nanzi la chiesa di Lorcena i conti ed i ser-
dari del popolo Montenegrino per faccende pub-
bliche , e facevano archibuiate , e ne enume-
ravano quante volte ripercosso il fragore dalle
roccie pendenti. Intanto il basso popolo accin-
gevasi alla danza usata ( Kollo ) e cantava le
glorie di Milossio, le angherie turche , le ver-
gogne de' Montenegrini.
AH' adunanza si attendono gli Osrinich,
e venuli raccontano una loro baruffa co' tur-
cbi. INon ben finito , sopravengono i Martino-
vich, e narrano per giuslificare il ritardo,
d'una giovane cristiana rapita da'turchi, dél-
ia loro opposizione , délia morte de' rapitori e
délia rapita. Esce in questo il Vladika, e tra
misterioso e dubio mostra il desiderio di discac-
ciare i turchi dal paese , ma vorrebbe si avves-
se riguardo ai patriotti rivolti al maomettismo.
La sua dubbianza è ripigliata acremente del
suo fratello, ed un kollo mette fine aile pa-
role e canta delle glorie di Giovanni Cerno-
vich, che a vendicare la morte del fratello
Urossio distrusse a Carnea i5ooo turchi.
Continua il Vladica ad eccilarli a strin-
ger Parmi conlro il turco per la pairia e per
la fede, e tutti gridano concordi di si. Ma e'
desidera convocati i patriotti apórtate, perche
se possibile ritornino alla religione abbandona-
ta. Si spacciano i messi per convocarli, ed in-
tanto il kollo canta.
Giungono i turchi, ed il Vladica tenta
persuaderli di abbandonare Maometto, ed essi
riottano e massime il cadi Muslag , onde per
poco non iscoppia rîssa aperta. Ma i vecchi si
frappongono, ed il kollo canta la vittoria dei
Vertieliç sul visir Sendiero.
Giungono in questo mentre 10 araldi del
nuovo Visir délia Bosnia che con leltera su-
perba comanda al Vladica ed ai proceri di ve-
nir a rassegnarsi a lui. Il Vladica risponde in
nome di lulti, e ricusano d'ubbidirvi. [nlanto
fa notte, ed essi si corcano e sognano. Due
ascoltano i parlari che Vuko Mandusiç faceva
sognando, e provocatolo con interrogazioni,
lo conducono a manifestare alcuni segreti suoi
amori. Intanlo aggiorna ed essi sorti, manife-
stano uno ail' altro gli avuti sogni, de' quali
tutti s'aggiravano su vittorie riportate sopra i
Turchi. Sopraviene intanto certo Generale Dra-
sco, ch' era stato a Venezia, ed essi interro-
garlo ed ei rispondere cento cose sulla bellez-
za , graudezza, governo, ingiustizia di quella
città. Indi siedono e rnangiano d'un capro ar-
rosto, e dall'osso délia scapola vaticinano il
futuro. Passa in questo mentre un corteo nu-
ziale turco, a cui intervengono molli invitati
cristiani, e in cantando i solili inni nuziali, i
cristiani bisticciano i turchi ed essi rispondo-
no, per le rime ond' è per sucedere atroce lot-
ta, ma si frametlono pacieri i vecchiardi. D'al-
tra parte s'ode una monienegrina piangere a-
maramente in un vocero la morte del proprio
fratello ucciso a tradiggione da* turchi.
Giungono alla radunanza meglio di joo
giovani montenegrini armati, e presentano ai-
le autorità una scrilta vergata da certo prete
Mujo, cui ne il Vladica, nè il prete oiedesi-
mo sanno leggere: quindi sogghigni, e frizzi.
Poco stante si trae d'innanzi ail'adunanza una
vecchia maléfica, che confessa essere stata
mandata nel montenegro da' turchi. Partono i
giovani, e sopragiunge il vecchio igumeno Ste-
fano, cieco in concetto di Santità, che con
discorsi infuoeati eccita la rivolta contro il tur-
co. Intanlo fa notte e s'addormentano tutti,
mentre 1' igumeno veglia e novera il MÍO rosa-
rio. Desti in sul mattino, fermano tra loro di
emanciparsi dal turco e di discacciarlo dal Mon-
tenegro. Quindi giurano. Falta una lunga cro-
ce di due fascie che avvolgono intorno al ca-
po, s'apprendono colla destra ai quatlro rag-
gi, e aile parole terribili del giuramento che
ad alta voce proferisce il Sardaro Vucola , cia-
scuno risponde: Amen. Si scioglie l'adunanza
e ciascuno de' grandi rilorna aile sue case, La
notte del INalale e quel giorno seguenle scop-
pio la rivolta da per tulto ed il massacro de'tur-
chi. A Cettigne i Martinoviç con Vuco Bori-
lovic furono i primi a incominciarlo. Al fiume
il Sardar Janeo; i Dupiliani a Cercuniza ; Vu-
co Mandussich nel villaggio di Stitar; cosicchè
in meno di sei giorni tutto il Montenero fu
sgombro da' Turchi.
L'autore non divise il suo dramma per
at ti, come suolsi da' moderni, ma sembra ab-
bia seguito il método degli antichi greci che
dividevano le loro tragedie in tanti riposi oc-
cupai dai cori. Egli cosi ad ogni tratto inter-
rompe l'azione e fa uscirne un kollo (danza
nazionale) in cui si cantano le gesta gloriose
délia patria, e questa sublime lirica, che puó
starsi a paro dei cori del Manzoni, giova mi-
rabilmente a sempre più accendere gli animi
air odio contro il turco.
-( 230 )-
ECO DE» GIOR1AL1.
{Carattere del secolo 19°) Il secolo 19° si
considérera nella sloria come 1'época dell'industria.
L'Inghilterra è stata la prima che coraggiosamente
vi si mise sulla via, e tutti i popoli civilizzati la
sieguono più o meno da presso. Da Barcelloua fino
a Mosca, dal Delaware al Danubio le macchine
sono in piena allivilà. Da per lulto cercansi ora
ingegneri, chimici e meccanici con quella premura,
con cui una volta domandavansi ufficiali e soldali.
E che 1' industria da 5o anni in qua abbia fatto
slraordinarii progressi, lo dimostra la predilezione
con cui presentemente la si tratta e considera. INon
solo con ció, che la forza del braccio umano è
stata . mercé delle macchine all'infinito moltiplicata,
ma anche colla congiunzione, che dappertuito pren-
de piede, della forza greggia, materiale, colla forza
della intelligenza, che parte la sorregge, parte la
guida, parte anche la modera, la produzione si
sviluppó ad un grado che per 1' innanzi non si sa-
rebbe sognalo neppure. In meno di mezzo secolo
la fabricazione del ferro, del cotone, della lana,
fece sorgere intere cilla, le quali hanno una popo-
lazione da cento a trecento mila • abitanti.
Per quanto importanti sieno stali pure i pro-
gressi dell' industria, parci , che i mezzi di comu-
uicazioue moltiplicati, corretti, migliorati e perfezio-
nati abbiano preso uno sviluppo di gran lunga mag-
giore. JNel 1 770 trovavausi molte strade cosi callive,
che uno scriltore d'allora, non avendo altro oggel-
to di confronto alia mano, le comparava colle stra-
de della ca' del d ;sessauta anni più lardi la fac-
cia delle cose si mulo. INel 1798 adoperavansi ig
ore per percorrere colla diligenza 16 miglia tede-
sche, e s'imagini il' lettore quanto celere si consi-
derava un tale viaggio , anzi corsa a rompicollo.
