ANNO IV.
(Nqmero doppio.)
ZARA, 3 DECEMBRE 1881. N.« 18-19.
LA PALESTRA
PERIODICO DI LETTERE, SCIENZE ED ARTI.
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Per Zara fior. 4 : —
„ la Monarchia , . „ 4:50
„ l'estero . . . lire 12: —
Un numero separato s. 18. — Pagamenti
anticipati. — Associazioni non disdette un
mese prima s'intendono rinnovate.
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manoscritti alla Direzione. — Manoscritti
anche non pubblicati non si restituiscono.
— Delle opere donate alla Direzione verrà
fatto cenno speciale.
SOMMARIO. — Il Cantico dei Cantici, di F. Cavallotti (ELDA
GIANELLI). — Una veglia. • Martelliani (ARIELE). — Triste
illusione. - Racconto (CARDENIO). — Segreto fatale. - Tra-
gedia di M. Ban. Versione dallo slavo (E. Božić). — Mio
bambino, mio angioletto ! - Poesia tradotta dal tedesco (CAR-
DENIO). — ISote bibliografiche : „Diocleziano", di F. Kirch-
mayer; - „Compendio di storia universale", di A. Gindely,
tradotto dal tedesco da R. d.r Vielmetti (L. BENEVENIA). —
Rivista drammatica (FORTUNIO). — Notizie e spigolature.
FELICE CAVALLOTTI
al Teatro Filodrammatico di Trieste.
Un battimani interminabile, un saluto fragoroso
di simpatia caldissima all'autore, che non poteva assi-
stere alla rappresentazione del suo lavoro, accoglieva
la sera del 15 corr. l'idillico ambiente che, alzata la
tela, la scena offeriva agli spettatori, ambiente tutto
fiori e verzura, non importa se di carta dipinta, dove
la figurina leggiadrissima della signora Giagnoni, bionda,
aerea, vestita di azzurro pallido, spiccava seduta allato
al Belli Blanes, un babbo Soranzo burbero e simpati-
cone, col cappello alla brava ed un libro in mano.
Ci volle del bello e del buono, fu duopo che il
babbo Soranzo, ridivenuto il sig. Belli-Blanes, si levasse
cortesemente a dire al pubblico: „l'autore non potè
venire", perchè il pubblico cessasse dall' affettuosa ova-
zione e permettesse finalmente al babbo e alla figliuola
di cominciare a discorrere dei fatti loro.
Veramente il babbo comincia leggendo dal libro
che tiene in mano una scientifica professione di mate-
rialismo, che mentre a lui fa ingrossare di soddisfazione
la voce, alla bella fanciulla fa fare le boccucce piìi gra-
ziose del mondo. Ella non le capisce mica quelle so-
nanti astruserie del finito e dell'infinito; la mente, si,
potrà trovar pascolo in quei teoretici labirinti; ma il
cuore, oh, che s'intende egli, che ci può intender egli
al linguaggio di Giordano Bruno, che ha da fermarsi
su tante sottigliezze parolaie, quando esso sente intorno
a sè una lingua sovrana che l'affascina, lo commuove,
il trasporta; e la sente questa lingua che è armonia,
bellezza, calore, vita; la sente nello spirar delle aure
primaverili, nell'agitarsi dei fiori sotto il bacio degl'in-
setti e della rugiada, nel gorgheggio degli augelli, che
è un'argentina corrispondenza d'amore. Oh, il buon
papà Soranzo, colla sua sarcastica litania delle gerar-
chie semitiche, è battuto! la sua loquace figliuolina sen-
za fatica strappa la vittoria d' un bacio da quelle labbra
dianzi aperte all'apologia di teorie così lontane dalle
indiscutibili teorie di quella bionda testolina poetica.
Ma quel giorno c' è un serio motivo che mette di
malumore il buon gentiluomo. Esso e la figliuola at-
tendono a pranzo un chierichetto, nipote e cugino rispet-
tivo, che deve venir loro a dare l'addio, prima di darlo
al mondo e alle sue tentazioni con una definitiva con-
sacrazione. Lo zio Soranzo si rode che il suo bel nipote
Antonio ambisca a divenire un altro santo dell'istesso
nome ; egli aveva fatto un così bel sogno, il vecchio
gentiluomo, su quel nipote, unico rappresentante del
suo casato 1 la sua Pia e l'Antonio avrebbero formato
un così bel paio! E, curiosa! ma anche nel cervellino
della Pia, se non lo stesso pensiero, qualchecosa che
teneva da esso andava agitandosi. Pazienza! Alla con-
sacrazione mancavano ancora otto giorni.
Il chierichetto (Luigi Monti) si presenta. E un
bel giovane, umile senza ipocrisia, e in cui l'unzione
non soverchia la fede. Egli ha il corpo vigoroso, 1' a-
nima candida, la mente nutrita di poesia. La chiesa
sembra essere per lui ciò che la dama de' suoi pen-
sieri era pel cavaliere del medio evo. La timidezza,
r impaccio del seminarista vela in lui i bollori d'un
poeta. Egli piace allo zio Soranzo, il quale, pur bur-
landosi delle apocalittiche esaltazioni del nipote, pensa
sospirando al suo bel sogno sfumato, mentre gli pre-
senta la figliuola, che poi lascia sola col cugino.
Balia (Spalato, a.^ 1227); nel significato di
è voce prettamente italiana.
Barcusus (Ragusa, a. 1265); barcusius (nei Lih.
Eef. di Ragusa) ; harcussius (presso l'arcidiacono Tom-
maso Ust. Salon. c. 36) ricorre soltanto nei documenti
italiani. Passò anche nel volgare del trecento sotto la
forma di harcoso; cfr. G. Villani 6, 76; Armarono in
Genova galee, uscieri^ hcitti e havcosi. Da harcussius poi
si ebbe nel dialetto veneto bragozzo (colle zeta dolci),
parola usata oggidì anche da noi.
Barca (Obrovac, a. 1294) voce del let. med.
Briga (Zara, a. 1303) ; comune alle lingue romanze
ed allo slavo ; il Diefenbach — Die alien Volker Europas
pag. 270 e seg. la crede derivata dal celto.
Brazzoniis (Sebenico, a. 1320) nel significato di
misura di un braccio manca al Du-Cange.
Ballotta (Arbe, a. 1320); bursa (Scardona, a. 1321)
sono del latino medioevale.
Sono pure del latino medioevale: camerarius (Spa-
lato, a, 1234), concordius (Ragusa, a. 1257), credentia,
copellus (icl. a. 1279)^ cupa (Zara, a, 1303), capellus
(Sebenico, a. 1322), capucius (ibid.), camisia (testam.
di Paolo bano, a. 1346), cavalcata (Sebenico, a. 1349),
cursariiis (Zara, a. 1358), disfortiatus (Sipaìàto, a. 1243),
duana (Cattaro, a. 1257), doana (Ragusa, a. 1279),
drappus (ibid.), derohare (Stolpone, a. 1332), fortia
(Spalato, a. 1234, Obrovazzo, a. 1297), francus (Veglia,
a. 1335), fortilicium (Sebenico, a. 1325),/omws (ibid,),
fidefragtis (Zara, a. 1358) ; guerra (Spalato, a. 1227,
Ragusa, a. 1279), grota (Sebenico, a. 1345), guarentare
(Stolpone, a. 1332), guarnimentum (Brinj, a. 1343), ha-
here (come sostantivo, Spalato, a. 1234j, iniungere (co-
mandare, Veglia, a. 1198), interesse (utilità, Scardona,
a, 1321, Y'd. \33ò), instantia (domanda, Sebenico,
a. 1322), informare (fare consapevole, Cattaro a. 1356),
incantum (asta, Arbe, a. 1356), ligmm (nave, Almissa,
a. 1245), logia (Obbrovazzo, a. 1294, Zara, id., Sebenico,
a. 1349), lohia (Zara, a. 1346), mobile (bene mobile,
Ragusa, a. 1265), mantellus (Sebenico, a. 1322), marcha
(Zara, a. 1324), massariìis (Veglia, a. 1335), menda
(Brinj, a. 1343), napus (nappo, Zara, a. 1303), portare
(Ragusa a, 1190), 'parabola (parola, ibid. a. 1235), pa-
care (pagare, ibid. a. 1265), ^eita (pezza, ibid. a. 1279),
retornare (Spalato, a. 1234), robaria (Ragusa, a. 1257),
resarcire (Obbrovazzo, a. 1294), rscursim (ricorso, Krka,
a. 1343^. sallarium (Scardona, a. 1321), sala (Zara, a.
1352), strages (ibid. a. 1358), tregua (Obbrovazzo, a.
1294), Traù (Zara, a. 1303), tenor (argomento, Traìi,
a. 1321, Spalato, a. 1327), tenuta (possesso, Zara, a. 1325),
toalia (tovaglia, testamento di Paolo bano, a. 134G),
viagium (Spalato, a. 1265).
Sono voci italiane della lingua odierna, oppure
adoperate soltanto da scrittori italiani:
Callegarius (dial. calegher, Zara, a. 1303), centura
(ibid.), comparere {comparire, Spalato, a. 1327), ciruicus
(cerusico, chirurgo, Arbe, a. 1346), cartidina (ibid.),
correria (Traìi, a. 1349), discarigare (Obbrovazzo a.
1294), drezetia, (dial. drezeta, treccetta, testamento di
Paolo bano, a. 1346^, essewf^zm (essendo, Zara, a. 1352),
forhanditiis (Ragusa, a. 1265), impignare {impegnare,
Veglia, a. 1335), incanipare {incanevar, Zara, a. 1352),
marina (Brinj, a. 1343), merchadante (Zara, a. 1352),
plezaria (dial. piezzaria, malleveria, Zara a. 1303),puncfa
(dial. ponta, Sebenico, a. 1320), represalia (Ragusa, a.
1257), spensa (spesa, Almissa, a. 1245), signoria (Ragusa,
a. 1265), saytea (saettia, specie di nave, Obbrovazzo, a.
1294), (dial. scapidar, scappare, Zara, a. 1303).
In tutte queste carte poi, prescindendo da alcuni
nomi propri, appartiene ai linguaggi slavi la sola voce
trgovina, che ricorre in una carta data alla Krka l'anno
1343. Pleva e saz del testamento di Paolo bano dell' anno
1346 non saprei cosa vogliono significare. Jo6af/iO è altra
voce, che ricorre nelle carte dalmate, croate ed unghe-
resi, e non appartiene alla famiglia neolatina. Strina
dono, tributo (Almissa, a. 1245) è la parola latina sirena,
usata assai frequentemente nei documenti croati e dal-
mati, assai rara presso quelli dei popoli occidentali.
La prima carta italiana, che si trova inserita nei
documenti da noi esaminati e pubblicati dal prof. S. Lju-
bio, è una lettera dell'anno 1355, scritta da Catterina,
moglie di Paolo, conte di Bribir, a Mafio Centanni, che
qui riproduciamo:
"Allo nobele et savio Miser Mafio Centanni, pro-
vededor. Eo Caterena, rauier de conte Polo, se se rec-
comanda a vay corno a frar. Signor mio, fazo va saver
lo è vegnudo a conte Polo ocultamente da lui persona
de Scardona, che s' elo va là, lo borgo se dà a lui, et
inprezò cosa nisuna voria far lo mio signor senza con-
sto vostro et aiutorio, se a vuy par de darli agida de-
cente, elo è apariclado de far alto et baso tutto quello ;
che vuy non provede tosto de questa cosa, elo devi-
gnerà così de Scardona come devegnudo de Clisa; in-
prezò, signor mio, quelo che se farà, se farà a vuy, et
in le mane vostre recomandeme al altro provedador, se
me mandè responsion quelo, che ve plas de far sovra
questo fato.,,
{Di fuori). "Alo nobele et savio signor Meser
Mafio Contarini, honorado provedador de Sclavonia in
Spalato sia data.,,
Interessante è pure una carta del 1235, che si legge
nella Metrop. Rhagus. opera ancora inedita del p. Cerva,
per la quale si stabilisce dal senato di Ragusa, quali
ornamenti possano portare gli sposi nel giorno delle
nozze. Quivi troviamo le voci italiane fazeolus, dial.
faziol, fazzoletto; zuppa, per giubba; saia, zendado;
dal latino medioevale : scarlatus, fuina, briinus, pellicea,
pasta levata, ruta, la voce greca: diplois e zepeia di
dubbio senso, la quale potrebbe essere le7-ione errata
in luogo di zepellus o zipellus, che ricorrono negli scrit-
tori italiani nel significato di zoccolo. {ì)
Tali esempi, tolti dalle carte pubbliche, potrebbero
essere ancora di molto accresciuti; ma bastino questi
a rilevare, come un elemento i-omano e poi decisamente
italiano abbia esistito in provincia fino dai primi secoli
del medio. evo. Ora invece passiamo ad esaminare quelle
produzioni antichissime, che appartengono al campo della
letteratura e che videro la luce prima dell' anno 1360.
Se prestaasimo fede ad alcuni eruditi, che ripetendo
quanto intorno a noi si scrive oltre il Velebié, lo storpiano,
per renderlo accetto ai propri correligionari politici e
fare contro gli avversari un po' di polemica da gior-
nale; noi dovremmo qui citare a nostro svantaggio quella
cronaca slava, da cui, secondo alcuni, sarebbe discesa
e quella latina del prete Diocleate e quella parimenti
ANNO IV. ZARA, 1 MARZO 1882. N." 21.
