X. 63. Kara 20 Dicemlire 1@63. luno III. La Voce Dalmatica
Prezzo d'associiìKÌonr in valufa austriaca per
Zara: per un anno (ionni 8: per sri mesi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pil riniuncntc della l'rovincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sci mc^.i fiorini i
soldi 50; por tre mesi fiorini 2:25. l'er Tester«, e
pel Lombardo \ eneto gii ste.ssi prezzi inargento, Iran-
cite dei porto-posta
Organamento militare della Prussia.
{Conti il Lia: ione del \r. Gl.)
Durante il regno dei suo successore, Federico
Giiglielino II, 0 che fossero i tempi cangiati o che
la maestria degU organizzatori facesse difetto, qucl-
r esercito, bencliè nuniericaraente più grande, non
presentava che 1' ombra dell' antica milizia prus-
siana, Soprafatta dalle giovani legioni francesi, al
cui cozzo si squarciavano i più formidabili batta-
glioni di veterani, 1' armata prussiana era sba-
ragliata a Saalfeld, a Jena, o Auerstad; e la Prus-
sia ristretta a soli 5 milioni di abitanti, subiva
l'umiliazione di vedersi obbligata a non avere sotto
le armi più di 40,000 soldati.
Ma lo spirito nazionale, conculcato e depresso
non tardò a rialzarsi più forte che mai. Partiti
appena i Francesi, il colonnello Scharnliorst con
un ingegnoso sistema di reclutamento e con un
accorto avvicendamento della istruzione militare
coir esercizio delle varie professioni civili, giunse
a rifornire il paese di 30,000 soldati, pronti, quan-
do che fosse, a prender la rivincita delle sconfìtte
toccate in addietro. Era una moltitudine d'indi-
vidui vestiti in borghese che, ai primo segnale,
avrebbero indossata la propria divisa e, le armi
alla mano, si sarebbero presentati al nemico, sor-
preso d'incontrare un esercito ove non si aspet-
tava che delle piccole bande. Furono questi mi-
liti, quasi improvvisati, che, dopo aver imparata
r arte di vincere in sanguinose disfatte, rialzarono
nuovamente l'onore della bandiera prussiana e
colsero allori gloriosi sui campi di Katzbach e di
Gross-Beeren.
Rimessa, mercè loro, la Prussia in istato di ba-
dare ai propri interessi da sè e di tenere in ri-
spetto i vicini, la prima bisogna a cui essa rivolse
i suoi più premurosi pensieri, si fu la ricostitu-
zione sopra basi migliori del suo unico palladio,
r esercito. Se nei tempi decorsi esso ne costituiva
la precipua condizione di vita, la posizione in cui
trovavasi posta dall'avvento degli ultimi tempi
confermava nello stesso la somma importanza per
lo innanzi goduta e vi compenetrava la salvaguar-
dia dell' avvenire. Ciò posto, e per dare al mili-
tare servigio una regola certa e costante, si sta-
bilì che il soldato servisse attivamente 3 anni,
per 2 anni facesse parte delle riserve; dai 25
ai 32 anni appartenesse alla prima classe della
landwer e dai 32 ai 39 appartenesse alla classe
seconda. Dopo i 39 anni esonerato ciascuno da
tale dovere, tranne 1' unico caso di una leva ge-
nerale 0, come dicesi, in massa (landsturm.) L' e-
sercito fu diviso in 9 corpi, di cui uno compren-
deva la guardia reale; e al mantenimento di es-
so, sopra un bilancio generale di 95 milioni, se
ne erogarono 30. Il milione aggiunto a quest'ul-
tima sonmia e che si vede figurare negli esercizii
annuali d' allora, era destinato a sostenere le spese
della poca marina.
Tale, in ahrcf/c^ era la sistemazione dell' armata
all' avvenimento di quel povero re che fu il quarto
Federico Guglielmo. Si sa che questo sovrano,
dotato d' altronde d'un cuore eccellente ma facile
a lasciarsi abbindolare dal primo venuto, non pos-
sedea quello spirito di innovazione prudente e
graduale che il moderno progresso esige nei mo-
narchi. Tanto meno lo possedeva in fatto di am-
ministrazione militare ; chè 1' animo proclive ad
occu])azioni più gentili e piiì care^ lo distoglieva
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledi ed il Sabato.
T gruppi f le cnmmission!, fi anelu .Irli- sjjc-.r
postali, sidiriiono in Zara a \ inccnr.« Duplmir eh Ke-
«laltore della Voce DallilJlli'M. e t'i .'.WwiiMaiucnii. ai
nej^jzii librari! «lei <.i£m<m i frull ili Balìyi.i r Pielr»
Abriifh. Uh avvisi di h linre ni-1.ttn. I tioiiuo, e Ofni
linea di più ^(>ldl hii iii»> i di litiniiza ri-^r^i a eitrico
di I ciiniiiiiiicnii'. I n nuiiiei o > -|/.n;itu con' i .-»nlifi 10.
dal por mente ai bisogni in cui versava T eser-
cito. Pareva che la natiira lo avesse favorito tli
doni più opportuni ad un re patriarcale, di quello
che al capo di una potenza che è essenzialmente
soldatesca.
Guglielmo I, ora regnante, conobbe che, a que-
sti lumi di luna, il conservare l'anu ita sul piede
di una volta, sarebbe stato un ritornai'e in ad-
dietro a dispetto di una civiltà che è penetrata
fino nell'arte di dare e di ricevere la morte. Fi-
gli s'accorse che l'antica organizzazione, posta in
confronto alle nuove istituzioni del paese, era un
ridicolo anacronismo ; e si propose di vederle le
mende. Il rischio di risvegliare certe cricche di
vecchia data, non lo trattenne dall' effettuare il
proprio divisamento : saj)endo egli assai bene che
neir adempimento dei propri doveri un sovrano
non deve badare alle smorfie dei laii'iatores lem-
poris acti. È a questo punto che incominciò quel
litigio di cui abbiamo fìitta menzione più sopra fra
la Corona e la Camera bassa. Esso ebbe princi-
pio da un malinteso puro e semplice ; ma il par-
tito feodale se ne impadronì per accrescere la dis-
sidenza, per gettare, come si dice, oglio nella tìam-
ma. Tanto il Ile quan^«lì| Rappresentanza nazio-
nale tendono al medesimo scopo: entrambi desi-
derano la grandezza della patria comune ; entrambi
sono persuasi che senza qualche sacriticio, la pre-
tesa di aggiunger tal scopo sarebbe chimerica e
assurda. Ma ove c' è di mezzo il puntiglio, l'in-
tendersi è assai difficile. Il ministero propose di
portare da 40,000 a 63,000 il numero dei co-
scritti componenti la leva annuale, e di rendere
obbligatorio il servizio attivo per 8 anziché per
3 anni. Questa novità avrebbe accresciuto la spesa
di 9 milioni per anno; non sarebbero stati più
33, ma 42 milioni di talleri che (sopra un bi-
lancio generale di 13G milioni) si avrebbe dovuto
consacrare all' esercito.
Qui la Camera dei deputati mise avanti il suo
velo. Mentre il Senato aveva pienamente accettato
il progetto di legge, la Camera credette oppor-
tuno di renderlo valevole soltanto pel corso di
un anno. La si volle una mis-ura eccezionale che
dovea cessare, cessando le circostanze da cui era
stata motivata. Come si vedo, la Camera, sull'ar-
gomento del dispendio maggiore, si mostrò arren-
devole in parte alle proposte del ministero. D'al-
tronde essa non aveva sufficienti pretesti per di-
spotizzare su tale faccenda. Dacché T fiigliilterra
spende il 40 per 0[0 de'suoi redditi nell'arma-
mento, l'Austria il 38 1[2 e la Francia il 27,
la Prussia i)nò ben esser contenta di spendere il
31 per 0(0 trattandosi d'un istituto die è di cosi
vitale importanza per essa. 11 piuito sul quale la
Camera n()n volle venire a veruna concessione, si
fu la maggiore durata del servigio militare. Essa
addusse a giiistiticar«) il suo voto che il togliere
un numero così grande di braccia al lavoro e
quindi alla produzione, torna al paese di troppo
grave svantaggio; e che questo svantaggio non
può essere ricompensato in veruna maniera dal
vedere dello belle riviste e dall' assistere a ben
eseguite manovre. Essa crede che il soldato rie-
sca migliore lavorando i suoi campi o attendendo
al propi-io mestiere, di quello che pavoneggiandosi
nella divisa e facendo mostra delle spalline al ri-
correre di qualche solennità. Per contrario, il mi-
nistero ed il Re sono di opposta opinione; essi
stimano che i Deputati non se ne intendono na
acca, e che il partito migliore a cui apììi;;liarsi
si è quello di fare e disfare senza clf essi entrino
in imlla. A soffiare nel fuoco, capitano di ([aando
in quando a re Guglielm» deputazioni delle varie
Provincie del Uegno. che dicono /iliujus dell i Rap-
presentanza nazionale; anzi una di esse, prove-
niente dalla PonrTania, non si trattenne dall' as-
serire che l'opposizione sleale della Camera non
può paragonarsi che al tentativo criminoso di Ba-
den-Baden. Tutto questo serve a viemtnaggior-
mente irritare l'animo del re; come serve ad ir-
ritare la Camera il progetto di aumentare il cor-
po dei cadetti che questo ultimo da lungo tempo
vagheggia.
Si è ancora in questa situazione. Quale ne do-
vrà essere il fine, noi crediamo che neppure i con-
tendenti lo sappiano. Per parte nostra, noi siamo
di avviso che questa rivalità è ad entrambi no-
civa; e che il primo passo da fìirsi dovrebbe es-
sere una riconciliazione a tempo. Di tal modo sì
salverebbe il paese da spiacevoli avvenimenti ; e
si scemerebbe quel cumulo d'inquietudini, di ten-
tennamenti, di paure che, incombendo sopra l'Eu-
ropa, la rende stranamente debole e fiacca.
Dr. P. {iìiv. Friu.)
Letteratm-a slava,
xi.
Questa nuovissima epoca della nostra Slavia
meridionale, dopo il volgere di plumbei secoli, as-
somiglianti ad immenso ponte di nubi oscure, get-
tato sopra di un abisso, talvolta fugacemente ri-
schiarato dagli slanci dell'età eroica; questa epoca
deve rappresentarsi alla mente pura slava, non alla
germanizzata o alla italianizzata, nei suoi colori
natui'ali; perciocché contaminata che fosse da ma-
schera straniera, perderebbe tutto il suo prestigio,
inteso solo da coloro che non degenerarono, seb-
bene irradiati dalla vera civiltà esotica, cui ò la
virtù compagna indivisibile. Ma siccome nelle gran-
di riscosse 1' età adulta viene soprafatta dalla gio-
vanile gravida di dorati sogni, e non si rista fino
a che la stanchezza del disinganno non la oppri-
me; per tal ragione necessariamente che a quella
deve venire il suo turno; cioè approfittare del-
l'intermittenza, 0 della remissione di quello sfogo,
e condurre i fuorviati in porto. È certo che an-
che la mente umana ha le sue epidemie, quindi
ha i suoi stadii e le sue remissioni; e come dap-
pertutto successe nei gran movimenti, così appunto
doveva succedere da noi; chè la grande e nobile
idea della rigenerazione, dopo subita una lunga
compressione, doveva bruscamente farsi strada, per
cedere poscia il suo posto alia riflessione.
Si mise in mostra il figlio di Polifemo, l'illirio,
che abbracciava anche il Norico; ma l'invido Serbo
lo rincacciò nelle catacombe; dunque si ricorse al-
l' Hèrvato con lingua improvvisata ; ma il Serbo
vide Serbia dappertutto; e ora altro non resta
che segnare una giusta linea di demarcazione onde
tener in cervello le parti contendenti.
Si predica tanto l'unione: e guai a quello che
osasse contraddirvi; eppure vi si scorge una pa-
tente disunione; perciocché i Serbi non sono ancor
d' accordo nè in punto di ortograna, nè in punto
di lingua ; e i Croati adottando le sdolcinature del
dialetto meridionale, si riservarono certi locativi,
•) il precedente ardoolo fu per equirotjo segnato XI, mentre
doveva C88ere X.
io, minchione, reputava finora che noi miseri mor-
tali non potessimo giudicare che dalle esteriorità
e dai fatti ; e che a Dio solo si competesse il di-
scernere r interno degli uomini ; ma, da eh' egh
ha il privilegio di una vista singolarissima, da leg-
gervi nei cuori e nelle coscienze, da Zara su pel
Montenero, io m'inchino al suo giudizio.
Da ultimo a quella coloritura, eh'ei fa per dar
risalto all' atto eminentemente gmeroso e cristiano
di una delle più splendide gomme delP Episcopoto
cattolico^ io, per contrapposto, gli adduco appunto
il sapientissimo contegno tenutosi dall' Episcopato
cattolico nella stessa circostanza; contegno che
scusa ogni osservazione, che andrebbe fatta da can-
to mio. Verbagno 11 dicembre 1862
S.
(Nostra Corrispondenza).
Ragusa 19 dicembre.
Continua ancora il movimento de' vapori turchi fra Klek
Antivati e Gost^nlinopoli con trasporto di truppe otlorniine.
S' intende che con ciò non vengono queste nè aumentate
nè diminuite, ma soltanto cambiate, allo scopo di avere fresca,
l'armata per qualsivoglia eventualità, il cui nerbo sembra
concentrarsi nell'interno dell'Albania. Non consta per ora
dei motivi potenti ; ma sicuramente è molto incerta l.i si-
tuazione di quelle provincie, ed è non poco dubbia la
fede de'miriditi.
In quest'oggi approdò di poggiala nel porto di Gra-
vosa un pirascafo turco con a bordo ottocento uomini de-
rivante da Klek e diretto per Antivari. Il vapore dell' Alh:i-
nia, or oraarrivato, nulla ci ha portalo di rilevante in pro-
posito dell'jHtfuale stato di cose.
Notizie politiche.
AUSTRIA.
Zara dicembre,
La nostra Camera di Commercio ed Industria,
a cui nessuno può far rimproYero di poca opero-
sità, nè dar colpa se non se ne vedono frutti cor-
rispondenti, fra i numerosi progetti tendenti al
benessere della città nostra, ora presentati alla
attività privata, ora proposti alle autorità da cui
avrebbe a muovere l'esecuzione, ideò quello di una
strada ferrata che muovendo da Zara andasse a
raggiungere i centri di maggior produzione delle
contermini provincie slave e t^irclie, cea ie quali,
benché a noi prossime, non abbiamo nessuna re-
lazione di commercio, e che trovano uno sbocco
ai loro prodotti per vie lunghe e remote con van-
taggio di paesi stranieri. La strada di cui parlia-
mo dovrebbe giugnere per Essek a Szegedino^ con-
giungendosi col Danubio e colle ferrovie ungheresi.