Nel i83i) le corriere abbreviarono tale viaggio r¡-
ducendolo ad 8 ore soltanto. Colle strade ferrate
le distanze quanto non si ravvicinarono! Le sedici mi-
glia tedesche ovvero 84 miglia italiane si percorro-
no fácilmente in due ore. Lo stesso dicasi delle di-
stanze abbreviate coi bastimenli a vapore. Le ga-
lere venete impiegavano ordinariamente da Zara a
Ve nezia 2 mesi. Se per combinazione in 5o giorni
compivano quel viaggio, ammirandosele , venivano
chiamale cocai de mar. ( M. f. d. L. 66. )
— Per una disposizione dell' aulica direzione
delle poste, ora che le strade ferrate corrono sen-
za inlerruzione per cosi dire sin a Stettino, chi
vorrà inviare lettere a Pietroburgo od altro luogo
dell'impero russo sitúalo più al nord, potrà impo-
starle coll'indicazione della via di Stettino, e du-
rante 1'estate tanto si abbreviano le distanze, che
da Vienna a Pietrobnrgo la letlera non rimane per
istrada che soli cinque giorni. (Geg. i3g.)
— In Turchia si pensa seriamente alia coslru-
zione delle strade per agevolare la comunicazione
interna in tutta l'estensione dell'impero. 11 Sultauo
approvó i preliminar!. Ogni anno si costruirà un
trallo di slrade, ed all'ñopo si formo una cassa
apposita. 11 primo tronco sará quello da Coslanti-
nopoli ad Adrianopoli, ed il governo pensa di chie-
dere all' Austria ingegneri , che sarebbero incaricati
della direzione dei lavori. La seconda linea sará
quella da Trebisonda ad Erze rum. (/t¿.)
— Per fini caritatevoli s'islitui a Vienna la
società del carantano, e trova appoggio grandis-
simo presso quel publico. Senza gravitare menoma-
menle sulla saccoccia dei contribuent i, permette,
che anche i meno abienti ne facciano parle. Si
ponno in questo modo raccogliere somme vistose
per fini o di carilà o di ulililà publica. Ma perché
le spese del raccogliere non assorbano buoiia parte
del denaro incassalo, s'insiitui che ogni maestro di
casa in un giorno determinato picchii alie porte de-
gl'inquilini, ed in un appostlo registro riporli i ca-
rantani iucassali. Una simile società del caranlano
polrebbe fácilmente istiluirsi anco da noi. Quanti
non sono a Zara, maschi e feinmine, che polreb-
bono geltare al sabato un carantano nella cassetta
della società! ( J h. Z. ).
— L' imperator Tiberio rade volle carnbiava
gl' inipiegali , che sollo il suo governo cuoprivano
le prime cariche. Chieslo della ragione, le mosche
satolle, disse, non pungono tauto acremente co-
me le affamai e. (CJe».)
— Un celebre scrittore tedesco, facendo glos-
se sul mudo di vivere nei varii villaggi della sua
patria, dice: dove il conladino si gelta fácilmente
in osteria, e religiosamente osserva le feste abolite,
là sei sicuro di Irovar un eccessivo numero di pi-
locchi. (Fr. Dl. 4.)
— Mollo si è scritto sulle cause della carestía.
Chi la rípone nella scarsez/.a o nel fallimenlo delle
messi, chi nell'avarizia degli speculatori e monopo-
listi , chi ne trova altre cause. I fraucesi quanto al
loro paese non temono tanto della careslia momen-
tánea , quaulo della sussegnente e progressiva, che
neglí anni avvenire travaglierà il paese per fau-
mento della popolazione. La Francia aveva nel 1790
a5 milioni di abitanti; nel 1815 non la si era aii-
mentata, perché le guerre continue I'avevano deci-
mala. Presentemente perö ascende a 40 milioni. Dun-
que in 3o anni crebbe annualmenle di mezzo milione,
e sará 1'incremento viemaggiore in seguito, quanto
più grande sarà il numero degli abitanti. Se le co-
se procederanno di qtieslo passo la popolazione nel
1877 sará di 60 milioni, e non è inverosimile,
che a capo di 5o anni abbia a uutrire sul medesi-
mo suolo 100 milioni. {Idem).
— II comitato della collelta nazionale chiuse
a Manchester la lista di soscrizione per erigere un
monumento a Cobden, propugnatore della libertá
del commercio. II progetto della colletta ascendeva
a 100,000 lire slerline, pero non si raccolsero più
di 80,480 dalla quale somma si devono sotlrarre
la pratica delle cose del mondo, valeva un autorité.
Godo rammemorando che egli mi voleva bene , e
che io ail'incontro gli professava un attaccamento,
che era superiore a quel che potevasi ragionevolmen-
te aspettare in quella mia età. Una delle più soavi
rimembranze della mia vita si fu lo sguardo, che
mia madre mi gettó, allorchè, facendole parola mio
padre di certi parenti di lei, e del rango che nella
società occupavano, io le dissi che poteva andar più
superba dell' avolo mio, che di tutti loro. Mia madre
era sua figlia única, del primo letto, — era passato
poi a' secondi voti. — E potro io qui trattenermi dal
tributare un affettuoso ricordo, una lagrima a quel-
la madre incomparabile ? Non mi tornerebbe ad o-
nore se in quest' incontro non toccassi, come ella
era di ottimo cuore, di sentiment! nobili e delicati
senza sofisticheria, di mente e d' ingegno superiori
ad ogni lode. Che cosa è mai dessa a quelli che
non la conoscono? Quanto a me pero io devo ap-
prezzare sommamente il suo mérito, ora in ispe-
cialitá, che, mentre era in vita io non ne conosce-^
va la millesima parte. E come mai si puo all'età
di 6 o 7 anni valutare Tabilità d'una madre di fa-
miglia nel governo della sua casa, i suoi talenti in
tutto quello che contribuisce al buon andamento ,
alla pace, alla tranquillità, alla concordia in una
famiglia ? Essa mi fu rapita ahi troppo presto, ne
cessai mai di lamentare la sua perdita per me dav-
vero assai dolorosa. (sarà contin.)
Delle opere Ullriche dl P. Ign. Gtiorgi.
Di Ignazio Giorgi, Nicoló al battesimo, gesuita
da prima, poi benedettino, nato in Ragusa Y anno
1675 non è mia intenzione di discorrere i varí fatti
della vita, ancorchè da quelli pure ne verrebbe al-
cun lume alle mie osservazioni, perché di ciö ne
hanno parlato altri, e di fresco G. Druseich nella
biografía di quel çhiaro ingegno, inserita nella Gal-
lería degli uomini illustri di Ragusa. Io soltanto lo
andró considerando come slavo scrittore ; andró e-
saminandone i pregi ed i difetti, con quella fran-
chezza che domanda V amore della verità, che lo
esige il mio proposto di cercare ne' nostri scrittori
il vero genio ed il sapore della nostra nazionale let-
teratura. Nella quale ricerca, perché derivante in
molta parte dal modo peculiare di sentire, ed appog-
giata solamente alie leggi del gusto, che risulta più
dalla pratica e dalla conoscenza del carattere e del-
le inclinazioni della nazione, che da norma cer-
ta confermata da molteplici lavori, ancorchè io pos-
sa talvolta andar errato, od urtare in uno de'due
estremi, il rigore e la licenza, spero che da alcuno
non mi sarà ascritto cio a malignità od a parziale
aíFetto.
Io parlo per ver dire,
Non per invidia allrui ecc.
E rispettivamente al mio modo di sentire e di
giudicare, le cose da me dette saranno vere, ancor-
ché talvolta cozzino colle altrui opinioni, ancorché
si oppongano a quanto fin' ora riputava un intera
provincia. Ma quale riguardo pero potrá trattenermi
dair esporre sinceramente la mia opinione ? Io lo fa-
ro quand' anche dovessi andar incOntro all' altrui in-
degnazione, che maggiore d' ogni altro rimprovero
mi tornerebbe quello di aver mentito alia mia coscien-
za , al mio sentimento per rispetti altrui.
