N. 22. Zara-Sabato 27 Oltobre I8C0. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prexzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno (juesti essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anchs
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono alFrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separalo vale s. 15.
SOMUIAItlO. — Su d'un'' antica vasca battesimale
del museo Correr di Venezia. — Nuovi fatti a propo-
sito di sicure!im campestre. — Corrispondenza musicale.
— Sul libero trasporto dei grani. — Varietà astrono-
mia, educazione. — Teatro di Zara.
SU D' UiY ANTICA VASCA BATTESIMALE
DEL MUSEO CORRER DI VENEZIA
Al chiarissimo signore Giovanni Kufeuijevicli, Presidente
delia^ocietà storica di Zagabria.
10 non so se voi, mio signore, vi ricordiate
d'una discussione agitata, sette anni sono, fra
la Gazzetta di Venezia, quei giornale II Vaglio,
e r Osservatore Dalmato, a proposito dell'iscri-
zione che si legge intorno d'un'antica vasca
battesimale, scoperta allora di fresco in una cor-
ticella del veneto chiostro che tengono i Cap-
puccini al Redentore, e di là trasportata quale
storico interessante ricordo nel civico museo Cor-
rer. Tale vasca, di forma esagona, decorata di
qualche fregio, risale al tempo in cui s' ammini-
strava il battesimo per immersione, e dell' epi-
grafe intera scolpitavi sopra questo è il tenore :
IIEC FONS NEMPE SYMIT INFIRMOS VT REDDAT IL-
LVMINATOS — me EXPIANT SGELERÀ SVA OVOD (sic)
- DE PRIMO SVMPSERVNT PARENTE VT EFFICIANTV —
R CIIRISTICOLE SALVBRITER CONFITENDO TRliNVM PER
- EN^'E. HOC IOHANNES PRESBITER SVB TEMPORE
VISSAS-CLAVO DVCI (sic) OPVS BENE COMPOSVIT DE-
VOTE — IN ONORE (sic) VIDELICET SANCTI — lOHAN-
NIS BAPTISTE VT INTERCEDAT PRO EO CLIENTVLOQVE
svo. —
11 tratto men chiaro di quest' epigrafe, che
destò la contesa detta, era : Johannes presbiter
tempore Wissasclam duci, col quale segnata
Veniva V epoca in cui fu la vasca eseguita, e dal
fiuale facevasi nel tempo stesso palese eh' esser
^lla dovesse di slava derivazione.
. La Gazzetta, nei suo iium. 102 del 1853,
la riteneva del secolo XI o dei primi anni del
XII, e senza punto dubitare che la parola Wis-
sasclavo fosse nome di persona, facendosi a cer-
care chi potesse averlo portato fra i principi di
nazione slava, parevate di trovarne un' analogia
fonica nei nomi dei principi russi Ysiaslaf e Vze-
slaf, vissuti appunto nel secolo XI.
Il Vaglio, tutt' all' opposto, nel suo num. 33
di queir anno, dal vedere bipartita sulla pietra
la parola Wissasclavo in Vissas e Ciano, face-
vasi a credere che, anziché nome di persona,
fosse titolo d' autorità, equivalente a superiore-
capo (dall' illirico msci e glam); che volesse
indicare una rappresentanza collettiva di potere
ecclesiastico e temporale concentrata nel prete
Giovanni, e che con la soggiuntavi parola duci
si volesse dare dell' altra una spiegazione, e quasi
una traduzione nella lingua dell' epigrafe. Tal
brano quindi, secondo esso giornale, non altro
avrebbe voluto significare se non che quella va-
sca fu opera di prete Giovanni, al tempo che
egli era Wissasclavo, ossia superiore-capo, cioè
duce del suo popolo.
Voleva inoltre il Vaglio che con quelle pa-
role ut intercedat prò eo clientnloque suo inten-
desse il buon prete di raccomandare al santo
Precursore sè stesso ed il popolo, rappresentato,
secondo lui, dalla parola clientulo, quasi volesse
dire ''la sua clientela, gli accorrenti al tempio,
"i dipendenti del duce, i soggetti alla diocesi^.