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SOMMARIO. — Don José Zorrilla. - (CARDENIO). — Incontrando
un angelo per la strada. - Sonetto. (ARIELE). — Musica classica.
- Impressioni. (FILARMONICO). — E eh' io pur muoia. -
Traduzione dal ^MSSO.—(CARDENIO).—Davanti al caminetto.
- (ELDA GIANELLI). — Note bibliografiche. - (L. BENEVENIA).
- Notizie e Spigolature.
I viaggiatori del Giappone narrano di una pianta
meravigliosaj ornamento precipuo dei giardini di Tókiò,
che, nella sua prinaa fioritura, viene dagli indìgeni a-
naffiata con non so die miscela, onde i corimbi ver-
migli che la dovrebbero infiorare sbocciano del più bel
azzurro oltremare; ma cessato l'influsso di quel liquido,
per vigorosa reazione degli umori della terra in cui è
radicata, i suoi fiori tornano a tingersi del rosso piìi
vivo. Si potrebbe dire altrettanto di Don Jose Zorrilla,
che manifestatosi quando il movimento letterario del suo
paese avea ricevuto un vigoroso impulso dalla Francia, ne
risenti, ed i primi fiori del suo ingegno brillarono di una
luce artificiale e riflessa contraria all'indole sua, ma si
tinsero più tardi del vivido e schietto colore che la na-
tura del terreno nativo loro filtrava nelle fibre.
•Ss- *
Don Jose Zorrilla naque a Valladolid il 21 feb-
braio 1817 da Don José Zorrilla magistrato del regno
e da Nicomede Moral sua moglie. I primi anni li passò
fra Siviglia, Burgos e Val/adolid, a seconda dei trasfe-
rimenti del padre ; quindi a Madrid dove fu accolto nel
seminario dei nobili. Vi fece gli studi di rettorica e
filosofia, scrisse versi e canzoni devote, per incarico dei
professori, e di sottobanco, ne compose parecchie di ar-
gomento profano. Nei giorni di vacanza accorreva al
teatro; l'animo eccessivamente impressionabile vi pro-
vava le prime e più vive emozioni, la sua fantasia di-
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da spedirsi alV Amministrazione ; lettere,
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anche non pubblicati non si restituiscono.
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vampava nell' ambiente infocato dei dramni di Calde-
ron, e dall'ascoltare con attenzione concentrata i versi
declamati dagli attori ne venne a lui quel modo di leg-
gere, come dice il De-Amicis, risonante a solenne, che
scalda le fantasie giovanili e di cui vanno matti gli
spagnuoli. Nel 1833 usci dal seminario e tornò in seno
alla famiglia che, per essersi suo padre ritirato dagli
affari, abitava un villaggio della vecchia Gastiglia.
Ma non vi si poteva trovare a suo agio ; fra padre
e figlio le idee, i principi della società moderna forma-
vano una corrente ripulsiva che l'affetto vicendevole
non bastava a vincere : fra la generazione vecchia e la
nuova s'interponeva lo spirito della rivoluzione. Zor-
rilla abborriva dallo stadio della legge, il padre ve lo
costrinse e lo mandò a Toledo affidandolo ad un pa-
rente sacerdote. Studiò pochissimo ; trattenevasi in vece
a visitare le antichità del paese, dimenticando 1' ora del
pranzo, con grande mortificazione dello zio, di cui provo-
cava le collere colla prolissità dei capelli e della barba e
colla lettura dei poeti. Si trovava male anche là ; gli erano
venute in uggia la sorveglianza del prete, le grinte dei
professori, e perfino i toledani^ che chiamò in una sua
poesia un 'pueblo imbécil. Beccò l'esame, e nel prossimo
anno passò a studiare a Vallodolid. Ma alle aule universi-
tarie preferiva il gabinetto della redazione di un periodico
letterario l'Artista, in cui per la prima volta videro la luce
alcune sue poesie. Questo fatto venuto alle orecchie di
suo padre, gli procurò un mare di rimbrotti e la vigi-
lanza di parenti che lo pedinavano poliziescamente.
Finito r anno, viaggiava nel legno da posta che lo condu-
ceva in seno alla famiglia, e prevedendo le scene che ve
r avrebbero atteso, decise di romperla col rigorismo pa-
terno; piantò la carrozza a mezza via, e cavalcando
una mula presa a nolo, tornò a Valladolid e quindi
si ridusse a Madrid. Visse dieci mesi in mezzo a stenti
e privazioni, ricco di speranze ma povero a denari,
sdegnante di ricorrere al padre, anzi obbligato a trasfi-
gurarsi per non essere riconosciuto dagli amici paterni,
che erano su i suoi passi.
ANNO IV.
(Numero doppio).
ZARA, 31 MARZO 1882. 22-23.
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SOMMARIO. — Don José Zorrilla. - (CARDENIO). ~ Janko
Crnojevié. - (G. NIKOLIĆ). — Tempi passati. - Novella. - (E. DI
SAN GERMANO). — Dalle fantasie Nordiche. - Ideale. - Invito.
(E. RESINE). — Note bibliografiche. - Ernesto di Leydlitz. -
- Elementi di Geografia. - (L. BENEVENIA). — Yorick. -
Lungo R Arno. - (BIBLIOFILO). — Cose nostre. — Notizie e
Spigolature. ^
(Continuazione e fine vedi N.r precedente).
Non c' è genere di poesia che il talento vario e
e fecondo dello Zorrilla non abbia tentato. 11 teatro spa-
gnolo, come r italiano, era invaso da cattive traduzioni
di commedie francesi : Scribe faceva il suo giro trionfale
per tutti i teatri d' Europa ; Lopez de Vega, Calderon,
Tirso esiliati dalla scena, erano confinati nelle bibliote-
che. I letterati gridavano contro l'invasione straniera,
dicendo che il pubblico desiderava commedie originali,
e accagionavano impresari e capo-comici di poco pa-
triottismo. Ma r opinione del pubblico di rado s'accorda
con quella dei letterati, e il grosso pubblico della Spagna
di quaranta anni fa, come quello dell'Italia d'adesso,
poco si curava se la commedia venisse d' oltre monte o
invece fosse parto d'ingegno nazionale.
Se il pubblico spagnolo avesse avuto queste esi-
genze patriottiche sulla scena, gli impresari si sareb-
bero Len affrettati a soddisfarle; ed è prova continua
e validissima dell'indifferenza del pubblico sù questo
argomento il numero enorme di produzioni francesi che
si vedono tuttogiorno rappresentate sui teatri di Spagna.
Lo Zorrilla volle ricondurre il gusto traviato del
pubblico spagnolo all'amore del teatro nazionale; e,
corroborato di studi vasti e profondi, specialmente su
Calderon, dopo lunghi e ripetuti tentativi, ottenne l'im-
pero sulla scena. In meno di dieci anni scrisse trenta
fra tragedie, drammi e commedie, togliendone sempre
argomento da un fatto storico spagnolo o da una leg-
genda nazionale.
Ma r essersi voluto imporre alla fantasia del pub-
blico per destarvi la meraviglia e l'entusiasmo, lo fece
sovente ricorrere ad espedienti facili e grossolani ; onde
ne venne alle sue produzioni uno spiccato colore melo-
drammatico.
Trascurando ogni studio nello svolgimento de' ca-
ratteri e degli affetti, per cui ci voleva un lungo e me-
ditato lavoro di percezione e riflessione, pose in giuoco
in tutte le sue commedie l'orgoglio nazionale, la prodezza,
la cavalleria spagnola. Fanno sorridere le spacconate dei
suoi caballeros, ma noi non possiamo immaginarci l'en-
tusiasmo irresistibile che dovevano sollevare fra l'udi-
torio. Se a questa seduzione che egli esercitava sul pub-
blico, si aggiunge l'irresistibile mezzo che possiede per
cattivarselo, i suoi magnifici versi, che sono sempre
quelli dei cantos del trovador, ci spiegheremo facilmente il
grande ascendente che egli ottenne sulle masse. E invero
i versi che fluiscono dalla sua penna incantano ; facili,
sonori, scorrevoli, sempre in armonia cogli affetti e coi sen-
timenti dei personaggi a cui sono posti in bocca, scusano
talvolta le inverosimiglianze e le jicelles dell'intreccio.
I suoi principali lavori drammatici sono : El za-
patero y el rey, — El eco del torrente. — El molino
del Guadalajara ed il celebre Don Juan Tenorio, dramma
religioso fantastico, in due parti, di cui la prima in quat-
tro e la seconda in tre atti. Questo è 1' unico dramma
dello Zorilla che si regge e reggerà ancora a lungo
sulla scena. Si rappresenta ogni anno, il giorno dei morti,
in tutta la Spagna.
*
Essendo questo il piìi famoso ed il più popolare
dei suoi lavori teatrali, e riscontrandovisi i pregi ed i
difetti di tutti gli altri, mi pare non inutile spiegarne
r intreccio ; tanto più che conosciuto questo dramma si
può dire di aver letti tutti gli altri. L'azione si finge
a Siviglia. I primi quattro atti accadono in una notte
di carnovale del 1545 ; gli altri tre in una notte d'estate
cinque anni dopo.
lOÙ'Lli / / /
ANNO IV. ZARA, 12 MAGGIO 1882. N.« 24.
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SOMMARIO. ~ L' italiano in Dalmazia. - (V. BRUNEHI). —
Nella sala ove i doppieri (DALMATICUS). — Novità della
scienza. - (G. FABBROVICH). — Janko Crnojević. - (G. NIKOLIĆ).
— Note Bibliografiche. - Rolla di Alfredo de Musset. - -
Gabriele d' Annunzio. - Terra Vergine. - (G. S.). — Biblio-
gFafia storica della Dalmazia diretta da G. Gelcich. — Due
tregedie di T. D. Alačević. - (Prof. L. B.). — Notizie e
spigolature, — Cose nostre. — Aforismi. - (JADERTINUS).
(Studi Jilologici.)
(Continuazione vedi n." 20).
Importante è invece V Historia Salonitanovun pon-
tìficum atque ^palantensium di Tommaso arcidiacono
spalatino, che visse dall'anno 1260 al 1268, e che
racconta la storia dì Salona e di Spalato dai primordi
fino air anno 1267. Estesa questa storia nel latino
scolastico dell'evo medio, se non offre che qualche raro
italianismo, è scevra affatto da qualsiasi vocabolo slavo.
Ci mostra però in più luoghi l'esistenza a Spalato d'una
popolazione, che non è slava, e che a questa è con-
trapposta; e la poca propensione dello scrittore per i
Croati e gli Slavi. A conferma di quanto andiamo dicendo,
offriamo qui tradotti alcuni tratti della storia suddetta.
Al tempo dell'arcivescovo Lorenzo si tenne a Spa-
lato un sinodo, in cui furono discussi e formati parecchi
capitoli; tra i quali anche il seguente, di cui cosi ra-
giona l'arcidiacono Tommaso:
„In mezzo ai quali capitoli fu fermata e stabilito
anche questo, che cioè nessuno dovesse celebrare gli
offici divini in lingua slavonica, ma solo nella latina e
nella greca; e che agli ordini sacri non potesse essere
promosso alcuno di quella lingua. E dicevasi che le
lettere gotiche (cioè slave) fossero state trovate da un
certo Metodio eretico^ che molto e falsamente avea
scritto nella medesima lingua slavonica contro la fede
cattolica; per cui narrasi che per divino volere fosse
stato colto da morte improvvisa. Promulgato questo
capitolo dal sinodo, e confermato dal pontefice, tutti i
sacerdoti degli slavi furono afflittissimi, perchè furono
chiuse tutte le loro chiese."
„Ma avvenne che fosse venuto in Croazia un
sacerdote di nome Ulfo, che portava impressa sul volto
la pietà, ma in cuore teneva nascosto il veleno del
tradimento. Andava sussurrando tra il popolo, essere
egli stato mandato dal papa; e compassionando la sua
semplicità, prometteva di dare loro un utile consiglio.
Sappiate, — andava dicendo — che il papa molto s'ad-
dolorò, quando udì esservi state chiuse le chiese ed
impediti i vostri sacerdoti dagli uffici divini. Mandategli
un'ambasciata, e vedrete che otterrete, quanto deside-
rate. — Convocatisi gli anziani, determinano di man-
dare a Roma lo stesso Ulfo con alquanti loro doni.
Partito il prete, porta ai piedi del papa i doni e .le
preghiere dei Croati; a cui egli risponde, non esser
giusto così su due piedi agire contro i capitoli - dei ler
gati apostolici : si mandino due vescovi, e con loro egli
tratterà, non potendo esaudire le preghiere di una
persona ignota. - Ma che quel maligno sacerdote, anziché
presentare questa risposta del pontefice all' arcivescovo,
al re ed ai prelati, a cui era diretta, si recò nuova-
mente tra gli slavi. Ed a loro espone, che erano state
esaudite le loro preghiere, che le chiese potevano ria-
prirsi, e libera fosse in esse la liturgia slavonica; ma
che dovevano eleggersi un vescovo, il quale insieme a
lui avrebbe dovuto portarsi a Roma con alquanti doni
per la consecrazione. Lieti gli slavi per questa novella,
eleggono a vescovo un certo Cededa, vecchio e rozzo,
e lo mandano a Roma assieme a Potepa abbate, ed al
medesimo Ulfo. Presentatisi al pontefice, questi domanda
loro chi fossero. Ed Ulfo risponde: veniamo dalla
Dalmazia; e la paternità vostra può ricordarsi, essermi
io già presentato alla benevolenza vostra; vengono poi
costoro, onde ottenere grazia per i loro connazionali.
