tro la farmacia del sig. Luigi Nutrizio, il
quale era da due giorni ritornato dal con
gresso di Roma. Nei locali della farmacia
trovavasi il proprietario assieme alla sua si
gnora. Dinanzi all’ improvviso assalto, riuscì
loro di abbassare la saracinesca della porta
d’ingresso. Gli assalitori non ristettero però
dal frantumare tutte le vetrine e dallo scar
dinarne la porta, nell’ intento d’irrompere
nell’ interno della farmacia. Ruppero del pari
tutte le insegne della stessa. Inutile descri
vere lo spavento delle persone rinchiusevi,
in ispecie della signora, che di momento in
momento attendeva lo sfondamento della
porta e l’irruzione della folla inferocita che
emetteva continue grida di morte.
Alla fine, la maggior parte dei dimo
stranti si allontanò dalla farmacia, riversan
dosi al Comune, ove vennero distribuite
delle armi.
La folla così armata andò, al ponte di
terraferma per prestare rinforzo al presidio
serbo.
Gli italiani del luogo, approfittando di
tale diversione, si riunirono in gruppo, e,
recatisi alla farmacia del Nutrizio, liberarono
i coniugi Nutrizio e li accompagnarono sino
alla loro casa, senza gravi inconvenienti,
mentre i croati continuavano a minacciare
che la farmacia non doveva venire più
aperta, tanto che a tutt’oggi essa rimase
chiusa.
A sera inoltrata i croati, tutti in possesso
di armi da fuoco e di numerose bombe a
mano, inscenarono un corteo, preceduto
dalla banda attraverso le vie cittadine. La
gazzarra si protrasse per tutta la notte. I
dimostranti sostarono sotto le case (legli
italiani, emettendo continue minacele^ di
morte, gettando sassi contro le finestre del
le abitazioni, che così mandarono in fran
tumi, e divellendo le insegne italiane dei
negozi.
La dimostrazione era marcata dal con
tinuo sparo di armi da fuoco e da esplo
sioni di granate a mano, sotto le abitazioni
degli italiani.
La situazione con ciò creata agli italiani
di Traù è gravissima. Di fronte alle minac
ele e alla ferocia degli aggressori croati la
loro vita è esposta a continuo serissimo
pericolo, tanto che essi non si peritano più
di uscire dalle loro abitazioni, nè di eser
citare i loro commerci e le loro occupa
zioni.
Urgono i più seri e radicali provvedi
menti.
La Cronaca
Pel genetliaco di S. M. la Regina. 11 no
stro Sindaco ha inviato mercoledì questo
telegramma :
„Ministro della Reai Casa Roma. Prego
1’ Eccellenza Vostra di presentare all’ Au
gusta Donna, che più di regina è Madre
amorosissima di tutti gl’italiani, nella fausta
ricorrenza del Suo genetliaco, i più profondi
sensi di omaggio e di suddita devozione di
Zara fedelissima, che il suo diritto e il va
lore delle armi gloriose d’Italia hanno indis
solubilmente unita alla Patria. Sindaco Zi-
liotto."
Un indirizzo dei Dalmati. L’on. dott.
Ercolano cav. Salvi, di Spalato, e l’avv.
dott. Giovanni Lubin di Traù, a nome di
tutta la deputazione dei Dalmati convenuta
a Roma, hanno presentato all’ambasciatore
degli Stati Uniti, per esser trasmesso al
presidente Wilson, il seguente indirizzo :
„Signor Presidente,
Mentre voi, rappresentante e capo degli
Stati Uniti dell’ America, ponete piede sul
sacro suolo di Roma, gl’ italiani della Dal
mazia, che, con Roma e Venezia ebbe co
muni la storia e le istituzioni per quasi due
millenni, vi porgono il loro reverente saluto.
E da voi, che ispirato alle più nobili tradi- •
zioni della razza anglo-sassone e del libero
e grande paese, che volle in voi imperso
nata la sua magnifica individualità, procla
maste giustizia per tutte le nazioni, grandi
e piccole, osano implorare appoggio e tu
tela delle loro aspirazione, a veder riunita
tutta la loro terra all’Italia. Riunita: è que
sta veramente la sintesi precisa dei loro
voti,|perchè essi domandano semplicemente,
in perfetta analogia colle popolazioni del-
1 Alsazia-Lorena, la restituzione dello stato
di possesso nazionale, che esisteva nella
loro terra, prima che lo sgoverno, durato
per più di un secolo, dell’Austria, non ne
avesse con violenza e frode pressoché fal
sato e snaturato il vero carattere, che, pur
ad onta di tutte le sopraffazioni, permane
nei monumenti, nelle costumanze insradica-
bili della vita, nella lingua, e si rivela ad
ogni attento osservatore.
Il voler coartare la Dalmazia all’unione
con paesi limitrofi e popoli di civiltà infe
riore, dei quali, non che storicamente, non
fa parte nemmeno geograficamente, perchè
nel mentre da quei paesi la divide la bar
riera formidabile delle Alpi Dinariche, essa
si estende per lungo tratto di costa e di
isole numerose sul mare Adriatico, in imme
diata prossimità e continuo commercio con
1 Italia, non sarebbe che la consacrazione e
la perpetuazione di quello stato di sopruso
e rivoltante ingiustizia, creato dal famige
rato governo dell’ Austria e dal militarismo,
ad esso alleato, della Germania, per abbat
tere tutte le democrazie del mondo.
E poiché la loro domanda tende appunto
soltanto ad una giusta e doverosa ripara
zione, poiché soltanto la piena e perfetta
unione con 1 Italia può mettere in grado la
loro terra di continuare e forse anco supe
rare le tradizioni che la resero nota nel
mondo, gl’ italiani della Dalmazia raccoman
dano fiduciosi alla vostra illuminata prote
zione questa, che, mentre è la più ardente
delle loro aspirazioni, è insieme la condi
zione più imperiosa, più necessaria 4el pro
gresso e prosperità avvenire della loro
patria".
Una grande manifestazione nazionale.
Ad un banchetto improvvisato a Roma fra
gl» amici dell’ „Idea Nazionale", presero
parte i capi delle missioni di Fiume e di
Spalato e numerosi dalmati e fiumani.
Allo spumante parlarono vivamente accla
mati e applauditi Enrico Corradini, il vene
rando preside del Consiglio Nazionale di
Fiume comm. Antonio Grossich, l’on. Er
colano Salvi, l’on. Federzoni, il Sindaco di
Fiume, il dott. Guido Antoni ed il dott.
Giovanni Lubin, rappresentante di Traù.
Di questa grande manifestazione 1’ „Idea
Nazionale" dà ampia relazione e tale da
confortarci e commuoverci.
Notevoli su tutte riuscirono le parole
pronunciate dal sindaco di Fiume, che, tra
altro, disse:
„Fratelli, come noi abbiamo giurato sul
Campidoglio la nostra incrollabile fede, con
altrettanta fermezza respingiamo il baratto
fra le due città italiane sorelle : Fiume e
Spalato. La redenzione deve èssere com
pleta. La liberazione di Fiume non può av
venire col sacrificio di Spalato. Ed io sono
convinto che il servaggio di nostra gente
dovrà finire, perchè fino a che nel cuore e
nel corpo d’Italia saranno ferite ancora
aperte, l’Italia non potrà arrestarsi sulla sua
fatale strada".
Un saluto gentile. Un gruppo di scola
rette della scuola popolare milanese di Cor
so Porta Romana ha inviato alle alunne
della locale scuola popolare femminile di
Santa Maria il seguente messaggio : „Viva
Zara italiana ! Le vostre sorelline milanesi
vi abbracciano e vi fanno i più lieti au
guri."
E’ uno dei tanti segni di affetto che ci
giungono continuamente d’ oltre mare e che
ci fanno e ci faranno sempre tanto piacere.
Questo augurio poi che ci viene da ragaz
zine innocenti ha tutto il profumo soave
dell’infanzia e ci riesce particolarmente
gradito.
Decesso. E morto Cirillo Cattich, com
merciante e possidente. Gestore delle Agen
zie di Navigazione a vapore „Lloyd" e
„Dalmatia", ebbe seria pratica e corren
tezza negli affari. Fu sinceramente devoto
alla nostra causa éd affezionatissimo ai suoi
congiunti. Ad essi porgiamo condoglianze.
Società ginnastica. La direzione di que
sta società invita a mezzo nòstro tutti i
vecchi soci che hanno ancora conservato la
divisa sociale ad annunziarsi nella segreteria
della Società (Palazzo Pozza) nei giorni fe
riali dalle ore 11 alle 12.
La società ha bisogno di un numeroso
corpo monturato per le occasioni solenni e
le festività sociali che, specialmente durante
il carnovale, non mancheranno.
Abbiamo poi appreso che questo patriot
tico sodalizio intende quest’ anno di allestire
il tradizionale ballo in costume dei bambini,
nonché un grande ballo mascherato sociale.
Al Teatro Mazzoleni di Sebenico la sera
del 14 gennaio avrà luogo un grande con
certo prò Fondo Nazionale, con la coope
razione della Sig.ra Polissena Tezilazich-
Alacevich, già allieva del notissimo prof.
Alfredo Nartino, del Costanzi di Roma,
nonché dei sig.ri F. Tecilazich ed E. Lo-
renzini.
La chiusura del confine d’armistizio-
La Stefani comunica : „Con ordinanza 27 de
cembre, di immediata applicazione, il Comando
Supremo ha stabilito che chiunque senza
espressa autorizzazione del Comando Su
premo o del Comando dell’Armata compe
tente per territorio, passi o tenti di passare
al di qua o al di là della linea di armisti
zio, sarà punito con la reclusione militare
sino a 5 anni. Le autorizzazioni di passare
la linea di armistizio non potranno rilasciarsi
che per ragioni di servizio o per gravissimi
motivi di natura privata".
Pel decoro cittadino. Zara non ha ve
duta la guerra. Ha veduto soltanto il disor
dine causato dalla guerra. Preoccupati nel-
l’assicurarsi i più elementari bisogni della
vita, tutti trascurarono quelle esigenze di
pubblico decoro, che nei tempi normali ve
nivano lietamente soddisfatte. Anche per il
sempre crescente rincaro della mano d’o-
pera e dei materiali edilizi, nessuno più si
curò di restaurare e di conservare i propri
stabili e i propri negozi, prima tenuti con
proprietà degna di un centro maggiore. In
ispecie Calle Larga brillava nel nitore dei
cristalli e delle vernici. Scoppiata la guerra,
non si usò più pennello, nè si adoperò più
ordigno ad abbellire la città, che assunse
lentamente l’aspetto di una rovina. Si no
verano ora a decine le piccole botteghe con
vetri sconci e imposte sgangherate. Gli in
tonachi delle case sono maculati o scro
stati. I cortili delle case, in ispecie nelle
contrade secondarie, sono indecenti. Spet
tacolo che stringe il cuore a chi, nato e
vissuto a Zara, sa quale essa fosse nel
passato.
La inetta gerenza comunale si disinteressò
completamente a tutto quanto aveva atti
nenza col pubblico decoro. La i. r. polizia,
BANCA POPOLARE DI ZARA
Agenzie: Arbe, Pago e Sebenico.
UFFICIO DI CAMBIO
EMISSIONI VAGLIA DEL BANCO DI NAPOLI
Agenzia della Società di Navigazione Servizi marittimi italiani.
un costosissimo apparato decorativo, non ave
va altro compito che quello di, spionare e di
zelare a vantaggio dell’ autorità militare : la
città andasse pure mille volte in rovina.
L’ ufficio era presidiato da schiere di com
missari, di detectives e di guardie, montu-
rate e pagate magnificamente. Onorari e
compensi per commissioni formavano spesso
somme fantastiche. Si narra di un conto,
nel quale la giornata di servizio straordina
rio di un agente di polizia comprendeva
ventisei ore. Si abolivano gli orologi e si
incassavano denari allegramente. E intanto
tutto andava in malora.
j II cav. Bettalli — è noto — aveva cinta
Ha città di giardini. Il più piccolo spazio di
terreno inutile era stato da lui trasformato
in un’ oasi verde e gentile. Quanta pazien
za e quanto amor civico sciupati ! Non solo
nelle tenebre, ma ’ in piena luce solare le
devastazioni ai giardini e ai giardinetti av
venivano senza che pur l’ombra di una
guardia di P. S. si facesse vedere. Il giar
dino di Campo Castello, che ha piante di
gran pregio, è ora ridotto in una specie di
pozzanghera, sulla quale paion gemere gli
arbusti intristiti. Si schiantarono le panche,
saldamente fissate al suolo, e si spezzarono:
si divelsero e reticolati e piuoli di sostegno,
si distrussero le piantagioni novelle; si spez-
zaron gli idranti in modo da allagare il
terreno. E tutto ciò con comodo, col mas
simo comodo, a vista di tutti e con la inu
tile indignazione dì ognuno, senza che mai,
ripetiamo, una sola delle cinquanta guardie di
P. S. si degnasse di intervenire. E così al Pub
blico Giardino e cos£ nel parco di città: un
vandalismo disonorante.
Un vandalismo, che lasciò le sue più or
ribili traccie a Riva Vecchia. La infausta
gerenza Skarié, non solo lasciò cadere in
rovina un ampio magazzino comunale, ma
pur lo lasciò comodamente aperto ai ladri,
che si impossessarono dei costosi materiali
edilizi depositativi.
Porre rimedio a tanto male? Non è fa
cile. Ma non è neanche impossibile. Sino
a tanto che i generi alimentari non cale
ranno di prezzo, non~calerà neanche il prez
zo della mano d’ opera, nè si potrà parlare
di restauri e di abbellimenti generali, così
da ridare alla città il suo aspetto decoroso.
Ma molti sono gli operai disoccupati, e,
coll’ aiuto dei fattori governativi e cittadini,
qualche cosa si potrebbe pur tentare, qual
che cosa iniziare. Iniziare ad ogni modo.
Intanto ci pare indispensabile ed urgente di
richiamare e proprietari di stabili ed inqui
lini alla osservanza più rigorosa delle norme
di decenza e di igiene. Se anche le scope
sono carissime, l’acqua di solito non manca
e certi antri sozzi e certi cortili immondi
devono essere abbondantemente purificati.
I tempietti vespasiani, che si presentano
indecentissimi, devono essere meglio custo
diti. A che giovano i lavacri, se nessuno
mai dei lordatori sconci viene messo in contrav
venzione e punito ? Ilproprietari, anche di
piccoli esercizi, devono essere obbligati a
tenerli nitidi, per quanto possono, all’ ester
no, e non che si vedano vetri e cristalli e
impannate pieni di ragnateli e di sudiciume.
Severamente, e senza alcuna pietà, proceda
il corpo dei Reali Carabinieri contro la tep
pa, di piccoli e di adulti, che tutto imbrat
ta e distrugge pel solo gusto di imbrattare
e di distruggere. Il più lieve guasto ai pub
blici giardini sia inesorabilmente punito. E
sia anche regolata civilmente la pubblica
affissione. Una volta servivano le apposite
tabelle, come in tutte le città moderne. Ora
si appiccicano dovunque manifesti e mani
festini, che poi, con la colla, si mutano in
sudiciume sulle muraglie.
Non abbiamo veduta da vicino la guerra.
Ma ne abbiamo risentiti i bruttissimi effetti.
Pur senza tragicità, siamo divenuti così mi
serandi.
Zara d’Italia deve uscire da queste
miserie.
Nozze. La signorina Vanda, figlia del no
stro consenziente e concittadino signor Gio
vanni Ivanissevich, si unì giovedì in matri
monio col signor Michele Z^/anic di Traù.
A proposito del disservizio postale. Ap
prendiamo con soddisfazione che, da parte
del locale regio ufficio di controllo alla
posta e al telegrafo, vennero e vengono
prese misure efficaci per impedire ogni e
qualsiasi inframmettenza politica nel servizio
ed a garantirne la maggiore regolarità.
Beneficenza. Il Municipio pubblica : „Del-
l’importo devoluto con fraterno ed umani
tario pensiero dal comune di Ancona per i
connazionali di Zara, una metà viene asse
gnata ad istituzioni cittadine di assistenza
per scolari poveri, mentre l’altra metà e
precisamente la somma di L. 10.000 pari a
cor. 25.000 sarà distribuita direttamente a
famiglie ed a singole persone bisognevoli.
Le relative domande saranno da prodursi
al comune, estese su appositi formulari che
si ritireranno nei locali della società „Ope
raia" dalle ore 10-12 e dalie 19-20, inco
minciando da venerdì 10 a tutto il 18 m. c.
Nei locali stessi i formulari delle do
mande saranno, per chi lo desiderasse, riem
piuti gratuitamente.
Con speciale avviso i petenti saranno
chiamati a prelevare le decisioni sulle do
mande, rispettivamente l’importo assegnato".
Cartoline postali. La ditta E. de Schonfeld
& C.o si è fatta editrice di una serie di
cartoline patriottiche, le quali incentrarono
subito il favore del pubblico. Sono fototi
pie eseguite con nitida plasticità e che rap
presentano 1’ arrivo a Zara della torpedinie
ra 55 — la prima nave della liberazione —
l’arrivo di S. E. l’ammiraglio Millo, la folla
plaudente in Piazza del Plebiscito — tutta
una gran vampata di tricolori — l’arrivo
dell’on. Ghiglianovich, eccetera.
Subito, >1 primo giorno, se ne vendettero
a migliaia. Ed ora, oltre che nella libreria
della ditta editrice, si possono comperare
nello spaccio tabacchi di Anna V.a Vita-
liani, in Calle dei Papuzzeri.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
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dalla flotta italiana ovvero Epopea Serba — La
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13 (Lyda Borelli) — Sulle rovine dell’ Amore
(Emma Saredoì La più dolee Corona (Adriana Co
stamagna) — Avventure di Collette (Anna Zangl)
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(Maria Carmi, Tullio Carminati) — Michele Perrin
Ermete Novelli) — Retaggio d’ odio (Maria Carmi)
ecc. ećc.
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del 11 gennaio 1919 (ore 8)
Pressione Barometrica in m/m : 763,2. Tempera
tura C. : 7°, 4. Umidità relativa: 73/100. Nebulo
sità in decimi : 4/10. Mare calmo. Vento al suolo :
m. 3, 6 da SE (al m. secondo). Temperatura mas
sima nelle 24 ore precedenti: 12°*3; minima: 6°-4.
Acqua caduta nelle 24 ore preced. l’osserv.: cm.3 0.0.
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1175-1325, Gerolimich 2400-2475, Libera 2700-2750,
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1025-1075, TripcoAich 1300-1350, Premuda 1300-1350,
Cantiere 515-550, Cemento 705-715, Anopelea 830-
860, Kerka 750-765, Assicurazioni Generali 38000-
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ZARA — Calle Larga — ZARA
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Abbinamenti per ora non si ricevono.
