raccolge che oieschinissimo prôdotto, appena
buoDO a cuoprire le spese. 3Ñon ogni anno é,
verp, in Dalmazia fruttano ugualmente gli ulivi;
vi sono degli anni di pochissimo raccolto, vi
sono degli ubertosi. Ma la scarsezza medesima
è parziale : in alcuni siti v' ha penuria di ulive,
in altri abbondanza, il che fa che la provincia
mai non ne risenta un totale danno, ancorché
alcuni proprietarii siano danneggiati. L' anno
d'abondante ricolto compensa poi in molta par-
te quelli di penuria, e T agricoltore sempre re-
sta in vantaggio. Anzi sono persuaso, che i
proprietarii potrebbero fare che i loro oliveti
non siano nessun auno senza frutto, come si
vede in altre provincie, ed in altre parti, mas-
sime neir isole del Levante, ancorché non sem-
pre eguale V abbondanza , esseudo ció impos-
sible e accadendo che la pianta medesima do-
po un anno di fertilità , quasi stanca , e inde-
bolita nel!' elaborare i suoi succhi e le sue bac-
che, si mette in uno stato come di riposo. Ma
cio non otterranno mai coltivando in quella
maniera che fanno nella maggior porzione i
loro oliveti, lasciandoli abbandonati per anni,
ed anni, ingombri, anzi soffocati da altre pian-
te parascite, brizzolati dalT erbe, e dal mu-
schio. E necessario purgare gli ulivi dal sec-
cume,e da ogni succhio : ogni 5 o 6 anni po-
tare , i rami inutili, lasciarvi le branche: È ne-
cessario almeno ogni 5 anni ingrassare il pro-
prio oliveto con quell' ingrasso che più si confà
colla pianta, ed allora rado verrà che neghi il
suo frutto, e mentisca la speranza delT agri-
coltore.
Né la sola cura vuol esser posta nel la-
vorare intorno ail'oliveto; devesi somma aver-
tie nella fabbricazione dell' olio, per ottenerlo
tale che messo in vendita cogli oli delle altre
nazioni, se non va a quelli innanzi per il sa-
pore, e la limpidezza, almeno sia pari, e non
iscapiti nel prezzo. E la Dalmazia produce in-
fgtti tali qualitá di olive, che se ne puo estrar-
re un oglio pari a quello di Lucca. Ma la tra-
scuranza, come in ogni cosa 4 anche in questo
pregiudica i nostri proprietarii.
Le provvide cure di questo eccelso Go-
verno non cessano da lunga epoca d'istuire ed
eccitare il Dalmata proprietario e colono, spe-
cialmente a questo ramo di cultura che conosce
poter ridondare più d'ogni altro proficuo, e
lucroso. E tra le moite istruzioni procúrate loro
su! più felice metodo di coltivar I'ulivo, e sul
modo più acconcio di far Toglio, di recente
pubblicö mercé la tipografía Rougier, una me-
moria sopra la disposizione dei molini, mac-
chine ed impiego dei diversi utensili servienti
alia fabbricazione degli ogli di ulive in Provenza;
sul metodo che si osserva in Provenza per fab-
bricare l'olio, aggiungendovi le tavole rappre-
sentanti le figure, litografate ed illuminate, del-
le varie macchine ed attrezzi necessari per uno
di codesti molini, affiché 1' agricoltore dalmata
pure su quella forma che vi è la più idónea ,
modelli i propri molini, le macchine , gli uten-
sili ed impari da una provincia che con tanto
suo utile coltiva questo frutto, la miglior ma-
niera di macinarlo, e raccoglierne l'olio. Sem-
plici ed accomodati più che mai all' uopo sono
quei molini e di non troppa spesa, facile e si-
curo il metodo della confezione delle olive, e
quindi necessario sarebbe pur troppo che e gli
uni, e 1' altro si addotassero in Dalmazia dove
v' è inesattezza nella fabbricazione dell'olio, e
dove per bontá del frutto potrebbesi ottenerlo
tale da gareggiare e in qualitá e in prezzo co'
migliori. Ma se sta nel Governo d' istruire e
d' animare questa agraria industria, spetta ai
proprietari di aproffittare delle istruzioni, e di
convertirle a proprio giovamento, e procurando
il particolare loro vantaggio, contribuiré al van-
taggio generale della provincia, che a stento
sorgerà dalla presente economica condizione,
se con ogni studio non farà di applicare ai
propri terreni quel genere di cultura che si
aíFá alia loro qualitá e da cui, aumentando
il lavoro, ed i prodotti, possa ricavarne il
maggior vantaggio possibile.
G. FRANCESCHI.
Si publica ogni giovedi. II prezzo annuo per Zara é di íiorini 4j per semestre fiorini 2$ per fuori franco di porto florini 5, per
«emcstre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in Zara dai proprietari, fuori da tut|ti gl' II. RR. Ufflcii postali.
Si riceve anche qualunque altro giornale in cambio di questo.
G. FJUNCESCHÍ Estensore. ZARA, DEMARCHI E ROUGIER Proprietari Editori.
-( w \ )-
più edace ancora del primo, sono mal tutela ti,
la quale cosa al dalmata pfevidente non dee
fare a meno sentire i malanni vieppiù gravi,
che accrescerannosi col progresso degli anni.
