Bi* a^ara Oeniiaio IS®3. Aisno IV«
Prezzo d'assofiazione in valuta aastriaoa per
Zara: per lui anno fiorini S; [ler sei IUPS^ì fiorini 4;
per tri" mesi fiorini 2. l'el riniaiiunte delia Provincia
a fuori: per un anno fìoriiii 9; per sei ines^i fiorini 4
soldi óO; per tre mesi fiorini 3:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, fran-
che del porto-posta.
Giornale polUìco-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
poetali, tiidirii-oim in /j tni a Vitu'eiizii iJiiplune cii Ke-
dattore della Voct- Palliiatii-a. e »li abbuonameiiti. ai
negozi! liljrarii dei sijiiitiri tratt ili Battara e Pietro
Abelieti. ('li ;!\\i>i di S iiisee <-i'siaiio I llori:io. e ojni
linea di più soldi ti. (as.>;a di finanza resta a e.trini
di'l eornmitieme. l'ii ininieio t-epnrato costiv soldi iO
Parole proniiiiciate dal podestà di Spalato D.r
Bajanioiiti nella tornata del consigiio municipale
del 12 corrente pella nomina del suo successore. *)
Da tre giorni, o Signori, ho compiuto il mio
triennio di gestione. Se oggi appena, e non qualche
tempo prima, io vi chiamo ad eleggere il mio suc-
cessore, potete ben crederlo, non fu vagliezza di
sedere sopra una scranna onorevole assai, gli è
certo, ma non soffice del paii. - Le spina del mio
incarico, particolarmente ne' tempi che corrono,
son gravi ; ed io forse n' ebbi ad incontrare più as-
sai che non ne avessi aspettate. Accenno a ciò,
non già a muovere lagni, ma a giustificare il ri-
tardo. La mia lunga assenza alla capitale, i pro-
getti (di cui alcuni della massima importanza) fe-
licemente incamminati, la coscienza di godere sem-
pre la vostra fiducia, eccovi di quello i motivi.
Oggi adunque, o Signori, io dovrei esporvi il
riassunto della mia gestione : nel discorso inaugu-
rale tenuto nello aprire le publiche sedute muni-
cipali io vi parlai di quanto, sorretto dall'intelli-
genza e dalla affettuosa e indefessa operosità de'
miei onorevoli colleghi, mi fu dato di compiere a
vantaggio del nostro comune. Ned ho che aggiu-
gnere alle cose allor dette ; rimarrebbemi adun-
que di esporvi 1' operato nostro negli ultimi sette
mesi di gestione. Se non che, da oggi al dì in cui
venisse approvata dall' eccelsa autorità superiore
la nomina di colui che oggi sceglierete a capo di
questa vetusta città, passerà un tempo, il quale,
senza dubbio, non trascorrerà indarno per noi.
A quant' oggi potessi dire dovrei aggiungere, quale
appendice, una ulteriore esposizione : epperò credo
miglior consiglio di attendere quel tempo a pren-
dere congedo da Voi, o Signori, le cui cure af-
fettuose e la inimitata fiducia mi rimarranno mai
sempre il più dolce conforto pei patiti dolori, dol-
cissima reminiscenza de' miei giorni più cari.
Dissi più cari, perocché ho la coscienza di non
aver demeritato della vostra fiducia e di aver
compiuto i doveri assunti fino a quel punto che
Parole pronunciate un' ora prima che il piroscafo por-
tasse a Spalato il numero 4 della Voce Dalmatica.
APPENDICE.
Di F. Mazzoleni all'Avana.
Zara 21 del 1865.
Ci gode grandemente 1' animo nel leggere che
facciamo le molte succedentisi notizie, che ci danno
relazione de'noveUi allori che va cogliendo il ce-
lebre nostro compatriota in quella vasta metro-
poli w tanto più grate, in quanto che confermano
ciò cl'^ -di lui prenunziammo, lorchè abbiamo avuta
be|^^'entura di udire le meraviglie di quel
suo c^^rapitore, nell' accademia del 20 luglio
passato. — Tutte le vibrazioni di
tante
che
^utte le stonazioni, e, possiamo an-
nitriti e i barriti della rea esecu-
poclie opere, che ci faron date dopo
iitivi pure e il crocciare, e i mia-
attuali vaudeville (per i quali
a, che, in grazia della sua grazia,
Ila attrice signora Pomatelli), tutto
icuotersi e sconvolgersi in mille e
[leir elastico fluido che costituisce
^mostro teatro, pare non abbiano au-
lo potea consentire la pochezza delle mie forze in-
tellettuali; ben oltre a quello che la mia debole
salute avrebbe dovuto permettere : dissi più cari,
perocché il tenerissimo e non mentito affetto, di
cui l'intera città mi die' sì splendide prove e gli
onori, maggiori d' assai a quel po' eh' i' feci, che
ella sparse a larga mano sul mio capo, non po-
terono a meno certamente, per quanto io fossi a-
lieno ad ambizione o vanità, di commuovere dol-
cemente le fibre del mio cuore.
Dirò qui solo come nel discorso che riassumeva
la nostra gestione fino al 9 giugno dell'anno de-
corso avessimo accennato come si fosse nostra in-
tenzione di rivolgere unicamente il pensiero alle
opere di già incamminate senza pensarvi a nuove,
e verso a quelle difatti e non ad altre ogni no-
stra cura vogliemmo. — E mi è dolcissimo con-
forto, 0 Signori, di potervi annunziare alcune di
quelle essere di già interamente compiute, altre
già in corso d' opera e bene avviate, altre infine
iniziate assai meglio che non fossero state le no-
stre speranze. — E fra queste mi giova ad alcune
particolarmente accennare.
I nostri sforzi per la più grande delle idee,
quella della ferrovia da Belgrado a Spalato, il
cui progetto non abbiamo la vanagloria di procla-
mare nostra scoperta, ma'alla cui attuazione ab-
biamo dedicato ben più che non sieno due sem-
phci linee di un indirizzo di forma, sono fino ad
ora coronati dalle più lusinghevoli speranze. - La
grande importanza di quella linea fu finalmente
compresa dal senno del Gabinetto di Vienna, e
particolarmente Sua Eccellenza Rechberg se ne
mostra altamente interessato. Nei colloqui avuti
coir Eccellenza Sua ebbi ad assicurarmi che non
le erano vane promesse, quaU talvolta gli alto-lo-
cati usano gettare alla povera plebe ond' essa, va-
gamente illusa, abbia che a distrarre la propria
attenzione e non mordere i polpacci delle nobih
gambe. ~ Li una parola parmi, o Signori, di po-
tervi assicurare sulla lealtà delle intenzioni del
Gabinetto di Vienna. E la concessione della hnea
corrente il territorio austriaco, e le prestazioni
potenti, a me note, verso la Subhme Porta per
Cora distrutte le soavi onde sono remosse da quel-
l'egregio, col canto della elegante ballata di France-
sco I di Francia ^Qaosla o que'la per me pari sono„
e con quello della sublime perorazione del duetto
fra Olello e Jago alle parole ^ Morrò, ma vendi-
cato; sì dopo lei morrò,,, per cui, ripensando a
quella memoranda sera, tu ne odi ancora i me-
lodiosi, incantevoli suoni librati in sull' aria, far
eco nel tuo petto e commuoverti potentemenie l'a-
nima. Che se un qualche professore di fisica, a-
vesse alcunché a ridire sulla possibilità di questo
fatto acustico, ne faranno piena ragione, anche
senza che ne sappiano troppo di psicologia, cui
veramente il fatto pertiene, ne faranno piena ra-
gione coloro, a' quali, messa da parte ogni spe-
culazione metafisica, chiederemo qual tremito pro-
vino in cuore, allorché, trovandosi in quel recinto,
si risovvengono di quelle frasi, emesse da quella
voce, con queir accento, con quella grazia, o con
tanta passione, con tanta poesia e potenza dram-
matica da quell'artista! Ma veniamo agli articoli
su accennati, da' quali ci corre obbligo di trarre
almeno parte de' brani che lo riguardano, per far
noti a' da lui amati compatrioti i nuovi suoi splen-
didissimi trionfi:
ottenere quella dell' Ottoni ino, non lasciano campo
a dubbi.
Se non che, o Signori, non c' illudiamo ; non vi
ha ancor molto a sperare. — Gli ostacoli sono, più
assai forse che noi si pensi, gravi ; e quantunque
le buone relazioni che oggi corrono tra Inghilterra,
tutrice del povero infermo, ed Austria, sieno ot-
time ~ di che, abbiamo dati non incerti per po-
tervene assicurare, e non sia quindi stolta spe-
ranza che i politici e dij)lomatici scompariranno
dinanzi agli interessi comuni a quelle potenze —
ciò nullameno gli economici, checché si dica della
facilità di avere i capitali, saranno certo gigante-
schi e forse insormontabili. — La lunghezza della
linea sarà circa dalle 70 alle 80 leghe, e valu-
tato a mezzo milione il valore di costruzione dì
ciascuna d' esse, voi vedete, o Signori, che la som-
ma occorrente arriverebbe dai 35 ai 40 milioni.
Però volere è potere : irridano pure gli stolti, e se
non vi eccitiamo a soverchiamente sperare, nè a
disperare vi consiglieremmo. Ciò però, o Signori,
di che vi possiamo assicurare si è della nostra e-
nergica operosità in argomento di sì vitale inte-
resse. - Se pure ridotti nella vita privata, ove a
voi piaccia, continueremo a tenere presso noi le
fila di questo colossale progetto, cui, credetelo,
altri forse potrebbero condurre con migliore senno,
non forse con fermezza di volontà maggiore.
E a questo proposito non credo inopportuno lo
accennare ad un fatto, che in questi giorni rat-
tristò altamente la nostra città non solo, ma, po-
tremmo dire, la provincia intera. — Un' articolo
pubblicato non ha guari nella \oce Dalmatica ac-
cennava ad alcune idee della Spettabile Camera di
commercio di Zara per un' altra via che da Sze-
ghediuo giungesse ad Essek, poi a Sissek o Brod,
quindi a Zara. — Noi non possiamo sconoscere
{•he quell'articolo dovea spiacere, o Signori, ma
d'altronde, quanto al merito della cosa, enunziando
il progetto, già lo dannava. Basta gettare uno
sguardo sulla terra che traverserebbe l'uno o
r altro de' due progetti, perchè qualsiasi dubbio
di concorrenza abbia a cadere d'innanzi all'ine-
sorabile logica delle cifre e dei fatti. - Quella
Leggiamo nel Cosmorama pittorico, nr. 43 del
1862 :
La compagnia italiana riporlo un trionfo completo sulle
massime scene del Teatro Tacon. Il 25 ottobre si comin-
ciò la grande stagione col Trovatore, alla Chu lop,
alla Suizer, al Mazzoleni e al Hellini. Quest'opera nel com-
plesso non venne mai rappresentata cosi perfettamente al-
l'Avana come dai sullodati artisti. La signora Cliarton .
11 tenore Mazzoleni era preceduto da gran rinomanza, «
non solo vi corrispose, ma la superò fin dalla prima ro-
manza interna, in cui soosse il pubblico, che l'applaudi
al fanatismo: sommo nel terzetto primo, nel duetto con
Azucena. nel finale secondo e in tutto 1' ultimo allo, ti-
gli ci sorprese in modo straordinario nella sua grand'aria.
particolarmente alla cabaletta, in cui sprigiona un do di
petto di potenza mai intesa, cabaletta delia quale si volle
il (jts Di quasi tutti i pezzi della Churton e del Mazzoleni
si chiedeva il bis, in ispecie al miserere, eseguito dai due
eminenti artisti come non si può meglio. — La SU1J.M.
Il 31 ottobre si diede la Nonna in cui fecero furore
deciso la Medori, Mazzoleni, la Suizer e il basso Riaccbi.
Sucoesso veramente slraordinjirio d;dla prima ali' ultima
nota dell'opera. — Sublime cantnirice è la Medori. . .
itlizzoleni non può aver
riv.di nella parte di Pollione : l'illustre tenore olla sua
formidabile voce, colla grandiosità della fra>o o CHlb/ionc
8-!iinKttÌ6siiii4 fu inapituntbbilt;. — Ln Sjlzer
sita, in iretta e in furia dovunque, e conservati
poi per abitudine. Non si perfeziona una lingua
collo scemare l'istruzione al popolo che la parla,
togliendogli il mezzo più pronto di acquistarla ed
accrescerla. La perfezione d' una lingua corri-
sponde sempre al sapere del popolo : quanto mag-
giori sono in questo le nozioni e le idee, tan-
to è quella più ricca di vocaboli e di modi, e
più perfetta di forme, onde se questi ha la ven-
tura di possedere, come natia altra lingua più
colta perlaquale l'istruzione gli venga più facile
e ricca, è sapienza il confortarlo a valersene. Certo
altri popoli, come i Russi e i Polacchi, pure gio-
vandosi di altre lingue, usarono nell' istruzione
la propria imperfetta; ma ciò fu perchè le altre
dovevano acquistare con lo studio e con la fatica,
ne possedevano da prim' anni, come qui, dove
l'italiano, a chi appena si mette per la via degli
studi, più è impossibile ignorare che non sia
difllcile apprendere. La lingua italiana in Dal-
mazia non è straniera, non è ospite ; è lingua
del paese e del popolo come la slava: non è lin-
gua imposta dal conquistatore e mantenuta a
forza per conseguire la fusione (francesi e tede-
schi, benché d'altra lingua 1' han conservata) ; è
lingua propria degli originari abitatori del paese,
coltivata e conservata per la necessità della col-
tura e dei commerci. Non è pertanto a dubitare
che r usarla corrompa e impedisca la diffusione
della slava, sol che l'amore di questa si tenga
vivo, e si accresca, e lo studio e la coltura con
ogni mezzo se ne propaghi: gioverà mirabilmente
invece ad arricchirla delle voci, e dei modi, e delle
forme di cui patisce difetto. In breve, la lingua
italiana è necessaria ad accrescere le cognizioni
degli slavi, l'aumento delle cognizioni è necessa-
rio al perfezionamento della loro lingua, il perfe-
zionamento della lingua alla sua maggior diffusione.
Se poi si riguarda alle nobili aspirazioni degli
slavi per conquistare la loro indipendenza, e il
loro essere di nazione, qui pure il nostro sentire
non poteva essere diverso da quello de' nazionali.
Non fa mai nostro pensiero di combattere o con-
dannare in principio un intento sì alto; non po-
tevamo noi non riconoscere in essi i diritti che
propugnavamo in altri, non potevamo non desi-
derare la loro liberazione dal giogo oppressore
die volevamo per altri. Se non cliè non ci parve
mai di vedere probabilità prossima per essi di con-
seguire lo scopo. Non vedevamo. nella massa del
popolo queir assoluto bisogno della propria li-
bertà, e quella risoluta volontà di conquistarla
a costo di qualsisia sagrificio, che solo rende
possibile il trionfo, e legittimi gli sforzi rovinosi.