Strana mi parve troppo una siffatta opinione;
e sapendo bene quanto fra gli Slavi, che il no-
me prendono dalla Gloria 0» illirico slava), sia
comune d'applicar tale nome anche a singole
persone, facendone, coli'aggiunta di qualche al-
tra voce, uno composto, di particolare significa-
zione, m'avventurai ad entrare per terzo nel-
Farrinffo, ed in un articolo inserto nel num. 135
dell' Osservatore Dalmalo^ anno stesso, ritenni
colla Gazzetta che Wissasclavo fosse realmente
nome di persona, come l'erano Radoslavo, Dir-
pochissime volte piace '}; opperò per non torvi
quel tempo che con tanta economia dovete u-
sare per il bene comune di questa nostra Dal-
mazia, occupandovi in confutazioni che, se a me
sono giovevoli, al bene publico non portano al-
cun interesse, io dichiaro di mai più incomodar-
vi con simili argomenti.
Quanto potrò lo farò, trattando di cose che
potrete stampare lasciando la critica al tem-
po, di cui non avvi giudice migliore.
Spero che queste poche righe potranno ve-
dere le pagine del vostro giornale, e varranno
così a giustilicarmi presso il pubhco e presso
VOI.
O.
Cose patrie.
Nella chiesa de'MM. 00. di san Francesco
in Zara esiste una lapide sepolcrale senza data
e senza iscrizione, nel di cui mezzo, sopra un
cavo dittico sono scolpite sei pallottole, con-
tornate di gigli: stemma della famiglia Medici. A
chi, e in quale anno fosse sovrapposta, non è
facile a riconoscersi : l'iscrizione fu sgranellata
dallo scalpello, nè ci è a notizia il motivo. Una
memoria per altro del convento dice che tal a-
vello esiste da epoca remotissima in detta chiesa.
Intorno ai tempi di Bianca Capello, sia per evi-
lare un contacio epidemico, sia per dissidii do-
mestici, Camillo di Americo de' Medici, gonfalo-
niere di Firenze, avendo divisato di abbandonare
la patria, si portò su queste sponde, e a Zara,
dove aveva fissata la sua dimora, contrasse nel
1596 matrimonio con Caterina, figlia di Grego-
rio Calcina, nobile zaratino; dai discendenti dei
quali sorse poi un' altra famìglia de' Modici, clic
prese domicilio in Venezia. Gli uni e gli altri
resisi benemeriti della patria novella con militari
servigi e publiche amministrazioni, vennero fre-
giati del titolo di conti, investiti di feudo con
diploma segnato ai 19 di novembre del 1721, e
con posteriore ducale riconfermati nel suo pos-
sesso. Nel 1792 Domenico Vincenzo si adoperò
a comprovare la discendenza dei conti Medici
') Pur troppo! ma noi crediamo non essere in
tale caso. ned.
') Quello che desideriamo da tulli, ed ora spe-
cialìtieide che il gioì nalismo dei capi-laoyhi
di provincia va [come appunto dice un gior-
nale^ ad avere dinanzi a se una bella ed
importante missione, dovendo esso, in armonia
colle nocelle istiluzioni, prendere sotto la pro-
pria tutela quegl' interessi materiali e morali^
dal cui progressivo sviluppo potrà scaturire il
benessere dello stato e delle singole sue parti.
Red.
di Zara dal su rammentato Cnmillo ; come pro-
venissero da Ildebrando, stipite comune tanto dei
rami eh' ebbero la sovranità del granducato di
Toscana, quanto di quelli ch'erano della branca di
Leone XI, e dei prìncipi di Ottajano dì Napoli.
