li DALMAZIA
INTESO AGL' INTERESSI DELLA PROVINCIA.
fc* publica agni Giovedì. Il prezzo annuo per Zara è di fiorini 4y. per semestre fiorini 2; per fuori frane*
li porto fiorini a , per semestre fiorini 2 car. 3Q. Le associazioni
Si,
di a, per associazioni si ricevono in Zara dal proprieta-
rio , fuori da tutti gV ii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta e con
recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarvhi-Rougien
M Giovedì 26 Giugno. 1845-
SOMMARIO.
Storia. — Cenni sul distretto di Tran. — Quadre
mineralogico-geognostico del circolo di Cattarck
— Economia. — Notizie del giorno»
ASSEDIO PI SPALATO nel 1657.
(Continuazione e fine).
Ma urtavano1 turbinosi i venturieri Lesignani
condotti dall'invitto Angelo, stringendo formidabili i.
nemici, e rovinando loro addosso li disordinavano,
rompevano e fugavano seminando stragi e morti;
per maniera che il ribaldone di Bascià spiritava,
vedendo che i poehtssimi di numero si erano pa-
reggiati col valore a grandissimo esercito-, e contra
a suoi tentando ora le minaccie ed ora la grazia,
cercava i diffidati incoraggiare, ì coraggiosi pre-
miare, a tutti promettere presta la vittoria, se essi
valorosi.. Ma le promesse riescivano bugiarde, e il
sesto giorno correva che il fiorito esercito de' Tur-
Chi, venta da'nostri logoro, guasto, estremato con
molta calamità e con giornalieri assalti, in guisa che
stando essi fortemente sospesi dalle percosse rice-
vute, e dalla qualità de' tempi temendo di peggio,
da quella guerra bramavano spiccarsi, poiché vede-
vano le cose disperate, e fuori che una forte resi-
stenza e una cauta ritirata di ogni altro rimedio
ignude. Accresceva questa mala disposizione il so-
spetto grande del numero degli arrivati di fresco,
che si riputava di molto maggiore al vero, per la
fama divulgata, e la condizione della città che po-
tea ad ogni istante dagli aiuti de'vicini essere sov-
venuta. Non così la discorreva il bascià, alle cui
voglie erano di non piccolo momento i due pungenti
stimoli, il veleno dell'ambizione, e la paura dell' in-
famia e del castigo, sicché per non cadere in tutto
dalla riputazione acquistata, dissentiva dal rimanen-
te confortando l'impresar e bravando perseverante
nell'armi, affidato, che la prosecuzione del tempo
dovesse partorire miglioramento. Ma la fortuna che
avversa gli soffiavar fallì il suo disegno, riempiè di
terrore e discordò gli animi a lui più affezionati al-
l'arrivo* di Antonio Bernardo provveditore generale
in Dalmazia, che- con la sua gaìera e cinqae bar-
che armate, comandate dai- senato, per aiuto ve-
niva. Il qual augmento fu di sì grave e pernizioso
momento ai Turchi, che non volendo giuncare la
fortuna della libertà e della vita in altri fatti d'ar-
mi, prudenti, per le cose occorse, si volsero a ro-
moreggiare l'ostinatezza del bascià di campeggiar
Spalato, certo di scavare a' suoi la tomba, per sa-
ziare la sua superbia ed ambizione. Il quale veden-
do' che la sua volontà venia contrastata, e che non
ci era mezzo a riuscirci ad onore, empì di queri-
monie gli uomini e Maometto, che tanfalto l'aveano
condotto, per precipitarlo* con più notevole rovina,
e forzato per ammorzare la fiamma del malcontento,
si restrinse co'suoi capitani, e furono a ragiona-
mento del come distogliere la sopravvegnente tem-
pesta.
Dopo molte ragioni occorse fermarono,, vinti
dalla disperazione più che dalla forza, d'ùnponer
fine alla loro costanzar disassediando la città, e vol-
gendosi all'industria, raccozzate le truppe, partirsi
iKiscostaaiente a. notte serrata, per non toccare al-
tre piaghe, se inseguiti. Infatti la notte in mezzo
LA DALflAZIA
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
Sì publìca ogni Giovedì. TI 'prezzo annuo per Zara è di fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori franco
di porto fiorini 6, per semestre fiorini 2 car. 30. Le associazioni si ricevono in Zara dal proprieta-
rio , fuori da tutti gì ii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta e con
recapito, alla estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier.
