Conto Corrente con la Posta
Anno VII — Humero 4. ZARA, Aprile 1928. Anno vi Red. e Amm. in Sede sociale.
L* ieri, 1' oggi e il domani
neila vita ilelle mM olonaU dalmate
Le societi g^innastiche della Dalmazia, alcune delle
quali hanno ormai una vita di oltre mezzo secolo, possono
orgfogliosamente vantarsi di aver avuto gia parecchi decenni
or sono il concetto, schiettamente fascista, dellMmportanza per
ia prospanta nazioaale deil'educazione fisica della gioventu,
che e in pari tempo educazione morale.
Queste societa, che difesero strenuamente, dal 1860
in poi, 1' italianita della loro terra di Dalmazia, anche coi
pugni e coi bastoni, colle unghie e coi denti, sempre vigfili
e pronte a rintuzzare ogni insidia e ogni sopruso ćhe venisse,
quaDdo con sottile arte subdola, quando con impudente
violenza, dalla coalizione austro-croata, queste societa sono
veramente precorritrici di alcune idee fondamentali del fasci-
smo, cbsi nel campo mdrale come in quello fisico.
Le Societa di Ginnastića e Scherma di Spalato e di
Zara prima, di Ragusa, Sebenico, Trau, Cittavacchia ecc,
piu tardi, furono concepite e realizzate dalle menti acute e
fervide d' amor patrio di Arturo Colautti, di Antonio Baia-
monti e di altri insigni dalmati; mentre parallelamente il
triestmo Costantino Reger fondava la Societa Ginnastića di
Venezia ed altri irredenti avevano fondato le societa ginna-
stiche di Trieste, di Trento, dell' Istria, di Gorizia ecc., le
citta fedeli nella lotta e nel martirio della lunga attesa.
Dopo i primi momenti di perplessita e incertezza sulla
scelta dei metodi e dei mezzi, le varie societa sportive ven-
nero a formare delle salde organizzazioni di barattere quasi
militare: sempre meglio disciplinate e inquadrate, finirono
da ultimo per essere annesse all^ Federazione Ginnastića
Interregionale di Trieste e quindj. alla Federazione Ginnastića
-Nazionale Italiana.
Le societa ginnastiche dalmate prendevano il ragazzo
a 6 anni e ne accompagnavano lo sviluppo sino ali' eta
matura, da prima con l'attivita sportiva: la ginnastića, la
scherma, il canottaggio; indi con la danza, la filodrammatica^
i ritrovi sociali. II giovane passava cosi quasi tutte le sue
ore libere nella sede delle varie associazioni, si da poter
affermare che gli irredenti dalmati di „ieri" - intendo del-
l'aiiteguerra - non avevano, dopo la famiglia, che queste
societa, le quali li educavano italianamente forti e sprezzanti
dei pericoli e delle persecuzioni del regime austriaco. Erano,
quelle sedi, i fulcri di tutte le organizzazioni del partito
italiano sorte a difesa, con ogni mezzo, del sacro patri-
monio nazionale.
Ecco perche i Dalmati di „ieri" con orgoglio si van-
tano d'essere stati soci delle varie societa sportive: cio
basta a dar loro un certificato di pura italianita ed, oggi,
il diritto alla tessera fascista.
Non trascuravano poi le varie societa nessuna occa-
sione per portare T azzurro glorioso vessilio dalle tre teste
di leopardo nells competizioni sportive di tutta Italia : furono
ai concorsi ginnastici nazionali di Milano, di Parma, di
Torino, di Genova ecc.; ai convegni ciclistici di Brescia, di
Bologna, di Milano, di Roma ecc.; alle regate remiere di
campionato a Venezia, a Como, a Villa d'Este, ad Ancona
ecc.; dove gia d' allora i nostri giovani sportivi diventavano
„campioni nazionali". Col pretesto di cimentarsi col famosa
„a otto" della Bucintoro di Venezia alle regate di Ancona^
j nostri giovani campioni del remo prendevano parte ai fe-
steggiamenti per la cacciata degli Austriaci dalle Marche,
e vincevano brillantemente - fatidico augurio - la coppa di
S. M. il Re.
Data la ferrea disciplina, la costanza, io spirito entu-
siastico che animava le ncstre societa sportive, nell'imme-
diato dopoguerra il successo arrise costante, in tutti gli
sports, ai nostri baldi campioni.
I nostri giovani, centinaia dei quali avevano combat-
tuto nelle file del nostro esercito nella guerra di redenzione
e s'erano quindi arruolati tra i legionari di D'Annunzio,^
raccolto I'alloro della vittoria in campo, intrecciarono le
„palme della gloria" per deporle siii nostri Eroi morti nella
grande guerra, e prima di tutto su Francesco Rismondo,.
ch' era stato campione sportivo della sua Spalato.
Vennero le ore delle tristi rinunce : Parigi, Rapallo, S.
Margherita - le tappe del nostro piii recente martirio - se-
gnarono la fine,' per 1' imprevisione dei nostri uomini di
governo, di tutte le societa sportive delle citta dalmate
cadute sotto il dominio della Jugoslavia, che e un' Austria
peggiorata.
Ci restano oggi: La Societa Ginnastića Zara, che per
tenace volonta dei suoi vecchi soci ha potuto ritrovar anche
oggi la sua funzione nazionale, raccogliendo i veri, gli onesti
italiani d' ogni eta e sesso, nei vecchi e malandati ambienti
di una caserma, riadattati con rara abnegazione e sacrificio
cosi, da essere era una sede superba, un vero reliquiario del
nostro immacolato passato; - il §Circolo Canottieri Diadora
piu volte campione d' Italia e di Europa, che nel dopoguerra
riusci ad ampliare e migliorare la canottiera; - il Veloce
Club Zaiatino, con i suoi fervidi pedalatori; - 1'Unione
Sportiva di Lagosta, sorta da poco ma in promettente
sviluppo.
La grave crisi economica della citi^a si riflette purtroppo
ora anche sull' attivita di queste nostre salde organizzazioni,
per la mancanza di mezzi finanziari specialmente e pel con-
tinuo esodo dei giovani piii promettenti, cui la dura neces-
sita della vita spinge altrove in cerca di lavoro. L' immise-
rimento economico della Provincia colpisce la vita sociale e
sportiva delle nostre associazioni, che non hanno piii la pos-
sibilita di prender parte ed organizzare, con la frequenza di
una volta, gare, concorsi, regate ecc. Di cio non sembra
essersi reso conto il „Corriere Meridiano" di Ancona, che
lamenta la mancanza di attivita sportiva a Zara e ne muove
ingiusto rimprovero alle direzioni delle varie societa, che
invece fanno tutto il fattibile per tener alto il nome sportivo
della nostra citta.
