Anno 1. ZARA, Sabbaio 26 Ottobre 4867. N'. 5
CO.-^mZlOM D'ASSOC.
Per Zara annui fior. 6
le l'i-oviiicie » 7
Il Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gii abbonamenti per
Zara si ricevono dal
librajo Woditzka.
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gl'Importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
AI flORRÌSPOMlIl Bill LÀCCIO.
L'avete letto o non T avete ietto il mio pro-
gramma ? Corpo di un orso mal stampato ! . . . Non vi
ho delto a chiare note forse, di mandarmi le pelli
degli animali che prendete, che poi io stesso le avrei
acconciale.'. ... Signor no, che tutli avete la mania
di acconciarle da per voi ! A me, a me, dovete man-
darle! .... Io solo posso acconciarle come m'è per-
messo, e come m'intendo io^ e se non farete così,
non le acconcieremo nè voi, nè io, e ci faremo bur-
lare dagli animali.
Mandatemi queste pelli benedelte, indicatemi dove
sono bucate, e vedretcj^che allora comprendendovi, io
farò tutto il tnio possibile per accontentare voi, gli
animali, le citlà, i paesi, le borgate, ed anche i ca-
solari.
Fate ragione una volla^ corpo di una Parrucca!
l'
Fra le tante terribili malatlie che affligono il po-
vero genere umano, non preveduta nè dal fisiologo,
iiè dal frenologo, è indubbiamente quella che oggidì
chiamasi indirizzomania.
I nostri paires patriae che, quando non hanno
tempo di far male, fingono di fare il bene, hanno pre-
vednto ai casi di idrofobia, ordinando che si mettes-
sero le museruole ai cani: — hanno provveduto ai
casi di epidemia, ordinando che si mettessero in con-
umacia i crisliani; — hanno provveduto ai casi di
epizoozia, facendo bruciare (a dispetto de'coniugi B.
ed M.) i bovi e le loro signore consorti: — ma i no-
stri patres palriae non si sono dèli alcun pensiero
della indirizzomania^ che è una/ìjnfermità più tremenda
di tutte le altre. Pur troppo! ìiessuno si è ancora
pensato di mettere la rauseru6i|i ad un indirizzatore,
nè di chiuderlo in contumacia, '^è di bruciarlo vivo!
0 giustizia, giustizia, quanto^'sei ingiusta!
Oggi la Dalmazia è commossa da questo malanno^
tutti gli onesti ne sono allarmati, e la generalità degli
abitanti prega il cielo a volerci regolare piuttosto una
seconda edizione della carestia del 58, piuttosto un
cholera come quello del 36, piuttosto una siccità come
quella del 67, che questa inenarrabile sciagura.
La felice e cara memoria di Giuseppe Giusti (poeta
nazionale, conosciuto oltre Velebit sotto il suo vero
nome di Joso Juštić) guardando ai tempi suoi, scriveva:
Non muore un asino
Che sia padrone
D'andare al diavolo
Senza iscrizione.
Io, guardando ai tempi miei, non posso non scri-
vere in quest' altra maniera :
rVon v' ha grand' uomo
Non v' ha novizzo.
Che sappia vivere
Senza indirizzo.
La vitlima principale, anzi la sola, anzi l'unica
di questa nuova specie di cholera morbus, è — non
occorre nemmen dirlo — il signor Tizio.
La crudeltà che gli indirizzatori dimostrano contro
il signor Tizio, è qualche cosa di fenomenale!
Se un qualche onesto e curioso cittadino ha pia-
cere di scandagliare e verificare i gradi a cui può
ascendere 1' umana bestialità, che legga il frutto degli
sforzi dei protervi indirizzatori, i quali furono colti
Anno T. ZARA, Mercoledì Novembre 4867. N'. 7
C0NDIZ1OM D'ASSOC.
i'er Zara annui fior. 6
• le Provincie » 7
Il Semestre ed il tri-
•«lestre in proporzione.
Ua numero separato
soldi 6.
Gii abbonamenti per
^Zara si ricevono dal
librajo Wagner.
GIORMLE TERRIBILME IIIORISTICO
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
m EMIE BURliTO.
fContinuazione e Fine) .
Rfse la donna della matta idea,
E voi, letlrifi,^ riderete ancora:
Disse allìn che acceltava e che pelea
Ritornar la domane alla stess'ora^
Ma che badasse a far le cose bene
Per evitar gli scandoli e le scene.
Dell'esito orgoglioso il brentadore
Svelto svelto dal Frale sì recò:
E questi, tra la speme ed il timore,
Appena il vide: «Ebben, caro, esclamò;
Se'apportator di buona o ria novella? . . . . )
E il brentador: «Doman c'è qui la bella!»
E tutto gli racconta ciò che ha fatto,
Anzi la cosa amplifica un pochetto^ —
Pel gran piacere il Frate parea matto ^
Alfin disse: «Che tu sia benedetto!»
E il guiderdon promesso a lui dà in parte;
L' altro piglia il denar, ringrazia e parte,
Quella notte al Fraton non fu possibile
Di chiuder occhio, — e bea merita scusa:
Ciò che udì non gli par quasi credibile
E di troppa lentezza il tempo accusa,
Perchè, pensando a quelle luci belle,
Più non potea capir dentro la pelle.
Venne alfin l'ora sospirata tanto,
E al posto il brentador si ritrovò
La donna in pria si fè pregare alquanto.
Poi finalmente nella brenta entrò:
11 mezzano si carica il fardello,
E al convento incamminasi bel bello.
GÌ' importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono direttamen-
te dalla Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
A chi il saluta egli non bada troppo,
E quasi era al finir della gran' opra.
Quando gli venne un non pensato intoppo
Da due commessi, che gli furon sopra:
Dico da due commessi di gabella,
Che per lui s'esan posti in sentinella.
Forse qualchedun altro del mestiere.
Per esporre il rivale a una figura,
Alle due guardie avea fatto sapere
Ch'egli portava via fuor di misura:
Onde con gesto pien d'autoW^ ^
I finanzier gridaron: «Fermo là!»
Qui, donne mie, vi lascio immaginare
Del brentador qual fosse allor lo stato:
))E perchè questo? » ei fessi a balbettare^
Ma in corpo non avea quasi più fiato:
Resiste invan: — la brenta è scoperchiata
E si trova .... una donna rannicchiata.
1 due guardiani ad una tal scoperta
Dissero ; "Amico, qui un error ci fu ... „
La donna, che la faccia avea coperta,
Fugge qual lampo, nè si volta più;
E il brentador stordito è la rimaso.
Con le guardie che ridono del caso.
Ed il grosso frate ch'ebbro d'amore,
Passeggiava su e giù per la sua stanza,
Guardando sempre all'orologio e all'ore,
Che per lui non correvano abbastanza,
Fu a bocca asciutta, 1' oro ci ha rimesso.