M il- Giovedì io Luglio. 1845-
SOMMARIO:
Letteratura. Osservazioni Critiche. — Storia. 1 pa-
dri conventuali in Sebenico. — Pier Alessandro
Paravia — Industria. — Quadro mineralogico-
geognostico del circolo di Catturo. — Cernia bio-
grafico. — Varietà.
LETTERATURA.
Osservazioni critiche.
(Continuazione e fine').
Dicono gli Accademici della Crusca : Nel caso
retto la per ella, come le per elle, non pare assolu-
tamente da usarsibenché o per incorrezione di te-
tti, o per fretta di dettare, se ne leggono forse al-
cuni pochi esempii di scrittori autorevolied affer-
mano pure la stessa cosa, in parlando del pronome
gli posto in luogo di egli. Ma il Monti da quell'ele-
gante ed erudito scrittore eh' egli era, ebbe evidente-
mente dimostrato (Prop. T. 3. p. 1.), che a torto si
condanna questa aferesi dagli Accademici, e coll'au-
torità de'classici alla mano, fece eziandio vedere, che
ne è frequente l'uso appresso i Commici ed i Novel-
lieri ecc. ; e che destramente adoperata, si porge con
grazia nel parlare rimesso : dalla quale osservazione
si può inferire, che ove trattasi di stile grave, non si
vuol seminare questa figura a capriccio; avendo Io
stesso Monti (op. c.) avvertito, che il luogo ed il
tempo d'usarla, nel caso di cui parliamo, dipende da
quel dilicato sentire, da quel pronto ed istantaneo di-
scernimento, che precorre la riflessione, e chiamasi
gusto intellettuale. Ora per mostrare quanto spesso
e quindi male a proposito si adoperasse questa afe-
resi nell'operetta in discorso, noi faremo un breve
confronto tra la mole di essa, e quella del Deca-
merone, onde più chiaro risulti l'uso soverchio di
questa grammaticale figura. L'operetta ha 1860 ri-
ghe, che avuto riguardo al sesto del volume in 8.°
gr., formano pag. 62 di scrittura. II Decamerone
del Boccaccio voi. 5, ediz. Vitarelli Venezia 1813,
conta faccie 1358; dunque l'operetta è minore del
Decamerone di pag. 1296 circa. E se aggiungi a
tutto ciò che l'argomento dell'operetta, per essere del
genere storico, dee vestirsi di stile grave, farà me-
raviglia in vedere, che l'autore in 62 faccie di te-
sto, si servì, se non erro, di gli per egli dieci volte,
di le per elle nove volte, e di la per ella ventuna vol-
ta. Ov'eziandio è da avvertire, che i pronomi ella
ed elle, scritti per intero, non fYirono in tutto il cor-
so del lavoro usati dall'autore giammai, ed io credo
a solo fine, che lo stile ne riescisse più stringato, e
più brusco. All'incontro il Boccaccio, che così spes-
so si compiaque abbellire i suoi scritti delle grazie
le più care dell' italico idioma, in tutto il Decamero-
ne, la più perfetta delle sue opere, adoperò, se non
fallo, gli per egli sei volte; e la per ella, e le per
elle, eli' io mi sappia, non usò giammai, quantunque
per la qualità dell' argomento, spesso gli era forza
di vestire i concetti con istile rimesso. Se dunque
questo sommo scrittore e sovrano maestro in fatto di
grazia e di leggiadUa del sermone, fu parchissimo
nel servirsi di questa grammaticale figura, noi con-
LA DALMAZIA
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
Bi publica ogni Giovedì II prezzo annuo per Zara è di fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori francar
di porta fibrilli 6, per semestre fiorini 2 car. SO. Le associazioni si ricevono in Zara dal proprietà-
rio, fuori da tutti gl'ii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta e con
recapito alla, estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier..
M 14» Giovedì 3i Luglio. 184&-
SOMMARIO.
Riditi. — Letteratura straniera.
Economia.— Varietà».
Industria.
IL MUNICIPIO DEI RIDITI PRESSO SEBEXICCL
(Continuazione").