Non vedevamo modo di unire le forze sparse, non
scorgevamo un centro intorno a cui annodare le
membra divulse ; non vedevamo coesione spon-
tanea tra le parti dissimili, non accordo proba-
bile tra slavi austriaci e ottomani, serbi e mon-
tenegrini, tra maomettani e cristiani, tra catto-
sai discreti nel giudicare. Anche chi consiglia è
soggetto a non veder giusto in molte cose, e
senza colpa. Il giudicare dall' esito delle cose non
è sempre buona logica. Può essere talvolta buono
il consiglio, benché l'effetto non riesca tale. Alle
volte l'invidia stessa si framischia al giudizio di
quelli che sono favoriti dai grandi, e questa pas-
sione facilmente travede. Il giudicare dalle appa-
renze, se ripugna al vingelo, ripugna eziandio alla
ragione; e non bisogna essere facili a giudicare
degli uomini, per non essere giudicati. Non inten-
diamo con questo di giustificare il nostro Fran-
ceschi dalle mormorazioni de'malvagi o malveg-
geuti : egli non ne abbisogna. Il giudizio dei più
e dei migliori suffraga la rettitudine delle sue in-
tenzioni. E ciò gli ò il maggiore degli encomii.
La sua vita corse per lo più placida e serena
c sino al 1860, mm si suol dire, col vento in
poppa. Ma quando alla calma universale, vi suc-
cesse la procella di politici sconvolgimenti, anche
egli ebbe a soggiacere alle buffe della tempesta,
e fuvvi un momento in cui 1' osanna parve con-
vertirsi nel crucifig^. Questo grido nefando fu di
pochi vili, e tutti questi forestieri, però stanziati
da parecchi anni a Spalato. Erano tempi di esal-
tici e greci ; tra i bevitori di birra e i fumato-
ri d' oppio. Sapevamo impossibile una generale
insurrezione delle Provincie turche, dove 1' agita-
zione era mantenuta dai signorotti oppressori del
popolo contro il governo che tentava riforme, non
dal popolo che diverso governo non sapeva de-
siderare. Non vedevamo prudente il fare asse-
gnamento suL crollo d'un impero, che tante ra-
gioni politiche impediscono , e sulla soluzione di
quella questione d' oriente che tant' altre tengono
sospesa. Non credevamo perciò sapiente, il pro-
trarre le illusioni fino a chiudere entrambi gli
occhi; non lecito il fomentare lotte disperate e
parziali ed inutili e immolare interi popoli viventi
al bene possibile dei nascituri. Il fine remoto e
incerto, benché splendido, non giustifica i mezzi
crudeli; non il lontano trionfo probabile d' una
causa santa, i martirii sicuri imposti in presente.
Queste cose ci piacque dire, a svelare le segrete
ragioni del contegno da noi serbato nella questione
dalmatica, l'intimo sentimento dell'animo nostro,
la spiegazione unica delle nostre opinioni; queste,
a giustificare la nostra credenza nel sincero e
pieno accordo tra nazionali ed autonomisti. Ri-
conosciuto il diritto del perfetto pareggiamen-
to delle due lingue, se ne consenta l'uso pos-
sibile e ragionevole : si cerchino i mezzi di met-
terlo in atto completamente quanto più presto
si può, ma si cessi da yoler farlo prima del tempo
con troppo grave danno comune. Ora, la piena
libertà e indipendenza d'amministrazione delle Co-
muni è r oggetto principale a cui deve volgersi
l'attività della Dieta nostra, e in cui 1'accordo
avrà prossima occasione di manifestarsi. Per que-
sto mezzo è offerta opportunità al popolo slavo
in Dalmazia, di svegliarsi al sentimento della sua
dignità, e, coll'esser chiamato a trattare de'pro-
pri! interessi, di pigliare rapido slancio nel suo
morale e intellettuale peifezionamento. Se non chè
qui pure è mestieri di procedere cauti, in deli-
berazione di tanta importanza; avvegnaché lo stato
della sua coltura e della sua educazione morale, è
troppo prossimo alla barbarie, perchè non sia pru-
dente, pur consentendogli la pienezza del diritto,
di circoscriverghene l' uso per modo, che egli noi
volga inconsapevolmente a suo danno e a rovina
della provincia.
—:—
Noi abbiamo dinanzi gli occhi una nuova in-
vettiva stampata contro di noi a Spulato, sotto
forma di lettera al Dr. Bajamonti, e, considerando
il tenore di quello scritto, e le iniziaU dell'edi-
tore, che vi prelude con due righe, e i nomi che
vi sono posti a piede, appena crediamo ai nostri
occhi. La lettera intende a distogliere il Baja-
monti dal rispondere all' invito da noi fattogli, nel
nostro articolo del nr. 3, di pubbhcamente disap-
provare gì' insulti che uno scritto anonimo, pub-
blicato a Spalato, scagliala contro Zara, perchè
anche essa tenta congiungersi colle provincie da-
tazione, e di mere utopie, in cui anche il bene
suol essere male accolto, e l'intenzione male in-
terpretata.
Egli non entrò punto nelle regioni della poli-
tica, e non dovea, per non compromettere il suo
posto, la sua dignità, e la religione del giura-
mento. Nondimeno le passioni demagogiche si av-
ventarono contro il suo nome. Egli peraltro non
venne meno a se stesso, e coperse col manto del
perdono non solo la vendetta, bensì la stessa giu-
stizia; ma la sua vita di troppo amareggiata dalle
corse vicende, affranta dalle fatiche, molestata da
parecchi acciacchi, avea fatto un gran crollo. Tra-
vagliato da un male al fegato, morì a Zara dopo
pochi giorni di malattia il giorno 29 novembre.
La nuova della sua morte piombò su Dalmazia
come r annunzio d' una grande sventura, e ne fu
sommo ed universale il dolore. Rendiamo infinite
grazia agli egregi Zaratini, i quali mossi dalla
stima ed affetto che nutrivan pel defunto, vollero
prestargli l'ultimo omaggio nel modo il più splen-
dido. E B.
Almissa, li 22 gennaio.
nubiane con una strada ferrata, e dà accusa a
noi di aver stampato quell' articolo, e queir invito
per suscitare irn frairiclde tra Zara e Spalato'
per avventare le unghie dell' una contro la faccia
dell'altra, e convertirei don li di questa a strap-
pare le tm^hie di quella. Confessiamo che irsuono
di questo linguaggio ci dà il capogirio e ci fa du-
bitare di aver perduta la facoltà d'intendere il
significato dei vocaboli, tanto 1' interpretazione
delle nostre intenzioni è affatto opposta al sen-
so più ovvio delle nostre parole, tanto i senti-
menti attribuitici sono contrarli a quelli da noi
nutriti nell'animo, e i pensieri diversi da quellijac-
colti nella nostra mente.
Noi non proviamo indignazione, sentiamo do-
lore: dolore, perchè nulla nella nostra pubblica
condotta vediamo che dia diritto a nessuno di nie-
gar fede alla sincerità delle nostre asserzioni e
dei nostri intendimenti, meno poi d'imputarci a-
zioni così scellerate, e perchè ci umilia di riscon-
trare in persone pur rivestite di tanta pubblica
stima, tanta facilità di giudicare sinistramente
d'altrui.
Lo scritto insolente a cui abbiamo creduto ri-
spondere, era per sè di tale qualità, da non meritare
ira, ma disprezzo; né avremmo degnato scendere a
parlarne, se contemporaneamente non ci veniva no-
tizia, come Spalato avesse accolto con rincresci-
mento l'atto della nostra Camera di Commercio.
Ciò saputo, credemmo dovere di allontanare il so-
spetto da chicchessia che Spalato partecipasse ai
sentimenti e ai pensieri di quello scritto, credem-
mo dovere di mettere una parete tra i suoi citta-
dini e lo scrittore di quelle stolte parole. Credem-
mo poi, schiarendo gì' intendimenti, e dando ra-
gione dell'operato della nostra Cameni, fare ac-
corti quei signori del torto che avevano nel do-
lersi del suo tentativo e togliere ogni principio di
rafreddamento tra i cordiali rapporti delle due
città e ogni seme di discordia. Siffatti intendimenti
non furono dissimulati, occulti, reconditi, ma chiari,
aperti, palesi, significati in parole di senso troppo
evidente, espressi con profondo accento di convin-
zione e di verità, da non lasciar luogo a dubbio
e non consentire varietà di interpretazione nes-
suna; onde il vederli così stranamente frantesi
ci riesce di sommo dolore.
Credano i cittadini di Spalato che nessun senti-
mento d'invidia, nessun intendimento di odiosa
emulazione mosse Zara a tentare di acquistare
una strada ferrata. Il pensiero nacque tra noi
gran tempo fa, quando niuno avrebbe potuto im-
maginare che Spalato a sua volta nutrisse lo
stesso desiderio ; e fu il conte Begna che primo
ne concepì il disegno, e deliberò di porlo oppor-
tunemente in atto ; nè Zara poteva in nessun
caso credere che Spalato volesse contenderle il
diritto di procurare il proprio bene. Si rassicu-
rino pertanto : non ire fratricide, non discordie
insane, non graffiature alla faccia deve temere Spa-
lato da Zara, la quale non crede a sua volta di
avere ad aspettare i suoi morsi. Cessiamo dalle
inutili recriminazioni e dai piccoli dispetti, non
diamo ad altri il piacere di vederci più sempre
divisi e, se veramente amiamo la concordia, dia-
mone prova coir aver fede gli uni negli altri, e col
credere vicendevolmente alla sincerità delle dichia-
razioni, e delle parole e all'onestà degl'intedimenti.
Al cMarissìmo signor professore
Antonio Cuzmanich in Spalato.
Quantunque intimamente persuaso che il nome
degli Slavi si cercherebbe indarno presso Plutarco,
pure, sapendo io bene quanto in certe quistioni
sia necessario d'attingere al fonte originale delle
testimonianze prodotte, anziché a quello non sem-
pre sicuro dei traduttori, stimai dover mio, spe-
zialmente dopo ciò che venne con tanta gentilezza
soggiunto nel primo numero di quest'anno, arti-
ticolo XIII di letteratura slava, il riprendere in
miglior esame quei passi del savio di Cheronea
in cui, secondo la traduzione di Marcello Adriani,
sarebber gli Slavi sotto il nome di Schiavoni ac-
cennati; e non contento di qualche testo greco
che mi venne fatto di consultare a questa parte,
J!lf. 9, Zara 31 Gennaio 1§63.
(J %
Aiilio IV.
Prezzo d'associazione in valuta anstriaca per
Zara: per un anno fiorini 8: per sei niosi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 3. Pil rimanente delia Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
Boltli 50; per tre mesi fiorini 2 : '45. Per 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
T gruppi e le cnmnilssioni, franchi delle ppese
postali, si dirigono in Zara a V incenzo Duplanc eh Ke-
dattore della Voce Dalmatica, e gli abbuonamenti, u i
negozii librarli dei t.ignori fratelli Baitara e Pietro
Abelich, Gli avvisi di 8 linee costano I fiorino, e ogni
linea di più soldi 6. La tassa di finanza resta a carico
dui committente. Un numero separato costa soldi 10.
Zara, 50 gennaio.
Sentiamo che 1' accordo seguito tra la maggio-
ranza liberale degli autonomisti della Dieta, e i
nazionali, non trovi tra i primi quella adesione
generale che era da attendere, e che si rende ne-
cessaria a costituire un partito prevalente di mo-
derata opposizione. Ri ti ut crebbero non pochi di a-
derire, non tanto al programma formato e ai prin-
cipii che vi sono dichiarati, quanto appunto a co-
stituire un partito di mezzo, che rannodi i mem-
bri indipendenti e moderati di ciascuna opinione.
Causa incolpevole di ciò saremmo stati noi stessi,
i quali, neir annunciare la cosa, ci siamo valsi, a
denotare i membri aderenti del partito autonomo,
della qualificazione di srìiieltaiw-nUt liberali; dando
così luogo a sospettare che coloro che non si tro-
varono presenti all' adunanza nella quale fu fer-
mato l'accordo, tali non si stimassero dagli interve-
nuti, onde si intendesse di escluderU. Rannodando
a questa credenza il dissapore, per quanto leggero
e senza ragione e radice, pur vivo ancora, susci-
tato tra i concittadini nostri e i signori di Spa-
lato, dal duplice progetto di strada ferrata, si de-
dusse, essere intendimento dell' accordo, di creare
una maggioi'anza esclusivamente favorevole a Zara
e avversa a Spalato; per il che i più autorevoli
e liberali deputati di quel circolo intenderebbero
tenersi in disparte.
Prima d' ogni cosa è a notare, e noi godiamo
di aver occasione di apertamente dichiarare, non
stare noi a' servigi di nessun partito, avere opi-
nioni nostre indipendenti, le quaU si possono più
0 meno accostare a quelle dell' uno o dell' altro,
secondo che il nostro sentire Bi consiglia, ma che
non presumiamo abbiano ad essere giammai 1' e-
satta riproduzione di quelle d' altrui. Coaie non
intendiamo essere responsabili per nulla delle
credenze, nè delle deliberazioni, nè delle azioni di
nessun partito; così non dev' essere tenuto re-
sponsabile, partito, 0 corpo morale, o città, o paese,
0 provincia, o persona nessuna delle nostre parole.
Il cenno di cui favelliamo, fu dettato da noi, sulle
informazioni avute, liberamente, spontaneamente,
per dovere di giornalisti, non per consiglio, nè
sprone, nè incarico di chicchessia; non è pertanto
da far giudizio sovr' esso degP iuteadimenti dei
membri di queir adunanza.
Ciò premesso, noi crediamo di poter dimostrare
nulla esservi nel cenno medesimo, che possa
condurre alle conclusioni che si vogliono dedurre,
lìè che possa ragionevolmente indurre nessuno a
tenersi lontano dal nuovo partito.
Che nella Dieta nostra , come in ogni altro
corpo rappresentativo, il governo abbia un partito
a lui favorevole, cioè che sostenga i suoi disegni
e i suoi progetti, è cosa troppo ovvia perchè al-
cuno possa dubitarne; che questi sia per natura
più conservativo e abbia per intento di rattenere
e frenare lo slancio del partito progressivo che
correrebbe per sè agevolmente a pericolo, e che
debba perciò dirsi meno liberale, è pure evidente.
Che questo partito non sia nemico del paese,
ma che ne abbia anch' egli a scopo il maggior
bene, benché creda di conseguirio con mezzi di-
versi, è pure cosa certa; come è certo tale do-
versi pure supporre lo scopo del governo. Nessuno
pertanto avrebbe potuto tenersi offeso dell' essere
creduto appartenente a questo partito, nè noi ve-
diamo nessuna ragione perchè chi veramente vi
appartiene non lo dichiari schietto e non si metta
in una posizione che sarebbe tanto più onorevole
quanto più avrebbe ad essere netta e sincera.
