AMO III.
Si publica ogni giovedi. II prez-
zo annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
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LA DALIHAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
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Zara dai proprielari, fuori da
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Giovedi 28 Ottobre 1847,
Contenuto. Una predica di dieci minuti. fine. — Studii sugli slavi. —
Lettere Adriatiche VII. fine. — Propagazione de' gelsi in Dal-
mazia. — Sulla necessitá di un magazzino erariale di sale al
confine dalmato croato ottomano in Dalmazia fine — Eco de' gior-
nali. — Zara.
UNA PREDICA DI DIECI MINUTI.
(Fine.)
Ed egli dopo pochi momenti di riposo proseguiva:
— Ma , direte voi, é il pane della parola di
Dio che aspettiamo con impazienza; perché mette-
re a prova il nostro zelo? Ebbene! Dio ha posto
sul mió passo un'intera famiglia che attendeva il
pane della caritá; un fanciullo che moriva dalla mi-
seria presso il padre sul letto dell' agonia; una ma-
dre che la sciagura trascinava a dubitare della pro-
videnza divina! E per un folie rispetto di mondo
avrei dovuto io torcere il passo da quel luogo di
patimento senza dar mangiare a chi mancava di pa-
ne, senza dar conforto all' affütto? E tutto ció per
blandiré il vostro orgoglio e la vostra impazienza ?
Ah cadete tutti in ginocchio e chiedete perdono a
Dio, o piuttosto o ricchi colpevoli, ricchi, che Dio
nella sua collera all' ora dell'estremo giudizio scac-
cerá famelici dalla mensa della salute, fate cadere
su Lazaro le miche del vostro banchetto, affinché
una voce si levi in vostro favore quando la tromba
deir angelo vendicatore fará nell' immensitá dell* uni-
verso risonare quel grido tremendo, che i morti ri-
sveglierá e ghiaccerá i colpevoli di spavento : 1'estre-
mo giudizio!
Con quest'enfasi improvisando continuava a ram-
memorare il finale giudizio, e la domanda che il
tremendo giudice fará; ove é il ben che faceste ?
rappresentando coi piü vivi colorí la confusione e
T angoscia de' dannati.
— AfFrettatevi, disse, un mezzo solo é in vostra
mano per placare il giudice, la caritá.
Pronunciato il breve suo discorso, cadde in gi-
nocchio, e coprendosi colle mani la faccia, rimase
per brevi istanti meditando quanto aveva detto. Rial-
zatosi videsi attorniato da uomini che s' eran fatti
ricoglitori delle elemosine, che ciascuno dell' uditorio
voleva largire, ed in pochi minuti una bella somma
si trovo ammassata, cui confidó in deposito al paro-
co togliendone parte per B colla quale si di-
resse verso 1'abitazione dell'artista. Ma tutto ad un
tratto un nuovo pensiero gli fe' cambiare di strada,
ed a piedi com' era s' avvió verso Y ....
Fra gli uomini che consacrano la loro vita in-
tera all* adempimento d'un'alta missione , s'incon-
trano alie volte tali fanciullagini, che presentano a
prima giunta uno strano contrasto coll' austeritá del
loro carattere; Richelieu saltava a pie pari coutro
le pareti delle sue stanze, Newton si divertiva la
sera a batter a tutte le porte per ridere della col-
lera di chi veniva ad aprirle.
II nostro buon prete pure aveva le sue fanta-
sie, ed ora trovava un immenso piacere, e metteva
la più grande importanza onde i disegni che voleva
mandar ad effetto, per assicurar la felicita di Luisa
e di Francesco, restassero circondati da un perfetto
mistero. Tenne dunque con cura celato che il suo
pensiero fosse di porli per sempre al coperto dalla
miseria, e l'indomani si contentó di recar loro il
rimanente del prezzo, slabilito peí quadro il di in-
nanzi ; e compiacendosi di questa menzogna inno-
cente fissó il soggetto, le dimensioni e il tempo al
termine del quale il dipinto doveva esser consegnato.
II pittore alzava con gioia la fronte pallida e scarna
alFidea di tornare ai pennelli e sul viso di Luisa
ristorata da un sontio non agitato dal cupo fan-
tasma della miseria, era tomata a splendere la con-
sueta serenitá.
Poco danaro era bastato a cacciare la dispera-
zione e la malattia ; e il predicatore gustando una
dolce soddisfazione peí cambiamento che vedeva ope-
rato con tanta prontezza, vieplù si confermó nei
suoi misteriosi disegni.
In capo a otto giorni Francesco era in grado
di passeggiar per la camera, e respirar dalla fine-
stra un po'd'aria libera e pura; al benefattore sem-
bró che fosse il momento di fare alia buona fami-
glia la sorpresa che giá da una settimana le prepa-
rava con una compiacenza paterna.
— Ora poi, diss'egii, che siete capace di soppor-
tare il moto del legno, voglio condurvi a respirare
un po'd'aria di campagna ; anderemo da un mió a-
mico che ci riceverá, ne son certo, cordialissima-
mente , se la mia proposta viva a genio, dimattina
io vengo a prendervi con una carrozza. Che ne di-
te eh?
È un progetto incantevole! esclamó Luisa.
— L' aria di campagna terminerá la mia con-
valescenza, soggiunse Francesco.
— Dunque siamo intesi; dimattina alie otto io
son qui, affine di giungere prima del caldo.
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Giovedi 4 Novembre 1847.
Conienuto. 11 Ratto. — Intorno agli scavi di Salona, — Archeologia.
— Bujovich. fine. — Proprietà eampestri. — Eco. — Notizie
commerciale
IL RATTO.
In un'angusta via di ,L .... esisteva , ed esiste
forse tutt' ora un'osteria, in cui solevano convenire
persone di servigio, e F albergatrice délia quale rice-
veva in deposito e danari dei servi, ed oggetti tra-
fugati ai padroni, e più altre cose d'illecita prove-
nienza.