Le sue ragioni trovarono appoggio nella depu-
tazione creata a regolare i gradi delle famiglio
nobili, e con diploma segnato ai 19 settembre
del 1792, e approvato dal granduca Ferdinando,
furono assunti al patriziato fiorentino. Quattro anni
dopo fece pur valere gli antichi diriUi sopra un
canonicato della metropohtana di Firenze, di cui
godevano la gìurispadronanza ex latere clarissi-
mi Lippi, e fu deciso che oltre ai due voti com-
petenti ai granduchi regnanti, venissero devoluti
gli altri alle famiglie Medici di Zara e Venezia.
r. p.
Varietà.
A tranquillare le nostre amabili lettrici (che
anche noi sappiamo d' averne^, le quali forse
alcuna volta avranno dovuto udire qualche
rabbuffo pella moda^ e più spesso poi il rigo-
roso declamare contro la stessa; valga questo
brano rf' un giornale di Milano^ che, dedicato
unicamente al sesso gentde, ai più teneri af-
felti ed ai piaceri della famiglia, accoppia
sempre con dilettevoli ammaestramenti e mi-
nuli ragguagli delle mode del giorno, argomenti
di morale utilità.
Si suol dire che anche nelle cose ritenute le
più futili vi ò sempre una parte seria più o me-
no importante; e bisogna che ciò sia vero. Os-
serviamo ad esempio la moda. Che altro si suol
citare di più frivolo? È la frivolezza della moda
un assioma che a noi soli sarebbe lecito con-
traddire; ma pel fatto, i partitanli di quesl' opi-
nione sono per la più parte persone cui man-
cano ì mezzi per adottare l'opposta. A ben ri-
flettere, la quistione di frivolezza a proposito di
mode è affare^ sì può dir, filosofico. Non è leg-
gera la donna che si dedica all' eleganza della
persona e della propria casa: ciò rivela una ten-
denza gentile, che, se ben diretta, è qualità pre-
ziosa a ricercarsi in ogni donna.
L'avvencuxa del volto e la bellezza delle
forme non bastano ad aquistarsi un amor vero
e durevole: so la donna che possiede qiicslc doli
invidiabili ha abitudini trascurate e si mostra di-
sadorna e poco curante delle apparenze, essa
perde la metà delle sue attrattive. Che se le ap-
parenze ingannano, non è però men vero che
molti giudizi si fondano su di esse, che sono il
primo degli incentivi: occhio non può essere
altrimenti sedotto.
A parte le conseguenze commerciali, lo-
I IL Zara-Sabato IO I\oveinI)re 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
11 Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V, A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per l'annata intera ed anch»
per semestre-, e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
lione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. •— Un numero separato vale s. 15.
SOIWLITfl ARIO. — Proseguimento deW esame sul pro-
getto di un regolamento colonico in Dalmazia, e proposte
intorno al medesimo; (continuazione del num. 23). —
Storia; la battaglia di Curzola. — Fisica di Mose. —
Corrispondenza da Spalato. — Esperimenti e rimedi
pella malattia delle urie. — Corriere della Redazione.
— Annunzio.
Proseguimento dell'esame sul progetlo di un rego-
lamento coionico in Dalmazia, e proposte intorno al
medesimo.
(Continuazione del num. 23).
Io SO bene che si accusano i coloni per
la cattiva coltivazione degli ulivi, ed ho più di
una volta udito alcuni proprietari gridar contro
essi perchè non li zappano due volte l'anno,
perchè non li concimano almeno ogni quattro
anni di buon letame, perchè non eseguiscono
che malamente i grandi tagli che danno a questi
alberi novella vita, e finalmente perchè non li
potano.
Quanto alle due prime accuse rispondo, che
effettivamente io non sono in cognizione se al
presente gli ulivi si sogliano zappare, ed in-
grassare qualmente andrebbe fatto. So peraltro
averne veduti molti e molti di begli, e ira
questi delle giovani piante, che mi piaquero as-
sai. Ne vidi ben anco d'incolti, ispidi, e mezzi
Ira verdi e secchi, talché rattristavano a mi-
rarli: ma ricercandone la ragione, per lo più
trovai, che ciò incontrava allorché il contadino
sveva ipotecata o venduta la sua porzione co-
Ionica. Essendo una delle piaghe della nostra a-
Rricoltura questa facoltà, che hanno i coloni d'i-
potecare 0 vendere i fondi, se i proprietari non
possono fare che s'introducano leggi che ciò
proibiscano, perchè nei contratti almeno non lo
vietano loro, sotto pena della nullità del con-
^''atto, 0 di grossa multa?