------Un numero centesimi 25
Redazione ed amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia Schònfeld.Anso 2. - N-. 5<iB Zara^ 1S gennaio 1919
Coscienza di oppressi
In tutta Italia c è oggi un fermento di
indignazione contro la politica di rinunce,
- suggerita da inesperienza, da viltà, da uto
pie generose, ma poco circospette e sane.
Attorno a Bissolati, onesto campione di fa
tali idealità, si stringono pochi gregari in
coscienti, che vorrebbero avvilire la dignità
della patria. C’ è il Gallenga che dona 800
mila lire agli agitatori jugoslavi, c’ è' il Bor-
gese, volubile critico e ancor più volubile
giornalista, portato dal suo ingegno inco
stante a rinnegare le sue stesse idee, c’ è
la cricca ostile del Secolo, il quale s’ arroga
il diritto di parlare agli altri di incoscienza,
méntre egli stesso ha una coscienza amorfa,
variamente plasmabile dagli umori mutevoli
dèi suoi amici francesi. Tutta questa con
grega, formata da politicanti faciloni o inetti,
fu ridotta al dovere e sonoramente fischiata
nel suo capo, 1’ on. Bissolati. I dalmati, of
fesi nella loro coscienza d’ oppressi, più mo
ralmente forti e resistenti di tutti gl’ inco
scienti dell’ Italia e dell’ estero, elevano fiera
ed alta la loro voce contro ogni inutile ten-
x tativo di sopraffazione, contro chiunque vo
glia, armato della lancia traditrice austriaca
o croata, soffocare la loro vitalità politica
ancor sempré vigile e pugnace. 1 dalmati,
consci che la parte maggiore e migliore
d’Italia è con loro, fieri dei loro diritto i-
noppugnabile, sorretti dalla loro tenace vo
lontà, ripetono al piccolo gruppo di jugo
slavi ‘ d’Italia che una nazione di 40 milioni
di abitanti non lascerà calpestare i suoi di
ritti da utopisti brancicanti nella tenebra nè
dà vili prezzolati avvolti nel fango ; che non
si può cooperare a un assetto definitivo del
mondo senza riparare tutte le ingiustizie, e
prima di tutto quelle perpetrate dall’ au
striaco e dal croato in Dalmazia e che il
grido lanciato nel congresso di Roma „La
guerra non è ancora finita,, e giunto e vie
ni; raccolto anche da noi, che non siamo
- affatto intimiditi dalle meschine paure del-
l’on. Bissolati.
Certamente l’ideale d’ una Società delle
Nazioni è elevato, attuabile; ma questo i-
deale, per cui l’Italia combattè e vinse, non
deve essere immiserito da una concezione
. troppo recisamente semplicista o parziale,
perchè, mentre gli alleati non rinunciano
alle loro egemonie sui mari, sui confinanti
e sulle colonie, l’Italia non deve far la par
te del vaso di terra cotta tra tanti vasi di
ferrò nè lasciarsi contestare quegli stessi po
stulati nazionali, che la Francia e le altre
nazioni alleate sanno far valere con ostinata
fermezza. La Società delle Nazioni può es
sere tradotta in pratica soltanto allora, quan
do tutte le nazioni siano stabilmente forma
te : e l’Italia non può essere integrata sen
za la costa orientale dell’ Adriatico che fu
sua dagli albori della stòria fino ai nostri
giórni, che soltanto da quarant’ anni venne
adulterata dà soprusi austriaci e croati, che
attènde -ancora il sole della giustizia e-della
rinàscita nazionale. Questi sorto i doveri
della Vittòria : ristabilire i gittSti é naturali
cortfini d* Italia dal feennero alla costà dal
mata, Che dóve essere per sempre italiana,
sopra Ógni mistificazione, sopra Ogni rinun
cia e ógni viltà; altrimenti la vittòria ita
liana sancirebbe !’-ingiustizia artstro-ctoata.
Questi ^sórto i doveri della vittòria, -e non
quelli - indicati, con triste annunzio di danni
irreparàbili, da quell’ ideaì&tà impenitente
che/è-l’-ón. Bissolàti.
Wilsón, véSsilhtefo -del ^pensièro italiano,
sonìmdvitó/e di idée mazziniane, -assertore
d’ ógni giusta riparazióne, ha cèrtamente una
visióne più Chiara dei nostri diritti che non
1’ on. Bissolàti. Egli Sa "che noi non voglia
mo Vendette Storiche, come -le chiama il
Secolo; ma che vogliamo la solenne con
férma delle nostre aspirazioni nel congresso
della pace, come la pretende la Francia per
1’ Alsazia Lorena. 1 croati, che ci hanno fi
nora offesi, minacciati di sterminio e op
pressi, non possono farsi anche oggi arbitri
della nostra sorte nè aggiogarci a un ser
vaggio ancora peggiore di quello che sop
portammo per quasi mezzo secolo. Nessuna
logica o rettorica, per raffinata che sia, po
trà traviare la nostra coscienza nè gettarci
nel baratro della rinuncia e del dissolvimento.
E 1’ on. Bissolati che pure ha difeso la pa
tria dalle orde dei croati, accaniti nella lotta
contro i principi più generosi del mondo
civile, dovrebbe una bella volta compren
derlo !
Ma 1’ on. Bissolati, come uomo poli
tico, è oramai tramontato. Voleva parlare
per V Alto Adige, ma le generose popola-
• ziòni trentine V hanno pubblicamente scon
fessato; voleva parlare di rinunce dalmati
che, ma i dalmati hanno fieramente reagito
e protestato a difesa delle loro zolle native ;
voleva parlare per il popolo d’Italia, ma
l’Italia, con recisa e nobile compattezza, non
ha tollerato 1’ oltraggio della sua parola.
L’on. Bissolati non può oggi contare che
sul .consenso e suJT appoggio degli jugo
slavi e degli altri nostri nemici; il che è
davvero piccolo argomento d’onóré per un
, ex-mirtistro italiano. Il vittorioso popolo no
stro. ha già pronunciato a Milano il severo
e gìdsto verdetto. Nel nome della patria non
si rinnegano i fratelli oppressi. Non basta
andare in trincea, bisogna lottare con la co
scienza ‘del dovere e dei diritti : questo
hanno détto gli eroi d’Italia" all’ on. Bisso-
lati. E lo hanno isolato. Oggi tutta la na
zione freme del nostro dolore e- esulta del"
nostro entusiasmo. Sia benedetta questa
guerra che ha avuto per effetto la vittoria
delle armi e delle coscienze.
punta deiiQlfi della tesi
Il discorso di Bissolati è superlativamente
ideale. Ma come il patriotismo non fa velo
a noi in questo punto, vorremmo che anche
chi si lascia trasportare da ideali, che pos
sono sembrare più alti nella scala dei var
lori umani, non disconoscesse il lato debole
del ragionamento di Bissolati. L’ha sentito
egli stesso là dove si è proposto il quesito,
se con le rinunzie da lui consigliate si avreb
be la gratitudine dei Jugoslavi e se essi ri
sponderebbero all’Italia con uguale spirito
di conciliazione e di amicizia. Col suo no
bile cuore egli risponde di si, e ne aggiun
ge subito il motivo, „perchè non avrebbero
„più interessi vitali da rivendicare contro
„1 Italia, e i sentimenti finiscono per mo
dellarsi sugli interessi*.
Ma egli dimentica ciò che il „Corriere
della Sera1* degli 11 corrente mette nel suo
articolo di fondo in bellissima luce, che
Trieste sarà dagli Sloveni considerata sem
pre una questione vitale. E allora? Allora
così conclude Bissolati il suo discorso : „che
„se, ciò malgrado, volessero esserci nemici,
„noi avremmo di fronte alla loro ingiusta
„ostilità, la coscienza del mondo per alleata".
La quale però non muoverebbe un dito per
noi in una questione così particolare, e non
ci fornirebbe un fucile contro quelli dei Ju
goslavi. Meglio dunque serrare le porte di
casa.
Ma com’ è che dalla parte dei Jugoslavi
non si levi nemmeno uno ad enunciare pro
positi simili e congruenti a quelli di Bisso
lati ? Se n’ è chiesta Bissolàti una ragióne ?
Nostre corrispondenze
Da Sebenico
Telegrammi di ringraziamento. S. M.
la Regina Elena inviò i seguenti telegrammi
di ringraziamento :
„Presidente dott. Luigi Pini. S. M. la Re-
gina* ringrazi^ -fa- -S. V< e co-
desta fedele popolazione per il gentile saluto
augurale dì cui Ella fu interprete. D’ordine:
11 gentiluomo di corte di servizio, conte
Ludovico Guicciardini."
„Presidente „Fascio Giovanile* Sebenico.
S. M. la Regina ringrazia dei gentili senti
menti molto graditi. D’ ordine : La dama di
corte di servizio contessa Guifferdini Corsi."
Congresso prò „Dalmazia" a Milano. In
occasione della giornata dalmata a Milano
domenica tutta la città venne imbandierata
a festa. Si spedirono i seguenti telegrammi:
„Presidenza Congresso prò „Dalmazia*
Milano. Il Dio delle nazioni, che benedisse
il Piave e le valorosi armi d’ Italia e sacrò
la sospirata redenzione della patria di Tom
maseo, coroni il vostro nobile slancio, 1’ o-
pera vostra fraterna, iniziata sotto auspici
sì fulgidi, per la redenzione di Spalato, la
patria di Antonio Baiamonti. Per il Comi
tato Nazionale, dep. Pini".
„Presidente Congresso prò „Dalmazia"
Milano. Dopo lunghi decenni di martirio
sotto il nefasto governo austro-croato la
Dalmazia deve essere ricongiunta alla gran
Madre Italia. Alla forte Milano, che oggi
solennemente afferma questi sacrosanti di
ritti, giunga 1’ adesione ed il saluto augurale
del „Fascio giovanile* di Sebenico redenta.*
Squadra inglese. Dal giorno 10 corr.
fino a stamane (13) furono ospiti del nostro
porto f esploratore inglese -H. M. S. ,,La-
vestofte* con a bordo il contrammiraglio
Kelly ed altre tre cacciatorpediniere.
La sera dell’11 corr. furono ospiti al
„Casino" il contrammiraglio inglese Kelly
col suo seguitò e altri comandanti ed uffi
ciali delle navi. Alle 6.30 pom. all’ arrivo
degli ospiti F orchestra, diretta dal maestro
Ferrara, intonò l’inno inglese, che venne
ascoltato in piedi. Dopo V esecuzione del-'
l’inno V onorevole dott. Luigi Pini pronunciò
il seguente discorso : „Negli annali di questo
secolare sodalizio, che dal 1775 raccoglie
gl’ Italiani di Sebenico in questa sala co
struita nella veneta loggia, verrà scritta a
caratteri d’ oro questa data, in cui noi si
ebbe 1’ alto onore di accogliere le signorie
Loro, rappresentanti della valorosa marina
britannica, del regno alleato all’ Italia che
ci redense. La storia di venti secoli non si
cancella con un tratto di penna, e meno
poi con soprusi o paradossi dedotti da sta
tistiche deliberatamente adulterate. Gli uo-
Jmini si pesano sulla bilancia della civiltà e
non si contano come pecore. Noi siamo
italiani per nascita, per civiltà e per senti
mento e come tali vogliamo rimanere per
sempre uniti àlla gran Madre Italia che ci
ha redenti. Dì questa nostra volontà incrol
labile si facciano interpreti presso i rappre
sentanti del glorioso Loro governo e la ma
nifestino alla conferenza della pace, ove in
base ai, principi enunciati dal grande WiJson
si discuterà del destino dei popoli. Evviva
l’Inghilterra, evviva l’Italia, evviva il nostro
Re Vittorio Emanuele III".
Dopo il discorso V ammiraglio ringraziò
cortesemente. Nella sala di lettura, addob
bata artisticamente, da un comitato di si
gnore, venne servito agli ospiti graditi un
thè con dolci è liquori. Dopo il thè si ballò
animatamente. All’ atto di congedarsi gli
ufficiali furono salutati da unanimi evviva
alla grande Inghilterra, all’ Italia, a Spalato
ed alla Dalmazia italiana, ai quali essi ri
sposero con un evviva all’Italia.
Festa marinara. Il comandante, capitano
di fregata Tagliaviar con gli ufficiali della
R. nave „Europa* e altri ufficiali di marina
invitarono il giorno 12 corr. gl’ italiani di
Sebenico alla festa marinara eh’ ebbe luogo
domenica a bordo della nave.
Il programma era attraentissimo. Dopo
1’ estrazione dei doni per la lotteria, i mari
nai eseguirono diversi giochi che divertirono
assai ; si fece della musica, si cantarono
canzonette napoletane; qualche marinaio si
produsse come macchiettista e illusionista.
Le coperte di prua, e di poppa erano ma
gnificamente adobb'ìte di bandiere e di
un’ infinità di lampadine tricolori. A poppa
sullo sfondo c’ era Un’ aquila reale fra lam
padine multicolori, éhe poggiava su di un
trofeo fatto con bandiere dell’ Intesa. Du
rante la festa suonò un’ eccellente orchestra
di bordo, diretta dal valente maestro Fer
rara. Alcuni ufficiali del cacciatorpediniere
inglese 72 presero pure parte alla festa. In
onore agli invitati fu servito uno squisito
buffet. ,
Con danze animalissime, si chiuse questa
indimenticabile festa, per la quale i cittadini
italiani di Sebenico ringraziano infinitamente
il sig. comandante Tagliavia e gli altri uffi
ciali della R. nave ì,Europa*.
Da Scardona.
Primavera italica» S’incominciano già a
notare anche nella nostra cittadina i segni
benefici dell’ Italia. Il nostro gabinetto di
lettura, dal tugurio in cui durante V oppres
sione s era ridotto, per le prestazioni inces
santi e infaticabili cure degli ufficiali del
presidio risorse già a novello splendore.
Artigiani di ogni sòrta scelti fra i soldati e
messi a nostra disposizione sotto la guida
dei loro capi in brhvi gjorni rimisero a nuo
vo il nostro circolo, che giustamente fu ri-
battezzato „Circolo^ Armando Sarlo", a ri
cordo dell’egrègie? o^loiracllo Armando Sarlo,
che tanto affetto mostrò per questa nostra
istituzione e tante benemerenze s’è acqui
state in paese, d’aver diritto alla nostra
perenne gratitudine.
= A memoria indelebile del loro gratis
simo soggiorno tra noi, gli ufficiali del 15°
reggimento della brigata Savona vollero
donarci una pergamena fregiata di due
quartine della geniale nostra contessa Pina
de Marassovich-Coretti, che con bella inspi
razione esprimono i patriottici sentimenti di
Scardona liberata. Sulla pergamena sono
apposte le firme autentiche di tutti gli uf
ficiali.
== Fra i molti beneficati dalla nostra re
denzione c’ è pure un povero impiegato co
munale, certo Enrico Vidovich, bersagliato
in passato, perchè italiano, e fatto oggetto
delle più ingiuste vendette dai croati del
luogÓ. Egli con la venuta dei fratelli libe
ratori fu riassunto al suo posto nel muni
cipio, ora retto dal gerente signor Borii di
Zara, che si va acquisendo le generali sim
patie per lo spirito d’imparzialità e di giu
stizia che dimostra nell’ amministrazione co
munale. Quando il signor Vidovich, già pa
dre di numerosa prole, si vide nascere un
altro bambino, pensò di pregare il Colon
nello Sarlo di fungere da patrino dei neo
nato. La preghiera fu accolta con sollecitu
dine e in una giornata dello scorso mese,
presenti tutti gli ufficiali del presidio e pa
recchi cittadini invitati alla cerimonia, ebbi-
mo il conforto di sentire il parroco-jugo
slavo, non certo di buona voglia, imporre
al fortunato bambino il nome di „Vittorio
Emanuele Armando*, che sintetizza l’ affetto
per il nostro Re e la gratitudine per il no
bile gesto del comandante. Il quale volle
anche far dono al suo figlioccio di un pre
zioso ricordo e si ebbe lagrime di ricono
scenza dalla famiglia Vidovich.
= Dopo 1’ occupazione si sono migliorate
le nostre strade e riassestati i ponti, e già
è imminente V installazione della luce elet
trica, tanto desiderata ^e sempre invano
promessa dal cessato governo.
Fu già riattato anche l’acquedotto, qhe
per la trascuranza del regime austriaco e
per l’incuria degli anni di guerra era inqui
nato di fango e ostruito da pietre.
E che dire della animazione straordinaria
che regna nella nostra cittadina al giungere
di centinaia di tonnellate di ogni sorta di
viveri destinati alla città ed alle ville ? Sor
ride di gioia il nostro villico, nella certezza
che la fame è per sempre bandita balla sua
casa e che V Italia ne ha il merito esclusivo.
Il paese è corso e ricorso da automobili
e autocarri d’ogni , forma e grandezza, che
provvedono ai servizi logistici per i vari
presidi dislocati nella regione; . ed è uno
spettacolo attraente e confortevole a Un
tempo il vederli neh ritorno carichi di con
tadini e 'contadine delle 'ville circostanti,
. che ne approfittano con pariicolare,sodisfa-
.adone e ^piacere - per ritornare in città.dai
campi con gran risparmio di tempo e co
modità. Piovono le benedizioni dei nostri
contadini alla grande Italia per la sua ge
nerosità e al prode esercito per le affet
tuose cure e lo squisito tatto che dimostra
nelle relazioni quotidiane coi terrieri. E que
sto è un buon augurio per il nostro avve
nire.
Da Arbe
Il genetliaco della Regina» Anche Arbe
volle festeggiare solennemente il genetliaco
di S. M. la nostra graziosissima Regina. Le
sale del „Grand Hotel* erano addobbate
con eleganza. Diede inizio alla festa il co
mandante del presidio capitano Rolandino
Gùidotti, il quale con notili parole tratteg-.
giò le elette virtù della Regina quale ma
dre, sposa e angelo di conforto per i feriti
e i morenti per la patria. Quindi il presi
dente del Fascio nazionale Lauro Galzigna,
parlò sulla storia e sulle nobili tradizioni di
Casa Savoia. Infine la graziosa signorina
Maria Galzigna disse con brio una poesia
dedicata alla Regina. I marinai del presidio,
intervenuti numerosi alla festa cantarono,
fra applausi, l’inno del reggimento. Il trat
tenimento riuscì animatissimo e in fine si
intrecciarono le danze, che si protrassero
fino al mattino.
