I NOSTRI CARTEGGI
Cronaca ragusea.
Ilagusa, 22 settembre.
(Ammonizioni infruttuose. — fana-
tismo in chiesa. — Una omissione). —
Dopo i'euciolica papale all'episcopato
ungherese anche le parole dell' impe-
ratore di recento dirette al clero ru-
teno dell' Ungheria furono lette e com-
mentate dai chertuti di questa čitaonica
coli' intenzione di non appropriarsele.
Essi sono invasi dall' idea di dover
prender parte attiva alle lotte ed agi-
tazioni politiche por giovare alla reli-
gione. Ossia fanno spiccare tale idea
nella loro riprovevole azione a danno
della pace del paese e della concor-
dia cittadina per mascherare le loro
passioni personali, che sono infine l'u-
nico movente al loro immischiarsi in
questioni del tutto estranei al mini-
stero sacerdotale.
Dovrebbero anzi accorgersi di per-
dere in tal modo ogni prestigio presso
il popolo, il quale aborre dal sacer-
dote che vedo tutto dedito agli inte-
ressi mondani e non curante nè del
lustro del culto, nò della salute delle
anime. Infatti chi ò che non si accorge
da noi della traso u ran za con cui si
tanno certe funzioni, specialmente in
Duomo, che altre volte primeggiava .
per decoro e dignità? Ora inveoe vi
si sente un canto coralo cosi stonato
e monco, da provare disgusto e scan-
dalo, anziché edificazione ed incita-
mento a devozione. Ma i reverendi
hanno altri pensieri per la testa, che
non il coro e l'altare: hanno da pre-
parare gli articoli per la Crvena e Uà
mosse per le prossimo elozioni.
Distolgono poi ancho il popolo dal
preudor parte al canto ecclesiastico
col sostituirò 1' uso del croato in al-
cune funzioni che prima sempre si
facevano in latino, e ciò col pretesto
che il popolo ne possa meglio appro-
fittare. Inveee si coglie I effetto con-
trario, che cioè il popolo resta mulo,
come avveniva di reoente durante la
novena nel santuario della Madouna
delle Grazie, dove I* introdotta novità
di cantare le litanie in slavo fece to-
tale fiasco, avendo I' uifiziaute cappel-
lano dovuto cantar solo col suo acco-
lito senza cho nessuno degli interve-
nuti fedeli vi rispondesse. Al contra-
rio quando le litanie si cantano in la-
tino, tutti gli astanti e specialmente
le donne, rispondono in coro, come
avviene fra le altre alla funzione set-
timanale della cosiddetta coroncina
nella chiesa dei francescani, dove, per
fortuna, ancora si tiene alle vecchie
tradizioni. Raccomandiamo intanto al
vicario capitolare di vegliare che non
si introducano arbitrariamente nelle
chioso innovazioni dannose al culto ed
alla pietà dei fedeli.
Conchiudererno poi per oggi con
una domanda di altro genere e ad al-
tro indirizzo, cioè, perchè quest' anno
ad onta della polvere micidiale si è
•fià cessato di inafliaro la strada Pile-
Gravosa, che gli altri anni si conti-
nuava a bagnare almeno fino al primo
di ottobre ?
Un sequestro.
Ragusa, 23 settembre.
Da due giorni qui non si fa che
parlare di un articolo del Dubrovnik
e del relativo sequestro.
L'articolo è uscito nel foglio di mer-
coledì 20 corrente e portava per ti-
tolo le parole: Il signor dar occhi lo
dice e preoisamente così in italiano,
quantunque V articolo fosso scritto, se-
condo f indole del giornale, iu slavo.
Ora chi è questo signor Ciarocchi, che
si è meritato I* onore di un articolo
di fondo nel foglio che passa per or-
gano del partito sorbo in Ragusa? E'
un sè dicente ex cameriere, sempre
senza servizio, che vive di non si sa
quali risorse, più volto in conflitto
colla polizia urbana e colla giustizia,
che anche adesso sta scontando una
pena per non so quale reato e che
produsse denunzia al capitanato di-
strettuale contro alcuni impiegati, im-
putandoli di avere in occasione delle
feste per l'inaugurazione del monu-
mento Gondola fra un crocchio di
amioi in birreria acclamato alla Ser-
bia ed al suo giovane re Alessandro.
Ma la pubblica opinione si occupa,
e si è occupata, dell' assurdità e fal-
sità della denunzia e mise già in ri-
lievo tutti i dati che dovevano a priori
farla ritenere una maligna e volgare mi-
stificazione, priva di ogni consistenza.
Una siffatta denunzia, e d' un siffatto
individuo, non poteva prendersi sul
serio, nè farsi oggetto di un procedi-
mento uffioioso; e quando gli impu-
tati, chiamati a giustificazione, nega-
rono recisamente ogni cosa e diedero
sfogo al proprio risentimento per la
vile oaiunnia e la falsa accusa, non
si dovevano usare, credo, a loro con-
futazione, le parole: Il signor Ciaroc-
chi lo dice. Non ci meravigliamo quindi
che il pubblico, parte scherzando e
parte dicendo sul serio, faccia dei
confronti che pongono in rilievo la
differenza fra un passato, non molto
lontano, dell' amministrazione politica
locale e le circostanze odierne. Ciò che
ci sorprende si è che il signor Ma-
roioich abbia senza alcuna motiva-
zione emesso il decreto di sequestro
del numero del giornale per l'arti-
colo suddetto, che non fa che ogget-
tivamente criticare il procedere del
capitano distrettuale. E che? Non sarà
dunque permesso di fare osservazioni
all'azienda di un capitano distrettuale,
quando giornalmente la pubblica stampa
assoggetta a disamina e critica le di-
sposizioni dei luogotenenti e dei mi-
nistri e perfino pone iu evidenza certe
dannose conseguenze di tutto 1' indi-
rizzo politico della cosiddetta era di
conciliazione inaugurata dal presidente
dei ministri conte Taaffe ? Sarà questi
meno intangibile di un capitano di-
strettuale? Non lo crediamo; ma per
questa volta, e per non fare sequestrare
anche il Dalmata, ci asteniamo da altri
commenti.
* * *
Non sappiamo perchè 1' avviso di
questa direzione del ginnasio sul pros-
simo inooininciamento del nuovo anno
scolastico è pubblicalo nell' Avvisatore
dalmato soltanto in slavo. 0 forse non
vi è F altra lingua del paese ed il
ginnasio di Ragusa non è forse fre-
quentato anche da scolari di naziona-
lità italiana? E come si spiega il sud-
detto avviso colla ufficiale bilinguità
del l'Avvisatore? Domandiamo alla Smo-
tra una sollecita ed esauriente ri-
sposta.
Di una biografia.
Dalla provincia, 23 settembre.
Nou v' ha virtù che aia più encomiata della
umiltà, speiie se questa si scorga in persona
che per varii titoli meriti di esser levata alle
stelle.
Un simile uomo credo sia il dr. Filomeno
Bulat. Egli è la umiltà personificata. Ma, per
quanto egli sia umile, pure èvvi a Spalato uo
foglietto scritto popolarmente palla gerite di
campagna, il quale vuole per fas e tiefas
premier la tromba e propalare all' orbe intero
i meriti cospicui del dottore.
Moltissime volte poi prende dei granchi a
secco.
Nel n.o 18 del corrente anno inserisce
un articolo intitolato Split i Zagreb ; ed in
esso I' articolista si è prefisso di pubblicare
in succinto la biografia dei dottori Amrus,
ex podestà di Agram, e Bulat, podestà di
Spalato. Ben inteso che pubblica in queste
biografie i sommi meriti di entrambi, pei quali
devono essere proposti alla venerazione e gra-
titudine dell' hrva'ski narod.
Se il foglietto di Spalato non fosse scritto
principalmente pel popolino delle campagna,
che prende per oro di zecchino quanto viene
stampato in onore dei prvaši, parola d' uomo
d' onore, che sar'M per eredere non si fosse
l'articolista preso il matto piacere di corbel-
lare tristamente il dr. Bulat.
E valga il vero. Là dove viene a parlare
degli atti politici del dr. Bulat, pei quali la
nazione gli deve essere eternamente ricono-
scente, dice che quando scoppiò la lotta fra
i partiti croato nazionale ed autonomo ita-
liano — il primo dei quali voleva assicurare
alla popolazione dalmata 1* egemonia della lin-
gua croata, mentre il secondo si forzava di
far sì che la lingua italiana violentemente
fosse imposta al popolo — il giovine avvo-
cato, pieno di amore pel popolo, si pose nelle
prime file per combattere il temuto nemico. *)
Qui l'articolista si profonde in lodi al dr.
Filomeno, che, pubblicate iu altro giornale,
sarebbero sanguinose offese.
Ma viene alla vita pubblica. Eccolo nel 18
giugno eletto deputato alla dieta dalmata.
Quivi vien lodato par la sua attività parla-
mentare. l) Nel 1882 toglie dalle mani ne-
miche (iz ruku neprijateljskih) il comune di
Spalato.a) Mi saprebbe indicare l' articolista
quali furono i mezzi adoperati dal dr. Bulat
per ottenere lo scioglimento del comuue di
Spalato, amministrato con sommo decoro fino
allora dagli autonomi con a capo quasi sempr«
il dr. Bajamonti? La vittoria gli arrise nel
1885 quando potè spuntarla ad essere eletto
podestà in luogo dei dimissionario 4) dr. Ren-
dich. Quali arti non adoperò il dr. Bulat per
schiacciare gli autonomi nelle elezioni comu-
nali dopo lo scioglimento! Tutto mise in o-
pera, tranne la giustizia e la equità. Il suo
primo trono dittatoriale era eretto sopra ogni
sorta di illegalità e suffulto dalle baionette!
Se Spalato, continua il biografo, è una città
sana e pulita (già si sa che sotto il regime
degli autonomi la città era sudicia e mal-
sana, e ci voleva appunto il dr. Filomeno che
l) Egregio biografo; quali sarebbero i nemici dal-
le cui mani il dr. Bulat avrebbe strappato il co-
mune di Spalato? I Turchi, gli Uscoochi od i Van-
dali ? Ovfero intendereste voi forse sieno gli au-
tonomi, i provvidi reggitori, che, fino al 1882, ogni
bene procurarono al comune ?
a) Nessun spassionato ignora la guerra mossa anche
in Dieta al dr. Bajamonti, fino ad ottenere colle
menzogne e calunnie la liquidazione della associa-
zione dalmatica. Si servì della veste di deputato e
della libertà di parola per schizzare tutto il suo
veleno contro il compianto Bajamonti.
') Ameno di un articolista !
*) E' noto ehe il dr. Rendich, non potendo tol-
lerare di essere podestà di nome soltanto e di es-
sere padroneggiato dal I.o assessore dr. Buiat, si
trovò costretto di dimettersi.
siedesse sul seggio podestarile, perchè, con an
colpo di verga magica, la caugiasse d' un
tratto in città sana! Quali mezzi adoprò per
far« mutar faccia alla città in linea d'igiene?
Fu forse lui a crear I' acquedotto ? In-
dichi f articolista una sola opra di sana-
mento, sempre che uou sia il tempietto Ves-
pasiano e ne saremo contenti) se vi regna
l'ordine e la tranquillità! (Burlone! E' noto
lippis et tonsoribus che da quando regna a
Spalato la camorra croata non si sa che sia
pace ed ordiu^) se le scuole furono croatiz-
zate (con tanto e si grande danno materiale
e morale della gioventù, che le frequenta e
deili famiglie aventi per lingua materna l'i-
taliana) tutto è merito del dr. Bulat!
Gli enumerali SODO per I' articolista i più
emergenti titoli e meriti pei quali P attuale
podesià di Spalato va elevato alle steli».
Uno eh» volesse dire il vero su quanto
fece il dr. Bulat pel bene di Spalato ben ai-
Ire cose avrebbe da far note al popolo per-
chè impari ad amarlo.
10 però voglio credere ehe se P articolista
le ha tralasciate, non lo abbia già fallo a
bella posta, sibbene dalla fretta di scrivere e
p«-r puro sbaglio. Peccato, del resto, che le
cose tralasciate sieno quelle cho^ meglio di
ogni alira gli avrebbe procurato P amore del
popolo. Che so il narod le conoscesse per
bene, non mancherebbe di togliersi il ne-
cessario alla vita, e portare il suo obolo per
P erezione del monumento, che i futuri nepoti,
iu epoca di monumentomania, dovranno de-
dicargli, alla marina.
Se poi il futuro scultore dovesse essere
imbarazzato nella scelta della posa, eccone
un' idea.
Per piedestallo il narodno hrvatsko ka»a-
liète con scolpitavi la dira di f. 450.930.97 ;
sopra tale piedestallo il dottore in toga col
braccio destro teso a libeccio, indicando il
mare e P isola di Solta.
Ci vorrebbe pure P inscrizione dedicatoria
che potrebbe esser questa.
A. Gaetano-Filomeno dr. Bulat. — Provvido
podestà. — Ristoratore delle finanze e conserva-
tore del pairunouio del comune di Spalato. —
Gli spalatini riconoscenti. — Dedicano.
Li'ournico.
Dopo il processo.
Sebenico, 25 settembre.
Dalla relazione dataci dai Dalmata del
processo Belamarich abbiamo potuto convin-
cerci come i cattivi, i disonesti, gli ipocriti e
gli ingenui si siano prestati a chi farà me-
glio per toglierlo alla giusta punizione per
P ultimo del;tio col quale espierà tante altre
«olpe impuniie. Abituati da molti anni a ve-
dersi securi e impuniti, si preparava qui al
Belamarieh un'accoglienza trionfale; « per
opera di alcuni, iu parte compromessi, si a-
privauo sottoscrizioni per cene e feste.
A ridurli come pulcini bagnati venue la
sentenza, accolla cou plauso dai ben pensanti.
Si deve deplorare, però, che, di fronte alle
palesi contraddizioni e alle rilevate intimida-
zioni e minaccie, nou si sia proceduto verso i
pusilli ed i bugiardi. A che grado d' mimo-
talità sia ridotto questo paese e quanto P e-
poea del terrore, durata tanti anni, abbia po-
tuto sugli auiini dei più, si rileva dalle de-
posizioni dei testimoni.
Adesso poi va dato al d.r Zlatarovich il
consiglio di usure maggior prudenza per ri-
guardo a gè, alla sua famiglia ed «Ila parte
ouesta delia cittadinanza, che stigmatizzò l'a-
zione delittuosa, ma che ha tanto bisuguo di
quiete dopo tanti anni di persecuzioni e di
misfatti. Poiché, se si devono riconoscere nel
gerente d.r Madirazza molte attitudin , e se i
vantaggi della sua amministrazione si risen-
tono per quanto riflette P economia del Co-
mune, si può asserire, senza tèma di venir
smentiti, che, iu quanto ad ordine pubblico,
si nutre sempre il desiderio di vederlo per-
fettamente ristabilito. Ci si accuserà di pessi-
mismo. Ma è forse d' obbligo che ogni nu-
mero di giornale debba registrare nella cro-
naca qualche violenza a Sebenico ? L* politica
— e si persuada anche la Smotra — il con-
tadino non la fà per conto proprio; le vio-
lenze non le commette dopo la pretesa let-
tura di giornali o pel piacere che in esse vi
prova; ma unicamente quando è sobillato dai
soliti mestatori, che vogliono raggiungere uno
scopo. Ed è tanto ciò vero, che, all'occasione, si
avrebbero le scene di prima; che, nel passag-
gio dei croati, si ebbe a notare P intervento
di alcuni organi di polizia a favore del par-
tito Supuk; che si ebbero i disordini a Vo-
dizze ed a bordo del vapore per opera della
Narodna glazba e di impiegati del Co-
mune; eh», come si disse, ove il Belamarich
fosse passato pel rotto della cuffia, si era di-
sposta una dimostrazione popolare.... Ed in-
fine che e capitano distrettuale e gerente sono
sempre trepidanti per la tranquillità e P or-
dine pubblico.
E' vero che un paese ridotto a tanta de-
gradazione non si moralizza in un anno ; ma
dobbiamo pure nostro malgrado deplorare che
11 signor gerente non abbia con un po' più di
energia seguiti i consigli del Dalmata, licen-
ziando, come equamente e modestamente si di-
mandava, tanti organi ed impiegati già compro-
messi, che tutt' ora inscenano dimostrazioni; e
non abbia, come si chiedeva, ritenuto gli istru-
menti musicali e le uniformi di proprietà del Co-
mune, anziché lasciarle ad un corpo, che ne
approfitta per portare il disordine anche in
paesi vici Di-
speriamo ehe considerazioni dello stesso
genere riguardo P ordine di Sebenico avrà
fatto anehe il governo e vorrà supplire ai ri-
guardi, imposti fino ad ora al gerente, per
lo meno col lasciare a sua disposizione un
tempo più lungo per avvicinarsi allo scopo.
Un sonetto colla ooda.
- ' Curzola, 23 settembre.
Fate un' ecoesione. Invece dei soliti car-
teggi d'indole politica, pubblicate oggi que-
sto bel sonetto scherzoso, dovuto al chia-
rissimo professor Zarbarini di Spalato. Il
diversivo, ne , sono certo, non spiacerà ai
vostri lettori.^
Il cotter austriaco TONI.1) — comandato
dal suo armatore — Cav. Trifone Demattei
— 1 B. Cancellista Giudiziario a Curzola
— cantato — dal posta laureato Gregorio
Zarbarini — nel viaggio da Spalato a Trau
— addì 17 settembre 1893 — e da lui de-
dicato — a} vecchi suoi allievi nautici a
Cattato.
Sonetto colla ooda.
Austro, cui l'Adria serve da sollazzo,
11 TONI parte e padron Tripo aspetta:
L'àncora è già salpata e la barchetta,
Annodata la scotta ed il ghindazzo.
Austro, su dunque soffia pur da pazzo!
Si va a Tragurio, è scarsa la bavetta:
Soffia, qui non si teme onda o maretta;
I naviganti scelti son dai mazzo.
La gente a terra guarda; empi la randa,
La trinchettina e il flocco, e ognuno gridi :
II TONI ha inver velocità ammiranda ! —
E quando mainerem sotto Traù,
Là pur si dica: Mai su questi lidi
Si vide un TONI, e non vedrassi più! —
Il TONI h'v ogni virtù:
Fu costruito alla Corcira Nera,
Là dove i proti portan la bandiera,
E il pmo ha buona ciera.
Il Ugno ha capitan Demattei Tripo,
0' ha la barba d'Aronne, e, me ne impipo!
E' un marinaio tipo,
E in pancia egli era già della sua mamma;
Sa ben giuocare a iaraon e a damma
Ed ha Bocchese fiamma.
E' desso un galantuom a tutta prova:
A Cork e Folmouth tal più non si trova
Di vecchia stampa o nuova,
Leon nel propugnar il patrio nome,
Com'ora alla Pretuia liti e some
Con Menico e con Mome.
Il suo nostromo Mato Curzolano,
Non sol a contrarrande ha svelta mano,
Ma è un cuoco sovrumano
Fegati a preparar e buon brodetto ;
E in questo ben P aiuta il suo cadetto,
Il Toscano Antonietto,
Che come è grande nel volgar di Dante,
Sì per le sàrtie è un bravo arrampicante
E pesca occhiate tante....
Ma, per dirvene ancor, sotto la tuga
Son ignee bocche, per cacciar in fuga
Ogni zanzara e ruga:
E dentro due lettiere inoltre v' ha,
Per Tripo e P altra per la sua metà
Se in viaggio con lui va;
E dispense dattorno e cassettini,
E fiasche vuote e tondi sopraffini,
E di tutti vicini
Popoli — e dei lontani — scansie intiere
Di fiammole, segnali e di bandiere ;
Perchè il TONI ha sincere
Relazion con ogni grande impero ;
E, per mangiar un manzo, o quasi intiero,
Ha in sala un tavoliero.
Sotto prora poi stan due rari letti,
0, per dirla tra noi, due cataletti,
Dove il Padre Baretti
Fatto a' gomiti non avriasi danno;
Ov' Anto e Mato assai comodi stanno
Quando a ronfare vanno.
In vicinanza sopra è il focolaro,
Ch' è largo poco più d' un calamaro ;
Ma pure ha il pregio raro
Di cucinar per venti, e ancora più;
Lì presso è un gallo, e fa cucurucù,
Che vai tutto un Perù.
Ha il TONI anco il suo Orfeo, cui pick e bum
Fanno paura, in mar per non far pun
Col riso di ciascun :
Vate nato e sputato come il Monti,
E dargli ancora punti, e far i conti
Co' Guelfi al mar e a' monti....
Nel dì che il TONI passerà lo Stretto,
Stampar promise un magno poemetto
Neil' unghera Seghetto.
Divoreranlo a Gelsa e alle Castella,
E a Curzola gentil, e la scarsella
Gli empirà P opra bella. —
Insomma e 1' armatore-comandante,
E la ciurma e il poeta han glorie tante,
Che i porti e tuttequante
E baie e rade ed isole e canali
Sanno del TONI i gloriosi annali;
E i vanti originali.
Li vide ognun da Cattaro a Traù,
Ove fu il TONI e navi cento e più,
E altrettanti su e giù,
Trabaccoli e brazzere in bella gara ;
Presto anzi a far vedersi andrà fin Zara,
Forse con bile amara,
Dell' Ungaro-Croata e del Rismondo.
Se poi farà il suo giro attorno il mondo,
Lo dico e noi nascondo.
E bark e yacht e scooner e torpedine,
Che valicau del mare la salsedine,
Con gioia o con acredine
Sì tutti si faran dattorno al TONI
A fargli onor con urrah e con cannoni.
L' affare della bandiera.
Macarsca, 24 settembre.
Dunque il capitanato di Macarsca ha spe-
dito alla direzione dei Civico Casino il de-
creto di divieto dell' inalberamento della ban-
diera dalmata, bandiera della nostra patria.
E sapete perchè? Perchè il famoso Mileta,
commisario di polizia comunale, ha presentato
denunzia. Dovete sapere che questo individuo
è stato diverse volte condannato dall' autorità
politica perchè promotore di disordini- ep-
pure è commisario di polizia del presente
comune. Egli mi fa ricordare quel tale, che
essendo impiegato nell' ammiuistrazioni co-
munale Muslavich (che in quel tempo era
podestà ed era galantomo a prova di bomba)
si appropriò di diverse centinaia di fiorini
del fondo comunale, i quali dovettero esser ri-
fusi. Eppure — come ho detto — il podestà
Muslavich è noto generalmente come un ga-
lantuomo, e, durante la sua gestione, le cose
procedevano benissimo e con una onestà unica
più che rara, ma; pur troppo, dovette egli
rinunziare alla carica, non volendo adattarsi
a certi comandi contrari al pubblico bene.
Dopo la rinunzia del Muslavich la nuova am-
ministrazione comunale ha creduto bene di
prendere nuovamente al servizio del comune
il noto Mileta, in qualità di commissario di
polizia comunale. Eppure questo individuo,
dopo di averne fatte di ogni erba un fascio!
gode fiducia. La sua denunzia è stata evasa,
') Arriva questi giorni a Zara.
a suo favore, in meno di ventiquatt' ore df
tempo. * * *
Mi scrivono da Spalalo che il pittore sig.