L* epigrafe dei Riditi ci fa conoscere nei due
Rutilii due distinti personaggi fra gli ottimati dèi mu-
nicipio loro. Portano prenome, nome e cognome, se-
condo le costumanze romane, e non erano cittadini
romani, perchè non e loro indicata veruna delle tren-
tacinque tribù, ad una d'elle quali erano ascritti in-
dividualmente tutti quelli che nati erano cittadini ro-
mani , e quelli che ottenuta aveano,. se stranieri, la
romana cittadinanza.
L! ommissione della tribù ci dà prova sicura,
che non avevano acquistata questa distinzione, per
que' tempi segnalata, perchè elevava la persona al
pien diritto del jus qiMritium. Ne si può ragione-
volmente supporre che ne sia stata trascurata F in-
dicazione, come non la fu nell'iscrizione di Tito Fla-
vio Agricola; giacche la onorificenza la più impor-
tante che un romano od uno straniero potea ottenere,
ella era il poter dirsi romano cittadino. Conosciamo
dalla storia e dalle lapidi, che nei progressivi tem-
pi delPimpero venne accordata la cittadinanza ro-
mana ad alcune colonie e municipii provinciali ; ed in
questo caso tutti i cittadini ne. acquista vano xin pien
diritto. Pria di questa data "usavano i Romani ac-
cordare l'onore della loro cittadinanza a quei per-
sonaggì qualificati, i quali scelti dal corpo dei de-
curioni dèlie curie provinciali, fungevano il supre-
mo magistrato della città loro, com'era*! duumvi-
rato dei due nostri Rutilii. Non essendo essi detti «el-
la iscrizione coli'indicazione della tribù romani cit-
tadini; possiamo a tutta ragione presumere, che là
Fapidè sia anteriore di età a questa romana costitu-
zione. Stabilito non senza un qualche gradò di pro-
babilità che il monumento dai Riditi • eretto ai due
Rutilii, s'egli non è dell'epoca della repubblica, pos-
sa" dirsi dei primi tempi dell'impero; ne viene che
questa città municipale esistesse ben prima dell'età
degl'imperatori, e prima dell'arrivo de' Romani a
quelle terre; giacche la non si può dire di romana
origine, intendo di origine coloniale-
Or. vediamo quali lumi possiamo raccogliere,
progredendo nell'esame, onde fare una sana conget-
tura sulla durata di questo municipio. Io .non dirò
per ora ch'esso fosse esistente all'epoca in cui scris-
se l'Anonimo Ravennate, il quale visse nel secolo
settimo per testimonianza di Placido Porcheron (ex
edit. Placidi Percheron, Paris 1688. — Graberg
de Hemso. La Se and. veng. p. 2i6, Lirutti ec. i.
25.), ma sarà al certo permesso il credere che ai
tempi di questo geografo, se era smantellata ed e-
guagliata al suolo la città dei Riditi dall'incursioni
desolatoci dei Barbarir ella fosse da poeo tempo e
ne/osse viva la memoria* Il contesto della seconda
epigrafe ci assicura che non prima, dell'epoca di
Traiano, il quale regnò dall'anno 98 sino all'anno
117 dell'era volgare, sia stata eretta questa lapide
onoraria a Flavio Agricola. Questo imperatore ha
istituiti i curatori delle colonie o municipii; e dopo
; APPENDICE.
J ' r, »
Listino di commercio e di navigazione.
SI PUBLICA jDI QUINDICI IN QUINDICI GIORNI
M 6 Giovedì 7 AgOStO 1845.
TABELLA dei prezzi mecfri corsi nelle piazze di
W
"dal 22 luglio ai 6 di agosto NB. f prezaiTp Zara sono — 0 - - ^
di Sebenico f»er giugno,
di Spalato dai 6 a tutto 19 luglio,
di Ragusa dal 1 al li luglio.
* di Cattaro pel mese di giugno.
Arena schjetta k ....
» »pittata * ...
Ceci . . . .. • •
Fava
Fagiuoli esteri bianchi . . •
Formentone ... ...
Frumento territoriale . . •
„ estero
Legume grande
» piccolo
Lente »
Miglio ...... *>. •
Orzo schietto
» fermentato .....
» segalato ......
Patrizzo . . »
Piselli . .
Saraceno Segala . . Sorgo . .
Spelta schietta
M segalai«
forme ntata
seconda qualità
Aquavita schietta di prima qualità- . .
« seconda qualità id.
