nelle università di Grraz e Yienna, perchè
non danno anche ad essi proprie università?
A questa domanda risponde in modo
lampante e cinico lo sfegatato pangerma-
nista «Grrazer Tagblatt».
In un articolone, informato all'odio con^
tro quanto sa d'italiano, e sotto le cui
frecciate fa capolino il «Drang nach Sii-
den», dichiara sena' altro: «Non sta negli
interessi del popolo tedesco che gì'italiaai
abbiano un' università a Trieste, antica
città tedesca (!) che potrebbe diventare
una rocca della coltura italiana ed un
nuovo focolare d'irredentismo». E fra una
pioggia lapidea di fantasticherie megalo-
maniche, vorrebbe dimostrare con cifre
— 0 testone teutonico ! — «la nessuna ne-
cessità di un' università italiana.»
E cosi certi tedeschi riconoscono e ri-
spettano i diritti degli italiani!
Questi sono i giornali che in Austria
determinano ogni minimo moto, che con
tutta «sincerità» estrinsecano il loro odio
contro la nazione italiana. E se arche i
maggiori giornali di Vienna, di necessità
riconoscono i nostri diritti, lo fanno per
calmare i nostri rancori a line di tonerei
a bada, per dissimulare dinanzi al mondo
civile le ingiustizie e le parzialità del go-
verno ed il suo iavoritism(> per i tedeschi,
per nascondere le oppressioni e le perso-
.cuzioni contro gl'italiani».
= Grli studenti universitari italiani di
Sebenico, raccolti in assemblea straordi-
naria per deliberare sui gravi fatti occorsi
in questi giorni alle Università di Vienna
e Graz, votarono unanimi il seguente or-
dine del giorno :
protestano con tutta energia contro il
modo di procedere capiozo e derisorio del
geverno centrale, a cui devono attribuirsi
in prima linea i fatti incresciosi che met-
tono in pericolo i' integrità personale e
r avvenire di tanti giovani italiani, abban-
donati all' irruenza delle sopraffazioni teu-
toniche ;
si dichiarano ancora una volta solidali
coi compagni di Vienna e (xraz ;
plaudono alle loro nobili iniziative ed
augurano si approssimi il momento in cui
sieno esauditi i loro giusti postulati.
= Lunedì alle ore 8 di sera, al
Teatro Verdi, avrà luogo un comizio
di protesta pei fatti di Graz e di Yien-
na. Domani verrà affisso il manifesto.
— come abbiam detto — si adoperavano
a calmare gli animi. E, finalmente, il va-
lore, mutato in teatro di gesta scaiida-
Lose, partì.
Questa aridamente la cronaca del [)orae-
riggio di ieri. E adesso ci sia permessa
una parola calma e riflessiva. A noi pare,
cioè, che sarebbe ora di farla finita con
siffatte dimostrazioni, con siffatti sfoghi
d'odio jolitico, che turbano senza la più
remota necessità la nostra città, da mesi
tranquillissima. Se al partito croato, eterno
recriminatore sui casi di Zara, interessa
che a Zara regni 1' ordine più scrupoloso,
si adr>peri ma seriamente ad impedire
queste grida, questi baccani, questi ol-
traggi e queste violenze, che, commessi a
bordo di un vapore, in perfetta impunità,
non costituiscono certo un eroismo. L'au-
torità militare in ispecie, poiché è con-
vinta che la cittadinanza desidera di vi-
vere nel migliore accordo col militare, si
adoperi con la massima energia ad impe-
dire che siffatte deplorevoli manifestazioni
abbiano a rinnovarsi. E' urgente e indi-
spensabile che qui e altrove tornino a re-
gnare quella calma e quel rispetto reci-
proco, che sono indice e condizione di ci-
viltà ; e sarà logico e umano se gli arre-
stati per atti di impulsiva reazione, an-
dranno anche esenti da condanna, mentre
esenti da ogni condanna andranno pur
troppo le reclute che si resero ree di tante
provocazioni.
£ocessi. — Martedì a sera, all' arrivo
del piroscafo lloydiano «Almissa» dalla
provincia, usciron da bordo, e da parte
di numerose reclute dirette a Pola, delle
grida provocatrici, oltraggiose a Zara e
ai zaratuii, .frammiste a canzoni politiche
e a reiterati «živio hrvatski Zadar !» :
provocazione cui nulla, ma proprio nulla,
aveva potuto dare movente, essendo la
città tranquillissima; provocazione medi-
tata ed inscenata apposta per eccitare al
disordine. Ritornate le reclute a bordo,
incominciaron di nuovo ad urlar «živio
o^ensivi, alternati alle più feroci offese
agli italiani ; ma nè gli ufficiali del piro-
scafo, nè il commissario della polizia del-
lo stato, che assieme ai confidenti ed ai
gendarmi assisteva impassibilmente alla
scenata, tentarono, per un solo momento,
di farla cessare, consacrando 1' assurdità
che un piroscafo sia terreno d' immunità
per ogni scandalo, per ogni oltraggio.
Air atto dei distacco, le reclute imbal-
danzite — tornando a vomitare improperi
— tiraroAo da bordo dei grossi sassi, che
colpirono alcune persone adunate a riva
vecchia. L' impiegato del Lloyd signor
Cicin s' ebbe sfiorato il capo da un grosso
sasso, che avrebbe potuto riuscir micidia
le. Il commissario politico constatò «de
visu» questo attentato; ma obbiettò di non
poter far nulla.
La cittadinanza era ancora sotto 1' iia
pressione dolorosa di questi fatti, quando
ieri al pomeriggio, ad opera di altre re-
clute, si rinnovarono in proporzioni p'
gravi. Partite in grosse colonne dalla c
serma d'infanteria per imbarcarsi sul
«Petka» di partenza per Trieste, le reclute,
nell' attraversare le vie cittadine, e con
tutto che condotte da sott' ufficiali, emi-
sero reiteratamente, e ad evidente scopo
provocatorio, acclamazioni a Zara croata
e ai partiti politici croati, frammiste a
bestemmie e ad insulti sanguinosi agli ita-
liani, minacciati di morte. Questa ripetuta
ed immeritata provocazione accese di nuo-
vo gli animi allo sdegno. Imbarcatesi tu-
multuosamente, le reclute tornarono ad
urlare, da bordo, dei živio a Zara croata
e delle ingiurie ai zaratini, cominciando
a scagliare sulla gente raccolta a riva
vecchia qualche proiettile. E queste orri-
bili insulti, e il cadere di questi proiet-
tili determinarono una irresistibile rea-
zione da parte di numerosi popolani, i
quali, esasperati, cercarono di reagire.
Un gendarme, visto che un nostro popo-
lano si chinava a raccogliere un sasso, lo
ghermì e lo trasse in arresto. Da bordo
— e possiamo dimostrare che tutto era
organizzato — si tirarono c mtro la gente
grossi pezzi di carbone, dei sassi, dei tem-
perini e persino dei pezzi di ferro, uno
quali sfiorò un i. e r. capitano dei
gendarmi, che lo mostrò al comandante
«Petka». Un altro ufficiale, mentre il si-
gnor podestà e altri cittadini, recatisi al
«^etka» a salutare un amico in partenza, si
adoperavano a ristabilire la calma, trasse la
sciabola e colpì con essa al dorso il popo-
lano Pontelli. che rimase leso. I gendarmi,
impassibili di fronte alle grida furibonde
e ai gesti osceni e folli e alle provoca-
2ioni delle reclute, si adoperarono invece
® sbandare il pubblico, operando un altro
Presto. Il bracciante Livich venne ferito
, ^ 'aascella da un grosso pezzo di car-
lanciato da bordo e rincasò tutto
gpSUinante. La polizia del Comune eoo-
{. energicamente al ristabilimento del-
che pubblico, arrestando tre persone,
tro P'^^^^niente esacerbate reagivano con-
reclute ; mentre autorevoli cittadini
Corte d'Assise. '— Nei^fgiorni pas-
sati ebbe luogo alla locale Corte d'Assis«
il dibattimento contro Francesco Jelicich,
in accusa per attentato omicidio a pre-
giudizio del proprio cugino Arturo f Jeli-
cich, maestro postale a Zaravecchia. Ve-
ramente in accusa era anche il padre di
questo Francesco, il vecchio Matteo Jeli-
cich, il quale mori qualche tempo fa negli
arresti preventivi. Antica ruggine tra
r Arturo e lo zio e rispettivamente il cu-
gino determinarono il drammatico episo-
dio che, occorso a Zaravecchia al princi-
pio di quest' anno, non ebbe a miracolo
conseguenze letali. Spinto ad agire dal
padre, Francesco Jelicich, armato di ri-
voltella, penetrò nell' ufficio postale di
Zaravecchia e ne esonerò tre colpi contro
Arturo Jelicich, il quale tentò bensì di
respìngere l'aggressione, ma pur rimase
gravemente ferito. Uditi numerosi testi-
moni e chiusa 1' assunzione delle prove,
il rappresentante del P. M. Marcovincich
(e presiedeva il dibattimento il consiglie-
re de B-ossignoli) argomentò lungamente,
nella sua requisitoria, a dimostrare la per-
fetta responsabilità dell'accusato cosi nel-
1' acquisto come nell' uso dell' arme ; sep-
pure nell' accusato si siano riscontrati fe-
nomeni nervosi. L' avv. Baljak, difensore
dell' Jelicich, in una notevole arringa scal-
zò le deduzioni del P. M., rilevando come
il Jelicich, nel momento del fatto, fosse
in preda ad un gran turbamento di sensi,
come agisse solo per la suggestione pa-
terna, come, sonz' essere proprio in uno
stato permanente di alienazione mentale,
presentasse, alcoolista, tali anormalità da
essere qualificato dagli stessi periti me-
dici come un degenerato. Ai giurati ven
nero dati parecchi quesiti: principali e
suppletori. Ed essi affermarono il princi-
pale e Francesco Jelicich andò condannato
per attentato omicidio a quattro anni di
carcere duro. Malato di tubercolosi è pro-
babile che non sopraviva alla condanna.
= Oggi si agita un dibattimento d'in
teresse maggiore del solito, perchè un
maestro elementare è imputato di aver
derubato il consorzio di consumo di Col-
lane. L'accusato è un giovane di circa 24
anni, si chiama Michele Murat. La corte
è presieduta dal consigliere Salvi; per il
P. M. funge il sostituto procuratore Mar-
ko vinció ; rappresenta la parte danneggiata
l'avv. Ziliotto ; l'accusato è difeso dall'av-
vocato Klaié.
Dal dibattimento risulta quanto appresso
Nella mattina del 16 ottobre del corr
anno si trovò che era stato aperto con
violenza un banco dei locale di vendita Idei consorzio di consumo di Colane e ru-bato r importo di cor. 1030. Questo locale è al piano terreno di un
edifizio ; allo stesso piano è situata la can
celleria del consorzio. Furono trovate a
perte, senza traccie di violenza, tanto la
finestra del negozio quanto quella della
cancelleria. Invece la porta della cancella
ria, che mette in comunicazione questa
stanza col negozio, fu trovata chiusa
chiave e la chiave appesa come al solito
ad un chiodo nel negozio. Sotto la finestra
della cancelleria fu riscontrata la traccia
di un piede.
I villici di Colane cominciarono tosto
ad elevare sospetti sul maestro e ciò per
le seguenti ragioni. Diversi di loro ave-
vano rimarcato delle scorrettezze per parte
del Murat in rapporto all'amministrazione
del consorzio, per cui avevano già in an-
tecedenza espresso il desiderio che egli
non facesse più parte della direzione. L'ac-
cusato sapeva quanto danaro vi fosse in
cassa; egli aveva qualche giorno prima
sconsigliato la direzione di fare i paga-
menti dovuti ai fornitori; aveva intenzione
di recarsi in America. Ma spec almente
sospettavano su lui per il motivo che la
sera innanzi al furto egli aveva lavorato
nella cancelleria del consorzio e fu lui
che disse al custode che la finestra e la
porta della cancelleria eran chiuse ; per
cui s' impose il sospetto che egli delibe-
ratamente non abbia chiuso nè la finestra
nè la porta e poi durante la notte si sia
introdotto dalla finestra della cancelleria,
che non è elevata più di un metro sulla
strada. Perciò fu dai gendarmi praticata la
perquisizione dell' abitazione del maestro
e poi anche della scuola.
Interessante è il racconto, che fa il
gendarme, della perquisizione praticata
neir edifizio scolastico. Finche si esami-
navano i locali terreni, egli dice, il mae-
stro era mesto, preoccupato; appena pas-
sati al piano superiore l'umore di lui
mutò d'un tratto. Quando mi accertai che
al piano superiore non vi era nulla dissi
al mio compagno : hai osservato 1' umore
del maestro ? al piano terreno vi deve
essere qualche cosa. Ripetemmo perciò le
ricerche al piano inferiore ed esaminammo
perfino il contenuto di una bottiglia di
birra posta in un angolo di una sottoscala,
la rompemmo ed ecco dentro 970 cor. in
note di banca.
Quello dei due gendarmi che aveva pri-
ma esaminato il sottoscala e non aveva
trovato il danaro dice che egli aveva vi-
sto le bottiglie messe in un cantuccio, ma
che non gli era passato per la mente di
visitarne l'interno, perchè nel trattato del
dott. Grross sul modo di procedere nelle
ricerche dei reati è detto non esser mai
succeduto il caso ohe degli oggetti rubati
siano stati nascosti entro a una bottiglia.
L'accusato si difende affermando che
:^ualche suo nemico deve essere entrato
o per una finestrina del cesso o per un'al-
tra finestra della quale era spezzato un
vetro e deve aver messo quella bottiglia
col danaro nel sottoscala. Che parecchi
villici avevano dell' animosità verso di
lui, perchè aveva cooperato alla divisione
di un pascolo comunale, il quale era pri-
ma usufruito da soli due o tre villici. —
Sostiene che il ladro deve essersi nascosto
a sera fra il portone d'ingresso e la
porta del locale di vendita.
Il conduttore del magazzino, un povero
sciancato, combatte questa affermazione
dell' accusato, dicendola impossibile ; lo
spazio è tanto piccolo che egli e i suoi
famigliari nell'uscire dovevano accorger-
sene. Il ladro, dice il testimonio-, deve
essere entrato per la finèstra della can-
celleria ; di là, dopo chiusa a chiave la
porta, deve essere entrato nel negozio,
tatto il comodo suo ed uscito per la fine-
stra del negozio. Per tutto questo occor-
reva che di dentro fosse stata aperta la
finestra della cancelleria e che la porta
della stessa fosse stata trovata aperta ;
mentre il maestro andando via alla sera
disse che erano chiuse e porta e finestra
ed il teste non si accertò se fosse vero.
Il presidente del consorzio Sime Bakić,
accentua che il maestro aveva consigliato
che non si pagassero ancora i fornitori e
che egli sapeva che il denaro era nel lo-
cale e che vi sarebbe rimasto assai poco,
perchè lo avrebbero spedito via ancora in
quel giorno, se l'assenza di uno dei diret-
tori per causa di un funerale non l'avesse
impedito.
11 dibattimento continua.
Al faoco i morti! — In un libret-
to dettato da nobili idee cristiane e filo-
sofiche e scientifiche, il signor Luigi Ma-
ria Torcoletti combatte strenuamente quella
grande j)rofanazione eh'^ la cremazione.
L' autore dimostra che la cremazione è
antiistorica, antigiuridica, innaturale ed
inumana. Studio scritto con coscienza ed
in forma piacevole ed edito dal Circolo
dei santi Vito e Modesto di Fiume.
Onorificenza. — Al tenitore dei li-
bri fondiari in Spalato, Luigi Mazzocco,
venne conferita la croce d' oro del merito
colla corona.
