Monte, nel 1899 s'introdusse d'oltralpe
quel sistema che il solerte Stiger, po-
destà di Windisch-Feistritz, adoperava
con successo in Stiria, già da qualche
anno, per combattere le nubi grandi-
nifere. In breve le regioni che costi-
tuiscono il bacino del Po ed altre an-
cora armarono le loro terre. Al modello
del cannone originario della Stiria molti
trovarono opportuno di fare certe mo-
ficazioni non sempre idonee, cosicché
jn Italia ed altrove sorsero in breve
numerosi i nuovi tipi di cannoni, come
non meno svariate e bizzarre si det-
tarono le teorie suir origine della gran-
dine.
Infiammati dalla nuova favilla, scien-
ziati, agricoltori e pratici, governi ed
istituzioni diverse, non schivarono stu-
dio. fatica e spreco di denaro, pure di
conseguire T alto scopo, nella speranza
di apportare un grande utile all' agri-
coltura.
Baccolti i dati e le osservazioni della
breve esperienza, i nuovi artiglieri con-
vennero 1' anno scorso ai 6 novembre
a Casale Monferrato, ove si tenne il
primo congresso internazionale!, in cu-
si concluse di essere sopra una via
incoraggiante per risolvere il grave
problema di evitare la grandine, e che
i risultati fino allora ottenuti erano
-••«ntf
prometta...
In seguito a queste conclusioni, an-
che gli scettici, e coloro che non si
erano ancora occupati della cosa —
tanto per non rimanere indietro agli
altri, forse ancora senza crederci punto
— pensarono pure di tentare la prova.
Ed ecco sorgere nuovi consorzi,
fabbricare nuovi cannoni. Le stazioni
di sparo, che alla fine dell'anno scorso
erano in Italia in numero di 2050, oggi
si sono moltiplicate. I francesi stessi
per opera di Vermorel si occuparono
praticamente della scoperta creando
consorzi, e nell' Istria e nella nostra
Dalmazia si fecero anche i primi passi,
Quest'anno funzionarono già in tutto
cento cannoni. Il più grosso centro
di stazioni sorse a Pinguente per ini-
ziativa dell'indefesso e zelantissimo si-
gnor avvocato Trinaistich, il quale
fondò due consorzi antigrandiniferi ed
istruì convenientemente gli artiglieri.
Anche a Spalato e a Gelsa funziona-
rono i cannoni grandinifughi.
Anche a Montona poterono funzio-
nare dieci cannoni in seguito alle so-
lerti cure ed alle pratiche non facili
che ebbero a sormontare i due filan-
tropici e distinti signori : dott. avvocato
Canciani e dott. Marchese de Polesini.
A Vermo, il parroco si fece in quat-
tro per trovare i fondi pecuniari é riesci
a piantare sette pezzi. Anche a Pirano
c' erano alcune stazioni.
Sarebbe da supporre che, un po' per
la mancanza di pratica, un po' per la
deficenza di mezzi, non si abbia po-
tuto ottenere nella passata stagione
grandi risultati colle batterie, e pure
invece, in merito di certi fenomeni os-
servati, sono già sorti molti entusiasti,
mentre non vi mancano gl' increduli e
gli scettici. A Pinguente ed a Lindaro
in seguito agli spari si vide trasfor-
mare la grandine in nevischio. A Pi-
rano si dileguarono le nubi sopra i
cannoni. A Montona non grandinò,
mentre gli altri anni la terribile me-
teora non risparmiava mai quelle terre.
Va tutto bene, però conviene notare
che, quest'anno, in Istria, non ci sono stati
temporali sì violenti come negli anni
scorsi, e che di grandine se ne parlò sol-
tanto a Buie e ad Orsera. Dunque non
illudiamoci, e, prima di prendere una ri-
soluzione e di dettare un verdetto, at-
tendiamo le conclusioni del congresso
degli spari contro la grandine che
cominciò domenica 25 novembre a Pa-
dova e durò tre giorni, fino ai 27. Le
discussioni sono riescile molto interes-
santi, giacché tra i dotti e gli speri-
mentatori vi erano disaccordi. Il signor
Michele de Tartaglia riferì sulle sta-
zioni di spari in Dalmazia.
Dopo lunghi ed accurati esperimenti
fatti a S. Katharein e a Bruk s. Mur,
il prof. Pertner, direttore dell' istituto
centrale meteorologico di Vienna ed il
signor prof. Trabert, due scienziati di-
stinti, vennero alla conclusione che,
qualora gli apparati corrispondano an-
che alle migliori condizioni possibili,
sia per lr altezza dell' imbuto, sia per
la potenza della carica, eccetera, gli
anelli vorticosi non raggiungono mai
i quattrocento metri d' altezza.
Ci sono invece altri studiosi di non
minore fama, il prof. Roberto ed il
prof. Marangoni, che vogliono l'azione
degli spari arrivi a duemila e più
metri.
Questa divergenza di pareri e di
osservazioni provocheranno senza dub-
bio delle vivaci discussioni, che ver-
ranno tanto più fomentate per il con-
corso dei rappresentanti delle società
di assicurazioni, i quali, approfittando
di certi insuccessi avvenuti quest'anno
coi cannoni, non mancheranno di so-
stenere l'inefficacia di questi.
Al congresso, tanto importante, pre-
sero parte molti delegati dei consor-
zi antigrandiniferi di Francia; vi fu
il ben noto Vermorel, l'on. Stiger
non mancò. L'on. Luschnig riferì sui
risultati ottenuti in Austria, mentre
dotti e sperimentatori di ogni parte
d'Italia illustrarono le prove fatte nel
bel paese. Fra questi, il chiarissimo
prof. cav. Tamaro fu relatore per la
Lombardia. Anche il' consiglio provin-
ciale di agricoltura dell'Istria doveva
venire rappresentato dal suo tanto be-
nemerito presidente, 1' on. comm. dott.
Campiteli], che però causa indisposi-
zione dispiacente dovette rinunciarvi.
Ed ora attendiamo la conclusione
ed il verdetto di quelle persone au-
torevoli.
Il Corriere della Provincia.
Da SPALATO.
Cronaca teatrale. — Dinanzi ad un
pubblico non troppo numeroso— cosa strana,
trattandosi di première — andava in scena
giovedì scorso il Don Pasquale del Do-
nizzetti, seguito dal ballo Per un bacio un
regno.
Rimettiamo al prossimo numero gli ap-
prezzamenti, sia perchè gli artisti anda-
rono in scena senza alcuna prova prelimi-
nare, sia per mancanza di tempo,,,, nel
cronista.
Nel ballo emersero la prima ballerina
sig.na Maria Ferrerò ed il primo ballerino
signor Stefano Mascagni, e riscossero re-
plicati applausi.
Consigliamo frattanto l'impresa di ridurre
i prezzi, essendo questo desiderio generale
del pubblico.
L'orologio del campanile, in piazza
dei signori, segue anch' esso 1' andazzo dei
tempi e per la sua volubilità è in grado
di dar dei punti alla politica in Dalmazia
ed in Europa tutta.
Il disco esterno poi è in uno stato de-
plorabile di vetustà. È — oppure sembra
essere — tutto bucherellato, e di notte,
quando lo illuminala scialba luce del nostro
gas, dà l'idea del famoso ricettacolo di
lumicini mortuari nel Crispino e la qo-
mare.
I numeri, naturalmente, non si possono
distinguere, ed i passanti sono demandati
al tocco della campana dell' orologio stesso,
che batte le ore e le mezze ore, per sa-
pere che ora faccia.
Da TRAÙ.
Tea.tra.lia, — Di questi giorni sta per
chiudere una serie di rappresentazioni la
compagnia italiana drammatica e di canto,
diretta dall' artista F. Silvestri, che ebbe a
svagare le nostre menti dalle noie consue-
tudinali ed a rompere la monotonia delle
lunghe sere invernali. All'uopo fu concessa,
verso pagamento, dopo non poea disputa
intestina ed esitazione la sala del Comune,
che da fresco riattata a nuovo potrebbe
offrire un adatto convegno a persone civili.
Ma i nostri cari pravassi, propugnatori
indefessi degli asti e delle discordie con-
suetudinali, diedero l'iniziativa a un ripicco,
astenendosi in corpore, lusingandosi forse
con ciò nei loro minuscoli crani di sfregiare
la troppo gloriosa arte italiana, o recar
stizza a chi se ne vanta degno cultore.
E non paghi di ciò alcuni dei loro pre-
tesi campioni si misero a far pubblica pro-
paganda ed imporre ai più gonzi dei loro
satelliti di associarsi all' eroico operare,
E chi non si sarebbe arreso alle logiche
arringhe del Siše Rubignoni, tenute in Ci-
taoniza, oppure alle filippiche del Bepe
Košćina, tenute nel negozio Belas ? Nessuno,
certamente, nessun ... imbecille !
Vergogna, proprio obbrobriosa vergogna,
che si abbia a cercar la politica sempre
ed in tutte le cose, anche quando vi entra
di mezzo un poco di carità cristiana col
sovvenire della povera gente che cerca nel
modo il più onesto di campar l'esistenza.