La proposta fu presentata al Ministero del com-
mercio, con r istanza che fosse spedito a questa
volta il sig. Girolamo Fontanella di qui, ingegnere
di merito distinto, già per 17 anni impiegato nei
lavori del Sòmmering, affinchè facesse sopra luogo
gli studii necessari, e tracciasse i lavori e i pro-
getti da sottoporsi alla superiore approvazione.
Ora è voce sufficientemente accreditata, che la
proposta sia stata bene accolta dal Ministero, e
che il Fontanella sia prossimo a giungere fra noi,
incaricato della suddetta missióne.
Noi ci siamo affrettati ad annunciare al paese
la lieta novella, benché ancora non sicura, amando
ad ogni modo di confortarci almeno colle illusioni e
colla speranza, se, come di consueto, non possiamo
rallegrarci pel reale conseguimento del bene.
È certo intanto che la strada indicata ha di
gran lunga maggiore facilità di esecuzione, e mi-
gliore opportunità di collocamento che nessun'al-
tra che, nello stesso intento, possa immaginarsi in
Dalmazia. Ella correrebbe in linea più diretta, e
però più breve, alla meta determinata ; avrebbe
a vincere minori ostacoli di monti e d' acque, che
in altro sito ; non dovrebbe attraversare che bre-
vissimo tratto di territorio della Croazia turca,
pel quale sarebbe assai più facile ad ottenere il
passaggio, che non per le intere provincie de-
serte che percorrerebbe la via che mettesse a Spa-
lato. Avrebbe a sbocco il porto di Zara sicuro e
comodo, reso più ampio dalla rada prossima am-
plissima e frastagliata di seni non meno sicuri,
aperto nel bel mezzo della costa adriatica, ed a cui
è egualmente facile l'accesso dai litorali istriano e
croato da una banda, e dal resto della Dalniazia
dall' altra. Avrebbe di fronte, a poche miglia di di-
stanza, in hnea diretta il porto d'Ancona, tra il
quale e Zara sarebbe agevole attivare una corsa re-
golare di vapori. Neil' accennare ai vantaggi di
questa linea, non intendiamo avversare i progetti
che altri potesse fare per tracciarla altrove. Grande
avanzamento e verace prospeintà verrebbe senza
dubbio alla città nostra dall' attivazione di questo
disegno, nè noi possiamo non desiderarla; ma
ogni modo accoglieremo con non minore compia-
cenza, ove la concessione e la esecuzione seguano
per altri, un bene che avrebbe ad essere comune
alla intera provincia.
ITALIA.
lìoma i 6 dicembre. Latour d'Auvergne ebbe dal
papa un' udienza particolare, che durò un' ora. Egli
rimise le lettere che 1' accreditano quale amba-
sciatore di Francia a Roma.
INGHILTERRA.
Ecco r articolo del Morning Post intorno
al Messico, nel quale trovansi alcuni particolari
di quella guerra, prima poco conosciuti.
Gh avvisi che noi ora pubblichiamo dal Mes-
sico, mostrano che sorta d'accoglienza apparec-
chino i Messicani ai Francesi. Il governo di Jua-
rez la prmu volta sente d'esser sostenuto dall'u-
niversale favore e volontà popolare. E questo era
pur da aspettare in paese dove soprasta il sangue
spagnuolo, sempre ardente, anche a costo di col-
legarsi co'peggiori governi, nel difendere il pro-
prio terreno contro forze forestiere. La diceria
dunque del presidente Juarez giustamente mani-
festa r animo della nazione non meno che del go-
verno. Imbaldanzito per F immeritato e non aspet-
tato aiuto e favore di tutta la nazione, Juarez
usa parole altere e quasi provocatrici, le quali
certamente mostrano tutt'altro che inclinazione a
sottomettersi. "Io sosterrò contro al nemico, egh
dice, la guerra accettata da tutta la nazione, in-
sino che egli medesimo sia persuaso che la nostra
causa è giusta.,, La risposta del congresso suona
pressoché il medesimo. "Il popolo del Messico, ri-
sponde a Juarez il presidente della camera, non
intende essere aggirato da false promesse d' ami-
cizia e di favore pronunziate da invasore, il quale,
entrando dentro le terre della repubblica, calpe-
sta i più sacri diritti delle nazioni.,, Non si può
negare che v' è alterezza in queste parole e con-
cordia nelle opere del governo e della nazionale
rappresentanza. Quale che sia per essere l'esito
della spedizione francese, il presidente Juarez terrà
questo il più avventurato tempo della sua vita; egU
scaglia ora via la veste del guerrigliero e comparse
con divisa di Washington, avendo intorno a sè
adunato tutti gli stati, tutte le parti, sette e fazioni.
Narrato gh apparecchi, le spese, le provviste
e mosse dell' esercito francese, e conghietturato i
disegni del generale Forey il Post ripiglia:
Nè i Messicani rimangono inoperosi o troppo
confidano. I luoghi loro più forti sono Puebla e
Messico. In quella tutto il popolo è intento a la-
vorare alle fortificazioni, e insino le donne, e i
vecchi e i fanciulli mettono le mani loro all' o-
pera di comune difesa. In Messico ogni dì lavo-
rano più mighaia di cittadini ; e vi si fondano o-
spedali militari per cura di gentildonne. Intorno
alla città, sedia della repubblica, convengono tutte
le bande che già erano negli Stati settentrionali
della confederazione. Non si sa quanti soldati possa
annoverare l'esercito messicano, variando sempre
in quegli Stati secondo vie sorti della guerra e
1' impeto dei cittadini. Tra Puebla e Messico i
passi delle montagne sono chiusi e guardati; fi-
nalmente se Messico nou potrà sostenersi, paiono
deliberati a portare altrove il governo.
Tah sono i modi adoperati per attraversare al
nemico il cammino, benché noi sappiamo che i
soldati di Francia non sono accostumati a patire
ostacoh ; ma gli vincono con l'impeto, col vigore
0 con la pertinacia.
Insieme coli' arrivo di questi avvisi dal Messico
noi abbiamo saputo che il signor Calderon CoU
lantes, ministro per le faconde straniere nel ga,
binetto spagtmolo, propone ravvivare la conven-
zione di Londra, fatta da Francia, Inghilterra e
Spagna, per ottener dal Messico risarcimento dei
danni patiti. Quanto a noi, benché auguriamo bene
alla Francia nella sua spedizione messicana, pure
non consentirebbe la dignità della nazione e del
governo britannico di disotterrare un partito che
fu già estinto dagh avvenimenti. I risarcimenti
che noi per quella convenzione volevano ottenere,
fingono esposti in un documento di Stato presen-
tato al parlamento e pubblicato, dove si mosti^avano
i danni sostenuti da soggetti inglesi nel Messico.
Certamente che le fattorie arse e l'ingiurie nella
persona richiedevano d'essere ristorate; ma ora
che la convenzione é spenta e il trattato fu da al-
tri ricusato, noi non abbiamo più il modo di far
valere le nostre querele; e benché siamo liberi d'o-
perare come stimeremo meglio nel futuro, e deside-
riam a' Francesi, nostri collegati, di poter vincere
tutti gh ostacoli e riuscir ali' impresa, nondimeno
dobbiamo ora tenercene al tutto in disparte.
POESIA.
La egregia signora Carolina Luxardo, che pub-
blicò, già sono alcuni giorni, in occasione della de-
plorata morte dell'esimio canonico Giovanni Fran-
ceschi, le soavi terzine che tutti conoscono, e di
cui allora fu fatto cenno sul nostro giornale con
quegh encomi che si meritavano ; ora, non ta-
cendo ancora nel di lei animo gentile il dolore per
quel tristo evento, e l'affettuosa memoria pel suo
compianto maestrodettava per la medesima oc-
casione il Sonetto che pubblichiamo, certi di fare
a' nostri lettori un assai gradito regalo. L' affetto
che lo informa, la gentilezza e peregrinità del con-
cetto che contiene, la eleganza dello stile e dell' e-
spressione che lo adorna, sono pregi assai appa-
renti perchè ci sia bisogno a mostrarli delle no-
stre parole. Ma bene non possiamo dispensarci
dall' accennare alla compiacenza che sentiamo nel-
r animo in vedere tra noi rifuggiarsi, quasi in
tranquillo ricetto, la più squisita coltura presso
il sesso gentile, e dal manifestare il desiderio che
ella sia feconda di fiori e frutti men rari, a de-
coro e utilità della patria.
SONETTO.
Ombra gentil, che de'superni giri
Lasciando il tuo tranquillo almo soggiorno,
Riedi sovente ad aleggiarmi intorno
Tratta dal suon de-caldi miei sospiri,
E come un dì mi presti ancora e inspiri,
In parte almen, tuo bello stile adorno.
Onde a te, mio Cultor, non torni a scorno,
Ma il tuo vasto saper nel mio s'ammiri;
Se t' avviene nel Ciel l'ombra diletta
Di chi le membra mi vestia, ritrosa
Perchè mie rime già da un lustro aspetta,
Dille che se cantar tanto or m' alletta
Del Savio mio, non guati disdegnosa,
Chè a Lei più il cor, la mente a Te più spetta.
AVVISO.
Col 1. gennaio p. v. incomincia un nuovo pe-
riodo d' associazione al giornale poti fico e com-
merciale IL TEMPO, eh' esce quotidianamente alla
luce in Trieste, ed è indipendente e libei^ale.
Il prezzo d' associazione resta fissato così :
Ui! finno f) mesi 3 mesi
fioriti! 16.— LòO
„, 20.- 10 5.—
fraaelìi 53.— 28.- 14.-
„ 70.-^ 8i.- 35.-i'i.-
17 50 21.-
Trieste (franco a domicilio) ,
Altre Provincie della monarcliia
austriaca .
Italia, Isole Jonie, Egitto, Tur-
chia, Albania e Malta. . .
Principati Danubiani, Svizzera,
Inghilterra
Grecia, Francia, Spagna . .
Le ordinazioni si dirigono, franche di posta, e
nunite dell'importo relativo, a\V Ammi ni a trazione
del Tempo, Trieste.
Trieste 15 dicembre 1862.
Amministì'aùone del Tempo.
YWC^W, DupjUAifQic^ Reiattori.. responsabile.
25ai'a 27 Dicembre 1§63. tniio III.
Prezzo d'associazione in vuluta ausdi.tca per
Zara: per iiu anno lioriiii 8; per .sui mc^i lìnrini
per tre mesi «orini 2. ì\\ ri:na!i,Mi(t; (k-lla Provincia
a fuori: per un anno fiorini f); por sei mp.«i fiorini 4
eoltli 50; per (re mesi fiorini Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gii stessi jircz/.i in ar?;i'nto, tran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I eruppi <• le foinmiasiotil. fi ant-'i! del'" «pc^i
postali, .•<i ilii i tono iM 'Am a u \ inc-itzo Diiitl.tiii'eli Re-
dattore dell.i V oce I';ilni.tl!i':i, e aliHuonanicn'.i. ai
ncjozii librarli dei Melimi (r.i!i-il' Bi-llara Cieli'«
Abelifh. (ili (iv\i>i tii litn- • ••'•-'...fi-i 1 lioiin». e i.j.ii
linea di pili .»oidi (>. i ts^^ t ,il m/a k'^^ a cirico
d> I coiii;tiiiienie. l'n niKiicni >L-p;ti ai(i costa s'>Mi 10.
AVVISO.
Si apre 1' associazione al giornale, La Voce Dalmatica, per l'anno 1863, al prez-
zo di fiorini 8 v. a. per Zara, e di fiorini
9 per la provincia e fuori; semestre e tri-
mestre in proporzione.
E generale intento del giornale di pro-
muovere lo svolgimento e il progresso delle
istituzioni costituzionali, e quella libertà
e indipendenza anmiinistrativa delle Pro-
vincie e dei municipii, che è conciliabile
coir unità dello Slato, li suo scopo spe-
ciale di favorire gV interessi della Dalma-
zia, propugnandone 1' autonomia ammini-
strativa, promovendo la fecondazione delle
sue fonti naturali di ricchezza e prospe-
rità, e il sempre maggiore incremento della
coltura e civiltà italiana. Indipendente da
ogni estranea influenza, non ligio a ve-
run partito, tiene a dovere di mantenersi
franco e imparziale nei giudizi, e a vanto
di fiiY luoffo nelle sue colonne alla maoc-
giore varietà di opinioni, che con la co-
stante fedeltà a fondamentali principii si
accordi.
Le associazioni si ricevono in Zara alla
libreria dei fratelli Battara; fuori agli uf-
fici postali, dirigendo commissioni, lettere,
gruppi ecc. al sottoscritto redattore.
Vincenzo Dnplaiicicli.
Riassunto politico.
L
Or die l'anno volge al sua temine, e poicliò im-
pedimenti involontarii ci tolsero da un pezzo di
passare, come soliamo, di tempo in tempo in ras-
segna, e di trarne le deduzioni ciie ci paiono più na-
turali, i nuovi politici avvenimenti; non ci pare
inopportuno di gittare sugli ultimi più importanti
successi quasi uno sguardo retrospettivo, e consi-
derare quale sia F attuale situazione delle cose e
quali le piìi probabih previsioni dell' avvenire.
Non è a dissimulare che le condizioni politiche
dell'Europa, sono appena alcuni mes-", appai i rano
ad ogni osservatore, per spassionato e freddo che
fosse, oltremodo tristi ed incerte. Una delle prin-
cipali e pili forti cagioni, (e forse quella d'onde
ogni altra era suscitata e tenuta viva) della uni-
versale agitazione, era la questione d'Italia, e piìi
prossimamente quella di Roma. La suprema ne-
cessità di quel paese di compiere la sua unifica-
zione, di raffermare la sua qualità di nazione una
e 1 indipendente, e di potenza politica pari ad ogni
altra; il bisogno di impossessarsi della capitale
ia licatagli dalla topografica posizione, dalli secolare
tradizione, dalla grandezza insiipcrabilo antica e
presente; la probabilità, assai prossima a sicurezza,
di appagare questo bisogno, dedotta indubbiamente
dalla volontà dichiarata del parlamento, dalle pro-
messe reiterate del governo, dalle lusinghe della
Francia che pareva non solo non opporvisi, ma essere
prouta a darvi il suo aiuto; tuttociò, diciamo, teneva
tazione sempre crescente, destando il sospetto dt'lla
sincerità del governo, l'impazienza del compimento
dei desideri, e ingenerando da ultimo quel partito
generoso e risoluto, alla cui testa era il sommo
guerriero e cittadino Garibaldi, che volle, o ttjr-
zare la mano al governo, od agire da sè, malgrado
ogni opposizione, e sfidando ogni pericolo. Se non
che il togliere alla chiesa, o m.'glio ai jireti, quel
poter temporale, goduto fin dai tempi della con-
tessa Matilde, e prima, non era impresa da pigliare
a gabbo, nè successo da potersi conseguire age-
volmente. Napoleone 111 era troppo accorto per
privarsi dell' aiuto di una potenza così grande, co-
me il clero è, e farsela nemica rendendola indi-
pendente, e però più potente; onde nonché togliere
le sue miUzie da Koma, come ognuno si dava a
credere, e abbandonare il papa a discrezione de-
gli italiani, dichiarava le sue intenzioni di tutelar-
lo da ogni offesa e assicurarlo da ogni ulteriore
scemamento di territorio, al governo italiano. Que-
st' ultimo, rimaso in asso, compromesso col i)aese,
impotente a oprare da se e a porsi ad impresa cui
avrebbe avuto a nemica la Francia, chiuse gli
occhi e volle ancora pascersi di speranze, credette
di poter svolgere la sua alleata dalla presa de-
terminazione, e scelse di amicarsela col sotto-
mettersi a' sui voleri ciecamente, di accarezzarla,
e aspettare pazientemente, continuando intanto a
dare alla nazione belle parole.