Che domani ci si presenta? Domani, come ieri, e come
oggi, la Societa Ginnastića Zara - come tutte le altre
societa della Provincia - che ha una ptira tradizione d' ita^
lianita, un' ottima organizzazione sportiva e, quello che piii
conta, una gloriosa incontaminata bandiera, ed, ancora, ot-
timi, capaci, onorati uomini, che si prestano con abnegazione
e con rara modestia per la santa causa dalmata, dovra con-
tinuare la sua missione che si puo sentire e vedere solamente
servigi iiUiissimi con la copiosa raccolta di cose
patrie l'ornila alla biblioteca del nostro Ginnasio,
di cui è Direttore, co^l' indici della medesima
publicali finora, ed ora con 1' edizione promossa
del catalogo in discorso, al quale ag-j^iunse di suo
tlue prospetti sommari e due nominali, e v' an-
tepose analoga prelazione. Il primo di tali pro-
spetti rassume così tutta l'opera
1. Manosci'iUi lejiati in voi. 558 e fra questi d'iiilercsse patrio naz, 556
5. Manoscrilli vulaiili . . 774 685
3. Opere stampale . . 967 650
A. Opuscoli slampali . . 957 745
5056 ii402
cifra questa ben rilevante, e che malgrado le
frequenti ripetizioni delle medesime cose, mal-
grado r esservi talvolta segnate con apposito nu-
mero delle cose d'assai poca entità, come sa-
rebbero un semplice sonetto od un epig^ramma,
dimostra cionondimeno quanta giung-esse il Ciu-
licli ad ammassare dovizia di scritti, particolar-
mente spettanti a Rag-usa, dov' eg-li ebbe più agio
di razzolare. Circa il resto poi, lascierenio parlare
la prefazione medesima:
"Novizio negli studi bibliografici così e-
^'stranei alle occupazioni della sua professione
"ed alle tendenze del suo carattere, il D.r Ca-
'' snacich vuole sia espressamente dichiarato, ch'e-
^'gli non ha già preteso di estendere una bi-
" bliografia compilata secondo le severe leggi
della critica: egli aspira solamente al merito
" di aver pel primo fra noi adempito un bisogno
"della nostra letteratura, e di aver forse anche
'^contribuito ad eccitar la coscienza e di quei
" molti che doverosamente la amano, e di quelli,
'' pochi oramai, che, come il P. Ciulich, ne con-
''tinuano ad essere i raccoglitori, i custodi, i
"depositari: se non può pretendere la corona
"di gloria, non gli si neghino quelle almeno della
"pazienza e della patria carità! — Noi'neiram-
" mettere dichiarazione sì onorevole, non pos-
" siamo nel tempo stesso non dirci convinti, che
"la minuziosa diligenza e Tacuto discernimento,
" pur necessari a compilare con ([ualche ordine
'' e classificare con qualche esattezza una con-
"gerie non ispregevole d'opere d'ogni fiuta e
" di ogni epoca, trovate alla rinfusa o collogate
" senza altra analogia, fuorché della irrandezza
" del formato o della data della publicazione,
"siano argomento di qualche cosa di più che
''non della pazienza del lavoro e del filiale at-
" taccamento al suolo natio. „ — A dichiarazioni
e convinzioni silìatte non esitiamo punto di so-
scriver noi pure, e fiduciosi di veder posto mano
dall'egregio autore d\V ordilura di tela più vasta,
meglio tessuta e fornita, riceviamo con gratitu-
dine quel tanto, che per approfittare del rnoineulo
propizio ci fu regalato, facendo plauso all'opera
ed a'suoi mecenati. — Avendo però in quest'in-
contro potuto scorgere quanto sinistramente fos-
sero interpretate le parole fatte in proposito di
(juesto lavoro negli ultimi numeri della Rimsia
Dalmata, noi, che ben conosciamo le intenzioni
avute da chi quelle scrisse, potremmo rispondere
per filo e per segno a qualche altrui morditura;
ma schivi d'ogni polemica, ci fimitiano ad assi-
curare, che ingiustissime furono le interpretazioni
stesse, e che lo scrittore di quegli articoli della
Rivista non si è mai sognato, ned ha mai avuto
bisogno di farsi bello degli altrui meriti.
Sarebbe stato inoltre desiderabile, che trat-
tandosi d' una publicazione letteraria, eseguita
così generosamente a publiche spese, non se ne
fosse limitata la dilfusione soltanto fra i posses-
sori del foglio politico T Osservatore Dalmata^ h
cui vemie data gratuitamente per supplemento,
ma ne fosse ])rocurato anche in qualche altro
modo lo spaccio verso pagamento; dovendo al-
trimenti essere avvejuito che cadesse in nmno di
tanti, cui sarà stato indifierente d'averla, e ch'altri,
cui sarebbe stalo gradito di poterla aquistare,
ne restassero privi, per ciò solo che non ricevono
r Osservatore.
Ad ogni modo, quanto fossero ben accolte
anche dal resto della provincia le nobili cure
dedicale a quesl' opera, no fa prova l'articolo
che riportiamo :
UN TIUBIFTO DI PAT!\IA RICONOSCENZA
PEL CATALOGO DKLL.V BIBLIOTECA
DI FRA lINNOCKNZO CIULICII.
ijnevi mea non totani b'Miotheca cnpf4,
3Iar(.
Chi mai fu a portata di meglio conoscere
e più da vicino i pregi letterari dell'eruditissimo
e dotto P. Ciulich, quanto la colta e nobile Ra-
gusa, dov' egli più lustri visse in tanla riputa-
zione e stima nella solitaria sua cella? — Questo
benemerito cittadino spalalense attese ognora sol-
lecito a raccoglier con indefessa perseveranza da
ogni dove i più preziosi monumenli d'antichità,
sopratulto spettanli alla patria letteratura, e fat-
tosi geloso custode e depositario d'una caterva
di svariali manoscritti illirico-slavi, latuii ed i-
taliani, come altresì d' ogni categoria d' opere
originali classiche, o comentate e tradotte da
rinomati autori, si dedicò con predilezione nei
primi amii a studi filologici, sinché non venne-
gli a mancare l'udito assolutamente. Rassegnato
a tanta perdita, continuava ad essere senza posa
occupato nella sua biblioteca, ed a tenere con-
versazione, come soleva esprimersi, coi lìiorti '
parlanti, senza interromper la corrispondenza e-
pistolare coi più qualificati personaggi dentro e
fuori della provincia. Oltre ai colti Ragusei, con ,
cui trattava di continuo famigliarnienle, gli stessi
viagoialori forastieri più distinti, che passavano
per Ragusa, spinti dalla fama, si recavano ad
onore di visitarlo, godendo della sua conversa-
zione erudita e faconda. Giammai fu accordala
diritti. Ciò suppone un popolo istruito ed educato,
che voglia e sappia fare le cose sue, anziché
lasciarle fare, d' ordinario male, da altri: ed ecco
come la buona costituzione ed operosità de' co-
muni stia in intimo nesso colle condizioni del
publico e privato insegnamento. Non vorrei che
qui taluno credesse, eh' io credessi^ doversi at-
tendere che il nostro popolo sia educato, perchè,
ad esempio, una buona organazione comunale sia
possibile. Per me io sono d'avviso, che siccome
per apprendere a trarre di schioppo bisogna to-
sto darsi a maneggiarlo, così non si si educa a
libertà altrimenti, che praticandola: chi fosse del
contrario parere, potrebbe con egual fondamento
sostenere, che a camminare s'impari stando fermi,
anziché mettendo in moto a poco a poco le
gambe. Voleva dire soltanto che conviene stu-
diare il fondo delle cose, per non scambiare gli
effetti con le cause, e non intraprendere un ge-
nere di cura, che sarebbe un palliativo, non già
un efficace rimedio a'nostri mali.
Se osserviamo la moltiplicità e gravità de-
gl' interessi che si vanno agitando ne' paesi ci-
vili, vedremo sul tappeto riforme d' ogni natura
ne' campi dell' amministrazione, della giustizia,
della publica economia, dell'insegnamento, tutto
discutersi e tentarsi, per poter tutto migliorare,
e per non lasciarsi vincer la mano da nazioni
rivali, nobilissima gara, ch'é solo possibile colà
dove l'ago magnetico della libertà governa la
bussola della nave sociale.
