2Sara IjUI^ÌÌO AEIIIO Voce
Prezzo d'associazione iti valuia austriaca jier
Zara: psr un anno fiorini S ; per sei int'si fiorini 4;
per ire mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
e fuori: per un anno fiorini 9: per sei mesi fiorini 4
solili 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, tran^
chi «lei porte-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
1 gruppi e le fomminsioni, franchi delle ^pe»«
postali, r>i dirigi',no in Zara a \ iiicenzo Dii|ilancictv He-
daitore delb I?aljiiarioa, e !;li al>buonaraenii, ai
netiizii libiacii dei ^);i(^ori fratelli Ballar» o Pietro
Abelich. G)i avviai di jinec cO!^r:ui« I fiorino, e egni
liHea di più soidi (5. liU tass:i di finanza resta a carico
dfl committente. Lhi nunici-o sepa-rato costa soldi 10.
Kivista politica.
11 ministro Recliberg, rispondendo nella Camera
dei signori alle interpellanze del Margravio Salm
e compagni sopra il trattato commerciale tra la
Francia e la Prussia, annunciò che era intendi-
mento dell' Austria di entrare nella lega doganale
germanica, e che a questo fine aveva fatto le re-
lative proposizioni a tutti i governi della lega. È
scopo di questa misura di impedire l' effetto del
trattato franco-prussiano, tentando di staccare da
esso i stati più piccoli, al che non è a dire se la
Prussia, minacciata ne' suoi intendimenti di egemo-
nia germanica, reagirà vigorosamente. Da tuttociò
però risulta più che mai chiaro, che è volontà fer-
ma e immutabile dell'Austria di più sempre strin-
gersi alla Germania, rimanendo potenza essen-
zialmente tedesca, e che le speranze e F intendi-
mento di farne una confederazione di popoli auto-
nomi è un sogno e una utopia al cui avveramento
ella non vorrà di buon grado prestarsi mai. Il
progetto d'indurla a slavizzarsi e di lasciare che
gli slavi surroghino la stirpe tedesca in una signo-
lia più universale, più dispotica e più intollerante,
come è il sogno di certe menti, l'intento segreto
di certi moti, e il volto che si cela sotto certe
laTve; non è che un castello di carta rizzato dalla
mano di un fanciullo, o un fantasma creato da
una inferma immaginazione.
Un' operosità più affaccendata e una sterilità più
assoluta di frutti di quella di che dà esempio e sag-
gio ai poveri popoli dell' Austria il Consiglio del-
l' impero, non s' è crediamo più veduta negli an-
nali della storia politica. Ciò che ci cuoce sovra
ogni cosa è l'amara delusione avuta circa la legge
sulla stampa. Se c' era legge la cui necessità
fosse più universalmente riconosciuta, la cui crea-
zione fosse più caldamente desiderata dai popoli;
legge di cui sembrasse più sicura la votazione e
la sanzione men dubbia, legge che sembrasse real-
mente più prossima ad essere conseguita; era la
legge sulla stampa. Or bene : mentre ciascuno crede
già di vederla decretata, mentre ognuno riposa
nella speranza di uscire dall' arbitrio e di sfug-
gire dal pericolo di dar dentro, come nave senza
bussola, in uno scoglio non avvertito, e di cadere,
come un cieco, in un abisso non veduto; ecco che
nuove difficoltà insuperabili sorgono a rovesciare
ogni lieta fantasia, e ad allontanare più sempre
il lume che andava accostandosi e che ci ral-
legrava il cuore. Riportata la discussione alla Ca-
mera dei signori, questa per gran favore deliberò,
contro il parere della commissione, in riguardo
alla necessità che qualche risoluzione sia presa
nella presente sessione, di accettare la proposta
Muhlfeld, ed eleggere una commissione mista di
membri delle due Camere per risolvere la gran
questione.
Alla Camera dei deputati Schmerling sciolse i
dubbi riguardo alla discussione del budget del 1863,
annunziandone, nella sedata dei 17, la presentazio-
ne la cui necessità fu ampiamente dimostrata in
im lungo discorso dalPlener. Il budget pel mili-
tare sale ad una somma ordinaria di 92 milioni
ed una straordinaria di 35 ; quello pella marina
a 10,872,000 fiorini. Tutti i rami d'amministra-
zione furono preHminati più alti che nel 62 : la
differenza tra gU introiti e le spese ordinarie è
di 93 milioni; 65 milioni saranno coperti colle
imposte e con la vendita dei biglietti del 1860,
accordandosi colla banca. Restano 35 mihoni da
essere coperti con nuove operazioni di credito. Il
giorno 18 la Camera nominò la commissione per
riferire sul modo di trattare il budget del 1863.
Il riconoscimento del regno d'Italia dalla Prussia
fatto presentire da Durando come vicinissimo, fu
poi da Ratazzi annunciato ufficialmente alla Ca-
mera il giorno 18 : il re doveva ricevere lunedì
passato r inviato sardo che gli notificherà la pro-
clamazione del regno d' Italia. Per questo modo
r Italia entra a far parte delle potenze pohtiche,
e l'Austria rimane pressocchè sola a tener testa...
cioè a sterilmente protestare. La necessità di to-
gliersi a questa falsa situazione pare che essa me-
desima la senta, e già si bucina novellamente di
tentativi di Congresso ; tentativi inutili a nostro
credere, dove la proposta mova dall' Austria, ed
abbia per base non fosse altro che la conserva-
zione dello stato presente. Non è a credere che
r Italia rinunzi alle sue pretese su Roma e sul
veneto ; non è a credere neppure, malgrado ogni
apparenza contraria, eh' ella voglia di molto pro-
trarre r esecuzione de' suoi disegni. Mentre pare
che alcune condizioni, o consigli, o persuasioni di
lasciare per ora le cose così, siano pure state fatte
dalla Russia; Garibaldi dalla Sicilia declama aper-
tamente contro Napoleone e imi)licitamente contro
la Francia; e di spedizioni, e di dar mano all' a-
zione si parla per tutta Italia. Il governo seque-
stra i giornali che portano i suoi discorsi, Rat-
tazzi alla Camera disapprova il linguaggio e il con-
tegno di Garibaldi, andato in Sicilia senza sua sa-
puta, e operante senza suo consentimento; assi-
cura esplicitamente che ad ogni tentativo impro-
vido si opporrebbe con ogni potere. Ora in tut-
tociò, non potrebbe vedersi alto lo scopo di
forzare un po' la mano a Napoleone ? E egli a cre-
dere che Garibaldi agisca così leggermente eim-
providamente contro la volontà del governo, che
egli voglia veramente arrischiare ogni cosa per
cedere all' impazienza; che egli voglia attirare so-
pra il paese la inimicizia della Francia, a cui alla
fin fine V Italia deve ogni cosa, e da cui pure deve
aspettare, o per un modo o per un altro, 1' adempi-
mento de' suoi voti ? A noi queste le ci paion novelle,
D' altra parte, le corrispondenze pubblicate dal go-
verno inglese tra lord Covley ambasciatore a Parigi
e tra John Russell, messe in luce opportunemente
fanno vedere come intenzione di Napoleone non
fosse poi di andar tanto per le corte in risolvere
la questione romana, secondo le vedute dell'Italia
e del suo governo; che egli, cioè; fosse sempre fe-
dele alla sua politica di non spingere subito le
cose all' ultimo, di lasciare che camminino da sè;
di non volere governare tutto per volontà pre-
concetta, ma di pighare consiglio dalla opportu-
nità e dalla convenienza, di non volere mai pre-
occupare r avvenire che non è sempre condotto
dalia volontà degli uomini; ma di risolversi fran-
camente sul presente, stando sempre pronto a
mutar consiglio nelF avvenire, secondo che le cose
e le circostanze sieno per comandare. Che egli pensi
così r abbiamo veduto più volte, e quando manife-
stò risolutamente F intendimento di liberare F Ita-
lia fino alF Adriatico e s'arrestò poi a Villafranca;
e quando proclamò la necessità della confedera-
zione , e del restaurare i principi, e poi approvò
le annessioni, e riconobbe il regno unitario,. Così
ora potrebbe egli aver bisogno di una ragione per
farla finita col poter temporale dei preti e col
resto ; tU esser forzato a seguire una politica più
franca e risoluta, e questa ragione potrebbe vo-
lergliela dare F Italia (governo, e partiti d' ogni
sorta d' accordo) negli atti di Garibaldi. L certo
che da questi atti ripetuti, e dallo stato generale
degli animi in Italia, Napoleone deve accorgersi
che la corda è tesa troppo ; che F attenzione e
il rispetto e la gratitudine per la Francia avreb-
bero senza dubbio un hmite nel suo contegno
troppo lungamente incerto o troppo apertamente
nemico, e che Fora di voltar faccia, o, a meglio
dire, di procedere a faccia scoperta, è venuta.
La situazione delle cose nel Messico non pare
essersi mutata. Le voci corse, alcuni giorni sono,
d' una rivoluzione interna in senso monarchico ,
della istituzione di un governo provisorio con a
capo Almonte, e della colleganza di tutti gU ele-
menti reazionari riuniti da Santa Anna, col rap-
presentante della Francia, non si confermano. Il
ifJonilefir dei 17, altro non reca in data di Vera-
Cruz che la conservazione delle posizioni dei fran-
cesi e il loro buono stato sanitario ; F arrivo del
generale Donai fin dal 10 giugno ad Orizaba con
45 carri di vettovaglie, non che le proposizioni
di accordo fatte dal governo messicano,
Gravi sciagure paiono esser toccate alle truppe
del Nord : una grande battaglia succeduta sotto
Richmond, con là sconfitta di Mac-Clellan. A giu-
dicare però della cosa sono necessari maggiori
dettagli.
Le sconfìtte dei Montenegrini non paiono avere
la importanza che le relazioni di Omer facevano
sospettare. La congiunzione dei due eserciti turchi
è un fatto compiuto, ma non cosi la presa d'Ostrog,
che pare essere la chiave del Montenero, né Foc-
cupazione di quella centrale posizione, che divide
in due parti il paese e dalla occupazione della
quale dipende la risoluzione delle sue sorti. Tut-
tavia la eccessiva sproporzione delle forze fa troppo
presentire, che il valore e il sangue dei montene-
grini hanno ad essere alla per fine sprecati, poi-
ché i soccorsi indiretti che loro dovevano venire
d'altronde, furono vane promosse, o piuttosto
perchè il movimento generale, cui la loro aàone
doveva dare soccorso, o non fu mai suscitato o si
fu impensatamente arrestato.
La Congregazione municipale di Spalato ci pone
in grado di fare anche oggi cosa graditissima a' no-
stri lettori : mandandoci, cioè, da inserire la risposta
del Tommaseo all' indirizzo di quel Municipio,
altra volta da noi pubblicato. Tanto più poi questa
lettura sarà gradita, quanto che approfitta egli
sapientemente delF occasione per ritoccare della
questione, importantissima a noi, dell' uso della
lingua slava nel foro, e sempre più porre in chiaro
le verità altre volte dette a questo riguardo. La
risposta del Tommaseo fu letta a Spalato in pub-
blica seduta municipale e ascoltata, per invito del
Podestà, dal consesso municipale, e per impulso
spontaneo, dagli astanti tutti, accorsi in buon nin
mero, in piedi, come si conviene a chi ode taato
venerata parola,
Al Municipio di Spalato.
Vorrei parole che degnamente rispondano alle
parole che onorano e F ingegno, Signori, e il cuore
vostro ; e mi vengono, com' aura di luce e di fra-
granza, dalla città dove in prima schiusi la mente
alF intelletto del Bello ; al che forse aiutarono la
slavò può essere centro; e che Dalmazia, appic-
cicandosele , impiccierebbe sè e lei, forse lei più
che sè ; al proprio e all' avveuire di lei con mu-
tua ignominia nuocerebbe.
Queste notizie, Signore, mi tengo in debito di
fornirle; trattovi a forza dall'altrui zelo makauto,
che, del non aver io voluto essere alla Croazia
puntello, come di lesa maestà mi condanna, e la-
ècift presagire a Dalmazia le beatitudini e le glo-
rie I Fiume. Mi creda, ecc. N. TOMMASEO.
La Giunta provinciale ci fa l'onore di darci
incarico di pubblicare i seguenti suoi atti.
Atti della Giunta provinciale.
Nr. 1563.
