ro? É bretto, o ricco per bella vegetazione ed uber-
tosi prodolti? É madre, che lascia moriré i suoi figli
per non aver latte da nutrirli, od una di quelle dol-
ci nutrici, che offre abbondante pasto a'suoi nati? Ah
si! voglia non voglia , conviene che confessi come giá
confesso, senza volerlo e senza saperlo, che la Dal-
mazia non é grandemente sterile. La verita ha uua
forza irresislibile, essa «pande la sua candida luce la-
sciando che dicano quel che vogliono le genti: non
cangia col cangiare de'momenti, non é soggetta al-
1'impero del tempo, dessa é eterna.
L'anonimo fu dalla prepotente forza della veri-
tá necessitato a far eco alia mía proposizione. Vo-
leva gire a Roma e ando a Cornetto. INon vi é piü
bella vittoria che quella che viene spremuta dalP av-
versario.
Ascoltiamo ora con rassegnazione piü che socrá-
tica le opposizioni delP anonimo:
lo dissi: che la gente di bella taglia, di forti
muscoli e larghe spalle fornila , e dótala d'una for-
za meravigiiosa, quale é la dalmata, — che lo
stravizzare e guazzare dei morlacchi nei giorni ono-
maslici dei padri di famiglia, nelle solennitá delle
nozze, nei funerali, nei giorni dei Sanli protettori
della villa, negli ultimi di del carnevale ecc.; — che
l'abbondanza d'ogtii maniera di viveri che trovansi in
Zara, di botteghe cariche di care mercanzie, Palto fit-
to delle case, la grossa mercede, che rícevono i ser-
venti, gli operai, ecc; io dissi, che il complesso di
queste e parecchie altre cose , che per amore di bre-
vitá non accenno, mostrano ad evidenza, che que-
sto amato paese non é sterile.
L' anonimo si fa bello negando questa conclusio-
ne. E quali prove adduce per negare questa conse-
guenza? JNissuna. L' ipse dixit: io per altro gli vo
incontro dicendogli: P ipse dixit un di facevasi buono
Al gran maestro di color che sanno;
or non se gliela mena buona nemmeno a quel ce-
lebérrimo. A giorni nostri vuolsi vedere l'idolo in
faccia innanzi di piegare le ginocchia. Ed il signori-
no ha tanta boria da volere che si pieghi innanzi al
suo idolo senza vederlo? ohibó!
Mi dica in grazia, e me lo dica franco senza
nascondersi, (i delinquenti hanno motivo di celare la
loro fronte, nía non Poneste persone), si puÓMiian-
giar bene, vestire ed abitare meglio senza avere pro-
dotti? M' imagino , che risponderá od almeno dovreb-
be rispondere di no. Questi prodotti dunque se non
vengono dai suolo o dai mar della Dalmazia, caleran-
no giü dai cielo, come la manna scendeva nel de-
serto? ]Non é poi vergognoso, che dopoché ebbe
detto che la Dalmazia é ricca di ricchezze esisten-
ti, dica attualmente che é sterile? Una contradizio-
ne cosi patente in poche linee non é perdonabile.
Io asserii, che consuma piü un morlacco nei
preaccennati giorni, che un contadino milanese in un
anno. A questo mió dire P anonimo risponde, che
Milano non ha cor.tadini, e che digiuna piü il mor-
lacco in un mese, che il contadino lombardo in un
anno. Ed io a lui: Milano é senza contado? Milano
é una testa senza corpo ? Milano non ha campagna
che le sta d'intorno? Milano non ha villaggi e pos-
sessioni nel suo circondario?
Concede 1' anonimo, che il morlacco consuma
piü nel tempo preaccennato, che il contadino lom-
bardo nel corso di i intieri mesi.
Dunque, io conchiudo, possiede piü mezzi per
vivere il morlacco che il contadino milanese. Se non
sa distribuirli secondo le rególe delP umana pruden*»
7.a , questo é uno dei suoi vizii, contro cui ho al-
tamente piü volte reclamato nelle mié opere. Due
grani di lógica in testa talora valgono un Perü.
L'anonimo sostiene, che a Zara la miglior le-
gna da ardere viene dalla Croazia e dalPIstria, e
che in questa piazza si vendono legna grosse un
pollice, e radici. A chi canta queste fanfaluche?
A Zara viene la legna da ardere dalla Croazia e
dalPIstria? chime! Questa é troppo grossa! É una
delle sue solite. Turpe est perigrinari in patria.
I dintorni di Zara, la Bucovizza, Ulbo, e va-
rié altre localitá dalmate somministrano a Zara del-
la le gna d* un pollice e delle radici ,* ma la rendono
e/j'andio lieta per superba legna di rovere, di elice,
d'olmo, d'ulivo selvático ecc. La Dalmazia ritrae
delle grosse somme di danaro dalla legna da arde-
re, e che spedisce a Venezia e Trieste. Qual giudi-
zio formeranno le genti d'un patriota, che avvili-
sce e denigra cotanto quella patria, ove trasse i pri-
mi vagiti, ove apprese i primi accenti del parlare,
ove succhió il latte per la vita física , intellettuale e
morale ?
* Scrissi io, che in Zara sonovi alcune case tan-
to pulite, che in nulla hanno da invidiare la polizia
olandese. Ed egli a me: Polizia olandese a Zara?
E la piü ardita menzogna a carico d' una ciltá (ca-
ro quel carico) alia quale manca la comoditá de' ca-
nali sotterranei per lo scolo delle immondizie. - Ditelo
voi dalmati genuini, si puo dare piü solenne babui-
naggine di quella di fare dipendere la polizia delle case
dai canali sotterranei della cittá! A Zara non vi sono
canali sotterranei? A Zara non vi sono cloache? Gal-
lileo si rese immortale col trovare la legge, che re-
gola i corpi sublunari nella loro caduta. Una fama non
peritura acquistó INewton col trasportare questa legge
nei cieli, e creare cosi la meccanica celeste. Corse
la fama del nome di Leverier per tutto il mondo
per aver colla sola magica forza del calcolo trovato
Nettuno. Che sará mai del nostro anonimo? Tutti
questi scuoprirono finalmente leggi e cose incognite
si, ma esistenti. Ma Panonimo fece cose assai piü
portentose, perché colla forza onnipotente della sua
voce fece sparire Pesistenle, e Zara, dletro il suo
detto, rimase senza canali sotterranei. Dio pronun-
zió quella maravigliosa parola fiat lux, e la luce fu
fatta. E Panonimo disse non vi sono canali a Zara,
e gli orbi non veggono piü canali. Stupescite gentes!
AMO MI.
Si publica ognr giovedi. II prez-
zo annuo per Zara e di fiorini
4; Per semestre fiorini 2; per
fuori franeo di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporzione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
1. 33.
Le associazioni si ricevono ta
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si rlfceve i*» cambio qualunqae
giomale austríaco od estero.
Giovedi 19 Agosto 1847, * t
CONTENVTO. II Sogno di mió avolo, fine. — Sulle opere illiriche ái P.
Giorgi „ fine. — Lettere adriatiche, I. — Una lapide ad Adriano.
Sull'agricoltura ed economia dalmata fine. — Eco de'giornali. —
Zara — Ragusa —- Cattaro.
Ili §0»X0 SI MIO AVOLO.
Narrazione appoggiata ad avvenimenti reali.
( Fine ).
Teodoro prese una sedia, e mió avolo, ponen-
dosi dirimpetto a luí, e sogguardatidolo per breve
tempo , rupe il silenzio.