Ed aspetto madonna ancora adesso.
Qui dirvi, donne mie, non e mestieri,
Che da molti la cosa fu saputa ;
Fortuna fu però che i gabellieri,
La donna non avean riconosciuta-,
Onde si fèr molti racconti invano ;
Ma il brentador alfin svelò l'aveano.
N. ZARA, i i Ottobre 1866.
GlOfflilil leOMICO, BIORlSTICi SlTiRKO, lEITEMMO, ARTISTICO.
ESCE IL LUrVEDF E GIOVEDF
« A chi non piace^ gli rincari il fitto »
BISOGNI DEL PAESE
urgentemente reclamati dalla popolazione.
Indipendentemente dal corailato annonario, surlo
da giéroi, pelle circostanze del momento, la ciUà no-
stra aveva sempre una deputazione annonaria perma-
nente, le di cui prestazioni venivano encomiate dalla
popolazione intera della città. I nomi di un Giuseppe
Sabalich, (intendiamoci bene, il morto) quelli di un
Michele Fasulo, di un Gio: Battista lamino, di un Carlo
Pietro Bianchi, di un Giuseppe Merlo, del Leonardo de
Benvenuti, e di tanti altri onorali, ed onorandi citta-
dini, suonano tuttogiorno benedetti sulle labbra del po-
polo. E' digressione fuor di luogo, ma necessaria pella
generazione crescente e nascitura. Da qualche tempo
però, di questa stabile deputazione non si ha più trac-
cia, e della nuova, pochissimo sentore.
UBO scritto giuntoci, ce ne fa giusta interpellanza,
e pregaci di offrire colle stampe del giornaletto la
seguente (c Rivista cittadina. «> _ ,, ^ . .
Nel mentre, condividendo le vedute giustissime
del caldo patriotta le pubblichiamo^ nutriamo d'altron-
de ferma speranza che il nostro comune vorrà pren-
dersi la cura di ben ponderarle. Eccole:
1. Perchè non si visita il latte ogni mattina?
2. Perchè non si visitali pane? Nei tempi decorsi
ir» prescritta la vendita à peso di funlo, ed era pur
ordinato che si tenessero esposti i prezzi di ogni ca-
tegoria, oggidì però, lo si vende d'ogni qualità, senza
)C!so, senza limite, e si riscontrano nei pesi due o tre
otti in meno del real peso, specialmente nel pane di
qualità meno fina.
5. Perchè non si visitano tutte le botteghe di com-
mestibiii, la massima parte delle quali, è abbastanza
indecente, ritrovandòsl nei diversi commestibili spor-
cizie, insetti, come nelle paste, nel riso, nelle farine, è
non poca quantità d'acqiia nelP olio, da rendere perti-
no un verderame nei lumi? Perchè non si verificano i
pesi e le misure, essendovi un'ufficio d^ assaggio, che
pur costa alla popolazione danaro?
4. Perchè non s' ispezionano le tócande, le tratto-
rie, le osterie, le bettole, i caffè e le birrerie ed i ne-
gozii di spiriti, tanto per riguardo ai pesi e misure,
quanto per gli attrezzi di cucineria, segnatamente in
questi tempi calamitosi e tristi?
3. Perchè non si visitano i varii mercati delle
legna, ne'quali regna il monopolio di certe individua-
lità sempre a danno della popolazione?
6. Perchè alle pile non risiedono più i relativi
deputati, e si lascia a certe notabilità il monopolio di
questo genere, che neppure colla sorveglianza delle
guardie mai ha potuto cessare?
7. Perchè, come è regolata la vendita dei carna-
mi che va propriamente benone^ non procede quella
del pesce, che da tempo remoto sta sempre in mano
di una casta monopolistica di incettatori e di petulanti?
8. Perchè, come nella vicina Trieste, ove la com-
missione annonaria sì presta giornalmente per turno,
anche in Zara non agisce similmente?
Ai tanti perchè, convien però dare una spiegazio-
ne. Pretendere la manutenzione di tanti incarichi sem-
pre dalle istesse persone, e lo stesso che volerle ob-
bligare air innazione. Alcuni vorrebbero, ma si fanno
riguardo. Ad altri basta il nome e qualche distinzione
di lode. Ai più forse T interesse di nulla fare, di nulla
dire e di tutto lasciare.
Al comune però spetta il dovere di provvedervi,
ed a noi per sostenere i diritti del popolo, esporre
francamente il desiderio generale,- non senza racco-
mandare gì' involti da caffè e zucchero che pesano fino
a due lotti per un funto !
Domenica decorsa, nelf insigne collegiata del glo-
rioso santo profeta Simeone, si cellebrò la festa della
B. V. del Rosario. Quantunque il lustro e decoro della
stessa non fosse tanto brillanta come negli anni de-
corsi v ciò non pertaiito la funziphne di chie^^^^^^^ gfaiF^
dissimo concorso di popolo, và rammentala con qual-
che distinzione*, non così la processione che si tenni?
il mattino, perchè il concorso popolare fu scarsissimp;
e se tolgansi alcune scuole e 42 divote che seguiyainQ
a nero l'immagine^ niente di particolare in quest'anno
presentava. Al quale risultato deve aver non pocg con-
tribuito la circostanza che il vespero del Santo Profe^
la doveva tenersi nel pomeriggio, coir intervenir
capitolo metropolitano.
Lunedi, come lo si disse, fu la solennità del ^jan-
10 nostro protettore. Il concorso fu affoll^ltissimo <ÌÌ
genti d'ogni parte, causa il buon tempo che dominava.
L'addobbo dd tempio più semplice del consueto, pre-
sentava un gradevole aspetto Alle ore 11 a. m assir
stette alla funzione il capitolo metropolitano con alla
testa S. E reverendissima, il nostro benamato arcive-
scovo Pietro Doimo Maupas che ponUficò. La funzione
progredì nell'ordine il più desiderabile, e l'immensa
calca di popolo, diede anche in quest anno a divedere,
in quale e quanta considerazione sia tenuta codesta
antichissima e preziosisima reliquia. Fu cantata in mu-
sica la terza messa del maestro Mercadante, in cui si
distinsero i pochi cantori della cappella metropolitana.
11 qui tollis pezzo composto dal chiarissimo maestro
Kavasio, ed eseguito da quella beli anima di Giovanni
Pini, altirò l'ammirazione dì tutti gì'intelligenti e pro-
fani. Due a solo per flauto furono eseguiti dal dilettante
professore Dalmazio Nasso, nostro distinto concittadi-
no . inappuntabilmente, e se la chiesa fosse stata in
queir istante altra palestra, non sarebbero, ned a luì,
ned al Pini, mancati i più clamorosi applausi. 11 mó-
tetto, composizione pure istrumenlata del prefato mae-
stro ed eseguila dal dottor Michele Milcovich, nulla
lasciò a desiderare. Uomo dì forte sentire, e nella mu-
sica segnatamente fino all'entusiasmo, ha veramente
del gran merito come cantante, onde a ragion tra noi
lo chiamano il motettista per eccelteaza. E' però de-
IN. ^3. ZARA, <12 Novembre 4866.