GÌ' interessi di campanile abbiano dunque
un posto nel nostro giornale, e sieno soggetto,
per esempio, d'una cronaca municipale mensile:
ma quelli pili generali del paese vi occupino la
parte principale, se pure il periodico vuol essere
fedele al suo nome di battesimo, il quale, per
associazione d'idee, ci ricorda la Rivista de'due
mondi, di Edimburgo ecc., e ci umilia, come il
nome di Sansone mortificherebbe un uomo di
breve statura che lo portasse. Altrimenti meglio
le varrebbe chiamarsi, ^^la cronaca dalmata,, e
trattare de'minori interessi municipah, parrocchiali
ecc., con che non sarebbe senza vantaggio al
paese, e col fatto giustificherebbe il nome im-
postole.
Una lacuna che il periodico ha lasciato fi-
nora aperta, ad onta delle condizionate promesse
del suo programma, é la bibliografia e la critica
di opere nostrane e straniere. Meno gli articoli
sul gran poeta dell'America del Nord, e la re-
censione su quel nostro povero annuario, il quale
poco mancò non servisse ad uso di cartatuccie
sul Mincio, nessuna publicazione letteraria o scien-
tifica trasse l'attenzione della Rimsta, quantun-
que la materia non fosse scarsa. Il catalogo che
il sig. Morpurgo diede delle opere scritte re-
centemente da Dalmati, o alla Dalmazia attinenti,
comunque imperfetto, poteva dare argomento a
conscienziose e intelligenti critiche, mercè cui si
affinasse il gusto, e s'incoraggisse l'ingegno.
Tante sono le difficoltà dello scrivere fra
noi, che mi pare debito di cittadino rimuovere
quella, ch'é certo fra le più gravi e che è in
nostro potere di togliere, l'universale indifferenza
verso quei pochi egregi, che, in mezzo ad o-
stacoh infiniti, consacrano l'ingegno e la penna
al loro paese natio. Questa povera Dalmazia è
così in basso caduta, che il volgo (e Foscolo ci i
apprese che ogni condizione di persone, per quanto
alto locate, ha il suo mlgo) guarda con sogghi-
gno di compassione a quei valenti, che hanno
la dabbenaggine di consecrare una parte del loro
tempo, anziché a' loro comodi e interessi, a quelli
della patria, che, come Domenedio, non paga
certo il sabato. Ma la Rimsta dovrebbe pur ri-
vendicare a sé quella missione, che il giornali-
smo degli stati civili esercita dovunque, dispen-
sando agli scrittori nostrani con moderazione e
giustizia la lode e il biasimo, mostrandosi be-
nevola senza essere adulatrice, severa senza
essere virulenta e scurrile. Essa imporrebbe così
il silenzio a certe penne, dalle quali non dipende
certo che il nome nostro non sia consacrato al-
l' ignominia di tutti gli uomini onesti e civili.
Tenti la Rimsta in altro verso e con in-
tento di gran lunga più generoso verso quelli
che disonorano il carattere di scrittore o con
critiche da libello, o con abbiette adulazioni, o
in altro qualsiasi modo, l'opera che il giornali-
smo d'una grande nazione pietosamente consi-
gliava di eseguire verso un' altra, che fu maestra
a tutte: percuota d' un colpo d' asta coteste rane
gracidanti, perchè ammutiscano.
Ognuno avrà avvertito che il nostro perio-
dico non »i è menomamente occupato delle di-
verse manifestazioni della civiltà slava fra noi,
e i popoli a noi vicini e consanguinei. Questa è
una grave menda, che con un poco di buona volontà
da parte di quegli egregi che ne fanno oggetto
di particolari studi (e qui l'eletta degli scrittori
ragusei, che onorano il paese, non è scevra di
colpa) si poteva riparare. Altra volta io vi a-
veva scritto, che la fama della Rivista cresce-
rebbe, e il suo avvenire economico sarebbe as-
sicurato, qualora essa si facesse eco del movi-
mento civile e letterario slavo ai popoli itahani,
ed a quelh che ne hanno ereditato la coltura e
la Ungua. Vi diceva che conveniva cercare dei
buoni e onesti corrispondenti a Zagabria, Bel-
grado, Praga, e col tempo anche a Pietroburgo,
1 quali ci tenessero a giorno de'progressi lette-
rari, scientifici e civili degh slavi meridionali,
degli czeki, e de' russi, tentando con maggiore
ampiezza quanto il Crepuscolo con raro acume
e dottrina aveva fatto per mezzo de' suoi corri-
diversi luoghi di nuovo ampliata da Francesco
Sansovino^ Vinegia presso Altobello Salicato, 1582,
la relazion del Bassano trovasi a pag. 41, dove
yi legge : ^'Libro secondo, nel quale si descrivono
^ i costumi universalmente de'Turchi, la corte del
Signore, ed altre cose notabili e degne di me-
^ moria, per opera di Luigi Bassano da Zara, che
" diede V infrascritta informazione al cardinale
''Nicolò Ridolfi suo signore,,. Fino alla pag. 73
L' autore si mostra bene informato delle
cose che narra, e fa comprendere d'avere sog-
giornato qualche tempo in oriente, e d'essergli
famigliare anche l'idioma turco. Talvolta cita
qualche cosa di Venezia, di Roma, e d'altri paesi
che dev' egli avere veduti; mostrasi erudito nella
storia, non istraniero alla letteraturia, e posses-
sore di varie lingue.
Il porporato, presso cui dice il Sansovino
che si trovasse il Bassano, fu Nicolò Ridolfi, fio-
rentino, uomo dotto e di grande influenza negli
affari publici della sua patria. Creato cardinale
nel 1517, cessò di vivere a Roma nel 1550,
in conclave, d'onde, al dire di Giulio Negri, sarebbe
uscito pontefice, se morte non lo rapiva (Scrii, fior.
Ferrara, 1722, fac. 430). Come però il Bas-
sano giungesse ad acconciarsi a' di lui servigi,
in quale ufficio e per quanto di tempo vi di-
morasse, sono cose che ci restano da sapere.
Non si comprende neppure se il viaggio di Tur-
chia s'imprendesse da lui per adempiere qualche
commissione del cardinale, che fu di molti e
gravi negozi maneggiatore, o soltanto avesse
qualche particolare suo scopo. Quello bensì che
il Bassano stesso non perde occasione di far
travedere, si è d'esser ei Dalmata. Là dove
tratta di qual linguaggio si diletti il granturco.,
loda molto la lingua e la nazione illirica; dice
"che questa nazione chiamava M. Tullio ed E-
"rodiano bellicosissima, e perchè fu molto ac-
"cetta ad Alessandro magno, il granturco l'ama
"grandemente, e se la trova molto fedele,,; ed
aggiunge: "Ebbe questa lingua in un tempo i-
" stesso r imperatore ed il papa tra cristiani, nel
" dugentoesettantolto (?). Il papa fu Caio, e l'im-
"peratore Probo,. Dalmati ambidue, quali così
"vissero per un tempo, come per l'istoria si vede.
" Nè per me conosco lingua al mondo (tra quelle
"ch'io so) che più di questa possa servir al-
" r uomo, il quale voglia vedere il mondo, mas-
"simamente verso l'oriente e l'aquilone,,. Al-
trove poi, parlando del modo che i Turchi ten-
•) Le buone anime del Bassano e del Sansovino ci perdo-
neranno se non abbiamo seg-uìto T antiquata loro orto-
grafia. — Nella raccolta stessa v' è anche la presa di
Castelnuovo nel 1539; l'assedio di Scutari, del Beciche-
ino, e la vita di Scanderbergh.
gono in iscrivere, narra che i loro preti " scri-
"vono oltre la lor lettera, la schiavona, cioè
"quella che gli Schiavoni chiamano Buchviza, e
" r altra Chiurihza, composta, come vien detto, da
"san Girolamo; ma io credo (soggiunge) che
" san Girolamo facesse la Buchviza, e Cirillo greco
"la Chiuriliza, quasi dica Cirilliza, cioè nella
"lingua di Cirillo, che altro non vuol dire, e
" quella tale è simile alla greca, eccetto in due
"caratteri, che si rassomigliano alla caldea,,.