E queste medesime avvertenze che posi innanzi
alie mie osservazioni sugli scritti slavi del Giorgi, in-
tendo che valgano anche per ogni altro scrittore,
ch' io mi recheró ad esaminare.
Rifacendomi quindi da capo intorno al Giorgi,
giova avvertire, ch' egli fu uno de' migliori e piü vari
ingegni del suo tempo ; che coltivó, né senza lode di
valente, le scienze teologiche e massime la polémica,
che fu istorico , oratore , archeologo, poeta: e che
in tutti codesti rami del sapere fu applaudito , ma
in ispecie nella poesia, dalla quale gli derivo vera
gloria. E se voglio parlare secondo il mio sentimen-
to , r ultima erasi Y única da cui poteva aspettarsi
celebritá, mentre nelle altre non piü che mediocre
comparve. A troppi studi dunque fu intento , da so-
verchie occupazioni fu distratta la sua principale in-
clinazione, e ció per quella tendenza al sapere en-
ciclopédico ch' erasi messa in corpo a tutti i letterati
fin dal 9.0 secolo, che nel 17.0 era cresciuta sorpren-
dente, come lo é nell' attuale spinta sino all' abuso.
Ne veniva per ció di conseguenza , che la poesia a
cui era da natura chiamato, fosse impedita dalle astru-
sitá delle scienze, o dalla pazienza del rovistare ne'
vecchi volumi, ed il fuoco di quella nuocesse alia
freddezza dell'analisi, all' esattezza d' una fine inda-
gine, per, cui né in una, né nelle altre s' innalzas-
se quanto sembrava promettere il suo genio.
Con simili studi pertanto, colla cognizione del*
la greca, latina, italiana, slava favella, dopo assol-
te le scuole, il Giorgi si recó a compor versi or la-
tini, ora italiani, ora slavi; si condusse a Roma,
indossó I'abito de' gesuiti, poi scontento di quello
stato, passó a quello de' benedettini, e sempre tra
nuovi incarichi, tra nuove relazioni e fatiche , tra
viaggi, magisteri, persecuzioni e che so io.
Puré fra cotali impedimenti ed impicci, egli
scrisse molte opere latine ed italiane , molte illiriche,
le quali tutte al suo tempo riscossero applausi ed
ammirazione, e Jo costituivano in onta all'invidia,
uno de' migliori e piü felici scrittori del suo secolo.
Né piccola erasi la lode, dove si consideri che a lui
quasi contemporanei vivevansi in Ragusa i Gradi, i
Bosdari, i Sorgo, Slatarich, Classi, Bona, Boscovich,
e parecchi altri distintissimi f che avevano inalzato
grande fama di sé e che contrastavansi il primato
delle lettere e del sapere; dove si pensi che in
Italia ed altrove fiorivano ingegni sublimi, e che
in Ragusa medesima era stata fondata Taccademia
AMO Hl.
Si publica ogni giovedi. II prez-
zo annuo per Zara é di fiorini
4; per semestre fiorini 2; per
fuori franco di porto fiorini 5;
per semestre o trimestre in
proporcione.
LA DALMAZIA
FOGLIO LETTERARIO ECONOMICO
Giovedi
M» 33.
Le asseciazioni si ricevono i»
Zara dai proprielari, fuori da
tutti gV U. RIA. Ufficii postali.
Si ricfeve in cambio qualunqae
giornale austríaco od estero.
12 Agosto 1847.
COMMIÍUTO. II Sogno di mío avolo, eontinuaz. — Tralti di carattere
nazionale — SuiFagricoltura ed economia dalmata. — Eco de'
giornali. — Zara — Trieste — Gronaca.
IL SOGJVO »1 MIO AVOLO.
Narrazione appoggiata ad avvenimenti reali\
(Gonlinuaaione).
Mío avolo, come dissi, a'70 anni conservava
faccia giovanile, cosi placida, cosi tranquilla che mal
Udii raccontare di spesso di lui, ed il cuore mi si
solJevava allora, che se mai vi era un angelo sulla
térra, lo era proprio lui. E chi parla va cosi non
era giá né mió consanguíneo, né chi altro, che
per molivi d'interes.se, o per debito di rieonoscen-
za cosi andasse dicendo: la era spontanea espressio-
ne di tutti quqll,i che lo conoscevano. Era chirur-
§0; dove occorreva il suo ajuto, dove poneva la sua
mano, la guarigione era certa. Spesse fíate s' ad-
dossava un' impresa, che da altri s'abbandonó co-
me disperata, e puré la condusse a buon termine,
impiegandovi cura atienta, perseverante, pero alio
stesso tempo di poco dispendio. II principal guider-
done per il ministro dell' arte salutare si é la cer-
tezza cP aver procurato sollievo ai poveri sofferenti;
e di queste consolazíoni mió avolo era ricchissimo.
Air etá a va 11 zata , in cui poteva ristringere la sua
pratica ad alcuni casi, era in vece instancabile visi-
tatore del povero, ed in tali incontri quante volte
non si schiuse il suo borsellino per daré in luogo
di ricevere! Negii ultimi periodi deila sua vita., sem-
brava a tutti queili che lo accostavano, che, per par-
ticolar disposizione della providenza fosse stato stru-
mento di cose meravigliose- cJhe pol accaddero. Ec-
cone un saggio.
II padre di Teodoro era morto da paree chi
anni. Egli e mió avolo erano amici intrinseci. Teo-
doro era ancora fanciulSo quando rimase privo di
padre; i suoi lo posero quindi in un colleggio di
educazione. Finiti che ebbe i suoi studii per entra-
re nel mondo, secondando fuella leggerezza giova-
nile, a cui sembra di non aver uopo né di consi-
gli, né di guida, non si ricordo mai di penetrare
íq casa dell'amico di suo padre, ed usargli quelle
attenzioni che meritava. Mió avolo con lutto ció
trovo motivo di fare un giorno una visita al giova-
ne, di dargli una romanzina; il risultato pero era
tale, che al povero vecchio era passata la volontá
Ai piü por piede sulla soglia di Teodoro.
Con tutto ció grandissimo era il rincresci mente
di mió nonno, allorché gli fu riferto, che trattava-
si niente di meno che della separazione di Teodo-
ro dall' esemplarissima sua mogiie. Volle udire le
ragioni , le pondero minutamente, e con loro la
possibiltá della loro insussisten/a: ma persistendo
Teodoro nell' asserire, che Maria era col pe volé , va-
lide essendo dall' altro canto le ragioni d' un cuore
consacrato a suo marito, „come di fatti era Maria
tutta afíetto per Teodoro, trovo tale una difficoltá
nello sciogliere questo imbroglio, che stimo alia fi-
ne inulile che un terzo vi si intrometta.
5? Non mai! « disse mió avolo ad un suo amico,
col quale una mattina ebbe a discorrere intornt) a
questo disgustoso avvenimento; « non m' interporró,
che la mia fatica sarebbe vana. Quando trá me e
Teodoro sussistesse quella confidenza che tra amici
suoi' essere intima, forse in qualche parte vi riusci-
rei ; mancando essa, devo dísperarríe si tosto che
rimasero senza effetto le proteste di quella donna
esemplarissima, appoggiate alie prove del suo com-
portamento che verso di lui uso fino ad ora. Dico
inohre, che se mi vi mescessi, la mia interposi-
zione non riuscirebbe gradita a Teodoro, ed. a ri-
guardo mió la si stimerebbe puerile. Pensó , che non
islá nel potere umano il portar rimedio a tale sventura;
il cielo solo potrebbe col suo ajuto farla condurre
a buon esito. «
II divorzio doveva aver luogo il di seguente.