E, questa surta a un subito da tanti secoli di ser-
vitù varia e avvilente, composta di elementi di-
scordi , di Provincie vissute sempre indipendenti
ed autonome, ognuna delle quali aveva un grande
passato e una gloria propria, e condizioni diverso,
e interessi distinti; di popoli usati a riguardarsi
l'un r altro in cagnesco, a tenersi quasi nemici,
ad odiarsi e disprezzarsi a vicenda; educata agli
agi, ai piaceri, alla delicatezza delle arti, non seppe
trovare quella unità di intendimenti e di voleri e
di azione che, per compiere i suoi destini, erano
uecessarii; non si mostrò pronta a sagrilicare o-
gni interesse al patrio risorgimento, non ebbe co-
scienza di se medesima e del suo potere così da
sentirsi invincibile come la Francia del 93; onde i!
governo vide che, contando solamente sovr' essa,
aveva, piuttosto che probabilità di vittoria, certez-
za di mandare ogni cosa in rovina e di per-
dere anche gli acquisti fatti. Ma non così giudicò
il partito d'azione; il quale, perduta ogni speranza
nel governo, credette di tentare la prova da sè,
sciogliendosi da ogni altrui dipendenza, sperando
che tutta Italia avesse a levarsi in suo aiuto,
e il governo medesimo fosse obbligato da ultimo
a secondare, e si rinnovassero i miracoli della pri-
ma spedizione di Sicilia e di Napoli. Il popolo però,
desto un momento nella credenza che le m »sse di
(raribaldi ft)ssoro col consentimento del governo,
si ritrasse impaurito tosto che il proclama reale
lo tolse d'inganno, e abbandonò il suo idolatrato
coiidottiero. Il governo, incerto e irresoluto fino
air ultimo, a un tratto deliberò la roi)ressione a
qualunque costo, onde ne seguì il funesto scontro
(li A^pi'omontc, e la ferita di Garibaldi.
Da allora, andò ogni co-a in ruim, c la reazione
prese il governo delle cose in Italia. Cadiito il
partito d' azione, Napoleone potè francamente far
pubbliche le sue intenzioni, svelare la sua pohtica
e togliere le rigogliose speranze ai poveri italiani.
Allontanato del potere Thouvenel, assunse al mi-qnel popolo in ansiosa aspettazione, che col tar-
dare dei fatti sperati andava cangiandosi in agi- i nistero il più aperto fautore del papato temporale,
] colui che altre volte avea portato le anni repub-
blicane contro lloma repubblica, jier riiiivCii'rvi il
despotismo. Invano il ministro italiano t'-iitu al-
lora di mutare linguaggio con ki >na iul.àc a.l-
leata, invano mostrò di spiegare un coiitcgno e-
nergico, e di richiedere quasi il premio dellu siipina
somuiessioiie, di cui si era dato vantv. Egli non ne
ottenne che una risi)osta, c!ie toglieva ad ognuno
r ultima illusione, e raffermava stal'ilmente e- inde-
finitamente lo stata (jiio. apiìeiKi accennando ad
alcuni tentativi di conciliazione C(d papa, die nep-
pure avevano probabilità di riuscita. Conseguenza ili
questo rovescio fu la caduta del gabinetto Uattazzi,
a cui tutto il paese dava colpa dell' accaduto. Egli
non seppe neppure evirare la vergognosa caduta,
ritirantlosi spontaneamente, ma osò })resentarii al
parlamento, e credette valere a giustificarsi. iMa
le accuso e gli assalti piovuti contro di lui, fin
dalla maggioranza che gli era più affezionata, lo
sopraffarono per modo che la sua difesa fu più
meschina del suo operato, e luima che la sua con-
danna venisse pronunciata egli si tolse dall'arena.
Rattazzi difatto, 1'amico di Napoleone, ei-a salito
al potere per l'aiuto dei partigiani di (5a,ribaldi,
a cui egli (e Nicotera glielo rinfacciò, senza che
sapesse risponderle) avea fatto pi'oniesse esplicite
di spingere l'armamento nazionale all' intento di
andare a lloma a ogni costo. Non avea poscia mai
rotti affatto gli accordi col [partito d'azione; ave-
va anzi lasciato libera l'azione a (ìaribaldi dio
andava palesemente raggranellando e armando, e ad-
destrando i volontari della sua spedizione per la
Sicilia; avea spedito al governo di q'ieU'isola,
collo scopo dichiarato eh reprirn ^i-c gì'improvidi
tentativi, il Pallavicino, il più fedele degli amici
di Garibaldi e il più caldo de' suoi fautori. Quel
paese perciò, non dubitò menomamente che il go-
verno non fosse secolui d'accordo, salutò pertanto
con entusiasmo il suo antico liberatore, e accorso
volenteroso sotto i suoi vessilli, per il che il movi-
mento i)rcse consistenza, nè potè aver fine senza gli
ultimi eccessi. Nè la repressione fu condotta con
quella sapienza e quella moderatezza che le cir-
costanze volevano. Garibaldi era ad ogni modo
tr(»ppo grande benefattore della patria, e animo
troppo alto per condursi contro di lui come contro
un volgare ribelle. La stessa sua azione, che pur
bisognava arrestare, non aveva altro intento che
il compimento dei più caldi desideri del paese,
e del governo stesso, nè altra reità, che di essere
inconsiderata e prematura. Ora l'hnpedirne il pro-
seguimento era solamente lecito; 1' uso delle armi
fratricide bisognava evitare con ogni studio. E ben
Garibaldi da grande cittadino volle evitarlo; ma
le truppe reali, giunte già a circondare i volontari,
e render loro impossibile ogni azione, non si con-
tentarono di (piesta vittoria incruenta, ma non du-
bitarono prorompere come contro a' nemici della
patria, e mettere a rischio la vita del grande i-
taliano. .Nè ciò bastò, ma la sospensione arbitra-
ria della costituzione, e lo stato cV assedio in tutto
il regno di Napoli, vennero a colpire di amarezza
e di stupefazione il paese, che non li poteva giudi-
care abbastanza giustificati dalla necessità del
momento. Due deputati del parlamento venivano
arrestati arbitrariamente, senza che nessun atto
da parte loro legittimasse la eccessiva misura,
con llagrante violazione di ogni buon diritto, e
quello stato d'assedio, rimesso l'ordine, andava pro-
lungandosi indefinitamente, senza ragione u giusti-
•ti^ „ .
S. 65. Zara 31 Dicembre 1§63. limo III. Voce Dalmatica
Prezzo d'associazione in raìnta anstriara p^r
Zara: per un anno fiorini 8; per sei mesi fioiiiii
per tre mesi fiorini 2. rimanente della Provinci»
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
solili 50; per (re mesi fiorini 2:25. F»er l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale poIKico-Ietterario
Esce il Mercoledì ed il Sabata
I crtippi e 1« e«mmÌ8BÌeBÌ, franchi della ^p^M
poetali, ei Jiṛi>n(i in Zai u a \ mcenzu Duplanc eli Hc-
dauore della Voce Dahiiatica. t ci» »bHuonumentt. »i
nfcozii librarii dei sieiiori fratrlli Batttra e Fieir*
Akclic-h. (ili nv>i>i di ^ linee eostano I fiorino, e ogni
litira di più lioldi (!. ta.xsa di (Inanza resta a c^ric-u
d' I rointiiideiiie. l'ii numeru bcparato costa soldi IV.
AVVISO.
Si apre T associazione al giornale, La Voce Dalmatica, per l'anno 1863, al prez-
zo di fiorini 8 v. a. per Zara, e di fiorini
9 per la provincia e fuori; semestre e tri-
mestre in proporzione.
E generale intento del giornale di pro-
muovere lo svolgimento e il progresso delle
istituzioni costituzionali, e quella libertà
e indipendenza amministrativa delle Pro-
vincie e dei munieipii, che è conciliabile
coir unità dello Slato. E suo scopo spe-
ciale di favorire gF interessi della Dalma-
zia, propugnandone 1' autonomia ammini-
strativa, promovendo la fecondazione delle
sue fonti naturali di ricchezza e prospe-
rità, e il sempre maggiore incremento della
coltura e civiltà italiana. Indipendente da
ogni estranea influenza, non ligio a ve-
run partito, tiene a dovere di mantenersi
franco e imparziale nei giudizi, e a vanto
di far luogo nelle sue colonne alla mag-
giore varietà di opinioni, che cori la co-
stante fedeltà a' fondamentali principii si
accordi.
Le associazioni si ricevono in Zara alla
libreria dei fratelli Battara; fuori agli uf-
fici postali, dirigendo commissioni, lettere,
gruppi ecc. al sottoscritto redattore.
Vincenzo Dupiancich.
La vita costituzionale in Austria.
L'imperatore d'Austria, chiudendola prima ses-
sione del lìeichsrat, la quale durò poco meno di
venti mesi, glorificò il nuovo reggimento, dichia-
randolo irrevocabile e solo suscettibile di sviluppo,
e di fondare su quello 1' unità dell'Impero. Il pre-
sidente della Camera dei deputati, ora assunto al
ministero di giustizia, fece un ampio elogio della
APPENDICE.
CRITICA.
L'Ercole slavo, tragedia di F. Dall'Ongaro.
Tanto il nome dell' autore della tragedia di cui
è parola qui sotto, noto tra noi e pei suoi versi
alfettuosi onde egli seppe, negli anni giovanili, com-
movere gli animi nostri, e pegli amici non pochi
che egli conta fra i Dalmati, e per 1' amore che
egli ebbe sempre allo studio delle cose dalmate e
slave, già mostrato neWUsca, ballata lodatissima,
e nei Dalmali, dramma già fatto a noi apprezzare
da quella egregia attrice che fu l'Adelia Arriva-
bene, e nella Favilla memorabile giornale di Trie-
ste, dove più di un ingegno dalmate fece le pri-
me prove, ed egregi studi sugh Slavi furono pub-
bheati; tanto il nome dell' autore, diciamo, quanto
il soggetto della tragedia, che è tutto slavo, e il
cui protagonista è il prediletto eroe del popolo
nostro, ci consigliano a riportare dalla Perseve-
rama l'articolo che segue e che ne tiene discorso.
Il giudizio che ne dà l'articohsta, e che sera-
attività del lìeichsralh durante la prima sessione,
l deputati, infine, almeno quelli che aj)pai1engono
al partito centralista tedesco, si niostraron paghi
anch'essi del risultato delle proprie fatiche. Una
tanta umanità non possiamo vederla però nella
stampa austriaca; la quale piuttosto scusa il lioiolis-
rtilh di avere fatto poco, e non sempre quello
che avrebbe voluto e dovuto fare.
Le scuse stesse dimostrano che la stabilità delle
nuove istituzioni non sembra molto sicura : poiché
molte volte il Rnchsrath si astenne dal prendere
una vigorosa iniziativa, dal mettere a seria i)rova
la responsabilità ministeriale, dal fare opposizione
ai ministri, perchè questi lasciavano bene spesso
capire che non avrebbero facilmente potuto cedere.
Difatti chi tenne dietro, in questi venti mesi, alle
discussioni delle Camere e della stampa, vedeva
chiaramente manifestarsi il dubbio suUa efficacia
delle istituzioni: e questo dubbio bastava a to-
gliere metà della forza, che la rappresentanza a-
vrebbe avuto, e che sarebbe stata necessaria per
riformare gli ordini dell' Impero e per compiere
la Costituzione stessa. Compierla diciamo; poiché
è evidente per tutti ch'essa non funziona, mentre
da una metà dell'Impero è ripudiata e da una
metà del resto dubbiamente sostenuta, come ac-
cadde della grande minoranza federalista. Qnesta
minoranza sarebbe certamente diventata una mag-
gioranza, se i deputati dell'altra metà dell'Impero
fossero comparsi al lìichsrath .... Ma, non com-
parendovi, obbligarono i rappresentanti tedeschi a
quasi violarla, nell'atto che intendevano di ese-
guirla.
È difatti una sorta di violazione dello statuto
del febbraio il decretare nuove imposte e prestiti
per tutto l'Impero senza il con;;orso d'una metà
di esso.
Si può certo rispondere, che se 1' Ungheria, la
Croazia ed il Veneto non furono rappresentati nel
Reichsralh, è colpa loro, essendo state le loro Diete
(se si tolga il Veneto, che Dieta non ebbe) in-
vitate a mandare rappresentanti a Vienna. Ma è
pure certo che vi sono sempre alcune provincie,
che, mediante i loro rappresentanti, mettono cali-
bra non essere che un eco di quello del pubblico
milanese, che la vide ora rappresentata al Carcano
valentemente da Tommaso Salvini, è, per vero,
assai severo; se non che, chi rifletta che la cen-
sura versa più che altro sull' argomento medesimo
e sulla opportunità di rappresentare costumi e ca-
ratteri nuovi e distanti dalla moderna civiltà, agli
italiani, o megho, chi badi essere cagione e ra-
gione della censura, la ignoranza, ne' giudici, di quei
costumi e caratteri; facilmente comprende che l'ar-
ticolo torna più a lode che a biasimo dol Dal-
l'Ongaro, tanto più che in esso la lode sovrab-
bonda per ciò che risguarda il verso, lo stile, e
le immagini, e alcuni caratteri, e certe situazioni,
cioè a dire, la poesia; che non è nè piccola, uè
facile, nè frequente lode.
A confermarci poi in questa credenza sopra-
venne la lettera che all' articolista indirizzò il Dal-
l'Ongaro in risposta, e che pure pubblicheremo
nel numero successivo, la cui gentilmente velata
ironia, assai ci lascia vedere da che parte stia la
ragione. In ogni modo desideriamo che, la stampa
almeno della tragedia, ci permetta di formarcene
una opinione per noi medesimi.
chi sulle altre. Cosi giudicarono quei deputati della
Galizia e dflla Boemia, die dichiarai-onsi incom-
petenti a deliberare nel Consiglio ristretto sopra
le quistioui finanziarie.
Eppure il meglio che fece il lìeiclé-srii'h ristretto,
fu appunto l'operato fuori della sua competenza
costituzionale. Il Comitato del bilancio, prima, e
poscia la Camera, prese ad esaminare con lodevole
zelo le spese e le entrate; cercò i risparmii e,
in molte cose, li ottenne, acconsentì nuove impo-
ste, e fino ne propose ed approvò coli' iniziativa
propria, trattò il rinnovamento del privilegio della
Banca in modo da costringere gli uomini di fi-
nanza a venire, per il proprio vantaggio, in soc-
corso dell' erario pubblico; operò in somma un non
lieve beneficio alle finanze austriache, la cui con-
dizione si è indubitatamente migliorata.
