fi. 23. Zara-Sabato 8 Giupo 1861. Anno il.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V, A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per 1" annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — L3ttere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich.-— Un numero separato vale s. 15.
SOMMA RIO. — Dimostraaioni publiche; Indirizzo
del popolo di Zara a S. E. rev. mons. Arcivescovo-^ Fe-
ste di Spalato. — La Dieta dalmata. — La giustizia
in Croazia. — Nuovi pensieri di Antonio Damianovich.
— Bacologia. — Gazzettino di città.
DimosÉrazioiìi puìbliche.
Le esultanti siraordinarie e spontanee dimo-
strazioni d'onore alle persone, di simpatia alla
giusta e santa causa che rappresentano, da noi
brevemente descritte nei passati numeri, e delia
cui generale partecipazione non havvi memoria,
come rilevasi anche dal sottoposto Indirizzo, non
sono le sole che abbiano avuto luogo in questo
torno di tempo; e da parecchie lettere della pro-
vincia, scritte ai propri conoscenti di qui, e dal-
l' articolo giuntoci da Spalato, che pur publichiamo
nel presente numero, apprendiamo che ovunque i
Deputati, reduci da Vienna, trovarono festevole ac-
coglienza e cordiale ricevimento da parte dei pro-
pri concitladini.
Desidereremmo su tutte le singole feste avere
qualche dettaglio, non già per persuadere certi
appassionatamente acciecati, chè questi contrastano
anche alla luce del sole; ma sibbene per avere
una prova di più che il buon senso della dal-
mata popolazione, ad onta degli incredibili sforzi
e di lutti i mezzi adoperati per fuorviamelo, si
mantiene sempre saldo nel voler illeso il nome
della Dalmazia, illeso il diritto d'una propria e-
sistenza; e che nell'intimo senso del più profondo
convincimento respinge e protesta contro qua-
lunque idea d'unione, annessione, fusione o con-
fusione con altre provincie, colle quali non ebbe
mai vita comune, meno qualche vincolo effi-
mero più di nome che d'altro, sul rancidume del
quale taluni dei nostri odierni publicisti vorreb-
bero appoggiare le più Irragionevoli, le più in-
giuste e le più infondale preles^.
E tanto più sarebbe ciò necessario, che i
nostri, non vogliamo dire nemici, quantunque sian
essi medesimi che ci danno tutto il diritto di
cosi chiamarli, vanno spargendo falsità d'ogni
sorta contro tutti quelli a cui rifugge 1' ani-
mo di sobbarcarsi alle violenze eh' essi vor-
rebbero imporro ad ogni costo. E quantunque
a ribattere tali falsità ci voglia assai poco, poi-
ché infine dei conti non sono che mere inven-
zioni; tuttavolta sarebbe bene accennare sempre
tutti quei fatti che, anche per sè inconcludenti,
pure provano quale sia veramente lo spirilo della
popolazione, e sono la più bella confutazione alle
bugiarde e basse insulsaggini, che a disonorar la
Dalmazia alcuni corrispondenti mandano da qui
ad altri giornali.
Indirizzo
DEL POPOLO DI ZARA
a Sua Eccellenza Recerendissima
il nostro mons. Arcivescovo
in Vienna.
Eccellenza Reverendissima I
L'eroica e generosa risoluzione dei venti-
nove dalmati Deputati, che a' piedi dell' Augusto
Monarca si portarono onde deporre T unanime
voto della patria, e difendere il loro operato, che
un'ardita minoranza tentava insidiare, e fra i
quali Voi pure, o illustre Campione di Cristo,
sedeste propugnatore della santa giustissima causa,
ha vivamente penetrati e commossi gli animi dei
Zaratini, che vollero nel ritorno in patria dei due
Capi della dalmata Dieta onorare l'intera Depu-
tazione, e dare loro povera ma sincera prova
d'alta riconoscenza, d'ammirazione, e d'immenso
amore alla patria comune, accogliendoli cpiuie a
sì degni figli ben si conveniva.
Osano pertanto umilmente i qui ins^itti, a
nome dell'intera popolazione, oiTerire aap^ ai«
a. 24. Zara-Sabato {S fiiiipo i86l. ilnno II.
VOCE DALMATIGA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per V annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviali franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicili»
deir associato. — L-ìttere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelkli. — Un numero separato vale s. 15.
SOTfliTIARBO. — La Dieta dalmata, continuazione e
fine del n. 23. — Il D.r Bajamonti al D.r Pullich. —
Bue parole alla reverenda Redazione delV illirico G/a-
snik.^.^. — Bachicoltura — Varietà. — Gazzettino di città.
— Annunzio.
liU Dieta dalmata.
(Contin. e fine del n. 23).
Parte il
Alla maggioranza della Dieta dalmata si
danno delle accuse. Vediamo quali esse sieno.
La si dice venduta alla burocrazia, e illiberale.