La mattina di quel giorno mió avolo discese
le scale pensieroso e serio piú del solito. Uscendo
dalla sua si a tiza da lelto aveva in dosso tutti i di
una vestaglia, che gli giungeva sino alie calcagna,
quella mattina pero egli era di giá vestito come se
dovesse uscir di casa. Se si ecceltui il consueto
« buon di « non proferi parola durante la colazio-
ne, che prese per cosi diré macchinalmente, assorto
come sembrava in pensieri gravi ed importanti; gli
si annuncio l'arrivo dell'amico col quale aveva con-
versato il di precedente, ed usci di casa con lui. -
« Caro sig. Pietro « , disse quegli dirigendo il
discorso al mió avolo, « non mi posso dar pace
di questo spiacevolissimo caso. Da qui aa pqco si
raduneranno le parti coi loro avvocati, si pacerá a
segnare 1'atto del divorzio, ed alia sventura non si
potra piu parre rimedio. Fatemi Ja grazia, tentate
I'ultimo passo, andate da Teodoro, almeno per ri-
guardo alia buona memoria di suo padre, nostro
Laudes benigni tu cane Principis,
Matrona semper nobilis, iwwm
Insigne nunc s altu, lyrâ(/ue
Obsequwm célébra per orbem.
LUCAS SVILLOVICH
In C. R. Gymnasio Spalatensi
Professor.
<g e
GALLERIA DALMATA
GIOVANNI BUJOVICH.
( Continuazione.)
A. queste prime quattro lettere, aile quali vuol»-
si a tutta ragione attribuire la salvezza della citté,
vien presso quella dei 27, e l'altra dei 28 ottobre,
con cui risolve il quesito propostogli da un de' col-
leghi : se il popolo di Yenezia voglia essere governa-
to a forma monarchica o democratica ; dove vi spic-
ca ona prudeuza ammirabile ; indi l'altra dei 2' no-
vembre, colla quale si scusa a cagione della sua
sconcertata salute di non aver potuto intervenire ad
una straordinaria chiamata della municipalité, che
lo invitava ad assistere ad alcune sessioni in nome
della legge, per affari urgenti, per il bene della
patria. La risposta del collega gli torna in grande
onore. u Se la vostra salute ve lo avesse permesso,
« sono certo della vostra vera virtù, ed il nome
« della legge e del bisogno della patria avrebbe su-
it perato nei vostro animo ogni altro benchè giusto
« oggetto di dispiacenza. Io non dubito dei vostri
« sentimenti come voi non dubitate della mia stima
« e dell' amicizia, che ho sempre avuta ed avro
* sempre per un uomo morale ed illuminato, come
« voi siete. Ho reso présente alla municipalité lo
« stato di salute che vi obbliga a star lontano dal-
« le sue radunanze. Ma permettetemi, ch'io vi ri-
« fletta, che qualunque sieno state e sieno le voci'
» pronunciate e štampate da qualche individuo so-
« pra di voi, per le dichiarazioni fatte dalla muni-
« cipalità, e per la publica opinione, non solo non
« siete infamato, ma siete onorato ed invitato co-
« me uno dei più probi ed illuminati, che non
« Iianno altra scorta che la victù.
Le lettere 29, 3o e 3i maggio che tengono
dietro aile prime contengono utili proposizioni fatte
dal Bujovich conae présidente al comitato delle fi-
nance e zecca. E tali sono pur quelle dei 3 e 14
giugno. Con quella poi dei 17 giugno rende grazie
alla municipalité, che sopra sua istanza, per motivi
di salute lo avea sollevato da quest'ufficio, sebbene
coll'orJinauza 16 giugno, nella quale venia sollevato,
fosse detto che la municipalité riservavasi al primo
momento del di lui ristabilimento d'impiegarlo in
Ôltro comitato. E difatti poco stante veniva elet-
to in présidente della municipalité. In tal qualité
liassi una parlata di lui sul governo della zecca del
i.° agosto, tre lettere del 4 del 7 e del 17 luglio
sullo stesso argomento, una dissertazione sui danni
provenienti dai troppo diffuso giuoco publico della
tombola del % 1 agosto, e finalmente una lettera del
6 decembre, perché gli fossero concessi due mesi
di tempo per tradursi in aria salubre e ricuperarvi
le forze ed a preservarsi la vita.
I quali scritti, come servir potrebbero a for-
nirci un'idea di questo periodo della veneta esisten-
za, servono a darci un' idea non meno si del cuore
e dei principj del Bujovich, che della sua carriera
come uomo di stato. Ma come tale lo palesano me-
glio ancora la sua memoria del 1778 sulla riforma
delle venete finanze, e le sue osservazioni del I775
sopra I* economía generale dell' agricoltura nello sta-
to veneto.
II tributo, cosi egli ragionava, è necessario,
giusto, ed utile: necessario perché non v'ha prin-
cipato senza milizia, che il difenda dalle invasioni
esterne e ne tuteli 1' interna quiete e Y obbedienza
alie leggi, senza magistrati che dístribuiscano il suo
a' cittadini ; giusto, perché se il principe spende pel
popolo, giustizia vuole che il popolo lo rimborsi ;
utile, perché tende a preservare alla nazione un ne-
cessario, il quale vagheggiato da nazioni forestiere,
uscirebbe dallo stato, elimina 1' industria forestiera
a vantaggio della nazionale, e moltiplica la produ-
zione, crescendo nelPuomo in ragion del bisogno
l'attività. Discende quindi a provare, che malgrado
queste vérité i popoli odiano il tributo o per ecces-
so di quantité nell'imposta, o per vizio nei modo
di percepirla. Fa conoscere che nei veneto governo
il tributo era gravoso per un vizio di più, insepa-
rable dalla costituzione di quel governo, perché in
qualunque altra forma di governo quanto ciascuna
nazione dé , tanto ricupera, conciossiachè il Sovra-
110 profondendo le sue libéralité Sülle classi dei mi-
nistri, dell'armata, del clero, rifonde al popolo
quanto da lui riceve , avendo ogni individuo del po-
polo lo stesso diritto di aspirare a quegli uffizj,
motivo per cui nella monarchia anche quando si ve-
rifica l'eccesso nell'imposta, il vizio si risolve in
un mero disordine di circolazione. Ma in Yenezia
per la forma della sua costituzione, gli óneri sono
comuni fra Ii patrizj ed il popolo, non cosi Ii van-
taggi che son riservati alia sola classe patrizia, né
il popolo vi parteeipa. Finché Yenezia esercitava
un commercio parte di propriété, parte di economía,
ed era l'arsenal dell'Europa, le nazioni forestiere
portavano la maggior parte dei pesi dello stato, ed
assunta per divisa la pace, escluso lo spirito di con-
quista, si é potuto costituire un erario con pochi
e leggeri tributi. L'innovazione del mondo fisico e
del político, togliendo a Venezia i vantaggi del suo
commercio, le ha fatto alterare il piano tributario
primitivo in due modi , rifondendo le somme per-
dute nella rendita delle dogane sui proprj consumí
-C 3i8 )-
giorni nostri. Tutte mostrano in effetto un tipo « comune; che le attacca alia sorgente indo-persia-v na, a questa tribu numerosa e possente, i di cui i' discendenti hanno coperta tutta Y Europa, quando « vegetavano prima di loro i Finnesi. E se «elle « ramificazioni di questa lingua madre i Celti ed i « Germani inclinano verso rdioma zendo, parlato uu tempo ai confini della Persia; gli Slavi , come « i Greci ed i Latini sono in rapporto piü intimo col-» Tantico idioma sanscritto, parlato dagli adoratori r» di Brama «. Ed a pag. i o5 »> Le radici o gli e-» lementi di tutte le lingue indo-europee essendo « originariamente gli stessi, le parole sarebbero per-» fettamentfe identiche, se la pronuncia nazionale, » determinata dalle localitá, dai climi, e da mille » altre circostanze accessorie non avesse successiva-« mente cambiato nelle lettere del medesimo organo » le forti in deboli, le deboli in aspírate, le aspi-r» rate in forti, e confuso anche delle lettere di orga-» ni affatto opposti. Queste mutazioni, che si osserva-» no in tutti gli idiomi del vasto sistema iaffetico, si riconoscono puré nelle lingue slave; quantunque » ad un grado meno sensibile, che in quelle dei Celti e dei Germani. la loro parentela colla lin-» gua indiana quasi tanto intima quanto quella del « latino, sorpassa alcune volte quella del greco, anche per la riproduzione esatta delle iniziali. Si deducá da ció che immediatamente dopo gli idio-» mi pelasgi, hanno posto nelP ordine della derivá-is zione gli idiomí slavi. Ció che sembra provare, » che la migrazione degli Slavi dal centro delP Asia r in Europa, sia successa verso il tempo stesso che » quella dei Pelasgi, piü tardi che quella dei Celti » e dei Germani, ad un'época in cui la lingua . san-v> scritta era di giá completamente físsata «. La gio-ventíi nostra troverá sviluppate e provate queste no-tizie importantissime nelP opera sopra citata del Pa-rallelo delle lingue ecc. di queslo valentissimo filologo, volendo ella, come io credo, daré una mag-giore estesa al suo studio, fatta che avrá conoscen-za del presente lavoro che di buon grado or io le annuncio. Non prometto di portare a conoscenza sua tutta quanta T opera, né per esteso, né per estratto, perché alia rrtia etá e l'uno e Taltro sareb-be lavoro pesantissimo, segnatamente la parte com-i parativa grammaticale; roa mi gode 1' animo di poter diré che T infaticabile ab. d. S. Gliubich da me sol-lecitato, imprenderá la traduzione di questa classica opera in lingua slava a farla conoscere alia nazione per la quale é scritta. {seguirá.) pIETRO Nisiteo>
Perché non s' incontrano ücrizioni o monumenti in onore dei magistrati veneti.