E questi signori, s' intende, pretendereb-
bero poi che gli autonomi accorressero
prontamente ad ogni loro trattenimento per
poi offenderli colle loro immancabili dimo-
strazioni ultra-croate? E poi noi siamo i
provocatori, noi i promotori d'una inesau-
ribile diatriba ? Ci sapremo regolare !
Quello che più ci impressiona è che, an-
che da parte degli autonomi, non tutti ap-
profittano dei serali trattenimenti.
È impossibile il pretendere d'udire ce-
lebrità, pagando una corona d'ingresso, od
esigere che le nostre misere scene vengano
calcate da una Sara Bernhardt, o da un
Ermete Novelli. Ricordiamoci del motto
latino : quod licei bovi, non licet ovi !
LA CRONACA
La questione ferroviaria. — Dal-
l'egregio signor presidente della Camera
di Commercio ci viene gentilmente comu-
nicalo il seguente dispaccio, ieri inviatogli
da Vienna dall'illustrissimo signor podestà:
«Il consiglio accettò la proposta dell' on.
Vucovich, da me pure appoggiata, di espri-
mere il desiderio al governo che sia subito
proceduto alla costruzione della linea Spa-
lato-Arzanò; ed accolse pure la mia ag-
giunta, che sia raccomandato di provvedere
tosto al completamento di tutta la rete
ferroviaria dalmata, in ispecie col tronco
Zara-Knin. Ziliotto.»
Cori croati in tribunale. — È il
colmo ! Ieri a mezzogiorno i diurnisti croa-
tofili adibiti al nostro tribunale cantarono
in coro, e a squarciagola, la Lipa nassa
domovina. Come in una bisca! Lo stesso
signor Verona — ci dicono — avvertì que-
sto scandalo, occorso in prossimità alla
stanza presidenziale e immediatamente vi-
cino a quella del caro direttore Tironi. Quelle
care creature saranno proposte ai posti
venturi di cancellista ? Lo chiediamo a S. E.
il presidente d'appello, la cui atten-
zione non è mai abbastanza richiamata
sulle cose incredibili che avvengono al no-
stro tribunale.
Di bene in meglio. — Abbiamo ri-
cevuto oggi questo telegramma da Neresi :
«L'avviso giudiziale che l'impianto del
Libro tavolare seguirà a Neresi è soltanto
in slavo.»
Di bene in meglio, signor presidente
d'appello !
JLa festa delle matricole a Graz.
— Ci scrivono da Graz, in data del 29
novembre :
«Giorni or sono ebbe luogo la tradizio-
nale festa delle matricole, quella simpatica
festa da tutti desiderata, ma che riesce per
i novellini oggetto dì sacro terrore per
quel velo di mistero nel quale si tenta av-
volgerla ai loro occhi dagli studenti più
anziani, quasi vi si tramasse alcunché a
danno della loro saccoccia e della vita ! La
festa, e non è difficile, ebbe una nota gaia
ed allegra ; e a meglio completare la felice
riuscita, ed a scoprire quegli ideali che
ognuno gelosamente serba in cuore, valsero
i bellissimi discorsi inspirati di fervente
amor patrio. Primo s'alzò il presidente
della festa, signor Cosolo, che con vibrate
parole, porgendo il benvenuto ai no-
velli compagni, costretti ad istruirsi in
lingua straniera, ricorda i doveri di colle-
gialità che devono avere tutti gli studenti
italiani, augurandosi che tutti uniti si coo-
peri al benessere della patria, verso la
quale gli attentati di snazionalizzamento
sono quotidiani. Con frase felice il signor
tìavorgnan, presidente dell' Unione Accade-
mica Italiana, rifece la storia del patriottico
sodalizio, e volse affettuose parole ai «ma-
tricolini», ottenendo entusiastici applausi e
felicitazioni alla fine del brillante discorso.
Da ultimo si alzò il signor G. Tamino
portando — molto applaudito — il saluto
dei fratelli della Dalmazia, ove ferve più
accanita la lotta per la tutela del nazionale
nostro diritto,
Seguì poi la solenne cerimonia, eseguita
da un tribunale improvvisato, ed infine con
un battesimo di birra fu suggellato lo
stretto patto di fratellanza e di collegialità
dei matricolini con gli altri studenti.
Durante la festa fu raccolto un bel gruz-
zolo di denaro a favore della commissione
sussidiatrice per gli studenti italiani.
Non si deve dimenticare che alla bella
riuscita di questa festa cooperò molto la
solerzia del comitato, ohe si diè molta cura,
acchè le cose riuscissero come in realtà
riuscirono; e di ciò riconoscenti gli por-
giamo grazie.» A. C.
Li'organo di prete Prodan seguita in
quella nausebonda polemica, che ha disgu-
stati fino al reeere quanti ebbero l'occasione
di leggerla. Il famigerato collaboratore
straordinario, che dovrebbe uscire dalla sua
veste anonima, offende un po' tutti, . scon-
ciamente, e Comune e Lega Nazionale e
cittadinanza, dando a tutto pasto agli altri
quegli epiteti ingiuriosi che a lui solo com-
petono. È cosa veramente caratteristica
che dei sacerdoti di Cristo tengano un tale
linguaggio ; ma non importa ; è bene sapere
chi, ornai, in Dalmazia, sia l'elemento pro-
vocatore. E checché ne dica l'organo di
prete Prodan (che fa assai bene nel dare
maggior diffusione ai nostri articoli) quella
dei chierici e del prete Nicolanzi non è
stata altro, e non voleva esser altro, che
una dimostrazione politica. Chi, infatti, ha
chiamato i chierici? Qual parte, anche lieve,
della cittadinanza, ha reclamato il loro uf-
ficio? E l'articolista straordinario — che
ha l'impudenza di tacciar noi di menzogna
— mente lui, spudoratamente, quando so-
stiene che due anni or sono ancora si can-
tavano le laudi in islavo. Non è vero. Si
cantavano parecchi anni or sono, ma poi
andarono in disuso, perchè i fedeli non ne
volevano più sapere : non ne volevano sa-
pere. E lo stesso defunto arcivescovo lo
sapeva e non diceva nulla; e appena que-
st'anno, signor sì, il Nicolanzi ed i chierici
sono stati presi da improvviso fervor reli-
gioso ed hanno voluto sfogarsi a cantare
in croato e assai più per poter dire tra
loro : glie Vavemo fracada ai zaratini che per
onorare la Vergine santa. E chi diede il
placet alla traduzione del Nicolanzi? E
quell' Ave maris stella, sui motivi della Do-
movina, appartiene anche essa alla consue*
tuđine ? E il Nicolanzi ed i chierici avreb-
bero partecipato con eguale spontaneità e
con fervore eguale ad una cerimonia latina ?
Ohimè, che le voci dei chierici sono fioche
e rade nei cantici latini. L'anonimo dà del
farabutto (oh, santo prete !) a chi si mostrò
disgustato della scena ; ma invece ne furono
disgustate persone oneste, ottime e reli-
giose, cui non è degno di lustrare le scarpe.
Ed invano ricorre a certi usi passati : quello
che una volta (alieni i vecchi anche dalla
più remota intenzione politica) poteva pas-
sare, oggi non passa più. Oggi — e ben
lo si vede — quello eh' era innocente ma-
nifestazione di singoli, si vuol crismare col
carattere di una dimostrazione politica ; e
i zaratini non vogliono politica in chiesa.
Tant'è vero che anche ieri, per le messe
tradizionali di Sant'Andrea, i nostri pesca-
tori hanno detto chiaro e tondo di non
voler niente di croato nelle due messe : una
alla B. V. del Castello e 1' altra al Duomo ;
ed infatti le due messe sono state celebrate
esclusivamente in latino. Questo si vuole e
questo si vorrà. E 1' anno venturo, se sarem
vivi, udremo le cerimonie per la Madonna
della Salute esclusivamente celebrate in latino,
piaccia la cosa, o non piaccia, allo scriba
quanto villano tanto straordinario dell'or-
gano di prete Prodan. Al quale risponde-
remo ancora.
All' Jedinstvo. — Poche parole, chè,
in verità, non vale la pena di far lunghe
polemiche con l'organo della malafede per-
petua. Noi, che per i primi abbiamo insi-
stito nel rilevare come Venezia slavizzasse
anziché italianizzare, abbiamo pur rile-
vato come la lingua di comando della sua
milizia fosse anche la slava ; e l'ebbe anche
a rilevare a suo tempo il Gliubich, a smen-
tire giusto 1' asserzione che Venezia fosse
nemica del popolo slavo. Poi, concretandoci,
abbiamo sfidato il Jedinstvo a mostrarci
dove e quando Venezia parlasse, com' esso
pretendeva, di un esercito croato. Ora che
cosa fa il Jedinstvo ? Cita un regolamenti \
militare stampato a Venezia in italiano e
in illirico, con la traduzione illirica fatta
dal signor Pietro Miocevich, capitano di
cavalleria croata! ! ! Capite? La portentosa
scoperta! Come se non sapessero anche i
ragazzi di quarta elementare che al ser-
vizio di Venezia erano pur dei croati, ma
ben distinti, sempre, dai dalmati.