In quanto ai grandi tagli, egli è un fatto,
che non si eseguiscono a dovere; ma i coloni
ne sono in parte scusabili, perciocché essi non
videro mai, né mai fu loro insegnato a fare dei
tagli così netti, lisci, e condotti diversamente a
seconda delle varie esigenze delle circostanze,
quali li elfettuano v. g. i contadini di Malcesine
sul lago di Garda: cosa questa, che è men facile
di quel eh' altri può stimare. Di più, mancano
essi dei diversi appositi istrumentì, che a ciò
sono indispensabili; e le scale, delle quali si fa
uso, come sono male adatte per raccorre il frutto
dell' ulivo, lo sono così per compiere i tagli, poi-
ché r uomo sopra quelle non può sempre collo-
carsi in modo da agire liberamente.
È pur vero, che i nostri coloni in generale
non praticano la potatura degli ulivi, ed io pure
un tempo ne li rimproverava; ora panni che
meritino forse più lode, che biasimo. Poiché se
si calcoli quanto tempo, e quanto spendio porti
il mondare ogni pianta d' ulivo di tutti i piccoli
rami, che sovrabbondano, o son languidi e sec-
chi, in questo paese, in cui così scarso è il nu-
mero dei contadini, e così costosa la mano d'o-
pera: se si calcoli che in parecchi luoghi gli u-
livi si battono e flagellano talmente per gettar-
ne a terra i frutti, che rimangono anche troppo
impoveriti di frondi, si resterà ben persuasi, che
nel primo caso la spesa eccederebbe il reddito,
nel secondo caso oltracciò tornerebbe alla pianta
stessa più dannoso che utile il potarla. Capisco
che qualcuno mi griderà forse la croce addosso,
e mi chiamerà retrogrado: ma io confesso di
buon grado, che il bello non mi piace assai, che
quando è congiunto coli'utile, e che non amo
quei progressi, che mi vuotano le tasche e mi
fanno patire la fame.
Quello che sembrami sia veramente e so-
vratutto da biasimare, si é il modo, onde si rac-
colgono le ulive. Poiché con igeale, che non
fanno niente affatto al bisogno, si sale sopra
patrocinio accordato dai nostri ad un tale sog-
getto, che non ne sembrerebbe certamente me-
ritevole.
Anche l'altro facinoroso, e tanto alla pro-
vincia molesto Giovanni Palisna, priore di Vrana,
ebbe non solo molte relazioni con la città no-
stra, ma possedette anche dei beni in essa e
nelle sue tenute. Fa di questo memoria un do-
cumento riferito dal Lucio Qììem. di Traii^ 326),
da cui si raccoglie, che avendo alcuni nobili
zaratini anticipato denaro al priore di Vrana Rai-
mondo di Bellemonle sui redditi delle sue ville
di Boischie e Zablata, ebbero per tale cagione
a sperimentar le violenze del Palisna di lui suc-
cessore, il quale a tanto spingea la baldanza, da
resistere agli ordini dati in proposito dal re Lo-
dovico. Dovettero per ciò i rettori di Zara in-
vocare nel 1381 che rifarsi potessero i detti no-
bili dei crediti loro sui beni sopraccennati, che
godeva il priore nel territorio nostro. Non si com-
prende però se fossero beni suoi particolari, op-
pure di quelli fossero che gli Ospitalieri eredi-
tarono dai Templari, i quali, come vedemmo,
anche presso Zara avevano domicilio.