Gli è quindi, che se tuonar potessi con ia mia
voce, da arrestare col di lei suono quelle bar-
bare mani, che oltraggiano natura, non per-
mettendole fruiré délia vita a pro délia vita
istessa, il farei di buon grado a costo di sa-
grifizii. La medesima cosa dovrebbe fare ogni
sensibiïe connazionale, che di egoísmo non è
servo. Il bene di una provincia , non risulta da
pochi individui, ma bensi dalla benestanza del-
l'uomo collettivo. I boschi sono fonti d¡ ric-
chezza, che fu bene scorta, come viddimo, dalle
più antiche e coite nazioni. Colui soltanto che
le attinenze, e le relazioni scorge fra le gran-
di e minime cose, puo comprendere appieno la
di loro utilità. Sicchè dovrassi in certo quai
modo scusare la barbarie dell' idiota che non
iscorge, ne il pub, i mirabili rapporli del crea-
to, tanto più che in general«, privo puossi di-
re dei mezzi i più necessarii al di lui sosten-
tamento, non sente il danno délia distrufcione,
purchè possa far fronte ai pressanti suoi biso-
gni. Ma non cosi dee essere di coloro che pur
troppo capiscono nella loro mente le benefiche
influenze che 1' una cosa in natura riflette sul-
l'altra. Quindi per 1' egoísmo, conviene dire,
mal pensato per loro anco, si sforzano a non
sentire il mal essere genérale, e non mirano
che per entro il miserabile cerchio delle loro
proprietà. Imperdonabile amore di se stessi î
Ma un taie nome, son per dire, non aspetta
nemmeno a siffatta trista passione dell* animo,
che tiene il suo posto non fra que' nobili sen-
timenti, i quali onorano T uomo e cospirarto
al suo miglior essere, ma invece si atinoda, e
strettamente con isvantaggio alla fine delP uo-
mo medesimo, ai più brutali atti dello spirito,
spirito che ci venne trasfuso dalla somma sa-
pienza, perché regni ku tutta quanta la terra,
tendente ad uno invero e meraviglioso scopo.
INoi adunque che in petto germogliamo i più
bei e produttivi semi delle sensitive anime, ri-
torciamo lo sguardo sui trascorsi giorni ne' qua-
li i boschi formavano (come infatti ce lo attesta
la quiantità di bitume che qui si ritrova) un' am-
pia vegetazione in E>almazia, una ricchezza
perenne ed inesausta di beneficenza» Osservia-
mo invece in adesso lo stato dei boschi in una
intima affinitá con lo sqúallore e la miseria che
in essa vi imperanO, e Vedremo tosto di leg-
gieri quantó natura istessá non ci Comandi a
far rivivere questa abbandonata cultura, che
e per il suoló assai montuoso,' il quale ad es-
sa piu che ad ogni altra sorta' di vegetazione
si appresta, e per non esigere gravi dispendii
e molto lavoro, ta é cosa ben crudele che in
questi tempi non vi si adopri al suo incremen-
to la amana industria. Comprendo bene che
saranvi non pochi, i quali alzando unanimi un
grido prorompérannO in questi áccenti: non é
opera dei particolari T istituzione dei boschi che
vigeva rtei tempi trascorsi, come feci notare;
ma bensi di una forza morale che rattenghi Jo
spirito distruttore dell'uomo. Sará vero ció, né
ad esso mi oppongo per nulla; ma é vero altresi:
che chi non cferca non trova, e per esprimer-
mi con maggioré chiarezza ancora, chi non
domanda non ottiene. Su via adunque o dal-
mati, da un bene ne provvengono cento altri,
basta soltanto che egli sia di tale tempra che
rifletta assai piu di quello che bisogno abbia
di essere riflesso. Ma i boschi sono d¡ siffatta
natura, quindi tutti voi che la fortuna ha po-
sti nella situazione di comprendere 1'essenza
dei medesimi, maneggiatevi acció da qui in-
nanzi Ja mano violatrice e in un distruttrice
non isprezzi ed alterrí quel frutto che la ma-
dre nostra antica ancor nel conserite. Cercate,
e rinverrete, domandate ed ottérrete.
Dr. TRIGARI.
lia Poglizza.
(Continuatione.)
Ordinate per questa guisa le cose nella
ricreazione dei governo assunto, standosi divoti
al Veneto dominio, non poterono ristorarsi in
lungo riposo, perché calando dalla vicina Bos-
sina numerosa mano d'ai-mati e travagliandb
i luoghi a pórtala, empievano il tutto d'armi
di strepidó e di peritóli, e spandevano il ti-
mOre anco nei Itioghí1 discosti colle scorréh'ex,
colle rapiñé^ iijeendi , e* cáttivitá. i'1
Veneiia atlorá grandemente travagliatá dal-
le armi degli statí itaiiani'nemici, dalla ínvftíia
LA PORTA DI TERRA FERIA
2 sr EÄaü,
» Venezia pervenuta dopo varie vicende a vedersi padrona di Zara ; in Zara riguardava un punto necessario per assicurarsi 1' impero del golfo e la città che esser doveva scala pell' acquisto del resto della Dalmazia.
Ad opporre quindi resistenza a chi mai voluto avesse o conquistarla o ricuperarla , die-de ogni opera nel muñirla di più salde difese, onde nel i4°9 tagliö Y istmo che al continen-te congiungevala , e la rese isola a maggior si-curezza, scavandovi lutt' intorno un fosso pro-fondo.
Fu sommo il dispendio, ingente il lavoro, ma incessanli le sollecitudini, lo si compiè in una sola stagione che vi aveva alle spalle uu nemico d' aßrontare , altre città nel pensiero , se non a vincere a persuadere. II lempo pero e la fortuna dileguarono le minacce, e non ando guari, che un ¡Ilusorio bisogno condusse le altre parti della Dalmazia a mellersi sotto alla protezione dei veneti.
INel dalmata valoroso e fedele, vedendo al-lora la repubblica saldo un sostegno della sua signoria, per metler argine anche alla boria ol-tomana , che le contrastava quasi la libera na-vigazione del suo mare, i paesi di questa sua nuova provincia forlifícava a presidio piu che dell'altrui, della propria sicurezza ed esistenza. In cosi fatlo intendimento insieme ad al-tre piazze della Dalmazia ristraurar si propose anche le fortificazioni di Zara, e ail' uopo e-leggeva un Sammicheli celebre architelto civile e militare, le cui superstiti opere ne leslimo-niano il mérito, mentre la morte guarani isce alla verità il giusto diritto.
Ma troppi erano i lavoii che al Sammi-cheli si allogavano, e ail' esecuzione dei suoi disegni non polendo desso in Dalmazia badar-si, l'affidava a Gian-Girolamo suo uipote.
Solto la vigilanza di questi adunque venne eretla la porta , che sla nella presente tavola si-mile ad altra in Verona del medesimo architelto.