È costui poi uomo nobilissimo tra gli slavi, e qui viene,
acciò da voi istrutto possa predicare la verità. Che
carica copre? domandò il papa. — È sacerdote slavo.
— E perchè non si rade là barba secondo il costume
della chiesa cattolica? — Qui venne per eseguire in
gli strapazzi senza nome, le dui'® vi-
gilie della trincea ; corse dalle bianche
vette, impiacQlate delle Alpi ai desolati
greppi del Carso tinto di rosso sangue
italiano; traversò animoso le sconfi-
nate regioni dell' aria su vigili stru-
menti di guerra e solcò, fidente nella
rivendicazione di Lissa, le acque à-
mare dell' Adriatico, invano contese
all' Italia; dovunque si combatteva e si
soffriva, si piangeva e si sperava, Egli
passò, incitatore con la p^ola, con
r azione e l'esempio per compiere i
destini di un' Italia più grande e più
forte,» per combattere al fianco delle
altre nazioni civili, nella lotta con|ro
la barbarie invadfente, per i più alti
ideali di libertà e di giustizia.
L'Italia vide e sa tutto questo : Zara,
memore è reverente^ con affetto di fi-
glia redenta, si unisce non indegna-
mente nel Genetliaco del Re alla festa
della Patria.
• • • aveva già vittoriosa' ^ru aveva per.
"^""resercUo austro-ungarico è annien-
Mto- e a Ka subito perdite gravissime
leir acrnita resistenza dei primi giorni
e neU'^ ^^ perduto quan-
di mater^ di ogn
sorta e presso che per mtero i suoi
maTazzini e i depositi : ha lascito f.
finL nelle nostre ^^^^^^^^^
prigionieri con interi stati maggiori e
non meno di 5000 cannoni. ^ .
^IZti di quello che u uno de, piU potenti eserdtl dei nfondo, nsalgono^
in disordine e senza che avevano disceso con orgoghosa
sicurezza. ^
Gli scorsi giorni vennero ristampati
e ampiamente diffusi a Zara questo
manifesto e questo bollettino del ge-
neralissimo Diaz, letti tra vivo Entu-
siasmo :
Ai fratelli irredenti.
Zona di guerra 3, ore 18.30,
Fratelli delt Italia nuova !
L' Esercito italiano avanza vittorioso
per liberarvi per sempre. 11 nemico in
rotta, fuggendo le vosire città fedeli e
gloriose, annuncia il nostro arrivo, la
nostra vittoria, lascia dietro a sè de-
cine di migliaia di prigionieri, centinaia
di cannoni, tutte le sue ambizioni.
Il giuramento dei nostri eroi si è
. compiuto: per forza delle armi e per
la giustizia si è avverato il vaticinio
dei nostri Martiri : la libertà è risorta
nel nome di Roma su dalle sante tombe
.dei nostri morti.
* Dopo un secolo di guerre, di spe-
, ran*e e di ansie, tutta la patria si riu-
nisce intorno al suo Re.
Fratelli!
Siate nella giòia calmi e saldi quali
foste nel lung<^ dolore, depositari in-
oorrutibili della più pura ed umana ci-
viltà che abbia mai fatto luce sul
mondo.
Del nemico vinto non dimenticate
r iniquità e le insidie, ma respingete
il tristo esempio della crudeltà e della
violenza.
- Da oggi r Esercito d'Italia è il vo-
stro Esercito. Aiutatelo a ristabilire
; r ordine pel bene di tutti, come tanti
di voi, da Cesare Battisti a Nazario
Sauro, l'hanno aiutato a raggiungere
questa vittoria. Armando Diaz.
Il bollettino che passerà alla storia.
Comando Supremo
4 novembre 1918.
La- guerra contro 1' Austria-Ungheria
che, sotto r alta guida di S. M. il Re
' — Duce supremo — 1' esercito ita-
' liano, inferiore per numero e per mezzi,
• iniziò il 24 maggio 1915 e con fede
incrollabile e tenace valore ' condusse
; ininterrotta ed asprissima per 41 mesi,
è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata
il 24 dello scorso ottobre ed alla quale
prendevano parte 51 divisione italiane,
3 britanniche, 2 francesi, una czeco-
slovacca ed un reggimento americano
contro 73 divisioni austro-ungariche, è
finita.
La fulminea ardentissima avanzata
del 29.o corpo d' Armata su Trento,
sbarrando le vie della ritirata alle ar-
mate nemiche del Trentino, travolte ad
occidente dalle truppe della Settima
Armata e ad oriente ' da quelle della
Prima, Sesta e Quarta, ha determinato
ieri lo sfacelo totale del fronte avver-
sario.
Dal Brenta- al Torre l'irresistibile
slancio della Dodicesima, dell' Ottava,
della Decima Armata e delle divisioni
di cavalleria, ricaccia sempre più in-
dietro il nemico fuggente.
Nella pianura S. A. R. il Duca
d'Aosta avanza rapidamente rapida-
mente alla testa della sua invitta Terza
Armata, anelante di ritornare Sulle po-
La Cronaca ]
Ora parli la cronaca, rapida e con-
cisa.
i I giorni che precedettero 1 entrata
delle truppe liberatrici, vennero divelté
e distrutte a furia di popolo tutte le
insegne e gli stendardi dei presidi e
degli uffici austriaci. Un monumento,
che bruttava Piazza Delauranna, veniva
demolito, e la sua impalcatura data
alle fiamme. Intanto, col fervore del-
l'aspettativa, la città si andava ani-
mando straordinariamente, e alla sera
le, ampie sale del Casino accoglieyano
in fervorose adunanze centinaia di cit-
tadini. — Si costituì subito un Fascio
nazionale, il quale in un proclama ebbe
a precisare chiaramente le aspirazioni
degli Italiani della Dalmazia.
La sera, al Casino, già tutto addob-
bato con bandiere nazionali, il podestà
dott. Luigi Ziliotto illustrava con pa-
rola vibrante di patriottismo questo
proclama, quando gli giunse il tele-
gramma sulle condizioni imposte dal-
l' Italia all' Austria implorante T armi-
stizio. Neil' apprendere eh' esse com-
prendevano anche l'occupazione da
parte delle truppe italiane dei territ<5/^
assegnati all'Ftalia dal patto di Londra,
eruppero irrefrenati l'entusiasmo, il
delirio della folla adunata. S'improv-
visò un imponente corteo, che con
frenetiche acclamazioni all' Italia, al Re
e all' esercito vittorioso, con sventolio
di bandiere italiane e con fervore di
canti — e r Inno di Garibaldi, e l'Inno
di Mameli, e le nostre più care can-
zoni popolari — percorse le vie tutte
illuminate a festa dopo il lungo tene-
brore di guerra. Ed era passata la
mezzanotte. Il dott. Ziliotto improv-
visò un altro splendido discorso in
Piazza dei Signori; e nel Caffè Cen-
trale, affollato sin quasi all' alba, il
prof. Domiacussic fece, con il consen-
timento entusiastico della cittadinanza,
la glorificazione di Roberto Ghiglia-
novich, lo strenuo, mirabile tutelatore,
in Italia, del nostro diritto.
La giornata del 4 novembre s'inizia
con nuove esultanze. Il blocco ha am-
miserito, ha spogliato i nostri negozi.
Non vi si trova un metro di stoffa a
pagarlo a peso d'oro. Eppure — oh
insaziato amore d'Italia ! — ecco la
città ingemmarsi di tricolori italiani.
Ed ecco tutti gli occhielli adornarsi <ii
coccarde italiane. S'improvvisano a
centinaia, in un' esultanza che pare ed
è sovrumana, che pare ed è eroica,
Degli ardimentosi salgono persino sul-
la cuspide della torre altissima, che
presidia la basilica dei Crociati latini,
e vi infigge la bandiera d'Italia.
Prima delle 3 del pomeriggio ecco
che la torre sprigiona il suono festoso
delle sue campane. Suonano in gloria.
E' la prima nave italiana, è la prim,a
nave liberatrice che approda alla spon-
da di Zara. Arriva la torpediniera 55
della Regia Marina — comandata dal
tenente di vascello Rino Matteucci —
con i primi plotoni di truppa e col
comandante militare, capitano di cor-
vetta Felice de Boccard. La città, tri'
pudiante, si riversa tutta a riva vec-
chia. L'ora solenne, V ora sacra alla
storia, infonde in tutti un' esultanza che
non si può descrivere. Si grida, si
canta, si piange, in un' esaltazione co-
cente, e pure dolcissima. Il podestà
bacia e saluta in nome di Zara il co-
mandante. I soldati, che sbarcano, sono
pure travolti nell'abbraccio popolare c .
avidamente baciati. Poi tulli SÌ avviano:
i soldati d'Italia, che ornai sono i Sol-
dati nostri, frammisti alla folla enorme, •
che fa corteo, sahitati con sventolio di %
bandiere nel passaggio, dalle finestre
e dai poggiuoli. 11 comandante, a capo
del corteo^ col Podestà, si reca ali ex
palazzo luogotenenpale. dove funge
un provvisorio governo jiii'-oslavo. h
proclama : „in nome di S. M. il re
d'Italia, prendo possesso della città
di Zara". E fa issar sul palazzo la
bandiera della Nazione, al posto d'o-
nore. 11 comandante de Boccard sale
poi al palazzo del' Comune e ripete
al podestà la stessa proclamazione so-
lenne, mentre al poggiuolo viene is^
sato, al posto del gonfalone civico, u,
tricolore. Segue una grandiosa mani-
festazione, con bandiere e musiche e
canti e fiaccole. Tutta Zara sull' im;
brunire sfila davanti alla regia torpe-
diniera.
Alla mattina del 5 venne ovunque
diffuso ed affisso un altro proclama
del podestà ai cittadini.
Raccoltosi la mattina stessa il Con-
siglio Municipale, reintegrato per volere
di popolo, venne deliberato di tele-
grafare al primo aiutante di S. M. il
Re e di pregarlo di partecipargli ,,i
„sensi di profondo omaggio ed infi-
„nita esultanza dei nuovi redenti, or-
„gogliosi di rivivere le glorie di Roma
„e di Venezia".
Nella stessa giornata del 5, con le
stesse manifestazioni di esultanza, ven-
ne salutato r arrivo degli ufficiali e dei
marinai della regia torpediniera 68.
Griornata su tutte memorabile quella
del 7 novembre. Numerosi ufficiali
e soldati del disfatto esercito au-
striaco, tornati a Zara, si fregiano tutti
di coccarde e di fascie tricolori. Zara,
risorta, fa risorgere tutte le sue so-
cietà patriottiche: i Vigili, i Bersa-
glieri, i Ginnasti, i Canottieri. Uni-
formi e bandiere — invano annìu-
lare dal livido terrore dcH' Austria
— ritornano alla luce e alla gioia. E
si organizza, con i corpi monturati, un
altro grandioso e splendido corteo, se
si può dir corteo la riunione discipli-
nata di tutta una cittadinanza, che,
assieme ad un'eletta di signorine bianco-
vestite e recanti fiori, si avvia a riva
vecchia per 1' arrivo della regia nave
„Audace": nitido e poderoso gioiello
della nostra marina. La nave, coman-
data dal capitano di corvetta Starita,
reca un riparto di fanteria di marina
e un plotone di reali carabinieri. La
riva è gremita e sulla folla ondeggia
la cara policromia di centinaia di ban-
diere nazionali. Gli evviva all' Italia e
al Re e al regio esercito, alternate al
canto degli inni, non si interrompono
mai, sempre formidabili. Le dimostra-
zioni di affetto agli ufficiali e ai sol-
dati sono, più che entusiastiche, frene-
tiche. l liberatori sono ricoperti di fiori
e la nave diventa tutta floreale, come
nave di poesia. Il passare del gran-
dioso corteo per le due rive e in ispe-
cie per Calle Larga — eh'è l'arteria
più pulsante della città — offre uno
spettacolo meraviglioso, mai prima ve-
duto. Se ogni altra documentazione
mancasse ad affermare l'incrollabile
italianità di Zara, basterebbe questa
sola a dire che cosa sia Zara e che
cosa Zara voglia, in nome del suo
lungo e i paziente dolore, in nome della
sua maturata speranza. Due volte il
comandante Starita, all' arrivo e sul pog-
giuolo del municipio, ricordò la gran-
de vittoria d'Italia, che non ha dispe-
rato, che ha. creduto, che ha giurato
e che ha voluto questa vittoria; e,
rilevato il martirio^ di Zara, disse
r obbligo nostro di mostrarci ora di-
sciplinati e fedeli in giuramento sacro
allo statuto ed al Re. Un' ebrietà santa
invase la folla, che giurò, rinnovando
le dimostrazioni plebiscitarie.
Di questi 'giorni arrivarono torpedi-
niere, sottomarini e dragamine, con
nuove truppe, l'arrivo delle quali die-
de luogo a nuove entusiastiche dimo-
strazioni.
