Bertoldo: Harvaschi.
Nauk Karstianki.
Istoria od Olive.
Sakerio; Harvaschi.
Stara Baba.
Nasin za dilovati Put Krixa.
Nauk Poglskoga texania.
Misnok provigien za pomoch
Umiriuchie.
Pla? Blax. Divicze Marie.
Od privare, i zle naravi od
zli xena.
Ossip pravedni,
Pripravlienie Prid Svetom Mis-
su.
Vrime Sveto Uloxeno pridpri-
svetin Sakramentom.
XIVOT S. JVRIA MVCENI-
KA
Canzonetta od Tovare
STA — 635 — STA
Stanovit, a, o, agg. costante,
fermo, stabile; certo, sicuro.
Stanovnik, m. abitante.
Stap, m. V. Štap, con tutti i
deriv.
Stapaica, f. pestello da burro.
Stapka, f. 1) n. pr. u groždja,
gambo, stelo; 2) recipiente
da burro.
Stapljati, ljam, vai. V. Stopiti.
Star, a, o, agg. vecchio; —i
svat, capo-svatto, (una ca
rica fra gli ospiti delle not-
tc) ;-i kruh, Bryonia dioica.
Star, m. stajo, misura pe’ grani.
Stara, f. 1) la vecchia; 2)
nonna.
Stärac, rca, m. 1) vecchio; 2)
suocero.
Stärac, rca, m. vigna vecchia.
Starački, a, o, agg. de' vecchi,
senile.
Staranje, a, n. 1) cura', 2) in-
vecchiamento.
Starateljstvo, a, n. curatela,
(J. leg.)
Starati se, ram se, vni. 1) in-
vecchiare; 2) — za koga,
aver cura, prendersi briga.
Starčev, a, o, agg. del vecchio.
Starenik, m. strada trascurata.
Starenje, a, n. invecchiamento.
Staretine, ah, fpl. cose vecchie,
vesti logore e frugate, vec-
chiume.
Starež, m. rimasugli invec-
chiati, vecchiume.
Stari, oga, m. il vecchio; uomo
vecchio.
Stari, ih, mpl. antenati.
Starica, f. vecchia.
Stariešina, m. 1) capo di fa-
miglia; 2)antiano 3)senatore.
Stariešinin, a, o, agg. dello
Stariešina.
Stariešinstvo, a, n. la carica
d’ un capo di famiglia, d’ un
antiano, d’ un senatore.
Staricšovati, šujem, vni. esser
Starieišna.
Starieti, rim, vni. invecchiare.
Stariji, a, e, agg. comp, piü
vecchio; moji stariji, i miei
antenati.
Starina, f. antichita.
Starinar, m. rigattiere.
Starinik, m. antiquario.
Starinski, a, o, agg. antico.
Starisvat, m. capo-svatto, ar-
chitriclino fnelle notte).
Stariš, m. vecchio.
Stariti, rim, vni. V. Starieti;
— se, vrp. farsi vecchio.
Starkelja, f. vecchiotto.
Starmali, m. agg. nano.
Starnuti, nem, vap. V. Staknuti.
Starodavni, a, o, ) agg.
Starodrevan, vna, o,) antico.
Starodužina, f. debiti vecchi.
Staroj ka, a, m. V. Starisvat.
Starokov, a, o, ) agg. konj,
Staiokovan, vna, o,) inferrato
da molto tempo.
Starokovka, f. sablja, (spada)
antica.
Starolik, )a, o, agg. vecchio
Starolikast, ) in faccia, di a-
spetto senile.
21
m i. Zara, Yejti 4 Gennajo 1878. Anno IX.
Catiolica
KATOLIČKA DALMACIJA
Veritatem facientes in charitate, crescamus in
illo per omnia, qui est caput Christus.
fS. Paul. Eph. IV. 15.
Esce il Lunedi ed il Venerdl. Ego interim clamito: Si quis Cathedrae Petri jnngitur, meus eat.
(S. Hieronym. Epis. XVI. ad Dam.)
Vos ipsos, auxiliante Deo, in dies alacriter operam Vcstram impensuros i«¿ tuenda salutari Ecclesire doctrina, animisque in Rcligionis amore et in verse fldei professione
rolíorandis,.... (Pio IX nel Breve del S} peUrajo 1872 ar,li scrittori dellaDalmazia Cattolica.)
Condizioni d'associazione. — Per Zara per un armo antieipatamente íior. 6- — Per la Monarchia Austro-Ungarica íior. 7. — Per Testero per un anno fran-
chi 15 in oro. — L" associazione è obblig-atoria per Tintera annata. Chi non avrà 'dato disdetta alla line di un' annata, si riterrà associato anche per la segnente. — Le as-
sociazioni e gFimporti di denaro in gruppi, o meglio i» assegni postali, si dirígano alV Amministrazione della Dalmazia Cattolica in Zara. Le corrispondenze affrancate alia
Redazione. I comunicati s" inseriscono al prezzo di s. 10 la linea. Inserzioni in quaría pagina a tariffa assai modérala. Un N.ro separato s. 8. I manoscritti non si restituiscono.
Lotta inuguale.
Anche questa volta il S. Padre ha bur-
iato i suoi nemici, ed ha ricolmato di gioja i
suoi íigli. II natale del nostro signore Gesii
Cristo anche questo anno abbiara potuto passar
lieti, pensando che il Suo Vicario in térra
avrá sano intuonato nel suo privato saccello
l'inno degli angelí: „Gloria a Dio ne'luoghi
altissimi, e pace agJi uomini di buona volontá!"
Pió IX non morrá né un minuto prima né un
minuto dopo il tempo che 1' invisibile capo
della Chiesa ha segnato per il maggior trio.nfo
di questa, e per la glorificazione e raercede
dovuta al suo regitore. Invano si scervelhno
gli scherani di Bismark a Roma, e senza
fondamento trepidano i cristiani di poca fede.
Bensino gli uni e gli altri a salvar Y anima
propria; c'b chi pensa alia navicella di Pietro.
„y • ft tiñ ji^ir^ \\ papa'se
ne fa un altro." I cattolici obbedienti a Pió
IX saranno egualmente devoti al suo sueces-
sore, e i meriti che ha accumulato sul suo
capo il grande papa che ci governa attireran
benedizioni su chi gli verrá dietro. e susciteran-
no ad esso ed alia Chiesa nuovi trionfi. I car-
cerieri del papa dovrebbero invece un po in
sul serio pensare che cosa sara deU Italia
dopo la morte di Pió IX. E darebbe ad essi
materia a riflessione un dialogo riportato questi
giorni dal Fígaro di Parigi (giornale accredi-
tato che si stampa a 60.000 esemplari) fra
Cavour ed un personaggio di alta levatura.
Era il 1859 dopo la pace di Villafranca, e
Cavour si trovava a Aix-les-bains, dove per
motivi di salute erasi recato il padre Luigi
cappuccino, predicatore di grido. Cavour era
uomo che quando dormiva ne sapeva di pin
di tutti gli uomini di stato che 1' Italia ebbe
dopo la sua morte, quaudo vegliavano. Per
lui era un assurdo inconcepibile una Italia
che avrebbe dovuto e potuto costruirsi in an-
tagonismo al Papa e al cattolicismo. La rivo-
luzione I' aveva b vero giá incominciato a
trascinare: ma il Papa era libero a Roma, ed
aveva pressoché interi i suoi stati. E tuttavia
Cavour rabbrividiva all'idea che la lotta iniziata
potesse accuirsi. Un italiano, se non b un
arrabbiato settario, b naturalmente cattolico, e
la lingua batte dove il dente duole. Egli sma-
niava di vedere il celebre predicatore, e di
parlargli, forse per acquietare i suoi rimorsi,
forse per mostrare alFumile cappuccino ch'e-
gli era migliore di quello che i clericali lo
dipingevano. E s'abbocco, e il corrispondente
narra le parole che lo stesso Cavour gli ebbe
a riferire. „Se fossi protestante, forse sarei
nemieo del cattolicismo, — ma come italiano
non lo posso nb lo debbo. L'antagonismo fra
I' Italia e il papa deve finiré colla vita di
Pió IX. Se esso dovesse durare oltre, la sa-
rebbe una lotta inuguale, nella quale 1' Italia,
minata dal regionalismo, infallentemente crol-
lerebbe:"
Naturalmente Cavour supponeva tanto
buon senso negli uomini di stato italiani, da
credere che questi hv sarebbero studiati di
non aggravare la lotta, di non trasformare un
eonflitto, che da principio si presentava come
politrèo, in religioso, da far in somma quel che
si dice punti d'oro al Papa. Quando la va-
Júuga della rivoluzione si fece sempre piii
grossa e minacció Roma, — Cavour abbracciè
il progetto mazziniano di Roma capitale, ma
vi pose due condizio. .i che lo rendevano inat-
tuabile, 1'adesione della Francia, e l'assenza
di qualunque mezzo violento, ond' è che 1' Az-
zeglio, risoluto avversario di Roma capitale,
sostenne in un opuscolo divenuto famoso, che
Cavour mai in sul serio non aveva coltivato
questa idea, ma che pe% acquietare la rivolu-
zione aveva fatto_ solt' at,o mostra di seco-
giíería, apponendovi condizioni che ne rende-
vano impossibile la realizzazione. Cavour
avrebbe inorridito all'idea che gl'Italiani, ap-
profittando miserabilmente d' una catástrofe
francese, avrebbero colle bombe sforzato Porta
Pia e penetrato nell' alma città, procedendo
come non si usa piíi nemrneno fra gli stati
barbareschi. Dal 20 settembre 1870 1' Italia
ha avuto ed ha contro di sé: prima tutti i
cattolici italiani, che sono la quasi totalità
degli abiíanti d' Italia, terrorizzati come il
solito dai settari che la governano ; — secondo
tutti i 176 milioni di cattolici non italiani.