E qui anche pare che la repubblica abbia voluto dare un saggio della sua speculativa ma-gnificenza, e velare coll'esterno tasto la po-
vertà interna , e lo studiato avvilimento di que-sti popoli da lei governati. Ma veniamo alla Porta di Terra Ferma ; da cui pariendo lungo il ponte che si distende sulla prima fossa che circonda la città, si giun-ge diritto ail' opera a corno fabbricata nel 161-, nella quale vedesi appunto nel disegno traccia-ta una Scarpa al suo ingresso.
Questa porta che si mostra punto princi-cipale dell'offert a veduta, è un' opera dei buo-ni tempi del risorgimento delle arti, e puô fer-mare a buona ragione lo sguardo dell' artista. D'ordine dorico in generale tutto il suo pro-spelto e a bugne diligentemente combínate fi-no alla trabeazione, presenta qualtro pilastri che sostengono altrettante colonne, con capi-lelli d'ordine dorico, a cui è sovraposta una cornice diro altica con un sovraornato con in-tagli di tutlo buon genere, ed alcuni ornamen-ti nelle metope del fregio. Sull' arco dell'uscio maggiore si presenta lo stemma di T^ara (San Grisogono) e più in su quello della repubblica veneta (un leone di bellissimo lavoro). Ai lati s'aprono due posterle: sovra queste e sotto due altri stemmi, del Conte e del Prefetto d' al-lora, scorgi due lapidi con a manca le parole:
CUM . URBEM
DALMATIC . PRINCI
PEM . OLIM . P . II . COLO
JNIAM . S . V . MUNITAM
AC . AB . OMNI . HOSTIUM
IMPETU . TUTAM . RED
DERE . VELLET.
A deslra leggerai le altre:
MANTO . DIEDUS . COMIS
MICHAEL . SALOMOINUS
PRIEFECTUS . PORT AM
HANG . SUMMA . CURA
CONSTRUI . CURAVEHE
MDXXXXIII.
Ordinalo ed eseguilo il disegno con tulla aggiuslatezza, che quasi a bello studio da a vedere, come con felicissimo successo possano
guente denudamento dei rnonti, dei col-
li e di altri tratti non si potrá por ri-
medio che dopo un novero di anni,
piuttosto lungo. I punti piü elevati man-
cano di térra vegetale, cui le pioggie
dilavarouo e nelle valli trasporta roño. A
correggere la loro nuditá dovrebbesi ri-
portare sulle parti denúdate un tanto
di térra, ció che ognun vede, nori é
impresa tanto facile. Sia puré; lascia-
-mo tali siti, e troveremo tanti altri,
assai piü acconci, e che presentano tut-
ta I' attitudine perché vi si possa plan-
tare un boschetto. Per altro converrá
riflettere, che nelle vette dei monti e
dei colli crescono cespugli; se questi si
moltiplicano, bastera il lasciarveli'per
qualche numero di anni, e formerapno
giá uno strato di térra vegetale (humus)
che servirá poi ad alimentare piante piü
grandi. E chi metlerebbe in dubbio, ¡che
in questa guisa si sieno formati coll'in-
dar del tempo sulle alture i boschi piü
folti? I
Tutto sta nel far rivogliere V att<?n-
zione degli abitatori di questa, provincia
non giá al solo presente , ma piuttosto
al futuro, e con quei mezzi, che le
circostanze presentano, provvedere an-
che agí' interessi de' nipoti e pronipoti.
La Dalmazia, per la sua posizione, é
chiamata a prender parte al commercio
non solo delf adriatico e del mediterrá-
neo, ma ben anco de' punti piü lonta-
ni. Ed in tale vocaziohe, perché non
ha piü frequenti i suoi cantieri? Quan-
to íegname da costruzione non eleve
comprare la Dalmazia per somme gros-
se e a danaro contante ? Quanto tenue
air incontro si é il ricavatü dalle legna
da fuoco, che ogni anno incariscono,
e che fanno vende re a man baciatá e
tronchi di vite, e rami d' ulivo , e sot-
tilissimi stecchi, purché si abbia che da
ardere. E trattandosi del combustibile
il dalmata dovrebbe accorgersi, che non
senza ragione la provida natura gli lar-
gheggio il combustibile minerale , ed
egli , che é tanto tenero delle cose pa-
trie , loro difensore ad ultima prova,
dovrebbe devenire ad apprezzare un pro-
dotto del suolo patrio, e farne uso non
diversamente che ne fanno tanti altri
paesi piü ricchi di risorse ma poveri di
boschi come noi. 11 combustibile mine-
rale, posto in uso sui nostri focolari,
súbito che vi é mezzo di evitare la puz-
za che tramandano i carboni del Pro-
mina, servirebbe eccellentemente alio
scopo , che ha di mira il presente ar-
ticolo, di raccomandare cioé la coltura
dei boschi ed il taglio giudizioso dei
medesimi.
VARIETA'.
La societá per la navigazione a va-
pore sul Danubio aveva alia fine del 1846,
3i piroscafi della forza complessiva di
299a cavalli. Si dividono questi in basti-
menti peí trasporto dei passeggieri, ed
in quelli di rimurchio; vi appartengono
45 barche di ferro ed alcune di legno
per caricarvi le merci, ed 8 barche peí
trasporto de' maiali.
Col principio del 1847 si aggiun-
geranno altri 7 bastimenti a vapore del-
la forza di 980 cavalli, quindi il servizio
sará fatto con 38 piroscafi, ai quali si
aggiungeranno 60 navigli di térra da ca-
rico, 12 detti per maiali, e 1 2 peí tra-
sporto del carbón fossile , e che saran-
no rimurchiati da appositi bastimenti a
vapore. Colla fine del 1847 la societá
avrá 46 piroscafi della forza di 5090
cavalli, e 100 barche da carico, di fer-
ro, coi quali navigherá sul Daubio, sul
Tibisco, e sulla Sava.
(J. d. oest. Lloyd. 2o5)
Si publica ogni giovedi. II prezzo annuo per Zara é di fiorini 4; Per semestre fiorini 2; per fuori franco di
porto fiorini 6; per semestre o trimestre in proporcione. Le associazioni si ricevono in Zara dai pro-
prielari, fuori da tutti gl' II. RR. Ufficii poslali.
