Per l'utililà délia provincia il centro delle
vie di comunicazione si stabilisce da Serajevo a
Spalato, centro delle città marittime : uniti cpiesli
due punti, la linea centrale avrebbe passaggio per
Travnik, Kupris, Livno, Sign, Clissa, Salona,
che si percorre anche attualmente dalle carovane
in 53 ore, cioè in 5 giorni, risultando cosí una
disfanza sviluppata di 160 miglia geografiche. Quan-
do si costruisse una strada con guide di ferro
da Serajevo a Spalato, si giungerebbe in sole io
ore, senza l'impiego di numerosi cavalli , di ozio-
si inutili condottieri, con rnaggiori riguardi di
sanità, e minori erariali dispendii. Colla Germa-
nia per Trieste, coll'Italia, col resto dell'Europ;
occidentale, nonchè coll'Oriente e coU'Asia, la Dal
mazia colla Bosnia ed Ercegovina ricarubierebbe
i prodotti e le merci nello stesso modo che
pratica in ogni provincia europea.
Accennati i vantaggi di stabilire delle strade
ferrate per ritrovare un miglior utile delle caro-
vane , s'indicano le linee più convenienti al pro
míscuo commercio colla Dalmazia.
NEL TERRITORIO OTTOMAN O
I. Una strada che si siacchi da Serajevo, e per
Travnik, Kupris, Livno, abbia capo al con
fine austríaco, presso il mercato di Billi-
brigh, per essere continuata sino a Spalato.
II. Una diramazione principale per l'Ercegovina
parta da Livno, e per la valle superiore del
Narenta tocchi Mo star, Stolaz, e finisca a
Trebigne.
III. Una deviazione muova da Mostar, ed ab-
bia termine al mercato confinario di Han,
sopra la sponda destra del fíame Narenta,
navigabile sino al mare. Altra deviazione
ira Stolaz e Trebigne, che accenni e guidi
alla città di Ragusa.
NEL TERRITORIO DALMATO
I. La continuazione délia strada che perviene
da Serajevo, dal confine ottomano per Sign,
Dizmo, Clissa, Spalato, di miglia geografi-
che
II. Una diramazione da Sign, per la valle del
Cettina, Verlicca, Demis, Roncislap, Ostro-
vizza, Bencovaz, Zara, lunga miglia geo-
grafiche 7 6.
III. Una deviazione da Demis a Sebenico, che
servirebbe allo scarico delle miniere di car-
bon fossile, lunga miglia i5.
IV. Continuazione délia strada dell' Ercegovina
da Trebigne a Ragusa, con uno sviluppo
di forse miglia io.
Le città marittime di Zara, Sebenico,
Spalato, la valle di Narenta e Ragusa, con
uno sviluppo di circa 3i miglia di Gemia-
nía, sarebbero poste a contatto coi confini
ottomani, e col centro dell' Ercegovina, e
della Bosnia.
Possano questi miei riflessi tornare alla de-
siderata utililà della Dalmazia, e possano essere
di guida a più mature considerazioni. II momento
è opportunissimo per richiamare l'attenzione delle
societa, che proposero di costruire strade ferrate
neH'ottomano, e per awiare da altre società , od
in altro modo, gli studii per la strada centrale
dalmata dal confine di Billibrigh a Spalato. A. A.
Peasieri sul commercio colla Tuicbie«
snH'agricoiiuru e suli' industria, in Sldüitiaiiu.
QCont- e fine. V. N. preced)
I navigli dei pesaresi, degli anconitani, sel-
vani e zaratini , trovavansi sempre pronti in ogni
punto della Dalmazia a trasportare il bestiame da
macello in Italia, mentre si trattava in allora di
satollare e provedere due potentissime armate,
che disputavansi quel bel paese. Ma cotanto transi-
to a qual pro? arricchivano alcuni, la provincia
poco avvantaggiava , se non ispiravano per lei aure
estranee piú propizie. Per esse vedemmo la colli-
vazione delle patate e dei gelsi pin estesa, le
produzioni ortensi aggiunger sapore alie vivande e
moltiplicarle, il pulimento degli ulivi, rinnesto
de' frulti, lo smercio piü copioso de'Iiquori, e
1' industria sérica bene incamminata ec. ec.
Non era dunque patria carita l'esporre le
mancanze passate per regola dell'avvenire ? Rende-
vasi ció piü necessario in questa stagione, che le
circostanze non sono ancora migliorate, conoscen-
dolo bene il detto sig. Nicolich, per cui dice ,
che questo miglioramento di circostanze lo atten-
diamo, e noi aggiungeremo, che ardenlemente lo
bramiamo. La speranza fassi in lui piu viva, per-
che i «cangiamenti politico-sociali non hauiio mu-
tala la condizione física della Dalmazia e delle pro-
vincie turche«, Sara vero, ma non si puó negare che
un altro commovimento non abbiano ricevuto gli
spiriti per le varíate amministrazioni, e principa
regolari di esse. Di leggíerí ció potra compren-
derlo 1' illumínato scrittore, come puó alterazio-
ne apportare alcun poco al 1" incamminato commer-
cio la privazione di un genere; ma non affatto
rovesciarlo, se sopra solide fondamenta poggi. La
íloridezza del passalo non dipendeva da questo
falto.
Qualunque siano le cose occorse, e quelle
che corrono, non si nega essere necessaria in ogni
ramo d'industria 1'inlelligenza, e quesla in oggi
—c 262
l'Europe, al toino îv, parle prima, slampato in
Amsterdam nell'a. 17 3o. PoUbe est un Auteur
estimable et estimé avec beaucoup de raison.
C'était un de ces grand hommes, que la nature
ne produit que rarement. Spirituel et savant, gé-
néral distingué et magistrat consommé dans le
gouvernement, pouvoit il écrire mal une histo-
ire des èvemenens de son Siècle, dont il avait
oui le récit de la bouche même de ceux qui y
avoient eu part et dont il avait tire les mémoi-
res de la Jamille même des héros qui jr avoient
aquis une gloire immortelle? Aussi peut on
dire sans craindre d'exagerer, que ce qui nous
reste de son histoire, et ce que l antiquité nous
a laissé de plus parfait dans ce genre, et nous
Jait à juste titre regrëter ce que nous en avons
perdu.