Che r adunanza perciò di cui parliamo abbia
supposto nella Dieta l'esistenza di questo par-
tito, e che abbia voluto sceverarsene per ran-
nodarsi alla opinione più liberale non è a mara-
vighare, nè a dolersi; ma che ella abbia inteso
di non tenere aderente a se chi non era pre-
sente, è cosa non solo affatto contraria a verità
ma è cosa che non può in nessun modo dedursi
neppure dalla lettura del nostro cenno, dal quale
anzi risulta evidentemente il contrario. Il cenno
difatto dice che al nuovo partito liberale era
assicurata la maggioranza, il cui numero non po-
teva calcolarsi ; il che equivale a presupporre
altri a questa dover rannodarsi che non erano
presenti, e che numerare non si potevano, e par-
lando di maggioranza, era troppo chiaro che si pen-
sasse agli assenti, non essendo i presenti che otto.
Il vero è che i membri radunati avevano troppo
piena conoscenza delle opinioni dei loro antichi a-
mici politici, da non dubitare neppure che non con-
sentissero ad approvare ciò che per loro si faceva,
troppa fiducia in loro per non dubitare di fare
sovr' essi sicuro assegnamento e di prendere im-
pegno per essi. Lo stesso facevano i membri del
partito nazionale, che non essendo che due, pure
credettero di potere aderire (e non fu invano) per
tutto il partito. Che se si fa lamento non essere stato
chiamato all'adunanza un numero maggiore di de-
putati; è a riflettere che il pensiero di tentare l'ac-
cordo era venuto tardi, perchè nella stringenza
del tempo, se ne potesse raccogliere di più; che la
maggior parte non erano ancora giunti tra noi
per darne loro comunicazione, mentre pure impor-
tava di prendere una subita risoluzione.
Queir adunanza poi, non si eresse punto in par-
tito formato e costituito, nè determinò tutte le
condizioni dell'accordo per le quah venisse que-
sto irrevocabilmente fermato, nè tracciò la via
della condotta a tenere in seguito. Non fece ella
che ventilare e stabilire i principi generali pei
quali r accordo fosse possibile, e sulle cui basi si
potesse poi creare e convenientemente sviluppare
un particolareggiato programma. Perciò deliberò
essa che ogni membro presente avesse a infor-
mare dell' avvenuto quanti più deputati potesse,
invitando ciascheduno aderente, a rannodarsi agh
altri per venire insieme a deliberazione concreta
e stabile. Che si intendesse poi di tener conto degli
altri assai, provano le scelte pei comitati inca-
ricati di esaminare i nuovi progetti di legge, ca-
dute per la maggior parte sugli assenti.
Non occorre che soggiungiamo parola a togliere
il sospetto che alcun interesse municipale abbia
suggerito r accordo. Il tranquillarsi del primo im-
peto della passione, farà tosto veder chiaro ai cit-
tadini di Spalato, che la loro credenza nella ini-
micizia di Zara contro la loro città natale, era
una troppo grande ingiustizia, perchè non abbia-
no a dar bando ad ogni odiosa supposizione, e
non assentano a rannodare la vecchia amicizia.
Zara 23 gennaio.
Il giorno 20 del corrente il consiglio munici-
pale, con alla testa l'ottimo e amatissimo nostro
podestà sig. conte Cosimo Begna, recavasi dal
benemerito ed illustre sig. Antonio nobile de Ster- j
mich di Valcrociata, per esprimergli, a nome di
questi abitanti, i più vivi sensi di gratitudine e
di amore pel nuovo tratto di generosità eh' Egli
volle usare testé verso il locale Mante di pietà.
Tah sensi vennero al sullodato signtn^e dall' ama-
tissimo podestà nostro colle seguenti parole si-
gnificati :
"Per qualsiasi patria istituzione rendasi bene-
merito un cittadino, corre strettissimo obbligo al
municipio, che tutti ne rappresenta gl'interessi ed
i titoli, di palesare al benefattore la pubblica gra-
titudine.
In tale gratissima situazione trovasi attual-
mente il municipio di Zara pel nuovo tratto di
generosa beneficenza da Lei, illustre signore, te-
sté compiuto.
Fra gli antichi istituti, che attestano ancora la
religiosa pietà ed il patrio amore de' maggiori
nostri, era vi pur quello di un monte di pietà, che
per triste vicissitudini, aveva perduta la propria
esistenza. Ma Ella, per magnanimo impulso d'un
cuore commosso ai bisogni de' propri fratelli, lo
richiamò a vita novella. E, contemporanea a que-
sta ed ugualmente per di Lei merito, Zara ri-
corda r erezione dell' Asilo infantile di carità, pri-
mo che, fra queste istituzioni, ventidue anni ad-
dietro, sorgesse in Dalmazia.
Col lasciare al Monte di pietà, pel restante
della di Lei vita, che noi auguriamo lunghissima,
quel capitale che fu dallo stesso, per tale decorso
d' anni, senza censo veruno, goduto, Ella fece uh
nuovo e più segnalato benefizio al paese, che da
questo istituto ritrae tanti vantaggi, ed il paese
ne serberà sempre vivissima e grata memoria.
Permetta quindi, nobile ed illustre signore, che
il municipio, in nome dello stesso. Le esprima i
dovuti sensi di ringraziamento e si procuri inoltre
l'onore di significarle le proteste della più pro-
fonda considerazione. „
Alle parole dell' esimio podestà il nobile signor
de Stermich rispose, esser egli altamente commos-
so per la dimostrazione che gli veniva da suoi con-
cittadini e dal loro rappresentante. I bisogni cui
versava il paese essere tanti e di tale grandezza da
non essere certo la sua fortuna, nè quella d'altro
privato nessuno sufficienti a recarvi notevole prov-
vedimento ; ad ogni modo esser egli sempre pronto
a soccorrere volenteroso alle necessità della pa-
tria e a procurarne il suo miglior bene.
Possa r esempio di uomo sì degno trovare tra
i ricchi della nostra città e d' ogni paese, molti
imitatori.
Leggiamo nella Gazzetta uffizìale di Vienna ;
Vienna 18 gennaio. È pervenuto da parte della
spettabile Camera di Commercio in Zara all' i. r.
Ministero del Commercio ed agricoltura un inte-
ressantissimo rapporto sugli esperimenti di accli-
matisazione i di cui risultati promettono già ad-
desso un rilevante aumento di fondi di acquisto
in Dalmazia.
Uno di tali esperimenti si riferiva alla coltura
d^uia speda nuova di pianta di cotono, le di cui
sementi aveva portato il D.r Polak, già medico della
Siria, di Persia. Siccome tale specie viene cohi-
vata in Persia sui più alti ])endii di montagne,
di cui il clima si approssimava assai a quella
della Dalmazia in terreni alpestri; supponeva il D.r
Polak che la di lui coltura potrebbe essere van-
tairgiosa alla Dalmazia e comunicava tale parere
2Sara 4 Febbraio 1§6S. A uno 1Y.
Prezzo d'associazione in valuta austriaca per
Zara: par un anno fiorini 8: per sei mesi fiorini
per tre mesi fiorini 3. Pei rimanente delia Provincia
9 fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, tran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franchi delle spese
postali, si diri irono in Zara a V incenzo Duplanc eh Re-
dattore della Voce Dalmatica, e gli abbuonamenti, ai
negozii librari! dei sio-nori fratelli Battara e Pietro
Abelich. Gli avvisi di 8 linee costano 1 fiorino, e ogni
linea di piìi soldi 6. La tassa di finanza resta a carico
dui committente. Un numero separato costa soldi 10
GIO. LUCIO E IL GOVERNO VENETO GLI SCHIA-
VONI DI PLUTARCO DELL' ADRIANI LA LITURGIA
SLAVA SECONDO KREGLIANO^^CH.
Risposta
Al cliiarissimo signore G. Ferran-Ciipilli in Zara.
{Continuazione e fine, vedi il nr. 9)
A quel passo di Plutarco, estratto dal signor
professore dalla traduzione di Marcello Adriani
(Voce Dalma tira lì. 62 anno 1862), io era in sul
punto di fare delle osservazioni, allorché lessi le
sue nel n. 63 delia Voce medesima, e rilevai
eli'Ella pure, com'io, aveva supposto che la pa-
rola Slavi, che vi si legge, non potesse essere se
non un arbitrio del traduttore. Ma poiché Ella
non potè avere un originale di Plutarco e do-
vette servirsi delle traduzioni, credo non Le sana
discaro se io pure vi aggiunga i riscontri da me
fatti ; tanto più che il sig. professore, iu un al-
tro numero posteriore, aveva mostrato il desiderio
che si consultasse il testo greco di Plutarco.
L'edizione Aldina di Venezia del 1519, dedi-
cata da Francesco Asolano a Pietro Bembo, con-
tenente il testo greco, tanto nella vita di Paolo
Emilio, quanto in quella di Filopemene (p. 83 e
120) ha sempre IXlvptov-, o Ulupioìg e non al-
trimenti.
L' edizione a doppio testo, greco e latino, di
Basilea per cura di Girolamo Gemiiseo apud Math.
Isingriiitn anno 1542 in ambi i testi conserva
IIliri. E chi pur amasse di accertarsene, ne vegga
a p. 110 il tratto corrispondente a quello estratto
dalla traduzione di Marcello Adriani; a p. 153
nella vita di Gleomene; a pag. 133 nella vita di
Paolo Emilo; a p. 255 in quella di Alessandro
Magno, e troverà sempre, in latino ed in greco,
soltanto miri mai Slavi o Sciavi.
L'edizione stefaniana del 1572 non mi riuscì
di avere; ma consultai però quella a doppio testo
di Giacobo Ikiscke di Lipsia del 1774, e questa
pure ha tanto nell' originale che nella traduzione
latina, IIliri. Anzi non dubito di dire che il sig.
Marcello Adriani si servì a preferenza, almeno per
la vita di Filopemene, anziché del testo greco, della
traduzione latina quale si legge nella edizione di
Ileiske, qualunque sia poi 1' edizione di cui egli se
ne valse. Del che potrà persuadersene chiunque
faccia il confronto del tratto dell'Adriani, ripor-
tato dal professore, col suo corrispondente ch'io
estraggo da quella di Reiscke : "Postquam vero
«subveniens rex Antigonus Achaeis, movit cum
«iis in Cleomenem; illoque edita circa Sellasiam
"et fauces insidente, instruxit aciem juxta, certus
"signa inferro et vi irrumpere, locatus erat cum
"civibus suis Philopoemenes inter equites, eique
"subsidiarii adjuncti erant Illyrii, quibus extrema
"acies multis et fortibus viris erat clausa. His e-
"rat praeceptum, un quieti expectarent, duni ab
"altero eorum rex signuni punicea tunica hasta
" sublata dedisset. Ubijam duces urgere II! (/riorum
"cuneo annituntur Lacedaemonios, et Achaei (ut e-
"rat imperatum) in ordinibus suis observaiit ag-
"grediendi occasionem, animadvertens, Cleomenis
"frater, Euchdes divulsos hosiium ordines, lllyrios-
"que jussit ut a tergo adorirentur et retraherent
"destitutos ab equitatu. Id cum fit et milites le vis
•'armaturae retrahunt dissipantque lllyrios, adver-
"tens non magni esse negotii Philopoemen levam
"armaturam opprimere, idque ipsum tempus sugge-
"rere, demonstravit primum rem ducibus regiis.»
Consultai pure l'edizione greco-latina di Teodoro
Doehner coi tipi di Firmin Didot, Parigi 1846
V. L p. 428; non che la traduzione italiana di
Francesco Sansovino, Venezia 1564, e nell' una
come nell'altra si legge sempre llliri.\ Vedi vita
di Paolo Emilio v. L p. 313; vita di Filopemene
p. 485; vita di Gleomene v. IL p. 19.
Potrassi adunque a ragione concludere che l'A-
driani tradusse 1' Ulupto-j; di Plutarco o l'lllyrios
del traduttore latino con Scliiavoni, come per un
triste abuso furono lungamente scambiati questi
due nomi spesso e in Itaha e in Dalmazia E che
così fosse anche nel secolo decimosettimo presso
gli Itahani, n'abbiamo questa bellissima testimo-
nianza nel nostro Lucio: "... cum Slavi Illy-
"ricum fere utrumque occupaverint, nunc apudLa-
"tinos lingua Slava, ut phirimum, antiquo nomine
"regionis Illirica vocatur; usuque receptum est,
"quod latine lUyricam linguam, idem Italice
^'vauì vel Schiavonam signilicet: Dalmatae tamen,
"ipsisque contermini Slavi, Hngiiam Slauam non
"dicunt, sed Hruafam vel Srb^am, prout cujusque
"dialectus est. Sic per temporum vices confun-
"duntur nomina regionum ac gentium, ut vix ex
"veteribus monumentis ahqua distinctio tradipos-
" sit. Et quamvis (riportiamo anche questo tratto)
"per tot secula abolitam distiactionem Dalmataruni
"et Slavorum revocare inanis labor videri possit;
"in ipsis maritimis tamen civitatibus inter Slavos
"et antiquos Dalmatas observare volenti, mores
"adhuc in pluribus diversi deprehenderentur.,, (De
Reg. Dalm. 1. VI. e. 4.). E ciò basti pegli Schia-
voni dati dall' Adriani a Plutarco.
Quanto poi al tratto del signor Kreglianovich
riportato dal sig. professore {V. D. 3 gen. corr.
n. 1) non v'ha quasi parola di vero. Quel tratto
"suona: "Per convincersene sempre più, giova ri-
"flettere che Teodoreto, il Biondo e il SabeUico
"affermano che, oltre la metà del quarto secolo,
"si tenesse sulle spiagge dell'Adriatico un sinodo
"deito di poi l'Illirico, nel quale i vescovi ad
"Elpidio prete della chiesa romana e legato di
"papa Liberio, ricercarono di poter celebrare la
"liturgia e recitare i divini uffizii nella propria
"lingua. Questa traduzione che precede di due se-
"coh l'ultima invasione (634-635) degli Slavi
"/to.i è una pro<>a luminosa deW anteriore esi-
"sfeiiza in Dalmazia dell'idioma nazionale pri-
"mitivo ?„
Primieramente non consta che il sinodo detto
Illirico, tenuto vivente Liberio nel 365, e che deve
essere quello a cui allude Kreglianovich, abbia avuto
luogo sulle spiagge dell'Adriatico, non dicendoci
Teodoreto, della cui autorità si fa egli forte, in quale
parte dell'Illirico precisamente fosse tenuto. Ecco le
sue parole, secondo la traduzione latina : Cum in-
ti'llcxisset (l'imperatore Valentiniano) in Asia ac
Phri(/ia disscnsiones esse inter qaosda-n de dog-
matibiis divinis, synodam in Illirico coegit-, in qua
decreta oonfirmatnque illis misit (lib. 4. c. 7.)
In secondo luogo Teodoreto non dice punto che
Elpidio fosse legato di Liberio; anzi di Liberio
non si fa quivi da Teodoreto neppur memoria. —^
Dalla missiva, che i padri del sinodo inviarono ai
vescovi dell' Asia, si rileva beasi che Elpidio era
a questi inviato per informarli della decisione loro
ed accertarsi se essi pure professavano le stesse
dottrine.