Conferenze. Per iniziativa del „Circolo
italiano* il sig. Bruno Galzigna tenne una
conferenza sul tema: „Gli eroi del nostro
mare". Il conferenziere esaltò il grande e-
roismo e gli atti di valore dei marinai ita
liani durante la guerra mondiale e le dure
prove sostenute degnamente dalla marina
italiana che destò 1’ ammirazione del mondo
intiero.
Addì 9 gennaio, in occasione del qua
rantesimo primo anniversario della morie
del Padre della patria, Vittorio Emanuele II,
il presidente del Fascio nazionale sig. Doimo
Lauro Galzigna tenne una conferenza sul
Risorgimento italiano, rievocando la grande
figura del Re galantuomo sui campi di bat
taglia e quale fattore dell’ unità italiana. Il
numeroso pubblico accorso alle conferenze
rimeritò di calorosi applausi ambedue gli
oratori.
Soci onorari. Il Circolo italiano di Arbe
nominò quali soci onorari Sua Eccellenza il
viceamiraglio Enrico Millo, S. E. V ammira
glio Umberto Cagni, il sindaco di Zara dott.
Ziliotto, il sindaco di Ancona on. pelici, il
deputato dott. Roberto Giglianovich ed il
professore Giovanni Cardona di Roma. Il
sindaco di Zara ringraziò per la nomina con
una lettera piena di patriottismo e Sua Ec
cellenza il viceammiraglio Enrico Millo
espresse la sua ammirazione per il sentire
patriottico degli italiani di Arbe e ringra
ziando per la nomina inviò al Circolo una
cospicua elargizione.
La Cronaca
Dono al Comune di Zara. Gabriele d’An
nunzio mandò in dono al „Comune italiano
di Zara" cento copie del famoso dittico,
nei quale sono riprodotte due pianteaella
nostra città. A sinistra si legge la scritta
„Zara: A. D. 1680"; addestra „Zara: A. V.
1918." Sotto il dittico, magistralmente ese
guito, ci sono le seguenti parole autografe
del messaggio a Zara : ,,O Zara, che sei
tuttora quale fosti per Antonio Barbaro
scolpita nel bassorilievo di Santa Maria
del Giglio, simile a un’ ala con la sua giun
tura forte, simile a un’ ala d’Italia sul mare.
23 dicembre 1915. Gabriele d’Annunzio."
Il nostro sindaco gradì con verace commo
zione il dono altamente significativo del-
l’Eroe d’Italia, al quale Zara serberà grati
tudine imperitura per )’ opera geniale spie
gata in ogni contingenza a favore dei diritti
dei Dalmati. Le cento copie verranno messe
in vendita, per iniziativa del Sindaco, inter
prete della volontà del Poeta, a favore del
fondo degli scolari poveri delle scuole
medie.
Seduta comunale. Questa sera ha luogo
la prima seduta ordinaria del Consiglio Co
munale nella „Biblioteca Comunale Paravia".
Ordine del giorno: conti consuntivi co
munali pel 1917 ; conti preventivi pel 1919.
Dimostrazione patriottica. Martedì il no
stro popolo che aveva avuto notizia dai
giornali giunti in mattinata del fiasco fatto
da Bissolati col suo discorso alla Scala,
volle dare espressione pubblica ai suoi sen
timenti di sdegno e disapprovazione per
l’inconsulta politica di rinuncie propugnata
dal ministro dimissionario. Già nel corso
della giornata erano stati affissi largamente
in città — dei manifestini con scritte accla
manti S. M. il Re, la grande Italia, gli on.
Orlando, Sonnino e Giglianovich, frammiste
ad altre poco lusinghiere per Bissolati e
Milcovich. La séra poi finita la ritirata in
Piazza del Plebiscito, s’ improvvisò un corteo
che seguì fino alla caserma la banda mili
tare e cantando inni patriottici percorse le
principali vie della città per sboccare di
nuovo verso le 20 in Piazza.
„ Sulla gradinata della Biblioteca Parayia
salirono due ufficiali militari e il tenente
Celestino Trombetti, nostri ospiti, venuti a
^portare i .doni .delle donne bolognesi e ro
magnole ai bimbi di Zara. Cedendo alle
acclamazioni della folla il tenente Trombetti
prese la parola per ringraziare il popolo
dell’ entusiasmo suscitato in lui e nei suoi
compagni mutilati dalla fervida manifesta
zione d’ italianità, a cui avevano assistito.
Egli porterà alla gran Madre questa voce
di fede nella redenzione della Dalmazia. E
la Dalmazia sarà italiana per quel diritto '
che ci danno gli eroismi compiuti sulle vette
delle Alpi, sulle petraie del Carsp, sulle rive
del fiume sacro; sarà italiana, perchè ita
liana la gridano le voci di migliaia di morti
che s’ alzano dagli avelli e dagli abissi dei
mari. All’ invito di gridare „viva la Dalma
zia italiana" rispose acclamando tutto il po
polo che gremiva la piazza e agitava fre
neticamente i tricolori. I mutilati e 1’ oratore
furono portati in triónfo e il corteo si sciolse.
Una grande serata patriottica al „Teatro
Verdi*. Un’immensa folla, come da molto
tempo non si vedeva, si raccolse merco
ledì sera al teatro „Verdi* per ascoltare la
parola del dott. Giovanni Miceli, corrispon
dente di guerra della ,,Prensa* e membro
del consiglio centrale della „Trento e Trie
ste*.
Precedettero il discorso del Miceli le no
bilissime parole di saluto delle donne e del
popolo bolognese recato dal capitano Giu
lio Steimetzer, mutilato di guerra, e del
tenente Celestino Trombetti, segretario del
la „Trento e Trieste*, sezione Bologna e
invalido di guerra. Sedeva al proscenio,
assieme agli oratori, anche il tenente Tito
Sbolci, membro dell’ „Associazione mutilati
ed invalidi* di Bologna, che assieme ai pre
detti aveva portato ai nostri bimbi il dono
graditissimo delle donne bolognesi. Pre
sentò gli oratori l’on. Krekich con sentite
parole.
II capitano Steimetzer portò con commos
se parole il saluto e il voto concorde delle
Romagne e dei mutilati. Oltre il tenue do
no delle donne emiliane, egli reca il fer
vido voto da tutti profondamente sentito
che l’Adriatico divenga il „Mare nostrum*.
Ricorda i martiri Rismondo e Sauro, ri
corda il podestà Bajamonti e Niccolò Tom
maseo, artefici di questa grande rinascita.
Le sue parole destano entusiasmo: tutto il
pubblico applaude freneticamente.
Parla poi il tenente Trombetti. Quando
dice: „Abbiamo salutato Zara più italiana
di tutte le città italiane", scoppia ua-lungo
unanime applauso. In ogni cittadino di Zara
e di Dalmazia, egli continua, noi vediamo
un italiano, dal quale ognuno di noi po
trebbe imparare ad essere italiano. Ogni
patriotta venga qui in santo pellegrinaggio
(voci: venga Bissolati!). Non turbatevi! La
vostra passione verrà coronata dal compi
mento dei vostri voti. Lo dico oggi come
lo dissi ieri in Piazza: „la Dalmazia sarà
italiana". L’entusiasmo del pubblico è al-
colmo: tutto il teatro acclama l’oratore.
Parlando poi di Bissolati, dice eh’ egli è un
uomo, un uomo solo, e impotente. L’Italia
cammina per le vie del suo diritto verso i
destini assegnatile dalla storia, destini che
si compiranno oggi, domani, sempre. E per
questo la Dalmazia sarà italiana. Questo
vogliono i nostri morti dai quali noi rice
vemmo un sacro retaggio.
E per noi e per i nostri morti io dirò
oggi a voi, „Viva la Dalmazia italiana".
Superfluo dire che il pubblico fa all’ora
tore un’ imponente ovazione.
Giovanni Miceli, che aveva scelto a tema:
„Il diritto e la missione d’Italia", incomin
cia portando il saluto della „Trento e Trie
ste", che deriva da quella „Pro patria*,
che ebbe a presidente il generale Garibaldi,
poi il generale Avezzana e poi Giovanni
Bovio, e a segretario Matteo Renato Im-
briani. Manda quindi un saluto all’ esercito,
alla marina, al Re, primo soldato d’Italia,
al gen. Diaz, al Duca D’Aosta, all’ ammi
raglio Millo, al Duca degli Abruzzi e al-
l’ammiraglio Thaon de Revel, l’assertore
intrepido dei nostri diritti sull’ Adriatico.
Saluta poi i mutilati di guerra, cavalieri di
un nuovo ordine, che Imbriani avrebbe chia
mato l’ordine supremo dei cavalieri del
piombo austriaco.
Ricorda l’eroismo delle Donne d’Italia,
prime fra esse Margherita ed Elena di Sa
voia ed Elena di Francia, duchessa d’Aosta.
Rileva poi come l’Italia cooperasse con
la sua dichiarazione di neutralità nell’ago
sto del 1914 alla vittoria francese sulla
Marna. Due volte venne arrestata su questo
fiume V invasione barbarica : Ezio nel 452 vi
arrestò gli Unni di Attila ; nel 1914 il ge
nerale Joffre arrestò gli Unni novelli, i
Germanici. E nel maggio 1915 l’Italia di
chiarò la guerra all’ Austria' senza attendere
che f aquila bicipite fosse spennata, ma
quando i suoi eserciti avevano respinti i
Russi, quando cioè era più che mai incerto
V esito della guerra. E la guerra ha rivelato
gli Italiani maestri nella guerra d’ alta mon
tagna. Nell! antichità gli eserciti sceglievano
le pianure per lo spiegamento delle forze e
così pure nel medioevo affine di agevolare
le mosse della cavalleria. Solo dopo l’in
venzione delle armi da fuoco l’arte militare
. scelse le alture, per arrivare da ultimo, nel-
V epoca presente, all’alta montagna. E il
valoroso pubblicista inglese Whythney-War-
ren rilevò come l’esercito italiano, sotto il
continuo fuoco dei cannoni austriaci, sia
b
l’Italia in suo soccorso. E noi speriamo che
l’Italia Grande sentirà la voce di questi suoi
figli disgraziati, minacciati nella vita e negli
averi soltanto perchè amano la loro patria
sopra ogni cosa al mondo.
Intanto protestiamo e reclamiamo presso
il Governo del Re per questa inaudita limi
tazione della libertà personale, contraria alle .
norme più elementari del diritto internazio
nale.
Un duello... rientrato. Giorni sono, il
marchese Luca de Bona venne sfidato a
duello per ragioni politiche dal nobile Ar
turo de Saracca. Ma il marchese rifiutò il
cimento, tacciando lo sfidatore di austria
cante. Il de Saracca, allora, in pieno Stradone
e durante il passeggio, colpì in faccia con
uno scudiscio il signor marchese.
Da Sebenico
Concerto al Teatro Mazzoleni. Ieri sera
(15 m. c.) ebbe luogo al Teatro Mazzoleni
V annunciato concerto vocale a beneficio
del Fondo Nazionale. *
Vi accorse un pubblico numerosissimo,
come nelle grandi occasioni, lieto di rendere
omaggio agli egregi ospiti dell’ italianissima
Zara. La signora P. Tezilacich-Alacevich e
il sig. E. Lorenzini ebbero al loro compa
rire una lunga ovazione.
La signora P. Tezilacich-A. in possesso
di una bella voce fresca di soprano, modu
lata in tutte le tonalità della gamma musi
cale, cantò con passione vera e arte squisita,
interpretando efficacemente il duetto del
Rigoletto „Signor nè principe io lo vor
rei11, assecondata dal sig. E. Lorenzini che
ha una simpatica e pastosa voce tenorile,
iena di espressione e di sentimento, mor-
ida, così da suscitare applausi e acclama
zioni vivissime.
Il sig. E. Lorenzini a noi noto, avendolo
sentito altra volta come virtuoso provetto,
cantò con foga professionale e arte grande
la romanza della Carmen „Il fior che avevi
a me tu dato" e s’ ebbe i più vivi applausi.
La scena coll’aria del Trovatore ,,D’amor
sull’ ali rosee** venne brillantemente eseguita
dalla signora Alacevich, che riscosse fre
quenti e calorosi applausi. Benissimo il sig.
ing. F. Tezilacich dalla rotonda e piena
voce baritonalewche interpretò con maestria
e buona mimica teatrale 1’ aria del Bar
biere e si meritò i più vivi applausi.
Con interpretazione ottima ed assai efficace
venne brillantemente eseguito il terzetto fi
nale quarto dell’ Emani „Solingo errante
misero** dalla signora P. Tezilacich . e dai
sig.i Lorenzini e Tezilacich, che furono tutti
applauditissimi. Alla signora venne offerto
un bellisimo mazzo di fiori col nastro tri
colore.
Fra applausi scroscianti comparve poi al
proscenio la leggiadra signorina Margherita
roiani, la quale disse con grazia, eleganza
« vivo sentimento i versi di Niccolò Tom
maseo „Speranza e Coraggio** e fu viva
mente applaudita. La seconda volta si
presentò in scena con in mano il vessillo
tricolore e recitò con entusiasmo la „Croce
di Savoia**, versi di N. Tommaseo, meritan
dosi uno scroscio di applausi ed entusiastiche
acclamazioni da parte dell’ uditorio, che in
neggiò con frenetici evviva alla Grande I-
talia, alla Dalmazia italiana ed a Spalato
italiana. Venne regalata di due splendidi
mazzi di fiori col nastro tricolore ed evocata
più volte al proscenio.
Il coro a due voci eseguì con perfetta
fusione e colorito V inno di Sebenico, com
posto in occasione della festa di S. Silvestro
dal sottotenente Matano, sotto V abile dire
zione del maestro Pietro Zuliani; per gli
incessanti applausi e le entusiastiche ova
zioni del pubblico cantò l’Inno di Mameli e
l’Inno di Garibaldi, ascoltati in piedi, le
„Campane di S. Giusto** ed il nostro elet
trizzante „Sì" fra applausi vivissimi e accla
mazioni patriottiche, fra le quali erompe
vano frequenti proteste contro Bissolati.
Così il grande concerto fu coronato da
un magnifico successo, anche per le cure
intelligenti del maestro Zuliani, che, con
arte da musicista, seppe anche accompagnare
gli artisti e istruire i cori e così conseguire
un incontestabile successo.
La festa riuscì animatissima, piena di pa
triottico entusiasmo e fruttò il belF incasso
di 3500 corone.
Da Lissa.
Dagli Ababurgo a Casa Savoia. Lissa,
dove tuttora guata, nella sua maestà mar
morea, il leone austriaco, pósto a ricordare
i morti e a testimoniare ai vivi la forza d’Ab-
sburgo; Lissa, perenne ricordo all’Italia tutta
della grave e iniqua sciagura della sua ar
mata, si ridesta al saluto del tricolore, spie
gato libero al vento del mare nuovamente
nostro. Svanisce la triste visione negli occhi
di coloro che videro la lotta, fra la giovane
nazione ancora impari al suo compito e lo
Stato secolare, condannato a sparire, ma
vittorioso un’ultima volta per forza d’armi
e tradizioni militari.
Oggi ritorna la gioia nei cuori fedeli e
s’innalza un inno di gloria all’Italia grande,
che vuole liberati e riuniti tutti i suoi figli.
Oggi gli isolani fedeli fanno il voto solenne
di scolpire nei propri petti un altro leone
ben più possente e vivo, giurando di far
buona guardia, nei secoli venturi, su questa
vedetta avanzata dell’Italia, posta dal de
stino a difesa sua e della Dalmazia, contro
gl’ invasori d' oltremonte.
Alle violenze, alle frodi perpetrate dal-
1 Austria, al disordine causato dalla guerra,
succedono l’ordine, la giustizia per tutti, e
la pace sotto l’usbergo della Bianca Croce
di Savoia e dei tre colori, che sanciscono
la rivendicazione definitiva delle terre strap
pate all’ Italia in tempi funesti.
Soldati e marinai d’Italia fanno a gara
per lenire le sofferenze della popolazione,
rovinata da tanti anni di guerra, e la vita
riprende il suo corso normale.
integrazione del territorio nazionale indi
spensabile alia sicurezza della vita laboriosa
e pacifica della nazione, e contro qualunque
patteggiamento o scambio, ricordando a
tutti òhe gli uomini non son beni permuta
bili, ma militi dell’ ideale provati alla lotta
e non fiaccati da essa;
ed afferma : che, assicurate le garanzie
necessarie per la vita indisturbata di tutte
le nazioni, queste si riuniscano in una fa
miglia, che, avverando il sogno di Cattaneo
e di »Mazzini, assicuri al mondo intero pace e
lavoro."
Distribuzione di balocchi. Ieri al nostro
Teatro Verdi seguì, da parte di alcuni uffi
ciali, gloriosi mutilati di guerra, la distribu
zione dei balocchi, mandati in dono ai bam
bini di Zara da un gruppo di gentili e pa
triottiche donne bolognesi e romagnole.
Alla distribuzione assistevano le signore
del Fascio Nazionale Femminile, il Sindaco
e parecchi notevoli cittadini
I bimbi dell’ Asilo Infantile, dei Ricreatori
e delle prime classi-delle scuole popolari —
circa trecento — ricevettero con gioia i
bellissimi doni da parte dei mutilati, pure
essi felici di compiere il gratissimo incarico.
II Sindaco rivolse ai fanciulli parole piene
di affetto per essi e di riconoscenza per le
generose donatrici. 11 pubblico, numerosis*
simo, uscì in frequenti applausi e rincasò
assai lieto.
Raccolta del Risorgimento italiano. La
Società Ginnastica "Si fa iniziatrice d’una
raccolta del Risorgimento italiano in Dal
mazia. La raccolta troverà posto in una
sala della società e verrà coordinata dall’ e-
simio prof. Brunelli, il quale anche F avrà
in consegna.
S’invitano dunque'tutti gii italiani di Zara
e della. Dalmazia a 5?oler mandare alla no
stra Ginnastica quadri, libri, opuscoli, lettere
di uomini politici, giornali (anche singoli
numeri della „Difesa" di Spalato, dei „Dal
mata" e del „Risorgimento") fotografie (an
che di giovani dalmati arruolatisi nel regio
esercito durante la guerra attuale) tutto ciò,
insomma, che può illustrare la partecipazione
della Dalmazia al Risorgimento italiano dal
1860 in poi. La raccolta potrà riuscire ricca
e interessante, se gli italiani vorranno se
guire l’invito.
Una torpediniera gloriosa. L’altro
giorno giunse nel nostro porto la R.