Perchè è certo — assolutamente certo —
che Venezia non battezzava, come croati i
militi delle nostre marine, o i territoriali
dei vari contadi dalmati. E perchè un tale
era capitano di un gruppo di croati, di
confinari, Venezia chiamava il suo un eser-
cito croato?!! Ecco come si pasticcia e si
mistifica da parte dei signori dell' Jedinstvo,
che ha l'impudenza, ancora, di volerci dare
lezioni di storia. Dove e quando Venezia
chiamò il suo esercito croato? Questo è il
punto: E si assicuri il Jedinstvo che la cosa
più facile del mondo è quella d'insegnare
a lui un po' di storia ; e si assicuri ancora
che tutta la storia dalmata è una protesta
alle demenze dei croatomani. Un' altra
cosa. Il Jedinstvo, bontà sua, trova che il
Dalmata è pieno zeppo d'invettive contro
i croati e che lo si attende con la curiosità
di vedere a chi sia toccata la grazia di
tali invettive. Possiamo rendere la pariglia
all' Jedinstvo, rilevando che quanti l'aprono,
siano italiani o siano slavi, sono curiosi di
vedere quale sia la schiocchezza, inevita-
bile, del numero uscito. E se il Jedinstvo
ha labilità di memoria ristamperemo quanto,
al suo indirizzo, ebbe a dire l'on. Trum-
bich. No, no ; il Dalmata non ha il sistema
dell' improperio ; il Dalmata ama meglio
pungere che ferire; ama scherzare sugli
avversari e solo provocato risponde come
si deve: tanto peggio per i provocatori e
per coloro che si adombrano anco per una
puntura. Ma il Dalmata non ha mai usate
le insolenze, delle quali per esempio fu
largo il Narodni List — oggi buon sozio
— verso i poštenih staraca, cui allude il
Jedinstvo. Se non ci crede, vedrà che i
Morpurgo ed i Borcich ed altri onesti ve-
gliardi sono stati pettinati dalla stampa
radicale in modo tale da far apparir baci
e carezze quelle del Dalmata. Ed oggi
stesso, in pectore, quanti croati più o meno
feroci non ne diranno di cotte e di crude
all'indirizzo di quel giocondo vegliardo,
eh'è il podestà Milich, il quale, a Vienna,
ha parlato in senso anti-annessionista, tanto
che il Jedinstvo non ha avuto il coraggio
di riportare il discorso ! È vecchio sistema
dell' Jedinstvo quello di strillare per offese
ed invettive che non esistono; e tutto per-
chè non possiamo talora tacere di fronte
alle puerilità con le quali egli ci gratifica.
Rivenga serio, non accumuli sciocchezze
così come gli capitano sotto la penna (clas-
sica quella dell'altro giorno, sulla messa
glagolita) e, se ha da polemizzare, polemizzi
senza riguardo, sen?sa risparmio di colpi,
ma, almeno, con un poco di serietà.
Elezioni. — Tanto ieri, nelle elezioni
per la quinta Curia, quanto oggi, nelle ele-
zioni del forese di Zara — entrambe con-
comitanti alla nomina dei rispettivi depu-
tati al parlamento — gli elettori del Co-
mune di Zara nominarono elettori eletti
del nostro partito. Gli avversari non si
presentarono.
I<a Società di navigazione a va-
pore ungaro-croata. — La spettabile
Società di navigazione ungaro-croata ha
rinnovato il suo contratto col ministero
ungarico del commercio, e ciò per altri quin-
dici anni, per cui il nuovo patto durerà
fino all'anno 1916.
La Società contraente si assunse, fra
altri, i seguenti obblighi: creerà una nuova
linea celere tra Fiume e Gravosa con un
piroscafo del tipo Pannonia, e così porterà
al numero di quattro le partenze settima-
nali con piroscafi celeri dal porto di Fiume
per la Dalmazia; creerà una nuova linea
quindicinale per trasporto merci Fiume-
Oboti, colla toccata di Trieste; una linea
settimale Fiume - Smergo-(Cherso)-Veglia-
Lussingrande-Arbe-Valcassione e Zara, ed
una linea estiva Fiume-Cirquenizze ; au-
menterà di una le corse settimanali, per
tutto l'anno, sulla linea Fiume-Carlobago;
creerà una nuova linea settimanale diretta
Fiume-Trieste; manterrà anche le dome-
niche i viaggi sulla linea Fiume Segna ; ed
infine dopo tre anni a datare dalla firma
del contratto dovrà far costruire ancora
un battello (il terzo) del tipo Pannonia. Ed
allora avremo sei linee celeri settimanali
per Gravosa e Cattaro.
Postalia. — Col 1 gennaio 1901 saranno
emessi nuovi certificati di deposito a paga-
mento di imposte e tasse pubbliche nel
servizio-assegni della cassa postale di ri-
sparmio, al prezzo ridotto di 7 centesimi
ciascuno. I certificati di pagamento della
vecchia emissione del valore di 11 centesimi
ciascuno, che si trovano in possesio del
pubblico, possono essere usati per versa-
menti fino al 31 marzo 1900. Dopo questo
termine il loro uso non è più ammesso, ma
possono essere cambiati fino al 30 giugno
1901 presso tutti gli uffici postali verso
nuovi certificati, pareggiando la differenza
con segnavalori postali.
I rivenditori di valori postali devono, eam-
biare, entro il mese di gennaio 1901, presso
il rispettivo ufficio postale, le loro provviste
di certificati della vecchia emissione, presso
di loro ancora esistenti il l o gennaio 1901,
con certificati della nuova emissione o con
segnavalori.
Tempaccio. — Giovedì e ieri tempac-
cio con ritardo di piroscafi. Il molo di riva
nuova riportò nuovi guasti ed un tratto
della riva vecchia — che bisogna decidersi
a cambiare — venne tutto allagato.
La Rassegna Internazionale. —
Il fascicolo XIII di questa importante ras-
segna ha questo sommario : Angelo Conti,
Benvenuto Cellini scultore — Enrico Cor-
radini, Erostrato — Renzo Sacchetti, Le
origini del teatro internazionale (n.o 2) —
A. Cehow, La fortuna (traduzione di Leone
Zanco) — Remy de Gourmont, Rassegna
francese — Romualdo Pàntini, L'arte a
Parigi nel 1900 — Appunti bibliografici,
(Giovanni Chiabra, ecc.) — Notiziario gene-
rale, (Cesare Levi, Valentino Soldaui, ecc.)
Clie galantuomo ! — Da parecchi
giorni è fuggito da Zagabria il giornalista
Lodovico Fleiser, redattore della Hrvatska
Domovina, organo dell'opposizione croata.
Fu spiccato mandato di cattura contro il
fuggitivo perchè autore di truffe e falsifi-
cazioni di cambiali per parecchie migliaia
di corone. E dire che chissà quante volte
questo galantuomo avrà scritto vituperi e
canagliate contro gli italiani della Dalmazia!
Furto. — Ieri certo A. Drago, altra
volta condannato per furto, rubò dal cap-
potto del negoziante B. Mihalich, nella di
lui bottega in Piazza dei Signori, un por-
tafoglio contenente 80 fiorini. Arrestato
dagli organi della polizia comunale, il Drago
si mantenne negativo, ma una perquisizione
operata al suo domicilio condusse alla sco-
perta del denaro rubato. Il portafoglio, vuo-
tato destramente dal Drago, mentre il Mi-
halich era occupato jl servire un avventore,
venne trovato dietro un sacco, nella bot-
tega.
Corrispondenza aperta. — Signor
X. - Provincia. Non possiamo pubbli-
care il vostro articolo sugli impiegati do-
ganali perchè non crediamo sia giusto
adombrare coloro che dalla guardia di fi-
nanza passarono a posti civili. Avete ra-
gione voi, per quel singolo: ma non, per
uno, devono esser tutti attaccati.
Onorificenze, nomine, concorsi, traslochi.
Nomine — Ad ingegneri superiori nell' Vili
classe di rango vennero nominati gl' ingegneri
dott. Ernesto Nagy, Stefano Nazor ed Achille
Savo.
Le oblazioni varie
All' asilo delle orfanello. — Per
onorare la memoria della defunta signora
Antonietta ved. Colombani : Chiara Gosetti
cor. 2, C. Mattiazzi (Pago) cor. 2. — Fa-
miglia de Beden (offerta straordinaria) cor. 4.
Alla Società di 8. Vincenzo de
Paoli. — Per onorare la memoria, della
defunta signora Antoiietta ved. Colombani :
dott. A. Bottura cor. 2.
Le direzioni, preposte agli istituti bene-
ficati, porgono col nostro mezzo i più vivi
ringraziamenti ai generosi oblatori.
I NOSTRI DISPACCI =
Parigi 1 deccmbre. — Il senato fran-
cese si associò a voti unanimi alla
manifestazione di simpatia per Kriiger,
deliberata dalla Camera dei deputati.
Non è ancora accertato se Kriiger
si recherà a Berlino e se, recandovisi,
verrà ricevuto dall' imperatore. Pendono
trattative in proposito.
Si ritiene che il vecchio presidente
dèi Transvaal andrà pure a Vienna ed
a Budapest. Oggi al pomeriggio lasciò
Parigi. Il comitato pei ricevimenti lo
accompagna fino al confine belga con
seguito.