Dai cognomi degli Ospitalieri segnali nei
documenti surriferiti si riconosce che i più di loro
fossero italiani, avendo il priorato dell' Ungheria
l'ormato parte della lingua d'Italia fino al 1600,
in cui fu devoluto a quella d' Alemagna (Pozzo,
St. dell'Ord., 425) ')•
Ciò fra noi diede luogo ad un lungo car-
teggio per competenza di giurisdizione quando il
nobile zaratino Giulio Grisogono ricercò d'essere
accolto nell' Ordine, che aveva di Malta già preso
il nome. Ritenendo egli che Zara formasse parte
della lingua d'Italia, fece riconoscere le prove
della sua nobiltà dal priorato di Venezia; ma
vennegli apposto che Zara, non tra i confini della
lingua d'Italia, ma si trovava sotto il priorato
d' Ungheria, della lingua d' Alemagna ; il perchè
richiedevasi che le sue prove riconosciute fos-
sero dalla lingua stessa. Il Grisogono a cui a-
vrebbe ciò portato ritardi e spese, ed a cui forse,
come suddito veneto, non conveniva rivolgersi
per conseguire il suo intento ad un estero stato,
ebbe ricorso al pontefice, il quale con suo breve
del 1625, indulgendo alla buona fede da cui fu
esso Grisogono condotto in errore, annuì che le
prove da lui oiferte, ancorché nato fuori della
lingua d'Italia, venissero ammesse nella medesi-
ma, ed egli fosse in quella ricevuto, e goder vi
potesse d' ogni privilegio e diritto.
Tutto ciò raccoofliesi da alcuni atti relativi
a questo negozio, che si trovano riportati nei
registri del Consiglio nobile di Zara, esistenti
ora neir archivio municipale, e sono ;
9 Lingue nello siile dell'Ordine si dicevano le
Provincie in cui era esso diviso:
1. lettera deL gran maestro di Malta frate
Antonio de Paula, dei 14 agosto 1628, conte-
nente un decreto magistrale ed un breve ponti-
ficio del 1625, dai quali si rileva che le prove
di nobiltà del Grisogono dovevano essere rac-
colte nelle città di Zara e di Spalato, ma che
da papa Urbano Vili venne trovato abbastanza
di raccorìe in Zara soltanto, e che il pontefice
stesso gli accordava il termine d' un quinquennio
per presentarsi ad assolvere il noviziatico, ed
emettere la professione, concedendogli frattanto
di vestir l'abito e portare la croce dell' Ordine;
2. altra lettera del gran maestro suddetto,
dei 17 agosto 1628, contenente altro breve a-
postolico del 1625, con cui lo stesso Urbano
Vili concede al Grisogono d' essere considerato
come appartenente alla lingua d'Italia, etiam si
extra limites dictce linguae natus sif. {Continua)
a, ITerrari Cuyilli,
MBMOG^MAFIA.
DI LUIGI RICCI E DELLE SUE OPERE
MEMORIE
per E. Vincenzo Dal Torso.
Trieste, per cura dell' autore editore.
Il mondo musicale, nonché la sola Italia,
deplorarono mesi fa V immatura perdila di Luigi
Ricci, r illustre compositore che arricchì il patrio
repertorio di tanti svariati lavori, monumento allo
splendido ingegno, che riscaldava l'inspirazione
feconda. E di questo egregio, strappato alle glo-
rie del suo paese e all' affetto dell' ospitale Trie-
ste, Vincenzo Dal Torso tesseva non ha guari
un assai commendevole biografia, publicata in
Trieste, e di cui ci duole veramente di muovere
tarda parola.
Il sig. Dal Torso, nobile ingegno, sviscerato
d'ogni manifestazione dell' arte, scrittore felice
e amico al Ricci, fece assai bene con questo
suo lavoro di prevenire altre publicazioni ches«
questo argomento sarebbero escite senz' altro
copiose di numero, ma inferiori al soggetto.
Lo scritto di cui teniamo parola non è un
semplice cenno biografico, non iscorre con sa-
perficialità, non irrompe in esagerazione d en-
comio, ma sorretto da erudizione non com«"^^
acceso d'affetto, offre con isplendidi particolari
tutte le varie fasi che compongono la vita o®
grande maestro. • ,
S' apre il volume con una prefazione, in
la modestia dell' autore commettesi con modi as-
sai eletti alla cortesia dei lettori. .
