Nnunero 12 ZARA Sabato 9 Febbraio 1907 Abbo XLH
IL DALMATA
ASSOCIAZIONE.
Per Zaja ('or. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
t'et" r impcjo Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 5
Per gli St»iti appaitenenti all'Unione postale Cor. 24 all'anno, semestre e
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' Unione
postale Cor. 16 e di più l'aumento delle spese postali, semesti-e e
trimestre in proporzione. Un numero separato costt Cent. 20. Un
numero arr. Cent. 32. I num(;ri del giornale si vendono nella Li-
breiia internazionale di E. Schònfeld.
Giornale politicoi economico, letterario
Esce il mercoledì ed il sabato
^ Ufficio di redazione: Via Carriera n.o 370
^INSERZIONI.:
Le associaùoni e gli importi di denaro, in aaiegn poetali, m diri-
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Cki non resjpia«« H
foglio dopo scaduta 1' associazione, s'intende obbligato pw il tnaB»«tr«
susseguente.
Le corrispondenze devono dirigersi affiranoate eeclusivamente aua
redazione. Le lettere non affi-ancate saranno respinte. I oomwai^ si tó-
seriscono al prezzo di cent. 25 la linea, carattere testino. Awiii ed fa
serzioui a prezzo moderato da convenirsi. — I mattoacri'Sti non «i reili;
tutocono.
QUESTIONI DI MARE.
Da due nostri egregi collaboratori riceviamo
(.j[ue!5tì due articoli, che, di diverso argomento, ri-
iletlono entrambi interessi della nostra naviga-
zione a vapore.
Le nostre società di navigazione e ia con-
venzione provvisoria.
In attesa della progettata fusioue
delle società dalmate, entrerà in atti-
vità per r anno corrente un provvisorio
tendente a migliorare il servizio po-
stale e passeggeri oggi esistente. Tolta
infatti la concorrenza, le direzioni delle
società stesse devono convenire, che
nel movimento attuale delle linee vi
sono dei difetti non pochi da correg-
gere. E' noto che il combinare gli orari
convenienti a tutti i diversi interessati
è cosa impossibile, nè è certo cosa fa-
cile proporre rimedi radicali atti a cor-
reggere tutte le mancanze, tanto più
trattandosi di una costa così luQga,
fiancheggiata da isole tanto numerose ;
opperò lasciando ai nostri corrispon-
denti il compito di rilevare le lacune, e
reclamare i possibili rimedi nel rispet-
livo circondario, noi oggi ci limiteremo
a poche osservazioni di interesse locale,
per accennare poi ad alcune di inte-
resse generale; nè ci soffermeremo sulla
insufticienza delle comanicazioni postali
con le nostre vicine isole, per cui in
alcune località manca la posta per quat-
tro giorni consecutivi, giacché sappia-
mo che i nuovi orari apporteranno un
decisivo miglioramento, e saranno una
completazione del tentativo fatto dalla
Navigazione Zaratiua con proprio sa-
crificio, di alacciare le isole alla città
nostra, nè ci dilungheremo ad alcuni
non sensi nelle linee fra Zara e Se-
benico nonché Stretto-Zara nelle quali
non mancano casi di vapori che si cor-
rono dietro V un 1' altro ad uri ora di
nel pomeriggio di domenica, e al sabato ì trovandosi a Trieste, allettati dall'oc-
' 3i può (lire nessuna partenza, giacché S casione di un pronto viaggio, vi sa-
ad eccezione del Wurmbrand che parte
all' alba, poi, fino al giorno di domenica
alle 4 pom., cioè per 34 ore consecu-
tive niente. E non è a dire, che una
corsa celere per Trieste il sabato do-
popranzo con l'arrivo a Trieste di buon
mattino non sarebbe frequentata, po-
tendo essa servire per gita di piacere
0 per affari, veduto che al iuuedì sera
ci sarebbe il ritorno da Trieste col
Petka.
Un' altra grave lacuna di interesse
generale è la mancata coincidenza di
parecchi arrivi dei piroscafi a Trieste
con le partenze della ferrovia Trieste-
Cervignano, Italia, Erancia, Svizzera
eccetera, per una differenza di mezza, o
una sola ora; differenza facilmente gua-
dagnabilc in viaggi così lunghi e con
tante fermate. Ed e così clic i piro-
scafi delle due linee celeri delia Ra-
gusea^ iqua'i partono il primo al vener-
dì alle 3.30 pom. e il secondo alia do-
menica alle 4 pom. giungono a Trieste
il sabato alle 6 e luoeiìì alle 6.1.') ant.
e il treno per Cervignano parte alle 5,50
del mattino stesso ; e così il piroscafo
del Topié che parr>\ da Zara il giovedì
alle ore 1.15 pom. giuoge a Trieste
alle 6.15 ant. mentre il suddetto treno
parte alle 5.50 ant. Lo stesso caso av-
viene con i due piroscafi del Lloyd
che partono da Žara il martedì sera
alle 10 e mezzo e il giovedì sera alle
10, i quali giungono a Trieste il mer-
coledì e venerdì alle 6 pom., quando
il treno Trieste-Cervigoano parte alle
5.30 pom., cioè mezz'ora |)rima, E sì
che gli orari e le coincidenze bsne
combinate sono il segreto e !a vita
del movimento,
A proposito di un progetto.
rebbero tratti più facilmente — e non
lieve contingente dovrebbe fornire la
città stessa, cui altrimenti si creano
non poche difficoltà coli' addossarle il
viaggio sino a Volosca.
L'unico dubbio potrebbe forse es-
sere il Quarnero — ma con un cele-
rissimo, che riduca la traversata ad
un'ora o meno, anche questo punto
perderebbe il suo valore, e, d' altronde,
conviene riflettere che anche il tragitto
da Volosca oltre il Quarnerolo, con
fortunali di bora, specialmente, ha poco
da invidiare a quello del Quarnero.
Nè la durata del viaggio, per esem-
pio da S. Peter, via Trieste o via Vo-
losca, presenta certe differenze, chè
anzi, ammenoché non si crei una linea
ferroviaria diretta e celere per Volosca,
la via di Trieste è senz' altro più breve,
non solo, ma più comoda nel tratto di
mare lungo la costa istriana, a bordo
di battelli moderni, anziché prolungare
di altre ore il martirio del coupé cel-
lulare.
E ciò sia detto soltanto pello scalo
dall' interno.
Cosa dire poi della stazione finale
della linea, progettata soltanto sin
Zara ?
Certo che noi, zaratini, potremmo
esser lusingati delia scelta e trovarci
fors' anco il nostro tornaconto che Zara
serva quale stagione di transito.
Ma che cosa si dà alla provincia
conquesto troncone di linea?
Lo scopO; cho noi si sappia, il grande
obbiettivo annunciato a paroloni, è
quello di creare, come si è detto, una
comunicazione celere colla Dalmazia^
di promuovere il movimento dei fore-
stieri nella nostra provincia, di farla
losca a velocità ridotta, un trasbordo | attrezzatura in miniatara introdotto in rj 1 • -u 1 r7 una bottiglia rimasta intiera e posta au n Zara ed un viaggio omnibus da Zar., iu>eshetta, lavoro pregevoli»-O £» l;c»tt{irA KAI 0 nmanAttiva Jr. oo » »
risorgere economicamente, di rianimarne
Pare impossibile che noi si deb )a | il movimento e lo sviluppo coi mezzi
distanza, 0 partono assieme, 0 man- | avere sempre la disdetta. Non si fa un | appunto di comunicazione, nerbo di
cano affatto, senza utile pubblico e I quarto, non si realizza la decima parte j vita come la circolazione del sangue
quello privato degli armatori ; per i quali | di quanto si dovrebbe imprendere, ma- | nel corpo umano,
inconvenienti da Sebeuico ci sono gior- | terialmente, per la Dalmazia, e nove | Corrisponderebbe allo scopo il mez-
nate di doppi arrivi a Zara e nel ve- | decimi, a dir poco, di ciò che vieu
nerdì l'arrivo manca. E cosi da Zara per | fatto 0 è insufficiente, od arieggia il
soccorso di Pisa, quando addirittura
non è sbagliato.
Sebenico assistiamo a doppie partenze
che seguono ad ore eguali: il merco-
ledì alle T ant. partono assieme i vapori
Rismondo e Lloyd e il giovedì alle 6
ant. quelli del Lloyd e Negri; egual
cosa avviene a Stretto per Zara il
zo proposto?
No; esso sarebbe impari alla bisogna,
una delle solite mezze misure di chi
non ha il coraggio delle iniziative, nè
a Ragusa e Cattare. Bella prospettiva
lìavvero! Ma si viaggia molto meglio
uggi col solo «Wurmbraudi e coi cin-
que celeri dell' Uugaro-croata 1
Perchè noi sappiamo tutti quanto
incomodi e seccanti, anzi, sieno i tra-
sbordi e ben lo sanno le Compagnie,
che creano e linee e carrozze dirette
da Berlino a Roma, da Parigi ed Avri-
court a Costanza e persino, vedi mo',
da Vienna a Pola pel < Wurmbrand. >
No, no, si persuadano i s gnori di
Vienna, le cose si fanno 0 non si fanno,
e si adattino a chiedere qualche con-
sigìio a persone competenti della Dal-
mazia e di Trieste, che saranno certo
al caso di darlo.
C5osì, come proposto, sarebbe un
mezzuccio che non coglierebbe, si può
star sicuri, neppur l'altro scopo pre-
fissosi dal governo di abbattere la con-
correnza ungherese: sarebbe un passo
più indietro che in avanti.
ì\ Corriere della provincia
E così, adesso, della congiunzione I T intraprendenza e la costanza neces-
celere fra la Dalmazia e l'interno. Se- | saria a raggiungere un' alta méta, data
condo le ultime notizie, il progetto che da una visione chiara e sapiente. An-
il Governo sta per presentare tome- | zitutto si potrà, rigorosamente, esser
esatti nel!'affermare che si è congiunta
la Dalmazia alla Monarchia, quando si
è condotta la linea aache ad un punto
solo della Dalmazia, ma questo punto
non è tutto il paese, e tutto il paese,
mercoledì, nella quale giornata parte il | rebbe all' idea, che sembrava vittorio-
zaratino alle 12.35 pom. e quello del 1 sameute ripudiata, di uua linea di na-
Negri alle ore 1.45. Anche a San | vigazione celere fra Volosca e Zara.
Pietro, capoluogo della importante isola | Ma, Dio mio, se abbiamo un porto
della Brazza, sede di un i. r. Giudi- | di primo ordine, un grande emporio
zio e i. r. Capitanato distrettuale, havvi commerciab, una città grande, di vita | invece — e Spalato e Ragusa e Cat-
un servizio anormale. Da Spalato nel- | viva e moderna, Trieste, centro e scalo | taro e tutti i territori e circoudarì di
la domenica si hanno a San Pietro tre | dei traffici dall'interno e da buuna I questi scali—hanno essi pure bisogno
approdi e nel lunedi quattro coi solito parte dell' estero, Trieste colla grande di una buona, celere e razionale con-
corrersi dietro ad intervallo di un'ora, arteria ferroviaria pel nord, raddop- | giunzione con Trieste, e, per suo tra
e il mercoledì niente, nessun arrivo, | piata colia cosidetta seconda congiuu- | mite, col continente,
nessuna comunicazione 1 | zione per Vienna e la Germania che, | Non noi, soltanto, dobbiamo essere
Ciò detto di volo, osserviamo, che | assieme alio sviluppo portuario, va a ] i privilegiati, ma tutto il popolo, tutti
a tutte le linee, da Spalato, che toc- | costare centinaia di milioni, Trieste 1 1 centri debbono fruire identicamente
cano l'importante scalo di Gravosa, | infine coi suoi cantieri navali, colle j del benefizio, in quanto la loro posi-
manca la coincidenza con i treni che I istituzioni industriali e marittime, do- | zione e l'importanza loro lo consentano,
conducono in Bosnia, e che l'egual | tata di mezzi ricchi e vari ad impulso | Perché, è chiaro, la linea Volosca-
cosa accade a Metcovich ove ai pas- | e sostegno della navigazione, col suo | Zara non dovrebbe prosecuzione lungo
seggieri provenienti da Spaiato manca | popolo di capitani, marinai, macchi- la costa, giù, sino a Cattare, con mezzi
la coincidenza delie partenze per Mostar, j nisti, armatori, sensali eccetera,e si va I di pan valore; sarebbero delle linee
Le numerose linee che da Trieste e | a cercare Volosca 0 iVledolino 0 qual- | semi-celeri e forse minori in numero.
Spalato conducono a Metcovich, nes- | che altra espressione geografica a ca- | che dovrebbero servire al movimento
suna celere (meno una del Negri com- polinea d'una comunicazione di pri- | di tutto il rimanente della Dalmazia —
merciale) approdano in quel porto alla | maria, di riconosciuta importanza ? E'
sera fra le 5 e le 6, mentre il treno | madornale, semplicemente,
per Mostar parte alle 9.18 del mattino | Perché, poi, dove sono i lavori dei
successivo ; pel ritorno le condizioni | porto futuro, le opere da crearsi ?
non sono migliori. E la corrente dei viaggiatori, for- | verso il nord, ne sarebbe anch'essa
E venendo alle linee più importanti, | zata a deviare verso questo punto | danneggiata nelle relazioni colla pro-
a quelle per Trieste, va osservato, che | ignoto ? j vincia, e viceversa, affidate appunto a
vi sono tredici linee settimanali senza 1 Se la grande massa dei forestieri | «imili linee secondarie e peggiori, forse,
contare quelìa lunga e tortuosa per | dev' essere, come dovrà esserlo senza | delie attuali.
Fola. Ebbene, di queste tredici par- | dubbio, composta di viaggiatori per | Poi pensiamo a questa benedizione
^«nze per Trieste, cinque seguono da | piacere e non di affari, questi sareb- | di Dio dello sciame di viaggiatori da
Za/a nel dopopranzo di domenica dalle j bero attirati assai maggiormente tro- | riversare nelle nostre città e magari
4 alil^J 9 pom., vale a dire in cinque | vando nel proprio programma di viaggio | verso la Bosnia ed il Montenegro.
ai?e ore 4 infatti partono contem- | la toccata di Trieste, meritevole di una Oggigiorno che il secreto dell'arte
dì viaggiare come di quella di far viag-
giare il buon pubblico sta nella como-
dità e nella celerità, che cosa si ha il
coraggio di offerire al viaggiatore?
Un soprappiù incomodo sino a Vo-
battelli, non v' ha dubbio, inferiori nella
potenzialità, nella portata, per como-
dità, servizio, sicurezza e così via.
Ma se Zara verrebbe, così, favorita
ore;
poreaneajL'Taente i piroscafi della Ragusea | visita per quanto breve e per V oppor-
e del Topi% alle 5 pom. parte quello | tunità di immediate coincidenze in varie
del Lhydf 5.45 pom. quello del | direzioni.
Negri, e finalu"^®'*^® ^ POiii- quello | E gli stessi viaggiatori, che non aves-
dei Rismondo! v^inque, in cinque ore | sero divisata una gita in Dalmazia,
Da, Ragusa.
Il ballo della «Lega». — La gran-
de veglia mascherata prò «Lega Nazio-
nale» eh' ebbe luogo sabbato 26 corrente
nel Teatro Bonda no a soltanto mantenne
alta la tradizione cittadina, poiché ormai
questa festa è generalmente considerata
la migliore di questo genere, ma per ma-
gnificenza, concorso, animazione superò
davvero ogni aspettativa, assurgendo cosi
ad una di quelle solenni manifestazioni
nazionali che altamente confortano lo spi-
rito e con prepotente giovanile impulso
accelerano 1 battiti del cuore di ogni pa-
triota, È questo un successo morale ed
in uno di pratica utilità di cui possiamo
andare heri ed orgogliosi, e dal quale
dobbiamo ritrarre quegli utili ammaestra-
menti che derivano dalia constatazione
del veramente soddisfacente risultato ot-
tenuto colla strenua opera di ideale bel-
lezza, e che certamente potrà consentire
nello stesso ordine d'idee non pochi suc-
cessi ancora.
I primi ed i più meritati elogi vanno
tributati al solerte comitato, nel quale i
nostri bravi ed instancabili giovani por-
tavano in tutta la sua pienezza la parti-
colarmente simpatica nota del loro entu-
siasmo. Diramavansi gì' inviti, si prende-
vano tante altre dispo8Ìz,ioni e per 1' or-
dinazione dei fiori, e per 1' addobbo del
teatro eccetera, e contemporaneamente
s' improvvisavano piccoli balletti serali
nei locali del Grabmetto di Lettura -
sicché il comitato potevasi dire raccolto
in permanenza, mentre fervevano intanto
i preparativi da ogni parte. In grazia
alle zelanti prestazioni delle vezzose e
gentili signorine, la vendita dei viglietti
per la tombola procedeva quanto mai
sollecita ed i belissimi regali aumenta-
vano, alternando con continue emozioni
1' ansia dell' attesa dei tanto desiderato
giorno, che finalmente venne. Il busto di
Dante campeggia sull'arco verde dei pro-
scenio, In alto una grande stella simbo-
lica illuminata con lampadine elettriche
con nel mezzo un maestoso «si» ed in
basso gli stemmi delle cinque provincie
affratellate. L' atrio dei teatro è adorno
con bandiere e piante d' aranci e limoni
~ e qui é disposta :
La mostra dei regali
che quest' anno è veramente magnifica, non
soltanto superiore ad ogni previsione per
ia quantità dei doni, centoedodici (la lista
verrà pubblicata nel prossimo numero)
ma benanco per il particolare loro pregio
e per il valore effettivo. La nota domi-
nante della splendida mostra é segnata
dalla paziente, amorosa e squisitamente
gentile cooperazione delle distinte nostre
signorine e signore, poiché è stata una
vera gara, uno spirito di nobile emula-
zione di chi farà meglio, che per giorni
e giorni teneva occupate tante morbide
e graziose manine ; e nell' osservare tutti
quei lavori cosi delicati — in alcuni si
scorge anche una fine intuizione artistica
— non si può non restare presi da viva
ammirazione per tanta esuberanza di gen-
tilezza e di forte amore di patria, per
venire alla conclusione che, fino a quando
nei nostri giardini cresceranno fiori olez-
zanti per tanta grazia e spirituale bel-
lezza, noi non dobbiamo, nò possiamo di-
sperare dell'avvenire. Assai belli tutti gli
altri regali: buste con posate d'argento,
porta viglietti, fruttiere, calamai artistici,
servizi per rosolio, vasi per fiori, quadri,
volumi d' opere di prosa e poesia, botti-
glierie, eccetera. Mi si consenta però una'
menzione speciale per un bastimento con
Simo di molta pazienza e grande capacita
dell'egregio giovane Zaccagna Guglielmo,
e così pure, per il doppio valore morale,
va ricordato il bellissimo quadro coli' ef-
figie di Dante donato dalla gioventù ita-
liana delie scuole medie di Ragusa, che,
mirabile esempio di solidarietà, d'abnega-
zione e di fede, volle e seppe raggranel*
lare in piccoli risparmi 1 obolo per la
«Lega», per quanto i benefici scolastici
(e forse appunto perciò) ad essi purtroppo
non siano dati di godere.
Durante il ballo
il teatro è illuminato a giorno. Verso 1«
9 ore l'orchestra tra scroscianti applaugi
intuona l'inno della Lega, che più volt«
viene fatto ripetere; tutti i palchi com®
per incanto si popolano di dame in sfar-
zose toilettes ; esubera 1' avvenenza e la
grazia, uno sciame di eleganti e brios®
maschere invade la platea, e tosto anima-
tissime principiano le danze. Verso le
dieci ecco venire una rumorosa comitiva
di dodici calabresi, simpatici giovanotti,
con tamburi, piatti e pilferi. C è un «In-
glese» ed uno «Zio Óam» che riescono
piacevolissimi, ed un birichino di «tato»
che fa un chiasso indiavolato. La stazione
telegrafica improvvisata funziona assai
bene, ed il servizio di recapito è disim-
pegnato con lodevole zelo da alcuni gio-
vinetti in divisa da bersagliere e poscia
pure da due bravissimi porta-dispacci j la
vendita dei fiori, dei viglietti, di alcune
cartoline poslali colla canzonetta del si,
procede animatissima, mietendo abbon-
danza messe. Con pensiero gentile dei gio-
vani distribuiscono a tutte le signore e
signorine, bei mazzetti di fiori, omaggio
che le dame aggradiscono sempre con ri-
conoscenza. Il concorso di gente è cosi
grande che il ballare diviene davvero
un'ardua impresa ed in quel pigia pigia
cresce l'animazione, il pubblico plaude ai
motivi patriottici e si legge sul volto d'o-
gnuno la contentezza per ia splendida riu-
scita della festa.
La cena
nel caffè adiacente è servita assai ben,«
dal signor Roberto Odak, proprietario del-
l' «Hotel de la Ville», Tutto zeppo, non
un posto libero, molti devono attendere
il loro turno. Ai canti patriottici, agii ev-
viva non v' è più fine. L' entusiasmo rag-
giunge poi il suo culmine quando con fe-
licissima improvvisazione il dott. Benve-
nuti pronuncia un discorso jiatriottico.
Riprese le danze, alla prima quadriglia
dopo la mezzanotte prendono parte circa
cmto coppie — e ^delle figure di cotilUm
improntano l'ambiente a particolare ga-
iezza. Si baila con animazione fino alle
cinque del mattino.
L' estrazione della lotteria segui 1' in-
domani alle 6 pom. nei locali del «Grabi-
netto di Lettura», ove s'improvvisò po-
scia una seconda festina con intervento
numerosissimo di ballerini.
E cosi ebbe fine questa festa del cuore,
che lasciò in tutti gratissimo ricordo ed
in uno la persuasione che nella piena co-
scienza della nostra individualità nazio-
nale noi ritroveremo sempre quella forza
meravigliosa che oggi ancora con rinno-
vellata fede fa confidare nelle giuste e
serene rivendicazioni civili, e nell' opera
sublime di redenzione nazionale delle
nostre genti.
L'incasso, come già vi relazionai, su-
però le 2600 corone. Pervennero inol-
tre le seguenti oblazioni :
Linardovich Antonio cor. 10 — Valen-
zin Salamone 5 — Gralasso Veronica 3 —
Pini Giuseppe 10 — avv. dott. Niccolò
Svilocossi 10 — Famiglia Raeich 6 —
Nonveiller Silvano 6 — Alessandro Mo-
raitti (Gravosa; 2 — N. N. 10 ~ capitan«
Paolo Drobaz 5.
Da Scardona.
Iša veglia del 2 corrente a be-
neficio della «Lega Nazionale» resterà
memorabile negli annali di Bcardona.
Superò le più rosee previsioni, le più
ardite aspettative. Ma, io diciamo su-
bito, a onore del vero e per obbligo
di riconoscenza : tanto risultato non
sarebbe stato possibile colle sole no-
stre forze. E incoraggiamento e sus-
sidio e doni pervennero da compro-
vinciali e connazionali ; e da Chistagn«,
Bencovaz e Sebenico nostri aderenti,
spinti da sauto amore per la «Lega»
affrontando disagi e sfidando la bora
ed il freddo, vollero far atto di pre-
senza. Numerosissimo il contingente di
Sebenico diviso in due drappelli, uno
condotto dair avvocato Pini accompa-
gnato dalla sua egregia signora, ^role
dell' indimenticabile patriotta Locai, e
dalla vezzofta signorina figlia, V altro
Kamero 92 ZÀftA Sabato 16 Novenbre 1S07 ioM XLn
DALMATA
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J»(>r Zara Cor. i6 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
1>( r l'impero Austro-Ungaiico Cor. 18, semestre Cor. trimestre Cor. 5.
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postale Cor. 16 e di più 1' aumento delle spese postali, semestre e
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numero arr. Cent, 32. I numeri del giornale si vendono nella Li-
1)1 aria Internaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
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gano air Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinga U
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redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati ri
inseriscono al prezzo di cent 25 la linea, carrattere testino. Avviai «d
inserzioni a prezzo moderato da conveninà. — I manoBcritti mua ai re-
stitnisoono.
m giovani nostri che lottano.