Malgrado l'estratto degli atti contenuti nel n. 19
della Voce Dalmatica, la Giunta provinciale è co-
stretta di pubblicare nel suo intiero tenore tanto
il relativo protocollo verbale, quanto l'atto ch'ebbe
a promuoverlo, ottenuta che si ebbe 1' adesione
de'signori, che vennero poscia coavocati, e ciò
perchè di quella convocazione, e di quanto vi si
è fatto ed operato, non apparisce punto nè esatta,
nè completa la relazione contenuta nel comunicato
al Nazionale n. 40.
Dalla Giunta provinciale.
Zara, 21 luglio 1862.
Nr. 1264. INVITO.
Al signor^ N. N,
Dovendo la Giunta procedere al conferimento
dei premii e sussidii promessi co'suoi programmi
17 e 18 febbraio a. c. n. 370 e 403, non po-
trebbe giustamente il merito dei concorrenti ap-
prezzare senza il patriottico concorso dei più va-
lenti giudici che trovansi in questa città, sì nella
scienza filologica della lingua slava meridionale
(che per rispetto ai dettami della Dieta appellasi
slavo-dalmata, ed è alla serba pressoché identica),
si nel criterio filosofico in ogni opera letteraria
indispensabile, e più che mai nell' ordinamento di
un Dizionario.
Un comitato deliberante di tal natura doveva
necessariamente comprendere anche Lei, egregio
signore, cui la Giunta provinciale volge calda pre-
ghiera onde voglia farne parte assieme coi signori
don Giovanni Bercich, don Matteo Ivcevich, don
Giovanni Danilo, Stefano Ivichievich, Dr. Teodoro
Petranovich, don Giorgio Nikolajevich, don Gio-
vanni Sundecich, Andrea Stazich, don Gregorio
Raicevich, don Giorgio Pullich, don Nicolò Valen-
tich e Nicolò Matteo de Gradi.
Nè dal suo amore per la nazionale letteratura, e
per r intellettuale e politico avanzamento del popolo
dalmato ad essa strettamente connesso, la Giunta
questo solo uffizio si ripromette. Essa confida che
sì Lei, che i sunnominati suoi colleghi, vorranno
esserle zelanti consiglieri in tutto ciò che al per-
fezionamento e alla diffusione della lingua e let-
teratura slava possa condurre.
Un cenno di cortese riscontro voglia favorire
alla scrivente, che in questa grata aspettativa le
protesta i sensi della più perfetta stima.
Da/la Giunta vrovinciale.
Zara li 5 giugno 1862.
Nr. 1532.
Radunatosi quest'oggi 13 luglio 1862 nell'uf-
fizio della Giunta provinciale il comitato da questa
istituito con deliberazione 5 giugno a. e. n. 1264
e composto dei signori : Bercich Giovanni sacer-
dote, Danilo Giovanni sacerdote, nob. Gradi Nicolò,
Ivcevich Matteo sacerdote, Ivichievich Stefano, Nikola-
jevich Giorgio protopresbitero, Dr. Petranovich Te-
odoro, Dr. Pullich Giorgio, Maicevich Gregorio sacer-
dote, Stazich Andrea, Sundecich Giovanni sacerdote,
Valentich Nicolò sacerdote, venn' esso alloquito dal
signor Girolamo Vusio presidente sostituito della
Giunta colle seguenti parole :
"Sono ben lieto, o signori, di poter adempiere
"in nome di questa Giunta al dovere che le corre,
"di ringraziarvi della cortese cooperazione che ac-
" consentite di prestarle nel curare ogni miglior
"coltura e diffusione della nostra hngua e lette-
"ratura slava.
"Quesf atto generoso viene a segnare un'epoca
"molto importante nella vita ancor breve della
"Giunta, e come io spero, ne vorrete trarre voi
"pure un auspicio avventurato; dappoiché, se fin
"ora la Giunta non fu punto inoperosa di fronte
"alle gravi difficoltà della sua vita appena inci-
" piente ed incerta, della cerchia angustissima e
"non sempre ben definita dei suoi poteri, delle
"troppo scarse sue risorse economiche, e delle
"tante necessità della provincia, giova ben credere
"che, sorretta dal vostro, nobile ed intelligente
"concorso, le difficoltà potranno esser vinte od
"almeno attenuate, ed il suo buon volere proce-
"derà semprepiù animato e sicuro, e perciò più
"efficace nel promuovere, anche colla coltura della
"sua lingua, 1'educazione del popolo ; di quel po-
"polo che, come voi certamente o signori, così
"anche la Giunta, che ha 1'onore di rappresen-
" tarlo, sente di rispettare ed amare. „
"L'assessore signor SerragH è incaricato di
"presentarvi i primi desiderii della giunta. Questa,
"io spero, avrà frequenti occasioni, in cui le sarà
"dato di potervi ripetere 1'affettuosa parola della
"sua riconoscenza.,, / :
Ritiratosi esso, il signor assessore Serragli e^
spone ai convocati le intenzioni della Giunta, e-
spresse in parte nei due programmi di concorso
ai n. 370 e 403 a. c., il primo dei quali invitava
alla compilazione di un Vocabolario italo-slavo, il
secondo alla composizione di un libro popolare di
esempii virtuosi, di carattere specialmente civico
e sociale.
"Al primo dei concorsi, egli informava, nessuno
"si presentò, ma il signor Giurasich qual autore,
"ed i signori fratelli Battara quai editori di un
"Vocabolario composto dai signori fratelU Dr. Fran-
"cesco e abate Giovanni Danilo, insinuarono due
"saggi di vocabolarii, evidentemente meno estesi
"di quanto stava nel desiderio della Giunta, chie-
"dendo una congrua sovvenzione onde assicurarne
"la stampa, e facilitarne col buon mercato la dif-
" fusione. „
"Al secondo vi ebbero due concorrenti, l'uno
"col motto Sveza i svasta, l'altro col motto Life
^meni brat koje meni rad.„
"In quanto ai vocabolarii, benché non conformi
"al programma, ove per il merito alle proporzioni
bella voce, e le straordinarie sue attitudini artisti-
chè, in quella città. Poco dipoi venuto a Trieste
pregommi di raccomandazione per Luigi Ricci, il
celebre autore del Nuovo Figaro, di Scaramuccia,
e il più riputato maestro di bel canto in Italia di
allora, che compiaceasi darmi spesso ragguagli e
farmi i più lusinghieri pronostici del nuovo suo,
già chiaro, e nondimeno studiosissimo aUievo. Di
lì, pur continuando a fare degli ottimi e lunghi
studii, tutta quella serie di sempre crescenti trionfi
(mi si passi la parola), a Trieste, a Milano, e in
molte altre cospicue città d'Italia, e a Oporto e
a Lisbona, e nel Brasile, che stabilirono e ingran-
dirono la di lui fama, e in appresso la tanto am-
bita coroni^ di lauro, conseguita nel gran teatro
S. Carlo di Napoli, e, tra breve, quella non men
di lauro che d' auro che va a conseguire all' Avana.
La sua voce. — Vesalio, Gunz, Wengel, Caldani,
]^fogendie, Petraquin^ che tante gole considerarono,
e notomizzarono, non si saranno certamente im-
battuti mai in una più sana e megho conformata
laringe di quella del nostro Mazzoleni. Questa, e
un robustissimo petto, determinano 1' estensione
straordinaria della sua scala vocale, e la forza, e
in parte fors' anco, la bellezza de' simpatici suoni
di essa, e dico in parte e forse, perchè nessun
fisiologo nè medico giunse finora nonché a defi-
nire, a trovare quel certo chè di speciale cui pos-
sasi attribuire codesta rara prerogativa, essendovi
delle perfette laringi che danno una voce sgra-
devole e stridula, abbenchè forte ed estesa, e delle
laringi mal formate e deboli, che, se non forte ed
estesa, la dàmio però bella e simpatica. Sente la
voce di Mazzoleni della vaghezza de' suoni del
corno inglese, con la gagliardìa però e lo squillo
di quelli del trombon tenore. Omogenei ed eguali
in volume i suoni di essa, tutti di petto, fino nien-
temeno che al ^ acuto, allorché vibrati, può non-
" relativo, alcuno di essi potesse riescire utile agli
"studiosi della lingua slava, la Giunta sarebbe
"intenziraata di accordargli una discreta sovven-
"zione. Si compiaccia quindi il comitato di esa-
" minarli entrambi ed opinare qual sia il migliore,
"e se questo possegga tal merito reale da poter-
"sene favorire la diffusione,„
"Pei due libri popolari trattasi di decidere,
"quale dei due, poste le indispensabili condizioni
"di ogni lavoro letterario, hngua, stile ecc., me-
"glio raggiunga lo scopo della Giunta, sì pel sog-
"getto che per la forma, e soprattutto per lin-
"guaggio intelligibile dalle classi men colte. Ed
"ove in nessuno di essi tutte le volute qualità
"ravvisasse, piacciagli tuttavia di caratterizzare di
"ognuno il valore, e indicare se alcuno merite-
"rebbe qualche sussidio per la stampa nel caso
"che l'autore volesse farsene editore.„
Egli pregò inoltre il comitato di occuparsi del-
l' esame di un' opera estranea ai due concorsi, pre-
sentata dal suddetto signor Giurasich, il Notaio
popolare ecc., la quale, ove l' esecuzione corrispon-
desse all' intenzione dell' autore, gioverebbe di so-
reggere con qualche sussidio per diffondere la co-
noscenza dei termini legah slavi, e facilitare la
pratica di questa lingua nei pubblici affari.
Egli concluse invitando i signori convocati a
costituirsi nel modo che migliore credessero per
corrispondere colla Giunta e per trattare gli ar-
gomenti loro devoluti.
Convenuto essi avendo di eleggere un presi-
dente, e un sostituto del medesimo, e proceduto
all'elezioni, queste caddero sui signori Dr. Petra-
novich Teodoro qual presidente, Dr. Pullich Gior-
gio qual sostituto.
Al signor presidente vennero quindi dall'asses-
sore suddetto consegnati i saggi presentati al con-
corso e le carte relative.
Costituito, e posto in attività il comitato, of-
ferta dal sig. assessore in nome della Giunta al
signor presidente neoeletto tutta la cooperazione
di cui essa è capace, e poste a disposizione del
comitato due stanze, venne redatto il presente
processo verbale, e fu sciolta l'adunanza.
Firmato SERRAGLI.
Firmati G. Danilo, G. Nicolajevich, G. Sundecich,
Gradi, Dr. Pullich, Dr. Petranovich, N. Valentich,
Matteo Ivcevich, Raicevich, G. Bercich^ Andrea Sta^
zich, Stefano Ivichievich.
Ingratitudine.
Questa è la usitata mercede con cui si ricam-
biano le opere magnanime dei grandi della terra,
ai quali spesso non resta che l'imparziale giudizio
dei posteri e la venerazione alle sparse ceneri.
Che il nostro Tommaseo amasse di verace af-
fetto trà le nazioni precipuamente la Slava, alla
cui rigenerazione sapea essere d'uopo di opera
assidua e secolare e di maturo consiglio, ne for-
mano ampia prova i suoi scritti. Egli, che dal-
l' Italia ebbe fama imperitura, molto tempo ed
opera alle cose della Dalmazia e degli Slavi de-
dicava, nei tempi ancora nei quali era muto ed
assopito il sentimento nazionale, e lo J^va senza
poter da ciò sperare maggior lustro rl^ploria, ma
per puro affetto alla terra natale.
pertanto egU filarli e smorzarii, possedendo la
pregevolissima qualità della cosidetta mezza voce, -
mercè della quale dà ogni gradazione di forza ai
suoi canti, conservandola sempre e tosta e pieghe-
vole Ciò tutto dissi abbenchè avessero a sentire un
pò troppo di fisiologia e di solfa queste mie con-
siderazioni, per ben determinare i caratteri di quella
bellissima voce.
Il suo canto. — Ora si consideri la singolare
potenza di quest'organo straordinario, congiunta
con una pronunzia così sincera, così netta, da vin-
cere in chiarezza cantando, quella di bocca Ro-
mana che paria ; la si consideri a disposizione di
un uomo dotato di perfetto senso musicale; di
bella e colta mente , atta a ben comprendere il
carattere del personaggio cui dà vita, e a com-
piutamente immedesimarvisi ; di un cuore ridon-
dante di affetto, capace del sentimento e della ma-
nifestazipne de'più potenti slanci di passione; bello
aJcun che ad opporre, si passa all' approvazione
sanatoria per alcune partite deli' amministrazione
ordinaria, in cui erasi oltrepassato il limite desi-
gnato dal ÌJiiiget, e come" questa, così quella pel-
r intero còiisuntivo, passano ad unanimi voti. '
La steàsà'' condotta viene tenuta pel consuntivo
61 sul quale del pari i revisori non aveano, tro-
vato rimarchi, e che' viene egualmente' approvato
ad unanimi voti.
