;l. e jrli abbuonanicnti, ai
iiejo/.ii librarii dei siinori fiMtcIli Battara e Pietro
Abelieh. («'li m vi-i di N lince cosiano I fiorino, e o^nj
linea di più soldi ti. i,a tassa di finanza resta a carico
di.l eoiiiinitlenle. Un numero separato costa soldi 10.
Giunta provinciale dalmata.
Coerente al principio di un' azione franca e
leale dinanzi al giudizio della pubblica opinione
nell'interesse sincero e reale della provincia, la
Giunta dalmata deve dichiarare che, pubblicata
appena la Patente imperiale in forza della quale
le Diete provinciali venivano convocate pel giorno
10 decembre p. v., molti Deputati della in-ovincia
non trovando modo di conciliare, senza penosi sa-
grifizii, gli affetti di famiglia col dovere di tro-
varsi ai loro posti all'apertura della Dieta dal-
mata, scrissero in via privata ai diversi membri
della Giunta provinciale sulla convenienza di pro-
rogare l'apertura della Dieta e rimetterla dopo
le ferie di Natale.
La Giunta provinciale conosciute le pressanti
istanze dei Deputati della provincia; vista la ne-
cessità pel bene comune di conciliare l'interesse
della provincia col desiderio di molti dei suoi De-
jìutati che chiedevano la convocazione della Dieta
in gennaio 1863; viste le difficoltà e le soflfcrenze
de' viaggi di mare in questa stagione, e rispettato
r affettuoso e giusto de.siderio dei Deputati di pas-
sare le feste di Natale in seno alle proprie fami-
glie ; visto d' altronde che per rispetto alle ferie
di Natale la Dieta avrebbe dovuto aggiornarsi, e
non solo per quelle calcolate secondo il calenda-
rio Gregoriano, ma per quelle pure del calendario
Giuliano nel conveniente e legale diritto del culto
greco; visto che dopo pochi giorni dalla apertura
della Dieta si avrebbero dovuto sospendere le se-
dute, pel motivo accennato, sino almeno il 10
gennaio 1863, continuando per tutto questo tempo
11 diritto di dieta ai singoli Deputati; visto che
le sole competenze di dieta ascendono complessi-
vamente al rilevante importo di circa fiorini 200
al giorno a carico della provincia; e non prete-
rita finalmente la possibilità che la Dieta nel giorno
10 decembre non fosse costituita nel numero dei
suoi Deputati necessario a legale deliberazione di
aggiornamento ; la Giunta provinciale stimò suo
dovere, e nell'interesse diretto della provincia, e
nel desiderio dei Deputati, di porsi a giorno di
quanto era necessario in proposito. Si rivolse a
taluno dei Deputati dalmati al Consiglio dell' Im-
pero, e conosciuta inutile ogni ricerca di proroga
non ebbe più a trattare siili' argomento.
Ma la Giunta provinciale non fecc domawìa
perchè la Dieta dalmata venisse convocata ap-
pena verso la metà di gennuio, nò per conseguenza
a lei fu data risposta negativa. Essa deve quindi
dichiarare inesatta, su tale rapporto, la notizia
pubblicata in data di Zara 21 novembre corr. dal
periodico li Nazionale numero 77.
La politica Inglese in Oriente.
La Semaine Uiiiverselk dopo aver analizzato i
dispaci del conte Russell e del principe Gort-
schakoff negli affari d'Oriente, termina colle se-
guenti riflessioni sui recenti avvenimenti nel regno
ellenico :
Lord Russell lo sa benissimo, evvi in Oriente
un focolare di guerra e di civili turbolenze. Ma
sembra poco dubbioso dei mezzi di arrivare alla
pacificazione che si propone. L'origine di queste
turbolenze, sono le proteste delle popolazioni cri-
stiane che non hanno mai accettato che sotto la
pressione della forza il giogo ottomano e che col-
gono tutte le occasioni per iscuoterlo. Renderlo
l)iù grave, oltre l'ingiustizia flagrante, non è ri-
solvere la questione, è aggiornarla.
Non conviene fortunatamente sperare che le
popolazioni cristiane si fondino mai completamente
colle popolazioni ottomane. Esistono tioppo grandi
antipatie ; d'altronde le condizioni di civiltà non
sono dal lato dei vincitori, ma da quello delle
nazionalità oppresse. È follia s])erare di poter ri-
durre questo eroico Montenegro, che non ha mai
cessato di tenersi saldo sulla breccia, da secoli,
e non depose momentaneamente le armi che per
preparare più energiche resistenze.
Il solo mezzo di pacificare 1' Oriente e prepa-
rare lo scioglimento della gran questione, che si
dibatte in questo paese, è dunque di svincolare a
poco a poco i cristiani dalla schiavitù, che si fa
pesare sopra di loro, e progressivamente condurli
all'indipendenza ed alla autonomia. Questa è la
chiave della questione d' Oriente, non la si perda
di vista, e malgrado gli sforzi della diplomazia è
a codesto risultato che le leggi della civiltà è
della vita dei popoli necessariamente condurranno
queste generose popolazioni.
La rivoluzione, che scoppiò pressocchè improv-
visamente in Grecia, venne a portare una lumi-
nosa conferma alla riprovazione, die comincia a
sollevare lo slatu quo della Turchia e di cui il
principe Gortschakoff si faceva teste l'interprete.
Il regno greco era stato costituito sotto l'im-
pero della vecchia politica, la quale credeva che
condizione necessaria dell' equilibrio europeo fosse
la più grande estensione possibile dell' impero ot-
tomano.
Le potenze alle quali, in certo modo, la Grecia
colla sua eroica iniziativa crasi imposta, fecero
tutti i loro sforzi per rinserrarla nei più stretti
limiti.
La rivoluzione che rovesciò la dinastia del re
Ottone attestca che 1' opera delle potenze non era
stata costituita vitabile. Fu questo il grande sco-
glio che dal primo giorno minacciò il re Ottone
e contro cui venne a rompere. Con un regno più
grande la maggior parte degli effetti della sua
cattiva amministrazione avrebbero potuto fare a
meno di sottomettersi ad un punto di vista più
largo e più alto ; le circostanze ponendolo in una
più degna corrente, spingendolo avanti suo mal-
grado, avrebbe potuto nobihnente fare la parte
sua sulla scena politica e la funesta catastrofe si
sarebbe forse evitata.