Avere contro di sè la forza morale della piíi
grande, meglio organizzata, e più potente so-
cietà religiosa che vi sia al mondo, non è una
bagatella anche umanamente parlando. E giá
se ne scorgono le conseguenze, fra le quali
ne accenneremo una sola, la più grave di
tutte, quella per cui 1' Italia, che segnó da
secoli come scuotere il giogo dell5 abborrito
tedesco, ora piedi e mani è legata al carro
trionfale di Bismark, di cui ascolta obbediente
i cenni nella política interna ed esterna, rice-
vendo dalla sua mano i ministri, i progetti di
legge, e la marsche-route nelle relazioni in-
ternazionali. E eosi si avvera anche in grande
ció che nello stretto cerchio della vita di cia-
scun uomo si osserva : in quo peccaverit, là
ognuno trova la sua condanna. Per ottenere
F unità e 1' indipendenza 1' Italia non ha ri-
sparmiato nè rispettato nessun diritto umano
nè divino: ora paga il misfatto quanto al-
1' indipendenza coll' essere divenuta mancipia
della nazione contro cui trent' anni fa aveva
spiegato la bandiera della riscossa, e quanto
ail' unità, si sono presa la cura di scompa-
ginarla i Nicotera, i Crispí, i Cairoli e com-
pagni. Stieno quieti i settarí italiani che so-
vraneggiano a Montecitorio e nel Quirinale :
non temano ne Mac-Mahon, nè il conte di
Chambord, nè i clericali francesi e tedeschi j
o italiani. Essi rnedesimi scavano la fossa al- !
I' opera propria, la quale, se non s' arrestano
e non riparano volontariamente il mal fatto,
levando le lor tende dal Tevere e traspor-
tándole in riva all'Arno (il che diventa sem-
pre piii arduo, ma non impossibile), crollerá
seppellendo sotto le sue rovine i nuovi fili-
stei, dando ragione alie profetiche parole di
Cavour: lotta inuguale! V.
Politički pregled.
Mi smo u Austro-Ugarskoj dosta srećni bili
de vanjske politike kad nas preko sve prošle godi-
ne zamašni krvavi dogodjaji nijesu zanieli u kakovo
pogibeljno djelovanje: knez Andrassy uzčuvao je u-
gled monarkiji bolje nego se je misljelo i po svem
bi reći da pri konačnom riešenju zamršenih istočnih
niti biti će dovoljno osigurani austro-ugarski intere-
si. To već vas sviet govori i vjeruje. **
Predsjednik ugarskoga rainistarsvaj glavom ma-
ci jari n Tisza, bio je ovih dana do Brlina. Njegovo
je putovanje svak pomnjivo pratio, jer se misli da
se radi o tajnim dogovaranjim izmedju naše vlade i
vlada njenfečke obzirom dadako na istočne stvari.
Za stavno to je po sebi veoma znamenito, a navla-
stito u ovo doba kad mladim ljetom nastaju novi na-
zori i nove prietne.
Naš će Parlamenat rekao bi preuzeti svoje za-
siedanje kad i zastupstvo englesko. Daj Bože da se
već jednom izbavimo provizorija, i naslonimo na
tvrd je položaje najhitnije uvjete ekonomičnog života
naše monarkije. Ako se pak trse ti posli, otvoriti će
se pokrajinski sabori ožujka mjeseca. I vrieme bi
bilo, inače mi u Dalmaciji zaboravismo da i imamo
još svoga sabora.
Mlada Italija neće veće za mlado ljeto staroga
ministarstva, pa stvorila novo. Kažu da su u njem
sve ljudi po izbor: Depretis ministrom vanjskih po-
sala i predsjednikom, Crispi-a da je dopalo mini-
starstvo za posle domaće, Magliani-u povjeriše finan-
ce, Mancini-u pravdu, Mezzacapo-u rat. Sam Crispi,
poznati lanjski putnik i bivši predsjednik talijanskog
parlamenta, jamči, nek se ne boje slobodnjaši, da
Italija neće odstupiti od liberalske a s vremenom ni
od republikanske struje. Blago si ga onom kralju. Sva-
kako je i to znamenito što veće od polovice mini-
stara pripadaju južnoj strani Italije i što ni jednoga
samoga nema iz pokrajina papinske države. Grehota
da kaprerski junak nije mladji, tko zna da mu mlada
Italija ne bi ponudila kad li tad li predsjedničku re-
publikansku stolicu! To rek bi žale njegovi pristaše
pa bi ga htjeli okruniti barem albaneskim poglavar-
stvom. Nije šale: rieč je bo da je nazad dana turski
veliki vezir u Carigradu tužio se oštro talijanskom
poklisaru Corti-u, jer da kralj Manuel pušta da mu
Garibaldievci u dogovoru s Grčkom i Crnom gorom
misle, kad bi jim za rukom pošlo, oteti Padišahu
gospodstvo nad Albaneskim plemenima. Nu na nji-
hovu žalost Talijani nemaju jaka brodovlja, a Ja-
dransko more široko i duboko; preplivati se ne može.
Engleska, sudeć po nekim novinam, htjela bi u
bah mah oklopnjačam po suhu ma Moskvu! Nu to
će bit igra diplomatička, inače bi Englezi manje vi-
kali a veće radili. Ipak ne da se tajiti: S. Jameski
kabinet zbilja nastoji izit na čistac s Rusijom i s tro-
carskim savezom. Uz toliko, ako komu bude što,
vlada kraljice Viktorije htjela bi zadobiti souverain-
ska prava nad polukraljevinom Misirom. Po tom Ke-
dive neće spavati sada s uha na uho; zna bo da bu-
duća gospodarica jača i pametnija nego dosadašnji
gospodar. Zaisto, ako je istina, što se nagadja, nije
najgori komad britanska vlada za se izabrala. U
skam Vlade i pretresanjem ostalih Odbornika;
nu prva jest.
I na 5 i na 7 tek. govorio je u delega-
cijarn grof Andrassy. Na 5 tekgovoreć o od-
nošaju Bosne napram ostaloj carevini, reče da
će nje dotična prava bit ustanovljena, kad bude
vrieine, u Parlnmentim. Na 7 lek. govorio je o
kompetnosti vrhu uprave u Bosni. Ministar oči-
tova, treba da se u tom dvije vlade sporazu-
miju, i one su odredile predložit Zastnpstvim:
privremeno riešenje još nericšenih pitanja. Vrhu
Novog pazara, Andrassy reče, Austrija će tamo u
podpunom sporazumu s Carigradom, a kad ? Ne
treba nam srnut, odvrati Andrassy; imamo pravo
uć u Novipazar, a to ćemo kad nas volja bude,
jer ne pada sviet. To se zna, nadostavi grof,
da u Novipazar ne idemo da zagospodarimo;
gospodarica ostaje, koja je i došle bila, Turska.
I Iloffmann je govorio, i mnogo, kazujnć
kakvo je stanje u Bosni. On je takodjer, pri-
godom, javio odbornicim da nije istina da se je
razislo povjerenstvo za Bosnu.
Viest, koju nam je javila žica u predjašnjem
broju, da se naime Francuska i Turska dogo-
varaju o predaji otoka Rodi, đoniela ju je prva
„Polit. Corr.". Ovaj list kaže da je Carigradska
Vlada poslala jur i naredbu, da joj se vojska
spravlja na put. Drugim je putom „Pol. Corr.",
to potvrdila, dodajuć da Turska prenaša vila-
jetsku Vladu iz Bahri-Sefida na otok Skio i
da je uz to naredila neka se na nj s voj-
skom i ratno orudje prenese. Ako se viest obi-
stini, bio bi to bez sumnje važan dogodjaj, kao
prvi francuski korak, u sredozemnom moru, a
po englesku.
U Francuskoj, još se ne zna uredovno da
je Waddington odstupio, nu rek bi svakako da
on neće još vele ostat, jer Waddington nye
rek bi čovjek bez ikakva karaktera i poštenja.
On ne bi htio da svak čini ko što hoće, voli
odstupit, nego bit na upravi a ne upravljat.
Waddington neće, ni on, ni ostali ministri, da
se zove na sud Broglie-Fourtou. Za to malo
mare francuski Odbornici i oni su ipak, su '41
proti 7 glasova, odlučili pitat: na sud s Vladom,
s tom mrzkom Vladom od 16 svibnja, na sud!
Očito se vidi, da u Francuskoj Zastupstvo želi
goru vladu od sadašnje, da naime ondje sve
ide sa zla na gore. Kad će se osviestit!
Misirski Kedive govore da je on prouzro-
kovao ili barem dragovoljno vidio onomašnji
nered proti ministarstvu, jer da gleda na svaki
način oslobodit se tudjeg upliva, kojeg mu
Engleska pa sad i Francuska sve to više na
vrat nameću.
Nije se čudit Kediveu, jer zbilja kad mu
se drugi upliću i u imenovanje ministnra, to
je on, de facto, gore nego vasal. Nu ipak ne-
volja ga goni da popušta, jer su misirske ii-
nance došle do bankrote. Hoće li se što Misir
u financam pomoć kad ostvari, kako misli,
ustanovljenje narodne Banke, o kojoj se sada,
kažu, dogovaraju anglo-misirska Banka i en-
glesku Vlada?
La scuola agraria di Sebenico.
Nel Boilettino agrario N.ro 18 del passato an-
no lio letto il piano per una scuola agraria di com-
pletarnento alia cívica da istituirsi a Sebenico, cora-
pilato per ordine del cons. scol. prov. da tre agro-
norai della provincia (abate Danilo, Pavesch e Nimira)
e da poco terapo plenamente approvato dal ministero
d' agricoltura. Siccome questa nuova istituzione é la
piú lusinghiera pella provincia, e si puo diré la piü
sicura per í'icavare un giorno abbondanti frutti,
perció ¡la redazione del Boilettino nel presentare il
detto piano, invitava tutti gli agrofili della provincia
a daré il loro parere, e cosi dal cozzo delle idee
procurare nuovi raateriali per poter trasformare o
completare il proposto piano. O i pareri pervennero
e il redattore abate Danilo non credette bene il
pubblicarli, o nessuno se ne curo, ed allora per non
dir qualche cosa, non dico nulla.
Sebbene da noi in provincia si abbia molte volte il
privilegio di sprecare inultiinente quanto mai si vuole
e penna e ñato, tuttavia faro in proposito delle os-
servazioni.
La scuola cívica, come si dichiara nel proposto
piano, „deve offrire ai ragazzi, che non andranno a
frequentare una scuola media, il completamento di
quella coltura generala a cui avviano le scuole popo-
lari." S'io ora esamino il piano delle scuole popo-
lari, rilevo che tale »lamento consiste nel saper
leggere e scrivere, alquso conteggiare ed in qualche
nazione elementare di pgrafia. Richiedere dai ra-
gazzi figli di agricoltorjma coltura generale, senza
poi rivolgerla ad uno opo essenziale, è general-
mente creduto un gra\ errore, e specialmente gli
scrittori di agricoltura1 più celebri sono unanimi
nel biasimare tale sisteji, perché effettivamente da
una parte non si ricav^iè utile reale nè corrispon-
dente agli studî fatti, e'altra parte o è, o ail'oc-
casion e lo puô essere icisamente dannoso ed alia
società ed ai ragazzi stei. Le scuole popolari, come
da noi sono organizzatenon hanno uno scopo ma-
ter iale precipuo, come sjebbe appunto 1' agricoltura.