ANNOTATORE POPOLANO
GIOliliE MONOICO, raORISTICO^ SiTlMCÓ, lETTEMMO, ARTISTICO.
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDr
« A chi non piace, gli rincari il fitto »
CROCI, PREGHIERE E LAGRIME
Giovedì, con un tempo milissimo quasi di prima-
vera, ebbe luogo la benedizione della nuova cappella
nel nostro cimitero, e con essa anche le ceneri dei
nostri carissimi trapassati.
Una cappella con discrete proporzioni, surge nel
centro del nuovo e dell'antico cimitero. E' opera ese-
cutiva del signor Angelo Ganlù, con disegno non trop-
po finito- Però fa bella mostra in un recinto che da
più anni lo richiedeva.
Verso le nove del mattino. S. E. reverendissima,
il benamato nostro rnelropolita Pietro Ooimo Maupas
seguito da altre carrozze, precedeva il clero colle con-
fraternite^ e fra immenso popolo devoto, e parato a
lutto ivi giunto, dava principio alla benedizione In-
terna ed esterna del sacro edificio. Non appena si
compiva la cerimonia della benedizione, che il clero
delle due parocchie, metropolitana e collegiata di San
Simeone, colle scuole del Rosario, del Carmine, del San-
tissimo e delle Anime di Purgatorio, frammiste ai be-
nemeritissimi nostri francescani e terziarii, giungeva
nella requie degli estinti! — La cerimonia interna
dell'altare proseguiva, e S. E. volle che fosse cantata
la messa, terminala la quale TE. S. col parroco della
metropolitana don Pasquale canonico Randi, ed annes-
sovi clero, procedeva alla benedizione delle tombe
nelle diverse direzioni del pio e mesto recinto. Il com-
portamento dì ogni genere di persone, denotava la me-
stizia, e più tombe venivano ornate con ghirlande di
fiori e di,mirti, siccome pure alcuni archi della porta
alla cappella demarcavano un quasi maestoso e festante
passaggio.
Compiuta la pia cerimonia, il clero colle scuole
ritornarono alla città salmeggiando ed orando; e S. E.
col corpo municipale del paro faceva ritorno.
Fù quest" un giorno di vera dimostrazione reli-
giosa, in cui ogni ceto di persone prese parte e sep-
pe col suo comportamento dimostrare, che tutti slam
polve e che in quel punto soltanlo non v hanno di-
stinzioni di sorta. Possa questo giorno eternarsi nella'
memoria dè buoni e de'tristi, possa desso essere fe-
race di frutti degni di penitenza ^ nel mentre T Anno-
tatore non mancherà d'occuparsi del cimitero per ren-
derlo sempre più decoroso alla città, alla patria, agli
estinti, a tutti. E voi anime trapassate, deh! volgete uno
sguardo da colà sù sopra questi fedeli vostri super-
stiti, illuminateli a non abbandonare le vostre dimore
perchè desse pure hanno un diritto di essere coltiva-
te, conservale e custodite. Riposale in pace! Quando il
tempo permetterà, l'Annotatore, è intenzionato di e-
vocare lo statuto della confralernità della buona morte,
perchè anche questa, come tant'altre risorga a vita
novella e si perpetui nella città nostra che sempre fù
religiosa, e pia. Diede molto a parlare la chiusura della
chiesuola di Vettor Corte alias Pecota-Erco, senza che
se ne sappia la ragione.
Signor Matteo Dimatov.
Nell'ultimo articolo dell'Annotatore vi promisi di
ritornare sulta questione che tra me e voi verte ma-
lauguratamente. Lo fò a mar in cuore, non tanto per
occuparmi di voi, quanto per rettificare, od anzi me-
glio per schiarire due i«cide/ifa/i parole Dissi in un pe-
riodo del secondo capo verso, che io vi tenni l'istru-
zione, senza compenso. Su questa voce, onde non sia-
no ingannati i vostri clienti ed il pubblico, dirò : che
me ne davate uno. — Ma quale ? Ditemi per 12 ore
giornaliere d'istruzione intensa e scientifica, materiale
e morale, quale era il compenso che mi davate? — Se
voi noi volete dire, io non esito a dichiararlo : Dieci
fiorini mensili, ed a riprese, e nel computo della finale li-
quidazione, comprendeste i cafl'è, che per esuberanza
di gentilezza mi davate. Eppure, voi osaste menare il
vanto* che mi pagavate ad esuberanza, inconscio, o men
ricordevole di quanto lucravate sull' opera mia. Di que-
sti e consimili vostri ragionamenti io potrei citarvene
non p^hi; nè voi potreste dirmi il contrario, se can-
didamele vorreste espormì quanto vi fruttava il sala-
rio di quei i2 giovanetti, che io e non voi condussi al-
l' apice dell' eminenza assoluta. Ed allora si fu che tra me
e voi correva uno stadio che doveva, o dividerci assoluta-
mente, od unirci compatti. Voi mi faceste le proposi-
zioni. INella mia posizione sociale di proletario^ e lo
marco perchè tutti lo sappiano, io le accettai, e da voi
pYegato^ vi estesi quel programma di cui posso pub-
blicarne r originale. Fidente in voi, quale amico, a cui
aveva dato da più di dodici anni ben mille prove, v'ac-
contentai meglio che da fratello, e ... perfino da padre,
stimando sempre la vostra lealtà. Ma fui deluso, nè
per ciò fui punto ricalcitrante. Ma voi che tentaste di
toccarmi nel vivo, voi stesso provocando me, avete
provocala la vostra situazione. E che mai vi preten-
dete d'essere? Se danari ne avete, sono vostri, ned
io mai ve li chiedetti, o chiedo. Se bello siete dalla per-
sona, io non v'invidio pelle vostre avventure. Se posse-
detè poco, molto, o nulla, il possesso è vostro, ned' io
che nulla ho, nè credo, come tanfaltri d'avere comu-
nanze dì sangue, pretendo, nè protender vorrei nulla.
Dopo, però questa digressione burlesca voglio discen-
dere vosco, ad altri particolari più intimi Voi da più
anni mi professaste la più intima amicizia, il più inti-
mo vostro segreto a me confidaste, Voi mi faceste de-
positario delle cose vostre, e. . la prova più palmare
ed evidente, sia, tra me e voi lo storiato di Jure vo-
stro fratello !
Pesa suir animo mio, quest'ultimo detto, ma conae
pesa sù me; a voi deve essere uno speltro, ch ^ vi per-
segue, che vi preme, che v' incalza e che grida ri-
spetto, a me un
E qui mi fermo, per ritornare nuovamente. Voi
mi provocaste^ compatisco al lutto domestico, a ri-
vederci.