Tutto ({uesto torna a lode della solerzia e della
tenacità tedesca, che non crede di dover abban-
donare mai una situazione che parrebbe disperata,
e che si fa a cercare alacremente i rimedii, ogni
poco che possa far uso d.dla sua libertà.
La libertà, per quanto parca, adunque, e la pub-
blicità, per quanto ristretta, hanno giovato e gio-
vano anc'ie all' Austria ; se questa potenza potò
avvantaggiarsi del suo breve periodo d'imcompleta
vita costituzionale.
Certo, anche nelle quistioui del bilancio, il licivh-
sralh dovette più volte piegarsi al primo cenno
dei ministri Schmerhng e Kechbcrg; i quali non
mancavano di far vedere ai troppo zelanti, eh' era
loro permesso di discutere e ileliberare, a patto
di prudenti transazioni e per fino di non molto
gloriose ritirate : ma, ad ogni modo, il primo uso
delle libertà parlamentari, di' ò quello di regolare
le spese dello Stato, la monca Assemblea lo fece
meglio che altri non avrebbe potuto immaginarsi.
Nel resto, i frutti di questi venti mesi di vita
costituzionale furono ben pochi. Si passò una legge
molto imperfetta sui feudi; si corresse un' altra sui
fallimenti; si dovette accettare, come volle il go-
verno, ed all'ultima ora, una cattiva legge sulla
libertà pei s male e domiciliare, che, come esiste,
è ancora una bugia per la metà dell' Impero, senza
Anche 1' Ervol". slavo del signor Dall' Ongaro
mise alla prova la pazienza di un pubblico, in ge-
nerale assai poco istruito dei canti slavi messi al
mondo dal Tommaseo, poco pratico dei costumi,
dell' indole di quelle bizzare popolazioni, sorpresa
da nomi stravaganti, e da un misto di vero e di
inverosimile, di umano e di meraviglioso, che l'au-
tore non seppe bene fondere o precisamente de-
terminare. Ciò che v'ha di vero in questa trage-
dia è quella confusione di idee, di credenze, di
principii, di teoria e di pratica politica, che rende
ancora oggidì così intralciata e confusa la così
detta quistionc. (V Oriente,
Quei poveri Serbi, e Marco soprattutto, il loro
eroe, \ì loro tipo, non sanno cosa si dicano, cosa
si facciano, cosa sieno, se Ottomani, Slavi, Tur-
chi, 0 Cristiani ; se vassalli, sudditi, protetti o in-
dipendenti, Qualcuno di furbo fra quei aiduchi e
voivodi si capisce che mette in pratica la teoria
del hnrcamenare : ma Marco, affé di Dio, Marco
CragUevich, il Garibaldi dei suoi tempi, vuole e
disvuole, or con re Lazzaro, or col padre, or col
soldano Bajazet, mai con sè stesso; non è atto
che a tagliare te§te e a dodeci per volta, come
racconta un reduce dalla battaglia. La parola pa-
il. 1. Zara 3 Gennaio 1§63. Anno IV.
La Voce DalmaUc
Prezzo d'associazinn'» in rsl'itn an«trì;>''a per
Kara: per un anno fiorini 8; per sei nuvsi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provinci»
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei me.si fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale polKico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
T 2:nip])ì e l'' ffimmlssìoiìi, franclil dell'' spcso
postali, si diri ijono in Zara a V inct-nzo Duplanc eh Hf-
dattore deiu Voce Dalmatica, e ali abbuonamerni, »i
nejfozii librarli dei signori fralt-lli Battara e Pieir»
Abelich. Gli avvisi di 8 linee co.stano I fiorino, e o^ni
linea di più soldi 6. La tassa di finanza resti» a carico
di l committente. Tn numero separato costa soldi ll>
Affari Inglesi.
Le quistioni interne nell'Inghilterra sono pre-
sentemente messe quasi tutte da parte ; e 1' atten-
zione pubblica è concentrata su di una sola, che
è quella dei bisogni straordinarii degli operai del
Lancaschire e del modo di provvederci. Tale bi-
sogno domina la situazione, e minaccia di fare di
quella già prospera provincia qualcosa peggio che
non fece dell'Irlanda la carestia del 1846. La man-
canza dei frutti del suolo poterà per l'Irlanda
essere momentanea, ma quella del cotone per le
fabbriche del Lancaschire può protrarsi all' anno
prossimo e forse ai successivi. Neil' un caso la di-
sgrazia colpiva una moltitudine, ma lasciava una
più sicura speranza per 1' anno susseguente, senza
che r agricoltura per questo fosse rovinata ; nel-
r altro può seguire forse la perdita totale di una
industria, la quale in sessant' anni avea quadru-
plicato la popolazione, portandola a due milioni e
mezzo, ed accumulato immensi capitali in fabbriche
e macchine, da oltrepassare di certo di gran lunga
il miliardo di franchi. Per l'Irlandese coltivatore
l'emigrare era assai più facile che non per T o-
peraio del cotonificio, il quale non potrebbe age-
volmente tramutarsi in agricoltore, ad onta che
qualche giornale proponga di formare Società per
favorire l'emigrazione dei lavoranti. Cobden cal-
cola che il Lancashire perda adesso circa dugen -
toventicinque milioni di franchi. I soccorsi che si
raccolgono sono immensi, ma sempre insufficienti
all'uopo. La sola città di Manchester dà circa
renticinque milioni di franchi. Si fanno collette
per tutta l'Inghilterra, le quaU danno frutti co-
piosi. Le colonie, fra le quali la stessa India, con-
corrono anch' esse ad allievare la disgrazia ; ed il
Četo mercantile di Nuova York ebbe la buona i-
spirazione di aprire una colletta, la quale servirà
certo a temperare le ire tra i due paesi. In po-
chi giorni si raccolsero già nella sola Nuova York
circa dugencinquantamila franchi ; e si vuol cari-
care qualche bastimento di vesti e vettovaglie, rac-
cogliendo massimamente queste ultime nella parte
centrale dell'Unione, dove i raccolti delle grana-
glie furono abbondantissimi.
APPENDICE.
Ancora sull'Ercole Slavo
del signor Dall' Ongaro.
Hechiamo la lettera di risposta del Dall' Ongaro
all'articolo pubblicato nel numero precedente.
Jf/to caro Filippi,
Il vostro articolo sul mio ultimo dramma non
è nè slavato nè slavo.
Non è slavato, perchè mi sembra forte e noc-
chiuto come il busdovano del mio Ercole ; e se
il mio dramma avesse dodici teste, voi le avreste
spiccate d'un colpo al pari di lui. Non è slavo,
perchè non è molto informato delle cose slave, e
non è generoso come suona quel nome. Tuttavia,
giacché contiene alcune cose vere e alcune false,
mi corre l'obbligo di ringraziarvi delle prime e
di rettificare le seconde.
Cominciamo dal titolo che doveva essere VEr-
cole serbo, titolo più modesto e più vero, che non
è V Ercole slavo. Ma essendo corso 1' errore, nella
copia che ebbe il bollo della revisione teatrale a
dorino, la Questura di Milano non ci permise di
correggerlo 5 temendo forse che il nome d' Ercole
Ora si studia da per tutto quali paesi possano
supplire l'America nella produzione del cotone;
giacché si prevede, come lo disse da ulthiio Bright
in un suo discorso, che gli Stati Uniti non ne da-
ranno nemmeno l'anno prossimo. Si verificò di-
fatti, che la distruzione dei cotoni del Sud è mag-
giore di quello si immaginava, e che i negri, li-
beri 0 schiavi che sieno, non potraìiiio per luogo
tempo dare la metà dell'antico prodotto. Bright,
contraddicendo sè stesso ed i principii del libero
traffico, avrebbe voluto incoraggiare nelle Indie
la coltivazione del cotone coli' esentare le terre
dall'imposta. Ma in tal caso sarebbe sempre l'In-
ghilterra a dover fare le spese. Cobdén dal lato
suo accusa la politica marittima dell' Inghilterra
del danno; e vorrebbe che i mari fossero dichia-
rati affatto liberi in caso di guerra , che nessun
blocco potesse impedire la libera navigazione, e
che la proprietà privata non potesse mai soffrire
danno navigando. Queste però sono lamentazioni
postume, le quali non potranno essere di rimedio
che per l'avvenire, se di comune accordo il diritto
marittimo verrà riformato.
I due oratori del libero traffico non consigliano
per questo i mezzi violenti contro V una delle due
parti agli Stati Uniti ; anzi Bright si meravigliò
che qualcheduno possa proporre di riconoscere il
Sud, al quale è dovuta l'attuale guerra tanto di-
sastrosa, per lo scopo confessato di mantenere ed
estendere la schiavitìi.
Gli uomini di Stato inglesi, in tutte le recenti
loro manifestazioni, ebbero cura di mostrare, come
la sola conveniente, la politica di astensione nella
America. Lo disse Gladstone, dopo le dichiarazioni
ufficiali di Lord Russel, e lo disse testé anche
Layard, parlando a' suoi elettori di Soutwark.
Layard, e questo è significativo nel momento
attuale, si è fino compiaciuto che il governo fe-
derale siasi mostrato sinceramente disposto ad im-
pedire i progressi della schiavitù col trattato che
fece coir Inghilterra contro la tratta dei negri e
col condannare a morte il capitano Gordon, reo
di averla fatta; e soggiunse in proposito, che la
storia mostrerà quanto fece contro la schiavitù lo
serbo, ora che il Cuza restituisce ai Serbi l'armi
mal tolto, possa turbare i suoi sonni e 1' ordine
europeo che difende.
Ogni male non vien per nuocere.
Se la Questura milanese non avesse mantenuto
il nome d' Ercole slavo, vi sarebbe mancata l'oc-
casione di commettere la vostra freddura, e i di-
lettanti del genere non avrebbero avuta la sod-
disfazione di appropriarsela.
Lasciamo dunque il titolo, e veniamo alla so-
stnnza del dramma. •
Voi l'accusate d'essere troppo complicato, o-
scuro, ineòerente. La censura è vera in gran
parte. Voi fate a questo proposito un' osserva-
zione che onora il vostro ingegno e l'ampiezza
dei vostri concetti. Dite che il dramma somiglia
troppo al paese e agli uomini che dipinge: i quali
non sanno bene se sono turchi o cristiani, e non
hanno una coscienza ben,, definita dei loro diritti
e dei loro interessi nazionali. Io non avevo pen-
sato a codesto: ma l'osservazione è giustissima.
Il carattere dell' Ercole serbo, quale io lo trassi
dalle canzoni e dalle leggende illiriche e serbe, è
perplesso, incerto, incongruente, come si conserva
pur troppo la sua nazione. Vuole e disvuole, è
stesso lord Palmerston. Diciamo significative tali
dichiarazioni del sottosegretaiio di Stato Layard,
in quanto esse vengono a confermare lo stato at-
tuale della pubblica opinione nell'Inghilterra, la
quale comincia a ricredersi delle sue affettate sim-
patie per il Sud.
Non èrano soltanto le sofferenze cagionate dalla
guerra quelle che indispettivano gl'Inglesi contro
il governo federale; ma era altresì il mal dissi-
mulato desiderio, che l'Unione si scindesse in due.
In tal caso era tolta per lungo tempo un' invisa
rivahtà della giovane potenza americana ; ed i ca-
pitali ed i navigh inglesi si sarebbero impadroniti
del territorio del Sud, il quale, economicamente
parlando, diveniva una vera colonia dell'Inghil-
terra. Per questo la causa della guerra e la qui-
stione della schiavitù ed i primi torti del Sud erano
dissimulati ; ma ora va nascendo nella opinione
pubblica una reazione, la quale mostra che la na-
zione inglese è pur sempre quella che diede cin-
quecento milioni per emancipare 1 suoi schiavi, e
ne spese molti più per impedire la tratta. Molte
voci sorgono contro coloro che vollero fare della
schiavitù una istituzione divina; e dopo che Lin-
coln propose un modo di emancipazione graduata,
gU abolizionisti inglesi parlano con maggiore fran-
chezza a suo favore. La neutralità dalla parte del-
l'Inghilterra è adunque assicurata più che mai.
Lord Palmerston del resto, ad onta che lo si
voglia battagliero ed accattabrighe, si servì della
quistione americana, più che altro, per armare il
paese. Anche da ultimo, in una radunanza di una
società agraria, pariò dei volontarii, i quali potè- ^^
vano fare dell' aratro un brando ; ma questo s'in-
tendeva per difendersi, non già per aggredire. Ora
anzi si annunciano pei* il prossimo bilancio di guerra,
straordinariamente accresciuto negli ultimi tre anni,
importanti risparmii. L' armamento è già eseguito;
e poi si tratta di disarmare la opposizione di Cob-
den, la quale potrebbe diventare pericolosa alla
esistenza del Ministero , avendo egli bisogno di
tutte le forze del partito liberale per sostenersi
contro la opposizione del partito tory, che andò
guadagnando nelle elezioni fatte alla spicciolata.
valoroso e codardo, egoista e magnanimo, van-
tatore de'propri benefizi!, e pronto a rinnovarli
e a sacrificarsi per gli altri. Non è un eroe per-
fetto, come alcuni vorrebbero, non è un Bfajardo
senza macchia e senza paura. Ma fareste voi un
eroe drammatico del Goffredo del Tasso? 0 me-
glio, avreste-preferito, che, trattando l'Ercole scerbo,
io avessi violata""Ta tradizione e la storia, imma-
ginando un modeUt di perfezione, un semidio
senza colpa • senza difetto? *
Io preferii dipingere 1' uomo com' era, era lu-.
dibrio delle sue passioni selvagge, ora animato ..
da nobili istinti. Figlio di un re usurpatore e vio-
lento, e di una donna pia, il cui nome ha meri-
tato di essere iscritto nel calendario de' Serbia
Marco Cralievich fu aiduco dei Serbi, e fu vìsife ^
de'Turchi: combatteva ora per questi ora per '
quelli, ma sempre per la giustizia. Era codesta
la sua divisa: e ciò forse gh ha meritato il tulto
d' amore che gh serbano le genti slavé^, le quali ^
lo cantano ancora e l'onorano; e non si possono
rassegnare a crederlo morto. Egli dorme, vero
simbolo della sua razza, dorme sulla sua spada,
aspettando il giorno della riscossa e della hbt;ra*
zione completa dei Serbi,
Zara 7 Oennaio Anno l¥o
a Voce
Prezzo d'associazione in valuta austriaca prr
Zara: per un anno fiorini 8; por sci mesi fiorini i;
per tre mesi fiorini 3. Pel rimanente delia Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi òO; per tre mesi fioi-ini 3:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I {eruppi e le commissioni, franclii dellp spcs«
postali, si dirigono ni ZAVA a Vincenzo Uuplanc eli lle-
dattore della Voce Baliiuitiini. e ^li nbbuonamenti, ai
negozii librarli dei sia;nori fratell: Battara e Pietro
Abelieli. Gli avvisi di 8 linee costano 1 fiorino, e ogni
linea di più soldi (Ì.JjU tassa di linanza resta a carico
di.l committente. Un numero separato costa soldi 10.