Tra i soliti avventori di questa classe di gente
aveavi uno, che era senza servigio, eche attendeva
l'occasione di trovarlo; il suo nome era Griffi, da
un anno vagabondo per la città, da zotticone dive-
nuto furbaccio per eccellenza. Frequentava quell' oste-
ria da 6 mesi circa, e di spesso abboccavasi con un
suo camerata, Pacati, le cui massime scelerate , se
Griffi non avesse temuto il patibolo, avrebbero fácil-
mente presto messo profonda radice nel suo cuore ;
tuttavia il clanaro, che rubando si procacciava il pri-
mo, veniva amichevolmente speso tra i due — Scor-
se del tempo prima che si decidessero a qualche at-
to di mariuoleria, quando un giorno, entrato nella
chiesa di zeppa di gente, si ferma in un ango-
)o, dove trovavaSi- seduto un signore con a franco una
damina, air appareuza amendue di elevata condiziones
La sua attenzione fu rivolta alla scatola d'oro cesellata,
che il gentiluomo di tratto in tratto cavava dalla sac-
ceccia , e sul cui coperchio vedevasi ritrattata in minia-
tura persona femminile — Sovvenendogli il modo con
cui Pacati si sosteneva agiatamente, sebbene senza ser-
vizio, dopo d'aver esitato non poco di appropriarsi
quella scatola, alla fine riusci con tutta la bravura
a levarla dalla saccoccia. Il proprietario, senza av-
vedersene, usci di chiesa, ed il ladro risorse alla
osteria fiduciandosi, che nissuno l'avrà veduto in
quell' operazione. Pero come era tímido di natura,
non oso millantare la prima sua impresa al Paca-
ti, ma compreso da quell'inquietudine che è compa-
gna del primo delitto, cercó di coricarsi per tempo,
vestito come era, e ció per 1' única ragione di esse-
re pronto a darsi alie gambe quando occorresse.
Scorsero più ore della notte senza che potesse chiu-
dere occhio, ma la fatica morale gli procuro final-
mente il desiderato sonno, interrotto e travagliato
da imagini tristi, da accidenti tragici, di arresti, di
condanne, e simili distinzioni pubbliche. Griffi sbigot-
tito voleva gridare, nia accortosi dell'improprietà di
( quel tentativo, cerco di soíFocare la voce, e di at-
tendere quanto voleva dirgli, destatosi a quel sogno,
uno sconosciuto, che col dito al labro g? imponeva
silenzio. Griffi non era il solo in quella stanza , che
l'ostessa per maggior suo vantaggio ricoverava in u-
na stessa camera da 4 a 6 persone. II forestiere fe-
ce cenno al Griffi di seguirlo, e di fatti ubbidi, ac-
compagnando lo straniero nella sala da mangiare,
dove la padrona attendeva la partenza degli ultimi
commensali.
— Che sia questi il Griffi? chiese lo sconosciu-
to alia padrona — Si, é desso, ella rispóse. — La-
sciateci soli, disse egli, che io devo intendermela
secolui — Rimasti soli: — Mi conoscete voi? chie-
segli lo straniero. — Non signore , — rispóse Grif-
fi tremante, — questa é forse la prima volta, che mi
vedete. — Credo di si, probabile del resto, che voi
non deste bada a me, quando altre volte ci trova-
vatno in compagnia, od in qualche adunanza. Se
per esempio in chiesa aveste girato lo sguardo per
le gallerie, lá voi potevate avermi veduto. — (Sudor
freddo lo colse a queste parole.) — Da quel luogo
appunto io osservava i vostri movimenti. Sapevate
chi erano quelle due persone che erauo sedute presso
di voi? — Non signore. — Credo bene; quegli era
il nuovo podestá con sua giovine moglie , signor ric-
chissimo, padrone di numeróse navi, che solcano
tuttl i mari, nemico acérrimo de'contrabandieri , si',
che diede ordine ai suoi capitani di affondar piutto-
sto la nave che arrendersi ai corsari. Potete fácilmen-
te arguirne, che nella sua qualitá di giudice sa ben
puniré i mariuoli ed i ladri. Or questo signore abbiso-
gna d'un cameriere, e se egli non suole pagare piú di
20 fiorini di mercede, la vien compénsala generosa-
mente con incerti, donativi ecc. che rendono forse,
quanto il soldo mensile. Spero che non rifiuterete un
collocamento cosi vautaggioso; e vi forniro all* uopo
di necessarii certificati. Mi prometteíe voi di compor-
tarvi da servitore fedele, onesto, ubbidiente e gra-
to? — Griffi sorpreso a queste proposizioni e cosi
vantaggiose, credeva di soguare tutt'ora, o di esse-
re in presenza d' un commissario di polizia, che per
tal modo si prendeva a beífarlo prima di farlo pas-
sare ad un luogo di sicurezza, e non aveva percio
lena di rispondere. — Pensate forse — chiese T in-
cógnito — a rifiutare questa mia oííerta? Ritenete,
che io non intendo di prendervi a gabbo; scegliete
fra le due; o collocatevi al servigio che vi offro, o
AÜIBO m.
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Giovedi 11 Novembre 1847.
Contenuto. 11 Ratto. — Rivista slava. — Lettere Adriatiche VIII. —
Eco de'Giornali — Teatro — Zara — Spalato — Nominazioni.
IL RATTO.
(Continuaaione.)
— Moglie mia, disse il podestà, avevo perdu-
to la scatoia col tuo ritratto, ma fortunatamente
la ho pur anco trovata senza spesa di sorte.
— Forse nel ventre ^di qualche pesce, come
Policrate, tiranno di Samo, riebbe il suo anello?
— No, cara; la scatoia mi giunse accompa-
gnata da questo viglietto. — Signore, i o era sul pun-
to di annunziare col mezzo délia gazzetta il rinve-
nimento d'una scatoia d'oro, allorché mi cadde
sotto Tocchio la publicazione d'un cenno, che ella
ae aveva perduto una ; ed eccogliela. Provo non
poca contentezza nel potería servire: sarei venuto a
recargliela in persona, se la fretta della partenza
Don me 1' impedisse — Spero che il servigio sarà di
suo aggradimento ; e se vorrà mai usarmi un tratto
di riconoscenza per questa tenue attenzione, non chieg-
go altro, che ella voglia interessarsi a pro del mió
camerière Griffi, latore della presente, servitore bra-
vo ed onesto, il quale appunto ebbe la fortuna di
trovare questa tabacchiera. L'assicuro, che sarebbe
offesa alia delicatezza di questo famiglio, se ella gli
offrisse in dono alcun che, attenderá solamente dalla
sua generosità un collocamento, sendo io da affari
chiamato ad allontanarmi ecc. Cavalier di Laserra.
— Affé, questo forestiero è molto córtese.
— Non v'ha dubio — ed in fatti Griffi rifiu-
to 20 e per fino 5o fiorini di mancia.
— Perché non 1' hai preso al tuo servigio ? chie-
se la signora.
.— Mi dimenticava di dirtelo, 1' ho fatto —
II podestà era affollato da faccende, ció nulla
Qieno nè trascurava sua moglie, né verso di lei
si mostrava indifférente. Conosceva bensi di non a-
ver soddisfatto a Lutte le promesse, che le aveva
fatte prima di condurla all* altare, ma non percio
dubitava della virlù di lei» La signora si faceva ve-
dere raramente in publico ; trovavasi paga della sua
condizione, e perché faceva parte della più ricca
famiglia della città, e perché suo marito era in gra-
do per le sue cognizioni di salire più alto» Chi non
troverebbe cosi e lusingato e soddisfatto l'amor pro-
prio ?