Si riceve anche qualunque altro giornale in cambio di questo.
G. FRANCESCHI Estensore. ZARA., DEMAKCHI E ROÜGIER Proprietari Editori.
se pure ¡1 Santo, alludendo ai confini
dati da Augusto alia Dalmazia, colle
parole surriferite avesse voluto indica-
re un terzo luogo confinante colla Dal- ¡
raazia e colla Pannonia, cioè l'Istria, •
essa patria di S. Girolamo cioè Strido- j
ne in nessun modo a Sdrigna porre si I
dovesse, trovandosi quesla secondo i Í
limiti augustani lonlana dalla Dalmazia :
trenla miglia , quaranta dalla Pannonia.
Due anni dopo sorse finalmente fra noi
Y illustre Pad. Franc. Appendini delle
Scuole Pie, Piemontese, ma cittadino di
quesla su;i patria addottiva , uomo no-
to alla repubblica letteraria per levatu-
ra d'ingegno e per le tante e pregie-
voli sue opere, il quale nel suo clas-
sico lavoro intitolato » Es ame critico
délia questione intorno alla patria
di S. Girolamo: lib. Zara 1853 «
dalla solenne Lestimoniauza di Palladio
Galata, vescovo di Elenopoli contem-
poráneo e nemico del Santo 55 Fuit
etiam Paula Romana, mater Tooco-
tii.... ad Spiritualem vitce institution
nem accommodatissima, cui impedi-
mento fuit Hieronymus quidam Dal-
mata: es èmpodion gègonen 'Ièrô-
nymos tis àpo Dalmatias. In hist.
Lausiaca Joan. Meursii operum vol.
8. eoc recensione Joan. Lami Edit.
Floret. CIjDCCXLPI. cap. CXXF1
de Paula Rom. pag. 6o5 » da quella
di Gennadio e délia chiesa Romana Uni-
versale, di pochissimo posteriore alla
morte del S. Dottore, e da altre di più
recenti e gravissimi ingegui ebbe evi-
dentemente a dimostrare, che S. Giro-
lamo fù Dalmata. Idéntico eziandio col-
Y ail toril à di scrittori riputatissimi la po-
sizione di Sidrona Tolemaica col sito
délia Stridone Gerolimiana, collocando
quest'ultima là, dove Ja tavola d'Aga-
tedemone e le carte Tolemaicbe (cioè
sotto il grado 43,3o' di longitudine, e
44,3o' di latitudine segnano la Sidrona
antica, cioè nel territorio di Rnin pres-
so le sorgenti del Tizio, aile falcle de'
monti Bebii, nel luogo delto Strigovo,
dove ail'epoca di Marulo (r£5o-i528)
In dissert, de patria D. Hieronymi)
scorgevansi antiche rovine, in mezzo
aile quali gli abitanti avevano erretta
una chiesa a S Girolamo. Questo eru-
dissimo scrittore fermo ne' confini sta-
biliti da Augusto, affermó pure, che
la Stridone Gerolimiana appartenesse
alla Dalmazia, nulla badando al forte
obbietto d'un terzo luogo proposto, co-
me accennammo più sopra, dallo Slan-
covich. Per la quai cosa reslava sempre
a quest' ultimo quell' unica arma da op-
porre ai Dalmati. E la opponeva diiïat-
ti novellamente anni fà in un opusco-
lo, riprovevole pero dal lato délia for-
ma. Onde si fù, che a motivo di quest'ob-
bietto ragionevolissiino dell'Istriano scrit-
tore fino ad oggi, per, quantunque si
fosse evidente la testimonianza di Pal-
ladio Galata e quella di Flavio Lucio
Destro coetáneo ed amico del Santo
(lib. a. Apolog. in Ruff.), anzi amico
tale con cui carteggiava, e dal quale
al dir dello slesso Dottore era stato ec-
citato alla compilazione del libro de
Scriptoribus Ecclesiasticis, di recente
'rinvenuta dal sullodato Arciprete Capor,
ed è « Hieronymus Dalmata sanctis-
simus, doctissimusque vir in Beth-
lem commorans, jam decrepitus mi-
grât ad cœlos {In omnimodœ Hist.
quœ eoctant fragmentis cum Chro-
nico etc. stampati in Siviglia del
1627 pel Clario) ?•> la gran lite sulla
patria di S. Girolamo non venne tratta
fuor d' ogni dubitazione. Ora pero si è
nostro divisamento di tentare appunto
ció, che da altri non fu fatto ancora,
cioè dimostrare, che il terzo luogo ri-
chiesto dallo Stancovich esiste infatti ,
ch' anzi esso pure maggiormente vi fa-
vorisce alia causa di quesla mia patria.
Due sono Tepoche, in cui a no-
stro credere deve essere considérala la
Dalmazia rispetto ai suoi confini , la
prima dalla caduta cli Genzio, ultimo
re deir Illirio sino ad Augusto, e la
seconda da Augusto sin dopo la morte
di S. Girolamo. E per quanto si ap-
partiene alia prima egli è noto, ch'es-
La Poglizza.
(Cohtinuazione.)