Crediamo non inutile di riportare il seguente
ri<assiinto della Perseveimnza sugli avvenimenti
d'Italia del 1862.
L'Italia nel 1862.
Eccoci al nostro solito rendiconto, al nostro
periodico esame di coscienza. Ad ogni anno che
passa, noi guardiamo affannosi al solco che ha la-
sciato. Noi vorremmo chp, nell' aspro e periglioso
cammino, l'Italia potesse contare ogni anno una
clifticoltà superata; vorremmo che non avesse mai
a ripetere per uno de'suoi anni la frase di rim-
pianto che rese per sempre memorabile uno dei
giorni di Tito.
Può egli dirsi che quel sublime rimpianto debba
essere l'unica epigrafe da collocarsi sul feretro
del 1862 ? Non lo crediamo. Se l'anno ora scorso
non fu di risultati fecondo, fu, in quella vece, ric-
chissimo di esperienze ; e, nella lunga vita dei
popoli, le seconde valgono, bene spesso, i primi.
S'è detto, da nemici e da amici, che dopo la morte
di Cavour, l'Italia non aveva più fatto un passo,
nè ottenuto un vantaggio. Errore. Dopo la morte
di Cavour, gl'Italiani furono educati alla scuola
del dolore, questo possente levigatore delle anime
grandi. Noi non ebbimo piìi, come ai tempi del-
l' eminente statista, il vanto di segnare i passi
colle vittorie. Ma le popolazioni, cessando di ab-
beverarsi alla tazza inebbriante della fortuna, ap-
presero che i grandi successi non si mantengono
senza grandi e durevoli sforzi. Ciò che perdemmo
in facilità di trionfi acquistammo in serietà di ca-
rattere e saldezza di tempra. Non più minacciati
dal pericolo delle vertigini, abbiamo imparato che
non si rinnovano ogni anno Solferino, Marsala,
Castelfidardo. E dallo stesso rovescio delle illusioni
nostre attingemmo la fede nei principii, la fer-
mezza nei propositi, la pazienza e il coraggio ne-
cessari a ottenerne il compimento.
L'anno 1862 era incominciato con lieti auspi-
eìi Dalla pubblicazione della corrispondenza di-
plomatica scambiatasi fra il sig. di Lavalette e il sig.
Thouvenel traspariva chiaro il concetto, sorto nella
mente dei due uominidi Stato, essere ormai disperato
ogni sforzo della polilica francese per trarre il
papa a consigli di moderazione e di pace. A que-
sta convinzione aggiungeva forza la confessione
fatta alle Camere francesi dal ninistro Billault,
che l'occupazione di Roma era una violazione del
diritto nazionale dei Romani. E più confortavano
a speranza i discorsi pronunciati in Senato dal prin-
cipe Napoleone e dal sig. Pietri, in cui era franca-
mente richiesto l'abbandono della potestà temporale.
Questo complesso di fatti e di opinioni sem-
brava indicare che, nelle intime risoluzioni del Ga-
binetto imperiale, avesse finalmente prevalso il
pensiero di porre un termine all' occupazione di
Roma; unica soluzione, che la logica impone alla
Francia, e il sentimento nazionale all' Italia. Nò
poteva dirsi, dopo tante istanze e dopo tante ri-
pulse, che quella soluzione non fosse matura. Se-
nonchè fiu d'allora cominciava a prevalere sul-
r animo dell' imperatore Napoleone l'influenza di
quella setta, che l'odio all'Italia abilmente na-
sconde sotto la preoccupazione di rehgiosl inte-
ressi. Di là quel giuoco perpetuo di altalene e di
contraddizioni, che informa da gran tempo quasi
ogni atto della politica napoleonica; di là quel
concerto di resistenze, che cominciarono e conti-
nuarono a strepitare, fin nei più intimi recessi
del palazzo imperiale, contro il pensiero di far
cessare, per qualsivoglia ragione, l'odioso assurdo
che obbliga i soldati di Francia ad essere in Ko-
ma gli sgherri del cardinale Antonelli.
Sventuratamente, a questi sforzi della fazione
clericale e legittimista in Francia porgeva ina-
spettato sussidio l'indirizzo preso, a quei dì, in
Italia, dalla politica interna e la situazione parla-
mentare del gabinetto Ricasoli.
Ognun vede che tocchiamo qui a un punto
delicatissimo, la cui storia vera e completa è an-
cora ben lungi dall' essere fatta. Avversari della
amministrazione testé caduta, a noi corre il de-
bito d'essere ben parchi di biasimo verso coloro
che hanno subito il giudizio del Parlamento e
della nazione. Però i fatti non abbisognano d' al-
cun commento, e, nel breve riassunto che stiamo
per esporre, cercheremo di ricordarci che oggi
non siamo più nel campo della polemica, ma in
quello della storia.
La situazione del gabinetto Ricasoli s' era fatta
difficile sino dal giorno in cui 1' onorevole Min-
ghetti aveva abbandonato il portafogli dell' interno ;
0, per rimontare più addietro, sino dal giorno in
cui r onorevole Rattazzi era tornato dal suo viag-
gio a Parigi, forte degli appoggi francesi e dei
colloqui avuti coli' imperatore Napoleone.
Quel viaggio e quei colloqui avevano dato a
Rattazzi un posto eccezionale nella politica par-
lamentare. Non era più possibile che il barone
Ricasoli assentisse a dividere il potere con un
uomo che, a torto o a ragione, si presumeva de-
positario di secreti diplomatici della più alta im-
portanza. Non era possibile che una crisi ministe-
riale desse agio al Rattazzi stesso di assumere
immediatamente le redini del governo, giacché la
maggioranza era allora compatta intorno al ba-
rone Ricasoli, e sarebbe stata indignatissima di
un mutamento ministeriale, che poteva sembrare
inspirato dall'improvvido zelo di alcuni giornah
stranieri. D'altra parte gh antecedenti politici del
signor Rattazzi, la sua ambizione, il complesso
delle sue relazioni personali, la memoria delle sue
opposizioni a Cavour gli rendevano impossibile il
sedere a capo della maggioranza parlamentare;
chè anzi il suo posto di presidente della Camera
gli era pretesto a serbarsene completamente ap-
partato. La situazione del signor Rattazzi era dun-
que inevitabilmente quella di un erede presuntivo
del Ministero : e, malgrado l'appoggio apparente
che i suoi voti pariamentari davano alla politica
ministeriale, le rivelazioni del deputato Nicotera
provarono poi che l'impazienza dell' erede era per
lo meno assai viva.
Ognuno vede di quanto pregiudizio dovesse tor-
nare un tale stato di cose alla libera azione del
gabinetto Ricasoli. Minato a dritta da intrighi con-
servativi, a sinistra da intrighi democratici, rim-
proverato dagli uni d' essere troppo rigido ne' suoi
rapporti col gabinetto francese, dagli altri di non
essere abbastanza deferente alla politica del gene-
rale G-aribaldi, il barone Ricasoli vedeva con sor-
presa tutte le speranze e tutte le ambizioni, ben-
ché opposte fra loro, metter capo ad un uomo, che,
colla stessa riservatezza del suo contegno, sembra-
va accettarle tutte e a tutte offerirsi mallevadore.
E quest' uomo inoltre era stato ed era onorato da
amicizie così influenti e così illustri, che le stesse
innegabili sue doti vi attingevano uno smisurato
aumento di riputazione e di autorità.,
Contro queste difficoltà lottava energicamente il
barone Ricasoli, forte della rettitudine de' suoi in-
tendimenti e della sua divozione all' Italia costi-
tuzionale. Senonchè la marea, come diceva egli
stesso, andava innalzandosi ; la maggioranza, scom-
buiata da così contrarie correnti, attiepidivasi ; gli
amici di Rattazzi spargevano a diritta e a sinistra
promesse magnifiche, e lasciavano intendere che
la sua comparsa al potere sarebbe stata il magico
segnale di una concordia imponente dei partiti in-
terni, e di un indirizzo diplomatico così efficace,
da condurci, senza troppi ostacoli, al lieto compi-
mento dei nostri destini. Allorché il commendatore
Minghetti abbandonò, nell'ottobre 1861, il porta-
fogli dell' interno, la crisi incominciava. Il barone
Ricasoli avrebbe avuto bisogno, per affidare a ma-
ni robuste quel dicastero, di poter dare la sua
dimissione e ricomporre in modo più omogeneo
r intiero suo gabinetto. Questo egli sentiva impos-
sibile, davanti all'attitudine assunta dall'onorevole
Rattazzi e alle influenze che lo patrocinavano, on-
de, dopo altri quattro mesi di una combattuta au-
torità, noiato da un equivoco che ripugnava alla
sua franca natura, desideroso d'impedire, se pur
era possibile, una fatale scissione della maggio-
ranza liberale conservativa, nel febbraio 1862 il
barone Ricasoli abbandonava il potere. Lo raccolse
senza contrasto il commendatore Rattazzi.
Fino d'allora non mancarono gli ammonimenti
e le previsioni. Quelli che del governo di Rattazzi
avevano potuto far prima una qualche esperienza,
non omisero di parlare francamente a coloro cui
quel nome presentavasi nuovo e favorito dal pre-
stigio dell'incognito. Ci ricorda che noi non na-
scondemmo i nostri timori; dissimo che l'onore-
vole Rattazzi, fornito quanti altri di patriottismo
e d'ingegno, non era, per le sue speciali attitudini,
l'uomo da potersi incaricare della presidenza di
un Ministero; dissimo che, per una deplorabile
combinazione, attorno il nome di Rattazzi s' agi-
tava e s'agita ordinariamente una folla d'influenze
secondarie, le cui guarentigie morali e intellettuali
non sono sempre le più sicure; dissimo che coi par-
titi politici egli soleva usare ora troppa indulgenza,
ora violenza eccessiva ; che il suo sistema di ap-
poggiarsi alla protezione napoleonica e alla pro-
tezione garibaldina ad un tempo era necessaria-
mente fallace, e che la forza delle cose ci avrebbe
condotto in breve a rompere violentemente o col-
l'uno 0 coir altro, e forse coli'uno e coli'altro. ^ ^
Di queste facih profezie, che noi e gU amici
nostri vedemmo poi con dolore sì tristamente av-
verarsi , fu, dagli amici del Ministero, cercata la
spiegazione in rancori privati, in ambizioni deluse,
in ispiriti di consorteria. Oggi, che la verità s' è
fatta luce e 1' esito ci ha dato ragione, noi non
ripagheremo della stessa moneta. Diremo solo che
gli amici del ministero Rattazzi si sono ingannati
nel patrocinare una combinazione impossibile, e
che speriamo non abbiano quind' innanzi a ripro-
dursi errori così fatali.
n Ministero aveva cominciato con un atto sa-
vio e vigoroso : la fusione dell' esercito meridio-
nale ; però le conseguenze del nuovo sistema po-
litico non tardarono a manifestarsi. Il generale
Garibaldi abbandonava, in quei giorni, Caprera e
sbarcava a Genova, colla ferma intenzione di trat-
tenersi sul continente. Dopo la pubblicazione del-
l' opuscolo di Celestino Bianchi, dopo le rivela-
zioni fatte, intorno a tale argomento, dai perso-
KSara lo «^eoiiaio /timo 11%
Voce Dalmatica
Prezzo d'associazione in valuta austrìaca per
Zara: per un anno fiorini 8; per sei mesi fioiini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
a fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
jjel Ltombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
T gruppi e le commissioni, Trancili delie spese
postali, si diri iono in Z;tn\ a \ iiicenzo Duplanc eh Re-
dattore drll.I Voce Pulmatica, e (ili abhuonamenti, ai
iii'^jozii librarli dri SIÌ-IÌOÌÌ fratelli Battara e Pietro
Abclifli. (ili avvisi di S linee costano I fiorino, e ogni
linea di più solili 6. La tassa di finanza resta a carico
di.l comniittenie. Un numero separato costa soldi 10
Zara, 9 gennaio.
Giunse tra noi, alcuni giorni sono, un fogliolino
stampato a Spalato, dove è riprodotto l'annuncio
da noi dato nel nostro numero 63 dell'imminente
venuta dell' ingegnere E. Fontanella, mandato dal
Ministero del Commercio, dietro domanda di que-
sta Camera di Commercio ed Industria, per far
gli studi necessari al tracciamento di una strada
ferrata che, movendo da Szegedino ed Essek, met-
tesse a Zara. L'articolo è preceduto da poche linee
che additano al disprezzo ed allo scherno, più che
il nostro scritto, 1' atto delia Camera, reputato
ostile a Spalato, che ottenne a sua volta la con-
cessione di tracciare altra strada da quella città
a Belgrado, e lo considerano un guanto di sfida
(sic) che di buon grado viene accettato.
Il hnguaggio di scherno e d'insulto verso di
noi e della città nostra, la assoluta mancanza di
ogni giustificazione della , sùbita ira, di ogni con-
futazione delle ragioni da noi adotte a mostrare
la ragionevolezza della domanda della Camera, di
ogni argomento a provare la erroneità delle nostre
asserzioni; danno a vedere con troppa chiara evi-
denza che la cosa non viene da nessuno onorevole
e colto cittadino di Spalato: onde assai dubitam-
mo di scendere ad alcun cenno di risposta. Siccome
però la profusione delle copie di quel fogliolino
mandate tra noi, e dirette alle più ragguardevoli
persone di qui, con certa ostentazione, mostra pa-
lesemente r intento di dare a credere, essere quella
invettiva l'espressione del sentimento generale della
città di Spalato; noi ci sentiamo in debito di di-
chiarare pubblicamente che siffatto intento andò
compiutamente fallito, e che nessuno tra noi cadde
in così sciagurato errore; ma ognuno indovinò la
cosa essere venuta da alcun maligno e disprege-
vole mestatore, allo scopo forse di turbare la con-
cordia che tra le due città sussiste, e che non
dubitiamo abbia a durare perennemente.
Una strada ferrata che congiunga le provincie
danubiane coli' Adriatico è cosa di somma utilità
per le provincie medesime, che troverebbero più
facile e pronto, e però più proficuo sbocco ai prò-
APPENDICE.
Tirate umoristiche.
Milano 3 gennaio 1863.
Nei primi giorni dell'anno è omai costume u-
niversale far visite di complimento, ed è moda del
giorno portare il proprio muso più o meno gofto
al domiciho dei protettori, dei parenti e degli a-
mici. —• Comprenderà ognuno che a me non viene
il ticchio di mandare il mio ritratto su per le co-
lonne della Voce Dalmatica per mille ed una ra-
gioni che qui sarebbe lungo l'esporre: ma conso-
latevi 0 lettori; se non posso mandarvi la subli-
me mia effigie, ho bensì il mezzo di compensarvi
ad usura in altro modo. — Mi spiego.