N. 20. ZARA, 6 Decembre i 866.
L'ANNOTATORE POPOLANO
eiOMiliE ECON01ICO, lilOMSTICO/MTIMCO, LETTEBAMO, ARTISTICO.
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDÌ'
« A chi non piace, gli rincari il fitto »
SCLL ISTRUZIOINR m GENERALE.
Or che dovunque non si là che parlare dell' istru-
zione popolare, ci fù proposto accademicamente il que-
sito : quale sarebbe il miglior modo di graduare I i-
slrnzione pubblica ?
La propostaci tesi, come rilevasi a prima giunta
è abbastanza ardua, per darle con cognizione di cau-
sa, una sviluppo adequato alla sua essenza. Ciò non
pertanto ci studieremo di dare quelle poche idee che
a noi sembrano almeno le più omogenee nel grave ar-
gomento
Secondo l'idea dei migliori inlelligenli della ma-
feria, tre basi principali si affacciano nel propostoci
assunto. Diciamo basi principali, spellando le minu-
ziosità ed il loro conseguente assestamento agii uomini
che hanno e debbono avere le mani, come si suol di-
re in pasta. Seguendo quindi il metodo dell'istruzione
che ci offrono gli stati della Francia, della Prussia e
della contermine Italia, che per imitazione solianto
a quelle dne precipue fonti attinse le basi del suo sa-
pare in fatto d" istruzione popolare, entriamo ora nella
materia. Abbiam dello di sopra che tre basi principali
può aggirarsi il nostro assunto. Ebbene, dobbiam por-
re riflesso: 1. All'istruzione generale, o logica, o come
vuol dirsi elemeiilare. 2. AlT istruzione tecnica. 3. All'i-
struzione scientìfica.
I/' istruzione generale logica.^ e che tra noi dicesi
elemenlare si riferisce a tnite quelle discipline . indi-
spensabili, perchè 1 individuo abbia il pieno uso de'suoi
organi sensuali ed intcllellivi ; e perchè fattosi citla-
dino entri nel grande consorzio sociale. Per conse-
guenza ^ il leggere, lo scrivere, il completamento neces-
sario della parola, senza di cui ai giorni che corrono,
r uomo può pareggiarsi appena ai ciechi ed ai mutoli,
indi la conoscenza fondamentale ddle quanlità della mi-
sura e le nozioni generali sui risnllati delle scienze,
la lingua nazionale., i lineamenti più comuni della sto-
ria umana, e finalmenle le basi delie dottrino morali
rd i primi erudimenli della legislazione e del diritlo
pubblico cojiiune.
L istruzione tecnica dovrebbe assolutamente di-
sporre ed avviare ciascun individuo ad una speciale
maniera di lavoro secondo la sua naturale inclinazio-
ne, accompagnando la pratica colle nozioni più eleva-
le, che servano ad ab))reviarne il corso, ed ilhislrarne^
i risultati. Perciò, T istruzione tecnica, secondo le no-
slie vedute, dovrebbe dividersi : in tecnica c/e;neu/are,
ed in tecnica professionale La prima perchè servisse
a raccòrrò ed ordinare le ossej'vazioni e le esperien-
le^ la seconda: che venisse poco a poco spianando e
spiegando i fenomeni che si abbattono nell'atto prati-
co, i quali poi hanno T abilità di mutare T ofiicina e-
speriukentale in una scuolu
L'istruzione scicntifca dovrebbe addestrare il pe.a-
sicro »1 lavoro, applicato a qualtmque ramo più elevalo
(ieir umano sapere.
Indipendenlemenle però a queste poche nozioni;
è pur necessario 1" aggiungere che ciascuna ha i suoi
gradi di completamento.
Per ciò : air istruzione generale logica od elemen-
tare, dovrebbe corrispondere P istruzione letteraria ed
artistica, che migliora T intelligenza dei mezzi espres-
sivi, facilita la manifestazione delle idee, dei pensieri,
e dei sentimenti, sollevandosi fino alla scienza del lin-
guaggio. del bello e dell' armonico.
ìiW istruzione tecnica dovrebbe tener dietro P in-
segnamento politecnico, la teoria delle scienze applicata
alle arti ed alle industrie, non escluso lo sviluppo del-
l'' induzione e della immaginazione per gli scopi inven-
livi della scienza.
Suir istruzione poi scien'ifica dovrebbe tenersi per
culmine tutta P enciclopedia umana. Primieramente, la
filosofia, che fonda la critica del raziocinio, determina
i confini della scienza, e che procura con sommo ed
indefesso studio di spingere i neunomeni intellettuali
al di là, seppur fosse possibile, delP orizzonte della
certezza metafiisica. Su queste basi, dovrebbesi trattare
1 odierno insegnamento popolare e scientifico.
Se poi tutti questi gradi d'istruzione dovrebbero
cadere a carico dello slato o delle couìuni, oppure su
quelle delle private o pubbliche associazioni, noi po-
tremmo per ora dire francamente. Certo gli è però, che
lo stalo ha finora molto provveduto pelle scuole supe-
riori, e che tutto fù manumesso, anichiluto e distrutto.
Certo è che colle avvenute riforme, anziché progredire
tornasi addietro. Certo gli è che noi dobbiamo ritor-
nare bambini.^ perche i secoli venturi nel generale
Caos, divengano adulti e forse peggio.. , Però dobbia-
mo concludere ad ogni modo, che da pertulto si è
fatto moltissimo^ ma che presso noi manca più che mol-
tissimo In seguito ne parleremo
M.
Nel mentre l'Eccelsa dieta triestina, col celleber-
riiuo suo deputato Pitteri, ha trattato la questione di
uno studio legale pelle poche provincie italiane del
nostro impero, nominando parlilamente anche la Dal-
liiazia, ci reca sorpresa che la nostra dieta non abbia
preso, nò prende nè pare che sia pnr prendere moto
alcuno in proposilo. Che il nostro coiutme siasi mosso,
non v'ha punto di dobbio-, ma che la dieta noi fac-
cia, dovrebbe farci credere esservi qualche misterioso
niistero di mezzo, che se non a tutti almeno ad una
buona parf«^ de suoi deputati imponga il veto, A noi
pare però, che U questione tornerebbe di vantaggio,
d interesse e di ulililà ad ogni partito^ sempreclìè le
aspirazioni degli annessionisti e delle loro deità non.
(osse quelle di averlo u Zagreb, oppure in qualche al-
tro punto della gran penisola babilonica.
N. 23. ZARA, il Decembre i866.
OLÀNO
liim EfiOllICO, UIOMSTiCO, SITIMCO, lETTEMMO, ffllSTICO,
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDÌ'
nA chi non piace, gli rincari il fitto
lliVrSTA 13(DUSTSIL4LE ZAIIATJ.XA
al declinare del 1860.