Bajamonti, Giovanizio, Duplancich, Galvani, Rad-
milli, i più ardenti oppug'riatori delTannessione, e
tanti altri onestissimi, illiberali e venduti alla bu-
rocrazia!!! Ma per non essere veiiduli alla bu-
rocrazia è d' uopo forse d' oltrag-giarla, quando
lo si può fare impunemente? I testé nominati, e
tutti forse quanti sono della maggioranza, ebbero
mai d'uopo di grazie dalla bufocrazia? La loro
sorte ebbe mai per avventura a dipendere da
im cenno, da un cenno solo della burocrazia!
lo credo assolutamente che ai soli e reali suoi
titoli Io debba, se anche taluno a mezzo della
burocrazia ebbe ad ottenere una posizione più
vantaggiosa, nè si può averne prova migliore
della seguitane elezione a rappresentante del po-
polo. E la franca opposizione all' ordine Sovrano
di mandar Deputati a Zagabria nominati dal go-
verno, e l'insistenza per ottenere quanto dalla
suprema autorità ci veniva niegato, la completa
attivazione dello statuto, e la proposta governa-
tiva dalla maggioranza Sella Dieta respinta, erano
frutto d'un sentimento illiberale? E non si dirà
piuttosto servile il sentimento di coloro le cui
aspirazioni erano affatto contrarie? Noi certo non
crederemo giammai, che la libertà sia riposta nel
violare la legge, quella perfino del nostro sta-
tuto, nel vilipendere qualsivoglia autorità, appunto
perchè rivestita di un potere, nel Tidurre a pri-
vilegio di alcune classi sociali soltanto l'onestà.
r indipendenza, il coraggio ed ogni altra civile
virtù, nel passeggiare l'orse anco lunghesso le
vie delle nostre città in berretto da viaggio,
piuttosto che col solito cappello. Se non che, volete
conoscerlo nella sua vera estensione il valore di
cosiffatta Rcmsa é'iW ber ali, venduti alla burocra-
zia? A Vienna invece la maggioranza della Dieta
dalmata si trovò di dipingerla, come avversa al
governo, e precisamente come garibaldiana. Ma
perchè non essere almeno conseguenti, o buoni
nostri avversari? A Vienna si rise, quando si
seppe che in Dalmazia accusavasi la maggioranza
della nostra Dieta d' essere venduta alla buro-
crazia. Rideremmo anche noi dell' una accusa e
dell'altra, ma i nostri accusatori chi sono???
Si sostiene che la nostra maggioranza non
rappresenti veramente quella del paese, che nelle
elezioni vi furono dei raggiri e delle mene. Que-
sta poi, scusatemi, oppositori garbati, la è una
piccola impudenza. A noi mene e raggiri ? A
noi che troppo forse fidenti nella giustizia della
nostra causa, potremmo meritarci il rimprovero
di soverchia inazione a petto della vostra atti-
vità perseverante ed instancabile? A noi che se
ne stavamo anche troppo tranquilli mentre, come
publicamente si discorre, sacerdoti d' ambi i riti
giravano da villaggio in villaggio propagatori
dell'unione, mentre corrispondenze epistolari sta-
bilivansi nello stesso senso tra qualche vescovo
della Croazia e taluno della Dalmazia, ma per
buona sorte non dalmata, mentre da Zagabria
piovevano allo stesso scopo in Dalmazia a cen-
tinaio e migliaia i fiorini, mentre le baionette
croate quasi dovunque pur troppo ci circondava-
no? Ma e chi si avea e meritavasi maggior fi-
ducia dalle rispettive popolazioni dei Bajamonti,
Giovanizio, Dudan, Filippi, Borelli, Duplancich^
Bioni, Petrovich, e di tutti quegli altri egregi?
E quali erano gli altri candidati che dalle nostre
mene e dai nostri raggiri sarebbero stati esclusi?
Viva Dio, che invano vi adoprareste a trovar-
mene uno solo. E le vostre elezioni? Non mi
rore la faccia, calpestarono e profanarono le
sante bandiere nazionali, cui volevano sostiluire
la bandiera ungliei 'ese. Non sono, questa volta,
i garibaldini dell'Istria che disdegnano la Croa-
zia, non sono gli italianizzanti e niaggiarizzanti
di Fiume che la ripudif.iij, non sono gli itaiia-
nissimi di Dalmazia che freddi e beffardi respin-
gono le sue nozze; ma sono Croati, purissimi
Croati, coloro che disdegnano di chiamarsi tali
e minacciano la distruzione di Zagabria qualora
non si faccia maggiara. L' affare, come si vede,
è assai serio, si traila di lesa patria, di lesa
bandiera, di leso paludamento, e noi ben ci ap-
ponevamo neir accennare più sopra al parricidio.