Bellolli non può avere ancora il saldo della
tabella Na Kacićevu Trgu di Macarsca, spè-
dita ancora in data 3 luglio a. c.; anzi non
sa a chi deve rivolgersi per avere il saldo;
se al proprietario del caffè Dusan, oppure al
noto Mileta. Avanti signori, pagate. Così fa-
rete una buona volta la parte dui galantuo-
mini; pagate i vostri debiti, e, dopo di a-
vtrli pagati, potrete strombazzar» eh« siete
in casa del diavolo e non in Dalmazia. Ma pagai«!
> . 'i A a aBŽftdrf
LA VENDEMMIA
La fermentazione dei mosti secondo il vjno
che si vuol fare. — Nou ehe colla feroa«Q.
tazione si possa cambiare la qualità dal pro.
dotto; ma date le regole generali affinchè U
fermentazione si compia bene, è un fatto che,
regolandola iu un modo piuttosto che in yn
altro, cou una stessa qualità di uva si poi-
sono ottenere tipi di viuo alquanto diierii fri
loro.
Vediamo i casi principali.
Vini comuni da grande commercio, vale
a dire quelli che alimentano il grandi «on.
sumo. In questi vini si cerea sopratutto il
corpo, la vinosità ed il colore; e su qu§«ti
requisiti la fermentazione ha molta influenza.
Prima di tutto occorre una pigiatura la più
completa possibile in modo da disfare, di
disorganizzare bene la polpa dall'acino, • da
porne, così, in intimo contatto fra loro tutti
i componenti. Riempito il fusto con mosto
e uvacei» riunite (per 4[ò solamente) si
squassi, si sbatta ben bene con robusti folla-
tori, e se le uvaccie non souo tenuti som-
merse coi falsi fondi, duranti la fermenta-
zione tumultuosa, si folli parecchie volte al
giorno (le follature vanno usate appena la
fermentazione tumultuosa accenua a declinare):
non si svini se non quando la fermentazioni
tumultuosa sia eompletameute fluita, cioè
quando tulio lo zucchero sia scomposto; locchè
porterà a svinare al sesto o settimo o ottaFo
giorno circa. Con tale pratica, si ottiene un
vino pù colorato (si .scioglie maggior quan-
tità di materia colorante, enocianina, la quale,
come si sa, sta unicamente aderente alla buc-
cia dell' acino, la fermentazione tumultuosa &
energica, e le buccio sono tenute immerse
n»»l liquido fermentante), — più alcoolico (si
scompone pù completamente lo zucchero,
anche quello che sta aderente alla buccia),
— p ù robusto (si scioglie più tannino, ecc.),
— più fragrante, più brillante, più defecato,
appunto come vuol essere un vino comune
da grande commercio.
Vini da pasto fini. — Qui invece si ri-
chiede più delicatezza, più morbidezza. Pur
ottenere un viuo consiffatto, si fa la pigiatura
bensì ma non esageratamente energica come
nel caso precedente ; taoto più se le UT»
hanno qualche sapore profumalo o poco gra-
dito, che non garba avere nel vino : si se-
para una parte dei raspi (ma solamente il
raspo, il gambo : le buccie ed i viuaccioli BÌ
devouo unire al mosto) in maggiore o minore
quautità, secondo i cast : o si tengono le vi-
uaccie sommerse?, o si folla : ma in questo
caso le follature devono essere poche, ma
appena riempito il fusto, e poi qualcuna al
principio della fermentazione tumultuosa, e
basta. Si svina più presto, anche senza aspet-
tare che la fermentazione tulmultuosa sia com-
pletamente finita: non importa se il vino è
ancora caldo e un po' dolcigno ; la fermenta-
zione lenta lo renderà secco. Svinato, si porta
perciò il vino in uo locale la cui temperatura
non sia inferiore a 16-18 gradi centigradi:
si travasa senza pompe, ma facendo l'opera-
zione alla lesta nel portare il viuo a posto,
affinchè si raffreddi U meno possibile: SODO
due condizioni necessarie (temperatura e aria)
a eh« si inizi subito la fermentazione lenta,
quella ehe deve completare la formazione del
vino.
Vino da taglio. — La fermentazione «i
regola come quella indicata per i vini comuoi
da grande commercio. Qui vi è più partico-
larmente da osservare 1' acidità. Spesso le u?e
pei vini da taglio, e quelle meridionali quasi
sempre, sono ricehe di zucchero e povere <ii
acidità; in tal caso la fermentazione si fa
stentata, incompleta, irregolare e per defi-
cienza di acidità si scioglie meno materia co-
lorante, che è uuo dei principali requisiti dei
vini da taglio. E' perciò necessario aggiun-
gere dell' acido tartarico prima della fermen-
tazione del mosto : la dose varia da 100 a
200 grammi per ettolitro, secondo la natura
delle uve, cioè, se sono più o meno ricche
di acidità.
La fermentazione coi fermenti selezionati-
— E' una prauea nuova, di cui oggi si pari»
molto. Si tratta di ricavare dall'uva, mediante
un processo speciale, alcuni fermanti da unirsi
al mosto. La cosa più rimarchevole starebbe
in questo, che coi fermenti tratti da ove di
qualità superiore si potrebbero migliorare
mosti di qualità inferiore, ottenendosene per
tal modo vini migliori ed anche col profumo
speciale dell' uva da cui i fermenti fossero
presi. Ma, checché altri ne dica in contrario,
credo che oggi, come oggi, non ci si po»8>
ancora scostare da quanto ne dicono i nostri
più competenti specialisti in materia, dottor
Forti, Cub oni, Ravizza, ecc. : meritano cioè)
di essere incoraggiati e continuati gli esperi-
menti, ma sarebbe prematuro, per non dire
forse pericoloso, consigliare già oggi in graode
nella pratica l'applicazione di questo metodo,
che ha bisogno ancora di ulteriori ricerche
ed investigazioni ; tanto più anche dopo quello
che se ne disse ai recente congresso di Monpel-
ner, dove, pure riconoscendo tutta P impor-
tanza di tale pratica, ed i vantaggi che può
portare all' enologia, si ammise che ancora
e dello studio da fare. Quindi per or»
limitiamoci a delle prove in piccolo.
Giovanni Marchese.
colla troboinizza, esposta dalla prelodata
redazione. Gii angeli del ra. r. Uccellini
hanno cantato un coro glagolito in segno di
esultanza.
Gli angeli. — Domenica, alla funzione
solenne in chiesa di S. Simeone per 1' ono-
mastico di S. M. i' imperatrice, presenti tutte
\& autorità civili e militari, dopo il Tedeum
si innalzò la consueta preghiera : Salvum fac
Imperatorum nostrum Franciscum losephum
e poi 1' altra per la imperatrice.
Alla prima invocazione, cantata, i chierici
del seminario teologico non risposero.
E non risposero neanche alla seconda.
Assoluto s;letizio,, con scandalo degli a-
stanti.
Prova di quanto abbiam detto noi sugli
angeli del seminario.
Ma come ? Creature così perfette e ce-
lestiali ignorano un semplice versetto di ri-
sposta?
Venga loro insegnato, se non lo sanno,
monsignor Uccellini!
Il fatto di sangue. — Fra il torni-
tore Vincenzo Genti lizza da Spalato, un ma-
rinaio adetto a questo comando di marina
ed un infermiere dell'ospedal militare, dal-
l' una parte, e Vittorio Grubelich, lo scal-
pellino Giovanni Cassani, Gasparo Pontelii
e Antonio Turiani, dall' altra, esisteva una
vecchia ruggine, che, anche domenica 12
corrente, degenerò in qualche via di fatto.
Domenica, 19 corrente, i tre primi si udi-
rono con alcuni marinai della squadra, fra
i quali, fatalmente per lui, v'era certo Doimo
Bile, da Spalato, marinaio di prima classe
della i. e r. nave Hum. Le due compagnie
si scontrarono, di sera, in Via S. Demetrio;
e il marinaio Bile — aizzato evidentemente
dai compagni, chè nulla egli sapeva della rug-
gine fra le due parti — diede un pugno al
Pontelii, gettandolo contro una portiera, di cui
andò infranta una lastra. 11 Pontelii, cogli altri,
E6 la diede a gambe, temendo la peggio ; e
subito si impegnava una zuffa tra il Bile e
il Vittorio Grubelich. Quest' ultimo, anzi,
ferì il Bile al ventre, con un coltello. Dalla
zuffa sfuggì ii Grubelich senza cappello, la-
gnandosi a una guardia di polizia e ai gen-
darmi, accorrenti, di esser stato percosso,
mentre il Bile, in istato di ubbriachezza,
e pur lagnandosi, ignorava di esser stato fe-
rito. La ferita era in apparenza leggera ; ma
il coltello aveva invece perforato l'intestino;
tanto che il povero Bile, trasportato all'o-
spedal militare, morì lunedì sera alle nove
e mezzo. Moribondo, dinanzi alla commis-
sione giudiziaria, designò come suo feritore
il Grubelich, che è in carcere pel relativo
procedimento. Gli organi della polizia co-
munale e i c. r. gendarmi possono asserire
la verità di questa narrazione, eh' esclude
canti e provocazioni d' indole nazionale.
Dopopranzo ebbero luogo i funebri, bellissi-
mi, del povero ucciso, cui presero parte gli uffi-
ciali e i marinai dell'Andreas Hoffer, la Banda
militare, e da tre a quattro cento persone,
manifestanti il pubblico cordoglio per l'acca-
duto. E' venuto qui anche il padre del-
l' ucciso, ch'è affranto dal dolore.
Infamie. — Questa esatta narrazione
del tatto annienta la infame versione che la
Katolička Dalmacija — sempre pronta a
denigrare la nostra città — seppe escogitare
nell' ultimo numero. Il conto, per la Kato-
lička, era subito fatto. „E' venuta la squadra,
e un marinaio venne ucciso da certo Pon-
telii, zaratino, perciò solo che osò di can-
tare in croato ! !"
Zara, insomma, è il solito covo di bri-
ganti !
Invece niente Pontelii, niente zaratino,
niente canzoni croate! Un disgraziato ac-
cidente, in rissa.
E' turpe, che un giornale cattolico, un
giornale fregiato della firma di un sovrano
pontefice, un giornale redatto da preti, stampi
e propali di simili infamie, coiia coscienza,
poi, eh' esse son tali.
A questa stregua s. giudichi a quale criterio
direttivo si inspiri li libello.
Il decorato. — L'imperatore conferì
la croce d' oro del merito al controllore pen-
sionato dell' ufficio ipoteche, presso il tribu-
nale circolare di Spalato, Giovanni Battista
Donadini.
Santa Cecilia. — Stamane la Banda
Comunale — a festeggiare la celeste pa-
trona delle armonie — percorse le princi-
pali contrade della città, suonando allegre
marcie e sostando sotto la abitazione del
signor podestà, della cui distinta signora ri-
corre V onomastico. E i bandisti, in corpo,
assistettero a un solenne ufficio divino nella
chiesa di S. Francesco. Stasera saranno riu-
niti a fraterno banchetto.
Il dalmata in processo. — Ecco
il fatto, che trarrà al banco d'accusa, a
Trieste, un dalmata, certo Iurich.
Una processione stava per rientrare nel
santuario della Natività di Betlemme ; ii sa-
grestano del Santuario aveva il compito di
tenere sgombro il passaggio e siccome il
Iurich, cavasso della società russa „Palestina"
caporale nell'esercito austriaco, dalmata, il
quale faceva da scorta ad alcuni touristi
russi, non volle saperne di tirarsi da parte,
ne nacque una collisione tra il cavasso e il
sagrestano, durante la quale il Iurich estrasse
il revolver ed esplose un colpo contro que-
st' ultimo, il quale cadde morto sull' atto ;
dopo di che il Iurich sparò altri colpi contro
la folla e ferì gravemente un vecchio monaco,
il padre Raffaele, il quale versò in serio
pericolo.
Arrestato, il Iurich fu sottoposto a pro-
cesso istruttorio da parte del consolato austro-
ungarico, terminato il quale egli sarà tra-
sportato a Trieste e giudicato da quella au-
rità giudiziaria.
Libri nuovi. — Ferriani cav. avv. Lino
{Procuratore del He) „ Madri Snaturate"
(Studio psichico-giuridico.) Editori G. Chiesa
e F. Guindani-- Milano 1693 — Lire 3.50.
Ferriati , già noto pei suoi lavori prege-
vclssimi ( La infanticida nel C. P. e nella
vita sociale — L'amore in tribunale) e
pei suoi brillanti articoli giuridico-sociali, col
suo recente volume Madri Snaturate e-
legantemente edito dall' importante casa E-
dltrice G. Chiesa e F. Guindani, ha riem-
pito una lacuna nel campo della psicologia
criminale. E' un libro nuovo, originale, pal-
pitante di dolorosa attualità, che già ottenne
il plauso della stampa italiana politica e giu-
ridica e quello di uomini illustri come M.
Nordau, Corre, Lombroso, Ceneri, De-A-
micis, ecc., e tale plauso è pienamente giu-
stificato poiché desso rispecchia uno de'
problemi più importanti della vita sociale.
L' autore tratta l' argomento con magistrale
competenza (dice Nordau) con senno, scienza
e cuore (affermano De-Àmicis e Mantegazza)
ed è dettato con forma elegante, vivace, pro-
pria di chi — come asserì Ceneri — unisce
ai pregi del giurista quello del letterato fine.
11 giovane e già rinomato magistrato si
occupa di 232 fanciulli seviziati; e la parte
statistica è accompagnata da dotte, pratiche
osservazioni, da studi psicologici, sociali e
da un esame erudito di tutte le legislazioni
europee e americana e da ogni pagina del-
l' elegante volume spira 1' alto sentire del-
l' uomo di cuore che sa vincere le proprie
ripugnanze per recare un vantaggio all'u-
manità. Pel modo col quale è scritto esso
può venir letto da ogni classe di porsone,
siano pur desse ignare del giure penale; ed
è questo il voto che formiamo, poiché rari
sono i libri che al pari dell' attuale istrui-
scano, commovano, additino alla società quali
santi doveri questa abbia verso que' poveri
piccini che nella madre non trovano amore
ma un carnefice spietato. Il cav. Ferriani
può andare orgoglioso del successo ottenuto
dal suo volume, che ha conquistato un posto
eminente tra le opere di criminologìa so-
ciale, uè una meritata lode si neghi ai va-
lorosi giovani editori che lo pubblicarono,
augurandoci che nuovi lavori del genere e-
8cano dalla penna colta e briosa dell' emi-
nente magistrato.
Corte d' assise. — E' incominciata la
sessione ordinaria alla nostra corte d'assise
con un processo contro Marco Zigun q.m
Ante da Vissoeiaoe, d'anni trenta, ammo-
gliato con prole e due volte condannato per
lesione corporale. Accusato del crimine di uc-
cisione in danno di Gregorio Dundovich da
Radovin, fu riconosciuto colpevole dello stesso
crimine e condannato a tre anui di carcere
duro con un digiuno ed un isolamento. La
corte: Bersa, Costa e Palisca; per la procura:
Barich ; difesa, cl.r Claich.
L'equilibrista nato. — Il popolano
Giovanni Pularich, sopranominato Garibaldi,
ha compiuto anche quest' anno, con sessanta
e più primavere che ha sulle spalle, un vero
prodigio di forza e di agilità. Dal suolo,
anche quest' anno, aggrappandosi al ferro
conduttore esterno del parafulmine, salì su,
sino alla cima del can panile di San Simeone,
attaccando all'asta estrema una bandiera. In
alto, ancora, fece degli esercizi ginnastici,
denotando una mirevole sicurezza e una
incoscienza grande del pericolo. In una città
grande, per questo sport di nuovq genere,
il Pularich godrebbe un quarto d'ora di
meritata celebrità.
La più ricca e potente Compagnia
di assicurazioni del mondo
Telegrammi particolari
del„Dalmata"
VIENNA, 22 novembre. — La pre-
sentazione di un progetto di riforma
elettorale avrà la preminenza in vista
all'agitazione degli operai socialisti de-
mocratici.
L'agitazione si vuole estendere in
tutta la Cisleitania.
= Dall'Inghilterra si annuncia che
nelle ultime burrasche perirono oltre
300 persone.
ROMA, 22 novembre. — E' smen-
tita, da parte ufficiale, la notizia di
disarmo da parte dell' Italia^ propalata
dai giornali francesi.
Notizie da Parigi dicono imminente
un manifesto del primogenito del conte
d'Eu, come imperatore del Brasile.
COMUNICATI *)
A smentire delle voci, che possono nuocere
al mio esercizio, mi interessa di dichiarare,
in base alla verità più assoluta, c&e nella mia
Trattoria alla Città di Trieste in Contrada
San Demetrio, non e avvenuto il ferimento di
un marinaio della i. r. squadra e che anzi,
appena dopo un'ora e mezza del fatto, lo
seppi dalla gente. Io credo che la zuffa e il
ferimento siano accaduti nella contrada, ma
non sono accaduti, assolutamente, nella mia
trattoria. Girolamo Giurgia.
99 THE MUTUAL u
Tipografia ArtaU.
Edit. e redat, responsabile Riccardo Forster.
Visti i ripetuti comunicali, inseriti daj
signor Antonio Mestrovich, devo, per la ve-
rità, far conoscere a questo P. T. pubblico
che io mi staccai spontaneamente dall'azienda
di mio padre e ciò per crearmi una posizione
indipendente. In pari tempo, mi permetto di
notificare avere io stabilita una società col
sig. G. Denaro, per solennità funebri,
sotto la ragione di Impresa per solen-
nità funebri di M. Mestrovieh e G.
Denaro. Noi ci troviamo in grado di poter
assumere ogni e qualsiasi trasporto funebre
a prezzi modicissimi. Di più la nostra impresa
verrà incoutro a chi lo desidera, accordando
anche pagamenti rateali. Il recapito della
nostra impresa si trova in Via Larga, Casa
Giuppani, al civico numero 522.
Matteo Mestrovich.
*) Per questi comunicati non assumiamo altra
responsabilità che quella voluta dalla legga.
FONDATA NEL 1842.
Istituzione puramente mutua, senza
azionisti. 1 soli assicurati ricevono
tutto l'utile della Compagnia.
Fondo di garanzia 907
milioni di franchi
all'incirca 130 milioni di franchi
più di qualunque Società esistente*
Assicurazioni assunte sinora:
10 IU miliardi di franchi.
Finora pagato agli assicurati od
accumulato per essi:
2 3U miliardi di franchi.
Dividendi pagati e riservati per
gli assicurati in 50 anni:
oltre 530 milioni di
franchi
di cui la quota più elevata nel
1892:
30 milioni di franchi.
La riserva dei premi (fondo di
garanzia) per tutte le assicurazioni
concluse in Austria resta deposi-
tata quale copertura speciale, nel-
1' i. r. Cassa dello Stato in Vienna
(in forza dell' atto di concessione
dd. 29 aprile 1890 N. 6677).
Solidità e riputazione.
N. 1031. Nuova York, 8 giugno 1891
AlV Inclito i. r. Tribunale Prov.
Trieste.
Sulla stimata richiesta del 12
m. d. N. 249(2245 mi onoro di
comunicare sulla MUTUAL Life
Insurance Cy in New York. Al 1
gennaio 1890 la detta Compagnia
possedeva una sostanza capitale di
dollari 135,638.539 (fiorini circa
340 milioni.) In tale riguardo que-
sta Compagnia non viene superata
da nessuna altra. LA MUTUAL
va considerata siccome una delle
meglio amministrate e più solide
Compagnie degli Stati Uniti, e
siccome la più importante Com-
pagnia di assicurazione del mondo.
(L. S.) Dall'i, r. Consolato Genoraie a.-u. in New-York.
RAPPRESENTANZA GENERALE per Trie-
ste, Istria, Dalmazia, Goriziano e Trentino
TRIESTE — Via Canal Grande, N. 2.
RAPPRESENTANZA PRINCIPALE in Zara
— Pietro Androvic — in Spalato, Pietro
Karaman — a Selenico, A. Carbonetti —
alla Brazza — Matt. Kovacic — in Puci-
schie. (18-24)
1998MMMMMMMIMOMM9M J
Lezioni
di
PLUIO e CAUTO
Il sottoscritto lia l'onore di par-
tecipare a questa gentilissima ed o-
spitale cittadinanza di essersi qui domi-
ciliato in qualità di maestro concerta-
tore della locale Società Corale, avver-
tendo che nelle ore libere darà lezioni
di piano e di canto, tanto a domicilio
che nella sala della Società Corale.
Per ulteriori informazioni rivol-
gersi alla Libreria Intemazionale di
A. Nani, Via Larga.
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Veza, per parecchi anni domiciliato in Ame-
rica, ha imparata colà perfettamente l'arte
del dentista, sicché dalla Università di Balti-
mora a' ebbe la migliore delle onorificenze
ed ebbe a ottenere il diploma di dottore come
dentista specialista. Il ministero austriaco gli
accordò il permesso di esercitare liberamente
la sua professione come dentista tecnico.
Ora il signor Veza è domiciliato a Zara ed
alloggia al Grand Hotel. Tra breve visiterà
l'intera Dalmazia.
Tatti coloro, che avessero già de-
ciso di recarsi dalla Dalmazia in Ca-
lifornia, si rivolgano al sottoscritto, che,
domiciliato a San Francisco, offrirà loro,
non solo il vantaggio di essere ac-
compagnati, ma anche una riduzione
nel prezzo del passaggio.
Rivolgersi con lettera, per maggiori
informazioni, al sottoscritto, che, ora a
Spalato, ripartirà per San Francisco al
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bini deboli e convale-
scenti.
Olio vergine di ricino
per tutte le persone
che abbisognano di un
ottimo purgante.
?
r imperatrice Maria.
Più volte fu udito dire die per lui
1' ideale di una moglie era quello di
somigliare il più possibile alla santa
e magnanima donna ; dalle mani di lei
egli accettò la principessa Dagmar, fi-
glia del re di Danimarca, oggi impe-
ratrice Maria Feodorowna.
Quando si trattò di scegliere una
moglie per lo czarevvitcli, il padre lo
mandò alla corte di Assia, non imme-
more che appunto dalla famiglia d'As-
cia veniva la madre tanto venerata. E
in Russia T arrivo della principessa
Alice ul troiu) di Jlussia è atteso con
gioia, sperandosi che rinnovi le virtù
celesti dall' ava.
Al matrimonio della imperatrice Ma-
ria con Alessandro II e annessa una
Icggeiula.
Raccontiamola come viene narrata
da scrittori russi.
(Correva il 1840,
Kcgnava sulla Russia l'imperatore
Nicolò, il più terribile dei despoti che
da lungo tempo avesse conosciuto la
Russia; autocrate che voleva vedere
tutte le teste piegarsi innanzi a lui, a
cominciare da (quelle dei suoi fratelli
e dei suoi zii. lui che uu giorno
usci in (|uesta sentenza:
„— Nel mio impero, fuori di me,
non vi c altro uomo nobile che quello
clic ])arla con me, nel momento in cui
parla con me!"
Alessandro 11 aveva 22 anni ; era
una natura generosa e ardita, die più
volte aveva fatto aggrottare le ciglia
al padre. Nicolò pensò che (juella gio-
vcutù gagliarda avesse bisogno di un
freno, decise di ammogliarlo ; a que-
sto scopo lo mandò in Germaniii, dove
da lunghi secoli i Romanoft" solevano
scegliersi una moglie fra le principes-
se degli stati secondari.