Se innanzi alla mente degli uomini puo es-
servi lucide/.za in fatto di sloria, noi sicuramente
la avremo nei raffronto de'passi di Polibio colla
città Lésina, e con quella terra chiamata Citta-
vecchia , ove l'articolo 8 maggio 1845 vorrebbe
creare la citlà Faria.
Polibio dice, che la città Faria, contro di
cui adoperô il console Lucio Emilio Paolo, era
natura loci munitissima. Quesle parole hanno un
significato di owia intelligenza ; sarà pero meglio
di applicarvi l'intendimento degli uomini di arte.
La fortification est naturelle, ou artificielle. La
premiere est celle dans la quelle la situation pro-
pre du lieu en empêche l accès à l'ennemi. Telle
seroil une place sur le sommet d'une montagne
dont les avenues ou les chemins pourroient être
fermes facilement. Cosï l'opéra Elemens de for-
tification, rislabilita dal mateuialico Le Blond, e
stàmpata a Parigi nell'a. 1756.
Che esse parole di Polibio, città natura loci
munitissima, siano veramente, precisamente, par-
ticolarmente appropriate alla città Lésina, posta
sopra aspri colli, non puô esserci chi non lo di-
stingua, ma chi mai potrebbe appropriarfe ad una
terra posta in piana ed aperta campagna, quai è
la terra chiamata Cittavecchia ?
Dice Polibio parlando dei console: Ortojam
die cum viginti navibus palam propinquum urbi
portum ingreditur. La città Lésina ha il suo vi-
cino, troppo rinomato Portopalermo. Cittavecchia
non ha alcun porlo vicino. Essa giace al fondo
di una baia.
Dice Polibio che Demetrio Fario, contro di
cui pugnava il console, avvisando alla possibilità
di sfavorevoli eventi, teneva preparate delle bar-
che in Ire luoghi tribus in lacis fugœ gratia, on-
de nei caso poler presto gillarsi nei gollo che sta
a mezzogiorno della città Lésina, e scappare, co-
me fece, in Macedonia. Ció era agevolissimo av-
venendo la pugna nella città Lésina, impossible
ove fosse avvenuta nella terra Cittavecchia.
La cilla Lésina ha vicini a sè Ire seni di
mare alti a dare ricetto, cioè Pocognidol, Milnà
e Zaracchie, rivolli a mezzogiorno e al golfo: Cit-
tavecchia voila a ponente e tramontana, non ha
alla parte di mezzogiorno e del golfo alcun seno
di ricetto , non ha che roccie non da accogliere,
ma da frauçere naviiïli. • 1 •
Dice Polibio, che vi era un colle tra la cit-
là ed il porto : Romani collem inter portum et
urbem natura munitissinium occupaverunt, la
quale occupazione (come pur narra), lornô ai Ro-
mani utilissima.
Ognun vede questo colle della città di Lési-
na, interposto tra la citlà ed il Portopalermo,
ma quand'ariche si volesse alla baia, nei di cui fon-
do esiste Cittavecchia, altribuire il nome di por-
to vicino a città, ov'è questo colle interposto tra
la cilla e il porto, se Cittavecchia lutta in piano
Ïambe le sponde di quella baia? L'esistenza di
queli'istesso pezzo di muro, che l'autore dell'arli-
colo dice esser muro della supposta città, e ch'è
pochissimo discoslo dalla sponda stessa,e che sta
nei piano medesimo che continua sino al mare,
escluderebbe pure il caso di un colle intermedio
tra 1.« citlà e il porlo. (sarà cont.) G. MACHIEDO.
ORNITOLOGIA DALMATA.
Intorno all'elenco degli uccelli dalmati che
cominciamo a publicare nei JN.°28, un lodato natura-
lista dimorante nella nostra provincia ci mandó le
seguenti osserva/.ioni sullo scopo, che ponno avere
i semplici cataloghi di oggelli naturali indigeni
d'un paese. «Afíinché, dic'egli, i cataloghi siffatti
possano riuscire u tili alia seienza , é necessario,
che siauo accompagnati da osservazioni scienlifi-
che ed economiche , allrimenli essi non sono che
tante liste di nomi, le quali ad alt.ro utile non
si prestarlo in fuori di offrire qualche servigio a
coloro, che delle cose naturali fauno raccolta per
trafficarne, cd uno studioso da tali reperlorii non
puó trarre alcun vantaggio per le proprio cogui-
zioni.»
Se si polesse publicare a brani un trattalo
completo di ornitología dalmata per i principian!!
od ¡nízíali, lo comprenuiamo , che l'ulilíta né sa-
rebbe maggiore; ina íl nostro giornale nei ríslrell»
suoi limiti a ció non si presta, che scarsamcnte.
esl raneo ed ignoto a lutte le storie, ed é pur
vano il parlare di quella prodigiosa elevazione a
civilla che si vuol attribuire a quella Faria fin
che fu greca, mentre tale conservossi per solí cen-
to e trenia anni, dappoiché la sua edificazione
awenne trecento e otlant'anni innanzi l era cristia-
na, ed Agrone se n'e impadronito duecento e cin-
quant'anni innanzi l'era stessa, dietro di che pas-
só in Teula, in Pineo e in quel Demetrio Fario
a cui la tolse il consolé di Roma.
Si parla di un muro che viene puré fregiato
col classico nome di ruderi, ma in fine a che
monta questo muro il quale poi non é, per quan-
to si vede, che un pezzo di muro nella dimensio-
ne di poche braccia? INon abbiamo forse altri pez-
zi di grossi muri nell'isola? Non abbiamo p. e.
una cinta di muro altrettanto grosso in Gelsa,
luogo importante un tempo, e che nel secolo xvi
aveva circa duemila abitanti, mentre Cittavecchia
ne aveva soli quattrocento ? Non ha muri niente-
meno grossi la cittá Lesina che ora fanno parte
di edifizii? Non avevamo muri in Lesina, tali da
poter al tempo di Orseolo far luogo a meschia, e
combattimento testa a testa sopra essi muri? Non
abbiamo cinte di muro attuali, e vestigii di muri
di piu antica cinta? Non ci offre lo statuto mu-
nicipale nella legge 9 novembre i44a Ia dimostra-
zione dell'esistenza sino a quel tempo di muri di
cittá anche presso la chiesa dedicata all'Annunzia-
zione della s. Vergine, iqualimuri vennero di fatto
seoperti nella non lontana occasione della fabrica
di una casa Barbarich , sul fondo fu Simonich ?