55 lavorala •
Birrfjdi Zara
« estera
Olio di oliva ,
Vino di prima qualità •
55 seconda qualità . . • • *
,n contado al minulo . y • •
Fi#o
Miele
Lana .
Biscotto
* 51 di Trieste ....
Baccalà .
Butlirp cotto
Caffè d'Avana
„ S. Domingo
„ Rio •
Fior di frumento foresto di prima qualità .
55 seconda qualità.
Fior di frumento con semola
della provincia . . . .
lì del mulino a vapore . .
Formaggio del suolo
5» parmegiauo . , .
'al minato
id.
id.
id.
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id.
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id. ià.
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id.
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id.
Aceto di prima qualità al bar id. •
id.
id.
id.
id.
id.
id.
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id.
all'oka
id.
id.
d'Ancona .... » cento funti id.
id.
id. id.
id.
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id.
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id.
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id.
Zara
fior.
4 20
4
i4
6
948
19*120
4, 3 5o
4 4o
7 , b 25
55
1Sebenico
fior.
3o
3o
Spalato
fior. k. h
4o
4o
3 3o
1
16
22
i3 3o
26 40
Bpgusa
fior. k. 4
3 20
2 35
25
16
27
Catturo
Pirosiegue ei quindi narrando come cotesto a-
vevagli rapiti i primi libri della sua opera, senza
speranza di più riaverli, per cui era stato obbliga-
to rinnovare la fatica ponendovi maggior solerzia*
La risposta poi dell'amico arciprete palesa il
suo rincrescimento [per lo praticatogli* furto , e lo
stimola inoltre a rendere publieo colle stampe il suo
lavoro. Da ciò si riconosce dunque fra essi un le-
game di amicizia, e di scambievole persuasione. Puo-
tesi pertanto con molta probabilità dedurre, che nel
cozzo delle opinioni, le sue fossero quelle del sa-
cerdozio per Roma, non conformi alle concepite da
coloro che reggevano in que'tempi i nostri destini;
sostenute forse anco poi con soverchia alacrità, e
poca prudenza, per cui si attirasse lo cruccio dei
dominanti, quindi la pena del bando. In tale disav-
ventura avvolgevamo dunque o il carattere che al
nazionale troppo attenevasi, o la tristezza delle cir-
costanze fatali sempre per anime ingenue sottopo-
ste alla malignità ed alla invidia o tutte due queste
cagioni. Egli poi celonne il motivo persuaso del det-
to di Tacito:
Domestica mala tristitia operanda.
Ma riponiamoci in cammino.
Nel libro primo indaga lo Zavoreo l'origine
dei popoli illirici, le confinazioni delloro regno, i
dominatori di esso. Dimostra l'orgogliosa condotta
di Teuta, la punizione severa inflittale dai Romani,
la prigionia di Genzio^ l'estinzione del suo regno.
Cerca stabilire i limiti della Dalmazia, la derivazio-
ne del nome, le vicende guerresche nel suo seno
sostenute, a cui non isdegnò l'eroe di Azio farvi
parte.
Ma caduto l'impero occidentale, al fiottò dei
barbari la Dalmazia inondata cede agli Ostrogoti il
dominio. Battuti questi, le città marittime ubbidisco-
no agli imperatori di Oriente. Nulladimeno Zara,
chiamata la ricca, la forte al pari di Salona, viene
con questa distrutta. Teodorico il più illuminato? ed
«mano tra barbari, resta signore della Dalmazia;
ma Mundo e Costanzo tolgonla da tal giogo per ag-
gravarla del bisantino.
. Passando al secondo libro, narra l'invasione
de'Vandali e dei Slavi sotto Maurizio nel 583, la
diversità de' due popoli, la loro barbarie nel disastra-
re queste contrade.
Principia con Solimiro il regno degli Slavi.
Rodimiro nel 678 demolisce Salona, e Saverio che
difendevala, è costretto a ripararsi in Spalato. Ma
l'impero d'occidente dalle sue ruine risorge, e Carlo
Magno, in cui riviveva l1 anima di Traiano, novella-
mente lo fonda. Donato e Pietro conte di Zara per
la Dalmazia giurangli fedeltà; ma Niceforo impera-
tore in Oriente poco stante la riacquista.