Alessandro percorse le piccole corti
dì Mc('klcnburg, di Oldcnbeurg, di
lirunsvvick, di Sassonia, accolto dap-
pertutto con entusiasmo dai principi
che avrebbero con gran gioia accettato
come genero un imperatore di Russia.
1^'inalmente si fermò alla corte di Luigi
11, granduca d'Assia-Darmstadt.
Oolà gli furono presentate due prin-
cipesse, tìglie del granduca, fulgide di
bellezza e di educazione, circondate
da tutta la maestà del grado sovrano.
Alessandro girò uno sguardo distratto
sulle due figlie e giovinette, e il suo oc-
chio melanconico andò a iiosarsi sopra
una giovinetta, assai semplicemente
vestita, che si teneva in atto peritoso
a qualche distanza.
La dolcezza rassegnata, la mesta
ì)ellczza della fanciulla colpirono viva-
mente lo czarevvitcli.
— Chi c quella giovinetta ? — do-
mandò al ministro di Russia a Darm-
stadt clic gli faceva da cicerone.
— Appartiene alla casa grandu-
cale.... c figlia della moglie di Luigi
11.... ma alla sua nascita ha presie-
duta un' avventura.
Il granduca si ostina a credere che
non sia sua figlia; la madre è morta
di dolore per (j[uesto.... e la ragazza
è tenuta come un' inferiore fra le sue
sorelle
Alessandro si avvicinò, con univer-
sale stupore, alla giovinetta, e le parlò.
Le risposto di lei^ la fermezza e mo-
destia del suo contegno, sedussero il
futuro padrone di un settimo del mon-
do. Neir accommiatarsi da Luigi II,
il grande ereditario dichiarò:
„Tornerò alla vostra Corte, altezza
reale ! "
Luigi esultò, ma soltanto la sua
ambizione doveva essere soddisfatta.
La domanda in matrimonio della gio-
vinetta fu quasi subito fatta in modo
ufficiale, e naturalmente accettata
La principessa abbandonata e spre-
giata divenne la buona imperatrice di
cui ancora tutta la Russia venera la
memoria, sebbene sia morta da quat-
tordici anni, dopo quarant' anni di ma-
trimonio.
I giornali inglesi hanno parlato più
volte delle difficoltà opposte dalla prin-
cipessa Alice d' Assia, nipote della re-
gina Vittoria e fidanzata dello czare-
witch — futura imperatrice di Russia
— alla sua conversione alla fede or-
todossa, La KreìU Zeituwj^ organo con-
servatore tedesco, pubblica a questo
proposito i seguenti particolari :
Secondo il cerimoniale la principessa
doveva, nel convertirsi alla fede orto-
dossa, maledire come falsa e bugiarda
la religione fin qui seguita, e dichia-
rare di essersi convertita perchè per-
suasa che non può esistere verità fuori
della chiesa ortodossa.
La principessa ha dichiarato di ri-
nunciare al trono imperiale piuttosto
che sottomettersi a questa degradante
cerimonia.
II santo sinodo da principio teneva
duro; ma accortosi che il tìglio dello
imperatore, innamoratissimo della prin-
cipessa Alice, non sentiva scherzi sul-
l' argomento, ha consentito che la fu-
tura czarina dichiari all' atto della
conversione, che entra nella chiosa
russa per seguire in terra e in cielo
suo marito.
Nessun' altra principessa aveva mai
ottenuto dal sinodo cosi importanti
concessioni.
rabbia e poi si rannicchiano paurosi
air idea di dover dar conto ai brenesi
dell' inganno in cui li hanno tratti col-
r assicurar loro che a podestà sarebbe
nominato il croato Degiulli. Fra la po-
polazione autonoma e serba, se pur
si sa. che i due partiti si terranno
fermi al compromesso per la elezione
dell' amministrazione comunale e die
questa riuscirà quindi di colore serbo-
autonomo, con tutto ciò per gli avve-
nimenti occorsi negli ultimi tempi re-
gna una titubanza ed incertezza, che
è proprio la caratteristica della nostra
situazione attuale. Non è da stupirsi
quindi, se, come vi dicevo, qui ci sen-
tiamo quasi sotto l'influsso di una
corrente elettrica, che ad ogni tratto
possa scoppiare con qualche fracasso.
Si parlava di dimostrazioni ostili che
si organizzavano per mezzo dei bre-
nesi contro la rielezione del podestà
Gondola, che i capoccia croati avevano
loro dichiarata impossibile ; ma non
saranno che fantasticherie di menti
malate e di coscienze tremanti dinanzi
a promesse mancate, per le quali sa-
ranno chiamati a render ragione ai
sedotti ed ingannati. Li vedremo al-
lora confusi e svergognati, condannati
al disprezzo che meritano.
I NOSTRI CARTEGGI
Sbirciata alla situazione.
Ragusa, 20 ottobre.
Qui r atmosfera si presenta calma
e tranquilla, ma ad un occhio attento
non sfugge 1' elettricità di cui è pre-
gna. Alla sera, dopo la funzione dei
domenicani, v'è il solito passeggio per
lo stradone a passo misurato, che fareb-
be credere alla più grande inditt'erenza
di tutto quel mondo semoventesi per
quanto succede e 1' attornia.
Eppure di tratto in tratto si vedono
formarsi dei gruppi nei quali un par-
lare animato anzi concitato dà a di-
vedere un orgasmo quasi insolito nella
maggior parte di questi cittadini. Non
si erra se una causa comune si attri-
buisce a quella certa nervosità che ad
onta della calma ap])arentc traspari-
sce dagli uomini di tutti i partiti. Per
lunedi prossimo, 22 corrente, è fissata
r elezione della nuova nostra ammini-
strazione comunale. E' naturale che
dopo tutto quello che i croati hanno
strombazzato pei giornali sulla pretesa
recente vittoria, per aver guadagnato
dodici consiglieri nella nuova rappre-
sentanza comunale, si trovino essi ora
esposti verso tutti coloro ai quali da-
vano ad intendere che il comune di
Ragusa è ormai guadagnato alla gran-
de Croazia. Si agitano quindi, si at-
tortigliano, fantasticando colpi di scena
che li potrebbero condurre all' inspe-
rato potere e nella disperazione della
riuscita si danno ad escandescenze di
•ym, venuta in fiore nello scorso secolo in
grazia delle carovane turche, che vi acce-
devano, ma desolata dalla peste nel 1814,
nò per anco rimarginata dalle sue piaghe.
Più in là dei vortici in mare indicanti gli
sbocchi di fiumi sotterranei, indi uno squar-
ciamento orribile ed inaspettato di monta-
gne dal sommo all' imo, ed il passaggio
del fiume Cettina, che dopo d'aver trabal-
zato in un modo pittoresco e furente, da
cascata in cascata va ad umiliarsi placido
e tranquillo dinanzi al mare, formando gran
banchi di bionda arena, che per più miglia
oltre la foce si distendono a fior d' aqua,
impartendo per lunghi tratti alla cerulea
superfìcie quell' apparenza, che ass-ume il
sereno dell' aria qua e là da bianche nu-
vole cospersa. Una piccola borgata, detta
città, che tramutò il nome antico di Pe-
fjunzio in quello di Almissa, con raccapriccio
contempla trarupata sotto quelle rovine gli
effetti ognora spaventevoli d'una rimotis-
sima catastrofe, e quelli d' una forza, con-
tinuamente attiva che minaccia di chiuder-
la fra pantani e sabbioni.
Ciò notato di passaggio, eccoci in vista
di Spalato. Città magnifica per le sue pro-
spettive, sia che si guardi dal mare, o dalle
eminenze che la circondano. Il sito in for-
ma di penisola è dei più deliziosi, e vera-
mente degno che servisse di ritiro ad un im-
peratore filosofo, qual si fu Diocleziano, Si
nomò dal palagio di lui, che V accolse bam-
bina, in esso crebbe, e fatta adulta coll'an-
dar degli ansi fu costretta ad espandersi
fUori delle tuttÒr-a esistenti mura del gran-
dioso palazzo. Due tempii intatti, oltre tanti
resti di antica magnificenza, s'ammirano
ancora quivi, 1' uno che fu di Giove, ed ora
serve ad uso di cattedrale col corpo di san
Doimo, che tramutò il culto del Tonante
con quello del vero Dio, ed alti o d' Escu-
lapio, che fu dedicato a s. Giovanni Batti-
sta, quasi per alludere alla rigenerazione
dello spirito, ben più importante della sa-
lute corporale. Era città di gran traffico
per il passato, che venne meno da che fu
impedito 1' accesso nel lazzaretto, che sor-
ge presso il lido, alle carovane turche, che
pelò da qualche mese vennero ripristinate.
La popolazione è di circa 10 mila. I con-
torni sono oltre ogni dire ameni e variati.
Pianure estese, spiaggie comode, colline
ben vestite, campagne fertili, ondeggia-
menti di suolo molli e scherzevoli, seni di
mare tranquillo, fiumi placidi e pescosi,
monti diversamente atteggiati, che le fanno
corona; una fortezza che la presidia, ada-
giata in mezzo ad una spaccatura accessi-
bile della montagna, da una parte le ro-
vine di Epezio, dall'altra quelle dell'antica
Salona, appena riconoscibile; più in là per
un tratto a dodici miglia la riviera popo-
latissima d' ulivi e viti, dalla quale s'inal-
zano a specchio d'acqua sette bellissime
borgate, dette Castelli, ed in ultimo la città
di Traù, che sorge sopra un'isola, decorata
d' un bel tempio e di bei fabbricati, e che
ad una posizione delle più vantaggiose i»-
nisce il vanto di essere una delle più an-
tiche città di Dalmazia.
(Conti ma)
Al IMonte Sergio.
Bag^usa, 16 ottobi-o.
L'impiegato forestale adetto a quest' au-
torità politica, ha terminato per quest' anno
la seminagione di rilevante quantità di pini
sopra vari tratti incolti del Monte Sergio
sovrastante la città. L' anno venturo e per
vari anni appresso, il governo erogherà
somme non poche, per la continuazione di
tali seminagioni. È questo un benefizio di
cui si va grati al governo provinciale, e vi
ha speranza che in pochi anni il monte
sarà imboscato con vantaggio e dei terreni
coltivati alle sue faide e di questa popola-
zione, la quale non soffrirà tanto calore la
state, a parte 1' aspetto clv offre un monte
ricoperto di verde di fronte a nude roccie
bruciate dal sole.
Ma e le cure del governo e quelle del-
l' impiegato forestale minacciano di non ot-
tenere il desiderato risultato, causa l'igno-
rante ingordigia di pochi proprietari, i
quali, pur di ricavare qualche fiorino 1' an-
no, affittano i loro fondi a pascolo di pe-
core e capre che tutto distruggono. —
Questi padri di S. Domenico ebbero, ad-
dietro qualche anno, anch' essi ad affittare
a tale scopo i loro terreni, e per i pochi
fiorini ritratti, hanno ora il merito che
in luogo di tratti di monte verdeggianti,
si ammirino oasi di sassi. A lode dei detti
l»adri va detto, che, accorti dell' errore com-
messo, non permettono più il pascolo e
quindi vi ha speranza che il terreno, ora
brullo, riacquisterà V aspetto primitivo, tanto
più asserendosi, che stessi padri si
presteranno da canto loro al suo imbosca-
mento. — Confinante al terreno dei Dome-
nicani, vi ha pur un terreno dell' impiegato
comunale signor V. Beuta, affittato a pa-
scolo, sul quale giornalmente una mandra
distrugge a vista d'occhio tutto quel poco
di verde che la natura vi fa crescere. Sic-
come i terreni contigui di altri proprietari
non sono divisi da muri, succede che le
bestie dal terreno Beuta passino sopra gli
altri allargando cosi la zona della loro di-
struzione. E questa zona ora bene estesa,
la si vede precisamente da chi passeggia
sul piazzale innanzi al capitanato distret-
tuale. Non è opera di buon cittadino nè di
persona civile, quale vorrebbe essere il si-
gnor Beuta, impiegato del Comune, per di
più in attività di servizio, combattere ciò
che sta tanto a cuore di chi lo paga, l'im-
boscamento cioè del Monte Sergio per il
quale il Comune spese somme non lievi.
Ammesso per caso che il signor Beuta no.i
sia un benestante, non darà ad intendere ad
alcuno che non possa passarsela senza i
10 fiorini r anno che ritrae dal pascolo
suddetto, importo questo che potrebbe di
parecchio elevare, risparmiando, per esem-
pio, qualche altra sua personale spesuccia.
Coir accordato pascolo, poi, il signor Beuta
dimostra di curare malamente le sue cam-
pagne, giacché, ridotto a roccia il terreno
allo stesso sovrastante, le pioggie sole si
incaricheranno di portargli in mare il ter-
reno sottostante coltivato.
Da bravo dunque signor Beuta ! Lei che
si professa sviscerato amante di ogni utile,
decoro e progresso della sua patria, non
faccia il cattivo e 1' egoista ; non permetta
più il pascolo sopra i suoi terreni, chè ciò
non le fa onore, specialmente nella sua
veste d'impiegato comunale. È deplorevole
che chi per primo dovrebbe dare un buon
esempio lo dia cattivo, ma speriamo che
11 signor Beuta riconoscerà il suo torto e
provvederà a ripararlo.
Facciamo voti intanto che il signor im-
piegato forestale continui come finora con
tutta energia ad applicare le norme sul-
r imboscamento e sui pascoli, e tutti i veri
e buoni ragusei gli saranno grati, se a suo
merito, in breve, potranno posare i loro
sguardi sopra terreni ricoperti di verdura,
anziché sopra lande di pietre e di argilla.
L'assiduo lettore delle corrispondenze
di qui, inserite nel nostro Dalmata, sa quali
e quanti siano i nostri cosidetti croati ; essi
sono in numero minimo, e sono, o stranie-
ri, oppure persone che per un solo litro di
vino giurerebbero fedeltà anche a Lu-
cifero. .
Seppure in pochi, i croati hanno saputo
ingannare una parte dei nostri autonomi
col pretesto della religione, dicendo che
gli autonomi non possono essere alleati ai
serbi, giacché la maggior parte di questi
sono di religione greco-orientale, ma che
possono esserlo dei croati, essendo essi
cattolici. E, quindi, cattolici gli uni e cat-
tolici gli altri, si formi — dissero un
partito unico, non politico, ma religioso,
quello cattolico, per abattere tutto ciò che
ha carattere serbo, perchè, secondo i croati,
i serbi son tutti greci.
E, difatti, una parte dei nostri autonomi
ha deplorevolraente creduto ai falsi e ma-
liziosi pretesti dei croati e si è ciecamente
alleata a loro. Questa parte di autonomi,
che mai doveva confondere la politica con
la religione, unita ai croati, non sa, o finge
di non sapere, che croato può essere anche
uno della religione di Budda e che fra i
croati, che si fingono ipocritamente difen-
sori della religione, v'hanno atei e bestem-
miatori, che rinnegano Gesù ed i santi. Se
in realtà non lo sanno, allora leggano so-
lamente i giornali croati della provincia e
vedranno delle corrispondenze dalla Bosnia
0 Erzegovina firmate Hrvatski maometaìici
(I croati maomettani). Se non le sanno, va-
dano a divertirsi in compagnia di croati e
sentiranno che blasfemi da parte di inedu-
cati giovinastri. Ma anco potrebbero dire:
«I croati amano più il maomettano di quello
che il greco.» Ciò, però, non è amissibile; il
greco è pur cristiano e S. S. il glorioso
pontefice pur raccomanda il buon accordo
fra cattolici e greci. E poi non basta ciò ;
ma vi sono greci appartenenti al partito
croato, anzi sono croati radicali. Di più.
Tutti, 0 quasi tutti i commessi di commer-
cio delle case di Zagabria, che viaggiano
la Dalmazia, sono israeliti; eppure sono
croati. In Dalmazia stessa vi sono israeliti
croati. (Morpurghetti e Mandolfi.)
Adunque gli autonomi di qui possono
bene ravvedersi e comprendere che i cr» ati
lavorano per conto proprio, sono persone
male intenzionate e non fanno una lotta
religiosa — e ciò dimostrerò coi fatti —
ma fingono di farla, acciò le nostre forze
siano divise, una parte cioè sia unita ai
serbi e 1' altra a loro.
famiglia e si lasciano governare da cert
teste che hanno il cervello sul berretto. I
podestà si lascia governare dal fana-
tico dottorino, che farebbe assai meglio a^
tornare a Ragusa, cosi i croati di là acqui-
sterebbero un alleato degno di loro.
Oppostosi quindi il vice-presidente, per
statuto si doveva rimettere la questione alla
società che tratterà di questo domenica-
eppoi vi saprò dire il risultato. '
Il d.r Buzolich, uomo assennato e presi-
dente del Cursalon, visto lo stomachevole
agire del podestà vice-presidente, si oppose
all' accettazione del dottorino, del Barba-
rich e dell'amorino don Silvestro Bonacci-
e così domenica la società dovrà trattare
anche di questo.
Bravo 1' energico d.r Buzolich. Attendete
quanto prima mie notizie Sferra.
Messa novella.
Cattaro, 14 ottobre.
Oggi celebrò la sua messa novella il no-
stro concittadino don Antonio Rosa.
E' figlio di un italiano regnicolo, che da
poco tempo ottenne 1' ex-patrio dal governo
del re d'Italia.
Don Antonio è molto beneviso dai catto-
lici di Cattaro, e, sono certo che tutti sa-
rebbero lieti qualora egli qui rimanesse.
Potremmo avere un prete esemplare al pari
del Zecan.
Egli non segue alcun partito nazionale
ed è unicamente prete buono, devoto ed o-
nesto.
Le nostre congratulazioni.
* * *
Nella notte dal 17 al 18 corrente, alle
ore due e mezzo, moriva dopo lunga e pe-
nosa malattia lo studente di medicina Na-
tale Erzegovich. Aveva appena 25 anni.
Era amato e stimato da tutti. Da due anni
non ha lasciato il letto e le sue sofferenze
sono indescrivibili. Combatteva per la causa
serba, ma fu sempre amico leale degli ita-
liani.
Riposo all'anima sua! Il polentone.
Le astuzie croate.
Cattaro, 18 ottobre.
I corrispondenti croati non cessano di
dipingere questa città quale una parva
Croazia,
Noi non dobbiamo restare passivi dinan-
zi a questo modo di agire birbantesco, anzi
bisogna fare in modo di dimostrare, per
quanto è possibile, che i croati di Cattaro
sono pochissimi e devono gratitudine per
la loro esistenza unicamente ad una parte
dei nostri autonomi.
Di un medico e di un podestà.
Lesina, 20 ottobre.
Io, che mai misi penna su carta pel vo-
stro giornale, quest' oggi mi trovo costretto
a farlo, perchè sebben forestiero certi fat-
ti, a(;-caduti testé, mi nausearono.
Prima di tutto, nell' accennare ad uu fatto
qplunque, si deve ricorrere alla sua ori-
gine, e quindi vi dirò che parecchi mesi
or sono venne qui certo dottorino croato,
il quale consuma una gran parte del gior-
no neir uccellare e nel giuocare a maus.
Questo signore fa propaganda croata in un
luogo italiano per eccellenza e la conti-
nuerà a fare per un triennio solo, perchè
ho intesa la fama, che gode tra i pacifici
e buoni lesignani.
Non yoleà questo sor dottorino associarsi
alla società del Cursalon per il solo mo-
tivo che gli statuti della società sono ita-
liani; ma, visto poi che avrebbe trovato
degli aderenti nei maestri forestieri e nei
preti Milicich e Bonacich, forestieri anche
essi, fece in uno a questi la demanda di
entrare al Cursalon, per proporre che gli
statuti si mutino in croato.
Saputo ciò i lesignani ben pensanti vol-
lero aumentare anche dalla lor parte i voti
nella società e pregarono i signori Luigi
Boglich, studente di legge, e Nicolò Mili-
cich, assolto dell'accademia commerciale,
entrambi distintissimi giovani, di far la do-
manda per entrare nella società, sebbene
i loro genitori fossero tuttora soci.
Si raccoglie la direzione per decidere la
questione ed il signor Giovanni Cassaii-
drich, eletto con soprusi a podestà nelle '
elezioni suppletorie e vice presidente del
Cursalon, àk uno schiaffo morale al Boglich
ed al Milicich, respingendo la loro doman-
da; atto in vero degno di un podestà suo
pari. La cosa mise in iscompiglio tutta la
parte migliore di Lesina, che, esacerbata
pel contegno del podestà, aprirà bene gli
occhi prima e dopo le elezioni per certo.
Questi sono gli individui, che reggono un
paese, e questi son fatti che mai più di-
menticheranno gli stessi alleati del pode-
stà. E perchè tutto questo? Perchè certe
banderuole sacrificano e onore e nome e
La bandiera dello stato
e la bandiera croata.
Provocazioni e dimostrazioni.
Macarsoa, ottobre 1894
Quivi da antico tempo ed in tutte le fé-
stività s'inalberava la bandiera dello stato
e ciò ancora dall'epoca dell'amministra-
zione Cayer, Busello et comp. ; dall' epoca
però dell'attuale amministrazione et impe-
rante il cappellano don Michele Stanicich
la bandiera dello stato venne sostituita
colla tricolore croata coli' iscrizione ZÌKÌla
Hrvatska e questa sventola ogni giorno
assieme a molte altre croate.
I villici di Macar non ne vogliono sapere
di troiojnice croate e sono irritati che per
questo scopo la comune si serva del capo-
villa Sabich, la cui casa è il deposito
delle trohojnice comunali.
Questo capovilla non fa chc predicare ai
villici che al capitanato gli venne detto
eh' essi non avranno pace nè otterranno
mai niente fino a che non si metteranno
d'accordo col comune, che è quanto dire
sino a che non diverranno croati e non
inalbereranno la trohojnica. D'altro canto
poi il capovilla non fa che dimostrare alle
autorità che nel villaggio sono tutti croati,
quand' invece come tali non si professano
che il capovilla, il meschino aramhase, il
parroco ed altri tre 0 quattro. Gli aderenti
alla bandiera dello stato non possono otte-
nere dal capovilla e dal comune che fedine
cattive, quand' invece quelli che vogliono
la bandiera croata (come il Mileta e com-
pagni) le hanno sempre buone.
I sentimenti non s'impongono colla forza;
ed i villici di Macar sono quelli stessi che
addietro tre 0 quattro anni, all'arrivo di
S. E. il governatore a Macar sca, quando i
croati nascosero la bandiera dello stato e
vollero inalberare la trohojnica, gettarono
a terra il vessillo croato. Anche in quel-
r occasione, naturalmente, la pohzia incar-
cerò diversi villici, che vennero poscia an-
che condannati, ed il comune ed il capovilla
rilasciò loro sempre fedine sporche.
Invece quanto non sarebbero stati pro-
tetti se avessero difeso la bandiera croata?
II comune impone ai villici di Macar il
vessillo croato e li fa comparire al comune
per poi condannarli; e persino certo Fran-
cesco Vranjes venne preso pel petto, bat-
tuto e maltrattato dal Mileta et comp.i. Ma
quei villici invece rimangono fedeli alla
bandiera dello stato, nè vogliono che quella
sia sostituita dalla bandiera croata.
Ecco come da noi vanno le cose : si pro-
voca un intero villaggio coli' imporgli ban-
diere che non vuole conoscere e poi giù de-
nuzie ed arresti.