E parlandosi di scoperta di antiche cose, quale
rumore non sarebbesi menato altrove, quale pre-
ziosa scoperta non sarebbesi ritenuta quella che
si é falta qui in Lesina nell'a. 1840 di un pavi-
mento di mosaico alia profondilá di oltre dieci
piedi, e di un mosaico di quel semplice ornato
che appartiene a rimotissimi tempi al diré dell'au-
tore dell'opera inlitolata Ercolano. e Pompeé nel-
la serie sesta Mosaici, stampata in traduzione a
Venezia nell'a. 1845, scoperta avvenuta , allorché
monsignore noslro prestantísimo faceva escguire
uno scavo in un lócale del suo episcopio per crea-
re una cisterna? Ed anzi questo ritrovamento dará
motivo di osservare che inesatte informazioni ven-
nero date all'autore dell'articolo, ond'ebbe a diré
che tutto lo spazio che forma anualmente l'abi-
tato sino al palazzo vescovile trovavasi altra volta
occupato dal mare> informazioni dirette a con-
durre lo serittore a far supporre ristrelta assai la
superficie di questa cittá, e tale da non eonciliarsi
col fatto di Lucio Emilio Paolo, al che, oltre
alie giá date dimostrazioni della estensione primiera
della cittá stessa posta sopra piü colli, basterebbe
il rispondere che quell'estensione e quei mezzi che
aveva Lesina e si esigevano per combaltere Or-
seolo, con cui indubbiamente essa cittá affronlos-
si, li ebbc puré nel conflitto col romano coosole.
In fine altro che monete, lapide con iscrizio-
ni, pezzi di muro e cose simili, esigonsi peí ve-
ramente coraggioso assunto. Qui bisogna niente-
meno che traslocare una cittá dal monte al pia-
no, spostare muri e seni, fondare un porto, crea-
re un colle, e piantare questo colle tra il porto
creato e la cittá trasportata.
Tardo risposi all'articolo, ed é assai difficile
che io piü ritorni su questo argomento. Quanto
volentieri io vorrei colle traccie dei beati tempi
oraziani, ma non mi é dalo, ducere sollicitce fa-
cunda oblivia vitczl Ma sonvi accorrenti alia pa-
lestra , e ben acconci all'uopo, poiehé ricchi di
senno, amano quella inite virlü ch'é la delizia de-
gli uomini, e non escono dalla cerchia della rao-
derazione, dalla virtu inseparabile, e stanno lonta-
ni dall' imaginarsi Ja innilnerabilitá , la suprema-
zia in cose scientifiche e letterarie, resi dotti dal-
l'esperienza di essere rare assai e sempre modeste
le scientifiche e letterarie celebritá, ed infine ab-
borriscono la agrezza in qualunque sua specie,
per cui si arresta il bene, e si offende il decoro
di nobili missiorii. Piace puré lo scorgere che al
lodevole scopo di svolgere le rimóte cose, donde
indirettamente traesi vantaggio alie presenti, sian
di molti dirette le cure e gli eruditi stndii, e mi
piacerá sempre piu che, dietro 1'intrapresa opera,
si perseveri nell'occuparsi di vantaggi nostri si-
curi, pronli, posi ti vi, diró cosí materiali, insom-
ma nel mettere in azione la mente, ed in confor-
to il cuore , cercando utilitá dirette, beni, realitá,
segetesj onde, se puré si voglia (locché di giá é
fuori del caso nostro in cui trattasí di cittá sem-
pre esistila ed insistente), se si voglia, dissi, col-
la forza dell'ingegno rivelare qualche cittá coper-
ta dalla notte dei lempi, poter almeno diré: NUTIC
segetes ubi Troja fuit.
G. B. MACH1ED O.
BÎ0GRAF1A DEL CARDINALE
« I O R « I O DRASHOVICI
DALMATA
(V«di il N. 27.)
Giorgio ebbe modi schielti, nobili ed un for-
te sentire. Fu bello di persona, d'alta statura,
avea capelli biondi, e secondo il costume di quei
tempi, portava mostacchi e moschetta. Un ritrat-
tamenti ai bagni in proposito, in Italia, si reche-
rebbero al contrario cola con sommo vantaggio di
esso, e in parte di quel paese che meriterebbe in
veri ta una sorte migliore della presente per la sua
posizione (regina della dalmata terra) amena e su-
scettibile d' incremento non piccolo, cui è negato
da natura agli altri siti di questo un di fiorente
suolo. Cessiamo una volta di ricorrere in tutto
alie straniere nazioni ed approfiltiamo di quello
che ci diede la Providenza nel proprio terreno.
Facendo cosí rendereroo anche ad essa quel tri-
buto che le si compete, e ci domanda a buon
dritto. Prepareremo inoltre ai nostri posteri, che
ci benediranno le gelide ceneri, quel bene e quella
gloria che li awicinera un giorno alie più cuite
nazioni. Non si scherniscano cotali pensamenti,
ma si ponderino. Vo sperare nel cielo che lo si
fara. dott. TRIGARI.
SCirOLE ELEME1IT1RI ISí B.ILM1HA
I fatti,che con questi brevi cenni presentia-
mo ai nostri leltori, sono, dopo l'asilo di carita
per I'infanzia in questa centrale, prova novella,
che un oggetto di somma publica utilità, racco-
mandato che sia férvidamente, appunto per la
sua importanza non incontra in Dalmazia tante
difïîcoltà nel trovare gli animi di mollissimi di-
sposli e pronti a darsene sodamente pensiero, cd
abbracciare ogni incontro opportuno per promuo-
verlo e portarlo ove fia possibile, al suo compi-
mento. E questi falti sono: l'aumentato numero
delle scuole elementan in questa provincia nel
j 845.