Una severa inquisizione fu già incamminata; con-
danne rigorose stanno per piombare sopra i con-
tadini di OzaI, e statisti, giuristi, giornalisti e
criminalisti se ne occupano grandemente e, con-
vien pur dirlo, giustamente. Molli filologi poi,
capitanali probabilmente dal conte Jankovich, di-
spulano se il titolo di martiri della patria, già
applicato tra i ùoio degli uditori alla causa Vra-
golov, debbasi ora applicare ai suonatori di Garl-
stadt od ai concertisti di OzaI che già sono in
prigione. Sebbene non temiamo che i criminalisti
croati ci facciano risovvenire nel futuro loro giu-
dizio i tempi di Ponzio Pilato, pure trepidiamo
di una severità fatale a' contadin'. E infatti, se fu-
rono minacciati cinque anni di galera ai 31)0,000
dalmati che mandarono i loro deputati a Vienna,
anziché a Zagabria; se la galera è minacciata
agli antinazionali fiumani, che, a sugello delle
loro aspirazioni di divorzio, regalarono ai conti
e vice-conti, notai e vice-notai di Zagabria
1' ormai famosa replica del nesmno; se rigorose
inquisizioni venivano proposte contro i più in-
tegerrimi magistrali di Dalmazia, sospetti di an-
ti-annessionismo; dobbiamo certo travedere mi-
sure più energiche ed eccezionali contro i con-
tadini di Ozal. Attendiamo ansiosi i fogli croati,
dai quali ci verrà fatto probabilmente di leggere
che il redattore del Pozor, il quale domandava
pieni poteri per rivedere il pelo ai fiumani, li
domanderà anche per rivederlo ora ai contadini
di Ozal. È per ciò che, ancora di salvezza, noi
invochiamo l'amnistia per iscongiurare la pro-
cella onde sono minacciali gli accusali, la cui
ignoranza disarma le nostre ire e parla vantag-
giosamente in loro favore. Sì, tutto conduce a
credere che essi vivano in uno stalo di idiotismo
e di oppressione di gran lunga superiore a quello
che i deputati croati suppongono negli slavo-dal-
mati; lutto conduce a credere, che, non sapen-
do leggere, non possono essi ispirarsi nè edu-
carsi alle sapienti ed umanitarie discussioni di
cui si onorano i deputati di Zagabria: lutto in-
fine ci fa persuasi che Je beatitudini della vita
costituzionale siano indigeste pei loro stomachi,
sieno, se ci si permeile la frase, marjarilas ante
parcos. Alla loro ignoranza dunque vuol essere,
secondo noi, perdonato il loro fallo, e questa
deve servire di punto di partenza all' amnistia
che noi desideriamo ed invochiamo per essi. E
giacché il sedicente croato Don Michele Pauli-
novich juniore, ex dalmata, ex deputato, va ora
ronzando nell' atrio del parlamento di Zagabria,
speriamo che, avviticchiandosi allo strascico di
qualche factolwn suo protettore, vorrà, primo,
pronunziare questa magica parola, iniziando così
la sua carriera parlamentare. L'orchestra degli
uditori gli dirà zicio^ gli onesti plaudiranno, ed
esso avrà un titolo prevalente per far parte, fra
breve, della Dieta di Zagabria, quand' anche vi-
cino a qualche cornacchia o ranocchio. Ed una
volta insediato in parlamento ed incoraggiato dai
primi trionfi, speriamo che rammentandosi di es-
sere un quondam dalmata, vorrà invocare, e la
otterrà siam certi, amnistia ai 300,000 dalmati
che non vollero unirsi a Croazia. Sarà quello
il trionfo più splendido che resta riservato al
suo genio immortale, al suo cuore magnanimo.
Le Vile del Biokovo e quelle del Glasnik Dal-
maiinski lo proclameranno il Bossuet di Podgora,
il Mirabeau di Zagabria, il Mose di Dalmazia; i
300,000 dalmati amnisliali si assoderanno con
fanatismo alle F/le nel tramandare alla poslerità
il suo nome glorioso, accordando alla lor volta
al reverendo e venerando Don Michele piena e
generale amnistia pella sua diserzione a Zagabria,
per essere stato il primo a sbattezzarsi ed a
krsi croato e per
Da//e falde del Biokovo, il primo di giugno i86i.
A Zara, Scl>ciiìco e ^Spalato.
La parola della riconoscenza rattenuta, a
grave stento, onde non la divenisse arma di
scherno nelle mani degli avversari nostri, corre
ora al labbro pronta, sincera, affettuosissima; ora
che un raggio di luce coli' attivazione della Giunta
ha brillalo Ira noi. I vostri rappresentanti, o no-
bili città, hanno la coscienza dì avere soddisfatto
a' propri doveri, ma voi foste esuberantemente
gentili nel ricolmameli all'arrivo degli ultimi di
ogni sorta dimostrazioni d' affetto.
Epperò interprete de'sentimenti degli ono-
revoli miei colleghi del circolo di Spalato, io
mi fo, 0 nobili città, a porgervi parole della più
viva e sincera riconoscenza. L' animo mio ha
tuttora scolpite le dolci impressioni in lui destate
da quel puro sentimento di amore, che ha fatto
palpitare i cuori del buon popolo di Zara, e Io
ha cotanto enlusiaem:ilo al nostro arrivo dalla
capitale dell'Impero; tuttora mi suona all'orec-
chie le tenere parole di quel!' illustre stuolo di
della nomina e dell' invio di codesta deputazione.
Dell' annessione adunque parlando, s'affac-
ciano naturalmente e di subito tre grandi quesiti
— chi la desideri e chieda — a qual titolo la
chieda — e con quali condizioni e garantie.
A ciascuno di questi tre punti mi sforzerò
di dare un succinto sviluppo, nell' intimo con-
vincimento che quanto da me fosse o preter-
messo, 0 toccato di volo, sarà da altri, ben piìi
istrutti neir argomento, diffusamente trattato.
Chi desidera l'annessione ? — sento rispon-
dermi: la nazione croata. Ma in qual maniera, e
con qual organo ha la nazione croata, o unani-
memente 0 a gran maggioranza, esternato il suo
desiderio ? Colla conferenza banale. Ma questa
conferenza banale cos' era ? Una specie di con-
siglio rafforzato, uomini di fiducia scelti dal go-
verno per emettere il loro parere sulle istituzioni
da darsi, sui miglioramenti da introdursi nel paese.