Noi però siamo intenzionati di studiare
bene la cosa e di proseguire innanzi pella
tutela dei nostri diritti. Che cosa fa intanto
r autorità politica? Essa dovrebbe fare una
scrupolosa inchiesta e non mediante il co-
mune ed il capovilla, ma bensì mediante
gli stessi villici.
Ed allora dal risultato di questa vedrebbe
come stanno le cose e potrebbe porvi
riparo. Eaccia l'autorità politica che ces-
sino le provocazioni, nè permetta che la
polizia comunale venga in villaggio a fare
propaganda croata. Mandi pure nelle feste
la gendarmeria ad impedire le provocazioni
ed a tutelare chi vuole la bandiera dello
stato e vedrà che in tal modo la pace sarà
ridonata nel villaggio.
Ancora una.
Ai 26 agosto 1894 venivano in gita da
Spalato i mascherotti del Soccol ed i tam-
hurassi col piroscafo Dinara. All'albero
di prora — eccelso governo ! — sventolava
la trohojnica-, ed appena entrati in porto,
muniti alcuni dj insegne tricolori ed altri
colla scritta: Živio Starcevich, incomincia-
rono a cantare canzoni starceviciane.
La nostra piazza Caccich era adornata
con dieci bandiere croate, nè una sola ban-
diera vi era dello stato/ Ve ne era una
sola, fuori della piazza, sullo stendardo
all'angolo della chiesa.
L' ufficio comunale e la Čitaonica erano
adornati di sole bandiere croate con di-
versi stemmi coperti da nappine, le quali,
però, naturalmente, venivano mosse dal ven-
to; e così erano visibili gli stemmi delle di-
verse Provincie gran croate. Noi riteniamo
che ciò dovrebbe essere proibito della legge;
noi riteniamo che un capitanato distrettuale
abbia a vederci chiaro. All' opposto dei dal-
mati, ai quali non è permessa la bandiera
dalmata, la bandiera della provincia, del
dominio, la quale, come già sapete, venne
proibita dietro denunzia del commissario
di polizia Mileta, accompagnata da un for-
bito rapporto dell' ex podestà Sevelje-
vich e di Nicoletto: un bel terno, le
cui faccie meriterebbero di essere ^a voi
conosciute, onde possiate vedere quanto
carine e di buon cuore sieno queste tre
personcine, dotte conoscitrici di tutte
le leggi, in cui si sono approfondite nelle
scuole popolari e poi ancora colli aghi,
forbici et similia. Ed essi gitanti racconta-
rono come il piroscafo Dinara alla partenza
da Spalato non avesse inalberata alcuna
trohojnica, ma i soli segnali, e poscia, fuori
del porto, venne questa inalberata da certo
Numero 101. ZARA. Mereoledì 19 Dicembre 1894. Anno XXIX., IL DA LM ATA
ASSOCIAZIONE.
Pen Zara fior. 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Per 1 impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:50, trimestre fior. 2:50.
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trimestre m proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' Unione
postale fior. 8 e di più l'aumento delle spese postali, semestre e trimestre
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Le associazioni e gli importi di denaro, in aaieg^ni pOfltali^|tii diri
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta 1' associazione, s'intende olibligato per il trimestre susseguente
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla reda-
zione. Le lettore non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi 10 la linea, cai-attero testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirbi. — I manoscritti non 8Ì restituibcono.
Di un opuscolo e d'altre cose
Un opuscolo, pubblicato dall'i, r.
aggiunto giudiziario signor Davide Man-
dolfo, ci ha semplicemente scandolez-
zati. Mai, crediamo, si è veduto nei
felicissimi domini austriaci alcunché di
simile ; mai giudice alcuno oiferse di
sè eguale spettacolo. È noto 1' affare
Mandolfo ; uno solo, cioè, dei molti
episodi, che illustrano la burrascosa
carriera ufficiale di codesto beniamino
dell' illustrissimo signor presidente
d'appello Bercich. Il 30 settembre
1892, egli, nelì' esercizio delle sue
funzioni di ufficio, fece scortare al
Griudizio di Obbrovazzo da un c. r.
gendarme Miliza Vulinovich e France-
sca Draghicevich — che il l.o otto-
bre dovevano testimoniare in un di-
battimento qui a Zara — le privò
delia libertà personale e quindi, sem-
pre con la scorta di un gendarme, le
fece tradurre nella nostra città, senza
emettere in loro confronto un ordine di
arresto. Denunziato per ciò, il giorno
19 decembre 1892 l'i. r. aggiunto giu-
diziario Mandolfo veniva da questa
Pretura Urbana riconosciuto reo della
contravvenzione prevista dal § 6 della
Legge 27 ottobre 1866 N.o 87 B. L.
L e come tale condannato alla multa
di f. 40, commutabile in dieci giorni
di arresto pel caso d'insolvenza. La
locale Corte di Giustizia di prima
istanza, come fòi'o di seconda istan-
za, confermò la sentenza del giudice
primo. L'i. r. aggiunto Mandolfo pro-
dusse supplica di grazia air imperatore ;
ma la Pretura Urbana non trovò di
pi'oseguirla, mentre il giudice distret-
tuale di Orebich, Polich, infliggeva all'i,
r. aggiunto Mandolfo, eh' era stato
traslocato ad Orebich. la pena d'ordi-
ne dell' ammonizione. Ultimamente,
infine, la Corte di Cassazione in Vien-
na ebbe ad annullare la sentenza del
primo e dei secondi giudici e ad as-
solvere l'i. r. aggiunto Mandolfo, in
seguito a gravame a tutela della legge,
interposto dal procuratore generale.
Questo il fatto, che offre all' i. r.
aggiunto Mandolfo il destro di richia-
mare sovra di sè, per la centesima
volta, r attenzione del colto. Neil' opu-
scolo, infatti, questo signor i. r. ag-
giunto giudiziario si permette di criti-
care pubblicamente e con sottintesa
impertinenza i magistrati delle instanze
inferiori ; si mostra fanatico dell' idea
partigiana, che vuole diffusa anco in
Dalmazia la propaganda dei santi Ci-
rillo e Metodio, SÌQO al puato di dedi-
carle il ricavato netto del libretto ; usa
frasi sarcastiche all' indirizzo del si-
gnor procuratore di stato ; si gloria di
esser stato quasi premiato, per le sue
gesta di Obbrovazzo, col trasferimento
da Orebich a Spalato, ove ha trovato
V atmosfera... del d.r Bulat; narra
piacevolmente, infine, che, in relazione
al fatto audacissimo di Obbrovazzo e
al trasloco per Spalato, i notabili di
Orebich gli dettero un banchetto, met-
tendolo al posto d' onore, dedicandogli
un bouquet colla tricolore croata (zivio
8tarcevich!) e magnificandolo, in brin-
disi, pel suo patriottismo croato ! E,
tutto ciò, col condimento di pettego-
lezzi e di estrinsecazioni, che poster-
gano i più elementari principi della
collegialità. Tant' è vero che questo
i. r. aggiunto Mandolfo pubblica le
parole del tutto confidenziali dei suoi
colleghi e ifn dispaccio, anco del tutto
confidenziale, del giudice Polich, giovine
di buon senso e animato da intenzioni
conciliative, che vede ricambiata la sua
amicizia in questo bel modo !
E questo Mandolfo è un giudice !
Un giudice, che fa polemica sotto gli
auspici dei santi Cirillo e Metodio !
Un giudice che censura dei giudici !
Un giudice, che festeggia settaria-
mente r obliterazione di sentenze di
altri giudici. Noi siamo di fronte al-
l' inverosimile, al mai veduto. Che cosa
si aspetta per imbandierare le Citao-
nizze da Arbe alla solita Budua ? Che
cosa si aspetta per far consigliere il
Mandolfo?
Siamo di fronte ad una cnormezza
che non ha qualifica, e eh assai pro-
babilmente, non avrà repressione. Per-
chè r i. r. aggiunto Mandolfo, noto per
le sue stravaganze, gode, come ben si
sa, tutta la eccelsa e paterna bene-
volenza dell' illustrissimo signor presi-
dente d'appello, che gliene asciugò
molte e che non si scomporrà certo
per tutto questo, fosse anche peggio.
In fondo, il signor Bercich può aver
ragione. Non si tratta, già, di un i.
r. aggiunto, o giudice autonomo, da
sbalestrare, qua e là, per inezie, nei
distretti meno accessibili ! Non si tratta
di sussidi negati a poveri giovani,
rei di dirsi nostri, fuori, ben fuori d'uf-
ficio ! Si tratta di un opuscolo e il
mondo non casca mica per un opu-
scolo !
La sentenza della Cassazione è ir-
rimediale e taglia corto alla questione.
Ma e che perciò? E forse la prima
volta clic la Cassazione annulla sen-
tenze inferiori ? E, avuto pure riguardo
all'alto responso, non resta netta e
chiara la convinzione, in tutti, dell' a-
buso commesso dall' i. r. aggiunto
Mandolfo verso due donne (di una
delle quali offende adesso l'onore)
effettivamente private della libertà per-
sonale, senza decreto d'arresto? Mille
sentenze di Cassazione non potranno,
vivaddio, distruggere questa convin-
zione.
E ad un i. r. aggiunto, a un magi-
strato in funzione, e in certo tal quale
rapporto alle sue funzioni, deve essere
permesso quanto niun libero e privato
cittadino forse si permetterebbe? Deve
esser concesso ad un i. r. aggiunto di
bravare, in pubblico opuscolo, la pub-
blica opinione, beandosi delle congra-
tulazioni di quanti croatofili lo cono-
scono e considerando piacevolmente il
suo trionfo quasi un trionfo del partito
croato ? Almeno questa è l'impressione
che si ritrae dalla lettura del classico
stampato.
Deve esser concesso ad un i. r.
giudice di discutere con ironia sen-
tenze di giudice, di fare atto di
fede partigiana e di scatenare un pet-
tegolezzo scandaloso, che abbatte l'au-
gusto prestigio della giustizia ? Che
cosa dovrà pensare della amministra-
zione della giustizia in Dalmazia 1' e-
straneo, che avrà letto lo sfogo dell' i.
r. aggiunto Mandolfo? Che cosa dovrà
pensare del supremo magistrato dal-
mata, del presidente d'appello, sotto i
cui auspici sono, non solo possibili, ma
forse anco plausibili, le emanazioni
dell'i, r. aggiunto Mandolfo?
L'indirizzo della cosa giudiziaria in
Dalmazia è quanto mai deplorevole,
perchè il signor presidente d'appello
Bercich non sa o non può provvedere
con efficace e serena dignità al suo
compito. Siamo ben lontam dai tempi
del barone Rossi-Sabatini, del barone
Lettis e del signor Defacis, magistrati
degnissimi per utile e scrupolosa in-
tegrità. Sotto il signor Bercich tutto
par confuso, minuto, volgare, e solo,
sì, nelle tenebre, spiccano codesti fa-
voritismi di natura politica, vantag-
giosi a quei croati, che il signor Ber-
cich predilige cotanto. E, vedete un
po', anche nelle cose formali e anche
nelle cose più piccole.
Per esempio.
Il signor Antonio Bercìi?h trascura
e fa trascurare 1' osservaiiza di un ca-
tegorico dovere ufficioso. Infatti, seb-
bene ci sia una legge, non - abrogata
da qualsiasi altra, per la quale la lin-
gua interna d' ufficio ha da esser sem-
pre r italiana, pure, nelle sedute del
tribunale di appello, si riferisce in
lingua slava ; e, come se ciò non ba-
stasse, r eccelso appello carteggia alle
volte, pure in lingua slava, in que-
stioni interne d'ufficio, coi giudici della
provincia.
E poi c'è ancora.
Per un deplorevole caso avvenuto
nella nostra città'lo scorso estate, un
povero diurnista della Pretura Urbana
di qui, che c' entrava per nulla, venne
condannato a quilidici fiorini di multa,
in base a quella Patente del 54, sotto
la cui anormale sanzione può cader,
puta caso, anche un ministro. Il diur-
nista, bravo, diligènte ed insostituibile,
venne ipso facto cacciato via ; e non
valsero nè le preghiere, nè i prece-
denti di onorato e devoto servizio a
scongiurare questa misura. Un altro
diurnista, ma agitatore croato dei più
scalmanati e dilettissimo perciò al
cuore del signor Bercich, venne invece
condannato dalla locale Pretura Ur-
bana, per calunniose asserzioni a carico
del nostro Comune, che è quanto dire
contro un'autorità costituita, a ben f 300
di multa, o a 60 giorni d'arresto, in
caso d'insolvenza. Ma, ad onta di
questa grave condanna di giudici c in
sede penale, esso, non solo venne man-
tenuto imperturbabilmente al suo po-
sto, ma anco riconfermato, adesso,
diurnista pei libri tavolari, senza c!ie
S. S. I. il presidente d' Appello Ber-
cich abbia trovato di batter palpebra.
E questa è storia ! E cosi, aporta-
mente, si è data occasione al pubblico
di fare confronti e di scorgere che,
anco neir amministrazione della giu-
stizia in Dalmazia, vige il sistema dei
due pesi e delle duo misure.
Ma, dallo scandalo del libretto Man-
dolfo, quale criterio naprà trarre il si-
gnor conte Schonbojii, ministro della
giustizia, chiamato a. ripristinare il de-
coro della Giustizia anche in questo
estremo lembo diten*a?Noi vorremmo
che Sua Eccellenza giudicasse delle
nostre cose giudiziarie, alla stregua ap-
punto dell'opuscolo deir i. r. aggiunto
Mandolfo, e, per esso, si convincesse
della assoluta inidoneità del signor
-presidente d'appello della Dalmazia.
L'opuscolo, in questo caso, è una vera
rivelazione. Più che denudare moral-
mente Davide Mandolfo denuda Anto-
nio Bercich. Sotto nessun altro presi-
dente d'Appello si sarebbe potuto osare
un'eguale cnormezza.
E ci vuole un rimedio. Ci vuole
una soddisfazione al pubblico risenti-
mento. Bisogna, finalmente, che dalla
suprema sede della dalmata magistra-
tura vengano quelle garanzie di effi-
cace serietà e di imparzialità assoluta,
che il signor Antonio Bercich, comun-
que, non è in caso di dare.
I NOSTRI CARTEGGI
Vicissitudini.
Traù, 17 decembre.
Quello che il vostro corrispondente
scrisse della banda autonoma non è
che la infinitesima parte delle vessa-
zioni e dei soprusi cui questo patriot-
tico sodalizio viene fat^o segno dal
comune croato, che per ironia si intitola
rigeneratore di Traù.
Siccome la banda autonoma, soste-
nuta, come vi dissi altre volte, con
mezzi privati, è un' affermazione so-
lenne della vita e del partito autonomo
di Traù; cosi i nostri reggitori non
possono tollerarla, e adoperano ogni
mezzo, per illegale che sia, onde sop-
primerla.
Conoscete già le vicende e le so-
praffazioni avvenute a Pasqua dell' anno
che sta per spirare, e saprete del pari
che gli assalitori dei bandisti autonomi
furono tutti condannati tanto in sede
politica, quanto in sede penale. Lo
strano si è che le decisioni politiche,
abbassate per l'intimazione a questo
Comune, non vennero, a quanto mi si
dice, ancora intimate; e non è quindi
a sorprendersi se i soliti facinorosi
traggano da ciò argomento e baldanza
a nuovi eccessi. *)
Degno di nota particolare è quanto
è avvenuto mesi addietro in questa
— •
*) A lei, eccelsa juogotenenza.
città. La banda rallegrava de' suoi
concenti un fiorito passeggio alla ma-
rina, e pella prima volta dopo circa
un anno di sua esistenza suonò la
marcia del Si.
Chi lo avrebbe creduto? - Questa
marcia ferì le suscettività nazionali
(sic!) di un famigerato galeotto, il
quale si fece ad insultare pubblica-
mente il partito autonomo, alla cui'
longanimità e prudenza sì deve se e-
gli non ebbe tosto un' adeguata le-
zione Questo fatto, venne colorito
e dimostrato dal Comune come atto a
turbare le orecchie somari ssime de-
gli avversari, e l'autorità politica, senza
altre indagini, ebbe tosto a vietare alla
banda di suonare in appresso la mar-
cia suddetta.
Questa lodevolissima sollecitudine
dell' autorità politica ci richiama alla
memoria per associazione d' idee uua
altra domanda, che, durante le turbo-
lenze di Pasqua, diressero alla Luo-
gotenenza alcuni dei migliori nostri
cittadini pel porto cV armi: domanda
che a tutt' oggi attende ancora un' e-
vasione.
Ma torniamo alla banda. Dopo il
divieto suddetto, venne 1' esigenza il-
legale del Comune di avere un pro-
gramma dei pezzi da suonarsi, e, per
colmo di prepotenza, vennero le prov-
vide disposizioni del Comune di impe-
dire armata mano che la banda si
producesse in pubblico, anche quando
la legge lo permette, senza precedenti
partecipazioni.
Così avvenne nel caso in cui la
banda stessa intendeva accompagnare
il corteo della signora Antichievich-
Nutrizio : occasione questa in cui prov-
videnzialmente la banda ritardò al-
quanto di comparire e scongiurò così
le afifjressioni della polizia comunale
(cui doveva dare appoggio la gendar-
meria spalleggiata la polizia dagli
sgherri del partito croato, già antici-
patamente radunati nel palazzo comu-
nale.
Che se tutto ciò non bastasse a di-
mostrarvi le amorevolezze del Comune
verso la banda, vi basterà richiamare
al pensiero le questioni che si sono
fatte (e vi prese parte, come al solito,
r autorità capitanale) quando si trattò
di festeggiare 1' onomastico di S. Mae-
stà r Imperatore, occasione questa in
cui per aver suonato la banda stessa
alquanti minuti prima delle nove,
venne assoggettata ad una procedura
politica; e l'altra occasione, che, di-
vietato finalmente alla nostra banda
di suonare all' i. r. squadra, fu essa
costretta di esternarle questo atto di
omaggio recandosi in apposite bar-
chette al porto Saldon, ove le navi
da guerra erano ancorate.
Dopo ciò non meritano risposta le
ribalde insinuazioni dell'anonimo cor-
rispondente della Katolička Dalmacija :
insinuazioni degne di una spia avarea-
ta ; però nè la Banda autonoma
suonò mai marcie portanti i nomi da
esso indicati, nè tali marcie esistono
nel repertorio de! noslrj so lalizio.
E superfluo il dire che contro le
illegali disposizioni del Comune e i
divieti del capitanato fu interposto
ricorso. Auguriamo soltanto che i ri-
corsi stessi abbiano sollecita e giusta
evasione, e ciò perchè non si sospetti
un momento che 1' autorità superiore
condivida le intemperanze del comune
croato e le animosità private verso un
sodalizio, che ha per sua divisa la
legge e la indiscussa fedeltà al sommo
imperante.
Agitazioni scolastiche.
Milnà, 15 dicembre.
Ogni manifattura ha bisogno per certuni
d'una marca di fabbrica per essere riconosciu-
ta ; e così dell' identità tipica hanno bisogno
alcuni fra i nostri, pochi in numero, croato-
*) Si doveva dargliela.
**) I direttori della banda, che ne chiesero conto,
ebbero per risposta dal dirigente dell' appostamento
di aver avuto ordine di appoggiare la polizia comu-
nale I
1-adicali ; forse perchè ' x>;arlanti spessissimo
con tutti l'italiano, temono si possano
scambiare per nati e cresciuti dalmati veri.
Questo segno, che non pbssono come un
marchio aver scritto sulla fronte, lo sosti-
tuiscono colla berretta rossa, distinta dalla
dalmata per la sovrapostavi scritta circo-
lare a caratteri maiuscoli in colori bianchi
e blù, il sospiro di tutti i giorni, cioè col
motto di Zicila Hrvatska.
Difatti, alquanti ra:;az2;i,"'fra i quali quello
d' un maestro ; e due ragazzette, delle quali
una figlia allo stesso maestro e 1' altra figlia
d' un gendarme, ora a Dernis, lontana dai
genitori e vivente coi propri parenti qui
in borgata, che portano ambedue e possie-
dono il cappello per ogni stagione come i
più visibili del paese, usano le suddette
berrette in testa, non solo quando isolata-
mente se ìli vanno al passeggio, quantun-
que il più spesso ne vadan • anche senza;
ma puntualmente e con animosa msistema
ogni volta che si recano alla scuola da sole,
oppure corporalmente colla scolaresca dalla
scuola in chiesa e viceversa nei giorni fe-
stivi per la messa, istigate dai loro geni-
tori e parenti, soltanto per emergere, pro-
vocare e infastidire il prossimo loro.
I regolamenti scolastici ordinano ai mae-
stri in generale, o [ter conseguenza logica
anche agli scolari d' ambo i sessi in parti-
colare, di astenersi dall' abusare della scuola,
0 della loro posizione nella medesima, per
agitazioni politiche, nazionali e religiose e
d'invigilare su tutti (e non su certi sol-
tanto) i fanciulli affidati alla loro sorve-
glianza. Ordinanza IVIinisteriale 20 agosto
1870 N. 105 B. L, I V. Doveii del maestro
§. 26.
Ma questi doveri, se anche si sanno, non
vengono che in parte osservati; e molte
volte s' incorre facilmente e senza pensarvi
troppo in venti punti dell'Ordinanza 28
giugno 1885 N. 709, quando specialmente
non si voglia credere, che, essendo al mae-
stro affidati i i agazzi d' ogni nazionalità, è
proibito allo stesso di vessare una parte
per proteggere l'altra della nazionalità più
simpatica al maestio ! ! !
Considerando poi che i figliuoli del sud-
detto maestro portano in trionfo le ornai
famose berrette croate, è evidente che il
popolo in generale debba credere che tali
emblemi siano permessi dai regolameriti
scolastici e si confermino nell'opinione che
1 loro teneri figliuoli sieno del tutto idonei
a dare il voto ad un iniovo deputato raili-
cale croato da eleggersi in futuro, e pren-
dersi il lusso della politica dal momento
che questo è l'esempio di lutti i giorni
che hanno sottocchio, senza che coloro, che
possono e devono avere ingerenza assoluta,
vi pongano un pronto ed efiìcace rimedio.
Ma già: a che serve oggidì )1 progresso
se abbondano invece le grida sfrenate di
Zivila Hrvatska !
A che servono gli esempii dei più vecchi,
che alla politica anteposero lo studio e ben
riuscirono e nelle scienze e nelle arti
colti ed istruiti e anche nei mestieri? Ma
quelli erano tempi da sciocchi, direbbe il
nostro corrispondente. Vediamo un po' il
progi esso di queste scuole popolari ma-
schili e poi, chi ne ha il coraggio, giidi
pure all'unisono viva lo Starceviyh e viva
Croazia.
Quest'ottobre tre lagazzi di buone fami-
glie, che percorsero queste scuole popolari,
per quanto fossero stati preparati dui'ante
le vacanze autiuuiali, pure dovettero esseie
rimandati all'esame d'ammissione del gin-
nasio di ^Spalato, perchè impreparati al
grande passaggio.
Uno di questi sarà senza dubbio il degno
successore dell'anonimo ma noto corrispon-
dente locale del n.o 99 del Narodni List,
12 decembi'e a. c.
A conti fatli i:i Otto anni, sei ragazzi,
cioè tutti quelli che si presentarono, furono
rimandati dall'esame di anujiissione delle
scuole medie di Spalato, come affatto ina-
bili, senza contai e altri tre, che furono pre-
paiati in grande anticipazione a Spalato
da esperto docente ed in causa di ciò gli
unici finora ammessi negli istituti medii
di quella città.