Xote personali. — Il consigliere
d'appello Antonio dott. Gruglielmi venne
chiamato a prestare servizio presso la
suprema corte di giustizia in Vienna
Consorzio di navigazione Zara-
Barcagno. — Nell'adunanza generale
ch'ebbe luogo in questi giorni vennero
eletti a formar parte della direzione pel-
l'a -ino 1908 i signori Griovanni Devetak,
Cristoforo Mazzocco e Matteo de Portada
ed a sostituto direttore venne eletto il
signor Giuseppe Filippi.
Dicesi che la nuova direzione si sia
messa subito all'opera peli'acquisto del
tanto necessario nuovo vaporino.
Pompieri Volontari. — Pervenne-
ro al «Fondo Pompieri» da Griuseppe Per-
!ini senior cor, 50, Monte di Pietà cor. 50,
Leandro Nowotnik cor. 3.
di Gozzi, che indignava Carlo Goldoni,
risorse nell' operetta piuttosto puerile
dello Scalvini, perdendo anche tatto il
sapore satirico de' vecchi tempi. La lunga
«féerie» non poteva esser meglio rappre-
sentata ; e la Gattini, la Scotti, le Tani
e la Darvia e 1' Angelini e il Gariano e
il Breda e gli altri gareggiarono e nel
canto e in comica abilità, riscuotendo
ealdi applausi. Una lepida macchietta di
Truffaldino ii Pietromarchi ; e ammirate
assai, nel balletto, tanto la valentissima
pinia ballerina Elena Tani, quanto 1' af-
fascinante prima ballerina Mery Bazza-
nello. Stasera 1' «Augellin Belverde» si
replica. Domani al pomeriggio «Augelli-
no» e immancabile piena; domani a sera
rappresentazione d' addio della compagnia
— che va a Sebenico — col «Duchino».
Pel trasporto della polveriera.
— Il comando militare ha chiesto al lo-
cale capitanato distrettuale il permesso
di fabbrica di una casa pel corpo di guar-
dia e per un nuovo magazzino di polvere
e munizioni sulla particella catastale nu-
mero 3081—1 del comune censuario di
Borgo Erizzo nello vicinanze del serba-
toio del vecchio acquedotto.
Nel magazzino verranno deposte polveri
e munizioiii nella quantità massima di
ottantamila chilogrammi peso netto.
Giusta le vigenti disposizioni venne
fissato un sopraluogo commissionale pel
giorno 30 novembre anno corrente alle ore
10 antimeridiane.
Qualora gì' interessati a tempo non pre-
sentassero la propria opposizione alla
progettata opera, verrebbe accordato il
permesso di fabbrica.
Contemporaneamente verrà determinato
11 raggio fortificatorio (raggio del divieto
di fabbrica).
Fogli volanti triestini. — Il nuovo
numero di questo simpatico periodico umo-
ristico giuntoci questa settimana è partico-
larmente bene riuscito pel testo brioso e
le molte illustrazioni. Contiene poesie,
quadri a serie, raccontini, eccetera.
Si vende nelle principali città della
Dalmazia a 12 centesimi.
Una decisione g^indiziale. — Il
Senato penale del Tribunale dell'impero
germanico ha respinto il gravame del fab-
bricante di macchine da cucire R. Lehu-
mann in Brunswich contro la sentenza del
tribunale provinciale di Brunswich, la
quale per continuata contravvenzione alla
legge sulle marche di fabbrica lo condan-
nava ad una multa di 3000 marchi ed al-
lontanamento dei segni con cui marcava
abusivamente i suoi prodotti. La condanna
seguiva sopra domanda della fabbrica di
macchina da cucire. Compagnia Singer.
Nel processo fu constatato che il fabbri-
cante produceva e vendeva macchine da
cucire che avevano somiglianze sorpren-
denti con le note vere macchine da cucire
Singer.
The radium cinematografo. —
Ecco il nuovo è attraente programma per
le sere di lunedi, martedì e mercoledì :
Parte I. — «Il sogno di Toto». Proie-
zione fantastica.
Parte II. — «Nel Belgio». Viaggio in
ferrovia preso dal vero.
Parte III. -- «La fuga dell' odalisca»
ovvero «Il serraglio del gran sultano».
Dramma storico contemporaneo.
Parte IV. — «L' asino fedele». Proie-
zione comicissima.
«A tavola e in
conservare me-
La Dalmazia Agricola. — E' u-
scito il n.o 9 di questo ottimo periodico,
contiene il seguente sommario:
Leggi obliate! — Alcune piante utili,
che si potrebbero naturalizzare in Dal-
mazia. — Le coltivazioni nella California.
— Semina fitta o rada del frumento ? —
Gli imballaggi più in uso sui mercati e-
steri. — Le migliori varietà di pesche.
— «Notizie dai campi e dalla fattoria^
il taglio degli alberi e le stagioni ; il man-
ganese usato come concime; i tiri contro
la grandine in Fr noia ; nuovi fiori e nuo-
ve frutta ; incubatrice per 16,000 uova
per conservare freschi i fiori in viaggio
i vinaccioli al pollame. -
dispensa» : le uova ; per
glio il pesce.
Teatro Giuseppe Verdi. — Grande
successo d'ilarità ebbero «Il Duchino
la «Santarellina», due operette vecchie,
ma scintillanti di spirito e ringiovanite a
merito dei bravi attori-cantanti delia com-
pagnia Angelini. La diva Gattini, quan-
tunque visibilmente stanca, riuscì un Du-
chino delizioso ; la Elena Tani una San-
tarella piena di brio e simpaticissima.
L'Angelini un professore Bacello e un
maestro Floridoro di una comicità impa-
reggiabile. Egli fece sbellicar dalle risa,
con truccature e trovate comicissime, in
tutte e due le sere, il pubblico numero-
sissimo convenuto ^ teatro. Lunedì, per
la sua serata d' onore, s' ebbe vere ova-
zioni ed il dono, da parte della direzione
del teatro, di una ricca scatola da siga-
rette, d' argento, con fiori a smalto e de-
dica. L' A. Tani, la maestra nel «Duchi-
no», venne bissata assieme al coro mulie-
bre nella famosa lezione di solfeggio. Be-
nissimo tutti gli altri.
Ieri a sera, con un teatro straordinario,
e con grande sfarzo — per far rima —
di scenario e di vestiario, si è dato r«Au-
gellin Belverde». La fiaba meravigliosa
ohe potrebbe tornar ^utile cosi al iourtste
come all' nomo d' affari.
Per quello che riguarda Esto, 1' A., pre-
messe alcune dotte notizie generali nelle
quali studia ed illustra lo Stemma della
Città, la sua Storia attraverso i šecoli^ nel)a
leggenda, nella preistoria, durante l'im-
pero di Roma, durante il medioevo, sotto
il dominio dei padovani, degli Scaligeri,
dei Carraresi, dei Visconti, degli Estensi,
della Serenissima, della Francia e del-
l'Austria, fino al nuovo re»no, passa a
parlare delle magistrature, degli statuti
e dei decreti e privilegi della magnifica
comunità Estense e della illustre prosapia
degli Estensi che l'ebbe in si gloriosa
signoria. Un cenno anche è dedicato agli
estensi illustri e ad alcuni usi e costumi,
per arrivare ad Esie al presente.
L' ultima parte del libro è dedicata ai
dintorni con speciale riguardo al distretto
di Monselico e a gran parte di quello di
Montagnana, a Lendinara, Badia Polesine,
Bevilacqua, Noventa Vicentina; un'appen-
dice del libro tratta l'altimetria di tutta
la zona descritta e un' altra la bibliografia
euganea, che è assai copiosa e pregevole.
Da questa sommaria descrizione risul-
tano evidenti i pregi dell' opera, veramente
completa e lodevolissima per la vastità e
la cura della trattazione.
COREISFONDEm APERTA.
Un servo dello stato,
nel prossimo numero.
Pubblicheremo
La Lega Nazionale in Dalmazia
Pervennero al gruppo di Curzola:
Raccolte nell' occasione delle nozze del
signor P. Caenazzo colla signora M. De-
polo, da P. Tassovaz cor. 9:65.
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor N. Damianovich: Pietro G. Geri-
chievich cor. 10, Antonio Pieno (Spalato)
cor. 2.
Per onorare la memoria della defunta
signora Margherita ved.a Marincovich :
dott. Lorenzo Dojmi di Delupis cor. 10. *
• *
Pervennero al gruppo di Knin :
Per onorare la memoria del defunto si-
gnor G. B. Mayer : famiglia Ghega cor. 1.
FRA LIBRI, OPUSCOLI E GIORNALI
Una pregevole guida di Este, Colli Eu-
ganei, l'erme Euganee e dintorni.
Coi tipi dell'Istituto veneto di arti gra-
fie e, la apprezzata Casa editrice che nel
breve periodo della sua esistenza ha già
fatto così belle prove di valentia e di buon
gusto, è uscito un libro di Marco Sartori
Borotto, che riempie una lacuna da molto
tempo deplorata e fu accolto universal-
mente con manifestazioni di plauso e di
simpatia.
La ridente regione euganea, così varia
d'aspetto e di paesaggio, cosi fertile e
cosi industre, è delle regioni italiano una
tra le meno conosciute e le meno apprez-
zate, appunto per mancanza d'un biografo
amoroso e intelligente che cantasse un
inno alla sua bellezza e alle virtù della
sua gente. Ben venuta adunque questa
guida del Sartori, scritta con affetto di
figlio devoto, col lodevole intento di gio-
vare al proprio paese. E ben venuta anche
perchè l'A. è perfettamente riuscito nel
suo scopo.
Il libro di Marco Sartori Borotto consta
di 334 pagine ; ha ricca ed elegante veste
tipografica ed è abbellito da numerose
vignette.
Esso illastra la regione euganea con
speciale riguardo ad Este, ai Colli Euganei
e alle Terme Euganee : piiì sommaria è la
trattazione riguardante i dintorni; som-
maria ma completa ed accuratissima, tale
da dare un' idea esatta e chiara dei paesi
descritti, senza nulla trascurare dì quello
Edit. e redat. resp. Luigi de Negovetiob.
Siabilìiiieiiio TtpoGrraflflo 8. Arttl«
Libreria internazionale E. de Scbenfeld
in Zara. ===
jrOVITA:
Vedute fotografiche (in colori) (Pho-
tochroms) della città di Zara, su car-
tonciao nel formato 18X24 cm.
al prezzo di cent. 50 ii pezzo
fino ad ora sono pubblicate le seguenti
vedute :
Biva nuova - Riva vecchia - Porta
terraferma ed il Duomo.
Si spediscono in provincia con 10
centesimi d'affrancazione, verso anti-
cipo dell' importo. 2—10
SAIiATOGEN
riconosciuto come un eccel-
lente mezzo per acquistare
forza e vigore da più di 5000
professori e medici di tutti
i paesi di coltura.
Fortifica il corpo
Rinvigorisoe i nervi
Trovasi nelle farmacie e
drogherie. OpuBColo gratis
e franco ricevesi da Bauer
& C.Ì, - Berlino 8. W. 48.
Rappresentanza generale :
C. BBADY, Vienna L
Fleischmarth 1.
gcqua s&lutare
Contro le aff ezi oni delle via
respiratorie, dello stonjaco e d»llave»cloa.
^ ' 'n /"iSk irfanfaoiap«
sulla suda.
Le maglie para lana
—«BB uso marina
' il n.o 0 e 1 a Cor. 6:80
il n.o 2, 3 e 4 a „ 6:— il pezzo
spedisce con i i valsa Giuseppe Artnsi
Pola, Via Kandler 5.
Negc pianti richiedano listino.
8£RBAVALLO- Euenza Colombiana
per il dolore dei deal.
8£BKA VALLO - Acq^ anaterina pf t
igiene della booca
non possiamo dolercene. Ma giacché siamo in for»
tunata occasione di possedere nella lingua slava
niì compenso delle sventure sofferte, approfittia-
mone; onde le bellezze déir idioma cj..facciano di-
men^ióàré ógni trista jnemMk, el đK^llfa^ éff
lieto cuore la gioventù cresfeàitef d^'ifijnep^
gli mirici con quella degli Slavi TTM^BS};:
. Là pretesa antichissima^ esi^eitó^^d^^ Sla^'
nfella Dalmazia, può^ dunque mtóldarsì ad accré-
scere ì farfalloni della storia, o tutt' al più ritener
la si deve per una opinione particolare, da ben
(Kverse opinioni già contraddetta e distrutta, colla
pacata spassionatezza di' era propria d'un tempo,
in cui non s'agitavano ancora le odierne quistio-
ni ; ed io tutti rispetto, ma, sincero qual sono, ti
confesso candidamente, mio buon L, di apprezzare
nel caso nostro assai più il parere d' un veterano
riputatissimo, il quale, senz' alcun fanatismo di
parte, fece in quest' argomento speciali e profondi
studii, com'è il sig. Nisiteo, che non quello di
molti dei nuovi coscritti, armeggianti da poco nel
campo dell' erudizione patria. Vorrai, per conse-
guenza, permettere alla città di Zara di rinunziar
r onore d'avere avuto gli Slavi per fondatori, spe-
cialmente quelli della iua razza, ed invece ti vor-
rai pur sovvenire di queir altro articolo del gior-
nale suddetto (n. 22 del 1846), in cui al mede-
simo sig. Nisiteo, coir appoggio d'iscrizioni greche
é latine, risultò pienamente provata V anticliità re-
mota della città stessa, e che il primo suo nom^
sas'sero, .cosi; ora'' 1' alzerà in comp^agnia' al Mùni-
cipii dalmati, perchè sia messo fine al doloroso
esiho _ di' Tommaseo dallà^' stf# patria.
Tr|;n% le interpoèìMdìif .dèjla dieta croata , a
^eijifòrono daì^^jm^a-.
m dué sMi tb'ìitativi
terzo Jader a; donde poi Zadar in slavo e Zara ih
italiano facevasi. — Ma il consei'vatore (?), Porfiro-
genito, i greci, i romani, i letterati zaratini, che, a tuo
dire, fin poco addietro ritennero il nome di Zara
per pretto slavo? — "Sogni d'infermi e fole di
romanzi „ rispondo io, spacciate da chi stimando
forse non abbastanza remota la nazionalità slava
della Dalmazia, calcolata soltanto dalle invasioni del
settimo secolo, cerca di retrospingerla fino ad epoca
in cui gli Slavi non erano conosciuti peranco in
Europa. A queste illusioni gli scrtttori zaratini,
sta pur certo mio buon I., non parteciparono mai.
Quah siano quelli di che tu intendi, non saprei,
giacché non ne nomini alcuno fuor del poeta Bara-
covich ; ma certo è che i versi d' un poeta mài
non fecero autorità veruna in punto di storia, e
certo è che un prosatore zaratino dei più ripu-
tati, come fu Simeone Gliubavaz, contemporaneo,
amico e coadiuvatore del Lucio, trattando, in al-
cune memorie manoscritte, di qufeka sua patria,
accenna all' etimologia greca del suo nome, ed in
altro luogo, alludendo alle invasioni del secolo set-
timo, dice che Zara "esperimentò il furore de'Sla-
fvi, spogliata della maggior e mighor parte del
«suo territorio, ma non già il comando„, ed al-
trove della nostra popolazione parlando, la dice
illirico-slava, lo che dimostra com' egli ritenesse ciò
che ritenuto vediamo anche dal sig. Nisiteo. Altri
scrittori, e forastieri e nostrani, favoleggiarono
molto sull' origine della città stessa, facendola ri-
salir fino ù, Jadar abnepote di Noè ; ma di Slavi
non parlarono certamente, né parlarne potevano
senza errore. Non ci vuole quindi che tuttal' im-
pudenza di certi scrittori moderni per far dire a
que'buoni vecchi ciò che neppure sognarono, come
non ci vuole che tutta l'acutezza di certi occhi e
r ardenza di certe fantasie per vedere e preteii-
dere di far agli altri vedere tutto a rovescio. E
così la povera colonna del campo di San Simeone
deve contentarsi di restare lì senza statua, come
un I senza punto, che è quanto dir senza testa.