Roma, 1 decembre. — E' morto il
colonnello York. Il tenente colonnello
italiano Salsa assunse il comando della
colonna italo-tedesca a Kalgan.
Londra, 1 decembre. — Kitchener
venne nominato comandante supremo
delle truppe inglesi nell' Africa del sud.
Vienna, 1 decembre. — E' morto il
governatore di Varsavia principe Ime-
ritinsky.
Edit. e redat. resp. Luigi de Negovetich
Stabilimento Tipografico S. Artale
fi. 6.30 e più. I — 14 metri ! — spedizione franco
di porto e di dazio! oampioni a richiesta; oome
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tanto in uso e cosi dan-
nosi, l'unica acqua per
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da professori e medici
mondiali contro tutti
i dolori della bocca e
dei denti, odontalgie,
putrefazioni. — Acqui-
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farmacia e profumeria
a fl. 1:40, fl. 1, fl. —:50
•V
mr è uscito
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IL DALMATINO 1901
Lunario cattolico-greco ed itraelitico.
Esso contiene le solite importanti notizie
ed il prospetto dei distretti giudiziari nei
quali venne aperto il libro fondiario fino
a tutto settembre 1900.
Si vende al prezzo .di cent. 50.
iromero 22 ZARA, Sabato 16 Marzo 1912 Anno XLVIl
DALMATA
ASSOCIAZIONE
Per Zara Cor. 16 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Por r impero A stro-Ungarico Cor. 18, semestre Cor. 9, trimestre Cor, 5.
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inseriscono al prezzo di cent. 25 la linea carattere testino. Avvisi ed
inserzioni a prezzo moderato da convenirsi. I manoscritti non si re-
stituiscono.
L'italiano in Serbia e da noi.
Leggiamo in una corrispondenza
da Belgrado al «Corriere della Sera»
di Milano :
«E' da qualche tempo che il mini-
stro serbo nutriva l'intenzione di isti-
tuire nelle sue scuole di Belgrado
r insegnamento della lingua italiana,
ma per ragioni d'indole varia V ese-
cuzione di tale progettata introduzio-
ne subì qualche ritardo.
Finalmente ora, per iniziativa del
ministro della pubblica istruzione, il
signor Jovanovich, ciò si è realiz-
zato, e fra qualche giorno gli alunni
di tutti i licei e delle scuole com-
merciali assisteranno ad un corso co-
mune della nostra lingua, introdotta
come facoltativa in questi istituti.
Il signor Jovanovich è un amico
dell'Italia, di cui conosce a perfezione
la storia eia lingua, e giudica molto
a proposito che il favorire la cono-
scenza del nostro idioma fra i suoi
compatrioti non possa che rendere
più intime le relazioni fra i due po-
poli che hanno vincoli di parentela
nelle loro letterature e che aspirano
eziandio a moltiplicare i loro rapporti
commerciali.
La colonia è lieta di questa deci-
sione, che farà meglio conoscere la
nostra civiltà e la nostra grandezza».
Così in Serbia, reame che aspira a
civiltà; si onora l'idioma italiano, e,
per esso, si vuol progredire.
Da noi, invece, che cosa si fa, o
si vuol fare, dello stesso idioma, che
è stato dono di Dio alla Dalmazia?
Grli avversari di ogni espressione
di pensiero e di vita italiana in Dal-
mazia ben dicono di amare la lingua
italiana ; ma è bugia farisaica ed è
amor che avvelena.
Nelle scuole della provincia tutte
quante croatizzate lo studio della
lingua italiana è meramente formale
ed assolutamente inefficace. Griovani
universitari, assolti di ginnasi croati,
scrivono l'italiano peggio di quello
che cinquant'anni or sono lo scrives-
sero da noi i pizzicagnoli. E non solo
l'italiano non si studia; ma l'italia-
no, quasi in obbedienza ad un pro-
gramma politico, si odia.
All'infuori di ogni considerazione
0 competizione di partito, i croati
dovrebbero studiare e onorare la lin-
gua italiana, mercè la quale possono
appropriarsi la universa e geniale
coltura d'Italia. E invece eccoli —
e grandi e piccoli — insofferenti,
fastidiosi di ogni parola italiana; ec-
coli a manifestare un' intransigenza
sorda e brutale rimpetto a noi e al
nostro diritto, eh' è semplicemente il
diritto di usare da liberi il prezioso
strumento di civiltà della lingua ita-
liana e di trasmettere tale diritto,
con la scuola, nei nostri figli.
Si è veduto e si vede — nella in-
gordigia di voler croatizzato ogni
pubblico ufficio contro la tradizione
e l'indole del paese — di quale a-
more i crosti amino la lingua ita-
liana. Scattano indignati per la me-
nema impronta italiana, sfuggita per
avventura alla croatizzazione.
La Serbia, che non venne benefi-
cata dal sole della civiltà italiana,
ne ricerca la sorgente benefica. Qui
i croati, che trovarono indigena la lin-
gua italiana, hanno fatto e fanno di
tutto per darle l'ostracismo.
E non dicano di no. I fatti — e
fatti ben vergognosi — ci danno so-
stanzialmente ragione. Hanno chi più
chi meno la mentalità dell' on. Zuro,
che, alla Dieta, disse — vita sua natu-
rai durante — due sole parole,
a significare la perfetta inutilità, e
non solo per lui, della lingua italiana.
E crediamo che, in fondo, a tutte le
mirabili produzioni poetiche della no-
stra nazione, i nostri avversari pre-
feriscano i versi quanto mai program-
matici e. cari ai loro orecchi, che
intimàno l'esilio — fuori con essi !
— al parlanti italiano.
Non dican di no, non dican di no.
La loro assicurazione rettorica di ama-
re svisceratamente la lingua italiana,
non impedisce il gran godimento di
sapere che il loro popolo odia, in un
solo torvo allacciamento, lingua ita-
liana e italiani.
I beniamiui del governo.
Un ciarlatano turcofilo.
Vienna, 14 marzo.
La Camera ha 1' aspetto di perfetta
bonaccia; dico l'aspetto soltanto, per-
chè c' è ancora sempre un cancro
che la rode, e finora non si è trovato
ancora un operatore che sappia gua-
rirla. E' il cancro delle lotte nazio-
nali, che attualmente ha rag-giunto
uno stadio acuto nel regno della co-
rona di S. Ycnceslao, ove czechi e
tedeschi si trovano alle prese e ai ferri
corti.
Coloro che dicono di credere a una
soluzione pacifica in Boemia, sanno
di dire una cosa della quale non sono
persuasi. Lo dicono perchè la è una
cosa di moda escogitata dal nostro
governo, maestro impareggiabile nelle
invenzioni di j)rovvisori, di trattative,
di disposizioni transitorie.
La più bella simulazione del no-
stro governo è quella di voler dare
importanza alle proposte della Ca-
mera sul rincaro.
Alla Camera s'impiegano delle set-
timane in lunghi discorsi che sono
altrettante ripetizioni, si fanno le ri-
soluzioni, le votazioni, e poi finisce
tutto lì. Con un provvedimento del-
l' introduzione di carne dalla Serbia
il governo ha fatto tutto. Però biso-
gna sapere che il governo ci teneva
e ci tiene vivamente a che la Ca-
mera funzioni, anche senza alcun van-
taggio della popolazione. La sorte
che ebbero le votazioni sul rincaro
della carne avranno anche quelle sui
cartelli e su tante altre questioni di
utilità generale.... Ma omai si ca-
pisce a chiare note che si vuole ri-
mandare le proposte sui cartelli alla
commissione per nuovi studi, cioè nel
dimenticatolo, o per lo meno ad ca-
lendas graecas.
Anche la ferma biennale segue una
brutta sorte. L' Ungheria vuole delle
concessioni che il governo di Vienna
non intende di farle, perchè facendole
darebbe un grave colpo alla compa-
gine che forma la potenza austro-
ungarica.
Lo strano si è che ci vollero, se
non sbaglio, dieci mesi di temporeg-
giamento per arrivare al risultato al
quale si è venuti, cioè alla dimissione
del gabinetto ungherese.
Si vocifera che il governo avrebbe
presentato un provvisorio (a proposi-
to!) per avere un aumento delle re-
clute, facendo balenare la speranza
che — forse — avrebbe licenziato i
soldati del terzo anno di servizio, vo-
lendo quasi introdurre in via di fatto
il servizio biennale.
L'altro dì fu fatta alla Camera la
proposta di cambiare l'ordine del
giorno, posponendo la trattazione sulla
biennale. La proposta cadde ed è
chiaro perchè. La nuova legge ap-
porterà un forte nuovo balzello, però
ci sarà miglioramento nei riguardi
dei singoli e delle loro famiglie.
Ed ora veniamo all'...amaro in fon-
do, alla nostra facoltà giuridica, che
si trovava in corso di trattazione nella
commissione al bilancio. Il governo
vorrebbe che la commissione al bi-
lancio funzionasse, ma, per funzionare,
dovrebbe liberarsi dal punto dell'or-
dine del giorno, che riguarda la Fa-
coltà, e non mica votando a favore,
veh ! bensì eliminando il punto stesso
dall' ordine del giorno.