1 nostri studenti si son fatti e si
fanno onore. Hanno seguito energica-
mente il precetto evangelico del pul-
sate et aperietur vobis. Se avessero se-
guite lecosidette vie legali, eh'è quanto
dire le vie del silenzio e dell'acquie-
scenza, sua eccellenza il ministro del-
l'istruzione starebbe ancora pensando.
Al modo, forse, di chiamare il suo capo-
sezione, perchè abbia a vedere se sia
del caso di interpellare qualche par-
ruccone sulla possibilità di equiparare
con grandi cautele gli studi univer-
sitari austriaci con quelli seguiti
alle università del regno. Gli studenti
sono ridesti. E hanno turbato gli ec-
celsi sonni. Ed hanno gridato un voglio
pieno di calda baldanza giovanile, sug-
gerito dalla coscienza del nostro diritto.
Noi abbiamo dato subito tutto il
nostro plauso ai giovani, esaltati noi
pure al suono di questa diana, che
chiama al risveglio, che chiama al ri-
scatto. Siano un milione od ottocento-
mila, gli italiani dell'Austria non in-
tendono di assumere la parte di com-
parse, 0 di pupilli. Intendono di otte-
nere, poiché pagano, un'università ita-
liana; intendono di ottenere, per lo
meno, poiché pagano col denaro e col
sangue, la parificazione degli studi,
esente da clausole fiscali.
Né a scherzo, pur troppo, abbiamo
detto col sangue. Un' altra volta, come
nelle fosche giornate d'Innsbruck, il
fiore più bello e gagliardo di nostra
gente venne macchiato di sangue: fili
purpurei di dolore sul nitore della fede
patriottica. Oh, giovani nostri cari,
oh, figliuoli dell'animo nostro: ancor
una volta siate benedetti, e il sangue
vostro sia seme che frutti premio alla
nostra stirpe, infamia a chi la com-
batte.
Perchè, se ci allieta il nobile gesto
collettivo della gioventù italiana, il fu-
rore di chi la combatte, più che ram-
maricarci, ci indigna. Si ha un bel
vantare la coltura di Goethe e di Wa-
gner; si ha un beli'ammirare la filo-
sofia di Hegel e di Schopenauer; ma
si vede proprio che essa non ha sa-
puto educare, non diremo alla mode-
razione del sentimenti, ma neanche
alla semplice logica: a quel semplice
e pedestre senso comune, che i filosofi
spesso non hanno.
Quella degli studenti tedeschi è stata
una esplosione d'odio tanto più carat-
teristica quanto meno sensata. Amme-
noché non abbiano voluto dimostrare
che, colla birra e senza, gli uomini
possono livellarsi quando che sia ai
bruti. Le loro grida, le loro proteste,
gli eroismi loro di cento contro uno
costituiscono un documento di perver-
timento morale da impressionare. Ove
non fosse dolorosamente diretto a col-
pire nell'animo e nel corpo i giovani
nostri, sarebbe anche di una comicità
impareggiabile.
Le loro università? Ma chi le lede?
Il jus germanico? Ma chi se ne infischia?
Il WacfU am Rhein ed il Walhalla'i
Ma cantateveli ed ammirateveli quanto
volete. Il nostro canto e le nostre fedi
e i nostri cieli sono ben altri!
Non i giovani nostri, non i giovani
nostri vogliono andare in università te-
desche ; non i giovani nostri, non i gio-
vani nostri vogliono studiare in tedesco.
Ospiti, sicuro, di straniere università;
ospiti, sì, ma non sino al punto di pas-
sarvi da tollerati, da evirati, da minori ;
ma non fino al punto di non poter gri-
darvi altamente, in faccia al mondo,
il loro diritto a studi universitari ita-
liaifi.
E ciò •— ove la cervogia non
appesantisse e l'imperialismo teutonico
non ossidasse i cervelli — avrebbero
dovuto intendere subito, subito intuire,
i Bursch violenti e bestialmente irri-
flessivi. Essi pei primi avrebbero do-
vuto plaudire al postulato degli italiani,
pei primi appoggiarlo, perchè gli ita-
liani, finalmente, se ne potessero an-
dare. Ma è scritto che Giove toglie il
senno a chi vuole perdere. I tedeschi
hanno scapitato del novanta per cento,
ora, con questo loro folle esaltarsi,
nel concetto di tutti gli altri popoli
civili.
La lotta è aspra. Aspri e dolorosi
sono tutti i Calvari. Ed è legge — ed
è legge che ci tempra e ci affina
fluir sulle masse perchè disordini non
ne abbiano ad avvenire, perchè ogni
moto dell' anima popolare venga da
)arte nostra represso.
Sempre grandi obblighi e grandi re-
sponsabilità da parte nostra; mai, ma
neanche per ipotesi, obblighi e respon-
sabilità eguali da parte dei croati, i
quali, come il padre Zappata, predi-
cano assai bene per razzolare poi ma-
issimo. Già : i croati, perchè croati,
possono osare quel qualsiasi atteggia-
mento che credono; noi — destinati
alla completa sommissione — no.
Dei fatti recentissimi invece dovreb-
)ero obbligare il partito croato ad un
contegno per lo meno coerente. Chi
la esortato ed esorta noi a reprimere
gli istinti delle folle, dovrebbe con
tanta maggior ragione influire sulla
)luralità dei propri aderenti perchè
abbiano a rispettare il sentimento de-
gli italiani e l'ordine pubblico. In
Dieta, da parte di oratori croati, si è
ornato a deplorare che un accordo
con gli Italiani non si sia potuto con-
seguire; ma, se tali paiole eraii sin-
cere, non comprendiamo come avvenga
che i capi parte croati non si siano
ancora prestati ad influir sulle masse
perchè, col loro contegno, non ostaco-
lino vieppiù la possibilità di un' intesa.
Si è sinceri? E allora non solo da
pai te nostra —• che siamo minoranza
„Tra la perduta gente''
{Continuazione vedi numero precedente)
E dove collocherete certi grandi elettori?
Non dico di quelli che escono dalia lotta
infarinati del denaro del candidato come
il mugniaio della farina del mulino,.ma si
di quelli che il giorno della lotta diser-
tano le urne o per sommo scrupolo vi
gettano una scheda bianca. Uno di costoro
soleva presentarsi a uno dei candidati in
lizza e fargli questo discorso :
— Signor mio, sono il maestro della
banda musicale del paese e dispongo dei
voti di tutti i sonatori ; anzi qualcuno ha
più d'un voto; il corno, per esempio, ne
ha quattro, perchè tre amici votan sempre
come lui ; il aistro ne ha due, perchè un
fratello gemello, che lo somiglia tutto e
che s'astiene come anarchico, lo lascia
votare due volte. Ora io non vengo per
vendere la mia influenza a contanti. Lei
Jion deve darmi un centesimo, se non è
eletto ; se invece è eletto, pagherà a me e
s^lla banda un premio di cinquecento lire.
l'asciato questo candidato, si presentava
® quello avversario e gli faceva questo
Oisogrso \
questa che ogni nostro diritto, per
quanto elementare, noi lo si debba con-
seguire in Austria con la protesta. Pro-
testiamo ancora ; agiamo risolutamente,
ancora. Tra i salmi dell'ufficio vi è
pure il dies irae. O che non ha a ve
nire il giorno del giudizio?
O giovani italici, lontani dalla patria
e vicini tanto al nostro cuore, o com-
battenti semplici e puri pel nostro di-
rittOj abbiatevi il saluto ed il plauso
conforto nella lotta, presagio di vit
toria.
L' obbligo loro.
Neir ultima sessione dietale il par-
tito croato non ha potuto resistere a
prurit di farsi eco delle esagerazioni
e delle recriminazioni dei propri gior-
nali ed ha voluto alludere anche a
quella eh' è malignamente denominata
questione di Zara.
E' inutile spiegar l'artificio che
muove gli avversari, è inutile scoprire
anco una volta il loro giuoco, come è
inutile ripetere che, quando non la si
provoca e offende, la nostra è la più
tranquilla città dell' universo. A noi
importa ora un' altra constatazione
Questa: che tutti gli oratori avversari
quasiché il partito croato potesse e
stollersi modello di ogni più civil tol
leranza, si fecero ad esortarci ad in-
— Signor mio, sono il maestro della
banda musicale del paese e dispongo dei
voti di tutti i sonatori ; anzi qualcuno ha
più d' un voto ; il corno, per esempio, ne
ha quattro, perchè tre amici votan sempre
come lui ; il sistro ne ha due, perchè un
fratello, che lo somiglia tutto e che s'a-
stiene come anarchico, lo lascia votare
due volte. Ora io non vengo per vendere
la mia influenza a contanti. Lei non dove
darmi un centesimo, se non è eletto; se
invece è eletto, pagherà a me e alla banda
un premio di cinquecento lire.
Il resultato del patto era che 1' uno o
l'altro dei candidati era eletto e che il
maestro intascava il premio ad ogni co-
sto.
Quanti altri grandi elettori sono simili
al maestro! e tutti imparziali e incorrut-
tibili come lui; e tutti come lui plagiari!
Infatti, non parteggiano, non brigano, spes-
so non vanno nemmeno a votare ; ma il
più delle volte usano un semplicissimo
)lagio: farsi rilevare delle spese... che non
lanno sostenuto.
* *
Quanti altri plagiari inerti !
Tali son quelli che nelle faccende d' a-
more non movono un passo, non aprono
un uscio, non recano un messaggio^ ma vi
r obbligo di coordinare e dì repri
mere i moti popolari, educandoli a
sensi di tolleranza, ma anzitutto da
parte del partito croato, che, in mag-
gioranza, ha r obbligo di dar esempio
di equità e di correttezza.
Ora qual fede si deve prestare ad
uomini che, mentre consigliano a noi,
pel nostro meglio, obblighi di previ-
denza e di tolleranza, non sanno in-
frenare le brutali passioni delle plebi,
0, come nel caso di Postire, le ecci-
tano addirittura? A Postire — proprio
dopo le parole esortative rivolte a noi
dal deputato della Brazza — una ciur-
maglia, capitanata da un assessore,
violando ogni rudimento di legge ospi-
tale, mise alla tortura due poveri mu
sicanti, rei solo di appartenere al no-
stro partito. E a Sebenico — 1' altro
dì —- un giovanotto di Zara, ma pro-
prio per nulla, venne aggredito, basto-
nato, offeso dalle stesse guardie comu-
nali e messo in prigione come un mal-
fattore.
Né il partito parenetico, né il par-
tito moralizzatore ha ancora saputo
infrenare la brutta abitudine di insul-
tar Zara dai piroscafi. Anche di questi
giorni delle reclute di passaggio — tran-
quillissima, come al solito, la nostra
città — lanciaron da bordo ogni sorta
di oltraggi agli Italiani, con intermez-
zo di canti provocatori e di sassate.
Un forestiero, che, udito il discorso
tenuto alla Dieta dall' on. Tressich,
avesse anche udite le canzoni e le
grida ostili delle reclute, non potrebbe
credere che e deputato e reclute ap-
partengono allo stesso partito ; che co-
loro stessi, eh' ebbero a parlare della
suprema necessità della tolleranza, non
siano stati ancora in grado di infre-
nare, ma per un solo momento, le male
azioni dei loro partigiani. Noi non du-
bitiamo della buona fede dell'on. Tres-
sich ; ma è certo che chi giudica alla
stregua dei fatti non sa sottrarsi al-
l' impressione ohe siano gli avversari
quelli che — ponr cause — vogliono
il disordine a Zara.
Comunque noi crediamo che sia ora
proprio di farla finita con siffatte sce-
nate croate, che turbano il viver civile
e nuocciono, in momenti di grande en-
tità per r avvenire economico della
provincia, a compiti ben più seri e ad
atteggiamenti ben più elevati. Noi ve-
diamo in queste dolorose giornate
quanto sia potente e irrefrenabile l'o-
dio teutonico dominatore e verso gli
Italiani e verso gli Slavi. Oggi, che
dalla gioventù vengono moti generosi
di fratellanza, a fronteggiare e ad im-
porre rispetto al comune inimico, oggi,
in cui e Italiani e Slavi tentano di u-
scire energicamente da ogni minorità,
oggi) proprio oggi, dobbiamo sciuparci
e avvilirci in siffatte contese da piazza
e le aggressioni e le grida offensive
devono ancora colpirci le spalle e fe-
rirci nel cuore? Ma no. E se noi ab-
biamo il compito di vigilare all'ordine
pubblico, e di educare le masse alla
tolleranza, tanto più quest'obbligo s'im-
)one al partito croato, il quale, mono-
ìolista d'ogni cosa, deve finalmente
imporre alle masse la parola d'ordine
del rispetto a Zara, del rispetto a
quanti Italiani vivono in provincia, o
a percorrono per affari.
E' ora di finirla, nel nome di Dio,
con quelle provocazioni e quegli scan-
dali, che non conferiscono certo digni-
tà al partito croato, ma lo avviliscono.
E' r ora del lavoro concorde e di una
azione concorde, a rintuzzare le pre-
potenze di quei Tedeschi, che non solo
meditano, ma lentamente iniziano la
conquista del nostro mare e delle no-
stre terre.
All' erta 1
dicono all'orecchio un nome o vi scrivono
su la carta un indirizzo. Ma di loro è
meglio il tcLcer che il ragionar onesto.
Della stessa natura sono certe detesta-
bili comparse che vi trovate di traverso
negli affari, nelle liti, nelle relazioni d'o-
gni specie, senza che promovano una con-
clusione, senza che portino un aiuto. Par-
lano poco, bevono molto, anzi generalmente
non parlano fin che non è il momento di
presentarsi a ciascuna delle parti per dire :
— Sono stato io che ho accompagnato
il signor.,..
— Ma è mio stretto parente!...
— Si, ma voleva rivolgersi a un altro.
Oppure :
— Il loro matrimonio è stato ideato da
me, che dissi per primo il suo nome...
— O se abbiamo fatto all' amore di na-
scosto dieci anni 1...
Queste dimostrazioni e queste repulsioni
sono inutili : dovete levarvi le mani di
tasca come se la vespa più ostinata vi si
sia posata su una palpebra.
Aggiungete alla serie degli inerti una
lunga riga di chiedenti d' ogni specie. Chi
a Firenze non ha avuto la gioia di cono
scere una macchia di strada, che il dizio
nario del parlar toscano non ha ancora
registrato: Whacalaroì Costui è un guar-
diano sempre neghittoso dei vetturini di
Per la lampada eterna
su la tomba di Dante.
Ciò che sta preoccupando di questi
giorni tutti gli animi aperti alle manife-
stazioni del bello, del nobile e del gentile,
gli artisti, i letterati, i giornalisti, tutti
quelli in somma che hanno un sacro culto
per r arte ver i e per il profumo d' alta
)oesia eh' essa emana è la (questione del-
' ampolla votiva che 1' «Indipendente» di
Trieste, con felicissima trovata, pensò che
le nostre provincie avessero da offrire su
la tomba di Dante a Havenna.
Firenze, la città del giglio, offre la
lampada, preziosissimo oggetto d' arte, la
cui fìamma dovrà vibrare eternamente,
come simbolo del nostro amore ardente,
su la tomba del Divino Maestro.
Trieste, l'Istria, il Trentino, il Friuli,
la Dalmazia offriranno l'ampolla votiva,
quella che a stilla a stilla dovrà versare
nella lampada 1' aurea lacrima dell' u-
livo.
Apposito]]comitato si occupa ora per
bandire il concorso regionale, che dovrà
darci un lavoro degno del «no simbolo.
Su r ampolla artistica, fra il giglio di
Firenze e l'alabarda di Trieste, Abiure-
ranno gli stemmi delle, nostre provincie,
del Trentino e del Friuli, le capre d' oro
dell' Istria verde, le tre teste del leopar-
do dalmatico.
La tomba"di Dante a Ravenna è stata
sempre mèta a numeroso pellegrinaggio,
oltre che di italiani, di ammiratori d ogni
popolo civile. Da ciò si può facilmente
immaginare, dunque, il significato mondia-
le poetico che potrà assumere questa for-
ma d' omaggio, là, fra i sacri silenzi della
pineta ravennate, dove lo spirito di Dante
sembra essere più vicino.
Non c' è chi non senta la nobiltà della
cosa. Vorrei riprodurre tutto un articolo
del «Palvese», se lo spazio non mancasse.
Dopo d' aver ricordato quell' antico mae-
stro Antonio da Ferrara, che tolse i ceri
dei fedeli presso un crocifisso e li portò
sul sepolcro dell' Alighieri, dicendo : «to-
gli, che tu ne se' ben più degno di lui»,
osserva, come ora, illustri uomini fioren-
tini, senza sacrilegio, ma per sola adora-
zione, accendono questa lampada votiva
su r arca del poeta, mentre le nostre pro-
vincie ne offrono 1' ampolla.
Perchè cercart, conchiude il «Palvese»,
in Dante, qualche cosa al di sopra della
joesia? Ella è cosi alta che nessuna ala
di sparviero ne saprà superar la cima.
Questo culto rende onore al nostro poeta,
ma è in noi mistica aspirazione di salire,
di salire e di salire verso le sue vertigi-
nose altezze.
Trieste, novembre 1907.
Arturo BelloUi.
Dello stesso Belletti è la lettera ohe
jure noi riguarda e che perciò riprodu-
ciamo qui integralmente:
A te, cui sale la paternità della gentile
e nobile idea, rivolgo queste brevi righe.
Pubblica se credi.
Non so perchè si voglia limitare sol-
tanto a Trieste 1' offerta dell' ampolla ar-
tistica per la tomba di Dante e Ravenna,
dal momento che con un po' di buona vo-
ontà, allargando fraternamente il nobilis-
simo concetto, 1' offerta andrebbe ad as-
sumere importanza maggiore e significato
più alto.
Perchè, a far parte nell' offerta non si
invitano tutte le nostre provincie ? Si può
soltanto supporre che qualcuna se ne ri-
tragga sdegnosamente ? O su l'ampolla,
forse, tra il giglio di Firenze e 1' alabarda
di Trieste, stonerebbero gli stemmi di
Trieste e del Friuli, le tre teste del leo-
pardo dalmatico e le capre auree del-
l'Istria?
Io credo invece fermamente che ciò non
potrebbe fare altro, che intensificarne l'im-
portanza espressiva, ed in tale grado, come
non altrimenti sarebbe mai possibile.
Se diversamente fosse, si potrebbe anche
immaginare la sorpresa e le interrogazioni
di meraviglia, che lo spirito austero del
divino maestro si farebbe presso i sacri
silenzi della pineta.
— E che forse Trento m' ama ora
meno di Trieste ? Trento, che p^ur m' i-
nalzò quel monumento che il Carducci
volle ricordare in nove terzine ?...
— E dov'è il Friuli?... O forse la leg-
piazza ai quali appartiene, ma rispetto a
voi che non potete partire in carrozza
senza aver pagato a lui una specie d'im-
posta su la rota, è un ineffabile plagiario
Non vi apre lo sportello, non vi dà un
aiuto, si pianta di fianco alla carrozza
aperta su cui siete saltati e non si move
e non lascia movere il cavallo, che par
d'intesa con lui, fin che non avete fatto
il vostro dovere di buon cittadino di Fi-
renze, che è quanto dire della città in cui
gli usi e le tradizioni sono altrettanti mo-
numenti immortali.
Appartengono a questa medesima riga
i mendicanti professionisti, sani e validi
a dispetto delle leggi che fin dai secoli
di Roma perseguitarono 1' incerta mendi-
citas (1) tradotta da noi in improba men
dicità. Le permute, i noli, gli imprestiti
a calo dei bambini lattanti e delle giovi
nette rincorrenti sono il solo a])parecchio
e la sola fatica di (juesti plagiari della
maternità e della miseria. Ma guardatevi
bene da smettere la contratta abitudine di
contentarli quando vi siete accorti del pia
gio ! Dovreste persuadervi a sacrifizio del
la vostra quiete che voi fin qui non avete
compiuto se non un dovere e d'ora in a
vanti non vi resta se non a riconoscere
soddisfare un diritto. Oppure dovete mu
tare abitudini di diporto, indirizzo d'affari
consuetudini di ritrovi e di qualunque
intimità, se non volete essere insultati o
denunziati al tribunale della famiglia.
In riga, in riga con questa gente dispet-
ta, i finti protettori di celebrità! Alcuni
non si scomodano di più che offrendosi
alle celebrità artistiche e stipulando con
loro l'applauso su certi punti convenuti di
un' esecuzione teatrale, ma in realtà non
si scaldano in applaudire, non turbano la
sincerità dello spettacolo, anzi non vanno
nemmeno al teatro. Ma vi anderebbero o
lascian temere che potrebbero andarvi : e
questo è il plagio e il merito del guadagno.
Altri si presentano alle celebrità poli-
tiche e non fanno di più che un discorso
di questa misura :
— Ieri mi trovai al caffè mentre si di-
ceva male di lei. Naturalmente presi le
sue difese e due o tre rimasero presto
persuasi. Pagai da bere a loro e agli altri
e da ultimo mi tirai dalla mia parte anche
quelli. Ma bisognò leticare e bere fino a
mezzanotte..,.
E' certo ohe in quel caffè tutti dissero
male dell' uomo politico, a cominciare dal
plagiario che andò a vantare le sue difese ;
ma dell' uomo politico si poteva e si po-
trebbe dire anche di peggio: e però il
largo rimborso delle libazioni durate fino
a mezzanotte è meritato. (Continua).
U 3
sità italiana a Trieste, si misero a
gridare come se le vespe di tutto un
alveare li avessero punti.
Ora ecco che 1' on. Bugatto giudica
i «cari» amici sloveni coi criteri più
mordenti e li bolla nella loro ingordigia
in questi termini:
cMa quel che non fa più il gover-
no perchè sembra essere venuto a
miglior consiglio — lo fanno ora altri
con tanto maggior zelo, cioè i nostri
vicini sloveni, che si son presi V as-
sunto di fare la parte di manigoldi in
casa nostra. Il malvolere, con cui è
trattata la nostra questione universita-
ria, è dimostrato dal modo con cui
tutti i partiti trattano la questione
della sede della nostra Università. Co-
me il governo non ebbe mai il corag-
gio di dire apertamente «non voglio
saperne di un'Università italiana» così
non si trova neppure alcun partito il
quale neghi la legittimità del nostro
postulato».
Ma in quanto alla sede? Dubbi e
restrizioni e dinieghi che denotano il
malanimo sloveno e fanno il giuoco
del governo.
E l'onorevole Bugatto chiama gli
sloveni «amici dai quali ci guardi Id-
dio» poiché sostengono che assoluta-
mente l'Università italiana non deve
sorgere a Trieste, perchè già conside-
rano Trieste come terra slovena (1!)
Ma il dott. Bugatto non si limita a
considerare l'opposizione in massa dei
tedeschi che non la vogliono nel Ti-
rolo, uè a Vienna; e il dott. Bugatto
fa bene a non insistere nemmeno su
ciò, mentre le esperienze di Innsbruck
e di Vienna devono aver fatto capire
l'impossibilità di quelle sedi anche al
governo. Si sofferma invece alla oppo-
sizione degli sloveni e dice :
«E qui mi permetto d'esporre l'opi-
nione, che l'opposizione degli slavi sarà
la più facile a vìncersi. Il conglome-
rato dei rappresentanti di tre naziona-
lità, che si chiama Unione ju^roslava,
colla dichiarazione letta dal deputato
Fon sulla questione dell' Università ita-
liana, si è segregato dal consorzio delle
persone colte, e si è rivelato sotto luce
sfavorevole al cospetto di tutto il mondo
civile».
E continuò, osservando che certe ami-
cizie sono «ipocrite» e citò ad esem-
pio appunto quella del Fon sloveno,
che, mentre prima votava a favore del-
la istituzione dell' Università italiana,
vota ora contro la Università italiana
a Trieste.
Come abbiam detto, riporteremo in-
tegralmente il discorso dell' on. Bu-
gattto nel prossimo numero.
:il Corriere ^la provincia
Da Sebenico.