I desideri, le domande della conferenza banale
sono il risultalo dell' opinione di poche private
persone, ed è precisamente a questa conferenza
banale eh' io nego di punto in bianco il diritto
di rappresentare la nazione croata; e il nego a
lei pel tempo in cui visse, e più ancora adesso
che anche Croazia è chiamata a godere delle
costituzionali hbertà, e ad emettere a mezzo di
una propria Dieta il suo voto.
Recherò un esempio a conferma di ciò. Al-
lorché mesi addietro si sparse voce tra noi che
il governo, de plenitudine potestatìs come usa-
vano chiamarla in antico, nominato e spedito a-
vrebbe a Zagabria alquanti deputati per trattare
dell'annessione dei due regni, l'opinione publica
in Dalmazia, come scossa da elettrico, s'alzò
pronta ed unanime a condannare quella deter-
minazione, e in mancanza d'altri mezzi a rea-
gire, protestò che deputati scelti a quel modo
non sarebbero stati mai considerali quali man-
datari della nazione dalmata, e che questa non
terrebbe mai obbligatorio per sè il loro operato.
E fu tale e tanta la forza di siffatta protesta, che
in 400 e più mila non si trovò un solo che vo-
lesse od ardisse accettare l'incarico dei governo,
per cui la proposizione cadette.
Se dunque Dalmazia ricusava di sottomettersi
a decisioni di mandatari non scelti da lei, ben
può la maggioranza della nazione croata dissen-
tire dall'opinione e dal desiderio di que'pochi
che componevano la conferenza banale, e negare a
questa il diritto di parlare in suo nome. E in
questo caso, o signori, chi è che domanda l'an-
nessione? Siete voi sicuri delle simpatie dei Croati?
Li conoscete voi bene? Io credo che no. Ad o-
gni modo ad una domanda fatta a nome di terzi
e senza mandato, non è nostro obbligo, non è
noistro decoro rispondere.
Ma dato ,anche che Croazia tutta intera ar-
desse dal desiderio d'unirsi a noi, dovremo così
come donna cedente al primo che voci d'amore
le parla, gettarlesi in braccio senza esaminare in
prima della fraterna chiamata i molivi ? E a quali
motivi i Croati s'appoggiano ? Al diritto storico?
L'argomento è tarlalo, e colla storia alla mano,
tanto più autorevole quanto più antica, tutte le
nazioni del mondo son sorelle tra loro. Colla
storia, se così piace, si può risalire ad Adamo-
— Col diritto di conquista? Bella prova invero
del progresso attuale appoggiarsi al diritto della
forza! ma in tale caso, e di conquista parlando,
prevaler deve all' antica la più recente, e da ol-
tre a quattro secoli i Croati non possono van-
tarla. La Dalmazia tal quale è al presente fu ri-
conquistata dai Veneti al Turco, ed i Croati non
ci hanno che fare. — Alla posizione geografica
dei due regni? Ma aspre giogaie di monti se-
gnano un naturale^ e direi quasi insormontabil
confine tra essi; ma l'immite clima d'oltre Ve-
lebich contrasta e contrasterà sempre coli' azzurro'
sereno del nostro dalraato cielo, al cui caldo
raggio si svolgono come più squisite e rare le
produzioni del suolo, così più potenti e gentili
gl'ingegni. — Alla lingua comune tra noi? Ma
oltrecchè la lingua loro parlata e più la scritta
non possa dirsi a rigore la lingua di Dalmazia,
perchè imbastardita da voci straniere a segno
che un dalmata stenta a comprenderla, questo
motivo soltanto non è tale che basti a chiedere,
a voler l' annessione. Lingua più pura, più aflìne
assai alla nostra che la croata non sia, si parla
in Serbia, nella Bosnia, e in altre provincie. Or
perchè non domandasi l'annessione anche di que-
ste? Se i popoli dovessero fondersi in uno per
ragion di linguaggio, se 1' unione, annessione,
associazione od altro che voglia dirsi, dovesse
estendersi a tante e così potenti regioni quali
son quelle che in Europa parlano una lìngua co-
mune, la slava, io non so vedere perchè que-
st'annessione debba cominciarsi da noi; da noi
che non abbiamo per ora nè la volontà nè la
forza d'affrontarne i perìcoli. Ho detto pencoli,
e non mi ritratto, avvegnaché avvenimenti di
questa fatta interessano 1' equilibrio europeo, e
non possono altrimenti compiersi che colla forza
dell' armi, con ingenti sacrilizi d' oro e di sangue.'