Il podestà intanto era sempre agitato da certi
presentimenti di disgrazie ; accoravasi di non poter
avere un discendente ed erede del suo nome ; e —
10 sono ogni giorno — diceva tra sé, alie prese coi
venti, colle onde, coi corsali, e temo non forse
la fortuna ail' impensata mi volti le spalle. Parmi,
come se tra poco dovro perdere una nave, e che
11 terribile corsaro Dallaquila predi la mia bella na-
ve, la Carolina, come poco manco, non gli riuscis-
se il colpo T anno passato. Questo scellerato si ficco
in capo di perseguirmi, che anzi ebbe l'ardire di
farmi sapere, che non avrebbe omesso di starmi al-
ie spalle, e che giuro di strapparmi la più bella pen-
na delle mie ali. Sono obligato percio di non perder
d'occhio mai i miei capitani, e le loro ciurme ; di
mia moglie non devo temere.
Quantunque il podestà pensasse di questa ma-
niera , non poté soffocare una certa inquietudine in-
terna , qualche ruzzo di gelosia della moglie, che
pero egli cerceva di soffocare in ogni modo per non
offenderla.
Sarà stato per la durata d' un mese circa, che
¡J. podestà veniva guardato da vicino e seguito da
uno sconosciuto, sia che andasse colla moglie al
passeggio, ai teatro, in chiesa o in qualsivoglia al-
tro luogo di publico convegno. Ma chi gli stava
alie calcagna non era sempre lo stesso individuo ;
sembrava anzi vi fosse una cospirazione di più per-
sone , le quali pareva abbiano avuto il carico di e-
splorare ogni passo dei due conjugi, e singolarmente
quando il podestà usciva di casa.
Più volte gli tocco di scorgere presso la sua
abitazione, e tardi a sera, un tale che passeggiava
su e giù , e di tanto in tanto guardava sulle finestre.
Queste e più altre circoslanze ingenerarono nell'a-
nimo del podestà un po'd'inquietudine in fatto alia
condotta di sua moglie, ragione per cui cerco di
cattivarsi l'attaccamento del nuovo servitore Griffi,
a fine di poter col mezzo suo rilevare ció che occor-
resse di sapere. —• Sono soddisfatto del tuo servigio,
gli disse un di il padrone, e nutro lusinga, che tu non
avrai motivo di lagnarti di me ; guarda a sorvegliare
attentamente tutto quello che succédé in famiglia,
allor che io me ne allontano. Le lettere che giun-
gessero al mió indirizzo le porrai sul mió scrittojo,
quelle poi dirette a mia moglie, le cousegnerai non
già alla cameriera, ma in mani proprie della padro-
aa : bada pure alie visite, che giungessero, sia che
queste riguardino me o la signora. Ho veduto più
causare il destino della Dalmazia. Cairo giunto al-
T ápice deir inciviliraento , cesso nel 151 -j di essere
la capitale del mondo est-arabico: sebbene solo da
un secolo lo spirito e la dollrina di Makris e di
Ibn-Chalikan avessero recato lustro a' suoi tribunali,
e la moschea di El-Keri, ultima dei sultani Mame-
lucchi, mostró, benchè in minore mole, che per an-
co non era sparito il gusto di un Mojed e di un
Sultano Hassan. Ma efíetti ancora più desolanti che
in Egitto avrebbe avuta in Italia la comparsa di un
nuovo Totila, in questa patria di Tiziano e Michel-
angelo, che allora appunto veniva desta dalla not-
te di 5oo anni di barbarie senza gusto , ad una nuova
e magnifica vita di scienze e di arti. Ci è impossible
misurare gli effetti della difesa di Vienna sul progresso
deir incivilimento europeo. Lo stesso dispotismo in-
terno di Venezia che noi siamo cosi pronli a condan-
nare , era duro scompagnare dallo spirito guerriero
che allora tutto reggeva , e la cui attmlá non inten-
deva che schermire il giogo che minacciava 1' Eu-
ropa.
Venezia dal 1521 al 1661, tranne le isole e
le mura di Zara, Sebenico e Spalato, non poteva
vantare un dominio rassodato in Dalmazia. In que-
st'ultimo anno fu conchiusa finalmente anzi rappat-
tumata una pace fra il Sultano e la República, e
dopochè dai veneti fu nominato un Nani qual commis-
sario per tracciare la linea di confine, le terre ce-
dute alia república furono segnate con un limite cjie
appellasi linea Nani, ed oggidi Vecchio acquisto.
IL debellamento dei Turclii, nel secondo assedio di
Vienna del 1684, e 1'evacuazione dell'Ungheria che
ne segui, produssero un'immensa impressione mo-
rale sulle rive dell' Adriático. I Veneziani con gran
successo addentraronsi n<l montano della Dalmazia:
il generale Cornaro prese Sign , Knin ed allre piaz-
ze importanti, il proveditore di Zara Mocenigo
tracció dopo la pace di Carlowitz, avvenula nel
1696, una nuova linea di confine; questa linea Mo-
cenigo circoscrive il cosi delto Nuovo acquisto e
contiene in se l'alla Dalmazia, eccetto una lunga
lista di terreno prossima all' Erzegovina di cui Imo-
schi é ora la capitale. Quest'ultima parle fu ceduta
nel trattato di Passarowitz 1' anno 1718 e chiamasi
Acquisto nuovissimo.
I romantici altipiani della Dalmazia e delle val-
late soprastanti alla Cettina ed alia Kerka formano
nei loro aspetti fisico-geografici un'altrettanto strano
contrasto colle terre di marina, quanto i veri mor-
lacchi coi Dalmati del vecchio acquisto. Breve ma
grandioso è il corso della Kerka : scalnrendo dalle
caverne delPalta Dinara, anzichè fiume è una serie
di lagbi alternati dalle più vaghe cascate, quasi il
fiume formasse la scala gigantesca di un Titano che
ascende il monte. L' ultima geologica rivoluzione delr-
la Dalmazia deve essere stata ben rimarchevole: dá
pertulto zampillano da misteriosi visceri e spontanee,
larghe masse di aqua che perdonsi in modo del pa-
ri misterioso. II fiume che inaffia le pianure della Li-
ka al di là del Velebich, s' avvalla in un' immensa
vorágine, donde poi s'insala nell'adriatico, dopo a-
vere percorsa una catena di montagne alte 4, 000
piedi. Vario è l'aspetto della vegetazione come nella
costa. Quando al principiare dell'aprile di quest'an-
no abbandonai Salona, gli alberi s'erano coperti di
fronde. L'aloe copre la costa e le isole, e la palma
alligna in Traù, Spalato e Lésina, ma non frutta.
Trovai per lo contrario sulla Cettina superiore e
sulla Kerka il clima e la vegetazione germanica : gli
alberi non aveyano ancora aperte le gemme, ed uno
slrato di neve imbiancava le montagne, solo il
desialo verde dei pascoli rimpiazzava gli scogli bru-
no-chiari ed i verdastri oliveti sui pendii della costa
adriatica.