Spari e gazzarre. — Lo scan-
dalo degli sparì per le vie della città neir ottava del Natale si è ripetuto
anche quest'ann#. Un vero pandemo-
nio, indegno di un paese civile. Ma
che non si possa una buona volta met-
tere un freno a queste indecenti bal-
dorie, che danno adito a gravissimi
abusi? L'arma in questi giorni diventa
un giocattolo lecito in mano della ra-
gazzaglia e dei teppisti, che ne appro-
fittano per isfogare i loro istinti bru-
tali. Si spara dovunque, senza riguardo,
anche nei centro della città; si intimo-
delia Dalmazia il Regolamento annesso al
presente Decreto.
Art. II. Collo stesso giorno vanno pure
ad esser messi in attività la Corte di Ap-
pello in Zara, i due Tribunali di prima
istanza civile e criminale in Zara e in
Spalato, ed i Griudizi di Pace secondo le
rispettive attribuzioni e lo scomparto Ter-
ritoriale portato dal Hegolamento mede-
simo.
Art. III. Per ora, e sino a tanto che
non venga dalla Sovrana Autorità diver-
samente disposto, restano in osservanza le
leggi, statuti, ed i metodi di procedura
civile e criminale, che sono già vigenti,
in quanto che però questi non si oppon-
gano al disposto dell'annesso B,egolamento,
ed agli altri di pubblica amministrazione
già pubblicati.
Art. IV. Dal giorno suddetto cessano in
conseguenza dalle loro funzioni 1' attuale
Tribunale d' Appello, i Tribunali di prima
istanza, i Dirigenti e loro Assessori, e gli
attuali Giudizi di Pace, e cessano pure in
qualunque persona o corpo la giurisdi-
zione, facoltà e prerogative che per og-
getti civili, criminali e di polizia venis-
sero esercitate, e che fossero loro state
attribuite da qualunque precedente Rego-
lamento ; dovendo ogni autorità giudiziaria
unicamente concentrarsi sino alla defini-
tiva Sovrana disposizione ne' Tribunali e
Giudizi coll'annesao Regolamento stabiliti.
Zara, dal Palazzo Provveditoriale li
27 ottobre 1806.
risce la gente, si rompono vetri, e si
finisce col cacciare a qualcuno nelle
ossa delle graziose palle di revolver.
Ciò è accaduto appunto negli ultimi
anni. Perchè, sembra iacredibile, è tol-
lerato perfino l'uso delle rivoltelle ca-
riche a palle!
Un minuscolo avviso comunale, af-
fisso agli albi, minaccia i coatravven-
tori ; ma viceversa la polizia urbana
Qon sente e non vede nulla. Ciò peral-
tro non desta stupore, perchè all' iner-
zia della polizia si è abituati.
Ci sorprende piuttosto che l'autorità
politica non intervenga energicauieote
in questo brutto affare, e che i gen-
darmi non se ne curino affatto. Se la
sconcia abitudine è stata tolta in Bosnia
e nelle borgate dil montano, vi deve
essere, vivaddio, un mezzo per farla
smettere anche da noi. Questo avver-
timento valga almeno ad impedire che
lo scandalo si rinuovi durante i giorni
delle feste.
Giocond« de Petris, il nestore dei
notai di tutta la monarchia, venne testé
insignito della croce di cavaliere dell'Or-
dine di JFrancesco Giuseppe. Per iniziativa
di parecchi amici, la nostra J^anda citta-
dina sere or sono concertò sotto la sua
casa, e nella Piazza S. Giovanni vennero
accesi dei fuochi bengalici.
La morte di Francesco cav. Maz-
zoleni, che illustrò nell' arte la patria
e sovvenne pili volte i poveri della città
con memorabili concerti, venne appresa
con generale rammarico. Nel gioì no dei
funerali, il teatro, che porta il suo nomo,
espose la bandiera abbrunata in segno di
lutto. »
Furto. — La notte della scorsa dome-
nica ignoti malfattori penetrarono nel sa-
lone cinematografico, a])propriandosi dei
dischi contenenti le pellicole di un intero
programma. In seguito a ciò l'impresa fu
costretta a sospendere per un giorno Je
rappresentazioni. Il danno è di circa mille
corone.
Telefono. — Sono cinque anni che il
ministero ordinò le pratiche per l'impianto
di una rete telefonica urbana, e non si sa
perchò il progetto non viene messo in e-
sticuzione. Gli abbonati si sono inscritti
già da tempo, le formalità tecniche per la
trazione dei fili sono oramai esaurite: dun
que che cosa si aspetta? Eppure è indi-
scutibile che il bisogno del telefono si fa
sentire sempre più col sorgere di nuove
industrie e con la crescente espansione
della città.
Scuola reale. — Pare che dopo tante
insistenze sia stata decisa 1' istituzione di
una scuola media, ma non si sa ancoia se
sarà una scuola reale o un ginnasio-tecnico.
La scuola dovrebbe aprirsi entro poclii
mesi.
Dandolo Seopoli
Segretario Crenerale
CRONACH^ITALIANE
La navigazione interna dell'Alta Italia.
Tra le manifestazioni di vita pubblica
industriale che più evidentemente mostrano
il continuo progresso dell' Italia sono certo
da annoverarsi lo comunicazioni. Esse
hanno uno sviluppo quanto mai celare e
ammirabile. Una delle migliori prove di
questo progresso italiano sono le comuni-
cazioiy fluviali dell'Alta Italia.
A Milano si sono da non molto tempo
costituite, e vi hanno sede, due Società
per la navigazione fluviale, promosse e
dirette entrambe dal comandante signor
cav.Vincenzo Biancardi. Esse sono: la «So-
cietà Anonima per la Navigazione Interna»,
col capitale di 1,000,000 ; e la «Società A-
nonima per la Navigazione Pluviale-Ma-
rittima S. Marco», co-I capitale di L. 500,000.
Gli abruzzesi contro il giornale viennese
la «Seit». — Ci è pervenuto da Chieti un
numero unico Abruzzo forte e gentile nel
quale sono contenute la protesta e le firme
di oltre duemila cittadini abruzzesi contro
il giornale la «Zeit» la quale parlando con
la trivialità e la volgarità consuete nei
giornali viennesi quando parlano degli stu-
denti italiani aveva detto che questi ave-
vano usato metodi abruzzesi.
Hanno sciritto, a protesta, i u questo nu-
mero, il Croce il Masci, il Guelfi, l'Alto-
belli e 13'Annunzio, che ha telegrafato a
Pescara :
«Quanto onore volete fare ad un povero
gi'zzettiero ignorante! Non vi giova dipar-
tile dalle consuetudini paesane delle poche
parole. Anche al vecchio cinghiale di
Abruzzo può toccare il dignitoso motto
malatestiano : Non timeo culices. Salute a
tutti tì lode ai taciturni dalle spalle quadre».
Il giornale «Zeit» s' è scusato, dicendo
che la colpa non è sua, ma della lettera-
tura che ha messo in voga il termine. Noi
crediamo ohe la protesta abbia in ogni
caso valore, e perchè la «Zeit» ha usato
la frase parlando esplicitamente di italiani,
trovandola ci®è adeguata al fatto <; agli
studenti, conveniente per indicare quella
villania che voleva usare, e perchè può
servir di modello e d'esempio contro la
burbanza insolente e volgare di certi gior-
nali di Vienna.
Un lutto nel giornalismo. — Con la morte
di Ugo Pehci, pubblicista e letterato, spi-
rato a Bologna dopo una vita di lavoro
patriottico, generoso, proficuo, venne fatta
una perdita grave.
Ai suoi funerali avvenuti l'altro di a Bolo-
gna, che diedero prova palese delle esti-
mazioni in cui era tenuto, vennero dette
nobili parole, rivolte a lode di questo
forte atleta della stampa italiana, quando
il giornale era arma poderosa nelle lotte
epiche per la libertà.
Ecco come lo descrive un collega in
giornalismo :
«Il giornalista, il lavoratore indefesso,
tenace, paziente, instancabile, che muore
dopo aver scritto poche ore prima ancora
una pagina, l'ultima, nella quale traspare
la tristezza forse della prossima fine, sen-
tiva e giustamente più di cento altri lo
spirito patriottico del suo tempo. La gio-
vinezza sua si era animata agli ultimi
fragori dell'armi, il suo spirito fortificato
all' esempio delle più belle virtù che sanno
guidare al sacrificio e che non vedono o-
staooli al compimento di un dovere. E
questo suo spirito battagliero mantenne
sempre nell' opera giornalistica, compiuta
con fervore d'apostolo dal 1870 sino a
ieri, nel «Fanfulla», nella «Gazzetta d'I-
talia», nel «Corriere della sera», nella «Per-
severanza», nella «Gazzetta dell'Emilia»,
nel «Giornale d'Italia» e nelle più accre-
ditate riviste del nostro tempo».
£a CL^n aca
Sarebbe enorme! — In arguito
alla riforma delle cancellerie — rifor-
ma già seguita in altre provincie e nel
ramo politico — col primo dell' anno,
a quanto si dice, verrà soppresso il
protocòllo unico, generale degli esibiti,
alla luogotenenza dalmata, mentre gli
atti verranno assegnati in via diretta
ad ogni singolo dipartimento e da que-
sto protocollati.
Ora si assicura che, col primo del-
l'anno, questi protocolli dipartimentali
verranno tenuti esclusivamente iu lin-
gua croata.
Per quanto scettici, non possiamo,
non vogliamo ancora credere a questa
innovazione linguistica, che riuscirebbe,
senz'altro, una mostruosità^ Se in questo periodo di studi, di
progetti e di trattative per la regola-
zione della questione linguistica v' ha
autorità che debba evitare, ma scrupo-
losamente, qualsiasi innovazione, questa
è senza dubbio l'eccelsa luogotenenza:
il fattore, cioè, che di questi studi e
di questi progetti e di queste trattative si è fatto sempre T iniziatore.
La luogotenenza, eoa la ricerca di
una soluzione della questione lingui-
stica, che abbia a soddisfar tutti, rico-
nosce implicitamente, assolutamente, la
impossibilità di osare qualsiasi per quan-
to lieve innovazione.
Se, adottando la massima del sic
volo sic jubeo, e per saziare le ingorde
canne del partito croato, si stabilisce
in violenza un simile precedente, — a
quale scopo — si chiede — i progetti, le
conferenze e P obbligo di studio e di
riferta da parte dei singoli partiti ed
ispecie del nostro, che, nel caso con-
creto, sarebbe stato maledettamente tur-
lupinato ?
Se si voleva la croatizzazione all' in-
fuori della legge e di ogni trattamento
ufficiale, così come volevano una cosa,
in un tempo, lo czar ed il sultano, non
si dovevano incomodare tante brave
persone, uè fare la miseranda comme-
dia delle conferenze e dei tentativi di
accordo.
Si proclami una buona volta in ukase
la croatizzazione completa, e dato, cosi,
un saggio linale del trattamento fatto
agli italiani dal governo, la si finisca
anche una buona volta con le inutili
parate.
Ma, ripetiamo, non vogliamo amcora
creder vera quest'innovazione arbitra-
ria e staremo a vedere.
Veoohi peccatori. — Mentre pur
tra i croati v'hanno confortevoli voci
di riconoscimento al nostro diritto uni-
versitario a Trieste, e nel fervore dei
nuovi atteggiamenti politici v' hanno
slavi che considerano da un punto di
vista ben altrimenti elevato una possi-
bile ed utile intesa tra italiani e slavi,
— quel vecchio peccatore che è il si-
gnor V. M. di Spalato divaga in consi-
derazioni d'alta politica ed in minute
ostilità contro di noi — solazzevoli le
une e ìe altre e raccolte con gran zelo
dal <Narodni List», beato quando può
ritornare acrimonioso e volgare contro
gli italiani.
Non occorre possedere la profonda,
immarcescibile scienza politica dell'on.
M. per capire una cosa sola : che i
vecchi croati del suo stampo non hanno
mai saputo sottrarsi alla voluttà di fare
i gendarmi austriaci, e che coi gen-
darmi, ma è certo, un' eutente non è
neanche da immaginare.
E pare impossibile! Ogni qual volta
una voce o una tendenza slava si ma-
nifesta favorevole a quest'ew^ewfe (che,
a conti fatti, ed elevandoci proprio ad
un altissimo punto di vista politico,
potrebbe riuscir mille volte più van-
taggiosa agli slavi che agli italiani) il
gerocomio tabaccoso e fegatoso del
«Narodni] Li8t> si mette a guaire, a
protestare, a dirci di no: erede di mez-
zo secolo di rancori.
Ma si tranquillizzi, l'on. M. Non da lui,
nè dal verboso commodoro del «Narodni
List» noi chiederemo riconoscimenti ed
offerte di pace. E' deplorevole solo, e
non per noi, che vi siano dei giovani,
i quali, pur potendo ricevere luce da
nuovi orizzonti, seguano, senza sapere
il gran male che fanno a sè stessi, la
dottrina di questi vecchi peccatori
induriti!
Le feste di Natale. — Poiché ve-
nerdì e sabato ricorrono le feste di Na-
tale, il prossimo numero avrà wn supple-
mento, e sabato non escirà il giornale.
Società dei Bersaglieri di Bor-
go-Eriaszo. — La patriottica società dei
forti e simpatici bersaglieri di Borgo-E-
rizzo inizia domenica alle 3 pom. la serie
dei suoi trattenimenti sociali. Come gli
anni scorsi, cosi anche quest'anno, nume-
rosi saranno i cittadini che prenderanno
parte a questi lieti convegni di danza —
tanto più che il carnovale è alle porte. I
trattenimenti domenicali della società dei
Bersaglieri di Borgo-Erizzo promettono
di riuscire animatissimi e brillanti. I con-
vegni saranno inoltre un nuovo segno della
fraterna cordialità che regna fra la città
ed il piccolo, ma forte Borgo-Erizzo.
Il ballo degli studenti accade-
mici. — Carnovale è alle porte e già si
costituiscono i comitati per i grandi balli
della prossima stagione cai novalescn. Di
questi giorni s' è costituito il comitato per
il grande ballo mascherato che gli stu-
denti accademici organizzano a vantaggio
del fondo sussidi della «Società degli stu-
denti italiani della Dalmazia».
In tutti è il ricordo della splendida le-
sta giapponese dell'anno scorso; e non v' ha
dubbio che anche quest'anno il ballo degli
studenti accademici sarà la festa della
gaiezza e del vibrante patriottismo gio-
vanile.
Società Filarmonica. — Il concet to
coramoraorativo il cinquantesimo anno di
esistenza sociale avrà luogo mercoledì 23
corrente alle 8 pom. Apprendiamo con pia-
cere che vi prenderà parte anche la di-
stinta dilettante signora Ines Cronia, la
quale qtiantunque colpita da recente lutto
famigliare non potè resistere alle vive in-
sistenze della direziono, che non sapeva
adattarsi di restare priva per questa cir-
costanza dell'apprezzata e tanto desiderata
sua cooperazione.
Ecco il programma della serata:
I. «La filarmonica di Zara nei primi cin-
quant'anni di sua esistenza». Conni storici
del prof. Vitaliano Brunelli.
II. A ricòrdo del concerto inaugurale di
cinquant'anni addietro verranno ripetuti
il primo e l'ultimo numero di quel pro-
gramma :
1. Ouverture nel «Gruglielmo Teli» del
maestro Rossini sul pianoforte a quattro
mani : signora Maria de Paltoni e maestro
Antonio Ravasio. (Esecutori del primo con-
certo i signori Giuseppe dott. Nagy e mae-
stro Antonio Ravasio).
2. Preghiera finale con coro nell'op. «Gli
ultimi giorni di Suli» del maestro Ferrari.
Signor Giovanni Billich, dilettanti ed al-
lievi. (Esecutori del primo concerto i si-
gnori Michele dott. Milcovich e dilettanti).
Verdi. — «Don Carlos», gran aria di
Filippo, per basso, signor Ramiro dott.
Gazzari.
III. 1. Weber. Sinfonia «Oberon». — 2.
Verdi. «Emani» scena e cavatina per ba-
ritono signor G. Billich, — 3. Verdi. «La
forza del destino» aria di Eleonora, signora
I. Cronia. — 4. Schumann. «I due gra-
natieri» romanza per basso signor R. dott.
(irazzari. 5. Verdi. «Il Trovatore» scena,
aria e miserere per soprano, tenore e coro,
signora I. Cronia, signor G. Alesani o
dilettanti ed allievi. — 6, «Nabucco» core
d'introduzione, dilettanti ed allievi.
A piena orchestra.
Promozione- — Il nostro comprovin-
ciale, benemerite direttore della «Società
di soccorso degli studenti italiani della
Dalmazia» in Vienna, dott. Giovanni Iva-
nissevich, segretario di finanza alla dire-
zione generale della regia di tabacchi, è
stato promosso consigliere di finanza. Con-
gratulazioni.
li* on. Bulicli urge la verifica delle
sue elezioni. Vuole luce,,gran luce: Baiar-
do elettorale in collarino violetto. Ma lo
si accontenti, per l'archeologico Giove 1
Si sono verificate e placitate tante por-
cherie elettorali che una verifica di più
non può scandolezzare nessuno.
Per l'albero della Lega. — La
soscrizione per 1' albero ideale va a gon-
fie vele. In provincia circolano le liste e
tutti danno 1' obolo loro. Constatiamo con
piacere che mai invano si fa appello, ih
nome d:lla Lega, ai nostri consenzienti.
Date, date sempre alla Lega: in nome
del nostro carissimo idioma combattuto 1
Finora ci pervennero queste oblazioni
per r albero :
M. Luxardo cor. 20, F. Salghetti-Dnoli
10, R. Trigari 5, dott. Eugenio Rolli 5,
dott. G. I. Boxich 20, Enrico cav. de Schon-
ield 5, dott. Luigi Ziliotto 10, i licenziati
del ginnasio italiano dell' anno 1907-8 co-
rone 200, Giuseppe Tebaldi (Smilcich) 10,
Pietro Botteri (Milnà) 4, Manfredo Persi-
calli 20, Elisa Persicalli 10, Pietro Per-
sicalli (Monacò) 5, Giorgio Venturini 3,
N. N. (Spalato) 20, Lauro Galzigna (Arbe)
cor. 10.
11 discorso delFon. Bugatto.
Pubblicheremo a supplemento del prossimo
numero il notevolissimo discorso pronun-
ciato giorni sono alla Camera dall' on.
Bugatto.
Festeggiamento. — Il 22 corrente i
serbi ortodossi di Zara festeggeiunno, con
messa solenne e alla sera con un concerto
nel casino serbo, il primo centenario della
ottenuta libertà religiosa, e dell' istituzione
del vescovato ortodosso dalmate, procla-
mata il 22 decembre 1808 dal governatore
Dandolo in Zara, per ordine di Napoleone ì
imperatore dei francesi e re d' Italia.
Per la navigazione di cabottag-
gio. — Secondo .una notizia del «Neues
Wiener Tagblatt», sarà finalmente soddi-
sfatto un desiderio nutrito già da molti
anni dalla navigazione di cabotaggio au-
striaca, avendo il ministero del commer-
cio disposto che si sottoponga a una ra-
dicale riforma il servizio finora tanto tra-
scurato delle lanterne lungo le coste del.
l'Istria e della Dalmazia.
Già pel 1908 è stato accordato un credit»
suppletorio di 150.000 corone, e dentro
qncìsto stesso anno sarebbero attivate 41
lanterne, applicando le più recenti espe-
rienze della tecnica dei fari.
Meno male! Almeno saremo illuminati!
La fame in Dalmazia. — Se gli
stessi giornali viennesi si occupano della
carestia che regna in Dalmazia, recla-
mando provvedimenti dal governo, vuol
dire, proprio, che le condizioni di nostra
miseria sono eccezionali.
Si rileva come per la siccità siano man-
cati i raccolti e come la sovrabbondanza
abbia deprezzato il vino. Insufficiente il
ricolto delle olive e la pesca giovevole a
un limitato numero di famiglie.
La fame, nel cor dell' inverno, picchierà
alle porte di moltissime capanne dalmate.
Il rimedio ?
Ci vorrebbero i milioni promessi dal ba-
rone Beck; oggi divenuti — per cruda
ironia! — più leggendari di quelli del
Conte di Montecristo.
Il molo della sanità di Trieste
per le linee dalmate. — Sotto la
presidenza del luogotenente, principe Ho-
henlohe, la commissione triestina ai traf-
fici tenne una seduta, in cui si discussero
parecchie questioni d' attualità. Destò ge-
nerale interesse la proposta approvata al-
l'unanimità di facilitare il movimento dei
piroscafi per la Dalmazia nel porto di
Trieste, adibendo a loro uso particolare
oltre al molo Giuseppina anche il nuovo
molo della Sanità. Il molo della Sanità
dovrà essere perciò munito quanto prima
passibile di rotaie e di tutti gli altri im-
pianti necessari per 1' approdo e la sca-
ri(!azione.
Bella imparzialità! — Anche il
«Narodni List» accenna a deplorevoli ec-
cessi commessi a Sebenico da militi della
Territoriale, ad offesa e paura della popo-
lazione. E nel cenno, com' è naturale, di-
fende questa contro i militi, invocando
pravvedimenti da S. E. il Comandante
militare.
Ma quando consimili e peggiori ecce-
denze avvennero a Zara, il «Narodni
List» prese le parti degli ec(;edenti, ca-
pace, domani, di ripetere la difesa, o di
far peggio ancora.
Ma Zara — si sa — non è Sebenico!
Ad nn grande artista. — Nell'im-
minente gennaio si festeggerà l'ottantesi-
simo genetliaco di Tommaso Salvini, uno
dei più grandi attori drammatici d'Italia.
Per iniziativa del podestà di Trieste,
anche la Regione prenderà parte allo di-
mostrazioni di onoranza; dimostrazioni cui
si assoderà pure la nostra Zara a mezzo
della direzione del Teatro Giuseppe Verdi,
La «Dalmazia Agricola». — L'ul-
timo fascicolo di questa interessante pub-
blicazione, che raccomandiamo ai nostri
possidenti, contiene:
I rimedi contro la mosca (dearia e le
cure dovute agli olivi. — 11 consumo e
la ricerca del legname. — Il nuovo prato
«tipo» e la potassa. -— Del travaso dei vini.
— «Notizie dai campi e dalla fattoria»:
La carestia nel nostro contado; Le farine
esenti da dazio ; Piante utili per terreni
paludosi ; Vantaggi dell' acido citrico sul
tartarico nella cura dei vini ; Trapianto di
alberi; Il latte ed il formaggio vegetali;
Cera per bottiglie.
LnogM comuni. — Quando gli ono-
revoli del partito nazionale croato, i vecchi,
sapranno liberarsi dalla manìa di infarcire
tutti i loro discorsi di lu-oghi comuni con-
tro gli italiani?
L'on. Ivanissevich — in pieno parla-
mento — ha fatta la strabiliante scoperta
chele scuole della fLega Nazionale» sna-
zionalizzano gli scolari.
Ma guarda un po'!
Crede l'on. Ivanissevich, che i ragazzi
che a casa, col babbo e la mamma, par-
lano l'italiano, abbiano diritto all'istru-
zione italiana?
Si? Ebbene: favorisca di assister con
noi all'uscita dalle locali scuole popolari
tedesche e croate dei ragazzi e del e ra-
gazzine : e udrà — cosa strabiliante! —
('.he quasi tutti parlano il nostro dialetto,
il dialetto veneto.
Altro che snazionalizzazione! A conti
fatti, e per senso di giustizia, tutti questi
scolari, intedescati e croatizzati, dovreb-
bero esser messi alle scuole della «Lega
Nazionale».
Lo zampino di Tittoni? — Il «Na-
rodni List» nel suo ultimo numero, lagnan-
dosi del freddo indiavolato, che regna al
ginnasio del sua cuore, per mancanza di
fuoco (non di quello patriottico-politico)
fa (lei confronti, ed invidia il nostro gin-
nasio, ove dice esservi un bellissimo tepore,
perchè le stufe s'accendono ogni giorno;
ed il sullodato giornale non ci sa spiegare
tale differenza di trattamento.
Ci sorprendiamo che i r datteri del «Na-
rodni List», uomini politici di gran naso,
non abbiano subito compreso il quia della
cosa. Non potrebbe forse entrarci lo zam-
pino di S. E. Tittoni anche nella questione
delle stufe? ^
Una voce onesta — in mezzo a quelle
stnonate dei deputati, dagli studenti e
della stampa croata intransigente — è que-
Notato, fra le maschere, un gruppo di
simpaticissime bersagliere, pure accolte al
loro apparire dalle vibranti note della
marcia sociale. Notato un gruppo di vec-
chione briose: il miracolo di Faust, per
la maschera, alla rovescia.