Io mi trovo possessore delle fotografie di molti
principi di questa la'^rymarum valle ; e sarà ap-
punto il ritratto di alcuni tra loro eh' io oggi vi
presento. — Non crediate già, o lettori, eh' eglino
mi abbiano fatto il torto di venirmi a visitare
nel mio umile studiolo. Ohibò ! sono io che mi
sono procurata la loro immagine, locchè mi riuscì
facile, essendo i principi più degli altri mortaU
sottoposti alla disgrazia di essere presi di mira
dotti della loro industria agricola e manifatturiera;
per i paesi dove quei prodotti trovano spaccio, che
li avrebbero per tal modo più sollecitamente e a
prezzi più miti; pei trafficanti die vedrebbero au-
mentati i loro guadagni, venendo loro scemata della
metà la via e il dispendio del trasporto; pei paesi
pei quali la strada passasse che salirebbero a subita
prosperità, a sviluppo e coltura per altro modo non
conseguibile; per la Dalmazia tutta che sorgerebbe
come per miracolo dalla diuturna abbiezione mo-
rale e materiale in cui giace; per ciascheduno dei
dalmati singolarmente ai quah si aprirebbero fi-
nalmente nel commercio e nell' industria fonti di
occupazione, e di sostentamento ben più ricche
che non le funeste professioni, così dette, liberali,
ben più agiate e decorose che la povera via degli
impieghi. Ad ottenere pertanto così universale uti-
lità, ognuno è tenuto a fare gli sforzi maggiori, a
ricercare con ogni studio i mezzi più facili e pronti;
è tenuto a sagrificare ogni speciale vantaggio di
luogo, in considerazione del bene comune. Che la
strada riesca a Sebenico o a Zara, a Spalato o alla
Narenta; che l'uno o l'altro di questi luoghi venga
favoreggiato da questo fatto e ne tragga sin-
golari vantaggi, è cosa che nulla monta. Ciò die
importa è che la strada si faccia, e le ragioni della
scelta altre non devono essere che la maggiore
facilità dell'esecuzione, la minore importanza e
moltitudine degli ostacoli da vincere, sia pel di-
spendio necessario, sia pei rapporti politici e in-
ternazionali da conciliare, sia per l'interesse dello
stato; la maggiore opportunità e le più immediate
e larghe utilità da conseguire. Una città che per
procacciare a sè i vantaggi della impresa, facesse
ogni sforzo perchè la via mettesse ad essa, ben-
ché ciò aumentasse enormemente la difficoltà di
conseguirla in alcun modo, e ne scemasse gli univer-
sali vantaggi; che non potendo riuscire ad otte-
nerla per se, osteggiasse le prove che altri potesse
fare, per averla dove minori ostacoli s'incontrano,
darebbe troppo gran prova, non diremo di egoismo
misero, ma di inutile invidia. Ciò di Spalato noi
non possiamo credere; ciò non possiamo credere
di queir egregio podestà che ha dato troppe prove
dal cannocchiale di tutti i fotografi, per cui poi
un nuvolo di ritratti compromette la loro fisono-
mia ovunque ed in ogni modo.
Io adunque per farvi cosa grata ed affinchè
dal bel principio dell'anno sappiate con chi avete
a che fare, spoglierò currenti calamo l'album dei
ritratti principeschi, in modo che se nessuno tra
noi saprà la statistica degli animali d'Europa, sarà
informatissimo di quella dei prìncipi : se non co-
noscerà le pecore, conoscerà almeno i pastori.
Alla buon'ora: — voi sarete contenti di me,
percliè avrete una lezione di storia contemporanea.
Ma voi sapete bene che esistono due categorie
di principi : vi sono i principi in trono e principi
air osteria della luna. — La vostra scienza prin-
cipesca sarebbe quindi monca, se voi, sapendo chi
regna oggi, ignoraste chi potrebbe regnare domani.
Vi parlerò perciò prima di quelli in trono e
poi di quelli fuori di trono, chiamando gli uni,
per intenderci, principi con terra, e gli altri prin-
cipi senza terra. Incomincio.
In capite libri scriptum est de me, diceva quel
frate zoccolante staccando il capo ad un magni-
fico dentale, o dentice che sia, della corona: ed
di sincero amor patrio e di disinteresse, non fa-
cili oggidì a ritrovare. Che egli abbia fatti tutti
gli sforzi possibili per ottenere la via di Belgrado
credendola possibile, anzi la sola possibile, è cosa
da lodare; ma che veduti gli insuperabili ostacoli
che si oppongono alla sua esecuzione, veduto che
tracciandola altrove, siffatti ostacoli spariscono, e-
gli perseveri nel suo proposto, non solo, ma che
avversi le prove altrui, di tanto piìi sicura riuscita,
non ci possiam persuadere. Egh deve essere con-
vinto della maggiore opportunità della via di Essek
in confronto di quella di Belgrado. Egli deve a-
ver veduto che la prima corre tutta, o quasi tutta
(secondo gli studi e i progetti da farsi) sul ter-
ritorio austriaco, laddove 1' altra, tutta, eccettuato
il breve tratto di Dalmazia, per provincie turche,
onde non sarebbe possibile ottenere questa senza il
beneplacito della Porta, e un tantino pure delle altre
potenze, laddove quella non avrebbe bisogno che
dell' assenso del governo nostro e l'una gioverebbe
e prospererebbe provincie e popoli dello stato,
r altra provincie e popoh stranieri. Deve aver ve-
duto che r una è di un terzo più breve e per
ostacoli naturali assai meno difficile e dispendio-
sa, più diretta e in situazione piìi centrale, e fa-
cile a mettersi in comunicazione con le vie ferrate
italiane e quindi coi porti di Genova e di Marsiglia;
r altra in condizioni affatto diverse.
Non può egli pertanto avversare il nuovo pro-
getto, non può non desiderare che ciò a lui non
riuscì di ottenere per una via, riesca altrove ad
altri: deve anzi rallegrarsi d' essere stato cagione
che altri si sia destato a procurare un tanto bene
alla patria e d'aver promossi studi più vasti, e però
di più efficace.
E tanto siamo di ciò convinti che noi osiamo
pregarlo, non di diciiiarare che egli, nè la città di
Spalato, abbiano avuta parte nell'atto misero di
che nessuno può dubitare, ma di pubblicamente ri-
provarlo, affinchè ciascun sappia che nessun'ombra
venne a turbare l'amicizia delle nostre città, e
che gli sforzi malevoli di spargere più sempre il
malumoi-e e la discordia tra i dalmati, caddero an-
che questa volta invano, come sempre cadranno.
10 dico ad un principe:—- "in fondo al mio cuore
11 primo sei tu.„ E questo primo non lo nomino,
perchè sarebbe un far torto alla perspicacia di cui
vi credo dotati. Vi dirò per altro ....
e terminerò sa-
lutandolo con questo conosciutissimo verso :
"Salve fra tanti solo e vanne altero.„
Il ritratto di Pio IX. a canto di quello or ora
tratteggiato, per la virtù del contrapposto quasi si
scolora e sì sbiadisce. — Quel volto ve-
nera,ndo del re di Roma, che si conserva inalte-
rabile nella cornice della sua fisica beatitudine,
in mezzo allo scombussolamento di tutte le cose,
mi conferma nella eccentrica idea che se il papa
perdesse il trono, diverrebbe un papa eterno. —
Se ciò si avverasse, oh! allora sclamerei con 0-
razio: '^Ta puer ceternus, campa quanto vuoi, vivi
beato, senza curarti di un successore che ti bea-
tifichi.,, —• Che volete! il ritratto di Pio IX. mi
mette una idea nella mente.
Pio IX nativo di Sinigaglia, capo ameno anzi-
chenò, guardia nobile, cavaliere servente, poscia
abate, ma onesto, vescovo illibato e caritatevole,
non ostante tutte le storie indegne che si seri-
4, Zara 14 («euiisìio Anno 1%'.
Voce
Prezzo d'associazionp in valuta an^tnara ppr
Zara: per un anno fiorini 8; per sci m(!si fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
9 fuori: per un anno fiorini ,9; per sei mesi fiorini 4
eoidi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
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Esce il Mercoledì ed il Sabato.
T gruppi P le roDiini-isIon?, francìiì dell'i J^pp»«
postali, si diri cono in Zara a \ iiicfiizi Dupianc eh Rc-
dadore dell.i Vin'ij ItallililtliM. e di ;ibbii(iii:u!icnti, ai
ncgorii librarii ilei signori lr;ilclli Ballai-a u Piftr»
Abelich. Ifli a^visi di S linee cosiuno 1 lìui'ino, e oajni
lino-« <li più holdi 6. ha tass i di lìiianza rest^ a c;n io<»
di.l coniniittenie. l'ii numero separato cosla soldi 10
Zara i 5 gennaio.
Il giorno 12 corrente, alle ore 10 antimeridiane,
fu aperta la seconda sessione della Dieta provin-
ciale dalmata. I deputati raccolti nella nostra ci':tà
sono ancora in poco numero, ma sufficiente alla
legalità delle sedute e delle deliberazioni: duole
però sentire dalla voce pubblica, e dalle informa-
zioni date dal presidente, che già tre deputati ab-
biano presentata la loro dimissione, ed altri
non pochi, per cagione di malattia, debbano diffe-
rire la loro venuta, o alfatto astenersi dal prender
parte alle sedute. Altre rinuncie vennero annun-
ziate, una al posto di deputato al Consiglio del-
l'Impero, due a quelli di assessori alla Giunta;
troppe, a dir vero, in così breve tempo, e incre-
scevoli soprammodo per le attitudini singolari delle
persone che erano degl' importanti uffici rivestite.
Intendiamo del Dr. Giambattista Macchiedo, già
deputato al Consiglio dell' Impèro, dei signori Gi-
rolamo Vusio e Luigi Serragli assessori alla Giunta,
nonché del Dr. Antonio Galvani eletto sostituto
air assessore Vusio.
L'apertura fu fatta da S. E. il Barone de Ma-
mula, con breve discorso nel quale, congratulan-
dosi di vedere nuovamente raccolti i rappresentanti
del paese, a discutervi gF interessi della patria, ac-
cennò all'afietto da lui nutrito per la provincia ,
dove trascorse molti anni della sua vita, c al de-
siderio che il bene pubblico, che è P intento co-
mune di ciascheduno, si consegua piò pronto, per
il facile accordo nella scelta dei mezzi. Alle nobili
parole del Mamula, successe un discorso letto dal
Presidente Cav. Spiridione Petrovich, nel quale rese
egli lungamente e dettagliatamente conto dell'o-
perato della Giunta, dal tempo che ella, per con-
cessione sovrana, assnnse il suo ufficio, e accennò
ai progetti da presentarsi da quella alle delibera-
zioni delift Dieta.
Analizzare o riassumere la lunga e molteplice
enumerazione del Petrovich, senz' altro soccorso
che dell'attenzione prestata alla lettura e della fe-
deltà della memoria, sarebbe troppo ardito im-
prendimento; e d'altra parte la importanza di quel
ragguaglio domanda una disamina accurata, solo
possibile quando la stampa l'avrà fatto di pub-
APPODICE.
Discorso inaugurale
Tenuto noli'occasione dell' apertura della scuola
Reale superiore di Spalato dal direttore provvisorio
professore Vincenzo Bazolich l'anno 1862.
Se v'ha istituziuue che al suo esordire possa
ripetere il sorriso del paese che V abbia tanto de-
siderata, la è questa certamente che oggi siamo
ansiosi di solennizzare: è l'istituzione di quel col-
legio di cui la nostra Dalmazia fin qui con danno
sentiva il difetto ; quel collegio che i nuovi tempi
domandano come un bisogno ; quel collegio che
dà carattere pronunciato al paese che l'accoglie;
quello che, estirpando gli errori del volgo, solleva
La sua mente alla verità, che il fatalismo del caso
porta a legge, che 1' attività passiva converte in
assennata operosità; che scuote l'inerte, lo anima
al lavoro, gli dà vita, ricchezze e trionfi. È il
collegio reale superiore che per la prima volta
fi' inseggia nella nostra provincia. Facciamogli festa,
o fratelli! Un tesoro ci si chiude/un tesoro che a
blica ragione. Staremo paghi pertanto ad accen-
nare brevemente alle principali cose dal Petrovich
toccate.
Cominciò egli dal ragguagliare di .quanto fece
la Giunta per soddisfare agli incarichi avuti dalla
Dieta, suir amministrazione dei fondi affidatigli,
sul provedere alla pubblica sicurezza, sul procac-
ciare la maggiore diffusione della lingua slava, e
da ultimo sull'ottenere la indipendente amministra-
zione dei Municipi, Alla sicurezza pubblica fu pro-
veduto dal governo con misure occasionali che gio-
varono alla necessità del momento, non così però
che non rimanga tuttavia il bisogno di provedi-
menti piìi efficaci per 1' avvenire. Per la diffusione
della lingua, la Giunta aprì concorso per la pubbli-
cazione di dizionari ed opere di istruzione popolare,
offrì premii a maestri, nè sforzo alcuno trascurò
ad adempiere l'avuto incarico. Se non che, dalla
buona volontà dei privati, e dalla forza delle cose
e del tempo, e dalla necessità universalmente sen-
tita, è da attendere risultamenti notevoli. Quanto
alla legge comunale, un progetto sta per essere
presentato alla Dieta, sulla base della legge ge-
nerale già votata dal Consiglio dell' Impero e dal
Sovrano sancita. ;
Passò quindi a inforniare sull' adempimento
dell' ufficio della Giunta, riguardo agli affari pro-
vinciali commessi alle sue ture, i quali abbracciano
l'agricoltura, le costruzioni pubbliche, gl'istituti
di pubblica beneficenza, il reso conto.
Tra i pili importanti uffici della Giunta è quello,
^enza dubbio, di provedere all'agricoltura ed è qui
che la sua attività fu singolarmente notevole ed effi-
cace. Un progetto sopra nuova procedura da stabi-
lirsi per i danni campestri ; un' altro per regolai*«
le consuetudini della vendemmia; un regolamento
colonico, già tentato invano piiì volte; un pro-
getto sulle istituzioni dei libri fondiari, da ultimo
quello per Tabolizione dei fedecommessi nel circo-
colo di Ragusa, sono i frutti dell' operosità della
Giunta a questo riguardo. Nè sono meno notevoU
le cure da essa prese per la compilazione di una
statistica, opera di suprema necessità e base di
ogni indagine in affari di pubblico interesse. Do-
mandò ed ottenne a questo fine la cooperazione
delle Comuni, comitati statistici distrettuah volle
sanar le nostre miserie Provvidenza destina.,; un
tesoro cui dobbiamo esser gelosi estremamente in
conservare.