Ma dalla colonna di San Simeone a quella di
piazza deli'erbe (romano avanzo pur essa), onde
recarci al tempio di San Donato, dove tu a se-
guirti m'inviti, non è breve il tratto^ e P af^ della
stagione richiederebbe prima qualche respiro. Fatta
quindi, se lo consenti, una breve sosta, continueremo
la nostra escursione. E ti bikcio frattanto U mànó.
primo per rabcdiiiànd^ì^è' la imparziahtà'- ed il se-
condo la sollecitudine. TaU mozioni impetranti ciò
che è mero diritto d' ogni incolpato, e che si fa-
rebbe un torto di ricordare al giudice, dovendo-
losi presumere imparziale e sollecito nel definire
i processi, dovevano rimanere, come rimasero, pel
loro contenuto senz' effetto, e d' altronde non pos-
sono quahficarsi a passi in favore degl' incolpati,
perché nell' ipotesi che fossero riconosciuti colpe-
voli, ipotesi che di tutto cuore desidero che mai
si verifichi, effetto dell'interposizione sarebbe stata
la condanna più certa e più sollecita.
E da ritenersi che dopo la chiusura della nostra
dieta, abbenchè non sia stata resa pubblica, siasi
fatta udire presso l'una o l'altra delle Comuni
dissenzienti dai principii del Nazionale qualche voce
in favore degl' incolpati, come ciò infatti seguì
presso la nostra Comune. E siccome F espressione
del Nazionale ai seguaci d' altri principii implica
una taccia di poca generosità verso avversarii po-
htici, così,- a respingere questa taccia, mi veggo co-
stretto di rendere di pubblica ragione un mio ten-
fosse Jadasia, il secondo Jadesla o JadesHa, ed il''tativo, che sinora mi pareva inutile pubbhcare, e
Il n. 35 del Nazionale plaudendo af eoùchiuso
del Consigho municipale di Zara, di supplicare che
a Nicolò Tommaseo sia accordato il libero ritorno
in questi stati, osservava che siccome il partito
rappresentato dal Nazionale alzò solo la voce, per-
chè le peiie di Yra^oloy e del suoi compagni c^-
'perchè fallito, e perchè poteva compromettere i
p^i jìhe altrove forse s'intendeva promuovere.
jrià il 28 giugno 1861 produssi alla locale
Congregazione municipale nella mia quahtà di con-
sighere municipale, in iscritto, giusta il regolamen-
to , due separate mozioni, nelle quah rappresen-
tando che Sua Maestà l'Imperatore aveva ovun-
que con frequentissimi atti di grazia manifestato
la generosa sua inchnazione al perdono, proponevo
allo spettabile Consigho due suppliche a Sua M.
r una per amnistia di tutti i Dalmati compromessi
per crimini o delitti politici, é 1' altra per amni-
stia circa i fatti di Eagusavecchia ed i trapassi
tutti per avventura in- provincia successi, nella
mira di far prevalere le proprie tendenze relati-
vaniente alla questione dell'annessione.
Appositamente feci separata mozione pel secon-
do oggetto, abbenchè già compreso nella prima,
perchè qualora la prima non conseguisse il desi-
derato intento, potesse almeno raggiungerlo la se-
conda, che sembrava di più facile riuscita. A so-
stegno di entrambe, citai l'esempio di Comuni d'al-
tre Provincie interpostesi per scopi analoghi a prò
di loro connazionali, ed appoggiai la seconda par-
ticolarmente sul riflesso che l'invocata grazia po-
trebbe agevolare il ripristino della buon' armonia
fra noi in precedenza sempre regnata.
Consultai molti dei miei colleghi nel Consiglio,
e tutti eran pronti di favorire le mie mozioni.
Senonchè l'inclito Capitanato Circolare con suo
dee. 6 luglio 1861 n. 5743 dichiarando esser cir-
coscritte le attribuzioni del Consigho alla tratta-
zione dei soli affari che riguardano la propria am-
ministrazione, ordinò alla Congregazione di elimi-
nare ambe le mozioiii dalle trattative del Consiglio.
Insinuai ricorso, ma l'eccelsa Luogotenenza col
dispaccio 26 agosto 1861 n. 12790 confermò il
circolare decreto.
Un ulterior ricorso all' eccelso Ministero non
mi parve prudente, perchè se veniva rigettato pre-
cludeva r adito a qualunque altro passo, e perciò
mi riserrài di riproporle qualora in future sessioni
le trattative presentassero argomenti, che mi vi
abilitassero, valendomi del diritto di fare a voce
mozioni aventi nesso colF argomento discusso.
Tal occasione in' offerse la lettura dello scritto
di Nicolò Tommaseo per motivare la supplica che
fh anche votata.
Allora proposi anche la ^supplica per generale
àinnistia, e tutto il Consiglio 1' accolse con favore,
ina il ^ig. delegàto politico dichiarò che in vista
alle gili seguite decisioni, e perchè non éravi alcun
nesso fra questa mOzioiie e lo scritto preletto, noii
poteva permettere là ihscussione di questa secondi
pn
'Il II I I I I . ' Il" miaryj
Dovetti quindi ritirarla, e dietro mia espressa
preghiera non fu pubblicata nel resoconto della
ceduta.
Però r o^^ìrazìóìM del Nazionale, a cu! t|i^i
tbntàtivi'di Municipio riotf efTiiiio noti) tìii
costriii^ đ pWbblìeaMi, onde v^gp che i segU;^CÌ
d^ altri priricipif dertiaron sollefcitit d'iilterporsi; e
si persuada che gli stessi védr^hno con gìèiai ri-
uscire félicemerite i' conati a prò degl' incolpati in
detto processo e non mancheranno di concorrervi.
Zara, 30 giugno 1862.
VALERIO DE PONTIÌ'.
Stimatissimo sig. Redattore.
Siccomé r insulto così ingiustamertlente scagliato
all'illustre nostro compatriota Nicolò Tommaseo
nel n. 27 del Nazionale di Zara , dal redattore
dello stesso Sperato Nodilo , doveva- scuotere ogni
buon Dalmata, che non fosse traviato dà quello
spirito di fanatismo che sventuratamente da qual-
che tempo fra noi tutto deturpa e mina ; così la
direzione di questo gabinetto di lettura in piena
seduta e ad unanimità di voti stabilì di rigettare
il Nazionale dal numero de'suoi giornah.
Nél meltre si ha la compiacenza di renderla
avvertito d'una tal risoluzione, alla quale si è de-
venuti non già per vendicare l'tJomo, gloria e 0-
nore di Dalmazia tutta, me per inostrare, almeno
in parte, lo sdegno che sì basso trascorso in noi
tutti seppe destare; la sì prega di voler dare luogo
a questi brevi cenni nelle colotìné dèi j^àtriottico
suo gìornàie.
Càttàro, h 20 giugno 1862.
La direzione del gabinetto di IfelftursÉ.
Al sig. Sperato Nodilo redattore del Na^ionald
Arbe, 20 giugno i862.
Ella nel n. 27 del suo giornale si rese reo di
detrazione verso Nicolò Tommaseo, in cui Dalma-
zia venera mente e cuore. A Lei che vuol essere
figlio non indegno di questo suolo, non toccava
attentare alla fama e gloria del Grande, che, ri-
spettando tutti, sacro dovea essere ài Dàlmati
d'ogni opinione. Arbe , mentre le altre città sue
consorelle si eleggevano a giudici di tale operato,
non poteva rimanersi indifferente, nè vi rimase ;
dando pubbhca testimonianza di nobile sentire
nella seduta tenuta il 25 corrente dalla società
del Casino, ove per assoluta maggioranza di Voti
decideva di escludere dalla stessa il Nazionale. Élla
quindi cancellerà dal numero dei suoi abbonati là
società del Casino di Arbe. (segue la firma).
Continuano le firme all' articolo della Vocè Dal-
matica n. 7, dei signori di Sebenico.
Antonio Meneghelli, Antonio Doman, Gregorio Cicin-Sain,
Antonio Obratov, Tommaso Vlakov, Giov. Covacevieh, Fortu-
nato Beban; Vincenzo Persen, Antonio Sctigor, Mc.rino Co-
vacev, Rocco Lovrich, Tommaso Petcovich, Giovanni Jàrmt,
Giuseppe SaranelU, Giuseppe Slriseo, G. ZambelU, Francesco
Lappenna, Pietro Delfin. Matteo Costan, Andrea Yidovitk,
Benedetto Frari, Rocco Biondini, Nicolò Bettinelli, Benedetto
Sisgoreo, Matteo Ercegovich, Giorgio Milissa, Giov. Miletta,
Marco Miletta, Francesco Bidat qm Vincenzo, Filippo Cace,
Tommaso Giodrov, Domenico Giàdrov, Nicolò Grubich, Gio-
vanni Berkul. Antonio Inchiostri, P. Ciciii, Giocondo de Pe-
tris, Michele Bulat, Ferdinando HasUnger. Simeone Ticulin,
Matléo Escherizza, Angelo Cattalinich, Vincenzo Chirighin,
Giovanni Chirighin, Spiridione Ghialla, Tommaso Belamarich,
Antonio Raimondi, Nicolò Colombo, Marco Baianovich, An-
tonio Fatica, Dn. Antonio Brncin, On. Luca Gulin, Giuseppe
Boghich, Nicolò Barbiani, Matteo llias, Matteo Unich, Matteo
Steghich, Giov. Maria Matcovich, Domenico Bujns, Matteo
Nicollich, Matteo Bujas, Simeone Bujas, Antonio Chitarovick,
Simeone Modun, Antonio Mistura, Antonio Macale, G. Sup-
pancich, D. Gliubich, G. Stipancich, Domenico Matteglian, F.
Garma, Pietro de Zanchi, Riccardo de Zanchi, Agostino Lap-
penna, L. Grubissich, Vincenzo Supuk, Francesco Dalben,
Andrea Colombo, Innocente Colombo, Simeone Marenzi, Vin-
cenzo Marenzi, Natale Jajaz, Giuseppe Matcovich, Sebastiani)
Bastianello, Giacomo Pasini, Andrea Locas, Antonio Kralich,
Vincenzo Marenzi di Giuseppe, Michele .Mafehzi, Vincenzo dè
Pellegrini, Ferdinando Gilardi.
(Nostre Gorrisponietìae).
Vienna M giugno.
tutto r interèsse dèlia settimana parlamentare venne aS^
S'órbito dalla Càmerà dei à%nòri; la sèdutli dilfatto del 20
iiugno % ÌTi)p(bHlntrsliiià. ^^J^Vasi all' ordino del grortiì^
quello della Sava e della Drava. Occuparono gradata-
mente il Sirmio, la Pannonia e il Norico, specialmente
le pianure e le regioni a colline; e si sarebbero pro-
babilmente uniti al ramo nordico, che, girati i Carpazi,
era giunto io Boemia, se in mezzo a loro non si fos-
sero spinti i Bavari^ e più ad oriente i Magiari. I primi
arrestarono l'avanzarsi degli Slavi al nord della Drava
e tuttogiorno s'inoltrano germanizzando il territorio al
sud dì quel fiume ; i secondi, entrati quasi nel centro
del gran cerchio, formato dagli Slavi del nord e del
sud, ne impediscono il contatto. Anche ad oriente fu
interotta la continuità dei due rami dall'elemento ro-
mano della Dacia e della Mesia, che non potè essere
completamente assortito dai nuovi conquistatori.
Ma lo sviluppo delle tribù slave del sud, ed il
loro definitivo stanziamento fu ancora per qualche tempo
impedito dal dominio degli Avari. Sudditi in parte di
questa rapacissima nazione^ dovettero seguirla nelle sue
frequenti incursioni a mezzogiorno del Danubio e della
Sava sul territorio romano. Fino al 602 la storia regi-
stra contìnui saccheggi e rapine di questi popoli bar-
bari nella penìsola balcanica ; ma di loro stabile dimora
al sud del Danubio e della Sava non c'è ancora pa-
rola. Nel 602 Costantinopoli dominava liberamente dal-
l' Istria al Mar Nero, da Zara a Tomi. Appena sotto
il governo di Foca e di Eraclio gli Avari e gli Slavi
s'avanzano verso il sud, occupando verso il 630 la
Dalmazia, e verso il 657 la Mesia.
Tralasciando per ora quanto spetta all'oriente,
osserviamo ciò che avviene in Dalmazia. Fonte princi-
pale per quest' epoca sono le opere di Costantino Por-
firogenito (913 959). Dalla narrazione di quest'impera-
tore, risulta che alla venuta degli Avari, e poi dei
Croati e dei Serbi, quasi tutte le città romane della
provincia sofi'ersero più o meno per il ferro e per il
fuoco dei barbari. Bcardona, Salona^ Narona, Aequum,
Epidauro ed altre ancora furono completamente rovi-
nate: a stento si mantennero alcune città della costa e
delle isole, come Traguriim, Jadera (Diadora), Arhe,
Veda ed Opsara. La popolazione romana, che si esten
deva sino alla Sava, parte si salvò sui monti, e parte
nelle città testé nominate, ove potè resistere ai nemici,
perchè si forniva di vìveri per la via di mare. I fug-
giaschi anzi posero le basi a due nuove città: quei di
Salona, ridottisi tra i ruderi del castello imperiale di
Diocleziano, diedero origine ad Aspalatwn; e quei di
Epidauro, ricoverati sovra una rupe scoscesa, prossima
al mare, gettarono le fondamenta di Bausium. Nè alla
venuta degli Slavi in Dalmazia si estinse il latino vol-
gare, ma si ridusse ad alcuni territori littorani ed alle
isole. Ci viene ciò dimostrato prima di tutto dai nomi
di molte località, i quali o mantennero la forma latina,
o, se si mutarono, assunsero foneticamente una forma
neo-latina. Infatti, se alla venuta degli Slavi, il latino
fosse improvvisamente sparito, o i nomi latini sarebbero
anch'essi caduti, oppure, se rimasti, avrebbero assunto
quella forma, voluta dalle leggi fonetiche slave. E se
ciò non avvenne, e se anzi dal nome latino se ne ori-
ginò talvolta uno slavo secondo le leggi di questa lin-
Roessler op. cil. pag. 119, Rački op. cit. pag. 261 e
Knjiievnik I, 1, pag. 66 e seg.
gua, oppure un altro affatto nuovo ed indipendente
dall'antico latino, tutto ciò serve a dimostrarci l'esi-
stenza di due nazionalità distinte e diverse, per le quali
una stessa località fu nominata variamente. E valga il
vero: la Becla di Porfirogenito, Veda dei latini, fu per
i neo-latini prima Vegla e poi Veglia per quella stessa
legge fonetica che dal latino specidiim produsse prima
speclum e poi specchio e speglio. Ed allato a Veglia,
voce usata nelle scritture, abbiamo nel dialetto Velgia
e Vegia forme piuttosto veneziane che nostre e perciò
meno frequenti della comune Veia. Con Veglia, deri-
vata da Veda, nulla ha da fare lo slavo Krk, voce di
un dominio assai ristretto, e nota più agli eruditi, che
alle plebi. La Krepsa di Tolomeo divenne prima Kerpsa,
e poi Kersa, Cherso, e per gli slavi Cres, mantenendo
in entrambe le lingue il suo stampo classico. Lo stesso
dicasi di Apsoros, che in Porfirogenito è Òpsara, di-
venuto Ossero dial. Ossaro in italiano, e Osar in islavo.
L'Arha di Plinio e Tolomeo è già Arhe presso Costan-
tino Porfirogenito, e Arhe pure per gì' italiani ; gli slavi
poi colla trasposizione della r la dissero Bah, traspo-
sizione comunissima anche nelle lingue romanze (cfr.