V ha pure un luogo dove fa particolare men-
zione di Zara, ed è là dove parlando del come
i Turchi governano i cavalli, cita in prova di
ciò che ne dice "quelli che nel quaranta (cioè
" 1540) si trovarono alla guerra di Zara, do-
" v' era Provveditore dell' illustrissima Signoria
"di Venezia il chiarissimo signore Luigi Badoa-
"ro; quando i Turchi cavalcando in una notte
" settanta miglia per ingannar le guardie, la mat-
" tina si presentarono sotto Zara a scaramucciare
" co' medesimi cavalli, dove vinsero e tornaron-
"sene vittoriosi; il che sarebbe impossibile farlo
" fare a' nostri cavalli,,. — In documenti di Zara
del 1566 vedesi nominato un Girolamo Bassano
qual interveniente pel procuratore fiscale; dal che
riconfermasi e l'esistenza fra noi di tale famiglia,
e l'attender suo ad onorevoli uffici.
«. F. c.
IlJotizie Tarie.
—• In relazione al divisamente preso dal con-
siglio municipale, ed accennato nel nostro n. 1,
di supplicar nuovamente l'Imperatore per 1' atti-
vazione in Zara d' un' accademia di diritto coi
fondi patri, il consiglio medesimo nella sua tor-
nata del 27 determinava di conferire a due cit-
tadini r incarico d' innalzare personalmente al
Trono la relativa preghiera. Gli eletti furono i
nobili signori Marco Cernizza di Crunevir e Fran-
cesco Stermich di Valcrociata, i quali speriamo
che non tarderanno ad adempiere il loro mandato.
— Riceviamo da Traù la notizia, che quel
torrione alla marina di forma cilindrica, ri:or-
dante i forti del medio evo, sia stato ceduto dal
governo al comune verso tenue mercede, e, ciò
che pili monta, coli'obbligo espresso di rispettarne
in ogni tempo l'esterna archilettura. — Chi ha
veduto anche soltanto il magnifico duomo di O * quella interessante città, che seppe darsi, al pan
di tutte l'altre della Dalmazia, proprie leggi, rac-
colte in apposito statuto, e fu madre di begl'in-
gegni estinti e viventi, non può non sentirsi tocco
dal desiderio di vederne migliorati i destini, la
mercè delle armoniche cure del governo e d®^
municipio.
Tip. Deinarchi-Roii^ier, D.r COSIMO BEGNA DI POSSIĐARIA e GIUSEPPE FERRARI CliPILLl, Redalloii responsabili-
Se però le piazze e le calli hanno il de-
terminato inalterabile loro fine, se il legislatore
determinò le piazze e le calli di uso publico e co-
mune, porllani fiducia, che, almeno in esito a detti
ricorsi, l'argomento sarà preso in più matura
considerazione.
Che se volesse mai farsi credere tal con-
cessione motivata dal fine di recar un beneficio
alla popolazione, procurandole un minor prezzo
delle carni, e da un diritto del comune di poter
usufruttuare delle piazze e calli a vantaggio della
popolazione stessa, osserveremo, che il primo
preteso beneficio, quando pur sussistesse, non
giustificherebbe la concessione, ma che in fatto
poi non ne sussiste alcuno, giacché la vendita
delle carni dalle baracche o trabacche segue al
prezzo stesso delle botteghe, oltreché quelle sono
sempre o mal fornite, o fornite di carni scadenti,
e delia inferior qualità.
Non si nega poi al comune il diritto di u-
sufruttuare delle piazze e calli, quando però con
tal usufrutto non si tolgano le medesime all'or-
dinario e vero loro scopo, che nel caso pre-
sente non è certamente quello d' essere siti op-
portuni per baracche ad uso di vendita di carni
d'ogni qualità; altrimenti tal diritto potrebbe e-
stendersi fino al punto di torre a'comunisti, : in
forza di concessioni parziali, l'uso non solo di
parte, ma di tutte le piazze e le calli.
Attendiamo dunque che, in esito ai prodotti
ricorsi, o per determinazione del consiglio co-
munale, sieno, ed in breve, per essere amossi
simili ingombri dalla piazza e calle suddette, colla
speranza pure di veder la comune astenersi di
far in seguito da sé sola, a titolo oneroso ed
a suo beneficio, altre concessioni di tali barac-
che 0 trabacche, che da gran tempo furono tolte
in ogni altra città della Dalmazia, che attualmente
non sarebbero tollerate neppure nelle sue bor-
gate inferiori, e che tanto pregiudicano alla de-
cenza in quesla nostra capitale della provincia,
la quale, almeno nella parte materiale, era finora
per certo in manifesto progrediente miglioramento.
IJ.r F'. X.
CORRISPONDENZA.
Lussinpiccolo, 3 luglio.
È venuto ? Cosa ci promette di buono ? Ci dà i! porto-
franco ? La marina nostra nazionale sarà in grazia ? Verranno
attivati il telegrafo e nuove comunicazioni, regolate le poste
e le imposte, le scuole, le strade, le rive, le casse, le chie-
se, il municipio? Avremo amministrazione nazionale? Col-
r Istria 0 colla Dalmazia? Sarà votata publicamente l'an-
nessione ? — Così, giunto in piazza, m'intronavano le orecchie
vari conoscenti con domande continue, e senza darmi tempo
non che a rispondere, neppure a capire cosa chiedevano.
Tip. Deniarciii-Rougier.
Taqui, in attesa che finissero di interrogare, ed allora i
mia volta chies' io se fossimo forse in Napoli, paese clis
r Osservatore Triestino battezzò per la "terra classica dellt
confusioni,, ! A furia di domande e risposte incrocianti, in-
calzanti, analizzanti, ed altri anti di cui voglio risparmiare
il lettore, venni finalmente ad intendere, che si trattava del-
r arrivo d' un tale, per iscandagliare T opinione publica sul
progetto di riunire le isole del Quarnero alla Dalmazia.
Dopo il plebiscito in Francia e le annessioni nell'I-
talia media ed occidentale, non è più consulto di consultare
la opinione publica, la sesta grande potenza, secondo il di-
ritto publico moderno. Mi spiego. Fino a che il popolo tutto
si fa votare pel sì o pel no, o l'uno o l'altro dei due mono-
sillabi sarà bensì pronunciato, ma non si saprà mai perchè
fu pronunciato, e di conseguenza non sarà conosciuta la
opinione publica, la quale diviene potenza di primo ordine
allora soltanto che ella è conscia di ciò che vuole. E questa
coscienza si può aquistare nel caso solo in cui, relativamente
alla quistione che le vien sottoposta, si accordi illimitata
libertà di discussione. Senza di questa libertà — che, perchè
dovrebbe essere illimitata, non è mai permessa — non e-
siste opinione publica. Posto ciò, sul detto progetto di riu-
nione non vi sono che opinioni individuali da registrare.