Se non che l'animo mio si confonde nell' annun-
ziarvi questa gioia, si confonde i)erchè debbo con-
fessarvi che all' onore di cui vengo fregiato nell'in-
carico di tentar peLprimo l'avventuroso iscavo
in questa sterminevol miniera, che, come la mon-
tagna di Golconda, „è irta di scogli ma gravida
di dia<nanti„ a troppo grave peso si sobbarca „In
nitvicella del mio ingeano.^ Ma se lo avete vo-
luto voi, se il vostro desiderio fu favorito dalla de-
gnazione dei inibblici magistrati, se è finalmente
disegno della Provvidenza questo; eccomi pronto: la
vita tutta consacro al miglior lustro dell'istituzio-
ne; la dedico tutta agl'interessi della patria comune.
Soltanto chieggo in concambio da voi che ove
difetto d'ingegno mi conducesse ad errore, piutto-
stochè compatirmi, vogliate assistermi col vosti'o
consiglio; che non risparmiate i mezzi in soccor-
rermi quando ve li dovessi domandare in vantag-
gio alla nuova istituzione ; che finalmente abbiate
fiducia nella lealtà della mia azione,
istituiti, e qui pure altro progi'tto da discutersi
dalla Dieta venne da es'sa conipiluto.
Riguardo gli atlari più specialmente coni unii,
la Giunta volse specialmente le sue cure all' og-
getto della pubblica istruzione. L' istituzione di
una Accademia legale, che è caldo desiderio dei
Dalmati, obbligati a compiere il corso degli studi,
con grave dispendio, e in ])aesi di lingua ignota, fu
oggetto speciale delle sue premure. Tanto piiì fa-
cile parve alla Giunta di ottenere il soddisfacimento
di questo voto, che i fondi sarebbero sommini-
strati, senza aggravio del governo, dalla Comune
di Zara, che già propose di devolvere a questo
oggetto alcune private fondazioni, di cui ella è pur
libera dispositrice. Nè l'istruzione popolare venne
da essa trascurata, e già ottenne ella dal governo
la istituzione di una scuola reale superiore a Spalato.
Quanto alle leggi generali da proporsi alla
Dieta, toccò il Petrovich dei progetti della strada
ferrata di cui la stampa ha fatto parola, e dell'ec-
citamento pubblicamente dato alla Dieta, di farne
oggetto di sua deliberazione. Sapientemente il Pe-
trovich manifestò l'intendimento di astenersi af-
fatto di farne proposta in proposito, considerato
che, nè La probabilità di conseguire sì grande in-
tento è così prossima, da consentire seria discus-
sione, ed in ogni caso la scelta è specialmente a
determinarsi da chi offre i capitali necessari al-
l' impreca, e che non potrà volerla tracciata che
nei luoghi che gli offrissero maggiori rantaggi.
Non ultimo oggetto delle cure della Dieta, fu il
conseguimento della franchigia doganale per le
dalmate coste, tanto più a desiderarsi in quanto
che sarebbe per essa tolto un ostacolo alla unione
alla Dalmazia delle isole del Quarnero, che han
sempre formato parte di essa, e che rimangono con-
giunte all'Istria che tale franchigia possedè.
Poneva fine il Petrovich al suo dire, augurando
assai bene, sulla fede specialmente delle parole
sovrane, pronunciate nella chiusa della sessione
del Consiglio dell'Impero, del progredire delle isti-
tuzioni costituzionali, e del prosperare della patria
nostra, e prorompendo da ultimo in un triplice
viva al supremo imperante.
La relazione del Cav. Petrovich fu quale doveva
attendersi dal suo ingegno e dalla sua rara fa-
Ma così non avrei parlato fin qui che con quelli
i quali figurano fuori dell'istituto; avrei per così
dire fatta una digressione dal discorso che mi sono
proposto di tenere. Io devo rivolgere oggi il mio
detto a coloro che mi accompagneranno nell'ar-
duo tentativo di far cogliere all' istituzione gli ef-
fetti migliori del nobile fine a cui è destinata, devo
pariare a'miei colleghi, a miei discepoli, ai geni-
tori di essi. E cominciando dai primi, da voi com-
pagni dilettissimi, abbiatevi il mio intendimento.
Lungi da ogni ambiziosa superiorità io mi vi an-
nunzio qual fratello, fratello maggiore, intento a
dirigere i passi vostri ed a quelli uniformare i
miei. Affettuoso mi vi protesto, ma in pari tempo e-
satto pili che ostinato ne'miei principii, mi dichiaro
pieghevole ai vostri suggerimenti, che interpellerò
sempre, ed unicamente dietro discussione di que-
sti deciderò il mio operare.
Da voi ripeto soltanto concordia, ripeto cuor
generoso ed imparziale verso la gioventù studiosa,
ripeto amore e zelo peli'istruzione ; in fine un so-
stegno saldo al decoro del carattere nobilissimo,
di cui siamo rivestiti. Con la concordia noi po-
5. 411110 !¥•
Prezzo d'associazioni' in valuta austriaca per
Zara: per un anno fiorini 8; pei- sei nin.>i iìorini i;
per tre mesi (ìorini 2, Pel rimanente della Provincia
8 fuori: per un anno fiorini 9; por sei mesi fiorini i
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
pel Lotiibardo Veneto gli stessi prezzi in argento, fran-
che del porto-posta.
Giornale politico-lederario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I « ruppi e le eo'iiiiiissipni. franclu dell« spe««
postali, f i diri nDiio in Z-.ira a Vincenzo Ouplanc eh Hc-
dattore d< II.» VI.K'.Ì Daliiiatii-a. e »-li u.bljuonameiiti, ai
nei'ozii librari! dei signori IVateili Battara e Pietra
Abelich. (ili avviai di S linee costano I liorino, e ogni
linea di più soldi 6". La tassa di finanza resta a caricu
di.l eomniittente. Tn numero separato costa soldi 10
Letteratura slava.
XV.
Dai detti e fatti fin qui accennati e narrati,
quei pochi che non ebbero agio di por mente alle
gesta slave, si saranno, come a traverso di squar-
ciato velo, capacitati, che la nostra Slavia del mez-
zodì è bulgarizzata, croatizzata e serbizzata; e
fino che ella non deporrà le tante varie vesti, non
la potremo salutare una. I tre gran nomi anti-
chissimi, nazionalissimi, nobilissimi, che la tengon
finora divisa, converrà che si fondino in quel solo
da noi usato, o che, nel giusto cerchio, vi si ag-
girino come satelliti ubbidienti ; perciocché un ti-
tolo universale, che ricuopra colle sue ali una na-
zione , è usbergo imperante, riverito ; è emblema
dello spirito nazionale, che, per farsi duraturo, ha
duopo di scorgere il magnifico nell'ignoto ; pro-
prietà questa del carattere umano, die non si ac-
contenta della realtà; e così i Chinesi, nel ritirato
imperatore celeste, ravvisano il loro gran genio; e
i Maomettani nella manica del Sultano, penzolante
in divano dà un' inferriata ; un dì i Messicani nello
ammirare il galoppo della cavalleria spagnuola; molto
prima gli Slovachi nel rimirare i belli cavalli bianchi
del maggiaro Arpad. I filosofi sempre brusciii direb-
bero, che quellaè illusione, e che Fabrizio non rinculò
dinanzi all'elefante di Pirro; è vero; ed è pur vero che
Alessandro Magno rinculò dinanzi a Diogene ; ma
quelle furono straordinarietà che non arrestarono
il cammino dell' umanità.
Forse che i croatizzanti e i serbizzanti non si
illudono ; foi'se che io stampo dei lunarii ; eppure
mi persuado che la nostra Slavia, finché sarà bul-
gara, e croata e serba , sarà una meschinità ; e
qualor anche avesse a nomarsi Slavia per consenso
universale dei nostri dottori, pur sarebbe invisi-
bile dall' eccelso seggio, da cui l'Africano distinse
le coiicquiste della sua Roma: lam ipsa terra ita
mihi parva visa est, ut me imperii nostri, quo
quasi punctum eius attinginms, poeniteret. (Cicero
De somnio Scipionis). Grande lezione per frenare
APPENDICE.
Discorso inaugurale
Tenuto neir occasione doli' apertura della scuola
Eeale superiore di Spalato dal direttore provvisorio
professore Vincenzo Buzolich l'anno 1862.
{Contimiazione e fine)
Ora sono a voi, diletta gioventiì, a voi rivolgo
ora il mio dire, e lo porgo in nome di tutto il
personale docente, che voi dovete riguardare come
un solo corpo, con una sola mente e con un cuor
solo, intento esclusivamente a giovarvi, estirpando
da voi quanto v' ha di gretto, ed instillando nel-
r animo ed intelletto vostro il vero, il bello, e
Futile.
Provvidenza destinovvi a gran sorte così da farvi
sogg'etto d'invidia di tutti quelh che nella vostra
patria crebber fin qui sitibondi d'una istruzione
che avrebbero desiderato tanto di ottenere. For-
tunati le mille volte voi, che potete irradiarvi del
beli' astro di quell' astrusa scienza che, lenta insi-
nuandosi pei secoli da regione in regione, ormai
avvanzò tanto da inseggiarsi qual signora nel
mondo, fino a dargli nuovo corso, nuova 'tinta, spi-
rito nuovo.
r appetito soverchio, per spazzare quella tempesta
di hòrvaUlìi e di sèrpski, da cui sono coperti gh
organi della nostra stampa, come per far preva-
lere un titolo all' altro ; come se ciò sia fattibile
senza la spada di Ludovico undecimo. E siccome
noi dobbiamo pregare il Re dei secoli, che da noi
tenga lontana la guerra; così a noi non resta altro
che devenire a pacifica transazione letteraria per
la sospirata unificazione , formulando una lingua
comune a tutta la Slavia meridionale, escludendo
il privilegio di un dialetto suU' altra, di un nome
sul!' altro, che porta a rottura.
Che pretesa è mai quella dei Serbi, che vedono
Serbia ubique locortim? Ilincacciarono nelle ca-
tacombe quella mummia del figlio di Polifemo,
r miro ; e i Croati, espositori di quella quasi ve-
nerabile reliquia, misero, dinanzi a tanta inuma-
zione, la piva in sacco, perchè nell'unione a Serbia,
videro la propria forza, e non si accorsero che
la loro forza consiste appunto nel far il broncio,
e nel resistere alla superbia serba, la quale, iso-
lata che fosse senza l'unzione croata, resterebbe
beftata coi suoi ristretti versanti, e Ruraenia aiu-
trice, e Grecia confederatrice, e l'Albania di Schen-
derberg soccorritrice , tutto ciò sub speratis, non
amplierebbero i suoi ducali confini: e qiiel pugiio
di Sorbi che ancor vive lassù ai confini sassoni,
è memoria ormai rancida.
Di discussioni teologiche non m'intendo, le quali
potrebbero suscitare impaccio alle discordanti cre-
denze della Slavia; però, stando agli organi croati
si dovrebbe credere, che, dopo il ratto levare in
sedia del patriarca Rajacich, e trasportarlo nella
cattedrale di Zagabria, la fraternità è affrancata:
e così sia ; che la storia degli Ugonotti, quella
dei trenta anni, e 1' ultimissima del Sonderbund,
non ha che fare col gran progresso di adesso, che
nei giornali racchiude il sentimento dei popoli, le-
galissimamente rappresentati. In somma, non si deve
avventurare un giudizio in atìare di tal sorta; a
me basta di occuparmi di letteratura ; e, se tal-
lo sò che tutti quanti qui siete, vi sperate van-
taggio da questa istituzione, ma non ignoro tutta-
via che, se vi siete mossi a prestarle omaggio col
vostro concorso, i vostri passi saranno stati spinti
pili che da una coscienza sicura degli affetti, da uno
spirito di novità. Nè di questo mi meraviglio, come
non mi scoraggio se vi veggo radunati in numero
non tanto abbondante. E voi e gli altri coi padri
vostri avete inteso a dir poco sulle meraviglie di
questa istituzione, od almeno quando formaste qual-
che stupore sui prodigi dell'epoca in cui viviamo,
non vi siete fermati mai a considerare che que-
sti non erano altro che prodotti di quella. Cre-
deste alla cieca che tutto sorgesse per miracolo,
che un' altro fìat onnipotente li schierasse in ser-
vigio vostro. Come allorché leggete i bei carat-
teri stampati, oppure vergate voi stessi degli al-
tri sopra ben preparato cencio, informandovi per
sì prodigioso mezzo dell'altrui pensiero e comu-
nicando agli altri il vostro, non v'accorgete di chi
fosse un tal prodotto; come allorché sentite che
a solcar spaziosi mari basta la sola guida d' un
sottile ago, non vi perdete in ricerche sullo sco-
pritore di sì misteriosa virtù; come allorché vi
sollazzate coli' archibugio o vi servite delle più
variate forme d'armi tanto in vostro comodo che
in vostra difesa, non andate ad investigare da
quali priucipii fosse guidata la mano dell'artefice
volta sorpasso i suoi limiti, la ragione la trovo
in ciò, che tutte le scienze si toccano ; e se i croa-
tizzanti asserissero che le mie son ciarle, non ini
meraviglierei, perchè vedo ciarle anche nelle grandi
assemblee, e specialmente nel qui prò quo.
Dissi che i serbi Porfirogenitani non sono i pa-
triarchi di questi popoli, ma che essi vi si con-
fusero, e ad una parte imposero il proprio nome,
come appunto fecero i Bulgari; e, per meglio con-
vincersene, giova rimarcare le varie razze che, a
prima vista, compariscono nei paesi dalla Drava
e dal Danubio ai confini della Grecia e dell'Al-
bania , e dall' Adriatico al mar Nero ; ed è ben
difficile, in alcuni tratti," distinguere i gruppi di a-
spetto slavo. Comunemente si osserva una mar-
cata differenza tra le famiglie principali, nelle quali
restò r autorità ereditaria, e il popolo ; il che si
vede anche in Polonia, in Russia, ed altrove; la
qual particolarità deesi ripetere da ciò, che quello
parte contrassero matrimonii con femmine stra-
niere, parte derivano da capi stranieri, che furono
imposti dal dominio straniero, come avvenne ai
popoli poscia chiamati Bulgari, Serbi, Croati, i quali
soggiacquero più o meno alla potenza degli antichi
Bulgari Greci, IJngheri, ed altri; e, per non dir altro, è
dimostrato dalla storia, che molti dei nostri bani, coati
nobili, furono ungheresi o meglio maggiari; la chiesa
primaziale di Spalato conta parecchi arcivescovi
di tale origine.