Orlando fr. Boland, arnione dial. rognon, ramolaccio
lat. armoracia). Jadera (Jader) mostra nella forma me-
dioevale Diddora in Porfirogenito quella tendenza, già
notata dal Diez e propria dell' italiano, di aggiungere
alle voci latine, incomincianti per j, una d, per poi
passare dal nesso dj al nesso gi. Cosi nel basso latino
troviamo madius per majus, pediorare per pejorare (ital.
maggiore % peggiorare); e nella lingua letteraria le forme
doppie: diacere e giacere, diacinto e giacinto, e per a-
nalogia dyiaccio e giaccio (ghiaccio). Ma Diddera o
Diddora, che avrebbe dovuto produrre le forme Gia-
dera, Giadra., Giarra secondo il processo fonetico più
comune, ha seguito invece l'altro meno usitato nella
lingua scritta, più freqiiente invece nei dialetti, di so-
stituire al gi iniziale una z dolce. I Veneti dicono zorno
per giorno, za per già; e così da Diadera si fece Za-
dera, Zadra, Zarra e Zara. La forma legittima avrebbe
dovuto essere Zarra per l'assimilazione di dr in rr (erre),
forma che ricorre molte volte presso gli antichi; ma
si scrisse Zara forse badando più alla pronuncia che
all'etimologia, non facendosi udire da noi^ come in molti
altri dialetti italiani, le consonanti doppie. Gli slavi
dicono Zadar, in cui quel z iniziale rivela forse l'in-
fluenza della formazione neo-latina, giacché, per quanto
mi consta, Vj latina sarebbe rimasta tale in islavo, ed
il nesso dj sarebbe passato in gj. — Tragurium (Tetra-
guriim) rimane nel moderno italiano Traiì e meglio
nello slavo Trogir.
Al nome della moderna Spalato corrisponde, come
abbiamo veduto più sopra, in Porfirogenito Aspdlatlws,
ed in islavo Split o Spliet. Qui non è solo rimasto il
nome romano, ma vuoisi che lo stesso nome abbia un
significato; è nota infatti la comune opinione che fa
derivare quelle voci dal latino Palatium, cioè Palazzo
di Diocleziano, edificato presso Salona.
Contro la giustezza di tale etimologia si obbietto
prima dì tutto Io spostamento dell' accento, e poi la de-
0 Op. cit. voi. I, pag. 2T4.
Rad. Jiig. Akad. voi V, pag. 161 e
alla Dalmazia. Il prof. Domiacussic
tenne un forbito e commovente discorso,
accennando ai meriti del prof. Brunellì,
come letterato, poeta, fervido patriotta,
storico illustre di Zara, presidente della
Lega Nazionale", educatore dotto e
amoroso. Il prof. Brunellì, iniqua-
mente perseguitato durante questa
ffticrra dalla polizia austriaca, pronun-
ciò belle parole di ringfraziamento, ri-
cordando come eg-li avesse sempre nu-
trito grande amore per il liceo di Zara
e ringraziando i colleghi per la spon-
tanea dimostrazione di stima e di af-
fetto.
Missione giornalistica svizzera. Mer- ?
coledì è arrivata nella nostra città una
missione giornalistica svizzera. La com-
pongono il prof. Milliona dell'univer-
sità di Losanna, T on. Bossi deputato
del Canton Ticino al consiglio fede-
rale, il poeta ticinese Francesco Chiesa,
il signor Zegelweger delle „Basler Na-
chrichten", il signor Canzoni della
„Gazzetta di Losanna", iì signor Fel-
ì'enberg del „S. Galter-Tageblatt", il
signor Vauchy del „Journal de Ge-
nève" e il prof. Giulio Caprin. Ac-
compagna la missione il tenente Thaon
de Revel, nipote dell'ammiraglio.
Mercoledì sera il municipio offrì agli
ospiti un banchetto d' onore, al quale
prese parte anche il generale Onetto,
il brigadiere della „Savona". Dopo il
banchetto gli ospiti si recarono, sem-
pre accompagnati dal Sindaco, alla
„Società del Casino", che allestì in
loro onore una festa da ballo. Furono
accolti dal suono della „Marcia reale"
e dagli applausi dei presenti.
11 Sindaco Ziliotto presentò con
brevi parole gli ospiti, accentuando
che fra essi si trova pure l'illustre
poeta ticinese Francesco Chiesa, il
quale ringrazia commosso per la ma-
nifestazione di affetto, dicendosi lieto
di trovarsi in mezzo a noi.
La festa riuscì animatissima. Nume-
rosissimi gli intervenuti. Notiano il
col. Bottari, il ten. col. Cirillo, il com.
de Boccard, i concittadini maggiore
)r0i. Perlini, i capitani de Pellegrini-
)anielli e Nakic d' Osljak e parecchi
altri. Poi un numeroso stuqlo di
ciali di terra e di mare. Notiamo an-
cora il cav. Ricci, iì cons. Simonelli,
capo dell' ufficio presidiale della luogo-
tenenza, e molte altre personalità citta-
dine. Notiamo poi parecchi ospiti an-
conitani, arrivati assieme alìe nostre
rappresentanze che ritornarono dal
convegno di Ancona. Notiamo anche
signorine di Spalato, reduci da An-
cona, piene di fede nella prossima re-
denzione.
Le coppie danzanti sono numero-
sissime. I giri di „walzer" si alternano^
a quelli di „One steep", il nuovo ballo
importato dai nostri bravi ufficiali.
Durante la festa viene servito agli
ospiti un maraschino d'onore.
La serata di danza trascorse tra il
più schietto entusiasmo, lasciando in
tutti la più lieta impressione.
Ieri poi la missione, accompagnata
dal maggior Perlini, ha fatto una vi-
sita alla città e ripartì a mezzogiornd
per Ancona.
Raccomandazione. Riceviamo e pub-
blichiamo : Monsignor parroco urbano
si era lodevolmente dimenticato di es-
sere stato un intollerante croato ad
Oltre, e si comportava come gli an-
geli, che non fur rubelli, cioè senza
infamia e senza lodo. Ma, a quanto
pare, oggi dimentica una cosa essen-
ziale : che, cioè, egli è il successore
di ima serie di parroci urbani, rispet-
tosissimi della antica italianità della
parrochia ed alieni da ogni innova-
zione, ledente il carattere della stessa.
Monsignore ha perduta anche lui la
testa per iì semplicissimo e naturalis-
simo fatto che Zara è stata ridata al-
1 Italia; e ha riacceso lo spirito — a
quanto pare — con le antiche italo-
tcbie. Il rifiuto opposto a chi gli chie-
deva un attestazione in italiano, e
qualche scatto di protesta — ahimè
quanto ridicola! — contro il nuovo
ordine di cose, non gli fanno certa-
mente onore. Non questo essere
li contegno di un sacerdote, che ha
un'importantissima cura d'anime, in città
eminentemente italiana come la nostra.
Una raccomandazione a monsignore;
e pel suo meglio. Imiti severamente
1 esempio dei suoi predecessori. E non
scherzi".
L* OSI. Boselli, presidente della so-
cietà nazionale „Dante Alighieri," il-
lustre parlamentare e uomo di stato,
inviò giorni or sono a una delle più
intellettuali e simpatiche signore di
Zara la seguente lettera, degna di es-
re portata a pubblica conoscenza:
„Cara e gentile signora, ricordo la
dolce e vaga creatura così fervida di
fede, così calda d'italianità; All'italia-
nità della Dalmazia — nostra di tra-
dizioni, di storia e di favella — cre-
detti sempre. Se non avessi creduto,
m' avrebbero convertito alla fede i
dalmati che conobbi e che avevano così
chiara impronta della loro nazionalità
che è la nostra. Nell'ora della vittoria
che è r ora della sospirata redenzione
il suo saluto cortese mi giunse ben
grato da Zara nostra. Si abbia i miei
ringraziamenti e tutti i miei voti di
felicità. Obb.mo P. Boselli."
Disservizio postale. Ancora impie-
gati croati della sezione poste e tele-
grafi cercano e riescono di eludere la
vigilanza dell' autorità italiana. Lettere
e telegrammi non arrivano a destina-
zione e chi sa dove vadano a fini?"e.
Questo è un inconveniente intollerabi-
le, dannoso e bisogna porvi riparo
con energia. Anche oggi una signora
riceveva un telegramma, stilizzato in
italiano, da „Starigrad" per „Zadar".
Se gì' impiegati croati di Spalato non
vogliono saperne dì convenienze, agl'im-
piegati del regio governo di Zara in-
combe l'obbligo di rispettare il senti-
mento nazionale del pubblico. Se no,
faremo udire la nostra voce di prote-
. sta in luogo competente.
L'approvvigionamento funziona sem-
pre meglio : i generi alimentari di pri-
ma necessità diventano almeno reperi-
bili. Eppure certi alti papaveri croati
si lagnano ancora, avvezzi com'erano
a essere favoriti in tutto dalla madre
Austria. Per noi sarebbe soltanto de-
siderabile che certi prezzi diminuissero,
il prezzo della carne e del pesce. E
chiediamo ancora: quando sarà posto
in vendita il contingente di caffè, che
ci assicurano essere già arrivato?
n colpo di cannone del mezzogior-
no. Ci viene comunicato che, a datare
da oggi, a mezzogiorno (fuso orario
dell' Europa centrale) verrà sparato un
colpo di cannone a salve dalla R. Nave
„Lombardia" per la regolazione degli
orologi.
La questione del pesce. Ci scrivono
dalla città :
„Adesso le pesche sono abbon-
danti; e nella nostra pescheria c' è
pesce da scegliere. Ma ai pféziì ti
voglio 1 Prezzi da stato d'assedio. Se
il pesce fosse portato sul mercato in
abbondanza e venduto a prezzi discreti,
si vedrebbe subito diminuire i prezzi
di tutti gli altri viveri. Un rimedio
contro r eccessivo prezzo del pesce si
impone, e le autorità dovrebbero in-
tervenire con un provvedimento ade-
guato. Non si possono far venire delle
barche chioggiotte ? Non si possono
adibire alla pesca soldati di marina?
Si trovi, per carità, un rimedio."
= Questa mattina i prezzi del pesce,
elevati sempre, raggiunsero — causa
probabilmente la vicinanza del Natale
—- altezze inverosimili. E nacque in
pescheria spontanea la reazione del
popolo. In un attimo corse la parola
dello sciopero. Nessuno doveva com-
perare. Davanti ai banchi dei vendi-
tori si formò un cordone di cittadini
che impedirono qualche raro tentativo
di crumiraggio. Ma lo sciopero ebbe
poi subito il consenso generale. I pe-
scatori, visto che le cose potevano
prendere una piega meno... platonica;,
abbandonarono la pescheria portando
con sè il pesce.
In verità, i prezzi del pesce sono
troppo alti e bisognerebbe cercare il
mezzo di mitigarli. Per quanto riguar-
da il pesce, sarà bene di metterci il
calmiere. E se i pescatori, ai i,quali lo
strozzinaggio offre compensi troppo
lauti, faranno ostruzionismo e non por-
teranno pesce al mercato,'gioverà usa-
re con loro mezzi più persuasivi, non
escluso quello del sequestro delle reti.
A detta delle persone che conoscono
i nostri pescatori e le loro condizioni,
la misura del sequestro sarebbe effi-
cacissima. E dato che essi si ostinino
a non essere ragionevoli, non occor-
rerà usar con loro troppi riguardi. Non
li meritano.
Direttore respònsabilfj Gaetano Feoìi.
Editrice la Tipografia: E. de Schonfeld & Co.
Linea Zara-Sebenico : part« da Z^U ^o^e-
nìca e martedì alle ore 7 aiit. e venerdì aiié
ore 5.30 ani. arrivo a $ebenico domenica é
martedì alle ore 1 p.,.venerdì alle ore 11 ant.;
parte da Sebenico i#ieđl é mercoledì alle
ore 11 ant. venerdì «He ^re 1 p. arrivo a
Zirn lunedi e mercoìédì àlle ore 5 p. venerdì
alle ore 7 p. (con toccata di Zaravecchia).
Linea Zara Arbei parte da Zara sabato
ore 5 ant. mercoledì alle ore 6 ant. arrivo à
Arbe sabato alle ore 11.45 ant. mercoledì
siile ore 12.45 p., parte da Arbe giovedì alfe
ore 6 ant. sabato alle ore 12.30 p. arriv^ a
Zara giovedì alle ore 1.15 p. sabato alle ore
7.15 p. (con toccata di Valcassione, Novaglia,
facoltativa di Lonì).
Annunzi economici.
Gli annunzi economici, senza distinziosie 4!
categoria, si pagano a cent. 15 la parola,
minimo Lire 1.50, in oiratteré marcato il
đi^pib.
OFFERTE DI UVORO.
fìnmnvtira «^ppia cucinare, stirare cer-
uumila casi. Buon vitto e salario. Pre-
sentarsi alle 11 ant. S. Maria 21. II.
brava cercasi prontamente dareb-
besi buonissimo salario e vitto
sub „Zara" al giornale.
troverebbero lavoro presso Alfredo
Cornoldi - Zara, calle larga.
COMMERCIO' E mDUSTIUA.
Franck originale mezzo vagone; Caffè
' Surrogato Kolin un vagone; Caffè Maìz
Krieipp, sessanta quintali; Carta d'impacco
Lomps mezzo vagone; Pàtina marca „Union"
Linz trenta quintali ; Grano Turco un vagone.
Rivolgersi Marcello Pattiera - Zara.
Dee rtrai acquistansi Cine Garibaldi.
Servizio di navigazione del governo
delia Dalmazia.
valevole dal 14 dicembre 1918.
Lìnea Zara-Zlosela: parte da Zara sabato
alle ore 6 ant. arrivo a Zlosella alle ore
12.05 p., parte da Zlosela ajle ore 12.15 p.
arrivo a Zara alle ore 6.30 p. (con toccate
di Cale, Cuclizza, Zdrelaz, Pasmano, S. Fi-
lippo, Zaravecchia, Xeon, Pacostane, Ver-
gada, Morter, Betina e Stretto).
Linea Zara-Obbrovazzo: parte da Zara lu-
nedì e giovedì alle ore 6 ant. arrivo a Ob-
brovazzo alle ore 4.30 p., parte da Obbro-
vazzo martedì e venerdì alle ore 7 ant. ar-
rivo a Zara alle ore 5.45 p. (con toccate di
Brevilacqua, Puntadura, Valcassione, Tribagn,
Rasanze, Starigrad Castelvenier, Maslenizze,
Possedaria c Novegradi).
Linea Zara-Ulbo: parte da Zara martedì e
venerdì alle ore 5 ant. arrivo a Ulbo alle
ore 9.45 ant., parte da Ulbo martedì e ve-
nerdì alle ore 10 ant. arrivo a Zara alle ore
6 p. (con toccate di Dragove, Bosava, Me-
lada. Isto, Premuda e Selve.
Linea Zara-Sale', parte da Zara lunedì »alle
ore 6 ant. arrivo a Sale alle ore 10.30 ant.,
parte da Sale alle' ore 12 raer. arrivo a Zara
alle ore 5.15 p. (con toccate di Oltre, S. Eu-
femia, Lucorano grande, Ugliano, Birbigno,
Eso grande, Eso piccolo; toccata di Zman
in andata).
da uomo e donna a prezzi d'oc-
casione Cine Garibaldi.
da uomo e donna a prezzi di partita
Cine Garibaldi.
filo nero e bianco in partita a prezzi
d' occasione Cine Garibaldi.
usata in buono stato Cine Gari-
baldi.
illustrate in partite a prezzi d' oc-
casione Cine Garibaldi.
Ì1PI8S3 trSSPOlti ^uTomobili^K^pfto^ijre'S
Maga^žzini Generali - Zara, Rii^a vecchia.
arrivano tutti i giornali italiani.
Spaccio tabacchi,Via Papuzeri.
Viene aperto il concorso al conferi-
mento del premio di Cor. 600 (seicento)
(Fondazione Costantino Vuscovich) a
quella figlia di un socio povero che
dovesse passare a matrimonio entro
il corrente anno.