Oggi ~ genetliaco del
nuovo imponente cor(.-o t ->.,
nelle prime ore del mattiijo^'^^^^W
testa la uanJa Municip.iìe,
la città, sostò, fra canti Dai
sventolio 'di bandiere, 3
lazzo municipale, inneg^jian^^ to-.
liberatore. Le regie nevi hanno {.v, ^^
il gran palvese. '^'^ato
1 bravi popolani di Piazzetta M •
l'anno oggi addobbata a festa ?" '
un'allegria di tricolori, piantai ^
vecchi colonnini veneti, tricoloj f'
ch'essi. La Porta Marina, d'ond'^''
la prima volta entraron le trun ^
liane, adorna di festoni di verzl^
battezzata Porta 4 novembre,
Questa sera il Teatro Verdi ~
da quattr' anni - - viene riaperto
serata festiva data a cura del comuf
per solennizzare il genetliaco di S M
il Re Vittorio Ei^anuele HI. L'ineJ
va devoluto a vantaggio delia cucij,
popolare. ', '
Il Conte Piero Foscari, sotto se?,
tario di btato, ha mviato da Roma 1
nostro podestà, dott. Luigi ZìIìqu
queste parole: i«
„Piero Foscari, piangente di J
mozione nazionale, che soltanto i
ratini possono comprendere, mandi
suo primo abbraccio a Luigi Zilioi
sindaco di Zara".
Questo primo numero può dirsi
provvisato. 11 lettore vi troverà
cenze, lacune. Molte sono le impressio
e le notizie che oggi mancano; ma
daremo nei prossimi numeri. La
tadinanza ci assolva oggi delle
canze; e ci sorregga, con salda
sempre.
Nostro servizio telefonu
Apprendiamo che il nostro illi
concittadino Dr. Roberto Ghiglianò|
arrivato di questi giorni a Tries
già partito per Ancona, donde f i
bilmente mercoledì prossimo si r
a Zara.
— Il commendatore Antonino v
già regio console nella nostra ci,
giunto a Sebenico.
— Il Consiglio nazionale di Fii
adunatosi 1' 8 corrente a seduta
naria, dichiarò che Fiume è italiaì
basandosi sul suo diritto naturali
proclamato la sua unione all'i!
mettendo questa sua decisione set
protezione dell'America. Fiume att«
la sanzione del suo voto dal Con|
so della pace. !
ì
— Ieri, dopo mezzodì, dal
Governatore della Venezia Giuli
ammessa alla presenza del Re una
putazione di Piume invocante una
rola redertrice che sanzionasse la
decisione di unirsi all'Italia. .
la deputazione presentò al Re una
gamena con la dichiarazione ri
dante F indipendenza di Fiume e
decisa volontà di unirsi all' Italia.
Sua Maestà il Re assentì con i i
patia, visibilmente commosso, all'cjfe
sizione della deputazione. |'
. f
— L'Agenzia Havas annunzi
fronte francese che h ritirata d«
manici s'è trasformati in piena |
I Tedeschi si ritirano considerevoln •
ogni giorno. Gli Anericani soi
entrati a Sedan e mnacciano il
dei nemici. Circa 50).000 di lor
a Ovest di Sedan e contro a, J ,
avanzano rapidaments Inglesi e
cesi, sì che è dubbiose potranno é
gire all'accerchiameiio. if
1-
Direttore responsabile Gaetano Fft^n^
Editrice la Tipografia: E de Sohonf^»«'iì
itiiiiWiMa
Anno 1 - N. 2. Zara» 13 novembre 1918.
A VOCE DALMATICA Abbonamenti per ora non si ricevono. Un numero cent.^ 20. Redazione ed' Amministrazione provvisoriamente nellaTipografia . E. de SchOnfeld.
órdine del giorno del ^e
resercito e all'armata.
La gratitudine si eleva dal cuore di
te il popolo d'Italia.
S. ;M. il Re ha indirizzato all' Eser-
0 ed air armata il seguente ordine
g-iorno :
Soldati, marinai !
VIentre gli estremi lembi della Patria
asa accog^lievarìo, dopo un anno di
a2Ìo, i fratelli liberatori, su Trieste
su Trento era innalzato il tricolore
Italia. Così, in un medesimo giorno,
compiva il sogno dei nostri padri,
voto dei nostri cuori.
;1 ciclo delle guerre, iniziate dal mio
oavo, sempre contro lo stesso av-
rsario, oggi si è chiuso.
La epopea svoltasi per tre quarti di
:olo con memorabili eventi non po-
^a avere più fulgido coronamento di
Oria.
Soldati, marinai!
E.' appena un anno che una imme-
ìla avversità si abbatteva sulla Patria;
gi, a così breve distanza di tempo,
te le città di una Patria più grande
'mono nella esultanza del trionfo.
Se così prodigioso rivolgimento è
venuto, è opera vostra. Nei giorni
e più parvero minacciosi, una sola
la vostra decisione: resistere perla
vezza della Patria, fino al sacrificio,
I alla morte ! E quando la resistenza
ilinsaldata, non vi infiammò che un
tire solo : vincere, per la grandezza
'^^ilia, per la liberazione di tutti, i
oppressi, pel trionfo della giu-
zi su tutto il mondo.
Vói raccogliete oggi il vostro pre-
o. Le mille eroiche prove da voi
perate per terra, per mare e pel
[b, la disciplina osservata fino all^
ozione, il dovere compiuto fino al
iicio; tutte queste virtù di soldati
cittadini salvarono la Patria, e
0 di averla salvata, ora la glorifi-
% col trionfo.
^ Soldati, marinai !
Italia, ormai riconosciuta nella sua
ngibile unità di nazione, intende e
-ife cooperare fervidamente per assi-
li^re al mondo una pace perenne,
fidata sulla giustizia. Perchè questa
1 DÌle aspirazione si compia, bisogna
sia abbattuto quanto ancora resiste
prepotenza e di orgoglio, mentre la
"fscria di tutti i popoli liberi si avanza
: l^tibile e il nemico comune non
' a ritardarla.
intanto, o soldati e martiri, già
nedicono i martiri antichi e re-
e i commilitoni che caddero al
J^tro fianco, poiché per voi non fu
^rso invano il loro sangue, e la Pa-
pià intera vi esalta, poiché per voi fu
Raggiunta la sua meta, e il vostro Re,
icon profonda emozione di affetto, vi
esprime la parola di gratitudine che si
^leva a voi dal cuore di tutto il po-
jpolo d'Italia.
I Dal Comando Supremo, 9-11-1918.
Vittorio Emanuele.
Due proclami.
Gli scorsi giorni vennero ainpia-
inente. diffusi a Zara questi due pro-
clami, letti e commentati dalla nostra
cittadinanza con vivo entusiasmo.
Italiani della Dalmazia!
ii nemico più grande della nostra
"patria, quello che le impedì per secoli
d as^urpre a dignità di nazione, e
anche ptu tardi inceppò il suo natu-
r.' c svol^nmento ritenendo fra i suoi
artigli pam integranti di essa, é crollato.
:jOra aeU integrazione d'Italia, l'ora
grandezza d'Italia è suonata.
aJ^ . fra tutto l'alternare
' apparve la costa dalmata
^ -ap e^Tìerto essenziale d'Italia, e per
<irpu xo quel nostro grande nemico
mise in opera tutte le forze per can-
cellare da qui ogni traccia d'italianità.
Ma il mostro è caduto prima d'aver
compiuto la sua opera.
Voi ben lo sentite, Italiani della
Dalmazia. •
E lo può vedere chiunque comprenda
che cosa siano per un popolo tutti i
documenti della sua civiltà, chiunque
sappia anche attraverso la mutata fa-
vella distinguere i caratteri della na-
zione.
L' ora dunque è suonata dell' inte-
grazione della patria, è suonata 1' ora
che la patria di S. Girolamo, dei Lau-
rana, di Nicolò Tommaseo, di Antonio
Bajamonti appartenga di nuovo all' I-
talia. •
Per il cadere della tirannide, sorge
a libertà accanto a noi un altro popolo
che, soltanto per le perfide suggestioni
del comune oppressore, per oltre mez-
zo secolo aveva potuto apparire il
nostro reale nemico. Ma snebbiata ora
dal sangue, che lo stesso tiranno fece
scorrere a torrenti, la caligine della
nostra mente, anche noi Italiani della
Dalmazia facciamo voti che il popolo
slavo assurto a libera nazione, cresca
e prosperi e, in istretta solidarietà con
la nazione nostra, porti il suo valido
contributo alla civiltà del mondo.
Italiani della Dalmazia / Tendiamo
tutte le nostre forze per renderci de-
gni del grande momento, e risuonì nel
nostro animo il grido
Viva la grande Italia!
Zara, 3 novembre 1918.
Per il Fascio Nazionale
Avv. LUIGI ZILIOTTO,
Concittadini! Il sogno più bello che
ci sia stato dato di sognare, quello
che sotó ci' etmfert salili
tutto il Calvario, è diventato realtà t
Zara è congiunta alla Gran Madre.
Anzi la realtà è molto più bella del
sogno nessuno avrebbe osato sog-nare
che l'Italia dopo Caporetto sarebbe
stata più grande che Roma all' indo-
mani di Canne ; che il colpo che la
nostra Patria avrebbe avuto la forza
di vibrare sarebbe stato tale da render
fredda per sempre là grande nemica.
L'Italia è compiuta con tutte le sue
Alpi e tutti i suoi mari, e non per
virtù di diplomatici ma per la forza di
tutti i suoi figli, di quelli che per
quasi quattro anni esposero il petto
alle palle nemiche e di quelli che con
la eroica costanza crearono gli eroi.
Concittadini! Io non so invitarvi a
contenere la gioia, ma voglio ricor-
darvi quello che per quattro anni fu il
nostro martirio d"ogni ora, la con-
danna più grande che uomini dall'ani-
mo nostro potessero subire: quella di
non aver potuto in modo alcuno con-
correre alla grandezza cl^^'^a Patria.
Non vi dimenticate di questo neanche
nei giorni della gioia, ricordatevi che
da questo momento ognuno di noi ha
il dovere di fare assai più di tutti gli
altri nostri connazionali per la gran-
dezza d'Italia.
Cittadini di Zara, proponetevi d'es-
ser degni della grande ora, propcnie-
. tevi d esser degni della più grande
Italia che da oggi incomincia ad esi-
stere.
Zara, 5 novembre 1918.
Luigi ZìUotto.
costanza non mai piegata, ci giunge
oggi la parola vostra.
Con essa voi, che duraste per lunghi
e tenebrosi anni 1' atroce martirio, che
doveva ridarci la Patria conculcata, la
lingua oppressa, la civiltà combattuta,
chiudete degnamente il periodo di lot-
ta^ e di angoscia, che nel fulgore delle
arni nostre, nell' abbiettezza dell' an-
tica tirannide ieri cadde e perì.
La nuova storia, che oggi incominćia
per noi e per la Dalmazia, è la nuova
storia d' Italia : sentire accomunati
questi fatti è veramente glorioso, ve-
rai.nente lieto per noi. La loro unione •
siiitetizza in modo meraviglioso l'ita-
liiinità superba della causa nostra, la
sua suprema bellezza, la sua sublime
potenza. Essa cancella e distrugge ogni
denigrazione.
"Noi, che allontanati da voi dalla
dóra necessità degli eventi, seguimmo
e jaccompagnammo 1' opera vostra dalle
t^ncee e dalle organizzazioni civili,
elle con la parola e con l' esempio la
caldeggiammo e la diffondemmo, che
con la volontà piegata ad ogni evento
diirammo la triste angoscia delle ansie
e delle trepidazioni, noi vi salutiamo
c^n la fede antica per i nuovi destini.
,La civiltà italiana, che nella nostra
terra non muta il suo secolare carat-
te^re se muta talvolta la lingua della
sua espressione, accoglie con lieto a-
nfmo il sorgere della libertà del popolo
vicino e sì accinge' a collaborare con
éiso tra le gioie e i dolori nelle fe-
conde lotte del pacifico progresso.
: Fratelli, nel nome dei nostri grandi,
da Diocleziano a Tommaseo, nel nome
dei nostri lottatori, da Severo a Baia-
n9nti, nel nome dei ncfstri''rrftirtf!f;''da
karc' Antonio de Dominis i- Fran- j sco
klfjmòWo, —^^ratdH^-^-Horrrs ^terrar^
noi, non più esuli, a voi, non più di-
visi, gloria e vittoria nel nome supresBO
d'Italia.!
Per i dalmati résider
Prof. Giambattista /-vi be
— Dott. Alessandro Dudan di Spalato
— Natale Mestrovich di Zara — Dott.
Simeone Bianchi diSign — Dott. Gio-
vanni de' Difnico di Sebenico — Tom-
maseo Ruggero dalla Brazza — Avv.
Enrico Mazzoleni di Sebenico — Dott.
Antonio de' Difnico di Dernis — Mar-
tino Martinelli di Spalato — Ferruccio
Ferruzzi di Sebenico — Avv. Luigi de
Serragli di Ragusa — Conte Nino
Fanfogna di Traù — Prof. Giovanni
Costa di Casteln ovo di Cattaro.
Comando supremo, 11 novembre.
Le nostre truppe hanno raggiurito
ii Brennero.
Le operazioni per accertare il nu^
mero dei prigionieri e dei cannoni
catturati nella battaglia dal 24 ottobre
alle ore 15 del 4 novembre sono tut-
tora in corso. Finora è stato possibile
contare 10.658 ufficiali, 416.116 uo-
mini di truppa e 6818 cannoni.
Diaz.
L'aiiinìo i il salato ilei Dalmati a fiema.
L'„Associazione politica fra , gli Ita-
liani irredenti" (Sezione Adriatica)
manda questo fervido, nobiHssimo au-
gurio:
Fratelli, nella gioiosa solennità di
questo momento storico, come un nuo-^
vo baleno di una fede non m&i mutata/
di un' energia non mai domata, di una
Gli ultimi bollettini italiani.
Comando supremo, 9 novembre.
Le nostre truppe, ovunque accolte
dalle popolazioni col massimo entu-
siasmo, proseguono i movimenti con-
seguenti alle clausole dell'armistizio.