Factum esse scelus loquuntur ^ faciuntque. Lo mal fatto biasimano, e si ii. fanno. (fine.) Tac.
Anderá parte che ioerendosi alie passate de-
» liberazioni sia in avvenire espressamente proibito
erigersi a rappresentanti nostri in qualunque tem-po e luogo alcuna statua, arma, ed altra perma-nente memoria, né in pietra , né in scoltura, né in altra immaginabile forma, come pure non po-tersi dai medesimi, né dai loro ministri ricevere bastoni, armature, stendardi, ed altri donativi di qualsisia sorte, né di ammettere al tempo del ritorno delle cariche accompagnamento alcuno, sotto la pena stabilita dai decreti 22 ottobre 1667 16 gennajo seguente, e 12 gennajo 1668. Tanto ai rettori e magistrati, che trasgrediscono, contro chi proponesse parti di tale natura , come anche ai capi delle arti, scole, fragüe e cosi a militari ed a stipendiati, che contravenissero alie deliberazioni stesse, e con P obbügazione pure al segretario, a cui resta cominata la privazione del carico, in ca-so di omissione alie proprie incombenze ; dovendo le fedi essere sottoscritte non solo dai successori, ma dai deputati della città e fortezze, terre e ca-stelli, e con attestazione, che servi e per li pre-cessori, e per li medesimi, dovendo nel resto es-sere raccomandata in ogni tempo la pronta ese-cuzione agli avvogadori del comune, e per li ret-tori, e per tutti gli altri cadessero in trasgresso, con la facoltà loro, ed a savii del colegio nostro dal decreto 1668 impartita.
« E perché si osserva sempre piu con condan-nata disubbidienza , e smoderata rilassatezza , ac-cresciuto insensibilmente Tabuso, si conosce anco agiustato espediente prescrivere ad esempio e fre-no dell'avvenire, che sia inoltre preso di far le-vare tutte le statue intere, ed altre, che sopra basi isolate si trovassero nelle piazze, cortili e strade, ed in qualunque altro luogo della città, fortezze , terre e castelli dello stato di terra e di mare e riporle nei magazzini delle munizioni, le figure, e materiali da essere custodite : E che sia-no inoltre cancellate ed abbollite tutte le iscrizio-ni, che per ogni altra figura, ritratto, od arma rimanessero, onde più non susista apparenza al-cuna di queste memorie, e tutto sia ridotto a sem-plice e nudo ornamento dei palazzi, consistendo senza altra vana ostentazione il vero monumento del-la buona impressione, che lascia nel cuore dei sudditi la retta giustizia dei rappresentanti.
« L'esecuzione predetta dovrà senza ritardo ef-
fettuarsi dai rettori delle città principali, e perle
fortezze, anco terre e castelli a medesimi subor-
dinati, sotto le pene stesse, nelle quali cadreb-
bero trasgredendo alie prescrizioni della parte pre-
sente , che a rappresentanti tutti trasmessa per
chiara, universale intelligenza, ed anco venga re-
gistrata in cadauna delle cancellerie, e nei libri
dei consigli delle comunità, scole de' bombardieri,
fragüe, ed arti, onde sempre sia nota e sia ese-
guita questa pubblica e risoluta volontà.
Si rieda ora da noi alie interrotte osservazioni.
La repubblica alie magistrature destápate pei
scono air erario, meurtre esercitano il mestiero più
lucrativo.
Prova finalmente che hanno sconvolto 1' ordine
político, perché hanno potuto istituire una legislazio-
ne, per la quale le schiere dei ministri del contrab-
bando possono agiré indipendentemente dalla giuris-
dizione dei pubblici rappresentanti locali, potendo
far suonare a stormo, marciare con truppe, ucci-
dere impunemente ; perché i cittadini per opera dei
finanzieri depauperad son cittadini perduti in quan-
to veggonsi costretti ad emigrare in cerca di più be-
niguo cielo ; perché questi cittadini in ogni modo
staccansi coll' anima dal loro Sovrano, disciogliendo-
si cosi il vincolo costitutivo la forza masima d' ogni
stato , l'amore dei sudditi ; perché rendono il gover-
no impotente a reprimere il male portando il veleno
della corruzione in seno di quella stessa potenza , in
cui risiede Fazione di riordinarsi.
{la ventura volta il jïne.)
RIVISTA SLAVA.
ÇHistoire de la langue et de la littérature des
Slaves, Russes, Serbes, Bohèmes, Polonais et Lettons
ee. del Sig. F. G. Einhhoff Parigi 1839-3
(Conlinuazicme).
§TORU DEGLI SLAVI.
Origine e credenze.