Alla considerazione di questo argomenlo, che in se racchiude la forza, ed il miglior essere di molti stati e di iiìolfissime provincie del globo nostro, un brivido ci corre pelle membra in considerare da noi che sia 1 industria, e che essa abbracci generalmente od in particolare. Ma prendendo le mosse dalla nostra città, perderemo qualche parola nell' esporre i varii generi e r intensità loro:, onde a prima giunta rilevar si possa che neir industria, siam meno di quello che gli avi no-stri lurouo un secolo addietro.
Il principale ramo d'industria, che al p.iese dà an-cora vn credilo mondiale^ si è la confezione del rosolio, che sotto varii titoli e pel nome di varie (àbhriche, viene spinto anche fra gli antipodi. Molti rideranno di questa asserzione, ma noi possiamo provarlo che i ro-soli nostri si ritrovarono, e nella terra del Fuoco, e nel-la Nuova Zelanda, e perfino nell'isola Aucland. É desso produzione, con notevoli miglioramenti delle fabbriche Drioli - Salghetti, Luxardo Girolamo, Calligarich Andrea, Sabalich Giuseppe tra le antiche, e di varii altri liquo-risti di minor conto, che senza privilegio li confezio-nano e vendono in piccole partite. Altra industria del paese, che non è propriamente fale, ma la conseguenza necessaria del comune prodolto, si è la conlezione dei vini, e degli olii coi melodi pe-rò dei tempi adamitici. L'industria manifatturiera, non ci offre che qual-che mediocre tessitore, ed anche forastiero, i cui lavori consistono nelle manifatture di semplici cotoncrie, di rigadini e di rascie gregge. INeir arte tintoria, se tolgasi la rinovellata antica tintoria di Giacomo l\lolin, altra non trovasi, ed anche questa limitata al bleù nazionale, al cupo rosso, poco al nero, pochissimo al verde. Una delle principali industrie, e forse quella che mantiene un credito secolare, con senipre maggiore pro-gresso si è r antica fabbrica cere della faoiìglia de Pe-tricioli, ora diretta dai benemeriti fratelli, a cui ogni tentata concorrenza del forastiero, non ha potuto influi-re sul pregio e sulla superiorità; e gli ottenuti brevetti e le medaglie alle esposizioni mondiali, le hanno assi-curato una posizione industriale di primo rango.
L'industria serica, che alcuni anni or sono, aveva fatto progressi favolosi, ritornò quasi al suo nulla, e la sola làniiglia Cattich, può conlare su quella un for-tunoso patrimonio. L'industria speculativa indelerminala^ come sareb-be a dire quella dei legnami e pietre da costruzione con depositi in grande, ha forse dopo la cerigena e li-qiiorislica^ ragiunto l'apice del suo sviluppo la dita Ber-lini padre e tìglio, in questa piazza ha fatto affari ec-cellenti, ed il credito che gode nel paese e fuori, è il-limitato. L'industria specutaliva in granaglie, e nel ra-mo inoneiario le hanno assicurato, non solo un nojue
durevole, ma ben anco una facoltà vistosa, frutto cer-tiimente dell' attività costante e dello sviluppo intelet-tuale ben raflinato. V iianno pur anco degli altri industrianti di tal fat-ta, ma perchè o crescenti, od appena costituiti, non presentano un titolo di particolare attenzione e disa-mina. Che dei fenomeni ovunque vi sieno stali, e vi possano essere, non è da farne le meraviglie, ognuno nel proprio genio crede di trovarne la ricompensa. L'industria però della stampa, ha progredito tra noi in pochi anni fuor di misura. Da due sole stampe-rie, che una sotto il primo sussisteva, e l'altra sotto il secondo regime austriaco venne creata, ora la città ne conta ben quattro La tipografia dei sign. fratelli Batta-ra, che a loro mecenate devono riconoscere sotto la prima dominazione il Conte di Goess, è giunta all'apo-geo della fortuna e del merito^ e così pm-e quella De-marchi Rougier, che può stare a raffronto della prima; le altre due tipografie. Anich e del Nasionale di re-centissima istituzione, sono nel cammino del progres-so, e promettono un avvenire, che è in prospettiva.
L" industria del muratore, quantunque di varie gra-duazioni, ha pur latto progressi non comuni. Le im-prese privale e regie, civili e militari, pella perfetta esecuzione, pelT adempimento solenne dei patti stipu-lati, hanno reso ormai alcuni industrianti, di fama cilta-dina. ed Angelo Cantù, al cui nome d'imprenditore, s'ac-coppiano pure quelli di fdaniropico, umano, r/eneroso, e disinteressato, è giunto a farsi un nome veramente grande tra noi. Ben mille esempii potrebbero citarsi in proposito, non già per celia, o per servile adulazione, che da noi • 'iigge, ma per fatti positivi e constatati.
Altre industrie tranne quelle dei merciajuoli non abbiamo in paese perchè i pizzicagnoli, i caffettieri, i panificatori, i maccellaj, i pescivendoli, i panivendoli, i frutlajuoli, ed i maronisti sono cosa del tutto comune. Nel ramo j)erò dei rigattieri, i servi giunsero a soppiantare i padroni, i giovani negozianti a debollare gli antichi, l foraslieri, a sciupare lutto il ricavato dell' industria cittadina. Nella metallurgica, riscontrasi uno zero, e la fuci-'na Deacetis Giuseppe, dà sentore appena dell'officina di Vulcano. L'esercizio salutare o farmaceutico progredisce sem-pre d'avvantaggio. Tre farmacie v'hanno in paese, quel-la di Michele Bercich dì antica data, quella all' insegna del Redentore, condotta da Marotti Francesco, e quella all'insegna dell'Angelo condotta da Carlo Pietro Bian-chi di antichissima istituzione. Tutte e tre disii-npegna-no ai bisogni del paese, con varia fortuna e sono bene provvedute.
L'industria gastronomica offre varie gradazioni. Lo-cande di primo, di medio e di infimo rango. Birrerie dall imo al sommo; bettole, osterie, cantine, d'ogni for-ma e colore. L'industria poi del gentil sesso, segnar deve la seguente formola malemalica: c/3 ^ os=-f-l — i
7, ZARA, 24 Gennaro 4 867. Anno U.
POPOLANO
ECOWO, WRimCO/ÉTIMCO, LETTIMMO, ARTISHCO.
ESCE IL LUNEDI' E GIOVEDÌ'
« A chi non piace^ gli rincari il fitto »
LQ inserzioni si ricevono verso il pagamento aniicipaio di soldi 5 per linea con ricapilo alla Tipografia.
Su
ZARA^ 19 Gennajo.