Ma se non per diritto storico, non per con-
quista, non per posizione geografica, non per
lingua hanno i Croati motivi sufficienti a doman-
dar r annessione della Dalmazia al loro paese,
a che dunque s' appoggiano? Con quale argomento
ci allettano? Eccolo: voi siete poveri e deboli,
unitevi a noi, e tuteleremo le vostre libertà po-
litiche., i vostri diritti! L' argomento è specioso,
ma può essere ritorto. La Dalmazia, posto anche
che i Croati possano difenderla da tutto e da
tutti, sarà salva da influsso straniero; ma senza
tra essi differenze sostanziali, le quali non con-
sentirebbero istituzioni eguali senza che o l'uno
0 r altro ne patisse, e i Croati tanto più, quanto
si mostrassero generosamente gelosi di perfetta
eguaglianza, e dovendo invece le istituzioni di-
versificare nel fatto, l'unità non sarebbe che u-
n' apparenza, ima menzogna, un impaccio;
che r inscienza in cui sono i Dalmati delle
cose croate, ed i Croati delle cose dalmate, ren-
derebbe perplesse, discordi, erronee, dannose
le risoluzioni da prendersi, tuttoché condotte da
buona volontà;
che ai Croati stessi le istituzioni loro proprie
sono, può dirsi, per lungo disuso, nuove; che met-
tendole in atto senza essere frastornati, eglino
possono fare bella mostra di sè, e coli' esempio
dileguare le peritanze di moltissimi fra nostri che
oggi dissentono;
che la Croazia, sebbene forte d' uomini valo-
rosi e prontissima a nostri vantaggi, non potrebbe
di per sè stessa in virtù del novello vincolo di-
fendere tutte le nostre coste, animare le indu-
strie nostre, sopperire ai nostri molti bisogni; e
quel tanto che lo potesse, lo vorrà di gran cuore
anche senza il detto vincolo certamente, peroc-
ché, seppure non politicamente, potremmo moral-
mente essere uniti, sendocché la vera unità del-
l' affetto non abbisogni di condizioni e patti, i
quali d'altronde da tempeste politiche possono
essere rotti ad ogni tratto;
che se 1' avversità dei tempi impedirono al
popolo dalmate provvedere all' educazióne pro-
pria, non però più di quanto lo fosse agli slavi
d' oltremonte, non è da credere eh' esso abbiso-
gni d' esterna tutela per ciò, mentre primo pen-
siero d' ogni Dalmata onesto sarà quello di svi-
luppare ed educare il popolo stesso;
riconosciuto infine e particolarmente che la
Dalmazia, composta pure di due elementi italo e
slavo, intende fare d'essi un'anima sola, come
fu nel passato, e si ritiene nazione, diritto che
1 secoli e le sventure e le glorie e la propria
coscienza le danno;
non trova opportuna 1' unione di Dalmazia a
Croazia, ritiene quindi inutile di spedire all' uo-
po Deputati a Zagabria, e non accoglie la pro-
posta governativa a ciò relativa.
Ecco, 0 signori, quale sia il mio sentimento
sopra una questione di sì vitale interesse, que-
stione che per noi si concreta nel famoso di-
lemma d'Amleto dell' immortale Scozzese: essere
0 non essere.
Ora a voi, onorevoli colleghi, alla vostra
splendida intelligenza, e qual eh'ei sia per es-
sere il deliberato vostro, io mi vi piegherò ri-
verente, perocché riconoscerò in esso il volere
del popolo.
ISiciirezza campestre
e ospitalità
Spalalo^ 24 giugno.
Da alcune settimane languono in queste car-
ceri criminali alcuni sconsigliati villici di Fostrana,
che mano armata si posero in possesso di al-
cuni fondi della famiglia Cindro, da essa tran-
quillamente goduti. Sopraggiunta la forza, si op-
posero; e fu una vera provvidenza se i mali che
si ebbero a deplorare non fossero di gran lunga
maggiori. Sentiamo che 1' Autorità politica locale
s'interponesse presso la giudiciaria pel sollecito
disbrigo della complicata procedura. 11 ridonare
alla famiglia un momento prima l'innocente (ed
innocenti sappiamo pure tra qua' villici ve n' es-
sere), sarebbe veramente opera di carità, e da
questo lato noi non sapremmo che porgere pa-
role di lode all' Autorità da cui quel pio eccita-
mento giiigneva. Ma, innanzi tutto, 1' ordine ed
il rispetto alle leggi, senza cui non v' ha certo
né libertà né sicurezza. Per quanto grata quindi
riesca l'accennata parola di pietà, assai più lo
sarebbe riuscito 1' altra, quando non molte setti-
mane addietro scapestrali mestatori, e non meno
forse il pretismo delle campagne, andavano scon-
volgendo le povere menti dei rustici, predicando
loro le gioie della non utile, né desiderata u-
nione; gioie false e mentite.
Nò vogliam dire che questo fatto abbia pre-
cisamente relazione con tale questione; ma non
la vorremmo neppure negare. Accenneremo sol-
tanto che un fatto consimile di villici opponen-
tisi armata mano ai proprietari, e neganti ad essi
i loro diritti, si rinnovò negli ultimi giorni a
danno de' signori Radun delle Castella, e che il
malo esempio potrebbe condurre a nuove e ter-
ribili conseguenze. Perocché, se per ogni trapas-
so ci faremo ad incomodare Sua Eccellenza Pra-
tobevera con analoga interpellenza, o per lo meno
vedremo la publica Autorità costituirsi mediatrice
tra il delitto e la vindice giustizia, quale senso
morale si potrà destare nella popolazione ? A
quali eccessi non arrivare? E la proprietà, così
pure avvilita tra noi, non riceverebbe T ultimo
crollo ? Egli é certo argomento delicato e da non
ischerzare.
Una parola su d'un altro fatto. Certi Catich
e Tecilasich, perito il primo ed attuario pretorile
il secondo, recatisi per commissione d' ufficio
nell'U , fattisi trovare a tarda ora senza
ricovero, entrarono nella casa di quel parroco,
e ve lo chiesero. Invano; ché come il reverendo
padre seppe essere essi di Spalato, ove l'an-
nessione ha così pochi partigiani, da poterli, gOi-
zie a Dio, noverar sulle dita, intimò al servo
di scacciare tosto quella canaglia. Ma 1' ospita-
divise le forze, che nel disaccordo nulla di gran-
de possono generare.