« Y ostro padre ed io ci amavamo di cuore sin
dalla nostra prima gioventú. Non erano cure, non
speranze, non qualsivoglia altro oggetto, che non
ci comunicassimo vicendevolmente. lo sa^ei rimasto,
senza dubio vostro tutore, se la morte non lo co-
glieva troppo repentinamente non lasciandogli , che
manifestasse la sua ultima volontá. In una parola e-
ravamo fratelli per sentimento, e 1' aífetto che nu-
trivam l'uno per 1'altro segnalava in grado maggio-
re questa fratellanza di quel che fossero i piú stretti
vincoli di sangue — Credetemi Teodoro! io non po-
teva essere mai indifferente alia vostra felicita, e non
lo era. Anni sono ve ne diedi prova; voi in compen-
so mi ributtaste. Non ve lo rammemoro giá per rimpro-
verarvi. I cuori giovanili non sentono che rarissimé
volte coi piü vecchi di sé .. .. ma ritorniamo sulPar-
gomento di voslro padre. La notte passata é stato
da me ....
Che dice mai? Mió defunto padre é stato da
lei la scorsa notte ?
Avro sognato, senza dubio, ma 1'apparizlone
era qualche cosa di piü d'un sogno ordinario —
Comparsomi innanzi mi disse che mi alzassi e mi
vestissi — lo feci, e mentre m'indossava i vestiti, ¡si
adagio sur una sedia, che era solito ad occupare in
vita, attendendo che io fossi pronto ad uscire con
lui. Quelle sae visite matutine erano frequentissime,
che era solito d' alzarsi assai di buon ora e venir-
mi a chiamare perché gli facessi compagnia* nelle
sue escursioni per i campi vicini. Egli come dissi,
s'accomodo in quella sedia, e mentre mi vestiva,
rivolsemi il discorso; disse che á riguardo vostro era
molto infelice, che per un sospétto, che voi non
avevate la piú loiltaná ragione di nutriré, eravate
sul punto di allontanare da voi la piü esemplare ,
la piü devota delle mogli, e che se io voleva fargli
compagnia, m* avrebbe indicad i mezzi a convincer-
* V.
vi del contrario, a farvi comprendere Y errore in
¿ui versate, a ripristinarvi nella vicendevole ñducia
con vostra moglie, e godere la felicita domestica co-
me per lo passato. Io non era, a dir il vero, tanto-
lesto nel vestirmi, pero tra il sogno e la realtá io
andava pensando: che sia veramente nella sua »for-
ma terrena qtiegli che stava innanzi a me! Sentiva
un certo rispetto per lui misto a paura, e continua-^
va a mirarlo mentre mi allestiva, e pronto che io
era, soalzo, usci dalla stanza, discese le scale ed
io lo seguii. I nostri passi erano diretti all' abitazio-
ne che occupava in vita. Lo seguiva per lé medesi-
me scale, che poco fa ascendemmo 7 gli tenni die-
tro in questa camera istessa; pero prima di a-
prir la porta, mi rese attento alia medesima, qua-
si volesse che io ne notassi bene la posizione; quin-
di, enlrati che . fummo, voltossi di súbito a
questo armadio di libri, e mi accennó che mi vi
accostassi.>, Qui - disse vostro padrev - troverenio
quel che ti condussi a vedere. «
A questi detti comiriciava ad aprire le porte
dello scrittojo, a tirar fuora un cassetto dopo Y al-
tro, si come voi poco fa avete fatto , ne erano ot-
to, e vuoto trovossi ognuno.
« Vedi; mi disse vostro padre, che in essi non
si trova nulla. "
Narrata la cosa sino a questo punto, mió a-
volo s'alzó, e Teodoro segui il suó esempio; ma
la sua mente era confusa, piü pensieri la trava-
gliavano, e sembrava in conseguenza piü stordito
che altro, attentissimo pero nell* ascoltare mió avo-
lo, il quale avvicinandosi a queirarnese con Teq,*
doro a flanco : *
" Qui, mi disse vostro padre, troveremo la so-
luzione dell' enimma , qui, dove osservi questi due
fessi paralleli sotto alK ultimo cassetto. Mió fi|Iio
con quella sbadataggine non insólita in uomo presO
dal vino, credeva di dover salvare il viglietto, di cui
ricordavasi d'averio in dosso, ed andava a farlo;
nell'atto che apriva questo cassetto barcolo; onde
sostenersi afierro colla mano la parte inferiore, pres-
se colle dita una molla , della cui esistenza non gli
constava, s'apri da solo un cassetto secre'to, che
drizzatosi alquanto sui piedi, prese erróneamente
per uno de'cassetti ordinarii, e lo chiuse posciaché
vi ebbe posto dentro la cedola , che non si trova. «
E cosi dicendo, - continuava a parlare il vec-
chio con in volto dipinta sicura speranza, pero con un
AMO III.
Si publica ogni giovedi. II prez-
so annuo per Zara e di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporzione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERÂRIO ECONOMICO
N. 34.
Le associazioni si ricevóno in
Zara, dai proprietâri, fuori da
tutti gl' II. RR. üfficii postali.
Si riceve in cambio qualuoque
giornale austríaco od estero.
Giovedi 26 Agosto »847-
Contknüto.. Tra noi non v'han da essere segreti. — Rivista: Biografia
di Mons. Jankovich. — Lettere adriatiche, II. — Investigazioni
sulla presenza dell' iodio nelle piante marine in Dalmazia. —
Eco de'giornali. — Zara, Pago, Sebenico. — Cronaca.
TRA NOI NON V' HAN DA ESSERE SEGRETI.
10 e mia moglie convenimmo qualche tempo
prima che fossimo sposati, e fissammo qual condizione
assoluta, obligatoria per amendue le parti contraen-
ti, quasi ció fosse un capitolo del contratto nuziale,
che tra noi düe non doveva essere cosa , che si ta-
cia all'uno od alPallra — nissuno poteva serbar se-
greto per quanto insignificante ne fosse il soggetto
— per lo contrario la confidenza vicendevole non
doveva avere limiti; buone o cattive che fossero le
cose a saputa dell'uno dei conjugi, l'altro doveva
esserne fatto partecipe. Quello che io sapeva, od u-
diva , doveva esser comuuicato; checchè fosse giuli-
to a notizia di lei non poteva essere celato a me. Gli
occlii , le orecchie , i cuori, l'anima , tutto in som-
ma doveva essere comune , perché realmente risulti
che vi erano due corpi ed un' anima sola.
Ed io e mia moglie potevamo talvolta incappa-
^e in qualche fallo, errare in oggetti di poco con-
to, — controversie, disparità di pareri, gusti diver-
gí, manifestavansi tal volta ; tutto questo pero non
.era che qual leggiera candida nube, che vela per
breve momento la faccia della luna, e che abbella
piuttosto che oscura la sua luce —- ma segreti tra
di noi non dovevano esistere. La pretesa vicendevo-
le non era già riposta in questo solo, che noi apris-
simo il cuore sino ai suoi più profondi recessi e che
poi con tutto ció rimanesse quasi ermeticamente chiu-
so ed assicurato a chiave e catenaccio un picciol
cantuccio, dove tal fiata sia prezzo d' opera di get-
tare un' occhiatina più intéressante, che in tutto il
rimanente di quel ricettacolo di misteri ; — non ci
doveva essere nemmen questo , chiavi segrete e riser-
vate mai piu; ma ciascuno di noi doveva avere ampio
potere di guardarvi per entro, estendere le proprie
osservazioni in ogni parte ; assoggettare all'esameo-
gni piega, svogliere, mettere sossopra ogni cosa, in
breve perfettissima, assoluta comunanza.