Torpediniera 4 PN. E’ la bella torpediniera
comandata negli ultimi sei mesi di vita e di
azione marinara dal glorioso martire di Ca
podistria. E il ricordo delle gesta di Nazario
Sauro è inciso in urta epigrafe affissa al
fumaiolo, che dice :
In memoria - — deh Capitano Nazario Sau
ro di Capodistria imbarcato in questa
silurante dal 9 gennaio al 29 luglio 1916
— fatto prigioniero i il 31 luglio — subì
eroicamente il martirió a Pola il 19 agosto
Il Fascio nazionale. Appena cessato il
terrorismo austriaco, anche qui, .come nelle
altre località della Dalmazia, si costituì il
„Fascio nazionale italiano**, che spedì i se
guenti telegrammi : ~
A S. E. il Ministro Sonnino. Roma. Gli
Italiani di Lissa fidenti nel loro dentino in
viano all’ E. V. il saluto augurale, segno di
vivo affetto per la grande patria. Per il fa
scio nazionale Dott. Dojmi — Guido Mac-
chiavelli.
A S. E. il Governatore Millo. Sebenico.
Confidando nel sancimento delle sue più
sacre aspirazioni, il Fascio nazionale di Lissa
invia all’E. V. il saluto augurale, segno di
vivo attaccamento alla grande Patria. Dott.,
Dojmi, preside. *
I?Ammiraglio Millo rispose ringraziando
1’ intemerato ed energico cittadino cav. dott.
Lorenzo Dojmi di Delupis, che in questo
cinquantennio della peggior furia austro
croata custodì, assieme al manipolo fedele,
puro ed incontaminato ì’ immenso amore
all’ Italia.
Fra soldati e popolo. Il 13 decembre, al
passaggio dei delegati di Ragusa e delle
Isole al congresso di Ancona, il Coman
dante di Lissa, fen. di vasc. Sportiello, as
sieme ai suoi ufficiali, offerse ai congressisti
un vermouth d’onore. Si brindò all’Italia,
al Re, a Sonnino, e- poi s’inviò un tele
gramma di fede a S. E. Millo, in cui ra
gusei ed isolani inneggiavano alì’ Italia gran
de ed unita.
La sera del 29 decembre vi fu un riusci
tissimo trattenimento all’ antico forte inglese
di S. Giorgio, organizzato dal benamato
Com. Sportiello, coadiuvato dai suoi simpa
tici ufficiali. In un teatrino improvvisato,
colla cooperazione d’ una buona orchestrina
di soldati, si produssero i marinai del pre
sidio, interpretando con vero brio napole
tano una commedioìa e cantando varie can
zonette popolari. Si distinsero parecchi ma
rinai napoletani che furono vivamente ap
plauditi dai numerosi spettatori, fra cui c’ e-
rano molte gentili signore e signorine. La
simpatica festa terminò col canto degli inni
nazionali e con un’ ovazione al Com. Spor
tiello, Qualche giorno dopo per invito di
S. E. il contrammiraglio Galliani fu servito
un rinfresco sulla R. N. Basilicata. Fra gl’in
tervenuti v’ erano il cav. dott. Dojmi, il
giornalista americano sig. Benton, noto ami
co dell’Italia, il comandante delle isole Cur-
zolane Piazza e il comandante Sportiello.
Gli ospiti, seguendo V invito dell’ ammiraglio,
fecero poi una visita minuta alla bella nave.
E’ d’ augurarsi, che simili contatti fra ìa_
popolazione e i nostri soldati si facciano
sempre più frequenti per stringere sempre
più forti i legami che ci uniscono alla ma
dre Patria, ora e sempre.
Da Stretto
Genetliaco. Nella ricorrenza del genetliaco
di S. M. la Regina Elena, per cura ed ini
ziativa dei solerte comandante del locale
Presidio sottotenente di vascèllo Giuseppe
Caruso, ebbe luogo nella chiesa parocchiale,
per l’occasione addobbata a festa, un so
lenne ufficio divino.
La messa venne cantata dal m. r. don
Antonio Sare, che si prestò gentilmente.
Alla stessa, oltre gli ufficiali e ì marinai
del presidio, intervennero i capi di tutte le
autorità civili, un gran numero di villici
del capoluogo, nonché alcuni dei villaggi
vicini giunti espressamente per la fausta
occasione ad onta del tempo pessimo. Le
navi in porto avevano innalzato il gran pavese
e sugli uffici sventolava il vessillo nazionale.
in tale circostanza venne inviato a S. E.
l’ammiraglio Millo un telegramma del se
guente tenore :
„Ci permettiamo di pregare F Eccellenza
Vostra di voler trasmettere a S. M. la Re
gina, nella fausta ricorrenza del suo gene
tliaco, i fervidi sensi dì reverente omaggio
e di profonda devozione di Stretto italiana.
Il sindaco Salamun**.
Alla sera poi, dietro gentile invito dei
nostro sindaco, Francesco Salamun, ardente
patriotta e degno figlio della Dalmazia ita
liana,- convennero ad una festicciola familiare
tutti gli ufficiali del presidio, i membri del
comitato nazionale italiano^ quelli del fascio
giovanile ed un gran numero di persone
del nostro partito, fra le quali il signor
Nicolò Riboli, commerciante di Fiume e
figlio di quella eroica città italiana.
La serata trascorse animatissima al canto
e al suono degli inni più cari ai nostri cuori.
Si scambiarono pure dei brindisi con fer
vide acclamazioni alla nostra amata Regina,
alla grandezza d’Italia e a Spalato.
Circolo di lettura. Pur qui si è costituito
un Circolo di lettura con annessa biblioteca
circolante sotto il nóme dell’ immortale Nic
colò Tommaseo.
Il Circolo ha lo scopo di riunire quanti di
qui si sentono italiani e di curare in pari
tempo che il nostro beli’ idioma sempre più
si propaghi tra noi. Nella seduta costitutiva
il signor Bruno Sascor si rivolse a tutti i
presenti, invitandoli a contribuire allo svilup
po del Circolo, sottoscrivendo per il primo
un generoso importo. 11 suo nobile esempio
venne seguito da tutti gli altri ed in un
attimo si raccolse il bell’ importo di Cor. 700.
Ci sentiamo obbligati a rivolgere un grazie
speciale al signor Riboli per la sua generosa
oblazione.
La Cronaca
Un voto delia Camera del lavoro, lì Co
mitato politico della Camera del lavoro di
Zara convocato a seduta, e con l’assenso
unanime delle leghe professionali, ha votato
il seguente ordine del giorno :
„Il comitato politico della Camera del
lavoro di Zara, protesta contro chiunque si
arroghi il diritto di limitare o rinunciare alla
sti primi tempi dopo l’occupazione, rotte
tutte le vecchie relazioni d’affari per g i
eventi della guerra, i nostri commercianti e
industriali ne stanno riallacciando di nuove
con case del Regno e che questo laborioso
processo, il quale tocca la nostra vita eco
nomica del dopoguerra e vitalissimi intei essi
dell’Italia, esige una larga corrispondenza
dalla Dalmazia per l’altra sponda ; chi pen
si come vengano in tal modo sensibilmente
aumentate le spese postali per una impor
tantissima e operosa classe sociale, troverà
più che giusto il lagno per la stridente di
sparità di trattamento fra le varie terre re
dente. E noi speriamo che verrà presto
eliminato questo illogico e dannoso incon
veniente.
Atto di carità. Abbiamo ricevuto, assie
me ad un vi ghetto di banca di L. 100,
questa lettera :
„Il 16.o Reggimento Fanteria invia a co-
testa Direzione la somma di L. 100 con
preghiera di metterla a disposizione della
famiglia della udinese Delmisser,di cui sono
state rappresentate le misere condizioni nel
n.o 5 del suo pregiato giornale. Distinti
saluti L. Bottari**.
Ringraziamo sentitamente i caritatevoli
sovvenitori dell’infelice vedova Dalmisser,
additandone il generoso esempio.
Alia Dalmisser, subito, abbiamo conse
gnato F importo ricevuto. Lo accolse, bene
dicendo i donatori.
La riconoscenza del contadino. Una si
gnora ci racconta il seguente grazioso fat
terello. Passando per via essa incontrò un
vecchio contadino che parlando in slavo,
s’affannava a farsi intendere da alcuni no
stri soldati. La signora incuriosita si fermò
un momento. Allora uno dei soldati pregò
la signora di chiedere al contadino che co
sa egli volesse da loro. E il contadino
spiegò alla signora, che suo figlio era stato
ferito e fatto prigioniero al Piave, e che
dall’ ospedale aveva scritto a casa raccon
tando le cure affettuose alle quali era fatto
segno pur essendo in prigionia. Il vecchio
padre, udito che gli italiani erano venuti a
Zara, commosso per quanto gli aveva scritto
il figlio, aveva deciso di recarsi a Zara pur
lui, per dimostrare agli italiani la sua rico
noscenza. Infatti, egli col suo lungo discor
so, anteriore all’ intervento della signora,
aveva voluto indurre i soldati ad accettare
dal burro e delle uova, che aveva portato
con sé come prova tangibile della sua ri-
conoscenza. Rinnovò, umilmente, la sua
offerta per mezzo della signora. E restò
confuso e un pò avvilito, quando i soldatini,
pur ringraziando, rifiutarono.
Niente maschere e mascherate per le
vie. Un bando del governatore proibisce
rigorosamente in tutto il territorio occupato
di adoperare in pubblico la maschera, sotto
qualsiasi forma, e tanto singolarmente quan
to collettivamente. L’ uso della maschera
solo consentito nelle case private e nelle
sale da ballo e nei teatri. Le persone ma
scherate, che si recano ai balli in maschera,
debbono transitare le vie a volto scoperto.
Il mistero della larva, per ora, è finito.
La fila. Riceviamo e pubblichiamo : ,,A-
desso, che, grazie a Dio, la Patria ci for
nisce in abbondanza e con regolarità i ge
neri alimentari di prima necessità, si do
vrebbero anche abolire finalmente quelle
fastidiosissime file, eh’ erano una caratteri
stica dei tempi di guerra.
L’avviso del comitato di approvvigiona
mento dice chiaro : ,,F acquisto di tutti
questi generi (farina, riso, pasta, strutto)
deve venir fatto entro il mese di gennaio".
La qual cosa prova che il contingente dì
generi è proporzionato al numero dei con
sumatori e che ognuno deve ricevere asso
lutamente la razione che gli spetta. E, se
ognuno deve ricevere il tanto di riso, di
pasta, di farina e di grasso che gli spetta,
che bisogno c’è di rinnovare il doloroso spet
tacolo delle file? Non possono tutti com
perare con comodo quanto vogliono o cre
dono? Invece no. Il negoziante si ammazza
a vendere; sulla via, davanti alle porte delle
botteghe fanno ressa e fila centinaia di per
sone, e magari al vento e sotto la pioggia,
e alla sera i ritardatari, quelli che si erano
fidati dell’ avviso, scoprono che il negoziante
ha venduto tutto. E allora son nuove corse
e nuovi agglomeramenti inutili. Poiché la
roba da mangiare c’ è, si dispongano altri
menti le cose. Si dimostrino praticamente
inutili, e, occorrendo, si vietino le file, la
sciando che chi vende e chi compra possa
vendere e comperare con comodo, lenta
mente, nel termine fissato dall’avviso, cioè,
nel caso concreto, entro tutto il mese di
gennaio."
— Apprendiamo che molte persone —
per la gran ressa di questi due ultimi giorni
nelle botteghe di commestibili — non fu
rono in grado di comperare nella prescritta
misura i generi di prima necessità posti in
vendita. Siamo sicuri che il comitato d’ ap
provvigionamento provvederà a rifornire su
bito i negozi perchè tutti abbiano quanto è
loro necessario.
I guastatori e i ladri. Eccitiamo nuova
mente le autorità a provvedere con il più
inflessibile rigore contro i guastatori brutali
delle pubbliche piantagioni Torre la cor
teccia agli alberi delle Mura e guastarli con
pietre è lo stesso che volerli condannare ad
un sicuro deperimento. Ed è atto di barbarie.
E peggio che barbarie, vero furto alla pro
prietà privata è quello perpetrato ancora
continuamente nel boschetto in Val dei Ghisi,
dove ogni giorno si tagliano impunemente
le belle piante che erano pure ornamento e
decoro di un luogo preferito dai cittadini
per passare qualche ora in pace al rezzo
di alberi profumati. Raccomandiamo la cosa
ai carabinieri di ronda, perchè qualcuno del
vicinato rimedia regolarmente ai suoi bisogni
di legna segando o abbattendo a colpi di
Decorato per la seconda volta. Il nostro
concittadino dott. Maurizio Mandel, capitano
medico, è stato decorato per la seconda
volta con la croce di guerra al merito per
i servizi resi durante 1 ultima offensiva. Con
gratulazioni vivissime.
Menzogne. 11 „Narodni list** asseriva nel
suo penultimo numero che il municipio di
Zara aveva pagate le spese di viaggio agli
studenti accademici, che si sono recati nella
Penisola a visitare i loro colleghi e fratelli
d oltremare. Quest’ è una delle solite tro
vate dell’ organo jugoslavo, che non è abi
tuato a vagliare le notizie prima di pubbli
carle.
11 municipio non si è nemmeno sognato di
sovvenzionare gli studenti. Ma il „Narodni
list", naturalmente, che vuol saperla lunga,
mentre invece non vede al di là del proprio
naso, propala delle menzogne per il solo
gusto di propalarle.
Circolo Canottieri Diadora. Venerdì 24
ha luogo nei locali della „Società del Ca
sino * a ore 19.30 F assemblea generale di
questa nostra simpatica istituzione.
La direzione raccomanda caldamente ai
soci tutti di intervenire numerosi, essendo
ché gli argomenti posti all’ ordine del gior
no sono di vitale importanza.
Decesso. E morto, compianto da quanti
ebbero a conoscerlo, il consigliere di fi
nanza Giuseppe Demicheli, ,uomo colto e
di modi gentili. Fu nostro buon aderente
politico e pieno di affetto 'per la sua fami
glia. Ad essa porgiamo vive condoglianze.
Cose della posta. Da molti amici ci è
stato fatto notare, e a buona ragione, che
è un’offesa perenne all’italianità genuina di
Zara Fuso del timbro bilingue al nostro
ufficio postale. Non per questo dovrebbe
esser venuta fra noi l’Italia, a perpetuare
il ricordo dell’ odioso imbastardimento del
passato. Ora siamo liberi, italiani per sem
pre, e il primo segno di riconoscimento del
fello compiuto dovrebbe venirci dalle auto
rità di occupazione. Speriamo che sia stata
una svista, tanto più che sarebbe addirit
tura buffo il leggere ancora a Zara un tim
bro bilingue, mentre a Sebenico è già stata
adottata la dicitura italiana e altrettanto ci
consta che si è fatto a Trieste \e nel
Trentino.
Noi vorremmo anche chiedere ai fattori
competenti come si spieghi la diversità di
tassazione nel servizio postale fra la Dal
mazia e la Venezia Giulia e Tridentina.
Abbiamo ricevuto, provenienti dalle re
gioni anzidette, cartoline possali e lettere-
affrancate che portano impresso in nero sul
francobollo un timbro con F osservazione :
„Vale 10, 20 centesimi di corona**. Dunque
gli italiani delle altre terre redente si pos
sono servire delle RR. Poste pagando la
vecchia tassa austriaca; noTper una carto
lina spendiamo 10 centesimi di lira, ossia
25 centesimi di corona, e per le lettere in
proporzione. Chi pensi che proprio in que
del giorno. Un’ ccehiatina in qualche casa
del vicinato non guasterebbe per insegnare
il rispetto alla proprietà e ai bandi del g0,
vernatore.
Investimento. Domenica mattina F ex pi.
roscafo lloydiano „idabsburg’ , ora con ban
diera italiana, si incagliò nei pressi di RiVa
Derna per averla troppo avvicinata. Veniva
a prendere delle truppe, destinate a Sebe
nico. Dopo poche ore, per effetto dell alt a
marea, si disincagliò da sè, senza danno.
POSTA APERTA.
Sig. A. C. Sebenico- — Chi ha anche una me
diocre conoscenza delie norme giornalistiche sa
che degli scritti che le pervengono la Redazione
non pubblica che quanto essa crede adatto e op
portuno; il resto semplicemente si cestina e i ma.
noscritti non si restituiscono.
R. Stazione Aerologie» di Zara
Ballettino meiereologico.
del 22 gennaio 1919 (ore 8)
Pressione Barometrica in rn/rn : 762,7. Tempera
tura C. : 1°,8. Umidità relativa: 74/100. Nebulo-
sità in decimi: 4/10. Mare: calmo Vento al suolo
(in m. al min. sec.): m. 1.8 da E. Temperatura
massima (nelle 24 ore precedenti l’osserv.): 8°.2;
minima: 0°.l. Acqua caduta (nelle 24 ore precerf.
l’osserv.): m/m. 0.0.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
Annunzi economici.
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I
dai Turchi, c Venezia la riprese ad essi
nel 1699 e nel 1719 coi trattati di Karlowitz
e di Passarowitz. Dunque, nelle tenebre
della prosa del „Corriere" gli Slavi mietono
gli allori guerreschi dei Turchi.
Un’ altra generosità verso i Croati. ,,I fran
tumi dell’ impero veneto, insegna il „Cor
riere", gravitarono verso le nuove unità na
zionali in formazione : ciò eh’ era greco si
andò nei decenni successivi orientando verso
la Grecia, ciò eh’ era slavo si andò compo
nendo con la Slavia, ciò eh’ era italiano
viene tra il 1866 e il 1918, integralmente
all’ Italia". Non discuto questo prezioso av
verbio „integralmente" ; lo addito all’ atten
zione dei lettori. Ma nego che la Dalmazia,
* eh’è per il „Corriere" slava, sia andata
componendosi con la Slavia. La Dalmazia
fino al 1866 fu, anche per 1’ Austria, una
parte del Lombardo Veneto. Fino a po
chissimi annii addietro, fino cioè a un’ epoca
poco anteriore alla guerra mondiale, in Dal
mazia vigevano alcuni regolamenti ' — per
esempio quelli della guardia di finanza —
chp» vigevano a Milano fino al 1859. Anche
l’Austria, dunque, rispettava in parte la ve-
nezianità della Dalpiazia, un buon secolo
dopo la caduta della Repubblica. E, o non
è vero che la Dalmazia è slava, o non è
vero che dopo quella caduta ciò eh’ era
slavo andò componendosi con la Slavia. Fin
dopo il 1866, fino a quando cioè Vienna
non ebbe paura dell’ Italia risorta a unità,
e non stimò prudente misura politica pre
parare ostacoli di ogni specie alla naturai
tendenza italiana verso i contigui territori
orientali, la Dalmazia non andò componen
dosi con nessuno nè per nessuno si scom
pose, se non forse per i movimenti politici
italiani. Non è colpa mia, se tutto questo
è contro la tesi del „Corriere" ; la colpa è
dei fatti. Vienna crea Zagabria e i Croati
dopo il 1866 e allora il nostro Tommaseo,
citato ora con predilezione dai Croati di
tutto il mondo, si lagnava così : „In nessun
paese forse del mondo vivevano, sulla terra
medesima misti, uom/m di lingua diversa e
unanimi tanto. Chi è che di subito ci di
vide ? Il tuo nome, o Croazia!"