Quale dunque polrebb' essere questa prima
impresa, in cui la Dalmazia farebbe prova del-
l' utilità derivabile dalle sue forze unite? Chi ben
conosce la condizione della provincia nostra, le
sue risorse, la sua posizione, il clima e la na-
tura del suolo, non dubiterà che la coltura serica
debba impegnare il dalmata di condurla ad un alto
sviluppo. Lo riconobbe il provvido governo austria-
co, che cercò di promuoverla e di incoraggiare
per ogni guisa i possidenti di questa provincia,
sostenendo spese non indifferenti il regio erario.
Le cure sue non fallirono, e si può francamente
proclamare che 1' opera ebbe felice principio, a-
vuto però riguardo alla debolezza delle forze dei
singoli, che solleciti e grandiosi risultati non pos-
sono partorire. E ben più felice ne sarebbe stato
il progresso, se lutti quelli che avrebbero non
solo potuto, ma dovuto adoprarsi all' effetto, fos-
sero stati sempre animati dal medesimo zelo. Il
fatto seguente ne fa chiarissima prova.
Chi non sa quanto il suolo di Narenta sia
producitore fecondo d' ogni specie di cereali, dì
piante, di alberi, in una parola d'ogni specie di
vegetabili? La feracità di questo suolo non la
disconosce il governo, non la ignorano lontani
capitalisti, che cercavano di devenire collo Stato
a speciali trattati, per far lavorare radicalmente
queste terre con viste di sommo utile. Ridotte a
coltura le vaste sue paludi, si raccoglierebbe
tanto grano da somministrarne in abbondanza alla
provincia tutta, la quale potrebbe far asportare
il grano che cresce nel resto del suo territorio.
Questa è dunque terra destinata da Dio ad es-
sere il granaio della Dalmazia, e la potrebbe es-
sere anche un delizioso giardino, e, ciò che pur
monta, di salubre clima, coli' estesa coltivazione
e coir asciugamento delle paludi. Tale suolo è
provato che ama e feconda a preferenza il gelso,
vedendolovisi estoller gigante in periodo molto più
breve che in qualunque sito della provincia no-
stra. In base quindi al principio di far prosperare
la Dalmazia con forze riunite, colle associazioni,
vi fu chi ancora nel 1854 pensò che il miglior
scopo a cui potesse tendere la prima associa-
zione in questa provincia, sarebbe stato quello di
propagare il gelso e di prepararvi la seta, me-
diante una Società serica della Narenta.
Comunicato il piano ad alcuni meglio stanti
di quel distretto, si dichiararono pronti a con-
corrervi coi propri capitali, ed a rappresentare
tanto in confronto di terze persone che in fac-
cia air Autorità gli interessi dell' associazione,
dopo ottenutane la concessione, finch' essa venisse
definitivamente costituita, e finché conseguito si
fosse a mezzo di azioni il fondo occorrente al-
l' impresa. I possidenti della Narenta sarebbero
stati pure disposti di radunare il capitale neces-
sario per intraprendere 1' allevamento dei filugelli,
e quasi tutti, o gratuitamente, oppure a sconto
delle proprie azioni, offerto avrebbero i gelsi di
loro proprietà.
Sennonché, a rendere grandiosa l'impresa,
convenivano capitali forti, per effettuare vaste
piantagioni di gelsi, stabilire una filanda e pro-
vedervi i relativi fondi ed edifizi, e quindi erasi
divisato d'invitare i dalmati tutti di concorrere
all'impresa; e perchè questa avesse maggiore
interesse, e trovasse un maggior numero di fau-
tori, era pure divisamente di stabilire azioni di
tenui importi fra il ceto dei possidenti, dei na-
viganti, dei commercianti, degli industrianti e per-
fino dei mediocri rustici possidenti. L* associazio-
ne avrebbe aquistato per tal modo un interesse
generale, né vi avrebbe avuto forza qualunque
opposizione o difficoltà che vi s'accampasse, co-
m' è inevitabile in tutte le nuove grandi imprese.
Tutto ciò, com' è già detto, era bello e av-
viato; il progetto, opera di un zelante patriota,
appoggiato dalla magistratura locale, ottenuto a-
veva il favore dell' Autorità superiore, che tro-
vando il suo principio fondamentale giusto e pra-
tico, compiacevasi di vederlo anche in questa
provincia più generalmente riconosciuto. Ma tut-
te le buone disposizioni ruppero allo scoglio del-
l'egoismo di qualche particolare individuo, con
danno ben rilevante di questa provincia, se il
caro prezzo si consideri a cui giunse la gaietta
in questi ultimi tempi. Le circostanze son ora
cangiate, ed altro non resta che fare presente il
bene per bassi fini perduto, e desiderare una più
decisa volontà di promuoverio e d'operarlo in
quelli tutti che a ciò sono chiamati, ponendo in
non cale le gelosie e le invidie, ed i cuori scal-
dando al santo amore di patria, specialmente in
questi momenti di vita nazionale, che fanno an-
che alla Dalmazia sperare un più felice avvenire.
CORRISPONDENZA.
Caltaro, 30 giugno.