11 sistema da noi due adottato camminava a
meraviglia. Marianna mia — le dissi il primo gior-
uo — sappi che hai franco e libero accesso al mió
scrittojo: quando ti parrà e piacerá , apri gli scàffa-
li , i cassetti ; ogni ripostiglio di libri, di carte è a
tua disposizione ognor aperto \ nè in questa casa,
né altrove sarà oggetto che ti si terrà nascosto. Le
lettere che mi giungeranno o con privati o colla po-
sta, non appena saranno a casa, sei padrona di a-
prirle, di leggerle, abbi cura solamente di metterle
in quel punto dello scrittojo, dove io possa subito
vederle, e conoscerne il contenuto. Se poi le lette-
re giungeranno direttamente nelle mie mani, tu e-
gualmente le vedrai, colla solía differenza che te
le porgero aperte anzichè suggellate.
— Ed io ti assicuro — replicava essa — che
non avro nissuna riserbatezza pér te. Mi guardi il
cielo dal ricevere una le t te ra, e chiuderla poi a
chiave , od altrimenti sottrarla ai tuo sguardo , alla
tua saputa. Quand'anche contenesse la fattura dél-
ia modista, od il conto dclla lavandaja , sii certo,
che io ti mostrero lo scritto.
— Grazie Marianna mia della tua cordiale fiducia.
Questo contratto era osservato a meraviglia per
buona pezza , cosi due o tre mesi aU'incirca, e
poteva convertirsi in un sistema perfettissimo, che
avrebbe presentato un raro modello, una ricetta si-
curissima di perfetta pace domestica. Il voto, o piut-
tosto il giuramento dato vicendcvolmente, era tan-
to solenne, che la nostra coscienza era rade volte
tranquilla. Come la rosa al soffio di vento infuoca-
to appassisce d'un subito, quindi al tramonto del
sole , e ad aere tranquillo colla rugiata si ristora,
si rinvigorisce , cosi erano i nostri cuori. Sentivamo
indicibile molestia , ove accadeva , che alia memo-
ria si richiami qualche bagatella, di cui non fosse
stata fatta mai parola al compagno, e ció per 1' u-
nica ragione, che 1'uno o l'altra non ce ne ricor-
davamo mai.
Quanto a me, lettor mió ti confesseró inge-*
nuamente, che io non era poi tanto schiavo di una
sensibiiitá si delicata e raffinata: non credetti di do-
ver stare cosi alia lettera deila convenzione — po-
vero me, se capitasse sotto 1'occhio di JVÍarianna
questa mia confessione! — Essa in vece prese la
cosa in sut serio assai ; ogni ritenutezza era per lei
peccato mortale, e si ridusse in rigor del termine
a martire del palto di obligata confidenza.
Talfiata mi accadde di trovarla , che mi guar-
dava íisso, allorchè eravamo seduti a tavola, e mi
accorsi, che una mezza lagrima le spuntava dagli
occhi, in preda ad un pensiero angoscioso, che le
faceva dimenticare e raffreddare la vivanda, che a-
veva dinanzi, e non prestar attenzione perfetta a
AMO III.
Si publica ogni gioveđi. II prez-
zo annuo per Zara é di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
W. 35.
Le associazioni si ricevono in
•Zara dai proprietari, fuori da
tufcti, gl' II. RR. üfficii postaii.
Si nce\e ift cambio qualuoque
giornale austríaco od estero.
Giovedi 2 Setiembre 1847.
CONTENUTO. Tra noi non v'han da essere segrefci. — Leltere adriati-
che, III. — Poesía. — Coltura de'prati ed allevamento del be-
stiame. — Due parole sulla vendemmia. — Investigazioni sull' io»
dio fine. — Sulle scuole triviali nelle campagne — Eco de'giornali
— Spalato, Trieste.
TRA NOI NON V' HAN DA ESSERE SEGRETI.
(Continuazione).
— E quale si é mai questo segreto importan-*
te, dissi io borbottando assonnato.
— Perdona , caro , tu non m' intendi, non é
segreto d'importanza; tutt'altro. Voleva dirti di quei
nostri conoscenti Piccolomini, di quelle persone gio-
viali; ed il non fartene parola, avrebbe apparso co-
me cosa a bella posta taciuta. E quando eravamo da
loro a pranzo 1' altro di, la signora mi diceva , che
sua figlia passerá a marito, e che il fidanzato é un,
giovane bello, ricco - pero ritengo, che questo ma-
trimonio non avrá luogo prima di dieci mesi.
— Mía cara, se questo é tutto quello che mi
volevi diré, e per cui piangevi e sospiravi tanto,
non era prezzo d' opera che tu mi destassi per rac-
contarmelo a quest'ora. Io poteva aspettare cómo-
damente dieci mesi per udire tale novitá, e tu sai
bene, che io Tavrei risaputa.
— Verissimo, marito mió, ma in tanto, tu
sai adesso il segreto.
Non era abbastanza da pregiarsi questa dilica-
tezza di coscienza in mia moglie. II mérito ne ri-
saltava viemaggiormente allorché io gettava uno sguar*-
do di confronto sui miei amici e conoscenti ammo-
gliati ancor essi. Piacevole senz' altro era il contra-
sto, che Y aperta franchezza , e vogliasi anche stuc-
cheyole, di mia moglie, faceva col modo di pensaré
delle famiglie di que' miei conoscenti. Nel loro con-
sorzio, scorgevi brio, gaiezza, scioltezza, frasi famigliari
oltre misura; tutto questo pero non era, che una
mascherata in paragone dello stile franco, sincero,
che in casa mia si usava. Dico che siífatti contra-
sti dovevano farmi ridere; ma di cuore , allorquan-
do io udiva diré: Mia moglie non sa niente di tut-
to questo —, ovvero quando una signora mi rac-
comandava: Per amor del cielo! non farne parola
a Marco veM — o finalmente: non fa d'uopo che
tu racconti tali cose alia signorina; non voglio, che
nascano disgusti nelle famiglie —*• non ne voglio u-
dir piü sillaba ecc. — Ed invece nel nostro san-
tuario domestico, io e Marianna abbiamo stabilito
un confessionale per tutte le partecipazioni, inüo-
centi, insignificanti, ridicole se volete; e tutte le ?
volte che ci corre va il bisogno di diré qualche cosa
un all'altra, aveva sempre luogo una confortante
scambievolezza di confidenze.
Era egualmente prezzo d' opera di spendere
un pensiero talvolta intorno alia fredda riservatezza,
che scuoprivasi tra i conjugi delle famiglie a noi vi-
cine , perché io dall' altro canto possa daré minor
importanza alie minuziose convenienze , che carat-
terizzavano il nostro sistema di vivere. La signora
Farfallino era imbarazzata nel celare a suo marito
una dozzina di segreti, e segréti di tal natura, che
per la sua vita non avrebbe voluto, che suo mari-
to ne sappia, senza attirársi addosso una tempesta
od un uragano. Al mió orecchio in vece giungeva
giorno per giorno una filza di segreti freschi fre-
schissimi, uno zibaldone di cento assurditá, che¿
non v' era né poteva essere occasione terrena di
parteciparle a chi che siasi, perché vuote d'ogni in-
teresSe imaginabile.
— Sei qui? chiese Marianna aprendo la porta
della mia stanza e guardandovi per entro — non
ho da dirti che due parole; finisci puré di scrivere
le fue lettere.
— Perché farti perder tempo? depongo la pen-
na , e sono prontissimo ad ascóltarti. —
— Niente di meglio. Desideravo di dirti, che
ho inteso dalla mamma
— Jeri, ben mió , essa stava benissimo, al-
meno COSÍ mi parve d' averia veduta allegra e sen-
za che alcuna cosa le mancasse. Tornando a casa
mi hai detto pur, che non ci era nulla di nuovo
da comunicare.