La domanda di og-ni concorrente
dovrà essere presentata al più tardi
fino al dì 31 decembre a. c. alla dire-
zione, munita dell'attestato di povertà
e dall' attestazione parrocchiale che
certifichi il seg-uito matrimonio di sua
figlia. Domande presentate dopo il ter-
mine soprastabilito saranno restituite.
L'adunanza generale dei socii per
il conferimento dei premio suindicato
sarà tenuta il giorno 6 gennaio 1919.
Dalla direzione della „Società O-
peraia".
Spalato, li 10 decembre 1918.
Il presidente: L. Calebotta.
Il segretario : S. ìtalo Puisina.
MARCELLO PATTIERA Fabbrica vino champagne marca „Encore"
E fìl
provincie da! confini della Svizzera a quelli
del Montenegro, sommante in tutto a meno
di un milione, venivano trattati col massimo
sospetto e diffidenza, inquadrati per siste
ma in unità composte di elementi estranei
più fidati, e cosi isolati, sorvegliati, erano
ridotti all’impotenza di nuocere. 1 Jugo
slavi, numeranti oltre 7 milioni, formavano
intere grosse unità militari sotto proprio
comando, e avrebbero potuto ben altrimenti
giovare alla causa della libertà sulla fronte
di battaglia, mentre invece furono i più
pertinaci sostenitori dell' Austria e gli ul
timi a cedere.
Avevano in Croazia un regime autonomo,
un* rappresentanza propria, la Dieta del
Regno, ma prima della finale disfatta non
un passo fu tentato, non una manifestazio
ne fu emessa da questi organi a favore
della indipendenza propria ed altrui, atta a
scuotere la compagine delia Monarchia au
striaca.
Nel 1848-9 i Jugoslavi stettero dalla parte
dei vincitori, ma furono dal tiranno defrau
dati del premio, giusta nemesi storica. Nella
guerra recente furono dalla parte dei vinti,
ma adesso vorrebbero darsi 1’ aria di alleati
dell’Intesa per lucrare dopo la sconfitta i
benefizi della vittoria. Hanno organizzato a
tale scopo una propaganda senza pari, fa
vorita dalla poca conoscenza delle nostre
condizioni, dalla conseguente buona fede di
mezzo mondo, nonché dall’invidia per la
nuova fortuna d’Italia. Cosi di tratto in
tratto come supplemento ai loro giornali esco
no fogli volanti in francese o in inglese,
che non rifuggono alle volte dalla menzogna
e dalla calunnia. Noi, forti dei diritti con
quistati dalla nostra nazione a prezzo di
tanti sacrifizi di sangue e di denaro, di pri
vazioni e di sofferenze assai maggiori di
quanto si crede, durate per tanti anni da
tutto il popolo, non esclusi noi che geme
vamo sotto il gi->go austriaco, sdegnavamo
occuparcene, tanto limpida era in noi la
coscienza del dovere compiuto, tanto inof-
fuscabile ci sembrava la faccia della verità.
Ma ormai per segni non dubbi dobbiamo
ricrederci, dobbiamo constatare il successo
incredibile di quella propaganda, e com
prendere la necessità di alzare la nostra
voce a nostra legittima difesa.
Non seguiremo gli avversari in tutti i
particolari, perchè ciò ci trascinerebbe troppo
in lungo ; ci accontenteremo di occuparci
dei punti più importanti, di ristabilire la ve
rità nei suoi aspetti principali.
Poiché tutto il mondo conosce la umanità,
la mitezza, la gentilezza del soldato italiano,
e la liberalità, anzi la eccessiva condiscen
denza che impronta ogni atto del Governo
italiano, e la squisitezza di forme che usano
nel disimpegnare le mansioni i funzionari
italiani, sarà perfettamente superfluo spen
dere una parola a confutare i Jugoslavi là
dove giungono a imputare i soldati o i fun
zionari italiani jii maltrattamenti alle nono»-
làziòni dei paesi occupati, o di oppressione
dei loro diritti. Se qualche imprigionamento,
o confinamento, anche questo al più di po
chi giorni, o qualche scioglimento di società
ebbe luogo, lo si deve ascrivere esclusiva-
mente a colpa di coloro che ne furono col
piti e che, ad onta di ripetute ammonizioni,
volevano continuare, non già a difendere le
loro aspirazioni nazionali, ma a seminare
l'odio e il disprezzo contro l’Italia e a su
scitare disordini. E quello precisamente che
avvenne al rev. Bianchini, redattore del
„Narodni List". Del resto, poiché si volle
ricordare il suo articolo „Per la verità",
è bene si sappia che egli in quello esaltava
i fasti militari dei Jugoslavi contro l’Italia
sull* Isonzo ; lasciamo giudicare agli altri con
quanta coerenza verso la nuova tesi di pre
sentarsi come alleati e collaboratori del
l’Intesa.
Non possiamo invece fare a meno di oc
cuparci più estesamente di quella parte che
si riferisce alla storia e alle condizioni della
nostra Dalmazia. Come queste furono fog
giate in un secolo d’oppressione austriaca
potrebbero a uno straniero che fosse ignaro
del nostro passato apparire degne di essere
poste a base della decisione per il nostro
avvenire e sarebbe una grave ingiustizia che
si commetterebbe a nostro danno.
I Jugoslavi accusano gli Italiani d’ignorare
la storia della Dalmazia, di non considerare
nemmeno da quale epoca i Croati ed i Serbi
sono calati alle rive dell’Adriatico ; ma nello
stesso momento omettono di dire quale po
polazione vi trovarono, e fingono che questa
popolazione sia stata tutta esterminata dagli
invasori, e sostengono che gl’italiani di
Dalmazia furono una importazione posteriore
'di molti secoli sotto il Governo di Venezia,
accarezzata e favorita in ultimo ancora più
dal Governo austriaco. Come se non fosse
nota nel mondo la propensione speciale che
nutriva l'Austria per tutte le genti italiche!
La storia documenta invece, che gl’ invasori
trovarono una popolazione romanizzata di
lingua, di costumi, di sentimenti e già cri
stiana, che non tutte le città dalmate dove
viveva, vennero allora distrutte dalle orde
selvagge, che i profughi da quelle distrutte
fondarono altri centri come Spalato e Ra
gusa. Basta all’uopo leggere Tommaso Ar-
cdiacono. Le città alla costa e sulle isole,
che cosi conservarono la impronta nazionale
latina, continuarono a formare la „Dalmazia
romana" in contrapposto al Regno di Dal
mata, Croazia e Slavonia dell’interno. Di
mano in mano che il potere centrale del
l’Impero romano s’indeboliva, si sviluppa
rono a staterelli di fatto indipendenti, se non
di diritto, con propria costituzione, con
propri statuti, redatti prima in latino poi in
italiano. Sollecite sopra tutto della propria
libertà, nelle competizioni dei più potenti
vicini si dedicavano a quello che momen
taneamente era il più forte, salvo a scuoterne
*1 ?'°go alla prima occasione favorevole,
conservando sempre la propria individualità
politica e sfruttando tutte le contingenze per
farsi confermare o addirittura ampliare i
propri privilegi. Si ribellarono, sicuramente
parecchie" volte a Venezia, non per avver
sione derivante dal sentimento nazionale,
ma per la ragione suddetta, per la quale
facevano nelle medesime circostanze la stessa
cosa contro ai Re croati e ungheresi, ri
chiamando Venezia, finché al principio del
XV secolo soggiacquero definitivamente alla
dominazione veneziana.
Falsa la storia , chi da quelle ribellioni
vuole trarre argomento per determinare il
carattere nazionale slavo delle città dalmate.
Bisogna invece osservare il fenomeno nel
suo complesso, e allora non può sfuggire
la stretta somiglianza che ebbe lo sviluppo
e il carattere dei comuni in Dalmazia con
quelli d’Italia. Non vi mancarono nemmeno
le guerre esterne tra comune e comune, du
rate talvolta per decine di anni, nè le fa
zioni interne cittadine perpetuantisi di ge
nerazione in generazione, quali quelle degli
Intrinseci e degli Estrinseci, e della plebe
contro i nobili. Una prova del carattere ita
liano dei comuni dalmati, Oltreché dalla fi-
sonomia e dai tratti caratterestici della loro
vita politica si può dedurre ancora dal fatto
che un simile sviluppo municipale mancò
affatto nelle limitrofe terre croate e serbe.
Il fenomeno rimase circoscritto alle rive del
l’Adriatico, certamente perchè determinato
dal carattere etnico di queste città e dagli
influssi della civiltà latina.
Naturalmente in tanto volgere di secoli e
di vicende non poteva non avvenire che
anche l’elemento slavo della provincia non
finisse col penetrare nelle cittadinanze co
stiere e col formarne una parte cospicua.
Ma non riuscì mai a sopraffare l’elemento
italico indigeno. Glottologi insigni come
l’Ascoli e il Bartoli dimostrano l’esistenza
di un volgare dalmatico evoltosi dalla par
lata latina su tutta la costa orientale del
l’Adriatico, e spentosi circa un secolo fa,
lasciando il posto al dialetto veneto. Nulla
meglio di ciò prova il nostro indigenato. La
lingua della vita pubblica delle città dalmate
rimase nei primi secoli il latino, e non fu
un fenomeno da ascriversi all’ influsso gene
rale della coltura, bensì propriamente etnico,
perchè nei secoli successivi il latino non fu
sostituito dallo slavo, ma dall’italiano, fuor
ché a Ragusa, dove infine sull’italiano pre
valse lo slavo per deliberato proposito po
litico, onde meglio premunirsi da! dominio
veneziano. Ma anche a Ragusa l’origine
della maggior parte della aristocrazia che
dominò durante la repubblica era ita
liana; tutti gli scrittori coltivarono oltre il
latino e lo slavo con pari amore e padro
nanza anche l’italiano, e tutta la popolazione
usa ancora oggi uno strano dialetto in cui
ogni poche parole si alterna l’italiano allo
slavo.
I Jugoslavi vantano per quasi ogni luogo
della Dalmazia qualche scrittorello che può
avere "na certa importanza nella storia dellaiwj —----- ...----- --------------
al tempo presente. Senonchè il fatto non ha
l’importanza di indice nazionale che gli vor
rebbero attribuire, perchè altrettanti nomi
per quasi ogni paesello possiamo fare noi,
di scrittori latini e italiani dai tempi più
antichi ai presenti, e ci limiteremo per amore
di brevità a ricordare per 1’epoca più antica
il giureconsulto romano Modestino, e il padre
della Chiesa S. Girolamo; per l’epoca del
Rinascimento i nomi di Francesco Patrizi di
Arbe, uno dei precursori della moderna fi
losofia, di Marco Antonio Dominis pure di
Arbe, un precursore di Galileo e di Newton,
del più grande storico dalmata, Giovanni
Lucio da Traù, degli architetti e scultori
fratelli De Laurana di Zara, noverati tra i
più grandi artisti italiani, e per il tempo mo
derno del grande patriotta e scrittore Nicolò
Tommaseo da Sebenico. Essi ebbero ben
altra importanza nella storia e per la cultura.
Da tutto ciò si può ragionevolmente con
cludere soltanto che le due nazionalità erano
commiste.
La Cronaca
Il nostro Sindaco è partito parecchi giorni
fa per Roma, dove attualmente si trova an
che 1’ on. D.r Pini, proveniente da Sebenico.
La sua partenza che aveva offerto a suo
tempo a nemici e amici lo spunto ai più
svariati commenti e a induzioni arbitrarie, è
sufficentemente spiegata dalle importantis
sime questioni economiche e politiche, che
attualmente interessano l’amministrazione
municipale e l’avvenire della città e di tutta
la regione.
Intanto a nessuno può sfuggire nel mo
mento presente l’alta importanza dell’ u-
dienza privata concessa al D.r Ziliotto da
S. M. il nostro Re il giorno 14 corrente,
Dai giornali di Roma si rileva che il no
stro Sindaco ha voluto presentare all’Au
gusto Sovrano i sentimenti di profonda de
vozione della capitale della Dalmazia e che
il Re ha molto gradito questo omaggio.
Nel colloquio, durato mezz’ ora, S. M. si
mostrò straordinariamente affabile col Sin
daco, il quale rimase commosso della cor
dialità del nostro Sovrano.
Apprendiamo da fonte competente, che il
Sindaco Ziliotto approfitterà del suo sog
giorno nella capitale anche per avvicinare
tutte quelle personalità del mondo politico,
il*cui valido appoggio potrà giovare note
volmente al trionfo delle nostre aspirazioni.
D'altra parte la competenza del D.r Zi
liotto nelle varie e multiformi questioni in
teressanti le rivendicazioni italiane su que
sta sponda potrebbe determinare i fattori
responsabili a valersi dell’ opera sua anche
altrove.
E certo in ogni modo che il Sindaco reste
rà assente da Zara ancora per qualche tempo.
11 vice-ammiraglio Cagni a Zara. Ai 15
la nostra città ebbe l’altissimo onore di
ospitare S. E. il vice-ammiraglio Umberto
Cagni, eh' è una deljlorie più belle della
nostra marina.
Reduce da un vialq in provincia, arrivò
a Zara verso le 10 bezzo con il contro
caccia „Rosolino Pil| atteso a riva .vec
chia dalle rappresetjze civili e militari,
dalla Banda Municfe e da un’enorme
folla festante, recancentinaia di tricolori.
E pur la città era tà pavesata e imban
dierata a tricolori. ì
Salutato all’atto silo sbarco dal pro
sindaco Persicalli e i rappresentanti delle
autorità, S. E. si iò per Calle Larga al
Municipio, seguito i un imponentissimo
corteo di cittadini £ ogni classe, i quali
alternavano alle nohnusicali il canto degli
inni patriottici e le iclamazioni, fervidissi
me e sonore, all* os;e illustre e alla gran
de Italia.
Piazza del plebiso, ove si fermò il cor
teo, offerse lo speicolo, ornai consueto,
delle grandi manifeizioni d’italianità della
nostra Zara. Un imfo il refrenato di accla
mazioni e di canti Un bagliore immenso
di bandiere. Si E., »stretto ad affacciarsi
al poggiuolo del Micipio, pronunciò, visi
bilmente commossojelle care parole. Disse
che il suo vecchio tore esultava al cospet
to dei cittadini di ara, sintesi dell’ italia
nità dell* intera proncia. E portò il saluto
delie terre d’Itali? stringenti in un solo
amplesso tutta la dmazia.
La Banda intonai Marcia Reale; e l’en
tusiasmo eruppe i magnifico modo, tra
l’agitarsi dei tricori e lo sventolio dei
fazzoletti e dei capelli. i
L ammiraglio s’trattenne famigliarmente
coi consiglieri comnali, ai quali diede le
più ampie e constanti assicurazioni sulle
nostre più care astrazioni per l’avvenire,
raccomandando pa.enza, calma serena e fi
duciosa e assoluta:oncordia.
Finita la solennererimonia, quando, S. E.
lasciò il Palazzo mnicipale per attraversare
nuovamente Piazzadel Plebiscito, il popolo
fece ala al suo pasaggio,Reclamandolo con
viva commozione;
L’ammiraglio sirecò quindi a visitare i
principali monumetti cittadini e il Museo di
S. Donato, sotto i guida dell’ egregio prof.
Smirich. Qui s’interessò particolarmente alle
preziose antichità -ornane che sono una te
stimonianza gloria* dell’ indelebile latinità
di queste sponde.
A mezzogiorno ebbe luogo una colazione
intima e alle 13.3) seguì la partenza, alla
quale assisteva di nuovo gran folla che non
cessò d’acclamare l’ospite insigne, 1* Italia
e la gloriosa marna italiana, finché il „Ro
solino Pilo", filando velocissimo, non fu al
largo fuori del porto.