La lettera è intitolata: "Episcopi Illyrii Ec-
"clesiis Dei et episcopis dioeceseos Asianae, Phrv-
"giae, Caroplirygiae et Pacatiana3 in Domino sa-
*lutem.^ Essa comincia: "Has nostras htteras
"misimus per ddectum fratrem nostrum et colle-
"gam Elpidium presbyterum.„
E poco appresso: "Atque propterea non erat
"animus ad vos pluribus scribere, quod unum o-
"mnium nomine ad vos misimus dominum et col-
"legam nostrum Elpidium, ut accurate discat, u-
"trum vestra praedicatio ita se habeat ut a do-
rmine et collega nostro Eustachio accepimus.«
Questo Eustachio dev'essere il vescovo d'Antio-
chia, di cui Teodoreto parla nel lib. 2. c. 15.
Né in Teodoreto, né nell' Index Conei'iorum.
che contiene pure gU atti di questo sinodo (voi.
III), non vi ha parola né degli Slavi nè della loro
hturgia, nè di alcuna dimanda dei padri fatta o
ad Elpidio o a Liberio, e nemmeno alcunché di
simile a tale argomento.
Né si trova qualche cosa di più nel Biondo o
Biondo, come potrebbe ciascuno accertarsene solo
che legga le seguenti parole di questo autore, ri-
portate pure da Lucio : "Et Sueropilus, Dalmatiae
"rex, subditaque illi Sclavorum gens, quem a Bo-
"hemis Germanis originem habuisse ostendimus,
"tunc primum ad Gliristi fidem sunt conversi.«
(Blon. 1, 3.) E l'epoca la disse altrove: "Sciavi
"Itali >m deturbarunt: fuerunt hi quos sub Suero-
"pilo Dalmatiae rege Adriani II Pont, tempore
"Ghristianos effectos ostendimus.,, (Blondus lib.
"2. dee. 2.)
Consiglierei chiunque di consultare semiH'e, per
le questioni riguardanti la Dalmazia o gli Slavi,
prima d'ogni altro, il nostro Lucio ; ché così fa-
cendo si risparmierà molta ed inutile fatica. Chiun-
que ebbe occasione di servirsene, si sarà persuaso
che al Lucio nulla sfuggì di ciò che ai suoi tempi
era possibile di sapere; nè di ciò solo, ma si sarà
pure persuaso che la luce di una sana critica gli
fu sempre compagna. — EgU riporta non solo
quanto d'interessante scrisse sugh Slavi il Biondo;
ma ci sa dire che Biondo lo trasse dai mano-
scritti di Dandolo; che Dandolo si valse della
storia del Diocleate, tradotta de Mauro Orbini
nella sua opera II regno degli Slavi; e vi rilevano
pure gh sbagli del prete di Dioclea. Se ne legga
il cap. 3 del 1. IL, e se ne resterà convinti.
Nè si voglia dedurre da ciò eh' io non abbia
consultato il Biondo : lo consultai e mi duole del
tempo perduto.
Scorsi anche il Sabellico, che nulla affiitto dice
di quanto gli attribuisce il Kreglianovich ; e quan-
to dice degli Slavi consuona quasi interamente
coi detti di Biondo.
Trovai però in Sabellico un tratto che può a-
vere un interesse nelle presenti questioni. Egli
rende ragione perchè li dica Slavi e non ///<>/,
parlando di que'popoli. "Slavi siquidera natio Illyrica
"non est, sed longe ab Illyrio nata,, (De vetust.
AquiL 1, 5. V. 3. p. 231. Basii. 1560.) Li fa pro-
venienti dai Vandah, una parte dei quali, dic'e-
gli, si disse slava ; "reliqua gens, quum circa Ta-
"naim consedisset, se Scia vos a gente quae Bos-
"phoro Cyminerio proxima fuit, nuncupavere„ : —
e soggiugne: "liorum pars Mauritii Caesaris tem-
"poribus in Dalmatiam et Illirium migi'avere, nu-
"menque pristinum tenuere.,,
Se dunque per testimonianza di Sebelhco e di
Biondo, appena regnante Maurizio, cioè tra il 582
e il 602, vennero gli Slavi nell'Iliirio e nella
Dalmazia, e si fecero cristiani essendo papa A-
UT. 11. Zara 7 Febbraio 1§63. Aiiuo IV«
La Voce
Prezzo d'associazione la Tallita austriaca per
Kara: per un anno fiorini S; per sei mesi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pei liinaiicnte delia Provincia
0 fuori: per un anno fiorini 9; per sci mesi fiorini 4
Boldi 50; per tre mesi fiorini 2:25, Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
ch* del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franchi delie spese
postali, si dirisono in Zara a Vincenzi» Uuplanc eh Re-
dattore della Voce Dalmatica, e gli abhuonamenti, ai
negoxii librarli dei signori fratelli Battara e Pietro
Abelich. Gli avvisi Jl 8 linee costa,no I fiorino, e ogni
linea di più soldi 6. La tassa di finanza resta a civrico
di.l committente. Un numero separato costa soldi 10.
Dieta provinciale del Regno.
Tornata dei 4 febbraio.
La seduta è aperta alle ore 9 % a. m. sotto
la presidenza del Cav. Petrovicli, presenti i con-
siglieri di luogotenenza, Carlo Kutsclìig, e Pietro
Bervaldi, commissari imperiali.
Letto il protocollo della tornata precedente, e
rettificato un errore di forma, il presidente comu-
nica il ritorno dei deputati Serragli e Difnico, e
i permessi accordati e spirati ai deputati Galvani,
Bajaiiìonti e Gliubissa tuttavia assenti, nonché una
nota del tribunale, che annunziaia seguita sospen-
sione del processo di stampa contro il deputato
Duplancich. Dà parte di una protesta ricevuta per
telegrafo, dal podestà di Sign Buglian, .già depu-
tato, contro la elezione colà seguita illegalmeirte,
-per mene elettorali, del nuovo deputato di quella
borgata, e caduta sulla persona del Capitano del
Circolo di Spalato, Girolamo Alesani. Vennero dalla
Giunta domandati al Buglian, ragguagli dell' ac-
caduto, e documenti di prova.
Il presidente fa poi sapere, esser pervenuta dal-
la direzione di Finanza la comunicazione dell'assenso
ottenuto dal Ministero, per la continuazione degli
esperimenti di piantagione del tabacco, accordati
per 10,000 piante, da praticarsi in tre punti. La
Giunta debberò eh« T impianto segua in quattro
punti, uno per ciascun circolo. Annunzia varie
petizioni specialmente di impiegati agli ospizi per
aumento di soldo. Verrà proposta l'elezione di un
comitato stabile per l'esame delle petizioni.
Il deputato Filippi assessore alla Giunta, dietro
invito del presidente, legge una proposta del de-
putato Pullich, per la quale è domandata la no-
mina di un comitato, per indagare, conforme alle
deliberazioni della Dieta, in che grado sia possi-
bile e con quali mezzi si debba procacciare, il pa-
reggiamento delle hngue slava e italiana nell'is'r i-
zione pubblica, e nell' amministrazione comunale
e giudiziaria. La proposta accettata ad unanimità,
escono dallo scrutinio Giovannizio, Pullich, Do-
scovich. Serragli, Paulinovich.
Il deputato Filippi legge una proposta del de-
putato Serragli per la elezione di un comitato di
tre membri, che indaghi lo stato della istruzione
popolare, e indichi i mezzi di migliorarlo. Legge
poi il relativo rapporto della Giunta, la quale prò-
APPENDI C E.
Tirate Umoristiche.
(Continuai, vedi la Voce Dalmatica del 10 gennaio 1863)
Milano 1. febbraio.
La regina di Spagna è una bella donna, ma
donna . , , donna . . . donna , . . e vorrei che
m'intendeste ! — Il suo predominante è la sim-
patia che la tira verso le monache, verso i frati
e verso i marescialli. Il suo popolo, sotto il di lei
scettro, minaccia di retrocedere verso il XXL se-
colo piuttostocchè avanzarsi verso il vigesimo, non
già perchè il popolo sia indietro, ma perchè la
regina non vuole andare avanti. — Dagheln a-
vanti un posso, le gridano mille spagnuoli in
buon meneghino, ma nn' occhiatina del gesuita
Clary, e un certo tanfo che esala dalla camicia
di suor Patrocinio la magnetizzano: lo spadone
poi del generale 0'Donnei e il bastone d'argento
pone che il numero dei membri del comitato sia
elevato a cinque. — Serragli assente. — Il deputato
Giorgi osserva essere inutile la creazione di altro
comitato, dovendo già soddisfare all'incarico, che
sarebbe a questo affidato, il comitato per la dif-
fusione della lingua slava pur dianzi eletto. Pullich
avverte che, benché per una parte gli uffici dei
due comitati si rassomigliano, per l'altra differiscono
di molto, dovendo l'ultimo occuparsi di vari og-
getti di educazione morale e di intellettuale am-
maestramento, estranei all' insegnamento della hn-
gua; onde, essere necessario che vi provvedano per-
sone fornite di speciaU cognizioni. Serragli rephca
nel medésimo senso. Il presidente consultala Dieta,
se debbasi procedere all' elezione di un nuovo co-
mitato. È deliberato del si ad unanimità. Se
il numero debba essene di 5. È pure assentito
a maggioranza. Restano eletti Serragli, Desco-
vich, Giovanizio, Pullféh e Salghetti.
Il deputato Filippi annunzia una proposta del
deputato Paulinovich sull'uso della lingua slava
negli atti della Giunta. È fatta lettura in illirico
dal Paulinovich del testo originale, poi dal Filippi
della traduzione italiana. Il Paulinovich chiede 1.
Che gli ordini del giorno, avvisi e scritti d' ogni
maniera della Giunta ai deputati sieno redatti nelle
due hngue italiana e slava. 2. Che il sigillo della
Dieta porti la iscrizfione ^^almeikte la duè lia-
gue. 3. Che i rapporti della Giunta alla Dieta, sia
da parte propria, sia da quella del governo, ven-
gano redatti in italiano e in slavo. 4. Che gli atti
della Dieta vengano pubbhcati in doppio testo. 5.
Che gli atti di corrispondenza colle autorità su-
bordinate, e coi singoli privati sieno scritti nelle
lingue delle autorità stesse o dei privati. 6, Che
la cancellaria della Giunta debba usare d'entrambe
le lingue, e a voce, e in iscritto.
La Giunta propone: 1. Che gU ordini del giorno
e gli avvisi sieno scritti in due lingue, 2. Che il
sigillo non solo, ma gli stemmi collocati sugli e-
diiizi della Dieta e della Giunta ecc. portino le
iscrizioni nelle due lingue. 3. Che ad ognuno nella
Dieta e nella Giunta sia permesso usare nello scri-
vere delle due lingue; ma debba però esser cura
della Giunta di accompagnare gli atti che le venis-
sero diretti in slavo, con traduzione italiana, dove
lo creda necessario. 4. Che le pubblicazioni degli
atti d'ogni maniera della Dieta seguano in islavo.
del maresciallo Prim compiscono l'opera, e donna
Isabella resta lì come donna Cristina, fedele al
papa-re, al santo uffizio e ai don Chisciotte di
tutte le risme, specialmente a quelli della real
famiglia dei bombardatori di Napoli.
Il deputato Paulinovich avverte, essere corso un
errore nella traduzione italiana, al quarto punto
della sua proposta, per il quale non domanda egli
che siano pubblicati in doppio testo gli atti delia
Dieta, essendo stata questa dehberazioiie già presa
nell'altra sessione, ma bensì quelli della Giunta.
Il presidente, passando alla discussione del primo
punto, tiene un lungo discorso, dove esamina le
finanze ristrette della provincia, e la necessità di
procedere nelle spese assai parchi, limitandosi alle
sole necessarie. Osserva, che la pubblicazione delle
proposte e dei progetti di legge, presentati alla
Dieta, talora voluminosissimi (come il progetto
di legge sui libri fondiari e la statistica della po-
polazione) importerebbe una spesa enorme, che per
di più verrebbe ad essere affatto inutile, servendo
quelle pubblicazioni ad uso esclusivo dei deputati,
i quali tutti indistintamente conoscono la lingua
italiana. _
Il deputato Klaich domanda che l'ordine del gior-
no, gli atti e gli avvisi al pubblico e fors' anco
i progetti di legge di piccola mole, e che però
importerebbero poca spesa, debbano essere redatti
nelle due lingue; da che la ragione economica è giu-
stissima in massima, ma alla fin fine il pigUarne
pretesto per rifiutare ai 400,000 slavi ogni legit-
tima esigenza, è troppo grande ingiustizia.
fi ,presidente replica, non trattarsi dei 400,000
slavi, ma di 43 deputati che conoscono a mara-
viglia r italiano, e ignorano per la maggior parte
lo slavo.
Pone a voti la proposta, che l'ordine del giorno
e gli avvisi al pubbhco sieno redatti nelle due
lingue. È accettata ad unanimità. Che gli atti
ai deputati non abbisognano di traduzione. È ac-
cettata a maggioranza.
Messo a discussione il secondo punto, il depu-
tato Girolamo Macchiedo dice che i sigilli e le
iscrizioni d' ogni maniera dei comuni della Dal-
mazia, ne'tempi passati, erano scritti in latino, il
quale uso tronca la questione della prevalenza del-
le due lingue. Propone pertanto che debba seguirsi
l'antica costumanza.
Klaich risponde che i tempi sono diversi e pro-
grediti, che il principio delle nazionalità e il di-
ritto di valersi ciascuno della propria lingua è
ormai riconosciuto generalmente, e che non si può
non tenerne conto.
Il re di Svezia e quello di Daminarca sono
buoni vicini . . . quando non li assalisce il pru-
rito di mangiarsi in trippa l'uno con V altro. —
Peccato che S. M. Danese essendo molto vecchia,
e gallina vecchia facendo buon brodo, corra ri-
schio che se la veda fare, il poveruomo ! . . .
birra, una pipa ne ta, una buona bibbia e pochis-
sime idee, quindi se la leva col recitare i soliti
discorsi; e credetemi eh' egli sarà sempre 11 li per
fare qualche cosa, e, dopo aver pensato vent'anni,
non farà mai nulla ,.. per la grazia di Dio! —
Ecco che mi capita tra mano il gotico ritratto
del re di Prussia, il quale nacque, fiori e morrà
per la grazia di Dio e della sua corona. — Fe-
derico il Grande a quest' ora avrebbe condotta la
giovine Prussia ad una potenza tale, che avrebbe
equilibrato in Europa l'influenza morale della Fran-
cia e la forza materiale della Russia : ma re Gu-
glielmo ha per la grasfia 4i />to dell'eccellente
Un saluto d'Immeur in tutte le regole al prin-
cipe Alessandro Giovanni Cuza de' liumeni : se
non facesse altro in sua vita, l'unione dei duo
popoli sarà sempre sua ^'loria. Coraggio, Rumeni,
e avanti !