Il podestà informa quindi dettagliatamente sul-
r amministrazione di Solta ; sulle spese ordinarie,
diminuite di molto in confronto delle passate am-
ministrazioni ; sugli introiti e sugli incassi avuti,
spezzando ogni cosa ne' suoi più minuti elementi,
che formano parte integrante degli accennati due
consuntivi e che per ciò non esigono speciah ap-
provazioni.
Dopo di che viene levata la seduta allo ore 8 '4 •
Processo verbale-
della Vf. seduta puhlica tenutasi dal Consiglio mu-
nicipale di Spalalo li i4 luglio iS62.
Si apre la seduta alle ore 6 p. m. presenti 12
consiglieri.
Il podestà annunzia la risposta dell' illustre Tom-
maseo air indirizzo di questo Municipio e a titolo
di onore propone si abbia ad accoglierla in piedi.
L'intero Consiglio, non meno che tutto il pubhco
delle gallerie, e 1' onorevole delegato politico, si
alzano tosto, e in mezzo al piìi riverente silenzio
il podestà legge l'annunziato scritto. Compiutane
la lettura, grida Viva Nicolò Tommaseo nostra splen-
dida gemma, a che vi rispondono fragorosi evviva
dalla sala e dalie gallerie.
Il podestà informa quindi il Consiglio circa l'ad-
dizionale al dazio consumo su cui s'erano sparse
alcune male intelligenze. Dimostra come nelF ulti-
mo triennio la misura dell' addizionale stessa non
è stata uniforme sopra tutti i generi, variando
dal 49 al 100 mentre la Comune richiedeva
costantemente l'SO Confrontando però le cifre,
apparire che in medio la Comune ha riscosso il
solo 56 %, lasciando per conseguenza alla città
un minor peso del 24
Si passa quindi agh oggetti portati dall' ordine
del giorno. Il primo è 1' argomento delle scuole
reali pelle quali si addossano al Comune alcuni
nuovi obblighi, cioè la spesa dell' impianto pei ga-
binetti (circa 3600 fiorini) nonché 1' ammobigha-
mento dei locah e la loro manutenzione, l'illumi-
nazione necessaria, la legna per le stufe ed un
sottobidello, assegnandolesi d' altroiìde per parte
dell' amministrazione publica la tassa di ammis-
sione di fior. 2 e la metà della scolastica limitata
a fiorini 10 per le classi superiori e fiorini 6 per
le inferiori.
La Congregazione nella sua iniziativii^ando parte
di essersi già rivolta al potere onde col prossimo
anno sia attivato anche il quarto corso, eccita il
Consiglio a sobbarcarsi anco ai nuovi sagrifizii im-
posti, onde avere finalmente compiuto questo vivo
desiderio di Spalato.
Pone quindi separatamente a voti le concrete
proposizioni in cui si risolve l'iniziativa stessa, cioè:
1. Sia autorizzata la Congregazione a stipulare
contratto alle mighori possibih condizioni col pu-
bhco erario onde avere il primo piano e parte o
r intero pian terreno della casa ov' è collocato il
corpo della gendarmeria.
2.° Vengano accettati dal Comune i nuovi ob-
hhghi imposti dall' accennato luogotenenziale de-
creto 16 maggio a. c. nr. 738.
3.® Si sottoponga del pari il Comune alla spesa
d'impianto dei gabinetti, riservandosi il Consiglio
di deliberare in altro tempo sui mezzi onde far
fronte alla spesa stessa.
Tutte e tre ottengono 1' unanimità dei voti.
L'assessore Giovannizio dà quindi lettura di
un'indirizzo a monsignor Vescovo per raccoman-
dare r abate Devich pella nomina di catechista
nella prossima istituzione delle scuole reah in Spa-
lato , inđirizžo che vien'è accolto con' 11 contro
1 voto.
Si passa quindi a trattare sulla tassa di. aquar-
tieramento. L'iniziativa della Congregazioni pone
in evidenza come nella tornata del 28 settembre
]'860 il Consiglio avesse approvato una sovraim-
posta del . 20 per % sul casatico onde sopperire
alle spese necessarie ; come il Comune ne' primi
due anni avesse sacrificati quasi 4000 fiorini a
questa dolorosa necessità ; come il farla soppor-
tare per r intero dai possessori di case, le sole
colpite da questo gravissimo peso , sarebbe forse
ingiustizia, e come quindi perciò tutto ella fosse
indotta a proporre che la metà di tale importo
fosse soddisfatto dagh ordinarli mezzi del Comune,
e r altra metà soltanto mediante 1' accennata tassa
volontaria, da limitarsi però al 12 anziché al 20
per come era stato approvato, libero ad ogni
cittadino di rifiutarvisi, accettando invece di pre-
starsi all' aquartieramento in natura per la ri-
spettiva tangente di militi.
Le quah proposte vengono accolte ad unani-
mi voti.
Si da quindi lettura di un indirizzo da spedirsi
all' eccelsa Presidenza luogotenenziale, con cui la
si prega a voler sciogliere in via amministrativa
la causa incoata dal Comune di Spalato in con-
fronto dell'i, r. Fisco quindici anni fa per la re-
stituzione del corpo di guardia e di alcuni spazii
annessi, indirizzo che Vienne accolto ad unani-
mi voti.
Dopo di che si chiude la tornata alle ore 9 y^.
Ci viene spedita da Vienna la seguente lettera
che ci facciamo un dovere di pubbhcare.
Rispettabilissima Redazione !
Il pregiato di lei foglio nr. 18, d.d. Zara 16
luglio a. c. porta una lettera intitolata - Un. C. ad
l., tenera terza. - Questa lettera alla fine della
terza colonna porta il nome della mia famiglia,
ma non so come T autore si permise far apparire
che la famiglia Fanfogna sia precisamente dalla
Croazia nel principio del secolo dodicesimo. Ora
in primo luogo, la famiglia Fanfogna dovea esser
in Dalmazia nel settimo secolo, perchè vanta pa-
rentela con papa Giovanni IV, del che nell' ar-
chivio di famigha si trovò una annotazione che
conduce a queste traccio. ') Secondo, perchè la fa-
miglia Fanfogna portò per gran tempo il secondo
nome di Plebanis, come risulta dalia storia di san
Simeone a pag. 72 ultima linea, titolo che gli un-
gheresi sogliono dare alloro parroco dicendo "Ple-
banus ur„ (signor parroco). Terzo, perchè il nome
Fanfogna è composto di Fa (albero) e di Fogna,
derivanti da Fogni, che si deve pronunciare al-
l' ungherese "Fo-ghc-non-ge-na„ che significa
incominciare, pighare, afferrare, sicché è nome un-
gherese. Quarto, perchè i Fanfogna doveano es-
sere assai prima del decimosecondo secolo in Dal-
mazia , mentre Martino de Fanfogna nel 1215 era
caput (Jonsilii rogatorum, dunque presidente del Mu-
nicipio, presidente dei Pregadi di Zara, presidente
i di quei signori che nominavano i nobili della città.
! Che la famiglia Fanfogna potesse fare un sì ra-
pido progresso essendo essa venuta nel XII, di
poter esser nobile nel secolo XIII, le farò vedere
r impossibilità. Chiunque in Zara ambiva a nobil-
tà avea a dimostrare che per sette generazioni
si fosse la sua famiglia prestata pel bene della
patria, uè mai avesse fatto passo contro la stessa;
che in queste sette generazioni nessuno avesse e-
sercitato arte triviale, nè si fosse -i maschi al-
meno - alcun accasato con famiglia che mancato
avesse contro la patria o esercitasse arte triviale.
Se questa mia rimostranza è convincente, si vedrà
chiaro che i Fanfogna doveano essere in Zara as-
sai prima del XII secolo.
'3 Ed anzi porta alla pianta dell'albero genealogico di famiglia
r iscrizione "Joanncs IV Pontifex Maximus Venanta Scolastici
Jadrensis Dalmati» Filius A. D. DCXL.„
L'ungherese non ha ge, ma bensì ghe.
E significh»rebb« incotaincia l'albero.
Quanto riguarda alla parentela con papa Gio-
vanni IV, posso dire che una volta esisteva lina
tavola sopra la porta della sagrestia della B. V.
del Castello ove- stava scritto che Giovanni IV
era di casa Scolastica discendente di casa Soppe,
dalla cui famiglia pure discendeva Anna Zezadi,
eh' era passata in casa Fanfogna.
Se il signore che scrisse la terza lettera al suo
carissimo fratello avesse prova che mi potessero
convincere, in allora getterò alle fiamme quanto
possedo, ma che si accerti che la nobiltà in Zara
non si otteneva sì facile, e che lo scrutinio era
tanto forte, che ben mi ricordo aver udito dal
mio buon genitore, che, fra gli ultimi nostri con-
fermati nobili, una famiglia per non aver potuto
dimostrare una data delle prime sette generazioni,
non venne confermata e rimase nel numero dei
cittadini.
Ella perdonerà se le sono d'incomodo con que-
sta mia e se forse altero il turno degli oggetti
che portar desidera nel di lei fogho, ma essendo
che desidero appartenere a quella nazione daha
quale son certo d' esser oriundo, così non ac-
consento volentieri che mi si dia altra origine;
per altro mi vanto esser Dalmata, e desidero che
tutti sentano per la patria con cuore ed anima.
Vienna 31 luglio 1862.
Conte Gio. ANT. DE FANFOGNA
Capi'.ano in pensione e Consigliere dell' impero.
Spettabile Redazione della "Voce Dalmatica
Prt^govi d' inserire nel vostro ropufato giornale il se-
guente arlicoio, dirette al sig. Speralo Nodilo , che ha
per titolo :
Una protesta di più.
Il grido di generiìle riprovrizione f;ittosi teslè udire da
un capo all'altro della Dalmazin, per l'ingiusto e a dir
vero poco gentile linguaggio, tenuto dal sig. Sperato No-
dilo nel di lui giornale verso la persona dell'illustre Ni-
colò Tommaseo, mostra ad evidenza quale e quanto trista
impressione esso abbia prodotto nel pubblico, e come nel
recare offesa ad un tant' Uo no, ne restò affesa pure Dal-
mazia tutta. Sì, Dalmazia tutta, lo ripeto senza esitazione
alcuna ; mentre la maggior parte dei croatofili stessi nel
leggere quel malaugurato scritto, furono presi d'ira e
d'indignazione per le irriverenti e mal ponderale espres-
sioni dirette ad un cosi illustre e benemento concitta-
dino nostro.
L'affibbiare a Nicolò Tommaseo certi epiteti, non è nè
giustizia, nè urbanità, nè amore di patria.
Fu detto, tra le altre cose, che Nicolò Tommaseo è un
mentitore ! Mentitore si chiamerà un uomo che combattè
mai sempre e dovunque ne'suoi scritti l'errore e la men-
zogna, e dettò tante e cosi belle pagine intorno al vero
ed al bello? . . . Mentitore si chiamerà un uomo che
nei tempi procellosi di politiche vertigini, e con scritti e
con parole, consigliò sempre ai diletti suoi Dalmati, pace,
moderazione e senno . . Mentitore si chiamerà un uomo
che, benché lungi d.illa sua patria, nè la lontananza di
tempo, nè quella di luogo ha potuto mai cancellare in
esso lui queir amore di patria che tanto 1' intìamma e
distingue ? . . . Mentitore si chiamerà un uomo che nei
tempi calamitosi di pubblica carestia, benché scarso dei
mezzi di fortuna, seppe per così dire dimenticare se
stesso, e col denaro ricavalo da'suoi scritti, accorrere ed
aiutare i poveri famelici della sua patria? . . . Menzo-
gnero e milantatore si chiamerà un uo.no , che rinunzia
a cariche e lucrosi stipendi per vivere una vita piuttosto
umile ma libera, che fastosa e non confacente al di lui
wenio ? . . . Mentitore, finalmente, si chiamerà un uomo,
amato in Dalmazia, veneralo in Italia, stimato in Francia,
anzi por non dir poco conosciuto nell'Europa tutta? .. .