Seguono sei capitoli, che compendiano
varia vicenda del Ricci dal primo suo n^sce
fino alla tristissima finei
26. Zara-Sabato 24 Novembre im. Anno I.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
iella Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Pannata intera ed anch*
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale 6. 15.
SOÌTITIABSIO. — Proseguimento deW esame sul pro-
getto d" un regolamento colonico in Dalmazia e proposte
intorno al medesimo; (continuazione del nim. 24.) — /
Templari e gli Ospitalieri in Dalmazia; frammenti sto-
rici (continuazione del n. 25). — Economia rurale.
Bibliografia. — Poesia. — Varietà.
Prosepimento dell'esame sul progetto di un rego-
lameato colonico in Dalmazia, e proposte intorno al
medesimo.
(Continuazione del num. 24).
' Ho parlato un poco a lungo dei servigi resi
dai coloni alla nostra agricoltura, ma non a caso,
e parmi non fuori di luogo, chè importava assai di
fare ad essi un po' di giustizia, mettendo in chia-
ro le loro benemerenze, perchè queste poco si
conoscono, o meglio non si vogliono conoscere,
mentre così bene si sanno tutte le loro mancan-
ze e i difetti; e perchè il fin qui detto potrà
servirmi di base a quanto sono per trattare, ed
'1 primo luogo alla dimostrazione della compro-
prietà dei coloni, la quale risulterà splendidamente
da quanto ora dirò.
Se due o più persone pongono insieme va-
fie cose per dividerne il prodotto, che ne deri-
da? La comproprietà. E ciò è chiarissimo, stan-
lechè ogni cosa è di colui che la pose, e per
essere stata unita ad un altra cosa non può ces-
sai'e di essere sua. Egli è questo uno di quei
^eri, che splende così all' intelletto, che 1' uoni
Ora, venendo a noi, se più persone stabi-
liscono di formare una società colonica, metten-
<iovi ciascuna di esse le tali determinate cose
per dividerne il prodotto, quale ne sarà il risul-
'amento? A chi apparterranno dette cose? Prima
•^lie fossero unite, innanzi che formassero un solo
'i^lto, esse erano di assoluta spettanza di quel
®ocio, che assunse F obbligo di porle in società:
ognuno mette in società il suo, ed è impossìbile
che vi metta ciò, che non gli appartiene: Nemo
dat quod non habet. II socio proprietario assunse
di dare il fondo nudo e spoglio di tutto, e non
più, in generale. Il socio colono si obbligò di
porvi viti, gelsi, ulivi, concime, strumenti rurali,
d'erigere muri, d'impiantar siepi, e d'impiegare
insomma tutti i mezzi necessari per rendere di
quel terreno incolto un campo produttivo ; tan-
toché il capitale posto dal colono è spesso mag-
giore di quello conferito dal proprietario, ed al-
cune volte ne è fino il doppio ed il triplo. U-
nite poi insieme tutte queste cose, che sono di
pertinenza di più individui, che ne conseguirà?
Che essi saranno comproprietari di quella cosa
complessa, che risulta dalle singole cose, che
prima erano di assoluta proprietà dell'uno o del-
l' altro.
Che questi soci sieno comproprietari, e presi
tutti insieme come formanti una sola persona,
un sol corpo, costituiscano il vero, assoluto pro-
prietario, risulta essenzialmente da ciò, che essi
potrebbero liberamente disporre di quel bene co-
me meglio loro piacesse, venderlo, donarlo, per-
mutarlo. Questo non si può negare, perchè sca-
turisce dall' esercizio di quella proprietà, eh' e-
glino hanno. Se questa non è reale comproprietà,
al mondo non sorse mai quel sole che vide la
comproprieià.