Poche e fra loro distant! sono le citlà. Sign è
una piazza ben costrutta ed agiata , comechè punto
da cui partonsi a Travnik e Serajevo le manifatture
destinate da Trieste per la Bosnia. S' ebbe tema che
1'attivazione'd'una carovana a Spalato farebbe quel
porto sede delle spedizioni.. Ma solo quando torneranno
le cose al loro naturale avvio, ed i compratori potran-
110 trovarsi a Spalato con i mercanti d' introduzione,
Sign potra di molto svantaggiare. — Verlika colle sue
aque minerali è il piccolo Baden Baden della Dal-
mazia , UTL assai piccolo Baden Baden, come di-
cono i faceziosi di Spalato, ma di aque efficacissime
in alcune malaltie, e frequentate dai soffrenti di
Ragusa e Spalato. — Fra le dalmate citlà Knin porta
sulle mappe geografiche le maggiori letlere, perché
era punto in cui l'antica strada militare francese
dalla Croazia entrava in Dalmazia, e dopo un lungo
ámbito portava a Zara. Ma dacchè fu aperta la re-
cente e superba strada, che, a guisa di terrazze,
immediatamente conduce sui precipizii del Velebich
da Carlstadt a Obrovazzo e Zara, Knin resto ap-
partato e perdè molto di sua imporlanza. — A Dernis
mostransi ciliare le vesligia del dominio turco: scor-
gendo le sue rnoschee, i minareti, ed i giardini recin-
ti con muro, sembrerebbe di lontano d'avvicinarsi
ad una citlà orientale : nella moschea, ora chiesa, cre-
desi che il crocefisso e la pala dell'altare ascondano
ancora il tabernacolo (Mihrab) maomettano, e che
I' Allah-hy abbia cesso il luogo all' Avemaria.
Come la geografía física ed il clima SOLIO diver-
si del tutto dal rimanente della monarchia , cosi del
pari diversa è la popolazione di questo paese ; es- ^
sa rimase di sotto nell' incivilimento a tutte le altre
provincie e regni soggetli alio scettro, anzi il nuo-
vo acquisto tiene perfettamente del carattere pitto-
resco e semi-selvagio d'oriente: e tale vi è il vesti-
to. Non portano il semplice Fesz ma il turbante
*) L'Aloe (Agave americana) è frequente anche nel cir-
colo di Ra g usa ove dopo il quinquennio Sorisce: ewi pure la
palma (Phoenix dactylifera) che frutta, ma non arriva a matu-
rare attesi i íieddi che sopragiangono nel miglior punto ad
arrestare la vegetazione.
Marin Faliero colse gli allori colla più violenta e
sanguinosa espugnazione , della quale facciano cenno
gli annali della Dalmazia. Questo falto apri al vin-
citore la via al più alto potere nel superbo stato del-
le lagune, ben anco gli procaccio la tragica fioe,
a cui dalla giustizia vendicativa fu condotto. Che se
resto nella sala de'ritratti del palazzo ducale a Ve-
nezia uno spazio vuoto, il pennello di Byron vi la-
sciö una tela immortale.
Nuovamente scoppio la guerra fra Venezia e
l'Ungheria, finché ai 5 di ,setiembre del i4°9 nella
sala del maggior consiglio a Venezia il doge Steno
accettö la sommissione dei Zaratini alia república,
rapporto che si mantenne fino alla rivoluzione fran-
cese. Da quel tempo essendo Zara per tutta la du-
rata della república veneta la sede del proveditore,
ovvero del governatore generale, la vicinanza di Ve-
nezia, la copia di forestieri che trattenevansi di tem-
po in tempo, impresse a poco a poco alla città una
fisonomía veneta ; una raffinatezza di coslumi ed un
gusto per le arti, che potrebbe quasi paragonarsi a
Ragusa. AU'incontro la gelosia política del veneto
governo che faceva tacere ogni discorso sugli affari
di stato, ogni impulso di piani per migliorare le cir-
costanze della Dalmazia, non favori egualmente lo
sviluppo intellettuale dei Zaratini. Nella vita privata
regnava una módica eleganza, ed in quanto all'ar-
chiteltura delle case, il palazzo Fenzi con qualche
altro potrebbe bene affarsi nelle vicinanze del Rialto.
Il quadro sociale mostrava tutto quel riboccante di
classi privilegíate che caratterízzano il secolo XVIII.
Nell' anno 1770 ogni settantacinquesimo uomo in
Dalmazia era o frate o prete ; ogni novantaunesimo
gentiluomo: al presente la proporzione degli ecclesja-
stici sta in ragione del 1 al 22g, e jdi nobili del 1
al i 26g ; fra i tredeci vescovali dello scorso secolo
(Cherso e Veglia apparlengono al governo di Trieste)
non restaño che sei.
Nella quiete sociale la rivoluzione francese e la
caduta della república veneta piombö sui Zaratini co-
me un fulmine dal cielo sereno. AU'occupazione fran-
cese i fedecommessi furono aboliti, la maggior parte
dei gran beni divisa e smembrata, ed ora fra la vec-
chia aristocrazia di Zara, che conservo i proprii be-
ni , contansi al più dodici famiglíe.
Al presente Zara ha solo qualche importanza
come sede del governatore generale, di modo che
non sussiste con le proprie risorse ma con quelle di
tutta la Dalmazia in generale Gli Spa-
latini altamente ed unanimamente palesano il loro
desiderio di veder trasferita la sede del governo da
Zara a Spalato Sono queste le ragioni degli Spa-
latini : — Zara è sull'estremo nord, Spalato nel cen-
tro della Dalmazia; Zara è priva di commercio, e
non possiecle nè fertili vicinanze, ned un porto accon-
cio; Spalato ha tutti qu&sti vantaggi. A cio oppongo-
110 i Zaratini: essersi negli ultimi venti anni impiegate
grosse somme in fabbricare case, di modo che alcune
vie banuo guadagnato un aspetto tutto nuovo ; che
se Zara non ha i fertili ed ameni contorni di Spala-
to, è molto più fresca nella state , e dippiù maggior-
mente adatta e sicura per capitale, essendo fortezza
posta su d' una penísola ; che finalmente la sua di-
stanza dal centro della Dalmazia è compensata dal-
la vicinanza di Trieste e Vienna.