La Gazzetta di Zara nel suo M 60 a. c.,
free menzione onorevole di moite persone beneme-
rile, che nel detto anno aiutarono ad istituire nuo-
ve scuole, ed a promuovere T insegnamento ele-
mentare. Trovammo, che in quest'ottima causa si
segnalarono nella diócesi di Spalato 8 ecclesiasti-
ci, 7 in quella di Lésina, e nella diócesi di Ra-
gusa 47 persone, tra cui 3 ecclesiastici; e nomi-
natamenle 3o individui di Cunnà, 9 di Oscrusce-
no, 4 d» Podobuchie, 2 di Ragusa, 1 di Prid-
vorje e 1 di Popovicbi.
Per tal modo ci gode l'animo nello scorgere,
che s'appagó il desiderio dalle superiori autorilà,.
e dai veri amici del paese ripelutamente manifesta-
to per la diffusione dell' insegnamento elementare,
e ene buoni risullati se ne vanno traendo mercè
le conseguenti premuroso raccomandazioni dalle
autoritá polit ¡che ed ecclesiastiche della provincia
estese a canche e persone dipendenti.
La tabella che siegue, porta per confronto i
dati relalivi agli anni 1844 e »845, e chiaramen-
te dimostra, come vi si é progrédito; che alie i5
nuove scuole aperte nel 1844 s'aggiunsero nel sus-
seguente 1845 altre 4' > in due an°i quindi il
bel numero di 56 scuole nuove1).
anni 1844 '845
i {
12 13
2 2
637 647
276 260
NELLA DIOCKSI DI ZA RA.
Scuole maschili maggiori
» » minori
« femminili »
frequentavano maschi
» , fem mine
non frequentavano, in tulto 725 1021
NELLA D10CESI DI SEBENICO.
Scuole maschili maggiori 1 1
» » minori 4 8
» femminili » 1 4
frequentavano maschi 372 533
» femmine 80 153
non frequentavano, in tutto 533 1077
NEL PROVICARIATO DI ARBE.
Scuole maschili minori 2 2
frequentavano 2(>4 202
non frequentavano 549 53g
NELLA DIOCESI DI SPALATO.
Scuole maschili maggiori 2 2
» » minori ii 19
» femminili #5 2 5
frequentavano maschi 948 1171
» femmine 189 234
non frequentavano, in tutto 3395 3526
NELLA DIOCESI DI LESINA.
Scuole maschili maggiori
» « minori
» femminili »
frequentavano maschi
» femmine
i
11
597 748
1 i 33
non frequentavano, in tulto i5i2 2910
NELLA DIOCESI DI RAGUSA.
Scuole maschili maggiori
» » minori
» • femminili »
frequentavano maschi
» femmine
i
23
i
'7
i 1
806 794
i 27 151
non frequentavano, in tutto 2090 242$
Lo stato deglx anni 1842 e' si trova nel N.° 20 di puesto giornale a. 1845.-
questa brama, soprattutto nelle parti migliori della
provincia, fondo sua base sulla sola credulità dei
morlacchi, i quali per lo stato di loro rozzezza,
non preparati a questo ravvolgimento radicale,
incapaci a prevedere le conseguenze irreparabili
di promesse ed obblighi, forse incauti, ma quasi
sempre di buona fede, si viddero cosí a poco a
poco, per tenui importi e perfino per miseri sus-
sidii, aggravali di debiti inesplicabili, ma pur
sussitenti, e ridotti alla fine a perder misera-
mente gli avuti patrimonii. (sarà cont.) f. n.
DELLE FEMMINE DALMATE
E DEI IiORO RAPPORTI COI MASCHI.
Quanto piú i popoli s'avvicinano alio stato
di natura, tanto peggiore è fra es*i la condizione
delle donne. Quanto più sono rozzi e feroci i loro
costumi, tanto più langue negletto il sesso genti-
le. I suoi vezzi, le sue grazie abortiscono prima
di spuntare, e vi subentra la laidezza e la dcfor-
mità. La degenerazione física chiama dietro di sé
anche la morale. Avvilila e disprezzata dall'uomo
la donna non prende nessuna parle altiva nella
società di famiglia, essa non vive che per la pro-
creazione, e per servir l'uomo in tutti i suoi bi-
sogni. Ed è ben singolare che in tal modo co-
stituita , ella sia atta a procreare individui robu-
sli e vigorosi. Quanto piú la sua organica strul-
tura s' infievolisce e si deturpa, tanto piú acqui-
sta energia la facoltà generativa. Quanto piú cru-
do si mostra l'uomo verso la donna, tanto piú la
natura mantiene vivo ed imperioso in essa l'istin-
to, che la la diventar madre. Ma per compassione al
suo sesso, essa accumula nella famiglia i maschi
a preferenza delle femmine. L'opposto avviene fra
le popolazioni ingenlilite, e là dove le femmine
sono considerate le compagne dell'uomo, e forma-
no il principale ornamento delle famiglie. in que-
ste non rara è la loro sterilità, e la procreazione
dei figli non va disgiunta da anomalie, da sconci
e da sinistre conseguenze per. la popolazione. Im-
pero, mentre nel primo caso le forze e la robu-
stezza accompagnata da quei fisici attributi, che
le rendono più cospicue, segnalano il sesso ma-
scolino, e lo rendono numéricamente preponderan-
te sull'altro, nel secondo l'avvenenza e la grazia
si elevàno sopra la forza e la robustezza, ed il
numero delle femmine eccede quello dei maschi.
11 filosofo di Ginevra che nel palto sociale ravvi-
sô l'antagonismo del patto di natura, deve certa-
menle avere ben bilanciali i vanlaggi ed i danni,
che ne derivano all'umana razza, allonlanandosi
da quelle semplicissime leggi, che regolano il vi-
vere naturale per soltoporsi al giogo tirannico di
quella immensa caterva di bisogni e di passioni,
che sono la conseguenza delT incivilita socielà.