Non bisogna che la rivoluzione greca rimanga
sterile e che si Hmiti ad un sem])lice mutamento
di dinastia. Bisogna che le potenze, illuminate
dall'avvenimento, colgano quest'occasione, per
far rendere alla Grecia i suoi veri limiti. A que-
sto prezzo soltanto, la Grecia potrà prender po-
sto fra le nazioni europee ed evitare, per l'av-
venire, tutti gli uragani interni che Tlianno tur-
bata deludendo tutte le speranze che si fondavano
in essa; a questo prezzo soltanto essa potrà e-
sercitare in Oriente la missione d'incivilimento
che le appartiene.
L'Inghilterra si mostrerà senza dubbio ostile
alla costituzione normale della nazionalità greca.
Il contegno della stampa britannica ci fa presen-
tire il contegno delle nazione che guarda con in-
quietudine verso Costantinopoli. Proclamando il
sistema di non intervento riguardo agli affari in-
terni della Grecia, i principali giornali inglesi an-
nunziano già che il governo non tollererà che la
rivoluzione greca si estenda oltre i hmiti del Re-
gno attuale e divenga un' occasione di turbolenze
nelle proviiicie limitrofe.
Il /Ja^li News intende la situazione ed ha il
disinteresse di proclamare da qual lato stia l'av-
venire della Grecia. Noi crediamo che il meno
che possa fare l'Inghilterra, sia d'attenersi alla
politica di non intervento, di cui lord Russell ha
tracciato il programma nel dispaccio che abbiamo
dianzi esaminato.
Poiché essa non interviene per servire di me-
diatrice fra i cristiani e la Turchia, non inter-
venga nemmeno per difendere la Turchia, contro
i cristiani. Lasci la Turchia cavarsi come può dai
suoi imbarazzi interni. Non bisogna che il prin-
cipio di non intervento sia un' arma perfida a due
tagli che in tutti i casi si rivolge contro i cri-
stiani. Se essi ne subirono i danni, ne abbiano
almeno i vantaggi. Se il movimento greco si e-
stendesse nelle provincie sottoposte alla domina-
zione turca, con qual diritto 1' Inghilterra inter-
verrebbe per difendere i Turchi ? Poiché non pos-
siamo fare assegnamento sull' influenza benefica
dell' Inghilterra, ci serva almeno di guarentigia la
sua lealtà. (Patria)
Notizie politiche,
AUSTRIA.
Vie/??ìf(, 19 novembre. Dicono che siano pros-
sime ad avere la sovrana sanzione tanto la legge
sulla stampa quanto la novella del codice penale,
e che sono imminenti degli altri condoni di pena
in via di grazia per reati di stampa.
— Il dialogo del giorno versa ancora sulle Diete
provinciali, che dietro voci le più recenti, dopo
poche sedute, si aggiornerebbero di bel nuovo fino
dopo il Natale, giacché si vuole che la presente
sessione parlamentare si estendei'à fino a tutto de-
cembre; difiitti, è probabile che ciò avvenga ; molti
e molti oggetti sono ancora all' ordine del giorno
per le due Camere, che per la loro estensione non
possono assolutamente venir evasi nel breve spa-
zio tra il 20 novembre e 4 decembre.
Altra del 21. Nella prossima seduta della ca-
mera dei signori verrà discussa la legge sulla con-
trolleria del debito pubblico. A quanto si dice, la
commissione aderisce pienamente alle deliberazioni
della camera dei deputati.
Anche la legge sulla tutela delle lettere, che
era caduta in obblio, verrà nuovamente discussa»
Dicesi che la commissione ha proposto delle mo-
dificazioni e nominatamente la sospensione di detta
legge nei tempi di guerra. Gli altri due progetti
di legge concernenti la tutela della libertà perso-
nale e r inviolabilità del domicilio sono già stati
adottati dalle due camere, e dopo ottenuta la san-
zione sovrana, verranno pubblicati.
Nei circoli parlamentari ritiensi per certo, che
la sessione finirà nei primi giorni di dicembre, e
che il 10 verranno convocate le diete provinciali.
Altra del 22. Nella seduta di ieri della camera
dei deputati venne accettato l'ammendamento del
ministro di finanza, stabilendo ad 1 soldo per
ogni 50 l'imposta sui biglietti di viaggio della
strada ferrata.
L'amnistia accordata da S. M. all'Ungheria si
estende a 200 individui; fra questi due colpevoli
d'alto tradimento.
libila camera di Torino, avvegnacchè la parola sia
un nerbo che vale pochissimo per chi non ha altre
armi in suo sussidio. Pur nondimeno si griderà
assai, — Si ripeterà per la millesima volta che
il papa è un povero diavolo fatto signore per maso
e per malizia, — Si dirà che il governo di Piazza
Castello è stato debole; ed egso risponderà che
non poteva essere più forte, che non poteva smuo-
vere i macigni, che il tempo maturerà il papato
come matura le nespole, e cento altre cose, una
più magra dell' altra. — H centro distillerà i so-
liti decotti malvacei; la sinistra fremerà fremiti
profondi ; e la destra tirerà tabacco aggiustandosi
sul bavero il nastro verde dei Ss. Maurizio e Laz-
zaro.— L'onorevole Boncompagni proporrà fi-
nalmente un ordine del giorno opportuno per il
ministero, non offensivo per il magnaninìo alleato,
inappuntabile dal lato dello spirituale, inutilissimo
per il temporale. E così, dopo una baruffa più o
meno parlamentare, la controversia romana uscirà
sempre gravida, ma sempre vergine !