Quando colle avvenute elezioni delle mancanti cari-
che di consiglieri comunali della nostra cillà si rite-
neva alla perfine di avere un armonico complesso, per-
chè i dissidenti partiti eransi finalmente fra di loro
avvicinali ed anzi fusi ^ stava in campo una ben legale
presunzione, che la protesta dei dissidenti sarebbe sla-
ta dal fallo compiuto distrutta, e che ogni differenza
sarebbe siala sepolta nell" eterno obblio; e ciò nello scopo
solo di giovare e redimere questa povera e sgraziata
patria comune. E questa presunzione doveva avere u-
na certezza ben più salda e sincera, dal momento che
furono accontentate tutte indistintamente le suscettibi-
lità, alle quali, per vero dire, non doveva mai essere
fatto un osteggiamento studiato o manifesto.
Raggiunta però ques]a_^via di transazione da tutta
Ta città bene accétta, era dà ritenersi, che alla prote-
sta pubblicala, non si sarebbe fallo più calcolo a cimo;
ma che i /atti compiuti avrebbero l'atto distruggere quei
malcintesi^ che tra noi per abitudine inveterata, sanno
far germogliare zizzania^ e fiorire la discordia I
malintesi per certe relicenze mascherali, e che tuttora
han riservato un posticino di una rdlifica nella gior-
nalistica provinciale, non furono mica sanali, e contro
il fatto compiuto, intendesi sostenere il principio della
negazione Fatte le nomine, noi ce ne siamo congratu-
lati coi rispettivi membri, ed abbiamo con esultanza
verace fallo plauso al divisameiito stabilito, pel decoro
e pei benessere di questa nosira patria, che da 40,
anni ci otfre materia di reminiscenze, di sludi, di a-
spirazioni, di riconoscenza e di amore. Ora però, neì-
1 udire la tenjcità dei propositi di non voler ricono-
scereiper buone le fatte nomine, ce ne duole grande-
mente ; nè potremmo senza nostra grave responsabi-
liià tacere nelf argomento che alla patria risguarda.
(^he la protesta fatta abbia ottennio, un effetto contra-
rio, lo climosfrano le nomine di già avvenute. Or bene,
se come dicemmo il comune si è fuso con tutti i par-
liti (seppur tali dirsi possano in un comune) e che
tulli s'atlrovaiìo nei loro posti: perchè dunque scono-
scere il fatto compiuto, ed insistere pelf annullamento
delle nomine? iMulti diranno, il decoro della protesta
lo esige; e così deve essere. Si accettino le nostre ri-
nunzie, si proceda a nuove nomine, segua la nostra
riellezione e noi saremmo app ieno paghi E intanto, che
si conseguirà in lai m«do? La cotnune dovrà essere in-
nj)perosa, per i capricci di pochi. Noi però consiglia-
mo la. concordia e quel ravvicinamento che ogni a-
mante della sua patr'ia deve cercare e suggerire.
(21)" si tenne consiglio comunale
per traliare sali'; illuminazione notlurna della città, e
sul riattamento delle sue strade Sull" illuminazione fu
eletto un comilalo per isludiare la cosa, e sulle strade
fu decisa T immediala rialtazione delle principali, non
convenendo, per T elevatezza dei preggi attuali, accet-
tare r offerta fatta sulla rialtazione generale delle me-
desime.
REPLICA.
Oggi i7 corr. festa del nostro Santo stilifa rimase
segnalata, come dicono, per una dimostrazióne eletto-
rale in senso annessionista. Vorrebbesi che al borgo
Frizzo, la popolazione, dopo la messa, arringata da cer-
ti messeri, alia testa dei quali stava il direttore dei
preparandi, l' abate Stefano Buzolich, avesse tentato una
dimostrazione ostile contro i medesimi, per alcuni sug-
^^ enti contro i7 p&rtito Ubcrak aufó/i'omo, e favore-
voli air annessioni col sognato triregno. Come voce cor-
re in paese, parebòe che per- capacitare quella gente
sui sofferti inganni, si volesse far conoscere alla stessa
i vantaggi che ne deriverebbero coli'unione al caro
Velebit, i di cui gentilissimi zeffìri, ci spingono con-
tinuamente verso i lidi ausonici apportandoci sempre
guasti e rovina.
Che la religione debba insegnarsi al noslro popo-
lo dai preti, ce !o impone il vangèlo di Cristo, ma che
debbano ingerirsi di politica^ nè Cristo', nè Piero I inse-
gnarono i\ia le menti esaltate, facendo libilo e lecito
d'ogni cosa, in sua voglia, si permettono, anzi s'arro-
gano certe prerogative, che nè la chiesa nè lo stalo
possono e devono tolerare. Insegnino i sacerdoti ai po-
poli la fede di Cristo, insegnino Tatnorodel prossimo;
inculchino rispet'o alle autorità ed alle leggi, consigli-
no l' amore al sovrano, alle autorità ed a!la patria, sie-
no esemplari, sobrii, casti e prudenti; ed allora avran-
no appena^ ma appena, soddisfatto al compito delia lo-
ro sublime n»a delicatissima missione.
La è questione ben miseranda e riprovevole quel-
la di vedere un prele al farsi caporione di questioni-
non religiose. 1! prete che dovrebbe gridare, e gridan-
do conciliare la pace, che si. faccia stromento e fomite
di disordini, di animosità, di partiti, di collisioni, d'in-
trighi e d altri consimili insetti; non ditelo più prete
0 sacerdote; ma chinmatelo Satana^ demonio iniquo e
più che scellerato. Il breviario, la chiesa, l'elemosina,
l'esempio, ed i poveri, sono la vera e la continua mes-
se del sacerdozio. L' istruzione degl' ignoranti (però
nelle cose di fede) appartiene a questo stuolo eletto del-
la gregge <iì Cristo; negli affari mondani, il sacerdote
deve ritenersi morto al secolo.
Anno l. ZARA, 22 Ottobre 1867. ì
L'abbonamento annua-
le per Zara fi. 5:50 v. a.
Per la Monarchia fi. 7
V. a franca la posta.
Trimestre e semestre
in proporzione.
POPOLANO
o
CRONACA UMORISTICA CONTEMPORANEA
Un numero separato
vale soldi 6.
Lettere e gruppi da
dirigersi al libraio B. A.
Poletti. — Corrisponden-
ze ed inserzioni alla Re-
dazione.
GIORNALE CRITICO, SATIRICO, ARTISTI, p, LETTERARIO ED ECONOMICO.
La verità vuol ir per ogni banda
E corretrice satira non ave
Riguardo al servo o a quel che pur comanda.
Parini.
É più dotto oggidì chi più possiede ;
Scienza senza denar, cosa è da sciocchi,
E sudor di virtù non ha mercede!
Uosa.
Esce il Martedì e Venerdì
CORTESI LETTOMI.