Il governo, che favorisce in tutto
gli italiani, tenta tutte le vie di fa-
vorirli anche nella vertenza attuale,
e, per coiaio di tenerezza verso gli
italianij «ug^ri^^ce loro di aderire alla
proposta, che la Facoltà giuridica ita-
liana sia demandata a un sub-comitato
apposito, il quale avrebbe il compito
di disbrigare quanto prima la lunga
vertenza. Il governo sperava e spera
ancora nella dabbenaggine e nell' ac-
condiscendenza dei deputati italiani,
come se non fosse stata messa già
a troppo dura prova la loro' longani-
mità e pazienza. Notate bene che con-
tempoianeamente a questo tentativo
del governo di attirare i pesciolini
all'acqua dolce, è stata messa in giro
una voce che suona minaccia : cioè
che, in caso di rifiuto <lei deputati ita-
liani di aderire alla proposta sopra
menzionata, il governo, manifestando
nuovamente la sua benevolenza verso
gli italiani, provocherebbe una deci-
sione della Camera.
Le sono cose molto istruttive e
sommamente edificanti. Non siamo
per nulla i beniamini del governo,
come sostengono sempre gli avversari,
sapendo di dire una falsità.
I deputati italiani, liberali e po-
polari, di fronte a questo atteggia-
mento del governo, si dichiararono
pelò recisamente contrari a che il
progetto della Facoltà fosse assegnato
ad una sottocomissioue della commis-
sione al bilancio, o ad altra commis-
sione. Le proposte di compromesso
sulla questione della Facoltà furono
già respinte all'unanimità dagli ita-
liani nella passata sessione; e nulla
di nuovo è avvenuto che possa mu-
tare questo loro atteggiamento..
Dunque? La lotta, dunque, e pe-
nosa e ostinata ha da continuare :
povero nostro diritto arli studi supe
riori nel nostro idioma!
Adesso, come diversivo, ve ne
voglio raccontare una di nuova da-
ta, però di argomento vecchio, stra-
vecchio. Un globe-trotter, un gira-
mondo, che si dice bulgaro, e che in-
vece è... slavo-turco, e che, se è vero
il nome che porta, si chiama Kosta
Vutinof, sbarca il lunario, tenendo
delle conferenze, dove racconta al
pubblico le meraviglie del mondo ve-
dute e le sue avventure. A Sidney,
p. e., fu aggredito proditoriamente da
italiani. Ovunque ei vada s'imbatte
in assassini italiani. A Tripoli ci vori'à
molto prima che gl'italiani possano
impadronirsi del paese. La Sjiagna e
l'Italia sono due paesi ove non c'è
che corruzione e decadenza.
11 sullodato giramondo e... gabba-
mondo fu applauditissimo a Lubiana,
e i o-iornali ne fecero un avvenimento o
storico, raccomandando a tutti di fare
lieta accoglienza — è il colmo! —
all'esimio conferenziere.
rappresentavano molti fra i nostri il-
lustri Provveditori e, portate le belle
tele sulla spiaggia, vennero immol-
late barbaramente nel mare e, così
guastate le pitture, si servirono di quei
tralicci [)er foggiar ignobili grembiali.
Se io volli dire anche dei nostri
dipinti, che fregiano le nostre placide
chiesuole di villaggio, non" fu senza
motivo.
Varie, fra tali chiesuole, ebbero doni
di pale, grazie alla soppressione di
altre innumeri chiese della città no-
stra, e diverse di codeste chiesuole
ottennero, anche, doni munifici da fa-
miglie nobili zaratine; pale, che po-
trebbero, dunque, aver costituito, sen-
z' altro, 0 parte del dovizioso patri-
monio d" arte che nicchiava nelle loro
dimore p atrizie di Zara, o esser state,
fors' anco, lavorate da quelle tante
mani esperte, che, come quelle del
nostro Giorgio Ventura, di mhtro Bia-
sio da Zara, del Pittori, di PaUna il gio-
vine e di altri, che, 0 furono zaratini
(li nascita, come i due primi, od o-
ospiti nostri per alcun tempo, come
il terzo, ed ottennero commissioni in
fatto d'arte e dalle chiese e dai con-
venti nostri e dalle opulenti nostre
famiglie, come il Palma, che lasciò
alle chiese nostre molti fra i suoi
buoni dipinti. Il celebre Andrea Schia-
vonc, poi, che, se i cionacisti nostri
sono fedeli, lavorò immagini per molte
nostre chiese, ed ebbe dimora a Zara
ili conjìn di san Salvatore e vi si ac-
casò con Marina Ricci, lasciando
poscia fra noi e moglie e due nubili
figlie, quando si portò solo in Italia
può aver lasciato, noi inconsci, chi
sa quante sue opere minori,.oltre che
nelle chiese distrutte, anche nelle fa-
miglie della nostra città.
Ma se sui pute ìli rabescati, se su-
gli architravi operati i jiatrizi nostri
lasciarono inquartati i loro stemmi
sette altari con lavori a musaico e
degli utensili preziosissimi, come ri-
sulta da documenti della demolizione.
La chiesa, eh' era lunga cinquanta
braccia e larga trenta, vantava belle
pitture e il convento, nel secolo de-
cimoterzo, eh' era costato per la co-
struzione ventimila ducati, ne posse-
deva forse altre, di egual pregio,
fatture di artisti celebri, come quelle
che si vedevano nella chiesa di san
Demetrio e nel convento annesso.
E a san Demetrio? La bella pala
del Palma, col san Girolamo ed altri
santi f E la pala di san Lucd^ d^inta
da Tiziano? E l'altra, di saiì^M^me-
nico orante da\'anti a Maria, di scuòla
tizianesca, di|)inti che la stima del
pittore spalatjno De-Vita fece salire
a varie centinaia di zecchini? Ma, a
san Demetrio, c'era pure un dipinto
prezioso del nostro Schiavonetto, ed
eranvi pale dipinte alla greca, fra
cui quella del 1814, con la segna-
tura di (h'ov.inni Cleric-opolo. L" in-
cendio esiziale del 1779 divorò quasi
tutto, e ciò che si salvò è affatto
scomparso, e così i bagliori dell arte
veneziana più non rifulgono nelle no-
stre ricche chiese.
•i:
.-i:
Ma. diamo, adesso, una piccola ca-
patina anche nelle antiche case pa-
trizie di Zara, e fra queste, specie in
quelle dei Begna, dei Vergada, dei
de Ponte, dei Lautana, dei Medici,
dei Pellegrini, dei Borelli, dei Ben-
venuti, dei Felicinovich, dove ancora,
fortunatamente, mani dilajìidatrici non
giunsero a profanare, sia ritagliando,
sia dis[)erdendo. In quelle, non meno
l'icche di belle raccolte di pitture di
altre età, dei Catticli, dei Pappafava,
degli Stermich, dei Bianchi, dei Sai-
ghetti, (lei Petricioli, troveremo pure
jiiccoli resti di dipinti, reliquie di co
lorazione di cui io ho già toccato
nella mia (ridda archeologica ma che nobilescìii, tutti codesti ex-voti e sa- oggi descriNerò nicolio pifj diffu-
Pitture aijticlje di Zara.
(Continuazione vedi n.o 21).
Appena risaputa a Zara la notizia,
c'era subito il benefico che avrebbe
largheggiato una somma pel riscatto
dei quadretti, ma, come al solito, fu
troppo tardi.
lo non so capire perchè al turista
forestiero sia concesso di coraprare e
agli amatori di Zara non è concesso
alle volte, neppur di vedere.
0 forse qui si paga con minor lar-
ghezza? 0 gli studiosi zaratini ve-
dono con minor scienza? Io credo, in
ogni modo, che i forestieri sappiano
arrampicarsi meglio di noi per le no-
stre roccie, mentre gli zaratini non
amano arrampicarsi neppure per le
scale delle loro soffitte. L'acrobatismo
archeologico è decisamente un' arte
come un'altra, quando non è un me-
stiere.
Saccheggi moderni e saccheggi an-
tichi.
Mi narrava il conte Lautana che,
al tempo della rivoluzione francese,
nel saccheggio che avev^a subito la
sua palazzina veneta, nella villa di
sant'Eufemia, i contadini, penetrati in
orda nelle suo salo, ave.3sero strap-
pato dalle ricche cornici i dipinti che
cri donativi di un'epoca cristianissi-
nissima, e in una città irta di c.ase
di Dio, di conventi, di edicole e ab-
bellita da alcune di quelle piccole
ca[)pelle gentilizie che la pietà reli-
giosa domestica frastagliava di (pia-
dretti e di immagini sacre, non ci
r velano purtroppo nomi di ai'teficl del
pennello o indizi da cui si possano
fissare paternità di altri artefici che
renderebbero Zara non inferiore di
fama artistica ad altri ])aesi min »ri
di Dalmazia. A Pagusa, il Tizia-
no di])inso la Maddalena e il Por-
denone lasco un Cristo, e, a Verbo-
sca, il Veronese lavorò quadri clas-
sici, e a Lesina, dove il Rosselli donò
il Cenacolo e dove vanno anche am-
miiate pale di Schiavone, di Viva-
rini, del Carpaccio, del Tintoretto, del
Passano, del Signore Ili, del Padova-
nino e del Ridolfi, di tutti i dipinti
classici sono conosciuti gli autori,
mentre per Zara manca ogni certezza.