Appena V iride avrà fatto capolino dalla soffitta
dell'aula parlamentare, le anime incerte dei de-
putati si rinvigoreranno, sparirà la perplessità dei
ministri ed i credenzoni grideranno vinta la causa
contro il pontificato. Secondo questi ultimi il Par-
lamento avrà tale un'influenza morale, che, col
solo suo voto, farà aprire le porte di Roma; l'im-
perat^-e, informato delle opinioni itahane, lascierà
libero corso alle sue profonde simpatie; il papa,
stregato dalla teologia del Passaglia, del Liverani,
del Lodigiani e da mille e mille altri preti be-
nedetti dal popolo, piegherà la testa alla volontà
della nazione; xiatoneHi farà Io stesso, se non ti-
rerà le cuoia in antecedenza ; il re Vittorio Eina^
jiuele andrà a Roma; e 1'onorevole Ricciardi legr
gerà dall' alto del Campidoglio 1' ultima sua Ge^
remiade, intitolata ; (ine delle interpellanze sulla
guistione romana. — Sarà vero questo pensare
àei credenzoni? — Dio lo voglia. — Persone di
poca fede pensano altrimenti. Il papa,, letta la di-
gcussione della Camera a lui relativa, prenderà
un brodino per ristorarsi dalla noia; F Antonelli
gi darà, lieto heto, una fregatina di mano, nella
certezza di essere sempre in tempo per fare il
gacchetto; Merode si gratterà il mento nella fi-
ducia che comodamente gli verranno due baffi ed
lina barba prepotente per acquistare un po' di
ceffo chiavonico; Montebello si accovacierà nel suo
palazzo in aspettativa del bastone di maresciallo
per la grande abilità con cui avrà favorito papa
e borbonici e fatto le fiche ai soldati itahani.
A Torino il ministrerò studierà un nuovo pro-
getto di soluzione, che, appoggiato a splendide pa-
role, andrà da Torino a Parigi e viceversa, per
poi cadere come documento di una quistione in-
soluta sul banco della presidenza della Camera dei
deputati, a sollazzo di tutti gii onorevoli (ilo-inter-
pellanti. Dunque?-^Dunque dopo le attuaU inter-
pellanze saremo da capo dove eravamo due anni fa,
e resteremo sempre inchiodati al medesimo posto,
finché le parole degli italiani non si tramuteranno
in fatti serii e reali,
Ma, tu ci giri nel manico, mi direte voi : que-
sta tua, più che una tirata umoristica è un'elu-
cubrazione atrabihare. — Ebbene, poiché volete,
parliamo d'altro . . , . Ma di che debb'io intrat-
tenervi, Dio buono? — Vi parlerei del nostro
prefetto marchese Pes di Villamarina, il quale è
sapiente come lo sono tutti i prefetti (chi nega
questo epifonema merita sette anni di carcere
duro); ma, a dirvela schietta, di questo signore
non saprei quah sentenze mi sputare ; perchè, da
tanti mesi eh' egli è qui, nessuno ha mai visto,
nessuno ha mai udito, nessuno ha mai toccato il
nostro eccellente prefetto. Con ciò non intendo
mica dire eh- egU se ne stia con le mani in mano:
ina chi può constatare quello che ha fatto e quello
che non ha fatto, rimanendo, com' ei suole, nell' om-
jbra e standosene chiuso nel suo gabinetto di Mon-
forte, come un romito nella sua cella, come una
Odalisca nel serraglio del suo Pascià?Vi par-
lerei di alcuni consigireri del" nostro municipio che
giorni sono rifiutarono la miseria di cinquecento
lire ai poveri garibaldini che transitavano scalzi
e laceri, le vie della città ; i quah consiglieri vo-
tarono all'unanimità due dì dopo un enorme au-
mento di soldo agli scribi che poltriscono negli
uffizii del palazzo Marino : — ma anche su di
questo é megho tacere, perchè tutti conoscono l'a-
forismo. c/te il Comune è una varca , e chi non
sa tniuìfjcrla è un becco. — Per togliermi dun-
que dal ginepraio, vi dirò due parole dei nostri
teatri.
Al Re abbiamo la drammatica compagnia, di-
retta da Ernesto Rossi. lersera si recitò 1'
neW imbarazzo, commedia antidiluviana - esecu-
zione moderna. Il pubblico rise e poi si pentì. La
impresa non ride, perchè la sua Elena fu rapita
alle scene da un raffreddore che la tiene a letto.
Recipe : stufe sul palcoscenico e commedie col si-
stema russo !
Al teatro Fossati la compagnia Biagini-Pesca-
tori recita il dramma intitolato : / due carnefici.
Ma i carnefici non fecero teste, attesa la man-
canza di questa indispensabile estremità in chi
recita, e di pazienza in;chi ascolta! ,
Al teatro dell' opera comica abbiamo il Bottero
e la Pozzi, che raccolgono ogni sera larga messe
di applausi.
Al Carcano si sente 1' Attila, e certuni ne di-
cono bene, cert' altri male. Io - come Cobombio -
fra due opposte opinioni, sono sempre di parere
contrario, e trovo che, tolta la Sannier, tutti gli
altri di lei compagni si possono buttare tra gli
scarti.
La Scala tira innanzi ora colla Marta ora col
Faust : deP ballo non vi parlo per non ricordar-
mi delle gambe della Boschetti : — mi preme l'a-
nima, né me la vo' dannare per il peccato più
stupido che vi sia., quello di desiderio! . . .
Ancora un aneddotò' e poi mi cheto.
La signora Bazzurri, esimia cantante, doveva
mostrarsi r altro giorno alla Scala in una poetica
scena dì dolore e di disperazione, nell'opera Marta.
Bisogna dire che il suo parrucchiere se ne fosse
innamorato, e che perciò F avesse mal pettinata,
poiché nel momento appunto in cui ella rappre-
sentava la sua parte e lasciava cadere in liqui-
dazione i suoi magnifici capelli, gliene restò in
mano una ricchissima treccia. Inutile il dirvi quali
risa scoppiarono fra il pubblico a quella vista, e
la costernazione della povera donna rimasta colla
coda in mano. — lì sipario dovette calare !
Ne trarremo la seguente morale : — Le donne
al dì d' oggi, come gli uomini, debbono disfarsi
della coda, se non vogliono divenire il ridicolo e
lo zimbello del pubbhco ! — E con questo vi saluto.