Queste si riassumono nelle seguenti. Dall'anno 1814 fino
alla riunione di queste isole al nesso doganale dell' Impero,
avemmo qui amministrazione comune coli' Istria in tulio,
meno che nel ramo doganale, riguardo al quale restammo
uniti alla Dalmazia, per partecipare così dei pesi di entrambe,
senza fruirne i vantaggi: della franchigia, cioè, de' dazi nel-
r Istria, dell' esenzione dalla leva militare nella Dalmazia,
Nel 1848 (parlo di Lussinpiccolo) fu votata la unione alla
Dalmazia, unione che rimase un pio desiderio. Ne risulta che •
ritenemmo finora nostro destino di star sempre con quella
parte che più è aggravata. L'Istria sembra che riavrà le sue,
prime franchigie doganali. Se restiamo con questa, forse a-
vremo anche qui il porto-franco, e ciò sarebbe di nostra
sorflma utilità. Se questo porto-franco non potessimo avere,
in allora la tariffa daziaria dalmata ci offrirebbe il maggior
tornaconto. Ma molti perderebbero relazioni influenti nell'I-
stria, altri ne aquisterebbero in Dalmazia, e non la è cosa
questa da accogliersi senza matura ponderazione (?!) Quello
ritiene che restando coli' Istria si conserverà lo spirilo na-
zionale italiano, altri invece sostiene che nelle scuole si vanno
bastardando i figli coli' insegnare il cragnolino; questo u-
nendosi alla Dalmazia ci vede dominante 1' elemento slavo,
mentre altri vi scorge conservati e tutelati a parità e slavi
e italiani. Chi dice, le nostre poste sono malissimo regolate,
e lo saranno peggio se passiamo alla Dalmazia, perchè a-
vremmo due distinte amministrazioni postali, l'una dalmata
suir isola, r altra litorana sul continente; altri, nel controllo
che le due amministrazioni eserciterebbero a vicenda V «na
suir altra, trova invece speranza di miglioria. Chi teme la
perdita del promesso telegrafo; chi invece sostiene che la
Dalmazia, per ottenuto aumento di territorio, ce lo farebbe
fruire quanto prima, e senza nostro concorso nella spesa di
attivazione. Chi arguisce male, e chi all' incontro bene da
un cambiamento; chi lo accetterebbe, se il dominio o la
supremazia fosse garantita a questa piuttosto che a quella
città. Gli onesti •—. e non sono i più ^ che non nel tor-
naconto del momento ed apparente o personale, ma nel
vero progresso della società pongono i loro voti e le loro
speranze, desiderano 1' unione alla Dalmazia, che tengono per
loro patria.
Chiedete la m{a opinione ? Un corrispondente non deve
averne mai, come non può neppure aver volontà, e perciò
non posso dire altro che, fiat voluntas... /
**
D.1' COSIMO mm DI POSSIDARIA e GIUSEPPE FERRARI CUPILLI, Redallori responsabili'
distanza di 32' a un dipresso. Dividendo l'in-
tervallo compreso tra 1 due punti estremi della
traiettoria sopra nominati in 12 parti eguali, si
avranno le dodici posizioni del centro lunare ad
un quarto d' ora di distanza e descritti i dischi
del sole e della luna coi rispettivi semidiam. app.,
si otterranno le fasi successive dell' eclisse. Il
piede della perpendicolare dal centro del so-
le condotta sulla traiettoria darà la posizione
del centro lunare nell'istante della massima o-
scurazione: e la lunghezza della perpendicolare
slessa, sarà la minima distanza tra i due centri.
Ci siamo serviti nel calcolo delle formule e
regole contenute negli elementi di astronomia
dell' illustre direttore dell' osservatorio di Padova
Comm. Santini, e delle effemeridi astronomiche
Connaissance des iemps publicate dal bureau des
iongiludes di Parigi.
Negli altri luoghi della Dalmazia le fasi del-
l' eclisse saranno poco differenti da quelle di Zara,
ma in generale più piccole quanto più quelli sono
situati all' Est di quest' ultima città, ed avranno
luogo per la stessa ragione alquanto più tardi.
L'eclissi totale sarà visibile nell' America
settentrionale, nella Spagna e nel Nord dell' A-
irica. L' oscurità completa durerà circa 3 minuti
a Santander, Burgos, Pamplona, Saragozza ed
Algeri. La maggior parte degli astronomi euro-
pei si sono recati in questi ultimi luoghi per stu-
diare le circostanze del fenomeno, importantissi-
mo sotto tanti riguardi per la scienza: e fra altri
se ne sperano risultati che mettano sulla via d'una
plausibile congettura sulla costituzione fìsica del
sole e dell' atmosfera che lo involge. ^
Dall' Osservatore Triestino del 7 luglio
niim.
Quesf oggi (7) sono passati per Trieste 1 signori Marco
Cernizza nobile di Krunevir, e Francesco Slermich nobile di
\'alcrociata, inviali dalla città di Zara per presentare a Sua
Maestà una supplica onde ottenere T istituzione di una Ac-
cademia per gli studi legali. Altra volta ha sussistito a Zara
lo studio publico della legge dal 1808 fino al 1811; poi
Coiranno 1848 al 1856 ha sussistito lo studio privato, ed
oggidì ancora vi sussistono due commissioni per l'assunzione
degli esami di stato nelle materie legali. Questi sono titoli
storici speciali per appoggiare la domanda. Ora che alla
gioventù dalmata non è permesso di frequentare le università
italiane, si rende necessario un istituto proprio per la Dal-
mazia e per Y Istria, ciocché la città di Zara troverà cer-
Jamente tanto minore ostacolo di conseguire in quanto che
essa non ricerca alcun contributo dallo Stato, proponendosi
^ii far fronte alle spese con rendite delle proprie fondazioni.
Dieliiarazioiie«
Nel niim. 112 del foglio governiale O5-
servatore Dalmata ieri uscito ci venne letta
una lettera con cui prendendo rappiglio da
un' incidentale menzione fatta nell' ultimo nu-
mero del nostro periodico circa la lingua in
cui sarebbero da tenersi i libri fondiari in
Dalmazia, il sacerdote Giovanni Danilo, pro-
fessore dell' i. r. ginnasio, fa della menzione
stessa un delitto di lesa nazionalità e civiltà,
^e poco meno che di lesa maestà. — Sotto l'im-
pressione d'un concitamento troppo gagliardo
per esser capace d'intender ragione, com'è
quello in cui fu dettata quella lettera, niente
v' è di più facile che stravolgere i falli, for-
marsi a modo proprio degl' idoli e dei fan-
tasmi, veder nero il bianco e bianco il nero,
ed affibbiar taccie ingiuste a chi meno le
merita. Non è quindi a stupire di quanto vien
propalato, nell' entusiasmo suo, dal sig. pro-
fessore chiarissimo. Basta però la sua lettera
per far comprendere apertamente chi siano
coloro che cercano di mettere in imbarazzi e
il governo, ed onesti cittadini, i quali su-
perbi del nome di Dalmati, altra bandiera
non seguono che quella dell'ordine e dell'o-
nore, nè mai furon usi ad accattar brighe e
destar fiamme fomenlatrici di scandali e dis-
sidii in un popolo, che sommamente abbisogna
d' unione e d' alfraltellamenlo per procedere
nella via del comune benessere. — Ah put
troppo abbiamo scoperto la maggiore^ la più
profonda, la più avvelenata delle nostre
piaghe; potremmo anche noi, alla nostra
volta, esclamare : pur troppo abbiamo inleso
chiaro ciò che si vuole nel senso vostro^
potremmo anche noi rispondere a) sig. pro-
fessore ed ai consenzienti suoi. Ed altre cose
molle potremmo aggiungere; ma se da un
lato non ci conveniva restar affatto silenti in
un piato a cui diede innocente origine f
nostro giornale^ ci dispensa dall' altro d'en-
trare in maggiori parole un giusto riguardo
per queir ombra autorevole sotto cui vedemmo
accollo il sig. professore e lo scritto suo.
lia Redazione«
Tip. Demapthi-Roiigier. D.r COSIMO BEGN.4 DI POSSIDARIA e GIUSEPPE FERRARI CllPILLI, Redallori responsabili'
" itone publica il governo può persuadere a tulli
" t membri della socielà V eccellenza della co-
" sliluzione e la bontà delle leggi..,. Fra un
" tale popolo il sovrano regna sicuro, come un
"padre in mezzo ai suoi figli,,. (Schmid d'A-
venslein lil). IX cap. Vili}.