Gueire, saccheggi, spogliazioni, a
sporti fatti dai Provveditori, e for-
s'anco da quel barone Carnea-Stef-
faneo che amatore, intenditore forse,
od cmungentc, deve a\ erci messo pro-
babilmente lo zampino, })ale ritagliate
nel fondo per adattamenti ad altari di
minor dimensione, ecco il danno, ecco
gli sperperi!
Nel 1808, il governo francese, a-
vendo soppresso a Zara quattordici
chiese per bisogni militari, fece con-
vertire in caserme ed ospedali i due
vastissimi conventi di monache, le
Clarisse, cioè, di san Nicolò, alle
mura, e le benedettine di santa Ca-
terina, dove sorge oggi il Caffè Cen-
trai. Ebbene! Da una nota dell'ar-
tista veneziano Giambattista Augusti
Pittei'i, fatta al morire del settecento
e custodita, fra le carte del soppresso
convento di san Nicolò, nell'archivio
nostro luogotenenziale, risulta che
quel convento possedeva quindici di-
pinti di scuole italica e greca, pel
complessivo valore di lii-e venete no-
samente, do]»o esami più attriti e vi-
sioni jiiù riposate.
(Couiinna) G. Sabalich.
31 Corriere ddla proìfincia
Da Spalato,
Socicià Corale.
Sabato <; (l«)meiiica, nel salone delle
Trociirativo, (jneslii Società (\)rale darà un
grande c.oncerto vocale col seguente pro-
gramma :
Parte ì. — I. Verdi: «1 Masnadieri» -
(loro. — :>. V.M'di : «Don Carlos» - (Jran-
d' aria dram matica per basso (sig. C. Di-
miaich). — (Tiordano : «Siberia» - Coro
dei Forzati. — -4. Boito : «Mefistofele» -
Aria di Faust «(ìiiinto sul passo estre-
mo....» (sig. V. Vncetić). — 5. Leonoa-
vallo: «Pagliacci» - Coro dello Campane,
eseguito dalle allieve e dagli allievi.
Parte 11. — B. Verdi: «1 vesperi sici-
liani» - Aria per basso (sig. C. Diminicli).
— 7. Verdi : «La l'orza del d(!stino» - Fi-
nale II., per soli e coro. — H. Wagner :
«Tanuhiluser» - Coro dei Pellegrini. — 9.
Puccini : «Bolieme» - Aria di Crolline «Vec-
cliia zimarra senti....» (sig. C. I)iminicli).
— LU. Poncliielli: «Gioconda» - Coro d'in-
troduzione eseguito dalle allieve e dagli
allievi.
Dirigerà il concerto il maestro sociale
prol'. Fernando Fedeli.
Da Ragusa,
Scuole medie iu sciopero.
Oggi venerdì 15 corrente gli studoiti
e le studentesse delle scuole medie e della
civica, serbi e croati, a protesta contro,
l'allontanamento di studenti (b.hnati da
Z agabria ed a manifestazione di solida-
rietà colle studentesche croate di altri
siti che di^ questi giorni dimostrarono con-
tro il regime magiaro in Zagabria, tecero
sciopero generale, e, invec i di intervenire
alle prelezioni, inscenarono un giro per le
principali vie delia città, del borgo Pile
c di Gravosa, j)rocedendo a quattro a
quattro. Aprivano il corteo le preparando
della scuola magistrale, scortate da due
portabandiera maschi, comprese anche le
allieve internate j)resso le Ancelle di ca-
rità, fra le quali anche le così dette Figlie
di Maria, ornate delle medaglie di devo-
zione. Gridavano i soliti zivio e cantavano.
Il giro durò indisturbato per più di tre
ore con grande sorpresa della cittadinanza,
meravigliata dello strano spettacolo. (THI
vecento e sette, senza t'ner conto dei ' studenti italiani non pre.^ero parte.
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loglio contiene una novena o un bozz^tjto ; poesie^
aneddoti, consigli igienici o utili, ricette d'èco-
nouia domestica e gastronomiche, schermì, indo-
irinelli, avvisi commerciali, ecc. ecc.
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mmkftore Dalmata sono messi in vendita presso
ttt^f i n^ozi principali di cartòlerìa.
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J per 0 io di qnaJunque- dimeiifiione'e foriell timento ed in frenerale qnalunqtie ometto ^al'lè-^ibbriehe 'fn |ostrùai?)ite?^- . H • Inoltre eseguispe etične dèposito tubi e er uepxi'in porcellana valvolS'f
! Filiali: Trluto P FU
luni non si scherza, sapete. Avete veduto che
botte orbe menate anche adesso per una parola
quasi impercettibile e indifferente? Misericordia!..
Dunque alla larga. Io voglio restare sempre
neutrale tutte le volte che le questioni più de-
licate si discutono col pugno teso e con la schiu-
ma sulle labbra alla maniera dei gladiatori; e se
mi tocca nominare qualcuno, lo faccio con pro-
fondo ossequio, misto al desiderio di mettermi
sotto la sua bandiera appena si degnerà di sfo-
derare bravamente le splendide e irresistibili prove
de' suoi giudizi assoluti.
Che r animo di quel cW ode non posa,
Nè ferma fede per esemplo eh'haia
La sua radice incognita e nascosa,
Nè per altro argomento che non paia.
Coriolano de^ Cerineo-Ijncio*
Dialogo
tra il signor Buonsenso e un mucchio
di gente anonima.
Buon. Chi siete voi?
Gen. Fino all'8 luglio eravamo Dalmati e
poi di punto in bianco siamo divenuti 400
mila Ci.
Buon. Oh bella! Cosa è sti Ci?
Gen. Vedete bene, in questo trapasso subitaneo
la coscienza dell' io si è un pochette tur-
bata; ma tra il più e il meno si capisce dal
Derbo nuovo che dovremmo essere della
razza dei passeri, così come quello del Ven-
tura, che
Con quel so car C«, C«,
El seguita a dì anmò eh' l meuz sta chi.
Buon. Dove vuol stare?
Gen. In coda del resto della brigata : un 16,000
vagabondi, apostati, rinegati., e simile lor-
dura; una robaccia esotica nè carne nè pesce.
Buon. Oh povero me ! C è da smarrir la tra-
montana. Ma come diamine è nato sto scom-
piglio ?
Gen. Eh lo scompiglio cominciò a nascere da
molto tempo, e, a quel che sentiamo adesso,
per opera di uno sciame di Scribi e Fari-
sei calati diottre mare; i quali, fatto tra noi
il covo e r uovo, ci abburattarono tanto, da
sconciare il nostro tipo originale sotto una
vernice forestiera, che Dio ne scampi. Fi-
nalmente capitarono anche i Francesi a dar
l'ultima mano; e dell'accamuffarci alla latina
hanno fatto un oggetto di mania speculativa.
Nulla ostante, questa mattacinata non giunse
a rendere sinonimo il morale suicidio colla
cimltà italiana.....
Buon. \\i\ ih! ih!..... piano piano con codesto
pitaffio earmagnolesco alla Barère. Ma di-
temi, cari voi, prima di diventar Ci, non
avevate un po' d'entratura con gì' Italiani,
trattandoli quasi persone della medesima fa-
miglia ancora dall' epoca dei Pelasgi, se cre-
diamo ad Erodoto, e giù giù sempre intima-
mente fino a Costantino Forfirogenito, e a
Giovanni Lucio, che ne tramandarono un'e-
guale testimonianza?
Gen. Vattel' a pesca.
Buon. Tuttavia saprete che i C«, per farsi onore,
andavano a ripulirsi in Italia, d'onde por-
tavano a casa quel raggio di luce, che an-
cora li distingue dagli Uscocchi e compagni
Gen. Può darsi. Ma ora di tante belle storie si
fa tabula rasa. Noi ci troviamo in un mo-
mento critico; e in onta a Dominedio, alla
ragione e alla natura, si sbarca il lunario,
vivendo in morte ingloriosa.
Buon. Vivendo in morte ijigloriosa? Che si viva
nelle tenebre, transeét: lo accerta almeno
la scrittura; ma vivere in morte, Gesù mio,
è proprio il rovescio! della creazione: la è
una sciarada, che anijhe Mefistofele, per ca-
pirla, bisognerebbe clje spigionasse il piano
di sopra.
Gen. Eppure così la è, e
date là a Zara, e pai
perto questo mirabile
presto, mentr' egli si
se non credete, an-
late con chi ha sco-
fenomeno. Però fate
brepara a tracciare la
ma al risorgimento: «,11' unica ma di cimltà
per la Dalmazia.
Buon. Caspita! guand'è coli, vado sub^to;epoi-
chè in paese vi è nao il Messia della ri-
surrezione civile, rasègno umilmente nelle
sue mani 1' ufficio mi(|, e in riga
sionato discendo al limbo.
di pen-
Almissa.^ 18 luglio.