Qualunque sia la folla delle nazioni d'Euro-
pa e la complicazione dei destini loro, egli è agevo-
le di ricor.oscere nei costumi loro, nella loro confi-
gurazione, nella lingua loro alcuni tratti fondamen-
tali e permanenti che le uniscono o separano, e che
servono a traverso dei secoli ad aggrupparle in vaste
famiglie. Egli é perció che sin dai primi tempi del-
la storia i popoli del sud-ovest dell' Europa sono sta-
ti riuniti sotto il nome d'iberi, sotto il nome di Cel-
ti quelli deir ovest, quelli ciel nord sotto il nome di
Germani, e quelli del nord-est sotto il nome di Fin-
nesi ; mentrecchè le tribù della Grecia e dell' Italia
riconoscono i Pelasgi pei loro antenati. Ed in oggi
vediamo tutto Y est dell' Europa dai monti Carpati
fino agli Urali, e dal mare Adriático sino al mar
glaciale abitato da una immensa famiglia, la domi-
nazione della quale si estende ancor più di lontano,
e traversando tutto il nord deir Asia, si prolunga
sino al Giappone ed alla Groenlandia. Questa unione
di sessanta milioni di uomini porta ai nostri giorni
il nome di famiglia slava. Ma quali erano gli Slavi
fra gli antichi popoli? Quale fu il punto della loro
partenza , il loro dilatamento? Questione difficile di
una soluzione precaria in mancanza di documenti
positivi. Noi sapiamo in modo a non poterne dubi-
tare , mercé le loro tradizioni ed il linguaggio loro,
ch' essi appartengono, come le nazioni, che ci cir-
condano, al grande sistema indo-europeo, e chele
vallate deirimalaja dovettero essere la culla della raz-
za loro. Ma ravvicinati all'Europa, quali nomi por-
tano essi negli autori classici? Sono essi i Cimmerii
d' Omero , relegati nei loro lidi tenebrosi, ovvero i
pacifici Ippomolghi, che erano nutriti dal latte pu-
ro delle loro cavalle? Non sono essi piuttosto gli
Sciti di Erodoto narratore si semplice e si vero, que-
gli Sciti accampati fra 1'Europa e 1'Asia, il di cui
nome nazionale ricorda quello degli Slavi? i). D'al-
tronde il soggiorno centrale degli antichissimi Sciti
fra T Istro, il Boristene ed il Tanai, la vita loro
nomade, le tradizioni religiose, i loro costumi più
agresti che guerrieri, corrispondono esattamente al-
1'idea che gli Slavi hanno conservaba dei loro auto-
ri: e la loro lingua, della quale Erodoto cita parec-
chie parole, offre la più grande analogía egualmente
col sanscritto dell' Indo e eolio slavo primitivo : dop-
pia prova, che a noi sembra ¡rrefragabile, poiché
ella porta la conferma a tutte le altre 2). La vici-
nanza dei Traci e dei Geti, che lo storico greco
colloca immediatamente appresso loro, compie que-
sto quadro etnográfico, indicando i tronchi di tre
grandi razze, le quali hanno più fedelmente conser-
vata in Europa la lingua e le tradizioni degli In-
diani.
Fra le popolazioni limítrofe, che Erodoto distin-
gue dagli Sciti, delle quali la denominazione generale
si estende a numeróse tribù, le une come gíi Iper-
borei, appresso i quali la notte dura sei mesi, sono
evidentemente della razza dei Finnesi o Lapponi, le
altre, come i Budini, gli Jurki sembrano essere
della razza turca o tartara. Al contrario 1'altre,
cioé i Sauromati o Sarmati, nati a senso dello stesso
storico dall' unione degli Sciti colle amazoni fugiti-
ve, presentano con questi la più grande rassomiglían-
za ed occupano in effetlo i luoghi stessi, che dovet-
tero aver abitati gli antenati degli Slavi, testimonían-
za confermata pure dall' autoritá d' Ippocrate 3). Fu-
1) Eglino stessi si denominarlo Skolotoi, o
Sklotoi secondo /' ortografía greca, la quale die-
ci secoli più tardi indica gli Slavi col nome
Sklaboi, prova insufficiente in sé stessa, se ella
non è sostenuta da altre circostanze.
2) Erodoto dice, che gli Sciti danno a Gio-
ve, al dio supremo, il nome di Papaios in san-
scritto Papus, padre creatore ; ad Apollo quello
di Oitosyros, in sanscritto Aidásúras brillante
sole ; a Vesta quello di rabiti, in sanscritto Ta-
pita, in slavo Teplota, calore ardente; alle Ama-
zoni quello di Oiorpata (che egli stesso spiega
colla voce androktonai, ucciditrici dei loro mariti)
rappresentata con una esattezza maravigliosa dal-
la voce sanscritta Vírabad'a, dalla voce litua-
na Vyrabeda , le quali ambedue hanno la mede-
sima forma ed il medesimo senso. Erodoto 1F.
6. 5g. 11 o.
3) Erodoto IF. 21. :í2. 25. 100. Ippocrate,
de ceribits cap. A.
—c 332 )—
» Alia vista d'un uditorio si nuovo per me,
parrebbe, fratelli miei, che la mia bocea non doves-
se aprirsi che a chiedervi indulgenza in favore d' un
povero missionario, sprovvisto di quei talenti che da
voi s'esigono in chi viene a parlarvi della vostra sal-
vezza. Eppure ben diverso é il sentimento che m' a-
nima, e se io mi sentó umiliato, guardatevi dal cre-
dere ch* io mi avvilisca a provare le miserabili dub-
biezze della vanitá, quasi ch' io fossi accostumato a
favellar di me stesso. Non piaccia a Dio che un mi-
nistro del Signore pensi giammai d' aver d' uopo di
scuse dinanzi a voi! poiché chiunque voi siate, voi
tutti come me non siete all' estremo giudizio che pec-
catori. Solo dunque dinanzi al vostro e mió Dio io
mi sentó spinto in questo momento a battermi il pet-
to. Io ho fino a quest' istante predícate le giustizie
deir onnipossente in templi coperti di paglia, ho pre-
dicad i rigori della penitenza ad infelici che manca-
vano la maggior parte di pane, ho annunziate al
mansueto colono le veritá piú terribili della mia re-
ligione. Ma che feci misero me! Io ho contristato i
poveri, i migliori amici di Dio, ho recato lo spaven-
to e il dolore in quelle anime semplici e fedeli che
avrei dovuto piuttosto compiangere e consolare! Qui,
qui dove il mió sguardo abbassandosi non cade che
su dei grandi, su dei ricchi, su degli oppressori del-
T umanitá sofíerente, e su dei peccatori induriti e
sfrontati, qui solamente nel mezzo di tanti scandali,
qui era duopo che la sacra parola tonasse con tutta
la sua forza; qui era duopo di collocare su questa
cattedra da un lato la morte che vi minaccia, dal-
1' altro il Dio terribile che dee giudicarvi! Tremate
dunque dinanzi a me, uomini superbi ed altieri che
m'ascoltate! 1/ abuso che voi avete fatto di tutte le
grazie, la necessitá d' una salvezza , la certezza del-
la morte ed il buio di che si ricopre quest' istante
si spaventoso per voi, 1' impenitenza finale, 1' estre-
mo giudizio, il picciol numero degli eletti, e su tut-
to ció T ala spiegata dell' eternitá!... L' eternitá! Ec-
co i soggetti ch' io debbo svolgere dinanzi a voi, e
che per voi soli avrei dovuto serbare. E che mi ca-
le dei vostri suffragi che mi renderebbero dannato
con voi , senza che forse giungessi a salvarvi? Dio
vi comrnuoverá mentre io suo indegno ministro an-
nuuzierovvi le sue parole, poiché lunga esperienza
ho omai delle sue misericordie; egli fra pochi istan-
ti sommoverá le vostre coscienze; colpiti di spaven-
to, irto il crine d'orrore per le iniquitá vostre pas-
sate, verrete a gettarvi nelle braccia della mia cari-
tá versando a rivi lacrime di compunzione e di pen-
timento, e la forza del rimorso vi fará sembrare as-
sai eloquente il mió diré, si
Sarebbe impossibile il desenvere 1' impressione
profonda che le parole di quel sacerdote produs-
sero sulP uditorio, che pochi momenti innanzi cosi
indisposto verso di lui, ora pendeva dalle sue labbra
in religioso silenzio. (la ventura volta il fine.)
1 " "jjjji'1 0 '^ü^i""'"
SULLA NECESSITÁ' DI UN MAGAZZINO
ERARIALE DI SALE AL CONFINE DALMATO-CROATO-
OTTOMANO IN DALMAZIA.
Con osservazioni sul mérito di questo
prodotto nazionale.