Ma il fatto storico principale, quello che
domina tutti gli altri, che da per sè stabilisce
11 necessario destino politico della Dalmazia,
determinato appunto dalla sua posizione
geografica, il fatto storico che non può es
sere negato, nè male interpretato, nè sva
lutato, è questo: che la Dalmazia Appar
tenne sempre, da quando esiste la storia,
alla potenza eh’ ebbe il dominio dell’ Adria
tico. Qùando l’Italia, col nome di Roma o
di Venezia, dominò l’Adriatico, la Dalma
zia fu italiana ; durante le parentesi stori
che, come durante l’ultima, in cui 1’ Au
stria dominava 1’ Adriatico, essa cessò d’ es
sere politicamente italiana. L’ Italia vuole il
dominio sull’ Adriatico, anzi per esso ha
fatto precipuamente la guerra? Ebbene, v’è
una condizione necessaria : che la Dalmazia
sia italiana. Se italiana non fosse, bisogne-
-—*- rebbe farla. ” - *
E quando ricordo che Teodorico il gran
de volle unita la Dalmazia al suo regno
d’Italia, devo con sincero dispiacere con
statare che il geniale ostrogoto compren
deva nel 491 i veri interessi d’Italia assai
meglio che il „Corriere della sera" nel 1919.
11 diritto storico.
Affermato con la storia alla mano il ca
rattere prevalentemente slavo della Dalma
zia, il „Corriere" logicamente s’affanna a
demolire il diritto storico dell’ Italia sulla
Dalmazia, da qualunque parte esso s’ affacci.
Poiché per lui in Dalmazia vive il diritto
storico slavo, che vanta la veneranda età di
12 secoli, il diritto storico d’Italia, che vo
lendo essere generosi può essere solo quel
lo di Roma, perchè Venezia non conta, è
già prescritto. Licenziato dal servizio per
ragioni d’ età. Tale il pensiero del „Cor
riere". Un giornale d’Italia che difende pur
esso il diritto italiano sulla Dalmazia, osser
va che il „Corriere" ama dimostrare le sue
tesi per assurdo, cioè esagerando o travi
sando quelle opposte, e che fra tutte le
teorie deformabili a vantaggio di qualsiasi
mostruosità, quella del diritto storico vi si
presta maggiormente. D’accordo. E se è
vero che il,diritto storico non può risalire
tutta la corrente dei tempi senza autorizzare
le più folli pretese di tutti contro, tutti, co
me vuole il „Corriere" ; è anche vero che
fare l’ipotesi di un irredentismo francese
per Milano, che fu celtica, o di un irre
dentismo greco per Taranto, perchè fu el-
» lenica, e , opporla alla realtà viva e dolo
rosa dell' irredentismo italiano in Dalmazia,
è un/ saggio di funambolismo polemico
abbastanza sensazionale. E anche questo
saggio è del „Corriere". In sostanza, la di
scussione sul diritto storico è oziosa, per
chè — se i sintomi non mentono — quel
diritto conserva il valore che ebbe nei se
coli passati, come se Wilson non fosse mai
nato, e arriva fin dove arrivano la punta
della spada e la volontà del vincitore, al
. Reno per esempio e a tutto il territorio te
desco della Bbemia. E il tempo non lo pre
scrive, nè in 50 anni per i Francesi, nè in
300 anni per i Cehi, perchè la battàglia
della Montagna Bianca è del 1620. Nel caso
concreto dèlia Dalmazia la discussione è as
solutamente superflua. Non volete conce
dermi il diritto storico dell’ Italia sulla Dal
mazia? Ebbene, non me . ne importa. Date
mi la mano, e restiamo amici ; basta a me
e basta alla Dalmazia „che venga riconosciu
to il dovere storico dell’ Italia verso la Dal
mazia. * ''
Ma quando il „Corriere" non accetta il
paragone che qualcuno ha fatto fra le con
dizioni attuali dell’ Alsazia-Lorena e quelle
della Dalmazia, por conchiudere che quanto
è lecito alla Francia vittoriosa dev’ essere
lecito anche all’ Italia vittoriosa, io non posso
più essere così remissivo. Perchè qui il di
ritto storico non c’entra più. Qui le ragio
ni strategiche dell’ Italia perfettamente ana
loghe a quelle della Francia ; ai confini fran
cesi, un popolo nemico: il tedesco, ai con
fini italiani, un popolo nemico : il croato ;
vittoriosa la Francia, vittoriosa l’Italia; la
teoria di Wilson egualmente ostile in appa
renza tanto alla Francia che all' Italia. E
perchè il „Corriere" permette che la Francia
inghiottisca 1’ Alsazia-Lorena con 1.634.000
tedeschi, e non permette che l’Italia si pren
da neppur quel boccone di Dalmazia con
templato dal trattato di Londra con forse
200.000 slavi ? Non lo permetto, risponde
il „Corriere", per due < ragioni principali :
„perchè l’Alsazia partecipò al moto nazionale
della rivoluzione francese enormemente più
che la Dalmazia non partecipasse al risor
gimento italiano'; e perchè, ed è ciò che
più confa, la maggioranza etnica tedesca
dell’ Alsazia non ha preso quasi alcuna parte
alla vita nazionale germanica ed accoglie a
suon di „campane" i „liberatori" francesi,
mentre la maggioranze etnica slava della Dal
mazia è anche maggioranza nazionale, ed ha
contribuito poderosamente, decisivamente al
moto per l’unità jugoslava, e conta fra i
suoi uomini Tresić-Pavičić, Trumbić, Mestro-
vic, ed è da decenni in lotta con la mino
ranza italiana e considera il dominio italiano
come la servitù e la sciagura".
Posso rispondere a lungo e a lungo ri
sponderò. Gabriele d’ Annunzio, nella lette
ra scritta giorni addietro ai Dalmati, cosi
diversa nella forma e nel contenuto, per il
pensiero e per 1' eloquenza, dagli articoli
del „Corriere", affermava che „!’ amore non
soffre d’ essere pesato". Il grande giornale
europeo di Milano ha voluto invece pesare
il nostro amore e 1’ ha trovato scarso. Eb
bene, io gli darò altro amore da mettere
sul piatto della bilancia : ci sarà sull’ altro
il corrispondente peso di gratitudine ? Ecco
alcuni nomi di dalmati che hanno combat
tuto per 1’ indipendenza d’ Italia : Giorgio
Caravà e il sedicenne Luscovich, che dife
sero Venezia nel 1849, Derossi ucciso a Mi
lano durante le cinque giornate, i garibal
dini Antonio Boniciolli, Doimo Hoeberth,
Giuseppe Puder, Cossovich, Billanovich, dott.
Minich, conte Viscovich, Ballovich, conte
Vucovich, Pietro Gialinò, Millanovich, Li-
sovich, Venturini, Zanchi, Popovich, Molin,
Carrara, Vusio, Giuppani, de Giovanni, Mag
giorato. Pochi? Forse. Ma i dimenticati so
no falange. E dei non dimenticati poco è
rimasto più del nome : hanno dato al loro
amore la vita senza neppur chiedere in pre
mio il ricordo. Ma d’ uno di quelli, dello
Zanchi, io so la storia. Nel’ 60 prende parte
alla terza spedizione della Sicilia, in pochi
giorni si conquista il grado di caporale;
nella battaglia di Milazzo quello di sergente.
Nella battaglia di S. Maria di Capua si
comporta da valoroso e viene promosso a
furiere di compagnia, passa poi, per dispo
sizione del generale, in qualità di furiere
maggiore di stato maggiore. Dopo la bat
taglia al Volturno diventa ufficiale. Nel 66
si arruola di nuovo sotto gli ordini di Ga
ribaldi. Nominato luogotenente delle guar
die mobili, rinuncia alla nomina per pren
dere parte attiva alla guerra. Come sergen
te, in attesa di essere nominato sottote
nente, fa la campagna del Trentino distin
guendosi nella battaglia di Bezzecca, dove
salvò due cannoni che il nemico aveva già
catturati. Nel 67 fa la campagna dell’ Agro
Romano e fa parte della difesa della casina
Valentini presso Monte S. Giovanni, il 26
ottobre 1867. I difensori delia casina erano
26 ; lesse W. Mario chiama splendido que
sto poco noto episodio garibaldino. Nel-
1’ opuscoletto ,,I volontari Senesi ai martiri
Giuseppe Bernardi e Aurelio Mecati „edito
dalla tipografia d’ Arcidosso nel 1868 l’e-
pisodio è descritto con sufficienti partico
lari. Gli zuavi che assediavano la casina,
dopo le intimazioni d’ arresa, rimaste infrut
tuose, vi appiccarono il fuoco. Il sergente
de Zanchi, accortosi che le fiamme d’una
pagliaia ardente arrivavano a una finestra
del primo piano, diede ordine a due volon
tari di gettare dalla finestra a piombo al
cune grosse pietre che sostenevano un te
laio ; le fiamme soffocate dalle pietre dimi
nuirono per un poco. Intanto venne decisa
1’ uscita dalla casina attraverso una finestra
che dava sulla tettoia del primo piano, e
nel salto trovarono la morte i numeri sei
(del Cogliano) e sette (De Benedetto) ; ma
il tiumero otto, De Zanchi, si slancia dietro
gli zuavi in fuga, uno dei quali viene ucci
so dai primi volontari, mentre un altro che
grida d’ essere ferito, non viene toccato dai
garibaldini. Ma costui, preso il destro, sca
rica la carabina contro di loro e il De Zan
chi che si trovava indietro, si ferma un i-
stante e „spianatogli il fucile nel petto l’uc
cise". E qui la piccola storia finisce. Per
donatemi, se ho voluto ricordare un oscuro
eroe zaratino ora che il nostro amore viene
pesato. Ma v’ è ancora un nome di dalmata
da ricordare fra gli artefici dell’ indipen-
dehza italiana e questo nome è noto anche
al „Corriere": Tommaseo.
Sulla seconda ragione del divieto del „Cor
riere^ e sul resto dirò dopodomani.
La Cronaca-. ■ ■ 1 - ■
L’ arrivo dell’ammiraglio Thaonde Revel.
Le vie di Zara sono imbandierate ; Zara è
in festa perchè oggi accoglie un ospite ec
celso, l’ammiraglio Thaon de Revel, capo
dello Stato maggiore della nostra Marina.
Un’ aureola di gloria circonda il suo no
me. Egli è non soltanto un valoroso ammi
raglio, un prode combattente, ma altresì un
fervido assertore, uno strenuo propugnatore
dei nostri diritti su questa sponda adriatica,
ormai italiana per sempre. ,
Il saluto nostro si rivolge a Lui riverente
e commosso. Zara ha già tributato all’ illu
stre uomo un plebiscito d’amore, ma col
nostro è anche il saluto degli italiani di
tutta la provincia: di quelli ormai ricon
giunti alla Grande Madre e di quelli che vi
vono ancora in balìa di orde violente e so
praffattrici. /
E’ un saluto di giqia unito all’ augurio,
che 1’ attesa dei 'nostri ..fratelli, non ancora
redenti, non sia vana, ma che sulle città di
Giovanni Lucio e di Antonio Bajamonti, e
su tutte le altre città^ di nostra gente, pos
sa quanto prima sventolare il tricolore della
patria.
Malgrado V acquerugiola che si riversava
fitta e insìstente dal cielo di piombo, mol
tissima gente s’era raccolta a Riva Derria
ad attendere 1’ ospite illustre. Qualche mi
nuto prima delle 13 appare T esplora
tore Quarto, una deliri più belle navi ra
pide della nostra flotta, disegnandosi netta
mente nella, rada. La banda comunale at
tacca il „Sì" tra gli entusiastici applausi
della folla, che alle acclamazioni alternò il
canto degli inni patriottici. Si recano tosto
a bordo della „Quarto" con un motoscafo
il contrammiraglio Galvani e il comandante
Negrone e poco dòpo con un altro moto
scafo, il sindaco Ziliotto coi rappresentanti
dell’Ufficio affari civili Eligio Smirich e
Francesco Simonelli.
Dopo una lunga manovra d’approdo, tra
F imperversare del vento e della pioggia,
l’esploratore s’ormeggia alla banchina e
poco dopo S. E. I’ ammiraglio sbarca assieme
al suo seguito. Si forma tosto un imponente
corteo che si reca in „Piazza del Plebiscito".
L’ Ammiraglio col seguito e il Sindaco sal
gono al Palazzo municipale. Glizapplausi
della folla li costringono però ad affacciarsi
ai balcone, donde il Sindaco pronuncia que
ste parole:
„Cittadini ! Oggi abbiamo ben ragione
d’ essere esultanti perchè possiamo dare il
nostro saluto affettuoso e riverente all’am
miraglio della nostra gloriosa marina. E la
gioia è tanto più intensa, perchè se siamo
sicuri che Zara sarà congiunta alla madre
Patria e che la sponda dalmata apparterrà
all* Italia, questo è merito che forse princi
palmente spetta all’ospite illustre che ci
visita. Oltre la forza del principio nazionale,
la chiaroveggenza dell’ammiraglio ha dimo
strato la necessità per l’Italia della sua si
curezza sul mare oltreché sulle Alpi. Perciò
v’ invito ad esprimere con entusiasmo la vo
stra ammirazione per il geniale capo della
nostra Marina".
Fra entusiastiche acclamazioni si suonò la
marcia reale ; dopo di che S. E. Thaon de
Revel disse queste brevi, ma vibranti parole:
„Italiani! Ringrazio profondamente com
mosso il vostro Sindaco per le parole sante
e giuste da lui dette. Per diritto di giusti
zia e volontà di Dio esse devono avere
pieno compimento. Gridate con me : „Viva
il Sindaco di Zara."
Terminate queste memorabili parole, scop
piò un’ovazione generale, fra sventolar di
bandiere e agitar di ^cappelli. Fu un mo
mento di schietto, delibante entusiasmo.
Finito il ricevimentojaì Municipio, S. E.
l’ammiraglio col suo seguito e le autorità
cittadine si sono recati a fare una visita
alla città.
Questa sera poi ha luogo al „Casino" una
gran festa di ballo. Ma di questi festeggia
menti daremo un’ampia relazione nel pros
simo numero.
Il contramiragiio Galleani a Zara. Sa
bato giunse a Zara il contrammiraglio Gal-
ìeani, comandante militare e marittimo della
Dalmazia, una delle personalità più illustri
della nostra marina.
Ieri sera la Società del Casino ha alle
stito in suo onore una serata di danza,
riuscita magnificamente, sia per lo stragrande
numero degli intervenuti, che per la grande
animazione che regnava nella sala.
Al suo entrare il contrammiraglio fu sa
lutato da una salva d’applausi di tutti i
presenti. Il Sindaco Ziliotto, con sentite
parole gli espresse tutta la gioia che prova
Zara nel poter ospitare 1’ egregio uomo, una
dalle menti più illuminate della nostra glo
riosa marina, rilevando che anche chi non
ebbe la fortuna di conoscerlo in Ancona,
lo conosce per la fama del suo alto valore.
Chiuse rinnovando all’ ammiraglio il ben
venuto.
L’ ammiraglio nella risposta osservò che
le parole amorevoli del Sindaco lo avevano
commosso ; ma anche prima di sentire le
sue parole, egli aveva provato un’ intima
commozione nel metter piede in quella sala,
che era tempio di fede e di* patriottismo
indomito. „Oh se queste pareti potessero
parlare — dice egli — esse rivelerebbero
magnifici sogni, e caldi desideri, che ora
finalmente son divenuti realtà."
Ricorda poi il messaggio che nell’agosto
scorso giunse a Zara dall’ altra sponda,
promessa non fallace a coloro che attende
vano con fede indiminuita. E ricordando
l’on. Ghiglianovich, il combattente instan
cabile per i nostri diritti, chiude rievocando
la nobilissima figura del primo soldato d’ I-
talia, del Re. Tutti i presenti prorompono
nel grido unanime di: „Viva il Re".
Indi cominciarono le danze, durante le
quali venne servito un maraschino d’ onore
agli ospiti. La serata terminò a ora tarda.
Fascio Nazionale. Ieri sera numerosis
simi cittadini di ogni ceto convennero nella
sala della Banda Comunale a un’ adunanza
del Fascio Nazionale.
Il Sindaco dott. Ziliotto, che presiedeva,
rilevò V impulso patriottico che già alla fine
d’ottobre del 1918, nel presagio dell’immi
nente liberazione, aveva spinti i cittadini a
costituire il Fascio e dimostrò la necessità
di allargarne il comitato direttivo per otte
nere F utile collaborazione di tutti i ceti
sociali. Rilevò come, per ora, sia indispen
sabile Fevitare ognuna di quelle divisioni
di partito, che caratterizzano la vita politica
della Nazione per affermarci semplicemente
e fortemente italiani. Delineò infine i compiti
principali del Fascio, che non solo deve far
opera di difesa nazionale, reintegrando quan
to venne distrutto dal cessato governo, ma
altresì interessarsi alle più urgenti questioni
economiche, a ridonare, col lavoro, il be
nessere alla nostra città.
Il discorso del Sindaco venne vivamente
applaudito.
L’ assemblea procedette alla elezione del
presidente e del yice-presidente del Comi
tato direttivo del Fascio Nazionale, e, per
acclamazione ed in mezzo agli applausi,
riuscirono eletti il Sindaco dott. Luigi, Zi
liotto, a presidente, ed il consigliere d’ ap
pello Domenico Barbieri, a vice-presidente.
Ad invito del presidente, che chiarì ogni
sua proposta con opportune spiegazioni,
1’ assemblea procedette alla nomina dei se
guenti comitati.
Comitato finanziario : dott. Battara, Can-
dia, Colanovich, dott. Inchiostri, cons. Lana,
Periini Antonio, Piasevoli Pietro, Millicich :
assieme al presidente del Fascio nove membri.
Comitato per studiare il quesito della di
soccupazione e per trovarvi gli opportuni
rimedi : dott. Brizzi, Detoni Natale, Fatto-
vich Amato, dott. de Hoebert, Mazzoni
Giuseppe, Millicich Luigi, Negri imprenditore,
Trigari Rodolfo, Rodini Giuseppe: nove
membri. f
Comitato per studiare i problemi inerenti
all’ approvvigionamento della carne : Battara
Antonio, dott. Inchiostri, commissario Pa
ladino, Pacomio, Stipter, Stulich, cons. Ur-
schitz: sette membri.
Comitato per studiare il mezzo di far
abbassare il prezzo del pesce : Boniciolli
Giuseppe, Belleri, Devetak, Periini Venceslao,
de Stermich cav. V. : cinque membri.