I morlacchi dal Zermagna al Kerka, al Cettina,
mostrano un tipo differente da quelli oltre il Cet-
tina fino alla Narenta ; e, in mezzo a questi due
gran gruppi, pur vi sono qua e là dei minori di-
stinguibili, specialmente nei tratti di paese più
vicini al mare: e, nell'isolarlo, il miscuglio com-
parisce più grande. Tutto mostra più o meno grande
incrocicchiamento di razze^ minoro nella Dalmazia
mediterranea; e ciò doveva succedere in questi paesi
che, ab antico, formarono un gran ponte ove si
scontrarono e si stabilirono tante genti concorso
dai quattro venti.
che ve le somministrò; corno a!h>i'chò vedete dal-
l'oscillazione d'un pendolo misurarvisi il tempo,
non vi curate di saperne onde ciò avvenga; come
allorché godete di far avvicinare oggetti lontani
ed ingrandire i piccoh, non vi mostrate sorpresi
di tanto mezzo ; come, finalmente, di molte altre
pratiche artistiche, industriah e commerciali, per
una ccrta domest-ichezza in cui si versa con le
medesime, non date segno di meravigliarvene ; così
restate indifferenti sul come e le viscere della
terra e il fondo dei mari e la volta dei cieli og-
gidì rivelino i loro segreti; restate indifferenti
sulla causa che vi riproduce in un baleno la na-
tura intera. Oziosi spettatori, scorgete un'inerte
mole animata da spirito ignoto che vi produce in
brevi istanti e cibo e bevanda e vesti e mille al-
tre bisogna; ed ancora indifferenti sul come, vi
trasferite sicuri per mare e per terra, solcando
golfi e forando monti da un sito all'altro, non
solo con la più desiderata sollecitudine, ma tut-
tavia con una meravighosa precisione del tempo
che dovrà por fine al vostro viaggio ; vedete ri-
schiararsi la notte da un nuovo sole; fate consci
del vostro pensiero in un attimo gli antipodi vo-
stii, nò ancor vi prende desio di penetrare nei
reconditi misteri di quelle scienze su cui ebbe ad
inspirarsi il genio dei Guttemberg, dei Gioia, dei
Bacone, degli Schwartz, degli Chaptal, dei Gali-
Yertendo che ai deputati sarebbe fatto noto op-
portuncmente il giorno della successiva tornata.
In una corrispondenza da Spalato del Nazio-
nale nr. 5 che noi non abbiàmo ragione di non
credei-e veritiera, in cui è reso conto dell'ultima
seduta di quel Municipio, è narrato come V egre-
gio podestà Bajamonti, ora nuovamente eletto a
quell' ufficio che tanto nobilmente sostiene, accen-
nando al progetto di strada ferrata da Essek a
Zara, di cui abbiamo più volte fatto parola, 1' ab-
bia annunciato come un tentativo inattendibile della
nostra Camera di commercio, disapprovato dai più
ragguardevoli nostri concittadini. Ora noi siamo
in grado, e sentiamo il dovere, di rettificare la gra-
tuita asserzione di queir egregio signore, e di di-
(jhiarare pubblicamente che egli fu tratto certa-
mente in errore da false informazioni.
Primieramente l'ideare il progetto, di cui è di-
scorso, ragionevole e saggio per sè, di suprema u-
tilità per la provincia tutta, per la città nostra sin-
golarmente, e pel commercio in generale, vantaggio-
sissimo, di probabile riuscita, per essere, per ragioni
strategiche, favoreggiato dal governo e per la co-
venienza del sito di facile esecuzione ; l'ideare sif-
fatto progetto, fu un atto troppo meritevole di en-
comio, troppo onorevole e degno di cittadini larga-
mente forniti di intelligenza e di cuore, perchè la
Camera di commercio non abbia a tenere a gran-
de onore la supposizione che ella lo abbia fatto
da sè. E da sè, per vero, può ella dire di averlo
fatto, essendo che da essa mossero tutti gli atti a
ciò necessari!, da essa l'istanza al ministero per
ottenere che all' ingegnere Fontanella fosse conce-
duto di portarsi qui a intraprendere gli studi pre-
Ijminarii; ma, non è a dissimulare che il primo
pensiero venne buon tempo avanti dal Conte Be-
gna, ora podestà di Zara, il quale non ebbe, nè
l'occasione, nè ragio di dar mano all'opera.
Siffatto tentativo poi, appena conosciuto, fu
accolto tra noi da ciascheduno, con quella compia-
cenza, anzi con queir entusiasmo che da dalmati
amanti della patria, e da cittadini desiderosi del
bene del luogo natale, era da attendere. Raccolti
nelle stanze del Municipio, da questo Podestà, rag-
guardevoli cittadini di qui, e periti coltissimi a con-
sultare di ciò ; non vi fu alcuno che non gli fosse
largo de' più caldi incoraggiamenti, che non eccit-
tasse a continuare le pratiche, ed aumentare gli
sforzi; nessuno che non si dichiarasse pronto per
sè a fare tutti quei sagrificii di denaro e di opera
che si rendessero necessari. Venuta poi la con-
cessione dal Ministero, il Podestà Conte Begna tor-
nò a chiamare a privata conferenza i membri del
Consiglio Municipale, per consultarli pure sui mezzi
da impiegare per raggiungere il voluto intento. Fu
allora che ognuno, aderendo pienamente a quanto
era stato fatto, diede larga autorizzazione alla Con-
gregazione di agire da se, adoperando i fondi che si
trovava possedere, per sopperire alle spese che ne-
cessariamente occorrevano. Erano nella prima con-
ferenza raccolti i signori Conte Borelli, Conte Be-
gna, Conte Giovanni Fanfogna, Antonio de Ster-
mich, Dr. Natale Filippi, Dr. Lucchini, Prof. Va-
lentich, Cav, Cario Fontanella, Pietro Abelicli, Gio-
vanni Salshetti, e Francesco Salghetti. Erano pre-
senti alla seconda i signori Conte Begna, Conte So-
relli, Conte Fausto Fanfogna, Dr. Francesco de
Stermich, Antonio de Stermich, Dr. Cesare de
Pellegrini, Dr. Vincenzo de Benvenuti, Valerio
de Ponte, Dr. Ghiglianovich, Ernesto Petricioli-^
Salghetti, Dr. Odoardo Keller, Dr. Natale Filippi,
Pietro Abelich, Giacomo Calvi, Gio. Dall' Oro, Vin.
Duplancich.
La enumerazione di tali nomi basta pienamente
a smentire l'asserzione gratuita del sig. Podestà
di Spalato; e a mostrare come neppure i cittadini
di Zara rimangano freddi ai progetti di patria u-
tilità, nè sieno indifferenti al bene del proprio paese.
A confermare però la verità del nostro asserto,
e a far conoscere d'onde ebbe origine il progetto
in discorso, e quali passi sien stati fatti, e chi ne
abbia il merito, rechiamo 1' estratto della seduta
della Camera di. Commercio dei 14 gentilmente
comunicatoci, dove d' ogni cosa è dato minuto
Estratto del protocollo di Seduta tenuto il giorno
14 gennaio 1863 dalla Camera di Commercio ed
Industria in Zara.
Il Presidente sig. Pietro Abelich espone la seguente
relazione.
"Il giornalismo della nostra provincia si è da
poco impadronito di un argomento, il quale reso
di pubblica ragione ha commosso grandemente gli
animi dei nostri concittadini. Questa notizia acqui-
stò maggior importanza dal momento che fu og-
getto di particolari considerazioni nel discorso di
apertura dell'Eccelsa Dieta dalmata tenuta dall'il-
lustre suo Presidente cav. D.r Petrovich.
Siccome la Camera di Commercio è stata men-
tovata come r iniziatrice di questo progetto, cosi
tengo mio debito d^intrattenervi di questo argo-
mento, sQinbrandomi dovervi renderne ragione di
ogni atto che si imprende, entro la sfera delle
sue attribuzioni da chi avete chiamato all' onore
di presiedervi.
Dacché nel mese di aprile a. p. un foglio di
Vienna accennava alla possibile esecuzione di una
via ferrata che, partendo da Trieste per Fiume
Zara e lunghesso la Dalmazia venisse a por ter-
mine a Cattare, ad ogni uno che si sentiva ani-
mato da patrio affetto doveva arridere la brillante
prospettiva, che pel ben essere materiale econo-
mico si affacciava per la nostra provincia, e si do-
mandò tosto se questa possibilità dovesse rimanere
nel regno delle chimere assieme ai tanti sogni
che di giorno in giorno si vanno facendo, e che
al primo sorgere dell'alba svaniscono; oppure se
veramente questa idea potesse in qualunque tempo
e modo avere una pratica applicazione; e si do-
mandò eziandio, se a quella prosperità commer-
ciale, di cui gran tempo addietro nei dalmatici lidi era
centro Zara, dovesse per sempre rinunciarsi, e se si
dovesse, quasi ad ancora di salvezza, attenersi unica-
mente a quei meschini interessi di cui oggidì ci con-
forta il godimento, e questi curare e difendere con
ogni studio e fatica. Il nostro storico Kreglianovich,
riandando il passato, presagiva pure un migliore
avvenire pella nostra città. Notava egli come per
lo passato una strada roteabile metteva in comu-
nicazione le vicine Provincie, che ogggidì fanno par-
te della Croazia e Turchia; strada per la quale
non soltanto i re di Ungheria estendevano ed as-
sicuravano il loro dominio sopra parte della no-
stra patria, ma eziandio il commercio discen-
deva e risaliva, avendo per sbocco il nostro
grandioso porto. Questa idea venne afferrata, ed
era ben naturale che questa Camera di Commer-
cio, propugnatrice dei commerciali interessi, ad
essa rivolgesse tutta la sua attenzione, a far sì
che avesse qualche corpo. Essa si mise tosto al-
l' opera fidente nella fortuna, la quale talvolta se-
conda la volontà quando si mostra energica.
Dopo aver preso consigli da persone intelli-
genti e pratiche di questa materia, mi sono con-
fermato nel pensiero, che una strada ferrata da
Trieste a Cattaro come era stata tracciata dal
foglio viennese, se pur utile sotto i rapporti stra-
tegici, non poteva essere feconda di quei vantaggi
sotto i rapporti commerciali, ai quali prima di
tutto vuoisi por mente. Le generali carestie, onde
in questi anni fu travagliata l'Europa, e gli stu-
dii degU statisti posero in luce l'importanza del-
l' Ungheria e Slavonia, e principalmente del Ba-
nato, in quanto ai cereali nonché alle materie pri-
me dell'agricoltura, pastorizia, ed altro. Terra quasi
vergine, essa venne promessa come il granaio del-
l' Europa. Al commercio adunque deve interessare
di trovare un mezzo di comunicazione, che avvi-
cini quelle fertili provincie alla più grande strada
naturale dell'Europa, quale si è il Mediterraneo,
e per esso con uno dei seni più importanti, quale
si è r Adriatico. Il punto di partenza di questa
via dovrebbe essere Essek e da questa movendo
toccare Bajanluka, Jaitz e Zara per la valle della
Zermagna, percorrendo un tratto all'incirca di
cinquanta leghe. A Essek si tocca il punto in cui
hanno fine la rete delle ferrovie ungheresi e tran-
silvane, il che vale a dire, che con questa linea
noi siamo congiunti per modo facile e sollecito al
rimanente dell'Europa.
Traversando la valle della Zermagna ed en-
trando in quella del Kei'ka , ad essa concorrono
Scardona Knin Dernis, già altre volte emporii, e
la inesauribile miniera di Sivarich vi porta il suo
prodotto alimentare.
Chi può dire a qnal grado di prosperitcà potreb-
bero giungere questi luoghi, cui la natura in più
guise fu larga donatrice !
Ho creduto opportuno prima d'ogni altra cosa
di mettermi in relazione con il nostro egregio
patriotta signor Girolamo Fontanella ingegnere a
Gorizia, nel quale ad un cuore animato dal più
caldo affetto di patria si uniscono fortunatamente
gli studii più profondi sì teorici che pratici, essen-
dosi egli occupato gran tempo in questo ramo di
pubbhca costruzione.
EgU già m certo modo aveva prevenuto l'idea
balenata, dacché traendo partito dal cenno inserito
nel foglio di Vienna aveva fatto conoscere, come
quella non era un'idea chimerica, aggiungendo per
altro che a parer suo quella, di cui ora ho fatto
parola, sarebbe la via più vantaggiosa e più facile.
D' allora in poi ebbe luogo un attiva corrispon-
denza con esso lui, con intermezzo del di lui fratel-
lo egregio cav. Carlo Fontanella, nel quale ebbe
campo di trovare pari generosità d'animo e di pro-
positi. Nelle lettere numerosissime e molto diffuse
che in questa materia egli scrisse tutto è dimostrato
ad evidenza, tutto e previsto, e non sono pure o-
messe l'obbiezioni che si possono affacciare, con la
loro confutazione così ampia così ragionata, da po-
ter convincere della possibilità dell'esecuzione tan-
to i meno intelligenti quanto i più aversi.
Appoggiato ai dati da lui offerti ho creduto di
dover fare due passi.
In primo luogo mi sono rivolto al Presidente
della Camera di Commercio di Essek ed al ma-
gistrato di Szegedin, e comunicando ad essi l'idea,
ho domandato la loro cooperazione, sia per favo-
rire il progetto, sia per muovere quei capitalisti
a rivolgere la loro attenzione sul medesimo , al
quale effetto nella lettera che avrò l'onore di leg-
gervi ne ho brevemente toccati i vantaggi.
In seconda luogo, avvisando, che una corrispon-
denza epistolare non fosse sufficiente, e che meglio
la cosa poteva essere trattata colla presenza di
chi si fece propugnatore principale dell'idea, mi
sono rivolto all'eccelso i. r. Ministero del Com-
mercio colla domanda n.r 292 del 27 settembre
a. p. affinchè volesse concedere al sig. Fontanella
un permesso di sei mesi, per intraprendere i studii
necessarii sulla faccia del luogo, ed a tale domanda
venne data benigna evasione del ministero di Siato
come da partecipazione ottenuta col dispaccio luo-
gotenenziale n.r 22077-4165 giusta dispaccio il
dicembre affinchè ci possaimprendere studii e pro-
getti di strada ferrata fra Zara ed Easeg.
Frattanto insorse un' altra idea, la quale tenendo
conto della difficoltà inerente alla prima, era ri-
volta a vedere se per altra non si potesse raggiun-
gere pressoché il medesimo scopo.
Riguardava questa la possibilità di una con-
giunzione di Zara con la Unea di Zagabria. Pre-
senta questa maggiore facilità, sia per gli accidenti
del terreno, che dovrebbe percorrere, essendo la di-
stanza di questa limitata a miglia italiane graduate
115 al più, mentre l'altra si estende per una lun-
ghezza maggiore; sia per gli ostacoli diplomatici
che col primo progetto dovrebbesi superare, dovendo
traversare un tratto di Croazia Turca, mentre il
secondo s'attiene unicamente al territorio austriaco.
Gli studii, che verranno attivati, potranno met-
tere in chiaro a quale dei due progetti s'avrebbe a dare
la preferenza anche in vista ad un terzo rapporto,
quale si è quello dei vantaggi commerciali.
Questa strada toccando una volta Knin, tanto
neir interesse del commercio quanto in quello del
governo potrebbe essere prolungata fino alle bocche
di Cattaro o fino a Ragusa almeno, ma certa-
mente fino alla Narenta, passando fra Veriicca e
Dernis, per Sign, non lungi da Imoschi e Vergo-
raz, per essere congiunta poi a mezzo di rami
laterali con Sebenico e Spalato. La conformazione
del suolo della Dalmazia e i rapporti attuali col-
l'impero e eolFestero rendono questa nostra ipo-
tesi probabilissima, ed oltre a ciò commendevo-