— É vero, ma ebbi qualche cosa mezz'ora
fa, solamente mí mancava 1' occasione di parteci-
partelo. Non voglio che un peso graviti sul mió
cuore. Eccoti la sua lettera, leggila se^ 1 credi) (Jue-
ste linee non aggiungono particolaritá di sort^ a
quello che sapevamo giá.
— Tanto meglio ¿ risposi io.
— Ascolta ancora , non ti ho detto nulla, cbe
il Ricchelli dá a pigione ia sua casa —
—- Era da appigionarsi la sua casa ? Afféche
non ne sapeva niente. —
— Da senno, il viglietto era attaccato alie
porte da qualche giorno, e come mi fu detto rica-
verá dalla sua casa una pigione generosa. Sembra che
egli pensi di ritirarsi dalla vita publica, e vender^
—C «90 J-
tialî ostili ne" paesi dove Jiavvi Iibertà délia stampa
sono da temersi più che cento mila bajonette. (Agr.)
— L'impudenza (Je* jiitocchi raggiunge talvolta,
1 limiti del favoloso. Un mendico, il quale era so-
lïto di ricevere giornalmeate da un suo benefattore
2 . carantani di litnosiua , sí presento non ha guari
di nuoyo dopó un assenza di 3o giorni allé porte,
e mentre al sólito gli si porgevano i 2 carantani,,
ritiró la nia no e: scusi signore disse, ella s'ingan-
na, mi tocca giusto un fiorino, perché sono 3 o
giorni, • che io non fui a queste porte. Mi era cosa
pesante di andaré ogni giorno, e salire al 5.° pia-
no per 2 carantani, e lasciai, che la somma giun-
ga ad 1 fiorino, che la pregp di volermi dare a-
dessOé Si imagini ognuno quai lieta sorpresa doveva
essere per quel galantuomo di benefattore il cono-
scere , che il pitocco gli aveva fatto credenza per
36 giornj/ f ^ - (T. Z.)
— Il ñipóte d'uno dei più ragguardpvoli per-
spnaggi della rivoluzione, Fabpe d'Eglantine, è sta-
to 'últimamente' arrestato a Parigi come pitocco e
privo" di tutto. Il nipote di Callot è giovane di bot-
¿ega in un caffè, ed i due figli di Danton sono sem-
plici contadini ad Arcis sur Aube. {Hum. 170).
— Nuâierosa discendenza. Un facchino spa-
gnuolo a Oranp, ¡n età di 71 anno , ammogliatosi
tre volte, fece battezzare un mese fa il 37o figlio (ld.)
— Uno chevaveva da prender moglie, doman-
dava dai parenti ,della fidanzata a mila fiorini di
più di quanto era ira anno incirca addietro stipula-,
to nel contratto nuziale, e questa sua pretesa di»
ceva essere fondata sulla circostanza , che il vivere
quest'anno è assai più caro che per lo passato. (T. Z.
— Se Diogene vivesse adesso , e passasse qual-
che giorno in una delle nostre città o borgate, non
cercherebbe solamente colla lanterna in mano gli
uomini a mezzodi; ma quel che sarebbe assai più*
intéressante per lui, con parecchi uomini in cora-
pagnia andrebbe di nottê tempo cercando una lan-
terna. f? [Id.)
— Una famiglia irlandese procurossi per servo
un moro, il quale era ñero a tal grado, che tutte
le volte in cui egli veniva nella corte del pollajo,
emahava tanta oscurità , che i polli, credendo sia tra-
monto del sole, si disponevano a dormiré. (ld.
— Una dama osservava tanto rigorosamente
l'etichetta , che, non potendo una domenica anda-
re in chiesa, vi mando in sagrestia il suo viglietto. (.ld.
—- Un celebre medico e che era particolar-
mente distinto nel trattare le malattie dell'udito,
curo una dama, sorda come una campana, cosi
perfettamente, che essa il giorno seguente poté u-?
dire alcunché di suo marito, distante due mila mi-
glia nell' Australia méridionale. (Id.)
— Un operajo girovago narrava ad un suo compagino
meraviglie del bel vivere, che si aveva, limosinando in una
certa città. Non si voleva moho che 1' uditore abbandonasse
la fabrica, in çui trovava lavoro, mettesse aulle spalle le po-
che aiasserizie che aveva, e con iw paja di soldi si mettesse
¡n Viag-g-io per jl buon paese. Giuntovl, cominció a salire e
diseendere le scale delle case che aveva trovato aperte; ma
écco aventura 1 uscendo da un portoae dà in un birro, che a-
i'incarico di non permettere, che girino i mendicanti, e
•preso peí coliare ; il pitoccare è proibilo qui, disse - devi pa-
gar la multa di 30 fcarantani. - Mè infelice 1 illustrissimo si-
gnor sergente , mif faccia la carita di iaseiarmi andaré, sono
gíunto in questo momento j*non sono stato che in 4 case sole
non limosíneró piu! Deh la prego, mi lasci andaré, sono po-
vero uotno si * ma onesto , le giuro.
Non la sciughi cosi a buon mercato ve' - fuora i 30 ca-
rantani, e sarai bandito dalia città.
Ma per amor del cielo, come vuole, illustrissimo signor
sergente, che le dia 30 carantani, se non ho indosso che so-
lí 16 carantani in tutto, e questi poco fa guadagnatí.
Devono essere 30.
Non li ho, nè li posso pagare.
Ebbene, va nelle case vicine, pitoeca, e quando avrai rae-
coito i 30 carantani, portali qua, paga la multa, e súbi-
to vía. ( Flieg. Blátt.)
ZARA.
Consumo della carne nel mese di agosto :
4846. Bovi e vacche 359 — majali 8 — vitelli 39 — castrat»,
capre ed agnelli 1320. ®
4847. Bovi e vacche 443. — majali,6 —vitelli 27 —castratí,
capre ed agnelli 4273.
I prezzi raedü del mese di agosto erano :
Frumento stajo fni. 5:21 4|2 — segala fni. 3:46 3/4 — orso
fni. 2:57 3j4 — Avena fni. 4:40 — Miglio fui. 2:54 — fe-
giuoli rossi fni. 6:23 3j4 — legume grande fai. 5:44 — detto
piecolo fni. ?:40 - lente fni. 44:39 - aceto 4.a qual. bar. fni. 6:24 4¡2
aqiiavita schletta 4.a qual. fni. 42:22 — birra di Zara foi. 6
birra di Trieste fui. 40 — olio fni. 28:12 — vino 4.a qual.
fni. 6:5 — detto 2.a qual. fni. 5:48 — biscotto di Trieste
fni. 40:25 — fior. di farina 4.a qual. fni. 40:49 — riso 4.a
qual. fui. 42:30 — carne di bue funto car. 5 — detta di ca-
strato car. 4 — porai di terra car. 4 4|2 — legna lunga 20
poli. fni. 4:5 — detta corta 42 poli. car. 50.
Il prezzojdel pane è lo stesso del mese passato !
—i Da corrispondenza mercantile da Carlstadt nel giorna-
ffe del Lloyd austr. 439, si conosce, che nel Sirmio una spa-
v,entbsa tempesta rovinó molte case, uccise varii viaggiatori,
e reco grandissimi danni a tutti i campi e semine.
In alcuni comitali dell' Ungheria le locuste cagionarono
grandi devastazioni.
— In Croazia si odono lagni sulla malatlia delle "patate.
I seminati di grano e di miglia fanno concepire le più' lusin-
ghiere speranze. 4
CRONACA DEL MESE DI AGOSTO.