Comitato per studiare i problemi riguar
danti gli altri generi di prima necessità: de
Chimielewsky F., Deutschmann, Lazzarini
Bruno, Matzenik jun., cons. Medich, Pero-
vich N., Zurich Giovanni: sette membri.
L’ assemblea, infine, dopo animata discus
sione, manifestò il desiderio che venga prov
veduto alla riapertura del Collegio Convitto
Nicolò Tommaseo.
Albo d’onore. S’,è costituito nel nostro
liceo-ginnasio un comitato composto dei
professori Domiacusic, Altenburger, Filippi,
Inchiostri, Palcich e Scharlach allo scopo
di raccogliere informazioni e materiali per
comporre un albo d’onore, dove siano ri
cordati tutti gli ex-scolari dell’ istituto che
combatterono nella guerra mondiale per la
grandezza d’Italia. L* idea animatrice di
quest’azione patriottica è altamente com
mendevole, perchè se da un canto si tributa
ai prodi figli di Dalmazia il meritato onore,
dall’ altro si dà la prova più convincente
della viva partecipazione della Dalmazia alle
fortune della nazione e si documentano an
cora una volta quegli stretti vincoli ideali
che senza interruzione avvinsero i figli della
nostra provincia alla grande anima del po
polo d’Italia.
Promisero il loro fervido e pronto ap
poggio nelle indagini il generale Onetto, il
cav. Ricci e il nostro solerte concittadino,
maggiore Periini. S. E. V Ammiraglio Millo
ha espresso la compiacenza per F iniziativa
del consiglio dei professori, assicurando al
comitato costituito il prezioso concorso
dell’ opera sua.
Raccomandiamo caldamente alle famiglie
dei nostri giovani eroi e in generale a tutti
gl’ interessati di fornire con sollecitudine ed
esattezza tutte quelle informazioni che pos
sono tornare utili al comitato.
Un retroscena degli articoli del „Cor-
ricre'L Una lettera inviata da Tomaso Sil-
lani al „Giornale d’Italia" rivela dei pic
canti particolari sull’anonimo autore dei fa
mosi articoli coi quali il „grande giornale
europeo" tentava di scalzare con arte ge
suitica le buone ragioni geografiche, stori
che, strategiche e politiche militanti a fa
vore dei diritti d’Italia sulla costa orientale
dell’ Adriatico. Quegli articoli che fecero
andare in solluchero i fanatici croati di
Zara e furono già tradotti in inglese e fran
cese per essere distribuiti a scopo di pro
paganda ai vari delegati che partecipano al
congresso della pace, sono il frutto delle
elucubrazioni di un corrispondente del „Cor
riere" arrivato al grado di capitano facendo
Fimboscato. Costui ancora nell’ inverno del
1917-18 ebbe'col Sillani delle discussioni,
dalle quali traspariva la sua completa igno
ranza dell’ etnografia e della geografia della
Dalmazia. Precedentemente aveva firmato
proclami e manifesti favorevoli alla causa
dalmata ; ma dopo Caporetto, credendo che
l’Intesa fosse già battuta definitivamente,
fece una conversione verso la Slavia pro
prio parallela al famoso nuovo atteggia
mento politico del „Corriere" propugnante
Fintesa cogli Slavi a costo delle rinuncie
<Jel famosissimo „programima minimo". E
andò a cercare inspirazione e lumi non fra
F abbondante letteratura dalmatica di sto
rici, geografi, economisti insigni, che avva
lorarono il buon diritto dell’ Italia sulla Dal
mazia, ma fra gli scrittori e propagandisti
jugoslavi o fra i Prezzolini, i Ghisleri, i
Salvemini, i Maranelli.
Cosi furono imbastiti da cotesto imbo
scato, da cotesto rinunciatario italo-croato
gli articoli „lungamente meditati" che, se
condo il Sillani (il quale dichiara di averne
le prove alla mano) sono tratti invece inte
ramente nei concetti e nella documentazione
dalle fonti anzidette.
Se la nausea che ogni s italiano onesto
sente alla rivelazione di simili vergognosi
retroscena, potesse scompagnarsi dalla con
siderazione del danno morale che F Italia
risente indubbiamente, in un momento deli
catissimo di competizioni politiche, nelle sue
legittime rivendicazioni ; se la condanna ge
nerale d una persona e d’un giornale po
tesse toglier di mano ai mortali nemici del
la patria il pugnale affilato dall’ incoscienza,
dal ripicco, dalle ambizioni« insodisfatte di
cittadini italiani, poco ci sarebbe a dolerci.
Il peg'g'i0 s’ è che di simili aberrazioni in
degne si valgono i più selvaggi avversari
del nome e degli interessi d’Italia, della
sua gloria e della sua futura grandezza
per guadagnare proseliti alla loro causa
sfoderando le speciose argomentazioni di un
giornale che va per lamaggiore.
Ma la gioia dei croati genuini e dei pochi
cFoati d’Italia non arriverà oltre la smorfia
delle labbra atteggiate al sorriso ; il gioco
è stato compreso dalla stragrande maggio
ranza della nazione, la quale, stretta con
civile dignità attorno ai cinque degnissimi
rappresentanti della volontà del popolo nel
le assise della pace, attende il responso
della giustizia con calma fiduciosa nella
forza del diritto.
Gli studenti accademici di Roma in se
gno di protesta per le note violenze contro
i nostri connazionali di Traù e di Spalato
da parte dei croati, conniventi ufficiali e
soldati dell’ esercito serbo, raccoltisi il gior
no 24 alla „Sapienza" assieme ai colleghi
della R. Scuola di applicazione, votarono un
vibrato ordine del giorno, che chiede al
governo provvedimenti immediati ed ener
gici-
In esso si rileva il continuo /ripetersi di
soprusi contrari alle leggi della civiltà e
del diritto in danno dei connazionali dal
mati, l’enormità dell’ arresto e dell’ istrut
toria avviata contro gli studenti italiani di
Spalato che inviarono all’ Università di Ro
ma un indirizzo d’italianità e si insiste per
chè il governo italiano esiga dal governo
serbo la punizione dei militari di truppa re
golare serba colpevoli di partecipazione ai
noti soprusi; infine si chiede al governo
italiano l’esplicazione di un’ azione più vi
gorosa per la protezione degli italiani non
ancora redenti.
Gli studenti hanno poi organizzato un
movimento di protesta contro la presenza
all’Università di alcuni colleglli serbi, che
un giorno, cacciati dalla loro terra, avevano
trovato asilo in Italia.
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La Cronaca
Il Ministro Fradeletto inviò al nostro
Sindaco il seguente telegramma:
„Sindaco Ziliotto. Ringrazio Lei e saluto
con devota effusione codesta nobile città
particolarmente cara alla mia Venezia, fo
colare inestinguibile d’italianità sulla sponda
fratèrna. Ministro Fradeletto“.
Adesioni al plebiscito. Riceviamo all’ ul
timo momento il testo di dieci telegrammi,
in parte indecifrabili» diretti da Spalato al
Sindaco di Zara. Contengono fervide ade
sioni al voto plebiscitario di Zara per V u-
nione di tutta la Dalmazia all’ Italia. Questi
telegrammi sono inviati dal fascio nazionale,
dalle donne italiane, dal fascio giovanile,
dalla società operaia, dalla società ginna
stica, dagli studenti universitari, dalla bi
blioteca popolare, dalla banda cittadina, dal
gabinetto di lettura e dalla società del tiro
a segno.
Rileveremo i più significativi e leggibili:
A Zara, degna del nome e dei diritti d’ I-
talia, riaffermante con unanime consenso di
popolo, nel patrio consiglia voto secolare
unione Dalmazia alla gran Madre ricono
scenti plaudono. Le donne di Spalato.
Là Società ginnastica afferma plaude e
consente voto plebiscitario Zara perchè tutti
i figli di questa terra trovino accoglimento
in grembo alla gran Madre Italia.
Una conferenza sulla Dalmazia. Il no*
stro G. T. ci scrive da Trieste :
. „La vittoria nostra non sarà mutilata".
Ecco l’argomento della conferenza tenuta
sere or sono al Politeama Rossetti. Il capitano
Colantuoni che a Trieste è popolarissimo
Eer la robusta eloquenza nutrita da un no- ilissimo ingegno e animata da un sacro
patriottismo, tratteggiò dinanzi ad un udito
rio affollatissimo ed attento i diritti sacro
santi dell’ Italia sulla nostra Dalmazia. Op
pose mirabilmente all’ affermazione d’impe
rialismo argomentazioni solide ed efficaci ;
parlò della civiltà croata, magnificando la
superiorità storica e letteraria degl’ Italiani,
ed accentuò al doloroso spettacolo che of
friva un ex soldato italiano rinunciatario ai
sacri diritti, riconsacrati dalla strepitosa vit
toria, decisiva per la pace. /
Ricordò il lungo martirio dei Dalmati :
1’ assalto ai loro municipi, V ostracismo alla
lingua, le- frodi elettorali, le aggressioni dei
croati, sostenuti dall’ infausto cessato go
verno ed infine ricordò, glorificandola, 1’ o-
pera di Anlonio Baiamonti.
Per i diritti storici, etnici, geografici e
militari della Dalmazia, ciascuno profonda
mente definito, e per il sangue dei caduti
sulle petrue del Carso arido, sul greto dei
fiumi o sulle cime nevose delle Alpi, il con
ferenziere eccitò con una volata lirica tutti
gl’ Italiani ad affrettare il giorno della libe
razione completa di quelle terre sacre, dove
ancora si piange e si soffre.
~ JLjwbliiOO. jrwnai»itò » con calorogrrapptausi^
il valoroso conferenziere, il quale durante la
conferenza lesse vari periodi di articoli della
Voce Dalmatica, che destarono profonda
impressione nel pubblico nell’udire le vio
lenze consumate contro i propri fratelli,
scattò unanime nel grido „abbasso i bar
bari".
A conferenza finita, erano circa le 11 di
sera, la dimostrazione di simpatìa alla Dal
mazia continuò per qualche tempo per le
vie. Lo sbocco di Via San Francesco, sede
del famigerato giornale sloveno, era chiuso
da un cordone di carabinieri.
Ad Alberto Colantuoni ho detto la pro
fonda riconoseenza di tutti noi ; di quanti
dalmati hanno salda e tenace la fede e la
speranza di veder realizzato quello che fu
il sogno più caro della loro vita".
A proposito delle famose rinunce. A
proposito delle famose rinunce di Leonida
e dei suoi trecento seguaci, Benito Mussolini
stabilisce nettamente non esservi al mondo
un solo jugoslavo, il quale rinunci a Zara,
a Fiume, a Trieste, a Gorizia e alla Valle
del Natisone.
Aggiungiamo, da parte nostra, non “esservi
un solo Jugoslavo, il quale proclami di voler
assicurati i più ampi diritti politici, linguistici
e colturali agli Italiani, che dovessero per
loro sciagura diventare sudditi della Jugo
slavia.
11 solo diritto riservato a codesti disgra
ziati sarebbe quello dell’emigrazione.
Nel cuore di 'Zara italiana la maggioranza
dietale croata tentò cinicamente la croatiz-
zazione del nostro ginnasio, I’ unico ginnasio
italiano superstite, per togliere agli Italiani
anche V ultimo mezzo di coltura. Poi, a ga-
rantirci la libertà politica, ci fece il dono
della polizia di Stato.
Lé delizie, ora create agli Italiani di Spa
lato, di Traù, di Ragusa e d’altre nostre
città irredente, sono indice dell’ esistenza
riservata ai nostri connazionali — che il ciel
li scampi e liberi 1 — dal regime Jugoslavo.
Il podestà di Ragusa è l’esponente più
completo della cricca, che ha già decisa
la distruzione dei nostri fratelli.
L’ineffabile dott. Cingria ! Circondato da
una dozzina di padri di famiglia, che do
vrebbero prendere per tre giorni la santonina
se incontrassero un cavallo imbizzito davanti
alla porta di casa, ha opposto il magnanimo
patto, fasciato di flanella igienica, all’ Italia,
giurandone, come Annibaie, 1’ esterminio.
Il terribile giuramento venne giorni sono
pronunciato in un comizio à Ragusa/ senza
che a nessuno dei presenti balenasse il pen
siero che vi è qualcuno più lacrimevole di
chi commette una scempiaggine, ed è colui
il quale la promette con la convinzione di
non poter commetterla mai.
Comunque, e per quanto sollazzevoli pos
sano riuscire, questi ruggiti, o questi ragli,
intuonano la situazione. I Croati', ora vestiti
in maschera da Jugoslavi, sono senza remis
sione.
E la speranza di suscitare fra questi odia
tori selvaggi un lampo di rettitudine politica
a nostro favore è una follia.
Una profesta di Antonio Cippico in di
fesa dell’italianità dalmata. Il nostro illu
stre concittadino Antonio Cippico, profes
sore di italiano all’ Università di Londra,
scrive nella „Morning Post" a proposito
dell’ intervista dell’ on. Bissolati :
„Le statistiche che vengono spesso citate
a proposito della popolazione italiana del-
l’Istria e della Dalmazia sono statistiche au
striache. L’Istria e la Dalmazia, malgrado
la violenta snazionalizzazione compiuta dal-
l’Austria,- sono ancora paesi tipicamente
italiani. Nessun’ altra nazionalità oppressa
soffrì tanto nelle mani degli austriaci quanto
gli italiani dell’ Istria e della Dalmazia e
ogni italiano o inglese che parli contro 1’ I-
talia per le sue moderatissime rivendicazioni
sulla costa adriatica fa il giuoco dell’avver
sario più accanito dell’ Italia".
Cippico conclude, domandando ai veri
amici dèli’ Italia di agire colla massima cir
cospezione prima di condannare il trattato
di Londra, che costituisce la testimonianza
più evidente della moderazione dell’ Italia.
I nostri studenti a Bergamo. A Berga
mo, la città che diede 200 dei mille di
Marsala, ebbe luogo domenica 19 gennaio la
giornata dalmata. A rappresentare la nostra
studentesca vi si portarono gli studenti Ba
rone e Raimondi, che furono attesi alla sta
zione dal Sindaco e da numerose associa
zioni patriottiche con vessilli, fra entusiastiche
acclamazioni alla Dalmazia italiana. Forma
tosi un corteo, vennero traversate le princi
pali vie della città. A Teatro si tenne un
comizio. Dopo la forbita parola del Sindaco
e del Provveditore agir studi Maùara, i due
giovani nostri concittadini portarono il saluto
delle loro terre e il dolore dei Dalmati per
non essere ancor compiuti i destini d’Italia.
Un elettrizzante discorso tenne 1’ avv. U.
Riva, tenente di un gruppo alpipo e dopo
di lui Ettore Bortolazzi, suscitando infiniti
applausi.
Dopo il comizio e la visita della città,
venne servito un sontuoso banchetto, du
rante il quale si pronunciarono dei discorsi
patriottici inneggianti alla Patria comune e
alla redenzione di tutte le città nostre.
Bologna e Zara. Come fu già pubblicato,
le signore di Bologna hanno inviato svariati
doni ai fanciulli della nostra città mediante
i gloriosi mutilati, che furono qui tanto fe
steggiati. L’atto cortese fu appreso con
grande piacere da tutta la cittadinanza per
il suo significato patriottico. Ormai V illustre
città di Bologna è unita alla nostra Zara
col comune vincolo della solidarietà nazio
nale. A titolo d’onor ” ’ ' ;
cogliere i doni si pr .. tsr . ..;
la signora Luisa Belli: ‘ • b
Margherita e Annina .. di Bc
quali il locale Fascic aa-ioiiaie
inviò, i piu yivi jingra:uiur:enti.
11 cacciatorpedinier
giorni s’ è ormeggiato ;
Vecchia. La bella nave, oggi al comando del
conte Giuseppe degli Oddi, ha al suo attivo
una bella serie di fatti gloriosi. Nel 1915,
il giorno stesso della dichiarazione di guerra
dell’ Italia all’ Austria, fu a Porto Buso sotto
la direzione del capitano Arturo Ciano ; un
anno dopo con Nazario Sauro compì due
audacissime imprese spingendosi il 12 giugno
e V11 luglio fino nel porto di Parenzo fra
il tempestare delle artiglierie costiere ; in
fine nei giorni 1 e 2 novembre del 1916
penetrò arditamente nel canale di Fasana.
Le gloriose gesta dello „Zeffiro" sono
ricordate in una targa infissa sul fumaiolo.
Un bando del governatore. Un bando
del governatore della Dalmazia e delie isole
dalmate e curzolane avverte che sarà pu
nito con la reclusione da quindici a venti-
quatr’ anni chiunque nel territorio della zona
occupata, arruolando o armando cittadini,
farà sorgere in armi gli abitanti dei territo
rio stesso contro i poteri degli stati occu
panti. Ad insurrezione avvenuta, chi ìa pro
mosse o diresse, sarà punito con l’erga
stolo.
Il bando commina pene a chi dà rifugio
o assistenza ai colpevoli ; a chiunque spe
disce corrispondenze contenenti espressioni
di disprezzo o di vilipendio per i Capì de
gli Stati occupanti ; a chiunque rifiuta di
indicare ai funzionari dipendenti dal gover
natorato il proprio nome e le proprie qua
lità personali ; a chiunque stacca o lacera
affissi del governatorato o delle autorità di
pendenti ; a chiunque, infine, trasgredisce
ad un ordine legalmente dato dal governa
torato.
Martiri nostri. I principali giornali di Roma
e di Milano hanno pure pubblicate affettuose
necrologie su Orazio Detoni, il giovinetto
nostro ćoncittađino, che subì a lungo cru
deli sevizie, conobbe le carceri dell Austria
e la prigionia in Russia e provò le ansie
della fuga, e, nelle squallide stanze degli
ospedali, i dolori acerbi del male che io
trasse a morte. Era un adolescente lieto e
di gentile aspetto, cui la vita si schiudeva
piena di promesse. Per amore d’Italia V eb
be invece miseramente torturata e spezzata.
Onore alla memoria del nostro martire !
Per gli studenti accademici^ 11 rettorato
dello studio patavino rende noto che le
iscrizioni per questo semestre si chiudono il
9 febbraio.
Il giorno otto poi avrà luogo a Padova
la commemorazione dei moti rivoluzionari
degli studenti di Padova nell’ anno 1848.
Refezioni scolastiche. Per cura del Fascio
nazionale femminile, presieduto dalla signora
Maria Ziliotto, da lunedi, verranno distribuite
agli scolari poveri della scuola popolare di
San Grisogono delle eccellenti refezioni
gratuite.