Sembra di falli, che la nalura medesima intra-
prenda di quando in quand*) le sue vendelte facen-
do sbucare da regioni appena note gli uomini^
che a lei si tennero fidi per ricomporre il guaslo
ordine delle cose, e rawivare con nuovi germi le
masse corrode delle popolazioni troppo incivilité»
Considerando la condizione delle femmine in
Dal mazia, devesi osservare come in generale ella sia
veramente triste e compassionevole. Essendo il gros*
so della popolazione rozzo e di costumi fieri, non
puo essa cerlamenle far quivi una comparsa al*
Iraente cogli attributi del suo sesso, e vive per la
procreazione, docile e sommessa ail'impero spesso
tirannico dell'uomo. Ma siccome il genio della po-
polazione dalmata diversifica» secondo i luoghi, le
occupazioni, il modo di vi vere, la religione, i me«
stieri a cui si applica, e le miscelle di differenti
razze che la formano; cost ne viene di conseguen-
za, che la condizione della donna varia da un luo*
go all'altro. Ció sopratutto si verifica lungo i pac-
si del litorale e nelle isole, ove i costumi sono
generalmente più dolci 5 e gli uomini più colti.
Ben pochi a nostro avviso sono i paesi -, ove le
donne presentirlo maggiori differenze che in Dal*
mazia. — Dallo stalo delle più appassionate e ca-
pricciose donne de' luoghi i meglio civilizzali, a
quello delle selvagge, avvi in Dalmazia una gra-
dazione che veramente sorprende. Qui non si farà
che oíFrire i risultati desunti mercè il confronto
numérico della popolazione mascolina e femminina
sopra l'adeguato d'un decennio per far maggior-
mente risaltare la condizione différente delle don-
ne. Ammesso, che ove maggiore è il loro nume»
ro, è migliore la loro condizione > generalmente
parlando, bastera di percorrere le località, ove è
più variante la popolazione mascolina per farne il
ragguaglio colla íemmininav
Nella popolazione dalmata avvi in generale
una preponderanza di maschi sulle femmine nella
proporcione di 100 a 95 3/iy ossia avvi un ma-
schio a o. di femmina.
Ragguagliando per ciascuno dei qualiro cir»
coli della provincia le femmine coi maschi-, si tro-
va che stanno i maschi alie femmine:
Nel circolo di Zara come 100-a-94.74»
» Spalato « 100 a 93. 5/f,
« Ragusa » 100 102. j5.
« Cattaro « 100 a 95.95,
Secondo la differenza della religione le fem-
mine presenlano una proporzione diversa coi
schi :
lo, e sentendo già lutlo il peso di un incarico
onorevole si, ma clie col sovrano servizio invol-
veva gl' inleressi di un'inlera popolazione.
Nel frattempo veniva lo Sleffaneo chiamato
aile aile funzioni di aio di Sua Allezza il prin-
cipe ereditario, oggidi JFerdinamlo I, imperatore
e re nostro amatissimoj e risaputa da lui la de-
stinazione del JNachich, gliel'annunziava con let-
tera da Presburgo in data 23 giugno 1B02, nel-
la quale quanto al lavoro affidatogli, cosí si espri-
meva: «Al caro mio Nachich raccomando calda-
mente questo lavoro, da cui dipende la sua ri-
putazione, a me cara, come quella di tutti i cari
miei dalmali Il mio Nachich, si dimostri an-
che in Istria quai fu in Dalinazia, egual a sè
stesso, e ció basta«.
Giunto il Nachich a Pirano, intraprese gli
occorrenti sludii ed esami, diè mano ai lavori, e
tal era la premura peí loro buon esito, che ad
assicurarsene, venivano di tratto in tratto per mis-
sioni straordinarie incaricati varii soggetti, e fra
gli altri il cav. conte Franceschinis, il consigliere
áulico de Weibeking ed allri, i quali poi unani-
mi riconobbero che tanto i lavori interinali, che
queglino compresi dal piano pella regolazione del
Dragogna, già dal Nachich esleso, erano pieria-
mente corrispondenti alie leggi idrauliche, ed al
loro fine.
Per tali risconlri ne senliva lo Sleffaneo ve-
ra compiacenza, e ne li annunziava al Nachich,
ripetendo al medesimo gli amorevoli suoi senti-
menti , per i quali sensibile il Nachich ed altri
Dalmati, che allor trovaronsi in Islria, delermi-
narono di porger ad un si degno benefattore l'o-
maggio di lor gratitudine mediante incisione in
rame già disposla del suo ritratto; locchè risa-
putosi da quel saggio, prego con suo foglio 7
dicembre 1802, che si desistesse dal divisamento,
« palesandósi grato verso queglino, che con tante
ripruove di affetto e stima onoravano I'amico dei
Da Imati.« (si dará il fine), F. N.
ORNITOLOGIA DALMATA.
(Vedi il N. 32.)
*OTIS tarda— otarda, impropriamente vulg, din-
dio selvático.
PARUS ater.
n biarmicus — cingallegra barbata, passero
indiano, basettino.
» caudatus — cingallegra codata.
r» cceruleus -- parruzzolino, cingallegra az-
zurra.
PARUS cris ta tus
n lugubris — pincia dalmatina.
» major — paruzzola, cingallegra maggiore
ceval
r> pendulinus — pendolino, fiaschettone ?
PASTOR roseus (tardas roseas) - merlo color
rosa, merlo-rosa.
PELECANUS crispusj crispatus, pelicano, oca goz-
zuta.
* » onocrotalus (vedi CARBO) — corvo ma-
rino.
PERDIS cine rea (tetrao perdix) - pernice — ja-
rebica.
» coturnix — (tetrao coturnia:) — quaglia
prepelica.
» saxatilis (tetrao saxatilis) - co torno -
jarebica grivna.
* petrosa — pernice turchesca o greca «
jarebica.
Picus canus — picchio.
» leuconotus.
» major — picchio variegato.
» martius — picchio ñero o picchio marzio.
» medius.
» minor — picchio minore, screziato.
» viridis — picchio verde.
PLATALEA leucorhodia - palettone, spattola.
PODICEPS auritus -- mergo, marangone.
3» cristatus (urinator).
» cornutus (obscurus).
» minor.
» rubricollis [sub cristatus).
PYRRHOCORAX alpinus.
PYRRHULA vulgaris. vedi LOXIA pyrrhula.
RALLUS crex. (vedi CREX).
RECURVIROSTRA avocetta — avocetla.
REGULUS Jlavicapillus (sjhia regulas)- fiorancino,
re dal ciufftlto -- reatino.