Certamente fu commesso grave fallo nel i8i4
non iscegliendo, o meglio non conservando Spalato
qual sede del governo; ma dopo tanti anni serebbe
difficile effettuare il trasferimento senza dispendio
ed incovenienti : anzi tale misura non sarebbe agevole
senza fabbricare a cosi dire una nuova città. Merita
anche considerazione Zara come fortezza , quand'an-
che le sue fortificazioni, ad occhio d'intelligente mi-
litare sieno poco formidabili, pero si conservano ;
perché in una guerra il destino di Zara esercita un'in-
fluenza morale su tutta la provincia. E Zaratini e Spala-
tini convengono dover essere capitale una piazza di
sicurtà a cagione della forma geográfica della provin-
cia; pero que'di Spalato aggiungono non abbisognar-
vi di fortificazioni regolari per respingere un qualun-
que corpo di truppe secondarie, solo che sarebbe
duopo tracciar delle linee diametrali alia pennisola
di Spalato. Finalmente da ambedue le parti v' è mol-
to da addurre sulla questione.
LS attuale governatore della Dalmazia, il tenen-
te-maresciallo Cav. di Turszky èattempalo militare, as-
sennato e pralico, che adempie con molto decoro al suo
incarico. Udii qua e là far glosse sulla scelta di un
militare a governatore della Dalmazia, e dare pre-
ferenza ad un uomo di stato civile per mire politiche,*)
ma , devo confessare che ritengo queslo giudizio mal
fondato. L' esempio dell' Inghilterra dimostra quanto i
militari sieno valenti nel reggere paesi che si trova-
no in posizioni eccezionali — essendo il comando d'una
armata o d'un reggimento la miglior scuola per ac-
quistare tina pratica conoscenza dell'umana natura,
che è la parte più importante d'un governo. Divie-
ne indispensable il giurista per la teoría delle leggi,
come per i singoli oggetti delle finanze 1' uomo di
calcolo ; ma per l'occhiata generale nell' interno del-
1' amministrazione di una provincia di popolazione
difficile a governare, ed assai vicina alla più infrenabi-
le provincia dell'impero osmanico, un esperto mili-
tare è per fermo la migliore scelta.
Non è necessario di menzionare il cerimoniale
e la forma dell'amministrazione della carica di gover-
natore , essendo questa in tutto sitnile a quelle delle
altre provincie. INel tempo dei veneti il proveditore
era perlo più qualche personaggio d'alto grado, un
Grimani, un Mocenigo, le cui finanze in isbilancio
aveano bisogno d'essere assestate. Egli sfoggiava
una gran pompa; manteneva le forze di corte vicerea-
le, e sedeva negli affari di stato sul trono. II reddito
*) S. E. fece il corso degli studii politico-legali, e comin-
ci6 la sut» cariera presso i giudizii militari.
AMO III.
Si publica ogni giovedi. II prez-
zo annuo per Zara ¿ di fiorini
4'» Per semestre fiorini a; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
m. 48.
Le associazioni si ricerono in
Zara dai proprietari, fuori da
tutti g!' II. Rft. üfficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
Giovedi a Decembre 1847.
Contenuto. 11 Ratto. fine. — Rivista slava 'cont. — Spiegazione dei
bassorilievi del sepolcro di Diocleziano — Se il dominio veneto
cercasse di tenere la Dalmazia in ignoranza. — D.r F. Carrara
al congresso de'naturalisti a Vienna. — Pescagione del corallo
in Dalmazia. — Eco de'Giornali. — Teatro di Zara. — Zara.
— Ragusa.
IL RATTO.
(Fine.)
Succedette a quel fracasso perfetto silenzio bensi,
ma il mal di mare cominciava ad inquietar Giacchetti,
quantunque il bastimento non rollasse tanto. Per dimi-
nuiré quel mal essere, che in ispazii chiusi s'aumenta,
egli ascende sulla tolda per respirarvi dell'aria fresca.
La luna non era ancor tramontata; veleggiava la nave
maestosamente, ed appena fatti alcuni passi sulla co-
perta, Giacchetti s' avvide, che non piu Filiberti, ma
Laserra comandava, ed il capo squadra dirigeva il
timone, di piü che tutta la ciurma era sostituita da que-
gli agenti di polizia. E mentre il podestá andava tra
sé cercando la spiegazione di questo strano avveni-
mento, gli si accosta gentilmente il cavaliere, e gli
esprime il cordoglio di vederlo cosi di mal umore.
— Che vuol dir ella con ció? chiese Giacchetti.
— Permetta, signore, che le parli francamente.
Spiacemi, ripeto, di vederla abbattuta, e di esserne
io la causa. Sia certa, che nissuno piu di me ha ri-
spettato la virtü della sua signora, né mi sarei mai
sognato d' mi intrico negli affari della famiglia di leí,
se ella non me ne avesse dato 1* impulso Le mié
mire non tendevano alia sua rispeltabile consorte, si
bene ad un altro oggetto da lei non meno gelosamente
amato, e guardato, e del qnale da due anni cercava
indarno di divenir fortunato possessore — Quest' og-
getto cosi prezioso, e per il quale le tenni dietro a
traverso l'atlantico, é la sua nave, la bella Caroliua.
— Come? gridó alterato Giacchetti, facendo un
passo indietro. — Chi é ella?
— Sonmi Dallaquila, corsaro, quegli che non
turbo mai il di lei sonno in qualitá di pirata, perché
le sue navi erano dirette da bravi capitani. INon a-
vendo dunque poluto impadronirmene di nessuna per
mare, giunsi a conseguirlo coll' impadronirmi della sua
persona. — Feci per qualche tempo da pazzo, e con-
tro la mia aspettazione potei afferrare quanto bra-
mava! Ella é in mió potere, ed a bordo della piü bella
delle sue navi — Se Ella sapesse, Signor Giacchetti
quanta fatica mi abbia costato il mió divisamento! Piü
fíate, Tassicuro, era li per perdere la pazienza! Mi
si disse che ella era uomo di mondo, amante di spas-
si, di allegre brigate, quando io invece, appena giuo-
to qui, la trovai vincolata ad una virtuosa compagna,
ritirato, e tutto intento a godimenti che offre la vita
domestica — Nella decorrenza dei due mesi, che, o
personalmente seguiva i di lei passi, o li faceva te-
ner d' occhio dai miei incaricati, ella non si é stac-
cata dalla sue consuetudini, muovendosi ognora nella
medesima sfera, metódicamente uscendo da casa al
palazzo, dai. palazzo alla borsa, quindi al casino e
finalmente a casa; non una volta negli ameni contor-
ni della città. Io era di giá stanco di battere il la-
strico delle vie, e voleva ritornarmi in mare, allorché
ella mi porse ansa ad un dueilo, ad uno stratagema,
che per ultimo qui la ridusse.
Imagini il lettore come suonasse all' orecchio del
sig. Giacchetti queslo discorso, e quali pensieri lo a-
gitassero. — Cangiando di tuono in presenza d'uno
scellerato:
—- Che vuoi or tu da me? chiese il podestá in-
collerito, e pensando a ¿utt'altro che a gelosia.