E. M.
Col pianto del cuore accompagniamo il tristo
annunzio, che dar ci conviene, d'essere stato il
giorno ultimo di novembre l'ultimo anche della
vita di Giovanni Franceschi d'Almissa, Canonico
onorario della cattedrale di Spalato, ex Direttore
provvisorio di quel ginnasio, ed ora Professore
anziano del ginnasio superiore di Zara. Benché
da solo un mese qui dimorante, non però ci ve-
niva egli nuovo, sendo stata la città nostra dove
compiva r ecclesiastica instituzione ; dove tanti
porgeva nobili saggi della sua letteraria prestanza
e della ricca sua poetica vena; dove accolto fra
i professori di questo ginnasio, davasi ben presto
a conoscere per uno dei più valenti e stimabili.
Fu il primiero tra noi che s' avventurasse alla
impresa di pubhcare un giornale economico-lette-
rario, e quello eh' egli col titolo di Dalmazia con-
dusse da maggio 1845 a dicembre 1847 sarà o-
gnora un bel monumento, così dell'amore che lo scal-
dava per il benessere ed il progresso delia pa-
tria nostra, come dell'eccellenti qualità del suo
ingegno. Chè in lui era eleganza di stile, acume
di critica, sodezza di dottrina, copia d' erudizione;
e sia che in legata od in sciolta orazione, sia che
in itaUano, in latino, o in illirico d'esercltai-e la
penna si dilettasse, portarono sempre gli scritti suoi
l'impronta di tali doti; rese ancor più pregevoli
da quella bontà e gentilezza d' animo che lo ren-
dea caro a tutti, e di tutti gli conciliava la riverenza.
D'ingenua e mite indole, non era egli fatto per la se-
verità e la durezza ; quella sagacia non possedeva di
cui, pur troppo, conviene anche al merito vero
farsi talvolta schermo contro la malignità dei tempi
e degh uomini : quindi le sofferenze morali che a-
mareggiarono i suoi ultimi anni; e quindi anche
il fomite di quel fisico sconvolgimento che da più
tempo gli si pingeva lugubremente sul volto, e che
precipitoso irrompendo, lo condusse di botto al
sepolcro. E Zara, che si congratulava secostessa
d'averlo racquistato al proprio ginnasio, non bene
ve lo vedeva riporre il piede, e nell'amplesso git-
tarsi degli antichi suoi estimatori ed amici, che
restare dovea colpita dall'inatteso dolore della sua
perdita ; dolore, a cui non dubitiamo che sia per
far eco, e la gentile Spalato, dove ci è noto
quanto il nome di lui fosse pregiato e caro, e la
nostra provincia tutta, che venne a perdere in
esso uno de'più distinti suoi figli, da cui molto
potea ripromettersi ancora, non avendo egli che
appena compiuto i 52 anni.
Solenni l'esequie, per cura specialmente di
questo ginnasio. Tutte le confraternite, la scola-
resca di tutti gl' istituti, le fiebih armonie della
musica militare alternate al canto di tutto il clero
secolare e regolare, numerose torcie portate in gran
parte dagli stessi giovani studenti, iscrizioni e versi
in più lingue, folto sèguito di funzionarli publici
d' ogni rango e di cittadini d'ogni ordine, resero
più che mai splendido ed espressivo quel generale
sentimento d'affetto e di stima ch'animava la fu-
nebre pompa, cui prendevano parte anche l'ec-
cellentissimo sig. Governatore ed il reverendissimo'
mons. Arcivescovo, il quale dopo aver assistito
all'ecclesiastico uffizio, diede l'ultima benedizione
alla bara, che fregiata delle insegne canonicah e
di componimenti stampati e scritti, posava su de-
coroso catafalco in mezzo del presbiterio.
Tra le cose a stampa si lesse una breve ele-
gia di gentile signora, ch'erudita dal Franceschi
nelle italiane lettere, deve a lui di saper bella-
mente associare alle cure della famiglia il culto
amenissimo delle muse, ed esprimere gliene volle
pubbhcamente l'indelebil sua gratitudine.
Ai meriti ed alle virtù del defunto ci é grato
sapere che s' apparecchi rendere convenevol tri-
buto di ricordanza e di lode il sig. ab. Matteo
Ivcevich, che stato già suo discepolo e poi collega
nell'istruzione publica, fu sempre a lui tenerissimo
amico, e gli toccò essere anche il confortatore de-
gh ultimi suoi momenti ed il testimonio dolla pia
sua morte.
Gradisca frattanto l'anima benedetta questo po-
vero cenno che a noi dettava, frammezzo alla com-
mozion più profonda, un antico affetto, ed abbia
questa da lei tanto amata comune patria un An-
gelo di più in cielo che la protegga e conforti;
G. FERRARI-CUPILLI.
Consiglio Municipale di Zara.
sediUa pubblica del fjiorno 6 cor. alfe ore I 1
nella sala della Biblioteca comunale Paravia,
Ordi n e d el gio r n 0.
1. Ulteriori deliberazioni peli' iliuminazioni della
città giardini e rive durante l'anno 1863.
2. Proposta d'alienazione dell'antico torrione
di Malpaga.
3. Nomina d' un Assessore,
4. Nomina d' un direttore della biblioteca co-
munale,
5. Domande di sussidi e rimunerazione ad iiU"
piegati e addetti al municipio,
Tipografia Fiat^lII Battamv YijfCENZio Duplancich Redattore responsabile,
M. 60. Zara 13 »icembre I «OS. Anno III. Voce Dalmatica
Prezzo d'associaziotw^ in *aluf* »astriac» prr
Zara: per un anno fiorini per sei m«si Gu«-i»i 4;
per tre mesi Uorini 2. P»-l riiuanciUe della Provinci*
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
solili 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
|iel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, h-an-
rlie del porto-posta
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I ?rupp! e If commisnioiil , franeUi sprae
ni tlii i » nno in Z^ra a V iticenxo UupUoech
dsttare iU!U VucO l'aliiiitit u. e eli abhupnameoii. al
ne^ozii lilisrii dei «mcRon fi-jnelb BitUHra c Pietrv
Abelii'h. C'Ii di S lince rcsisno I fiocino, « ojai
line < ili pili xuldi 6. La tasita <li itii.inza rea: > a raricu
di-i coniimttenie. I n numero .st-piirato cos(;i soldi 10.