!■■■ 11 m ! — '»nmniLttimiiraw
La stessa cosa verrà fatta anche nelle al
tre scuole
L’ iniziativa presa dal fascio femminile è
quante?' mai lodevole ed è da augurarsi, che
le gentili e caritatevoli nostre signore pos
sano svolgere interamente il loro nobilissi
mo programma. _ ‘
' Opinioni. Pubblichiamo questa lettera,
fedeli al nostro principio di ammettere
un’ ampia discussione di tutti ì pareri e di
tutti i problemi inerenti alla vita politica ed
economica :
Spettabile Redazione,
Ho letto con vero piacere nell’ ultima
„Voce dalmatica" la relazione sulla costitu
zione del „Fascio Nazionale". Tale gioia
però andò scemando quando constatai che
anche in questo caso invalsero alcuni dei
vecchi sistèmi, tante volte dai cittadini ri
provati. ’*■ *
A fianco di uomini e nomi nuovi che
rappresentano parecchie caste saciali si tro
vano alcuni cittadini, le cui energie e atti
vità sono richieste anche per altri scopi,
così che non c’ è affidamento completo che
sempre opererebbero come dal loro patriot
tismo si potrebbe attendére. E così parec
chi sono pur elètti in due e più comitati
costituitisi ; se tali comitati dovessero venir
convocati contemporaneamente,a quale que
sti cittadini dovrebbero a preferenza parte
cipare ? '
Vennero poi- costituiti dei comitati che
hanno da occuparsi esclusivamente di que
stioni di natura economica cittadina. E con
io credo, si sia invaso il campo di at
tività del Comune, perchè il Fascio ha cer
tamente diritto di occuparsi di tutto quanto
si riferisce alla vita e all’ econopiia cittadi
ne, ma non quale promotore, sibbene in via
di controllo sul Comune, dovendo le sue
•attribuzioni essere sopra tutto politiche. E
mi sorprese di non aver veduto invece co
stituito un comitato di propaganda, col
quale paralizzare, sè anche tardivamente, la
poco leale campagna fatta all’estero ai no
stri danni da parte avversaria. e
N°n si sa poi se i membri costituenti il
„Fascio vi facciano parte per nascita (gra
zia di Dio), per nomina o per elezione,
perchè mi consta che parecchi cittadini non
vennero per nulla convocati a concorrere
all elezione dei rappresentanti delle diverse
caste. E in proposito non starebbe male
una dichiarazione.
Quanto fu da ine espresso potrà forse
esser errato ; se ciò fosse, valga a mia scu-
/a la buona intenzione. Con devota osser
vanza. Avv. Pompeo Allacevich
Un po’ di luce. Un giornale locale an
nunzia che il governo jugoslavo di Spalato
nitore e
aiit;
’.nminbe
ivlé, ad b
■ i
aio
normativa per i capi degli uffici la dispo
sizione che vieta trasferimenti d impiegati
senza il consenso del governo occupante e
se in caso di arbitrario trasferimento dei
nominati dalle loro sedi di Sebenico e Zara
a. Spalato essi verranno trattati quali rinun
ciatari ai posto sino ad ora coperto oppure
verrà anche per loro, come per i signori
dott. jero Girolamo Moscovita, giudice di
strettuale, Nicola Nisiteo, ascoltante. Dra
gomiro Jovié, cancellista assistente, Giorgio
Kaìiniè e Antonio Dakié officianti di can
celleria a Zara, adottato il sistema che que
gli impiegati i quali prestano un qualche
servizio nella Jugoslavia vanno senz’ altro
riconosciuti e rimunerati, anche quando la
presidenza del loro ufficio dovrebbe rite
nerli prosciolti dal servizio, non essendosi
entro tre mesi presentati ai loro posti nè
curati di giustificare 1’ assenza. ;
Invero un po’ di ’ luce nei meandri della
presidenza d’ Appello va assolutamente fatta.
Il silenzio, in questa e in altre questioni
importanti e delicate, potrebbe essere in
terpretato come trascuranza e debolezza.
l’azione contro gli speculatori. L’on.
Ministro Crespi ha Emesso recentemente un
decreto diretto a farla finita una buona
V£f ^a 6 Per semPre con le manovre degli
affamatori del popolo.
Gli alimenti elencati nel decreto servono
alla mensa del ricco e a quella del povero
e sono: burro, carni fresche, bovina, suina,
ovina, equina, pollaci, cacciagione, conigli;
carni in qualsiaài modo conservate comprese
quelle in scatole, insaccate, salate e i grassi;
cioceolatte, cereali e derivati, conserve di
pomodoro, fagioli, formaggi, frutta fresche
e secche nei depositi e nei luoghi di ven
dita, olio, paste alimentari, patate, prodotti
della pesca, freschi ed in qualsiasi modo
conserVati, uova e zucchero,
I provvedimenti presi dalla saggia dispo
sizione del ministro sono spicci ed avranno
1 effetto di far cessare tutti gli abusi* che
ora si riscontrano e gli eccessivi prezzi che
vengono fatti ai generi di prima necessità
sopra elencati. A tal uopo una speciale com
missione, con poteri giudiziari,-potrà com
minare multe, arresto, prigione, confisca
delle mercanzie, chiusura deli’ esercizio e ciò
tanto nei riguardi dei commercianti grossisti
che dei rivenditori, che dopo aver sfruttato
per circa cinque anni i pubblici mercati, per
impinguarsi le tasche tentano ancora di pro-
vo<?ar? a* danni delle pazienti popolazioni
artificiose carestie.
Ora che il decreto N.ro 1745 del 21 no
vembre u. s. è stato emesso, attendiamo
che le autorità lo mettano in esecuzione. E
la popolazione tutta sarà così sempre più
grata al regio governo.
Per gli agricoltori. Il ministero di Agri
coltura ha invitato tutte le [Fabbriche di
produzione di concimi chimici, che sino ad
ora lavoravano per 1’ industria bellica, a in
tensificare la produzione dei loro prodotti
per ! agricoltura.
Si spera che questo incoraggiamento, li
ndo alle agevolazioni che si faranno per le
comunicazióni con 1* estero, metteranno in
condizione, fra breve, la nostra agricoltura
di usufruire di quél quantitativo di conci
me di cui usufruiva prima della guerra. An
che le nazioni alleate ed amiche, che ave
vano dovuto sospendere 1 invio di concimi
per motivi bellici, potranno ora riprenderne
l’invio ; il Chili e le fabbriche di Terni ri
prenderanno l’invio della calciocianamide :
la Tunisia riprenderà quello della fosforite,.
Gl’italiani di Tenin. 11 Sindaco ricevette
oggi questo telegramma : „il Fascio Nazio
nale di Tenin neìl’atto della sua costituzione
saluta Zara la nobile città che tenne viva la
fiamma dell’ italianità dalmata e rende il
dovuto omaggio a Vossignoria degnissimo
cittadino e primo suo Sindaco per suffragio
di popolo e sanzione del regio governo,
gli italiani di Tenin".
li ballo della Ginnastica. 11 primo con
vegno con danze della Società Ginnastica
ebbe luogo sabato nella sala maggiore del
:Teatro Verdi e riuscì brillantissimo. Le gio
vani coppie ballarono con fervore e la festa
si protrasse, animatissima sempre, fino oltre
la mezzanotte. Furono ospiti graditissimi
numerosi ufficiali dell’ esercito.
Stasera il secondo convegno.
Tessere del tabacco. L’autorità di finanza
ha emesso una notificazione, giusta la quale
tutte le persone che sono in possesso di
tessere altrui pel prelevamento di tabacco
(a nome di assentì; morti, ecc.) sono obbli
gate a restituirle al locale distaccamento
della Guardia di finanza, a scanso di grave
responsabilità.
SI vaiuolo. Provvedimenti sanitari. Ve
niamo informati dall’ autorità sanitaria : 11 27
del mese scorso approdò qui, proveniente
da Fiume il piroscafo „Rakoczky", il quale
sbarcò venti passeggeri borghesi e dieciotto
soldati del R. E. Durante il viaggio, in un
marinaio dell’ equipaggio, dieciottenne, si
manifestò il vaiuolo. Il malato, con le più
rigorose cautele, venne trasportato nell’ ospe
dale militare alla Maddalena di Sebenico.
Le persone, sbarcate a Zara il 27 col
suddetto piroscafo, sono invitate, nel loro
stesso interesse, di presentarsi all’autorità sa-
mtaria comunale per le opportune misure
profilattiche.
Il 25 del mese scorso -— e quindi senza
la menoma relazione col caso precedente —
ebbe qui a manifestarsi il vaiuolo in una
abitante in Calle del Paradiso.
disirettui-ì in Dalmazia poé-r.i inori
della j.ona di occupazione, ed ii dott ìgna-
KèdaimL a presidente di un dittarti-
mento ' rr:
d--; n d<
le
pò rigorose, procedendo alla vaccinazione
aciìc persone ch’ebbero ad avvicinare ìa
domestica, alla disinfezione. ..... .... ip ». ~ dell’ appartaci, -i. .. , . ... . ...... .FD il ùb pev
hdetfive.
Lina balena arenata suua nostra owSta.
— Sabato, 25, a tarda sera, una balena si
arenò sulla spiaggia, che fronteggia il- Ca
nale della Fiumara piccola presso Castel
Venier.
I pescatori, subito accorsi, introdussero in
uno dei fori della testa del cetaceo una ca
psula di dinamite. Ma 1’ esplosione non ebbe
subito alcun effetto apparente. La balena
diede soltanto alcuni balzi e appena dopo
ventiquattr’ ore mori.
balena misura sedici metri e mezzo
di lunghezza. La sua bocca misura quattro
metri in larghezza e in altezza.
II suo peso è di circa cento quintali. Si
calcola di ricavarne molti quintali di grasso.
La cattura di un cetaceo sulle nostre spiag-
gie è un caso straordinario. Comunque si
vede eh’ è passato il tempo del... baccalà
per la Dalmazia.
Piccola cronaca. Una delle scorse notti
degli ignoti tentarono di scassinare la porta
dell’orificeria di Simeone Pernar in Calle
San Vito. Ma il proprietario, che abita so
pra il negozio, diede l’allarme e i ladri
fuggirono.
Ieri, verso le 21.30, i soliti ignoti aspor
tarono mediante scasso, dalla vetrina del
negozio di Emma Cecconi, in Calle Santa
Maria, alcuni oggetti pel valore di circa L. 40.
L’ arma dei CC. RR. indaga per iscoprire
gli autori del tentativo di furto e del furto.
Teatro Cine Radium. Una folla enorme
alla serata d’onore del simpatico artista
Carlo Fiorello, il quale, assieme ai suoi va
lenti compagni, riscosse calorosissimi ap
plausi. Il Fiorello s’ ebbe numerosi doni da
gli ammiratori.
Direttore responsabile: Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
RINGRAZIAMENTO.
A tutte quelle gentili persone che in va
rie guise vollero onorare la memoria del-
1’ indimenticabile mio marito
Giuseppe Demicheli,
consigliere di finanza, sia col gentile invio
di fiori che coll’ accompagnarne all’ ultima
dimora la cara salma, e specialmente al-
l’illustrissimo signor Vice Presidente Di
rettore di finanza Vidulich, all’ egregio me
dico curante dottor Giorgio Ostoich che
9 ebbe per lui tanto amorevoli ed infaticabili
cure e che con inapprezzabile capacità sep
pe lenire in parte i dolori dell’ amato mio
marito, nonché al Reverendo Raimondo Sor
rentino vadano i più sentiti .ringraziamenti.
Sarina ved. Demicheli.
. U... 1I.IIHWII ■■MJIlUILU
R. Stazione Aerologica di Zara
Bollettino metereologìco.
del 1 febbraio 1919 (ore 8)
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762.1 0.5 70 6
leggerai.
mosso
m. 3.3
da ENE 6.2 1.3 0.6
Occasione per Grossisti e Negozianti in Manifattore
E di passaggio per Zara il sig.
GIUSEPPE ROVARO-BRIZZI,
con una partita di tessuti e di cotonerie
da Milano.
Riceverà per alcuni giorni soltanto al
pianoterra della casa Boxich a Porta Catena
(vis-a-vis 1’ Agraria)
dalle 9—12 e dalle 15—18.
PREZZI CONVENIENTI. 2_,
Annunzi economici.
Domande d’impiego e di lavoro 10 eent Ia parola, minimo
Offerte d’impiego e di lavoro « cent, la parola, minimo
Avvisi diversi e «T indole commerciali 20 cent, la parola,
minimo !.. 2.—
Calle Carriera N. 1. Ili piano ove riceve [dalle
10-12 a. m. e dalle 3-5 p. m. 6—6
J. Domi
ingrosso - TESSUTI - ingrosso
Telefono 53-01 MILANO
10 Piazza Paolo Ferrari
(accanto Teatro Scala)
Grandi Partite Tessuti di Cotone e Lana.
5—10
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-a ,-.y /f./CxriWfoXjQg
Guglielmo Grilli
Succursale di Ancona
EMPORIO:
Biancheria, Camicie per uomo e
donna, Calze, Guanti, Sciarpe, Giac
che, Camicette * per Signore, Cra
vatte, Busti, Scarpe, Ombrelli, Sa
poni, Maglierie, Portafogli ecc. ecc.
ZARA - [alle Larga, amala s. Antonio - ZARA
»
»a®»»
provincie da! confini della Svizzera a quelli
del Montenegro, sommante in tutto a meno
di un milione, venivano trattati col massimo
sospetto e diffidenza, inquadrati per siste
ma in unità composte di elementi estranei
più fidati, e cosi isolati, sorvegliati, erano
ridotti all’impotenza di nuocere. 1 Jugo
slavi, numeranti oltre 7 milioni, formavano
intere grosse unità militari sotto proprio
comando, e avrebbero potuto ben altrimenti
giovare alla causa della libertà sulla fronte
di battaglia, mentre invece furono i più
pertinaci sostenitori dell' Austria e gli ul
timi a cedere.
Avevano in Croazia un regime autonomo,
un* rappresentanza propria, la Dieta del
Regno, ma prima della finale disfatta non
un passo fu tentato, non una manifestazio
ne fu emessa da questi organi a favore
della indipendenza propria ed altrui, atta a
scuotere la compagine delia Monarchia au
striaca.
Nel 1848-9 i Jugoslavi stettero dalla parte
dei vincitori, ma furono dal tiranno defrau
dati del premio, giusta nemesi storica. Nella
guerra recente furono dalla parte dei vinti,
ma adesso vorrebbero darsi 1’ aria di alleati
dell’Intesa per lucrare dopo la sconfitta i
benefizi della vittoria. Hanno organizzato a
tale scopo una propaganda senza pari, fa
vorita dalla poca conoscenza delle nostre
condizioni, dalla conseguente buona fede di
mezzo mondo, nonché dall’invidia per la
nuova fortuna d’Italia. Cosi di tratto in
tratto come supplemento ai loro giornali esco
no fogli volanti in francese o in inglese,
che non rifuggono alle volte dalla menzogna
e dalla calunnia. Noi, forti dei diritti con
quistati dalla nostra nazione a prezzo di
tanti sacrifizi di sangue e di denaro, di pri
vazioni e di sofferenze assai maggiori di
quanto si crede, durate per tanti anni da
tutto il popolo, non esclusi noi che geme
vamo sotto il gi->go austriaco, sdegnavamo
occuparcene, tanto limpida era in noi la
coscienza del dovere compiuto, tanto inof-
fuscabile ci sembrava la faccia della verità.
Ma ormai per segni non dubbi dobbiamo
ricrederci, dobbiamo constatare il successo
incredibile di quella propaganda, e com
prendere la necessità di alzare la nostra
voce a nostra legittima difesa.
Non seguiremo gli avversari in tutti i
particolari, perchè ciò ci trascinerebbe troppo
in lungo ; ci accontenteremo di occuparci
dei punti più importanti, di ristabilire la ve
rità nei suoi aspetti principali.
Poiché tutto il mondo conosce la umanità,
la mitezza, la gentilezza del soldato italiano,
e la liberalità, anzi la eccessiva condiscen
denza che impronta ogni atto del Governo
italiano, e la squisitezza di forme che usano
nel disimpegnare le mansioni i funzionari
italiani, sarà perfettamente superfluo spen
dere una parola a confutare i Jugoslavi là
dove giungono a imputare i soldati o i fun
zionari italiani jii maltrattamenti alle nono»-
làziòni dei paesi occupati, o di oppressione
dei loro diritti. Se qualche imprigionamento,
o confinamento, anche questo al più di po
chi giorni, o qualche scioglimento di società
ebbe luogo, lo si deve ascrivere esclusiva-
mente a colpa di coloro che ne furono col
piti e che, ad onta di ripetute ammonizioni,
volevano continuare, non già a difendere le
loro aspirazioni nazionali, ma a seminare
l'odio e il disprezzo contro l’Italia e a su
scitare disordini. E quello precisamente che
avvenne al rev. Bianchini, redattore del
„Narodni List". Del resto, poiché si volle
ricordare il suo articolo „Per la verità",
è bene si sappia che egli in quello esaltava
i fasti militari dei Jugoslavi contro l’Italia
sull* Isonzo ; lasciamo giudicare agli altri con
quanta coerenza verso la nuova tesi di pre
sentarsi come alleati e collaboratori del
l’Intesa.
Non possiamo invece fare a meno di oc
cuparci più estesamente di quella parte che
si riferisce alla storia e alle condizioni della
nostra Dalmazia. Come queste furono fog
giate in un secolo d’oppressione austriaca
potrebbero a uno straniero che fosse ignaro
del nostro passato apparire degne di essere
poste a base della decisione per il nostro
avvenire e sarebbe una grave ingiustizia che
si commetterebbe a nostro danno.
I Jugoslavi accusano gli Italiani d’ignorare
la storia della Dalmazia, di non considerare
nemmeno da quale epoca i Croati ed i Serbi
sono calati alle rive dell’Adriatico ; ma nello
stesso momento omettono di dire quale po
polazione vi trovarono, e fingono che questa
popolazione sia stata tutta esterminata dagli
invasori, e sostengono che gl’italiani di
Dalmazia furono una importazione posteriore
'di molti secoli sotto il Governo di Venezia,
accarezzata e favorita in ultimo ancora più
dal Governo austriaco. Come se non fosse
nota nel mondo la propensione speciale che
nutriva l'Austria per tutte le genti italiche!