Dopo tutto ciò, con quanta ragione e con quale diritto,
l'autore di quell'articolo osò vili|)endere il nome di Nicolò
Tommaseo, perciò solo ch'esso ci vuole puramente Dal-
mati e non Croati, lasciamo giudicare a qualunque uomo
onesto , di qualunque partito esso si sia. In quanto a noi
basterà soltanto il dire che, ad onta di q'iell' irriverente
scritto, il nome di Nicolò Tommaseo resterà sempre per
noi Dalmati un nome illustre e glorioso; mentre quello
del sig. Speralo Nodilo resterà sempre macchiato ed oscuro.
Dal distretto di Sebenico, 20 giugno 18G2. Z.
Tipografia Fratelli BATTARA, VINCENZO DUPLANCIOH Redattore responsabile.
X, 33. Zara 2 Asosto ilniio La Voce Dalmatica
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Jiara: per un anno fiorini 8: per sei musi fiorini 1;
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isoìdi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per l'estero, e
()el Lombardo Veneto gli stessi prezzi in argento, Iran-
chi del porto-posta.
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Esce il Mercoledì il Sabato.
1 rruppi e le commissioni, franchi delle «pese
postali, si iliriiTono in Zara a \ incenzo Duplancich Ke-
diiitore delti» Voce Uilliiiatica. e KH abbuonamenti, ai
iie£ii/II librarii dei SÌ!Ì,-IIIMÌ Iratclli Batlara c Pietro
Abt'Iicli. (ili iivvisi di « linee co-stano I fiorino, e ogni
linea di più soldi «. La (assa di iiiianza resta a carico
del coniuiittente. L'n numero separato costa soldi 1(1.
La Serbia dopo il bombardamento
di Belgrado.
(Riportiamo dalla Perseveranza il seguf>nte articolo, nel
quale è giudicala l'attuale situazione politica della Serbia
con vedute e opinioni non in lutto da noi consentite ;
ma che pare, ci sembra non inutile far conoscere.)
Con questo titolo venne testé pubblicato un o-
puscolo, il quale, secondo che ci scrivono da Bel-
grado, venne scritto da persona di alto affare, e
deve considerarsi come contenente non solo 1' e-
satta storia degli ultimi avvenimenti in Serbia, ma
anche gf intendimenti de' più moderati in quel Prin-
cipato : cliè la popolazione, esasperata dagli ultimi
atti dei Turchi, sembra meno disposta a narrare
(ed a ragionare che non a menare le mani per bene.
Secondo P opuscolo, dopo la rivoluzione che re-
staurò , per volontà del popolo, la dinastia degli
Obrenovich, la Porta si dimostrò sempre ostile alla
Serbia. Provocante nelle note diplomatiche, nei
giornali, lo fu dopo negli atti quotidiani de' suoi
uffìziah e della sua soldatesca delle fortezze, da
lei tuttora occupate. Parve ch'essa volesse trovare
un' occasione per opprimere di nuovo i Serbi, co-
me tenta di fare coi Montenegrini. La Serbia dal
canto suo cercò, massimamente dopo che giunse
al potere il principe Michele, di ottenere condi-
zioni simili a quelle dei Principati rumeni. Gara-
scianin, il Cavour serbo, procurò di raggiungere il
suo scopo col mezzo di dirette trattative a Go-
tstantinopoli ; ma fu indarno. Per cui i Serbi pen-
«areno a mettersi in istato di difesa ed organiz-
i^arono le loro milizie nazionali, sapendo bene che
ad un paese disposto a difendere la sua indipen-
denza colle armi, si porta rispetto.
Fu allora che la Porta, confidando nel dissenso
delle grandi potenze d' Europa e fors' anco nella
connivenza dell'Austria, colla quale negli ultimi
tempi sembra la stringesse un segreto accordo,
pensò a comprimere colle armi lo Stato nascente;
comprendendo bene che la Serbia, col progredire
nella civiltà, diveniva il nucleo d'una Slavia me-
ridionale da costituirsi in gran parte alle sue spese.
Perciò armò ed approvvigionò le fortezze della
Serbia e la rese un asilo dei malfattori, raccolse
forze straordinarie ai confini, e valendosi della
insurrezione di alcuni distretti dell' Erzegovina,
pensò ad assoggettare anche il Montenero, aspet-
tando che venisse la volta della Serbia.
L'opuscolo fa una storia particolareggiata degli
avvenimenti sanguinosi del 15 e del 16 giugno ;
dalla quale, anche colla testimonianza dei consoli
residenti a Belgrado, apparisce abbastanza chiaro
che le prime provocazioui e violenze, e le ulte-
riori esorbitanze sino al bombardamento della città,
sono dovute ai Turchi. Ma se anche ciò non fosse
è se di una parte di esse dovesse accagionarsi an-
che la popolazione serba previamente irritata, non
verrebbe meno chiara la conchiusione, che non
può più durare in quel paese lo stato di cose pre-
vedendo bene vicine nuove catastrofi. I Turchi si
approvvigionano e si armano, giovandosi anche
degli aiuti che loro presta l'Austria, i di cui a-
genti si dimostrarono in questa occasione chiara-
mente parziali, e poscia napano a loro modo le
cose nei giornali austriaci, pa popolazione serba
si arma del pari, si esercita alle armi e si pre-
para a difendere con queste le vite e le sostanze.
La conchiusione si è, che se le potenze non si
accordano ad allontanare i Turchi dalla Serbia ed
a demolire le fortezze, ove non vogliano conse-
gnarle ai Serbi, la pace in quel paese non sarà
ormai assicurata. La Porta stessa non ha alcun
vantaggio da tale occupazione, per la quale spende
più che non ricavi dal tributo che le si paga. Si
costituisca la Serbia nelle condizioni in cui si
trovano i Principati rumeni, e sarà meglio per
entrambe le parti.
Si può bene immaginarsi die la Porta non si
affretterà a rendere paghi i voti dei Serbi, e che
se alcune delle potenze sono ad essi favorevoli,
altre saranno loro contrarie, l'Austria soprattutto,
che avrebbe una gran voglia di andare in Serbia
a mettervi 1' ordine ed a soffocare quella vita na-
zionale che eserciterà una potente attrazione sulle
altre provincie slave della Turchia, cui essa vor-
rebbe appropriarsi, e sulle sue proprie che ten-
dono a sfuggirle.
La Serbia è il vero nucleo della Slavia meri-
dionale ; poiché la popolazione idi costumi patriar-
cali e sana ed intelligente del pari, si mostrò già
suscettiva d' un progrediente incivilimento. 1 Serbi,
più rozzi dei Greci educati all' europea, hanno
però caratteri più interi e robusti che non i ca-
villosi oratori e giornalisti dell' Atene moderna ; e
sente ; e che i Serbi non tollereranno più oltre
Turchi quali loro vicini.
La tranquillità attuale non è ottenuta che con
grandi sforzi dei consoli e delle autorità serbe,
fra cui di Garascianin, il quale si adopera a met-
tere tutti i torti dalla parte degU avversarii. I pa-
•scià vennero richiamati : ma che pereiò ? Le due
parti si trovarono istessamente in continuo allar-
me, e per così dire covando le vendette. La po-
polazione di Belgrado, tanto serba, quanto fora-
stiera, e specialmente austriaca, si allontana pxe-
godono sopra di essi il vantaggio di non avere
subito r importazione d'una corte straniera e di
stranieri costumi. Ivi la distanza tra i più ricchi
e colti ed il grosso della popolazione è assai mi-
nore che non in Rumenia, dove i Boiari, somi-
glianti ai Russi, che si appropriarono della civiltà
europea piuttosto le apparenze che la sostanza,
dominano i contadini coli' abbrutimento e colla mi-
seria in cui li tengono. La Serbia non ha la di-
sgrazia di avere un feudalismo musulmano come
la Bosnia, o di subire l'influenza dell'Austria e
di Roma come l'Erzegovina. I Serbi, valorosi al
pari dei Montenegrini, sono di questi più miti di
costumi e godono di un paese fertile, invece delle
roccie ove trovansi i loro vicini ristretti. L'affinità
coi Serbi del territorio austriaco, la vicinanza del
Danubio, sono pure vantaggi per essi. Non è quindi
da meravigliarsi, se la Porta e 1' Austria s' accor-
dano molto bene a soffocare i germi di una vita
politica in questo Piemonte slavo, eh' è destinato
ad accrescersi a loro costo.
Non vi ha dubbio, che se la politica del non
intervento fosse adottata anche per la Slavia tur-
ca, i Serbi i quah non mancano di prudenza, seb-
bene sieno profondamente dominati dal sentimento
nazionale, avrebbero presto ragione dei Turchi
e giungerebbero a ricostruire il Regno Serbo di
Zxr Lazzar. Senza le continue minaccie dell' Au-
stria ei si sarebbero più volte sollevati, ma con-
siderando che una invasione austriaca avrebbe
potuto distruggere tutto il loro avvenire, essi si
astennero dal troppo arrischiare, cercando di
metter le penne prima di volare: Ma forse che i
consigli della prudenza potrebbero in essi cedere
a quelli della necessità. Se essi dessero mano da
ultimo ai loro fratelli del Montenegro ed àgi'in-
sorti dell' Erzegovina e si giovassero dei malu-
mori dc4 Bulgari e dei Bosniaci, e se l'Europa
non intervenisse, terminerebbero col vincere la
lotta. Ma i Serbi austriaci, i Croati, i Dalmati che
hanno le medesime aspirazioni, non dovrebbero in
tal caso accontentarsi di mandare filacce ai feriti,
come fanno adesso coi Montenegrini. I croatizzanti
della Dalmazia, soprattutto, non dovrebbero semi-
nare la discordia tra i loro corapatriotti, per giun-
gere al miseri risultati dei Croati a Fiume; ma
piuttosto valersi della loro vicinanza, della loro
situazione al mare, della maggiore civiltà degl' Ita-
lo-Slavi, per giovare ai Serbi. La strada ferrata
da Spalato a Belgrado, dall' Adriatico al Danu-
bio, non sarà mai fatta dai sudditi dell' Austria e
della Porta.
E i dalmati, che potrebbero primeggiare in que-
sta lotta ed unire la gioventù della razja serba alla
coltura italiana, e svolgere 1' una lingua co' suoi
caratteri originali e giovarsi dell' altra, eh' è hngua
commerciale del Mediterraneo e del Mar Nero,
dovrebbero essere meno smaniosi di una bastarda
unione coi Croati, da ottenersi parte per grazia,
parte per forza dell' Austria. La Croazia potrà
diventare un accessorio non già il centro
d'una Slavia austriaca ingrandita.
Crediamo di far cosa grata a' nostri lettori ri-
portando dalla Monarchia Nazionale quella parte
del discorso sulla politica estera, pronunciato dal
Durando al parlamento itahano, che riguarda la
questione Orientale.
"Che attitudine teniamo noi in Costantinopoli
a proposito della guerra del sultano nel Monte-
negro, neir Erzegovina, nella Servia ? abbiamo noi
degli agenti in questi paesi?
Qual è la nostra attitudine riguardo al Mon-
tenegro ? Qui permettetemi una reminiscenza, senza
aver però pensiero alcuno di fare la più piccola
allusione od epigramma di sorta ; vi dipingerò
qual sia la natura di questa questione. Io mi
ricordo che prima ancora che andassi in Oriente,
vidi a Parigi una caricatura in cui era dipinto
un uomo affaticato da uno studio di una grande
questione, macilento, cogU occhi torti, capegli irti,
il quale era spinto da due gendarmi in un edifi-
cio su cui era scritto: ospedale dei matti, e sotto
stava scritto: ecco la fine miserabile di coloro ohe
vogliono approfondire la questione del Montenegro,
fIlarità) Ciò è tanto vero, signori, che nel finire
del 1858, in occasione di una di quelle periodi-
che escursioni che fanno i Montenegrini, e di cui
or ora vi dirò le ragioni, intervennero (come sem-
pre intervennero in Oriente) le cinque potenze,
quelle che formano la pentarchia, e l'oligarchia
diplomatica in Europa, e vollero acconciare que-
sta eterna guerra fra il Montenero e la Turchia.
Si dibatterono vivamente tra i plenipotenziarii
tutte le vertenze, ma al momento di redigere il
protocollo, cominciarono a trovare una difficoltà
insuperabile.
