vacche e le pecore a preferenza delle
capre anche fra le p ù alte monla^ne.
Basta alle vacche la possibilità d'andarvi
e venirne sulle nostre dalmate monta-
gne, giacché esse amano più gli ultiir i
sforzi della vegetazione, che non i pa-
scoli grassi della pianura. Chi vidde,
come io, a pascolare le vacche sui
Balcani (piccolo e grande), sul Vitcša,
Stara-PIanina in Bulgheria e su altri
monti dflla Croazia, Bosnia, Slavonia,
Erzegovina, écc., non si meraviglierà,
credo io, se alle capre sostituire in
Dalmazia io voglia nel pascolo le vacche
e le pecore. Alle ultime linee della ve-
getazione, sui Balcani in Bulgheria, ove
il freddo ne allontana ogni albero, per-
mettendovi solo di crescere all'altezza
di due, tre dita trasverse l'erba, le
vacche trovano un pascolo eccellentis-
simo, a cui per certo rifiuterebbero le
capre.
Ad ogni modo le pecore sanno
più delle capre trarre profìtto dai siti
i p'ù sterilì e più alti, per cui il riflesso
fatto da certi signori deputati alla Dieta
dalmata nell' anno scorso, che i pascoli
delle nostre dalmate montagne sono
così freddi, eh' eran buoni per le capre
e inabili per le pecore, non è di molto
peso. Nè è valutabile molto parimenti
1 osservazione dei surricordati signori
deputati dalmati, che cioè le pecore
abbino a disperdere fra le spine e i
cespugli tutta la loro lana, poiché nei
siti ove hanno esse a pascolare, o non
trovansi codesti cespugli e spini, o non
sono aculeati, oppure non hanno la forza
di scardassare alle pecore il manto, e
tanto più di svellere loro tutta (!!!) la
lana.
A qual prò conservare m Dalmazia
nostra tante macchie affatto inutili e
non altrimenti atte che al pascolo d^^lle
capre? Perchè non estirpare e mettere
a pascolo tutti quei boschi che fossero
riconosciuti inutili, e conservarli cosi
almeno per un dato tempo? Il lucro
pei comuni, proprietari dei boschi, sa-
rebbe grandissimo! Se si considera
l'estensione immensa dei boschi, ovvero
siepi e pascoli appartenenti a vari co-
muni del montano dallato, e si con-
fronta colla tenuità del profitto che ne
ridonda ai comuni, noi verreofio a con-
vincerci che bisogna o utilizzarli in
altro modo, oppure distrug-gerne parte
per ridurli a coltura.
Se poi questi terreni saranno divisi
ai comunisti, i comuni gioiranno di con-
siderabili rendite, si aumenterà la massa
degli alimenti e degl'indumenti, e mi-
nore sarà l'emigrazione.
Né è da temersi che da sì fatto
cangiamento di coltivazione a nascere
abbiano i mali, di cui possono incol-
parsi moltissimi montanari dalmati, per
aver distrutti i boschi, vale a dire il
cangiamento del clima, le lavine, le
dilamazioni, le frane, l'esaurimento delle
sorgenti, l'innalz^^mento dei letti dei
fiumi e torrenti ecc. purché abbiasi di
mira di lasciar forniti i pascoli di al-
beri. Io ho potato spesso persuadermi
col fatto che comuni ricchissimi di boschi
in Bulgheria, Serbia, Croazia, Slavonia,
ecc. hanno molto minore quantità e
peggiore qualità di legname da costru-
zione di altri che ne posseggono pochi;
il timore di scarseggiare di legname
invita in questo caso a sorvegliare ad
ogni menomo danno dei boschi, mentre
nell'altro l'abbondanza rende disattento
e ne promuove il guasto.
L'altro danno relativo indiretto pro-
dotto dalle capre si è quello di testifi-
care al mondo la nostra indolenza e la
nostra ignoranza in economia politica.
Se è vero, com' è pur troppo ve-
rissimo ed innegàbile, che le capre
si ordinò in maniera- semplice e relativa ai bi-
sogni del tempo Un priore con alcuni tri-
buni ed altri ufficiali amministrava la giustizia e
r economia, secondo quelle leggi che nei comizi
del popolo venivano proposte e deliberate; e co-
me il popolo col [clero interveniva all' elezione
del vescovo, così il vescovo col clero e col
popolo a quella del magistrato civile. Alla sicu-
rezza esterna e alla mutua difesa i Comuni prov-
vedevano, collegandosi tra loro senza ri-
serve e talvolta contro le ragioni dell' alto do-
minio, come fece Zara allorché diede asilo al
ribelle Baiamonte Tiepolo, per cui la Republica
le mosse acerbe querele E giova inoltre
considerare, che quando in Italia e altrove il
feudalismo più o meno avea sospese e alterate
le originarie costituzioni, e, mancando, lasciava
traccia di sè in quelle medesime franchigie che
dalla suo rovina sortirono nei Comuni dal-
mati al contrario l'ingerenza straniera non giunse
a turbare l'immediato trapasso dall' antica alla
nuova forma municipale. È vero che 1 pirati e
le bande irruenti dalla frontiera recarono per
lungo tempo gravi e continue molestie; ma ciò
^^ferma^ come da quelle che più dell' altre fil-
arono attorniale da Slavi. Da statuti delle
"quali douendo' cauarne gì' esempij mi valerò
^di quelle leggi., le quali consti siano state
Sfatte auanti che Trau e Spalato venissero
"in poter dei Veneliani, cioè auanti il 1322,^
— V. Nota completiva IL — E sulla deriva-
zione della volgare v. un cenno in Marlene.