Scrivo tuttora sotto la dolorosa impressione
d'un fatto, che offensivo alla religione cattolica,
poteva e potrebbe essere ferace delle più lut-
tuose conseguenze. La chiesa universale nel dì
esterno celebrava la solennità dei ss. Apostoli
Pietro e Paolo, e ricordava il primato di onore
e giurisdizione, che Cristo accordò a Pietro ed
in esso ai legittimi suoi successori. Si sperava
di passare il dì tranquillamente, come tutti quegli
altri ne' quali, mentre altre popolazioni ferveano
e si straziavano per partiti politici, il Bocchese
ossequente aspettava dall'alto la decisione delle
Supposto adunque il massimo risparmio nel
preventivo dell' anno in corso, quello cioè nella
cifra di fior. 10,000, risulterebbe ancora un de-
ficit di fior. 10,515, il quale dovrebbe esser co-
perto mediante alienazione degli assegni ipote-
cari o delle obbligazioni di stato di patrimonio
della provincia, alienazione per la quale fino al-
l'ammontare dei predetti fiorini 10,515 dovrebbe
la Dieta sin d' ora impartire alla Giunta la ne-
cessaria autorizzazione.
Dovrebbe per altro venir inculcato alla Giunta
di usare ogni cura ed economia nelle diverse
rubriche preventive, escludendo tutte le spese non
assolutamente necessarie ed indispensabili, onde
procurarsi tali risparmi, da evitare la necessità
della distrazione di una parte qualunque del pa-
trimonio.
A far fronte ai pagamenti relativi all' at-
tuale sessione mancando fondi di cassa disponi-
bili, si dovrebbe chiedere un prestito dal fondo
camerale, assicurato sopra gli assegni ipotecari,
verso rifusione nell' anno venturo. l3i tal guisa
verrebbe provveduto non solo all' urgenza, ma
fatto calcolo di que' risparmi che un' attenta ed
economica amministrazione potrà introdurre nel-
r esercizio di quest' anno, e dei 5,415 fiorini
necessari alle spese dell' attuale sessione che ca-
drebbero suir esercizio dell' anno venturo, vi sa-
rebbe quasi la sicurezza di non passar ad alie-
nazione del patrimonio.
Resta per ultimo a tenere parola delle di-
sposizioni speciali da impartirsi alla Giunta, in
senso al § 31 del regolamento.
Lungo sarebbe, o Signori, il tracciare il
quadro doloroso delle nostre condizioni, l'anno-
verare i gravi ed innumerevoli bisogni nostri, e
l'additare i mezzi onde porvi riparo. Speriamo
che le circostanze ed il tempo consolidino le
istituzioni, e così ci verrà dato di riparare da
noi alle nostre sventure, e di provvedere da noi
al nostro futuro ben essere. Grandi e svariati sono
i germi di prosperità nazionale che racchiude nel
suo seno questa terra^ molti gli utili da ricavarsi
dalla lunga ed ospitale sua costa. Ma tutti svi-
lupparli in un sol punto sarebbe troppo grave
anzi impossibile impresa; d' altronde 1' incertezza
della nostra posizione non ci darebbe nè la forza
nè il consigho per intraprendere opra si vasta
ed ardua. Limitiamoci adunque ai bisogni capi-
tali e comuni a tutta la provincia.
Com' è nostro desiderio, e lo sentiamo e
venne espresso, che regni ira noi spirilo di fra-
tellanza, e sorga quel giorno felice, che tutti af-
frettiamo col cuore, quel giorno in cui rinnovata
la secolare concordia, la vicendevole confidenza
ed affetto, ci leghi tutti nel santo amore della
patria in unione più stretta, più intima; così sia
cura della Giunta di dar publica e solenne te-
stimonianza delle comuni nostre intenzioni per
r educazione e progresso della parte della popo-
lazione dalmata che parla lo slavo, collo studiare,
proporre, e nella parte possibile promuovere an-
che immediatamente in tale riguardo più utili e
convenienti istituzioni non solo, ma diriger inol-
tre le proprie cure affinchè sia provveduto alla
maggiore istruzione e diffusione della lingua sla-
vo-dalmata fra gli abitanti di coltura italiana. Non
conviene dimenticare sotto tale rapporto che una
base stabile di vero ben essere e di concordia
fra noi, sarà raggiunto solo allora quando la lin-
gua slavo-dalmata sarà da tutti parlata.
La sicurezza della prosperità rurale recla-
ma fra noi i più solleciti provvedimenti. Sia cura
della Giunta di additare con tutta energia e fran-
chezza alle publiche Autorità l'urgente bisogno
di mettere un riparo ad un male che agni gior-
no più minaccia.
La base di ogni libero stato è l'indipen-
denza e r assoluta autonomia del comune. La
Giunta si farà un merito speciale di curare con
ogni attività la più pronta attivazione di una
legge che assicuri una completa autonomia alle
comuni.
Siano questi i principali argomenti ai quali
dovrà la Giunta dirigere la propria attività.
Ctuesito idroscopico.
Se vi possa essere sorgente d'aqua in Sebenico.
Da antichissimo tempo, almeno da quanto
la storia scritta e la tradizione popolare ci rac-
contano, la città di Sebenico fu priva d' un' ab-
bondante sorgente d' aqua ; tuttavia quantunque in
varii tempi fossero fatti tentativi per ritrovar-
la, senza esservi riusciti, un intimo convinci-
mento sembra dire a' suoi abitanti : eppure la vi
dem essere. Che un tale convincimento abbia una
qualche base di verità, noi procureremo di pro-
varlo.