(Nominazioni.) Il Governo ha conferit'o il vacante posto
di maestro degli oggetti matematici nella scuola normale di
Zara a Cario Enrico Weber , maestro di disegno e degli og-
getti matematici presso la capo scuola di Ragusa (Id. 67.)
— Giuseppe Schmidt di Silberburg, tenente colonnello
nel reggimento d'infantería coníinario degli Ogulini n.° 3 pas-
sa tenente colonnello a Zara. (Id. 68.)
— Giuseppe Eperiessy de eadem, maggiore di piazza a
Zara .passo a comandante della fortezza di Cattaro.
(Posti vacanli.) Posto di faute presso la pretura di Fort'
Opus coll' appuntamento di fni. 200. Concorso per 4 settima-
ne chc decorronb dal'giorno 2 settembre. ; (G.Z. 69.)
6r. Franceschi Estensore. Zara, DemarcM e Rougier' Prt>prietari Editori*
-c 298 ) ~
rispóse, che questa lingua soltanto ha il vocabolo
di Belladonna, che non esprime soltanto un* avve-
nente , graziosa signorina , ma ben anco una pianta
velenosa. (TA Z.)
— Nel corso del!' estáte che fugi un buon pa-
roco d' una villa tedesca andava in processione coi
suoi parochiani per i campi, pregando dal cielo
prosperamento de'frutti. Venuto colla religiosa co
mitiva alia vista d'un campo pessiníamente appa-
recchiato, voltosi ai presentir il pregare, il benedire
qui è inutile, vi ci vogliono invece , buoi, aratro
e concime. (Fr. Bl.)
— A Filadelfia, stati uniti deH'America setten-
trionale trovansi non meno di 46 diverse sette reli-
giose, dal più rigoroso credente cattolico e lute-
rano sino al nazionalista che rigetta ogni rivela-
zione. (Hum.) '1
— Le colonne dei giornali francesi ridondana
spaventevolmente di ragguagli sulle invasioni, ucci-
sioni, avvelenamenti, ed altri orribili delitti, che
sembra presentino il quadro d'una societá prossima
alla sua dissoluzione. Mentre il publico non si puó
ancora rimettere dallo stupore sull' ucisione della
duchessa di Praslin, suH'avvelenamento di suo ma-
rito ; fu commesso un nuovo delitto. II banchiere
Majer Spielmann venne pugnalato da un ignoto
verso le 2 p. m. nel suo proprio negozio. Conte
Alfredo di Montesquieu fu trovato la mattina dei 28
di agosto morto nel proprio letto, e col cuore tra-
passato da una pugnalata. Si dice che sia un suici-
dio in conseguenza di fortissime perdite al giuoco.
Ai 3o di agosto il fîglio del maresciallo Davoust
uccise la sua amante, e prese la fuga dirigendosi
verso il Belgio*
ZARA.
Ci ricorda d'aver letto in qualche luogo una caratteristi-
ca della Dalmazia , in cui gli effetti delle stagioni toccando
sempre gli estremi, non danno luogo a quel beato juste mi-
lieu , e che o bruciamo o che anneghiamo. Quest' ultimo fatto
pur troppo s'avverô a di passati: piogge dirottissime hanno
cagionato guasti grandi nell'uva, in modo che le vendemmie
saranno tristi anzi che no, e dalle vigne, che in ubertoso rae-
coito davano 400 barili di vino, quest'anno in moite e molte
non si potranno raccoglierc 40 a 45 di mosto. Cosi svaniscono
da noi le belle speranze, che si nutrivano, d'aver cioè alme-
no di vino abondante. Si fanno poco lusinghieri pronostici pel-
1' avvenire singolarmente del nostro ¡solano al quale va a man-
care e vino ed olio.
L' ultimo scuro diede nel circondario marittimo di Zaru
qualche pescata suficientemente generosa, almeno inigliore
delle precedenti.
Non è a memoria da parecehi anni un autunno cosi ric-
co di frutta quanto il presente. Oltre ¡1 fico comunissimo ed
abondante ogni anno, fruttarono le pesche straordinariamente
per le isole vicine, e si vendono a buon patto. Dal veneto
giunse últimamente una partita grossa di mele, che si danno
a vil prezzo.
Abondano discretamente anche gli erbaggi, le patate pe-
ro, roba bella e sana, difficilmente si acquistano da qualche
giorno al di sotto di 2 carantani al funto.
Nella contermine Croazia vi è questo da notare ancora,
che oltre alla gangrena delle patate qua e là manifestatasi,
in alcuni luoghi scarseggia molto questo prezioso prodotto,
perché l'anno scorso se n' è serainato pochissimo.
A quelli che fanno molto vino, ed hanno la como-
dita di avere canove, recipienti ed ogni altra cosa al-
l'uopo oceorrente, ricordiamo le poche righe, che SODO
state publicate in questo giornale n. 44 dell' anno pas-
sato, e mostrano via facile ed economica di apparec-
chiare vini dilicati da bottiglia.
Ci scrivono da Knin, che ai 7 corr. al dopo prauzo vi
ebbe luogo un nubifragio, per cui 1' aqua in due ore crebbe
dal 0 a 6' 6" al ponte dei Kerka. La brentana porto danni
non indifferenti ai formentoni, parte dei quali trascino via e
parte insozzô di limo. Si dice, che sia stato dall' impeto dél-
ié aque distrutto un ponte nuovo, che mena a Grab.
Cominciô anche là a mostrarsi la gangrena delle patate,
LESINA.
La pescagione delle sardelle , che quest' anno falli alie co-
ste dalmate, dava motivo ad investígame le cause. Chi ascri-
veva la sterilitá delle prede nei primi scuri alia via, che il
pesce prendeva a distanze grandi dalle coste fino all' estremi-
tá settentrionale del golfo, e si lusingava, che nel suo ritor-
no le avrebbe rase piú' da vicino, e nutriva speranza, che
gli ultimi scuri di setiembre avrebbero dato qualche cosa.
Molti in vece attribuiscono la scarsezza del pesce alia molti-
tudine de'delfini, che danno la caccia alie sardelle, e rendo-
no cosi vane le fatiche e le speranze dei pescaron".
Restava di vedere, qual profitto si potesse trarre anche
da questa sgraziata congiúntura. I delfini erano frequenti e
si pensó di dar loro la caccia. Sappiamo ora, che sotto la
direzione del sig. Marcati se ne fa la pesca, che la loro car-
ne viene salata, e dal grasso si fa 1' olio.
Varii dei delfini presi pesavano da 6 a 42 centinaja.
A Comisa fu preso un delfino ferito nelle vicinanze di
Lesina, e la sua carne si vendeva a tre quarti di caran-
tano al funto.
Lissa sofferse moltissimo dalla gragnuola.
(Nominazioni.) II prof. di religione , e di pedagogía su-
blime nel c. r. Liceo di Zara Padre Luca Torre fu da S. M.
I. R. nominato direttore dell' i. r. Convitto di Zara.
— La direzione del c. r. Liceo di Zara é stata da S. M.
conferita al D.r Sebastiano Steiner , consigliere di Governo .
e procuratore camerale.
— II Governo ha conferito un posto di vice segretario
all' alunno di concetto presso I' Eccelsa Aulica Cancellería na-
nita , Francesco de Preu.
— La Suprema Aulica direzione delle poste promosse a
primo accessista presso la direzione delle poste qui, Eugenio
Cernízza , ed a secondo accessista Giuseppe Graf. (G.Z. 74.)
— La Cancellería Aulica ha conferito un posto di com-
missario circolare di 3za classe , vacante in Dalmazia, al con-
cepista governiale Jacopo D.r Pini.