L’arrivo della commissione degli ammi
ragli interalleati. Sabato dopo il tocco
sono arrivati a Zara i contrammiragli com
ponenti la commissione interalleata di am
miragli che, provenienti da Pola, hanno ini-
sono arrivate
al comando del comandante Miraglia con a
bordo il contrammiraglio Ugo Rombo, la
H. M. S. Diamond al comando del coman
dante Scott con a bordo il contrammiraglio
inglese E. G. Kidle e la nave americana
Maury al comando del comandante Newton
con a bordo il contrammiraglio americano
Niblack.
Ieri poi è arrivato S. E. il Governatore
viceammiraglio Enrico Millo assieme al con
trammiraglio francese Ratyè.
La città, in questi giorni, era tutta imban
dierata a festa. Le navi sono partite stamane
per la provincia.
Sui festeggiamenti, fatti agli ospiti illustri,
diremo nel prossimo numero.
11 dittico di Zara che, come già annun
ziammo, venne donato dal poeta della Pa
tria al nostro municipio, è esposto nella ve
trina della libreria de Schónfeld.
I giornali croati asseriscono che qual
cuno intenda di formare nella nostra città
un partito democratico slavofilo, avverso
all’ attuale amministrazione comunale.
A questa notizia, inesatta e tendenziosa,
n<--n si dà alcun credito da persone che
devono essere bene informate. Ora gl’ita
liani — lo sappiano amici ed avversari —-
vogliono essere soltanto Italiani, cioè com
patti e forti; gli screzi non esistono che
nelle fantasie dei gazzettieri jugoslavi. (
Quanto a noi, restiamo fedeli ai principi
propugnati nel programma politico, che svol
giamo anche oggi e svolgeremo ancor più
ampiamente in seguito, proponendoci di con
tribuire, per quanto sta in noi, al migliora
mento materiale e morale del paese. Questa
nostra opera, frutto di profondi convinci
menti, come non è soggetta a influssi di
persone o di istituzioni, cosi potrà svolgersi
completamente spontanea e indipendente
anche per 1’ avvenire.
Stonature di Curia. Mi è capitato tra
mano, non so come, il „Folium Dioecesa-
num" di gennaio, organo ufficiale della Cu
ria Arcivescovile di Zara e della Curia Ve
scovile di Sebenico. Non è nelle mie abitu
dini di leggere i fogli curiali, ma tant è ;
la mania del leggere ci ha pervasi così,
che quando si son letti tutti i giornali che
ci favorisce il Nani, si legge anche il . . .
„Folium Dioecesanum".
Naturalmente a Zara italiana e finalmente
redenta, con tanti sacerdoti italiani, con
tutto un popolo italiano, io mi immaginava
che almeno la Curia arcivescovile di Zara
avesse qualche cosa da dire anche a noi
italiani. E’ ben vero che, uscita di neutralità
l’Italia, anche il foglio curiale, più radicale
nelle conclusioni dello Stesso giornale del
governo, dichiari guerra all’italiano espel
lendolo dalle sue colonne; ma oggi la, si
tuazione politica è ben diversa. Un po’ di
riguardo a Zara italiana m’era sembrato
naturale almeno oggi. M’ingannai. Nella
curia arcivescovile di Zara come in quella
di Sebenico siamo in piena Jugoslavia,
taliano è stato bandito del tutto; anzi n
c’è più posto neppure per il latin.°’ Pe.rc, ,
in tutto quel foglio di latino, all infuori del
titolo, non trovi che un decreto papa.e e
l’esecuzione di un decreto papale che, na
turalmente, non potevano apparire in veste
jugoslava.i , .
li resto, sette pagine di testo, in lingua
croata, o più modernamente, in lingua serba-
Vi trovi commenti §al diritto canonico di
certo Bock di Sarajevo, vi trovi il notiziario
di curia che ti dà relazione sulle funzioni
in duomo; c’è anche un decreto destinato
ai sacerdoti diocesani; vi sono due cenni
necrologici; tutto in croato. E passi il ne
crologio croato di prete Perié, gran pa-
triarca croato, che, a detta del redattore
Kirigin, avrebbe avuto gran fama di filolo
go e di poeta. Ma che madre „Klaudija
Cerati", nata a Cesano-Maderno nella pro
vincia di Milano, e che per giunta è morta
a Zara nell’ educandato italiano di S. De
metrio dopo 54 anni di vita religiosa, debba
subire un necrologio croato nel foglio della
Curia Arcivescovile di Zara, eh via, signor
redattore Kirigin, è una stonatura di cui
non si sarebbe resa rea neppure la defunta
i. r. Smotra d’infausta memoria!
Reverendi 1 che non si possa esser più
seri e più oggettivi ? Che non abbiate an
cora capito che Zara è italiana e italiana
resterà ?
La vertenza tra operai e proprietari di
tipografia è stata risolta con vicendevole
sodisfazione. Il lavoro è stato ripreso sabato.
Ma, intanto, sul nostro tavolo, si sono
accumulati molti manoscritti, che, con la
migliore nostra volontà, non possono ,esser
oggi pubblicati. Lo faremo nel prossimo
numero. Nel prossimo numero daremo rela
zione delle sedute del Fascio Nazionale di
Zara, della cerimonia di consegna della ban
diera del Fascio Nazionale femminile di Roma
al Fascio femminile di Zara, delle feste
della Ginnastica, del Casino e pubblicheremo
altri stelloni di cronaca, oggi rimasti indietro.
La lettera ai dalmati riprodotta in un
opuscolo. La lettera ai Dalmati di Gabriele
d’Annunzio, è stata ora riprodotta in ele
gante opuscolo destinato ad avere la più
larga diffusione nel Paese, poiché la Lettera
in una forma mirabile con una passione
trascinante esprime il sentimento dell’ intera
Nazione e 1’ angoscia dei fratelli doloranti
dell’ altra sponda. Nessuno vorrà lasciar
passare 1’ opportunità di procurarsi la bella
pubblicazione che riproduce la più alta pa
rola detta da italiano in difesa dell’ italianità.
Gabriele d’Annunzio e il secondo col
legio di Roma. Siamo autorizzati a dichia
rare che a Gabriele d’ Annunzio non fu of
ferta in nessun modo la candidatura nel
secondo Collegio di Roma e che perciò
Egli non ebbe occasione di rifiutarla.
----- LLautor» zLella Lettera ai Dalmati, abituatoa manifestare sempre direttamenre li suo
pensiero, non riconosce alcun interprete e
si riserba la più larga libertà d’ azione.
Gli operai e il Governo. L’ Ufficio Affari
Civili del Governo della Dalmazia, assecon
dando anche la richiesta della Camera del
Lavoro di Zara, si è recentemente interes
sato di procurare lavoro ad alcuni operai
(muratori, falegnami, pittori) disoccupati di
detta città ed è riuscito a farli assumere alla
dipendenza del Comando della Difesa Mi
litare Marittima di Sebenico, col salario
giornaliero di 10 a 12 lire, oltre il vitto
(rancio marinai) e 1’ alloggio franco. Si è
però appreso con dispiacere che detto Co
mando ha dovuto, dopo pochi giorni, licen
ziare gli operai assunti perchè i medesimi
si sono mostrati pieni di pretese e, d’altra
parte, la loro capacità professionale ed il
rendimento del loro lavoro non sono risul
tati nemmeno lontanamente corrispondenti
alla elevata mercede loro corrisposta. Non
dubitiamo che 1’ Ufficio Affari Civili del
Governo della Dalmazia non ometterà in
avvenire, per questo spiacevole incidente,
di interessarsi premurosamente alla sorte di
tanti operai disoccupati esistenti in Zara,
ma riteniamo opportuno d’ altra parte rac
comandare agli operai stessi e per essi alla
Camera dì Lavoro di voler corrispondere
all’ interessamento del Governo con maggior
buona volontà, sia moderando le eccessive
pretese, sia in ogni modo facendo almeno
corrispondere alle mercedi richieste un ren
dimento di lavoro adeguato.
Decessi. È morto a Cittavecchia, gene
ralmente compianto, Francesco Tanascovich,
uomo probo, intemerato patriotta e teneris
simo marito e padre.
— Giovedì scorso i macellai e gli operai
della nostra città tributarono commoventis
sime esequie a Nino Gallioppi, un povero
giovane nostro concittadino morto a Fiume
in un sanatorio.
Alle famiglie in lutto porgiamo le nostre
condoglianze.
L* uso delle lingue nei pubblici uffici è
stato regolato in modo chiaro e preciso da
S. E. il governatore. L’italiana è lingua
interna d’ufficio; e italiana è la lingua della
luogotenenza.
Noi sappiamo, invece, da fonte positiva,
che, giorni addietro, in risposta a un bre-
vimano della Direzione provinciale di Fi
nanza, scritto, come di dovere, in lingua
italiana, il Consiglio scolastico prov. rispose
in croato. L’atto porta il N. 58 ed è fir
mato „conte Viskovic".
Associatevi alla
„LEGA NAVALE".
Neanche a farlo apposta! Riceviamo e
pubblichiamo: „Ieri ho ricevuto una lettera
da Zara : una locale, come si suol dire. Eb
bene. 11 francobollo è obliterato da appena
un soffio di timbratura, tanto che non si sa
da che ufficio p-ovenga la lettera; mentre,
nel bel mezzo della busta, nitidissimo sullo
spazio bianco, si presenta un bel timbro con
tanto di Zadar in testa. Che cosa vogliono
dire questi due timbri in una lettera sem
plice? Sono scherzetti di follia jugoslava, o
combinazione? Se è combinazione, è una
gran brutta combinazione. E i signori, che
dirigono 1’ ufficio postale, devono disporre
perchè non abbia a ripetersi mai piu .
Notizie postali. A datare dal giorno 9
febbraio a. c. i telegrammi privati d ìndole
commerciale sono ammessi non soltanto per
la città di Trieste, bensì anche per tutta la
zona italiana occupata dipendente dal Go
vernatorato di Trieste.
Per rìdere. Siamo in pieno carnovale. E,
dopo quattro anni di tetra quaresima, ab
biamo il diritto di divertirci.
Chi ci fa stare immensamente allegri,
oggi, è un professore. Anzi un regio lettore
di lingua italiana all’università di Zagabria:
il prof. Taddeo Bartolomeo Poparic.
11 quale — ma guarda quanta gentilezza!
—- ci manda una sua pappolata pubblicata
in italiano nell’„Obzor". In italiano per
modo di dire. Perchè, se il prof. I addeo,
nonché Bartolomeo, insegna come scrive, j
suoi scolari devono saper 1 italiano come,
press’ a poco, gli abitatori dello Scioa.
Ma questo importa poco. La forma è
niente, quahdo impera lo spirito. E lo spi
rito del prof. ‘ Taddeo, o Bartolomeo, è
semplicemente tremendo.
Perchè egli non si accontenta di lanciare
anatemi contro l’Italia usurpatrice; ma rug
gisce ancora:
„Figli d’Italia! L’oppressione vostra pe
sa ^a piombo ! La tirannia vostra e tale, che
dovrebbe farci sospirare la risurrezione dei
nostri testé abbattuti tiranni secolari! Ma
no ! Opprimeteci ancora più forte, depre
date, guastate le „nostre città e colti col-
1’ asta inimica e il peregrin furore", abbat
tete con sacrilega mazza le pietose lapidi,
sotto le quali „all’ombra dei cipressi e
dentro le urne" riposano i nostri cari morti,
— non riuscirete a nulla !"
Dio, che sgomento!
Ma più di queste sfuriate da burattino,
quelle che impressionano sono le scoperte
del prof. Taddeo, o, se volete, Bartolomeo.
L’Italia — secondo lui — dimentica che
i Croati le hanno dato in tutti i secoli un
largo tributo di architetti, di pittori, di
incisori e di rettori di università ; e dimen
tica — sopra tutto — di essere stata sal
vata ad opera dei Croati dalle invasioni
turchesche.
E tombola.
Non è l’Italia, face divina, che ha illu
minata questa nostra sponda : non è il Ri-
nascimento italiano xkc La ctiuesiti i nostri
ingegni più belli, affratellandoli a quelli
della Penisola; non è in virtù dell’ arte
italiana che i Maestri e gli Umanisti dal
mati si sono resi celebri ; ma sono i geni
croati del prof. Poparic che scesero all’ im
provviso, e bell’e fatti, come lo spirito
santo, ad illuminare, in nuova Pentecoste, i
barbari d’Italia.
E l’altra buffonata dei Turchi? „Senza
Venezia — scrisse Nicolò Tommaseo — la
Dalmazia, invece di governatori, avrebbe
pascià."
Del resto — a proposito degli orrori ita j
liani — rimandiamo 1’ ameno prof. Bartolo
meo e tutti i tristi pennaiuoli della Croazia,
fabbri assidui di menzogne, alla protesta
del Radic e del suo milione di agricoltori.
Lì, lì, c’ è musica, e di quella buona. Lì,
lì, sono illustrate drasticamente le delizie
dell occupazione serba, cui ultima ratio è
sempre quella del bastone e della fuci
lazione.
Edificatevi in quella, signor professore e
lettore. E non bestemmiate il santo nome
d Italia, profanando il nostro dolcissimo
idioma.
Le note di banco alleate. Consta che
circolano nel territorio occupato della Dal
mazia monete cartacee austro-ungariche,
portanti impresso il bollo della Jugoslavia
e della Croazia e Slavonia.
Poiché si ritiene che tale valuta cartacea
sia introdotta nella zona occupata a spregio
del divieto d introduzione di moneta austro-
ungarica, disposto in genere con l’art. 5
dell ordinanza 26 novembre 1918 del Co
mando Supremo del R. Esercito e col cor
rispondente Bando N.o 13 di S. E. il Go
vernatore per la Dalmazia, — si reputa
opportuno porre in guardia il pubblico a
non ricevere le monete cartacee recanti
. ° jugoslavo, avvertendo che a ca
rico dei contravventori è comminata la pena
della reclusione da 3 a 7 anni, oltre la con
fisca delie valute.
Nostri concittadini a Trieste. 11 R. Go
vernatore della Venezia Giulia ha affidato
al nostro concittadino prof. Giuseppe Miiller,
assieme al dott. Marchesatti, il compito di
TrfeVte23^ 6 dÌr'gere ‘ civici musei di
==H Sindaco di Trieste ha nominato il
nostro concittad.no Giorgio Tamino farma-
cista a quell ospedale civico.
Per le ricerche batteriologiche. Con re
cente dispostone di S. E. il Governatore,
al laboratorio batteriologico ed igienico di
V Osned 7 ?CnZa Cd al laboratorio presso
1 Ospedale di marina d: ° H
anche state affidate tutte
riologiche, cliniche
marina di Sebenico sono
le ricerche batte-
e bromatologiche perconto del R. Esercito
del'RE FC del 2iuraH- « Comando Supremo
u s 'haEdrC,t°/0nLOrdinanza 31 gennaio
«• s. ha disposto che le liste dei Giurat
formate per 1’ anno 1918 valgono anche peri
a nome degli italiani per tante sue presta
zioni e pel vivo interesse alla nostra causa.
Tutti i presenti, ed in particolare modo il
Commissario civile dott. Francesco Madi-
razza, che per il capitano Tredici professò s
speciale estimazione, presero nel modo più
affettuoso commiato dal distinto ufficiale,
che ci fu veramente amico e fratello.
Telegrammi. Venne spedito questo tele
gramma a S. E. il Presidente del Consiglio
Orlando, a S. E. il Ministro degli Esteri
Sennino ed al Presidente del Parlamento
on. Marcora a Roma :
„Il popolo di Tenin con imponente odierna
manifestazione, ^esprime il più fervido plauso
alla Delegazione italiana che con fermezza
incrollabile ha difeso e difende il diritto e
Fonore dell’ Italia. Il popolo stesso, col con
corso di tutte le Autorità locali e dei mag
giorenti villici, chiede l’immediata annessione
di tutta la Dalmazia al Regno d’Italia. —
Sindaco Scopinich".