L'ardire dei Narentani, le molestie dei Sara-
ceni, obbligano i dalmati ad implorare la veneta
protezione. Pietro arcivescovo di Spalato^ ottiene da
Clemente III de'privilegi, ed il racconto sul propo-
sito ha qualche piacevolezza. La maniera di giudi-
care dei bani, il carattere di alcuni re slavi, la spe-
dizione di Pietro Candiano doge dì Venezia spento
in uno scontro sanguinoso coi narentani, e le sue
ceneri trasportate a Grao in succinto < racconta. Ma
finalmente vedesi la Dalmazia soggetta a'Veneti al-
l'infuori di Lesina e di Curzola sotto Orseolo, ca-
dendo anche coteste dopo prove di reciproco valore.
Sembra eh' ei- sia di avviso non essere stata
giammai la Dalmazia marittima soggetta propria-
mente agli Slavi.
Tocchiamo ora il terzo lihro.
Chiama egli in prima la parte inferiore della
Dalmazia, Croazia bianca. Poi di Polimiro favella, sui
allargati confini di Ragusi; sul dono di Stefano alla
medesima di Breno e di Ombla, trattenendosi di quel-
le rive bagnate dal fiume.
Nell'anno i058 Cresimiro viene da Ottone do-
ge" di Venezia, battuto presso Zara, e venuto con
lui agli accordi, fu al primo data Belgrado ora Za-
ravecchia, ove il re edifica la chiesa di san Giovanni
Battista, fa largizioni all'abate ed ai monaci, e li as-
solve da qualunque obbligo di contributo verso i ba-
ni, e gli altri magistrati. L'atto veniva esteso alla
presenza di Mainardo, delegato apostolico, e non
ismarrito ancora. La Dalmazia all'ombra dell'egida
veneta riposava. II rinvenimento del corpo di saA
Grisogono in Zara lo fa nell'anno 1046 sotto il ve-
scovo Andrea. Alla morte di Cresimiro sale al trono
Zvonimiro devoto al romano potere. Ei s'impossessa
di Zara, cacciandone Orso Giustiniano rettore. Mo-
stra incertezza però se un tale fatto avvenisse sot-
to un simile re, o sotto Salomone. Sembragli certo
però che Domenico Silvio accorresse a ritorglierla,
come accadde, piegando le altre città, tutte della co-
stiera sotto il medesimo destino.
Qui espone un fatto alquanto faceto, che tie-
ne rapporto alla liturgia slava, che noi renderemo
fedelmente, onde temperare l'aridità della materia, e
far conoscere l'ignoranza ed i costumi di quell'età.
Allora un certo sacerdote forestiero, dice} per
nome Vulfo, capitato dalla parte della Croazia, uo-
tizii imbrattato, ma d'mgega^réafo e penetrante.
Volge verso Zara, e se ne imijidron&ce con il re-
stante della Dalmazi»} f^ritaoibvl in quella ca-
pitale la chiesa di santa Marilù
Tale «tnt|i bob soffrona i veneziani, ed a la-
trarla spediscano Oiflelkfb Faller cori poderosa ar-
mata navfclew M&sà pertanto alla vela, afferra le
spiagge di ^£àr*if?e&e la riprende ed in un medesi-
mo tempo tutte la Dalmazia.
* Cotonano ritorna alla pugna sotto le mura Hi
$G«®% ;f nel conflitto rimane estinto Ordeìafo. L'os-
«j^um&jiella piazza è maggiormente stretta, e eolla
fetidiaAiòne del santo vescovo Orsini ella cède senza
tìperto spargimento di sangue. Orgoglioso il re per
•Ma .vittoria si unì con il prelato, passò per Sebeni-
oo, «ve nel epitelio di san Michele, ora di sant'An-
f*% udiva fa 'messa del santo, 'al quale dice, che
* spendeva una colomba sul eapo del celebrante, ve-
'ifeìteì ^dal re. La Dalmazia riconosce il re d'Unghe-
ria per sovrano protettore.
^Stfefeno salito al trono per la morte di Colo-
mano, rafforza i presidii delle città contro le vene-
te sorprese, ma con niun giovamento. Domenico o
Vitale Falier riacquista Zara, parte delle mura ver-
so il mare smantella, e duecento nobili conduce m
" lo. » . .