È voce accreditata presso di molti che
il progresso scolastico stia in relazione
colla intelligenza e fecondia rettorica del
maestro. Noi invece siamo dell'opinione
più pratica che il progresso vada di pari
passo colla buona volontà, attività, diligen-
za, affabilità del pedagogo., Infatti, che mi
vale una saperlatira .intMif/.'ma diz'^om,
quando alcuni vogliono il maestro ora iu
campagna, ora in cantina, ora alla fabbri-
ceria, ora alla cassa della Fahìdiiu Jieneji-
cenza, ora alla direzione della Cilaonizza
ed infine alle sedute del consiglio comu-
nale ?
Quanto tenipo cosi può restargli per pen-
sare alla scuola? E se poi alcuni lo vo-
gliono in tutti questi luoghi e in un punto
solo, oh, allora, povero progresso ed assai
più poveri genitori e scolari!!!
Quindi, anzicchè plaudire alle berrette
rosse croate ed a tutte queste incredibili
ma pur vere eccezioni, che ogni giorno ac-
Numero 93. ZARA, Mereoledì 20 Novembre 1895. Anno XXX.
ASSOCIAZIONE.
Por Zara fior 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione
; 1 ™Pteati flStTn^rìC0 fior- 9' 8e™-tre fio, 4:50, 2:50.
Mme f! appartenenti ^'Unione postale fio, 12 all'anno, semestre e
PoZe fior Per gU Statì non appartenenti all'Unione
fn mooor ";. TT ^ aUment° deUe Sp68e P°8tali' 8eraest- e trimestre m proporzione Un numero separato costa soldi 10. - Un numero ari- soldi 16.
numeri del giornale si vendono allo spaccio tabacchi di Giovanna Pana via Larga
Criornàle politico, economico, letterario
-ŽH'-
Esce il mereoledì e il sabato
Ufficio di Redazione in Via Carriera n.o 366.
INSERZIONI.
Le associazioni e gli importi di denaro, in assegni postali, si dir
gano all'Amministrazione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta 1' associazione, s'intende obbligato per il trimestre susseguente
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla reda-
zione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi 10 la linea, carattere testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — I manoscritti non si restituiscono.
Caso significante
I fatti di Zagabria ebbero epilogo
in condanne giudiziarie, che, certo, non
devono aver piaciuto nè ai condanna-
ti, nè alle loro famiglie. Quei giovani
avevano dato sfogo ai loro risentimen-
ti, incendiando la bandiera dello sta-
to e offendendo i magiari, i quali,
semplicemente, conservano rimpetto la
Croazia quella posizione eh' è sancita
nella legge sull' accordo. L' effervescen-
za giovanile è stata severamente pu-
nita; nè, per gli studenti, che posa-
rono volentieri a liberatori e a mar-
tiri della Croazia, s'è fatta la benché
menoma barricata, o si è sfondata la
più impercettibile breccia. Il buon sen-
so, nella enorme maggioranza del po-
polo croato, prevale. Grli organi rap-
presentativi autonomi hanno pei primi
riconosciuta la gravità dello sfregio e
la necessità di una riparazione. È sta-
to il consiglio municipale di Zagabria,
che, subito, con viva protesta contro
T atto degli studenti, conferì la citta
dinanza onoraria al bano Kuen-Heder-
vary e al capo del ministero ungarico
Banffy, delegando una deputazione per-
chè si recasse a Budapest e si faeesse
interprete elei pubblico sdegno. Atto
consonante appieno alle parole del re,
che bene accentuò, e più volte, nelle
sue allocuzioni, alla integrità degli o-
dierni rapporti fra Croazia e Unghe-
ria ; rapporti che sono il quoziente di
molte cause e storiche e politiche e
che non possono spezzarsi, così, pel
capriccio di quel partito starceviciano,
che, dopo aver fanatizzata una parte
della gioventù, non sa neppur esso,
ornai, che cosa si voglia. Il volere au-
gusto del sovrano era chiaro; e, se il
processo di Zagabria non fosse cosa
assai seria per molte famiglie, appari-
rebbe ben lepido il fatto che gli stu-
denti, dopo il baccanale anti-magiaro,
volevano offrire una corona al re. Il
re costituzionale, certamente, non V a-
vrebbe accettata, poiché gli eccessi
commessi a piedi del monumento Je-
lacich costituivano appunto la più of-
fensiva irrisione al concetto sovrano.
Ma ciò sia detto per incidenza. A
noi preme di rilevare che. all' infuori
di un partito estremo, in Croazia gli
eccessi e gli sfregi sono stati solenne-
mente riprovati e che, nella condanna
degli studenti, la pubblica opinione
deve aver valutato un effetto adegua-
to alla causa, pur deplorando, certa-
mente, che la carriera di tanti giova-
ni sia stata così brutalmente interrot-
ta, o spezzata, dal carcere.
In Dalmazia — per 1' artificiosa po-
litica croatofila creata dagli anteriori
governi — i fatti di Zagabria ebbero
a destare una certa impressione. Il
partito radicale croato — si sa — se-
gue l'identico programma del partito
più avanzato della Croazia, cui si van-
tano di appartenere gli studenti con-
dannati. Era chiaro, era naturale, a-
dunque, che i rappresentanti e gli or-
gani di questo partito facessero causa
comune coi radicali di Zagabria e che
1' on. Bianchini, alla Camera cisleita-
na, facesse eco alle parole dello stu-
dente Radich, qualificando di asiatico
e di selvaggio il processo. Pure, da
parte della stampa radicale croata del-
la Dalmazia, non vi furono — convien
dirlo — eccessi di linguaggio e di
protesta.
Rimaneva il partito croato-opportu-
nista, o croato-governativo, i cui capi,
colmati di favori e designati ad alti
posti di fiducia governativa, avrebbero
dovuto, crediamo, uniformarsi ai crite-
ri del governo centrale ; il quale, as-
siduo tutore dei migliori rapporti col-
1'Ungheria, ha ora più che mai l'ob-
bligo, nella imminente rinnovazione
del patto dualistico, di trattar 1' Un-
gheria colla massima deferenza.
Invece accadde una cosa molto signi-
ficante. Invece il partito croato-oppor-
tunista provò una volta di più che le
elemosine del governo, per quanto ab-
bondanti, non vincolano a gratitudine
alcuna. Quando è più necessario il
buon accordo coli' Ungheria, il partito
croato-governativo della Dalmazia —
che seppe carpire la maggioranza
alla Dieta del regno, alla Giunta e ai
comuni — il partito croato-governati-
vo della Dalmazia si mette in. aperta
contraddizione al governo centrale e
coglie il pretesto dai disordini di Za-
gabria, non solo per approvarli in mo-
do ostentativo, ma anche per ripetere,
come qualsiasi più avanzato starcevi-
ciano, le solite volgarità in odio alla
cavalleresca nazione di santo Stefano.
E non solo questo. — Ma Porgano del
partito croato-governativo — accusato
di aver approvati gli eccessi di Zaga-
bria e offesi i magiari per 1' inizia-
tiva personale del suo redattore —
si affretta, non solo a chiamare per-
fettamente responsabile l'intero partito
di quegli sfoghi ; ma anco a soggiun
gere — con evidente braveria!—che
erano stati dei membri del partito a
suggerirli e ad inspirarli!
Fatto eloquentissimo, invero, e che,
come abbiam detto, illustra drastica-
mente il programma dell' ultima cam-
pagna elettorale. Questo programma
— che si ripete e ci offende in ogni
forma da oltre venti anni — è ben
noto. Protezione, incondizionata prote-
zione, agli uomini, che, con nostro san-
guinoso sacrificio, vennero insediati nei
comuni e vennero soddisfatti al di là
del verosimile in linea di croatizzazione
politica. E abbiamo appositamente al-
luso all' ultima campagna elettorale,
perchè, anche in quella, gli uomini del
partito croato-governativo vennero così
enormemente favoriti, da render pos-
sibili, a nostro danno, a Spalato e
a Curzoìa, le enormezze elettorali
del 1885.
Ora — vedete bellezza ! — questi
uomini, che si atteggiano a candidati
governativi, a deputati governativi, a
presidenti e a vice-presidenti governa-
tivi, questi uomini, a cui benefìcio i
nostri più insigni patrioti vennero sa-
crificati, scendono in piazza, e, dopo
aver enfiate le gote esclamano : — Si,
siamo noi, che, pur beneficati, battiamo
le mani agli studenti perche abbrucia-
rono la bandiera ungherese ; si ; siamo
noi, gli hohenwartiani, i satolli, che dicia-
mo roba da chiodi dei magiari; si; sia-
mo noi, che, indirettamente, ce ne in-
fischiamo e del patto dualistico e del
buon accordo coli' Ungheria, e, vedete
un po'1, delle stesse paróle costituzionali
della augusta corona ; si ; siamo noi,
che, accarezzati, cullati, viziati, trattati
a zuccherini e soddisfatti in ogni nostro
capriccio, sempre, plaudiamo, con tutte
le forze dell' animo nostro, a crimini
puniti dal rigore del codice penale e ri-
provati dallo stesso sovrano. Siamo noi,
si ; e vi preghiamo di non prendere ab-
baglio, perchè, adesso, che siamo pa-
droni di tutto, abbiamo anche il diritto
ad una buona dose d'impudenza !
Lasciamo che i benefattori traggano,
da questo curioso contegno dei bene-
ficati, quelle illazioni che meglio cre-
dono. Ci sia solo permesso di chie-
dere se questi incendiari virtuali di
bandiere ungheresi e questi offensori
del sentimento magiaro, meritavano
proprio il sacrificio cruento del nostro
partito, che, sempré devoto alla co-
stituzione e allo status quo dualistico,
si è sempre mantenuto nei confini del-
la legalità e della lealtà. Ne sia le-
cito solo di chiedere ai signori del
ministero, se questo partito di affaristi,
che di tratto in tratto si smaschera
con simili velleità rivoluzionarie, possa
ancora, e sempre, avere audace pa-
dronanza su tutto, in Dalmazia, e in
ogni sfera. Ci sia lecito di chiedere con
quanto diritto codesti signori, che ap-
provano gli atti delittuosi e disappro-
vano gli equi concetti sovrani, possano
chiedere le ultime, infami croatizzazioni
a nostro danno, e aspirarvi con eviden-
te malafaÉfc*fe menzogna ? Ha da es-
ser questo dell' Jednistvo il partito
governativo ? L' Austria deve offrire
all' Ungheria il dono di questa carat-
teristica anomalia ? Il partito della
maggioranza governativa in Dalmazia
ha da essere ih stridente antitesi col
partito delia maggioranza governativa
in Croazia ? Ma è dunque vero che —
mentre una corrente di buon senso
prevale in Croazia — le maggiori in-
temperanze politiche debban venire
dalla Dalmazia ?
La Smotra, nei suoi famosi articoli
di sonno dal titolo Al di qua e al dì
là del Leita, si occupi, per carità, del
caso significante e curioso. Ci illumini
sul fatto singolare degli uomini del-
l' Jedinstvo — organo ufficiale del
partito croato-governativo — i quali,
mentre a Zara fanno i governativi, a
Zagabria approvano le rivoluzioni con-
tro l'odierno sistema del dualismo c
contro la stessa opinione della popo-
lazione croata. Rilevi F inclita Smotra
il singolare contrasto, mentre noi, co-
sì, lo esibiamo allo studio dei nobili
figli degli Arpadi e delle loro eccel-
lenze di Vienna, i ministri.
Le condizioni di Stretto.
Due mesi dopo.
Sono trascorsi dunque due mesi ap-
pena dacché pubblicammo i due articoli
Sulle condizioni di Stretto ; e mai come
in questa occasione possiamo inchinar-
ci una volta di più al venerando ada-
gio : il tempo è galantuomo. Notiamolo
ancora una volta. Gran forza e onestà
è nel tempo, il quale cresce, matura
e rafforza le cose che non riesce ad
uccidere.
Senonchè quanta amarezza spesse
fiate non si prova pur nel poter dire
alteramente : v vedete, il tempo ci bada-
to ragione! È questo il caso.
Abbiamo avuto ragione quando de-
lineammo al vero le nostre condizioni
locali, consimili, forse, a quelle di
tanti altri comuni di questa nostra
povera Dalmazia, che, seppure umi-
liata dalla fortuna, straziata dalle
discordie intestine, non si lascia nè
si lascierà vincere mai dallo sconforto,
nè mai si piegherà a perdere la fede
nei propri destini.
A Zara, in questa nostra piccola,
sì, ma colta, ma civile capitale, sotto
gli occhi dei nostri più alti dicasteri
provinciali — in piena corte d'assise
— ebbero a svogliersi i fatti princi-
pali, pei quali si commiseravano e si
commiserano le condizioni di Stretto.
Abbiamo detto i fatti-, ma miglior e-
spressione sarebbe ancora il dire che
ivi si denudarono le più deplorevoli
cause ed i più tristi effetti. Eppur va
notato che al corso della procedura
neppur si poteva assegnare la vera
strada, la strada retta, non deviante
nè a destra nè a sinistra, quella che
avrebbe condotto, è vero, a denudare
maggiori vergogne, ma che forse a-
vrebbe più potentemente valso a ri-
chiamare tutta 1' attenzione di chi ha
1' obbligo d'imporre il più saldo freno
a passioni artificialmente ingenerate
ed immoralmente sostenute.
Ed invero bastava anche così.
L' odio partigiano giunge fino ad
armare la mano d'un volgare assas-
sino, e non assassino d' intenzione
soltanto, ma di fatto ! Nè basta. Che
doveva essere inflitta al paese anche
la massima onta !
È l'autorità comunale, è il capo
comune che rilascia un certificato ni-
tido, candido come l'issopo della scrit-
tura, al pregiudicato di ieri, all'as-
sassino dell' oggi, al, legittimo posses-
sore di una quantità di legittime con-
danne, legittimamente già subite. Ed
è questo capo-comune, raffrontato coi
suoi stessi assessori — in piena corte
d'assise — che nella loro coscienza
die oio : — avete detto il falso, signor
podestà, che a tutta risposta pueril-
mente balbetta la frase: — costoro,
che mi schiaffeggiano, sono autonomi !
se anche proprio tutti autonomi non
sono, come sta il fatto realmente.
Se il podestà di Stretto fosse da
tanto da conoscere i più elementari
rudimenti di storia, potrebbesi imma-
ginare di trasportarsi all' epoca di
Massenzio e di Galerio, in piena
esecuzione dei più nefandi editti, ed
immaginare quindi la corte d'assise
mutata in tribunale, presieduto da
Galerio in persona, ed essere lui —
il podestà di Stretto — il famoso de-
latore Drobia, ermafrodita. Bastava a
Galerio che Drobia, favorito suo, di-
cesse: — costui è cristiano, perchè la
chiesa contasse un martire di più ....
Ma i tempi sono mutati e non basta
sempre difendere, alle corti d' assise,
un assassino col dire: — costoro —
che accusano e che• hanno ragione —
sono autonomi, anche quando, come nel
caso concreto, tutti non lo erano !
Notiamo la menzogna sciente e non
notiamo la pochezza, o la malvagità
di mente, insciente a concepire.
Però il miserando spettacolo fu da-
to. Fu dato di poter dire — e questo
è male — in piena corte d' assise :
costui appartiene al tale partito ; pre-
supponendo la convinzione, in chi si
professa bianco o nero, che tale pro-
fessione possa influire sui verdetti del-
la giustizia ; della giustizia, la cui in-
tangibile maestà non va offuscata da
supposizione alcuna.
E tanto più questo, in quanto che nel
processo di cui ci occupiamo si è cer-
cato assolutamente di escludere il ca-
rattere politico. E, poiché in questo ri-
guardo si è potuto ciò che si è voluto,
si è desistito infatti da una procedura
più larga, diremo così, più morale ;
e si si attenne a quella strettamente
oggettiva, dappoiché, pare, dessa al-
trimenti avrebbe coinvolto più perso-
ne, avrebbe forse potuto adombrare di
luce più fosca ancora — se è possi-
bile — noti autori morali, con poco
vantaggio, persino, dell' eccelsa Giun-
ta, genitrice indulgente e benigna per
certi comuni !
Comunque siasi, il verdetto dei giu-
rati, che condannava alla pena di mor-
te 1' autore materiale dell' assassinio
del 30 giugno, dà a divedere come la
coscienza popolare nella nostra pro-
vincia — già tanto demoralizzata —
abbia ancora morali resipiscenze, sap-
pia ancora essere serenamente impar-
ziale.
E la popolazione di Stretto in que-
sto almeno ha avuta legittima soddi-
sfazione.
Tutta una falange di testimoni af-
fermò unanime la verità, infliggendo
così un' alta lezione al proprio capo
comunale, dappoiché contro la verità
ed in favore dell' assassino rimasero
soli — cosa eloquente — il podestà
ed il segretario comunale !
Perchè ? ... .
A Stretto, il giorno in cui venne
commesso l'assassinio, il popolo tra-
sportato da un'emozione — fino ad
un certo punto giustificata e dalle
precedenze e dal fatto truce che da
epoca immemorabile non si dava si-
mile — per aver gridato abbasso il
podestà ! abbasso il segretario comunale !
(quelli che nel dibattimento alle assi-
se, soli, sostenevano l'innocenza del-
l' assassino) venne condannato, se non
in massa, con una condensazione di
condanne, in dieciotto individui. Està
bene. E non possiamo neppur dire che
1' autorità politica in quel riguardo si
mostrasse usuraia ; tutt' altro ; a lode
del vero, non prese che 1' uno per
mille !
Ma la popolazione di Stretto si
ebbe la sua doverosa e legittima ri-
vincita anche su ciò, e la ebbe, splen-
didissima, quando più che sessanta
testimoni — alla corte d' assise —
nella capitalo della provincia, resi-
denza di un luogotenente, residenza
della Giunta provinciale — che anco-
ra appellasi dalmata — pubblicamente
affermando la verità, sconfessarono di-
gnitosamente chi calpestava la dignità
di un intero paese, facendosi patroci-
natore di un omicidio.
Non sappiamo quale e quanta edi-
ficazione abbia ingenerato nelle nostre
autorità politiche l'ultima tornata delle
assise in Zara. Pure, su questo argo-
mento, ci sarà lecito di dire ancora
alcunché nel prossimo numero.
Quisquilie etimologiche.
(Continuazione, vedi n.o 92.)
V.
La voce „Spalato" deriva da „palafium"?
Riconosciuta come dubbia in quanto
al tempo 1' autorità della Tav. Peut. ri-
spetto alla voce Spalato, c messa tra i
ferravecchi 1' etimologia da aspalato pian-
ta, ci rest* a vedere, se sia da accet-
tarsi la derivazione dapalatium. Prima
però esaminiamo cosa ha detto la Guida
e ripetiamo qui le sue parole:
Vive tuttora a mezzogiorno della città
di Spalato il nome della località „Spa-
lacijuni" spesso ricordata nei documenti
medievali „Spalazulo" in diretta antitesi
alla città compresa, nel pedazzo di Dio-
cleziano.
A cui noi abbiamo obbiettato :
A che questa osservazione? A dimo-
strare che il pedazzo di Diocleziano ha
imposto il suo nome ad una località,
che non era il suo palazzo ? oppure che,
etimologicamente parlando, Spalazulo è
più legittimo di Spalato ? o che 1' anti-
ca Spalatimi stava colà ove ora è Spa-
lacijuni f o infine che la patria dell' a-
spalathos era precisamente il medievale
Spalazulo f Noi non intendiamo codesta
argomentazione ; uno schiarimento quin-
di in proposito gioverebbe non poco ai
lettori della Guida.
E i signori della Guida ci hanno ri-
sposto .... tacendo.
Ma la Guida, come abbiamo veduto,
concluse :
Spalato esisteva, adunque, ancor pri-
ma della fine del terzo secolo d. G. ;
la oramai comunemente accettata deri-
vazione del suo nome da ad palatium,
si oppone tanto ai documenti, compro-
vatine V esistenza anteriore al pala,zzo
di Diocleziano, quanto alle regole del-
l' eufonia.
A cui noi ci siamo permessi di os-
servare :
Questa conclusione non ci pare esat-
ta ; clic i documenti citati portano solo
alla conseguenza che alla fine del quar-
to secolo d. C. per la prima volta nella
carta di Peutinger si legge : Spalato,
e nel Clironicon attribuito a s. Girolamo
e nella Notitia dignitatum : Aspalathos.
Ad altri corollari non si può venire; e
chi ci viene, lo fa contro 1' autorità dei
documenti. In quanto poi all' eufonia,
11011 sappiamo daddovero cosa, si voglia
dire la Guida. L' eufonia non è nè la
fonologia nè 1' etimologia ; quella è cosa
soggettiva di chi parla e di chi scrive,
ouest' ultime invece sono colle loro leg-
gi sovrane. Stando all' eufonia a qual-
cheduno piacerà più Aspalato, di quel-
lo che Spedato, Spalatro, Spaleto, Split
e Spliet; ma 1' etimologia gli saprà di-
re, se codesta voce contenga una radi-
ce illirica, greca o latina ; e la fonolo-
gia colle sue teorie sui mutamenti dei
suoni legittimerà piuttosto quella che
quell' altra derivazione.
Vediamo dunque che sussidio ci pos-
sono dare 1' etimologia e la fonologia
rispetto al nome della città di Spalato.
Premesso questo, a noi non fa spe-
cie che la radice pai si allarghi in spai,
quando abbiamo le forme paralelle sma-
niglia e maniglia, bieco e sbieco, balzo
e sbalzo ecc. ; nè che grecamente code •
sto spai divenga aspai, quando si sap-
pia che i nessi di s impura, che da noi
si attenuano con una i profetica in
greco si moderano con una a; nè che
allato a Spalato si trovi anche Spala-
tilo, quando diciamo : anitra, balestra,
inchiostro, scheletro e simili, in cui la
Nutnepo 5. ZARA. Martedì 14 Gennaio 1896. Anno X
BBrnir^aBrBBWi IL DALMATA
ASSOCIAZIONE.
P«r Zara fior. 8 autioiptitàniente, semestre e trimestre iu t)ropor?!ionfe.
l'e* r impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:60, trimestre fior. 2:60.
Per gli Stati appartenenti all' Unione postale fior. 12 all'anno, semestre e
trimestre in proporzione. Per gli Stati non apparteBonti all'Unione
postfde fior. 8 e dì più V aumento delle spese postali, seawflÉre e trimestre
in proporzione. Un numero separato costa soldi lÒ. • Ha numero arr soldi 10.
numeri del giornale si rendono allo spaccio tabaoeM di CttiwaMlia Pmu viaLarga
Coloniale politico^ éeoiiomieo, letterario
£sce il mereoledì e il sabato
Ufficio di Redazione in Tia Carriera n.o 366.
INSERZIONl.
Le associazioni e gli importi di denaro, iu asseg^ni postali, si dir
gano airAmminiatraxione del DALMATA in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazione, s'intende obbligato per il trimestre susseguente
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente alla reda-
zione. Le lettere non affrancate saranno respinte. 1 comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi 10 la linea, carattere teatino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — I manoscritti non sì restituiscono.