II piano pero prefije bene lo scopo della scuola
cívica, quando dice che insegnamento delle di verse
materie deve condure alia ehiara intelligenza ed
alP esercizio razionale día professione agrícola,, —-
lo dice bene perché da raí corso di studî dovendosi
ricavare una pratica utità, le civiche, come a Se-
benico, COSÍ in tutta la fovincia, dovendo venir fre-
quentate da una buonamaggioranza di agricoltori,
P agricoltura appunto dtf' essere la meta.
Fin qui io sono daccordo col piano, ma non
COSÍ peí resto ; impereidche dopo esposte altre ve-
dute di minor rilievo i i delegati agronomi conclu-
sero di istituire un appeito corso di agricoltura.
A mío modo di vetere questa proposta finale
stà in contradizione coá scopi che vengono fissati
nel piano, di clover cioè ondurre le diverse materie,
che si studiano nei 3 orsi di civiche, „alia chi'ara
intelligenza ed alP eseiyzio razionale della profes-
sione agrícola". Tale prposta conclusionale mi pare
sia un' imitazione degli sjadi che si fanno nei ginnasí
(studî generali) cogli striî tecnici (studî speciali) —
imitazione che, per mole ragioni, è assolutamente
errónea. E di fatti, se 3 corsi di civiche devono
avere per i scopo la pijjfessione agrícola, perché i
ragazzi si dovranno far iassare ad una nuova scuola
ed un apposito corso? Se le civiche hanno a preci-
puo scopo P agricoltura, risulta naturale la conclu-
sione cheil ragazzo, colí aver terminata quella, deve
contemporáneamente avjr apprese quelle cognizioni
che sono nececessarie er la professione cui deve
esercitare in appresso.
Devo osservare che gli agricoltori hanno in ge-
nerale una naturale apitia pegli studî e se molte
volte con una certa quil diífidenza si adattano di
mandare il figlio alie sctole popolari, ancor più cre-
scerà in essi la difficolt. per farlo studiare 3 anni
le civiche; tanto più ch& a 10-12 anni egli comin-
Wi» ctd d.J atara la íauíígl!» l«ro« Jol oampn
Poniamo ehe si adatti anche peí 3 anni di civiche,
ed eccolo di nuovo a passare in un terzo stadio, al
corso apposito di agraria.
Ma io non voglio considerare queste combinazioni,
nè le vedute speciali che si formerarino i nostri a-
gricoltori, quando ci penseranno di dover mandare
i loro figli 4 anni alie scuole popolari, poi 3 anni
alie civiche, poi 1 anno al corso d' agraria; queste
per me sono tutto osservazioni minime, e quindi ri-
torno alia contradizione che nella conclusione risulta.
lo la trovo precipuamente per due motivi. II
primo perché le diverse materie che si insegnano
nei 3 corsi di civiche non istanno in nesso col corso
apposito di agraria, ed il secondo, percho P agraria,
rilegata in un corso apposito, non pué presentare
nè diletto nè grande utile, tanto più quando non è
uni ta con altre materie relative e sussidiarie.
Nelle civiche secondo il piano si stiudia lo sto-
ria naturale, la física e chimiea, la geometría e la
geografía, e tutte queste materie dovono stare in re-
lazione all' agraria. Ma io credo sia troppo il preten-
dere da giovani agricoltori che essi debbano agglo-
merare molte nozioni di tante scienze, e poi per so-
prapiù essere costretti nel corso apposito che laranno,
a richiamare a mente corte nozioni che hanno stu-
diato già 2, 3, 4 anni addietro. Ecco un paio d'e-
sempí. Nel primo anno di civiche si studiano i gas
principali, e nel quarto i ragazzi dovranno saperli
bene a mente per spiegare la conservazione dei le-
tami, o la fermentazione del vino o la nutrizioue del-
le piante; nel primo o secondo anno si stuiiia nella
zoología la struttura, i caratteri e le specie degli a-
nirnali, e nel quarto i diversi metodi di allevamento
e la loro utilizzazione.
Da questi ed altri esempi che sí potrebbero ci-
tare, si rileva chiaro che fra le diverse materie e la
principale non vi esiste un nesso, e che la distanza
fra i diversi fili che devono congiungere le materie
alP agricoltura è abbastanza grande, quindi dannosa.
Sarebbe il medesimo caso quando in prima e secon-
da di ginnasio si studiasse la etimología e la sin-
tassi latina, e poi appena nel quarto o quinto corso
si incominciassero gli esercizi latini; oppure se noi
primi 6 o 7 corsi si studiassero tutte le materie gin-
nasiali meno i 1 latino e il greco, e poi nel settimo
e ottavo per chi si volease dedicare alia filología, si
studiassero 12 ore il greco, 12 il latino e G tutte le
altre materie !
Ho detto che in secondo luogo un corso appo-
sito non puo presentare né diletto nè grande utile,
ed ecco il perché. Con 18 ore alia settimana per la
sola agraria, come venne stabilito nel piano, si a-
vrebbero 3 ore al giorno di scuola, ed aggiunte le
6 ore per la geognosia, la técnica rurale e la tenuta
dei libri, rami tutti e tre strettamente uniti e quasi
fusi nella agraria, si avrebbero 4 ore di scuola ogni
giorno sopra un solo ^rg^aaento. Tante ore io criad»
annoíerebbero, quand* aeche il ragazzo impegnasse
tutta la sua attenzione ; e si presenta poi nelle mede-
sime proporzioni il difetto opposto, che si riscontra
nei ginnasí inferiori, mentre già nel primo corso si
dà principio quasi a tutte le materie che si studiano
nell' ottavo. E poi, 1' udire ogñi giorno 3 ore per più
settimane, le prelezioni sul letame, indi sulle mac-
chine; sulle sementi ecc., non è lo stesso che volere
che i ragazzi non possano tenere a mente neppure
la metà? E. M. Vusio.
(Continua.)
Katoličko pučanstvo u Bosni i Hercegovini.
(Nastavak.)
U današnjoj pravoj Posavini od Tuzle i Zovika
k Savi, prije 134 bila je samo jedna župa, i to u
Bieloj, danas u Dubravah, a sada iz te jedne ima
ih već 8 novih, a od 1768 duša, danas je 17,282.
Dakle gdje je prije bila samo jedna župa, sada je
tude samostan u Tolisi, sa posebnim svojim okružjem.
Od svih starih župa jedino su do sada tri
neplodne ostale t. j. iz kojih ni jedna nova župa
nije postala, a te su Sarajevo, Sutjeska i Bišće ol
Bihać, premda se je pučanstvo i tude prilično po-
množalo. Do 1877. bila je takova još jedna, naime
Dobretići, ali je lani i iz nje nova župica postala
imenom Korićani, koja ne broji više od 50 kuća,
ali zbog veliko udaljenosti istoga sela 4 sata od
župskoga stana, nije moguće puku dolaziti k misi,
zato se je morala odieliti, i misnikom providiti. Ta-
kovih župa ima u Bosni closta, koje dakako nemogu
župnika uzdržavati, već mu dotični samostan potre-
bitu pomoć pruža; nu ipak dotičnik se svakom
mukom pati u takvoj župi od 30, 50, 60 kuća!
Još mi je ovde nješto spomenuti o Fojničkoj
župi. Ta je župa brojila g. 1743. samo tri sela:
Bistricu sa 7, Selakoviće sa 2, i Tješilo sa 11 kuća
osim varoša Fojnice, a ukupno joj pučanstvo izno-
silo 568 duša, od kojih je na spomenuta tri sela
spadalo 113, a na varoš 455 duša, kako se to bilježi
u vikarijatskom zapisniku od spomenute godine.
Sada po šematismu od 1877. ima u tih selih 101
kuća i 430 duša; u varošu pako 200 kuća sa 813
duša. Osim toga od iste su se župe porodile 4 nove
župe: Brestovsko, Gromiljak, Busovača i Rastovo, a
broje ukupno s Fojnicom kuća 1093, sel& 60, duša
5,043. A slični, dapače i povoljniji priraštak riahodi
se i u drugih mnogih župah, što bi bilo odveć ob-
širno pojedine navoditi, samo ću spomenuti župu
Potočane, u Posavini na sjevernom podnožju Vučjaka
planine, koja se je kroz ovo 134 godine za 19 puta
pomnožila, druge pako po 10, 12, 15 itd. puta.
Sada ču nješto u kratko još progovoriti o Her-
cegovini, po istom protokolu, za razliku medju g.
1743. i 1877. Godine 1743. spominje se 7 župa,
koje po današnjoj razdjelbi na Hercegovinu spadaju,
te je njihovo pučanstvo bilo:
Tek.
broj Mjesto Porodice Duše
1 Mostar 138 1,215
2 Mostarsko blato 178 1,558
3 Veljači 90 618
4 Broćno 248 1,877
5 Driuovci 125 1,056
G Posuš je 173 1,610
7 Duvno 332 3,507
Skupa 1,284 11,441
Dakle 1743. god. bilo je u Hercegovini 7 župa
sa 1,284 porodice i 11,441 d. Neimajnći pri rukuh
hercegovačkoga šematisma od 1877, niti koga dru-
goga, samo iz skorašnjih izvješeaja njekih časopisa
znam, da je sada u Hercegovini 26 župa sa 58,699
duša. To je bilo po šematismu za g. 1877,; porodica
pako po istom izvoru ima 7,836. Dakle se je pu
čanstvo uzmnožilo tude kroz 134 od 11,441 na 58,699
duša, a viška ima 47,258 duša.
Napokon ćemo malko pregledati katoličko pu-
čanstvo u Bosni za zadnjih 13 godina t. j. od g.
1864—1877. u razdobju dvaju zadnjih šematizama;
a to ćemo učiniti razdiolivši cielo pučanstvo na 8
okružja, prama 8 franjevačkih samostana, buduć
svaki samostan ima posebno svoje okružje, koje ga
uzdržaje, a ovaj opet dotično okružje providja po-
trebitimi dušobrižnici u duhovnoj pastvi. Kako je
već poznato samo su tri stara samostana: Fojnica,
Sutjeska i Kreševo ostala od turskoga krvoločtva i
bjesnila, koji samostani sačinjaju tri posebne kusto-
dije, a ukupno jednu bosansku državu (provinciju).
U Fojničkoj kustodiji su još nova tri samostana:
Livno, Gueja Gora i Petrićevac, kod Banjeluke; u
sustješkoj dva: Plehan i Tolisa; u kreševskoj neima
nikakva novoga samostana, buduć je malešna postala
tim, što je većinom iz njezina područja postala 1847.
nova hercegovačka kustodija.