Ieri venne occupato i) passo di Re-
scheo.
Le relazioni che pervengono al Co-
mando Supremo riconfermano il magni-
Hco slancio e il valore dimostrati da
tutle le nostre trupp^é di ogtii arma,
co po e servizio. Sono segnalati per
l'onore di particolare citazione i bat-
taglioni alpini Pieve di Cadore ed
Exilles, r ll.o battaglione, bersàglieri
ciclisti, il reggimento Lancieri di Man-
tova e la 7.» squadriglia automitraghà-
trici blindate.
Diaz.
Comando supremo, 10 novembre
Le noatre truppe avanzano verso il
Brenf ero in Val dell'Isargo : hanno
occupato Toblach nella Pusteria e pro-
seguono verso oriente nella Venezia
Giulia. ,
Nella giornata di ieri nessun avve-
niraj^iito guerra.
t # Diaz.
Wilson ai popoli dell'ex Austria.
Si ha da Praga:
„L'ufficio stampa annuncia che il
^residente Wilson ha rivolto ai popoli
iberi dell' Austria-Ungheria un tele-
gramma nel quale dice:
Spero che gli uomini di stato dei
popoli liberi faranno di tutto per attua-
re i critici cambiamenti previsti con
buona volontà e fermezza, prevenendo
ogni violenza, affinchè nessun atto inu-
mano macchi gli annali di questa rior-
ganizzazione dell' umanità, Tali atti
avrebbero come risultato il ritardo
della realizzazione dei grandi ideali
per i quali combattiamo".
La Cronaca
Un sai«to. — L'altro ieri il dott.
Zìliotto ha ricevuto questo dispaccio ;
„Fiume »manda un fraterno saluto al-
l' invitta rocca italica, a Zara redenta.
— Il Capitano di vascello Costa, d'or-
dine del comandante in capo,"
La ftéirata fesBva al Teatro Ver-
di. Il nostro ieatru presentava ^unedj
La platea, i palchi e ii loggione ei ano
gremiti di popolo. Nel palco d' onav e
sedevano il Sindaco Dr. Ziliotto, il
comandante militare, di Zara Felice de
Boccard, i! VaaCtlio Maiteucci
comandante la regia torpediniera 55,
la prima nave d'Italia che approdò
nel porto di Zara, il ten. di vascello
Norman comandante il sommergibile
F 7 ed altri ufficiali.
Le due prime file delle poltrone ed un
palcone erano occupati da una depu-
tazione di marinai.
La festa cominciò col suono della
„Marcia reale" ascoltata da tutti in
piedi tra il piìi vivo, commosso entu-
siasmo ; le squillanti note dell' inno
nazionale risuonavano nella sala quale
inno di liberazione e di libertà.
Poi un coro composto da un nu-
meroso sciame di gentili ed eleganti
signorine e da parecchi valenti coristi,
accompagnato a piena orchestra, ese-
guì con bella fusione e patriottico
slancio r inno famoso di Luigi Mer-
cantini. Oggi più che mai si può dire
che le tombe si scoprono è che i morti
si levano dai loro sepolcri, oggi che
il nostro dorato sogno diventa realtà
e che le catene che ci tenevano av-
vinti si sono finalmente spezzate. Il
canto patriottico sollevò l' entusiasmo
di tutti i presenti - che fecero bissare
l'inno tra le più frenetiche àcclama-
zionì.
Indi prese là parola il dott. Silvio
Delich eh' è qui venuto come inviato
speciale dell' „Idea Nazionale".
F'ffi.ÌBE^'^^M'^t
Roma. Dld^ dbe noi fummo sempre in
cima ai loro pensieri, in fondo ai loro
cuori, e che se noi abbiamo Di^sHto
delle ore tremende, deae soft«rerrae
j|tròci, anch' essi fuorusciti vissero ore
'"'àngosciose «v/'^v^s •'l'"?;;-^
dovcasc piegare la trontc dinanzi ad
un crudo destino. Da questa che sa-
••cbbc stata una immane sciagura ci
salvò il valore superiore ad ogni en-
comio del nostro glorioso esercito, che
Zara, 14 novembre J 918.
ì
SuppleÉiento a ^La Voce Dalmatica*^.
Le condizioni delF armistizio colla Germania.
Sul fronte d'occidente.
_ Cessazione delle ostilità ii?
terra e ip aria sei ore dopo la firma'
dell' armistizio.
2. — Sgombero immediato dei paesi
invasi: Belgio, Francia, Lussemburgo,
nonché dell'Alsazia-Lorena in modo
da essere effettuato entro 15 giorni a
datare dalla firma dell'armistizio. Le
truppe tedesche che non avessero sgom-
brato i territori suddetti entro il ter-
mine fissato, saranno fatti prigionieri
di guerra. L' occupazione da parte del-
l'insieme delle truppe alleate e degli
Stati Uniti dei suddetti paesi seguirà
la marcia dello sgombero. Tutti i mo-
vimenti di sgombero e di occupazione
saranno regolati dalla nota allegata
N. 1, fissata al momento della firma del-
l' armistizio.
3. — Rimpatrio, da cominciare im-
mediatamente e da terminare entro il
termine di 15 giorni, di tutti gli abi-
tanti dei paesi suddetti (compresivi gli
ostaggi, i prevenuti e condannati).
4. -- Abbandono da parte degli
eserciti tedeschi del seguente mate-
riale da guerra, in buono stato : 5 mila
cannoni (2500 pesanti e 2500 da cam-
pagna), 25 mila mitragliatrici, 3 mila
lanciamine, 1700 aeroplani da cac-
cia e da bombardamento (in primo
luogo tutti gli aeroplani da bombar-
damento notturno da consegnare sul
posto alle truppe alleate e degli Stati
Uniti, nelle condizioni e nei termini
fissati nella nota annessa N. 1, stipu-
lata al momento della firma dell' ar-
mistizio).
5. — Sgombero dei paesi della riva
sinistta del Reno da parte delle trup-
pe tedesche. I paesi della riva sinistra
del Reno saranno amministrati dalle
autorità locali sotto il controllo delle
truppe di occupazione alleate e degli
Stati Uniti. Le truppe alleate e degli
Stati Uniti assicureranno 1' occupazione
di questi paesi con guarnigioni che
terranno ^—pHncipaj» parati tlT -payattg-'^'
gio del Reno (Magonza, Coblenza,
Colonia) con teste di ponte ^in tali lo-
calità di 30 chilometri di raggio sulla
riva destra e con guarnigioni che ter-
ranno anche i punti strategici della
regione. Una zona neutra sarà riser-
vata sulla riva destra del Reno tra il
fiume e la linea tracciata parallela-
mente alle teste di ponte ed al corso
del fiume e a 10 chilometri di distan-
za dalla frontiera olandese fino alla
frontiera svizzera. Lo sgombero da
parte del nemico dei paesi del Reno
sulla riva sinistra e sulla riva destra
sarà regolato in modo da essere rea-
lizzato entro il termine di altri 16
giorni, cioè 31 giorni dopo la firma
dell' armistizio. Tutti i movimenti dello
sgombero e dell' occupazione saranno
regolati dalla nota annessa N. 1 sti-
pulata al momento della firma dell'ar-
mistizio.
6. — In tutti i territori sgomberati
dal nemico è proibito qualsiasi sgom-
bero di abitanti e non sarà fatto alcun
danno e pregiudizio contro le persone
e la proprietà degli abitanti. Nessuno
sarà processato per delitto di parteci-
pazione a misure di guerra anteriori
alla firma dell' armistizio. Non sarà
fatta alcuna distruzione di sorta. Le
installazioni militari di qualsiasi natura
saranno consegnate intatte, come pure
le provviste militari : viveri, munizioni,
vestiario che non fossero stati aspor-
tati entro il termine fissato per lo
sgombero, l depositi di viveri di qual-
siasi natura destinati alla popolazione
civile, il bestiame ecc. dovranno es-
sere lasciati sul posto. Non sarà pre-
sa alcuna misura generale e d' ordine
ufficiale che abbia come conseguenza
la svalutazione degli stabilimenti indu-
striali e la riduzione del loro personale.
7. — Le vie ed i mezzi di comuni-
cazione di qualsiasi natura: ferrovie,
vie navigabili, strade, ponti, telegrafi,
telefoni, non devono subire nessuna
deteriorazione. Tutto il personale ci-
vile e militare attualmente in servizio
vi sarà mantenuto. Saranno consegnati
alle potenze associate 15 mila loco-
motive montate, 150 mila vagoni in
buono stato di circolazione e provvisti
di tutti i pezzi dì ricambio ed acces-
sori necessari, nei termini particolar-
mente fissati neir annesso N. 2 e che
non potranno essere superiori a 31
giorni. Saranno inoltre consegnati 5
mila camions automobili in buono Sta-
to entro il termine di 36 giorni. Entro
il termine di 31 giorni le ferrovie del-
l'Alsazia-Lorena saranno consegnate,
dotate di tutto il personale ed il ma-
teriale addetto organicamente a que-
sta rete : inoltre il materiale hecessario
air esercizio ferroviario nei paesi della
riva sinistra del Reno sarà lasciato sul
posto*
Tutt^ le provviste di carbone, di ma^
teriali di manutenzione e di materiale
per vie, segnali, officine saranno la-
sciate sul posto. La manutenzione di
queste provviste sarà a carico della
Germania, per ciò clie riguarda V eser-'
cizio delle strade di comunicazione nel
paese della riva sinistra del Reno.
Tutti i barconi presi agli alleati sa-
ranno loro restituiti. 1 particolari di
tali misure sono fissati nell'annesso N. 2.
8. ^ 11 governo sarà tenuto a se-
gnalare entro i termini di 48 ore dalla
firma dell'armistizio tutte le mine e
dispositivi a orologeria posti sì|i terri-
tori sgombrati dalle truppe tedesche
ed a facilitarne la ricerca e la distru-
zione. Esso segnalerà inoltre tutte le
disposizioni nocive che fossero state
prese, come avvelenamenti e inquina-
menti di sorgenti, di pozzi ecc. Tutto
ciò sotto pena di rappresaglie.
9. — Il diritto di requisizione sarà
esercitato dagli eserciti alleati e dègli
Stati Uniti in tutti i territori occupati,
salvo a pagarne il conto a chi di di-
ritto. Il mantenimento delle truppe
d'occupazione nei paesi del Reno,
esclusa 1' Alsazia Lorena, sarà a carico
del governo tedesco.
10. — Rimpatrio immediato senza
reciprocità, nelle condizioni particolari
da regolare, di tutti i prigionieri di
guerra compresivi i prevenuti e con-
dannati alleati e degli Stati Uniti. Le
potenze alleate; e gli Stat^ Unit%p0^
trano disporne come megTio crederanno.
Questa condizione annulla le condizioni
anteriori circa lo scambio dei prigionieri
compresa quella del luglio 1918 in
corso di ratifica. Tuttavia il rimpatrio
dei prigionieri di guerra internati in
Olanda e in Svizzera continuerà come
prima. Il' rimpatrio dei prigionieri te-
deschi sarà regolato alla conclusione
dei preliminari di pace.
11. — Gli ammalati, i feriti, gli in-
curabili lasciati sui territori sgombrati
dagli eserciti tedeschi saranno curati
da personale tedesco che sarà lasciato
sul posto con materiale necessario.
Disposizioni relative alle frontiere
orientali tedesche
12. — Tutte le truppe tedesche che
si trovano attualmente nei territori che
facevano parte prima della guerra del-
l' Austria Ungheria, della Romenia e
della Turchia devono immediatamente
rientrare entro le frontiere tedesche
quali erano al primo agosto 1914. Tutte
le truppe tedesche che attualmente si
trovano nei territori che facevano parte
prima della guerra della Russia do-
vranno pure rientrare entro le frontiere
tedesche suddette, appena gli alleati
riterranno giunto il momento, tenendo
conto della situazione interna di questi
territori.
13. — Inizio immediato dello sgom-
bero da parte delle truppe tedesche e
richiamo di tutti gli istruttori prigio-
nieri, agenti civili e militari tedeschi
che si trovano sul territorio russo (nelle
frontiere del 1 agosto 1914).
14. — Cessazione immediata da par-
te delle truppe tedesche di qualsiasi
requisizione, sequestro o misura coer-
citiva per procurarsi risorse a destina-
zione della Germania in Russia éd in
Romenia nelle loro frontiere del 1
agosto 19Ì4.
15. 1— Rinuncia ai trattati di
Brest Litowski e di Bucarest ed ai
trattati complementarT.
16. — Gli alleati avranno liberoi ac-
cesso ai territori sgomberati dai tede-
schi sulle frontiere orientali, sia per
Danzica sia per la Vistola, per poter
vettovagliare le popolazioni ed allo
scopo di mantenervi 1' ordine.
Neir Africa orientale
17. — Sgombero di tutte le forze
tedesche operanti nell'Africa orientale
nei termini fissati dagli alleati.
Clausole generali
18. — Rimpàtrio senza reciprocità
entro il termine massimo di un mese,
nelle condizioni particolari da fissare,
di tutti gli internati civili, compresivi
gli ostaggi, i prevenuti e coiidannati
appartenenti a potenze alleate e asso-
ciate, oltre quelli enumerati nell' art. 3.