La missioM d^li anwt^
Le frenesie che il cošaime dì Bp^to
finge di commettere adesso contro Za-
ra, rea di non aver pianto, non ci me-
ravigliano. Sta nelle abitudini del par-
tito croato di gridar forte, di gridar
sempre. Gridate, gridate^ qualche cosa
ne rester^^, ^
Ma, e r imperiale regio governo, non
si è mai accorto, in tanti anni, di co-
desto sistema di perpetua recrimina-
zione? Non ha saputo vedere che i
nostri avversari, sempre, tolgono (^ni
più lieve pretesto per fingersi offesi ed
esigere a nostro danno castighi di Dio ?
E non è il partito croato colmato di
fiavori tanto straordinari da parere in-
giusti? Non ha raggiunto, mercè un
sistema politico che non vogliamo qua-
lificare, tutte le delizie del potere ? I
suoi uomini non sono stati nominati a
tutto ciò che volevano e non sono sta-
ti soddisfatti al di là dei desideri più
audaci ? Non sono nelle loro mani qua-
fei tutti i Comuni della provincia e
quasi tutte le scuole, anche in quelle
città e borgate ove le scuole italiane
dovrebbero essere una legale neces-
sità? Non hanno essi lo strano diritto
d'imporsi a tutto e a tutti, calpestan-
do leggi, riguardi equiparativi, principi
intangibili ?
Come giustificare adunque i gridi
d' allarme che, ad ogni occasione, e-
mettono gli avversari? Come prender
sul serio i loro sdegni, perchè una cit-
tadinanza rimase tranquilla e passiva
di contro ad una dimostrazione politi-
ca croata ? E' delitto anche la passi-
vità ?
E poi. Perchè urlare, perchè scal-
manarsi anche contro la nostra azione
di difesa, in generale. Se 1' estrema
oppressione ha condotti gli italiani del-
la Dalmazia alla suprema difesa ; s'es-
si fanno generosi sacrifici per conser-
vare r augusto patrimonio della loro
lingua e della loro coltura, — perchè
aver paura di sforzi nobili ma mode-
sti, che non offendono alcuno?
Il perchè è facile a dirsi. È missio-
ne dei nostri avversari quella di es-
sere sempre malcontenti. Lo erano
quando siedevano minoranza alla Die-
ta; lo erano quando divennero mag-
gioranza ed ebbero tutti i posti al con-
siglio dell' impero ; lo sono anche a-
desso, che spadroneggiano impuniti do-
vunque e che vorrebbero la soppres-
sione anche dell' ultimo italiano.
Perchè, ad onta delle loro fortune,
ad onta delle loro enormezze, ad onta
della intransigenza da loro elevata a
sistema, s' avvedono di aver fatto mol-
to, ma di non aver fatto il più. Come
Sisifo s' accorgono d' aver sudato in-
vano per portare in cima alla; monta-
gna il sasso delle loro esigenze. De-
molirono tutto ; ma, diciamolo pure a
nostro conforto, essi furono impotenti
TlJ afr^ioomania
Adesso, che due belle vittorie italiane a
Macallè fanno sperar bene per la campa-
gna militare iu Africa ; adesso che l'Italia
è legittimata nella sua azione dai primi
successi e deve andare avanti per farsi ri-
si) ettare e per dischiudere alla civiltà gran
l)arte del continente nero, sarà bene dare
uno sguardo retrospettivo all' opera di pa-
recchi africanisti, od autiafricanisti, in
guerra tra loro nei giornali della penisola.
Tn verità che, negli ultimi mesi, in Italia,
si è sviluppata una vera africomania, e
che, se non dei giornalisti e dei cittadini
assennati, di molti altri si può dire che
non tutti i pazzi sono all' ospedale.
È osservabile, se non altro come feno-
meno, il contegno di certi giornalisti anti-
africanisti.
Non parliamo dell i sapienza del poi di
cui son piene non soltanto le fosse, ma an-
che i calamai di questi Bismarck e Cavour
in pieno secolo decimonono; giudici ame-
nissimi, come quelli dell' Orfeo alV Inferno
di Offenbach, i quali sentenziano severa-
a smussare 1' adamante saldo del
ìi0»lro patriottismo. Vollero snaturati i
nostri comuni ; ma non poterono sna-
turare le nostre cittadinanze. Ricorsero
a mezzi di estrema violenza ; ma que-
sti crearono in noi 1' estrema necessità
di difesa. Vollero croatizzare quasi tut-
te le nostre scuole e proclamarono fine
del partito croato la guerra sorda, in-
generosa, spietata alla coltura italiana;
ed ecco che, in mezzo a tanto tene-
brore croato, spunta un bel raggio di
sole, ecco i buoni patrioti affratellarsi
in una cosciente affermazione naziona-
le, ecco sorgere la Lega Nazionale,
che ha fede nel suo avvenire, che non
attenta alle altre nazionalità, uè le
combatte ; ma, con soli mezzi propri,
vuol provvedere alla sua santa mis-
sione.
Da qui la confessione esplicita che,
ancora, si ha paura del nostro patriot-
tismo, fastidio delle nostre resistenze
legali. Faremo di tutto per schiacciarvi
— si dice press' a poco — ricorrere-
mo persino a misure eccezionali per di-
struggere gli effetti del vostro patriotti-
smo. In mare gli italiani! Zara alle
fiamme !
E qui la meraviglia nostra raggiun-
ge il colmo. Ma come? È da tanti anni
che la stampa croata ci consacra T e-
sequie ; ha suonato per noi tante volte
la campana da morto, e ci vede an-
cora belli, diritti, pieni di carne e de-
gni d' essere soppressi ? Ricorrono, co-
me sempre, al nostro pensiero, i versi
notissimi di Giuseppe Giusti. Siamo
dei morti che danno pensiero ai loro
nemici. Siamo più vivi di prima e i
nostri avversari lo dichiarano amplia-
mente. Oh ! che bel cimitero il nostro
da destare invidia ai gaudenti del par-
tito croato-governativo ! Siamo degli
scheletri strani, con delle velleità di
difesa ; e per le nostre prerogative po-
litiche e civili combatteremo fino alFe-
stremo. Combatteremo perchè siamo
gelosi del nostro passato, perchè la no-
stra coltura ha un' irradiazione seco-
lare e vuole essere serbata integra da
noi, modestamente, ma con affetto. A-
vete un bel vantare il vostro diritto
storico; potete accumulare enormezze
per sopprimerci ; potete scimiottare, a
nostro danno, i cospiratori della Ma-
dama Angot Ma i monumenti antichi
proclamano la civiltà della nostra Dal-
mazia ....
0 mura cittadine,
Sepolcri maestosi,
Fin le vostre ruine
Sono un' apoteosi.
Cancella anche la fossa
O barbaro irrequieto
Chè temerarie 1' ossa
Sentono il sepolcreto.
Sì ; si ; cancellate anche la nostra
fossa, prima di cantarci il miserere.
Intanto — nessuno e mai — potrà
chiamarci responsabili di aver voluta
la guerra. Si è giunti al punto di esi-
gere il nostro esterminio anche per il
mente, mentre mancano loro gli elementi
dell'accusa e della difesa.
Essi condannarono Toselli, condannarono
Arimondi, condannarono Baratieri, sopra
monche e imperfette relazioni officiose o
private, senza avere dinanzi i documenti
comprovanti come veramente si sian pas-
sate le cose laggiìi. Che volete rispondere
a costoro? Nulla; non si discute di colo-
ri coi ciechi ; le loro tirate sono esercizi
di rettorica e di ginnastica polmonare ad
un tempo.
Altri maniaci assolsero Toselli, Arimon-
di e Baratieri e incolparono di tutto ciò
che avvenne in Africa il Blanc, il Mocen-
ni, il Crispi, s ecialmente il Crispi ; a que-
sto la responsabilità tutta del disastro di
Amba Alagi, perchè, malgrado le informa-
zioni e gli scongiuri giunti dall' Africa, ha
continuato a dormire non solo, ma ordina-
to telegraficamente il sonno al generale
Baratieri, il quale lo comunicò a tutti i
suoi ufficiali !..
Per i giornali d' opposizione Crispi, uni-
camente perchè è ministro, dovrebbe esse-
re fornito dei doni della chiaroveggenza
magnetica, della profezia e della ubiquità.
Che volete rispondere a codesti declama-
tori ?.... Considerando che questi signori aspirano
grande delitto della passività. Oh, tri-
ste esigenza! Invece, con la equipara-
zione linguistica nella scuola, coli' one-
sto riconoscimento dei nostri diritti,
sarebbe stata forse superflua questa
guerra che tutto sconvolge e ci obbli-
ga ad una suprema difesa. Ma voi a-
vete voluto imbarbarir tutto, additan-
doci, sola via di salvezza, l'esilio. Sie-
te i padroni ; meglio : siete i custodi
del cimitero in cui ci dite seppelliti.
Ora perchè ci contate, perchè pensate
a nuove iniquità per disperderci l'ossa,
perchè, irresistibilmente, vi occupate
di noi? Siate un po' giusti, via, siate
un po' coerenti ! Dite francamente che,
ove vi mancassero i notissimi appoggi,
dovreste scendere a nuove e pericolo-
se tenzoni con noi, che siamo gì' indo-
mabili.
In fondo, noi, lasciamoli pur gridare,
moltiplicando gli sforzi per creare un'op-
posizione legale a questo stato di co-
se. E mostriamo agii avversari che
nè persecuzioni, nè leggi eccezionali,
valsero a piegarci, mai!
La lotta antifllosserica nell'Istria
Relazione di un viaggio d'istruzione,
discussa nella seduta del 10 corrente
alla locale Camera di commercio, e
presentata dal maestro di pratica si-
gnor Pietro Lorini, in seguito ad invito
della Camera stessa.
Spettabile Camera !
Annuisco volentieri al desiderio di
codesta spettabile Camera, espresso
nel riverito suo foglia 20 ottobre anno
corrente n.o 944, e mi accingo ad or-
dinare le mie note sul viaggio d'i-
struzione nel Litorale, intrapreso nelle
or decorse ferie scolastiche.
Per quanto questi non siano che
degli appunti scuciti, riportati a ma-
tita sul mio notes di viaggio, potranno,
mi lusingo, completare la mia relazio-
ne sulla questione fillosserica in Dal-
mazia, del 30 giugno 1894, cui essa spet-
tabile carica volle resa di pubblica
ragione mediante la stampa.
Dissi completare, poiché non trovo
necessario di cambiare alcuna delle
cose colà scritte.
In quella relazione, fra altro, insi-
stevo nello asserire che, a non fidarci
di quanto rileviamo dai giornali o dai
libri, in punto di adattamento di questa
0 quella varietà delle viti americane,
su questo o quel terreno, noi si debba
imprendere degli esperimenti per conto
nostro, ad evitare inutili sprechi di
tempo e denaro, quando, col progre-
dire dell' invasione fillosserica, noi si
sarà costretti a pensare alla ricostitu-
zione de' nostri vigneti, introducendo
la coltura delle viti straniere.
Ed ecco che gli esperimenti invo-
cati si stanno già facendo, nei vivai
erariali di Novaglia e Selve, mentre
al potere, ci pare che si possano lasciar
strillare impunemente.
Che dire poi di quegli strategi, di quei
tattici, che disegnano sul marmo del tavo-
lino, in un caffè, una carta geografica cer-
vellotica e immaginaria dell' Eritrea, e, su
quella, muovono e dirigono le pedine del
giuoco della dama con un colpo, con una
disinvoltura, con una sicurezza come se
fossero Moltke; o Napoleone, e vincono a-
gevolmente le sognate e incruenti batta-
glie e poi, sulla scorta di quegli studi por-
tentosi, schiccherano sopra un giornale i
loro suggerimenti tattico-strategici ai ge-
nerali ?
Non vogliamo trattenerci a lungo, infine,
su coloro che andavano negli scorsi giorni
inventando di proposito dehberato e di sa-
na pianta, novanta, centomila uomini, in
marcia sopra Massaua, scontri non avve-
nuti, sconfitte, la Dio mercè, assolutamente
fantastiche, espugnazioni di fortezze, asso-
lutamente impossibili.
La schiera di costoro si recluta in tre
categorie di persone: i giuocatori di borsa
e più specialmente i ribassisti, che pure "di
arricchire speculerebbero sui disastri della
patria ; gli aspiranti alla successione del
presente ministero e i loro clienti, i quali,
pur di raggiungere la mèta, non avrebbe-
r eccelsa i. r. luogotenenza dalmata
disponeva l'opportuno, perchè abbia
luogo il viaggio d'istruzione di cui
mi accingo a scrivere.
Nel giorno 3 settembre p. p. parti-
rono per Pola: i docenti d'agronomia,
P. Lorini dell' i. r. istituto magistrale
di Borgo-Erizzo, S. Pieroticli della
scuola agraria di Sebenico, N. Fabrio
della scuola agraria di Traù, S. Bulic
della scuola agraria di Gravosa, ed i
due maestri ambulanti di agraria M.
Dudan e S. Lovric, nonché gli esplo-
ratori fillosserici D. de Rossignoli e
G. Bonacci. Questi signori dovevano,
a Pola, essere raggiunti dal signor
G. Ursich, dirigente tecnico de' lavori
antifillosserici nel litorale, il quale, in
qualità di capo della commissione, do-
veva condurli in varie località, sulla
base di un piano di viaggio preceden-
temente stabilito ed approvato dall'ec-
celso i. r. ministero dell'agricoltura,
e ciò allo scopo di fare degli studi
suir adattamento delle principali varietà
di viti anofericane, nonché delle con-
statazioni di fatto in punto alla loro
riuscita, a seconda delle condizioni cli-
matiche dei singoli luoghi e delle con-
dizioni fisiche e chimiche dei singoli
terreni.
Da Pola si prosegui per Parenzo,
dove il nostro capo ci raggiunse; seco
lui viaggiava, in missione ufficiosa, il
signor F. Kurmann, ispettore pella vi-
ticultura, giunto proprio in buon punto
a giovarci colle sue profonde cogni-
zioni teoriche e pratiche in fatto a
viti americane, e farci ammirare tanto
la minuziosità quanto l'esattezza delle
sue osservazioni, di cui abbiamo fatto
tesoro.
A Parenzo ci vennero incontro e ci
furono larghi di ogni squisita cortesia,
r esimio direttore di quell' istituto a-
grario provinciale e stazione speri-
mentale signor professor Carlo Hugues,
r aggiunto d.r Vischin e gli assistenti
Baselli e Ligutti.
Si visitò, prima di tutto, l'istituto
agrario, cui va annesso un convitto
pegli allievi.
Dal regolamento organico dell'isti-
tuto desumiamo i suoi compiti princi-
pali e precisamente: »
a) \q studio dei vitigni locali per
addivenire ad una razionale loro clas-
sificazione e selezione, e le esperienze
sul modo più conveniente di loro col-
tura ;
h) l'esperire quali varietà di vitigni,
fra i più reputati forestieri, meglio si
adattino alle condizioni di suolo e di
clima dell' Istria, curando poi la mag-
gior diffusione in provincia di quelli
cni gì' indubbi riferti dell' esperienza
avesscr chiariti opportuni ;
c) prove di vinificazione, sotto il
duplice scopo di conoscere quali viti
gni, di recente introduzione, meglio
si prestino ad avere vini fini da pasto,
ro scrupolo di traversare un mare rosseg-
giante di sangue italiano ; e i nemici delle
istituzioni e degli ordini sociali, pei quali,
ogni mezzo, che tenta a scuotere, a scon-
quassare, è buono, onde gridano viva i
morti di Amba Alagi, ma prima viva Me-
nelik !....
Che dire di costoro ? Nuli' altro che re-
spingere, con ribrezzo, co i raccapriccio, l'in-
famia di questi turpissimi mezzi, diretti
ad ottenere un fine qualsiasi
Ma resterebbe a parlare di quegli orato-
ri parlamentari italiani, i quali gridano che
in Africa non si doveva andare fino a che
non si fossero civilizzate tutte le contrade
italiane, che non ci si doveva andare fino
a che non si fossero bonificate tutte le
terre che vi sono da bonificare in I-
talia.
Bellissime frasi, non c' è che dire, éd
a .che beUissime idee, se le altre nazioni
europee, in preda alla febbre degP imperi
coloniali, avessero lasciato all' Italia agio
e tempo di attuarle. Altro che ! Bellissima
idea ! Prima colonizzare all' interno, civi-
lizzare all' interno ; poi andare a colonizza -
re e civilizzare l'Africa ! Ma egli è che or-
mai nel continente nero è innalzato il ves •
siilo di Italia e non si può più abbassarlo;
e se il popolo italiano deve esistere come
e ad esperire quali modi di confezione
convengano per le uve indigene, in
vista di ottenere un vino da pasto che
possa rappresentare il tipo della re-
gione ;
d) lo studio chimico-tecnico sui vi-
ni locali, per farne risaltare i pregi
ed i difetti, e le ricerche sulle loro
alterazioni patologiche, i modi di pre-
venirle e di combatterle ;
ej le analisi cliimiclie, a richiesta
dei privati, sul vino, suoi capi morti
e prodotti affini ;
f) le esperienze d' indole pratica sui
modi più convenienti di educazione
delle viti, sulla loro concimazione, col-
tura, eccetera;
g) lo studio dei parassiti animali e
crittogamici dan]iosi alla vite in pro-
vincia, avuto speciale riguardo alla
questione fillosserica, in rapporto al-
l' avvenire viticolo della regione ;
h) la diffusione a mezzo di scritti,
conferenze, escursioni, dimostrazioni
pratiche, eccetera, delle buone massi-
me di viticoltura ed enotecnica.
Annesso all' istituto vi è un convitto
in cui trovano posto ^^ratuito 9-12 al-
lievi, scelti fra le famiglie dei possi-
denti. Gli allievi, non corrispondendo
niente dal proprio, ma essendo man-
tenuti dal fondo provinciale, possono
in qualunque momento, per un trapas-
so qualunque, esservi licenziati, non
avendo l'istituto assunto verso le ri-
spettive famiglie obblighi di sorta. C'è
un perchè a giustificare la scelta degli
allievi dalla casta dei possidenti. Il
giovane, che terminò i suoi studi uel-
r istituto di Parenzo, può applicare
sui suoi propri poderi le teorie ap-
prese, e le nuove pratiche agrarie ed
enologiche, e giovare così, cogli espe-
rimenti sul proprio^ alla diffusione di
queste nelle masse rurali che lo at-
torniano : così s'insegna coli'esempio
e coi risultamenti di fatto che ne con-
seguono, il quale esempio, se in tutto,
specie in materia agraria, giova sem-
pre meglio dell' insegnamento fatto a
parola, che, di solito, lascia il tempo
trovato.
La biblioteca dell'istituto conta 1000
opere italiane, tedesche, francesi, in-
glesi, spagnuole e latine; ha un atlante
delle varietà di ulivi dell' Istria, un
atlante ampelografico, un atlante po-
mologico, degli atlanti statistici, scien-
tifici e geografici ; diversi albums di
disegni di villini, giardini, parchi, ec-
cetera, delle carte geologiche, ed una
raccolta di ben trentatre periodici te-
cnici e scientifici.
Le collezioni scientifiche della sta-
zione contano una raccolta completa
delle roccie, dei minerali e dei terreni
agrari della provincia; una raccolta
dei principali insetti e delle crittogame
infeste alle piante coltivate ; un erbario
agronomico, due erbari patologici ed
un erbario botanico, una collezione di
popolo, se esso h , diritto alla vita, se de-
ve rappresentare la sua parte ancora nella
storia della civiltà umana, esso deve avere
la sui zona di influenza e di espansione
sul continente nero: e fu err)re gravissi-
mo e fu colpa imperdonabile noti avere oc-
cupato Tunisi.
Sarebbe dunque bene che la fosse Unita,
specialmente ora, che le cose si mettono
bene, con questa litania di accuse e di re-
criminazioni. «Ci sta dinanzi — scrive un
giornale di Napoli — il problema di Amleto:
0 essere cosi, a questi patti, duri se si
vuole, ma eh sono t ili quali la evoluzione
storica, indipendentemente dalla nost a vo-
lontà, ce li imp')ne, o essere cosi, a costo
di questi sacrifici, chn frutteranno larga-
mente in avvenire, ovvero non essere.»
Una volta optato per la vita, è neces-
sario ricordarsi che la vita è lotta, che la
vita è guerra; e allora occorre essere uo-
mini e non femminuccie, senza recrimina-
zioni, senza rimpianti, senza querimonie;
agire, combattere, soffrire... e aver fede
nel finale trionfo della civiltà sulla bar
bari e.
È giusto?
e luogo acclamare i padroni, i nostri
potres patriae 9 Si dispendiarono oltre
fiorini 50,000 per lavori inconcludenti
che all' acquedotto non abbisognavano
affatto ; ma si fecero per capriccio, per
discreditare, sopratutto, 1' opera memo-
randa del d.r Bajamonti. Si spesero
fiorini 20.000 circa per depurare l'ac-
qua, onde sia limpida, perchè tor-
bida alquanto quando fa pioggia ; ma
l'acqua è sempre la stessa. Polvere
negli occhi -ai poveri grulli !
E' da notarsi, che, quando piove,
T acqua dalla sorgente scende torbida
nel fiume. Come si può adunque pre-
tendere che diventi limpida nel depo-
sito, se viene torbida dalla sorgente ? Ma
ciò basta per dimostrare che l'acquedot-
to è mal costruito ; e non importa poi che
si sprechino delle migliaia di fiorini.
La costruzione dell' intero acque-
dotto, opera colossale, venne a costare
fiorini 300.000 ; e si gridò contro il
povero Bajamonti e lo si martoriò in
mille modi. Orbene : 1' attuale ammi-
nistrazione comunale, por restaurarlo,
come dice il Jedinstvo, preventiva fio-
rini 200.000. È enorme!
E che cosa è di Solta? Che cos'è,
ora che le rendite dovrebbero essere
di più del doppio di quelle che si ri-
traevano all'epoca di Bajamonti? Coll'au-
mento nei prezzi dei vini e gli im-
pianti di viti, fatti da quindici anni a
questa parte, le rendite devono esser
vistose. Con tutto ciò, le rendite non
ascendono neppure a quanto ascende-
vano all'epoca Bajamonti, nella quale
epoca — si noti — il vino era a fio-
rini 4 il barile, mentre ora lo si vende
a fiorini 10!
Ma non basta che le rendite non
corrispondano; vi sono anche le enormi
spese, sostenute dall' attuale ammini-
strazione per ritirare la domenicale.
Sotto l'amministrazione Bajamonti si
incantinavano oltre a 2500 barili di
vino, si acquistava del bottame, e, per
far la vendemmia, non si arrivava a
spendere fiorini 2000; mentre oggi,
senza acquistar bottame, e per incan-
tinare dagli 800 ai 1000 ettolitri di
vino, si spendono fiorini 5000; e que-
sta spesa la si sostiene, non già per-
chè sia necessaria, ma perchè si vuole
occupar della gente, che all'occasione
possa gridare dei živio frenetici alla
Croazia e magari alla .... santa Russia.
Che cosa volete di più ? Vi fu un anno,
sotto 1' amministrazione croata, che si
incantinarono circa 1000 erAolitri di
vino. Volete sentirne una grossa?