II ritornarer alta iuce il nomo ob^
bliato di que' prodi, idei quali ,1a ricor-
danza una gloria, le gesta sono un
monumento magnifico del prisco valone;
il dissotterrare le buone ed utili costu-
manze di questa nostra térra, smarrite
o per lunghezza di tempo, o per disa-
more di patria, o per mutar di gover-
namento; il ridare lo spirito delle leggi
tutte proprie che in fiore tennero pa-
recchie delle nostró cittadinesche comu-
nanze, doverosa fatica la mi sembra
di anime hennate e della natia caritá
cómprese ; la quale quantunque un tem-
po raffreddata peí lungo silenzio de' piú
saputi concittadini, che esser ne dovea-
no diligenti conservadori, e piü ancora
per la rozzezza de' tempi, la si vede ora
colla gara di nazionalitá rivivere, e
penetrare potente i cuori piú freddi e
neghittosi. Egli é percio che soddisfatto
in; alcuna parte il meritato tributo di
We a que'due migliori per valore,
senno,' e virtíi militare scampati dalla
tenebra dei secoli, che in quella breve
porfcidne della Dalmazia ebbero culla;
ritornero all' intralasciata narrazione de-
gli avvenimenti che scosséro que' repub-
blicanti, scorgendo il ñero turbine dei
barbari armati avventarsi sopra di essi,
cotwe ingorda ed affamata fiera alia pre-
da, e col ferro e col fuoco pigliar
cruetafta ¡ vendetta dell'essersi tolti al
tracé vass&llaggió. ¡
• 'Lf apostata Capitanbasciá Jusuf,
un lempo Giuseppe Mascovich dalmata
ilativo di Vranna venuto a contesa col
bailo Wineto'^ s^ era con luí forte sde-
gnato; e percio da lunga stagione ri-
cercava insidioso ogni via i per nuocere
ed oppressare le genti cristiane. L'oc-
casione, ¡che rara alle¡buone, e tanto
frequente alie mále azioni ci si porge,
non tardo a dar vita al sao feroce di-
segno, . ^ettendplo in grado di gustare
piena la vendetta. Conciossiaché la squa-
dra maltese scontraJte per a caso alcune
barch'e di Rislaragá Sünbülli, che al-
l' Egitto tragittaVanlo, a piena voga
dietro quelle si mise, e raggiuntele con
tale u» impeto le assaltó, che dopo
breve e sanguinosa zuffa le prese, e
ricca; preda dietro a se le trasse, ap-
prodándo alia rada di Ralismene terra
deir isola di Creta in potere dei Ve-
neziani ; dai quali bennaccetta e del
necessario approviggionata, verso Malta
riparti. Da ció egli trasse la prima
scintilla ad appiccare sempre maggiore
T incendio della guerra, che indi a poco
apertamente ai Veneziani fu dichiarata.
Gome corse la fama di questa in >Po-
glizza, gli animi commossi al pericolo
dell! antica loro proteggitrice, e disgu-
stad del ferreo giogo turchesco, levatisi
di subito in armi violentemente lo spez-
zarono, e con volontaria soggezione al
veneto dominio ricorrendo, chiesero soc¿
corso: si ridncesse nelle mani dei Ve-
neziani la fortezza di Clissa porta e;
baluardo pericoloso della Poglizza; essi
peí felice successo avventurerebbero gli
averi e le persone ; d' armi e di provi-
gioni venissero provveduti. Largheggioj
come di consueto, Venezia in promes-
se, privilegi, e doni coi due conti am-
basciatori , e vestendoli di rosso, tronfi
lodatori del clementissimo principe, li
rimando alla patria accordando le armi
implórate, come avea adoperato in altre
fíate, leggendosi nelle ducali: « Item
« hanno supplicato e li è stalo concesso
« Partesane 600 in dono, affiché possi-
« no far il debito loro contro i nemici
« nostri. In altra del 1707: Da rao sia
« commesso al magistrato delle Rason
« vecchie di vestire li doi ambasciatori
«di Poglizza nella forma che é sólita
« praticarsi con altri delle comunitá di
« Dalmazia et Albania, ben intenden-
« dosi col savio cassier del colieggio
« nostro per li mezzi necessarii agli ef-
55 fetli medesimi. « E questo vestito era
setaceo per i conti, di panno scarlati-
no per i rimanenti del seguito.
Cosi la politica adoperando grandi
promesse, apparenti privilegi, lievi doni,
go di uno due raccolti ed ambidue abbondanti
e sicuri, a mérito delP accurato apparecchio
del terreno che vi fa il coltivalore fra noi, ben
vangandolo e letamandolo, onde assicurarsi la
riuscita di lle rape e dei ravani.
Ci rimane a porre in calcolo che la radi-
ce di questi due erbaggi si mantiene sana co-
me dicemmo, sino al mese di maggio e che
la radice patata si guasta tostochè sente 1' in-
fluenza dei primi torpori di febraro. Che quelle
radici con un' agevole e ben conosciuta prepa-
zazione possono conservarsi opportune alla do-»
mestica economía per lungo tempo, e che per
queste, per quanto io sappia, non sia stato
trovato verun mezzo per conservarle e veruna
preparazione, meno quella di ridurle in farina,
la quale per le nolizie che io ho, non é con-
facente al nostro caso.
Non credesse qualcuno che io scriva col-
la rea intenzione di distogliere i coltivatori di
approffittare delle patate in que'climi e terreni
ne' quali possono riuscire, osservo invece che
per i contadini nostri dell' alture mediterranee
la patata ella sia un prodotto utilissimo. Non
sono essi favoriti dagli aulunni, come siamo
noi, di media temperatura, necessnria per la
vegetazione degli erbaggi autunnali. Tardi e per
brevi giorni il gelo e non sempre la neve com-
pare alie marine nostre, all'opposto succédé
nel clima montano come a tutti è noto. Que-
sta differenza di clima non admette fra loro la
coltivazione dei nostri erbaggi autunnali. In
compenso di queste privazioni hanno essi gli
essuti opportuni per la coltivazione delle pian-
te estive, e fra questa la patala forse mérita
il primo luogo. Alie volte succédé che il pro-
dotto dei minuti lor falliscono; non cosi suc-
cédé delta patata. Il contadino al mare non puó
approfíiitare dei raccolti eslivi, instrutto dal-
T esperienza dell' inutilitá e dal malesito, ed é
compensato cogli erbaggi autunnali con più
sicurezza , e si puó dire anche con maggiore
utilità. Ne viene da ció che X A mico del Con-
tadino nelle contrade al mare se occorresse
le deve sollecilare alia coltura degli erbaggi