Vet. Script, ampi, collectio ì, 298.
Lucio, de Regn. eie. l. IV, c. IL —v. Nota
completiva IH.
Lega 25 marzo 1221 tra Spalato, Trak,
Glissa e Sel)emco; — 24 gennaro 1321 tra
Sebenico e Traii; — 18 giugno 1340 tra Spa-
lato, Traìi e Sebenico; — 6 ottobre 1388 tra
Spalato e Sebenico. K Lucio. Mem. pag, 31,
166, 225, 342.
Misti IL Cons. X, 11 novembre i32/. —
Ivi pag. 130, 156. — Lvi an. 1325 IH pag.
2, 10 e 14. — Cod. XXXIX ci XIV, lat.
pag. 53 alla Marciana.
Sclopis Stor. della legisl. ital. — Sigonio
de Regno Itali®. — Muratori Antiquit. ital.
med. 8Bvi. diss. XVIH. — Leo Cosi. cit. lomb. —
Sismondi Hist. des républiques ital. — Savi-
gny Hist. du droit romain au moyen-àge. —
Spitiler Staatengesch eie. —• Montesquieu E-
sprit des Lois. liv. XXX. — Manzoìd Discorso
storico. — Thierry Hist. de la conquéte de
r Angleterre tom. IH. ~ Guizot Hist. de la
civilisation en France, e Hist. de la civil, en
Europe, le^. VII. ^ Balbo Pensieri sulla Si
d'Italia, opera postuma.
appunto riesce a distinguere 1' aborigeno popolo
romano civilmente costituito nelle sedi antiche
dal popolo slavo avveniticcio, posteriore e di-
sperso per le contrade mediterranee; in quanto i
Dalmati attesero con le proprie forze a tutelare
la libertà innanzi.di ricorrere all'imperatore Ba-
silio per trattenere i Croati nei limiti delle loro
transalpine dimore Di poi abbiamo veduto
come la Republica invocata assumesse la prote-
zione dei paesi marittimi ; come d' accori^ con
Lotario s'impegnasse a sbrattare F Adriatico dai
corsari slavi, e come nella resa del 1244 avesse
disposto che i Dalmati si astenessero dal con-
trarre alleanze e matrimoni con gli slavi stra-
nieri. Nè si creda quest' obbligo repugnante al-
l' indole e agi' interessi del popolo dalmato, sen-
dochè nella lega del 1340 stabilita tra le città
di Spalato, Traìi e Sebenico troviamo il divieto
imposto a ciascun privato di donare alti Baroni
Croati più di lire 25, senza il consenso di tutti
ire li Comuni uniti, per liberare li cittadini dalle
molestie delli Conti croati confinanti, e insieme
dalle protettioni, che col mezzo d' essi presenti
solevano procacciarsi a depressione d' altri cit-
tadini loro emuli e concorrenti, e così liberi dalle
dipendenze de foreslleri si applicassero i cittadini
agli interessi della patria, {senza disparità di
conditione, e con animi sedati vivessero quieta-
mente Così pure la Republica di Ragusa
avea per legge proibito che si dessero barche
agli Slavi, e che per loro alcuno le racconciasse
Difatti, le angherie, i soprusi e le ambi-
zioni rapaci dei conti croati doveano provocare
una fiera e assidua riscossa Parecchi si
Lucio de Regno Dalm. eie. l. II, c. XII, l
VI e III. — Thom. Arcid. Historia Salon. c. xm.
Lucio Mem. pag. 225 e 226. — V. nota
completiva
Statuta VL c. 72 e 73.
L)a un turpe libello abbiamo preferito di
eslrarre un giudizio severo intorno quesf au-
lica bordaglia: Kad su dakle na nesreću u-
garski kraljevi podèlili velike i široke vlasti
nekojim našim porodicami, ove su se nečo-
večne nad pukom povisile i ponele, počele
zakretati gradovom na svoju silnu volju i ruku,
u njihova stara prava zadirkivati, medju se
zavadjati se, jedan drugog svlačiti, dobra o-
timati, dvorove iz zavisti i osvete robiti i ru-
šiti, karvarine zametati (čega imademo dovo-
ljnih dokazah u zavadi i neprijateljstvu, koje
je vladalo u Dalmacii medju porodfbom Šubića
i Draškovića, Šubića i JNelipića), namet po
svojoj vlasti udariti, a osobito gradove globiti.
Gradovim se zagoriše ova samosilna dela, te
nevideći pravde ni pomoći od svojih kraljevah,