La festività del giorno 8 avendo im-
pedito la pubblicazione del nostro foglio
nel 10, ne compenseremo in seguito i si-
gnori Associati con qualche supplemento.
Letteratura slava.
XI.
sèrbi svi i svuda 1
Sve nervati, svuda Hčrvali!
Sì, ancor gravita sulla terra la mirabile sen-
tenza del sapientissimo Salomone, uscitagli infra
le sue settecento donne principesse, e trecento con-
cubine: "Onde io pregio i morti, che già son morti,
più che i viventi, che sono in vita fino ad ora.
Anzi più felice, che gli uni, e che gli altri, giu-
dico colui, che fino ad ora non è stato: il quale
non ha vedute 1' opere nialvage, che si fauno sotto
il sole».
Il gran cervello dell' Occidente non ha molto
partorì un poeta in grave colloquio con quei del
mantello di Diogene ; li disperse la mitraglia ; ap-
parve il sagace Tiberiolo ; e l'Italia ? — partorì
il suo Achille, e la sua ferita or vien curata pen-
mis herbis. E la Slavia del mezzogiorno ? —La
tracotante ignoranza, falsa imitatrice della vera
civiltà, la vestì da meretrice ; ma verrà il dì, in
cui ricomparirà nel suo bel velo.
Gran tempo passerà di salutare espiazione, che
or succede dopo 1' antico rassegnato silenzio; con-
vien che da gran disordine risulti un grande or-
dine riparatore della bastardaggine ; che succedano
uomini nuovi ai vecchi ebbri di rovinosa rigene-
razione; e sopra tutto che si fissi nnmutabihiiente
cosa è Hèrvafslia, cosa Serhska ; se le fortissime
nostre legioni debbano chiamarsi croate o serbe;
se i memori del feroce bulgaro Samuele, armati
dello stendardo di San Pietro, riconosceranno i
frantumi dell' effimero impero di Bussano ; e se la
corona di Zvonimiro si riposerà sui suoi influenti
e versanti; infine, se tutte queste razze discor-
danti si uniranno in fraterno amplesso. Ai posteri
l'ardua sentenza; ma verrà quel dì in cui mo-
strerà giocondo il suo bruno sembiante la vezzosa
Slavia.
Ora il primo punto della gran questione con-
siste nel diciferare a traverso di mille contrasti
se la Croazia debba essere serva a Serbia; se i
Set'O» svi i -wuila e i s^-e Uhvati, svuda //òrvuti,
implicano contraddizione; se si debba la Serbia ri-
dar entro i suoi confini naturali, onde rispettosa-
mente porga la destra a Croazia, oppur si rivolga
alla rimota Russia, che or ha ben da fare coi de-
voti Polacchi. Son fandonie queste? — E io dico
e sostengo che la or vantata unione nella Slavia
nostra è grandemente affine all' amicizia fra Erode
e Pilato.
Sì, Dalmazia farà da sè; e i Croati e croatiz-
zanti, e i Serbi e serbizzanti, e quel pugno di
sedicenti Serbi, che la voglion ingozzare con una
lingua che non è la sua, dorranno rinculare di-
nanzi all' intelhgenza dalmata ; e contro alla lo-
comotiva del mascherato Fausto si tirerà a mi-
traglia.
La dottrina di Dositeo è contraddetta da quella
di Kacich; i professori in cappa magna slava a
Zagabria si prostreranno alla sapienza di Bel-
grado? Kacich ben conosciamo; or vediamo chi
•fo Di>siteo.
Dositeo Obradovich , nel secolo Demetrio, ex
Calogero, nato fra i Valacchi a Ćakovo nel Ba-
nato di Teniesvar, è il principe dei moderni filo-
sofi e letterati serbi ; primo fu che vide la ne-
cessità d' istruire il popolo serbo in lingua vol-
gare, e lasciò la calogerica al clero ; si ingegnò
di scrivere per ciò delle opere, in cui la lingua
da lui chiamata volgxre serba, è corrotta da una
moltitudine di barbarismi, da errori di granmia-
tica, da vocaboli liturgici ; però vi riluce il suo
beli' ingegno, che fu un prodigio in mezzo a quella
zotica gente. Kacich scrisse meglio di lui ; ma egli
comprese meglio la pratica applicazione dello spi-
rito nazionale.
Egli fu il principale promotore dell' idea serba,
non solo in Serbia, ma ben anche fra i suoi cor-
rehgionari in Dalmazia, ove visse cauto parecchi
anni, perchè allora dominava il veneto Leone, che
non voleva nazionalità se non nelle legioni. In
una canonica vicino alla fortezza di Knin fu mae-
stro tre anni ; insegnò e predicò anche a Zara,
Plavno, Scardona, ecc. ; venne a Spalato con cento
zecchini da lui degnamente guadagnati, ove im-
barcò per il Levante ; vi^se da noi come un rab-
bino nella sua comunità; lodò ampiamente tutti
coloro che lo beneficaronò ; modestamente si la-
gn^ di coloro che lo bisitrattaromo ; predicò tol-
leranza religiosa con cautehi; si pentì di aver ab-
borito gli Uniotti ; non fece torto a Fozio dicendo,
che la Chiesa dovrebbe chiamarsi cristiana, non
greca, non latina; Telemaco fu il suo mentore;
fu di temperamento sensibile melanconico, talvolta
piagnucoloso; vide la grand'età di Giorgio il Nero;
vi cooperò ; ma vi introdusse anche delle pratiche
straniere non confacenti all' indole del nostro po-
polo, e in Dalmazia, sul sepolcro di un suo be-
nefattore, invece deU' opijefo arringò da Demostene;
avvenimento questo semiserio in mezzo alla gaia
semplicità del hofua nije ila kruha ne jide, a nama,
bra/'o, zdravlje i veselje.