Attenete le altrè città, domandano Sa protezio-
ne! e 1* !l%sa da Emanuele imperatore di Oriente;
«a questa «aitile riesce, perchè faon sostenuta dalla
fotfiSa. ?'i fc'>:<'„ , r . *
Provocata da sdegno Zar®, sentendo che fl suo
metropolita ài voleva dipendente d^l patriarca di Ve-
nezia, ricorse a Bela III e contro i veneti rivoltossi.
Accorre fianco Bandolo Co' Crociati, e la disastrano,
f»iaiendo inoltre i cittadini fuggitivi che infestavano
il mare. Nasce il riconciliamento col patto per parte
'idèi zara tini, di contribuire toentfe pelli di coniglio,
itì' Conoscere la supremazia patriarcale. L'autore
.•pérèi accorda il solo primato della Dalmazia all'ara
eìvefedapte di* Spalato, appellando usurpo la pretesa
4el Palri«roa)tTpke gli veniva sempre oppugnata. Ma
Bela IV battuto ed inseguito dai Tartari, trovandosi
iti gronde tfta^si ripara in Dalmazia, ne stiman-
dosi ancora ^itìv4 sicure, fugge nelle isole. Lascia
le Ite* sue figlie 'Margberita e Catterina a Clissa,
posseduta i* allora Templari. Mooiono quivi pe-
rò le stesse, e l%lor# spo^e sono reeate a Spala-
to, e riposte sopra là ^ta della chiesa di san Doi-
nio con iscrizione 'che* il fai fb accerta.
1 Tartari si altòtitanano. Bela è accolto da
fratelli Subiqh conti> di Bribir cojo riverenza ed re-
more. Per compenso di fedeltà dona ai templari Se-
benico, e tale donazione veniva convalidata d'Ales-
sandro IV. Ricusano però gli abitanti di sottomefc-
tervisi, facendosi forti fcol privilegio di libertà con-
cesso loro da Stefano. In Me occasione chiama co-
testa città insigne e di molte comodità abbondante,
per cui non le riuscì malagevole ottennere di poi il
vescovato da Bonifazio Vili.
La quinta ribellione di Zara da Raniero Zeno
sopita, come poco stante l'altra avvenuta, quando «I
Tiepolo suscitavala in Venezia, narra. Dalmisio dì
nazione spagnolo, condottiero pe'veneziani, viene a
sedarla. Penetra in Zara, indi tradisce, poi cala
gli accordi, e ritornando alla capitale patisce nau-
fragio. La città riconosce nuovamente la sudditanza
veneta. <•
Entriamo nel quinto ed ultimo libro.
Espone ei il trionfo di Ladislao sopra alcuni
regoli della Dalmazia e Croazia, domati colla forza
e col timore. Passa ai sanguinosi rischi incontrati da
questo principe, adorno di fisiche e morali qualità.
A cotesto vogliesi Zara, e per la settima volta fa
rivoltura. Marco Giustiniani la cerchia con armati
per mare e per terra, ed all'estremo è condotta. Lo-
dovico corre a soccorrerla, ma senza prò; perchè
le bisogna del suo stato lo astringono ad abbando-
nare l'impresa. Cede finalmente ed i vincitori vene-
ziani la mettono a sacco, e traggono molti statichi.
Ardeva la guerra in Italia, ed i veneti domi-
mi venivano dagli Ungheri in gran parie occupati.
Sono perciò richiamati tutti i presidi! delia Dal mar-
zia, la quale veggendosi esposta a straniere ostili-
tà, riconosce Lodovico, ed a sua divozione vanno le
città di Zara, Spalato, Traìi, Sebcnico e molte Ca-
stella.
In questo mezzo sommossa la plebe di Sebe-
nico ne caccia i nobili, i quali poscia per opera di
Zech bano della Croazia e Bosq.8, con dolcezza mi-
sta a rigore vengono fatti rientrate in città. La pa-
ce di Treviso tranquilla l'Italia veneta. Contrasta-
vano con ferocia Ragusa e éattaro, quando nel
1378 Vettor Pisani veniente dalla Puglia con copia
d'armati, approda su que'lidi. Caccia gli Ungheri da
Cattaro, saccheggia e ruina Sebenico, restandovi sol-
tanto inespugnata la rocca. Lodovico estinto lascia
dolente il popolo, a Maria il regno sotto la reggenza
della Madre Elisabetta. Maria si unisce in matrimonio
con Sigismondo figli&Jdi Carlo IV. Le nuove dis-
sensioni tra Cattaro e Ragusa vengono calmate da