— La medesima nominó il concepista governiale Adanao
Tilgner a pretore político in Ragusa. (Id. 72.)
G. Francexchi Estensore. — '/jara, Dernarchi e Rougier Proprietarí Edit orí.
AISOIIÏ.
Si publica ogni iioveđi. Il prez-
ao annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini a; per
fuori franco .di porto fiorini 6;
per semestre- o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
ir. 3§.
Le associazioai si ricevono in
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
Giovedi 23 Setiembre 1847.
Spirando coll' ultime del corrente l'sÊssociazione al terzo trimestre di questo foglio, preghiamo i benevoli
signori associati a volerla rinnovare per il quarto trimestre, e raceomandare I*a Dalmazla ai loro amici o
conoscenti. La spesa del quartale fuori di Zara e di 1 fno. e 15 car.; qui 1 fiorino.
La direzione premurosa di conciliare a questo scritto periodico il maggior possibile interesse colla varietà
ed utilité delle sue publicazioni * non si estenderà in promesse, ma farà quel che piix potrà, onde il giornaletto
riesca quale si desidera. * .
Chi bramasse d'avere Eia Dalmazla dal primo luglio a tutto il 30 settembre a. c. si rivolga alla [dire-
zione délia medesima, la quale pua disporre d'un sufficiente numéro di copie, in fascicoli di 15 fogli e mezzo ,
al prezzo d'un fiorino. v
Comineiando dal numéro ¡36, il foglio forma una nuova serie di argomenti e di articoli completi.
I semestri precedenti, sin dalla prima publicazione del foglio, potrebbero darsi completi ove ne fossero fatta
tante domande da poter far ristampare alcuni numeri esauriti.
Contknuto. Le protezioni — Lettere adriatiche, V. — Galleria Dalmata.
G. Bujovich. — Istruzione publica in Đalmazia nel i8d6.— Una
lapide a Salona — Un' ode del sig. Preradovich voltata in italiaïTO?
— Goitufa invernale del pomo di terra. — Eco de' giornali —
Zara — Arbe. — Curzola.
LE PROTEZlONIi
Molto soffri nel glorioso acquisto.
Tasso.
Ora sono con voi, disse 1* imprésario del tea-
tro d'una città, levandosi gli occhiali, e poaendolî
sul giornale, che a vea finito di leggere or ora: in
che cosa posso servirvi? —.Signore, ripiglió un ta-
ie tutto curvato: colla morte defr signor Natale ri-
mase vacante il posto di inspettore presso il teatro,
ed io ardisco offrirle la mia servitù. — He! he! ci
sono delle difficoltà , riprese l'imprésario: il tenore
mi ha parlato in vostro favore, ma io non posso
arbitrar in qualsiasi cosa. Volgetevi ai signori diret-
tori teatrali, ed ottenuto il loro consenso, il posto
non vi mancherà al certo; fate loro una supplica
io iscritto .. . e tacque : s'asciugo la fronte , giacchè
tutti gli impresarii sudano molto, e torno a porsi
gli occhiali, ció che voleva dire: ho delto, ora vat-
tene. Ma l'aspirante non si mosse, anzi trasse fuo-
ri un rottolo di carta e lo porse senza dir parola
all'uomo d'affari, il quale'brôntolando si diede ad
osservarle. Ma ben tosto la sua faccia si rasserenó
vedendo che la supplica era scritta in istile bonis-
sirao e con un carattere che ogni calligrafo poteva
ben invidiare. Debbo avvertire che costui era mania-
co per una bella scrittura, lo studio délia quale an-
teponeva ad ogni altro. — Bene, benissimo. Bello
quell' ecoulè, e quelle lettere gotiche bellissime. Bra-
vo, bravissimo, esclamava egli durante Tosservazio-
ne> e finita disse: Si, voi avrete la mia protezione;
yolgetevi ora tosto al primo direttore , il signor B ,
che pizzica di poeta, e che ha dato alla luce non
ha guarí varié poesie. — Allora Y aspirante rinnovo
gli inchini e si parti dall' impresario.
Trascorsa un' ora egli trovavasi nella stanza del
direttore teatrale e poeta anonimo. Che cosa vo-
lete? disse una voce. Federico, che cosi chiamavasi
il nostro supplicante, si volse, e non vedendo al-
cuno tacque. — Chi é nella stanza ? ripeté Y istes-
sa voce, ed allora appena scorse Federico il signor
B... che, seduto dietro un gran scrittojo, dal qua-
le veniva tutto nascosto, continuo a parlar cosi: Aha!
venite per presentarmi la supplica? Y impresario me
ne ha parlato, ed ha molto lodato la vostra bella
scrittura ¿ ma ció non é sufficiente. — Signore, ella
mi farebbe il jpiü gran favore del mondo, interrup-
pe Federico, se volesse abbassarsi a daré un'occhia-
ta a questo mió scritto... e glielo porse. — Che
cosa é questo ? — É la mia supplica. — Come ?
in versi?,esclamó B^.. pieno di stupore trovando
che la petizione era in versi.
— Si la scrissi in versi conoscendo la sua pre-
dilezioue per quest' arte.
— Optime y disse il direttore, dopo aver letto
la petizione: questi versi mi piacciono molto, e ben
piü la vostra intenzione di piacermi. Anch'io ho scrit-
to alcune poésie, continuó egli cadendo nel difetto
di tutti i poeti: ed anzi ve le voglio leggere accioc-
ché me ne diciate il vostro parere: souo pero tutte
cose da niente ... Federico, che giá era pronto a
questa scena, dimostró il grande piacere che ne sen-
tirebbe, ed il direttore tutto contento trasse fuori i
suoi manoscritti e cominció a leggere quei suoi par-
ti i quali tutti eran fatti, non giá a svegliare , ma
bensi ad addormentare 1" uditore. E ció quasi accad-
de a Federico, se non che riflettendo egli quali ter-
ribili conseguenze si potrebbe trar dietro un solo sba-
diglio, cercó di trattenersi attendendo con rassegna-
zione la fine di quella dolorosa lettura. Terminata
aiuho m.
Si publica ogni gioveđi. Il prez-
ao annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporcione.
LADALIHAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
39.
Le associazioni si ricevono ía
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gl' II. RR. Üfficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
4 giornále austríaco od estero.
Giovedi 3o Settembre 1847.,
Spirando coll' ultimo del corrente 1' associazione al terzo trimestre di questo foglio, preghiamo i benevoli
signori associati a volerla rinnovare per il quarto trimestre, e raccomandare La Dalmazia ai loro amici o
conoscenti. La spesa del quartale fuori di Zara e di 1 fno. e 15 car.; qui 1 fiorino.
La direzione premurosa di conciliare a questo scritto periodico il maggior possibile interesse colla varietá
ed utilità delle sue publicazioni,
riesca quale si desidera.
non si estenderà in promesse, ma farà quel che più potrà, onde il giorqaletto
Chi bramasse d'avere I^a Dalmaxia dal primo luglio a tutto il 30 settembre a. c. si rivolga alla dire-
zione délia medesima, la quale puô disporre d'un sufiiciente numero di copie, in fascicoli di 15 fogli e mezzo,
al prezzo d'un fiorino.
Cominciando dal numero 26, il foglio forma una nuova serie di argomenti e di articoli completi.
I semestri precedenti, sin dalla prima publicazione del foglio, potrebbero darsi completi ove ne fossero fatte
tante domande da poter far ristampare alcuni numeri esauriti.
Contenuto. Una predica di dieci minuti. — Lettere Adriatiche- V. fine.