La festa, sempre molto gaia e animata,
si protrasse sino all' alba di domenica.
E anche l'incasso fu notevole : circa
900 corone, che vanno a benefìcio della
simpatica società, cui auguriamo lunga e
prospera esistenza.
= Ecco una lista di oblazioni perve-
nute al comitato del ballo:
Dott. Luigi Zìliotto cor. 30, dott. Ludo-
vico Milcovich 30, Demetrio jSiedovich 20,
Redazione del «Dalmata» 10, I villici di
Zemonico, Grallovaz e Bibigne cor, 17, So-
cietà «Libera» 10, Società Bersaglieri di
Zara 10, Società studenti italiani della
Dalmazia 10, Cassa di protezione degli
addetti ai negozi al dettaglio 10, Veloce
Club Zaratino 10, Società del Casino 10,
Fazzari G. di Antonio 5, Griovanni Rolli
10, Michelangelo Luxardo 20, Angelo de
Benvenuti 5.
Note personali. — S. E. il luogo-
tenente della Dalmazia Niccolò Nardelli ò
partito ieri per le Bocche di Cattaro.
La festa dell' «Associazione di Bene-
ficenza delle signore serbe» riusci molto
brillante. I locali del «Gabinetto di Let-
tura serbo» non potevano contener la gran
folla. Applauditissimi l'esecuzione di tre
cori diretta dal m.o Talpo, il discorso d'oc-
casione detto dalla signorina Parenta ed
il bel canto della signorina Olga Javor.
Dopo r accademia incominciaron le danze,
che si protrassero animate sino alle 4 di
martedì.
Una rettifica. — Riceviamo e pub-
blichiamo, avendo già ^atto il commento
nell'ultimo numero:
«In base al § 19 della legge sulla stam-
pa la firmante interessa Essa spettabile
Reda;^ione d' inserire nel prossimo numero
del giornale «Il Dalmata» la seguente ret-
tifica. Non è vero (][uanto è contenuto nei
iii notizia locale inserita nel n.o 12 d. d.
10 febbraio a. c. che gli alunni (bl Se-
minario «Zmajevié» abbiano ^dato oblazio-
ne per erigere una sede al "Sokal», come
emerge dall'unita copia legalmente autea-
ticata a rogiti Rolli della lettera d, d. 7
febbraio (sette febbraio) a. c. d'reltale dal
Comitato finanziario per 1' erezione della
«Sokolana» in Z ira. — Dalla direzione
del Seminario «ZmajeviéV Zara 11 febbraio
1909, don Zvonimiro Kirigin rettore.» E
nella dichiarazione è detto che 1' accennata
oblazione venne data da «scolari delle
scuole medie».
Percliè? — Lasciatemi chiedere qual-
che cosa, qui in cronaca. Perchè la più
bella parte di una notte di carnovale si
lascia passar vanamente ? Perchè l'incon-
veniente di cominciare i balli alle 10 o
alle 10 e mezzo ? E perchè, con tante cen-
tinaia di giovani, non ve ne è pur uno il
quale metta una nota di comicità con la
caricatura, o il grottesco ? Quantunque
vecchio, nou sono laudatore dei tempi an-
tichi. Ogni giorno che passa segna an
trionfo della scienza e dell'arte e bisogna
essere bestie per non amare il progresso.
Ma io dico che, inutile, i carnovali non
sono piìi quelli di una volta. E in ciò vi
è della incoerenza.
Già che i balli si fanno,.già che il car-
novale seguita ad imperare, perchè non
ridar loro le vecchie e care caratteristiche
italiane? Perchè non aprire il ballo alle
8 e mezzo ? E perchè non organizzare delle
belle mascherate, con significato di sati-
ra? Perchè non rifare le antiche masche-
re? E che cosa stanno a fare, nelle bot-
teghe, i volti deformi e i nasi mostruosi?
Orsù, dabbravi, giovanotti : almeno per
la «Lega» scuotetevi, e, in mezzo alla
folla multicolore ma uniforme, mettete la
gran risata pazza di una caricatura so-
lenne ; organizzate delle mascherate che
diano un diversivo diffuso di ilarità. La
musoneria? Il riguardo? La mancanza di
spirito? Ubbie! Andate in maschera: e
più grotteschi sarete e più vi divertirete
e farete divertire. ***
Una illecita concorrenza.—Non
è la prima volta che il nostro giornale
rileva la illecita concorrenza fatta dal lo-
cale seminario teologico alle
paste alimentari, che vi sono
città, esercite da industriali,
gano gravi imposte.
E' umoristico, in uno, e penoro il ve-
dere uscire da un Seminario teologico
grandi ceste di paste alimentari, preparate
per l'esportazione: sicché, al sommo della
porta dell' istituto, dovrebbe andar messa
la tabella : Seminario teologico e fabbrica di
paste alimentari.
Ma fuori di scherzo. E' bella la cosa?
E' lecita la concorrenza? E le autorità
industriali che cosa ne dicono? ija sacra
teologia può conciliarsi col torchio sacro
ai maccheroni ?
Vediamo un po'.
Un veccMo, un veterano del partito
croato, ripete senza novità nel «Naše Je-
dinstvo» di Spalato, il concetto che 1' in-
dirizzo politico del partito italiano in Dal-
mazia è sbagliato e può riuscirgli pregiu-
dicevole e che un accordo effettivo degli
Italiani con gli Slavi si impone, a decoro
e vantaggio della patria comune.
Concetto — ripetiamo — già espresso,
già discusso, già accettato con qualche
speranza di bene e . . . . già più volte tra-
montato.
Al periodo delle parole avrebbe dovuto
seguire da gran tempo il periodo de' fat-
ti : ma alle buone parole succedono i fatti
cattivi, o perfidi, ogni qual volta si tratta
di dar tutela, e sul serio, ad un nostro
diritto.
Una transazione, in nessun caso, deve es-
sere una nostra capitolazione. Epperò anche
con le migliori intenzioni — con quelle
intenzioni di cui è lastricato l'inferno —
fabbriche di
nella nostra
i quali pa-
è meglio di non far più delle frasi plato-
niche su questo argomento.
Decessi. — Lunedì con grande par-
tecipazione e bel numero di ghirlande fu-
nebri ebber luogo a Borgo Erizzo le
esequie di Natalina ved. Marussich : por-
tata la bara a spalle da giovani amici
della famiglia, mentre un carro funebre del-
l' impresa Mestrovich recava altre corone.
Natalina Marussich, popolana, fu esém-
pio di serena, onesta, virile operosità :
sicché rimasta vedova coi suoi bambini
guidò da sola, esemplarmente, la sua im-
portante macelleria, educando i figli al
lavoro e rendendoli industriali noti nel
mondo Commerciale, creatori di nuove e be-
ne avviate industrie che onorano la nostra
Zara.
Popolarissima, la Marussich godette le
generali simpatie anche per la bontà, la
franca cordialità e per l'animo caritatevole,
Ai figli e ai congiunti della defunta —
che fu moglie e madre esemplarissima —
porgiamo le nostre p ù vive condoglianze.
= E' anche morto, compianto, un buon
giovane, Simeone de Jurissevich : morto
giovane ancora e del male che non per-
dona. Disavventurato nella carriera marit-
tima, occupava qui con lode un pubblico
ufficio ed andava amato per la bontà e
la cortesia de' modi. Era anche provetto
disegnatore. Al funerale — portato il fe-
retro a spalle dai colleghi canottieri del
«Diadora» — parteciparono numerosi gli
amici.
Società per la protezione degli
orfani. — La direzione della «Società
per la protezione degli orfani e dei fan-
ciulli abbandonati della città di Zara» ci
ha inviato il bilancio del secondo anno di
gestione.
La direzione, sorretta dall'obolo dei suoi
benefattori, ha potuto in questo secondo
anno estendere la sua attività e prendersi
cura di trentatre orfani, soccorrendoli con
aiuti materiali e affidandoli, per uu sano
indirizzo morale, alle cure di ispettori pu-
pillari, che non risparmiarono fatiche, non
schivarono noie per corrispondere ni non
facile compito.
Ma, a raggiungere appieno lo sco[io so-
ciale, la direzione, da due anni di espe-
rienza, ha attinto la convinzione della
necessità della istituzione di un «Asilo
per orfani». A realizzare questo grande
progetto ha lavorato durante tutto l'anno,
e coi sussidi straordinari ha potuto get-
tarne le prime basi, devolvendo a tale sco-
po r importo di corone 4000,
La direzione, a poter affrettare la rea-
li/izazione deir«Asilo per orfani», fa ap-
pello al buon cuore della cittadinanza.
L'opera altamente umanitaria deve andar
sorretta, incoraggiata.
Il bilancio dell'anno di gestione 1908 si
chiude con la cifra in pareggio di cor.
5753:22, mentre il fondo intangibile è di
cor. 229:58.
Presidente della società è l'egregio-dott.
E. Rolli; cassiere il prof. M. Mondini;ed
essi sono coadiuvati da prestanti, beneme-
riti cittadini.
Società del Casino. — I tratteni-
menti famigliari di questo simpatico so-
dalizio si fanno ogni volta niù brillanti.
Anche quello di domenica riuscì splendi-
do, sia perchè assai frequentato da signore
e signorine — in elegantissime toilettes —
sia pel numeroso concorso di giovani.
Ci dicono che nell' elenco dei soci vi
sieno molte lacune : siamo certi che la
nuova direzione, costituita da persone che
ci danno tutte le possibili garanzie di at-
tività e premura, proemeranno di far i-
scrivere come soci molti e molti che ora vi
mancano.
Nomine. — Grli amministratori steu-
rali Silvio Zorovich, Marco Antunovich e
Barnaba Tocigl vennero nominati ammi-
nistratori superiori steurali nell'VIII classe
di rango.
Società Filarmonica. — Ieri a
sera numeroso pubblico, iniziatrice la So-
cietà Filarmonica, assistette ad un con-
certo di «Phonola» (sistema Hupfeld) ese-
cutore del programma il signor Giuliano
Seliger.
il «Phonola» è un apparato in gran
voga neir alta società, col quale (messo
in diretta comunicazione con la tastiera
del pianoforte) si eseguiscono meccanica-
mente i pezzi di musica più peregrini
con una perfezione meravigliosa. Il «Pho-
nola» svolge dei cilindri come i pianoforti
elettrici ; ma, mercè una tastiera ed una
pedaliera, le più delicate sfumature, i toni
più caldi ed appassionati hanno perfetto,
artistico rilievo.
Chi è semplice orecchiante dà alla mu-
sica, cosi, la più perfetta e suggestiva
espressione.
Si esegui musica di Mascagni, Chopin,
Mendelssohn, Schubert, Griinfeld, Sauor,
Weber e Stritzko e dopo il concerto il
signor Seliger dette spiegazioni dettaglia-
te suir interessante apparato.
Un' aggiunta. — Neil' esposizione dei
nomi delle vie e delle piazze (iella città
incorse una dimenticanza: la Callelta della
musica, che unisce presso il Caffè celitrale
la Calle larga colla Calle del tribunale, pi-
glierà il nome dal Giovino, il fondatore
degli stipendi universitari per 1' ordine dei
cittadini, che possedeva la casa Seifert.
Il vecchio nome della mu ica le era deri-
vato dalla banda militare a s. Caterina,
ora Caffè Centrale.
Circolo filarmonico-drammati-
co di Zara.. — Neil' ultimo congresso
generale dei soci, furono chiamati a far
parte della direzione della società per
l'anno 1909 i seguenti signori: prof. Al-
berto Kuzmani(h quale presidente; Ric-
cardo Lazzarini quale vice-presidente ; Jur-
cev Griovanni quale segretario; Gianelli
Andrea quale cassiere; Mariano Ange-
l;icci quale direttore di musica^ e Luigi
Selmi quale direttore di filodramoiatica.
La pesclieria di Zara^) un di famosa
per abbondanza o bellezza di pesce, a me-
rito del cosi detto libero commercio, è d -
venuta un'irrisione, indegna della più me-
schina borgata. 11 pesce, anche il mino
pregiato come sarebbero i calamari, le sep-
pie, le salpe, i gronghi e perfino buona
parte delle modestissime maride, fanno
vela per lidi più degni; e la disinvoltura
di certi rivenditori è giunta al punto,
che in barba ai regolamenti annonari ti
portano via il pesce giacente nelle panche
per spedirlo a Trieste o Fiume, e venderlo
magari a minor prezzo, pur di soddisfare
alle proprie viste speculative. Concordi
però tutti nello scopo di SJ)ogliare il mer-
l ato nostro di un articolo di prima neces-
sità, che era, e sarebbe, il sostentamento
della media e della povera gente.
Chi ha vedoito la nostra pescheria alla
vigilia del Natale, scarsa di pesce minuto
con qualche esemplare di pesce fino a
prezzi sbalordicenti, può dire in coscienza
se noi esageriamo; o lo possono attestare
le locali Agenzie di navigazione, che spe-
discono a diecine e ventine le casse di
pesce cariche di ogni sorta di ben di Dio
sottratto al mercato cittadino. Talvolta, è
vero, si vede qualche piccolo panierino
con pesci fini, ma evidentemente sono messi
per pura mostra, giacché i prezzi enormi
che cinicamente vengono chiesti, dicono
chiaro che i venditori li fanno vedere solo
per sport, dovendosene gli amatori forbire
la bocca. Una volta si limitava il prezzo
delle maride per i meno abbienti a centesimi
32 il kilo; mi poi si intromisero i filan-
tropi dicendo che cosi si obbligavano i
venditori a venderle altrove, e si concesse
la vendita a centesimi 40 e 48 ; ma sic-
come l'appetito* viene mangiando, così l'al-
zata del prezzo prese il volo e si giunse
a chiedere fino ad una corona al chilo! An-
che i chioggiotti una volta moderati nelle
pretese, ora, nei prezzi e nell' alterezza
stann^ a paro con i padroni del mercato,
e se ci mandano le anguille curano di
mandarci gli scarti a presizi altissimi.
La libertà di commercio sta bene ; il
diritto di ricavare un utile dall' impiego
dei propri capitali e dalle proprie fatiche
sta bene; ma il diritto di approffittare di
una licenza d'industria, per privare anzi-
ché fornire la città di un alimento indi-
spensabile alla cittadinanza, non va bene
niente affatto e confina con un intollera-
bile abuso.
Le limitazioni e discipline annonarie ci
sono: ebbene si applichino rigorosamente
senza riguardo. La licenza industriale e
quella di posteggio, se contravvenute, non
sono poi irrevocabili, (?,
La proposta di un deputato
croato. — La «Neue freie Presse» ha
da Zagàbria che il deputato Prodan ha
abbozzato la seguente proposta per la con-
ferenza di tutti i gruppi croati che si do-
vrebbe convocare per iniziativa dei depu-
tati Prodan e Dulibic : «Tutti i partiti
croati si dichiarano a favore della lotta
per l'unione della Croazia, Slavonia, Dal-
mazia, Istria, Bosnia-Erze^^ovina e dei
paesi sloveni in un unico organismo di
Stato autonomo. Si garantisce ai serbi ed
ai mussulmani l'autonomia nazionale ed
ecclesiastica, l'equiparazione delle scrit-
ture cirilliana e latina e il liìbero uso della
bandiera serba».
Tutti i partiti si faranno rappresentare
ad una conferenza in cornane. Il partito
dello Starcevic respinse questa proposta,
tenendo conto del suo punto di vista di
fronte alla questione seiba.
Una direzione generale per le
poste e telegrafi. — Abbiamo da Vien-
na: «Nei mentre giorni or sono si parlava
dell' istituzione di un nuovo ministero
delie comunicazioni, alle cui agende ap-
parteressero anche gli uffici postali e to-
legraiici, sembra accertata invece la riorga-
nizza::ione dell' amministrazione postele-
grafica colla creazione di una «direzione
generale 'per le poste e telegrafi». Con
questa innovazione nulla verrebbe cam-
biato per quanto riguarda la responsabi-
lità costituzionale dei minititero del com-
mercio.
La «DalmB.2sia Agricola». — L'ul-
timo fascicolo di questa interessante pub-
blicazione, che raccomandiamo ai nostri
possidenti, contiene :
Crisi e risveglio sericolo. — Alleva-
mento del pollame e galline ovaiuole. —
«Note pratiche e lavori di stagione» : lo
stato delle viti e la potatura; trattamento
invernale contro l'oidio delia vite; la fo-
gnatura dell'asparagiaia;' l'inaffiamento
delle piante d'appartamento. — «Notizie
dai campi e dalla fattoria»: la crisi vini-
cola; sementi; la c/)ltivazione del tabacco ;
la stazione agraria; come si tutela l'api-
coltura; facilitazioni ferroviarie; la pollina;
la cassa agricola; per ottenere buoni or-
taggi» prati artificiali; olio fino. — A ta-
vola e in dispensa.
Suicidio. — Una tragica notizia.
Oggi, tutto il giorno, il consigliere fore-
stale Emilio Valentini, preposto a dirigere
la regolazione dei torrenti della Dalma-
zia, si mostrò eccitatissimo come mai, pur
soffrendo abitualmente di grave malattia
nervosa.
Lo stato smanioso di esaltazione rag-
giunse il colmo : tanto che minacciò per-
fino di uccidere un suo figlioletto che a-
dorava.
Inutili i più teneri conforti della fa-
miglia.
Si rinchiuse nella sua camera — abitava
al quarto piano della casa Gonano alle
Mura — e dopo pranzo dopo le trts si gettò
giù nel cortile.
La pietra del selciato — pel colpo —
rimase smossa.
Venne portato agonizzante alla «Sta-
zione comunale di soccorso», dove il me-
dico comunale dott. Tacconi ed il medico
distrettuale dott. Stermich tentarono ogni
mezzo suggerito dalla scienza per riani-
marlo. Ma ogni cura fu vana, perchè l'in-
felice dopo mezz' ora mori.
La costernazione della povera signora
del Valentini, e del suocero, l'egregio cons.
Trefny, si può immaginare.
Il Valentini era ottima persona, gene-
ralmente benevisa, e la sia fine miseranda
— dovuta ad un eccesso di nevrastenia
— destò profonda impressione.
li governo marittimo croatizza
Invece di osservare almeno la bilinguità
ha arruolato al porto di «Trst» e non di
Trieste il battello adibito alla sorve-
glianza sulla pesca in Dalmazia. A bordo
si parla unicamente' 1' italiano, ma, per
r eterna beneficiata ai croati, 1' etichetta è
croata. Di bene in meglio 1
Tre eroi del grimaldello arre-
stati. — La notte da domenica a lunedi
la guardia di polizia comunale Filippo
Lucich avvertì un insolito rumore sospetto
nel cortile del palazzo Fanfogna in Calle
del Sai; cortile in comunicazione, me-
diaatej una porta, coi locali; al pian-
terreno del palazzo, occupati dal «Con-
sorzio vinicolo di Boi» per lo spaccio al
minuto del vino.
Mentre la guardia stava per entrare nel
cortile, le vennero proprio dalla porta
della cantina gettati contro dei mattoni ;
e, allora sfoderata la spada, fischiò per
assistenza.
Fu ventura che i grossi proiettili non
la colpissero e non la ferissero.
Accorsero il sotto-ispettore di P. S,
Maghigh, la guardia Vidas e una pattu-
glia di gendarmi ; e si riusci ad arrestar
subito i famigerati Cimera Michelangelo
fu Giovanni d'anni 18 da Zaravocchia, già
sfrattato da Zara, e Honcevich Simeone
d'anni 18, da Zara, il quale si era nasco-
sto nella soffitta della casa. Un terzo in-
dividuo, Stefano Rapanich da Traù, riu-
scito a fuggire, venne arrestato il di suc-
cessivo.
Nella serratura della porta interna del
Consorzio Vinicolo si rinvenne un grosso
grimaldello, mentre un più piccolo venne
trovato indosso al Cimera.
I tre arrestati vennero deferiti all' au-
torità giudiziaria e passati alle
criminali.
carceri
The Eaditim Cinematografo
(Via Tommaseo)
Programma dal 18 al 21 : «Il treno ar-
riva» dal vero. — «Uomo in guanti bian-
chi» grandiosa e splendida cinematografia
drammatica piena di arte e d' interesse
divisa in trenta quadri. — «I menestrelli»
proiezione tutta a smaglianti colori. —
«Lettera anonima» ultimo capolavoro ci-
nematografico Patliò (novità assoluta). —
«Sciopero di bambini» comicissima.
«laiGHAZiAlWEMTI
Per la gentile partecipazione al nostro
lutto per il decesso dell' amato nostro
Girolamo
sento il bisogno d'esprimere a nome di
tutti i parenti, i sensi della nostra più
viva riconoscenza a quei rispettabili so-
dalizi ed egregi concittadini e conoscenti
che vollero pietosamente onorare la me-
moria del defunto, nonché ai bravi coloni
e cari amici di Borgo Erizzo, Diclo, Co-
sino, Pogliana, Oltre e Peterzane che ac-
corsero spontanei alia veglia della salma
del caro estinto e 1' accompagnarono con
preci all' estrema dimora.
Zara, 14 febbraio 1909.
Vincenzo Pasini Marchi.
Senta, senta come fa il sijopnor
Meyer ! — Al principio della cattiva
stagione egli compera per 60 corone di
pastiglie minerali di Sodener — natural-
mente quelle genuine di Fay, perchè pro-
dotti di minor valore il Meyer non ne
compera. I suoi impiegati adoperano le
pastiglie se si raffreddano e cosi riman-
gono sini. Lo scherzo non costa che 50
corone. Ma al Meyer non manca mai per-
sonale ed egli deride gli altri che nella
rigida stagione non sanno aiutarsi, perchè
la metà del personale è ammalato. Le ge-
nuine Sodener di Fay sono un mezzo ec-
cellente contro le infreddature. Si com-
perano per cor. 1.25 in tutti i buoni ne-
gozi, però si respingano le imitazioni.
Rappresentanza generale per l'Austria-
Ungheria: W. Th. Guntzert, Vienna, IV/1,
Grosse Neiigasse N.o 17.
aORBiSPOIDEHZà APERTA
Torniamo a raccomandar caldamente
alle direzioni delle istituzioni pie di man-
darci regolarmente, e di mano in mano,
le liste delle oblazioni, non lasciando ac-
cumulare colonne. Noi le pubblichiamo
volentieri; ma non possiamo dedicar giu-
sto colonne a questo scopo.
Signor C. - Pola. — Patriottici senza
dubbio ; ma per principio non pubblichia-
mo mai versi.
Inscrutabile -
numero. Grazie!
Pago. — Nel prossimo
*) Pubblichiamo il presente articolo economico
di interesse locale, che si adatta benissimo anche
ad altre piazze della provincia.
Antonio e Giovanni Marmsich, anche a
nome degli altri congiunti, ringraziano
gentili persone
ed il decessso
sentitamente tutte quelle
che, durante la malattia
della loro adorata madre
Natalina Marussicli
parteciparono sia con l'assistenza, sia con
l'invio di fiori, sia in altra maniera al
loro immenso dolore.
Riconoscentissimi porgono i loro più
vivi ringraziamenti all' esimio signor d.r
Marcelic per la sua opera valente, cor-
diale e disinteressata oltre ogni dire.
Nella grave sciagura da cui fummo col-
piti colla perdita, avvenuta a Gruda di
Canali, del nostro amato, indimenticabile
Antonio
le spontanee dimostrazioni di affetto e di
simpatia tributate al povero estinto furono
tali e tante che hanno commosso 1' animo
nostro addolorato e ci riuscirono di sommo
conforto.
A tutte quelle cortesi|ipersone e spetta-
bili corporazioni, che si compiacquero di
onorare la memoria del nostro carissimo
defunto, e particolarmente ai signori fun-
zionari dell' i. r. Procura di finanza dal-
mata con a capo 1' illustrissimo signor
procuratore dott. Dragomiro Dominis, al
signor Luigi Stulich, i. r. assistente fore-
stale a Gruda, ed all' ottimo cugino Nino •
Fischer da Ragusa, che volle gentilmente
intervenire ai fu nerali, ci pregiamo di
esprimere i sensi della nostra viva, pe-
renne riconoscenza.