U razdobju dakle zadnjih 13 godina pučanstvo
po spomenutih 8 okružjah ovako se nalazi:
zioni, compresa 1'Austria; dal 1867 sino poco tempo
avanti lo scoppio della guerra russo-turca, i nostri
rappresentanti presso le Corti e i Governi d'Europa
potevano ealcolare sulla buona disposizione e fiducia
dei Gabinetti presso cui erano accreditati.
„In pochi anni tutte queste belle cose spari-
rono, il nostro prestigio andô completamente perduto,
ed ogni giorno che passa ci lascia qualche nuova
delusione. Gli è uno stato di cose insostenibile.
„Una volta, tanto i giornali di qui, come quelli
d'Inghilterra, Francia e Germania, tenevano conto
delle cose italiane, e si parlava di noi in maniera
simpática; adfesso invece passano settimane senza
che dell' Italia si faccia pur menzione, e se sorivono
di noi, gli è per registrare qualche insuccesso della
nostra política, per scagliarci qualche minaccia, o
per deriderci.
»Qui a Vienna ci si osserva con sospetto, l'In-
ghilterra si fa giüöco di noi, la Fráncia ci offende
col mezzo del suo ministero . degli affari esteri, la
Germania si è dimenticata di noi, il suo Cancelliere
va a visitare il Nunzio pontificio, tutti gli ambascia-
tori presentí a Vienna, e noii tien calcolo del nostro ;
la Russia sola ci ricerca per abbandonarci all'occa-
sione o sostenerci (se fossimo confinanti) come ha
sostenUto la Rumenia! la nostra situazione è delle
più pericolose."
1
Srbska gimnazija u gornjoj krajini.
Pa kad ti reku ne piši, ne viči! U Karlovcim
sjedi još srbski crkveni kongres. Al, pošto Srbi sve
to manje razlučuju vjeru od narodnosti, i kongres,
sliedeć taj obći pravac srba i nazovi-srba, predloži
nazad dana, da se u gornjoj krajini, u mjestu Glini
osnuje troškom crkvenoga fonda srbska (sic) gimna-
zija. „Obzor" to postupanje, dakako osudjuje. Evo
što govori:
„Hrvatka je danas slaba, i stojeć pod skrb-
ničtvom Ugarske, svaki dan biva slabija. Najveća
dakle pogibelj prieti danas njoj, što bi poštovani
srbski kongres stojeći na hrvatskom zemljištu, mo-
rao ponajprije uvažiti. Mi dakle, kao što nismo tako
nerazumni, da bi u ovo opasno doba išli umnažati
te pogibelji kroz razdor pravoslavnoga i katoličkoga
pučanstva u Hrvatskoj, tako nemožemo dopustiti,
da se sa strane kongresa zaboravlja ona eminentna
pogibelj zavolj napadačkih težnja, koje su tim ne-
dostojnije, što se skrivaju u pretvorno ruho, i tim
nepravednije, što su naperene proti onoj zemlji, koja
je uvjek jednako gojila bratinsku ljubav naprama
srbskomu narodu.
Ako uvažimo, da to nepiše Zastava ni njezin
Vuličević, već da to izjavljuje cviet naroda pravo-
slavnoga ili srbskoga u naših krajevih, muževi koji
su dosta ugledni i možni za narušiti ljubav, jedin-
stvo i slogu medju narodom u Hrvatskoj, onda mo-
ramo upozoriti Hrvate na pogibelji, koje odavle
niču, a koje se osobito u hrvatskoj krajini siju onom
kletom rukom, koja je već toliko posijala nesreće,
hrvatskom narodu. Ako ovo uvažimo, moramo se i
mi osviestiti, al evo mi ni nepsijjemo, mi nelažemo,
već jedino upozorujemo braću Srbe, da oni od hr-
vatskoga naroda nemogu tražiti dozvole za gimnazij,
koji ima sijati sjeme gradjanskom ratu u Hrvatskoj.
Žalostno je, ako taj kongres ona grudica zemlje, na
kojoj stoji nesjeća velike patriotične dužnosti, koja
ga ima zadahnjivati naprama Hrvatskoj, žalostan je
moral, žalostna je prosvjeta onoga naroda, koji sebi
stvara gimnaziju da sije nemoralni razdor i zakletu
mržnju-medju bratskim narodoto.
U ostalom možda se faizeri srbski varaju. Hr-
vatska je danas doduše slaba, al je ona stara mu-
čenica povjesti, koja je pretrpiv i puno žalostnijih
perioda, nego je današnja, znala opet podići svoju
pokunjenu al nikad osramoćenu glavu, a današnja
njezina slabost više stoji od nemara njezinih vlasti-
tih sinova, nego li od drugih uzroka. Onda će valjda
i braća Srbi drugčije s nami govoriti, mi s njima
uvjek jednako. Mi bi jim još samo to prišaptnuli,
da pučanstvu pravoslavnomu zbilja prieti pogibelj
od neukosti i nemorala, od himbene pretvornosti
mnogih njegovih sinova, pa bilo dostojnije kongresa,
da se bavi tim poslom, da uoči te pogibelji, koje
žalibože nisu izmišljene".
A u nas kako se koja gimnazija ponarodi eto
ti je srbskom; srbi u Dubrovniku, srbi u Kotoru, i
srbi da revnijih nećeš ni n sred Beograda naći! A
tko zato u nas mari? Tko se zato javlja?
DoplSl.
Fácilmente tutto m' andava bene, peró in Dalmazia
un cotale, manco poco non m' avesse rotto le uova
nel paniere ....
Si sà che uno dei mezzi coi quali si sostiene
la mia vassalla e coadjutrice, la Chiesa di Fozio è
l'ignoranza. Ma ecco che a Sebenico, città Croata
quindi cattolica, sen venne, fuggendo l'ira Turca, il
Vescovo Kraljević. Costui oltre la cirílica, conosceva
anche qualche altro alfabeto: era uomo dotto ed
erudito.
Che fà? Decide di sottoporre i Serbiani, rifug-
giatisi in Dalmazia, al dogma latino e perciô chiamo
dalla Russia sacerdoti Uniotti. Questi incominciarono
istruire e il clero e il popolo Serbo, talchè un' in-
fausta -agitazione cominciô a commuoverlo, della
quale io solo ho saputo misurare le conseguenze. *)
E I' Austria favoriva il movimento.
Voi ben sapete, che quando fui in vita non
rifùggiva da mezzo qualsiasi per conseguiré il mio
A chi s'attentasse di creder esser esagerato o falso
il ritralto di questo mostio, noi gli opporremo la storia.
Nota delV autore.
U Zagrebu, U oči dušnog dana.
Obće mnenje pravedno se tuži što domaći li-
stovi nikakvih viesti ne donašaju o dosadašnjemu
djelovanju našega kraljevinskog odbora, a tim više
ima pravo tužiti se što iz madjarskih poluslužbenih
listova dolaze članci i viesti, koje ga uznemiruju.
Da si vaši štioci uzmognu predočiti položaj kakav
je barem do jučer bio, evo što sam u stanju priob-
ćiti vam.
Odporuka kraljevinskog odbora Ugarskoga ka-
ko će vam biti poznato, odbila je sve do jedan za-
htiev našega odbora. Niti sami župnički bir belovar-
ske županije, koji se dosada nepravedno dielio me-
dju Hrvatskom i Ugarskom u razmjerju od 45 i
j55 o/O a pripada isključivo Hrvatskoj, nije bezuvjetno
dozvoljen. S razloga nenadležnosti ne upušta se
kralj, odbor ugarski niti u pitanje spojitbe krajine,
niti u ono krajiških prihoda, niti u pitanja samostalne
financialne uprave, izručenja naših zaklada, i sudje-
lovanja naše vlade pri sastavljanju zajedničkog pro-
računa i obračuna. U kratko Madjari, da ne raz-
pravljaju sve ono što im se ne mili, iznašli su na-
judobniji prigovor: „naš sabor nije nam dao oblasti
da se s vami Hrvatima dogovaramo o ičemu drugo-
mu nego o kvoti". A što kažu ob ovoj? Ništa iz-
vjestna, niti odlučna. „Dođjite amo, kažu, da se raz-
govaramo može li vas zapasti i unapried 45 q/0 svih
vaših dohodaka, jer vi strašno trošite za upravu, a
nedoprinašate ni polovice od onoga što biste imali".
Evo vara soka odgovora naših prekodravskih
saveznika, kojega uvriedljivo oštre poluslužbeni li-
stovi.
Kakav položaj je zauzeo kralj, hrvatski odbor
po takoj odporuci? Poluslužbeni madjarski listovi
kazali su, da se razdjelio u mal ne dvie polovice
glede pitanja krajine, i da jedna polovica nije se
htjela upustiti u dalje dogovore s Madjari, dok se ne
utjelovi krajina. Ako je to tako, tada valja zaklju-
čiti, da oni odbornici koji su htjeli prekinuti dogo-
vore ostali su u manjini, jer je stavno da je kralj,
odbor hrvatski naložio svome izvjestitelju, da izradi
oprovrgnuće madjarske odporuke, stavno je, da su
se odbornici razišli od 16.a do 26,a listopada, i sta-
vno je da se jučer držala zajednička sjednica jednog
i drugoga kralj, odbora, ali se znade takodjer, da
toj sjednici nisu prisustvovali dva odbornika, naime
Mirko Hrvat i Vojnović, koji su ostali kući. Tko će
što da razumije u takom metežu? Malo više svje-
tlosti, Gospodo odbornici, ne bi stalo gore, ni vami
ni zemlji.
Sad, kad je izvjestno, da Tisza neće po nije-
dan način, da se mješa, kako bi narav stvari i pra-
vo zahtievali, pitanje spojitbe krajine sa revizijom
nagodbe, — kad madjarski kralj, odbor neće da se
upušta u razpravu najhitnijih naših zahtieva, — a
s druge strane kad se vidi, da se pokraj svega toga
naš kralj, odbor upušta u daljne dogovore, kojim ne
sudjeluju dva izmedju hrvatskih odbornika, o kojih
se drži'da su najodrešitije mnenje zastupali; uz naj-
bolji optimizam, rodoljub nemože nego crne slut-
nje imati o riešenju naše prepirke s Madjari.
Uztrajnost u borbi nije bila žalibože nigda
najprva krepost nas Hrvata. Znamo malaksati, a ma-
laksali smo od 73.e godine toliko, da smo se odu-
čili prvoga uvjeta svakoga religioznog, političkoga i
individualnog života, borbe. Militia est vita ne samo
hominis, nego i naroda; na ovoj zemaljskoj kruglji:
tko se odriče borbe, odriče se života.