Clausole finanziarie
19. — Con riserva di qualsiasi ul-
teriore rivendicazione e reclamo dà
parte degli alleati e degli Stati Uniti
a riparazione dèi danni : per la durata
dell' armistizio nulla sarà distratto dal
nemico dei lavori pubblici che posso-
no servire agli alleati come pegno per
il ricupero delle riparazioni. Restitu-
zione immediata della riserva della
Banca Nazionale del Belgio ed in ge-
nerale consegna immediata di tutti i
documenti, contanti, valori (mobiliari e
fiduciari con emissione) attinenti agli
interessi pubblicii^. nei paesi invasi. Re-
s^stituzione dell' oro russo e romeno
preso dai tedeschi e ad essi consegnato.
Questo oro sarà preso in consegna
dagli alleati sino alla firma della pace.
, Clausole navali
20. — Cessazione immediata di ogni
ostilità sul mare e indicazione precisa
della situazione e dei movimenti delle
navi tedesche. I neutrali saranno avvi-
sati della libertà concessa alla naviga-
zione' delle? marine da guerra e mer-
cantili delle Potenze alleate ed asso-
ciate in tutte le acque territoriali, senza
sollevare la questione della neutralità.
21. — Restituzione senza reciprocità
di tutti i prigionieri di guerra della
marina da guerra e mercantile delle
Potenze alleate e associate in potere
ilei tedeschir"'
22. — Consegna agli alleati ed agli
Stati Uniti di tutti i sottomarini (com-
presivi tutti gli incrociatori sottomarini
e tutti i posamine) attualmente esistenti
con il loro armamento ed equipaggia-
mento al completo nei porti indicati
dagli alleati e dagli Stati Uniti. Quelli
che non possono prendere il mare sa-
ranno disarmati del personale e del
materiale e dovranno rimanere sotto
la sorveglianza degli alleati e degli
Stati Uniti. 1 sottomarini che sono
pronti a prendere il mare saranno te-
nuti in stato di lasciare i porti tedeschi
appena riceveranno ordine con radio-
telegramma per il loro viaggio al porto
fissato per la consegna e gli altri al
pili presto« possibile. Le condizioni di
questo articolo saranno eseguite entro
il termine di 14 gjorni dalla firma del-
1 armistizio.
23. — Le navi da guerra di super-
ficie tedesche che saranno designate
dagli alleati e dagli Stati Uniti saran-
no immediatamente disarmate e poi
internate in porti neutrali e in man-
canza in porti alleati fissati dagli Stati
Uniti e dagli Alleati. Essevi rimarran-
no sotto la sorveglianza degli' alleati
e degli Stati Uniti; a bordo saranno
lasciati soltanto dei distaccamenti di
guardie. Gli alleati sceglieranno sei
incrociatori di battaglia, e corazzate
di squadra, otto incrociatori leggeri
(dei quali 2 posamine) 50 cacciatorpe-
diniere dei tipi più recenti. Tutte le
altre navi da guerra di superficie (com-
presevi quelle fluviali) dovranno essere
riunite completamente disarmate nelle
basi navali tedesche designate dagli
Alleati e dagli Stati Uniti, L'arma-
mento militare di tutte le navi della
flotta ausiliaria sarà sbarcato. Tutte le
navi designate per essere internate sa-
ranno pronte a asciare i porti tedeschi
sette giorni dopo la firma dell' armi-
stizio. Le indicazioni per il viaggio
saranno date per mezzo della telegrafia
senza fili.
24. — Diritto per gli Alleati e per
gli Stati Uniti, al di fuori delle acque
territoriali tedesche, di drag^are tutti i
campi di mine e di distruggere le co-
costruzioni poste dalla Germania e (|el-
le quali dovrà essere loro indicato il
sito.
25. — Libera entrata ed uscita dal
Baltico per le marine da guerra e mer-
cantili delle Potenze alleate ed asso-
ciate. Essa sarà assicurata con 1' ocpu-
pazione di tutti i porti, opere, batterie,
difese di ogni genere tedesche in tutti
i passaggi dal Kattegat al Baltico, e
col dragaré e distruggere tutte le mine
e costruzioni entro e fuori le acque
territoriali tedesce; i {iiani ed il sito
esatto saranno forniti dalla Germania
che non potrà sollevare alcuna que-
stione di neutralità.
26. — Mantenimenjto del blocco da
parte delle Potenze alleate e associate
nelle attuali condizioni. Le navi mer-
cantili tedesche che si trovano in mare
sono suscettibili di cattura. Gli alleati
e gli Stati Uniti prendono in conside-
razione il vettovagliamento della Ger-
mania durante 1' armistizio nella misura
riconoschita necessària.
27. — Raggruppamento ed immobi-
lizzazione delle basi tedesche designate
dagli Alleati e dagli Stati Uniti di tutte
le forze aeree.
28. — Abbandono da parte della
Germania sul posto ed intatto di tutto
il materiale di porto e di navigazione
fluviale, di tutte le navi mercantili, ri-
morchiatori, barconi, di tutti gli appa-
recchi, materiale e provviste, di aereo-
nautica marittima, di tutte le armi, appa-
recchi provviste di ogni sorta, nell' e-
vacuare la costa ed i porti belgi.
29. — Sgombero di tutti i porti del
Mar Nero da parte della Germania e
consegna agli Alleati ed agli Stati U-
niti di tutte le ns^vi da guerra russe
sequestrate dai tedeschi, nel Mar Nero.
Liberazione di tutte le navi mercantili
e neutrali sequestrate. Consegna di tut-
to il materiale da guerra ed altro se-
questrato in quei porti ed abbandono
del materiale tedesco enumerato nella
clausola 28.
30. — Restituzione senza reciprocità
lieir porti designaci dagli Alleati e dagli
Stati Uniti di tutte le navi mercantili
appartenenti alle Potenze alleate ed
associate attualmente in potere della
Germania.
31. — E vietata qualsiasi distruzione
di navi o dì materiale prima dello
sgombero, della consegna e della re-
stituzione.
32. — 11 Governo tedesco notificherà
formalmente a tutti i Governi neutrali,
e specialmente ai Governi di Norvegia,
Svezia, Danimarca, Olanda che tutte le
restrizioni imposte al traffico delle loro
navi con le Potenze alleate ed associate
sia dallo stesso Governo tedesco, sia
da imprese tedesche private, sia in
cambio di concessioni definitive, come
esportazione di materiale per costruzioni
navali ecc., sono immediatamente an-
nullate,
33. — Nessun passaggio di navi
mercantili tedesche di qualsiasi specie
sotto qualsiasi bandiera neutrale potrà
aver luogo dopo la firma dell' armi-
stiziio.
Durata delF armistizio.
34. — La durata dell' armistizio è
fissata in 36 giorni con facoltà di pro-
roga. Durante questo tempo, se le
clausole non sono eseguite, 1 armistizio
può essere denunciato da una delle
parti contraenti che dovrà dare un
preavviso di 48 ore. Resta inteso che
1' esecuzione degli articoli 3 e 28 non
darà luogo a denuncia dell' armistizio
per insufficienza di esecuzione nei ter-
mini fìssati, che nel caso di mala fede
neir esecuzione.
Per assicurare nel miglior modo l'e-
secuzion«^ della presente convenzione
è ammesso il principio di una com-
missione d'armistìzio internazionale per-
manente. Questa commissione funzio-
nerà sotto r alta autorità del Comando
supremo militare e navale degli eserciti
alleati.
Questo armistizio fu firmato 1' 11
novembre 1918 alle ore 5 (ora francese).
Firmati: Foch, Weymiss, Erzber-
ger, Oberndorff, Winterfeld,
Vanselew.
Prezzo centesimi 20.
•i , . . • .. • •
ritto a poppa, fra gr^r se-
guito, fissa l'occhio sulla imj^nente
ovazione popolare, sorride, è raggiante
di gioia. Quella maschia^ figura di sol-
dato dalla bella testa leonina, quel-
l'uomo di mare che la notte dei 13
luglio 1912 scrisse una pagina sì glo-
riosa .nella storia delfa marina italiana
con l'audace incursione nei Dardaneiii
a bordo della „Spica", fu vistò dai
vicini commoversi di t^erezza per la
5p<Mitanea attestazione' d'affetto del
popolo festante. jJ
Appena sUrcatò stringe calorosa-
taente la mano al «indaco Ziliotto, che
con accento ićOmnlosso gli dice:
„Eccellènza,
Sono felice di poter ^darLe il saluto
della mia città. Zara aeir ebbrezza che
la riempie per esser^^veauto realtà il
sogno da lei sognato nel dolore, ebbe
anehe F insperata ^ntura dì veder suo
, valomsa ^ei
^tfandó appena spuntava 1' aibk della
Patria più grande, fece più fortemente
p^pitàre d'orgoglio la sua anima ita-
liana.
Eccellenza, io non vorrei altro se
non cjie Ella nelle poche ore che re-
sterà oggi qui fra noi potesse intuire
ciò che passa nell' animo nostro. Sia
il benvenuto 1"
Negli occhi dell' ammiraglio che àvea
ascoltato attentamente le parole del
Sindaco si videro spuntare due lucci-
coni ; la commozione più viva gli spen-
se le parole; non disse che: „Esprimo
tutta la mia gratitudine a Zara fedele
con un bacio", e abbracciato il Sin-
daco, lo baaò con effusione d'affetto.
Quell'atto così eloquente nella sua
semplicità, in quel momento cosi so-
lenne, mise un brivido .di gioia i» tutto
il popolo; fu come il bacio di madre
amorosa che stringa al cuore confor-
tatore la figlia per lungo tempo dolo-
rapite; fu la sanzione più nobilmente
espressiva del radioso avvenire di Za-
ra, ormai per sempre congiunta alle
fortune d'Italia.
II corteo.
Passati in rivista i due plotoni, l'am-
miraglio Millo, con a fianco il Sindaco
Ziliotto e il capitano di vascello Ca~
pon, seguito dal comandante militare
Be<?esrdr 4al comandale Matteuaci,
da uno stuolo di altri ijfficiali, dal
comm. D' Alia, dall'on. Br. Ghiglia-
novich, dal sindaco d'Ancona Felici,
dai consiglieri comunali e da tutte le
rappresentanze cittadine, si mette in
testa ài corteo, per recarsi attraverso
Porta Marina, Calle Largale Piazza
del Plebiscito in Municipio. E un in-
gresso trionfale. La gran massa del
popolo, presa da un entusiasmo inde-
scrivibile, intona i cari inni della re-
denzione fra un subisso di acclamazioni
interminabili all' Italia, al Re, a Millo ;
dalle finestre, dai balconi imbandierati
una pioggia di fiori e di fronde d'al-
loro si riversa sui passanti; l'ammi-
raglio evidentemente sorpreso da tanti
segni di affetto spontaneo a un certo
punto fu sentito dire: „O, ma quanti
fiori ha ancora Zara ?"
Quando il corteo giunge in Piazza
del Plebiscito 1' esplosione del giubilo
raggiunge il delirio : più migliaia di.
cittadini agitano i tricolori, i cappelli,
le mani, cantano il ritornello dell' Inno
di Garibaldi, acclamano di nuovo il
Re e Millo. L'amiKiraglio si volge
presso i ingresso del Municipio a ri-
guai^dare quell' imponente spettacolo
Hi Hltto "TH popolo eh? 1' an7-
«ua iii una collettiva ro.sjr^u? ..
le me più nobili ^-«ari: , • v
viso,'" misto di botiti
ftffiElfil^ corrc un lampo d'intima ^uk ••
che Io inténerisce visibilmente : Zai^ 0
mo
fiera d'aver commosso • un'altra volta
uno dei più prodi marinai dMla Patria.
II ricevimento al Municipio.
Nella sala 4el Sin<laco il vice-am-
miraglio riceve le rappresentanze. N?1
presentergli anzi tutto il consiglio munici-
pale, il Sindaco dice :
„Eccellenza,
Mi onoro di presentarLe il Consiglio
del Comune* di Zara. Scoppiata la
guerra con l'Italia il governo austriaco
10 disciolse perchè pericoloso allo stato.
I consiglieri comunali, consci di non
esserne del tutto immeritevoli, consi-
derarono codesto atto del governo
austriaco come il più beli'attestato
lode che loro potesse-venir rilasciato.
Quando pèr il valoré insuperabile
dell' esercito e della marina della no-
stra vera patria crollò, la nostra tiran-
na, il consiglio comunale si credette
in diritto e in dovere di riassumere il
josto, al quale la volontà del popolo
o aveva chiamato."
E primo suo atto fu d' inviare un
devoto omaggio a S. M. il Re, simbolo
fftri VOgliamò
essere riuniti per tutti i tempi.
E oggi che la fortuna ci consente
d'aver a nostro governatore una per-
sona che oltre ad essere uno dei sol-
dati più eroici è una delle menti più
illuminate e geniali d'Italia, ci sia per-
messo di dire che Zara sente come ha
sempre sentito d' esser la capitale della
Dalmazia e che dove sta Zara deve
stare anche il resto della Dalmazia.
Zara sente che la nostra Patria non è
completa se non sia ad essa congiunta
r intera costa dalmata. Che 'questa sua
profonda convinzione sia anche l'c-
spressione della veritàve che la Patria
Vittorisa potrà avere tutto quanto le
spetta, il consiglio comunale trae il
più sicuro indizio da ciò che il co-
mando nella Dalmazia fu affidato niente-
meno che a Voi, signor ammiraglio."^
S. E. saluta con nobili parole il
consiglio municipale di Zara fedele, di
Zara, che dice la perla della Dalmazia.
„Ai nostri soldati e ai nostri marinai
— soggiunge, sembra di sognare nel
veder realizzato quell'Ideale per cui
gli Italiani diedero e sulle forche e sui
campi di battaglia il lo;-o sangue."