SAXÍCOLA aurita.
» osnanthe (motacilla cenanthe) -- cul-
bianco, massajola — bilo guz.
y* rubetraj {motacilla rubetra) stiaccino.
n rubicola (sjlvia rubicola) saltimpalo,
pigliamosche.
» stapazina.
SCOLAPAX gallinago - beccaccia, gallinaccia. bec-
caccino reale, cornune.
» gallínula.
* » major — beccaccino reale maggiore.
» media.
» msticula — gallinaccia o beccaccia
bena.
* » arquata - chiurló grande o maggiore,
gallina prataiuola.
Carlo V, la coi morte precocemente avveuuta per
le fente che riportó nella battaglia di Pavía, essa
lamento con s'i flebile metro, che pare, che anco-
ra l'aria, le mura, il limaccioso fiume e le vicine
pendiei ne consuonino di mesticia. Quindi viene
Ortona, ben collocata sopra un poggio, che sem-
bra compiacersi dei vaghi suoi contorni, e della
statua di Margherita d'Austria, figlia di Carlo y,
e duchessa di Parma, che forma il principale or-
namento della sua piazza. Tengono dietro a que-
sla col nome di cîuà Vasto, Termoli e Viesti, fra
le quaü meritaoo d'essere nótate alcune terre as-
sai mercantîli e hen popolate, come sarebbero Ro-
di , Peschici e Campomarino. (sarà cont.)
ORNITOLOGIA DALMATA.
(Fine. Vedi il N. 36.)
SYLVIA cinerea (cineraria, fruticeti) - sterpazzola.
> curruca (garrula)- bigiarella, speragnuola.
cyanecula (svecica) -- pettazzurro, bec-
» cafico di Svezia.
n trochilus - regolo comune.
» hortensis (ficedula} passerina) - becca-
íico, bigione.
' » troglodites -- re di macchia, scriccio.
» leucopogon - sterpazzolina.
» luscinia — usignuolo - slavich.
» melanocephala — occhio cotto.
» melanopogon.
» nisoria.
» orphea -- bigia grossa.
» palustris.
» phceniculus — codirosso.
r> phragmites.
» provincialis.
» rubecula - pettirosso.
i* rufa -- spinarolo.
» síbilatrix.
* » stapazina — monachella.
¡» tilhjs (erithacus).
» turdoides (turdus arundinaceus) - can-
nareccione.
SITTA europcea - sitta nostrana, rompinoci.
STERNA leucopareja.
» leucoptera.
,- >» nigra (fissipes, ncevia, plúmbea).
"" 55 hirundo — rondine marina.
STRIX aluco (stridula) gufo selvático.
55 brachjotus — allocco di palude.
STRIX buho — gufo reale, l'allocco o barbagiani
giejna strix Jlammea barba-
giani.
55 noctua — civetta — ciuk.
n otus -- allocco, gufo comune.
? n passerina - assiuolo, o civetta passerina.
55 scops — assiolo, zonca.
STURNUS vulgaris — stornello, sferljia.
TETRAO bonasia, francolino.'
TICHODROMA phoenicoptera (Vedi CERTHIA mura-
ría} tichodroma).
TOTANUS calidris (scolopax).
« glottis (scolopax).
55 hippoleucus (trjnga).
55 ochropus (trjnga).
TRYNGA minuta VI?
55 pugnax -- tringa battagliera, pavoncello
di mare.
5» subarquata -- chiurlo grande.
* 55 cinerea « píovanello maggiore.
55 variabilis piovanello.
TROGLODYTES punctatus?
TURDUS cyanus - merlo, passero solitario, passe-
ra ñera o solitaria.
>5 iliacus - tordo del pino, spinardo, tordo
gazzaro — drosg.
y> merula — tordo ñero, merlo - cossovaz.
» musicus — tordo cantore.
» pilaiis - tordella, tordina, tordo da gine-
pro, dresso — drosg.
» saxatilis — codirosso di montagna, pas-
sera rossa.
» torquatus.
» viscivorus — tordo dal vischio, raganella.
» roseus (Vedi PASTOR roseus) merlo rosa.
UPUPA epops - upupa, galletto di montagna,
pivaz divii.
YULTUR cinereus - avoltoio, oral
» fufous - griífone.
YINX torquilla — torcicollo, formicaio, formi-
gotto — mravar.
Essendo per compirsi col finiré del corr.
mese di setiembre il terzo trimestre 1846
dell' associazione al giornale la DALMA-
ZIA, l'editore ne reca avviso a' benevoli suoi
Associati3 pregandoli di rinnovarla per tem-
po presso i rispettivi cc. rr. ufficii postali,
onde poi non ne conseguano interruzioni e
ritardi nella spedizione settimanale delle sin-
góle dispense.
Si publica Ojcni giovedí. II piezzo annuo per Zara è di flor. 4 ;
mestre o trimestre in proporcione. Le assoeiazioni si ricevono in
per semestre fior. 2; per fuori franco di porto íior. 5, per
Zara dal proprietario, fuori da tutti gl'II. RR. Ufficii postali;
CU. Franceüélii Ëstensore e Proprietario. Zara, tip. dei tratet li Battara.
Spíega la vela, corriam sull'onda!
Nocchiero, é questa la patria miaj
Con toe su questa povera sponda
Versa üna lagrima — salpa e tfawia;
Chi alia sua térra non serba affetto
Né mai con essa pianse o gioi
Passi tra gii uomini solo e rejetto,
Morto, si gridi; quel til morií
Povera patria! — povera sei
Ma non di schietti, facili ingegni;
Sovra te corsero giorni ben reí...