Quando si effettuò la consegna, ossia
il travaso, vi fu uno scemo di più di
100 ettolitri divino, mentre lo scemo non
doveva essere che tutt'al più del 2 per
cento, essendoché il vino, che s'incan-
tina, è vino netto. L'amministratore
si giustificò, dicendo che una buona
parte del vino era stata consumata dai
sessanta zupani, spediti a Solta dal
Comune per la vendemmia, onde, as-
sistiti da venti gendarmi, sotto il co-
mando dell' amministratore dei beni di
Solta, prender d' assalto i soltani.
Che bevute ! !
E questi signori, che in modo così
egregio amministrano il povero Comune
di Spalato, si mantengono al potere
anche dopo trascorso il termine legale;
e non si provvede perchè sieno una
volta tolti dalla mala amministrazione
e sostituiti interinalmente da un com-
missario governativo, onde ponga ri-
paro a tanta enormità!
Falso è che nei preventivi — sotto
l'amministrazione Bajamonti — non
fossero contemplate le rendite e le
spese dei beni di Solta e di Slatine;
e che perciò il preventivo annuale a-
scendeva dai 60.000 ai 70.000 fiorini,
mentre oggidì, sotto L'amministrazione
modello, ammonta a oltre fior. 200.000.
1 preventivi della gestione Baja-
monti contenevano sempre la rubrica
Rendite e Spese dei beni di Solta e
di Slatine; e se veniva tenuto un gior-
nale separato sugli introiti ed esiti di
questi bèni, il registro era interinale,
mentre i risultati sommari venivano ri-
portaci e conteggiati nel giornale prin-
cipale di cassa.
Se nell'ultimo anno di gestione del
povero ed illustre d.r Bajamonti il pre-
* ventivo aumentò, questo aumento di-
pendette unicamente dalla spesa con-
templata pella costruzione dell' acque-
dotto, e non per altre spese, che sotto
l'attuale amministrazione si preventi-
vano senza bisogno di riscontro.
E che cosa si dirà dell' enorme di-
spendio fatto pel teatro? Dell' impresa
dei lavori, affidata al consigliere co-
munale Brajnovieh, e nella quale erano
incaratati i martiri Isacchetto e com-
pagni, i quali ebbero un guadagno, po-
veri diavoli, di oltre 100.000 fiorini ?
Non basta, che, a causa del teatro,
eh' è passivo, oltre al prestito di fio-
rini 400.000, se ne sia fatto un altro
di fiorini 200.000 ; ma si vuole farne
ora uno più grosso ancora, un bel debi-
tone di fiorini 600.000!
E che.cosa importa che il Comune
si immerga in un oceano di debiti?
Non temete, contribuenti, non sarete
aggravati nell' aumento d'imposta e
nelle altre addizionali; non soffrirete
1' enorme carestia e .... i debiti si e-
stingueranno da sè.
Ma crede forse il Jedinstvo di poter
darla ad intendere? E' passato il tem-
po di far vedere lucciole per lanterne;
nè siamo tanto sciocchi da lasciarci
illudere dalle sue proteste.
Sostiene il Jedinstvo che il Comune
attualmente sostiene più spese di quelle
che si sostenevano sotto 1' amministra-
zione Bajamonti.
Queste spese si sostengono, perchè
si vogliono sostenere, non già perchè
siano necessarie ed indispensabili.
Chi vi dice di tenere al Comune
una moltitudine d'impiegati e di per-
sone sussidiarie ; chi vi dice di spen-
dere tante migliaia di fiorini, senza
che siano poi buoni a disimpegnare il
loro servizio ; mentre, con quattro
buoni impiegati, si farebbe molto di
più di quello che si fa coi dodici e si
spenderebbe la metà di quello che si
spende adesso ? E' la mala direzione,
è la cattiva amministrazione, che vi fa
spendere e che fa ascendere i preven-
tivi ad oltre fiorini 200.000.
Spalato è abbandonata; e, se non
verrà tolta dalle mani dei despoti, essi
la condurranno allegramente alla totale
rovina.
Ed ecco poi quanto scrive lo
stesso Narodni List:
«È da deplorarsi altamente che il comune
di Spalato, il quale si trova in condizioni
peggiori di quelle di un negoziante fallito,
permetta che il giornale, il quale si sostie-
ne unicamente ed esclusivamente con le pe-
cuniarie sovvenzioni che percepisce dal co-
mune, scriva in tale forma vergognosa.
Non sarebbe cento volte meglio, che que-
sta sovvenzione, la quale ingiustamente si
toglie a'magri introiti comunali, col mani-
festo intendimento di avvelenare tutte le
condizioni nazionali, politiche e morali, fos-
se impiegata a pagamento dei debiti nei
quali il comune di Spalato senza sua colpa
si trova inviluppato ? Che i signori capi e
membri del partito nazionale croato, pon-
gano le mani nelle proprie saccoccie, se
vogliono mantenere un organetto, che canti
la loro gloria e che con modi triviali e
maligni attacchi gli avversari. Ma non de-
fraudino denari d' altri, che sono proprietà
di tutto il comune, il quale ha bisogno di
risparmiare anche il soldo, ove non voglia
che lo colga il krach morale ed economico,
che già batte alle porte. Non è cosa da
pigliarsi a gabbo il debito di un milione,
al cui pagamento sarà necessario sagrifi-
care ogni anno il terzo del preventivo co-
munale. Ad illustrazione delle infelici con-
dizioni comunali, basti il dire, che già
ognuno a Spalato desidera e sospira il com-
missario governativo, come unica salvezza
nelle difficili ed intrigate condizioni di cose.
Ecco in pochi anni dove si giunse col così
detto risveglio artificiale della città di Zvo-
nimiro. Fatale, ma vero. Sotto V illusoria
superficie della pretesa era della legalità,
delV ordine e del lavoro, a Spalato il più
fracido marciume ha già invaso tutti i rap
porti sociali, nazionali e politici ; e noi qui
(a Spalato) nuotiamo nell' ampio mare del-
l' epoca romana di Tiberio. E la stessa
idea dello stato, per la quale si rompono
tante lancie, nulla ha da guadagnare in
questo caos ed in questo disordine. E si
deve inoltre riconoscere con cuore morti-
ficato, che a Spalato, non solo è morto il
trasporto e 1' entusiasmo per il croatismo,
e per l'idea croata, ma che è cessato per-
fino il più comune sentimento croato. L' a-
patia e l'indifferentismo sono dominanti
su tutta la linea ; e ciò per colpa di quelli
che stanno al timone della cosa pubblica.
A Spalato si ha abbondante e pronto mate-
riale per foggiare lina qualsiasi Debreczin
magiara, o una tedesca Meklemburg. Altro-
ché gingilli e ciambelle /»
Si può essere più categorici di così?
E, badate, non siamo noi che scri-
viamo.
I NOSTRI CARTEGGI
Botte e risposte.
Cattare. 7 ottobre.
Allorché giunge il Dalmata tutti accor-
rono in caffè per leggerlo.
— C' è qualche cosa da Cattaro ? doman-
dano subito a chi fu il più lesto a pren-
derselo; e, se questi dice di si, tutti gli
altri attendono il turno, guardando in fac-
cia chi lo legge, per conoscere, se il gior-
nale contiene delle droghe, o della malva.
— Oh! arriva il commissariò?
— Baie! — rispondono gli altri — da
quanto tempo lo si attende e non viene
mai
— Sentite quest'altra. I ricorsi eletto-
rali sono stati evasi e le elezioni si faran
no quanto prima.
— Che quanto prima d'Egitto ! Sono
trascorsi tre anni, e siamo sempre al sicut
erat, quasiché non ci fossero disposizioni
tassative in proposito.
— Ha per 1* amor del cielo, insorge un
altro a dire. Credete voi che colle nuove
elezioni trionferà il partite autonomo-serbo ?
E non sapete, che Bismarck ha detto beati
possidentes, il che, nel caso nostro, vuol di-
re, che chi sta bene non si lascia muo-
vere !
— Olà compare! risponde un quarto.
Dunque credi che il Comune debba passa-
re in eredità come un feudo ; e che il .mag-
giorasi sia de'croati ?
— Caro compare ! Io vedo che essi lavo-
rano, mentre, fra di noi, non vi è unione e
nemmeno spirito di sacrifizio....
— Lascia, compare, le chiacchiere. Al
momento delle elezioni vedremo le forze
e le misureremo.
— Non sperar niente, te lo dico io.
Quello che vorranno i signori di palazzo
sarà fatto.
— Dunque, compare, ne sai qualche
cosa?
-— Io non so niente; ma ripeto, che da
quasi tre anni siamo senza una legale rap-
presentanza; e le cose sono andate lo
stesso avanti, perchè, di uomini, non ab-
biamo che il fusto.
— E credi tu, che sarebbero cosi an-
date le cose, se vi fosse stato chi avesse
alzata la voce in luogo competente?
— Perdio ! la stampa ha parlato ben
chiaro.
— Non basta la stampa.
— Ma, allora, che cosa si sarebbe do-
vuto fare ?
— Che cosa? Quello che avrebbero fatto
in qualunque altro paese, capisci? Abbiamo
diritto si o no? Ebbene! questo diritto si
doveva farlo ben valere.
— Adesso ho capito! Hai ragione!
— Finalmente mi hai compreso. Avreb-
bero mandato un commissario imperiale da
molto tempo.
— E noi non domandiamo di meglio.
— Ed io ti dico, che le cose sarebbero
andate meglio, più. legalmente e più deco-
rosamente.
Adesso . '.. sarebbe inutile ...
— Adesso conviene attendere che si fac-
ciano le elezioni; ma, se dovessero ritar-
dare, bisognerebbe insistere, mandando una
deputazione magari a Vienna.
— Abbiamo a Vienna il deputato Kve-
kvich.
— Niente di meglio. Si manda a lui una
protesta con molte firme, perchè la presen-
ti e 1' appoggi.
— L'idea è buona; così egli potrà dire :
Vedete ... qui ci sono molti cittadini, che
reclamano un sacrosanto loro diritto; e
questo diritto non può venire dilazionato
senza mettersi in opposizione colle stesse
leggi.
In questa maniera si mostrerà di esser
vivi, di avere il coraggio di sostenere il
proprio partito e di far uso di un diritto
incontestabile ; altrimenti, noi non cesse-
remo di essere ritenuti, o imbecilli, o in-
fingardi.
— Affemia! che parli bene.
— Ma, pai, dopo ciò, è pur d'uopo ve-
nire ađ un accordo fra serbi ed autonomi.
— Volendo, si può raggiungerlo. Io be-
ne ricordo, che, non sono troppi anni tra-
scorsi, il cattolico col greco erano amici e
compari. Adesso, invece, croato ha signifi-
cato di cattolico e serbo vuol dire greco ;
mentre autonomo vuol dire propriamente
colui che non fa entrare la religione nel-
l'interesse della cosa pubblica.
— Dunque, prima di tutto, il bene pub-
blico ?
— Certamente!
— Io bandirei, infatti, gli appellativi, e,
piuttosto che dirai cattolico o greco; mi
vorrei dire cristiano e figlio delle buone
azioni.
— Questo si pratica in paesi meno igno-
ranti ; ma il popolino vuole venir soddi-
sfatto da bandiere, da professioni di fede,
dal mangiar bene e dal lavorar poco.
— Che importa a noi del popolino ?
— Eh! via! Le masse sono sempre gui-
date da certi messeri, cui preme il disac-
cordo. E, per tagliar corto, ti dirò, che al-
le Bocche di Cattaro si parte sempre da
un principio, il quale è santo in chiesa e
fatale in piazza.
— Basta, basta. I migliori patrioti si uni-
scano contro i croati, al solo effetto di com-
battere i croati; ed io sono certo che il
Comune cadrà finalmente in mani migliori.
Noterelle lissane.
Lissa, ? ottobre.
Il raccolto delle nostre uve darà il so-
lito eccellentissimo vino, forte e limpido,
che gode tanta fama nel commercio euro-
peo. Il vino di Lissa, infatti, è degno del-
la sua notorietà e v'hanno augusti perso-
naggi, che lo preferiscono ai più prelibati
prodotti della cantina francese.
Non è vero che si vogliano fortificare le
isole di Lissa e di Comisa e di Busi, o,
almeno, è vero che nulla appare che le-
gittimi tale notizia.
Lissa, una volta, era bene fortificata, e
lo stato, cogli anni, e con lenta spesa, a-
vrebbe potuto mutarla in una seconda Gi-
bilterra.
Vi sarà noto che a nostro podestà ven-
ne eletto il signor Serafino Topich, che,
quantunque nostro avversario politico, non
può altrimenti dirsi che uomo onesto, in-
telligente e pieno d'intraprendenza.
Vi sarà noto eziandio che fra giorni si
procederà alla nomina degli altri assessori
a completare l'amministrazione, mentre in-
fatti i due soli nominati non bastano. E
cosi Lissa, con sei assessori, potrà gareg-
giare appunto con le altre città dell'im-
pero.
Fra i quattro assessori da eleggersi sup-
pletoriamente vi saranno due autonomi, in
prova che il signor Topich non teme il
controllo degli avversari politici, anzi li
desidera nella pubblica azienda dappertut-
to, come nella commissione della Pubblica
Beneficenza, nel consiglio scolastico ed in .
tutti gli istituti cittadini. ,
Speriamo che questo accordo amministra-
tivo sarà aggradito da tutti e che altri co-
muni troveranno utile e pratico d'imitarne
l'esempio nell'interesse del paese.
Se saranno rose, fioriranno.
LA CRONACA
II ginnasio croato a Zara.
— Non vogliamo, non possiamo an-
cora credere che, in una città pretta
italiana come la nostra, e ad onta del-
la legale e patriottica protesta del no-
stro Comune, si possa imporre un gin-
nasio croato, un ginnasio esotico, un
ginnasio, che, aperto, sarebbe fonte per-
petua di provocazione.
A Zara si vive tranquilli; ognuno
vi è rispettato e nessuno neanche si
sogna la necessità di un istituto me-
dio croato, in irritante contraddizione
coi sentimenti della vera e propria
popolazione, tutta italiana, sempre i-
taliana.
Pure abbiamo letto che nel bilancio
del ministero della pubblica istruzione
è stato fissato V importo pel ginnasio
croato di Zara !
E possibile ciò ? È possibile che ra-
gioni di partito, o piuttosto volgari
puntigli di singoli, abbiano potuto con-
sigliare una misura, che colpisce al
cuore e turba ogni leale cittadino di
Zara ?
Perchè il ginnasio croato, se gli
stessi serbi dei distretti limitrofi, che
avrebbero maggiore comodità nel man-
dare i loro figliuoli al ginnasio di
Spalato, li mandano invece a Zara ?
Per dare il gusto al pretuncolo Zarich
— energumeno fabbricator di croati —
e ai pochi italiani rinnegati, che, per
fare le scimmie croate, incretiniscono
i loro figliuoli col mandarli alla scuo-
la croata, mentre di croato non sanno
sillaba ?
Oggi — pur coli' animo pieno di
proteste — ci soffermiamo qui, dispo-
sti a gridar forte perchè Zara italiana
sia rispettata, intenzionati di esporre
a sua eccellenza il signor ministro
del culto e della istruzione -- a tutela
della pubblica moralità e della giusti-
zia — tutte le nostre ragioni, tutto
quanto proclama il ginnasio croato di
Zara una lesiva superfluità.
Pel nostro diritto. — Da fon-
te autorevole veniamo informati che il
ministero della difesa del paese —
venuto a rilevare che in epoca ante-
riore, ad insaputa dello stesso, ed ar-
bitrariamente, venne eliminata dalle
tabelle dei comandi ed appostamenti
dell' i. r. gendarmeria la lingua ita-
liana — ebbe ad ordinare ai rispettivi
organi di attenersi d' ora in poi stret-
tamente alle prescrizioni in proposito
vigenti, per le* quali 1' uso delle lingue
del paese sulle dette tabelle deve es-
ser conforme a quello osservato dalle
preposte autorità politiche. E quindi,
in Dalmazia, dopo la tedesca, quale
lingua di servizio, devono figurare sulle
tabelle ambo le lingue del paese : V ita-
liana, cioè, e la serbo-croata.
Finalmente — almeno in tesi di
principio — ci si rende un po' di giu-
stizia e si toglie una triste anomalia,
contro la quale il nostro Dalmata ha
mille volte reclamato.
Vedremo adesso se questa dispo-
sizione sarà eseguita, o se resterà let-
tera morta, come tante altre.
Vedremo.
Zara a Dante. — Curiosità cit-
tadine. — Il giorno 17 maggio 1865 la
pubblica loggia, in cui si trova la Biblio-
teca comunale fondata dal nostro P. A.
Paravia, anch' esso illustratore di Dante,
era rivestita a festa e sfarzosamente ad-
dobbata. Sul frontone leggevasi la seguente
epigrafe : Nel secentesimo anniversario —
del natale — di — Dante Alighieri — za-
ratini ed estranei — onorate V altissimo
poeta.
Nell'interno, fra trofei di bandiere, e
sotto apposito padiglione, una maestosa
immagine in rame di Dante, circondata da
una corona di alloro, con sotto le varie
edizioni ed illustrazioni delle sue opere. E
poi componimenti poetici, tutto in giro,
e vaghissime rame fiorite. Ma il fregio più
bello della Biblioteca consisteva in forse
un centinaio di ritratti dei più valenti dal-
mati, che nelle lettere, nelle scienze e nelle
arti illustraron la patria. Talché in un
componimento leggevasi :
A Te, fra i vati massimo,
Più che di lauri e gigli
Corona fa Dalmazia
De'propri illustri figli.
Osservabili si rendeano del pari sei
busti di gesso, i quali avevano il pregio
di rappresentare antichi illustri zaratini e
di avere appartenuto ad un' Accademia e-
sištita nel secolo scorso in questa città.
Nè la Biblioteca soltanto, ma la città
tutta scorgevasi adorna dell' effigie dell'im-
mortale poeta e dei diversi componimenti
poetici sorti in luce per l'occasione. La
sera, nel mentre la Loggia accoglieva nu-
merosi visitatori, il teatro, sfarzosamente
illuminato, era gremito d'un pubblico eletto,
e l'attore Vernier, ora impresario tea-
trale, sollevava T entusiasmo^del pubblico,
declamando il canto XXXIII della Divina
Commedia. 1 , '
I giornali dell'epoca tributano grandi
elogi al distinto concittadino bibliotecario
Giuseppe de Ferrari Cupilli, operoso e
valente cultore della stona patria e orga-
nizzatore di queste feste.
Decesso, T- Giovedì, in tarda età, è
morto il nostro concittadino signor Urbano
Giancix, persona generalmente stimata per
la bontà del carattere; uno dei vecchi e
saldi patrioti zaratini, di cui, pur troppo,
si va perdendo lo stampo. Era affezionato
esemplarmente alla nostra causa, sempre
tra i primi, anche grave d'anni, nel farle
onore. Sulla sua bara diamo sincero, affet-
tuoso compianto.
Mare magno croato. — La Katoli-
àka, l'altra mattina, si è alzata di malu-
more e si è accorta che gli italiani -,
guarda un po' — gratificano i croati die-
piteti animaleschi.
Tutta una fauna.
E prete Prodan — a concludere — ha
ripetuto 1' apotegma cretino dell' arco trop-
po teso..... col resto che sapete.
Ah sì, eh?. Ma quando trenta o qua-
ranta manigoldi croati ruttano in coro can-
zonaccie oscene contro gli italiani e gli
autonomi, sotto le orecchie della 'beneme-
rita, che cosa ci sa dire di bello quel caro
don Giovanni?
Che corda, allora, ha da spezzar l'arco
troppo teso?
La corda, forse, reclamata pel collo degli
italiani ?
*** E anche giorni sono, a Spalato, come
se il processo del ginnasio fosse stato un
piatto di fragole inzuccherate, quei cari
minorenni, che fanno la Croazia.... nei
calzoncini, hanno strillato parecchie ore
vituperi contro gli italiani e gli autonomi.
Ma il faut que jeunesse se passe.
Noi soli, secondo le teorie di don Gio-
vanni, abbiamo il diritto al silenzio, Y acre
silentium di Plinio.
*** La stessa effemeride asserisce che i
giovani Blagorod Belja e Palocca vennero
condannati dalla locale corte di giustizia
per motivi politici.
Motivi politici un fico secco !
Due fanatici aggrediscono e a momenti
freddano un povero diavolo, che neanche
conoscono, ma che ha il torto di canta-
rellare in italiano .... e quest' azionaccia
brutale viene elevata all' onore di un fatto
politico ? !
0 sta a vedere che, da qui a cent'anni,
si festeggerà con banchetti il martirio po-
litico del Eelja (juniore) e del Palocca!
Proprio come pei martiri Zriny e Fran-
gipani.
Ma ! Se ne vedono tante nel mare magno
croato.
*** C'è qualche idiota, che, a casa sua,
coi suoi figliuoli, non sa, non può parlare
altro, che il venezianino, o il zaratino.
Ma, fuori, nella posa eroica di Bruto,
colla mano nello sparato del gilè, fa da
croato, da ultra-croato, da più che croato.
E mette i figliuoli — che non sanno dir
pane in croato — nella scuoletta esotica,
nella scuoletta provocazione, diretta dal-
l' illustre glottologo Paulicevich,
Bella coerenza !
Facciano almeno una cosa, prima.
Facciano venir d' oltre monte una balia,
perchè almeno giovi ai loro marmocchi la
formola della lingua succhiata col latte.
Saranno meno ridicoli, se anche dovranno
spendere qualche fiorino di più.
*** L'on. Bianchini celebra le nozze
d'argento con la sua gazzetta.
El bon don Nico riproduce il capitolo
doloroso dei primi istanti: la povera sof-
fitta, l'insonnia, gli stenti... .
Cose da far lacrimare un moro di bronzo.
Don Bianchini scriveva sedici ore al
giorno, su ventiquattro. E niente divaga-
z oni ! niente sospiri ! niente disavven-
ture !
Ma, poi, il Narodni List, colle belle mi-
gliaia di fiorini pappate a monsignor Stros-
smayer, mise pancia, divenne robusto e
vivacchiò allegramente.
E, da grafomane, don Giorgio divenne
oratore.
Egli ha bisogno di salire quotidiana-
mente su qualche cosa per tenere un di-
scorso.
Quando si celebreranno le sue nozze
d'oro, avrà più parlato lui di tutti i ciar-
latori greci e romani messi assieme.
Uno sgomento ì
JLa fiera. — Favorita da un tempo ma-
gnifico, la fiera tradizionale di San Simeone
— patrono di Zara — lasciò in tutti, que-
st' anno, una gratissima impressione.
Una giornata estiva, piena di sole, di
movimento e di allegria. Le vie gremite. Il
solito, caratteristico frastuono di fischietti
e di trombettine ; il solito assalto ai negozi
di giuocattoli.
1 mercanti di trastulli hanno fatti in-
cassi ragguardevoli.
Nel'a bella chiesa collegiata, ove il santo
riposa nell' arca d' argento, 1' arca del dolce
miracolo, le funzioni ebbèro luogo con so-
lennità straordinaria; con lusso di argen-
terie, di fiori, di cere.
Il Comune — per antico privilegio — è
il custode dell'arca. Esso ne ha le chiavi;
e, per vecchia e cara consuetudine, il pri-
vilegio viene in questo giorno avvalorato.
Un assessore apre solennemente l'arca.
Mai come quest' anno numerosi i devoti
che passarono innanzi la reliquia, colla fede
nell' animo e la prece sul labro. '
Al solenne pontificale venne eseguita
assai bene, da provetti cantanti cittadini,
diretti dal m.o Eavasio, la bella méssa del
Canetti, a piena orchestra.