L' opportunità di trattare con un poco di buon umore delle coso
V fanno sentir vivo il bisogno cho'irdi esse si parli, il ridere tal fiata
]ció che eccita questa convulsione,\che non é altro se non un ironia
Jp. .^fV jfloKàna ocitttpnztv} il fcc'^.iìoto,, a jChi se ì]e cu.r^a, ciò cjie
Tarte e Tingendo pongono in most/^'p^ scena del mondo; insomma,
il bene che vogliamo alla patria n ®lra, e quello che vorremo a Voi
cortesi lettori, ci persuasero a ripigliare la pubblicazione del nostro
Giornale U Annotatore Popolano, Cronaca Umoristica Contemporanea, che
oltre air essere Economico nello stretto senso della parola, sarà Unto-
ristico, Artistico, Letterario, e basta! . . .
Vogliate appoggiarlo e non ve ne pentirete, perché esso umile nel
suo umore, modestissimo nel suo sapere, vi farà ridere in verità, giac-
ché gli argomenti non gli mancheranno. — Immaginarsi! se non v'è
a ridere, ora che uomini, donne, fanciuHi, ragazze, la società tutta e
il mondo tutto sono assolutamente eccentrici, ora che si è Inglesi dap-
pertutto. — Egli parlerà e riderà di ciò che vedrà, di ciò che saprà, o
di ciò che si vorrà relazionarlo, insomma di quello che sarà positivo
e vero; e promette di non urtare le suscetibilità di nessuno, finché
si tratterà con quei riguardi, che egli ha per tema di trattare gli altri.
Sostenetelo, confortatelo, ed oltre che un amico pieno di gratitu-
dine, avrete due volte per settimana un lòglio che vi divertirà, e for-
se potrà anche istruirvi sulle cose di recentissima invenzione e stampo.
LA REDAZIONE.
11. Non correte, loderete dopo. Intanto preparatevi a
ridere dei martiri, del martirio e dei tormenti
che maestrevolmente s'avevano apparecchiati ed
esposti in certo loco un poco alto ^ non tanto però ^
che non vi fosse uno di esso più alto ancora.
NUOTO ÌTEIJIER FOTOGMFiCO À PENNl.
Statura^ media. Incesso-, non maestoso ma concitato,
specialmente sull'imbrunire, quando un lembo del suo
soprabito mostra la falda di seta. Fisonomia^ aperta,
per significare tutto ciò che non è bene. Occhi; stan-
chi, ma penetrativi. Fronte; spazziosa, parebbe con-
tenga buona dose di cervello!! Naso; profilato, alquan-
to rigonfio alie narici. Barba; sul crescere, perchè il
barbiere ha cura di tonderla ogni giorno. Bocca; che
pare una fontana d' aconito. Modi; che illudono. Cuore;
da Nerone. Intelligenza; scarsa; riesce nel calcolo del
più e del meno. Posizione; agiata. Stato; vedovile. At-
tualità; giubilato rimesso in mezza attività; non però
al posto decretatogli da mamma natura.
11 fotografo a penna cui piaque tirare bnon nu-
mero di copie di sì celebrato originale^ si raccomanda
per lo smercio; avvertendo che la modicità del prezzo
delle copie (1 soldo) supera ogni discretezza possibile.
Egli sì pregia innoltre di avvertire il P. T. Pubblico,
che di mano in mano che esciranno dal suo Studio
nuove Fotografie, si farà dovere di annunziarle, man-
tenendo fermo il prezzo 1 solo soldo per copia. A chi
interessasse poi aquistarne a partila grossa, accorderà
il 50 per cento di sconto, franco di spese.
CORRISPONDENZA.
Neir auspicala occasione del centenario dei Santi
Apostoli Pietro e Paolo, questa Chiesa Metropolitana
venne innalzata da Sua Santità al grado di Basilica
con gli onori e privilegi inerenti. I molti titoli dei
quali essa fregiasi animarono i capitolari a supplicare
S. E. r Arcivescovo ond" impetrasse dal supremo Ge-
rarca della cristianità tale novello fregio alla zaratina
Metropoli; la qual gloriasi di avere a titolare e protet-
trice, e di venerare le ceneri della romana eroina
S.ta Anastasia M., il di cui maestro e martire San Gri-
sogono fin d'antichissima ed immemorabile epoca è
il patrono della ducale Zara, che nello stemma suo e
nel suo vessilo ne rappresenta l'effigie. Di privilegi
ed onorificenze più Sommi Pontefici fecero a gara per
arricchire la chiesa nostra, la quale nel 1154 venne
decorata del pallio a merito di Anastasio IV, che la
innalzò ad Arcivescovato col metropolitico diritto sopra
alquante ciltà della Dalmazia, e nei recentissimi tempi
Leone XII la dichiarò unica Metropolitana di tutto il
Regno.
E diffatti, alla prima chiesa del regno mancava
quest'ultimo pegno della pontificia liberalità, e ben
nieiilava tanto onore la Cattedrale della nostra Zara,
che fin dal VII secolo è capitale della Dalmazia, e che
in ogni età, in ogni tempo, fu genitrice feconda di
uomini e nelle lettere e nelle scienze, nelle arti e nelle
armi, ed in ogni ramo dell' umano sapere cospicui.
Lode pertanto a tutti coloro che di patrio amore
infiammati procurarono all'antichissima e venusta chiesa
di Zara questo raro titolo; e tutti quei Sacerdoti che
cordialmente operano pel bene della Chiesa e della
Patria non temano le contraddizioni, che s'incontrano
neir arduo cammino.
La festa dell' inaugurazione deTia Basilica si cele-
brerà con peculiare solennità domenica ventura, sulla
quale parleremo d' avvantaggio.
YARIETA'.
Circola voce che sfa fra i progetti di non difficile
attuazione, un nuovo Giornale, che dovrebbe vedere
la luce qui in Zara. Esso si pubblicherebbe scritto in
purissima lingua Toscana, con un appendice Slava. I
Redattori in fieri sarebbero il D.r Tondo Guastamestieri^
ed altri Privilegiati ancora, uno dei quali colf assi-
stenza di suo fratello. D.r Gingillino avrebbe l'incarico
della correzione. Noi non sappiamo se tale notizia sia
vera; vorremmo però che Io fosse, perchè nutriamo
piena fiducia che il nostro pubblico avrebbe grossa
materia da ridere e da istruirsi di molte belle cose.
Dimenticavamo dire, che la parte Slava in caratteri
Cirilliani, verebbe affidata alle illustri penne del Italo
slavizzante.^ e del nostro Costaniin.
Pregati annunziamo, esservi in citià disponibiK-
una grossa .partita di Miglio, prima qualità, provenienle
da Odessa, in questa stagione d'ucellanda, ove s'in
gabhiarono^ e s'ingabbieranno, molti uccelli; sarebbe
buono farne abbondante provvista 11 prezzo è discreto.
Si accorda anche uno scélto.
Jeri 24 corrente venne aperta alla Sacra Ufficia-
tura la nuova Capella mortuaria del nostro Cimitero.
Un tanto a notizia del pubblico.