Tu duri sempre feconda —* e regnil
Bella dolente, d'ogni tuo figlio,
Altar solenne! regni nel cor,
S'ej da te lunge vive in esiglio
Per te d'affetto palpita ognor»
Ora all'Italia no, non anelo
Col piü segreto de'miel sospiri
Se il padiglione di questo cielo
Mi sta sul capo co' suoi zaffiri;
Se del Morlacco la nenia ascolto
Scender dall' eco de' suoi burron
lo, in que' pietosi canti rae coito,
Scordo le Italiche Hete cansón ;
Né per la chioma tra perle stretta
D' una Italiana sulf ampio fronte,
Darei la treccia bruna e negletta^ ,
Di queste vergini donne del moáej
Oh! deJla Dalmata per la severa
Parola e i'occhio pieno d'amor
Non curo i vezzi deíla straniera
Cui forse 1' occhio mentisce al coív
1}ui presso al lido dove lio vagito
Bambino, e adulto piansí ed amai,
Qui dove mare col suo muggito
Copri dell'orfano reduce i lai,
tiggi, in un solo desio converso,
Prorrompe l'inno dall'ansio cor
E questa patria si fa universo
, Al suo ignorato, mesto cantor.
Si, a voi Dalmatiche contrade belle
Ritorna adesso, pregando, il carme i
Síate nei plácidi giorni sorelle
Come nei trepidi giorni dell'arme.
Gioje e speranze, pianti e riiemorie
- Dio soyra í popoli spargendo va,
E guai se un popolo sogna vittorie
Ma senza lagrime visse un' etá!
E tu, Ragusi, che spesso al mondo
Scuola ed esempj di gloria hai dato,
Tu che d' ogni Ínclito saper profondo
Ricca hai la pagina del tuo passato,
Non obblïare de' tuoi grandi avi
L'opre gentôi, 1'-ardente cor,
Nè illanguidiia nei petti ignavi
Sia Ja favilla del patrio amor ;
Forse a te ancora matura Iddio
Quei di, quell'iopre — forse fra i tanti
Fidenti ingegni, dal suol natío
Un fia iche sorga, t'animi e canti ;
Allor, ruggendo co' tuoi vulcani,
Tuonerà a tutti la sua canzon:
Coraggio o Dalmati! per noi il démaní
^plendidi fati riserba in don) —
F. D. SEISWT.
Juta
brano di storia letteraria illirlca
del secolo XVI»
M
GIOVANNI KUKUGLIEVICH^ S AELCXNSKI.
Xpalla Daniítt á. Í846J t
(Cont. e fine vedi il N. 39t)
Fior# donna bella, giovane, dotta e quel
che è pitt illustre non veuiva cacciata da Ra-
gusa per pochezza di mente, ma 'per quella
quiete e monotonía che regnava. Succedeviano
in Firenze allora meravigliosi e terrîbili fatti,
non solo neila città ma nella corle stessa gran-
ducalej corte di quel tempo la più ricca e la
più civilizzata. Cosimo ^ granduca di Firenze,
amico del nostro Dometnco Ranina, d'improv^
viso mori. Lucrezia sua figlia periva avvelenata
dal proprio marito il duca di" Ferrara; l'altra
figlia Isabella strangolala da*! marito il duca Or-
sini, mentre avea falto Cosimo avvelenare la
primogénita per un indegno amore: uccise di
sua maño il figlio D. Gargia perché, in un al-
terco avuto alla caccia feri morlalmente il car-
dinale Giovanni Medici suo fratello. Tanto av-
venne poco prima délia vénula di Fiora in Fi-
remzei a4. tempo suo nacque il noio amore fra
commosso alia vista animatrice del bello, quindi
il suo vero fine non puó essere che uno e ge-
nerale , inerente per natura e indivisibile da leí,
di creare cioé e per noi e per allrui quegli og-
gelli che tanto soave impressioii'e esercitarono
sul nostro cnore r la é un bisogno della nostra
•natura, che s' afíalica di moltiplieare quanto la
diletta e la riempre di se, rimoveudo ecl abbor-
rendo lulto quello che la disgusta, e 1'addo-
lora- Airincontro piü determínalo e piü spe-
ciale si é il fine delP eloquenza r la quale se
allrui rivela una verítá od un bene qualunque,
lo fa per lo scopo particolare o di istruirlo, o
di moverlo o di dileltarloj il quale fine pecu-
liare negato alP eloquenza , cesserebbe anche la
ragion sufficienle per cu i esiste, cesserebbe di
essere produzione di un enle ragionevole. Quin-
di nienlre quella porta con se il suo fine, que-
sta lo cerca né varii bisogni delP «mana vita,
ed a quelli si accommoda, adoperando i mezzi
che le son propri per cessarli, per diminuirli,.
per correggerlú
ÜNelle quali operazioni delP eloquenza, co-
me ognun vede, ha massima parte il convincí-
mento che únicamente proviene dalla ragione ,
avvegnaché si richieda per que' finí, che lio
esposti, eziandio la pemiasione, ch' é come
P anima di quesl'arle utilissima.
Con ció sembrami di aver abbastahza re-
sa ragione di quelle parole úsate nel definir
1' eloquenza = che altrui per un fine partico-
lare mediante i segni manifesliamo. = E dissi
mediante i segni > essendo che vi esistono va-
rié maniere di linguaggi per iscoprire i propri
pensieri ed afíetli, e che qualunque essi sieno,
pu relié soddisfino compiulamenle al loro fine,
saranr.ovi acconcL In fallí, un gesto solo lal-
volta, una lagrima, lianno piü di eloquenza ,
che una lunghissima cicalata, ed il solo nome
di Mario proferito da luí medesimo con terri-
j>i 1 e voce al Cimbro speditogli sicario, fu tan-
to eloquente , che disarmó ¿1 braccio di; quel
barbaro, deslandogli terrore e pusillanimilá.
G. FRANCESCUI.
È dunqtie vanoy un'ispirato affetto
Qui dimandare a dell' estrania gente ?
Deggio dimque iaseiar, s-'estingua in peüo
Quella ch' a custodir m' ha dato Dio
Fiamnia á' aaiore ?
Un cor non trovo che risponda al core,
Ne pensier che s'unisca al mió pensiero;
Alia gioja fraterna ed al dolore
Benchè dolente è 1' animo straniero.
Tal non fu sempre, è tale divenuto
Da. quando in questo suoro ahí son venuto!
0 mie fôreste, o dalmata mió Cielo,
0 monti, che azzurrini al Ciel vedea
Confondersi da lunge, oppur di gelo,
11 capo ricoverti al tempo rio
Sfidare i ven ti,
Al mió pensier tórnate. O figli ardenti
Delle patrie montagne, chè io ripensi
Della mía vita ai rapidi momenti
In mezzo a voi trascorsi, e degli intensi
Piacer della spuntante giovinezza
ltinasca un'altra volta in me l'ebbrezza!