Il principe della Serbia dopo aver fatto par-
lare molto di sé nei mesi scorsi, ora giace im-
merso in una specie di sopore che sembra apa-
tia, e che invece è raccoglimento bello e buono.
Può essere che un giorno o l'altro egli si colle-
ghi col principe Danilo del Montenegro e che le
faccia veder brutte alla Turchia e belle all'Eu-
ropa. Allora sarà il caso di cantare davvero U
patriottico inno ;
bla diritto d'intervenire nelle consulte del comi-
tato, senza diritto di voto. L'emenda iapcnna è
accettata, l'emenda mppi- Jlìspinta, il paragrafo
modjJticato è . . . ^
M I ^ é (fe^« -eli« eoHiQMSsion'i, fatto
il MwtM-
nwk^i M ^^sštšine parola; rnvUermuo
il
MpmMn, ^i4i®tttito 4ie f ^iicMee mmmi^-
sioni è dato dalla Dieta che ne delibera, propone
si debba dire: "lo presenteranno alla Dieta a
mezzo del presidente«. Ghiglianovkh si unisce.
Kiaich sta per la Giunta, intendendosi da sè
che di ogni questione decide la Dieta ; ma die
ogni atto deVe ipreseatarsi al presidente.
Alberti nota che i casi di urgenza ponno na-
scere, in ogni materia, onde non vMia ragione di
imporre l'obbligo di occuparsene di preferenza alla
commissione delle petizioni e non alle altre.
Filipin risponde, la Giunta aver avuto in mira
i bisogni urgenti dei petenti privati^ e creduto
necessario di provvedervi ; esser poi chiaro, senza
bisogno di esprimerlo, che le questioni urgenti, in
generale, devono risolversi prinia.
Poste a voti 1' emende Lapema « Aiberii, sono
accettate a maggioranza; il paragrafo, -app'ovato.
II §. 28 è approvato senza di^cjissione. '
Si legge il, § 29 che suona: "La Giunta, e
le commissioni, hanno diritto di domandare per
mezzo del presidente della camera ai capi dei vari
dicasteri centrali, l'avviamento dei rilievi eventual-
mente necessari, di citare dei periti tecnici a con-
ferenze verbali, e di farli invitare a dare un pa-
rere scritto. „
Il commissm'io impenale osserva, che il diritto
da una parte, include necessariamente 1' obbligo
relativo dall'altra, € che con questo paragrafo
quindi si stabilirebbe l'obbligazione nel governo
di aderire ad ogni domanda. Il governo è certo
disposto a prestarsi volonteroso ad ogni rilievo o
schiarimento che occorra alla Giunta e alle com-
missioni; ma non può assentire ad assumere in-
torno a ciò obbligo alcuno; e se la Dieta inten-
desse veramente che ciò avesse ad essere, dovreb-
be ottenerlo per le forme costituzionali stabilite,
cioè, facendone una proposta di legge da sotto-
porsi alla sanzione sovrana. Opina perciò che il
paragrafo venga ommesso.
G/tiglianovkh osserva che nel § 36 del rego-
lamento provinciale, è già espresso il diritto della
Dieta di domandare schiarimenti, e quindi 1' ob-
bligo del governo di fornirli. Opina pertanto che
il paragrafo ma ommesso come superfluo.
Il presidente nota che quel diritto è attribuito
unicamente alla Dieta, a che il GkigUanomch sog-
giungendo, la medesima facoltà essere consentita
alla Giunta e alla commissione che la rappresenta,
il presidente lo fa accorto delle pericolose conse-
guenze che da questa massima ne verrebbero. Al
qual proposito dà comunicazione di un rescritto
della Luogotenenza del regno, pel quale è do-
mandato ^ che i commissari goveniativi possano
assistere alle radunanze della Giunta, e delle com-
missioni speciali, e della risposta negativa da lui
data. È. in questa posto in chiaro, come la commis-
sione (e la Giunta, nel medesimo ufficio) non a-
vendo voto deliberativo, ma essendo scelte dalla
Dieta per fardegH studi e dare un parere, il quale
potrebbe esser riehiesto anche ad un individuo;
la vigilanza, del commissario imperiiile, violereb-
be affatto la libertà delle deliberazioni, sarebbe
contraria alla dignità dei rappresentanti del paese,
senza che avesse scopo di utilità nessuno.
La lettTO -è ;seguita da unanimi e prolungati
applausi dei deputati.
Wglitinomeh trova in ciò maggior ragione di
^eludere il paragrafo, ed è sostenuto da Lapenna.
^ Pullieh propone che in luogo delle parole ah-
bìmw (lirilto di domami are, si ponga 1' altra
domanda. Il presidente avverte che, ad ogni mo-
do, il diritto di domandare è di tutti, uè può es-
sere negato alle Giunte, e che esso lascia intatto
quello del governo di non aderirvi. L' emenda Pul-
lieh posta a voti è respinta, il j)aragrafo adottato
nella sua integrità.
il I iloaddato, e si 3 il 31.
Mtiechie lo Gir. vuole ommesso il paragrafo, es-
sendo già comprese le sue disposizioni nel 17.
GliitMsm propone che un deputato assente ol-
tre il termine del permesso, sia invitato dal pre-
sidente a ritornare o giustificarsi entro o^tto giorni,
sotto coniminatoria della perdita del Riandato.
J^ajìeii'ia osserva che la facoltà di togliere il
mandato ad un deputato non istà nella Dieta.
Ohe si^atta sanzio^ne non potrebbe essere imposta
che da una legge. Consente egli nella necessità
di provvedere alle assenze volontarie dei deputati,
e del difetto, a questo riguardo, dello statuto; ma
niega di poter sopperirvi con una disposizione del
regolamento interno.
Kiaich persiste a credere die stia in facoltà
della Dieta di obbligare ogni deputato ad assistere
alle sedute in base dello statuto.
Il presidente propone che' la' mozione Gliubissa
sia adottata in principio, ma non abbia efficacia,
finché non se ne faccia una proposta di legge e
non ottenga la sanzione sovrana. Il paragrafo così
modificato è adottato a unanimità.
I paragrafi 32 e 33 sono ammessi ad unanimità.
Camera di Commercio ed industria.
Estratto del protocollo di sedata tenuta
il giorno 14 gennaio a. c. dalla Camera
di Commercio ed industria di Zara.
(Continuazione v. n. 6.)
Viene data lettura del seguente parere, emesso
dietro invito dell'eccelsa i. r. Luogotenenza dalmata,
sulla misura proposta dalla eccelsa i. r. Direzione
di finanza affine d' obbligare i commercianti a
far assaggiare il loro bottame secondo la misura
di Vienna.
La Camera onorata dell'invito 3 ottobre 1862
n. 17027-3343 di questa eccelsa i. r. Luogotenenza,
esterna, sulla misura tendente ad obbligare i com-
mercianti a far assaggiare il loro bottame, il se-
guente parere:
Ritenuto, che la disposizione invocata dalla lo-
cale eccelsa i. r. Direzione provinciale sia provocata
dagli inconvenienti che si verificano nella circo-
lazione interna dell' olio, vini e spiriti, e non nella
introduzione di questi liquidi in Dalmazia dalle
altre provincie dell'impero e dall'estero, o nella
loro estrazione per quei paesi, ne'quali casi, a suo
credere, la proposta misura non raggiungerebbe il
suo scopo, non esita la Camera a dichiarare che per
quanto potesse essere desiderabile, onde facilitare
le pratiche daziarie, che tutti i recipienti fossero
presentati alle dogane e ricevitorie marcati die-
tro regolare stazzatura, altrettanto una disposizione
che obbligasse a tale assaggio sotto comminatoria
che i recipienti non assaggiati verrebbero respinti,
pelle speciali condizioni di questa provincia, rie-
scirebbe sommamente vessatoria e pregiudizievole
al libero scambio di quei prodotti.
Ad evitare un sì grave danno in un giro tanto
generale di quei prodotti in provincia ; i direttori
dei navigli, od i proprietari, di tutte le comuni
di Zara, Zaravecchia, Nona Novegradi, Sale, Sel-
ice, Arbe, Pago, Obbrovazzo, e Bencovaz, sareb-
bero costretti di concorrere pella stazzatura delle
loro botti all'uffizio d'assaggio di Zara a cui sono
soggetti, con tanto e tale disagio e spesa da es-
sere pili facile rimaginarli Clie il descriverli; il
bottame che pel suo volume non potrebbe esser
trasportato da sì lontani luoghi unito, dovrebbe
disciogliersi per essere riunito poi pella veiifica-
zione, e disciolto di nuovo per ricondurlo nel pro-
prio luogo, ove dovrebbe nuovamente riunirsi per
essere adoperato, in tante sfasciature e fascia-
ture andrebbe soggetto a non piccoli guasti ed a
fallire nell' esatezza della marcatura, per una com-
pressione maggiore o minore de' cerchi e pelle
vicissitudini del viaggio; inoltre mancando del tutto
un luogo per eseguire la verificazione, dovrebbe
con non indifferente spesa essere eretto uno dalle
fondamenta, non potendosi le relative operazioni e-
seguire sempre all'aperto; la mano d'opera sì
scaj'sa in questo paese verrebbe ad incarire al-
l'eccesso pel servizio di tanto bottame, ed un au-
mento di personale di uffizio si renckrebbc indi-
spensabile, poiché gravissimo danno ne derive-
rebbe se, per difetto di questo, dovessero le parti
a lungo attciidere il disbrigo delle relative 1(h-o
operazioni.
Se in vista poi a tali gravissimi inconveniaatij
evitar si volessero tali penosi annuali pellef^ri-
nazioni ai p^opriotari del bottame, in altro modo
non si potrebbe cogliere l'intento che col tenere
in permanenza delle commissioni, perchè girassere
con tutti gli oggetti e modelli occorrenti nelle va-
rie comuni all'effetto di stazziare le botti; e si
disse in permenenza, poiché non sarebbero bene
ultimate le operazioni di un anno che dovrebbonsi
esse rinnovare peli' anno successivo, essendo le
nostre botti quasi tutte di legno dolce sogget e
assai più di quelle di legno duro, che ogni due
anni devonsi verificare, alle impressioni atmosfe-
riche ed agli effetti ed ingiurie del tempo, né po-
trebbonsi obbligare i proprietari a far acquisto di
botti di legno duro, non permettendolo le loro cir-
costanze, e perche si arrecherebbe iuolti-e non pic-
colo danno all'industria del paese.
Finalmente deperendo facilmente questo botta-
me e dovendosi d' urgenza sostituire del nuovo,
fino a che si arrivasse a stazziarlo e marcarlo,,
l'occasione sfuggirebbe alla vendita del prodotto,
venendo fatte le ordinazioni telegraficamente se-
condo i bisogni delle varie piazze.
Per quanto possa sembrare chiara e facile quella
disposizione, la pratica, che è la pietra del
paragone di tutte le leggi, ne scoprirebbe ben
presto gl'inconvenienti, i quali, avuto riguardo
alle speciali condizioni del paese ed alle attuali
esigenze del commercio, riescirebbero gravosissinii.
Ove esistono grandi stabilimenti, facili comu-
nicazioni, che si fanno vendite di bottame staz-
ziate e marcato, tutto riesce facile e possibile;
nelle nostre condizioni, nella nostra miseria, tutto
riesce difficile e spesso impossibile.
Visto quindi che il concorrere a Zara rovine-
rebbe i privati, ed il spedire le commissioni ro-
vinerebbe r erario ; senza danno delle popolazioni
e del commercio e senza pregiudizio dei diiitti
daziarli, crede la Camera che sarebbe opportuno
r adottare la misurazione che si usa in altri luo-
ghi, mediante il così detto piombino o cordicella,
con cui rilevate le dimensioni di qualunque reci-
piente, con un semplice calcolo al tavolo, si co-
nosce con precisione il contenuto dello stesso, sen-
za bisogno della sagoma, che non rileva mai con
precisione la quantità, specialmente colle forme del
bottame, che pelle esigenze del trasporto per mare
devonsi piegare a tutte le curve del bastimento,
e ciò ogni volta che non si dovesse usare del
peso e della misurazione ad emeri nello scarica-
mento di quei liquidi, per speciali circostanze.
Tale parere venne ad unanimità approvato dalla
Camera.
Data indi lettura della circolare 30 agosto 18C1
n. 729 dell'eccelso L R. Ministero del commer-
cio, con cui chiede il parere della Camera sulla
proposta di un' esposizione universale degli oggetti
d'industria e di economia rurale, da effettuarsi
a Vienna nel corso dell' anno 1865; il Presidente,
a senso della stessa, invita; i signori consiglieri a
dare il loro voto:
1." Sull'argomento in genere.
2.° Se 0 meno 1' anno 1865 sia da ritenersi
per opportuno allo scopo suaccennato.
3." Se e quali Stati esteri sieno da invitarsi a
prender parte all' esposizione in discorso.
Presa la parola il vice Presidente sig. Ernesto Pe-
itrcioli, osserva non poter in oggi piiì discutersi sul-
r utilità di taU esposizioni d0i30 gli splendidi risul-
tati che ne ritrassero i maggiori Stati che l'adot-
tarono; riflette eh' esse facilitano ed accrescono
in larghissime proporzioni lo scambio fra le na-
zioni, ed eccitano potentemente l'emulazione a
raggiungere nell'arti ed industrie quel perfezio-
namento cui relativamente a ciascuna è concesso ;
infine dichiara che l'Austria pella sua potenza e
pe'suoi mezzi non può rimanere addietro agli aU
tri .grandi Stati neppure in tale progresso.
Riguardo al tempo ritiene opportunissimo l'an^
no stabilito poiché lascia un termine conveniente
a prepararvisi, qu ilora però, come si leggeva in
R,-V.n v^^
Sinra 14 Feblbralo l§63t iiiiiio IV<
Voce
Prezzo đ'associa/Jone in valuta atislriaca per
Zara: per un anno fiorini 8: pei- sei iiie^i fioi'iiii -tj
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente lielia Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
solili 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1' estero, e
pei Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, tran-
cile del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franchi delle spese
postali, si dirigono in Zara a A incenzo Duplanc eh Re-
dattore della Voce Billmatira, e gli abbuonamenti, ai
ncgozii librarli dei sii^iiori fratelli Battara e Pietro
Abelicli. Uli avvisi di 8 linee costano ! fiorino, e ogni
linea di più soldi (3. i^a tassa di finanza resta a carico
del committente. Un numero separato costa soldi 10
Zan/^ 1 5 febbraio.
Poicliè il numero delle tornate della nostra
Dieta, e la qualità delle questioni discussevi, e
delle deliberazioni prese, bastano ormai a mostrare
chiaramente il suo colore politico, e quello de' vari
partiti che si agitano nel suo seno; noi crediamo
di poter senza taccia di temeritcà tifarne quei giu-
dizi, e quegli auguri sulla efficacia della opera sna,
che ci paiono più ragionevoli e probabili.