Zara, addì 15 febbraio 1909.
Anna ved. Villicich moglie —
Maria, Giuseppe, Narciso, Dorina,
Francesca e Leopoldo, figli — Eli-
sabetta ved. VilHcich, madre — Lui-
gia in Nardini, sorella — Vinceniso,
Simeone, Ferdinando, fratelli.
La Lega Nazionale in Oa! itazìa
Pervennero al gruppo di Zara :
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor Antonio Vucassovich: Da Dernis :
Antonio de Difnico cor. 5, Riccardo Po-
korny 5, Seguich Pietro 5, Raimondi G.
6, Amalia Grubissich 2, Lastre Giovanni
3, Uroda Pietro 2, Letizza Michele 2,
Vlahov Angiolina 2, Gliubich Marcello 2.
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor avvocato dotti Giacomo Ghigliano-
vich: dott. Stefano Borovich (Knin) co-
rone 5.
Raccolte fra amici al nobilissimo giuo-
co della patata e del bum, cor. 3.
Da una graziosa mascherina al ballo
dei Bersaglieri di Borgo Erizzo ricavato
dalla vendita di «bombons» cor. 11.40.
Pervennero al gruppo di Curzola :
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor A. Depolo : N. N. cor. 8.
Raccolte durante la cena degli Innocen-
tini cor. 12:20.
Per le ciacole tra i due Vize cor. 1:20.
Per essere dispensato da visite di capo
d' anno dal signor G. Gelinich cor. 2.
Per uno scambio di materiale nel fanale
da pesca cor. 1:40.
Dal signor Franco Fabretto cor. 2.
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor avvocato dott. Giacomo Ghigliano-
vich : dott. Stefano Smerchinich cor. 10,
consigliere Domenico Barbieri 10.
Eiit. e redat. resp. Luigi de Negovetich
stabilimento Tipo^rniJìco S. Art«(e
Avviso di concorso.
Ad un posto di sensale patentato pella
piazza di Arbe-
I concorrenti devono produrre le istanze
debitamente documentate a questa Camera
di commercio ed industria fino il giorno
4 marzo 1900. (1—3)
Primaria Compagaia di Assicurazioni
molto iavorevolmeute conosciuta e bene
introdotta in Dalmazia cerca
Ag^ente per jiebenlco
per tutti i rami e cioè Incendi, Vita, Ac-
cidenti, Trasporti, ecc. — Offerte indiriz-
zare sub „Assicurazione" all'amministra-
zione del giornale. (1-2)
AVVISO.
Il dott. Ervia Treu di Spalato or-
dinerà a Ragusa (Albergo del Sole)
«latfli 11 fino i 20 febbraio ed a Zara
(Hotel Bristol) dai 22 fino il 28 feb-
braio.
Che cosa e E' il igliore aliment
per i bambini sani ed
ammal ti e per gli adulti
raccom ndato dalle prime
autorit i, mf diche e < a
n igliaia di medici italiani
ed eeteri. — La farina
KUFEKE facilita la for-
mazione dei muscoli E delle OSSH, r<^gola la d -
gestione, è d' un prezzo mite e poseiede un alto
valore nutritivo. (3)
HERKAVALLO- Essenza Colombiana
il dolora dei ieut >.
HEiiRA VALLO - Acqua eh catrame
poi petto o la troia*
è un vino corroborante che non solo è da raccomandarsi ai convalescenti maa
motivo delle sue proprietà igieniche anche come vino da colazione.
N. 4 Violet fréres Thuir (Francia)
Nomero 94 ZABA, Mercoleđi 24 HTovembre 1909 Anno SlilV
ASSOCIAZIONE
Pei Zara Cor. i6 antìctputamente, semestre e iiimestr - n proporzione.
Pei r impero Austio-Un^^aiico Cor. 18, semestre Cor. 9,tiime8lro Cor, 5.
Pei gli Siati appavtenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre
o tcinieetve in oropoizione. Per gli Siati non appartenenti airUnione
postale Cor. 16 e di più 1' aumento delle spese poslali, semestre e
trimestre in prcporaione. Un numero separato costa Cent, 20. Un
numero air. Cent. 32. I numeri del giornale si vendono cella Li-
bi eria Tnternaz. di E. 3cb6nfeld o ne^,li spacci principali di tabacco.
Giornale politico, eoonomleo, letterario
Esce il mercoledi ed il sabato
Ufficio di redazione: Via Carriera n.o 370 ^^
INSERZIONI
Le aasooiazioni e gli importi di denaro, in assegni postali» su din-
gano air Amministrazioae del DA-LMATA in Zara. Ohi non respinge i
foglio dopo scaduta l'associazione, a' intende obbligato p» il trinsestre
susseguente*
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I oomtmioatì w
inseriscono al presso di cent 25 la linea^ cairattere testino. Awlm ed
insersioni a preuo moderato da conveniisL — I muioacritti non u
stìtoiscono.
Un pregiudizio.
E' pregiudizio degìif avverHaiì —
adesso ripetuto dal «Narodni List» —
che, solo volente il partito autonomo,
del 61 si sarebbe potuta compiere l'an-
nessione a Croazia.
Non è facile il credere che, pure
autorizzati i convegni a discutere la
opportunità di un nuovo assetto, l'an-
nessione della Dalmazia a Croazia si
sarebbe proclamata in un attimo e a
tamburo battente. Gli avvenimenti del
66, che si stavano maturando già dal
60, non consentivano una Dalmazia
che non fosse in perfetto possesso del-
l'Austria. Dopo la perdita del Lom-
bardo, tanto più all'Austria, detentrice
di Venezia, urgeva l'amministrazione
diretta delia Dalmazia, prolungamento
marittimo ed etnografico di Venezia.
Pare al «Narodni List> che proprio
del 66 si sarebbe potuto dirigere la
guerra con l'Italia da Zagabria? Ctie
due paesi privi di comunicazioni, di
commerci, di vita in comune, avreb-
bero potuto unirsi in un fiat? Non sia-
mo cosi profondi, in politica, come i
signori del «iJarodni List», ma tutto
ci fa credere che il convegno del 61
avrebbe lasciato il tempo di prima. Gli
avvenimenti di subito posteriori, e la
creazione del dualismo, effetto di lunga
preparazione, appoggiano la nostra
credenza.
Ma e poi? Fosj'.ero stati pur maturi
i tempi per l'annessione, chi avrebbe
potuto violentare la coscienza pubblica
io Dalmazia? Il «Narodni List» dice
che i deputati autonomi alla prima
Dieta Dalmata obbedivano alle esigenze
della burocrazia e non del popolo; ma
esso sproposita, in piena malafede.
Era il popolo di tutte le città e di
tutti i borghi della Dalmazia, che, in
grandissima maggioranza autonomo,
non voleva sentirne a parlar di annes-
sione. I municipi erano in mano agli
italiani, e lo erano per volere del po-
polo, che odiava il nome croato. I
concetto dalmatico dominava le menti
ed i cuori. L'annessione riusciva ostica
come servile dedizione. E l'atteggia-
mento anti-annessionista dei deputati
italiani alla Dieta del regno veniva sa-
lutato con segni di gioia popolare, con
feste, con luminarie, con epigrafi.
Il sentire della e&orme maggioranza
dei Dalmati veniva confortato dalla
autorevole, magistrale parola di Niccolò
Tommaseo. Da Firenze, pur in mezzo
a profondi e delicati lavori filologici,
il gran cieca trovava il tempo di man-
dare ai Dalmati opuscoli, ch'erano vi-
brante e generosa protesta contro l'an-
nessione. Opuscoli, ch'eran Vangelo
politico ai Dalmati e che scaldavano
gli animi a fierezza patriottica ; opu-
scoli cui si era goffamente o povera-
mente risposto dall' ancor vivente Vin-
cenzo Milich e dal defunto Costantino
Voinovich. Il pensiero autonomista do-
minò nelle popolazioni insino a quan-
do V Austria, perdute le provincie ita-
liane, si orientò ad oriente e pensò di
pigliare gli Slavi con gli Slavi, come
si pigliano i pesci coi pesci. Fu il go-
verno di Vienna che decretò l'avvento
del partito croato coi modi crudeli
che tutti sanno e per cui un dopo
' altro ci vennero portati via e comuni
e istituti scolastici: storia sanguinosa
di ieri. Fu il governo di Vienna che,
mettendo in programma la croatizza-
zione totale della Dalmazia per sot-
trarla ad influssi italiani, investi di
onnipotenza il partito croato, il par-
tito annessionista; mi — contraddi-
zione solo possibile in Austria — al-
lontanando da esso il miraggio dell' an-
nessione in proporzione diretta ai fa-
vori che gli elargiva. Più il partito
croato veniva colmato di doni e più
l'annessione a Croazia si faceva uto-
pia. Migliaia di Dalmati, deficienti di
senso morale, vedendo che il vento
soffiava soltanto nelle vele croate, e
che col croatismo c' era tutto da gua-
dagnare, mutarono subito rotta, diser-
tando le file dell'autonomia e assicu-
rando ai nostri avversari un successo
ancora maggiore.
Il Patto di Fiume smascherò com-
pletamente il governo centrale. La
pania di solo un tentativo di unione
alla Croazia, lo fece sollecito promet-
titore di tesori per la Dalmazia. Con-
fessò di averla trascurata indegnamen.-
te per un secolo. E la volle avvinta
a sè, indissolubilmente, con un monile
di perle. Lo stesso governo, che 1' ave-
va snaturata a violenza per farla croa-
ta, dimostrava che la Dalmazia non
doveva diventare Croazia, in nessun
caso, mai. Vienna non prepara certo
per Zagabria le coste orientali del-
l' Adriatico ; nè progetta spese di milioni
per darli poi in dono al Banato. Illu-
dersi su questo punto è follia!
Come dunque la rappresentanza po-
polare del 61 avrebbe potuto opporsi
all' onda dellaf volontà popolare ? Come
avrebbe potuto chiedere l'annessione
se il solo nome dì Croazia destava
sdegno o raccapriccio ? Se l'animo dei
deputati ripugnava profondamente dal-
' annessione ?
Eppure — ad entrare nel mondo
delle ipotesi come il Verne od il Wells
— sarebbe curioso il congetturare che
cosa sarebbe stato di noi, Italiani, una
volta annessi a Croazia. Del 61 i
Croati della Conferenza Banale ave-
van promesso in un manifesto ai Dal-
mati il rispetto alla lingua di Dante e
dell'Ariosto: il sacro rispetto alla se-
colare coltura dei Dalmati. Gente de-
siderosa di progredire, favorita da me-
cenati nei primi tentativi artistici e
letterari, avrebbe arrestata la mano
parricida dei Dalmati, alzata a demo-
lire le conquiste dello spirito italiano
in Dalmazia, oppure avrebbe aiutato
r ijnpeto demolitore? Del 60 i Croati
del Banato — non ancora avvelenati
Le £laftti.
A sud di E-agusa s'estende un territorio
clie per il buon clima marittimo e per
l'abbondante irrigazione è il più fertile
di tutta la Dalmazia. Vi si trova una flora,
quale per varietà e bellezza difficilmente
se ne troverebbe una simile in tutta Eu-
ropa. E in mezzo a questo paradiso ter-
restre giace Canosa coli'impareggiabile
parco di platani giganteschi, proprietà dei
conti Grozze; è un paesaggio recondito,
ma indescrivibilmente bello, indimentica-
bile per chi ha avuto la grazia di ammi-
rarlo e di respirare le sue aure balsamiche,
di passeggiare per quei meravigliosi viali
di palme e di sentire il simpatico mormo-
rio di cristallini ruscelletti.
Vicino a questa incantevole costa dal-
matica nuota neir azzurro Adriatico un
gruppo di isole, dotate della medesima
lussuriosa vegetazione, della stessa bel-
lezza (li paesaggio.
Già Plinio conosceva quelle isole che
incominciano con Calamotta e terminano
coir isola di Jaklian, e cui egli diede il
da certi giornali intransigenti — sa-
rebbero stati, forse, rispettosi di noi e
dei nostri diritti; ma più tardi, forse,
non più. Comunque — lo ripetiamo
— r annessione avrebbe portata al
colmo la confusione. Zagabria avrebbe
in breve rinnovato lo spettacolo della
biblica Babele.
Il tumulto di rivalità e di appetiti,
di velleità e di ambizioni, che erompe
dalle gazzette croate, basta a farci per-
suasi quale paradiso terrestre avremmo
conquistato col triregno. E da un reg-
gimento croato, deliziato da bani liber
ticidi, il cielo ne scampi e liberi. Suona
ironia, certamente, il motto liberté comme
en Autriche; ma neanche il cadere dalla
padella nella brace è, a quanto pare,
piacevole cosa.
Potere fascinatrice dell' arte italiana
sul nostro popolo.
Amenità di natura, dolcezza di clima,
tradizioni di civiltà raffinata e antichis-
sima, armonica tempia degli animi, af-
finità greco-romane, furono elementi
tutti che concorsero in efficace unione
a elevare l'arte italiana a quelle som-
mità di perfezione e di buon gusto,
che non poterono essere raggiunte da
alcun altro popolo.
Fu prima l'Italia a destarsi dal pro-
fondo sonno del medievo; e prima la
Sicilia fece udire, in un'alba precoce
del rinascimento, i canti dei suoi poeti,
che, accolti a Firenze, maestra di ci-
viltà, determinarono quel glorioso pe-
riodo in cui un' eletta schiera di artisti e
di letterati risuscitarono le meraviglie
di Grecia nell' età sua più bella e più
fiorente.
E l'arte italiana non ebbe soltanto
splendori periodici e solitari, ma, con
tradizione perenne, si riprodusse sotto
diverse forme in tutte le età. Potranno
all'Italia mancare in qualche età i grandi
ingegni, ma i grandi artisti non le
mancheranno mai; poiché l'ingegno,
nel giro dei secoli, può stancarsi e
isterilire talvolta, ma il sentimento del
bello, che ha radice in tutto l'orga-
nismo e che riceve la sua vita e il suo
alimento dalie meraviglie della natura
circostante, non potrà mai affievolirsi
nella delicata e sensitiva fibra degli
italiani.
Ecco perchè l'Italia unica al mondo
produsse i due supremi aitisti della
bellezza: Ariosto e Raffaello. Il nome
armonioso d'Italia, l'azzurro limpido
del suo cielo, la dolcezza infinita de
Buo idioma, dicono a tutti i popoli, che
fra le sue cento città, gloriose di storia
fra i suoi monti e le sue campagne
doviziose di tutti i tesori della natura,
cresce e vive un popolo che ha nel
sangue, come siero fecondante, il gusto
e il sentimento dell'arte. E quest'arte
è così grande, cosi delicata di sfuma-
ture, cosi vibrante di passione, che fece
sentire a tutti i popoli della terra con
forza iriesistibile il suo fascino di maga
e di dea.
Anche nella nostra Spalato quest' ar-
te ha saputo imporsi vittoriosa, incate-
nome di Elafiti, cioè isole dei cervi. Esse
ebbero nel medio evo e ai tempi di Filippo
li. di Spagna un'importanza storica. Oggi
però sono quasi dimenticate, perdute nel
mare; eppure appunto quella solitudine
accoppiata a quello sfarzo di bellezza do-
vrebbe esser oltremodo gradita al forestiero
che vuol sfuggire alla vita rumorosa e
agitata delle capitali. È ben vero che le
comunicazioni sono alquanto deficienti;
però usando dei piroscafi in servizio lucale
e se animati da un certo desiderio d'esplo-
razione, si potranLO ammirarvi dei pae-
saggi unici per la loro strana bellezza, vi
si imparerà a conoscere il carattere del
paesaggio e delle popolazioni dalmatine
quale esso è veramente, molto meglio che
facendo il solito viaggio sui piroscafi ce-
leri.
Le isole principali di questo gruppo sono
quattro; esse altro non sono che la con-
tinuazione della catena di monti che, pa-
rallela a qjiella della costa dalmata, forma
Lapad e Sabbioncello e che sporgendo qui
e li sul livello del mare cc>stituisce 1' ar-
cipelago della Dalmazia meridionale.
Presso Ragusa troviamo prima l'isola
di Calamotta (Kolocep) che da Plinio è
chiamata Caiaphodia; è la isola più pic-
cola delie Elafiti e conta 281 abitanti. Essa
nando fanatismi ed odi inveterati. Di-
nanzi ad essa, ricreatrice rigogliosa
dello spirito affaticaito e addolorato
dalle tristi cure della vita, ogni senti-
mento di parte è rimasto vinto e sof-
focato. A teatro, dove la compagnia di
[lemma Caimmi ed Ettore Berti fece
conoscere con fine interpretazione le
opere del genio latino, accorsero quasi
a gara italiani e croati, manifestando
quasi questi più che quelli il loro en-
tusiasmo con fervorosi applausi.
L'arte è sacra; essa celebra i suoi
riti 8u di un altare, e gli altari vanno
rispettati; è questa una religione in-
ternazionale, che si eleva sopra tutte
le divisioni convenzionali, ed abbraccia
l'umanità tutta.
Chi pensi e paragoni il malumore e la
diffidenza con cui furono accolte le pri-
me stagioni di opera, escluse ogni qual-
volta la lotta nazionale si inaspriva,
con Tentusiasmo odierno per l'arte
nostra drammatica, avrà un indice
dell'efficacia e potenza sicura di que-
st' arte, che, in un tempo relativamente
breve, ha saputo insinuarsi piena di
lusinghe e di attrattive anche in animi
ostili e costringerli all'ammirazione e
all'applauso spontaneo ed irresistibile.
E il fenomeno è tanto più caratte-
ristico ed acquista maggior importanza
psicologica, inquantochè questo popolo
slavo, che ha lasciato nella storia ve-
stigia così profonde d'intolleranza e
di fanatismo nazionale, segue ancora
oggi le sue poco liberali tradizioni e
perseguita anch« in Dalmazia il popolo
con cui convive, cercando di distrug-
gere quel carattere di secolare c.viltà
latina, che vi è impresso insieme coi
monumenti storici nella lingua e nei
costumi dei suoi abitanti. E per una
incoagruertza, che solo il fcinatismo può
spiegare, mentre da un lato s' accanisce
contro la civiltà italiana, e massime
contro la sua lingua, che n'è l'espres-
sione più viva e più gagliarda, dal-
l'altro lato mostra di appassionarsi
fino air Ciitusiasmo per la sua arte e
per i suoi artisti.
La popolazione civile croata di Spa-
lato ha dovuto subire il potere fasci-
natore dell'arte nostra drammatica,
poiché nella secolare convivenza con
l'elemento italiano ne ha appreso per-
fettamente la lingua e si è assimilata
in gran parte i costumi e l'educazione.
Ora se l'aite italiana emigra in tutte
le parti della terra, anche là dove i
divini accenti del nostro dolcissimo
idioma non sono intesi, non sarebbe
una troppo volgare animosità il non
voler accogliere quest'arte, quando se
ne intende il significato ed il senti-
mento ?
Alcuno obbietterà: gli slavi consci
di avere a fronte un formidabile ele-
mento italiano, il quale possiede la
virtù assimilatrice di tutte le nazioni
colte, temono che il teatro divenga in
tal modo un'istituzione snazionalizza-
trice. Timore vano e puerile. Il teatro
sarà meglio in questo caso un'istitu-
zione educatrice, e servirà al raffina-
mento del sentire e del buon gusto.
Ma certo coloro che si sentono slavi
nel profondo del cuore, slavi non per
opportunità dei tempi ma per convin-
zione, non abiureranno la propria fede
e l'amor saldo e verace verso la pro-
pria nazione per un paio di ore di di-
vertimento a teatro.
Informato evidentemente alla logica
di questo ragionamento, lo stesso gior-
nale croato «Naše Jedinstvo» credette
a suo tempo di dover spezzare una
lancia in favore degli spettacoli ita-
liani, eccitando ad accogliere nel kaza-
lište non solo l'arte lirica italiana, ma
anche l'arte drammatica, che miete
allori dovunque sono popoli civili.
Il popolo slavo, che ha cominciato a
muoversi sulle vie del progresso, se
vuole percorrerle con passo più spe-
dito, deve, anziché separarsi con ge-
loso livore dai popoli maturi di civiltà,
che il caso della storia gli ha messi
vicini, intraprendere sotto la loro guida
il tirocinio morale ed il discepolato di
coltura.
Sotto questo aspetto l'arte italiana
diventa per esso una maestra, alla
quale con slancio di gratitudine do-
vrebbe ripetere le parole di Dante e
Virgilio :
Tu duca, tu signore, tu maestro.
Ma purtroppo non è così; il popolo
slavo ha mostrato di non conoscere che
cosa sia gratitudine, poiché, mentre ha
ricevuto dagli italiani il fomite del pro-
gresso e l'iniziazione alla civiltà, e
mentre fruisce con voluttà dei suoi
godimenti artistici ed intellettuali, con-
duce una spietata campagna contro
l'italiano per sopprimerlo nel campo
amministrativo e scolastico, giacché
non è possibile nella vita pubblica.
Nondimeno, se per circostanze d'uo-
mini e di tempi non possiamo atten-
derci in ricambio dei benefizi dati una
politica più equanime, rimarrà sempre
per noi italiani un dolce conforto il
verificare la potenza dell'arte nostra,
che ha saputo trionfare sempre anche
su cuori invasati di odio e di disprezzo
contro tutto ciò che é e suona italiano.
Giovanni Demicheli.
è molto fertile e dalle sue alture si gode
un panorama incantevole della pittoresca
baia di Gravosa coi molti scogli che la
circondano. I due piccoli villaggi dell' i-
sola Donje Selo e Grornjo Selo distano
r uno dall' altro un tiro di fucile. Cala-
motta, come anche le altre Elafiti, posse-
deva un tempo una popolazione più nume-,
rosa, come attestano le ruine di ville e
case abbandonate. Slaccata da Calamotta
da un canale^giace l'isola alquanto più
grande e molto interessante di Mezzo (Lo-
pud) con 349 abitanti; quest'isola, che da
Plinio é detta Delaphodia, raggiunge l'al-
tezza di 216 metri edera untetupo ricca-
mente cosparsa di vigneti e frutteti, di
cui gran parte oggi purtroppo son dive-
nuti selvatici. Mezzo ebbe grande impor-
tanza nella storia di Ragusa; la popola-
zione assai bellicosa pHrtecipava costante-
mente colle sue navi alle spedizioni guer-
resche'degli spagnoli. I capitani e marinai
di Mezzo combatterono nel 1540 con Carlo
7 contro Tunisi, tacevano parte della
grande armada di Filippo II contro l'In-
ghilterra e anche in seguito essi erano
sempre al iianco dogli spagnoli nelle loro
S|jeiLziooi marittime in Europa, Africa e
America. Nel secolo XVI la popolazione
di quell'isola era proverbiale per la sua
agiatezza e ricchezza; senonchè per le con-
tinue imprese guerresche essa decadde e
impoveri. Basti ricordare una spedizione
di Carlo V contro Algeri nel 1541, nella
quale ben trecento abitanti di Mezzo pe-
rirono sul campo di battaglia, per cui le
loro famiglie piombarono nella miseria.
A Mezzo si conserva ancoftì la bandiera
del capitano Michele Prazzato che mori nel
Messico dove aveva prestati i suoi servigi
alla Spagna e lasciò in eredità alla repub-
blica di Ragusa 200.000 dobloni d'oro
spagnoli. Altri ricordi storici sono un pre-
zioso altare di famiglia tolto a Enrico
Vili d'Inghilterra in una spedizione guer-
resca e adorno di dodici statue d'argento
raffiguranti gli apostoli, inoltre un osten-
sorio con pietre preziosissime. In passato
l'arte dell' oreficeria era molto esercitata
dagli abitanti ài quell' isola. Molto pitto-
resco è l'aspetto del caseggiato colle an-
tiche mura di cinta, il convento fortificato
e le ruine di un forte costruitovi dal duca
Cosimo 111 de' Medici. La chiesa paroc-
chiale fondata dai Visconti di Milano, come
attesta lo stemma all'aitar maggiore, pos-
siede due pale artistiche; una terza, di-
pinta da Nicolò Raguseo nel 15là e raf-
figurante l'Annunciazione, si trova nel
convento dei Domenicani. Presso Mezzo si
L'importanza di una minoranza.