Da se naš sabor n. p. čvrsto držao hrvatskoga
intento, morto son sempre quel desso. Ad alcuni si-
carj armai la mano per liberarmi del Vescovo Kra-
ljević. Questi per caso ebbe salva la vita, ma in-
vece sua venne colpito un prelato Russo, cattolico
fervente che valeva un Kraljević, e nell1 istesso
tempo venne ferito il comandante della piazza di
Sebenico che seco lui trovavasi nell' cocchio. Anche
un Raguseo che con costoro si trovava per poco
ebbe salva la vita. Cosí con un tiro mi libérai di
due avversarj, del prelato e del Vescovo, che im-
paurito fuggi a Venezia dove fini di vivere.
Non ben superata questa burrasca, si sollevč
ben presto un' altra. Nuovi sintomi di rivolta si
manifestarono a Drniš ... • Due preti del rito Ser-
viano, uno di nome Pietro Krička párroco di Kri-
čka, e T altro di nome Marco Busović párroco di
Baljka, incominciarono a intendersela col frate An-
tonio Jukić circa l'unione colla Chiesa Cattolica, e
se la intesero per benino .... Le popolazioni di
Krička di Baljka, di Vrlika, si unirono ai loro
pastori e divennero cattoliche. Che fare? Ri-
corsi ancora alia mano assassina.
Pietro Krička venne ucciso.
[ državljanstva, za koje je uzeo pro bono pariš „ugar-
sko-hrvatsko" pri pretresivanju obćinskoga zakona
za gmdove (kako sam vam o tom u svoje vrieme
izvjestio), ne bi se vidjelo sada gdje ugarski sabor
razpravlja zakonsku osnovu o državljanstvu, u kojoj
nema više govora o drugom državljanstvu, nego o
ugarskom.
A što čine naša 34 zastupnika pri ovakoj za-
mašnoj razpravi, izlazak koje biti će pokopanje sta-
roga hrvatskoga indigenata?
Ne bi li hrvat imao razloga proplakati, i počet
dvojiti o budućnosti svoje zemlje? Ne bi. Pišem vam
u oči dušnog dana. Ori se zvuk zvona sa svih
crkava bieloga našega Zagreba, te pozivliu na mo-
litve za mile nam pokojnike. Dućani su nakićeni sva-
kovrstnimi vienci. Vrvi svieta svake ruke k raznim
grobljem, tko pješice, tko u kočiji, malo i veliko,,
mlado i staro svak sa svojim viencem. Pa kamo idu
drugi, idem i ja s prijateljem
Eto nas na groblju s. Roka, koje leži na jednoj
od onih ubavih brežuljaka koji krunisaju Zagreb na,
sjevernoj strani. Tu počivaju ostanci prvoga hr-
vatskoga glasbenika Limskia. Pjevačko družtvo
„Sloga" nad grobom mu pjeva. Od tole uputi-
smo se ka groblju s. Jurja. Uljezoh; na lievoj
diže se spomenik žrtava padsih god. 1845, ko-
je su svojom krvi uzkrisile Hrvatsku. Idemo na-
pried, neznajući gdje nogu staviti od svieta, koji ide
i vraća se, zabunjeni i zablieŠteni od neizbrojnog
množtva cvieća, vienaca i svieća. Ovdje nam poči-
vaš, Ljudevite Gaju, kojemu slaboće staroga života
oprostio i Bog i narod, jer si ovome dao slova, pro-
budio književnost, ohrabrio i na oduševljenje priveo
iz mrtvila dušu. I ti, prvi naš slovničaru poštena
dušo, veterane Babukiću ovdje ležiš kod šaljiva,
vazda vesela Kurelca, koji je proputovao pješice svu
Hrvatsku od ravnog Medjumurja do kršnog Kotora
da samo ulovi i prebire i skladno složi zaboravljene
glasove naše liepe Hrvaštine. A tko bi izbrojio na
ovom gustom groblju — jur zatvorenom — koliko
je dičnih, čeličnih zaslužnih Hrvata ukopano? Tko
može ustavljati suze? Tko neće poljubiti ovu svetu
zemlju? Nego, bacajući oko iz groblja s. Jurja na
divnu ksaversku dolinu, koja nam se proteže pred
očima, evo na putu, koji vodi k Mirogoju vidiš gdje
se svietli malo groblje s. Tome, a množina pješaca
i kočija vrvi k središnjem groblju prije tri godine
otvorenome. Sadjem na put i ja s mojim drugom.
Nebo je mrklo: tišina svuda, samo što ju razbija
daleki hod množtva vrvećega k nekadašnjoj vili
Gajevoj, pretvorenoj u obćenito groblje. Mimolazi-,
rao groblje s. Tome, penjemo se na plateau, iz ko-
jega se naš Zagreb sa svojimi tornjevi s. Kralja i
s. Marka, sa gornjim gradom, a Jurjevac sa svojim
razvietljenim grobljem pomaljaju. Ulazimo u groblje,
te nas nešto odmah vuče ka grobu Preradovića. Du-
šni dan ga napokon nadje u materinskoj zemlji. Pri-
bližujemo se. Jeli ono kip, ili je vila živuća koja
polaže bezsmrtni vienac na pjesnikov grob? Dal-
matinac, bračanin, hrvat Rendić je tu umotvorinu,
pred kojom se prvi umjetnici carevine klanjaju, izu-
mio i oživotvorio. Nebrojeni vienci rese privremanu
grobnicu pjesnika, dok za malo dana ne bude pre-
mješten u jur sgotovljenu monumentalnu arkacku
Pjevačko družtvo Kolo sa svojim barjakom, i sveji-
čilištni djaci polažu vience, i pozdravljaju zanosnom
pjesmom pokojnika. Nego još ima milih mrtvaca na
ovom turobnom polju. Evo DeŽmanova spomenika,
evo Jakićeva, evo mjesta gdje počiva prvi sveučili-
štni rektor i povjestničar Mesić. Mal ne svi ovi sla-
vni pokojnici u kratko vrieme, u Četrdeset godina
preporodili su nam svojim trudom i poŽrtvovanjem
knjigu našu, a kroz knjigu domovinu, — svi su pod
zakriljem častnog krsta umrli, pošto su pod Uplivom
kršćanske prosvjete naresili i oplemenili Hrvatđku.
Ali križ i kršćanstvo znači život, jer znači borbu, a
borioca još ima za krst častni i slobodnu zlatnu u
Hrvatskoj s ovu i s onu stranu Velebita. I vi, go-
spodine uredniče, sudeći po vaših zadnjih broje vili,
uzdržavate tu borbu, sad vatreniju nego igda. Ne
malaksajte, pratit će vas, i prate simpatije svih onih
kojim je u Banovini i u Dalmaciji stalo do katoličke
Da me, da me, gridô ccn terribile voce Ivan
Kerić, 1' assassino di Pietro Krička. II di 4 marzo
1834, alie ore 9 di mattina mentre a eavallo reca-
vasi a Drniš per celebrare la Liturgia, io lo attesi
sotto la strada, poi salutatolo coll' invocazione : Bla-
goslovi Otèe ! con un colpo di pistola lo stesi al
suolo. Quel giorno il eavallo entré nella borgata
senza il cavaliere . . . .
Gloria eterna a Ivan Kerić ! gridô quella turba
infernale.
Alie acclamazioni Ivan Kerić, 1' infame assassino
s1 avvanzô in mezzo alla turba, poi si pose alia de-
stra di Dušano .... Si voleva di nuovo la tromba
di Barbariccia per rimettervi I' orditte e la calma
fra la turba sempre tumidtuante.
') Per gli increduli dei due assassin» ahbíamo
pronto i relativi processi .... in copia .... che un
di riprodurremo, in appoggio di qualche altro lavoro.
Che egli infatti ciecamente ripeta le sentenze
tróvate negli scritti, nei quali l'ignoranza gareggia
coll' odio a quella fede, che quasi da 19 secoli ha
cattivati i più sublimi ingegni, non ci sorprende pun-
to ; chi apertamente si gloria di aver spenta nel cuor
suo la fede, è ben degno^ della più alta cominisera-
zione ; ma quando ha poi 1' ardire di fare oltraggio
con pubblici scritti, alia fede dei credenti, anche nel
momento solenne, in cui questi con religioso rispetto
pregano pace all' anima, cui attende una vita eterna
avvenire, (e non vola coi venti, come follemente il
nostro poeta asserisce); bisogna dire che egli detesta
il minimo barlume della più volgare civiltà, ed è
questo un atto, che invilisce, abbassa e degrada e
riguardo alia mente e riguardo al cuore.
Povero illuso! se avesse preveduto che una ge-
nerale indignazione dovrà essere il premio del suo
scipito poema, avrebbe potuto risparmiarsi la pena
di vederlo straeciare, con disdegno, non solo dalle
porte della Chiesa e dal cataletto, ma bensi dalle
pubbliche vie. E non furono i ragazzi, ma un auto*
revole signore, che con quell' atto volle publica-
mente riprovare la femerità del sapiente letterato, il
quale invece di gracchiare contro gli apostoli deW o-
scurantismo, farebbe assai bene di approfittare alme-
no questa volta del solenne fiasco subito, e persua
dersi che qüella sua vantata indipendenza della ra-
gione, non puo gabbare se non inesperti íanciulli,
della cui semplicità pur troppo pué abusare.
Nella ferma speranza che il nostro nuovo poeta
vorrà finalmente ascoltare la nostra voce, ancora una
volta lo consigliamo sul serio, che se non ama rftor-
nare al mantice ed al martello, coltivi pure la sua
mente, ma fornendola soltanto di sode iatruzioni, che
non respirino coll' alito pestitero dell' incredulità, i
cui trisiti eiFetti puo di leggieri scorgere fin d'ora di-
pinti al vivo in una vita ripiena di amarezza e di
illusioni, che non gli daranno mai pace, finché non
ritorni con maturità di senno a quella veritá, che
bevve col latte materno.
NOTIZIE VARIE.
Ci scrivono da Traù, che domenica scorsa die-
tro iniziativa del Comune fu celebrato solennissimo
ufficio divino in ringraziamento a Dio pella presa di
Serajevo cosi gloriosa pella nostra valorosa armata.
Alia bella funzione intervennero tutte le Autorità e
la Banda cittadioa. Un manifesto dell' Amministra-
zione comunale invita con accenti calorosi i cittadi-
ni ad oblazioni per soccorrere le famiglie dei nostrí
prodi combattenti.