Tra voi sua faccia al vero non si toglie,
E a quel, che fatta adultera la sposa
Nel talamo deserto a notte accoglie,
Con un sorriso conscio mai la mano
Voi non stendete.
Viví di vita giovenil voi siete:
Amore ed odio immenso vi consuma:
D' alta vendetta la superba sete,
Sfe l'onor di toccarvi alcun presuma,
Tosto v' accende, e in triste giorno è nato
Chi d' un Dalmata ha 1' ira provocato.
Belle son le tue figlie giovinette,
O patria amatà, e dolce amor sorride
Sul casto labbro delle spose elette:
Delle lor grazie io sentó ora lontano
Tutto l'incanto.
L'anima stanca omai si rinnovella,
A lor pensando ed alla terra mia:
La primavera, come giovin bella
Che non attesa incontrisi per via,
Veggo tra fiori d'improvviso lïeta;
Sentó ch'amar si puô, esser pôeta.
Pî. DE Gium.
raccolge che oieschinissimo prôdotto, appena
buoDO a cuoprire le spese. 3Ñon ogni anno é,
verp, in Dalmazia fruttano ugualmente gli ulivi;
vi sono degli anni di pochissimo raccolto, vi
sono degli ubertosi. Ma la scarsezza medesima
è parziale : in alcuni siti v' ha penuria di ulive,
in altri abbondanza, il che fa che la provincia
mai non ne risenta un totale danno, ancorché
alcuni proprietarii siano danneggiati. L' anno
d'abondante ricolto compensa poi in molta par-
te quelli di penuria, e T agricoltore sempre re-
sta in vantaggio. Anzi sono persuaso, che i
proprietarii potrebbero fare che i loro oliveti
non siano nessun auno senza frutto, come si
vede in altre provincie, ed in altre parti, mas-
sime neir isole del Levante, ancorché non sem-
pre eguale V abbondanza , esseudo ció impos-
sible e accadendo che la pianta medesima do-
po un anno di fertilità , quasi stanca , e inde-
bolita nel!' elaborare i suoi succhi e le sue bac-
che, si mette in uno stato come di riposo. Ma
cio non otterranno mai coltivando in quella
maniera che fanno nella maggior porzione i
loro oliveti, lasciandoli abbandonati per anni,
ed anni, ingombri, anzi soffocati da altre pian-
te parascite, brizzolati dalT erbe, e dal mu-
schio. E necessario purgare gli ulivi dal sec-
cume,e da ogni succhio : ogni 5 o 6 anni po-
tare , i rami inutili, lasciarvi le branche: È ne-
cessario almeno ogni 5 anni ingrassare il pro-
prio oliveto con quell' ingrasso che più si confà
colla pianta, ed allora rado verrà che neghi il
suo frutto, e mentisca la speranza delT agri-
coltore.
Né la sola cura vuol esser posta nel la-
vorare intorno ail'oliveto; devesi somma aver-
tie nella fabbricazione dell' olio, per ottenerlo
tale che messo in vendita cogli oli delle altre
nazioni, se non va a quelli innanzi per il sa-
pore, e la limpidezza, almeno sia pari, e non
iscapiti nel prezzo. E la Dalmazia produce in-
fgtti tali qualitá di olive, che se ne puo estrar-
re un oglio pari a quello di Lucca. Ma la tra-
scuranza, come in ogni cosa 4 anche in questo
pregiudica i nostri proprietarii.
Le provvide cure di questo eccelso Go-
verno non cessano da lunga epoca d'istuire ed
eccitare il Dalmata proprietario e colono, spe-
cialmente a questo ramo di cultura che conosce
poter ridondare più d'ogni altro proficuo, e
lucroso. E tra le moite istruzioni procúrate loro
su! più felice metodo di coltivar I'ulivo, e sul
modo più acconcio di far Toglio, di recente
pubblicö mercé la tipografía Rougier, una me-
moria sopra la disposizione dei molini, mac-
chine ed impiego dei diversi utensili servienti
alia fabbricazione degli ogli di ulive in Provenza;
sul metodo che si osserva in Provenza per fab-
bricare l'olio, aggiungendovi le tavole rappre-
sentanti le figure, litografate ed illuminate, del-
le varie macchine ed attrezzi necessari per uno
di codesti molini, affiché 1' agricoltore dalmata
pure su quella forma che vi è la più idónea ,
modelli i propri molini, le macchine , gli uten-
sili ed impari da una provincia che con tanto
suo utile coltiva questo frutto, la miglior ma-
niera di macinarlo, e raccoglierne l'olio. Sem-
plici ed accomodati più che mai all' uopo sono
quei molini e di non troppa spesa, facile e si-
curo il metodo della confezione delle olive, e
quindi necessario sarebbe pur troppo che e gli
uni, e 1' altro si addotassero in Dalmazia dove
v' è inesattezza nella fabbricazione dell'olio, e
dove per bontá del frutto potrebbesi ottenerlo
tale da gareggiare e in qualitá e in prezzo co'
migliori. Ma se sta nel Governo d' istruire e
d' animare questa agraria industria, spetta ai
proprietari di aproffittare delle istruzioni, e di
convertirle a proprio giovamento, e procurando
il particolare loro vantaggio, contribuiré al van-
taggio generale della provincia, che a stento
sorgerà dalla presente economica condizione,
se con ogni studio non farà di applicare ai
propri terreni quel genere di cultura che si
aíFá alia loro qualitá e da cui, aumentando
il lavoro, ed i prodotti, possa ricavarne il
maggior vantaggio possibile.
G. FRANCESCHI.
Si publica ogni giovedi. II prezzo annuo per Zara é di íiorini 4j per semestre fiorini 2$ per fuori franco di porto florini 5, per
«emcstre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in Zara dai proprietari, fuori da tut|ti gl' II. RR. Ufflcii postali.
Si riceve anche qualunque altro giornale in cambio di questo.
G. FJUNCESCHÍ Estensore. ZARA, DEMARCHI E ROUGIER Proprietari Editori.