La conoscenza delle leggi è necessaria al
semplice cittadino a tutela dei suoi diritti privati,
ad ammaestramento dei suoi doveri. "È inte-
" resse del governo e dei sudditi che la cogni-
" zione delle leggi formi una parte essenziale del-
"V istruzione nazionale Poiché la ragione
" universale unicamente governa gli uomini, Fnb-
" bidienza alle leggi sarà più pronta., e la som-
missione all' autorità piti compiuta., ove la per-
^ suasione della bontà nei regolamenti si presti
" in soccorso della forza, ed aggiunga nuovo vi-
^ gore alla sanzione colle pene e colle ricom-
^ pense. Egli è dunque indispensabile V istruire
" il popolo nella scienza dei diversi rapporti del-
" r uomo sociale, che costituiscono il fondam.ento
" e r essenza delle leggi „ (ivi). Dopo questo
quadro, non vi pare di essere in Inghilterra ?
A far fiorire l' agricoltura., ci vuole, come altra
volta dicemmo., sicurezza nel fatto e nel diritto,
elemento indispensabile d' ogni progresso. — Ad
animare V industria manifatturiera, create capita-
li, e circondateli di tranquillanti malleverie nel loro
giro, poiché la terra è madre a se stessa, ma i
manufatti non nascono senza valori preventivi, e
senza l'opera dell' uomo. Il commercio., privò del-
l' associazione, resterà bambino. Associazioni non
si danno ove non vi ha soperchio di capitali.
Quando ciò che possediamo rappresenta tutto
il nostro avvenire, quando è in esso, per così
dire., quistione di vita o di morte, non si avven-
tura certamente in altrui mani, come accade nelle
società. — Ciò vale pure rispetto alla naviga-
zione. Rinunciare pertanto a un bene certo e
vicino, quale sarebbe /' accademia legale, per
rimanere in attesa di vantaggi lontani e pro-
blematici., non pare veramente savio consiglio. Vi
fu un' epoca in cui, per costringere l'industria
nazionale., si pensò colpire di enormi balzelli le
merci di prima necessità. Che ne avvenne? La
provincia ne restò a lungo oppressa, ma non
divenne per ciò più industriosa, locchè non suc-
cede a balzi, e richiede condizioni, alle quali
giova prima provedere.
Coli'esistenza di uno studio di legge nel
dominio, ci si oppone ancora, voi precludete alla
dalmata gioventù la via di quel superiore svi-
luppo intellettuale., che si raggiunge appena nelle
grandi città, e di quella più larga esperienza
degli uomini e delle cose, che chiamasi tatto so-
ciale. L'osservazione va prima di lutto circo-
scritta ai fatti., mentre^ a quanto si deduce dal
progetto comunicalo, vi avrebbe obbligo di fre-
quentare per un anno un istituto universitario.
Ninno tiieta secondariamente che, la mercè di
viaggi opportunemente intrapresi, si colmi questa
pretesa lacuna neW educazione dei dalmati. Fi-
nalmente noi crediamo che la Dalmazia di oggi
non è sotto questo aspetto quella d'altro tempo,
l moltiplicati mezzi di comunicazione, i libri, i
giornali ravvicinano i punti pik discosti., e sup-
pliscono meravigliosamente e sostanzialmente ad
altri mezzi di far tesoro di lumi e di esperien-
ze, e noi fummo da vicino., e siamo ancora ben-
ché di lontano, testimoni di quale razza di pra-
tiche sociali si allietino molti nelle residenze «-
niversitarie.
Giovanetti, divelti appena dalle braccia pa-
terne, e balzali ad un tratio da un paese di
provincia in que'centri sconfinati., in quegli em-
pori d' ogni maniera di lusinghe e divagamenti,
col tumulto nei sensi e nella immaginazione, che
ne diviene del loro cuore e della loro mente ? Ta-
ceremo del primo. — In mezzo a quella perenne
ebbrezza., in queW atmosfera gelata meii dal fred-
do che dall' egoismo, con un sistema d'istruzione
che contempla la gioventù quale esser dovrebbe.,
e non qual' é, sordi e muti., a balbettanti ap-
pena la lingua d'insegnamento., non vincolati
che ad una efimera frequentazione., dispensati
dalle interpellanze giornaliere, e dagli esami
semestrali ed annui, senza un testo di obbligo,
coperte le torpide spalle col manto specioso di
libertà di sludi, che per alcuni suona dispensa
da ogni studio, e pegli altri degnerà in mota
saccenteria, per assoggettarsi quando che sia
allo scrutinio di una commissione pegli esami
teorici di stato posta in altra lontana parte della
monarchia, e formata talvolta di uomini inca-
nutiti nella pratica, e professanti specialità di
convinzioni, quale possono i giovani riprometer-
sene profitto, qual le famiglie compenso a tante
cure e abnegazione ? Non così avviene in paesi
di provincia, presso le semplici accademie di
diritto., come si trovano organate; non così av-
verrebbe in questa città dell' ordine, tanto favo-
revole al culto della scienza., in questa ospitale
città, ove raro sarebbe specialmente il dalmata
che non fosse per trovare il parente, l'amico,
l' appoggio, ed insieme i più efficaci moventi ad
una nobile emulazione.
E noi non crediamo — nè saremmo da tanto
— di porgere qui idee peregrine, avendo il
quisito suW opportunità degli studi universitarii
nelle grandi capitali od in località minori dato
materia alle dotte discussioni di altissimi in-
gegni.
Comunque poi V insegnamento, nella parte
positiva, segua presso cadauna università sulla
base delle leggi generali deW impero, ella è na-
turale, utile, e giusta nei docenti la speciale
quo freddamente) confortava me giovane oscuro,
e fatto segno alle persecuzioni soavissime di chia-
rissimi amabilmente spietati.
Uscì lo scritto del monaco greco in un
(riornale di Mosca: di che gentilmente mi fece
iivvertito il sig. consigliere Petranovich, Dalmata,
il quale concilia il culto delle lettere illiriche col-
r amore delle italiane, e a' suoi concittadini di-
mostra come le cure de' pubblici uffizi possano
non sviare lo spirito dagli studi, tanto più belli
e onorati quanto meno lucrosi. Non pochi per
verità sono i Dalmati che offrono esempio di
[uesto: ma io ne vorrei il numero ancora mag-
giore; vorrei che si unissero, e in crocchi i quali
non siano nè conversazioni frivole nè accademie
tediose, accomunassero e gli studi e le cognizioni
della vita attiva, senza distinzione nè di profes-
sioni, nè d' ordini sociali, nè di riti religiosi, nè
d'opinioni o consuetudini quah che siano, sen-
tendosi, e facendosi sempre meglio, fratelli.