E prima osserveremo, che il ravvicinamento tra
i nazionali e gli autonomisti, di cui fu più volte
parola, non pare avere avuto quel pieno compi-
mento che era nei comuni dtsiderii, e ciò per ra-
gioni le quah noi ci faremo brevemente a di-^
scorrere. Primieramente, pare che sin dàrprinci-
pio nè gli uni, nò gli altri abbiano per l'appunto com-
preso ciò che intendevano fare, o meglio ,non hanno
sufficientemente considerato ciò che fare era pos-
sibile e conveniente. Credettero gli uni e gli altri,
0 si diedero scambievolmente ad intendere, di a-
vere a tentare una conciliazione, e di venire a
una transazione, o a un compromesso, per il quale
gli uni e gh altri dovessero linunciare a parte delle
proprii desiderii, e avesse a tracciarsi una linea di
condotta pohtica la quale potessero gli uni e gli
altri seguire invariabilmente, e i cui principii do-
vessero essere espressi in un programma immu-
tabile. Ora ciò non era nò da sperare nè da osare,
giacché in questione così chiaramente posta, e
lungamente a^gitata, e da ciascuno a proprio senno
risoluta; in questione importantissima il cui scio-
glimento nel fatto sarà di così grande importanza
per le sorti avvenire del nostro paese, non è a
credere che alcuno possa consentire a transigere;
onde r offerta scambievole di un componimento
definitivo, (che supponeva debolezza di fetle e incer-
tezza di principii), non sarebbe stato che una scam-
bievole offesa.
Ciò che era da tentare, e che noi abbiamo cre-
duto che solamente si volesse tentare, era il racche-
tamento delle passioni suscitate dalla contesa, le
quali non lasciano in essa contesa veder chia-
ramente le vere discrepanze e il loro limite, e le
faceva apparire maggiori e piìi numerose che per
avventura fossero; passioni che erano sprone a
una opposizione sistematica in ogni questione,
la quale sarebbe stata immancabilmente fune-
sta. Era da tentare di schiarire quaU erano i
punti su cui veramente le opinioni degli uni e
e degli altri erano radicalmente diverse, e quelli
in cui la diversità non era che apparente, per non
contendere all' aria e combattere contro mulini
a vento; era da accordarsi per tenere una eguale
condotta sulle altre questioni di patrio interesse,
di libertà e di umana dignità, sulle quali non po-
tevano non essere tutti concordi, se non forse per
puntiglio insensato e funesto.
Ora r avere pigliato errore su ciò fu ragione
prima, che le trattative incominciate non avessero
nè compimento nè seguito, e niun partito defini-
tivo si prendesse. La commissione dei tre deputati
eletta a tracciare il programma, si trovò sulle pri-
me così discorde, da non poter sperare di riuscire
ad adempiere il suo incarico. Prima proposta del
partito annessionista fu di dichiarare la naziona-
lità slava della Dalmazia. Ora in siffatta dichia-
razione mi già compreso lo scioghmento di tutta
la questue (che pur s' era fermato di lasciar da
banda), in senso annessionista. Il principio della
nazionaHlà non può avere applicazione pratica
che neir unione piìi o meno prossima territoriale
a'paesi slavi, e per noi, alla Croazia; dacché la
lingua niun contende di usarne a chi la sa e può
farlo, niun niega concorrere a procurarne con ogni
mezzo la diffusione e l'uso tra coloro che non la
sanno; ma niun però può negare che tutte le città
nostre, e tutta la parte colta del popolo nostro,
appartenga, non foss' altra per lingua ed educa-
zione e costume alla stirpe italiana, e che perciò
non si possa costringei la a denominarsi tii nazione
diversa. Seconda pro'po^t^ fa 1' uso della lingua
slava consentito in due materie d'insegnamento.
Ma se gli' é vero che si niega l'insegnamento in
slavo, perchè non civSb-no maestri che lo sappiano,
a ciò sufficientemente uu tanciulli che studiano,
che non abbiano pèr-hn^aa materna l'italiano,
e perchè la lingua e letteratura slava non sono
ancora atte a fornire ammaestramento bastante;
questa ragione non è raéno vahda per due od una
materia, che noi sia per le altre, nè v'è nessun
motivo di consentire che l'istruzione sia monca
e imperfetta in materia nessuna. Terza proposta
era la riforma della legge elettorale in senso demo •
cratico, cioè a dire il disegno che la parte ignorante
e misera e slava del popolo soverchiasse la pos-
sidente, la colta e la itaUana, e avendo risolutiva
deliberazione nelle cose del paese lo retrospinges-
se a condizioni peggiori delle presenti.
Questa medesima ragione, che arrestò 1' opera
della commissione pel programma, fu quella che
influì potentemente, anzi unicamente, perchè le vo-
tazioni dei deputati nella Dieta riuscissero diverse
dai desideri! degli annessionisti, e in apparenza
contrarie all' accordo che era stato fermato. Le
proposte Pauhnovich, prima d' ogni cosa, furono
presentate inaspettatamente senza essere comuni-
cate agli autonomisti, senza che sia stato loro fatto
agio di esaminarle, e se ne avesse ottenuta di-
chiarazione di adesione; erano poi di tal tenore
da trovarsi in diretta opposizione a quei principii
di pareggiamento tra le due lingue che si pro-
clamavano ; contraddicevano a quella verità ricono-
sciuta della impossibih à di valersi in ogni cosa
subito della lingua slava pochissimo nota. Per esse
si esigeva la traduzione in islavo di tutti i progetti
di legge che la presidenza distribuisce a'deputati,
(opuscoli talora di grossa mole) che avrebbe por-
tato una spesa incomportabile alle misere condizioni
nostre economiche, e che non sarebbe stata di uso
nessuno, dovendo quelli servire esclusivamente pei
deputati che conoscono l'itahano, e ignorano quasi
affatto lo slavo. Per esse, si imponeva alla Giunta
r obbligo di rispondere in slavo agli scritti che le
fossero diretti in questa lingua, sia dalle autorità
subordinate, sia da privati; per esse si chiedeva
che la cancellaria della Giunta usasse dello slavo
a voce e in iscritto. Conseguenza di queste de-
liberazioni sarebbe stato F obbhgare i membri
della Giunta e della cancelleria a deporre il loro
ufficio, il hmitaVe le scelte a posti di grande im-
portanza per la provincia a un piccolo numero
di deputati che conoscono la hngua, e che per
avventura potrebbero non sempre possedere le altre
attitudini necessarie a ben sostenerlo; ed escludere
da essi la grande maggioranza degli uomini colti
del paese ; in una parola, sarebbe stato introdur-
re a un subito ne' più importanti uffici pubblici,
queir uso della lingua slava prima riconosciuto
prematuro.
Ora a siffatte proposte era impossibile che gli
autonomisti assentissero. Siffatte proposte cade-
vano appunto su quei punti di discrepanza, sui
quali non era saggezza neppure tentare di inten-
dersi, e parevano richieste più per puntigho di
partito, che a scopo di reale utilità. Siffatte pro-
poste tendevano al completo trionfo dei principii
politici dagli autonomisti avversati, tendevano a
trasmutare, con conati impossenti per la finale
riuscita, ma funesti per le prossime conseguenze,
in slava la parte della popolazione dalmata di
lingua e coltura italiana.
Nè queste sole furono le conseguenze dell' aver
voluto tentare una completa conciliazione ; ma fu
effetto più grave il non aver potuto rannodare al
nuovo partito liberale gran parte della maggio-
ranza antica. Nacque ne' più liberali deputati il so-
spetto dell' esser tratti a soverchia condiscendenza
verso gli annessionisti, con colpevole rinunzia ai
principii professati, vigliacca diserzione dalla causa
abbracciata, e forse con pericolo di danno imminente
da procurare alla patria. Indi il lamento dell'es-
sere stati esclusi dagli amichevoh concerti presi
e quasi riputati di men larghe e libere opinioni;
indi il tenersi stretti a quello che più propria-
mente poteva chiamarsi partito del governo.
E qui ci sentiamo in clebito di ric^ noi
pure, di non trčmre sempre iiji più d^^^
dj^ parte autonoinà q'àelhi franchezza di procedere,
quer coraggio della propria opMoiie, quella co-
sciehH dePp^^ diritto, e quella costanza
di propositi che distingue gli annessionisti. La
tiraFda educazione e la lunga sommessione, e l'ob-
blio di sé, che genera necessariamente l'assolu-
tismo, paiono non avere ancora cessata sugh ani-
mi nostri la loro triste influenza. La credenza che
dagli altri dobbiamo attendere ogni cosa, e che
nulla possiamo da per noi, fa sì che in nuli' altro
si creda il senno riposto, che nell'accogliere a bocca
baciata l'altrui volontà ; che nè per noi nò per
il paese nostro sappiamo fare di meglio che evi-
tare i pericoli, e sfuggire il peggio; nè mai osia-
mo imporci sagrifici o alcuna cosa arrischiare per
conquistare il meglio.
Tuttavia non si può dire che finora le riso-
uzioni .della Dieta sieno state tali da ledere
0 menomare i diritti del paese, o contrarie a di-
gnità 0 dannose alla patria. Spesso a rincontro
l'abbiamo veduta con rara concordia prendere
deliberazioni di carattere incontrastabilmente li-
berale, e opporsi con rara energia alle immoderate
esigenze del governo. Di ciò abbiamo un esempio
nelle bella risposta data alla Luogotenenza dal
presidente, per la quale, con ragionamento invin-
cibile e con forza dignitosa, fu respinta la propo-
sta dell' ammettere commissari imperiali alle se-
dute delle coinuiissioni speciali elette per lo stu-
dio de'progetti di legge, e della Giunta provin-
ciale, e negli applausi unanimi con cui ne venne
accolta la lettura; di ciò una prova nella confer-
ma nella sua integrità del paragrafo del regola-
mento interno che dà il diritto alle commissioni e
alle Giunte di domandare schiarimenti dai mini-
stri del potere esecutivo ad ogni bisogno, dirit-
to che stranamente il commissario imperiale ci
voleva contendere..
Se non che, non è a dissimulare che nessuna
discussione di legge importante fu mossa ancora
air ardine del giorno; che quella sulle comuni si
sta penosamenté esaminando dal comitato, e che
J5f. 14. Kara FeS»l>rafo Aimo flV.
Prezzo d'associazioìic in valuta austriaca per
Zara: pur un anno fiorini 8; per sei lui'si (ìorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pt'l riiiuiiu-nie della Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei nu'si fiorini -l
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. i'er 1' estoro, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in ar^jcnto, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-le(terario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commi.ssìonì, franchi delle spese
postali, si dirisono in Zara a Vincenzo Duplanc eh Re-
dattore della Voce Dalmatica, e gli abbuonamenti, ai
negozii librarii dei si;iiiori fratelli Battara e Pietro
Abslich. Gli avvisi di 8 linee costano I fiorino, e ogni
linea di più solili (i. La tassa di finanza resta a carico
di.l coiiiiiiittente. Un numero separato costa soldi 10
L'insurrezione polacca.
L'insurrezione polacca, che dalle prime notizie
russe veniva data come affare di p< co momento,
non solo si mantiene, ma si va dilatando. 1 fogli
ufficiali russi dovettero dare a sè medesimi la
smentita sopra parecchie delle loro asserzioni, e
per questo non sono più creduti Le notizie però,
sebbene talora confuse, vei^gono istessamente dai
confini austriaci e prussiani ; e son tali da pro-
vare che qualunque possa essere il risultato fi-
nale di questa lotta impali e sorta dalla necessità,
senza die i Polacchi ci fossero preparati, essa è
divenuta molto seria, e superò le prime aspetta-
zioni dei Polacchi stessi.
È un fatto che la Russia avrà presentemente
centocinquantamila uomini nel regno, che da ta-
luno viene chiamato la Polonia del congresso, e
che altre truppe sono avviate a quella volta. Esse
però non basteranno, se, come pare abbia già co-
minciato, r insurrezione si estende vieppiù alla Li-
tuania, alla Volinia, alla Podolia, provincie russe,
in altri tempi appartenenti alia Polonia anch'esse.
Molte delle truppe sono concentrate a Varsa^ la
e nelle altre città maggiori, per impedire che la
insurrezione non scoppii anche in queste; per cui
minore è il numero di quelle che possono battere
la campagna. Ma tattica russa è di piombare, ora
dall'uno, ora dall'altro di questi centri, sui prin-
cipali gruppi degl'insorti. Pare che gli abitanti
delle città, che non vanno a raggiungere gl'insorti,
s'atteggino in guisa da rendere necessaria la pre-
senza delle truppe in esse. I primi insorti non
erano cha gli scappati alla coscrizione, o pi^ittosto
proscrizione, ancora più stolta che iniqua, voluta
fare dalle autorità russe: ma poi molti cittadini
andarono a raggiungere quei primi insorti e gli
operai delle fabbriche e delle miniere quasi tutti.
Molti giovani della Galizia, di Cracovia e del Po-
sen passarono anch'essi i confini, ed unironsi ai
loro connazionali. Convien dire, che questo mo-
vimento di emigrazione sia andato accrescendosi,
poiché r Austria, la quale prima aveva chiuso un
occhio, mostrandosi contenta dei nuovi imbarazzi
della Kussia e dell' odiosità che avrebbe pesato
su lei, dopo esercitò una più severa sorveglianza
ai contini e prese molte misure di polizia. La
proroga della Dieta di Lemberg è una prova an-
ch'essa che l'agitazione nella Galizia si andava
propagando. La Prussia, dal canto suo, andò con-
centrando una gran quantità di truppe nel Posen,
e dichiarò in istato d' assedio i distretti del con-
fine, forse per impedire che gl'insorti ricevano
armi e munizioni, e che che tanto i suoi sudditi
quanto gli emigrati polacchi non vadano a rag-
giungerli. Di più permise già alle truppe russe di
adoperare le sue sti'ade ferrate.
Di quando in quando il telegrafo porta la no-
tizia che le truppe hanno battuto e disperso gli
insorti, annoverando i morti ed i presi ; ma tali
notizie, anche quando sono vere in quanto risguar-
[la il conflitto avvenuto e le perdite dei Polac-
dii, noi sono in tutto, perchè tacciono di quelle
subite dai Russi, e perchè dissimulano che disper-
iere non vuol dire vincere, quando si tratta di
bande irregolari ed improvvisate, che poscia si
raccozzano in un altro luogo.