— Spero che presto accorderemo, rispóse Dal-
laquila, e che la prigionia di lei e del capitano Fi-
liberti durera breve tempo. II capitano è ardito, e
trovai prudente percio di chiuderlo in un gabinetto
a parte — Separiamoci da amici e senza chiassi. El-
la mi lasci quesfa bella nave, ed io le lasceró la sua
vezzosa Signorina. Scusi dello scherzo, e sia 1' ul-
timo: — Siccome poi mi tocco di soffrire molto e lun-
gamente per conseguiré il bramato inteuto, e spen-
dere somme di danaro non indifferenli per vivere qui,
e stipendiare la gente a mia disposizione, cosi, oltre
la bella Carolina, mi contenlero di ricevere da lei...
mila franchi senza altre pretese. Per lei questa som-
ma è di poco conlo, e puo essermi fácilmente sbor-
sata mercé un suo assegno. Getteremo T ancora,
presso la prima costa, ed intanto io partiro per an-
dar a levar 1' importo dell' assegno. Ritornerô su-
bito, e se col danaro, la lascero in libertà. Le pa-
re discreta questa mia ricerca? Ma se ella si rifiu-|
lasse di porgermi il domandato assegno, ella do-:
vrà contentarsi di andar meco dove il destino ci con-||
durrà. Le riflelto pero, che il mare non è sempre
cosi tranquillo come ora, e che anche a bordo della
bella Carolina si soffre. Potrà darsi, che durante lai
sua assenza da casa sorga un uuovo cavalier Laserra:
con inlenzioni men onesle delle mie, e che le involi
Ai capitali deli'istituto nella somma di fni. 84oo
collocati a frutto si aggiunsero teste fni. 1712:31,2,
e rimasero nella cassa ai 3i di ottobre fni. 173:16,1.
Il numero di fanciulli accolti nell* asilo era di
circa 80 al giorno. La spesa complessiva giornaliera
per ogni fanciullo ammonta a 2 carantani. I farma-
¿hi sono stati gratuitamente somministrati. {Idem.)
— Il professore F. A. Rosental a Vienna con-
seguí la licenza di publicare colà un giornale di belle
lettere e di belle arti, in italiano ed in parte anche
in tedesco col titolo di polígrafo.
Lo scopo precipuo del giornale non è solamen-
te l'istrazione e l'eccitamento alio studio, ma vi è
ben anco la sua tendenza principale, quella cioè, di far
si onde reciprocamente veugano conosciute ed ap-
prezzate le lingue e le letterature tedesca ed italia-
na, e si ravvicinino ognor più le relazioni materiali
ed intellettuali delle due nazioni.
Si publicherà 3 volte per settimana in foglio
grandissimo, e costerà per la posta: 1 anno fni. 20
—- 6 mesi fni. 10 — 3 mesi fni. 5. Conterrà op-
portunemente illustrazioni inserite nel testo, figurini
di mode nazionali, appendici artistiche in litografía,
ritratti di persone celebri ecc.
Auguriamo al prof. Rosental fortuna, migliaja
di associati, ed in pochi anni un capitaletto da po-
ter passare qualche anno nel pacifico godimento dei
frutti de' suoi sudori, lungi dai fastidii della redazione,
compilazione, e da cento altri molestissimi accessorii.
— Un bravo vicino. — INarra 1'Ungar, che
un possidente nelle vicinanze di P. doveva per affa-
ri intraprendere un viaggio, ed incaricava della cu-
stodia della casa, e d'una somma di 2000 fiorini
chiusi in un armadio una vecchia donna , che accu-
diva alle facende economiche. — Credendo che cio
non sarebbe abbastanza sicuro, va da un vicino , e
10 prega perché nella sua assenza tenesse occhio vi-
gile sulla di lui casa , gli partecipa la quantité di da-
naro salvato, e lo prega, che assistesse la donna
nel caso di bisogno. — Egli promette. — Verso sera
si presenta per acquartieramento un soldato , porge
11 viglietto, e la vecchia gli assegna una stanza al-
tigua a quella in cui si trovava il danaro. A mezza
notte odesi picchiare fortemente alla porta della casa,
la donna va, apre e le si presentano 2 persone ma-
scherate. La aíferrano e le minacciano la morte se
ricusasse di adempiere alla loro domanda.
Finge di piegarvisi , ed accenna la camera do-
ve era il danaro, e mentre i ladri ansiosissimi vi si
precipitano, la donna apre di subito la porta del
soldato , e lo chiama in ajuto. Questi desto dalle
preghiere , dall' alterco, e dalle minaccie, pîglia le sue
2 pistole, corre sopra i ladri, fa fuoco , e cadono mor-
ti. — Strappala loro la maschera, si riconobbero es-
sere — il bravo vicino e suo figliuolo
TRIESTE.
Il Hstino dei 4 decerabre segnava i prezzi di alcunt ge-
neri cosi.
Frumento tenero lo stajo da fni. 4 a 6:30 — detto duro
da fni. 5:15 a 6:40 — fruinentone da fui. 3:15 a 4:15 — sega-
la du fni. 4:10 a 4:15 — orzo dà fni. 3 a 3:15 — avena da
fni. 2 a 2:40 — fagiuoli da fni. 4 a 5:20 — fuva d'Egitto da
fni. 3:50 a 4 — riso il cent, da fni. 9:30 a 12 — olio Dalma-
zia e Ragusa l'orna da fni. 25:30 a 27 — seta di Dalmazia
ed Istria il funto da fni. 6 a 7:30 — aquavite la bar. da fni.
6 a 7:30 — asfalto di Dalmazia il cent. fni. 3:10 — sevo fni.
23 a 23:15.
SPALATO.
Si riferisce da Lesina, che ai 20 novembre vi era giunto
di poggiata un brig. greco da Ibraila diretto per Trieste, e
depose, che il giorno 7. novembre si perdettero nel mar ñero
54 bastimenti di varié nazioni, quasi tutti carichi di granaglie,
e che non si salvarono che due persone degli equipaggi.
La carovana del 1.° novembre 1847 fu di cavalli 188,
scortati da 82 individui, ed importó: lana pecorina lavata fti.
3330 — cera gialla fii. 450 — segala fti. 490 — formaggio
fii. 50 — frutta diverse fti. 2719 — erbtiggi fti. 350 — vac-
che 4 — bovi 2 — manifatture di bavella fu 15.
La medesiina esporló: aquavite fti 600. — vino fti. 750
— olio d' oliva fti. 540 ~ sale bianco fti. 39,440.
Quella dell'll componevasi di cavalli 313, scortati da
149 individui, ed importó: frutta fti. 10,284 — erbaggi fti.
400 — crini di cavallo fti. 400 — vacche 2.
Esportó: aquavite fti. 2191 — vino fti. 2298 —nitro fti.