Ebbe un successore in Zelich da Xegar in Buc-
covizza, archimandrita e vicario generale alle Boc-
che di Cattare, che imparò teologia sinodale in
Russia, e si meravigliò della semplicità del patri-
arca costantinopolitano, che viveva alla turca ; par-
vegli che la chiesa greca in Dalmazia debba ri-
formarsi, e trincierarsi dagli assalti della latina;
con laudabile sincerità espose il miserando barbaro
stato del suo clero; si mostrò perciò intrapren-
dente, faticante; e se non avesse troppo urtati i
confini della prudenza, e non dato di cozzo in al-
cuni pregiudizii, e mostrata minore ambizione, sa-
sebbe stato degno dell'episcopato, che venne da
Napoleone dato ad altro di minor merito del suo,
ma più arrendevole di lui. Fu benefattore, buon
scrittore, se quella sua Vita fu scritta da lui; finì mi-
seramente in esilio. Monsignor Kraljevich, che fu
prefeiìto nell' episcopato, a Venezia mi pai-lò senza
rancore di Zelich, il quale gli disse : ja sam zeca
tražio, ulovio ga, natakà na razanj^ is^tecù ; pa
ga sad vi jedete. Del resto monsignor Kraljevich,
che io vidi ultra nonagenario, era di venerando
aspetto, sempre amico ai Dalmati, spregiudicato,
affabile oltre ogni dire, assennato, e amorosamente
si ricordava del suo gregge.
Ho voluto ricordare due fonti di serbismo in
Dalmazia, prima ignoto, o non praticato ; poscia
diffuso in un paese, ove T Uèrvalska. e Vhh'uatshi j
erano gli unici storici titoli di nostra nazionalità, j
che dalla sola boria serbica, può venir contrasta?- i
ta; boria che crebbe e si diffuse fra noi per 1'
nerzia dei nostri, e per la dappocaggine croatai;
e infine giunse a tanto, da imporci una lingua ba-
starda, propagata coi loro organi: il Clasnik l)a_lr>
matinski, l'appendice del la Matica ^o.
ecc. che noi assolutamente dobbiamo ripudiare^ is^
non altro come alteranti la nostra lingua
dalmata.
In Serbia sursero molti imitatori di DosUeo»,
che lo superarono in quanto a lingua, non ne^
mente. Dopo di lui scrissero vari, e particol^^vi
mente Vuk StefanovichKaradzich, diesi devecl^i^-.
mare il padre della volgare letteratura; uomo di
poca levatura, ma profondo conoscitore di nostra
lingua ; peccato che scrisse nel suo dialetto ^le-.
ridionale stracarico di sdolcinature e schiacciature^
le quali quando venissero toUe, ne risulterebbe
vera lingua slavo-dalmata. È però scrittore cor-!,
rettissimo, ma assai monotono per la scarsez'^Si
dei materiali, che egli avrebbe potuto rinvenirci'
in più copia da noi; quindi giudico, che lingua
serba volgare e lingua slavo-dalmata sia tutto uno,
ridotta che fosse al giusto mezzo, di cui già più
volte parlai; e per conseguenza che Serbia e /AV-
vatska sia una istessa istessissima nazione, deno-
minata in quelle due -maniere come distinzione di
famiglia che or la prepotenza vuole una sola, con
lingua inventata, che si deve riformare, e non cosi
ciecamente accettare correndo dietro àcj un«
unione.
L'intelligenza dalmata però non deve rimanera
indifferente spettatrice della lutta fra Serbi e Croa-
ti, fra croatizzanti e serbizzanti ; ma deve spa-
gliar la nostra Slavia dalle meretricio vesti, quindi
darsi allo studio della hngua vera non adulterata i
e frattanto il più bello e nobile passo ch3 por»
trebbe fare, si è quello di ristampare la prosa
del Kacich, non quella guastata dai Croati, ma
quella da noi conservata; però con lettere latine
piane non rostrate; quindi distribuirla gratis, §
introdurla nelle scuole ; e fatto questo, si avpi^
tempo di passare gradatamente, non precipitpsa^
mente, ad altri mezzi di diffusione pura slava.
Viva la lingua italiana, da usarsi sempre in
Dalmazia; ma che non si trascuri la slavà, cl^t^
un di dovrà surrogarla negli atti pubblici, e neU
r istruzione pubblica ; e a voi or viventi non riu-;
scirà discaro il pensiero, se i vostri nipoti o pro^
nipoti saranno i rappresentanti della vera civiltà,
infusa nella mente slava.
Slavi si ma Croati nò, fu il grido escito
forte e sapiente petto autonomo ; e io qui voglio
illustrarlo con un brano di storia patria:
Gli Slavo-dalmati dopo la pace fatta (vedi Cat^
tahnich) tra Cresimiro loro re, e Pietro Orseolo
doge di Venezia, si avvicinarono sempre più ai
Dalmati antichi, e col progi'esso di tempo ferma-
rono di due popoli un solo.
Morto senza discendenti maschi il nostro r^
Zvonimiro (in latino Svinimir). scoppiò la guerra
civile per l'ambizione dei grandi del regno ; e
Dalmazia, stata sempre più sapiente di Croazia, vi
riparò coir eleggere Stefano Secondo di sangue
reale, riconosciuto da san Giovanni Ursino vescovo
di Traù, e da Lorenzo arcivescovo di Spalato,
e da altri principali. Ma i nostri fratelli di oltre^
monte non lo vollero l'iconoscere, e finalmente
per trovar pace si diedero a Ladislao re d'Un-
gheria , e così ebbe principio 1' unione ungliero-
croatji. Golonj^tjo suo succe,sg9re volle aocbe Duìr
X. 61. Zara 17 Dicembre 1§63. i lino 111* Voce Dalmatica
Prezzo d' asRocinzidn" in valuta auitriara prr
Zara: |jtfr un anno fiorini S ; per M-Ì nie>i fiorini i ;
per tre mesi (iorini P: 1 riitisni Mie (IL-IIU Provincia
0 fuori: per un anno fiuriiii D; per sri im-si fiorini -l
soldi 50; por Ire mesi lini ini 2:2.'). P.T l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stcssii pu zzi in ar^fnto, tran-
cile del porto-posta.