A qualcuno sembrerà per avventura c(i'io
insista troppo sulla comproprieià; ma io il fac-
cio perchè, come dissi ancora, questa è l'idea
madre, è la base, il fondamento di tutto 1' edi-
ficio del regolamento colonico; e perchè ho de-
gli oppositori forniti di menti sagacissime, e quindi
è mestieri che faccia ogni sforzo per garantir
questo vero dall'errore. Questi oppositori sogliono
specialmente appoggiarsi al § 1103 del codice
civile, per provare che il colono non è com-
proprietario del fondo che coltiva. Ma pel sud-
detto paragrafo il contadino non ha veruna prò-
I 27. Zara-Sabato i Decembrc 18(»fl. Anoo I.
DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel reslo
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 Y. A. Potranno questi essere pag--a[i da Gennaro 1861 per Tannala intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domiciliai
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con, lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
Prossimo essendo a compirsi l'alliiale periodo d'associazione a queslo giornale,
la Redazione:
pregare que'pochi de'suoi signori Associali che trovansi ancora in rilardo del pa-
gamento pei selle mesi da giugno a lulto decembre 1860, di volerne avere me-
moria ;
invitare alla nuova associazione per fanno 1861, nella misura degl'importi so-
praindicati, cioè di fior. 5 s. 40 v. a. per Zara, e fior. 6 v. a. per fuori, pagabili
0 per l'intera annata, o per semestre anticipato; prevenendo che saranno ritenuti
quali Associali anche per lutto l'anno venturo tulli quegli attuali, che prima del
prossimo gennaro non avessero dato avviso contrario.
deve
1.
2.
— Una speranza in fiore. — I Tem-
plari e gli Ospitalieri in Dalmazia^ frammenti storici
(continuazione del n. 26). —Corrispondenza, di Ragusa.
•—• Legislazione. Sintesi generale della scienza e delia
legislazione di finanza; cenni preliminari. — Teatro di
Zara. — Supplemento.
Una spcri?.iiza in fiore.
Se io non temessi di vedermi saltar su tanti
e tanti, i quali mi darebbero sulla voce, questa
volta vorrei fare un magnifico elogio alla spe-
ranza, e dire di lei sì belle cose, che in parte
la compenserebbero del molto male che dei fatto
suo si dice pel mondo.
Perchè quella che di presente sorride a me,
e a coloro che non per anco torsero gli occhi
dall' avvenire, è sì bella, sì aiiguriosa, che par-
lili impossibile non sia per attenerci una pro-
messa solenne eh' ella ci fe'.
Si tratta, nientemeno, che d'una legge a-
paria, la quale garantisca i proprietari contro
i danni campestri, rivendichi l'onore del nostro
distretto, al quale infmo ad ora si affibbiava, e
"on a torto, il non invidiabile qualificativo di
barbaro.
Io stimo che, come non vi può essere de-
siderio più vivo, più ragionevole di queslo in
lutti coloro che possiedono qualche palmo di
terra, da cui hanno il dovere e il diritto di ri-
cavare il massimo utile; così del paro non v'ab-
bia speranza meglio fondata di vedere attivate
di ener^riche misure in proposito, le quali assi-
curino quesf utile, tutelandolo rimpetto all' invete-
rata prepotenza di certi usi, o meglio abusi, i
quali si stabilirono e organizzarono sotto T egida
della ragion del più forte, e di quella dell' im-
punità.
Ogni troppo rompe il groppo, e bisogna fi-
nirla una volta.
Ritengo che la camera di commercio, die-
tro mozione del si^. Pietro Abelich [O.^serimtore
Dalmata n. 119, Voce Dalmatica n. 11), il quale
senza ambagi, senza tergiversare, mise in ri-
lievo l'urgenza di queslo bisogno, chiamandovi
sopra r attenzione degli altri membri, si sarà
occupata intorno a questo punto come il più
principale; e già a quest'ora anche da parte sua
qualcosa dovrebbe venir fuori.