Nella parte settentrionale del regno le truppe
)revalgono, ed hanno ripreso alcuni luoghi prima
}ccupati dagl' insorti ) ma probabilmente questi
hanno lasciato quella regione por avvicinarsi ai
conlini delia Galizia e del Posen, onde ricevere
soccorsi d'armi, di danaro, di provvigioni e di
partigiani. Difatti il forte dell'insurrezione sem-
bra estendersi lungo gli accennati paesi e la Sle-
sia prussiana. Negli scontri avuti coi Russi, al-
cuni di questi dovettero rifuggiarsi sul territorio
prussiano ; e pare che ormai il governo di Ber-
lino presti alla Russia tutto il suo appog'gio per
impedire l'insurrezione. Anche nella parte orien-
tale, cioè verso la Lituania e la Volinia, sembra
che r insurrezione si dilati : e se ciò avvenisse, la
condizione della Russia si aggraverebbe. In molti
luoghi il clero ha preso parte decisa all' insurre-
zione, ed è anche intervenuto con atti religiosi ad
incoraggiarla, suscitando pure i contadini ad u-
nirsi ad essa. Questi ultimi in qualche luogo la
hanno avversata, in qualche altro la favoriscono.
Il più delle volte danno agl'insorti vettovaglie ed
altri aiuti.
Sembra che il sistema di guerra dei Polacchi
siano le guerriglie ; le quali non trovano certo in
Polonia condizioni sì favorevoli come quelle offerte
dalla Spagna, ma pure nuoceranno assai all' eser-
cito russo, se i contadini le aiuteranno. Sebbene
non vi sieno gran monti, laoglii montuosi e in-
tercettati da acque e forestè non mancano. Gi.'in-
sorti vanno rompendo le strade ed i ponti, as-
saltano i convogli, predando le casse: s'armano
alla meglio con picche e falci quando uon trovano
altro, e spesso vincono con tali armi anche la ca-
valleria russa, che pure è la migliore arma per
combattere nemici siffatti. Si narrano fatti di pro-
digioso coraggio, come quelli di dugento giova-
netti che salvarono una banda d'insorti gettan-
dosi alla bocca dei cannoni russi.
Dopo tutto ciò, augurando ai Polacchi F emanci-
pazione nazionale a cui hanno diritto, si può sperare
molto che ci riescano, in ima guerra che può dirsi
comandata dalla disperazione ? È da temersf che,
non avendo per se che le sterili simpatie dell'Inghil-
terra e della Francia, e dei popoli meno potenti, tro-
vino invece unite ad opprimerh le tre potenze del
Nord, su cui pesa il comune delitto della sparti-
zione della Polonia. Si hanno già troppi indizii
che la Prussia e l'Austria se l'intendono colla
Russia nel reprimere l'insurrezione. Forse l'Au-
stria s'accontenta di operare per ora sul proprio
territorio, nel mentre la Prussia sembra voler
fare di più ; ma la complicità ed il pericolo co-
mune pur troppo uniscono le tre potenze nordi-
che nella comune oppressione dei poveri Pola 'chi.
Una insurrezione simile forse non potrebbe avere
esito sicuro se non nel caso d' una guerra gene-
rale, che desse ai Polacchi un'alleanza finora au
essi mancata, o di una rivoluzione nei paesi vi-
cini. Oppure occorrerebbe, che i Russi liberali, i
quah vogliono la libertà per sè, cogliessero una
tale occasione per pretenderla ed ottenerla, ed
invece di nemici si facessero alleati dei Polacchi.
Ma forse i liberali russi gudrderanno la Polonia
come i liberaU tedeschi guardavano l'Italia, cioè
come un paese buono ad essere dominato.
Ci sono bensì dei Russi, i quali -vorrebbero
farsi alleati dei Polacchi, come lo disse da ultimo
Hertzen medesimo ; ma ei si duole che il movi-
mento è prematuro. A ogni modo, se il partito
liberale russo credesse di poter tentare qualche
cosa per ottenere la; libertà in casa propria, non
dovrebbe lasciar passare- roccasionc del movimento
polacco, vinto il quale, la reazione trionferebbe
nella Russia medesima. I liberali prussiani dal
canto loro, disprezzando come fanno la nizioiialità
polacca, si esporranno viemaggiormente ai colpi
della reazione domestica. Chi non è giusto e ge-
neroso cogli altri non suol ottenere giustizia per sè.
I pronostici, del resto, sono tuttora intempe-
stivi; e nessuno può dire che altri fatti no u ven-
gano ad aggiungersi all' insurrezione polacca e ad
accrescere le sue speranze. È disegno, dicono, di
temporeggiamenti, appunto, per aspettare che tali
fatti si producano, e che ne vengano più favore-
voli congiunture. Alcuni consigliano ai Polacchi di
non toccare adesso il Posen e la Galizia, per non
accrescersi 1 nemici, ma le insurrezioni non si
guidano sistematicamente, e quando gii animi sono
agitati non si possono sempre contenere che non
pror 0 mp ano. (Perscv.)
Discussione delTindirizzo
NEL COUPO LEGISLATIVO PEANOESB.
II Corpo legislativo sembra voler discutere il
suo indirizzo più a lungo e con maggior vivezza
che non facesse il Senato. Ciò è dovuto princi-
palmente al piccolo gruppo dei cinque, a cui ap-
partengono quasi tutti gli ammendamenti propo-
sti al lavoro della commissione. Ed è forse a mo-
tivo dell' andamento preso dalla discussione, spe-
cialmente sugli affari del Messico, che il governo
improvvisamente s'avvisò di ammonire i giornali
a non fare commenti sul resoconto della camera,
cosicché tutti si racchiusero in un significativo
silenzio.
Nella discussione generale dell' indirizzo ed in
quella dei primi paragrafi, parecchi oratori, sotto
ad un diverso punto di vista, mostrarono che il
paese sente il bisogno d'una maggiore libertà, e
sopratutto che la stampa sia sottoposta all' impero
della legge e tolta al regime dell' arbitrio. Ma il
signor Baroche, ad onta d'un recente discorso
dell' Imperatore, libéralissimo in teoria, rispose eoa
un non passiiama, che è non meno ostinato di
quello del papa e, poiché così piace al signor
Billault, anche di quello dell'Italia.
I ministri della parola presero con gran calore
la difesa del ministro dell' azione, signor Persigny,
su questo puìito, e giudicarono, come la camera
lo giudicò con essi, che il popolo .francese abbia
bisogno, ancora per molto tempo, di quella saggia
tutela, che limiti il suo diritto di ristampare, men-
tre pure può sfogarsi a sua voglia parlando. In
ciò la discussione non ebbe una certa novità, es-
sendosi dall' una parte e dall'altra ripetuti gii ar-
gomenti detti altre volte. Il sentimento che tra-
pella dai discorsi del gruppo dell'opposizione si
è sopratutto quello d' una certa umiliazione per
tanta sorveglianza, rispetto ad altri popoli dove la
stampa è liberissima. E certo il destare un tale
sentimento, in un popolo come il francese, non
può essere utile al governo, sebbene gli paia co-
modo di chiudere la bocca alla opposizione. Chi
dice però che siffìitta comoditil del momento non
sia quella che prepara maggiori difficoltà in ap-
presso? La stampa libera, dicono, va scalzando
alla base il potere : ma il silenzio gli gioverebbe
forse ?
Nella discussione generale, il signor Kolb Ber-
nard disse alcune delle solite vulgarità con^,cui
i nemici dèli' unità vogliono provare a noi Italiani
m. 16* Ziira Felibraio Anno IV.
Prezzo d'assoclazionf in valuta aastriaca per
JSara: per un anno fiorini 8; pi-r ^ei nipsi fiorini 4;
per tre m<?si fiorini 2. Pel ri(uanente della Provincia
a fuori: per un anno (ìorini 9: per sei lui-si fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
|)el lioinimrdo ^ encto gli stessi prezzi in argento, (ran-
elle del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franclii delle spe.se
postali, sidirÌ!!;ono in Zara a Vincenzo Duplanc eh Re-
dattore della Voce Dalmatica, e gli abbuonamenti, &t
neffozii librarii dei signori fratelli Battara e Pietru
-Vbelieh. Gli avvisi di 8 lince costano I fiorino, e ogni
linea di più soldi«. La tassa di finanza resta a carico
di.l coinniittenfe.. Un numero separato costa soldi 10.
Dieta provinciale àel Regno.
Abbiamo creduto di risparmiare non poca noia
a' nostri lettori coli' astenerci dal render conto mi-
nuto delle ultime tornate della Dieta nostra, es-
sendoché la discussione vertendo per la maggior
parte sul progetto del regolamento interno, e a-
vendo avuto sempre termine coli'approvazione dei
paragrafi votati, o con lievi moditicazioni di pa-
rola 0 di forma, l'interesse delle relazioni non
avrebbe potuto essere che assai scarso, sebbene sia
incontestabile l'utilità delle deliberazioni. Accen-
neremo tuttavia brevemente ed in sunto, alle de-
liberazioni più importanti, e agli incidenti più no-
tevoli delle passate sedute.
Nella seduta sesta dei 9 fu data comnnica-
Fione dal presidente di varie petizioni, presentato
e appoggiate da vari deputati, dei maestri delle
scuole elementari di Spalato e di Cattaro, volte
a ottenere un qualche miglioramento alla loro con-
dizione economica, certo miserabilissima, e tale
che è presentissimo il perìcolo, che in tanto
bisogno di pubblica istruzione, in tanto predicare
e deliberare sulla necessità di accrescerla e di-
fonderla-ad ogni classe della società, ella vada sem-
pre più a diminuirsi, per mancanza di chi voglia
assumerne V ufficio, o riesca peggiore, per non po-
ter essere affidata che a persone affatto inette a
sostenerla- Le petizioni furono rimandate per e-
same e parere al relativo comitato. Comunicò poi
il presidente, una proposta del deputato Pauliiio -
vich per la bonificaziune della valle Narentana, ed
un progetto di legge presentato dal deputato Rad-
inilli, sull'abolizione dei fedecomessi nel circolo di
Ragusa.
Passatosi quindi all'ordine del giorno, furono letti
e approvati i paragrafi del progetto del regolamen-
to interno, dal 34 al 53. La discussione s'impegnò
prima sul §.35 risguardante le rattifiche da farsi
in ciascuna seduta ai protocolli della precedente;
seiionchè il paragrafo venne accettato come nel
progetto a grande maggioranza-
Maggiore discussione surse al paragrafo 37, dove
è accennato alla lettura da farsi, dopo 1' appro-
vazione del processo verbale, dal presidente, degli
scritti a lui presentati, eccettuati gli anonimi. È
qui che si volle espressamente significata una so-
lenne riprovazione, non diremo degli sciitti ano-
nimi in genere, ma piuttosto dell'azione di chi si
vale di questo mezzo per gittare accuse contro
taluno, pure salvando sè medesimo dal pericolo
di essere convinto di calunnia o di menzogna. Il
deputato Filippi notò e caldamente riprovò, a que-
sto proposito, lo sciagurato costume della Polizia
di lener conto di denunzie segrete e anonime, le
quali poste sovente a carico di persone onorevoli,
(ìa nessun altro indizio adombrate, vengono que-
ste inquietate poi con indagini fastidiose, le quali,
benché riescano a nulla, pure non cessano dal-
' amareggiare i cittadini tranquilh, e dallo spar-
gere semi di malcontento contro le stesse au-
torità. Il dire del Filippi fu seguito dagli applausi
concordi di tutti i deputati, da quelli infuori del-
'estrema sinistra, e delia affollata galleria. Si de-
iberò che gU scritti anonimi non possano venir
protocollati, ma vengano distrutti.
Al paragrafo 39, risguardante la discussione da
iprirsi sui rapporti delle commissioni elette dalla
)ieta, venne accettata un^' ériièndaj propósta dal
prima deliberare se discutere subito, o distri-
buii'e il progetto ai deputati, o nominare coni-
missione speciale. Si aggiunse poi un paragrafa,
pel quale la deliberazione debba sempre aver per
base il rapporto delle commissioni.
Al paragrafo 4 3, che prescriveva che ogni emen-
da, 0 ordine del giorno, venga appoggiato da tre de-
putati, fu deliberato che ne basti un solo. Il de-
putato Pauliiiovicli chiese, che dove trattasi di e-
mende o ordini del giorno scritti in.slavo, sieno
accompagnati da traduzione fatta per cura del
presidente. Fu infine adottata un' emanda per la
quale le traduzioni debbano essere fatte per cura
del presidente, doverli deputato che fa l'emenda
non sappia o non voglia farla da se.
Il paragrafo 44 che vietava le imputazioni di
mala intenzione, gli attacchi personali e i segni
clamorosi di approvazione, venne tralasciato come
inutile, avendo di mira massime generali di poli-
tezza sociale, delle quali non è a supporre igno-
ranza nei deputati.
Approvati i successivi paragrafi, più lunga di-
scussione seguì sul 51, nel quale da ultimo dietro
accordo tra i preopinanti fu deliberata la neces-
sità delle tre letture per ciascuna legge.
Nella tornata 10 febbraio, settima della Dieta,
furono votati i paragrafi del regolamento interno,
dal 54 al 73, che è l'ultimo, esclusi i 68, 69
e 70, rimandati per modificazioni alla Giunta. La
discussione, volta la maggior parte a questioni di
ordine interno, non ebbe interesse che dove trattOssi
del diritto dei deputati di fare interpellanze ai
commissari governativi. Si discusse lungamente se
le interpellanze avessero a farsi in iscritto o a
voce. A ciò, il commissario imperiale, trovato giusto
che le interpellanze possano farsi a voce, dicliiarò
che potendo il commissaria differire di rispondere
per pigliare le informazioni necessarie, gli debba
essere consentito il diritto di domandare, quando
gli torni buono, che gli vengano presentate in
iscritto. Ad onta di ciò il paragrafo fu accettato
intero come era stato redatto dalla Giunta.
Alla fine della seduta il deputato Klaich volse
un' interpellanza al presidente sull' assenza del
vice-presidente Bajamonti, e su quella d' altri de-
putati, ponendo in chiaro, con calde parole, la ne-
cessità che ogni deputato debba adempiere il suo
ufficio e rimanere al suo posto, non essendo punto
valida scusa al lungamente assentarsi, le private
necessità, le quali ove sieno così imperiose da non
poter trascurarle, ò suo dovere di deporre il man-
dato. Rispose il presidente, che il vice-presidente,
a cui stava per spirare il permesso, non poteva
tardare a restituirsi al suo posto.
Nella seduta ottava furono letti" e approvati
colle modificazioni proposte dalla Giunta, al cui
esame erano stati rimandati, per metterli in ar-
monia col §. 39, i §§. 68, 69 e 70, colla qual
votazione fu posto fine alla discussione sul rego-
lamento interno. Due petizioni furono in questa
seduta comunicate : P una del controllore di questo
ospitale che domanda, o l'alloggio in natura, o
l'indenizzo relativo ; 1' altra del deputato Jercovich
che chiede che sia fatta sollecitazione al governo
perchè il pretore Vincenzo D.r Guglielmi, pretore
di Sabioncello, impensatamente, e senza palesi mo-
tivi, tolto dal suo posto, venga rimesso in quello,
od in altro , pubblico lifficio.' Entràmbe le petizioni
furono rimesse al Teiativo comitato. Per la se-ieputato Radmilli,. per la quale la Dieta debba j conda venne deliberata 1'urgenza, dietro domanda
del deputato Klaich. Si procedete quindi alla se-
conda lettura del regolamento, il quale, con le mo-
dificazioni deliberate dalla Dieta, venne approvato.