Gli italiani sono chiamati per la
prima volta a prender parte alla di-
scussione nel dissidio tra gli slavi e i
tedeschi. Bienerth s'aggrappa più che
mai al seggio presidenziale; il governo
e i partiti conservativi hanno bisogno
anche della sempre misconosciuta mi-
noranza.
Venerdì sera si radunarono tutti i
partiti tedeschi per vedere se era pos-
sibile in qualche modo di fare che la
Camera finalmente una volta lavori.
Dopo aver parlato e discusso si ricordò
(nell'ora del pericolo vengono le buone
idee) che alla Camera non vi sono
solamente slavi, tedeschi e polacchi,
raccolse anche sotto Marco Grimani quella
terribile flotta di 1500 navi dei veneziani,
spagnoli, ragusini e di Papa Paolo III.',
flotta che passò poi al comando di Don
Griovanni d'Austria e riportò a Lepanto
(1571) vittoria decisiva, che fu vittoria
della cristianità tutta sulla mezzaluna mao-
mettana. L'isola di Mezzo è la più bella
e la più pittoresca delle Elafiti. Più grande
però é Griuppana (Sipan) che misura 20-45
chilometri quadrati e conta 1100 abitami.
D'una fertilità eccezionale è pure que-
st' ultima ; cinti di meravigliosi oliveti e
vigneti giacciono due villaggi, Sugjaragi
e Luka. La popolazione s'occupa anche
di pesca e dell'allevamento di ostriche e
r«Anglobank» vi impiantò una fabbrica
per la conservazione «Ielle sardine. Queste
tre isole passarono ben presto, Mezzo già
nel 990 e Giuppana nel 1050, sotto il do-
minio della repubblica di Ragusa.
Vorremo che il governo nella sua pro-
gettata aziono di soccorso per la Dalmazia
non dimenticasse quelle incantevo.li Elafiti,
le quali, col migliorare le comunicazioni
ed erigere alberghi sovvenzionati, dovreb-
bero indubbiamente costituire per le ec-
cezionali loro bellezze nn punto di forte
attrazione per thtta la Dalmazia.
Adige ed Adria.
Bramerò 5 ZARA, Mercoledì 19 Gennaio 1910 Aimo.^ XLV
DALMATA
ASSOCIAZIONE
Pei Zara Cor. i6 anticiputamente, semestxe e iiimestr - n proporzione.
IVi r impero Auetio-Uni^aiico Cor. 18. semestre Cor. 9,himefllro Cor. 5.
l ei gli Stati appaitenenti .'ili' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre
« trimestre in propoizione. Per gli Stati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di jiù l'aumento delle spese postali, semestre e
trimestre in prt porsdone. Un numero sépaiato costa Cent. 20. Un
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bi«ria Jni:»maz. di E. ilehònfeld c negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, eoonomlco, lettorirlo
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ali'Amaiinistraaio ne del DÀLMATA in Zara. Ohi non respinge il
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inseriscono al preaao di cent. 25 la linea, earrattere teatìno. Av^ ed
insernoni a preaao moderato da conveniiaL — I nuuMMtoritti non si re-
stitaisooiio.
ĐGIISI SFINSCB ROTTN* 1 ^^ statue snasate, di albe- il principio, ma è stata tolta a QOÌ an-I fallì fAnOri atarlinufì • Iinn niìno ncmn I In av^nMnn»» nìK nnaan niTTTnnì relli teneri sradicati : una ruina cana-
I ga roto el muso a la grongona! j giiesca, che avvilisce e stringe il core,
Questa la frase, che udii domenica da | scoraggiando i bene intenzionati, impe-
quanti ebbi occasione di avvicinare a j dendo ogni idea di bene. Una ruina
Spalato. I che neppure i popoli d'Africa oggi
La prima delle tre volte, che mi re- | possono comprendere. Le città d' A-
cai in Piazza del Duomo, ansioso di f^jca, anche quelle di recente civiliz-
ammirare l'isolamento parziale del pe- nazione, hanno abitanti riguardosi del
rietilio — e la nova visione di bellez- | pubblico decoro,
za mi fece profonda impressione —
vidi infatti la sfìnge faraonica,
la bella afinge nera
dalia fronte severa
che un canto mi cercò
Tutti gridano contro questa specie
di morbo ; ma nessuno, in fondo, si
muove : e le cose continuano ad an-
dare alla peggio. Si grida contro le
famiglie; e non si pensa che, ornai, la
con una specie di musoliera di stracci : | famiglia nel senso patriarcale e am-
un grosso animale grottesco e dolo- | monitorio più non esiste. 8i grida con-
rante in silenzio, senza respiro e pa- | tro i maestri ; e non si pensa che la
rola. Perchè la sfinge non grugnisce, | colpa è piuttosto dei piano d'insegna-
o bela, 0 muggisce, o nitrisce: ma | mento. Se invece di insegnare ai ra-
parla. Parla oscure parole, tragiche | gazzi certe cretinerie, si insegnasse loro
onibilmente a chi le comprende. Don- u rispetto più delicato alle pientagio-
ua e bestia. Simbolo e mito. Espres- ui, alle opere di abbellimento e a
yione di un altissimo grado di iatel- I quelle monumentali, forse il danno sa-
lettualità nazionale. Gli egizi, che i rebbe minore. Si grida infine contro
gnoravano 1' arte di inalzare i pupazzi la polizia ; e non si pensa che que-
di marmo o di bronzo che noi chia- | st'ente di prevenzione e di punizione
miamo monumenti, allineavano sui viali
centinaia di sfingi e scolpivano nella
viva roccia, immani ed iodisttultibili,
le figure dei loro re. Il popolo degno
si scompone in tanti piccoli uomini, i
quali preferiscono le serve di carne
alle stìngi di granito.
Tutti gridano e nessuno fa nulla ;
di comprendere lo spirito delta figura- | mentre bisognerebbe pensare e sul se-
zione doveva esaere un popolo profon- | rio a sradicare gli avanzi di remoti a-
damente civile. | variami, accovacciati in fondo a tante
A oltre tremila secoli di distanza i I anime. Sradicarli col ferro e col fuo-
popoli, che rompono il volto alle gor- 1 co. Ottenere che nelle nostre città re-
goni e snasano i busti romani, sono I gaiuo V ordine e la mondezza scrupo-
profondamente incivili. Se poi qualcuno | iosa che regnano anche nelle più pie-
vuol far squillare delle fanfare a glo- ! cole città della Grermania, ad esempio,
ria del nostro progresso è padrone di «Noi siamo meridionali!» si grida. Ma
f^rlo- I r èssere meridionali non vuol mica di-
La sfinge messa nel peristilio del re essere sudici, cattivi, selvaggi. E
palazzo dioclezianeo era del tempo del se sentiamo profondamente la verge-
re d' Egitto Seti I, della decimanona gna degli atti cotidiani di vandalismo
che la speranza che ciò possa avveni-
re con possibile salìecitudine; e que-
sto non solo porta un avvilimento mo-
rale per questa prosperosa provincia,
ma ne cagiona anche un enorme danno
economico.
La posizione geografica, e la gran-
dezza storica di questa fertile provin-
cia adriatica, dà il diritto ai dalmati
ad una piena vita economica, e per la
nostra civiltà non possiamo sottostare
ed adattarci alla incuria dannosa del
governo viennese.
Volli, sempre volli, forzosamente
volli ! è la parola d'ordine dei dalmati ;
e speriamo che seguendo questo prin-
cipio raggiungeremo un giorno non
lontano il nostro scopo.
comizio ferroviario.
dinastia e di 1400 anni avanti Cristo.
La sua inscrizione geroglifica venne di
recente letta correntemente. E la sua
autenticità la rende cosa immensamen-
te preziosa. Si doveva, poiché la Fiaiza
gna degli
che si commettono nelle nostre città,
vuol dire che, dopo tutto, non ci sen-
tiamo meridionali nel significato più
dispregiativo del termine.
Si tengono conferenze, adesso, dap-
del Duomo di Spalato ha cubito tante j pertutto. Conferenze e comizi. Ad ini-
trasformazioni, collocarla in un museo, j ziare la guarigione dal morbus barba-
ci doveva anzi assegnarle una saletta j ricus si cominci appunto con confe-
speciale. Si doveva preservarla dal- | renze e col tenere pubblici comizi,
r ingiuria dei barbari contemporanei, | Può darsi che, ammaestrate e minac-
cile ancìie essi, forse, conquisteranno j ciate di esecrazione dalla voce di per-
domanr le vie del cielo senza saper f gone autprevoli, le pluralità giovani ed
rispettare ancora quelle della terra. | incoscie& si ravvedano e comincino a
E cosi. Sono passate migliaia di ge- | Vedere serenamente, anche esse, le cose
nerazioni e'1a sfinge di Seti rimase
intatta. I latini^ nidificarono nel castro.
Passarono gli Avari, passarono e re-
starono gli Slavi, passarono le solda-
tesche dei tempi di mezzo, ebre di
sangue e di vino, ma uiuno si attentò
pur di sfregiare la sfinge. Un fulmine,
dice la leggenda, ebbe a spaccarla in
due. Ma r uomo, se anche le moutò
belle e buone, date a noi dalla natura
e dall'arte. ^^^^
La nostra politica ferroviaria.
Leggiamo neirottimo «Corriere del Friu-
li» questo carteggio da Zara:
in tutti gli albi della città di Spa-
sulla groppa, cavalcando con gioconda | lato è stato affisso un manifesto per
immaginazione infantile, non la guastò | ua grande comifio per domenica Id
mai. Nè poteva facilmente guastarla. | corrente in quel «Teatro Cjoiunaìe»
E' di granito. Ci voleva il colpo di | alle ore 10 aut., per discutere sulTordiiie
ieri, di martello, o di sasso, violento e del giorno : Azrone concorde della Dal-
selvaggio. j mazia per le congiunzioni ferroviarie.
Il quale episodio si aggiunge a mil- | L'invito d'intervento è stato fatto io-
le altri, precedenti, per provare la su- | distintamente a tutti i Dalmati, qualuu-
prema ed elementare necessità che ab- que già la loro lingua, la leligione, la
biamo di educare le masse al rispetto parte: ai Deputati, Amministratori di
di tutto quanto costituisce decoro cit- tutti i Comuni dalmati, ai rappresen-
tadino. Un paese, ove sono possibili | tanti di tutte le organizzazioni politi-
siffatti vandalismi, è sinistramente giù- | che, economiche e sociali della pròvin-
dicato dal forestiero. Noi dobbiamo I eia.
assolutamente educare e riabilitarci. | Il progresso, l'avvenire economico
Se vogliamo veramente il progresso | di un paese si trova in ragione diret-
délìa nostra patria, dobbiamo comin- | ta, anzi direttissima, con la comunica-
ciare col persuadere le classi meno colte | zione con altri paesi. Neil' epoca attua-
che l'amor di patria si esplica, anzi- le, in cui tutto si mi patria
tutto, col maggiore riguardo a tutti i
segni materiali che 1' abbelliscono e
l'onorano. Abbiamo avuti anche qui
casi disperanti di barbarie. Abbiamo
dovunque, in provincia, casi dolorosis-
simi di pubblica ineducazione. Mentre
nelle città d' Italia i capolavori del
Rinascimento sono esposti al continuo,
immediato contatto con la folla, che
ne sente tutta la religione, qui da noi
s' ebbero e si hanno casi obrobriosi di
facciate di palazzi bersagliate di sassi,
di panche di giardino svelte e distrut-
te, di muraglie, anche eleganti, subito
muove a grande ve-
locità, e le invenzioni per mezzo di lo-
comozioni aumentano di giorno in gior-
no, ed il commercio e la civiltà le at-
tendono sempre a braccia aperte, tro-
vando in. esse un mezzo migliore per
trasportarsi velocemente come lo ri-
chiedeva vita presente, — nella Dalma-
zia, regione civile, che segue il pro-
gresso passo per passo, pure fa difet-
to una congiunzione ferroviaria col
mondo.
Dopo aver chiesta molte volte la co-
struzione d'una ferrovia, dopo aver
atteso tanto, non solo non ne vediamo
Invitati, abbiamo partecipato al Comizio
che si tenne domenica nel Teatro comu-
nale di Spalato.
li Comizio — per votare la nota riso-
luzione in argomento ferroviario — ebbe
principio dopo le 10.
La platea — collocata al livello del
palcoscenico — era rigurgitante di popolo:
e pur tutti occupati erano i palchetti ed
il vasto loggione.
Si calcola che al comizio abbiano par-
tecipato 2000 persoue. Vi erano i rappre-
sentanti di tutti i partiti. Quelli delle Ca-
mere di Commercio di Spalato (signor M.
Vidovich) e di Zara (signor A. Artale).
Vi erano ra|ìpresentati in gran parte i
Comuni e molte società e corporazioni e
deputati al Parlamento e alla Dieta. A-
derirono al comizio, di presenza e per i-
scritto, gii on. Ghiglianovich, Krekich,
Pini, Salvi, Smerchinicii e Ziìiotto. Infine
vennero spediti al comizio numerosissimi
dispacci di assentimento.
11 signor Metteo Jankov — in rappre-
sentanza del comitato promotore — aperse
il Comizio, dicendone lo scopo, ed aggiun-
gendo come si dovesse impegnare anche
un'azione contro la nuova tassa sui vini
e in favore all'introduzione del grano. E
ringraziò i convenuti.
Invitata ad eleggere la presidenza del
Comizio, l'assemblea accede per acclama-
zione alla proposta dell'Jankov. E la pre-
sidenza, in mezzo a vivi applausi, viene
composta cosi:
A presidente l'on. Milic ; a vicepresi-
dente l'on. Ziliotto ; a secondo vicepresi-
dente ii dott. Marinkovié; a segretario il
dott. Arambasin.
Funge da commissario governativo il
gerente il capitanato Ciurlizza.
Assuntala presidenza, l'on. Milić dice
la ferroviaria questione di morte o di vita.
Unica politica economica della Dalmazia
quella delle comunicazioni marittime e
ferroviarie. Cita l'esempio di Leopoldo II
re del Belgio, che fece ricco il suo pic-
colo stato. Ricorda l'azione per affrettare
il compimento dei lavori ferroviari e la
risposta del Kallay che sino a che i due
governi d'Austria e d'Ungheria non fos-
sero completamente d'accordo nulla si po-
teva l'are. Rileva la inutilità dell'azione
dei deputati al parlamento e dei conchiusi
(lietali. Che fare? Si incolpa l'Ungheria?
Ma l'Austria manca all'esecuzione dei la
vori ferroviari nel suo stesso territorio.
Quando non vi mancasse e costruisse le
sue linee fino al confine anche l'Ungheria sa-
rebbe obbligata ad adempiere i suoi impegni.
(Applausi). Manifesta la speranza che alla
soluzione della nostra questione ferrovia-
ria giovi il concorso degli Slavi che en-
treranno a far parte del nuovo ministero.
Il momento è opportuno. E — citato con
efficacia l'esempio di altri stati, fervidi
costruttori di ferrovie — raccomanda al-
l'assemblea di accogliere la progettata
risoluzione. (Vivissimi applausi).
Il dott. Arambasin legge in ambe le
lingue del paese la risoluzione progettata
e che noi ebbimo a riprodurre integral-
mente nel n o 3 del «Dalmata». Ad intel-
ligenza del lettore, però, ne riproduciamo
le deliberazioni:
1. Considerando la congiunzione ferro-
viaria della Dalmazia coi Balcani attra-
verso la Bosnia, e coli' Europa Centrale
attraverso la Croazia, questione vitale
dalla quale dipende l'esistenza economica
e l'avvenire del paese, proclama l'effet-
tuazione delle stessa quale il più impel-
lente e più grande bisogno economico e
civile della provincia, ed esige che alla
soluzione di tale questione si voti tutta
la Dalmazia come un uomo solo.
2. Rendendosi conto che l'ostacolo al-
l'effettuazione del congiungimento ferro-
viario della Dalmazia al continente euro-
peo sta da un lato nell' opposizione, per
principio, dei circoli direttivi ungheresi,
e dall' altro nella mancanza di qualsiasi
energia da parte del governo austriaco
ogni quàl volta trattisi della tutela degli
interessi dalmatici di fronte alle soper-
chierie dell' Ungheria, il Comizio chiede
che si muti dai suoi fondamenti il siste-
ma della politica dalmata sino ad oggi
seguita, il quale sistema non produsse al-
cun reale successo su questo campo, e che
d' ora innanzi la rappresentanza della Dal-
mazia, con procedere deciso, concorde e
coerente faccia '^dipendere il suo atteg-
giamento di fronte a qualunque governo au-
striaco dalla soluzione favorevole della
questione ferroviaria dalmata.
3. L'assemblea, coli'adesione di tutte
le organizzazioni politiche e di classe in
essa rappresentate, promette ai deputati,
i quali si atterranno a questo indirizzo
di decisa e costante politica nella que-
stione ferroviaria, illimitato appoggio e
il sostegno del popolo nella questione,
mentre nello stesso tempo si fa appello
al popopo che, in caso opposto, tragga tut-
te le conseguenze in confronto ai depu-
tati.
4. L' assemblea esorta la dieta dalmata,
tutte le amministrazioni comunali e le
organizzazioni di tutti i partiti della pro-
vincia, affinchè si apropprino le copra-
stanti deliberazioni, e ne diano notizia
alla deputazione dalmata a Vienna ed al-
l' i. r. governo col tramite della Luogo-
tenenza dalmata in Zara.
5.! Desiderando da un lato facilitare il
compito alla rappresentanza popolare della
Dalmazia, e dall' altro che anche il popolo
faccia tutto quanto è possibile per una
pronta ed efficace soluzione di tale que-
stione, l'assemblea delibera la creazione
di una stabile istituzione sotto il nome di
«Consiglio provinciale ferroviario dalma-
te», della quale^sarà compito, con la con-
vofrazione di riunioni, colla propaganda a
mezzo della stampa, nello stato ed all'e-
stero, con studi tecnici e lavori prepara-
tori, colla ricerca di contatti ed accordi
coi fattori competenti nello stato e nelle
terre vicine, e coll'interessarvi il capitale,
di promuovere e di facilitare la costru-
zione delle congiunzioni ferroviarie neces-
sarie alla Dalmazia, e ciò dopo la elabo-
razione di un programma ferroviario uni-
tario, nel quale si porrà mente al massimo
vantaggio della provincia, non perdendo
di vista gli interessi di nessuna sua parte.
Questo C. Pr. F., al quale, con i depu-
tati, devono appartenere tutti i rappre-
sentanti di tutte le organizzazioni od isti-
tuzioni politiche ed economiche del paese,
verrà istituito ed organizzato giusta le
norme direttive che verranno approvate
oggi da quest' assemblea.
Prende quindi la parola 1' on. Ziliotto,
podestà di Zara, che dice:
Ragguardevoli signori. La gentilezza
vostra che volle chiamarmi al posto di
vicepresidente di quest'assemblea (di che
vi sono altamente grato, più ancora che
per me, per la mia città, la quale con-
corre con fede e con entusiasmo h questa
azione, e alla quale voi voleste per certo
con la mia nomina renderò onore) mi ob-
bliga a dire qualche parola.
Non farò un discorso: non saprei per
fermo dire alcuna cosa che meriti d'esser
aggiunta a quanto con sintesi mirabile fu
espresso nella proposta del comitato pro-
motore e nelle brevi parole che l'accom-
pagnano; meno ancora, poi, dopo la lucida
ed eloquente illustrazione che ne fece testé
il ragguardevole cittadino che a buon di-
ritto chiamaste a presiedere all'adunanza.
E poi: il nostro paese non ha in questo
momento bisogno di parolo; ha bisogno
di fatti. (Applausi).
Se ancora si prolunga l'isolamento del-
la nostra provincia da quei paesi dalla
comunicazione coi quali soltanto essa può
ricevere il suo vitale nutrimento, la morte
economica della nostra provincia sovrasta
immediata; i figli di questa terra per po-
tersi nutrire dovranno in gran parte emi-
grare per sempre. (Applausi).
Fuor di proposito sarebbe in questo
momento pure il cenno di un programma
ferroviario. Ma se può esser discutibile
che sia per noi di vitale interesse che ci
si unisca per terra al centro della mo-
narchia, mentre questo gioverebbe forse
assai più a questa che a noi; chi può es-
sere tanto cieco da non vedere che sol-
tanto la Dalmazia è il porto della regione
occidentale della penisola balcanica; si
che la Bosnia, l'Erzegovina e una parte
della Croazia non possono vivere senza
esser congiunte or,<yanicamente con noi,
altro che per esser sfruttate, contro ogni
ragione e diritto, a vantaggio di terzi ; e
che noi Senza esser uniti con esse non
siamo, altro che un mare senza la terra?
Onde, siccome un popolo non può nè
deve pensare alla propria morte, ò obbli-
go imprescindibile di quanti in Dalmazia
abbiamo la coscienza della realtà, di rac-
cogliere tutte le nostre energie ad uno
sforzo cosi intenso come ancora non ne
abbiamo tentato. (Applausi).
E il successo non ci potrà per feroio
mancare, soltanto che noi in realtà si vo-
glia essere uomini.
Vi sono, è vero, nella vita delle nazioni
interessi più alti ancora di quelli econo-
mici ; ma per poter slanciarsi verso le su-
blimi idealità della vita, occorre, e intui-
tivo, essere vivi ; mentre se noi non at-
tuiamo il proposito, che qui ci raccolse,
la nostra morte deve dirsi decretata. (Ap-
plausi).
Per cui, sembra a me, che noi si sia in
uno di quei momenti nei quali il popolo
tutto deve dire a sè stesso: fino a che
codesto non sia raggiunto, cessi ogni al-
tra preoccupazione.
È forza imperiosa, pertanto, che cessino
per un tempo tutte le competizioni nazio-
nali ; che tacciano tutte le differenze di
partito ; che si dica a ogni specie di rap-
presentanti del popolo : rifiutate la vostra
cooperazione a qualunque attività pubbli-
ca fino a che questo postulato non sia un
fatto compiuto.
Codesto,, s'io ho bene compreso, è il
vero significato delle risoluzioni che vi
sono state proposte; e codesto è, fuori di
dubbio, il sentimento dell' intero paese.
E mi compiaccio che interprete prima
di codesto sentimento si sia fatta questa
illustre città di Spalato, che ha come
nessun'altra in sè tutte le premesse di
una vita piena e rigogliosa; e con l'o-
jjierna iniziativa mostra di avere anche
gli uomini i quali sapranno fortemente e-
sigere che sia finalmente dato ciò che a
lei e a noi tutti è dovuto. (Applausi.)
E gli effetti ridonderanno, non vi è dub-
bio, a vantaggio, non meno che di Spalato,
dell' intera nostra provincia. (Grandi ap-
plausi. Il podestà di Spalato si alza e
stringe la mano all' oratore.)
L' avvocato Smodlaka, accolto da un
grande applauso, dice che non occorrono
molte parole u dimostrare 1' accordo di
tutti nella questione ferroviaria : questio-
ne di pane, di vita, di progresso. Que-
stione, pei Croati e pei Seìmi, che li avvi-
cina all' ideale unitario. Si tratta di di-
mostrare col fatto di aver fede e volontà
di azione. E' azione di tutti i partiti e di
tutte le energie. Andremo anche in Bo-
snia a riscaldarli per tale questione. A
Vienna e a Budapest, onde obbligare i
governi a fare 1' obbligo loro. Cosi agen-
do la questione sarà per una metà risol-
ta. Il popolo imporrà il suo volere all'Au-
btria che non sa difenderlo dalie pretese
dei magiari. Obbligo dello stato di subire
a volontà popolare. (Chiamata all' ordine
da parte del commissario. Si eccita con
grida r oratore a proseguire.) Il dott.
Smodlaka cita 1' esempio della Svizzera^
a quale, con tutte le sue montagne, ob-
)ligò gli altri stati a passare con le fer-
rovie pel suo territorio. E accenna alla
necessità di appoggiare 1' azione dei de-
putati a Vienna ed a Zara, promettendo il
massimo impegno e la massima coopera-
zione da parte del partito progressista.