II sale di mare per una popolazione agrícola
pastorale é sorgente di preziosissimi vantaggi, un
mezzo di vita, e non senza ragione calcolato da al-
cuni per il quinto elemento. La economía pubblica
e privata, Y igiene antropologica e zoologica gli ac-
cordano la massima importanza specialmente in que-
sti ultimi tempi.
Nella Dalmazia il circolo piü ricco di bestiame
é quello di Zara, cui appartiene il circondario pre-
torile di Knin, 1' único in provincia che ha per con-
fine la Dalmazia, la Croazía austriaca, la Turchia,
esteso e popolato al parí dei primi circondari della
provincia stessa , proveduto meglio di qualunque al-
tro di animali domestici, dove 1' agricoltura e la pa-
storizia sono le principali occupazioni dell'abitante.
Questa particolare condizione topográfico-eco-
nómica lo rende necessariamente importante sia per
le relazioni esterne, che per i prodotti agrari ed a-
nimali suoi propri, conseguenza di che la destinazio-
ne di un magazzino di sale dovrebbe aver luogo
piuttosto in questo distretto che in qualunqne altro
montano, mentre le circostanze, cui tende questa
istituzione, non sono cosi favorevoli e pronunziate
come in quello.
II contado Tinniense possedeva alia scadenza
deli'anno 1846, 29,673 individui, de'quali 29 mi-
la a un dipresso di condizione agrícola - pastorale,
contava fra bovini, caprini, pecorini, cavalli, asini,
muli, majali 194,335 capi tutti abbisognanti di sa-
le, del quale se ne consumano secondo i migliori
dati di approssimazione 7800 cent, di funti alme-
meno all' anno.
Non so sia noto abbastanza come il terrazzano
di Knin per mancanza di magazzino erariale di sa-
le nel distretto é obbligato a comperarlo dagli spe-
culatori che lo vendono nel distretto stesso, e pa-
garlo col 25 0/0 di aumento al prezzo fiscale 1) e
se vuole acquistarlo dírettamente al fondaco regio al-
ie marine vi perde pella traduzione del genere, n-
tenendo che usí la maggior economia, il i5 0/0 al-
meno. 2)
4) II territoriale comperando sale a Knin la paga di con-
sueto a car. 8, 1'oka di legno, dimodoche -100 funii che cor-
rispondono a 34 oke di legno, a 44 oke di peso circa, costa-
no alia piazza di Knin fni. 4:32. Coní'rontato questo prezzo
mercantile coll' erariale di fni. 3:30, ne avviene la psrdita del
25 0(0 e piü a carico dell' acquirente alia piazza suddetta. Al
mercato di Grab, a Kistagne, a Ervenik, ecc. non vi ha prez-
zo corrente, ma lo si esige maggiore (minore di car. 8 mni)
secondo la maggior o minor sordidezza dello speculatore.
2) Calcolando io strapazzo delle indumenta, e specialmen-
te de'calzari, le spese di viaggio per sé e cavalli se suoi, o
il nolo, se non sono suoi; il perditempo, il calo esorbitante.
Arrogi l'altra circostanza molto dannosa al rustico montanoro,
lasciano esposti, le pessime stalle, lo scarso, ed esi-
le alimento, il maltrattamento, la nessuua igiene
veterinaria, inconvenienti che rendono viemaggior-
mente necessario Tuso del sale, i)
Che se ancor mancasse 1'animo di penetrar-
si del mérito grandissimo del progetto, cosi minuta-
mente chiarito, tanto riguardo al principio che al-
l'interesse generale cui tende , desideriamo se ne fac-
cia almeno una prova per un triennio, che alia fine
l'argomento ben mérita da occuparsene con impegno
e sollecitudine.
Finalmente non si ricerca che di rendere age-
vole pel distretto di Knin , ed a mezzo di questo
anche pei distretti affini (locchè si dee certamente
ottenere dalla sua particolare posizione topográfi-
ca) la provista del sale al prezzo fiscale attuale,
benefizio che si ha fondamento di sperare oggidi
che tutti gli studii sono diretti a migliorare lo stato
delle primitive arti indivisibili, l'agricoltura e la pa-
storizia, onde tener lontano il ílagello della carestía,
della quale la Dalmazia riceve continue periodiche
piaghe mortali. Non è perció che la dimínuzione
del prezzo di questo genere non sia un voto co-
stante di questi poveri abitanti locati lungo la fron-
I tiera, che nella infelicitá delle loro limítate risorse
!, scorgono nel mare , che bagna le coste della pro-
pria terra, un dono ad essi fatto dalla providenza
anche pel sale, che offre e costituisce un prodotto
nazionale, e che essendo di prima necessità pelle
ragioni sopra sviluppate (tra le quali non si annove-
ro la pesca propria delle parti marittime ed insulari),
puö aspirare a quel prezzo limitato di vendita che
è sopportabile con la facoltâ economica dei bisogno-
si utenti e consumatori. Questa diminuzione di prez-
zo del sale, alla quale fu rivolta l'attenzione dei go-
verni in questi uitimi tempi con adesivo impegno,
non sarebbe per risultare dannosa all'erario, avendo
dappertutto insegnato l'esperienza, che il maggior
consumo supplisce di gran lunga al minorato prezzo
del genere, come l'abbassamento delle tariffe dazia-
rie accresce i redditi della finanza. Se altrove, cioè
nel Tirolo, venne accordata una sufficiente quantité
1 di sale per la pastorizia a prezzo inferiore del cor-
rente , è sperabile che almeno iu via eccezionale sia
per essere applicato alla Dalmazia, la quale abbisogna
più di qualunque altra provincia della monarchia, di
ajuto, di facilitazioni, d'incoraggiamento.
Chiuderô questo articolo con una digressione ;
¡ ed è che formando la Dalmazia un proprio territo-
rio doganale della estensione di 222 leghe quadrate
austriache, mentre il territorio delle rimanenti pro-
vincie della monarchia arriva a ii,63i, potrebbe
la publica amministrazione ammettere in via di espe-
rimento nel piccolo territorio dalmata il ribasso del
prezzo del sale per valutare dopo un periodo di al-
1) Torna inutile il sovvenire come tutte queste osservazio-
ni economico igieniche trovano applicazione anche negl'altri
distretti in Dalmazia posti in eguali condizioni.
cuni anni le conseguenze di tale importante misura
fiuanziaria , e quindi estenderne 1' applicazione. Fin
d'ora è lecito presagire un buon risultato della pro-
va, e molto più che essendo la costa marina della
provincia dali'isola di Arbe ai confini della Albania
ottomana miglia 248, il contrabando è inevitabile
e questo andrebbe a cessare, sapendosi che 1'abbas-
samento dei prezzi fiscali è 1' immancabile assicura-
tore dei régi diritti, ed il più forte ed irresistibile
avversario del contrabando, che nasce soltanto dal-
la sicurezza di considerevoli guadagni, e quindi dal-
la sproporzione del prezzo legale con il consumo.
Giova dassezzo osservare che il sale è una merce, e
come tale il suo prezzo resta influenziato necessaria-
mente dalle ricerche del consumo, dalla produzione,
e dalla concorrenza de'venditori. Per superare questa
ultima che viene fin dalle foci del Danubio, e nul-
r ostante le forti spese del lunghissimo viaggio, trova
il suo buon tornaconto nell' ottomano, convien ri-
correre all' abbassamento del prezzo. Se questo fosse
adottato come lo esígono le presentí circostanze,
è certo che la finanza dalmata potrebbe aspirare nue-
vamente a quelle vistose vendite nell' ottomano, che
ai tempi della república Yeneta e Ragusea sussiste-
vano, formando uno dei principali, se non il prin-
cipale reddito finanziale, con cio innoltre che la mag-
gior produzione in questa provincia è possibile e de-
siderabile pel vantaggio dei proprietari delle saline,
e che jl consumo per la accresciuta popolazione, e
produzione pastoreccia si è reso di gran lunga mag-
giore che ai tempi delle republíche surricordate , ed
o'ggidi viene coperto dall' estera concorrenza, sebbe-
ne abbia da superare tanti ostacoli, e tante spese
nel lunghissimo trasporto.