Alcuni dicevano che il Montenegro era una di-
pendenza della Turchia, altri che una semidipen-
denza, un feudo ; altri credeva che la Turchia
aresse sul medesimo una mezza sovranità tribu-
taria; chi diceva che non era tributaria, e si ri-
saliva alle tradizioni antiche, alle conquiste di
Maometto, o che so io ; altri sostenevano l'opi-
nione contraria ; si discusse due o tre giorni : fi-
BS. 34. Zara 6 Agoisto .4UIIO I La Voce Dalmatica
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poj»tali, i>i dirisE'ino in Zhth « \ inceur.o Dupiancich Re-
da iiore dell.i Voco L'ajnitttii.-i», e sii abbuonamenti, ai
notfoitii librarli ilei bi^nori ('rateili Battara o Pielr»
A».'licii Gii jiv. i.si di 8 linee costano I fiorino, e oga
linea di più .sf.-liii 6'. La tassa ili finanza resta a carico
«ci ci niBiittente. Ln numero separato costa soldi lO
Rivista politica.
Nella seduta dei 28 luglio, la Camera dei de-
putati prese a discutere se dovesse accettarsi la
proposta del governo di esaminare e votare in
questa sessione il bilancio del 1863, e finì col
concludere (come era da attendersi, per la mag-
gioranza costantemente assicurata al Ministero)
approvando la proposta della commissione pel sì,
e nominando una Giunta di 24 membri per esa-
minarlo. Non molto calda fu la discussione, ma
abbastanza importante, per le ragioni addotte e
vigorosamente sostenute dai deputati Taschek, pro-
pugnante r opinione della minoranza, e De Kaiser-
feld, Garocholski e Griinwald. A questo modo la
convocazione delle Diete provinciali, dalla cui o-
pera è ancora a sperare un poco un ordinamento
più conforme ai principii costituzionali, soprat-
tutto per mezzo della indipendente organizzazione
delle Comuni, unica base di ogni libertà pubblica,
è di nuovo diferita a un tempo indeterminato.
Vana fu la speranza che la discussione sul bud-
get del 1862 potesse facilitare e abbreviare
quella sul successivo del 63; dacché nessuna delle
sperate modificazioni delle eccessive spese votate
nel primo, si ottenne in quest' ultimo, nessuno dei
dettagli e delle spiegazioni richieste vennero fornite.
L'aumento all'incontro delle spese, enorme e quale
non poteva prevedersi; il resoconto dell'impiego delle
somme preliminate più che mai buio ed intralciato;
onde inevitabilmente lunga la discussione avvenire.
E così dopo sì lunghe e replicate promesse, dopo
quasi due anni di proclamato costituzionalismo, la
vecchia macchina assolutistica continua il suo mec-
canico movimento; le provincie aggravate di im-
poste sempre maggiori, di carichi di nuova istitu-
zione, non hanno il conforto nemmeno di avere la
coscienza che il bene o il male venga dall'opera
propria o dalla necessità immutabile, non hanno
la speranza di poter mutare, col fermo volere e
colla hbera operosità, la miseria delle proprie con-
dizioni. A prolungare intanto la bisogna, per la
necessità di esaminare le svariate branche del bi-
lancio, la Camera prende un mese e mezzo di va-
canze, non prima dei 15 settembre determinando
la ripresa delle sue sedute. Come dunque in tali
condizioni parlare di ristauramento o almeno di mi-
glioramento delle finanze? Come, mentre l'opinione
pubblica ha sempre nuove ragioni di scoraggiarsi,
sperare che il credito si ristabilisca?
Mentre l'Austria tenta di impedire l'attuazione
del trattato di commercio, già concluso tra la Fran-
cia e la Prussia, la Camera prussiana si aifretta
ad approvarlo a grande maggioranza, e il governo
respinge la proposta dell' Austria di entrare a far
parte delia lega doganale, adducendo a ragione
principale l'obbligo contratto con Francia. A que-
st' ultimo atto il Kechberg risponde con una nota
al Bernstorff, nella quale dimostra le obbligazioni
anteriori della Prussia che la impegnano a pro-
cacciare, d'accordo con TAustria, l'unificazione della
lega germanica, e la piena sua facoltà di rompere
gli accordi individuali colla Francia. Finisce col
dichiarare di suo diritto l'aprire le trattative per
l'entrata nella lega, in base dell'articolo 25 della
convenzione di febbraio 1853. Non è a dubitare
che a tutto ciò la Prussia non tenga saldo e che
la maggior parte degli stati germanici non ade-
riscano al trattato franco-prussiano.
Le notizie d'Italia sono incerte e inquietanti.
Garibaldi nel percorrere la Sicilia, continua a te-
nere discorsi violenti, atti a sopraeccitare gh spi-
riti, additando Roma e Venezia come la meta i-
nevitabile e prossima della sua azione. Le parole
soprattutto stranamente ofFen$ve contro Napoleone,
pronunciate a Marsala, renibno ognuno attonito
e sbigottito. Di spedizioni e di sbarchi già ese-
guiti si va parlando da molo tempo. I giovani
già altrevolte combattenti s^ to le bandiere di Ga-
ribaldi accorrono d'ogni parie d'Italia a Palermo
e già raccolto dicesi e sotto 'i suoi ordini un corpo
di 6000 uomini. Intanto il governo francese or-
dina alla squadra di vigilare che uno sbarco ne-
gh stati del papa non succeca, e misure consimili
prende quello di Torino. Voiremo noi credere che
tutto ciò sia nulla? vorremo credere che Garibaldi
agisca imprudentemente, o crederemo piuttosto
che siffatti movimenti sien :»rieri di una azione
generale seria, e prossima, < decisiva? Fra tutte
le congetture, quest'ultima lotrebbe essere meno
improbabile. 11 governo intato ritira al Pallavi-
cino r ufficio di prefetto di P lermo per aver pub-
blicato il discorso colà proilinciato da Garibaldi,
e manda il generale Cugia fidato ministeriale a
sostituirlo.
La fortuna della spedizione francese nel Mes-
sico è tuttavia incerta, ma )iù prossima a volgere
in sinistro che a trionfare^ Tutlavia le ultime no-
(S alcuni sensibili van-
hanno assalito le posi-
tizie recano la conferma
taggi ottenuti. I messicani
zioni di Lorencez ai 14 ^ugno. Una colonna di
2000 uomini fu inviata al occupare la sommità
d'una collina detta il Cei'O di Borrego che do-
mina Orizaba, ma venne res)inta. Assalita la stessa
posizione il giorno seguene, fu conservata con
perdite sensibili degU assa
tanto il generale Ferey p
cessarii, e sembra che gh
pongano una condotta^di
dalla finora tenuta. Segnatajnente pare preciso l'or-
dine di rompere ogni relafione o solidarietà con
Almonte.
Nelle questioni a noi pi^ prossime, il buio mag-
giore. Delle conferenze di (jostantinopoli, per scio-
nessuna novella. Nes-
credere, ch'esse si ri-
gliere la questione serbica
sun dubbio però, a nostro
solvano in nulla, e che rijianendo l'inquietudine,
tori. Di Cherburgo in-
rtiva coi soccorsi ne-
ordini imperiali gTim-
^uerra affatto diversa
i paesi tumultuanti, lo
essere per lungo tempo
la incertezza e i torbidi n
slal/i quo non continui ad
penoso e fecondo di mali.
Ignota pure la condizione della cose nel Mon-
tenero. Dopo le ultime vfttorie turche, le quali
non ebbero quei risultati (che si dicevano, nessun
fatto importante, nessun successo definitivo viene a
por fine a quella lotta inutile e compassionevole.
Voci tra noi sparse, non affatto indegne di fede,
ci farebbero credere ad un armistizio concluso in
seguito ad una sconfitta dei turchi.
Rechiamo come documento storico, il proclama di-
retto.dagli emigrati romani al popolo delle Romagne.
Alle popolazioni Romane.
Violentemente strappati dalla patria, il vostro
affetto ci consolò nell' esilio, come la vostra indo-
mabile fermezza nella continua lotta contro la ti-
rannia ci riempì di coraggio e di speranza; e la
nostra voce, che sappiamo quanto vi giunga cara
sempre, non ebbe mai sino ad ora eccitamenti vani
a suggerirvi. Lunge non pertanto da] voler tentare
sulle vostre volontà la benché minima pressione,
riconoscendo solo come a voi spatti di fissare l'ora
e di scegliere i mezzi per iniziare qualsiasi movi-
mento interno, noi vogliamo soltanto, come si ad-
dice a fratelli, dirvi apertamente quale, in momenti
così gravi per Roma e per l'Italia, è il nostro
pensiero, quasi certi in pari tempo di esprimere
il vostro.
Dopo avere iniziato la gloriosa rivoluzione del
1848, che non solo si pr-opagò in Italia, ma ot-
tenne un eco in tutta Europa; dopo avere per i
primi, con il programma del 1853, additata la via
da seguirsi per riconquistare l'indipendenza nazio-
nale, ed elevata una bandiera intorno a cui tutti
i partiti patriottici potevano stringersi, come in-
fatti si strinsero nel 1859, voi non potete, senza
smentirvi e senza rinunziare alla coraggiosa e fe-
conda iniziativa, che vi apparteneva come ai primi
cittadini d'Italia, voi non potete più oltre esitare
a rivendicare i diritti conculcati della grande città.
Sublimi per l'abnegazione in questi ultimi anni,
voi vi siete sacrificati per la salute della nazione
e per tema di crearle, con prematuri ed inoppor»
tuni conati, ostacoh e difficoltà, avete preferito
rimanere nelle catene, contemplando, supplizio di
Tantalo, la prosperità e la gioia della libertà e-
stendersi all'infuori delle vostre mura in quasi
LuUa peiiiboìa.
Ma basta! La continuazione di un tale sagri-r
fizio uccide Roma e perde l'Italia.
Non udite questo grido che sorge dalle Alpi al-
l' estrema Calabria : Roma ! Roma ! È il grido del-
l' asfissiato a cui manca T aria, è il grido del nau-
frago a cui manca la terra. Se tarda ancora ad
ottener Roma, l'Italia non è più.
La Francia difende e difenderà il papato contro
ogni attacco straniero, resisterà all'esigenze del
governo di Torino: essa può ancora crederlo suo
dovere, ma non sosterrà più di viva forza la ti-
rannia clericale contro il popolo romano, qualora
esso sia veramente risoluto ad atterrarla.
Credete voi che la Francia, come nel 1849, bom-
barderà di nuovo la città di Roma? Disingannatevi ;
tra il 49 ed il 62 si frappone un abisso, la batta»
glia di Solferino, il proclama di Milano.
Volete voi che la Francia sia venuta a rialzare
questa sua sorella dal suolo ove giaceva avvinti^
dai ceppi, per tirarle oggi al cuore? Bombardar
Roma nel 62 ! Ma tutta la gloria di un nuovo pe-
riodo di grandi battaglie non laverebbe le mani
dei Napoleonidi, questa dittatura messa al servizio
delle hbertà.
La Francia, a nome dell' universo cattolico, pre-
tende di tutelare e guarentire l'indipendenza del
capo della Chiesa. Ma noi, non ci prefiggiamo noi
pure lo stesso scopo ? La libertà di coscienza non
è per noi la grande immunità, in cui lo spirito
trova un rifugio contro il brutale dominio della forza?
L'indipendenza del sommo pontefice, come ga-
ranzia delle libertà de' suoi subordinati e di tutta
la comunione cattolica, sarà trovata e sanzionata,
allorquando essa verrà riconosciuta nel patto fon-
damentale della Nazione, che dovrà proclamarsi ia
Roma al cospetto di tutte le potenze.
Alla dichiarazione dei vescovi, che tenta infeu-
dare Roma alla Chiesa cattolica, urge che i Ro^
mani rispondano coi fatti, eh' essi g,ppartengon.o a
sè stessi. La Russia proclama l'emancipazione dei
servi, la Chiesa cattoUca diqhi^^ i citta(ìitt|
piti nobile città suoi paria!
dell' Austria. L'Italia è naturalmente portata alla
politica di emancipazione dei popoli dell'Europa
orientale, anche indipendentemente dal bisogno di
trovare alleati, i quali abbiano lo stesso interesse
di lei di combattere contro 1' Austria. I progressi
dell'inciyilimento neir Europa orientale sono per
r Italia risorta altrettante guarentigie delia sua li-
bertà, e ricche sorgenti di vantaggi materiali e di
motali influenze
Ma l'Europa unita in^^conferenza che cosa de-
ciderà ? Eorse la diplomazia cerclierà di mutare il
meno possibile, non riescendo ché a render più
necessarii i mutamenti. L' opinione pubblica però
non intende il suo tema, di guarentire cioè 1' in-
tegrità dell' Impero ottomano, del quale dovrebbe
quindi assuiiiere tutte le guerre e proteggere le
ingiustizie. Piuttosto essa intende e trova conve-
niente la politica del non intervento ; giacché con
questa, se i popoli della Slavia meridionale avranno
abbastanza forza da conquistare la propria indi-
pendenza, si troveranno dopo anche atti a costi-
tuire uno Stato, che valga assai meglio che non
ia Turchia e l' Austria.