Giornale polidco-letterario
Esce il Mercoledi ed il Sabato.
T iruppì e le eninniì-^ìonl. frenelli d.^l!-» spr»«
po>l«li, .-«i diri Cuim in / tra a \ iiiera*u Duplauc oU llr-
d4liwi'.- dell I \gCtf i'rtlliiuti. a . « «li nUjuuiuuuerui, ai
liryoxii lihrurii d..; Miiujii tr..t«-lli Ballar» e Pietr#
Al».'iu-ti. Oli ÌHVI.-.Ì di S line.- co-rauu I lÌDrian, e Ofui
liiii.-.> >li l'iu ^t^Kii <i. La i.t>.>.t ili finanza resta a eario»
d i coiuiDtitenli-, I n iiuiiit-ro separato eosia ,s<»l<fi ll>.
Organamento militare della Prussia.
Da qualche tempo, questa potenza si at-
trova in tale una crisi, dall'esito della quale di-
pendono in buona parte le sue sorti avvenire. Il
nodo di questa crisi è, senza dubbio, la questione
militare, È in tal questione che la fazione feudale
si è maneggiata in maniera, da porre in antago-
nismo fra loro la Camera dei deputati e la Co-
rona, da togliere la concordia e l'armonia fra i
due poteri statuali che reggono legislativamente
ed esecutivamente il paese, da dissuaderli da quelle
concessioni reciproche che sole possono allonta-
nare i possibih conflitti fra le due podestà. E di-
voro, il partito feudale ha dato un saggio della sua
non comune accortezza nello scegliere, fra le tante,
ima sì propizia occasione. Potenza eminentemenie
mihtare, la Prussia sente troppo il bisogno di so-
stenersi nel posto finora occupato, per non annet-
tere somma importanza ad una materia che è la
base stessa della sua esistenza politica ; essa, in
tale argomento, non rifugge da queir eccessiva
suscettibilità che sarebbe ingiustificabile presso al-
tre nazioni, e che scaturisce immediatamente dalla
sua posizione eccezionale. Eccettuata la parte nor-
dica delle sue frontiere, essa è interamente sprov-
vista di que' baloardi naturali da cui sono cir-
condate alcune altre potenze ; e come se ciò non
bastasse a costringerla ad un enorme dispendio
in presidii militari ed artificiali, la sua qualità di
grande potenza la obbliga a mantenere una quan-
tità di soldati che è sproporzionata al numero dei
suoi abitanti, e gravita grandemente sui suoi bi-
lanci finanziarli.
Per ciò, allorquando il ministro della guerra,
generale Eoon, in una delle tempestose sedute
dell'anno decorso diceva che "l'armata è una
forza produttiva fino a che è necessaria a proteg-
gere le altre forze della nazione„ esso esponeva u-
na verità la quale in nessun luogo è più applicabile
di quello che lo sia nel regno di Prussia. Con tutta
la nostra civiltà, l'Europa è ancora divisa in tanti
accampamenti più o meno nemici, i quali si van-
no sempre piìi jattorniando di ogni sorta di opere
belliche e si assiepano continuamente di uomini ar-
mati. Con tale prospettiva dinnanzi, e seiiza avere
(come diceva de Pradt) nessuna frontiera sulla
quale appoggiarsi, ò ben naturale che la più pic-
cola delle potenze componenti la pentarchia Euro-
pea, sia nel massimo grado gelosa di quelle mi-
sure che concernono il suo armamento e quindi i
mezzi guerreschi di cui si potrebbe ftir uso, caso
mai scoppiasse in Europa una guerra. Vertendo su
tal fatto l'attuale crisi prussiana, per porre i let-
tori in chiaro di essa, crediamo opportuno di a-
nalizzare l'argomento militare di questa potenza,
lasciando il campo delle opinioni e dei progetti
ai diari pohtici che colgono le impressioni del
giorno, e attenendoci a fatti che vennero in luce
mercè i più recenti studii della sua storia contem-
poranea.
L' armata prussiana riconosce il suo fondatore
nel grande Elettore di Brandeburgo Federico Gu-
glielmo, che con sommo accorgimento e coraggio,
seppe dall'altrui danno e rovina procacciare a se
stesso indipendenza e gloria. La Riforma aveva
portato di terribili scosse all'unità dell'Impero Ger-
manico: essa vi aveva filtrato quel germe corro-
ditore che doveva scompaginarlo e dissolverne l'an-
tico le^-ame. Confortato da una novazione che do-
veva esser feconda di conseguenze cotanto gran-
diose, il Hrandeburgo rivendicò la propria indipen-
denza nei rapporti esteriori e la propria autoiiouiia
negli interiori. Ma quelli erauo tempi nei quali l'e-
sercizio di un diritto aquisito per forza materiale,
se non era da questa medesima-fur/a sostenuto e di-
feso, veniva nuovamente distrutto per il volere del
primo che s'avesse tanta poten/.a da eseguirne l'aii-
nullamento. È sotto questo riguardo die la guerra
dei Trent'anni salvò il Brandeburgo e gU assicurò
i privilegi fino allora goduti. Imperocché l'aristo-
crazia se prima rifuggiva dalle armi e rinnegava
le sue antiche tradizioni guerriere per usufrut-
tuare in ozio codardo l'alta posizione dovuta al
valore de'suoi antenati, dopo la suddetta guerra,
una ineluttabile necessità la spingeva a concorrere
personalmente alla sicurezza e libertà della patria.
Destituita di quelle ricchezze che accumulate in
lungo corso di tempo, le erauo state rapite dal-
l' incessante tenzonare delle armate nemiche, essa
non era più in grado di esimersi, mediante denaro,
dal movere ad oste; essa doveva, come altra volta,
offrire il suo tributo di sangue alla fiera natura
dei tempi.