Lunedi scorso, reduce dalla visita pastorale di
Bossoglina, il vescovo di Sebenico Mons. Ant. Fosco
approdava a Traù. 11 suono festivo dei sacri bronzi
di tutte le chiese ne annunziô 1'arrivo. S. Signoria
fu accolta dall' Autorità ecclesiastica, política e co-
munale e da numerosa comitiva di egregi cittadini.
Al dopopranzo Mons. Vescovo accompagnato dalle
Autorità e dalla Banda comunale sali il piróscafo
/'erdinando Massimiliano diretto alla città di sua
residenza.
nice Sv. Benedikta, kojim je velemožna ruka i sa-
da u velikoj potrebi njihovoj t. j. u popravbini na
po srušenog Manastira su 200 for. u pomoć prisko-
čila: česa radi ne samo da one svaki dan za N. V.
Bogu se mole, nego i neprestano moliti će se za
zdravlje Njegovo i Njegove prejasne kuće, i za sla-
vno pradobiće svih nepriatelja Njegovomu carstvu.
Nella battaglia di Banjaluka dei 14 corr. il
reggimento Weber, composto quasi esclusivamente
di Dalmati ed Istriani perdette: 32 morti, 90 feriti
e smarriti 48. Fra queati la „Wiener Zeit." segnala:
II Capitano Giovani Dressier, il Tenente, aiutante
di battaglione, Giulio Geyer, il Cadetto Stefano
Weigert, ed il facente funzioni di ufficiale, Comingio
Baldo, morti. II Primo-tenente Antonio Kažnačić, i
Tenenti: Carlo Vallon, Giovanni Kozarcanin, Riccardo
Kupnik e il Medico di reggimento Dr. Rodolfo Laska,
feriti. L' Accessista delle proviande Edoardo Godnig,
morto.
Secondo lo stesso giornale dei feriti del reggi-
mento Weber si trovano: Neil' ospitale militare di
Vienna, N.r 1 feriti gravemente: Simeone Selac,
Jadre Perica, Matteo Grosic, Antonio Mandric, Marco
Curkovic, Giovanni Prpa, Giuseppe Stranstyak, Si-
meone Sisak, Antonio Cukusic, Pietro Gravuja, Giu-
seppe Taduh, Mariano Babic, Stefano Szaric, Nicolö
Gjurjevic e Rade Pievae. Feriti leggermente: Fran-
cesco Tenze, Giuseppe Furlan, Giuseppe Paic, de-
mente Poldrugovac, Giuseppe Medvideviö, Antonio
Mudrinic, Filippo Maronica, Velceslao Pykora, Pietro
Grsentic, Vato Kovaöic, Giorgio Zanic di Matteo,
Antonio Dauka, Marko Plaucic, Giovanni Dujmovic
di Andriano, Alessandro Bokölic e Mirco Ogjenovic.
— Neil' ospitale di Vienna N.r 2, trovansi feriti
gravemente: Nicolö Krvavec,; Giuseppe Tolj, Giorgio
Lazariö, Nicolö Radmilovic, Giovanni Vutkovic, Paolo
Gagric, Nicolö Tersin, Matteo Cajo e Gregorio Morac.
Ferito leggermente: Pietro Pavlovic.
Pišu nam s Paga:
N. V. naš Cešar i Kralj Frane Josip I, oh ko-
liko je suza sirotani otro, kolikim potrebam prisko-
čio i kolike prosjake milostivo pogledao! — nije
dneva, da se ne Štije, da se ne čuje o veledušju
Njegovom: s toga sa svieh strana naše Cesarovine
vapaji se čujft, srdačne zahvalnosti. Medju ovim za-
hvalnicim nežele zadnje ostati ove poštovane Redov-
bligare- il proprio re al rispetto e alia devozione
verso la Chiesa. ,
Non é noto ser , fra Serbi la questione litúr-
gica avesse causato qualche scisma. Perí) consta che
il contegno di Michele, da alcuni detto Duca e da
altri Re, non era disuguale da quello di Pietro Cre-
scimiro suo coetáneo. Egli aveva rinnito sotto il suo
potere la ¿enta, ja Tribunia, la Zachulmia e la
/Ra\scia. Questi paesi erano allora spiritualmente sog-
getii al Metropolita di Ántivari, appellato Arcivescovo
dei 3erbi, che aveva per puffraganee le Chiese di
Cattaro, Dulcigno, Scutari, Durazzo Poleto, Sarbia,
Bosnia, Trcbinje e di Chelmo. II Metropolita di An-
tivari .ricéVevá il pállio da Roma, e aveva il diritto
di porta r la crOce innanzi, per tutta la Servia e
e Rascia . L' erezione di questa Metropoli cade nel-
1' época i n cui regnava nella Zenta Voislavo che
aveva sapx ito estendere con fortunata guerra i confini
del suo Du cato. Fu sua cura, come quella del suo
figlio e succ essore Michele, che i paesi a lor soggetti
fossero indip eñdenti dal Metropolita di Spalato: il
che non pote\ Ta compiersi senza il beneplácito del
Papa. Michele . anche per questa ragione doveva esser
devoto al Román* o Pontefice che difatti confermó con
un Breve (1067/ diretto a Pietro Arcivescovo di
Dioclea-Antivari i diritti metropolitici sulle chiese
da noi testé noven vte. Le arti di Michele Cerulario
(1043-57) nulla pote ívano sull' animo di questo prin-
cipe anche peí moti\ T° che allora erano tese le rela-
zioni politiche fra lui « la corte di Bisanzio.
Della devozione poi di Pietro Metropolita di
Pišu nam iz Prožure kod Maranovića na 19
kolovoza:
I ovdje velikom svečanosti i najvišim odušev-
ljenjem ovoga pučanstva bi jučer proslavljen od na-
šega revnoga Kapelana rodjesil dan N. V. Cara i
Kralja Frana Josipa, i ulazak hrabre c. k. vojske
u Bosnu i Ercegovinu. U oči nedjelje slavila su zvo-
na i razvila se austro-ugarska zastava a naodredje
ni dan u 10 ura u. j. naš poštov. Kapelan, prisu-
stvovanjem svega puka rečeMisu, zatim se pje-
vala pjesma od zahvale Gospodinu Bogu, i bio sv.
blagoslov. Po crkvenoj svečanosti mnogo krat zaori
srdačno uzklik: Živio naš Car i JKralj Frano Josip I
i sva Njegova Carska Obitelj! Živjela nam oslobo-
djena Bosna i Erzegovina naša stara djedovina!
Podigoše tu skoro na otoku Braču liep spome-
nik dičnoj uspomeni milog našeg pjesnika O. Andrije
Kačića-Miošića. Spomenik je u onom istom samosta-
nu kojemu je sam obljubljeni pjesnik temelje udario.
Naš dični zemljak D.r Kosto Vojnović bi o-
dabran u Djakovu zastupnikom za budući hrvatski
sabor u Zagrebu. Mi se ovomu izboru veselimo i
svim se srcem prekovelebitskoj nam braći radu-
jemo; sada najskoli kad su nam potrebe više, kad
nam obzorje šire, liepše su nade a i pogibelji jače.
Alla Pol. Corr. scrivono da Mostar che i cac-
ciatori a cavallo della milizia dalmata non ^subirono
alcuna perdita nel combattimento presso Čitluk. II
sergente Kovaćević ed il capo squadra Simić fu-
rono decorati colla grande, ed i cacciatori Tadić e
Zizić con la piccola medaglia del valor militare.
Nel combattimento presso Dubrava e Cerñice questo
distaccamento ebbe un morto ed un ferito; inoltre
perdette 3 cavalli, che andarono smarriti.
Pišu nam iz Dubrovnika na 26 tek: Jučer
oko 6 i po posije podne bila je nemila tuča s daždom
od zapada put istoka. Otukla je sve. U nekim je
zrnim do četiri unče bilo.
Gosp. Vid. Vuletić, učitelj gradj. učione na Kor-
čuli, izdao je ovih dana pjesmu „Mrzi brate" gdje
potiče da se „zlo kazni mržnjom iz sve sile" Gosp.
je Vuletić i ovdje liepo potvrdio svoj pjesnički po-
let, te dobrim čistim jezikom svoj umotvor nakitio.
Ciena novčića 20.
La Montags Revue annunzia che le Diete sa-
ranno convocate alla metà di settembre, e verso la
fine di ottobre il Consiglio dell'Impero il quale avrà
tosto da eleggere le Delegazioni che incomincieran-
no i loro lavori ai primi di novembre.
Si annunzia da Brood alla Presse che lungo
tutta la via sino a Serajevo fu quasi dovunque com-
piuto il disarmo della popolazione.
Il Fremdenblatt dichiara, in base ad informa-
zioni attinte a fonte attendibilissima, essere prive di
qualsiasi fondamento tutte le voci che corrono di
crisi ministeriale e di offerte dimissioni.
La Politische Corretpondenz ha da Cetinje 26:
Dopo 1' ultimo combattimento presso Stolac, che fu
tanto fatale agi" insorti, numerosi fuggiaschi turchi
ripararono nel Montenegro. U principe dispose l'op-
portuno per internarli, e destino Nikšić a luogo di
soggiorno per tutti i fuggiascbi che giungessero alla
linea di demarcazione.
„Polit. Corr." prima da se je Hafiz pasa na
18 tek. prikazao obnoć vojsci kod Blažuja i da su
ga poslali u Brod.
II Congresso internazionale del commercio e
dell' industria, radunato a Parigi, voto la seguente
deliberazione:
„11 Congresso emette voto che venga concor-
dato fra tutte le nazioni un Códice internazionale di
commercio.
„Per facilitare questo lavoro, il Congresso de-
libera di formare una Commissione incaricata di
gettare le basi del Códice suddetto, la quale pre-
sentera la sua relazione al Congresso del 1880".
Antivari, coetáneo di Lorenzo Primate di Spalato,
verso la Santa sede abbiamo prove non dubbie. A
lui in un Breve Papa Alessandro dava 1' incombenza
di aver cura di tutti i monaster! della sua Metropoli
tanto latini che greci o slavi giacché tutti, come si
esprime il Papa, formavano una sola Chiesa (Rački,
Rad, knjiga Vil pg. 119); poi nello stesso Breve gli
d&< consigli e impone i modi di condursi da buon e
zelante pastore verso il suo gregge, con espressioni
di somina stima e benevolenza.
Da tutto ció si conchiude che le due nazioni
in quell' época, la Croata e la Serba, coi loro prin-
cipi erano concordi nella devozione e ubbidienza
verso la Sede Romana.
Ora dobbiamo rintracciare quaoto avenne della
Liturgia Slava da Alessandro II in poi..