354 — pelli crude fti. 53 — munifatture di vetro fti. 3 — det-
te di lana fti. 4 — riso fti. 2145 — sale bianco fti: 54,790.
Quella del 21, aveva cavalli 101, scortati da 52 indivi-
dui. Portó: frutta fti- 10549 — frumento fii. 230.
Esportó: vino fti. 1540 — pelli crude fti. 16 — sale bian-
co fti. 20040.
Depositi a tutto novembre 1847.
Frumento nostrano , di OJessa e Romelia staja 4600 —
orzo di Puglia e d'Egitto 4000 — formentone nostrano 500
— sorgo d' Italia 1500 — favino d' Egitto 200.
ZARA.
(Nominazioni.) L'aggiunto di pretura di 1. classe sig.Giusep-
pe Nasso è stato nominato pretore di 3. classe a Lissa — 1' ag-
giunto sig. Gio. Dominis pretore della stessa classea Pago — e
I' aggiunto sig. Francesco Letiis pretore di 3. classe a Budua.
(G. Z. 95.)
(Posti vacanti.) Sottocustode presso le careeri politiche di
Spalato eolio stipendio di fni. 120, &lloggio in natura, o l'in-
dennità di fni. 24, e la montura. Concorso per 6 settimane
che decorrono dal giorno 22 di novembre (id. 92.)
— Yenti stipendii di mensili fni. 10 per quelli che voles-
sero frequentare le lezioni di metódica presso le scuole ele-
mentari maggiori della provincia, e sono 4 per Zara, 2 per
Sebenico, 6 per Spalato, 2 per R¡igusa, 3 per Lesina, 2 per
Cattaro , ed 1 per Arbe. Concorso aperto sino ai 15 décem-
bre. (idem.)
— Posto di notajo a Dernis. Concorso aperto per 4 set-
timane che decorr. dai giorno 22 nov. (idem. 93.)
— Posto di cancellista presso il capitanato circolare di
Cattoro con stipendio di lili. 300 aumentabile a 400. Concorso
per 4 settimane decorrenti dal giorno 29 novembre (Id. 94.)
tí. Franceschi Estensore. — Zara, Demarchi e Rougier Proprietari Editori.
Ammo m.
Si publica ogtii giovedl. Il prez-
zo annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporzj^ne.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTER ARI O ECONOMICO
m. 50.
Le associazioni si rîceyono in
Zara dai proprietari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualuoque
giornale austríaco od estero.
Giovedi x5 Decembre 1847.
Contenuto. Le trc sorelle — Gallería Dalmata. Nicolô Chierlo. — Eco
de'Giomali. — Zara. — Spalato.
LE TRE SORELLE.
Racconto di Mad. G. Sand. (Bal giornale:
La Dimanche
m
II curato di una piccola cittá di Lombardia,
ove mi trattenni per qualche tempo, aveva Iré nipo-
ti, tutte amabili ed accuratamente edúcate. Orfanelle e
senza beni, vennero accolte dal loro zioj poi colla
loro economía , colla buona Índole , e premura per
le cose domesliche recarono nella canónica la felicita,
Y allegrezza, unitamente ad uno stato economico di
molto migliorato. II buon vecchio in cambio seppe lo-
ro inspirare colle sue lezioni tanta saggezza , ch' esse
rinunziarono all'idea, sino allora forse un tantino
coltivata, di.... prender marito. Fece loro'com-
prendere, ch' essendo povere , non troverebbero che
mariti ad esse inferiori per educazione, ovvero tan-
to poveri anch'essi, che altra sorte ¡n seguito della
nuova famiglia non sarebbe stata che la piü grande
miseria. » La povertá non é obbrobrio, diceva loro
sovente in mia presenza; cuopra [' infamia coloro
che non mostrerebbero doppio rispetto verso quegli
infelici, che ne sono oppressi! Ma chi ha bisogno,
viene posto a ben dura prova! E non é la massirna
temeritá 1' arrischiare la pace e la tranquillitá del
suo animo in un pellegrinaggio si terribile ? « In
somma parlo si energicamente, che sollevó il loro spi-
rito ad uno stato di calma e di dignitá veramente
ammirabile. Allorché scorgeva il volto dell'una o del-
r altra conturbato: che avete nipotina? domando con
quella liberta propria alio scherzo italiano; levatevi dal-
la finestra; che, se i gíovanetti che passano per la
contrada vi vedranno corrucciata, crederanno che so-
spirate per aver marito, «e tosto il sorridere dfell'inno-
cenza e di un giustoorgoglio ricompariva sul viso melan-
conico. Credetemi che questa famiglia viveva nel piü au-
stero ritiro. Le gíovanette sapevano benissimo che do-
veano evitare persino lo sguardo degli uomini, essen-
dosi dedícate al celibato. Se secretamente sorgeva
qualche inclinazione, secretamente del pari veniva
signoreggiata e sofFocata. Se aveva luogo qualche d¡-
spiacere, l'una non sapeva che cosa sentisse 1'altra,
quantunque si amassero teneramente; ma la fermez-
za ed il rispetto verso sé stesse eran si forti, che
vi era una specie di emulazione tacita affine di sof-
focare qualsivoglía germe di debolezza onde nessuna
se ne accorgesse. L' amor proprio, ma amor proprio
commovenle e degno di rispetto, teneva in vigórela
virlù di queste giovaní solitarie.
E convien credere, che la virtù non è uno sta-
to violento nelle anime belle, ch'essa vi germoglia
naturalmente e fiorisce in un'aria pura,poichè non
vidi mai faccie meno smunte, sguardi meno tetri,
aspetti meno misantropici. Fresche come tre rose del-
le alpi, andavano e venivano continuamente, inten-
te all' economía ed aU'elemosína. Qtiando s' incontra-
vano sulla scaia della casa o nei víali del gíardino,
dirígevano sempre Tuna all'altra qualche detto gio-
condo ed ingenuo, e si stringevano la mano con cor-
dialitá. lo dimorava nel vicinato e sentiva le fresche
loro voci gorgheggíare nei giorni di festa, si riuniva-
no in una sala terrena per fare qualche pia lettura
a voce alta, una alia volta per turno; dopo ció intuona-
vano in parte qualche cántico. Essendo le finestre
socchiuse , io vedeva ed udiva questo bel gruppo a
traverso le ghirlande di rose bianche e vilucchi scar-
lati che circondavano il balcone. Colle loro ricche
capíglíature bionde, ed i mazzetti di fiori naturali
con cui si adornano le giovani lombarde , rappresen-
tavano eíFettivamente il terno delle grazie cristiane.
La più giovane era la più bella. Yi era raag-
gíor eleganza naturale nelle sue maniere, maggior
finezza nel suo brío, dírei anche maggior magnanimi-
tà nel suo carattere, se non temessi di distrugge-
re nella mia mente T ammirabile unitá di queste
tre persone, non ammettendo, che il tratto d'eroi-
smo, che sono per raccontarvi, fosse stato possibile
a tutte e tre egualmente.