Vi fu chi volle dimostrare Sebenico non a-
ver giammai avuto sorgenti d'aqua, dal nome
che erroneamente fu supposto avesse ella avuto
di ^icum; ma siccome Sicum. da Plinio è collo-
cato fra l'antico Tragurium e Salona, e nella
tavola peulingeriana viene anche posto al di là
di Traù, così tale argomento per dinotare la sic-
cità del luogo, cade da sè e non regge. Nella
posizione ov' è Sebenico trovavasi anticamente
un castello denominato Fariona^ il quale nome
non è nè slavo nè latino, ma sibbene fenicio; e
dalle scoperte fatte ultimamente sulle radicali della
lingua fenicia o cananea, col mezzo dell' ebraica
di cui era affine, lingua parlata dai Pelasgi primi
abitatori di queste contrade, come noi speriamo
di poter un' altra volta provare, si rileva che la
N. 32. Zara-Sabato <0 Agosto i86l. Anno II.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si piiblica ogni Sabato. — Il prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per V annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono alTrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOIfIMARIO. — Danni campestri prodotti dagli a-
nimali. — La Giunta provinciale. — Sul commercio colla
Turchia. — Alla mia patria. — Beneficenza e gratitu-
dine. — Cronaca urbana. — Varietà. — Annunzio.
Sui (Ianni campestri prodotti dagli animali.
Mozione della Giunta provinciale dalmata.
Da epoca assai-remota, i danni derivanti in
questa provincia dal pascolo vagante degli ani-
mali domestici e dall'illimitata sua licenza, pro-
mossero doglianze dei danneggiati, e provocaro-
no speciali provvedimenti da parte dei vari go-
verni che sì succedettero.
Questi provvedimenti, ottimi in se stessi, ri-
masero però senza risultato per inosservanza de-
gli emessi precetti, e per difficoltà e difetto di
quella sorveglianza, e di que' mezzi di pronta
ed energica esecuzione, che rendevansi necessari
a conseguimento d'utilissimo scopo.
E coà il pregiudizievole inconveniente anzi-
ché scemare crebbe di tratto in tratto, special-
mente in alcune parti di questa provincia, ed ivi
assunse tali proporzioni, per cui costituissi non
solo d'impedimento ad ogni miglioramento della
nostra agricoltura, ed all' introduzione di nuovi
metodi che l'esperienza dimostrava altrove van-
taggiosissimi, ma quel eli' è peggio si rese causa
frequente di crimini di sangue e di publica vio-
lenza, nonché di odii e rancori che si trasmet-
tono da generazione in generazione, e che po-
tentemente influiscono a peggioramento'delle con-
dizioni morali della popolazione campestre.
Era giusto quindi che a recare al male un
rimedio, la Giunta riconoscesse in esso uno dei pre-
ferenti oggetti dei suoi studi, e riandasse in tale
riguardo tutte quelle disposizioni di legge che
tuttora sussistono, e vanno considerate come ap-
plicabili ed operative.
La prima fra esse è il regolamento Dando-
lo del 1." marzo 1808, a cui succedettero dap-
poi l'Editto governiale del 28 settembre 1814:
quindi l'altro Editto governiale del 15 novembre
1817; e finalmente la Notificazione governiale
del 3 marzo 1836.
Tutte queste disposizioni sono concordi nella
massima, cioè nel divieto, e nelle sue modalità,
le quali vanno ad essere le seguenti :
1. In qualunque tempo dell' anno è vietato
assolutamente il pascolo degli animali domestici
senza distinzione, nelle colture a viti, olivi, ed
alberi fruttiferi, e nei piccoli spazi fra essi in-
termedi, disposizione questa che oggidì dovrebbe
ritenersi estesa anche alla coltura a gelsi.
2. Nelle colture a semina, e negli spazi fra
esse intermedi, non é permesso il pascolo che
agli animali grossi (cavalli, bovi, asini, muli),
ed alle pecore, e ciò pure soltanto nel tempo
che decorre dalla scomparsa del raccolto fino al
nuovo lavoro del fondo.
4. Finalmente agli animali caprini e suini
non viene concesso il pascolo fuorché nelle lo-
calità montuose, affatto infruttifere, e non boschi-
ve, e con permesso dei proprietari in quelle parti
delle foreste della provincia, in cui possono de-
pascere senza pregiudizio delle piante.
E qui in questo primo stadio come bau
termine le norme esistenti, così conviene pure si
arresti l'interpellazione alle Comuni, onde anzi-
tutto, e col dovuto riguardo alle loro informazio-
ni ed al loro parere, circoscrivere e determinare
con ogni maggiore esattezza lo scopo da cogliersi.
A scopo con esattezza circoscritto e deter-
minato riesce più chiaro, più agevole, e più si-
curo lo studio, ed il rinvenimento dei mezzi che
devono essere impiegali a conseguirlo ; — e che
questa seconda parte abbia in sé difficoltà gra-
vissime, e tali per cui importa d'isolarla e di
occuparsene esclusivamente, lo lascia presumere
con fondamento il fatto per cui le leggi riferite
risalendo al 1808, esistono da oltre cinquantatre
anni, senza che siavi traccia o memoria di lo-
devole loro osservanza.