E rileva che, ora, finita la guerra,
la popolazione civile ha il compito di
collaborare cpll' esercito alla grande
opera che T'IlialJa si è prefissar^ ^
Viene ricevuta la rappresentanza del-
la Camera di Commercio con a capo
11 suo presidente, signor Michelangelo
Luxardo ; poi la rappresentanza del
Fascio Nazionale; indi i capi dei se-
guenti uffici: Intendenza di finanza.
Ufficio postale e telegrafico. Capita-
nato di Porto e Sanità Marittima, Uf-
ficio gabelle. Ufficio doganale, Ufficio
dei geometri di evidenza; la direzione
del ginnasio italiano' e delle scuole
reali e il Consiglio scolastico locale.
Vengono anche ricevute deputazioni '
degli impiegati italiani dei seguenti
dicasteri ed uffici: tribunale d'appel-
lo, tribunale provinciale, direzione pro-
vinciale di finanza, procura di finanza,
direzione delle poste e telegrafi e giu-
dizio distrettuale.
Vengono ricevute le rappresentanze
dei seguenti sodalizi ed istituti : Lega
Nazionale, Società del Casino, Società
Ginnastica, Circolo Canottieri „Dia-
dora", Veloce Club Zaratino, Vigili
Volontari ; la direzione del Teatro
Giuseppe Verdi, della Banca Popolare,
del Monte di Pietà e Cassa Agricola.
Al signor A. Bencovich, consigliere
di appello, S. E. esprime il desiderio
se quel dicastero si voglia subito
tcressare per la scarcerazione dell'ex
;1-^gente il Capitanato "distrettuale di
A^benico, Calebich, e dei signori Vre-'
•«kh e Nazor, arrestati a Sebénico per
ordine del governo jugoslavo e poi
tradotti a Spalato e,a Zagabria.
S. E. annunciai poi - co" viva
compiacenza degU' astanti - il P^^os-
simo arrivo del tenente generale Piacen-
tini. Comunica infine assai prossimo 1 ar-
rivo di un grossocanco di viveri,che verrà
xlistribuito.;^tuitamente alla popoia-
zicaie povo-a di Zara. ,
Un' atra grandife manifestazione.
Intanto la enorme folla eromi>eva in
continue acclamazioni a Millo, ali Itaha,
al Re. Dall' alto, tutta inondata di sole,
e in ouel diffuso brillar di colori, la
piazz^offriva uno spettacolo meravi-
glioso. Le insistenti, entusiastiche ac-
clamazioni costringono il vice-ammira-
glio ad affacciarsi al pogginolo ed a
parlare.
E con accento c^mosso si dice lieto
di trovarsi in mezzo a noi, affermando
che così si compie il sogno dei soldati
e dei marinai d'Italia. Ringrazia della
accoglienza di ZIra; accentua che,
dopo questa guert» vittoriosa, nessuno
è più schiavo nel'^otspa'ia terra e che
noi siamo cittadinV di una nazione li-
bera e civile „Vi attende — egli disse
— un avvenire ra^jo", soggiungendo
che l' Italia ha seìS^è riguardato Zara
con grandissima aralHirazione. E chiude
con fervidi evviva a Zara, alla Dalmazia
libera, al Re e alle nazioni alleate che
trovano un' eco viv^^ formidabile nel-
r immensa folla. ^
La visita alla città.
Dopo i ricevimeiài il vice-ammiraglio
espresse il deside;^ di fare una visita
alla città. Ed infatti, accompagnato dal
Sindaco Ziliotto, dagli ospiti e dalle
rappresentanze, paptendo dalla „Piazza
dei Signori" fece un giro per la città
soffermandosi a visitare tutto ciò che
10 interessava, Mosštfo speciale interesse
per la colonna romana in „Campo Vin-
cenzo Dandolo". Poi, passando per la
famosa porta cinquecentesca del Sam-
michieli, si recò n#l Parco della città,
dove ammirò la grande caserma.
Ritornalo poi tn città, passò per
Via Nicolò Tommaseo e arrivò in
Piazza dell' Erbe sempre vivamente
acclamato dalla f|lla. Qui fece visita
al Museo archeol<^ico di San Donato.
11 conservatore di monumenti prof.
Giovanni Smirich mostrò all' illustre
ospite le preziose antichità di questo
museo. Dal mlise<l^ gli ospiti sì recano
ÀUa Basilica Metropolitana.
Alle undici e mezzo, per espresso
desiderio di S. viene celebrata una
messa bassa al Duomo, all'aitar mag-
giore, officiante il m. r. prof. dott.
Ernesto Perich. Monsignor canonico
Carlo Ballarin accoglie S. E. alla porta
del tempio, condflcendolo sino al po-
sto d'onore assegnatogli. ,
11 vetusto tempio offre un aspetto
solenne, quale mp si vide dal cadere
della Veneta R^ubblica. Si ricorda
che, sotto la tavob dell' aitar maggiore,
vennero sepolti, in mezzo alle lagrime
cocenti del pop?)lo, i vessilli di San
Marco, mentre oggi, dopo cento e
vent' anni, le bandiere d' Italia vengono
liberamente spiejg-ate sotto la sacra
volta. Da ogni lo^getta del matroneo
pende un vessillo; tricolore. Ai lati del
presbiterio e su, 'nell' organo, le ban-
diere non si conta^no. La commozione
degli animi è intensa. Udimmo un vec-
chio popolano esclamare, piangendo :
„Chi gavaria maìr pensa de veder ste
care bandiere iti sta ciesa!". Finito
l'ufficio divino, tS. E. col seguito si
recano al palazz<> del governo militare.
II ricevimento delje autorità provinciali.
"Nel palazzo #el governo militare
S. E. riceve i ea^i delle autorità pro-
vinciali : per la Giunta provinciale il
suc^ presidente, dott. Ivcević col vice-
presidente cav. 3imic; per la luogo-
tertenza i signori dott.i Metlicić e Cor-
t«Iazzo; per la Corte d'appello il vice-
presidente Novaković col consigliere
d'appello Depolo; per la direzione
provinciale di finanza il vice-presidente
Vidulich e per la direzione delle Poste
e dei Telegrafi il direttore Tichy col
consigliere Vrecko.
Da informazioni avute, l'ammiraglio
avrebbe detto loro che, secondo le
clausole dell' armistizio, credeva di tro-
varsi su territorio austriaco, occupato
dall'Italia in nome dell'Intesa e degli
Stati Uniti d'America, nientre invece
vi trovò costituito un nuovo governo.
Egli lascerà sussistere le autorità ora
in funzione sotto il suo controllo fino
a tanto che non vengano lesi gli inte-
ressi eh' egli è chiamato a tutelare. La
sua autorità si estende sino alla Planca
e sulle Isole dalmate e Curzolane. Egii
non tollererà alcuna campagna gior-
nalistica italofoba, e qualsiasi atto di
sobillazione 'alla guerra civile verrà
senz'altro represso.
La colazione intima.
Finito il ricevimento, ha poi luogo
a palazzo una colazione intinia, alla
quale prendono parte, oltre all' ammi-
raglio e ai suoi ufficiali, i sindaci di
Zara e di Ancona e l'on. Ghiglianovich.
La partenza.
Sempre secondo il programma la
partenza segue poco prima delle 15.
L' ammiraglio col suo seguito, il Sin-
daco d' Ancona grand' uff. Felici, 1' on.
Ghiglianovich e gli inviati speciaH Maf-
fio Maffii della „Tribuna" e^ Alberto
Cianca del „Messaggero" s'imbarca-
rono suir „Ascaro" che salpò alla volta
di Sebenico.
I rintocchi delle campane avevano
raccolto alla riva nuova una gran folla
di gente che voleva salutare il grande
uomo. E quando 1' Ascaro" si staccò per
partire, la folla proruppe in una pode-
rosa acclamazione all' ammiraglio, al
Re, all'Italia. Ci fu uno sventolio di fazzo-
letti, un agitar di mani e di cappelli
che voleva dire: „torna presto, torna
presto, o ammiraglio". Anche Riva
, Derna e Riva nuova erano piene di
gente, che giubilante acclamò 1' ammi-
raglio al passaggio del caccia.
I teleg'rammi.
Ecco i telegrammi inviati ieri, in oc-
casione della visita del vice-ammiraglio
a Zara :
„A Sua Eccellenza Orlando presi-
dente consiglio. Roma. — Zara ricon-
giunta alla patria oggi acclamando en-
tusiasticamente ammiraglio Millo rivolge
pensiero all' Eccellenza vostra capo
illustre nostro governo che condusse
paese alla totale vittoria reintegratrice.
Sindaco Ziliotto.
„A Sua Eccellenza Sonnino ministro
degli esteri. Roma. — A Voi massimo
assertore nostre integrali rivendicazioni
Zara esultante per la visita ammiraglio
Millo esprime riconoscente ammirazione,
fidando compimento tutte nostre aspi-
razioni. Sindaco ZiHotto."
„A Sua Eccellenza Diaz generale
d'esercito. Zona di guerra. — Al
grande duce che guidò gli eroici sol-
dati d'Italia al completo trionfo, Zara
accogliendo con vibrante entusiasmo
animiraglio Millo manda riconoscente
espressione immensa gioia per la intan-
gibile sua redenzione. Sindaco Ziliotto".
„A Sua Eccellenza ammiraglio Thaon
di Revel. Venezia. — Zara, che oggi
tributò a Enrico Millo rappresentante
gloriosa armata le più festose acco-
glienze, cammossa volge il suo animo
a voi fattore.insigne delle* fortune ma-
rinare d'Italia e infaticabile tutelatore
dei sacri nostri diritti adriatici. Sin-
daco Ziliotto."
La Cronaca
I telegrammi di Zara nelle «rW
ore della esultanza. Ecco il tele,
gramma inviato dal Consiglio MuniciV
pale di Zara al primo aiutante di S. j/j'
il Re. „II consiglio Municipale di Zara
che, ridata all' Italia dopo abominevole
servaggio, bacia fervidamente i fratelli
liberatori, Vi prega di manifestare alla
maestà del Re nostro magnanimo
simbolo della grandezza della Patria
— i sensi di profondo omaggio e di
infinita esultanza dei nuovi redenti
orgogliosi di riviver ia gloria di Ve!
nezia e di Roma.
— A questo telegramma S. M. il Re
ha fatto rispiipdere: „S. M. il Re ri-
cambia con animo grato il saluto della
civica rappresentanza di Zara, inspirato
a fervidi sentimenti d'italianità. Orlando''
Zara a Gabriele d* Annunzio. 11 no-
stro Sindaco spedì ieri questo tele-
gramma a Gabriele d'Annunzio, ..ala-
cre assertore dell'italianità di Zara:
„Zara, rocca di fede, strappata dalle
vigili scolte del mare nostro al ser-
vaggio straniero, nel giorno che l'Am-
miraglio vide volteggiare a_Riva Vec-
chia e in Sant' Anastasia i tricolori
d'Italia, invia Qn memore e ricono-
scente saluto all'Eroe ancora atteso,
al Vaticinatore della patria integrata.
Sindaco Ziliotto".
Sassari a Zara. Ieri sera il nostro
Sindaco ricevette da Sassari:
„All'italianità finora oppressa, per
il vaticinio del genio di Dante, la pas-
sione e la fede di martiri ed eroi oggi
trionfante a Trento, Trieste, in Dal-
mazia, a Fiume, che la grandezza della
patria chiudono ormai nei suoi termini
sacri, manda affettuoso saluto questa
provincia, la quale nel nome e nei fasti
della brigata Sassari si gloria d'avere
eroicamente contribuito alla loro reden-
zione. Il presidente del cons. prov."A/bro.
Un ordine del g-iorno. Il comando
in capo militare marittimo nella Dal-
mazia e nelle Isole Dalmate e Curzo-
lane ha pubblicato :
„Assumo il Comando in Capo Mili-
tare Marittimo nella Dalmazia e nelle
isole Dalmate e Curzolane. La mia
autorità si estende nei territòri ed isole
precisate nell' articolo tre delle condi-
zioni militari di armistizio. L'ammini-
^strazioRe provvisoria rimane, come sta-
bilito dall' articolo sei, affidata sotto
il mio controllo alle autorità locali. 11
vice-ammiraglio nella regia marina ita-
liana Enrico Millo".
Ut onore deg-Ii ospiti si diede iersera
un banchetto intimo al restaurant Gned.
Vi presero parte il Sindaco, il tenente
di vascello Capon, il comandante de
Boccard, il com. Matteucci, il tenente
della marina .Isritannica sig. Anzar, il
maggiore Perlini, l'egregio giornalista
concittadino Forster del „Mattino" di
Napoli, parecchi consiglieri comunali e
cospicui cittadini.
La serata passò fra la più schietta
cordialità, animatissima di discussioni
politiche alle quali parteciparono con
vivo interesse i presenti. A mezzanotte
il cordiale convegno si sciolse.
Offerte. La direzione della „Banca
Popolare di Zara", per il fausto evento
della redenzione di Zara, ha fatto per-
venire a mano del Sindaco cor. 10.000,
perchè siano devolute nel modo che
crederà migliore e cor. 2000 al Co-
mitato per i festeggiamenti.
— Il sindaco di Ancona, grand'uf-
ficiale Felici, con atto altamente pa-
triottico che riconferma tutto l'affetto
di Ancona per noi, ha fatto pervenire
alla Lega Nazionale, Gruppo di Sebe-
nico, la cospicua ofterta di lire 5000.