La ragione obbliga alla concordia tutti
quanti. (Applausi.)
Griacomo Gabrich parla a nome del par-
tito socialista democratico, dichiarando
che questo agirà concorde agli altri nella
soluzione della questione ferroviaria, la
quale ha da portar pane e lavoro. Della
insoluziono del quesito ferroviario non
hanno colpa gli ungheresi, bensi il go-
verno ungherese, che nega al popolo il
suffragio universale. Toccando della tassa
sul vino e del rincaro del pane, ne trova
la causa nelle agitazioni degli agrari che
impediscono i trattati commerciali e nelle
esorbitanti spese militari. (Seconda chia-
mata all' ordine del commissario. Il pub-
blico protesta in grande rumore contro il
commissario, che gesticola, come fuori
di se.) Conclude col diro che bisognerà
interessare i deputati ad un' azione contro
la tassa sui grani, che affama il popolo.
(Applausi.)
L' agricoltore Antonio Ruzié rileva che
r Austria senza la Dalmazia non sarebbe
una grande potenza. Vorrà almeno questa
volta l' Austria imporsi ai Magiari e co-
stringerli ad adempiere alla legge? (Ter-
zo intervento del commissario. Proteste.
Grida : continui I) Se un cittadino (!on-
travvenisse- alla legge sarebbe punito ; ma
se lo stato contravviene pagano i cittadi-
ni. (Applausi.)
Il deputato dott. Tresic-Pavicié. Quan-
tunque non sia passato un accordo tra i
ileputfiti al Parlamento di fronte a questa
nuova azione, e non possa quindi parlare
in loro nome, egli pure dirà alcunché. E
se pure per la lettera della legge non
possano gli elettori dare istruzioni ai de-
putati, egli si associa alla risoluzione e
l'accoglie. Per gli altri depuUti non può
rispondere. Crede che supremo ideale deb-
ba esser quello dell' unione politica, da
prepararsi coli' unione ferroviaria. Asse-
risce che r azione dei deputati, se fu va-
na, fu però energica. Egli stesso, nella
commissione al bilancio, ebbe a rinfaccia-
re al governo che i milioni destinati alle
ferrovie in Dalmazia venivano impiegati
a pagare spioni. Il popolo tragga pare le
conseguenze dall' azione dei deputati. Ma
non »I avveri più il caso che, mentre i
deputati facevano opposizione al governo,
HTamero 101 ZARA, Mercoledì 21 Deoembre >1910 ADDO ZLV
IL DALMATA
ASSOClAZIONJBS
Pei Zara Cor. i6 anticipatamente, semestre e Liimeatr'; n proporzione.
IV.i l'impero Austao-Uni?aiico Cor. 18, semestre Cor. 9,timeBtre Cor. 5.
Ter gli Stali appaitonenti .-iU'Unione postale Ctr. 24 all'anno, semestie
o trinuvetie in proporssione. Per Slati non appartenenti all'Unione
postale Cor. 16 e di più 1' aumento de'le pese postali, semestre e
tiimestoe in prc porzione. Un numero sepaiato costa Cent. 20. Un
numero àrr. Cent. 32. I numeri del giornale si vendono ^ella Li-
breria Intemaz. di E. 3chònfeld c negli spacci principali di tabacco •
Giornale politico, economloo, letUrarlo
Esce il mepcoledi ed il sabato
Ufficia di redazione: Calle Camera n.o 2
INSERZIONI
Le associazioni e gU importi di denaro, in assegni postali» »u dili-
gano air Amministraaione del DALMATA in Zara. Ohi non
foglio dopo scaduta 1' associazione, s' intende obbligato per U trini««tre
'^^^Le'^oorrispondenze devono dirigersi affrancate esduaiYamoiite »U«
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I
inseriacono al prezzo di cetit. 25 la Unea, carrattere testì^ AwIm ea
inserzioni a prezzo moderato da oonvenind. — I aaaosoritti iMm si re
stitniseoao.
Economia sino all'osso.
Lo stesso presidente della Dieta pro-
vinciale ha dovuto dolersi, alla Camera,
dell' assottigliamento del preventivo per
la Dalmazia.
Il ministro delle tinaoze è messo a
dura prova. Le sue abilità matematiche
devono cimentarsi spesso contro l'im-
possibile. he spese crescono a dismi-
sura e crescono a dismisura i bisogni.
Non resta altro spediente che quello
dell'economia sino all'osso.
E tutto andrebbe bene, nel migliore
dei mondi possibili, se non ci fosse,
almeno per noi, una premessa. Questa
che la Dalmazia è la più abbandonata
delle Provincie cisleithane nonché su-
blunari e che il governo di Vienna,
dopo lungo sonn(^ sì er^ ì,H'AM08t0 di
riconquistare la Dalmazia.
Ora, è vero, egli ha teutato in qual-
che modo di riconquistarla con miglio-
rie agricole e sovvegni scoListici; ma
è vero altresì che rimane sempre im-
mensamente debitore ai Dalmati. Hi
una cambiale di cento anni da scon-
tare, coi censi e sovra censi.
Dopo cento anni di torpida ammi-
nistrazione saracena, si avvide che
un giorno i Dalmati manifestavano a-
spirazioni centrifughe. E fece il gesto
di elargire. E cominciò ad elargire.
alle cinque parti del mondo che la
Dalmazia, per l'olimpico Giove! doveva
essere tutta fecondata, trasformata e
rigenerata, da Arbe, si capisce, a Bu-
dua !
liettere da Tienna.
Al Coni»iglio industriale.
(Nostro carteggio particolare).
Vienna, 19 dicembre.
Giovedì e venerdì ebbe luogo a Vien-
na la seduta plenaria del Consiglio in-
dustriale sotto la presidenza di S. E.,
il ministro Weisskirchner.
Air ordine del giorno stavano i se-
guenti argomenti:
Propo^*^ per l'elezione di alcuni
membri ciiiiiisaionari o decessi. J
Progetti ui 'iUila regolazionS
dei-diritti u'ftsprr idzitìne per scopi
industriali; per la regolazione sui di-
ritti sulle acque; sull'orario di lavoro
nelle industrie; sul monopolio dei fiam-
miferi ; per la guarentigia dei crediti
sulle costruzioni; sui promuovimenti
delle iaduslrie ; sul regolamento e ta-
riffa tele fonica e sulla congiunzione tele-
fonica inUrarhana della Dalmazia colla
monarchia.
Quest'ultimo punto dell'ordine del
giorno venne già pertrattato nella V
sezione e la proposta del referente si-
Ma tardi. Quando il corpo della patria | gnor Godnig venne caldamente appog-
era tutto atrofizzato. Quando l'insana | giata dai signori Vukovié, Kuffler,
politica del «divide et impera» aveva
fiaccata ogni energia. E non a ricon-
quistare, ma a fare semplicemente 1' ob-
bligo suo, avrebbe dovuto profondere
dei milioni. Iniziare subito, in tutti i
punti della provincia, un vasto pro-
gramma rigeneratore. Riparare. Il go-
Schefftel e dal rappresentante della
marina di guerra signor Volkmar.
Il signor direttore generale delle po-
ste, capo-sezione dott. Wagner-Janns3g,
fece in quell'occasione delle obbiezioni
sulla rendibili^à, sulle difficoltà tecniche
e finanziarie, riconoscendo però V asso-
verno centrale non possedeva milioni? | luta necessità di questa congiunzione.
Non poteva che pubblicare programmi?
Ed allora doveva seguitare nel suo
fachirismo beato. Tanto e tanto nes-
suno avrebbe fatte le barricate I
Ma, una volta promesso, bisognava
mantenere. Bisognava pagare. E, so-
pratutto, non lasciare in seconda linea,
e in una penombra piena di ipotesi e
di equivoci, la questione ferroviaria:
una questione di essenziale, di vitalis-
sima importanza per noi^
Non si contano più gli anni, dacché
venne fatta balenare sul nostro oriz-
zonte una questione ferroviaria. E non
si contano più neppure le promesse
ferroviarie puntualmente rimangiate.
L'Austria seguita ad essere di una
sommissione supina verso l'Ungheria.
E non riesce a vincerne l'ostilità a
quegli allacciamenti che potrebbero
far rifiorire i porti della costa dalmata.
Per i begli occhi degli ungheresi la
nostra marina è senza una comuoica-
zione diretta coli' «hinterland»,
Il referente signor Godnig nella se-
duta plenaria riprese la parola e fece
le seguenti osservazioni.
Non trovando necessario di preleg-
gere la sua relazione, si è limitato di
rispondere poche parole a quanto l'o-
norevole direttore delle poste ebbe a
dire nella tornata della V. sezione. Am-
mettendo che le considerazioni del rap-
presentante del governo siano giustifi-
cate, perchè esse mettono in rilievo la
difficoltà della conduttura per terra
della linea telefonica attraverso il passo
di Mali Halan avuto riguardo alle con-
dizioni climatiche di quella regione,
pure non le ritiene tali da determinare
se in massima da parte nostra una
conduttura telefonica possa venire ef-
fettuata, 0 no, dal momento che esiste
già una congiuDzione telefonica tra la
Dalmazia e la Croazia ed una linea
telefonica interurbana tra l'Ungheria
e la regione della costa, le quali vanno
soggette alle stesse influenze climatiche
la rete telefonica interurbana tra Zara
ed Abbazia e rispettivamente Trieste.
Se ciò fosse una realtà, dovrebbe
congratularsi con sè Btesso.
Quanto concerne la rendibilità, si
permette di osservare che non si può
prestabilire in modo assoluto che que-
sta linea telefonica non possa essere
rendibile, dappoiché è notorio che nes-
suna congiunzione telefonica finora é
rimasta passiva, anzi, come lo dimostra
r esperienza, coli' estensione della rete
telefonica, cresce in proporzioni mag-
giori l'interesse del pubblico per l'uti-
lizzazione del telefono, e con ciò anche
la rendita dell'impianto: cosa questa
riscontrata anche in Dalmazia, ove il
iiumero degli abbonati i&eritti in ori-
gine si raddoppiò durante ì'ist^lr-^iiosé
cen rali tétèfoniciie nelle città, ed
a Spalato si triplicò in raffronto al
numero originario degli abbonati.
Quanto . riguarda il procacciamento
dei fondi necessari, il signor Godnig
si riferisce ai conchiusi presi nella se-
duta, in seguito ai quali il governo
viene eccitato di preventivare un cre-
dito esauriente per la costruzione della
rete telefonica austriaca.
In chiusa ebbe ad osservare ancora
che il direttore generale delle poste ha
riconosciuto, che la congiunzione di-
retta della Dalmazia colla monarchia
é un bisogno indiscutibile e che queste
inee si dovranno costruire senza ri-
uardo ai contributi degli interessati,
ed in proposito ebbe ad aggiungere:
se anche gli stessi contributi non fos-
sero rendibili.
Ed ora, dappoiché l'eccelso governo
ripetute volte ha rmonosciuto gli ur-
genti bisogni della 'Dalmazia per il
suo sviluppo economico, il signor God-
nig pregò di accogliere la proposta
nella V sezione.
La proposta venne accettata a voti
unanimi.
' Ed ecco ora il governo a confessarsi e pure si conservano e fiiozionaoc re-
in bolletta come un comico a spasso, | golarmente.
E' al suo quarto d'ora di Robelais
dopo essersi gonfiato in programmi mi-
rabolanti. Udite, udite, o rustici 1 Avrete
questo, questo e questo. Tutte le gra-
zie e tutti i favori. Ferrovie?! Ma di
ferrovie ne avrete più dello stato i>iù
operoso di America. E grandi bonifi
Le difficoltà che per l'effettuazione
di un tal progetto si oppongono non
basano quindi sullo considerazioni rile-
vate iu prima linea dal direttore delle
poste, ma bensì su quelle es{>08te in
seconda linea, e secondo il signor
Godnig, le sole decisive, che cioè l'am-
che.... sulla carta. E grandi opere por | rainisiraziope telegrafica dello Stato au-
tuarie.... nel futuro. E grande impulso | striaco, sia per motivi di tariffe, o po-
alVindustrie.... che hanno ancora da
sorgere. Doveva pioverci la manna dal
cielo. E, invece, ci piovono queste di-
sillusioni.
Yerampnte, però, nessuna persona se-
ria si era gran fatto illusa. La sape-
rano una montatura. Il governo centrale
litici, 0 per altri motivi, evita per prin-
cipio una linea di congiunzione attra-
verso il territorio ungherese, come lo
dimostrò di recente il fatto che tutte
le comunicazioni telegrafiche e postali
si svilupparono non attraverso l'Un
gheria, ma esclusivamente attraverso non muta né corregge il suo punto di | la Dalmazia
vista verso di noi, di Zara in ispecie, | Se nel caso concreto una coufaccnta
tanti anni turlupinata con la pro-
messa di una ferrovia che non arriva
mai.
Il governo ha bensì preventivata la
spesa non lieve per la istituzione della
soluzione sia possibile o meno, il si
gnor Godnig la lascia indecisa, tanto
più che l'amministrazione ungherese
certamente non ha minor interesse di
noi alla istituzione di una linea orale
polizia di stato in Z ira e la sua entrata I per il promovimento delle comunica
in azione è questione di pochi mesi ; ma ' nnmniArAiflli tra lu ,
non può mostrarci ancora, a Zara, dopo
parecchi anni di lavoro preparatorio
un solo metro di binario.
Non avete denari? Ma allora, eccelso
governo, dovevate risparmiare anche
<^uelU spesi, a proclamare da Vienna
zioni commerciali a Dalmazia
l'iume.
Il signor Godnig lesse con gioia ne
foglio ufficiale di Zara una notizia
dalla quale si rilevava che l'eccelso
governo era in procinto di gettare un
nuovo Kabelf che dovrebbe servire per
PROTOCOLLO
della XXYil seduta (Tel Consiglio comunale
tenutasi il giorno 5 dicembre 1910.
VI. Argomento. Doìnanda per permuta
di fondi.
Podestà. L'on. Consiglio ricorderà che
nella seduta del 30 maggio anno corrente
r Amministrazione aveva portato a discus-
sione una domanda del signor Griorgio
Biankini per permuta di fondi e che la
stessa era stata respinta. Asserisce ora il
signor Biankini di essere stato in quella
occasione frainteso e concreta in modo più
esatto la propria domanda. Egli, cioè, si
dichiara disposto di cedere al Comune il
tratto di fondo a scilocco del suo possesso
ai «Quartieretti», fondo nel rispettivo tipo
segnato in color celeste, mentre il Comune
dovrebbe dargli in permuta i fondi segnati
in verde e rosso, siti a maestrale e libec-
cio ; obbligandosi esso signor Biankini di
occupare con fabbricato soltanto gli spazi
segnati in rosso, mentre quello in verde
verrebbe da lui utilizzato come giardino.
L'Amministrazione partendo dal riflesso
che l'acquisto da parte del Comune del
fondo a scilocco del possesso Biankini
starebbe effettivamente negli interessi della
città, poiché verrebbe evitato lo sgorbio,
che risulterebbe dall' occupazione di quello
spazio con un fabbricato ; visto che la
costruzione di un edifizio, il quale occu-
passe i fondi segnati in rosso non porte-
rebbe alcun svantaggio nè estetico nè
pratico; visto che con la creazione da
parte del signor Biankini di un giardino
sullo spazio a maestrale del suo possesso,
quel tratto di fondo resterebbe libero da
fabbricati ; visto d' altronde che la strada,
la quale corre lungo lo spazio segnato in
verde, abbisogna di un marciapiede, pro-
pone: sia accolta la domanda di permuta
dello spazio segnato in celeste con quelli
segnati in rosso, mentre dello spazio in
verde sia ceduto soltanto la parte non
compresa dal marciapiede della larghezza
di 1 metro, che vi verrà costruito, con
ciò però che la differenza tra la superfi-
cie, che cede il signor Biankini, e quella
maggiore, che acquista, sia compensata
nel ragguaglio di cor. 10 per m^ e con
l'obbligo da parte del signor Biankini
di cingere il fondo destinato a giardino
di un muro corrispondente alle esigenze
estetiche e di un' altezza tale da permet-
tere la libera vista nel giardino.
Smirich. Raccomanda che la linea a mez-
zogiorno del muro di cinta del fondo Bian-
kini sia coordinata in linea retta con la
nuova strada, che, secondo il progetto,
verrà tracciata con direzione maestrale-
scilocco. Trova inoltre di raccomandare
che venendo a formarsi nel punto d' incro-
cio dei lati a mezzogiorno e ponente del
possesso Biankini un angolo troppo acuto,
esso venga debitamente arrotondato per
la maggiore viabilità ed estetica.
Podestà. Prende a nota le raccomanda-
zioni dell' on. consigliere Smirich.
Nessun' altro domandando la parola nella
discussione, messa a voti la proposta del-
l'Amministrazione, è accettata.
VII. Argomento. Conferimento di stipendi.
Letta la relazione, l'Amministrazione
propone :
1. che lo stipendio disponibile della fon-
dazione Ciprianis nell'ammontare di annue
corone 600 pagabili in rate semestrali, sia
conferito allo studente universitario Tullio
de Scharlach, sino al regolare corripi^nsiltó '
degli studi ;
elle i cinque stiperndi punibili dexla
fondazione Griovino, ciaf ^no nell' ammon-
tare di annue cor. 420, pagabili in rate
semestrali, sieno conferiti, sino al regolare
compimente degli studi, agli studenti uni-
versitari : Graovaz Brunelli Griovanni,
Alesani Attilio, Mondini Bruno, Marchi
Vittore e Ciubellich Andrea;
3. che dai redditi della fondazione Fran-
cesco Giuseppe 1, per il 50.o anniversario
di regno, sieno conferiti :
a) uno stipendio di annue cor. 200 pa-
gabili in rate semestrali, a ciascuno degli
studenti universitari: Schemftz Senato, Tu-
dorov Natale e Vuchich Giacomo, sino al
regolare compimento degli studi e all' as-
solto legale Talpo Pietro per 1' anno sco-
lastico 1910-1911;
b) un sussidio di educazione di cor. 100
agli studenti universitari Nimira x4.ntonio
e Mastrovich Bruno, nonché agli studenti
di scuole medie Paikin Matteo e Zink
Enrico ;
4. che dai redditi della fondazione Fran-
cesco Giuseppe I per il 60.o anniversario
di regno, sieno conferiti :
a) uno stipendio di annue cor. 200, pa-
gabili in rate semestrali sino al regolare
compimento degli studi, agli studenti di
scuole superiori: Meyerle Isidoro e Bo-
glich Gioachino ;
b) un sussidio di educazione di cor. 100
agli assolti universitari Storich Ugo e
Anerich Antonio, nonché agli studenti di
scuole medie Baumeister Alessandro o
Zerboni Simeone.
5. che venga autorizzata l'Amministra-
zione a devolvere dal titolo speciale del
areventivo un sussidio di educazione nel-
ammontare di cor. 100 agli assolti legali
Delich Vincenzo e Mòlinari Domenico,
nonché agli studenti universitari Antissin
Tommaso e Novak Miroslavo e allo stu-
dente di scuole medie Kerstich Tommaso.
Messe a voti le singole proposte del-
l' amministrazione sono tutte accolte, senza
discussione. (continua).
31 Corriere ddU provincia
Da Spalato,
liR morte del TescoTo.
Oggi, 19 corrente, alle 6 aotim.
morto improvvisamente, per paralisi
cardiaca, il vescovo di Spalato e Ma-
carsca mona. Filippo Francesco Nakid.
Reggeva da 21 anno la diocesi, ed a-
veva 74 anni. L'aspetto non mostrava
l'età, ma il fisico era nonpertanto lo-
gorato da vari acciacchi, senza riguardo
ai quali il prelato accudiva con zelo
diligente ed indefesso alle varie cure
del suo ministero.
Nativo di Selve, e vissuto lunghi
anni a Zara, ove godette la partico-
lare benevolenza dell'arcivescovo Mau-
pas, mons. Nak'é aveva accettato ri-
luttante il vescovado, e, nel venire a
Spalato, aveva portato seco una parti-
colare, una eccessiva diffidenza del
nostro ambiente cittadino. Tale diffi-
denza — strana ed ingiustificata -
non si smentì mai, nè si ammorbidì
nella convivenza e negli inevitabili con-
tatti, mantenendo un costante distacco
fra la cittadinanza ed il suo pastore.
Così mons. Nakié è morto estraneo a
Spalato, come vi era venuto, chè per-
sino l'orbita delle sue conoscenze e
relazioni private non s'era punto estesa
0 rinsaldata in quattro lustri di domi-
cilio. Questa curiosa particolarità, ef-
fetto della natura, riservata, titubante
del vescovo, tolse al pubblico la co-
noscenza, od almeno la valutazione
delle pregevoli qualità di mons. Nakié;
ed a questi la possibilità di esplicarle
più accentuatamente, col consenso
col sovvegno di tutti.
Perchè mons vescovo Nakié posse-
deva effettivamente qualità, particolar-
mente di cuore, non affatto comuni.
Pieno di fervida fede, sinceramente,
profondamente religioso, il vescovo or
defunto era un sacerdote esemplare,
sempre pronto ad anteporre a tutto gli
interessi della chiesa e del culto. Di-
fettava però della energia necessaria
in una diocesi come questa, e della
necessaria fiducia in sè e nell' opera
propria. Perciò, pure soffrendone pe-
nosamente, non seppe spesso rispon-
dere con efficacia a quelli che erano
i dettami del suo seresfi ii^Het
della Su» dtmsta coscienra.
Attaccato e m. ovente dalle
;>iù opposte paru, mons. Nakié si man
tenne equanime, spoglio di rancori,
ignaro di vendette, per effetto della
grande bontà del suo animo ingenuo ;
jontà che trovava la via del beneficio
tacito, discreto, non appena a lui ve-
niva fatto appello. Di tale bontà egli
diede segno anche nel suo testamento,
col quale elargì vari legati a scopo di
beneficenza.
Per suo volere, la salma sarà recata
per la sepoltura a Selve. Mons. Nakii-,
che aveva subito senza ambirlo il peso
di questa cattedra, che due volte si
sottrasse alla probabUità di salire la
metropolitana, converse il suo ultimo
desiderio alla pace romita e modesta
del luogo natale come a porto desiato
dopo l'ingrato travaglio, che all' indole
sua mite fu duro come T esigilo, da
cui ecco, morte fulminea, l'ha sciolto. Da Boi della Brazza^
Concorso.
E' aperto il concorso presso il nostro
Comune ad un posto di medico. Paga annua
di 4500 corone, alloggio in natura con lo-
cali separati peli'armadio farmaceutico e
peli'ambulatorio e diritto a pensione.
Sino a qui nulla vi è da osservare.
Quello che ci addolora si è che può ve-
nire nominata una persona che non conosce
una parola d'italiano, dacché tra le con-
dizioni vi è quella di conoscere il croato,
ma non quella di conoscere l'italiano, e
tutti sanno che qui in paese tutti adope-
rano comunemente la lingua italiana.
MARINA E COMMERCIO.
Pesca del corallo.
«Il consiglio pel progresso dell'indu-
stria» a Vienna nella sua seduta del 17
corrente, dietro richiesta del deputato
Zitnik, stabili d'imprendere un'azione a
favore della pesca dalmata di coralli e
spugne. Ci consta che già il governo ma-
rittimo di Trieste iniziò pure a tale effetto
un'azione, sulla quale vorremmo venire
informati.
La Cronaca
Per 1' albero della Lega le obla-
zioni seguitano ad affluire da ogni parte.
Grazie a tutti, in nome della Ijega ! Nei
prossimi numeri, e con vero piacei-e, pub-
blicheremo le liste.
Grande festa sportiva. ~ Per lu-
nedi 26 corrente, seconda festa di Natale,
la nostra «Associazione Crinnastica» ha
organizzato la prima gara regionale dal-
mata del giuoco del calcio che si svolgerà
alle 3 del pomeriggio in Campo Marzio
tra le squadre della società sportiva «Forza
e Coraggio» di Ragusa e dell' «Associa-
zione (Ginnastica» di Zara.