Costituita di tal maniera un'armata di circa
30,000 soldati, Federico (ìriigliiìhno che aveva ap-
presa l'arte di guerreggiare ih Olanda, nel 1G55
riportava vittoria contro le forze di Luigi XIV
sul Reno e contro gli Svedesi prima a Varsavia,
poscia a Felirbellin. Ma se fin d'allora essa si di-
stingueva per prodezza e valore, andava priva di
un elemento precipuo senza del quale non v' ha
esercito vero; la disciplina. Impetuosa negli at-
tacchi, tenace nelle difeso, essa era insubordinata
a' suoi capi e spesso si rivoltava contro di essi. Ci
voleva un uomo d'indole ferrea per ammansare
quegli spiriti turbolenti, indocili e rozzi ; quest' uo-
mo fu Federico Guglielmo I che i suoi contem-
poranei chiamarono re sparlano per l'inflessibilità
della sua volontà e per la rigidezza delle sue mas-
sime. È tradizionale la sua predilezione pei sol-
dati di alta statura (iwigelicrlc) di cui egli com-
pose dei reggimenti conosciuti sotto il nome di
azzurri; ma è ben più tradizionale l'universale
spavento che egli inspirava ai soldati ed ai cit-
tadini pel sommo rigore col quale puniva le loro
più lievi mancanze. Cres".iuti nel seno d' una ci-
viltà che ha esautorato l'arbitrio nei reggimenti
civili ed ha sostituite all' antica ferocia la mitezza
e la moderazione, noi proviamo fatica a giustili-
care il primato di un uomo che se ne serviva a
gravare i suoi sudditi e ad appagare le sue rudi
inclinazioni.
Ma riflettendo alla condizione dei tempi, il modo
impiegato dal primo Federico (ruglielm ) nello e-
sercizio del proprio potere, sarà a' nostri occhi
men degno di biasimo di quello che a prima giunta
non sembri; avveguacchò.per esso gli venne fatto
di portare l'esercito (sostegno così essenziale in
allora della ricchezza e della securità nazionale)
a 80,000 soldati, a lasciare un avvanzo di 8 mi-
lioni di scudi, e a far superba la patria di un
gran capitano quale fu il principe Leoj)oldo di
Anhalt-Dessau. Senonchè, la piccolezza del paese
mal corrispondeva al numero ingente di uomini
eh' esso doveva fornire all' esercito. Ricorrendo ad
un mezzo assai usitato in queir epoca, si pensò di
riempire i vacui esistenti nei quadri, mediante un j
arruolamento di que' mercenari che andavano gi-
roftzando per tutta d'Europa in cerca di chi ne
volesse comperare, a contanti, la vita. Il recluta-
mefito fa tale, che circa un terzo dell'esercito fu
costituito da questi cavalieri erranti i quali difen-
sori oggi d' una causa, domaui se ne facevano
combattitori.
Si fu con tale accozzaglia che il grande Fe-
derico U cominciò quella serie di brillanti vittorie
che gli aquistarono fama del miglior capitano della
sua epoca. La battagha di Mollwitz, in Islesia,
nel mentre gli testimoniava i pregi della sua truppa,
ghene aveva posti in evidenza anche i difetti. In-
teso a perfezionarne l'organamento, egli coll'aiuto
de' suoi generali Seydlitz e Zieten, la portò a
150,000 soldati; le infuse lo spirito di corpo, la
coscienza del proprio valore, e con essa (per ci-
tare uno solo degli innumeri fatti d'arme che suc-
cessero nella guerra di Sette anni) sbaragliò a
Rossbach quasi tutta l'armata franco-alemanna che
s' avvanzava fiilente in un securo trionfo.
Le iterate campagne di Federico II aveano tal-
mente stremati i suoi corpi che, caduta in disuso
la pratica di assoldare gente avveniticcia, non si
sapeva in qual m)do riparare ai guasti in essi
avvenuti. Dominato da quell'istinto guerriero che
costituì la sua più splendida gloria. Federico an-
ziché rappaciarsi per mancanza di mozzi a pugnare,
pensò di ostruire i vuoti esistenti ne'sus/i reggi-
menti mediante i prigionieri di guen-a che gli ve-'
nisse fatto di acchiappare sui campi di battaglia.
Sarebbe difficile il comprendere come, con militi
strappati dai bro compagni e lanciati a combat-
tere contro di essi, potesse Federico ottenere vit-
torie che nulla hanno da invidiare a quelle dei
più celebri duci; sarebbe difficile, diciamo, com-
prendere un tanto risultani'^nto. se non si riflet-
tesse che fino d' allora cominciava, anche nell'arte
di guerra, a signoreggiare il dominio dell'intelli-
genza sopra la forza brutale, e le combinazioni
di una tattica profondamente studiata, all'impeto
di masse compate, urtantisi ciecamente a vicenda.
Del resto, ai recacitranti si facevtx facilmente pas-
sare il capriccio d'indietreggiare in faccia al ne-
mico; cliè da una parte il bastone sospeso sopra
di essi come la vecchia spada di Damocle, e dal-
l' altra 1' esempio degli ufficiali, intrepidi tutti, li
strascinava ad entrar nella mischia ed a rappre-'
sentar degnamente la parte che si aveva a cia-
scuno affidata. Come alla deficienza di gregari Fe-'
derico avea provveduto nel modo che abbiamo
suesposto, così alla deficienza di ufficiali provvide
coir itsituire q'iel corpo di cadetti che, (lo vedremo
più avanti) è il pomo della discordia fra la Co-
rona e l'attuale Camera dei deputati. In una pa-
rola egli lasciò un'armata numerosa, prode, ben
ordinata; un'armata degna del capitano che l'a-
veva condotta di vittoria in vittoria per un si
lungo numero d' anni. — (Conlinua)
Dr. P. (lìiv. friu.)
Notizie politiche.
AUSTRIA.
Vienna , 9 decembre. La Camera dei Signori
votò l'atto della Banca ed i 13 primi articoh dello
Statuto di questa, giusta le proposte della Com-
missione.
— A quanto si dice venne deciso che la pub-
blicazione delle corrispondenze lirografate, di cui
se ne stampano qui buon numero, quando c ri-
tengano notizie politiche, ovvero estratti di gior-