Direttsre respensabile : Gaetano Fcoli.
Editrice la Tipografia: E. de SekBnfeld ^C».
UmCIO DI CAMBIO
VACUA DEL BANCO DI NAPOLI
Agenzia della Società di Navigazione Servizi marittimi italiani.
\
Un precursore. chi, che questo primo e franco assertore delle nostre ragioni,
; D nostro modesto giornale ebbe questo benemerito predecessore
yn predecessore, un omonimo, la passasse liscia, continuan^
Vi è stata a Zara ^un altra „Vo- do tranquillo le sue meditazioni
ce Dalmatica"v Moveva tondata, e le sue letture in un angolo om-
dcl 60, V^ccnzo Duplancich, uo- broso del pubblico giardino ^
flio di forti studi, poeta gentile Nessuno può, ne deve crederlo
e patriota inflessibile. Oggidì'o- E tanto più ci gloriamo nella
pera sua pare auspicio al fatto nostra umiltà di avere avuto ad
meraviglioso della nostra reden- antesignano Vincenzo Duplancich •
zionc. E la sua vita pare, ed è, e tanto più siamo lieti di fregiare
un magnifico esempio. il nostro giornale col titolo stesso
Ci piace .ricordare brevemente del giornale da lui fondato, in-
che cosa fosse quella prima „Vo- quantochè Vincenzo Duplancich
ce Dalmatica" e chi T uomo che
l'aveva fondata.
Vincenzo Duplancich, che avreb-
be potuto poltrire nell'ozio, o
vivere solitario coi suoi cari libri,
volle scendere nell' arringo poli-
tico al primo affermarsi dei due
non sfuggì alle accanite persecu-
zioni della imperiai regia polizia
e seppe la dolorosa via della fuga
e deir esilio.
La „Voce Dalmatica*', assog-
gettata alle più minuziose e tor-
1 11 . f . tuose disamine, venne segnata dai
partiti che allora si eran formati poliziotti con matite di ogni co-
ncila nostra provinciali autonomo, lore. E contro l'animoso suo di-
divenuto poi il partito itahano, e rettore venne, senz'altro, imbastito
I annessionista, spezzato poi m ^^ processo, con vari capi d'ac-
tnolte fraziom. Vincenzo Duplan- cusa, il più grave dei quali era
cich che per acclamazione di quello dell' alto tradimento. 1 era pur stato eletto de- funzionari della Procura di Stato
ebbero, però, un insolito pudore.
Intuirono che avrebbero commes-
sa una gaffe incomparabile,
facendo. arrestare il Duplancich :
e lo lasciarono a piede libero,
mentre cessava la libertà della
„Voce", semplicemente soppressa.
Il Duplancich vide chiaro il suo^
avvenire. Coli' aria che anche al-
lora spirava, qualche anno di er-
gastolo non gli sarebbe forse
mancato. Preferì di mancare lui
stesso alla citazione del tribunale,
pel famoso processo. Simulò di
sce-
ani-
putato alla Dieta dalmata ^
se neir arringo politico con
mo fiero, e rigida dignità Ai giu-
dizio. Non asservito a cricche
burocratiche, libero nell' animo e
nel pensiero, egli aveva fondata
la „Voce Dalmatica" in opposi-
zione all'imperiai regio „Osser-
vatore", che in quei tempi era
pur troppo r esponente del gior-
nalismo paesano. E le sue prime
armi lucenti furono dirètte a
colpire quanto di retrivo e di
meschino serpeggiava nella morta
gora della vita pubblica.
rinchiuso nella sua biblioteca:
solo suo svago un breve indugio
giornaliero in uno dei caffè della
galleria Vittorio Emanuele. E —
biste cosa! — quando Vincenzo
Duplancich morì, non ci fu nes-
suno dei nostri che l'avesse ac-
compagnato al cimitero, nessuno
che avesse data una lagrima di
riconoscenza su quella fossa, che
racchiude il primo e il più stre-
nuo e preciso difensore del no-
stro idioma e della nostra nazio-
nalità. Solo qui, nel „Dalmata",
Vitaliano Brunelli scrisse degna-
mente di lui.
Al fondatore della prima „Vo-
ce Dalmatica" — primo e gene-
roso grido di riscossa — diamo
oggi reverente tributo. Se nella
regione serena degli spiriti giunge
l'eco, degli eventi terreni — e
perchè non vi ha da giungere ?
— lo spirito di Giuseppe Du-
plancich deve esultare con gioia
di paradiso. La sua Zara — la
città cara ai suoi studi e alle sue
speranze — è oggi ridata, come
egli auspicava, all' Italia. L'antico
sogno del cittadino e dell' esule
è divenuto realtà.
l vigli vii i • i* i • . • -i*
Sulla formola vaga e incompleta ¥} T^^'/fX! \
dell' autonomia, e^i fece rifulgere "t"-®"-®*' dibattimento,
— primo fra tutti i Dalmati —
il raggio solare di un' afferma-
zione recisa^ Egli fu il primo a
proclamare l'italianità della Dal-
mazia. Egli fu il primo asser-
tore del diritto della nostra stir-
pe, chiamala— scriveva — ad un
posto eminente, perchè in essa
sono le più elette facoltà morali.
E^i fu il primo che, nel trattare
la questione delle nazionalità,
avesse avuto il coraggio di scri-
vere: „Riguardando il paese no-
„stro come parte del corpo mag-
„giore a cui sia geograficamente,
„e ddbba essere amminìstrativa-
nmente cosgiunto, colluderemo
»senza titubanza appartenere noi
»alla nasuone italiana, perchè
„alla regione italica fummo uniti
„politicamente , più a lungo e a
„ qu ella regione ci stringono re-
„lazioni intimè ® feiproca utili-
„tà e necessità immutabile. Ar-
„dua e squallida catena di monti
„ci divide dai vicini riòstri, te*
„nuti da noi, per lungo teihpo,
„come nemici, mentre all'Italia
«ci unisce T agevole via dell'A-
„driatico".
Possono credere, i giovani,
che del 60, qui ff Zara, si osasse
impunemente di scriver così ? E
possono^ credere, e giovani e vec-
in una sua villetta agli Scogli. E,
in una serena notte dell' estate
del 63, col favore di un amico,
fuggi in Ancona col bragozzo
chioggiotto „Fedele Zaratino",
del padrone Giuseppe Pagan.
Arrivato, telegrafò, consolando con
tenero affetto la madre, e conso-
lando nel tempo stesso la imperiai
regia polizia — esasperata e af-
fannata nel ricercarlo ~ con
le parole ben altrimenti affettuose :
„Sono qui; se volete qualche cosa,
venite pure a prendermi."
Il Duplancich prese poi stabile
dimora a Milano, ove visse, mo-
destamente, sino al novembre del
1888. Vi visse coi suoi libri e
con le sue memorie, conosciuto
ed amato dai più eletti del suo
tempo, tra i quali ci piace ricor-
dare Alessandro Manzoni, Niccolò
Tommaseo e Pacifico Valussi.
Pubblicò di quando in quando
qualche suo scritto nella „Perse-
veranza", e fu assiduo collabora-
lore della „Vita Nuova" con
poésie e prose assai rimarchevoli
e degne di apparire assieme a
quelle dei più illustri scrittori
d'Italia. Col trascorrere degli^nni
e collo sparire della vecchia ge-
nerazione»" egli si sentì sempre più
isolato, e voile sempre più star
Spunti e appunti.
Voglio farvi la confessione d'una mia
debolezza. To\ viviamo in tempi di
democrazia e di libertà, e ora si pos-
sono snocciolare al prossimcr certi
greti e parlare con franchezza, perchè
il periodo delle orecchie lunghe lunghe e
larghe larghe dei poliziotti austriaci ce
l'hanno tolto d attorno i marinai e ì sol-
dati d'Italia. Dunque, volevo dirvi che ho
avuto anche in passato il vezzo di
sciupar qualche minuto, leggicchiando
nei giornali, persino sugli „avvisi di
quarta*^ pagina che viceversa nella tecni-
ca giornalistica moderna son divenuti
gli „avvisi di terza pagina ultima co-
lonna."
E non mi son mai pentito me-
no d'aver sciupato quei tali minuti
che F altro giorno, quando ci capi-
taron d* un tratto con la posta tre
numeri del „Corriere". Finito di legge-
re il sodo, vo a quella tal colonna per
cui v^ ho confessate le mie simpatie e
ci trovo . . . Dio mio, una ridda di
milioni da metter le vertigini anche ai
Cresi pullulati durante la guerra. La
società Manifatture Rotondi vuole emet-
tere nuove azioni per portare il capitale
sociale da? a 15 milioni di lire; U of-
ficina elettro-ferroviaria di Milano non
s accontenta di 6 milioni, ma ne vuole
la società industriale Eridania va
da 6 a 19 milioni; il Lloyd mediter-
raneo, che ha già 100 milioni intera-
mente versati, emette sottoscrizióni per
altri 85 ; la Banca popolare di Intra
triplica il suo capitale ... e vi taccio
altre due poste minori per non notarvi.
. Ma invece non vi noierà quella che
i nostri vecchi solevan chiamar la
„morale della favola". E quesfè dop-
pia. Anzi tutto che non c'è da
pentirsi neanche a leggere le minuzie
dei giornali; poi — e quest' è il più —
che r Italia troppo spesso guardata co-
me il paese degli analfabeti, degli emi-
granti, dei parolai e degli eroi del col-
tello, ha resistito per tre anni a tutti i
casi avversi, a tutte le mene delittuose
dei nemici interni ed esterni, e dopo il
trionfo delle armi s appresta ora a fi-
gurar degnamente fra le prime e più
civili nazioni del mondo nella gara
nobilissima del lavoro, per la prospe-
Àbbonamenti per ora non si
ricevono.
Un numero cen^^.
Redazione ed AmministmjEl^fr
provvisoriamente nellaTipografia
E. de SchOnfeld.
rità di tutto il suo popolo. È dire
che anche noi siamo' e resterertio Ita-
liani !
La Cronaca
Pel genetliaco di S. M. la Regimi
madre. Mercoledì sera, a festeggiare
il genetliaco di S. M. la Regina Mar-
gherita, la Banda Comunale'percorse,
suonando alacremente, le principali
vie cittadine, seguita da una folla ^
straordinaria, la quale, alle canzoni della
Patria, alternava fragorosi evviva alla
Grande Italia, al Re e all'augusta fe-
steggiata.
La Banda Comunale eseguì, ferma Z
in Piazza del Plebiscito, la Marcia ,
Reale, salutata da entusiastiche accla-
mazioni.
li telegramma^ del capo dello stato
maggiore delia regia marma. In ri-
sposta ad un dispacciò di plauso e di
omaggio, r illustre capo dello stato
maggiore della regia marina, Thaon de
Revel, telegrafò al nostro Sindaco : „A
Zara italiana, nel giorno in cui si fe-
steggia r auspicata redenzione, invio
commosso con anin^o grato 1' affettuoso
saluto mio e dei nostri marinai. Il
capo dello stato maggiore della marinja
Thaon di Revel".
Altri teiejgrammi. Il nostro Sindaco
inviò questi telegrammi:!
Senato Roma. — Al Senato, la cui
anima è tutta vibrante per la grandez-
za d'Italia, Zara fiera ed esultante di
far parte della grande famiglia italiana,
manda un saluto commosso, fidente
che la vittoria magnifica dovuta all' e-
roismo dei soldati ed alla virtù del
popolo tutto segni il compimento dei
suoi destini gloriosi sui dalmati lidi.
Sindaco Ziliotto".
„Onorevole Marcora, presidente Ca-
mera Roma. — Zara che esulta orgo-
gliosa di esser ridata alla patria man-
da un augurale saluto all' assemblea
nazionale, espressione altissima della
grandezza d'Italia, e confida nel san-
cimento delle sacre aspirazioni sulle
dalmate marine dove Roma e Venezia
impressero le orme imperiture^ a che
r Italia madre abbia compiuti con tutte
le sue alpi e tutti i suoi mari i fatti
gloriosi. Sindaco Ziliotto".
„Consiglio provinciale Sassari. Zara
nel gaudio e nell' orgoglio di eàser ri-
data alla patria dopo il lungo martirio,
ringrazia commossa pel saluto vibrante
di italiano sentire che le viene da Sas-
sari, la cui eroica brigata diede cosi
insigne contributo al compimento dei
gloriosi destini d'Italia. Sindaco Ziliotto".
Un altro nobilissimo saluto. La pre-
sidenza del „Comitato di Mestre del-
l' Associazione Nazionale Pro Dalma-
zia" inviò al nostro Sindaco un' arti-
stica cartolina, in cui è disegnata una
bandiera dalmata, fregiata di nastro
tricolore. E vi è scritto : „Agitando ài
vento il bel vessillo colle tre teste di
leopardo, con tutta la foga del nostro
sentimento, lanciamo il grido : „Viva la
Dalmazia '
Il cuore dell' ammiraglio Millo. Ap-
prendiamo che r ammiraglio Millo, con
atto di squisita generosità, che spe-
riamo sarà apprezzato al suo giusto
valore anche dai soliti mestatori, ha
graziato i due colpevoli dell' oltraggio
fatto giorni sono alla bandiera italiàna
a Zaravecchia.
— L'ammiraglio ha pure largito
l'importo cospicuo di 1000 lire a be-
neficio della fabbriceria del Duomo.
I prigionieri italiani liberati dai no-
stri fratelli, in procinto di ritornare
alle case loro, inviano a Zara questo
saluto: »Addio Zara — Ora che U sóle