Del Savonarola mi piace parlare a voi, che
con tanta cura studiaste l'autore e ci deste a
conoscere l'uomo, e nell'uomo l'Italia e i suoi
tempi; a voi che avete con tanto affetto prestata
la vostra mediazione perdi' io raccogliessi notizie
intorno a quell' altro lume dell' ordine domenicano
e d'Italia, a quella donna piìi che uomo, non so
se pili amabile o ammiranda, a Caterina da Siena;
consunta non dalle fiamme punitrici, ma dal lento
incendio del suo amore; e che adesso, fenice
vera, rinascerà ne'suoi scritti meglio divulgati,
ne' quali F anima sua benedetta raccolse tanto
fiore d'imagini, tanto frutto di virtù, tanta soavità
di fragranti eleganze. Ma non sono queste le sole
ragioni perch'io volgo in istampa a voi la pa-
rola: un debito antico mi corre obbligo di sod-
disfare, e mostrarmi ricordevole di cosa che a-
vete dimenticata. Quand' io sei anni fa in una
lettera celiando toccai non so che di cattedra,
come avrei celiato di titoli d'accademico o di
cavaliere; voi prendeste sul serio quel motto,
frantendeste per affetto, com'altri frantende per
il contrario dell' affetto; e mi faceste di lì a poco
profferire nel collegio d' Alessandria una cattedra.
10 che non la potevo accettare, proposi in mia
vece Giambattista Giustinian veneziano: e que' be-
nemeriti coronarono la prima generosità coi gra-
dirlo ; e m' è gioia che avessero ed abbiano a
chiamarsene paghi. Senonchè l'onore del titolo e
11 lucro dello stipendio io lo risquoto in ispirito
tuttavia; e mi gode l'animo di pubblicamente af-
fermarmene debitore. Alla cattedra d'un collegio
in città che porta il nome d'Alessandria, in città
italiana qualsiasi, d'im collegio affidato alle cure
dell' avv. Damasio e del suo egregio predeces-
sore meritevole della mia cordiale riconoscenza,
io mi sarei preparato con la dihgenza medesima
che avrei fatto se potevo accettare un' altra prof-
ferta che dal governo piemontese mi fu fatta poi,
e alla quale è ormai tempo eh' io risponda con
un pubblico cenno della mia gratitudine. Invitato,
dopo la morte di Pier-Alessandro Paravia, a dare
neir università lezioni quante e su quale argo-
mento volessi; rispondendo io che a me, orbato
della luce degli occhi, la luce dell' università non
si confaceva; e soggiungendo, così per modo di
dire, che a' giovani di speranza destinati a' mae-
stri io potrei forse in privati colloqui dar lamie
cure; fui colto amorevolmente in parola, e an-
nunziatomi che il luogo c' era opportuno a que-
sto, il Collegio delle Provincie, dove s'accolgono
i più eletti allievi di tutto lo stato, e che diede
al Piemonte non pochi degli uomini de'quaU esso
più meritamente si onora. Alla profferta reitera-
tami da due ministri, i comm. Lanza e Cadorna,
mi vietarono ubbidire ragioni che qui non accade
accennare, ma che fanno più grande e più grato
il debito del mio cuore. E quand'io ripenso che
non certamente la scarsità di valenti, e non lu-
singhe 0 speranza di lusinghe eh' io abbia porte
0 fossi per porgere agli uomini del governo,
consigliarono quella ospitale profferta; ripeto a
me stesso, e m'è bisogno ripeterlo a voi, geno-
vese di patria, ma piemontese di consuetudini e
italiano d'intendimenti, che le due città dov' io
ebbi nella solinga errante mia vita, più sereno
soggiorno, più indulgenti e rispettose accoglienze,
più spontanee e più memorabili prove di bene-
volenza sicura e schietta, furono Torino e Parigi.
Tommaséo.
Xa caiscata del KerKa
e quella del Reno.
Ami viaggiare, o lettore? In questo caso
hai già veduto, o vedrai quanto di bello e di
grande han prodotto quelle due splendide fate
che chiamansi arte e natura, ed ogni descrizione
che ti si facesse sarebbe palhdissima imagine di
quelle opere eccelse che sublimano F anima, e
la riempiono d'arcane gioie, di nobili affetti, d'in-
definiti timori. A' disagi che s'accompagnano ai
viaggi preferisci invece una vita molle, un tan-
tinetto accidiosa, e, beato di giacerti su morbido
divano, pasci la mente delle idee che altri ha
cura d' ammannirti ? Allora tiemmi dietro, eh' io
voglio quest' oggi porti sott' occhio due de' più
bei siti del mondo a noi noto. Tien dietro al
mio diario del 1859, e in breve ora dalla Dal-
mazia passerai alla Svizzera, dal Kerka potrai
navigare sul Reno.
Siamo
...... nella stagion che il sol cocente
Spande dal sirio can gli estivi ardori.
^ Una vaporiera del Lloyd, pavesata a festa,
liA FOIVDAZIOIVE DI S. DEMETRIO m ZARA
CONSIDERATA NELLA SUA STORIA. (CONTINUAZIONE DEL N. 10.)
PERIODO SECONDO — AUSTRIACO
(1797 — 1806).
Il governo austriaco trovò in possesso della
fondazione di s. Demetrio i nobili nostri, come
dicemmo, per istabilire il Colleg-io dalla veneta
concessione voluto. Ma 1' impresa non era da
poco, fra quelle tante scabrezze che presenta-
vano i tempi, e con quel tanto d' opera mate-
riale che restava da compiere, ond' apprestare al
nuovo istituto un edifizio corrispondente. D' altra
parte i bisogni dell' istruzione publica sempre più
si facevano tra noi sentiti. Il seminario Florio
(così detto dal nome dell' arcivescovo fondatore
nel secolo XVII, e eh' oltre a cherci dava ricetto
e lezioni anche a laici), mancate le rendite ch'e-
sigeva dalla veneta zecca, licenziava in ottobre
del 1797 gli alunni, e chiudevasi, per non es-
sere mai più riaperto. I Domenicani (che gode-
vano, per concessione di Pio V, 1' abazia di s.
Blichele in monte, onde tenere uno studio ge-
nerale, di cui profittavano ed ecclesiastici e se-
colari), si trovavano a mal partito ; e quantunque
annunziassero la continuazione delle proprie scuole
di teologia e filosofia, a comodo universale, gra-
tuitamente (avviso a stampa 13 aprile 1798),
pochissimo davano a ben sperare. I nobili frat-
tanto non rimanevano inoperosi, e vedendo che
non sarebbero state sufficienti all' esecuzione del-
l'ideato piano le sole rendite di san Demetrio
(maneggiate dalla propria Deputazione, che ne
dava esatto conto al Consiglio), prendevano il
4 aprile 1799 la parte d'implorar dal Sovrano
, per tale scopo anche quelle del monastero di s.
Nicolò (soppresso già F anno avanti), nonché
quelle dell' altro monastero benedettino maschile
di s. Grisogono, ch'essi tenevano in protezione,
per le cure avute dagli avi nel fondarlo e do-
tarlo ad onore del Santo, patrono della Comu-
nità, e eh' era pure in que' giorni sul punto di
spegnersi, e d' essere tramutato ad uso della mi-
lizia, Ma qualche anno fece ancora passaggio
senza che nulla si conchiudesse.
Giunse alla perfine il tempo, giunse l'uomo,
che provvedere doveva in ciò pure ai bisogni
riostri, che rendersi doveva in ciò pure di noi be-
nemerito; e quest' uomo fu il conte Pietro di
Goess; questo tempo fu l'epoca della sua presen-
za tra noi qual Commissario aulico plenipoten-
ziario, — I nostri allora, fra cui v' erano de'sog-
getti molto distinti per dovizia di lumi e di senno,
come i Giaxich, i Giurovich, i Kreglianovich, i
Parma, i Pasquali, gli Stratico, ed altri tali, sag-
giamente pensarono che in luogo d'apparecchiar
tutto il bene ai tardi nepoti, sarebbe stato mi-
glior partito di provvedere ai vicini figliuoli, e
che una istituzione meno grandiosa, ma più pronta,
poteva essere molto più giovevole, massime se
fosse stata, non ristretta ad un ceto particolare,
ma estesa ad ogni classe di volonterosi giovani,
della città nostra non solo, ma della Dalmazia tutta.