Vuolsi da alcuni che questo stesso Papa prima
di moriré avesse rivocato il canone di Mainardo, e
permesso agli Slavi di uffiziare in Chiesa nella lor
lingua nativa. Pero nelle cronache di quei tempi non
troviamo segno di questa revoca.
Nei sinodi tenuti in Dalmazia ai tempi di Gre-
gorio VII dai Legati Gei-ardo (1075) e Gebisone
(1076) non si fa eenno della Liturgia Slava, abben-
ché in questa época sia stata in uso in qualche Dió-
cesi, particolarmente poi nelle isole. (V. Prospetto
cronologico pg. 239). Gregorio VII, che aveva proi-
bito l'uso della lingua slava nell'Uffiziatura Eccle-
siastica ai Boemi, non avrebbe forse proibito anche
ai Dalmati, se avesse creduto esser ció giusto e ne-
cessario? Col decorrere del tempo la memoria delle
II Consiglio dei ministri a Madrid, ha deciso
che le spoglie mortali della regina Cristina sieno
traspórtate all' Escuriale, luogo di sepoltura dei re di
Spagna. Molti dignitari della Corte partono per l'Ha-
vre onde levarvi il corpo della regina.
La Rappresentanza comunale di Serajevo si co-
stitui, ed é formata di 18 inembri: 5 maomettani, 6
greci non uniti, 3 cattolici, 4 israeliti. II pericolosis-
simo agitatore e capo degl' insorti maomettani, Hagi
Jankovic, fu arrestato dalla gendarmería di campo.
La Russia avrebbe manifestata la intenzione di
intervenire nella Macedonia, attesa la situazione mi-
fatte proibizioni andava dileguandosi, e non senza il
tácito consenso della Santa Sede, e dei Vescovi, 1' uso
delF Uffiziatura Slava venne ripreso.
II sospetto che dessa fosse macchiata di labe
eretica era intanto svanito, dappoiché personaggi
dotti e conoscitori dell' idioma slavo incominciando a
esaminare i sacri codici si persuasero che nei me-
desimi nulla era di contrario alia fede cattolica. Che
se vi appariva qualche errore inestato per imperizia
di male esperti copisti, o per frode degli eresiarchi,
era fácil cose toglierlo e emendarlo.
Nessuno quindi poteva ragionevolmente proibire
agli Slavi Dalmati, l'uso della lor lingua materna
nell' esercizio del Divin culto.
Nel 1248, Innocenzo IV cosí rispóse ad un tal
Vescovo Slavone che gli chiedeva il permesso di
recitare la Liturgia in lingua slava:
„Peracta nobis tua petitio continebat, quod in
Sclavonia est littera specialis, quam illius terrae
clerici se habere a B. Hieronimo asserentes, eam
observant in divinis officiis celebrandis. Unde ut
illis efficieris conformis, et terrae consuetudinem
in qua existís episcopus imiteris, celebrandi divina
officia secundum predictam litteram a nobis licentiam
postulasti. Nos igitur attendentes, quod sermo rei,<et
non est res sermoni subjecta, licentiam tibi (dum-
modo sententia ipsius varietate litterae non laedatur)
auetoritate praesentium concedimus postulatam" (V.
Farlati T. IH, p. 143).
(Continua.)
iz kese vadi?" Reći mi je tada, da s takovimi pro-
tuslovci govora nije, pošto kad bi se ljudi vladali
po razumu njihove čudnovate glave, ala ti sreće,
čestita li uživanja na ovom svietu! Pitam ja, zar da
je utaman, kad učitelji, potaknuti jedino namjerom,
da se čim lašnje postigne pučko obrazovanje, kojemu
su se posvetili, traže da se u tu svrhu sakupe, nek
pokažu i podnesu na razpravu postupak, kojeg se
oni drže, te da čuju o tom razna mnjenja sudrugova
svojih? da se rašire njihova poznavanja, da pogrje-
šeno poprave, manjkavo popune? A da se u tom
nevaram, spomenut ću vam samo njeke od obrazlo-
ženih predmeta, nek s ovim dokažem moju tvrdnju.
Na priliku, vrli gospodin Nadzornik, koji je u jednu
samu godinu stekao toliko vještine u školskih poslih,
da se nema u ničem bojati nit izpred najzaslužnijih
ostalih Nadzornika, u svojoj započetnoj besjedi, iz-
medj drugih liepih stvari nadoda njeke mane, što je
prigodom školskog posjeta opazio, te podaje jako
koristnih opomena, eda se i tizim rnanam najde
zgodna lieka.
. Zaslužni pop Cvjetko Marasović, kao izkusni
učitelj, onim izrazom, koji ga baš odlikuje razlaže
i razvija podpuno sliedeći predmet: „Kako da djeca
u 12 godini budu kadra izrazivat točno svoje misli,
to ustmeno, to pismeno". A da je ova zadaća veoma
važna obzirom na sadašnji način obučavanja, dosti
nam pomisliti na pokvareni postupak, kojeg se dr-
žala stara škola pri obučavanju djece u toli potre-
bitoj učevnoj grani. U drugom govoru paka iztaknjiva
znatnost tako zvane sedmične knjige, i pruža učitelju
naputak, kako da mu na prvi mah bude predočeno
poduzeto učevno gradivo, kroz pojedinu sedmicu;
smatrajuć rečenu knjigu, kao proizlaz školske di-
daktičke iz vješti i poučajnog kazala, koje naznačiva
pojedine sate u kojih da se izvjest udjelotvori. To-
liko izvjest koliko kazalo, da se moraju praviti po-
četkom godine, eda metodično i uspješno uzmogne
učitelj predavati opredjeljeni nauk; zove napokon
rečenu knjigu kao stražu-štitnicu učitelja, jer po tom,
što se sedmičnom knjigom daje predstaviti izcrpljeno
gradivo, može se suditi o revnosti i brižljivosti uči-
teljevoj pri povjerenoj mu službi. Tko, da se neu-
vjeri, kako riešenje ovakovih zadaća, osim što po-
maže učitelju, da se stavi na pravu stazu, nabavlja
mu to veće znanja glede obuke, koja na ovaj način
postaje uredna, razumna i sustavna? —- Tko, da
neshvati, kako, premda imade i vanjskih uzroka, koji
uplivaju na promaknuće redovitog pohadjanja škole,
ipak, najveći dio pripada revnosti i nastojanju
učiteljevu, koji stavljajuć u pravo suglasje školski
zapt sa svojim ponašanjem, dostigne da mu djeca
drage volje polaze učionu?-Eh,- dobro: ovaj pred-
met, razvijen u svakom pogledu od triju Častnih
članova Skupštine, izmedju kojih se odlikova ravnaju-
ći uč. A. Domančić, razbudi i najnemarnijega od pri-
sutnih, te ga osvjedoči, da, premda su učitelji obskr-
bljeni kukavnom plaćom, ipak se nijedan nema
smatrati zanati jija, jal' najmljenik kakav, dali kao
otac, il' bolje majka, opojen istimi čuvstvi ljubavi,
kako ih ona goji prama svojim miljenikom. Tko, da
nezna, koliko biva škodno javnoj obuci uvedenje
sukromne opetovnice?Eh, dobro: vrstni učitelj Lavro
Machiedo, lakim, razumljivim i živahnim slogom na-
vadja takove razloge, da mu se nemože učiniti nit
najmanje primjetbe. Želite li imati jedan točan i
bistar pojam o piso čitajućoj methodi ? Vara drugo
neostaje, nego da pazite na predavanje uzor-učitelj a
Ivana Ruževića, pa da se začudite. No ipak znati
je, da on u svom govoru više nepreporučiva preko
onog postupka, kojeg se drži on isti svojimi učenici.
Ako prisustvujete drugoj jednoj sjednici, divit će te
se bistrini i kratkoći, kojom je razvio vriedni učitelj
Šimun Mićin svoj govor o kruglji zemaljskoj.
Tko, da iz svega ovoga neuvidi (izostavljaju«
ostale predmete, da se preveć neđujjira) važnost uči-
teljskih Skupština? Može li se jošter tvrditi, da je
vrieme, trud i trošak uzaludan? Ja ih za se držim
toliko potrebnimi, da bih htjeo, nek se nijedne godine
neprepuštaju, i da se obavljaju onim redom, onom
fezionamento dell' agricoltura e nulla piu. Come quin-
di 1' aratro é un perfezionamento" della zdppa, e I' ara-
tro a macchina un perfezionamento dell' aratro sera-
pliee, e per questi strumenti e macchine 1' agricolto-
re non paga un1 imposta speciale, cosi anche l' api-
coltura dovrebbe essere esente da qualunque imposta.
La raccolta del nettare é rise.ivata alia sola ape,
e, quando essa dovesse formare un aggravio pelP a-
picoltore, dai medesimo verrebbe abbandonata, e con
questo o si perderebbero aífatto due importantissimi
prodotti — il miele e la cera — o le api eerchereb-
bero la loro dimora nelle caverne e nei boschi, som-
mistrando cosi un gradito nutrimento agli animali ed
;igli insetti, a danno dell' uomo che le ha per neces-
ita economica trascurate. Lasciando invece libero a
ciascuno di tenere degli alveari, lo stato, se anche
non fa pagare un' imposta, ritrae sempre dei vantaggi
indiretti. II miele venduto a negoziantí ed industri-
ante, essi lo utilizzano in cento modi edin mille for-
me, e pagano per la loro industria un5 imposta; la
.cera viene utilizzata precisamente perfar cándele, ed
i stabilimenti dove esse si fondono ed i negoz! dove
si vendono, e pagano perció un'imposta, dovrebbero
cessare, ed allora lo Stato perderebbe il certo per
l' incerto.
ozbiljnostju i važnostju, kojom bijaše Ijetošnja držana
pod predsjedničtvom revnog c. k. Nadzornika Ma-
rinkovića, eda se dobije spasonosnih koristi, toliko
obzirom na učitelje, koliko na djecu. N.
Salona, 18 settembre.
Ad uno dei più pressants bisogni della popola-
zione di Salona, alla line tu provveduto colla erezio-
ne della nuova Chiesa dedicata alla Natività di Ma-
ria Vergine. 11 tempi o è abbastanza ampio ed ele-
gante, per modo che potrebbe stare in qualunque
delle città della nostra Provincia. Il disegno fu de-
lineato dal valente professore delle Scuole Reali di
Spalato sig. Emilio Dr. Vecchietti, ed i I lavoro Ven-
ne eseguito in brevissirno tempo dai bravi e valenti
artisti Giuseppe e Stefano fratelli Ganza.