Mancanza d* iscrizioni e monumenti in onore di magistrati ve-
neti. — Forze commerciali della Dalmazia. — Ad Urbem Ve-
netiarum ode. — Bujovich. — Avvertenze nella coltura del pomo
di terra. Eco de' giornali. Zara. — Trieste. — Knin. — Spalato.
UNA PREDICA DI DIECI MINUTI.
In fondo alia strada di S. A.... sorgeva nel
1724 una casa a tre pianí di modesta apparenza.
II terreno era occupato da una fruttaíola, i cui pa-
nieri ripieni di legumi ingombravano talmente la
porta ed uno stretto corridoio che metteva nell' in-
terno, da lasciare appena un angusto passaggio a-
gli altri casigliani. Quest' inconveniente pero non
era si grave, poiché la maggior parte di essi ne e-
sciano la mattina per non rientrare che a sera:
studenti che andavano aile lezioni, o a logorar i
divani di qualche cafíe discutendo coi compagni sul
modo di cantare, di vestire , di cavalcare, un gio-
vine di stamperia , un impiegato delle finanze ed un
pittore erano gli abitanti di quella casa.
Tutte le fmestre che guardavano sulla strada
restavano perció chiuse quasi continuamente a riser-
va di una al terzo piano appartenente al quartiere
del pittore. Ogni mattina a ott' ore , partito Y arti-
sta, vedeasi aprire questa finestra, a cui di tanto
in tanto s* affacciava una giovane in corsetto e con
le braccia nude , ora scuotendo il tappeto da terra,
ora innaffiando due o tre piante di rose che forma-
van sul tetto una spalliera di fiori e di verdura.
Chiudevasi poi la finestra e mezz' ora dopo riapren-
dosi di nuovo, lasciava veder la giovane pettinata
con elegante semplicitá, e vestita di un grazioso a-
bito che facea risaltare le vaghe sue forme.
Fino alie cinque la giovane lavorava assidua-
niente in lavori di bianco, senza pensare ad affac-
ciarsi per rimirare i tanti passeggeri che percorrean
la via ; solo qualche volta alzava la testa per respi-
rare il profumo d' una rosa ; qualche volta dimenti-
cavasi di trar l'ago, preoccupata senza dubbio da
qualche dolce pensiero, poiché sulle fresche sue guan-
ee compariva la traccia di una emozione di gioja e
i suoi occhi riempivansi di lacrime. Ma appena un
orologio sostenuto da quattro colonnette di alaba-
stro batteva le cinque ore, la giovine gettava il la-
voro , toglieva dalla finestra due o tre vasi di fiori
per potervisi meglio affacciare, e coi gomiti appog-
giati sul davanzale si poneva a guardar nella strada
cercando di scoprir da lungi fra i passeggeri quegli
che attendeva si ansiosamente. Tutto ad un tratto
la vedevi piena di gioja agitare un bianco fazzolet-
to, segnale al quale rispondeva tosto un giovane di
rara beltá che si avanzava a gran passi. Pochi rao-
menti dopo questo giovine ascendeva precipitosamen-
te le scale e giunto al terzo piano si trovava nel-
le braccia della giovinetta sua sposa, che tornava
cinque o sei volte a serrárselo al seno con Peffu-
sione del piü tenero amore. Dipoi rientrati neirap-
partamento s' assidevano a un tavolino, su cui era
apparecchiato un desinare modesto, e sodisfatto l'ap-
petito T amore riprendea il sopravvento ; mille gio-
josi progetti, mille tenere parole si succedevano,
facendo passar quelle due felici creature dal riso al-
ia tenerezza, da uno scherzo ad un bacio. Se il
tempo era bello i due sposi scendevano insieme ed
andavano a passeggiare per qualche ora; se piovea,
mentre Ja giovinetta ricamava, il consorte leggeva
a voce alta abbreviando cosi il tempo che rimaneva
per giungere alie nove ore, in cui tutte le seré si
chiudevano ermeticamente le finestre della piccola
camera , né si scorgeva piü alcuna luce attraverso
le fenditure della gelosia.
Da due anni conducevanó essi una tai vita la-
boriosa, abbellita dalT amore e dalla felicita felicita
comprata pero con una langa serie d'angoscie e di
iMo m.
Si publica ogni giovedi. Il ,prez-zo annuo per Zara è di florin i 4; per semestre íiorini 2; per fuori franco di porto fiorini 5; per semestre o trimestre in proporzione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTEtóARIO ECONOMICO
JW. 40.
Le associazioni si ricevooo iu Zarj dai proprielari, fuori da tutti gl' II. RR. Ufficii postali. Si riceve in cambio qualunque giornale austríaco od estero.
Giovedi 7 Ottobre 1847.
Spirata coll' ultimo del passato I' associazione al terzo trimestre di questo foglio, preghiamo i benevoli
signori associati a volerla rinnovare per il quarto trimestre, e raccomandare La Dalmazia ai loro amici o
conoscenti. La spesa del quartale fuori di Zara e di 1 fno. e lo car.; qui 1 fiorino.
I¿a direzione premurosa di conciliare a questo scritto periodico il maggior possibile interesse colla varietà
ed utilità delle sue publicazioni, non si estendérà in promesse, ma farà quel che più potrà, onde il giornaletto'
riesca quale si desidera.
Chi bramasse d' avere La Dalmazia dal primo luglio a tutto il 30 setiembre a. c. si rivolga alia dire-
zione della medesima, la quale puô disporre d'un sufficiente numero di copie, in fascicoli di 15 fogli e mezzo ,
al prezzo d'un fiorino.
Cominciartdo dal numero 26, il foglio forma una nuova serie di argomenti e di articoli completi.
I semestri precedenti, sin dalla prima publicazione del foglio, potrebbero darsi completi ove ne fossero fatte
tante domande da poter far ristampare alcuni numeri esauriti.
Contenuto. Una predica di dieci minuti. contin. — Lettere Adriatiche. VI. — Rivista Slava. — Mancanza d' iscrizioni e monumenti in onore di magistrati veneti, fine. — Nuove strade in Dalmazia. — Forze commerciali della Dalmazia ,fine. — Eco de' giornali. — Zara. — Spalato.
UNA PREDICA DI DIECI MINUTI.
( Continuazione.)