Fra le cause del miiro stato, in cui tro-
vasi in Dalmazia quell' ara benefica, che è l'a-
gricoltura, non mancano Icuni ad annoverarvi
la incuria del clero. Con|echè questo non sia
chiamato a promuovere di|ettamente il bene ma-
teriale, dovendo rivolgere sue cure a meta ben
più elevata; pure in via ccessoria, e per quelli
legame che hanno le co^ fra loro, ancorché
disparate, è bene che vi
modo, se non vuol attirari
temporanei, la taccia di
da spirito di parzialità, no
molti del clero, per questi
voli, quantunque sotto varj;
parire degni di scusa; ma
da qualche tempo almeno
meglio dell'agricoltura in
far torto al ceto tutto, scli
de'dalmati stessi che non e fossero meglio in-
formati, e renderlo sprege^le agli occhi dello
si occupi in qualche
il biasimo de' con-
lisantropo. Io, alieno
intendo di scolpare
parte forse riprove-
riguardi potessero ap-
legareche molti altri,
diano pur opera al
almazia, sarebbe un
margli 1' estimazione
che ora del giorno riesce non solo all' uso
già detto, ma anche bevibile, alterando le ore
del suo assottigliamento a misura delle sta-
gioni, delle crescenze e decrescenze del mare,
e forse anche de'moti lunari. Ad ogni caso
di penuria, si dovrà nelle ore più opportune
far cavare 1' aqua necessaria al bevere, ed as-
sicurare, garantire, o almeno minorare quegli
effetti perniciosi, che dall' uso dell' aqua grossa
potrebbero esser causati in quelli, che doves-
sero beveria continuamente^. —
Sull'esistenza reale d'un altro antico aqui-
dotto, oltre quello detto di Trajano, derivante
da Malpaga, nel lunario zaratiuo U astronomo
della forre di Boco d' Arilo na pel 1854, si
leggono i cenni seguenti : "Dell' altra consimil
opera si rinvennero le vestigia l'anno 1657,
iieir escavare la fossa ed erigere il fortino sot-
to la Spianata. In quel sito allora si scoper-
sero degl'indizii di terme, ed un aquidotto vi
si vide far capo, del quale esaminato diligen-
temente il corso e la sorgente, si potè rile-
vare che derivava da poco lontano della villa
Malpaga. E ciò si venne a confermare nella
costruzione del nuovo nostro aquidotto. In ta-
le circostanza si denudò per lunghi tratti l'an-
tico canale, che si trovò formato da una gron-
da di viva pietra, diligentemente tagliata, e
consolidata nel fondo, con le sponde piìi o me-
no rialzale di muro in cemento, e con la co-
perta di grosse pietre greggiamente lavorate.
In qualche luogo si rinvennero le gronde di
forme diverse, parte in pietra e parte in cot-
to, ed una qualche diversità nei muri di spon-
da, lo che fu attribuito a ristauri fatti in e-
poche disgiunte. Rinvennesi pure in vicinanza
alla linea della doccia un pavimento di cotto
ed alcuni pezzi di muro, indicanti una delle
vasche, che fino dai più antichi tempi di tratto
in tratto si usarono, perchè le aque avessero
spazio di espandersi e di spogliarsi delle ma-
terie eterogenee. Ma nè lapidi, nè segni par-
ticolari, che somministrassero lume sull' epoca
della primitiva costruzione, fatto non venne di
ritrovare, e soltanto si giunse a conoscere,
che serpeggiando arrivava presso le falde del
monte di Malpaga, ov' esistono un pozzo ed
alcune sorgenti, che, a memoria di vecchiardi,
si mantengono abbondanti anche nella più o-
stinata siccità, e dove pure s'incontra una
grande vasca, ora imbonita, con mura solide,
ed intonachi ben conservati, di finissimo ce-
mento impermeabile. Da di là, e non d' altro-
ve, giudicasi che prendesse origine tale se-
condo aquidotto, che fosse dall' altro affatto
indipendente, e che, al par di quello, ora chiuso
sotterra, ora elevato sopra muraglie, ma per
via diversa, giungesse al sito preindicato, vi-
cino a cui, dove sono gli orli dei borghigia-
ni^ è tuttodì visibile una vasca rettangolare,
con altre contermini minori, di forma elittica,
forse ad uso di bagni. E diciamo forse poi-
ché, per sentimento d'un classico, là dove di
cose tanto antiche si tratti, se ciò che appar
verisimile accollo viene per vero, è abba-
stanza,,. —
{Speranze nella G^iunÉa.
La questione fatta insorgere inopinatamente
dell' unione della Dalmazia alla Croazia, ollrec-
chè ne' suoi primordii tenne agitati gli spirili di
questa tranquillissima provincia, ci privò delle
benefiche istituzioni, concesse da S. M. l'Impe-
ratore a tutti i suoi popoli colla patente 20 ot-
tobre 1860, nè ora tutte le possediamo, stante
la pendenza della sua decisione; ed appena da
pochi giorni, in grazia a Sovrana risoluzione, la
Giunta dalmata si è potuta costituire.
11 programma ch'essa indrizzò alle Comuni
dalmate fa conoscere che gli uomini che la com-
pongono all' amore patrio ed a soda dottrina con-
giungono senno pratico. Essi stabiliscono su basi
solide e reali i principii di prosperamento di que-
sta provincia, promettendo l'opera anzitutto ai
suo miglioramento naturale ed ai rami d'industria.
Saggio pensiero: 1' agiatezza e la ricchezza con-
ducono allo sviluppo morale ed all' aquisto di
cognizioni di popoli civili; la miseria genera i-
gnoranza. Qui non si comincia dunque con ac-
cademie meridionali e set lenir ionali^ le quali so-
no tra gli ultimi effetti dei beni sociali che go-
dono nazioni progredite in civiltà, ma si va se-
condo il corso naturale nell' aquisto di tali
bepi.
I Comuni sono chiamati dalla Giunta a coo-
perare specialmente, come elemento nazionale,
all' effetto della sua istituzione. Risponderanno essi
pronti air invito ? entreranno nella nuova via senza
pregiudizi, e dimettendo gli abusi che impaccie-
rebbero l'azione della Giunta?.. Primo assunto
di questa sarà rilevare le condizioni attuali della
Dalmazia, i suoi germi di risorsa, ed i mezzi atti
a svilupparH. I Comuni, che sono i migliori in-^
terpreti dello stato e dei bisogni dei luoghi da
loro amministrali, attenderanno specialmente a
quest' opera, partecipandoli per iscritto diretta-
mente alla Giunta, oppure (ciò che sarà più pro-
ficuo) li renderanno di publica ragiono sul no-
stro patriottico giornale la Voce Dalmatica. La
publicazione di tali atti, e di quelli di maggior
entità relativi all' amministrazione, farà meglio
conoscere le specialità di ciascun distretto, istrui-
rà i cittadini che saranno chiamati a sostituire i
sortili dall'incarico comunale, e nella loro va-'
Irare nella finzione dell' arte : ma dico che lo
spedlente del distinguere quello che la natura
dislingue, è agli impresarii consigliato dall' utilità
loro stessa; perchè, essendo i gusti diversi, gli
amatori del bailo potrebbero per solo il ballo
avere un biglietto che costasse più caro della
inetà, o, come usa in Francia, comprarlo dagli
amatori di musica uscenti e timidi d'affrontare
quel turbine di gesti e di capriole. A chi non è
pjcocelloso quel divertimento, può per un altro
verso essere spaventevole, cioè, o come una
lunga bonaccia non senza marea, o come un e-
sercizio di dolorosa compassione a tanti sforzi
di braccia e di gambe. Nel presente sta4o di co-
se, non pochi tra gli spettatori » le spettatrici
dovrebbero andare a teatro armati di cloroformio,
e servirsene nell' intervallo del ballo, come pro-
ponevasi per non sentire gli spasimi d'una o-
p.erazione chirurgica. E certi balli che si sten-
dono come un ponte tra il piacere e la noia,
sono uno spasimo e un'agonia del buon senso.
Ma giacché la virtù di quell'arte è oramai ri-
stretta principalmente ne' piedi; giova sperare che
r unianità se la levi finalmente da' piedi, e, co-
me una calzatura zaccherosa e screpolata, la ri-
ponga in un canto, Per cerio, infino a tanto che
balli c' è, alla maniera de'balli presenti, possia-
flpio a nostra posta liberare Venezia, Costanlino-
poli, Pietroburgo; dalla polvere teatrale ci for-
micoleranno tiranni.
]¥. Tommaséo*
Oggi abbiamo assistito ad un esperimento di
molto interesse. L'ingegnere sig. Dionisio Ma-
rassich, dalmatino (da Zara), nel borgo di Cri-
stina di fronte alla stazione della strada ferrata,
alla presenza di molti periti, ha fatto una prova,
riuscitagli perfettamente, della sua invenzione di
vuotare i pozzi neri col mezzo d" una pompa
atmosferica d' assorbimento. Cotale operazione
n.on può essere eseguita dai tecnici rispettivi
senza usare una certa abnegazione; dal sig. Ma-
rassich al contrario viene compita in guanti gialli,
per così dire, e nel breve tempo di pochi se-
condi, senza che odori mefìtici apppestino 1' aria;
lo che segue necessariamente col solito modo di
vuotare le latrine.