Vili. Seduta pubblica del Consiglio municipale
di Zara
^ tenuta il 4 corrente.
^^K^t^ grande stento e con una spedizione fervo-
rosa di messi al domicilio dei sigg. consiglieri si
arrivo , à raccogliere il numero legale ed alle ore
sig. Podestà aperse la seduta annun-
ziàndo^al Consiglio, come l'attuale Congregazione
per gSddisfare ad un desiderio che molte volte e
giustamente veniva ripetuto, d'ampliare cioè con
uno stabile vicino l'ufficio della residenza muni-
cipale, avesse fatto offerta al proprietario della
casa posta a scilocco d' entrare in trattative pel-
r acquisto o pella livellazione della stessa; ma nel
mentre si era paghi d'aver adempiuto ad un do-
vere reclamato dalla necessità, egli era dolente di
non aver potuto a nulla riuscire, avendo quel
proprietario risposto : rincrescergli sommamente
di non poter aderire alla proposta uè di veiìdita
nè di livellazione, avendo già altrimenti disposto
di quello stabile e da parecchio tempo.
Si passa quindi alla lettura del bilancio pel
1863 e sullo stato attivo passano senza osserva-
zioni tutte le partite fisse dipendenti da contratti,
e che restano nella stessa cifra dell'anno prece-
dente, ed hanno luogo soltanto le seguenti modi-
ficazioni :
Il reddito del locale sottoposto all'ufficio mu-
nicipale pelle ragioni addotte di sopra viene ad
eliminarsi, poiché al conduttore di quel caffé fu
data la disdetta, ed ivi in vece sarà collocata la
cassa, per cui 1' ufficio viene a guadagnare un lo-
cale nel piano superiore.
Al reddito proveniente dalla tasse di depasci-
mento, restando ferme nel complesso le misure
unitarie dell'anno precedente, viene dal sig. Po-
destà proposto un'aumento pegh animah caprini
da soldi 10 a soldi 15 per testa, e ciò sopratutto
SCO Mazzoleni — che — nella divina consolatrice
arte del canto — quanto di grande fu sin ora
ammirato —• emulò sorpassò — la patria — di
sua splendida gloria partecipe —• alza un viva
d'esultanza e d'amore.„' Il caffè Zanchi, illu-
minato vagamente anch'esso, era pieno zeppo di
dame e damine, e là in un posto d' onore statogU
riservato venne offerto a Mazzoleni e al suo cor-
teggio un rinfresco. Frattanto la banda^il po-
polo alternavano i musicali concenti e^fkva, e
questi ultimi si prolungarono sino a noIlKvanzata
anche dopo che l'artista aveva abbandonato quel sito.
Domenica i3. La sala del nostro Casino, tu la
conosci, è senza eccezione la più bella che ci sia
in Dalmazia. Puoi dunque imaginarti lo spettacolo
ch'ella presentava all'occhio abbagliato dalla pro-
fusione dei lumi, che da que'magnifici specchi po-
sti a rincontro l'uno dell'altro parevano centu-
plicati. Ma quello a cui la tua imaginazione non
arriva si è l'insieme e l'effetto prodotto da tutte
quelle signore che la riempivano in modo da non
lasciar posto ad una farfalla che avesse voluto tra
loro innestarsi. Belle e non belle, giovani e non
per tentare questa via di diminuirne il numero,
atteso il grave danno che arrecano alla campagna,
.ed in riflesso che questi animah possono dirsi uno
fra i principali impedimenti ai progressi dell'agri-
coltura, II Coniglio encomiari|o la saggezza della
proposta, la approva ad unanimità.
La tassa pella vendita sopra panchetti evquella
per occupazione di spazio comunale costituiva due
separate categorie, che generavano comphcazione
nell'amministrazione e malintesi nelle parti, le quali
talvolta non potevano comprendere come per un
solo oggetto si avessero a pagare due tasse. A
togliere questo inconveniente, il sig. Podestà pro-
pone di ridurre queste due ad una sola tassa di
f. 3 all'anno, il che viene approvato ad unanimità.
Il sig. Podestà riflettendo al numero spropor-
zionato dei cani vaganti pella città, all'incomodo
che arrecano coi loro latrati ed allo spavento che
ingenerano particolarmente nei bambini del basso
popolo che non sempre possono essere accompagnati
dai loro genitori, a qualche caso recente di mor-
sicature, al lagno generale di tutti quelli che non
ne hanno e che sono i piiì, alla difficoltà somma
di avere le contrade nette come si vorrebbe an-
che dopo la spazzatura, perchè essi le lordano di
continuo ; riflettendo che l'introito per questo
titolo non bastava mai per supplire alle spese
della paga del canicida, del suo alloggio, ed al com-
penso pel trasporto dei cani destinati alla vora-
gine, ^d infine che per quanto pesanti ed ingiu-
ste possano essere alcune imposte, lo sono assai
meno quelle che colpiscono il solo lusso, e che ad
ogni modo è assai meglio chiedere dalla benestanza
e dal capriccio un balzello piuttosto che aggra-
varne la massa del popolo che molte volte non sà
nemmeno lagnarsi delle sue sofferenze, proponeva
che la tassa sia portata ad annui fior. 6 pei cani
da caccia ed ad annui fior. 12 pe tutti gli altri
indistintamente, pagabili in rate semestrali colle
modalità in corso.
L' assessore sig. de Gernizza fece qualche os-
servazione, opinando che la tassa in discorso fosse
peli' avvenire come al presente, ma non formulò
alcuna proposta. ^^ j
Il consighere sig. de Ponte approvando la pro-
posta del Podestà voleva -ridotta la cifra a fior.
4 e fior. 8, ma restò in minoranza, poiché messa
a voti la proposta del capo-comunale, questa ebbe
favorevoli sette e tre contrarii.
Fatta lettura di tutte, le partite d'introito ed
ammesse una per una, fu posto a votazione per
scrutinio secreto il complesso delle medesime e
ne risultò 1' approvazione per unanimità di voti.
Passati alla discussione delle partite d'esito,
restano ferme tutte quelle spese che non ammet-
tono riduzione o modificazione di sorta.
Alla rubrica "pensioni« il sig. Podestà annun-
zia essere sua intenzione ricorrere al Governo
contro r aggravio addossato al Comune d'una
pensione a un sergente di pohzia, che allo scio-
gliersi di quel corpo passò al servizio del Comune
di Zara e vi stette brevissimo tempo.
In quanto alle spese dell'ufficio di assaggio, il
più giovani, s'intende! ma tutte elegantissimamente
abbigliate, tutte piene di brio e d'aspettazione . . .
Amico mio: Pareva ed era un' aiuola di fiori,
un'iride di luce e profumi, una scena d'incanto!
Ma la stagione! ma il caldo! E chi ci badava?
Il sudore scorreva a rivi, l'afa era soffocante, e
non pertanto nessuno avrebbe òeduto il suo po-
sticino per chi sa cosa. Ma se la sala non poteva
capire una persona di più, neanche la piazza e le
vie che vi sboccano erano in condizione diversa.
Era un fitto di gente da non essersene mai visto
l'eguale, e, ciò che più monta, era un silenzio
perfetto , un raccoglimento quasi rehgioso ... e
nota che in piazza stava il popolo minuto, il
popolo che parla lo slavo, e voleva gustar la mu-
sica e l'accento d'Italia, e non perderne nem-
meno una nota!
La prima parte dell' accademia s'aperse con un
inno al Mazzoleni, cantato dai filarmonici e com-
posto dal nostro bravo maestro signor Breuer. E
qui una volta per sempre. Quand'io dico o dirò
bravo, bello, sublime parlando di musica non in-
tendo gararftire col compasso dell'arte il mio giu-
Consigho raccomanda per quanto fosse possibile
la diminuzione dell'affitto, trasportandolo, essendovi
bisogno, anche in altro luogo della città, ove il
prezzo delle pigioni non è tanto alto.
La cifra preventivata per l'illuminazione not-
turna della città, giardini e rive, e pella riparatura
dei fanah resta ferma; il Consigho però propone
che per l'una e peli'altra sia esperita un'asta in
luogo del sistema di economia come attualmente,
la quale proposta viene ammessa con 9 voti COB^
tro uno.
La somma di fior. 100 sotto il titolo "manu-
tenzione del cimitero„ dietro proposta dell'asses-
sore sig. Abehch viene portata a fior. 400, per
costituire un fondo da impiegarsi unicamente in
miglioramenti ed abbellimenti dello stesso, facendo
ogni anno espressa menzione al Consiglio circa il
modo del suo impiego, e tanto più ora che pa-
recchi monumenti sorgono a decorare quel sacro
luogo, che il Comune fece ricostruire quel muro
caduto dal settembre 1856, e che vivo in tutti è
il desiderio di vederlo quale deve esser un luogo
ove riposano le memorie delle più care affezioni
della vita.
Passata ad unanimità la spesa di manutenzione
del pubbhco giardino nella stessa misura di 500
annui fior., il consighere sig. Dr. de Benvenuti,
prevenendo quanto stava per dire il sig. Podestà,
propone un ringraziamento al sig. Giuseppe Ber-
cich, che con inteUigenza e particolare premura
soddisfa alle gratuite mansioni di direttore del
giardino e con ottimo gusto lo abbellisce e mi-
gliora in ogni guisa, come fra le altre cose col
recente collocamento di tre nuove statue. Appro-
vato ad unanimità.
Contribuendo in ispeciale maniera ai mighora-
menti del giardino il maggiore del genio sig. Sohaur,
e risparmiando per cotal guisa spese non indifferenti
al Comune, il sig. Podestà propone un atto di rin-
graziamento allo stesso per parte del Consiglio, il
che pure viene approvato ad unanimità.
Sulla manutenzione delle strade di città il Con-
sigho esterna il desiderio che," ove ciò sia possi-
bile, pel differente stato in cui si trovano, ciò sia
fatto per impresa e non per ecconomia come at-
tualmente.
Fra le costruzioni nuove viene ammessa la spesa
pella selciatura della calle dei tintori, servendo di
base alla voce d'asta, una preventiva gara pri-
vata; e viene pure ammessa la spesa peli' acquisto
d'un nuovo orologio, avendo fatto conoscere il
sig. Podestà come questo progetto stesse venti-
landosi da circa una ventina di anni, come una
delle principali difficoltà fosse il collocamento del-
l' attuale in altro punto della città, e come egli a-
vesse approfittato della presenza in Zara del fab-
bricatore Cesare Solari dal Friuli per farsi pre-
sentare un progetto d' un orologio nuovo pella
torre della piazza dei signori, e la riduzione e col-
locamento dell'attuale sul campanile del duomo
che a suo credere si presentava preferibile ad o-
gni altro luogo; avere egh scritto alla reverenda
Fabbriceria del duomo in questo proposito, atten-
dizio, e darlo per inappellabile. Sono affatto pro-
fano, il confesso; laonde le mie parole vanno prese
0 com' eco di quelle che intesi da gente saputa
in proposito e la cui responsabihtà tocca ad essi,
0 sono r espressione del mio vergine individuale
sentimento e nessun può appuntarmi se piango,
se gioisco, se fremo, quando gh altri stanno an-
cora in attesa di qualche cosa di più per poi fare
lo stesso.
Dopo r inno, Mazzoleni, salutato da un subisso
d' applausi, cantò la romanza dell' Opera Giuditta
E l' ora del tripudio, e se al primo apparire venne
accolto a quel modo, pensa or tu quale si fosse
r entusiasmo dopo eh' egli ebbe sprigionata quella
sua potentissima voce, che per la sala e per la
piazza spandendosi limpida, squillante ed elettrica,
fu pel notturno silenzio intesa persino da gente
inferma in case lontane. Egli ci regalò in quella
sera di quattro pezzi, uno più dovizioso dell'altro
- la romanza di che dissi, la ballata del Rigoletto
Questa e quella per me pari sono, il duetto della
Traviata, Parigi, a cara, e quello dell' Otello Non
m'inganno. Yaxvé poterti desciivere a parole le
,r<»r/
Auno lil.