Volete a ridere? Eccovi una bellissima lettera a-
morosa, trovata e letta sulle mura della nostra Ducale
Città. Ve la riproduciamo in tutta la sua autenticità.
Karro migo Jmmante.
Rossa ti dirave Lei se io non fussimo venulta
gerri sera, alla finestra ? Igio non poteva percè avevo
mettalo la piccola Nina in culla, e piccolo Licarddo,
non voliera, porco di baco, andarre in tei leto. Mi iera
disperatta, volevo storzerge collo, e non potevo venire
federe ti niigo Karro Micio. Giera fredo grando in^
strada de piaza delle Jerbe, e io ti vedeva spasegarj
e li ho veduto, ahi ! miseria, e cognoscuto. Igio ti iai
più che anema mia, e penso a te quando dormo
mio camarin, e m' incresce che ti ciappi fredo, mi!
pacienza, pensa alla tua Scimiza, e cussi ti pasera fredo
e vegnira caldo. Domani ale 5 ore, te spetaro sui 5
Bunari cui mastelo inlesta. Addigio mio Karro amante
Micio.
Sono tua fuìele Amanite
SCIMIZA.
A. MATTOCOVICH propr. imp. ediL e red. responsabile. — G. MAZZOLEM red. responsabile. — Tip. di S. Anich,
AIIIJO I. ZARA, Ollobie ^867. N. 1
1/ abbonamento annaa-
Ic per Zara fi. 5:50 v. a.
Per la Monarchia fi. 7
V. a. franca la posta.
Trimestre e semestre
in jirop'orxionc.
FORFETTA
GIORIVALE
ECONOMICO E PURAMENTE UMORISTICO.
JMi numero separata
Tale soldi H.
Lettere, grappi, corri-
spondenze ed ins«!r*loni
da dirigersi alla Reda-
La Tcrità vuol ir per ogni banda
E corretrice satira non ave
Riguardo al servo o a quel che pur comanda.
Farini.
É pili dotto oggidì chi più possiede :
Scienza senza denar, cosa è da sciocc{j|^
E sudor di virtù non ha mercede f
/ /
Rota.
Esce il Martedì e Venerdì — Vale soldi 4.
CORTESI LETTORI
Il noslro giornale sarà umorisfico ed economico puramente. Lo raccomandiamo al Pubblico della nostra genlile città, ed a quello di Dalmazia tutta, flidereino, perchè il ridere è nostro assunto;, e se talvolta, senza urtare però le suscettibilità di chi facilmente s'irrita, scuciremo qualche punto colla nostra For/èWa, crede-tecelo, non lo faremo per catliveria^ oh ! no, le nostre intenzioni sono caritatevoli ed umane. Immaginatevi! siamo membri della società contro il mallrattamenlo delle bestie Leggeteci adunque, e siatene propizii.
La Redazione.
PARTECIPAZIONE DI MORTE.
L'ArS NOTATOUE POPOLALO
Dopo breve vita, e brevissima, ma letale malattia — spirò nel baccio dei suoi Redattori e volò a ripo-tare lo stancheggiato spirilo, in seno a quella libertà che non scHre delle passioni di questa bassa terra. La dolente tiglia sua la Forfetla, che non si at-tende migliar sorte, perchè già atrelta presuntivamente da quel morbo che venne riconosciuto gentilizio nella sua famiglia, e constatato epidemico in questa stagione; si rivolge ai Parenti ed agli Amici ^ invitandoli di pregar pace al povero decesso.
I TDillSTI Milli PiEGiOM BOIEiLI.
Il htrismo (Dio ! che vocabolo .... scusate, ma è dt moda) è una monomania. 11 turista è un pazzo. Che volete! Ella è una specie di bipedi, novellamente ve-nuta a far da istrioni sulla gran scena del mondo. Viaggiano gli asini, viaggia il mulo, viaggia il camello, viaggia il cavallo; viaggia anche'l'uomo. ... In vero spropositai ; ma, me ne accorgo, doveva porre per primo, \ ultimo . . . non importa .. . per disgrazia, talvolta nel primo, l'ultimo va intuitivamente compreso. E con questa razza di esordio ... a che voglio io venire? Indovinatela o grilli! ... ad una satira?. . oh! ne .... ad una critica? nemmeno. . . . Credetelo,
0 non credetelo ... io iinwrista Cin erba) voglio com-porre un romanzo ... un romanzo sì Signori, Signore, e Signorine; un romanzo serio, serissimo, drammatico, tragico, diviso in solo tre capitoli... del formato il )iù semplice .... e comprendente nemmeno un vo-ume. . . . Sarà un Tomo?... Sì un Tomo per l' ap-punto ... ed eccovelo. . ..
Capitolo I. Era Maggio — bel mese per tulli non è vero? Compare Z. s'alza di buon mattino, indossa il suo pastrano, carica le sue spalle d'un leggero fardello, abbraccia la donna sua, (non dico moglie, perchè non sò se l'avesse o meglio se aver la potesse) monta il suo destriero (probabilmente ua filosofo del mulino secondo il Prati) e senza bussola, si dirige per i paesi Boreali. Per via s'incontra nel collega S, nel fido B, ed in tanli altri fidissimi C . ; e così bene accouv pagnato, prosegue lieto il suo viaggio. Passano i liirisli Z. S. B. e tutti i G per le più belle capilali di questa parte del noslro globo, vedono tutte le rarità, e rarissimi essi, offuscano tutto quello che vedono; ammirano lutto che arte e scienza posero sul trono della grandezza dell ingegno, ed essi sono ammiriili ancor più. Passano come genii, vivonq come istrici, e continuano il loro viaggio. Capitolo IL I Turisti Z. S. B. e tulli i C giungono alla mela desiderata, e novelli Apostoli in candidatura... attendono titubanti il novello Messia che plasmandoli dell olio della salale e della rino-vellozione; dia loro le lingue di fuoco, e li mandi a predicare su questa terra, che geme e si avvoltola ira le doglie (non del parto, ne del colera morbus) d'un sogno dorato, bianco come i ghiacci del polo, come il vello degli orsi, o come l'avorio dei primi denti delle foche, dei vitelli e degli orsi marini Viene il giorno che il barbuto e bianco Messia, stabili per farsi presenlare (i Messia dell' oggi sono diploaiaiici !) i Z. gli S. i B. e tulli i C. Che parata! che frach, che collarine! . . Non comuni Brou-gham, non Fiacre, conduce i nostri Z. S. B. e tutti i C. al palazzo fatato. Per simile giornata, furono noleggiati i più begli orsi addimesticati e presi a fitto 1 più voraci Bieliti per far da cocchieri. Che pompa ' che sfoggio! i Z. S. B. e tutti i G. Irascinaii da queste fiere incivilite (Dio mi perdoni che civiUàJ, passano trionfanti le più frequentate e popolose con-