Meritevoli sono di menzione pelle loro presta-
zioni tanto i membri del Consiglio di iabbrica, che
il capovilla Stefano Speratz, e segnatamente il pre-
side della fabbriceria Marco Grgić da Vranjjea, il
quale abbandonati i propri ^affari, quotidianamente
da mane a sera vegliava, perché il lavoro procedes-
se álacremente, disponendo a tempo ogni cosa, per-
che nulla m an cas se alla maestranza, anticipando dal
proprio peculio, quando non erano pronti i fondi on-
de saldare per intero le rate agi' imprenditori.
La Chiesa fu benedetta iL primo del corrente
mese dal rev.mo Canonico Don Giuseppe Zuliani
viee-decano e párroco dei sobborghi Lučac-Manus,
quai incaricato per parte di Sua Sign o via lll.ma e
Rev.ma Möns. Marco Calogerà Yescovo Diocesano,
che per causa d'improvvisa indisposizione física, non
fu in grado di "soddisfare a ,$>rieghi ed al desiderio
della popolazione cui aveva promesso di fare tale
funzione.
II prefato Monsignore fece conoscere di esser
dolentissimo per tale inaspettato accidente, e la popo-
lazione ne fu ancor assai dišpiacente, per non aver
avuto il conforto di vedere il proprio Vescovo e Pa-
store, in una giornata di universale gaudio e con-
tentezza.
Finita la Benedizione, il Molto Rev. Arciprete
párroco locale Don Paolo Diana canto Messa solen-
ne, durante la quale tenne discorso addatto alia cir-
co.s tanza, eccitando la popolazione alla vera devozio-
ne ed attaccamento alia Vergine Santissima, come
all' única e sicura áncora di salvezza in questi tempi
luttuosi e di totale corruzione e pervertimento.
Descrivere è impossibile il giubilo della popo
lazione, che pel corso di un intero anno onde soddi-
sfare alle pratiche di devozione dovea recarsi o alia
parrocínale di Vranjica o ád Una delleaitre cappelle;
allorchè finita la benedizione della Chiesa ebbe il
piacere di entrare nella stessa. L' allegrezza ed il
contento si vedevano espressi sulle loro faccie, ed
appena ravvisata F immagine della Vergine Santis-
sima la chiamavano tutti in , aiuto appellandoLa col
nome di Gospe, di Majko moja.
Siccome 1' Augusto Imperatore e Re Francesco
Giuseppe I, munificentissimo sempre e segnatamente
quando si tratta di scopi pii, allorchè onorava que-
sta località colla Sua visita Imperiale, aveva avuto
la degnazione di assegnare dalla Sua cassetta priva
ta pella erezione della nuova Chiesa il rilevante im-
porto di fior. 1000, e si ottenne dal Sovrano Erario
pello stesso titolo un assegno di fiorini 5000, cosi in
segno di riconoscenza, nel giorno in cui ricorreva la
festività del Nome di Maria SS., il M. Rev. Arcipre-
te párroco tenne nella nuova Chiesa nn solenne Uf-
fizio divino a cui in ter ven ñero oltre la popolazione
intera, 1' i. r. Ricevitore daziario, i corpi insegnanti
delle scuole popolari maschili di Salona, Vranjica e
Mravince.
Da mille e più cuori nel predetto g torn o ve-
ri i va no innalzate a Dio le più fervide preci pella
diuturna conservazione dell' Augusto Imperante ,e
della Reale Famiglia, e dirétti alia Vergine Santis-
sima i più caki i voti, onde la valorosa armata in
questo giorno debellasse col mezzo del di Lei valente
L' apicoltura in secondo luogo non puó consi-
derarsi un paodotto a agrario, perché il suo prodotto
é molto instabile.
In un circondario apistico una, due ed al piu
tre possono essere le finnture principali, ed allora
soltanto si vedono le api preso da frbbrile attivitk
pe.t raccogliere il miele per se e per l'.apicoltore.
La fioi'itura dura poco; e cosi 1' industria delle api
e per conseguenza anche dell' apicoltore dura al piu
60 giorni all'anno, mentre in alcune localita essa e
di soli 8 giorni. Questa limitata breve aítivita é un
valido argomento per diré che anche da questo aspetto
il miele e la cera non possono considerarsi come
prodotti agrarí propriamente tali. Sparisce poi ogni
dubbio quando si considera che una piccola siecitk,
incalcolabile pei cornuni prodotti del suolo, puó essere
invece fatale per le api; come anche una buona
pioggia, durante la fioritura prineipale, una brina,
dei venti o della tempesta, che mentre non arrecano
nessun o leggero danno ai prodotti, possono invece
essere causa che le api non raccolgano nemmeno
una goccia di miele. E se a questa incertezza di
raccolto si aggiunge ancora la osservazione che le
api vanno soggette a malattie e tali che, se, per
un' accidente, che puó succedere anche al piu abile ,
patrocinio ed annichilasse il socolare nemico della
cristianità, della civilizzazione e del progresso, come
in altri tempi ebbe la «tessa sorte nel predetto
giorno, allorchè il barbaro e feroce Asiático osava
cornparire sotto le mure di Vienna, e minacciava da
per tutto I' eccidio e 1' esterminio.
Finita la S. Messa, durante la quale il Párroco
tenne un discorso adatto alla eircostanza, ebbe luogo
I'esposizione del Venerabile col canto dell'Inno am-
brogiano, e dalla scolaresca di Vranjica fu cantato
i' Inno dell' Impero.
In questa occasione il M. R. Arciprete Párroco
aperse un foglio di soscrizioni volontarie a benefizio
delle farniglie aventi figli nella I. R. Armata attiva
o nella Landwher, nonchè a pro delle famiglie dei
feriti o morti nella attuale eampagna, e non si dubita
che 1' esito corrisponderà all' aspettazione.
Nella mattina dello stesso giorno il M. R. Ar-
ciprete Párroco ebbe la felice idea di dirigere alla
persona dell' Augusto Imperatore e Re il seguente
telegramma :
„Sua Maestà Imperatore Francesco Giuseppe
Vienna.
Oggi nella Chiesa della vetusta Salona eretta
munificenza Vostra e Vostro Governo, popolo fedele
innalza preci a Dio pella prosperità Vostra e Vostra
Reale Famiglia, in rendimunto di grazie, e prospero
successo Vostre Vittoriose Armi Bosnia ed Erzego-
vina.
[Jmilia Vos tri piedi sensi fedeltà, inconcusso
attaccamento". Y.
Makarska, 16 rujna.
Na jučerašnji blagdan sladkoga Marijina imena
u ovoj sustolnoj crkvi, li ep se je i znamenit čin
vidio, kako jedun mladi turčin, u 23 godini svoga
života, Oiner Gjige iz Dubrave kod Stoca u Herce-
govini, odreče se zakona Muhamedova, te primi i za
grli, s velikim veseljem i s radostju srca i duše,
lagahni i ugodni jaram poniznoga Nazaranina a sina
Boga života, jedinoga, koji neobetaje blago ni bo-
gatstvo, veličanstva ni dostojanstva, dali samo plaču
života vječnoga. Ovaj prizor ganuo je mnoge okolo
stojeće.
Omer Gjigi se odavna u srcu želja bila poro-
dila, čisto srce imati, da čistim srcem Boga vidi, i u
Bogu da živu istinu upozna; on je vazda zvao na
pomoć Djevicu Mariju, snažnu pomoćnicu kršćana,
da mu izprosi milost u dragoga Boga i put kaže
kako će prići u krilo sv. matere Rimokatoličke crkve.
Marija kako nitkomu neuzkraćiva ni milosti ni svoje
osobite pomoći, tko' se njojzr skrušeho~i pouzdano
utječe, tako i njega usliši, te mu bi prava svjetlost
i jaka pomoć u njegovu putu k istini.
Glavu on iznese, ima jače od četri mjeseca
dana, iz Hercegovine na Opuzen, gdje mu, kod mn.
pošt. ot. Bernardina Karare d. I., uprav srcu ođlanu,
jer ovaj blagodarni otac, komu nezapinje spas duša
0 ledeno nehajstvo, s otčinskom ga ljubavlju primi
1 s pravim ga požrtvovanjem kroz sve ovo vrieme dok
je kod njega pribivao u duhu i nauku kršćanskomu
spravljao, te u shodno vrieme ovdašnjemu ga pripo-
moćnomu Biskupu posla željom da ga Presvietli i
Prepoštovani Kazimir Dr. Forlani s Bogom smiri.
Presvietli Biskup, kao pravi Apoštol, da se mladić
još bolje spravi i ukriepi u kršćanskih istinah, povjeri
ga brižnomu župniku grada, prepoštovanomu Ivanu,
kan. Baškoviću, koji dragovoljno se primi, i odgovori
ljubavi svoga iskrnjega.
Jučer je Presvietli i Prepoštovani Biskup Omera
krstio, i imenom ga Ivan Marija nazvao, kako je
jur on bio izrazio svoju želju; podjelio mu je kruh
Angjeoski te ga odmah i krizmao. Kum mu je na
sv. kraćenju bio veleč. pop Ivan Bono, svećenik od
Lizzola države Bergamo, te po ovlašćenju njegovu,
zastupao ga je Prepoštovani Dekan Kapitolarski don
Stjepan Borić; kum na sv. krizmi, bio je čast. gosp.
Spiro Miličić, koga je zastupao, budući on onaj dan
bio poremećen u ži votu, Stjepan kan. Pavlović-Lučić.
ed esperto apicoltore, le api vengano attaccate dalla
peste maligna, un' apiano di 500 e di 1000 alveari
in pochi giorni viene totalmente distrutto? Si dirá,
che anche i prodotti del suolo sono tal vol ta incerti ;
è vero si, ma non mai tanto quanto 1' apicoltura,
mentre per di più fallito un raccolto, si puó sul me-
desimo terreno e nel medeaimo anno procurarsi un
secondo ed anche un terzo. Poi, quando i prodotti
del suolo vengono distrutti dall' intemperie, gli uffizi
steurali esaminano i danni, e proporzionatamente ad
essi diminuiscono le imposte dell'anno; nell'apicol-
tura invece 1'indagini sarebbero, se non i m possibil i,
certamente molto difficili, pel motivo che fra un al
veare e un al tro puo esservi una grande differenza di
prodotto, e gli apicoltori potrebbero eolia massima
facilita mostrare gli alveari anche nelle annate le
piu íloride vuoti di miele. In questo modo lo stato,
per voler ritrarre una piccola imposta, ma pesante
per una provincia povera e che ha bisogno d'inco-
raggiamenti, potrebbe esser causa d' un nuovo genere
di furti.
[Continua.)