Prezzo (.l'associazione in valuta austriaca, per
Zara: per mi aano fiorini b : jicr s:;i im-si fuifini
pur tre mesi (iorini 2. Pi'l rinianesite della Provincin
e fuori: per uii anno fiorini 9; per sci HIP,si fiorini 4
solili 505 per tre musi fiorini 2:^5, Fer resterò, e
pei Loiuijardo Veneto gli ste&bi prezzi in ar^'cato, tran-
chi del porto-posta.
Giornale politico-letterario
ESC3 il Mercoledì ed il Sabato,
! jTi iippi 1' IH tMon:ii-i^,i()rii, iVanchi delle spese
po>i,tti, (liri'^'iuii) io A \ iiifon/.i) Duplanclcli tte-
liaJurrt- l' -ii i Vui'e ibil'ìUitica, u !i abbuoi>amcnti, ai
iii'ri'-ii li.-i Mii-iiiiri f'ratcìl: liattara c Pietro
A!) l! Ì- i.ii i.i lii.i't fi;5Ì.to.i I liurino, e o-^ni
.1 'J; tj". !.;t ';i>-sii liiianza resta a cari.-o
ti. i ir .jitkiiii. hit-. ('.! iiiii'ui-o .separati» co.sta soldi JU.
Un C. ad un I.
Lettera quarta.
Fratello carissimo !
È da un pezzo die io ti devo la continuazione
della corrispondenza, eli' ebbi l'onore di teco im-
prendere; ma cosa vuoi? Non sempre si è pa-
droni del proprio tempo, e sotto i latrati ardenti
del Cane celeste (a fraseggiare da secentista)
anche gì' inchiostri si possono dir veramente su-
dati. La materia d' altronde m' è venuta involon-
tariamente crescendo fra le mani ; per cui devo anzi
revocar, mio buon I, la promessa che questa mia
sarebbe 1' ultima, e con un' altra, che sarà l'ul-
tima indubbiamente, mettere a prova ulteriore la
gentile tua sofferenza. E ciò tanto più che ad una
digressione mi conviene far luogo, la qual benché
tale, ha però con ia materia fi-a noi discorsa un'in-
tima colleganza. Avrai tu veduto in un prece-
dente numero quella recriminazione deirilliistre
nostro Consigliere dell' Impero Conte Giovanni de
Fanfogna contro di me, per essermi permesso,
coni' egh dice, nella terza mia di far apparire che
la sua famigha sia venuta a Zara precisamente
dalla Croazia nel principio dei secolo dodicesimo,
mentre, a suo credere, la dovrebb'essere invece
d'origine ungherese e da molto prima in Zara
esistente. Siccome appetto di tant' autorità quelle
mie parole potrebbero parer a taluno (e dei ser
Appuntini che cercan l'altrui discredito non ne
mancano fra di noi) poco fondate sul vero; così
mi sento in obbligo d'una giustificazione.
E per primo, domando scusa all' illustre Conte
di quello che mi sono permesso. Veramente, aven-
do io pili volte veduto indagarsi l'origine anclie
di case principesche e regnanti, e tessersi da ta-
luni perfino la genealogia di Cristo, non potevo
mai credere che ia sola famiglia Fanfogna fosse
tale un sanclasaulorum, da rendersi necessaria una
permissione speciale per addentrarvisi. Circa poi
alle prove di quel mio asserto, quando io citavo
qualche memoria dell'archivio stesso di tale fami-
glia, non lo facevo certamente a casaccio, ed al
felice ritorno dell'illustre Conte potrò fargli vedere
una scheda, di carattere a lui notissimo, nella
quale facendosi menzione d'uno de'suoi bisavi, lo
si dice della nobile fami(jlia de Comi di Croazia,
della de Flebonis, e poco appresso, un altro nomi-
nandosene, vi s'aggiunge: Principio di questa fa-
miglia in, Zara iJ04; slabdilosi con Griiba, detta
Grubissa, sua sorella, il Conte Mazolo de Plebanis. .
Chi fece quest' annotazione, benevolissimo
della casa Fanfogna, e diligentissimo investigatore
delle carte sue, non la fece sicuramente senza
qualche legittimo appoggio, ed io nel permettermi
quel breve cenno, non ho dubitato di giovarmi
d'una testimonianza che a me parve pienamente
ammissibile per la persona, e non punto ripu-
gnante a ciò che sappiamo delle cose nostre in
quei tempi.
Ned a quanto credetti allora (soffra l'illustre
Conte eh' io rispettosamente lo dicii) viene ora sce-
mato forza dalle obbiezioni con cui egli pre-
tende mostrare più antica del secolo dodicesimo
l'esistenza in Zara della famigha sua, ed anzi
coeva alle invasioni avaro-slave del secolo setti-
mo, che fecero tanto risplendere la pietà del pon-
tefice Giovanni IV, nostro concittadino, e, secondo
l'illustre Conte, parente suo. Io non entrerò nel
iabirinto delie discussioni etimelogiche, genealogi-
che, araldiche, ed archeologiche, a cui le obbitizio-1 versi hiUo di.-cguare noli' albero genealogico le
ni suddette potrebbon dar adito, e mi permetit'iò j chiavi di Piei u e i'miMrcsa t)apale, per convin-
soltanto qualche osservazione sulla legge delle sett
generazioni di vita onesta, civile, ed utile al pae-
se, richieste, a quanto dice l'illustre Conte, per
essere iscritto nel libro d'oro di Zara; in base
della quale a lui pare, che trovandosi già nel
1215 la sua famiglia tra le patrizie nostre, do-
vrebb' essere stata qui dimorante molto prima dei
1104. Per aspirare dunc^ue alla nobiltà nostra
non bastava, secondo l'illustre Conte, che la fa-
miglia da cui la si chiedeva fosse civilmente ed
onestamente vissuta per sette generazioni, ma do-
veva per tutto un siffatto periodo (che salirebbe,
calcolati venticinque anni per generazione, ad anni
centosettantacinque) aver ella esclusivamente abi-
tato in Zara e benemeritati) della città stessa.
Or chi non vede quant' onetosa un' esigenza tale
sarebbe tornata per ottenere la nobiltà zaratina
non solo, ma la più cospicua puranco delle più
cospicue meti'opoli? Io m' inchino allo splendore
del sangue trasfuso per ordine lungo di magnanimi
lombi, ed ai suoi vario-pinti e vario-coronati bla-
soni, specialmente se a questi s'aggiunga il fre-
gio di belle e virtuose opeile, senza cui nobiltà
vera non dassi; ma non pisso capacitarmi che
per conseguire gli onori del ipatriziato fosse tanto
richiesto, nè qui, nè altrove. Ed una prova per
noi m'è il fatto, die famiglie da pochissimo in
Zara esistenti, ed anche non istanziatevi del tutto,
vi conseguirono la nobiltà, segnatamente quand' ol-
tre alla civil estrazione, fosser elleno state a qual-
che altro corpo nobile ascritte. Ma quale prova
dell'inesistenza positiva d'una siffatta legge, più
chiara di quella che ci forniscono i registri dello
stesso Consiglio nobile, posseduti dal Municipio?
Ivi si vede che tra le condizioni ricercate fino
agli ultimi tempi per esser nobile di Zara, quella
che riguardava gli antenati del petente Hmitavasi
al viver civile soltanto dell'avo e del padre, del-
l' ava e della madre, con preferenza a coloro che
avessero in qualche modo contribuito a vantaggio
della città, senza parlarsi punto d' anterior do-
miciho in essa, ma ritenendolosi bensì come ob-
bligatorio dal momento della nobiltà conseguita;
al quale fine aver anche dovevano in Zara una
possidenza sufficiente per vivere con decoro. •—•
La legge adunque delle sette generazioni è da
porsi a paro con la storiella dei sette dormienti,
e la lamigha Fanfogna può benissimo essere stata
nobile di Zara nel 1215 qnand'anco vi fosse giunta
nel 1104, e più tardi ancora, molto più se già
prima di venire in Dalmazia foss'ella stata, come
send)ra, titolata e ragguardevole.
(^ìuanto poi alla parentela sua con papa Gio-
vanni IV, premesso, a lume dell'illustre Conte,
che il medesimo non può dirsi, coni'ci lo dice,
di casa Scolastica, mentre la denominazione di Sco-
lastico portata dal di Ini padre non fu cognome
di famiglia, ma titolo comune che davasi allora
agh uomini di sapere forniti ed esercenti l'uffizio
di giudici 0 d'avvocati ; mi permetterò di ripetere
ciò che riguardo a tale soggetto scriveva il Kre^
glianovich colle seguenti parole: '^Non s' è po-
tuto giammai provare che famigha veruna super-
stite appartenesse congiunta a quella del ponte-
fice, benché parecchie avessero tentato di mercarsi
con apocrifi documenti l'onore di sì splendida co-
gnazione. Io stesso rinvenni una lettera d'antico
patrizio zaratino^ in cui confidava all'amico d'a-
cere chi(;cbes;iia di alia beatissima cognazione. Ben
si poteva dire all'orgoglio creature di ay^lm: Sunie
superbiam (jiurxitanL /nenfi^,, [\h:in. Jl, 253). —
10 non vogiio indagare clii fo;,se (ìiìeli'antico pa-
trizio dal Kr<"g]iaiiovich mentovato: mi T)ermetterò
dire bensì che le memorie vantate circa tale pon-
tefice dalla famiglia Faiiiogiia, le quali non sa-
rebbero, a quanto pare, di ]nigli.)ì- lega delle
sopraccennate, e sarebbero in ogni oaso posteriori
di secoh al secolo settimo, dimostrerebbero tutt'al
più la parentela d'essi Fanfogna con altre fami-
glie pretendenti alla parentela sautissima. ma non
proverebbero jìunto nò i diretti lor vincoli di san-
gue col pio gerarca, ne la esistenza loro in Zara
a queir epoca.
Comunque bia, ctnio ò che la famiglia Fanfo-
gna s' acquistò sempre abbastanza meriti verso la
patria, e tuitudl se n'acquista, con cuore ed ani-
ma da A eri Lalmati, per non aver duopo di cer-
care in un più 0 meno remoto passato un mag-
giore lustro a! suo nome ; nè per sì poco vorrà
11 nostro l'onte adempier la sua minaccia di git-
tare alle tiamme quant'egh con cure sì diligenti e
lunghe raccolse per aggiungere fiori e frondi all'al-
bero suo geuealogko. Quando si nasce d'antenati
illustri, corre dovere di conoscerli e di farli co-
noscere, dice il grande nostro Tommaseo. Di quelli
che cercano distruggere, alterare, sfregiare le nostre
più belle memorie, n'abbiamo fra noi presente-
mente abbastanza; degni perciò della fama di
queir Erostrato, il cui nome non giunse alla po-
sterità che per la luce su lui riflessa dall'incendio
del tempio d'Efeso. Ma queste cose tu, mio buon
I, già le sai meglio di tutti, e quindi è tempo
eh' io ti cessi la noia di questa miay pregandoti
a volermi graziare della generosa tolleranza tur^
un' altra voka, e baciandoti frattanto la mana.
Zara, 12 agosto.
Questa mattina neh'ufficio municipale si è riu-
nito il solito convocato d' alcuni possidenti e dei
capi-villa del circondario per fissare l'epoca in
cui deve aver principio la vendemmia, e venne
stabilito il giorno 9 del p. v. settembre pei scogli,
il giorno 11 pel litorale, ed il giorno 15 pegli
altri villaggi del circondario.
È strano che mentre da taluni si crede o si
finge di credere che i contadini sieno tiranneg-
giati dai proprietarii (ed ognun sa che la cosa è
tutto all' in\ erso) i villici sieno i primi a chiedere
protezione ed aiuto contro chi del continuo dan-
neggia i lori) interessi. Un esempio se n'ebbe que-
st'oggi in cui i capiviila tutti d'accordo ed a gran
voce instarono affinchè dal Municipio sieuo presi
energici provedimenti onde impedire il regolare
furto delie uve. Gli stessi capi-villa pregarono i-
noltre d' essere autorizzati a vietare nei loro vil-
laggi qualunque sorta di compravendita d^ uva pri-
ma dell' epoca fissata pella vendemmia, èssendo che
fino là và ad estendersi questo commercio.