A questa seconda parte, i nobili, che, come ve-
demmo, eran già disposti altre volte a non fruir
soli del benefizio ottenuto, molto più di grado con-
sentirono adesso; e diferito a migliore opportunità
l'eseguimento del piano per F erezione d'im Col-
legio completo, delìberaron d'aprire colle rendite
di s. Demetrio un altro più modesto istituto, col
nome di Ginnasio.
Ma un locale adattato vi si richiedeva, ed
il migliore che all' uopo si presentasse fu il mo-
nastero di s. Grisogono sopradetto; nè ciò sol-
tanto per la sua materiale struttura, quanto per
altra che vi s' aggiunse molto più favorevole
circostanza. E questa fu, che dei due Cassinensi
abitatori del medesimo uno era certo Padre Raf-
faele Zelli, romano, il quale giunto fra noi da
poco, si guadagnava ben presto di tutti la stima,
sendo egli uomo d'esquisita dottrina fornito, e
eh' esercitato avea con profitto il magistero in
Italia. Opportunissima quindi fu riguardata F opera
di lui per avviare a questa parte la tanto desi-
derata istruzione publica, in concorso degli al-
tri esperti soggetti che offriva il paese, A tale
progetto prestò il più valido appoggio l'imperiale
Governo, che con suo decreto 18 ottobre 1803
n. 6573, in questi termini l'approvava: "Non
" può che commendarsi F attività e zelo delli
magnifici sig.ri Consiglieri e delli nobili sig.ri
" Deputati al Collegio di s. Demetrio, i quah fatti
"solleciti onde promuovere dei beni alla loro
" patria, hanno divisato d' aprire un publico Gin-
"nasio, a conveniente educazione ed istituzione
"della dalmata gioventù, colF applicarne interi-
" nalmente quelle rendite che dalF ex-veneto Se-
" nato vennero affidate hi amministrazione al cor-
"po nobile. L'Avviso relativo, assoggettato alle
"considerazioni del Governo, abbraccia i mezzi
" conducenti al contemplato provvido oggetto ; e
"quindi lo si sanziona, onde possa esternarsi a
"publico e privato lume, ben certi essi signori
" che in ogni occasione di proponibile risorsa non
" mancherà la governiate autorità d'incoraggiare
"ed assecondare le nobili vedute,,.
L' Avviso di che fa cenno tale decreto, quello
era con cui s'annunziava F apertura del nuovo
così scemando per ogni classe 5 fazionisti, fin-
ché si arriva all'ultima; risultandone in comples-
so un ben grande numero di fazionisti in un di-
stretto di 10,000 abitanti.
E quando ne l'avesse chiesto il bisogno,
onde completare 1' opera, vi sarebber concorsi
eziandio di buon grado con sacrifizi ulteriori,
perchè riguarda il bene della patria, e per la
patria nessuno sarebbe mai restio ad alcun sa-
crifizio, come prova ne fanno la generosità e il
buon volere che i possidenti d' Almissa in molte
altre congiunture spiegarono, e che li fece anche
in quest'incontro conoscere non degeneri punto
dai loro benemeriti ed illustri avi, i Caralipeo, i
Franceschi, i Descovich, i Bencovich, i Gelidi,
i Matulich ed altri, i quali concorsero coli' opera
e colle sostanze a prò della patria, e che la-
sciarono grati ed imperituri monumenti dell'at-
taccamento loro alla medesima.
Di grande vantaggio sarà tale strada per
certo, che sbocca sulla regia dell' interno, ve-
nendo pure a scontrarsi in un tronco di quella,
così detta romana, del comune d' Imosclii, tra
Medovdolac ed Opanci, punto assai propizio pella
sua vicinanza onde calare a Grabovaz, e di' è
alla fin fine un piccol tratto di cammino pedestre
d'un ora o poco più. E quando ancor fosse e-
retto un ponte sul Cettina, dinanzi Almissa, co-
me fu proposto da più tempo, e come si ha ra-
gione d'attendersi, ecco un nuovo ed immenso
vantaggio per i due capi-luoghi, Almissa ed I-
moschi, nonché per 1' ottomano, essendo a que-
st' ultimo il più vicino scalo Almissa per discen-
der alla marina, ed il più a portata per le re-
lazioni d'interesse reciproco. Inoltre con questa
linea così protesa, si apre un' immediata comu-
nicazione con Spalato ed altre ciUà, che rende
facile r accesso dei rispettivi distrettuali, il tra-
sporto delle truppe — in caso d'eventualità —
e soprattutto l'innoltro dei colli, e lo scambio dei
nazionali prodotti, e forse 1' accesso della caro-
vana dall' ottomano, nonché l'introduzione del sale
bianco.
La Rimsta Dalmata, periodico che prece-
dette l'attuale, fece nel suo num. 31 un enco-
mio allo sviluppo delle strade comunali nel di-
stretto d'Imoschi, e particolarmente di quella così
delta strada romana, ormai condotta al suo ter-
mine, giungendo allo sbocco di Trigl, ove si
congiunge colla strada principale dell' interno. Ora,
fra gli altri progressi materiali che va facendo
quella borgata, si sta per compiere un nuovo
tratto di strada comunale carreggiata, la quale,
eome appendice alla principale, che parte dall'in-
terno del capo-luogo, prolungasi verso 1' ot-
tomano, e va a terminare nell' amena plaga di
Gorizza, percorrendo un tratto di circa un' ora
di cammino sopra un dolce pendio, e quasi ra.
sendo quella bella campagna, che per ogni verso
offre un vago e magnifico aspetto, mostrandosi
verso la plaga orientale in tutta la sua estensione,
Così al presente la borgata d'Imoschi, col-
l'apertura dei diversi tronchi stradali, possiede is
varie direzioni bellissimi tratti di publico pas-
seggio, è nel tempo stesso offre tutte le facili,
tazioni a quei possidenti per condurre dalla sot-
tostante campagna alle proprie abitazioni le lori
derrate, anziché doverle trasportare, com' era»
costretti per l'innanzi, con non poco dispeni
é a gran fatica sul dorso degli animali. — Quaiiln
vale il concorso e la fatica dei comunisti ck
prestano gratuita 1' opera loro a prò della patria
non meno é degno d' encomio lo zelo di chi i
promuovere tali utili imprese con buon elFetti
s'adopra.
Padre Werdoliah.
Tre valorosi che infrenan le sentenze del Sullai
a ìoro riguardo.
Versione dall' illirico di
ireo-'ÌLÌìii<»iìio ^^«lovich.
In Stambul, e assai d'accosto
Ai palagi dello Czar,
Un bel giórno preser posto
Di Mariza in 1' osteria
Tre valenti, e domandar
Che 1' ostessa loro dia
Del buon vino, e in quantità
Ne han bevuto, e non pagato,
E il residuo han poi gittate.
Quando ciò vide 1' ostessa
Al Czar tosto si recò.
Mani e pié gli bacia dessa,
E giustizia a lui chiedendo.
In tal modo favellò:
^'lo non cerco, non pretendo
Che giustizia, o mio Signor,
La giustizia che tu sai,
Delle leggi che tu fai. —
A me venner tre valenti.
Tutti eroi da spaventar,
Molto vino i prepotenti
M'han bevuto, m'han gittato,
Poi sen gir senza pagar
Posciaché così ha parlato
11 Sultan la interrogò:
"0 Mariza, i prepotenti
Dì chi furo i tre valenti?,,—
E l'ostessa spaventata
A gran stento può seguir;
Atterrita, conturbata
Al Sultano umilemente
Nondimen continua dir:
lor nomi veramente,