autunnali e nel montano ad estendere la col-
tivazione estiva delle patate. Vi furono parec-
chi benemeriti padroni che ne diedero 1' esem-
pio ai loro coloni i quali, conosciutane l'uti-
lità amarono di buon grado la patala nella lo-
ro rusticale domestica azienda. Vivrà la me-
moria di questa beneficenza: più vale l'esem-
pio che la ragione peí contadino ignorante e
fra uoi ed ovunque tutto é volgo quello che
non è illuminato dal sapere. Ne dovrebbero
aumentare la coltivazione e far calcolo sul pro-
dotto di questa radice, forse più sicura e pro-
ficua del raccolto dei minuti, e del prodotto
della brassica detta volgarmente capuzzo. Que-
sto perché è già perfezionato alio scopo prima
che giunga il gelo; ed ingarbito, si conserva
cibo salutare e grato per lungo tempo. La pa-
tata essendo il di iei prodotto peí coltivatore
la radice, e vegetando in un clima ove il ca-
lore estivo è ben minore che alie marine,
perché temprato dalle ore notturne e crepu-
scolari, e poco danno potrà sofferire, e mai
forse ivi succederá che la temperatura estiva
la faccia perire come fra noi pria che la radi-
ce sia giunta a maturitá. Cosi operando il con-
tadino montano, fatti i due raccolti dei capuz-
zi e delle patate, si troverà provveduto di cibo
per 1' invernata. Terrà in riserva i capuzzi in-
garbiti ; consumera prima le patate le quali a
mérito del clima si manterranno mangiareccie
ollre la prima meta del mese di marzo. II su-
perfluo a tempo oppotuno smercierà alie mari-
ne dove la patata non puó riuscire; e trovan-
do quivi il maggior numero della dalmata po-
polazione totale, trovera pure a sufficienza dei
compralori. E pria che giunga 1' época in cui
la patata non puó essere consérvala sarà di
già consumata. Dará mano allora alla seconda
provigione, ai capuzzi ingarbiti, e sopragiun-
gendogli frattanto il sussidio del primo prodotto
della pastorizia, sazio e contento benedirà la
memoria di Sir Walter Raleig il quale fu il
primo a portare la patata da'la Virginia in Eu-
ropa sotto il regno d' Elisabetta regina d' In-
ghilterra ; e benedirà pure le sollecitudini pa-
terne delle Autorità amministrative che ci go-
vernano, le quali raccomandano con saggia ve-
duta la coltivazione di questa ulilissima pianta.
P. NISITEO.
Si publica ogm giovedi. Il prezzo annuo per Zara è di fiorini 4; per semestre fiorini 2; per fuori franco di
porto norim ó; per semestre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in Zara dai pro-
pnetari, fuori da tutti gl'II. RR. Ufficii poslali.
SI "cere anche qualunque altro giornale in cambio di questo.
G. Fkakcíscw Eítensore. Zaju> Demarchi k RouGIER pr0prietari Editori.
AMO IH. sr.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Giovedi 17 Giugno 1847.
ILLI7§TRlZIOI£
del Mausoleo e Sepolcro
di Diocleziano.
Plauso e gratitudine sien retribuiti a quei
colti ingegni, che ¡Ilustrando splendidi monu-
menti delPepoche di floridezza della nostra
Dalmazia, si studiano di sempre piü nobilitarla e
giovarle coll'allrarre, anche per tal via, su d'essa
r attenzione dell'erudito, la ponderazione del-
r economista, la mente del político, unici soc-
corsi, che possano riprodurre quell'epoche di
grandezza, che di loro si gloriosi monumenti
lasciarono, e che per isciagurate indicibili vi-
cissitudini non solo scomparvero, ma perfino
ne amuti Peco instancabile della tradizione.
Gli oggelti d' antichitá pregievolissimi, re-
centemente in Spalato riconosciuti, eh'al di
d'oggi piü che altri meritamente attraggono lo
studio dei noslri archeologi e fors' anche di non
pochi lontani, sono il Mausoleo e T avello del-
YImperatore Diocleziano, Dalmata nostro, dei
quali primi s'avvisarono e con lodevolissimo
studio e premura si trattenero i distinti Signo-
ri Vincenzo Andrich e Dott. Lanza nei IN. 5 i
e 52 dell'anno secondo e N. 4 e x4 dell'an-
uo III. dell'utilissimo Foglio la Dalmazia.
Che quel grazioso quadrilattero edifizio,
l'odierno battisterio del Duomo di Spalato, fos-
se stato realmente il Mausoleo di Diocleziano,
seguendo in parte le dotte considerazioni succi-
tate, mi persuado sempre piü coll' osservare ,
che quella corona, che non fregia gl'ingressi
del maestoso Palazzo , del Magnifico Tempio,
degl'Imperiali appartamenti, testé fu veduta
insignire quello de* suoi frontoni, che ancor
sussiste, forse perché questo sito era il solo,
che per sempre esclusivamente veniva destinato
al!'augusLa persona. La sua posizione ancora
di rimpetto al tempio di Giove, le minori pro-
porzioni con cui fu modellato, il suo tetto for-
mato di grossissime pielre, la sua solidissima
struttura , per cui di tutte le parti deirantico
palazzo é la meglio conservata, il contrasto
che questo presenta col sistema tenuto in tutto
1'edifizio, cioé soliditá e semplicitá esterna,
profusione interna, quando in questo abbonda-
no i fregi nelP esterno, mentre regna una mae-
stosa semplicitá nell'interno, se si eccettuino
gli ornati architettonici della volta, che puré
a cosi fatto monumento son convenientissimi,
tutto da' peso alia congettura, che quello sia
un Monumento.
Daltronde quest* uomo ¡Ilustre, avvanzato
negli arini, desideroso d'abbandonare la gran-
dezza ed il fasto, piü che altri mai alie sue
credenze religiose affezionato, e che mille vol-
te vide impertérrito vicino al suo capo ed a suoi
piedi bale na re la falce di morte, nel far eri-
gere il colossale palazzo, ove spoglio di sua gran*
dezza, tranquilli intendeva passare gli ultimi
giorni della vita, non poteva disgiungere l'idea
d'un appartamento imperiale, da quella di un
conveniente monumento sepolcrale, e se quello
non é tale, invano ne ricerco un altro nel piano
del grandioso palazzo e nelle sue adiacenze: né
credo potersi trovare validi argomenli per so-
stenere , che posteriormente all' epoche di Dio-
cleziano alcun altro lo abbia fatto erigere.
( â08 >-
ma aveva lasciato un figlio infelice, ed in circostanze
economicbe assai stririgenti.