* II piccolo orologio che suonava le cinque ore la riscosse, ma non pero interruppe i dolci pensie-ri che essa seguitava accarezzare nella sua mente, mentre levatasi e postasi alia finestra cercava col-rocchio di scoprire lo sposo ail' estremità della stra-da. Finalmente dopo alcuni minuti essa lo scorge approssimarsi, ma ohimè! appena vedutolo un dolo-roso presentimento cacció dal suo cuore la gioja. B.... infatti non camminava con quell'ansiosa ra-pidité che lo riconduceva ogni giorno fra le braccia della giovane moglie ; íl suo passo era lento ed avea avuto cruopo di ricorrere ad un bastone per soste-nersi ; giunto sul pianerottolo sarebbe caduto se Lui-sa non fosse stata presta .a sorreggerlo. Un brivi-do le corse per tutte le membra uello scorgere il pallore che copriva quel voîto cotanto amato. E che hai tu dunque, Francesco? — — Nol so, Luisa, un brivido gelato percorre le mie ossa e mi mozza il respiro. Apri quella fine-stra, Luisa , lasciami prender dell* aria. La testa mi brucia.... Ho voluto dipingere, ma i pennelli mi cadevan di mano, nè avea forza di reggere la tavo-lozza, poi una nube m'ha offuscato la vista, e le ginocchia si piegavano sotto di me ... Ma dove vai? — A cercare di un medico, amico mió ; tu sai che il nostro abita a pochi passi di qui, in un mo-mento son di ritorno. Essa non scese, ma precipitóla scala ; quando torno col dottore, Francesco giaceva fuori dei sensi nel mezzo delia stanza, ed il medico dovè ajutare
la giovine che struggevasi in lacrime a recarlo sul letto. Quando dopo molto tempo e mediante i soccor-si apprestatigli, Francesco torno in se, il medico 10 interrogó per conoscere i sintomi della malattia, né poté non apprenderne la gravita. — Sara dunque un male pericoloso? — doman-do Luisa tutta smarrita nel leggere sul volto del me-dico 1' impressione funesta prodottavi dallo stato del marito. — Pericoloso rio, almeno lo spero; bisogna pe-r-ó che vi armiate, mia cara, di pazienza e di co-raggio. lo tornero dimattina a buon ora, ed in que-sto frattempo ecco le prescrizioni a cui dovete atte-nervi. E partito il dottore, Luisa rimase sola presso 11 letto del marito a cui la febbre cominciava a da-re in delirio. Molto si soüre nelle agitazioni febbrili allorché mille visioui e mille sogni travagliano il corpo e la mente; ma cento volte piü doloroso é il passare un'intiera notte al capezzale di un essere amato a-scoltando le grida e i gemiti cagionati da quelli. La muta oscuritá che ne circonda riempie di tetri e fu-*, nesti pensieri. Si darebbe qualunque cosa per senti-re la voce o il rumore di persona vivente, mentre nulTaltro si ode che il vento che mugge simile al cupo iamentio d'un anima fra i tormenti; che le tronche parole dell'ammalato il quale guarda íisso sen-. za conoscere chi gli sta dinanzi, e alTansietá con cui sí ríchiede dei suo stato non dá in risposta che gemiti. Oh questa é uua notte terribile, notte di cui mai non giunge la fine, mentre pur si vorrebbe af-frettarla anche a costo della propría vita! Giudicate dunque ció, che soffriva questa pavera giovane sola presso al letto di uno sposo, chiedendo. a sé stessa se 1' alba spuntando non la troverá presso a un ca-
AXXO IH.
Si publica ogni giovedi. Il prez-
zo annuo per Zara è di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 6;
"per semestre o trimestre in
proporzione.
LA DALHIAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
41.
Le associazioni si ricevono in
Zara dai proprietari, fuori da
tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Si riceve in cambio qualunque
giornale austríaco od estero.
Giovedi i4 Ottobre 1847.
Contenuto. Una predica di dieci minuti. contin. — Gallería Dalmata
tí. Bujovich. contin. — Rivista Slava. contin. — Lettere Adria-
tiche. VI. fine. — Influenza dei boschi sulla fertilita de'terreni.
— Eco de' giornali. — Lesina — Nominazioni.
UNA PREDICA DI DIECI MINUTI.,
( Gonlinuazione.)
II-
Ahimé! quella notte disastrosa non era che la
prima delle gocce di piombo che dovevano , povera
Luisa, cader sul suo cuore! La miseria ogni gior-
110 e ad ogni istante apportava nuovi bisogni e nuo-
vi dolori; la miseria che produce una sorta di de-
menza , sotto la quale l'anima si oscura e si vela.'
Eran già tre settimane che Francesco giaceva
infermo, e Luisa rifugiata in un angolo della pic-
cola cucina si sforzava invano di sofíbcare le grida
del fanciullino, che si dibatteva fra le febbri della
dentizione.
— Taci, taci per carità, le diceva essa, le tue
grida sveglieranno tuo padre che le lunghe notti sen-
za sonno han reso si debole e malato, taci taci fi-
glio mió. —
E lo riscaldava col suo fiato premendoselo al
seno e chiudendogli la bocca di baci ; ma la povera
creatura già appassita dalla pena si dibatteva nelle
braccia della madre mandando delle grida che nien*
te poteva calmare, nemmeno il nutrimento prestato-
gli da Luisa. Egli rivolgeva la testa respingendo con
le sue manine il cucchiajo, e grosse lacrime ne ri-
gavano le gote rosse e brucianti.
Luisa smarrita, disperata, senti un momento
venirsi meuo il coraggio, e piangendo anch' essa: Dip*
mió, esclamo, e non avrele dunque pietà di me!
E che sará, se voi non m'ajutate? — ma pochi i*
stanti dopo Luisa ringraziava Dio d' aver ascoltato
la sua preghiera, poichè il piccolo Carlo pareva ad-
dormentarsi. . ;
Infatti egli aveva abbandonato sul Seno mater-
no la ricciuta testolina , e vi si riposava di quel son-
no agitato che interrompe sovente le pene delle pic-
cole creáture nel mezzo agli accessi pin violenti. Lui-
sa non oso più muoversi per timore di risvegliarlo.
Riteneva il respiro e avrebbe per sin voluto, ove
ne fosse stata padrona , comprimere il moto che sql-
levavale il seno.
Ma non si tosto il dolore abbandona coloro di
cui s'è impossessato! Se le grida del figlio e i Ia-
menti del marito non laceravano più il cuore dél-
ia povera Luisa, il sentimento della propria indi-
genza occupó bentosto nella sua imaginazione il luo-
go di quelli. Ogni risorsa era esa tirita ! per compra-
re i medicamenti del padre e F alimento peí figliuo-
lino , essa ha venduto di mano in mano i mobili e
tutta la biancheria che possedeva. Ohimè, che trop-
po felici per prendersi cura dell' avvenire, essi ave-
vano fino allora vissuto come gli augelli dell'aria,
giorno per giorno, senza curarsi dell'indomani , ma
quest'incuranza fatale la poveretta l'ha pagata a ben
caro prezzo, e quante volte n'ha provato amaro ri-
morso, quando si è dovuta spogliare di tutto, e fur-
tivamente 1" è convenuto vendere il proprio mobilia-
re, come se avese commesso un azione malvagia ;
nè ció bastando contrarre dei debí ti ! Che adesso già
deve molto perché il farmacista non le ricusi mal-
grado le sue lacrime i medicamenti necessarii alio
sposo, e la fruttaiola un po' di latte ogni giorno peí
suo fanciullino. E vederli soffrire amendue, e non po-
terli soccorrere per mancanza d'un po' di danaro,
mentre tanto se ne vede indarno gettare!.. Quant'a
sè, son due giorni che non ha mangiato nemmeno
del pane; due lunghi giorni ! fra lo scoraggiamento e
la fame coi dolori del corpo congiuntisi a quelli del-
T anima , senza risorse, senza speranza, con un do-
mani dinanzi alia mente non diverso dall' oggi, a cui
fu eguale ieri ! !... e suo marito per mancanza di ri*
medii non puó guariré, ed il figlio vede deperïrselo
ogni giorno!... e la poveretta. dee sola sopportar
tante angosce!... Ma ecco la voce del marito che si,
desta con un lamento. Ahimé! che essa non puó vo-
lare al suo letto, che il solo muoversi torrebbe al
figlio i pochi istanti di quiete che abbia gustato dal
giorno innanzi.
— Luisa, Luisa! vieni a darmi da bere.
— Attendi un poco, mió caro, il bambino dorr
me suüe mié ginocchia.
— Oh Luisa vieni, le mié labra son aride,
il petto mi brucia ... affogo !
— Dio mió, Dio mió, io m' alzo ricomincia-
no le grida di Cario.
— Luisa che dunque non m'ami più, che m'ab-
bandoni cosi ?
— Ma il mió fanciullo, Dio mió! il mió fan-
ciullo !
— Ah mi mancan le forze... mi sentó sveni-
re... Luisaj... io muojo !...