Arpalíce era il nome della più giovane. Amava
la botanica e coltivava un'ajuola di fiori esotici lun-
go un muro del gíardino, che riceveva i pieni raggi
del sole, e ne conservava il calore sino alia notte.
Daü'altro lato del muro vi erano a poca distanza
le finestre d' una casa vicina , che una ricca famiglia
inglese aveva presa a pigione per la state. Lady C
avea seco due figli, Tuno tisico, ch'essa procurava
di ristabilire all* aria pura delle campagne alpestri ;
l'altro, deir età di venticinque anni, pieno di spe-
ranza , bello in volto, e dotato d'uno épirito accor-
tissimo, d'un carattere equo e generoso. Questo gio-
vane vedeva dalla- sua finestra la giovane Arpalíce
inaffiare i suoi fiori; e, teniendo di porla in fuga,
AMO m.
Si publica ogni giovedi. Il prez-zo annuo per Zara è di fiorini 4; per semestre fiorini 2; per fuori franco di porto fiorini 5; per semestre o trimestre in proporzione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTEIL1RIO ECONOMICO
M. 51.
Le associazioni si ricevono in Zara dai proprielari, fuori da tutti gl'll. RR. Ufficii postali. Si riceve in cambio qualunque giornale austríaco od estero.
Giovedi a3 Décembre 1847.
Contenuto. Le tre sorelle eont. — Società e gabinetti di lettura in campagna. — Método délia coltura delP ulivo , e délia fattura dell' olio nel territorio di Ragusa, fine. — Sistema agrario a fitto stabile, e miglioramento rimborsabile. — Eco de'Giornali. — Cattaro.
LE TRE SORELLE.
Racconto di Mad. G. Sand. ("Dal Journal
du DimancheJ
(Contînuazione.)
Ecco la Jettera che lo zio avea trovato nello scrittojo il giorno che Arpalice s' era partita. Il buon prete , provandosi a leggermela, era si commosso, che non potea terminare, e, gettandomela sulle gi-nocchia, » Prendete, mi disse, io ci rinunzio, quan-tunque io la sappia a memoria. » Presi copia di que-sta lettera col suo permesso, ed eccola : » Mio buon zio, non mi biasimate a cagione délia debolezza che mi opprime; feci tullo per loltare contro il mio cuo-re. Bisogna dire che questa passione, che si chiama inclinazione, sia ben più difficile a regolarsi di quello che lo credeva. Ora , piace al Signore di provarmi per ricondurmi al sentimento del timoré e dell' u-miliazione. Aimé! mio buon zio, custodile il mio secre-to. Niente al mondo avrebbe poluto determinarmi di confessare aile mie povere sorelle, che io era ammala-ta ; ma perché voi siele il mio confessore ed il mio pa-dre spirituale, vi confesso con rossore, che il dolore mi vinse. Ebbi l'imprudenza di ricevere diverse lettere di questo giovane , ve le spedisco, mio zio; brucialele, ch' io non le rivegga giammai ; mi fecero troppo maie! Esse turbarono la pace dei miei giorni ed il riposo dél-ie mie notti. Lasciai che s' insinui nella mia anima il veleno dell' adulazione , ed in un istante , cosa stra-na e deplorabile! la ¿lima di questo straniero mi di-venne più preziosa che le benedizioni délia mia fa-miglia. ]Nel mentre che le più tenere carezze dél-ié mie sorelle, nel mentre che le più benivoglienli parole mi traevano appena da una secreta melanco-nia , le frasi insensale che Milord mi scriveva, e che io divorava ansiosa mi facevano montare il fuoco alla faccia ; il mio core palpilava , come se doves-se scoppiare.. Ah mio caro zio, quale forza h a mio le lodi ! come diviene debole e vile il nostro cuore, quando vi abbiamo aperlo l'accesso! Il disordine délia mia anima sncceduto in un istante, allorchè mi credeva lanto ferma , è un mislero per me. INon
potro mai capire, in quai modo un uomo che io non conosceva , sapesse ispirarmi più affetto nel gi-ro di brevi islanti, di quello che voi e le mie sorel-le. Un sentimento cosi ingiusto, cosi cieco, non puo essere che un laccio teso dal satana.
» Allorchè lo respinsi la prima volta , mi dice-ste di ben rifleltere; m'impegnaste a seguire la mia inclinazione, mi ripetesle le sacre parole: Sta scrit-to, la donna abbandouerà suo padre e sua madre. So che quest'è la legge de' Lempi antichi. Ma al giorno d'oggi che vi sono tante ragazze da mari-tare , che non chiedono altro, non credo che gli uomini trovino fatica a stabilirvisi ; e da quel primo giorno, quand' io aveva lo spirilo calmo e che nulla senliva per Milord, mi sembró di dover rifiutare, per amore delle mié povere due sorelle, una fortuna si différente dalla loro. Madama sua madre mi disse bensi di dotarle, e che le condurrebbe meco; ma voi, voi mio zio, non potete abbandonare il vostro posto, ed io non potei sopporlare il pensiero di separarmi da voi, e da questa cara casuccia, ove viviamo cosi felici, per veslire abiti magnifici e correre in carroz-za per paesi a me sconosciuli ; e poi, dissi fra me, sircóme non era la fortuna che poteva tentarmi e far-mi sposare Milord, non facendo parte di questa fortuna alie mié sorelle, avrei io potuto consolarle se esse non avessero trovato qualche felicita, nella mia nuova famiglia? e poi ancora, chi sa? forse io sarei stala felice nel matrimonio, e vedendo ció le mié sorelle, avrebbero forse desiderato di maritarsi pur esse, ció che non sarebbe stato possibile.
» E se elle si fossero maritale chi sa se avreb-bero falto fortuna coi loro marili; ove ció non fosse stato, ecco il nostro vivere cosi tranquillo , sconvol-to , ecco la noslra felicilá al tramonto con pensieri, con patimenti, con dispiaceri, senza rimedio e sen-za fine. Poi, il mio cervello non era ammalalo: quel giorno, vidi d'un subilo e lanío chiaro, come s'a-vessi lelto in un libro, lutli gl'incovenienti di questo matrimonio; ve li e.'.posi, e vi persuasi di forlificar-mi nel mio rifinto, se io sgrazialamente cangiassi d'intenzione. Ma, dopo queslo riíiuto i lagni di Mi-lord divennero si grandi, che addormenlarono la mia ragione ;e quanlunque io non gli abbia dato colle mie azioni, colle mie parole o coi miei sguardi la míni-ma speranza , ecco che oggi, dopo avergli serillo aspramenle abbastanza di Jasciarmi in pace, e di non calcolare mai a farmi cangiar di consiglio, svenni