Interpostosi cosi quel buon ecclesiastics, cotnmos-
sa la vedova a questa esposizione, destino quel capitale
a sollievo del figlio dell'infelice a mico di suo ma ri to ;
il prete lo consegnö ad un notajo, il quale poi con
un atto legale assicurö all' orfano il godimento degli
interessi che dava la vistosa somma all' uopo destinata.
(Id. i 3o.)
— Dal conto reso nella io« adunanza della societá
dell' i. r. Lloyd austríaco ri sul ta , che il piroscafo il
D aima ta fece nel i846 26 viaggi, ciascuno della îun-
ghezza di y4o rniglia, cioè in tutto assieme 19,240
piiglia marittime, trasporto 8,883 passeggieri 1,1 1 5,81 5
fiorini in contanti, 1,996 colli, 2,986 cenliuaja di
merci, 3,967 pacchetti.
L' attività ne* singoli punti d'approdo si presento
come siegue:
Imbarcati.
passeggieri. denarí. pacchetti. merci.
cént.
Zara. > 1 53o. 42,366. 1179-
Sebenico. 6.6. 77,368. 276. 267.
Spalato. 1 «92. I6o,Q33. 5žo. 383.
Lesina. 355. 19,022. 92. '9-
Curzola. 449- 3o,453. 142. IÔ2.
Ragusa. 1208. 160,748. 697. 3o i.
Cattaro. »395. 294,047. 692. 749-
Sbarcati.
passeggieri. de na ri. pacchetti.
Zara.
Sebe n ico.
Spalato.
Lesina.
Curzola.
Ragusa.
Cattaro.
1676.
662.
1727.
319.
442.
831.
693.
289,971.
87,102.
128,690.
22,4.07.
24,565.
164,537.
53,379.
60 3.
137.
223.
55.
64.
4m.
253.
merci,
cent.
397-
113.
47.
9-
12.
¿94.
108.
In questi 26 viaggi furono incassati fio. 64804: 44 ,
cioé f. 5 per miglio, ossia lo stesso importo, che si
ricavó in termine medio da tutti i piroscafi. Siccome
pero il battello: il Dalmata non é che di 215 tonel-
late, mentre la media portata fra i 20 pi rosca fi della
societá ascende a 55o tonellate, conviene ridurre le re-
lative spese dietro la medesima proporzione riguardo le
paghe, panatiche, riparazioni, navigazione, ammini-
strazione, ed il combustibile secondo la forza delle raac-
chine in cavalli, che ascende a io5 in medio per ba-
stim. mentreché sul Dalmata non é che di 60 cavalli.
11 calcolo si presenta quindi come segue:
Combustibile per la media
forza di io5 cavalli f. » : i5 peí Dalmata f.— 45
Paghe, panatiche e ripa-
razioni per la media portala
di 35o ton nella te f. 1 :3o pel Dalmata «—
Spese di navigazione ed
amminislrazione :4o n—2
Assieme f. 3:25
Ed importando Y introito «5: —
f.
« 5-,
to, interessi ed utile f. 1 :35 » « f. 2:5
Dal che risulta, che la linea dalmata apparties
fra le piü vantaggiose per la societá.
Applicando i f. 2:57 alle miglia percorse, einer,
ge per deperimento, interessi ed utile un importo
f. 3822)
calcolato il deperimento del Dalmata con » 5ooi
rimangono per interessi ed utile
cioè più della meta delF introito.
. f. 3322
ZARA. Ad onta che s¡ abbiano da qualche giorno ara
dalle piazze, dove Zara suole provvedersi di commestibili, é
i prezzi vanno calando in conseguenza di números! arrivi di a
reali; non veggiamo che da noi ¡ prezzi inclinino fácilmente i
ribasso. Quello che esiste ne' depositi, ed in poche maní per
solito approvigionamento della piazza, perché acquistato »ote»
dentemente a prezzi di carestía, non puo essere venduto ¿i
possessori a prezzi inferiori alia comprita, trasporto, dt
ed accessorj. Solamente da qui ad un pajo di settiroane doni
seguiré un ribasso, quando cioé i generi saranno afcquistati ali
fonte a prezzo piü mi te. Un po' di farine da Carlstadt si ves-
dono a 30 car. di meno che pell'addietro. Granaglie sono pi-
che, e quel che esiste si riduce a qualche cento staja di ora
II miglio é ricercatissimo* specialmente per le semioagíooi,
e duolci, che la piccola quantitá, che si trova in poche raaoi
si apprezzi siraordinariamente. A Zara non si ebbe mai l'esea
pió, che un oka di miglio si vendesse da 25 a 30 earantaoi
Sono inútil! i soccorsi alia carestía, se parzialmente se ne trt
profitto per far guadagno, e se tutti non concorrono all'oper
caritatevole. 1
Favoriti dalla pioggia che cadde abboñdante , i contada
seminarono quanto piü potevano. Si sentí difetto di sementij
ispecialitá del miglio e del cinquantino. La stagione é propiá
né il caldo raggiunse il grado, a cui é solito d¡ salire sul
scorcio di giugno.
Scrivono da Trieste, che il frumento del Marnero era«*
lato a ñor. 8 lo stajo, del Danubio a 7, di Egitto a 5. F¡*
mentone, secondo le qualitá variava fra i 5 e 6 fior., la segal'
da 5:30 a 5:45, e l'orzo discese a fior. 3:35. — L' orna í
olio nostruno in botti e tine valva da 25 1|2 a 27 1(2 fior.
Qui si vende l'orzo, stajo veneto fior. 3:35—4 fariña del
lino a vapore N. 1. fior. 12:20, N. 2. fior. 11: 20, N. 3J«j
10: 50, ¡S. 4.-fior. 9: 50, N. 5. Sor. 8: 50. — Riso fior. 10 a 13:»
II pane bianco da 6 car. pesa 9 once 3|8 — pane ñero *
6 car. pesa 1 funto 3 once — patate nuove al funto car. 2.
II vino comincia ad incarire, come succede di consuí
all' avanzare della stagione calda; il migliore vale la bit»
fior. 5, 1' inferiore fior. 4 ; 40.
L' allevamento dei bozzoli progredi quest' anno feliceineí1
e per la stagione favorevole , e per 1' abbondanza della w
Anche il prodotto, si ritiene, sará maggiore di quello dell®1
no scorso.