Dalle sponde del Tizio nel 1847. P*
ECO DE' GIORNALI.
— Si esaltano a' sette cieli gli occhi artificiali
che fabrica un tal professore di Parigi — Egli mette
gli occhi di smalto senza il più piccolo dolore , e
senza particolari operazioni chirurgiche. Modellato lo
smalto sulla lampada acquista e forma e colore , co-
me si vuole, e si applica ail' occhio esaurito si, che
ne acquista i movimenti deir occhio reale — L'o-
perazione non è congiunta con dolore di sorte, per-
ché l'occhio privo della sua sensibilité , più fácilmen-
te sopporta questa misura di vano ripiego.
— Il Papa ha incaricato un pittore di dipin-
gere per lui il Sultano in grandezza naturale.
— Curiosa maniera di proteggere gli animali contro il
maltrattamento. La Signorina Martin figlia ed erede
delle opinioni e dei beni dell'apostolo della prote-
zione suddetta in Irlanda , annunzia in un giornaie,
essere divietata sulle sue terre ogni specie di caccia,
ed avvisava in oltre ogni pastore a schivare quelle ter-
re per aver essa avvelenato varie sorgenti, e sparso
qua e là del veleno.
istituite sono nn istromento ancor più inefficace al-
Toggetto di concertare l'interesse della classe pro-
prietaria delle terre coli'interesse delle manifatture e
conseguentemente con quelle del commercio, della
nazione, e dello stato Le accademie possono scopri-
re teorie nuove, conducenti il coltivatore della terra
a cavar dal suo fondo il maggiore e miglior possibi-
le frutto colla minor possibile spesa e lavoro. Ma
F enumerazione della popolazione , la cifra deir an-
nuo prodotto , la spesa, la quota consumata, il su-
perfluo, il numerario che entra, quello che esce ^
son fatti deposti in seno a varii magistrati, inac-
cessibili aile accademie. Far che la classe proprietaria
delle terre ricavi dalla vendita de'suoi prodotti la
spesa anticipata di coltivazione, il pro del suo capi-
tale , che il popolo ottenga i viveri al minor prezzo,
il fabbricatore dia la manifattura al minor costo, non
senza calcolare il sopracarico imposto all' agricoltura
nazionale, e quindi al costo intrínseco dei prodotti
da queirarte, che governa i fiumi dello stato, non se-
parabili dal destino dell* agricoltura, tutte queste so-
no operazioni riservate ad un ufficio speciale , ema-
nazione della sovranità. Che se le accademie condur
possono la classe coltivatrice a moltiplicare qualche
l prodotto prezioso, si giungerà ad arricchire alquanti
coltivatori: ma se la classe proprietaria delle terre
arriverà a raccogliere la proposta maggior quantità
possibile di un prodotto, il prezzo avvilirà e perciö
diminuirá il reddito ; e F esclusione poi degli altri ge-
neri condurrà il popolo alla dipendenza dalle altre
nazioni: per cui conchiude che se F agricoltura come
arte di produzione spetta alle accademie, la riparti-
zione della coltivazione come fondamento delF ecouo-
mia nazionale spetta alio stato, ciocchè riservavasi
di provare in una seconda memoria rivolta a svelare
i molti vizj dell'agricoltilfra del Yeneto stato, ed an-
che in una terza che avevà per fine d'inculcare co-
me la sistemazione della veneta agricoltura,fosse Tú-
nico spediente che rimaneva alio £táto per sostener
lo stato.
Chi scrive quest' articolo non vuol affibbiarsi la
1 giornéa di pubblico economista e discendere ad un' a-
nalisi scrupolosa di queste due memorie. Pero a chi ab-
bia delibati soltanto i primi precetti di qÉest'arte, non
sarà malagevole il comprendere che cpFesti scritti ri-
fulgono per moite dottrine e verità adottate anche
dai moderni economisti di maggior grido, il che ba-
sta per assegnare al Bujovich un posto fra gli scrit-
tori di bella fama nella materia publico-economica
come detto abbiamo sul principio. U. R.
DUE PAROLE SÜLLE PROPRIETE CAMPESTRE
(Un possidente all'estensore dell'articolo
II. n. 36.)
L*interesse eh* ella prende, signore per vedere
migliorate le nostre circostanze economiche, come
palesasi, oltre ad altri, anco nel suo articolo II. n.
36 di questo patrio giornale, ci obliga a manifestar-
le la più viva riconoscenza.
Ed infatti, come non sentirla per chi mostrad
i mali, cui va soggetta la nostra propriété campe-
stre , ed insieme ci addita i mezzi per minorarli ?
Cotesto è amor di patria, non millantato, ma vero!
Se pregiansi duoque i doni dai valore più o meno
di essi, è certo che grandissimo ella ce'1 fece, en-
trando in un' argomento della maggiore importanza.
Considerándolo pertanto tale, come lo è infatti, non
le spiacerà, che noi aggiungiamo pure qualche rifles-
sione, onde maggiormente svoglierlo.
Non è problemático il detto che F influenza dei
parochi, dei facoltosi, e di altri ancora non sia eí-
ficacissima , come del pari è pure F altro verissimo 9
agiré ella sempre, pero lentamente.
Per darle mossa non infeconda, vi vogliono buo-
ne istituzioni, lunghi esercizii, costanti esempi, e
tempo non breve. Ma i mali nostri non ammettono
indugi, ed ogni ritardo serve ad aggravarli.
Ció scorgemmo pure nel corrente anno, in cui
la natura, se non larga, almeno non cotanto avara
sembrava dimostrarsi.
Per gli accresciuti bisogni pero, i defraudi si
fecero maggiori, e noi vedemmo F uva non solo ma-
tura , ma acerba, e fino il fiore di essa vendersi, e
trovare acquirenti. Si cercó, per chi incombeva, re-
primere il disordine. Ma con quai pro? come uscir-
ne, se rattenuto dalle pastoje legali ? F arbitrio quin-
di non poté impedirsi, i diritti di proprietà continua-
rono ad essere violati, le circostanze nostre a farsi
più triste, la miseria maggiormente crescere.
É certo che appartenendo il genere posto in
commercio ad un terzo insciente, non puossi consi-
derare la vendita legittima. Dunque è questo un de-
fraudo, un latrocinio, che si pratica a danno di esso.
Se taie è pertanto, e se il defraudatore ricono-
sciuto è punito, perché non potrà essere colui che
diede braccio al defraudo stesso! Se stimasi cotesto
un furto, perché non applicarvi le medesime leggi?
puniti gli acquirenti, quali detentori di mala fede,
cesserebbe in gran parte il disordine. Il villico a po-
co a poco riconoscerebbe i suoi doveri, il proprieta-
rio i suoi diritti, risultando appunto della recipro-
canza di questi doveri e diritti quella concordia so-
ciale, ch'è il fondamento della incolumità dei pos-
sessi campestri, e puó dirsi in gran parte della
prosperità nazionale. La morale riprenderebbe il suo
dominio, incoraggiamento il coltivatore ed il proprie-
tario.
Nè vuole con ció ferire la libertà di commer-
cio , ma soltanto limitare il traffico ad un tempo de-
terminato, come fecesi della vendemmia. Stabilito
questo anco per la vendita, eseguita in ¡luogo pu-
blico e non clandestinamente, perché il soppiatto
pute d'ordinario di frode, venghi pure permessa.
Il prevenire con mezzi energici i danni aile pro-
prietà ^campestri, fu opera de saggi legislatori, i