Per questa gara, che riescirà, senza dub-
bio, interessantissima, il ( omune di Zara
con gentile e patriottico pensiero, ha do-
nato una splendida coppa (challmge) d'ar-
gento, che i lettori avranno potuto ammi-
rare in una vetrina della libreria Schoen-
feld. Per questa gara la nostra «Associa-
zione Grinnastica» ha destinato una bellis-
sima targa, lavoro artistico veramente
squisito.
Alla sera alle 7 e mezzo al Teatro Giu-
seppe Verdi la fiorente Società di Grinna-
stica e Scherma di Spalato darà una ac-
cademia di ginnastica, nella quale avremo
campo di ammirare le bravissime squadre
della Società sportiva spalatina.
Ed ora ecco il programma completo
della giornata sportiva : Ore 4.30 ant. Ar-
rivo dei ginnasti della provincia. Ritrovo
al Caffè al Porto. — Ore 5 ant. Ricevi-
mento e presentazione al Caffè Centrale.
— Ore 9 ant. Maraschino d' onore al Pon-
tone del Circolo Canottieri «Diadora».
Ore 12. Visita al Comune. Concerto della
Numero 13 ZARA. Mercoledì 15 Febbraio 1911 Anno ZLVI
IL DALMATA
ASSOCIAZIONE
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.;!
Per l'impero Austro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor. 6.
Por gli Stati appartementi all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre
e trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' Unione
postale Cor. 16 e di più i' aumento delle pese postali, semestre e
trimestre in proporzione. Un numero separato costa Cent. 20. Un
numero arr. Cent. 32. I numeri del giornale si vendono nelle Li-
breria. Internaz. di E. Schònfeld e negli spacci principali di tabacco.
Giornale politico, eoonomiooi letterario
Esce il mercoledì ed il sabato
Uffìcìo ùì redazione: Calle Carriera 11.0 2
INSERZIONI
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, »u diri-
gano all' Amministranione del DALMATA in Zara. Chi non respinge |il
foglio dopo scaduta l'associazione, s' intende obbligato per il trimestre
susseguente.
Le corrispondenze devono dirige affrancamente esclusivamente alla
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si
inseriscono al prezzo di cent. 25 la linea carattere testino. Avvisi ed
inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. I manoteritti non ai re-
stituiscono.
Tattica minuta.
Da un nostro egregio ed assiduo collaboratore
ci perviene questo articolo, di cui daremo la se-
conda parte nel prossimo numero.
I.
Che il solo entusiasmo non basti più
a far vincere nemmeno le incruente
battaglie delle lotte civili, è una cosa
di cui tutti ormai dovrebbero essere
persuasi.
Ne sono una prova le continue e-
sortazioni ad un lavoro lento, ma co-
tidiano e tenace di preparazione e
di organizzazione che si odono e si
leggono anche in tempo di pace....
armata.
Tale conversione dall' idealismo alla
realtà oltreché essere un affinamento
del sentire patriottico prodottosi nella
lotta è anche una necessità imposta
dall' insistenza degli avversari nel-
l'assalto, i quali, consci ormai di es-
sere capaci anch'essi di operare e
imbaldanziti del favore del governo,
non danno tregua.
Possiamo dire con tranquillità di
coscienza che gl'Italiani della Dal-
mazia, per essere figli della nazione
che trasse le sue più grandi risorse
dall'entusiasmo nella loro resistenza
ad ogni oppressione, hanno dato una
bella prova dell'adattabilità della loro
natura.
Distogliendo per un istante lo sguar-
do dal pericolo per considerare le no-
stre condizioni, non possiamo non
provar compiacimento nelFosservare
l'abnegazione, con cui da tutte le
parti si risponde all'appello di con-
tribuire pecuniariamente alla conti-
nuazione della lotta e della difesa.
Ma ciò non basta. L'avversario
senza entusiasmo — possiamo dir-
glielo — ma con un piano prestabi-
lito c' incalza nella vita economica.
1 suoi trionfi non consistono nell'of-
frire alla sua patria alcun sacrifizio
di sè stesso, ma nel togliere a noi
sempre qualche cosa di più. Esso
non tende ad altro che ad eliminare
dal campo sociale quanti italiani più
può : oggi combatte coU'aiuto del
verno un vescovo, un impiega^to, un
servo j domani cercherà di sviare qual-
siasi clientela professionale. Fa spieta-
ta concorrenza ai nostri commercianti
e per smantellare i negozianti insinua
umilmente garzoni slavi che un gior-
no daranno il tracollo al padrone
poco avveduto e si pianteranno
suo posto. Vediamo che cosa essi
fanno a Zara: ogni mese, per non
citare periodi di tempo più brevi
ne capita — non a caso — qualche
nuovo negoziante esotico, che, soste
nuto da fondi non palesi, aiutato
dalla solidarietà di altri intrusi
protetto nelle sue provocazioni e nella
tracotanza dalle baionette, s'insedia
per divenire un giorno possidente
maggiore censita.... consigliere co-
munale.
Il pericolo è grave e per affron-
tarlo occorre che gl'italiani mettano
in azione tutte le più belle energie
dell'animo. E' vero che l'avversario
non ha scrupoli, che il governo ci è
ostile, che in una parola non possia
mo fare assegnamento che sulle no
stre deboli forze ; ma basta guardare
alle burrasche passate, ed alle ine
sauribili energie, che dormono nei
nostri cuori, per non disperarsi, ma
rinfrancarsi nella continuazione della
lotta.
Non tutti purtroppo sentono in sè
la tenacia che non si sgomenta nelle
avversità. Vedemmo anzi più di uno
0 scoraggiato per le prime disillu
sioni, 0 trepidante per sè e per
propri figli in un avvenire, non roseo
ma certo nemmeno tanto nero da co
stringere a fuggire, oppure infine qual
cuno insofferente dei ceppi frappost
al libero sviluppo delle sue facoltà
esulare troppo per tempo, quasi vo
lontariamente.
Oggidì non si contano più ormai
1 dalmati e particolarmente i zaratini
domiciliati fuori della loro patria
un po' dappertutto. E ciò è un male,
)erchè i posti divenuti vuoti, oltrecchè
aver diminuito il numero dei rimasti
a combattere, accrebbero quello de-
erli assalitori.
Non voglio recriminare. Ognuno è
ibero di scegliere quella via che
crede più confacente alla propria esi-
stenza. Scrivo per tentar di ridurre
il male alle proporzioni minori, anzi
se fosse possibile per convertirlo in
un bene.
Molti di coloro che col cuore san-
guinante abbandonarono la Dalmazia,
dopo qualche tempo, quasi che fos-
sero stati presi da un invincibile ac-
casciamento, rallentarono i vecchi le-
gami, si adattarono al nuovo ambiente
e poi cessarono di ricordarsi dei no-
stri bisogni. La colpa è in parte dei
partiti e in parte dei rimasti, ma
forse più di questi che di quelli. Co-
oro che se ne andarono, hanno di-
mostrato di non essere fatti per la
otta ad oltranza. Bisogna quindi ri-
volgersi a coloro, che hanno dato
alla loro vita un voto di sacrifizio
onde si adoperino ad animare gli
altri. Tutti coloro che hanno parenti,
amici, conoscenti fuori della Dalma-
zia non dovrebbero tralasciare oc-
casione per tenerli informati delle
notizie patrie, per spronarli a far pro-
paganda in favore di questa nostra
misera Dalmazia tra i nuovi amici,
specialmente poi se fossero conna-
zionali, ed a continuar a dare il con-
tributo pecuniario alle nostre istitu-
zioni con scopo nazionale j dovrebbero
intìne eccitarli a venir spesso a rive-
dere il luogo nativo. Ogni Dalmata
fuori della sua terra dovrebbe por-
tare una fiamma del fuoco sacro che
arde e si conserva da noi, ed allora
forse la deplorata e minuscola emi-
grazione dalla Dalmazia, a somiglian-
za di quella grandiosa dall'Italia per
tutto il mondo, potrebbe avere il suo
lato di bene.
Attraversiamo tempi difficili e le
migliori virtù per non restar sopraf-
fatti sono la costanza e l'operosità.
Siamo è vero alla mercè del governo,
ma la politica cambia come la moda :
quello che oggi apparisce roseo, do-
mani potrebbe dar ombra e viceversa.
Anche i Croati cinquant" anni fa qua-
si non sognavano i favori che sono
loro piovuti sempre maggiori d'anno
in anno. La loro prepotenza cresce
a dismisura e minaccia di rompere
l'equilibrio. Chi sa: che un giorno i
Dalmati non possano ritornare a vi-
vere tranquilli nella terra che li vide
a nascere.
I tedeschi ^ Roma.
Ho letto in un giornale nazionalista tede-
sco una corrispondenza da Roma sull'attività
di quella colonia tedesca nel campo nazio-
nale.
La colonia, che conta circa 6000-8000
persone, non aveva fino a pochi anni fa che
alcune piccole scuole confessionali, le quali
naturalmente non potevano prosperare. Ora
però che tutte queste scuole vennero unificate
e che la nuova scuola venne ricostruita sul
principio di 'parità, le cose vanno sempre
meglio. Nell'autunno decorso si potè perfino
aprire un proprio convitto, arredato con tutte
le esigenze moderne. Finora la direzione della
scuola si trovava nelle mani dei tedeschi
della Germania; in avvenire vi avranno di-
ritto di voto anche i tedeschi dell'Austria e
quelli della Svizzera e cosi purè nell'accetta-^
zione di ragazzi di origine tedesca non si
farà piìX la minima distinzione nemmeno ri-
guardo all'esenzione dalla tassa scolastica.
La scuola consta presentemente di otto
iilassi, ma nel 1914 avrà un piano didattico
corrispondente ad un completo ginnasio-tec-
nico tedesco riformato. L'ultima meta della
scuola e quella di venir sviluppata fino ad
avere dodici classi. Il numero degli scolari
cresce continuamente e da adito — per i
fondatori — alle migliori speranze. Nel
mentre che la scuola nell'autunno del 1909
non era frequentata che da 113 ragazzi, il
loro numero crebbe nell'anno in corso a 135.
Le spese salirono in sei anni da 20,000 a
50,000 lire. Sebbene — conchiude la corri-
spondenza — si possa far assegnamento su
generosi appoggi dal di fuori, si valuti ciò
non di meno da quanta abnegazione sono a-
nimati i tedeschi a Roma per la loro na-
zionalità.
Bravi davvero, bisogna dirlo!
Ho voluto riportare questa notizia sola-
mente per istituire un confronto.
Dell'attività nazionale dei tedeschi a Ro-
ma nessun giornale italiano — almeno a
quanto mi consta — s'è occupato finora.
Orbene — prescindendo dai paesi meri-
dionali della monarchia austro-ungarica, che
sono abitati anche da italiani cittadini au-
striaci — in tutte le città maggiori delle al-
tre Provincie austriache vivonQ colonie d'ita-
liani, più 0 meno numerose, nessuna delle
quali però è organizzata, ne dà il minimo
segno di vita. C'è p. e. la colonia italiana
a Vienna, che si calcola ascenda a 30,000
persone. Ammettiamo ora che queste colonie,
con a capo quella di Vienna, incomincias-
sero ad imitare i tedeschi e fondassero so-
cietà di beneficenza, circoli di lettura, qual-
che magra scuola popolare e che la Dante
Alighieri le sovvenisse di libri.
Apriti cielo ! Tutti i tedeschi (pangerma-
nisti, volksbundisti ecc.) più o meno auten-
tici, ma egualmente fanatici, che rispondono
ai nomi di Wastian, Dobernig e .cimili, e
tutti i pezzi grossi andati in pensione,
trepidi difensori della monarchia, saltereb-
bero a protestare, ad additare il pericolo, ad
intonare il grido di guerra: dagli agli ir-
redentisti! l'utti i Croati.... dell'orbe terra-
queo farebbero coro e non mancherebbe forse
nemmeno qualche processo.... per alto tradi-
mento.
Forse io m' inganno nelle previsioni di pa-
ragone, ma è certo che gl'italiani hanno an-
cora molto da fare solamente per eguagliar
i ^ tedeschi nell'opera di tutela della loro na-
zionalità.
Verso la resistenza passiva e verso lo sciopero generale.
(Nostro carteggio speciale.)
Trieste, 13 febbraio.
(K) Il movimento dei funzionari dello
stato, tendente ad ottenere un migliora-
mento delle loro condizioni economiche in
vista del costante rincaro dei viveri, non
accenna a cessare. Anzi, a chi ne è me-
glio informato, presenta un lato caratte-
ristico e di tale gravità, che forse sfugge
alle sfere dirigenti di Vienna, sebbene sia
intuita dai rappresentanti a Trieste del
potere centrale.
Sua eccellenza Meyer, nuovo aii' arringo
parlamentare e burocratico, ha incomin-
ciato male, rispondendo un secco «no» alle
prime domande degi' impiegati — poi, in-
formato delia mala parata, iia pensato bene
di mandar qui un suo fiduciario, col me-
schino pretesto d' ana gita occasionale, ed
incamminò trattative col comitato degl' im-
piegati.
Anche qui, però, commise un grosso erro-
re, offrendo prima una risibile elemosina,
aumentata dipoi in misura insufficiente e
tale da non essere accettata aftatto. Ed
ora pare che il governo intenda avanzare
nuove proposte ; ma sempre troppo spro-
porzionate ai bisogni e non atte, quindi,
a soddisfare i richiedenti.
Intanto le prospettive non si presentano
troppo liete.
Al gruppo ( riginario dei soli impiegati
e docenti dello stato si sono via via ag-
gregati in prima linea — fattore temibile
assai — tutti i ferrovieri dello stato, di
ogni categoria, ed hanno messo in vista il
loro aiuto anche quelli della Meridionale ;
successivamente aderirono al movimento,
avanzando eguali pretese, gli officianti
giudiziari, postali e degli altri rami, d'ambo
1 sessi, poi gì' inservienti e tutte le cate-
gorie di sotto-impiegati statali colle loro
organizzazioni, i postelegrafici di diversi
servizi, i doganieri, eccetera.
A quanto si dice, oltre all' appoggio
accordato a funzionari dalla lega dei da-
tori del lavoro, che in nome di tutte le
corporazioni, società ed enti commerciali
ed industriali della città diresse un memo-
riale al governo e di quello del Comune
nonché della Camera di commercio che si
rivolsero in merito al luogotenente Ho-
henlohe, s'interposero ed assicurarono il
loro ausilio i deputati di tutti i partiti,
primo fra questi 1' on. dott. Pitacco, che
attivamente si occupa della questione, come
ha già presentata originariamente analoga
mozione in argomento. Dichiararono poi
la piena loro solidarietà la lega degl' im-
piegati civili, mettendo a disposizione per-
sone, i locali ed il giornale sociale «Il
Diritto», da far escire al caso giornal-
mente ; le organizzazioni dei socialisti na-
zionali, gli scaricatori del porto, tutti i
gruppi delle organizzazioni professionali
(socialisti ufficiali) ed altre varie catego-
rie. Infine espressero la loro adesione gl'im-
piegati di Pola e, si dice, promisero coo-
perazione i ferrovieri di tutta la linea
dello stato sino Pola.
Come si vede, è un movimento complesso,
e tutto fa temere che gì' impiegati, spinti
dai bisogno o dal malo trattamento da
parte dei governo, non solo in questa ma
in tutte le altre questioni che li riguar-
dano ed incoraggiati dall' aiuto morale o
Smettere da Vienna.
(Nostro carteggio particolare).
Vienna, 13 febbraio.
Seduta burraaoosa. — Un manifesto. — La
resistenza passiva. — Gli studenti per Trie-
ste. - Il gpiubileo del Ciroolo Italiano. —
Un 1>allo.
(B.) La direzione della federazione cen-
trale delle società austriache d^li impie-
gati dello stato tenne questi giorni una
seduta, nella quale venne discussa la di-
chiarazione del ministro dell' interno conte
Wickenburg sulla questione dell' avanza-
mento automatico.
materiale di tanti altri fattori, si lascino
andare a dei passi più energici, come
quello della resistenza passiva.
Si dice anzi che il comitato dei funzio-
nari abbia un bel da fare a trattenere
dall' immediato inizio, diremo cosi, delle
ostilità, gli elementi più radicali, non di-
sposti ad attendere la proroga, almeno
sino ai 15 corrente, come chiesto dal go-
verno per la sua risposta; ed infatti si
rimarcarono di questi giorni degli incagli
si nel disbrigo delle operazioni al Punto
franco che nel movimento alla stazione
ferroviaria di S. Andrea.
Grià parecchi giorni sono furono trovati
in tutti gli uffici dei cartellini eccitanti
alla preparazione per caso di rifiuto del
governo; e posteriormente proclami ])iù
battaglieri furono da qualcuno distribuiti
a tutti i ferrovieri.
Giorni addietro altri cartellini di carat-
tere violento e certamente per opera di
elementi estremi, istigavano — sconfessati
naturalmente dal Comitato — alla aperta
lotta contro il governo e furono seque-
strati tosto (questi ultimi soltanto) dalla
polizia.
Quali conseguenze porterebbe seco un
rallentamento dell' operosità da parte di
tutti gli organi esecutivi dello stato nei
pubblici servizi si può ben immaginare,
se non esattamente calcolare. Certo che
un arenamento anche parziale e contem-
poraneo alle stazioni ferroviarie, ai Punti
ranchi, magazzini generali, alle dogane,
posta, telegrafo, telefono ed in tutti gli
altri rami, come casse, contabilità eccetera,
significherebbe il ristagno di tutto il com-
mercio triestino che, se si prolungasse di
pochi giorni soltanto, potrebbe causare un
danno di milioni.
Se di contro a tale calamità sia assen-
nato il procedere del governo che sacri-
ficando, oltre a quanto già offerse, circa
mezzo milione di corone, accontenterebbe
tutti, lascio agli altri giudicare.
Merita soltanto rilevare che ad analoghe
osservazioni del deputato Pitacco, il mi-
nistro presidente avrebbe risposto che il
governo è pronto, e ciò anche nel caso pro-
babile che al movimento di Trieste se-
guisse immediatamente la resistenza pas-
siva di tutti gì' impiegati dell' Austria.
E che cosa penserebbe di fare il barone
Bienerth se le altre classi, anche soltanto
a Trieste, scendessero in campo cogl' im-
piegati, e la tensione degli animi, la di-
soccupazione, la repressione troppo vio-
lenta provocassero uno sciopero generale?
Sarebbe certo un fenomeno nuovo, perchè
nei più vasti scioperi, sinora inscenati,
non si ebbero che le classi lavoratrici,
restando a sostegno dello stato e dell' or-
dine tutta la burocrazia, con piccolissime
eccezioni.
Metterebbe conto in questo caso di ri-
correre alla eccezionalissima misura della
militarizzazione, come si va diggià bucci-
nando, certi di spendere dieci volte tanto,
di portare un grave turbamento nella vita
pubblica, senza evitare danni materiali, e
di lasciare — dopo di aver già scossa per
sempre la disciplina — un profondo solco
di rancori, di odi e di disgusto in quelli
che, dopo la truppa, dovrebbero essere
l'appoggio più fido di uno stato o di un
governo ?
La discussione procedette in termini
molto burrascosi. Il contegno del governo
in merito al progetto di legge Proliazka-
StOlzel venne sottoposto ad una critica
molto acerba. Venne accentuato come, dalle
informazioni che giungono da tutta l'Au-
stria, r irritazione in tutti gì' impiegati
dello stato sia straordinariamente grande,
per cui riesce assai difficile alla direzione
della federazione centrale di trattenere
gì' impiegati da azioni radicali.
Parecchi membri della direzione rileva-
rono che la responsabilità principale del-
l' eventuale insuccesso delle pratiche per
ottenere il nuovo sistema di avanzamento
automatico, ricadrebbe esclusivamente sui
partiti politici, ed in prima linea su quello
cristiano-sociale.
Nel corso della discussione vennero fatte
molte proposte, tutte dirette ad una tat-
tica radicale, corrispondente all' umore so-
vreccitato degl'impiegati.
La federazione centrale delle società
degli impiegati dello stato è intenzionata
di rivolgere un manifesto a tutti gì' im-
piegati dello stato, nel quale verrà sotto-
posto ad aspra critica il contegno del
governo di fronte ai desideri degl' impie-
gati ; e giova notare che questa federa-
zione centrale conta circa 60.000 membri.
E' intenzionata inoltre di fissare un co-
mizio generale a Vienna di tutti gì' im-
piegati dello stato, nel quale verranno
prese risoluzioni sugli ulteriori passi da
intraprendersi.
Si è costituito pure un comitato diretto
a preparare la resistenza passiva da parte
di tutti gli impiegati dello stato.
Insomma pare che le cose si fanno serie
ed è obbligo del governo di venire incon-
tro alle giuste domande di chi tiene in
mano le redini di tutta 1' amministrazione,
chè una resistenza passiva potrebbe essere
molto dannosa agi' interessi dell' ammini-
strazione stessa.
Successivamente vi fu un' altra seduta
della federazione centrale delle società
austriache degl' impiegati dello stato, la
quale pure si occupò della tattica da a-
dottarsi.
Esaminate le condizioni di tutti gì' im-
piegati, si constatò che quelle degl' impie-
gati d'imposte sono le più sfavorevoli nei
riguardi dell' avanzamento, per cui il loro
comitato di azione decise la resistenza pas-
siva, nel caso non venisse accolto 1' avan-
zamento automatico. Se ciò avvenisse, non
solo neir Austria Inferiore, ma in tutte le
Provincie verrebbe paralizzato il mecca-
nismo steurale.
La federazione centrale è però contra-
ria che singole categorie d'impiegati ri-
corrano a misure così radicali e violente
ed insiste perchè ciò non avvenga prima
che il complesso degl' impiegati non abbia
esternato al governo i propri desideri.
La situazione creata nella questione
universitaria italiana dal voto della com-
missione al bilancio fu oggetto di viva
discussione in un' adunanza, riuscita nu-
merosissima, dei nostri studenti italiani.
In proposito venne votato il seguente
ordine del giorno :
«Gli studenti italiani di Vienna, raccolti
in adunanza, riaffermano che soltanto una
Università completa a Trieste, ed in nes-
sun' altra città, significherà la soluzione
della questione universitaria italiana in
Austria ; per il soddisfacimento di questo
postulato di tutto il popolo italiano essi
continueranno a lottare con la massima
energia.
La facoltà provvisoria a Vienna non è
che una restituzione di fatto di quanto
gì' italiani possedettero finora ad Inn-
sbruck.
Gli studenti rilevano fin d' ora la clan-
destina modificazione introdotta di frodo
nel progetto governativo col quale si vor-
rebbe prolungare di un anno cioè dal
1914-1916 il provvisorio di Vienna; ricor-
dano le dichiarazioni officiali degli oratori
dei partiti di maggioranza dell'anno scorso
durante la prima lettura alla Camera del
progetto governativo con le quali la mag-
gioranza della Camera si impegnava di
votare per la sede di Trieste, ed eccitano
i deputati italiani ad esigere, nella seconda
e terza lettura del progetto della Facoltà,
prima ancora di dare il loro voto pel bi-
lancio, il mantenimento della parola data
loro dai partiti, cioè un voto per Trieste.»
Mercoledì 15 corrente nella sala dei
birilli del Caffè alle Arcate, il «Circolo
accademico italiano» darà un altro festino
famigliare con conversazione, musica e
ballo.
11 3 marzo poi verrà data una grande
festa neir «Hotel ContinentaL per solen-
nizzare il trentesimo anniversario della
fondazione di questo Circolo accademico
italiano.
Lo scrittore Arnoldo Cervesato terrà,
in quest' occasione, una conferenza dal ti-
tolo «Visione di Roma». Seguirà un con-
certo di artisti italiani, e poi si danzerà.
11 ballo offerto dalla «Federazione pel-
r industria casalinga» riusci splendida-
mente.
Vi presero parte, oltre che l'arcidu-
chessa Maria Gioseffa — patrona del ballo
— anche suo figlio, gli arciduchi Fran-
cesco Salvatore e Stefano, nonché la parte
scelta della società viennese.
Vennero danzati i balli nazionali dei
tedeschi austriaci, dei rumeni, dei polac-
chi, degli slovacchi, dei russini e dei con-
tadini dalmati.
Si ammirarono i pittoreschi costumi dei
contadini di Òbbrovazzo, Knin, Bernis,