L'apparato di cui fa uso il sig. Marassich,
di costruzione semplicissima, è di lastra di ferro,
della forma d' una caldaia di locomotiva, che
viene vuotata d' aria e trasportata sul luogo ove
deve eseguirsi il lavoro. La caldaia viene posta
in comunicazione col pozzo nero per mezzo d'u-
na manica; e il contenuto della latrina, colla ve-
locità dei lampo, sale per legge fisica a riempiere
lo spazio vuoto d' aria. I vantaggi di questo me-
todo non consistono solamente nel risparmio di
tempo e di spesa e nella diminuzione degli e-
fluvi nocivi alla salute, i quali finora conveniva
soffrire; ma sorgono particolari vantaggi all'agri-
coltura, poiché le gran masse di concime che
finora andavano perdute, possono essere facil-
mente raccolte ed utilizzate, come avviene in
Francia nelle più grandi proporzioni.
[Dal Lloyd di Pest),
Warìetà.
La fotografia, narra la non trova
più ostacoli. Or sono pochi mesi si giungeva ad
ottenere dei ritratti di grandezza naturale; il sole,
la luna, le comete e fin le nebulose non trovan
più difesa dalle indiscrezioni della fotografia. IK
signor Persoz addetto alle arti e mestieri in Fran-
cia, imprime fotograficamente le tele e i cam-
pioni, condannando così al riposo gran parte dei
commessi viaggiatori o ambasciatori del commercio.
Adesso questa insaziabile curiosità umana
giunge più in là, ed il sig. Thompson di Wey-
mouth ci fa vedere con le sue fotografie ciò
che è impossibile di scorgere ad ogni vivente, v
i paesaggi cioè sottomarini, con la loro vege-
tazione, roccie, colline ecc. L'utilità pratica di
questa innovazione sarà apprezzata sopratutto dai
costruttori del genio marittimo, permettendo loro
di scandagliare lo stato delle fondamenta dei por-
ti, dei moli, ed altre costruzioni sottomarine. Il
signor Thompson non aggiunge al suo apparec-
chio fotografico ordinario se non che una piccola
valvola, che si apre quando l'apparecchio ha toc-
cato il fondo, e si richiude avanti di ricondurre-
la macchina alla superficie delle aque.
— Esiste in Russia uno stabilimento vera-
mente singolare, cioè un ospizio imperiale pei
cavalli invalidi spettanti al servigio della fami-
glia dell' imperatore. A questo ospizio è connes-
so un cimitero speciale in cui veggonsi molte
lapidi tumulari, su cui è scolpito il nome de'ca-
valli sepolti in quei punti, col nome dei sovrani
a cui hanno servito, nonché le battaglie ed al-
tri memorabili fatti di cui quegli animali privile-
giati furono testimoni e parte. (lìiv. Fr.)
Fra giorni uscirà da questa tipografia
Il Gr0l0'l30 €3.1
ANNO II
LUNARIO PEL 1862.
Tipografia Deniarclii-Rou^ier. G. Ferrari Cupilli Redatlwe resp.
a tale lettura. Feci a me stesso un diluvio di
domande, alle quali non mi ricordo piti cosa ri-
spondessi.
La storia è un' arte che si insegni, o che
si impari? Cosa può aver a che fare la storia
antichissima con noi? Nelle scuole, che la si vo-
glia insegnare, pazienza. Tormentateci pure (cioè
no, tormentale i ragazzi, perchè io, grazie al
cielo, sono vecchio per queste faccende) con Por-
(ìrogenito^ con Scilace^ anche con un tantino di
Scimno Chio^ se volete, ma non stampale per
carità silTalle stramberie.
La storia antichissima, a mio debol parere,
dovrebbe essere proscrilla, perseguilata, punila,
qual' arte criminosa, con multe pecuniarie e grosse,
con tratti di corda e con galera, non essendo
questa che 1' arte pura e semplice della ciarla,
intesa a tirar chi ascolla e chi legge alla vostra
opinione, seppure è vero che abbiale una opi-
nione, e che quella tale sia precisamente la
vostra.
Quindi alla larga dalle antichità, fonte ine-
sauribile di trappole e gherminelle, e più dete-
stabile quindi della stessa poesia, per quanto an-
che questa sia una stolida e pessima cosa.
Ma non divaghiamoci dal nostro argomento.
Quel distinto nostro compatriotta nega che vi sia
stata in Dalmazia coltura slava, ma italiana, ba-
sandosi alle fonti impure del Kreglianomch^ e il
doltissimo abate .... membro .... prova invece
che i Felasgi incivilirono la Dalmazia coi tipi
primitim (!!!), che anzi Orfeo caduta Troja (su-
bito dopo la resa di Cartagine, che venne poscia
distrutta da Aitila, che fuggiva innanzi al flagel-
lum Dei^ duce romano dei tempi di Tacito)
restava tra noi sotto la denominazione di Illiri
e di Liburni. Ilo figlio d'Ercole, dà il nome alla
stirpe illirica^ e fonda (indovinale dove? ve lo
do alle mille) nella penisola litica^ la Fianca^
un regno^ che va poi fiorente di quindici città {\\\).
Indi Cadmo fenicio passa a terminare i suoi
giorni. Greche colonie si vanno distendendo lun-
ghesso la nostra costa. Proea amplissima di que-
sti falli ci damo le antichità di Pharus, e di
Issa., le iscrizioni., i rasi (da notte), i resti delle
muraglie (parlanti), i sepolcri primitivi., e più di
tulio le muraglie Ciclopec\\\\ che esistono, dove?
non lo so.
Ora da qual lato sia la verità? Rispondo
tutto ad un fialo, da quello dell'abate mem-
bro È vero che le favole mitologiche sono
sempre niescliine coso in confronto alle storiche
verità, quando esistono; non pertanto non può
negarsi die quelf Orfeo., quel!' Ilo., qiielF Ercole,
messi in compagnia dei Pelasgi e dei Liburni.,
danno uno screzio così grazioso, rilevano tanta
finezza di gusto, e un senso così squisito di e-
clellismo letterario, che bisogna proprio inferirne
l'acume della sua mente, e T originalità della sua
penna, dichiararlo illustre, illustrissimo nella sto-
ria., neir archeologia., nella numismatica., ecc. ecc.
ecc. ecc. membro ecc. ecc. ecc., e lapidarlo su-
bito, cioè porre in lapide il suo nome.
Ma qui mi sento esclamare: taci insulso
ciarliero, dottore ignorantissimo!... pria di dar
il tuo giudizio studia, bestia, Strabone, Solino,
Apollodoro, Patercolo, Porfìrogenito . . . alto là ..,
Scimno di CA/o, Scilace... basta così scelleratoJ
Sai tu che se in questo momento mi facessero
un salasso, non mi colerebbe una goccia di san-
gue?... Io leggere tanti volumi?... Mi credi
forse un letterato ssrobbone Ma non sai che
r accidia è il migliore dei miei vizii ? e poi di
storie antiche non voglio saperne un cavolo. A
me basta sapere che Noè aveva tre figli, che
questi popolarono la terra, eh' egli piantò la vile,
e fece benissimo, ma fece malissimo di lasciare
fuori dell' arca le pulci e le cimici, vero flagello
del sesso, che non è il nostro.
Io do ragione all' abate, per tagliarla corta,
restando ignorante a perpetuità, per non imbar-
carmi in un pelago, donde non si può uscire che
per andarsene all' altro mondo.
No, no; alle matte esorbitanze, alla troppa
scienza, bisogna applicare un rimedio assoluta-
mente, col mandare alla malora l'antichità tulta,
ed abbruciare tutti i libri ad eccezione dell'abaco
e del lunario.
Ah! Caligola tu avevi ragione quando ma-
nifestavi il pio desiderio che le leste di tutti gli
uomini formassero una testa soia, per poterla
troncare d'un solo colpo. A parte l'economia di
tempo e di spesa, questo sistema io direi quasi
che era il migliore, e piìi sicuro per correggere
il genere umano. Con un sol colpo di sciabola
si troncherebbe fino alla radice (colla testa) la
pianta del male; d' un solo taglio la sarebbe fi-
nita, e da un pezzo, nè ci seccherebbero ora i
dotti, persone, amico mio, le piìi irrequiete e
indiscrete che esistono, novatori pericolosi, nemi-
ci giurati del quieto vivere, solennissimi guasla-
ineslieri in ogni cosa, che non ci lasciano dor-
mire i sonni tranquilli, nè compiere in modo sod-
disfacente le nostre digestioni.
31a un rimedio, lo ripelo, ci vuole, ed io
mi alTretlo a proporre alla nostra Dieta provin-
ciale un progelto di legge:
1. Siano dichiarate in avvenire armi insi-
diose e proibite le pergamene., le cronache., in
una parola lutti gli scritti d' autori antichi.
2. Qualunque individuo appartenente alla
sella degli antiquari (numismatici, archeologi) il
quale venisse sorpreso con pergamene, monete
antiche, lumi eterne, o collo in flagrante delitto
nel momento di aprire catacombe o nelF alto di
arrampicarsi su vecchie muraglie, sia condannalo.