Finalmente e capiviila e possidenti instarono che
le misure le più rigorose per impedire l'introdu-
zione e la vendita delle uve in città sieno e-
messe istantaneamente, e se fosse possibile non
più tardi di dopodomani.
Kon sappiamo quanto frattanto il Mumcipio si
troycrà iu grado di fare, ma sò esso non ci aiuta
0 SKara Agosto Voce
-
itiìiio nK^ '
tiP'l
Pi'pzzo d'assoi'iajiiitiifi in valuta aastriaca per
Zfcra: per un anno fiorini 8; per soi lui^si fiorini i-
per tre mesi fiorini Z. Pel rimanente (Idia Provincia
e fuori: pei- un anno fiorini !) ; por sei mesi fiorini 4
solili 5«; per tre mesi fiorini 2:25. F>er 1' estero, e
pel Lombardo Veneto gii stessi prezzi in nr^-ento, fran-
chi de! porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I snippi e le enmniissioni, franchi delle Hpp^a
postilli, «i (liri^-iifio in Z;ira a \ ineenzo Uuplaneieh Ke-
ilaUorr iieil<i ViK'i' l'u^lKiatiril, e ili aljbuonameiiti, ai
rìeiozii lilirarii tlci si^iKiri rrntclli Battara e Pietro
Abelicii. (»li avvisi ili h linee enstaiio ! fiorino, e 02;ni
linea di più M>ldi ti. La tassa di tinanza resta a earico
dt 1 (Mimiiiittente. Un numero separato costa soidi 10^
Zara 21 agosto.
Atteso da più giorni e da tutti vivamente de-
siderato, giunse fra noi verso la sera dei 19 il
nuovo Arcivescovo metropolita monsignor Pietro
Doiino Maupa.s. Avutasi notizia positiva del suo
arrivo, fino dalla mattina di quel giorno vedevansi
in opera le necessarie disposizioni per degnamente
ric|vere l'illustre Prelato. Quando il segnale della
torre indicò che il piroscafo era in vista, le barche
degli scogh riunitesi in Zara per invito del no-
stro lodevole Municipio, sortivano dal porto e bor-
deggiavano innanzi ad esso, facendo bella mostra
delle loro variopinte bandiere e rammemorando
colla loro forma le venete galee che per tanti se-
coli solcarono questo mare. Contemporaneamente,
fra Taccalcarsi della popolazione, il nostro degnis-
simo ed amato Podestà sig. de Begna comparve
alla marina accompagnato dagU assessori e dai
consiglieri municipali. Allo scoppio dei primi mor-
taretti, che era il segnale dell'approssimarsi del
vapore, la Congregazione municipale ed il Consi-
glio scesero nei scalè appositamente a])parecchiati,
sulle prore dei quali sventolava l'azzurra bandiera
nazionale dalmata, e i cui rematori portavano i co-
lori del Comune, e mossero incontro fino fuori del
I)orto. Poco dopo, fra l'incessante fragore dei mor-
taretti e lo s|)aro dei fucili scogliani, il festoso
scampanio di tutte le chiese e gh allegri suoni di
una civica banda numerosa e bene ordinata, il
vapore tutto pavesato giunse in mezzo al porto,
accolto dagh evviva delle barchette che veleggian-
do lo circondavano e della popolazione stipata sulla
riva. Inchinato a bordo dal Podestà e dallo stesso
invitato, ei prese posto in una delle lande, e giunto
alla riva, venne ricevuto dal reverendissimo Capi
tolo e Clero, dalla Fabbriceria metropolitana e
dalla Giunta del regno. Preceduto dalle bandiere
dei villaggi e dalle livree del Comune che face-
vano strada, ei mosse verso la città con a fianco
il capo comunale. Per via venne salutato da alcu-
ni corpi delle varie magistrature, che si univano al
corteggio numerosissimo, il quale a stento potevasi
fare una via in mezzo a tanta folla di popolo (jhe
riverente e lieto lo salutava incessantemente. La
piazzetta marina era tutta adorna di bandiere, e
dalle finestre pendevano damaschi a varii colori.
Air.ingresso della porta maggiore di san Griso-
gono si leggeva una iscrizione.
Giunto alla cattedrale, orò dinanzi 1' altare del
Sacramento ed a quello di santa Anastasia. Sor-
tito dalla chiesa col medesimo ordine e collo stesso
accompagnamento, passando pella contrada di s.
Elia andò al suo palazzo. Alle ore 8 '/, il corpo
lììunicipale si portò dallo stesso per pregarlo d'ag-
gradire, quale nuova dimostrazione che per sua
cura venne fatta, una serenata della banda mi-
litare, la quale in mezzo ad una fila di torcie por-
tate dai giovani dei borghi vestiti coi loro costu-
mi di festa, rallegrò fino alle dieci di soavi armo-
nie tutta la vasta piazza gremita di gente. Così
si chiuse questa giornata che resterà memorabile
per così beila accoghenza fatta dalla città al suo
nuovo Pćistore, che fornito come è di angelico
cuore e di bella mente, impiegherà ogni mezzo per
migliorare in tutto le sue condizioni ; e sia lode
all'attuale Municipio, che tutto dispose con bel-
l'ordine e sostenne con dignità e con decoro il
posto che dalla fiducia dei proprii concittadini è
chiamato ad occupare, nè fece, come prima era
quasi di metodo, che in luogo di figurare, pareva
non avesse altro di mira che restare iuosseiTato
e confuso.
Alle 11 poi di mattina della giornata di ieri
il Consiglio municipale si portò in corpo a fare
la sua visita officiale al nuovo Arcivescovo, e siamo
lieti di poter riportare il discorso tenuto dal no-
stro Podestà, favoritoci da uno dei presenta che
raccfdte le idee coli' aiuto della memoria dell' o-
ratore, riuscì ad unirne le parole che furono le
seguenti :
"Monsignore
"Il Consiglio municipale di Zara ha 1' alto o-
nore di complimentarla pel suo felice arrivo fra
noi, e di salutare nella persona di V. S. lll.ma
il nuovo Pastore di questa capitale e della sua
vasta arcidiocesi, nonché il metropolita di questo
regno autonomo della Dalmazia.
Sono molti i bisogni di questo popolo e spiri-
tuali e temporali, a cui certamente provederanno
la sapienza, lo zelo e la insigne pietà di V. S.
lll.ma. Tuttavia non le sia discaro, o Monsignore,
se in questa prima occasione il Consiglio muni-
cipale osa particolarmente raccomandare alle sue
apostoliche sollecitudini il clero della campagna,
che vivendo in mezzo alle privazioni d' ogni sorta,
merita tanto riguardo-, e la disciplinare educa-
zione dei giovani leviti, chiamati alia santa mifi-
sione di rigenerare la parte più numerosa della
popolazione pressocchè abbandonata ; e le si e-
sterna la speranza, che come i Vescovi dei pri-
schi tempi, e come fece in più incontri il di lei
predecessore di benedetta memoria, così anche V".
S. lll.ma vorrà proteggere gli interessi temporali
del paese, unendo quasi, se così posso esprimer-
mi, alle angeliche mansioni dell' ecclesiastico mi-
mistero, quelle pure utihssime del civico magi-
strato. Protestandole infine i sentimenti cattohci
di questa città, ed invocando sopra di essa la di
lei benedizione, noi auguriamo con effusione di
cuore ogni bene possibile a V. S. lll.ma, e quali
figh devoti ci raccomandiamo alle di lei pater-
ne cure.,,
Monsignore Arcivescovo visibilmente commosso
peUe cose udite, ringraziò 1' esimio Podestà e lo
assicurò, che egli adoprerebbe tutte le sue forze
neir adempimento degh ardui ed imponenti suoi
doveri, e particolarmente nelle difficoltà dei tempi
presenti; conoscere egh i bisogni spirituah della
diocesi, ai quali coli' aiuto delP Onnipotente procu-
rerà di sopperire nel miglior modo che gli sarà
dato; essere nota la sua affezione a questa città
dove passò la piìi gran parte della sua vita, por
non aver bisogno di nuove assicurazioni del suo
interessamento pella sua prosperità; conoscere e-
gh la religiosità e le pie costumanze del paese,
che ad altri può servir di modello, e che imnnme
lo rese fino ad ora dall'invasione di quello spi-
rito sovversivo che tanto pericolo minaccia ad al-
tri luoghi; ringraziare di nuovo il Municipio pel-
l'accoghenza ricevuta, e raccomandarsi infine al suo
aiuto ed alla sua cooperazione.
Domenica ventura seguirà la solenne installa-
zione; alla sera tutta la città e l'esterno delle
chiese saranno illuminate e già si fanno molti pre-
parativi, ed, a quanto ci dicono, in quella sera fa-
cendo il giro della città, il nuovo Arcivescovo
verrà pregato di visitare la Biblioteca comunatej.
neha qual' occasione, per idea del Podestà, verrà
per la prima volta aperto un libro dei visitatori
di quel luogo, ed il primo nome sarà quello del
nostro amato Arcivescovo, nel dì solenne in cui
avrà presso possesso dell' alta sua dignità.
F. D. E.
Estratto dagli atti della Giimta
provinciale.
1. Chiusa la discussione sul progetto di legge
relativo all' istituzione dei libri fondiarii, la Giunta
determina di stamparlo onde dargli tutta la pos-
sibile pubblicità, e provocare i giudizii di persone
competenti, proponendosi di presentarlo alla pros-
sima Dieta perchè sia eretto a legge provinciale.
2. Fondandosi sullo statuto provinciale che pre-
scrive la convocazione annuale della Dieta, e sulla
necessità che le addizionah provinciali sieno da
questa votate per l'anno camerale 18G2-3; nè bra-
mando ripetere l'illegalità, che per la ristrettezza
del tempo e la forza della circostanze dovette am-
mettersi per l'aimo corrente, la Giunta innalza un
ris])ettosissinio indirizza a Sua Maestà col mezzo
di S. E. il sig. Luogotenente, perchè si degni di
convocare prima del nuovo anno camerale la Dieta
di Dalmazia.
3. Verrà stampata per intero la rimostranza
all' Eccelso Ministro di Stato sulla tutela delle pro-
prietà cam2)estri.
4. Si portano a conoscenza dell' i. r. Luogote-
nenza, anche da parte del Comune di Lissa, de' la-
gni intorno alla mancata definizione delle procedure
per danni campestri, e si domandano prc^^vedimenti
di rigore per vincere questo ormai troppo grave
disordine.
Avendo la Giunta in data 3 luglio u. s., in-
teressata la locale i. r. Luogotenenza a voler pre-
venire con mezzi convenienti, e precisamente con
quelh additati dal §. 344. del vigente codice ci-
vile, il rifiuto delle quote dominicali, che dai co-
loni di s. Cassiano ed altri minacciavasi di ripetere
anche quest' anno, e a conservare lo statu quo del
possesso del diritto di riscuotere da parte della
proprietaria Mensa arcivescovile le dominicali cor-
rispostele mai sempre fin ora, l'i. r. Luogotenenza
rescrisse in data 30 lugho, che il Capitano cir-
colare avea partecipato di aver già prese le sue
misure riferibilmente al niego delle dominicali; che
ciò non ostante erasi ricordato allo stesso Capi-
tano il tenore del sud. §, 344 C. C. e degh ar-
ticoh 22, e 20 dell'ordinanza 19 gennaio 1853,
e disposto affinchè, in quanto ?iel caso concreto si
trattasse del rnantenimenlo e ripristino deli' ordine e
della tranquillità p'ibblica, o dell' impedimento alla
rinnovazione d'atti di resistenza, dovesse il medesimo
agire, occorrendo, anche colla forza, a consegui-
mento dei fini sopramenzionati. Concliiudeva per-
altro l'i. r. Luogotenenza, che riguardo all'assi-
stenza neir esazione in via amministrativa o me-
diante la pubbhca forza delle dominicali rifiutate,
a sensi del ministeriale dispaccio 25 giugno u.d.
non potevasi farvi luogo, imperocché la contesa delle
relazioni di diritto fra proprietario e colono ap-
partengono esclusivamente al foro civile.
Ciò stante la Giunta provinciale si rivolge al-
l'i. r. Ministero di Stato colla seguente
KOTA.
Col suo dispaccio 25 giugno p. p. nr. 18736-
1218 esso eccelso Muistero di Stato si compia-