Errat/i-Corrige.
N. 25. Pag. 197 lin. 18 coi. 2 invece di quattordici ~ 1- ggi serlici
G. Franceschi Estemore. — Zara, Demarchi e Rougier Proprietari Editori,
AMO III.
Si publica ogni giovedi. II prez-
£0 annuo per Zara è di fiori ti i
4; per semestre liorini 2; per
fuori franco di parlo liorini 6;
per semestre o trimestre in
proporziorie.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Giovedi
Le associazioni si ricevono in
Zara dai proprielari, fuori da
tullí gllI.'RR. üfficii poslaii.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
16 Luglio 1847.
Contenuto. II Sogno di mió avolo, conlinunz. — Gallería Dalmata.
Sebastiano de'Ganibi. — Piogressi che fece 1'agricoll ura in Dal-
mazia. — Eco de'giornali. — Zara, selificio. —Navigazione a va»
pore. — Stbe.nico.
IL §OGIO DI MIO 1TOLO.
Narrazione appoggiata ad avvenimenti reali.
( Conlinuazione ).
Nella conlrada R ... . trovavasi una specie di
albergo, dove buon numero di giovani della cillá so-
levano ogni sera raccogliersi. Teodoro ne era uño
degli avvenlori piu costanli, pero due o Iré sere non
vi si era falto vt-dere. Ora vi ando ; fu cordialmenle
salutato dai corapagni, ma cou luono di voce, e
con espressioni, che gli dichiaravano sentir essi mol-
la compassione di lui. Si gelló in una sedia a brac-
ciuoli, senza dir parola girava eolio sguardo ora sui-
1'uno ora sull'altro dei compagni, ed uno di essi
accostandoglisi:
» Teodoro » ,' disse, « abbiamo scoperlo qual
gitioco ti si voleva giuocare dai veceliío eapilano.
Persona del suo bordo confidó il segrelo al carnea
riere di queslo albergo. Quella gita di piacere colla
lancia era slala combínala fra lo zio di IVlaria , ed
il giovane eapilano a fine di procurare a quesl/ulti-
mo 1'occasione di farsi slrada all'affezione della tua
bella, e per tal modo avere qualche speranza, che
alie riuníte insinuazioni dei due capitani essa avreb-
be finalmente ceduto, e che per tal modo si sareb-
be fallo il primo passo a fidanzarla al nuovo pre-
tendenle. «
Rimase Teodoro a questa esposizione quasi col-
pito. 11 compagno proseguir
w l\on dubitafe di quanto ti dico. Le persone,
da cui ebbi quesle notizie, eche mi feci conferma-
re dallo slesso marino, sono oneslissime, e le rilen-
go meritevoli, che loro si creda. E di fatli, qual
ocoasione piü opporluna per istringere relazioni d'in-
trinsichezza quanto una parlila di piacere in barca,
dove le persone rimangono, anche contro loro voglia
uuite di di e di notle. Pero, non abbandonarti alia
dlsperazione , mió Teodoro; se Maria é degna di
te, sii certo d'avere la sua mano quand'anche in-
traprendesse un viaggio per le Indie; se all'incon-
tro lu non la trovi tale, meglio per te di perderla
adesso ehe piü tardi. Ancor ¡o mi sono trovalo al-
cune volte nella tua condizióne «, proseguiva a di-
re l'amico, con quella sinceritá , che é proverbiale
fra le tazze, v> disingarmalo, e veduto che ebbr, non
merilare la mia atlenzione l'oggetto che idoktrava,
non mi costó mollo il pensare con indifferenza alia
sua perdita. Fa lo stesso ancor tu, se la giovane
fosse per ingannarti. Ove il suo cuore risullasse tanto
debole da potersi slornare cía le, non mérita che
tu 1'apprezzi. Orsù Teodoro, fallí coraggio, rasse-
renali. È buona pezza, che siamo solilia vuotare
insieme un bicchiere, Hmanemmo ognora buoni cotlir
pagni, e 1'amicizia noslra andava s<nnpre più ran-
nodandosi. Non vi è Vera fra tel lanza tra le tazze
solitario. » ,,«
Teodoro conlinuava a sedersi muto, e come
se il suo interno non desse segni di vita a quanto
gli si diceva. II bicchiere a 11« fine lo svegliô. Da prir
ma il liquore generoso non produsse su di lui maggior
effelto di quello che avesse poluto fare una lazza
d'aqua, non ando guari pero, che i vapori del vi-
no cominciassero a montare al cervello, e poco a
poco si lo olleiiebrassero, da privarlo affatlo della
ragione. Successe coppa a coppa, e Teodoro inca-
pace di reggersi sul suo sedile, e vicino a cadere ,
venne da due robusli compagni porlato a casa.
]Non appena s'erano aj>pressati all'abitazione
di Teodoro, che s'accorsero come una femmiua ,co-
perto il capo da un fazzoletto grande, aveva chiuso
dietro di sé la porta della casa di Teodoro. Passan-
do i due col loro carico da presso a lei, ella si sof-
fermo quasi volesse esaminare, che cosa portassero,
e traendo alla fine un profondo sospiro, smaniosà
corse iunanzi. k
La era María. E la storia delle me ne áé
due capitani era vera ; chè lo zio la traltenne appo-r
sitamente per due giorni dai ritornare alia casa pa-
terna , e queslo tempo era lungo abbastanza a farc-
ie soffrire tormén ti indicibili per 1'insislenza ed im-
porlunilà/dei due marini cointesi. Ma che valgQuo-
i più sludiati artitizii, le più dilicate atlenzíoni , Je
continue occasioni di rinnovarle, se dall'allro cantó
manca ogni disposizione ad aggradirle ? Awedutasi
Maria delle loro intenzioni , disgústala dell' arti che
ponevano in opera per mortificarla , alie istanze, al-
ie insinuazioni, ai ragionamenli dei due capitani iioíi
soggiunse altro, che:
» Riconducetemi a casa
L'insistenza dei due marini aveva messo a pro-
va la pazieuza di Maria per un alt ro giorno ; tro-
vando essi pero, che in luogo di guadagnar terreno