Finita la funzione ebbe luogo uno scelto
concerto della Banda comunale.
Alle funzioni serali si è ammirata la
splendida illuminazione nell' interno del
tempio, rischiarato vividamente anche a
luce elettrica.
La spesa d'installazione della luce elet-
Numero 98. . Sabbató aWeembre 1896. Anno XX
ASSOCIAZIONE.
per Zara fior. 8 anticipawmente, semestre e trimestre in oroporzione
Per 1 impero Austro-ungiarlco fior. 9, semestre fior. 4:60, trimestre fior. 2:50.
Per gh Stati appartenenti all'Unione postale fior. 12 all'anno, semestre e
trimestre m proporzione. Per gli Stali non appartenenti all'Unione
postale fior. 8 e dì pii. l'aumento delle spese postali, semestre e trimestre
in proporzione. Un numero separato costa soldi 10. - Un numero arr soldi 16.
numeri del giornale si vendono allo spaccio tabacchi di GioTasna Pans via Larga"
Chiomate politico, eco mico, letterario
£see il mercoledì e il sabato 'm \
Ufficio di Bedazione in Tia ||arriera n.o 366.
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RICORDJ^TORICI
In questi giorni, il re Carlo di Ru-
msnia, aprendo la nuova sessione del
parlamento rumeno, tenne il discorso
di prammatica.
Un discorso del trono, ne conveniamo,
air apertura d'una nuova sessione, non
è che una consuetudine parlamentare,
anzi assai di sovente non è che un
tessuto delle solite frasi, che non a-
prono nemmeno il più piccolo spira-
glio, per cui possa penetrare lo sguardo
curioso del profano.
Questo però di re Carlo è qualche
cosa di più d'un consuetudinario e-
sercizio oratorio, imperciocché dal suo
complesso si vengono a manifestare le
linee muscolose della politica della
Rumenia. Siccome poi il discorso se-
gue air apertura delle Porte di ferro
ed alla visita di Francesvo Giuseppe
in Rumenia ; siccome il re rumeno for-
ma di questi due avvenimenti come il
pernio del suo discorso, si compren-
derà che questo assume una speciale
importanza e che avendo tanta atti-
nenza colla politica ahsburghese, deve
aver trovato in Austria-Ungheria una
simpatica ripercussione.
Il discorso in parola accenna dap-
prima alle feste di Mosca, all' acco-
glienza fatta al principe e alla prin-
cipessa ereditari ed alle buone rela-
zioni russo-rumene, ma mentre su
questo punto sta rigorosamente entro
il limite delle convenienze diplomati-
cìie e non segna punto la nota calda
di simpatia, quando tocca invece del-
l' apertura delle Porte di ferro e della
visita dell' imperatore Francesco Griu-
seppe a Bucarest le frasi s'avvivano,
prendono un' intonazione calda. Si ca-
pisce che a questo punto le parole
non sono convenzionali, ma sincere e
palpitanti di sentimento. Accennando
ai due avvenimenti ia cui la Rumeuia
e r Austria Ungheria s' accompagnano
in un' azione comune, re Carlo non e-
sprime un sentimento soggettivo indi-
viduale, ma sì fa interprete del senti-
mento collettivo della sua nazione,
che nelle sue parole vibra, per dir
così, la espressione sintetica della gente
rumena.
Questa, eh' io non mi perito di chia-
mare sincera affezione della Rumenia
por r Austria-Ungheria, non nasce cosi
ad un dato momento, ma risulta da
tutta una serie dì avvenimenti ; è, se
posso cosi esprimermi, la risultante di
uii perìodo storico, in cui la Rumenia,
educata dalla dura esperienza, ha po-
tuto intendere che dal contatto ab-
sburghese ne avvantaggiano i suoi
interessi economici e politici.
Il periodo storico moderno s'inizia
per la Rumenia colla guerra russo-
turca. Nella convenzione del 16 aprile
1877 l'imperatore di Russia erasi so-
lennemente impegnato di rispettare i
diritti politici della Rumenia a norma
dei trattati esistenti ed inoltre di man-
tenere e difendere l'integrità del do-
minio rumeno.
Dopo i combattimenti dell'8 e 18
luglio di Plewna, tanto disastrosi per
le armi russe, il granduca Nicolò in-
viò un dispaccio a Bucarest, dicendo:
„Vieni, corri a soccorrerci pronta-
mente, attraversa il Danubio, quando
vuoi, come puoi e sotto quelle condi-
zioni che ti talentano, ma accorri
senza> indugio in nostro soccorso. I
turchi ci massacrano. La causa cri-
stiana è perduta!"
, La Rumenia di colpo fu tutta in
armi; la voce supplichevole del gran-
duca russo trovò una viva ripercus-
sione in tutta la nazione rumena ; la
Rumenia si trovò al fianco della Rus-
sia, combattendo per la causa cri-
stiana.
Alla battaglia di Grrivitza corrono
fiumi di sangue rumeno, ma quella
vittoria decise della campagna : la
Russia fu salva !
Al congresso di Berlino la Russia,
che, come abbiamo veduto, colla con-
venzione del 1877 si era obbligata a
rispettare la integrità del territorio
rumeno, coli'articolo 43 volle ed ot-
tenne la retrocessione della Bessara-
bia, mentre la paludosa ed infeconda
Drobruscia, quasi feroce ironia, veniva
concessa alla Rumenia.
E giacché siamo sulla via dei ri-
cordi storici, procediamovi ancora per
breve tratto. Marco Minghetti, nelle
sue Memorie pubblicate a Roma nel
1890, ci ha appreso che al congresso
di Parigi, Napoleone III. d' accordo
coir Inghilterra e il Piemonte, offerse
all'Austria i principati danubiani in
cambio della Lombardia, e che l'Au-
stria rifiutò categoricamente questa
offerta.
Dal contrasto di questi due ricordi
storici, della convenzione del 1877, e
dell' offerta di Napoleone III, risulta
chiaramente la politica absburghese e
la russa ; mentre quest' ultima, cioè,
riguardo ai popoli balcanici, è egoisti-
camente utilitaria e s'industria di
trarli nella propria cerchia per as
soggettarli e tramutarli in satrapie
russe, l'altra, attenendosi ai trattati,
rispetta la loro indipendenza e la loro
integrità territoriale, onde l'Austria-
Ungheria offre a quegli stati una pro-
tezione disinteressata, appunto perchè
neir equilibrio dei Balcani la monar-
chia degli Absburgo trova il proprio
interesse, mentre la Russia, sia per i-
svolgere ed attuare i suoi piani gi-
ganteschi di possesso, sia, perchè ha
bisogno di uno sfogo al Bosforo, deve
avere tra sè e 1' oriente degli stati
vassalli, e non degli stati iadipendenti
che possano eventualmente opporsi a
quei piani.
Nel discorso del trono di re Carlo
di Rumenia naturalmente non vi è ac-
cenno al doloroso ricordo del passato;
eppure, ricercato non nella sua este-
riore parvenza, ma nella sua vera in-
tima essenza, ci si sente come vibrare
questo eco del disinganno, sofferto in
seguito a quella ingratitudine della
Russia che davvero assai più di quella
rinfacciata dalla Russia stossa all'Au-
stria meravigliò il mondo l
Il discorso testé pronunciato da re
Carlo all'apertura della nuova ses-
sione al parlamento rumeno si eleva
dal solito livello dei discorsi della co-
rona, come quello che documenta, se
non proprio una formale alleanza, un
tale riavvicinamento della Rumenia al-
l' Austria-Ungheria, che lascia inten-
dere essere il momento precursore del-
l' alleanza formale.
Una conquista della scienza
Il ritorno in Francia del dottor Jersin
— sbarcato in questi giorni a Marsiglia
— fu causa che la stampa parigina met-
tesse in luce la proposta scientifica da lui
compiuta, scoperta destinata a strappare
alla morte migliaia e migliaia di vite.
Allievo di Pasteur e di Roux, il giovane
medico studiava con passione già da qual-
che tempo la bacteriologia ed i suoi ef-
fetti sui vaccini. Fu da questo punto che
egli mosse poi per studiare ^quella terri-
bile peste bubbonica, che ogni anno, nelle
calde contrade dell'Asia, miete innumere-
voli vittime.
Due anni or sono, dopo lunghe e peri-
colose escursioni in China ed al Siam dove
infieriva l'orribile morbo, il dottor Jersin
andò air Annam per cominciare la sua bat-
tagha scientifica e si stabilì all'isola di
Nha-Trang.
Quest'isola offriva delle speciali condi-
zioni di salubrità, vi si poteva vivere con
poca spesa e attendere con tutta sicurezza
al proprio lavoro, senza tema di sveghare
sospetto. La città è poco distante da Sai-
gon, a portata dei grandi bastimenti che
mettono in comunicazione la China e l'In-
dia: in una parola, un eccellente campo di
esperienze.
Il medico francese aveva condotto con
sè un veterinario : improvvisò un modestis-
simo stabilimento, comprò col poco danaro
di cui poteva dispori'e venti cavalli a quin-
dici piastre l'uno e su quelli incominciò le
proprie esperienze d'inoculazione.
Dopo un anno di affannose ricerche e
di tentativi, il dottor Jersin aveva ac-
quisita la certezza di aver risolto il pro-
blema.
Corse a Parigi e comunicò all' istituto
Pasteur il risultato delle sue ricerche, pro-
cedette su alcuni topi a delle esperienze
che ebbero il più felice risultato, poi tornò
alla sua isola di Nha-Trang.
„Il diritto di amare^^
di Max Nordau.
A proposito della commedia di Leone
Tolstoi I frutti delV educazione. Max Nor-
dau con un tono di lapidaria e cattedratica
sicurezza ha scritto:
Parla della scienza come un deca parla
dei colori. Egli non ha visibilmente idea al-
cuna delV essere, dei metodi, dei doveri, della
scienza e degli oggetti cui essa si riferisce.
Egli somiglia ai due idioti Bouvard e Fe-
(Mcìiet, i quali, ignoranti, senza guida e sen-
za maestro, s/ogiiano una quantità enorme
di libri e s'immaginano di aver così, gio-
cherellando, appresso molta scienza poliva,
e con quella ignoranza che è propria di un
Kmhoy addestrato cercano d'applicarla, eom_
mettendo una sciocchezza dopo l altra. J^
credono iìifine di avere U diritto di vilipen-
dere la scienza, chiamandola una pazzia va-
na, un inganno. Ecco due o tre sentenze,
due 0 tre" giudizii sommarii su alcune deUe
idee dell' autore della Potenza delle tenebre
e di Anna Karenine Lascio correre, ritaro
poi il ragionamento piantato m cima al-
l' articolo ; me ne offre l'opportunità U
diritto di amare, il dramma di Max
rappresentato la settimana scorsa al /a.ie
dalla compagnia Andò-Leigheb.
Entro dunque nel vivo dell' argomento
0 meglio mi metto a rimescolare quelle
aride e asciutte frasche. Berta ha il diritto
di amare — questo diritto ci torturerà,
martellerà, seccherà per quattro atti e
si cerca un amante; lo trova gciocco, inu-
tile, vile. Tradisce il marito, un bravo uomo
che recita dei paradossi, fa delle prediche,
difende T istituzione del matrimonio e della
famiglia. Ma Berta non V ha mai ama o :
vuole r eletto, 1' uomo del suo cuore, QuePa
donnina però ha una buona qualità: dete-
sta la menzogna, e narra la sua passione
colpevole alia madre. E qui l'autore ha
tutto l'agio, nei dialoghi fra madre e fi-
glia, di svolgere e sviluppare le idee vec-
chie e nuove, gli adattamenti e le ribellioni,
1 fcrincipii suoi e quelli degli altri sui pro-
blèmi della vita coniugale. E chiacchierano
che è un piacere: la madre è tutta ordine,
moralità, sdegno ; ricorda gli amori tran-
quilli e onesti dei dì che furono ; la figlia
invece si fa giudice della leggerezza con
cui le madri fanno i matrimonii e snoccio-
la tutte le sue difese in favore del diritto
d'amare; e chiacchiera con voci alte e
con gran gesti mimici. Alla fine della po-
lemica, la chiamo così, perchè proprio non
è altro, essa confessa tutto al marito, il
quale naturalmente sul diritto d) amare ha
criterii del tutto opposti. E li dice. Oh se
li dice! E l'amante, che alla fine del pri-
mo atto, dopo le ripulse di Berta, mette
fuori una sentimentalità buifa e recita dei
versi buffissimi, appare in tutta la sua
volgarità non di tipo o di carattere — non
Poco tempo dopo, numerosi casi di pe-
ste erano segnalati in China. Il dottor Jer-
sin s' era fatto inviare dall' istituto Pasteur
ottanta flaconi di siero, tolti alla giu-
menta stessa che aveva servito alle sue
esperienze.
Con questo siero egli si diresse subito a
Canton, ma, allorché vi giunse, il 26 giugno
scorso, seppe che l'epidemia era quasi com-
pletamente scomparsa.
Tuttavia resta ancora un malato ed è
su di lui che Jersin esperimenta per la
prima volta, sul serio, l'effetto della sua
scoperta. Al giovane chinese, seminarista
della missione francese, venne inoculato il
siero e ventiquattro ore dopo il malato era
fuori di pericolo.
Il dottore toi'na alla sua isola, non di-
menticando di lasciare alla missione fran-
cese qualche flacone del siero, grazie al qua-
le, pochi giorni dopo, altri'due infelici ven-
gono sottratti all'orrida fine che li attendeva.
Scomparso da Canton, l'orribile morbo
infuria con violenza inaudita ad Amoy ; ed
è la che Jersin accorre; su venticinque
colpiti, ventitre, grazie a lui, sono ridonati
alla vita.
La fama di queste guarigioni, che hanno
del miracoloso, si sparse ben presto per la
città. L' entusiasmo pel giovane medico
francese non ebbe più limiti, fu acclamato,
portato in trionfo, si arrivò al punto da
tirargli dei petardi nelle gambe. Strano
modo davvero di provare la propria rico-
noscenza.
Ma quando l'entusiasmo impera non co-
nosce limite.
I giornali locali evocarono persino la
popolare leggenda di un celebre medico
chinese Hon t'o, che operava delle guari-
gioni miracolose sui figli del celeste impero
vissuti.,., duemila anni or sono.
— E Hoa t' 0 che ritorna ! — scrivono
i giornali e la voce pubblica fa loro eco.
Le offerte di denaro e di regali affluirono
in gran copia, ma il giovine scienziato ri-
fiutò sempre, e, finita la sua provvista di
siero, fece ritorno all' isola.
L' attuale viaggio a Parigi ha uno scopo
importantissimo, oltre che dal lato scien-
tifico ed umanitario, anche da quello politico.
Sembra che il governo chinese, grande-
mente colpito dai meravigliosi risultati rag
giunti dalla cura Jersin, abbia intenzione
di fondare a Canton un istituto Pasteur
del quale il Jersin stesso verrebbe nomi-
nato direttore.
Inutile aggiungere che Hanotaux, mini-
stro degli esteri francese, si interessa vi-
vamente a que>to progetto come tale che
assicura una grande^ preponderanza-scien-
tifica della Francia sull' estremo Oriente.
Ed appunto di questo progetto il dottor
Jersin è venuto a trattare a Parigi.
Le risorse di cui dispone il laboratorio
di Nha-Trang sono diventate affatto insuf-
ficienti ; bisognerebbe quintuplicare l'im-
pianto per poter rispondere a tutte le ri-
chieste e r intenzione del governo chinese
di installare a spese proprie un istituto
bacteriologico francese è tale prospettiva
da giustificare 1' interessamento che il pro-
getto del dottor Jersin ha suscitato al mi-
nistero degli esteri.
E sarà forse la prima volta in cui la
scienza avrà servito a palliare la ragione
politica : i popoli che non si sarebbero la-
sciati conquistare per forza d'armi oppor-
ranno assai minore resistenza a chi li con-
quisterà, salvandone la vita invece che di-
struggendola.
ENOLOCilA DALMATA
c' è neppure 1' ombra di una linea fisiono-
mica 0 psicologica negli atti e nelle parole
di queir attore che va su e giii per la sce-
na, e che vieiie sempre in casa del marito
a vigilare e continuare il suo pacifico e
innocuo romanzo d'adulterio — ma nell'a-
zione che lo incalza e lo investe e lo in-
duce — pover' uomo — a dire e fare qual-
checosa. Berta era già corsa da lui : gli
aveva proposto di dedicarsi tutta a lui;
di abbandonare tutto e tutti, e gli aveva
chiesto se era pronto a sposarla : ed esso
le aveva risposto ehe era un funzionario,
parente prossimo di quello di Casa paterna
e ancora meno generoso, e che lo stato
presente gli faceva troppo comodo.
Il marito e la moglie, dopo la conoscenza
completa di ogni cosa, non s' accordano
ancora sul diritto d'amare, ma il marito
ripete il tentativo d'imporre al funzionario
il matrimonio con B^erta ; il funzionario re-
sta più funzionario che mai : Berta nau-
seata lo respinge ed egli se ne va. Marito
e moglie vivranno uniti ; reciteranno la
commedia per i figli e il perdono non li
unirà più.
Su questo argomento, dal quale ho strap-
pato via le prediche, i paradossi, le stupi-
daggini, Max Nordau che cosa ha voluto
edificare? Un demolitore della sua fo'za,
quando si mette a costruire, a congegnare,
ad architettare qualche cosa deve pure ten-
dere all' edifi/io, deve avere pure un pen-
siero magari confuso, annebbiato ma ge-
niale, ma forte ; egli non può accontentarsi
Traduciamo questi importanti cenni
da un reputato periodico tedesco d'e-
nologia :
La Dalmazia, fra tutte le provincie
della monarchia austriaca, è la prima
nella viticoltura. In essa si congiun-
gono le condizioni pià prospere per
procurarle queir importanza nel com-
mercio vinicolo che fino ad ora sol-
tanto ebbero Oporto e Bordeaux coi
loro dintorni.
Vent' anni or sono i vini dalmati e-
rano quasi sconosciuti fuori del paese;
e la produzione vinicola aveva sol-
tanto un' importanza locale. Proporzio-
natamente, più tardi, venne attirata
l'attenzione del commercio vinicolo
sopra questo prezioso materiale, che
viene prodotto in rilevante misura da
quelle coste e da quelle isole, quasi
create da Dio appositamente per lo
sviluppo delle viti e pella produzione
vinicola. E le moltiplicate ricerche non
influirono soltanto ad accrescere la
coltura delle viti e la produzione dei
vini, ma ebbero anche per conseguen-
za che si prestarono cure ed attenzio-
ni maggiori nel confezionamento e nel-
la conservazione dei vini stessi. Dimo-
doché — oggigiorno — si riscontrano
assai raramente dei vini guasti, chè,
air opposto, sono conservabili per anni
ed acquistan col tempo uno spiccato
aroma delizioso ; la qual cosa non si
può dire di molti altri paesi rinomati
per la produzione vinicola. Così pure
in Dalmazia non vi è la gessazione
dei vini, che è molto nociva al loro
mantenimento e che si riscontra nella
maggior parte dei paesi mediterranei.
Perciò anche i francesi riconobbero
presto gli speciali attributi dei vini
dalmati, e li utilizzarono e li adope-
rano particolarmente come insuperabi-
li vini da taglio ; tanto è vero, che
r esportazione dei vini dalmati si è
meritata una rimarchevole importanza
sulle principali piazze francesi. Questa
esportazione è favorita dai sicurissimi
porti naturali che si trovano sulla pitto-
resca costa e nelle isole sue.
Il commercio interno della monar-
chia avrebbe acquistato da parecchio
tempo una meritata importanza, quan-
do la Dalmazia fosse stata congiunta
per mezzo di una ferrovia colla rete
ferroviaria degli altri regni e Provin-
cie, perchè la famosa ferrovia tascabi-
le Spalato, Sebenico, Siverich, Knin,
non è, adesso, di alcun utile al pae-
se, nè al mondo intero.
Nella stessa guisa che in Dalmazia
le ricerche dei vini crescono, progre-
disce il nuovo impianto dei vigneti ; e
specialmente a Spalato e nel suo ter-
dei calcinacci da lui sgretolati, nè ripulire
0 spolverare tesi già fruste, momenti di
vita già resi una infinità di volte. Ora che
cosa ha voluto fare Max Nordau ? Del
teatro per le platee ? No ; quelli sono bal-
bettamenti scenici di un principiante. Dei
tipi osservati, colti nella società, nell'anar-
chia morale, artistica, presente ? No ; sono
figure vecchie in una vecchia azione; non
sono neppure delle figure : mettetele tutte
in un mazzo e provatevi un po' a vedere
se fanno gesti ed atti umani e se paiono
nate ad altro che alla chiacchiera! E che
chiacchiera ! Ha voluto fare una satira
contro le tendenze anarchiche dell' ultima
ora, e che battono e insidiano la compagine
della famiglia. Forse l'intento ci fu; ma
la satira deve essere rappresentazione viva,
evidente, deve colpire precisa un bersaglio
preciso, con la felice trovata del quadro,
dell' ambiente, della figura, della parola,
del dialogo. Andate un po' a cercare, colla
migliore buona volontà del mondo, nel
dramma di Max Nordau le semplici appa-
renze di tutto ciò ; neppure quelle. Ha
voluto fare opera d'arte, opera letteraria?
Eh via! Non è il caso di scherzare C'è
forse dello spirito ? Due o tre volte, quan-
do r azione doveva essere più densa, più
serrata, più drammatica, il pubblico è scop-
piato in risate fragorose. Erano delle gros-
se facezie da pochade, da cattiva pochade,
che non voglio neppure lipttere. Di fronte,
al diritto d'amare, non il critico solo, ma
lo spettatore semplicemente colto non ha
che rinchiudere il proprio pensiero in una
domanda; l'ha già fatta, per tutti, colla
solita acutezza di sintesi Edoardo houtet:
chi sa p.erche Max Nordau ha scritto U
diritto d'amare? Chi lo sa? Nel dramma
un personaggio si scaglia contro le pazzie
e gli eccessi morbosi del teatro moderno:
ma francamente, in confidenza, i degenera-
ti producono ancora qualche cosa di me-
glio, di più alto, di più discutibile di questo
poverissimo Diritto d'amare. Max Nordau
sarà il più grande pensatore moderno, conni
ha proclamato il Lombroso non so se per
p gare un debito di gratitudine per la de-
dica di Degenerazione, o per dire sul serio,
(se-nbra persino impossibile !) ma un untore
drammatico non è certo.
E ora ripiglio il ragionamento di prima,
e la citazione del principio ; riducendola
uii po' : Parla dell' arte come un cieco parla
dei colori. Egli non ha visibilmente idea
alcuna ìleW essere, dei metodi del teatro. Ha
sfogliato una quantità enorme di libri di
medicina e con quella ignoranza che è degna
di un Kmhoy addestrato, ammonisce, giudica,
sentenzia e si crede in diritto di appellare
spesso l'arte una pazzia vana, un inganno,
con tutta la funzione sociale che generosa-
mente le vuole concedere. Non gli manche-
ranno mai gli encomii dei Pecuchet del qior-
nali^mo e dei Bouvard della psichiatria, so-
ciologia e freniatria.
E non è poco. La recitazione della Uri-
ter fu mirabile per semplicità e intelligen-
za. Benissimo 1' Andò. Riccardo Forster,