Un altro dispaccio venne inviato dal Fascio
Nazionale di qui all’on. Sonnino.
L’on. Sonnino rispose con questi tele
grammi :
„Sindaco di Tenin. Giungemi graditissimo
il nobile telegramma inviatomi. Ringrazio
vivamente codesto popolo per l’affermata
solidarietà nazionale. — Sonnino".
„Presidente Fascio Nazionale di Tenin.
11 suo nobile e patriottico telegramma mi
giunse graditissimo. Ringrazio vivamente gli
italiani di tutto codesto distretto politico
per il loro saldo attaccamento alla Patria, —
■Sennino". ■_____
Da Zaravecchia
Ladri di legna. Il 2 andante, di giorno
ed in varie riprese, dieci contadini di qui
tagliarono e asportarono legna da questo
bosco comunale, causando un danno all’ am
ministrazione di circa 30.000 corone.
I primi sei vennero arrestati e gli altri
quattro denunziati perchè irreperibili. Si
recedette al - sequestro di parte della re-
rtiva.
dominazione italiana, la quale porta, tra altre
più : o. meno autentiche, la firmà^jdeU’ arci- ;
vescovo pòlišić, .
2) Non.si nega che F arcivescovo possa aver
incaricato altra persona di firmare a nome
suo la dichiarazione di nazionalità creata ;
si nega che abbia apposto la sua firma a
una domanda d’ annessione alla Jugoslavia^
o alla protesta contro F occupazipfté italiana.
3) -,O F arcivescovo è in bona :,fede,S:p°n
sapendo a quale documento i croati abbiano
appiccicato la sua firma o gioca, o altri lo
fa giocare, indegnamente d’ equivoco.
Noi siamo inclini ad ammettere che mons.
Pulišić, persona d’ ingegno insignita di una
delle più alte cariche ecclesiastiche, sia
superiore a qualsiasi sospetto di poca sin
cerità ; e allora quali deduzioni se ne trag
gono ? Ci pensi chi deve. Noi intanto, per
continuare la discussione su basi positive,
chiediamo che si pubblichi dal „Narodni
List" la dichiarazione che si legge in testa
al così detto plebiscito jugoslavo. Soltanto
allora la polemica potrà entrare nella fase
risolutiva.
Tasse sull’ esportazione di merci. 11 Segre
tario Generale per gli Affari Civili del Co
mando supremo pubblica le seguenti dispo
sizioni relative all’ esportazione di merci
all’ estero : „ . '
Art. 1. — Sono estese ai territori occu
pati dal R. Esercito le disposizioni dell’art.
1 del R. D. 15 settembre 1915 n. 1373 all.
A, e dell’art. 2 del D. L. 31 agosto 1916
n. 1090 all. D, con le modalità stabilite
dagli articoli seguenti.
Art. 2. —- ^permessi per l’esportazione
di merci all’ estero rilasciati subordinatamente1
alle particolari disposizioni che- regolano le
esportazioni stesse, sono - sottoposti ad una
„tassa di concessione governativa" nella mi
sura dell’ annessa tabella.
Art. 3. —• La tassa sarà liquidata dai Go
vernatorati in calce al permesso, anche se
rilasciato da altra Autorità.
I permessi saranno inviati dai Governatori
all’Ufficio Doganale o all’Ufficio delle Im- ~
poste più vicino alla residenza del richie
dente od a quello che il richiedente stesso
abbia indicato.
L’ Ufficio riscuoterà la tassa e consegnerà
il permesso dopo avervi annotato gli estremi
della partita d’ introito. Comunicherà al Go
vernatore F avvenuta riscossione.
Per la tassa, che costituisce un provento
dell’amministrazione finanziaria, saranno te
nute distinte scritture contabili.
Art. 4. — In quei territori occupati nei
quali ha tuttora corso legale la valuta del
cessato regime austro-ungarico, la tassa
potrà essere corrisposta con detta valuta,
ragguagliata in ragione di due corone e
mezzo per ogni lira italiana.
Art.f 5. — Le controversie che possono
sorgere saranno definite dal Segretariato
Generale.
Art. 6. — Le disposizioni della presente
determinazione entreranno in vigore il 20
aprile 1919.
Ritiro dei deposili presso le basiche 'di
Vietassi». La Missione italiana a Vienna. ha
avviato trattative coi Governo dell’ Austria
tedesca per il ritiro dei depositi che citta
dini delle terre redente hanno tuttora presso
le banche di Vienna. Tali pratiche sono state
condotte a buon punto, e si spera di otte
nere quanto prima 1 adesione formale del
Ministero delle Finanze dell’ Austria tedesca.
Per concretare però le richieste e per av
viare 1’ organizzazione del trasporto di tali
valori nel Regno occorre stabilire :
l.o. Quali siano i depositi di cui dovreb
be essere chiesto il ritiro.
2.o. Presso quale banca siano stati fatti
e per quale importo.
3,o. Quali depositanti desiderano che i
loro depositi siano ritirati a cura del regio
Governo.
4.o. Le qualità di pertinenti ai territori
occupati in coloro che chiedono la restitu
zione dei loro depositi.
GF interessati sono pertanto invitati a for
nire gli elementi di cui sopra ai rispettivi
Capitanati o alla Camera di Commercio e
Industria di Zara, che sono incaricati di rac
cogliere i dati in parola.
Fiorì d’arancio. Oggi la gentil signorina
Elda de Grafenstein si è unita in matrimo
nio coll’ egregio nostro concittadino, il ca
pitano medico dott. Maurizio Mandel.
Felicitazioni ed auguri.
Cartoline illustrate. E’ da deplorarsi vi
vamente che anche in alcuni negozi italiani
vengano messe in vendita cartoline illustra
te di Zara con dicitura croata, edite dalla
filiale della società „Mercur".
Se anche questa sterile offesa al carattere
italiano di Zara non abbia mai riportato
il minimo successo, pure spesse volte è
causa di inconvenienti spiacevoli. Immagi
niamoci F effetto prodotto da una di queste
cartoline spedite in Italia — e i nostri sol
dati ne spediscono giornalmente a centinaia
— con tanto di dicitura „Zadar" e per di
più : „Obala Franjo Josip" !
I proprietari di questi negozi dovrebbero
una buona volta comprendere Finconveniente,
ed ordinare cartoline con vedute della no
stra città, le quali, con dicitura esclusiva-
mente italiana, corrispondano al carattere
di Zara e al sentimento della sua cittadi
nanza.
Sequestro d’armi. In una perquisizione
fatta a domićilio a Drasković Giovanni si
rinvennero una pistola ad avancarica e 10
cartucce a pallottole per armi di modello
1891.
L’ arma e le munizioni furono sequestrate
e il responsabile arrestato.
Ostruzione di strade. Ci si lagnano che
parecchie calli, specialmente quelle del borgo,
sono sempre ostruite da carri. Quest’inco-
veniente deve essere evitato.
£
In un diverbio. Il 29 aprile u. s. in S.
Cassiano Dorich Simeone, in un diverbio
con Digan Giuseppe, lo colpì alla testa con
una zappa, producendogli ferite lacero-con
tuse giudicate guaribili in giorni sedici, salvo
complicazioni. Il feritore venne arrestato.
------- -------------------------------------- ---------------
Cronaca
Zara a Fiume sorella. Il nostro Sindaco
ha inviato questo dispacciò al „Commenda
tore dottor Grossich, presidente del Con
siglio Nazionale di Fiume. Zara, mentre ieri
tributava entusiastiche accoglienze ai rap
presentanti della stampa romena e di altre
nazioni latine sorelle, in piazza ed in teatro,
tra deliranti infinite acclamazioni di popolo,
si pretese con 1* anima tutta verso Fiume
eroica, riaffermando che niuna forza umana
varrà a strapparla alla madre Italia, cui per
volontà sua e di Dio consacrò perennemente
i suoi destini. -— Sindaco Ziliotto".
Revoca di interdmom austriache, il Co
rnando Supremo del r. Esercito italiano ha
emanato il seguente ordine :
„Noi tenente generale cavaliere di Gran
Croce Pietro Badoglio, sottocapo di stato
maggiore dell’esercito; visto F art. 251 del
Còdice penale per F esercito ; visto i nn. 39
(5 comma) e 41 del „Servizio in guerra"
parte La; Ordiniamo: Art. 1. I provvedi
menti emanati per ragioni di ordine politico,
in danno di sudditi di nazionalità Italiana,
dopo il 1 agosto 1914 dal Governo o dalle
Autorità locali della cessata Monarchia,
austro-ungarica, comunque concernenti in
terdizione da pubblici uffici o dall’ esercizio
di professioni o di arti, sono, a tutti gli
effetti, revocati dalla data in cui vennero
emessi.
Art. 2. Spetta ai governatori di provve
dere sulle istanze ali’ uopo presentate dai
singoli interessati, con obbligo, per quanto
riguarda i Consigli professionali, di unifor
marsi al provvedimento adottato. Addì 15
aprile 1919. Il sottocapo di stato maggiore
dell’ esèrcito : Badoglio.
Certe lapidi. Ci scrivono dalla città: „L’o
pera di distruzione dei primi giorni dopo
la caduta dell’Austria ha risparmiato diversi
sconci lapidei, inavvertiti forse dall’ira ge
nerosa dei demolitori.
La lapide marmorea dei Cappuccini, lo
sconcio immurato sulla facciata dell’ ufficio
portuale, la pretenziosa opera simbòlica del
liceo di S. Demetrio, il lapidone a caratteri
d’oro della Casa di ricovero — odiosi ri
cordi di umiliazione eccitano un senso
acuto di umiliazione e di disgusto.
E’ poi facile immaginare l’impressione
prodotta sul visitatore da quei ricordi che
offendono Zara nel suo carattere e nella
sua prerogativa di libera città italiana, acqui
stata dopo tanti dolori. I cittadini non insi
stono che quelle lapidi siano demolite. Insi
stono solo che siano quanto prima levate e
collocate in qualche angolo tetro del museo
perchè, un giorno, sia dato modo al fore
stiero di ricordare il secolo d’oro della do
minazione austriaca". Il
Il „Narodni List" si mostra, quando gli
torna conto, più abile negli accorti-ripieghi
che incline ad affrontare le questioni in
modo aperto e preciso. Riguardo alla retti
fica dell’ arcivescovo, il giornale croato vor
rebbe completarla con quelle di altri due
suoi cortnazionali, come se 1’ arcivescovo non
sapesse e potesse, volendo, chiarirla e com
pletarla da solo. Ma questo è meno interes
sante; noi insistiamo ancora su questi tre
punti :
1) I creati di Zara hanno mandato a Pa
rigi una dichiarazionè di protesta contro la
Arresti per illecito possesso di corone
timbrate^ Giorni sono Rilié Elia di Smo-
covich» di giornqhè nel pròprio domicilio,
vénne^ trovato in possesso dì 414 corone
timbrate con bollo jugoslavo. Le corone
vennero sequestrate. / ?
In Obbrovazzo vennero” arrestati tre indi
vidui perchè trovati in possesso di monete
cartacee a.-u. timbrate còn bollo jugoslavo
per un importo di dòrone 1693.
La nominata Draghicevié Elena venne
dichiarata in arresto perchè trovata in pos
sesso di moneta cartacea timbrata con bollo
jugoslavo per F importo di corone 206. E
il denaro venne sequestrato.
Tentato suicidio, ieri la piccola A. G.,
figlia di un trattore, tonto di suicidarsi con
dell’acido carboìico. Ma un vicino, irrom
pendo nella camera ove si era rinchiusa, ie
impedì di compiere l’atto disperato. La ra
gazzina venne trasportata all’ Ospedale con
gravi ustioni alla faccia e alla bocca. E oggi
sta meglio.
Errata-corrige. Nell’ ultimo numero, nel
sunto del discorso del capitano Cittadini,
invece di leggere: „l’Italia non vuole« si
legga: ,,F Italia non vende la sua vittoria."
E’ un errore di stampa che F intelligente
lettore avrà corretto da sè.
CRONACHETEATRALI
, AI Teatro Verdi44
Giovedì sera per la „serata italiana" era
no'in programma tre lavori drammatici in
un atto e la recitazione di una leggenda
medievale in martelliani.
La Commedia di G. Rovetta „Scellerata"
non è, nè per ampiezza di studio psicolo
gico, nè per arte di svolgimento, delle cose
meglio riuscite. La caricatura della diplo
mazìa, impersonata in un vanesio e beffata
da una marchesa, è a tinte così caricate
che confina coll’ inverosimile, sia nel fatto
che nei caratteri. lì diplomatico è abbassato •
al livello buffo di uno scolaretto pazzamente
innamorato, che si piglia la sua.brava le
zione in tutte le regole, in circostanze così
grottesche, che contrastano col più ^elemen
tare buon senso»*Dalla pochezza dei lavoro
hanno tratto quegli effetti scenici che me
glio potevano la Casilini e il Giardini.
Drammaticamente migliore è> ,,L’ Amico"
di Marco Praga, che pur nel breve giro
d’un atto svolge con perizia d’analisi uno
dei temi più generalmente trattati dai tea
tro e dal romanzo : F adulterio perpetrato
con l’amico del marito. Si può dire che il
dramma si compendia in una scena notevole
per il contrasto fra due forti passioni, il
geloso sospetto del tradimento nei marito e
F ansia di nascondere ih proprio fallo nella
donna colpevole. La recitazione fu accurata
ed efficace.
I versi di Gattesco Gatteschi che narrano
un truce episodio^ medievale, dando forma
poetica a una leggenda corrente su „La
torre dei Diavoli" tra i valligiani del Ca
sentino, furon detti da Umberto Giardini
con verità di coloritura nelle parti descritti
ve, meno misuratamente nelle affettive.
La serata si chiuse con un atto brillante
di Belli Blanes, una cosuccia abbastanza.
*
Iersera si rappresentò per la prima volta
in Italia un grottesco in* tre quadri di Um
berto Giardini, primo attore della compagnia,
lì lavoro s’intitola: „Io!..." Una ricca si
gnora s’innamora d’un giovane ricco di
buone speranze, ma corto a quattri. Men
tre passano allegramente una nottata d’a-
more nella stanzaccia matrimoniale della
signora, capitano due agenti di polizia,
dai quali apprendiamo che il povero ma
rito al momento della partenza per Ge
nova venne uccìso e che il sospetto grava
sull’ amante della beila donnina. Lui e lei
si trovano in un bel pasticcio. Ma, per, for
tuna, ecco che ritornano i due agenti per
avvertire la signora che l’omicida è stato
rintracciato e riconosciuto in un contadino
che le uccise il marito, perchè aveva mac
chiato F onore di sua figlia. Questa è, se
riuscimmo a comprendere F intreccio, la con
tenenza del grottesco. Sul valore dramma
tico di questo singolare lavoro siamo incom
petenti a dare un giudizio: lasciamo ai cri
tici d’Italia F ardua sentenza.
Quanto all’ esecuzione, diremo soltanto
che, come nelle altre recite, gli attori det
tero interpretazioni schiettamente personali
alle loro parti. Un cenno particolare si me
rita la Casilini che, sorpresa e confusa dalle
enormi difficoltà di rendere il segreto con
cetto dell’ autore, non sapeva se dovesse
colorire di tragico o di čomico la sua parte
di protagonista.
II pubbl ico era scarso. Forse molti citta
dini non erano coscienti del dovere di as
sistere alla prima rappresentazione di quest’ o-
pera, che la direzione del teatro aveva be
nignamente sottoposto al loro autorevole
verdetto.
Al Teatro Radium *
recita pure una piccola compagnia comica,
che piace. Vi si producono poi canterine e
ginnaste che vengono applaudite. Ed è
pure molto applaudito il baritono Passuti
Là coppia Felios fa ridere con duetti e
scene in romanesco. Il Felios riproduce con
.molta vis comica vari tipi popolari.
Oggi dalle T6 alle 18 il proprietario del
Radium fece dare lodevolmente una recita
gratuita per i soldati.