Quello però su cui non vo' errato si è, che
il sig. avv. D.r Ghiglianovich estese un progetto
in proposito, il quale da un mese a questa parte
circola fra le persone più ragguardevoli della no-
stra città; e bendi' esso tardi di soverchio al
nostro desiderio di vederlo alla publica luce per
salutarlo e fargli de' buoni augurii, non andrà
i\. 31. Zara-Sabato 29 Decembre 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V, A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno (jiiesti essere pagali da Gennaro 1861 per Pannata infera ed anche
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagfheraano
•»er tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — 1 paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli" indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
Prossimo essendo a compirsi l'allnale periodo d'associazione a questo giornale,
deve la Redazione:
1. pregare que'pochi de'suoi signori Associali che trovansi ancora in ritardo del pa-
gamento pei sette mesi da giugno a lutto decembre 1860, di volerne avere me-
moria ;
2. invitare alla nuova associazione per l'anno 1861, nella misura degl' importi so-
praindicati, cioè di fior. 5 s. 40 v. a. per Zara, e fior. 6 v. a. per fuori, pagabili
0 per l'intera annata, o per semestre anticipato; prevenendo che saranno ritenuti
quali Associati anche per tutto l'anno venturo tutti quegli attuali, che prima del
prossimo gennaro non avessero dato avviso contrario.
SOUIflilRIO. — Sulla lingua deW istruzione ; opi-
nioni e pensieri — Biografia del cavalief&^^atmi
Obradich Bevilaqua. — DeW alfabeto da usarsi^agli
slavi meridionali. — Indirizzo al sig. conte Borétk del
sindacato di Stretto. — Corrispondenza di Sign.
Ragioni degli slavi e degrilallaiii in Dalmazia
rispeìlo air ordinamento della linpa neir istruzione.
Opinioni e pensieri.
Lo dico senza esitazione, senza sut-
lerfugi, senza velo, con queir ar-
dore e quella franchezza, con cui
lo sento, e con cui deve parlare
ad nomini generosi chi si stima
non indegno del loro commercio.
Gioberti, hitrod. allo stadio della filosofia.
Allorché nel 1858 veniva dilTiisa la mini-
steriale disposizione: "in oo-tii scuola doversi in-
"^cominciare 1" istruzione nella linirua nativa dei
^•fanciulli, ed esser le scuole illiriche dehitainente
"da distinguersi dalle italiane,,, io me ne ralle-
grai come figlio che scorge giorni migliori per
la povera madre, ancora languente in lungo du-
rissimo esigilo.
Gli ordinariati ed I dipendenti organi ammi-
nistrativi, rispondendo alle diniande contenute nel
decreto relativo, non mancarono di manifestare
all'unanimità, per quanto io sappia, la opinione:
che la lingua illirica, nonché introdurre, fissare
si debba quanto prima come lingua dell' istru-
zione nelle scuole popolari della provincia.
Passarono da quel tempo due anni. Final-
mente sotto la data 4 ottobre u. d. vedeasi or-
dinato: "che coir aprirsi del presente anno sco-
"laslico 1860-61 in tutte le elementari minori e
"nelle ausiliarie venisse definitivamente impiegala
"la illirica siccome lingua dell' istruzione,,. — Ci
veniva inoltre fatto sapere aversi consultato le
direzioni sul modo che si potrebbe anche presso
le capo-scuole a fianco dell' italiano introdurre lo
illirico insegnamento.
Come ripetute volte io scrissi di già in que-
st'istesso giornale, il nostro popolo è grande-
mente bamT)ino in civiltà 1 Fa duopo quindi con
energica risoluzione aiutarlo, perchè sorta dal-
l' ontosa infanzia, e surga confidente alla con-
quista del proprio incivilimento. Uopo è d' asse-
condarne gli sforzi, ed ogni opera sorreggere che
cerchi cavarlo da quella fatale inerzia, che la
turpe ignoranza, un ozio abituale, e forse la lun-
ga e spessa consuetudine col vicino mezzolunato
barbaro, gliela fecero quasi seconda natura di-
ventare, e passar in sangue e vita. Egii è me-
stieri di confortarlo, perchè poco a poco s'in-
duca al continuato lavoro, alla previdenza, alla