Maggiore interesse, sì per gli argomenti trat-
tativi, che per gl'incidenti che vi ebbero luogo,
offrì la successiva seduta dei 2L Ricomparvero
in essa, reduci dai loro viaggi, i deputati Galvani,
Bajamonti, Viisio, Radmann e Giovannizio. Ven-
nero comunicati dal presidente alcuni permessi
accordati, alcune petizioni presentate, che furono
rimandate al relativo comitato ; da ultimo, una
nota del governo per la quale annunziando il mu-
tamento deciso dell'anno camerale in solare, pro-
poneva che nei resoconti del fondo provinciale,
anche la Dieta dovesse avervi riguardo. Essendo
a considerare quest'ultima, come una proposta go-
vernativa, venne rimandata alla Giunta.
Il vice-presidente Bajamonti diede poi spiega-
zione alla Dieta della sua assenza, cagionata da
incomodi di salute, che gli tolsero di tornare al
suo posto così sollecitamente come avrebbe vo-
luto. Accennò , egli alla interpellanza fatta in pro-
posito dal deputato Klaich, in una precedente tor-
nata, dichiarando di non attribuire alcuna inten-
zione di personale offesa a quelle parole, ma de-
siderare di averne pubbhca assicurazione. Il Klaich
rispose, che le cose da lui dette avevano di mira
l'interesse pubblico, la convenienza ragionevole
che tutti i deputati prendessero parte alle deli-
berazioni della Dieta, e che, poiché l'egregio vice-
presidente non era ancora comparso alle sedute,
aveva creduto di domandar conto della sua as-
senza; ma che nessuna ragione personale era stata
di sprone al suo dire. Ghe le parole della inter-
pellanza non risguardavano lui solo, ma più altri
deputati allora assenti.
Accettata dal Bajamonti la dichiarazione delKlaicIi,
il deputato Galvani sorse a domandare, che que-
st' ultimo volesse nominare i deputati ai quali in-
tendeva alludere. Senonchè, fattogli osservare che
le interpellanze tra i deputati non erano permesse,
il deputato Radmann proruppe in violenta invettiva
contro il Klaich, accusandolo di voler fare la po-
lizia della camera, niegandogli il diritto di movere
interpellanze ad altri che al commissario impe-
riale, e da ultimo rimproverandolo di non aver
riguardo ai deputati che abbandonano i loro in-
teressi con grave danno economico, laddove egli
soggiornando in Zara e fruendo del suo impiego di
professore non aveva alcuno scomodo dall' ufficio
di deputato. La inopportunità delle ragioni, e la
sconvenienza del linguaggio eccitarono a sdegno
la camera, che. chiamò clamorosamente il Radmann
all' ordine. Il deputato Giovannizio, che si tenne
compreso noli' interpellanza del Klaich, sorse an-
ch' egli a lagnarsi ; ma, sia che 1' agitazione del-
l' animo gì' impedisce il dire, sia che buone ra-
gioni non gli soccorressero, egh non fece che an-
naspare parole di senso poco chiaro. Il Vusio volle,
a sua volta, che fosse fatta lettura dell'interpel-
lanza Klaich, e dichiarò poi non accettare per sua
parte, la lezione che quegli aveva creduto di dargh.
A siflatti indecorosi attacchi, il Klaich rispose
semplicemente, con pensata tranquillità, non avere
egli inteso offendere personalmente nessuno : che
era lamentanza universale che tanto numero di
deputati rimanessero in sì gran bisogno
della patria, onde essersi creduto in obbligo di
domandarne conto alla presidenza. L'incidente ebbe
termine ..con la votazione delU ordine del gionio
JS. ly. 9Sara Febbrafo« 1§63. Anno Vr^
Prezzo d'associazione in valuta austrìaca per
^ara : un aiino tìoriiii per lioi iiii i;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente delia Provini;i&
d fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25, Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
1 gruppi e le commissioni, franchi delle gpes»
postali, si dirigono in Zara a \ incenzo Uupianc eli Re-
dattore della V'oce Dalmatica, e gli abbuonamenti, at
neg;ozii librarli dei signori fratelli Battara e Pietro
Abelich, (ili avvisi di 8 linee costano I liorino, e ogni
linea di più soldi 6. La tassa di finanza resta a carico
di.'l committente. Un numero separato costa soldi 10.
La rivoluzione americana.
L
Noi avevamo stabilito di non più scrivere sulla
guerra civile che dilania gli Stati-Uniti di Ame-
rica. La speranza che tanto sangue versato, a-
vesse potuto aqnetare le ire, facilitare la conci-
liazione, spuntare quei ferri che, impiegati pur ora
in utili opere, si sono convertiti in istrumenti di
morte, quasi ci assicurava che il trattare questo
argomento non avrebbe avuto nò scopo, nè op-
portunità.
Nel proporci di attirare talvolta F attenzione
dei nostri lettori sulle condizioni di quello Stato
già sì fiorente per giovinezza e per libertà, noi
pensavamo a tenere parola, non di battaglie cam-
pali, non di piani di attacco, non di opere forti-
ficatorie che sono un' attestato della barbarie pian-
tata, quasi pugnale, nel seno della civiltà; ma di
tutti que' progredimenti che piiì contribuiscono alla
felicità delle Nazioni, alla durabilità degli Stati,
alla prosperità generale. I rapidi avvanzamenti
compiti in passato dall' America, ci confermavano
nella speranza che, scomparso questo turbine di
odii, l'antica operosità si sarebbe facilmente ria-
vuta e avrebbe in breve rimarginate lo piaghe a-
perte dalla guerra attuale. Sfortunatamente i no-
stri presagi non ebbero adempimento; nei due cam-
pi avversarli piìi vanno scemando le forze, e più
vigorosa risorge 1' ansia ferina della riscossa ; la
vittima si sente ringiovanita dallo spirito del car •
nefìee. Lo sfortunato paese si potrebbe paragonare
allo infermo, nel quale, tanto, più sono veementi
gli urti convulsi e i sobbalzi spasmodici, quanto
più gli va mancando il vigore.
L' Europa, itnmersa in una beata illusione, non
avendo finora pensato che buona parte delle sue
industrie sono fiancheggiate da un sostegno di poco
solida tempra, si è sentita ad un tratto colpita
nel cuore dalla violenta scissione degli Stati di
America; onde e statisti ed economisti, anziché
limitarsi ad indicare quei modi che bastino a sup-
plire al presente difetto, si studiano di porre in
chiaro i motivi pei quali l'Europa deve assolu-
tamente pensare a se stessa da sè, eaiaacipandosi
economicamente da un aggregato di Stati che, co-
me attualmente, possono colle loro discordie in-
testine reagire terribilmente sulle sue classi opei-aie.
E che sia una necessità per l'Europa il prov-
vedere co' suoi mezzi alle classi industriali, lo di-
mostrano gh studii ultimamente intrapresi sulla
Costituzione degli Stati-Uniti. Questi studii, troppo
ti-asandati fin qui, hanno assai chiaramente provato
e che la presente lotta civile era facile a preve-
dersi, e che essa può riprodursi nell'avvenire u-
gualmente sterminatrice. Che il movente diretto
per cui Richmond si e separato da Washington,
sia da una parte l'abolizione, dall'altro la con-
tinuazione della schiavitù, troppi fatti lo posero
in evidenza per poter non ammetterne la verità.
Che i subiti rovesci e i replicati macelli di vitti-
me umane abbiano in parte modificato il program-
ma del partito abolizionista; che la liberazione
dei negri si sia convertita in rappresaglia anziché
in opera di umanità, che in fine timore di più
tremendi disastri abbia consigUato i federali a
transigere parzialmente con la propria opinione,
tutto questo non influisce sul merito della que-
stione; la guerra è stata il frutto della schiavitù,
come il male nasce dal male; e come d^tl male me-
desimo è punito tanto colui che lo commette quanto
colui che lo tollera.
Ma per poter spiegare il motivo pel quale que-
sta indelebile onta della Repubblica americana ha
potuto spezzarne il legame, per vedere come la
questione sociale abbia assunto 1' aspetto di que-
stione politica, fa d'uopo risalire alla conside-
razione di cause più remote e più alte. E la sto-
ria della Costituziune Americana che sola può por-
gerci il filo di questa attorcighata matassa ; è l'e-
same dello spirito a cui essa è informata, su cui
si è modellato il suo complessivo organismo, che
solo può indirizzarci a scoprire il vincolo di re-
lazione che passa fra la schiavitù e la esigenza
della Unione.
È nota la ripugnanza per 1' associazione che le
colonie americane mostrarono all' epoca della guer-
ra della indipendenza; il solo pericolo di ricadere
sotto l'antico dominio potè persuaderle a confe-
derarsi. Tale renitenza apparisce assai chiara dal-
l'atto di confederazione del 15 novembre 1777,
per estendere il quale alla Carolina del Sud, alla
G-eorgia, al New-Jersey e al D^daware, bisognò
venire a concessioni, e ad accordi che attestavano
il mal' animo di quelle provincie. Il fatto stesso
di tali riforme (mercè le quali, quattro anni più
tardi, anche il Maryland accondiscese ad unirsi)
era un augurio poco felice ; era il germe della
separazione innestato nell' atto della unità. Ben
presto Washington e gli altri che si trovavano alla
testa del nuovo governo, compresero che nell'av-
venire il patto sarebbe facilmente violato e che
si rendea necessario, a perpetuarlo, un radicale
cambiamento delle disposizioni nel medesimo con-
tenute e statuite.
A tal uopo si uni a Filadelfia un congresso a
cui si diede il mandato di rivedere la Costituzione
e di suggerire le aggiunte opportune a introdur-
visi. Washignton (come risulta da una sua lettera
scritta a John Jay) pensava che la miglior cor-
rezione della Costituzione sarebbe stata quella di
darie un carattere più efficacemente coercitivo ;
di sottrarla alla possibilità di essere delusa da
uno 0 da più degli Stati, ampliando la compe-
tenza del potere centrale; di togliere, insomma,
una parte maggiore di autonomia alle diverse Pro-
vincie per arricchirne il tutto statuale risultante
dall' unione delle medesime. Ammiratore della co-
stituzione della Inghilterra (del pari che Adams
e Halmiton) egli lamentava le mancanze di quegli
elementi che impediscono, appo quella nazione, il
prevalere dei differenti partiti e li tengono quasi
in perfetto equillibrio. Ma al difetto di una a-
ristocrazia che saggiamente contemperasse le im-
moderanze e gli eccessi di un reggime a popolo,
egli credeva rimediare accentrando nel potere e-
secutivo una maggior quantità di diritti e togliendo
la disuguaglianza fra lo Statuto americano e lo
inglese con un' altra disuguaglianza ; quella che
passa fra 1' accentramento e il self-rjovermnent.
Il grand' uomo, riconoscendo il bisogno di rag-
gruppare in poche mani l'autorità per salvare lo
stato dalla dissoluzione, s'apponeva, come di so-
hto, al vero; ma troppo cozzanti fra loro erano
i diversi interessi rappresentati al congresso per-
chè egli avesse potuto interamente padroneggiarli
e dirigerli a sua volontà. Lo spirito di autono-
mia inviscerato quasi nelle colonie, s'inalberava e
adombravasi ogni qualvolta si tentava di smuo-
verne alquanto le approfondite radici; alla prò- sua piccole deliberazioni.
posta che taluno faceva di rinunziare a qualche
peculiare diritto per annervare e' rendere più li-
bero ne'suoi movimenti il governo, teneva dietro
immancabilmente la minaccia di separazione ; era
una lotta accanita fra la smania di reggersi cia-
scuno da sè e il bisogno di collegarsi onde e prov-
vedere alla propria salvezza, e presentare alle al-
tre potenze una guarentigia di stabilità che dalla
divisione non si poteva ottenere.
Noi non ci faremo a giudicare la condotta de-
gli uomini che presero parte al Congresso di Fi-
ladelfia; ci permetteremo solo di dire che una
maggiore fermezza e, se vogliamo, una ostinazione
maggiore avrebbe forse fatto migliormente apprez-
zare i vantaggi derivanti da una più stretta u-
nione e sarebbe stata il primo avviamento a una
conversione di idee nel senso di una podestà ge-
nerale, investita di attribuzioni più ampie. Certo
noi siamo col de Toqueville allorquando egli scrive .
che i pochi dai quah veniva sentita la urgenza di
afforzare il potere comune con nuove spettanze
ed uffici, non erano in grado di infondere anche
negli altri il loro convincimento ; ma se loro non
era concesso di indur nelle menti una mutazione
totale, potevano almeno prepararne lo avvento e
renderne maggiore la possibilità, consacrando a
tale scopo l'ingegno, la parola, gli studii, la vita.
Un' idea al trionfo della quale si dedicano in-
teramente degli uomini i quaU, per ciò che ne
mostran l'opere loro, sono superiori al tempo in
cui vivono, se può essere per poco dimenticata o
schernita, termina col rendersi universale, coli' es^
sere abbracciata da quelH stessi che prima le fa-
cevano guerra, in una parola, col vincere. Questa
idea fu forse posta per un istante in risalto; ma
il non aver predisposto il terreno in cui la si
seminò, il non averlo coltivato e fecondato a do-
vere, fu causa che essa perisse. Il sangue di cui
oggi rosseggiano i piani americani non è già quello
che può farla risorgere a vita ; quel sangue an-
ziché essere elemento fecondatore e purificatore,
non è che fango di morta palude le cui esalazioni
ammorbano 1' aere e sono cagione di morte : esso è
sparso della vendetta che arma il braccio allo schiavo
avvilito, per punire il hbero oppressore e feroce.
Or dunque (per ritornare al primo discorso) il
Congresso di Filadelfia non ebbe alcun risulta-
mento importante; il partito degh autonomisti es-
sendo rimasto padrone del campo, la Costituzione
fu mantenuta nel suo pristino stato, tranne alcune
modificazioni che non meritano di essere neanco
accennate. Gli Stati che si dissero uniti, conti-
nuarono a formare , usando la espressione dello
stesso de Toqueville, altrettante "piccole nazioni
sovrane,, ; ognuno rimase padrone entro i proprii
confini; in ognuno si riconobbe il diritto di dis-
porre delle sue forze a seconda delle sue voglie.
Ma affinchè la Confederazione non si risolvesse
in un nome indicante non altro che un oggetto
ideale, si pensò di costituire un potere centrale
formato da un Presidente, da un Senato e da una
Camera di deputati. L' apparato si credette ba-
stante ad aggmstare le partite e a tranquillare le
apprensioni che le altre potenze parevano mani-
festare circa la natura del nuovo governo. E ciò
risulta in modo lampante dalle poche e meschine
incombenze accordate a questo potere ; dalle clau-
sole restrittive e limitative che lo inchiodano da
tutte le parti; dalla poca o nessuna eftìcam delle