Aiutate F Associazione
Pro Mutilati e Invalidi.
_ _____ > all’ estremo, per sventare tale pericolo; Per.
1 if TPIllf? * * ’< A ciò ì ore più che mai nćc^ano che j
popolo mantenga la disviphn* nazioni
; ' l’unione la fede e la fiducia nena sua ’(Nostro servivo telegrafico). . unione,
La delegazione austriaca
sarà depodomani a Parigi '
. PARIGI, 10. Si conferma che l’arrivo della
delegazione austriaca avrà luogo il 12 coir.
La traduzione i preliminari di nate
mandata a -Berlino
VERSAILLES, 9. Dopo il pranzo delia
missione tedesca, che fu silenzioso, il conte
Brockdorff-Rantzau fece cominciare la tra
duzione dei preliminari di pace ; lavoro che
terminò alle ore 3 di stamane. Un esemplare
della traduzione fu portato stamane alle
3 e 15 nella camera del conte Brockdcrri,
il quale ne intraprese la. revisione immedia
ta, che condusse a termine mentre si era
fatto giorno. Numerosi esemplari del ti attuto
partirono ieri sera per Berlino con la va
ligia diplomatica.
Una campagna odia stampa tedesca
VERSAILLES, 9. I delegati tedeschi han
no lavorato nella serata di ieri fino alla
mezzanotte. Sei membri Vi ella missione te
desca sono partiti ieri sera per Berlino, ac
compagnati da Cahen, segretario di Brock-
dorf-Rantzau, e da parecchi giornalisti.
Si crede che questi giornalisti siano par
titi con la missione di iniziare una campagna
nella stampa contro i preliminari di pace.
Appello ai tedeschi dell’est
BERLINO, 9. Il governo dell’ impero ed
il governo dello ' stato prussiano hanno
trasmesso il seguente appello ai tedeschi
dell' est: ;
„Il governo dell’impero si è rivolto al
popolo tedesco dopo aver preso cognizione
delle condizioni di pace ; ma deve ancora
rivolgere una parola speciale alle popolazioni
delle provinole dell’est. La separazione dal
l’impero dell’alta Slesia e l’incorporazione
di territori puramente, o per enorme ma-
gioranza, tedeschi nell’ alta e nella bassa
Slesia, a Posen, nella Prussia occidentale, in
Pomerania e la separazione di un’ antica
città anseatica dall’impero costituiscono una
violazione del diritto di libera disposizione
della popolazione di tali territori, la quale
ha acquistato col lavoro tedesco ciò che
oggi possiede.
Tali violazioni son incompatibili coi prin
cipi del presidente Wilson.
La consultazione popolare richiesta per
parte' del sud-est delle provincie della Prus
sia orientale non può velare il carattere di
violenza dì tali pretese incompatibili. La
separazione imposta del nord-est dalla pro
vincia della Prussia orientale, non costituisce
soltanto una violenza alla popolazione, la
quale, malgrado -la propaganda fatta dal di
fuori, si sente assolutamente tedesca ; ma
completa nello stesso tempo la separazione
della Germania dai territori del grande po
polo russo, mentre la continuazione di uno
scambio non ostacolato di merci con que
st’ ultimo è una condizione per la pro
sperità dei due popoli.
La popolazione delle provincie ^orientali
della Prussia deve esser convinta che il
governo della repubblica farà di tutto, fino
PIRELLI & C. - MILANO
FILIALE Di TRIESTE
PIAZZA GUGLIELMO OBERDAN N. 1
Articoli tecnici
e
Sanitari
in gomma ed ebanite
- Tubi -
— Tacchi —
Tessuti gommati
Impermeabili
Artìcoli di amianto
' Pneumatici
Pirelli
i
r
per
Velocipedi,
Motociclette
Automobili
Aeroplani
Gomme piene
per camions
ed autovetture
ni s iole ■ in
BANCA CAMBIO-VALUTE
Casa fondala nel 1850,
Agenzia principale in Zara
Assicurazioai generali di ìriest
('TOSCANA)
STAGIONE: MARZO-DICEMBRE
CURA .
FEGATO - STOMACO
INTESTINO
MALATTÌE RICAMBIO
'Per informazioni rivolgersi
SOCIETÀ TERME MONTECATINI
MILANO - Via Victor Hugo, 2,
Mi ÌÌÈB ìtìi®
LONDRA, 9. Telegrammi dall’India aj
Times dicono che le truppe afghane si Son0
impadronite di posizioni al di qua dell,
frontiera dell India. E. impossibile dire se jj
Luogotenente Emire è. al corrente di questa
violazione della frontiera ; ma il proclama
in cui egli rivendicava 1 indipendenza, del-
F Afghanistan e il cortese congedamento da
lui effettuato dei. tre inglesi che si trova,
vano al suo servizio sono significanti.
fili Sloveni ratreiti a sloggiare
ROMA, 9. L’ufficio stampa della Com
missione Nazionale di KiagenTurt comunica;
„Le nostre truppe raggiunsero mercoledì
Interdràuburg. Tutti i punti più importanti
delia frontiera nazionale .furono dunque 0C-
čupati.
Direttore responsabile: Gaetano FeoìL -
Editrice la Tipografia : E. de SchoriFeld & Co,
◄
1
◄
b
?
r
Conduttori
e
cavi elettrici
isolali r
Materiali isolanti
ed accessori
in gomma ed ebanite
per
impiantì elettrici
Smrt faéitmu « Sloboda narodu I
MkItik Mm oitrtdartt Ittwii »nuti a i>in UUt
Br. 67 Zedar. 8 ;(li. 1944. (liHI 11 Km
Hrvat$kl Zadar u hUtoriJukom »lavlju.
Oslobođen je KNIN - potljednje neprijaieljtko uporUte u Dalmaciji.
Crvena Armija brto odmiče kroz Mađarsku prema granicama Au-
strije, Hntatske i Slovenije.
Tfi Savetničke divixije pođ Saarbruckenom.
Trst je proslavio oslobođenje Beograda,
Hrvatski Zadar u historijskom slavlju
.n dra.
.f i
3 proalnva proilAvIo je narod iluvog uđjirakof okroffii povratak I preporod lirv«l»k<in 2«Jra h kdlo «vuf uvKa)« • Hrvaiike Domovtnr,
S.OfiO hiljuda Hrvftta i Srha h i^tuvog okruga / grodn Za' zajedno sa horvima NOV tastaii tu at u alobodnvm Zatiru na XHliko Narodno siav/jr. Ntdoglfdn^ pwtorke IjudK Irna, djece, trantpnrcnala, piinos-nih hrvatskih i srpskih tn.\tava, siiio te k'-ot uiicr Zadru. Dola' sili su ta svih strana — u kolima, pjt'ik^, gajaluma i motorima. On/ »1 Bukovice, navigradtke i tmUćidke općine nisu presali ni pred Intdum, koduii su čak i po 70 km .. .
Zadrom Je togu dana snair.o prvtirujio novi duh — duh naroda koji je sve svoje »n'ige utoiio na obrani ugr»iene tioltode i samostalnosti. Uoii proslave goriie sti xtatre u Zadru i no brriuljcima či-tavog okruga, vijale su narodne sostotfe, a ta tv, Sfoiije, sft, Sime i sv. Frane u Zadru ndjek-ttaia tu crktvna svena , . . Gradom tu maràirah Jedinice NOV us pratnju glazbe XIX Diviiijv. 0 'Va trgu pred hiviom kasarnom Kadomom sakupio te puk. vojska, hrojne naro*ine sastave i trampatriti. G wornicka tribina ukrnirna je selenilam, nacionalnim i Sofvetničkim zastavama i sliiiami maršala Tita, Viod-tnlm Nazora i hana Ribara, ^
se zbijemo oko NOO-a. jet su oni temelj na kojima pUix>a fede-, rolna Hrvattkn u Drmokratskoj i federativnoj Jugotiaviji". I Govor druga Gitd éa bio je popraćen čestim prekidima I aplauzima.
Zatim govori drug Lukica Htiamarič, tajnik Okruinog Od-brra JAOF-a Zadar, koji u k-atkim potezima iznosi medunarod' au situaciju i ulogu Jugoslavie u međunarodnom svijetlu. / da-lje nastov'ja : „Mi moramo čuvati i jačati jedinstvo srpskog i hr-UQttkog narodu. Ono se mora najjače očitovati u ravnoprajnosti Srhn u HrvattkaJ, /Jok je Hrvatska jaka, Srbi mofiu biti sigitmi, n dok je Srb'ja jaka. sigurni su i Hrvati, / saključuje riječima : njrdinttvom, tlogom, rudnm i moh'Usodjom svih snaga ćttvajma tekovine NO borbr, čuvajmo bratttvo i jedintivo hrvatskog i srp' tkog narodu i (o je put koji če nat nojbria dovetti do potpune pobjede". U nast:vku govora joi su govorili prcdstauruci tfojsk
AFZ-u, omlnd'nt: i vidi q/iriri Snwzniàke mornari^. Sa sbora su otpos'ani brsojuvni pozdravi Titu, AVNOJ-u, Nacionalmm Komi-tetu, ZAVNOH-a i Izorin^m OMnra JNOF-a sa Hrvatsku, MiHng je zattriio sviranjem himn- ^F.j Slaveni'.
Poslije podne u Turskim kućama u 15 sati odriana je' Sve-čana priredba na kojoj su nastupile ta bogatim I rasnoiikm pro-gramo/,t Kataliine druHne Zadar, Šibenik. Diletanlska grupe XIX VV nst u rn'susivu^^Jmk'i^^ Ohin^'. P.ir.^f» pf
vesničkih pomorskih oficinSj pre^^f^drtik Okruinog JlfOF.à Zadar, i »t^fvibaio preko 1.500 osoba.
W
'jT-fe
Frane Glaoàn'Xktvorio je Narodni zbor, ^>dravoprisutni nurvd i dao riječ drugu Dani Škarici, pr^xjedniku OLlusnog Odbora JNOF-a za Dofmuriju. . " • q
U. svom govoru drug Pane ikarica pond tstn'og rekao je i slijedeće : „Ir^ltamo sakupiti i mobi'lzireti sve naie snage da istjeramo neprij tteijù iz cjcU Jugoslavije i da zatim dam t sve od sebe sa obnova federalne H vahke u Fedlmtnmoj i Dimo t- kraiskoj Titovoj Jugoslaviji. Mjramt bili na čistu da samo slo-gom i radom moiemo obnovili naiu nopačmu, porušenu I po-paljenu zemlju. Mnramo se uzdati u vlaUite' snage i noie Sa-ve snike." Dl takavii se fiaiijana koji Uve u Zadrv, drug Dane Skaricà rekao j-'t „Na // susjeda "iju AVNOJ'O doneatna je odluka kojom je snjnmćena puna sloboda i kulturni razvitak naeionainim manjinama. Prema tome Talijani koji oslaja u Zadru imat čf sva prava, ali moraju idit lojalni graduai u novoj Ju-goslaviji". U nastavku svoga gttvota drug Dan« Marica je kasao: ^Mi čamo učiniti sne da nmm se powuti naiu Istra, Trst, Rijeko I Koruika. Mi tude ne čemc, a svoje ne domo, kntuo jm drug Tito I mi itr éemo popustiti dnk f« i jt^un nai tunarodnjak ne oslobode tiranskih okova talijannkag faiisma. Ovo nije nik Jhta prijftnja %KČ pravo naroda.
Ptdom govori drug Drago Gisdič, tojn'k Oblasnog Odbora JNOF-a Daimcije,^. »Nakon tri i po godine vidimo p'odovenaie borbu Naie irtv 'vdih su trostrukim plodom. Ne tamo Zad^tr, nego ( svi mrodi Jugoslatdje, koji su stenjali pnd fu ti trnom 1 domaćim velikfsrpisk-m rtiim^m, slobodni tu. Mi danas iommo orgamisiranu ve^nkm, gora/te^ da »* staro tdie nikada neće po-vratili i da po Zndra naée pUe gnsUi foUstička ft trna. Im>mm
I» ratnih komunlkeja
Vrhovnog Štaba NOV i POJ
B«ogr«d, U DALMACIJI NA SEKTORU KNINA SAVUDAN |E
SVAKI NEPRIJATELJSKI 0TP08 I JEDINICE FROSUVtJENOG
Vin DALMATINSKOG KORPUSA USlE SU U KNIN. NA TAJ NA-
ČIN ZADNJI NEPRIJATEIJSKI KASTION U DAUUajI PAO JB
U RUKE JUNAČKIH BORACA N. 0. VOJSKE JUGOSLAVIJE.
U Srbiji nakon napnrniH I tcslokih bn|«v/) nate leđinlce (x;)t>» IxHJik >u NOVi PAZAR. Nasc ( huKamtcc snagr ncuniitm* gon« pulućrno}( ncpriHitcIja I nalaze ce n« domaVu Sjrnicf. Na i«:l(iarn rijeke Ibra u dvodnevnim onorćeniin lv>JevJin« n«k jedmiće ctMab«»-dile tu KRALJP.VO. U ht»rhamA t« Kral.evo poNjeno ft 7!iO. a narobljeno 350 Nijemaca. ZapUjenjeno je: 7 topwn. 2 trnka. 23 v« ffona inuntdie, ogromitc knitcinc pu««kt i 40() v«R<>na i lokomotiva, llniitcna su 4. tr>p« i 30 katni m«. U d«>Uni rapcdnc M<ir«v# nate iedinic« iHvIe mi u CACAK i «mUivdc* Ciiav Katnituit Vcide se testokc borbe za 1 Vitezu.
U CtmJ G«H na^ttvl « u kc I ut« ot^rsaji Rjrv<Tno od t'iK rk^. Naie jedinice «t^lno napadaja neprijtvlja i ntntm mu udarce.
U SMi^tek« vodtf «e b«»rbr u btifini B^iloft C gumeni »u neprl}*irlj*ki p »ki»*iji da «e jvoWje « prav« kr»vca. U ti« haft*<»Tia uMjcnn jf 120 Nir^iH« • ««fliijt^ bacata. 12 mitraljeM i enatne k'»lici«e »aint cij>ri«iMf. Na k«ci|i Sjenica-PriJ«poljc raibtjcua je |td*ta ntfnijjik lJUta mi-jcdtnica. UnHJc««) ft » iti.*.»r»«h vrwifa i nepiij'rtf') letke fcrtw « I »dtt*M. t* <t<.|i;ii rljHtf B<»»«e u«* jedi« dtiefiin «»metajK ocftijaM »kl «KiHratiil ilH^n«' jc 1» U D»lMlft fu^ «M^e (»loh'^iiu- M miSiNSKO
ine
mo-
dsmokratsku narodna vlast, kmlctm m pamit historija hnattkf naroda, o-niti Hisfarija ost^h nerada Jag^lm^. Imamo vh*4 i N^"« Kmit« «te »«»«f brro m prtm»;« •r kojnf odhsù^ aam fhdf* ft dn^l Gisdič nm^Hndmt \ » «HJ« M*»^ v'.Je tert »Treba dm jedii^ttveno dademo pudrikm naiof demoikratdtaf niasH I sh p^trastročimo mifpatet Jee prod immm sfa^ 'peiikt sadott. i
/^d mmm st^i oinavm dnmovttn / mf ww^wai* padìgmatì om t »»ohraii m» Hf^nj filali fmt ih mm je aniiHo mprif^ i dmmoél iorvdL Zo to dn V Mm ululili itfMlrtri m oer^Fte^ N^O«
M..I*
miiiiP rizirana p<tiJni<i ftvako>
)V0.
NaM »vijaiV »«»mtiwtiorta le neprijaiHjAt f'fik,' Vrćkvik i ff»SkK*. V Bmta^ mm «a^ raitfrfe- M fifJiijKlnjl ,
b'fWfl! mpri-
ilflteljHki m«v
K-^flovȫ.