La storia documenta invece, che gl’ invasori
trovarono una popolazione romanizzata di
lingua, di costumi, di sentimenti e già cri
stiana, che non tutte le città dalmate dove
viveva, vennero allora distrutte dalle orde
selvagge, che i profughi da quelle distrutte
fondarono altri centri come Spalato e Ra
gusa. Basta all’uopo leggere Tommaso Ar-
cdiacono. Le città alla costa e sulle isole,
che cosi conservarono la impronta nazionale
latina, continuarono a formare la „Dalmazia
romana" in contrapposto al Regno di Dal
mata, Croazia e Slavonia dell’interno. Di
mano in mano che il potere centrale del
l’Impero romano s’indeboliva, si sviluppa
rono a staterelli di fatto indipendenti, se non
di diritto, con propria costituzione, con
propri statuti, redatti prima in latino poi in
italiano. Sollecite sopra tutto della propria
libertà, nelle competizioni dei più potenti
vicini si dedicavano a quello che momen
taneamente era il più forte, salvo a scuoterne
*1 ?'°go alla prima occasione favorevole,
conservando sempre la propria individualità
politica e sfruttando tutte le contingenze per
farsi confermare o addirittura ampliare i
propri privilegi. Si ribellarono, sicuramente
parecchie" volte a Venezia, non per avver
sione derivante dal sentimento nazionale,
ma per la ragione suddetta, per la quale
facevano nelle medesime circostanze la stessa
cosa contro ai Re croati e ungheresi, ri
chiamando Venezia, finché al principio del
XV secolo soggiacquero definitivamente alla
dominazione veneziana.
Falsa la storia , chi da quelle ribellioni
vuole trarre argomento per determinare il
carattere nazionale slavo delle città dalmate.
Bisogna invece osservare il fenomeno nel
suo complesso, e allora non può sfuggire
la stretta somiglianza che ebbe lo sviluppo
e il carattere dei comuni in Dalmazia con
quelli d’Italia. Non vi mancarono nemmeno
le guerre esterne tra comune e comune, du
rate talvolta per decine di anni, nè le fa
zioni interne cittadine perpetuantisi di ge
nerazione in generazione, quali quelle degli
Intrinseci e degli Estrinseci, e della plebe
contro i nobili. Una prova del carattere ita
liano dei comuni dalmati, Oltreché dalla fi-
sonomia e dai tratti caratterestici della loro
vita politica si può dedurre ancora dal fatto
che un simile sviluppo municipale mancò
affatto nelle limitrofe terre croate e serbe.
Il fenomeno rimase circoscritto alle rive del
l’Adriatico, certamente perchè determinato
dal carattere etnico di queste città e dagli
influssi della civiltà latina.
Naturalmente in tanto volgere di secoli e
di vicende non poteva non avvenire che
anche l’elemento slavo della provincia non
finisse col penetrare nelle cittadinanze co
stiere e col formarne una parte cospicua.
Ma non riuscì mai a sopraffare l’elemento
italico indigeno. Glottologi insigni come
l’Ascoli e il Bartoli dimostrano l’esistenza
di un volgare dalmatico evoltosi dalla par
lata latina su tutta la costa orientale del
l’Adriatico, e spentosi circa un secolo fa,
lasciando il posto al dialetto veneto. Nulla
meglio di ciò prova il nostro indigenato. La
lingua della vita pubblica delle città dalmate
rimase nei primi secoli il latino, e non fu
un fenomeno da ascriversi all’ influsso gene
rale della coltura, bensì propriamente etnico,
perchè nei secoli successivi il latino non fu
sostituito dallo slavo, ma dall’italiano, fuor
ché a Ragusa, dove infine sull’italiano pre
valse lo slavo per deliberato proposito po
litico, onde meglio premunirsi da! dominio
veneziano. Ma anche a Ragusa l’origine
della maggior parte della aristocrazia che
dominò durante la repubblica era ita
liana; tutti gli scrittori coltivarono oltre il
latino e lo slavo con pari amore e padro
nanza anche l’italiano, e tutta la popolazione
usa ancora oggi uno strano dialetto in cui
ogni poche parole si alterna l’italiano allo
slavo.
I Jugoslavi vantano per quasi ogni luogo
della Dalmazia qualche scrittorello che può
avere "na certa importanza nella storia dellaiwj —----- ...----- --------------
al tempo presente. Senonchè il fatto non ha
l’importanza di indice nazionale che gli vor
rebbero attribuire, perchè altrettanti nomi
per quasi ogni paesello possiamo fare noi,
di scrittori latini e italiani dai tempi più
antichi ai presenti, e ci limiteremo per amore
di brevità a ricordare per 1’epoca più antica
il giureconsulto romano Modestino, e il padre
della Chiesa S. Girolamo; per l’epoca del
Rinascimento i nomi di Francesco Patrizi di
Arbe, uno dei precursori della moderna fi
losofia, di Marco Antonio Dominis pure di
Arbe, un precursore di Galileo e di Newton,
del più grande storico dalmata, Giovanni
Lucio da Traù, degli architetti e scultori
fratelli De Laurana di Zara, noverati tra i
più grandi artisti italiani, e per il tempo mo
derno del grande patriotta e scrittore Nicolò
Tommaseo da Sebenico. Essi ebbero ben
altra importanza nella storia e per la cultura.
Da tutto ciò si può ragionevolmente con
cludere soltanto che le due nazionalità erano
commiste.
La Cronaca
Il nostro Sindaco è partito parecchi giorni
fa per Roma, dove attualmente si trova an
che 1’ on. D.r Pini, proveniente da Sebenico.
La sua partenza che aveva offerto a suo
tempo a nemici e amici lo spunto ai più
svariati commenti e a induzioni arbitrarie, è
sufficentemente spiegata dalle importantis
sime questioni economiche e politiche, che
attualmente interessano l’amministrazione
municipale e l’avvenire della città e di tutta
la regione.
Intanto a nessuno può sfuggire nel mo
mento presente l’alta importanza dell’ u-
dienza privata concessa al D.r Ziliotto da
S. M. il nostro Re il giorno 14 corrente,
Dai giornali di Roma si rileva che il no
stro Sindaco ha voluto presentare all’Au
gusto Sovrano i sentimenti di profonda de
vozione della capitale della Dalmazia e che
il Re ha molto gradito questo omaggio.
Nel colloquio, durato mezz’ ora, S. M. si
mostrò straordinariamente affabile col Sin
daco, il quale rimase commosso della cor
dialità del nostro Sovrano.
Apprendiamo da fonte competente, che il
Sindaco Ziliotto approfitterà del suo sog
giorno nella capitale anche per avvicinare
tutte quelle personalità del mondo politico,
il*cui valido appoggio potrà giovare note
volmente al trionfo delle nostre aspirazioni.
D'altra parte la competenza del D.r Zi
liotto nelle varie e multiformi questioni in
teressanti le rivendicazioni italiane su que
sta sponda potrebbe determinare i fattori
responsabili a valersi dell’ opera sua anche
altrove.
E certo in ogni modo che il Sindaco reste
rà assente da Zara ancora per qualche tempo.
11 vice-ammiraglio Cagni a Zara. Ai 15
la nostra città ebbe l’altissimo onore di
ospitare S. E. il vice-ammiraglio Umberto
Cagni, eh' è una deljlorie più belle della
nostra marina.
Reduce da un vialq in provincia, arrivò
a Zara verso le 10 bezzo con il contro
caccia „Rosolino Pil| atteso a riva .vec
chia dalle rappresetjze civili e militari,
dalla Banda Municfe e da un’enorme
folla festante, recancentinaia di tricolori.
E pur la città era tà pavesata e imban
dierata a tricolori. ì
Salutato all’atto silo sbarco dal pro
sindaco Persicalli e i rappresentanti delle
autorità, S. E. si iò per Calle Larga al
Municipio, seguito i un imponentissimo
corteo di cittadini £ ogni classe, i quali
alternavano alle nohnusicali il canto degli
inni patriottici e le iclamazioni, fervidissi
me e sonore, all* os;e illustre e alla gran
de Italia.
Piazza del plebiso, ove si fermò il cor
teo, offerse lo speicolo, ornai consueto,
delle grandi manifeizioni d’italianità della
nostra Zara. Un imfo il refrenato di accla
mazioni e di canti Un bagliore immenso
di bandiere. Si E., »stretto ad affacciarsi
al poggiuolo del Micipio, pronunciò, visi
bilmente commossojelle care parole. Disse
che il suo vecchio tore esultava al cospet
to dei cittadini di ara, sintesi dell’ italia
nità dell* intera proncia. E portò il saluto
delie terre d’Itali? stringenti in un solo
amplesso tutta la dmazia.
La Banda intonai Marcia Reale; e l’en
tusiasmo eruppe i magnifico modo, tra
l’agitarsi dei tricori e lo sventolio dei
fazzoletti e dei capelli. i
L ammiraglio s’trattenne famigliarmente
coi consiglieri comnali, ai quali diede le
più ampie e constanti assicurazioni sulle
nostre più care astrazioni per l’avvenire,
raccomandando pa.enza, calma serena e fi
duciosa e assoluta:oncordia.
Finita la solennererimonia, quando, S. E.
lasciò il Palazzo mnicipale per attraversare
nuovamente Piazzadel Plebiscito, il popolo
fece ala al suo pasaggio,Reclamandolo con
viva commozione;
L’ammiraglio sirecò quindi a visitare i
principali monumetti cittadini e il Museo di
S. Donato, sotto i guida dell’ egregio prof.
Smirich. Qui s’interessò particolarmente alle
preziose antichità -ornane che sono una te
stimonianza gloria* dell’ indelebile latinità
di queste sponde.
A mezzogiorno ebbe luogo una colazione
intima e alle 13.3) seguì la partenza, alla
quale assisteva di nuovo gran folla che non
cessò d’acclamare l’ospite insigne, 1* Italia
e la gloriosa marna italiana, finché il „Ro
solino Pilo", filando velocissimo, non fu al
largo fuori del porto.
L’arrivo della commissione degli ammi
ragli interalleati. Sabato dopo il tocco
sono arrivati a Zara i contrammiragli com
ponenti la commissione interalleata di am
miragli che, provenienti da Pola, hanno ini-
sono arrivate
al comando del comandante Miraglia con a
bordo il contrammiraglio Ugo Rombo, la
H. M. S. Diamond al comando del coman
dante Scott con a bordo il contrammiraglio
inglese E. G. Kidle e la nave americana
Maury al comando del comandante Newton
con a bordo il contrammiraglio americano
Niblack.
Ieri poi è arrivato S. E. il Governatore
viceammiraglio Enrico Millo assieme al con
trammiraglio francese Ratyè.
La città, in questi giorni, era tutta imban
dierata a festa. Le navi sono partite stamane
per la provincia.
Sui festeggiamenti, fatti agli ospiti illustri,
diremo nel prossimo numero.
11 dittico di Zara che, come già annun
ziammo, venne donato dal poeta della Pa
tria al nostro municipio, è esposto nella ve
trina della libreria de Schónfeld.
I giornali croati asseriscono che qual
cuno intenda di formare nella nostra città
un partito democratico slavofilo, avverso
all’ attuale amministrazione comunale.
A questa notizia, inesatta e tendenziosa,
n<--n si dà alcun credito da persone che
devono essere bene informate. Ora gl’ita
liani — lo sappiano amici ed avversari —-
vogliono essere soltanto Italiani, cioè com
patti e forti; gli screzi non esistono che
nelle fantasie dei gazzettieri jugoslavi. (
Quanto a noi, restiamo fedeli ai principi
propugnati nel programma politico, che svol
giamo anche oggi e svolgeremo ancor più
ampiamente in seguito, proponendoci di con
tribuire, per quanto sta in noi, al migliora
mento materiale e morale del paese. Questa
nostra opera, frutto di profondi convinci
menti, come non è soggetta a influssi di
persone o di istituzioni, cosi potrà svolgersi
completamente spontanea e indipendente
anche per 1’ avvenire.
Stonature di Curia. Mi è capitato tra
mano, non so come, il „Folium Dioecesa-
num" di gennaio, organo ufficiale della Cu
ria Arcivescovile di Zara e della Curia Ve
scovile di Sebenico. Non è nelle mie abitu
dini di leggere i fogli curiali, ma tant è ;
la mania del leggere ci ha pervasi così,
che quando si son letti tutti i giornali che
ci favorisce il Nani, si legge anche il . . .
„Folium Dioecesanum".
Naturalmente a Zara italiana e finalmente
redenta, con tanti sacerdoti italiani, con
tutto un popolo italiano, io mi immaginava
che almeno la Curia arcivescovile di Zara
avesse qualche cosa da dire anche a noi
italiani. E’ ben vero che, uscita di neutralità
l’Italia, anche il foglio curiale, più radicale
nelle conclusioni dello Stesso giornale del
governo, dichiari guerra all’italiano espel
lendolo dalle sue colonne; ma oggi la, si
tuazione politica è ben diversa. Un po’ di
riguardo a Zara italiana m’era sembrato
naturale almeno oggi. M’ingannai. Nella
curia arcivescovile di Zara come in quella
di Sebenico siamo in piena Jugoslavia,
taliano è stato bandito del tutto; anzi n
c’è più posto neppure per il latin.°’ Pe.rc, ,
in tutto quel foglio di latino, all infuori del
titolo, non trovi che un decreto papa.e e
l’esecuzione di un decreto papale che, na
turalmente, non potevano apparire in veste
jugoslava.i , .
li resto, sette pagine di testo, in lingua
croata, o più modernamente, in lingua serba-
Vi trovi commenti §al diritto canonico di
certo Bock di Sarajevo, vi trovi il notiziario
di curia che ti dà relazione sulle funzioni
in duomo; c’è anche un decreto destinato
ai sacerdoti diocesani; vi sono due cenni
necrologici; tutto in croato. E passi il ne
crologio croato di prete Perié, gran pa-
triarca croato, che, a detta del redattore
Kirigin, avrebbe avuto gran fama di filolo
go e di poeta. Ma che madre „Klaudija
Cerati", nata a Cesano-Maderno nella pro
vincia di Milano, e che per giunta è morta
a Zara nell’ educandato italiano di S. De
metrio dopo 54 anni di vita religiosa, debba
subire un necrologio croato nel foglio della
Curia Arcivescovile di Zara, eh via, signor
redattore Kirigin, è una stonatura di cui
non si sarebbe resa rea neppure la defunta
i. r. Smotra d’infausta memoria!
Reverendi 1 che non si possa esser più
seri e più oggettivi ? Che non abbiate an
cora capito che Zara è italiana e italiana
resterà ?
La vertenza tra operai e proprietari di
tipografia è stata risolta con vicendevole
sodisfazione. Il lavoro è stato ripreso sabato.
Ma, intanto, sul nostro tavolo, si sono
accumulati molti manoscritti, che, con la
migliore nostra volontà, non possono ,esser
oggi pubblicati. Lo faremo nel prossimo
numero. Nel prossimo numero daremo rela
zione delle sedute del Fascio Nazionale di
Zara, della cerimonia di consegna della ban
diera del Fascio Nazionale femminile di Roma
al Fascio femminile di Zara, delle feste
della Ginnastica, del Casino e pubblicheremo
altri stelloni di cronaca, oggi rimasti indietro.
La lettera ai dalmati riprodotta in un
opuscolo. La lettera ai Dalmati di Gabriele
d’Annunzio, è stata ora riprodotta in ele
gante opuscolo destinato ad avere la più
larga diffusione nel Paese, poiché la Lettera
in una forma mirabile con una passione
trascinante esprime il sentimento dell’ intera
Nazione e 1’ angoscia dei fratelli doloranti
dell’ altra sponda. Nessuno vorrà lasciar
passare 1’ opportunità di procurarsi la bella
pubblicazione che riproduce la più alta pa
rola detta da italiano in difesa dell’ italianità.
Gabriele d’Annunzio e il secondo col
legio di Roma. Siamo autorizzati a dichia
rare che a Gabriele d’ Annunzio non fu of
ferta in nessun modo la candidatura nel
secondo Collegio di Roma e che perciò
Egli non ebbe occasione di rifiutarla.
----- LLautor» zLella Lettera ai Dalmati, abituatoa manifestare sempre direttamenre li suo
pensiero, non riconosce alcun interprete e
si riserba la più larga libertà d’ azione.
Gli operai e il Governo. L’ Ufficio Affari
Civili del Governo della Dalmazia, assecon
dando anche la richiesta della Camera del
Lavoro di Zara, si è recentemente interes
sato di procurare lavoro ad alcuni operai
(muratori, falegnami, pittori) disoccupati di
detta città ed è riuscito a farli assumere alla
dipendenza del Comando della Difesa Mi
litare Marittima di Sebenico, col salario
giornaliero di 10 a 12 lire, oltre il vitto
(rancio marinai) e 1’ alloggio franco. Si è
però appreso con dispiacere che detto Co
mando ha dovuto, dopo pochi giorni, licen
ziare gli operai assunti perchè i medesimi
si sono mostrati pieni di pretese e, d’altra
parte, la loro capacità professionale ed il
rendimento del loro lavoro non sono risul
tati nemmeno lontanamente corrispondenti
alla elevata mercede loro corrisposta. Non
dubitiamo che 1’ Ufficio Affari Civili del
Governo della Dalmazia non ometterà in
avvenire, per questo spiacevole incidente,
di interessarsi premurosamente alla sorte di
tanti operai disoccupati esistenti in Zara,
ma riteniamo opportuno d’ altra parte rac
comandare agli operai stessi e per essi alla
Camera dì Lavoro di voler corrispondere
all’ interessamento del Governo con maggior
buona volontà, sia moderando le eccessive
pretese, sia in ogni modo facendo almeno
corrispondere alle mercedi richieste un ren
dimento di lavoro adeguato.
Decessi. È morto a Cittavecchia, gene
ralmente compianto, Francesco Tanascovich,
uomo probo, intemerato patriotta e teneris
simo marito e padre.
— Giovedì scorso i macellai e gli operai
della nostra città tributarono commoventis
sime esequie a Nino Gallioppi, un povero
giovane nostro concittadino morto a Fiume
in un sanatorio.
Alle famiglie in lutto porgiamo le nostre
condoglianze.
L* uso delle lingue nei pubblici uffici è
stato regolato in modo chiaro e preciso da
S. E. il governatore. L’italiana è lingua
interna d’ufficio; e italiana è la lingua della
luogotenenza.
Noi sappiamo, invece, da fonte positiva,
che, giorni addietro, in risposta a un bre-
vimano della Direzione provinciale di Fi
nanza, scritto, come di dovere, in lingua
italiana, il Consiglio scolastico prov. rispose
in croato. L’atto porta il N. 58 ed è fir
mato „conte Viskovic".
Associatevi alla
„LEGA NAVALE".
Neanche a farlo apposta! Riceviamo e
pubblichiamo: „Ieri ho ricevuto una lettera
da Zara : una locale, come si suol dire. Eb
bene. 11 francobollo è obliterato da appena
un soffio di timbratura, tanto che non si sa
da che ufficio p-ovenga la lettera; mentre,
nel bel mezzo della busta, nitidissimo sullo
spazio bianco, si presenta un bel timbro con
tanto di Zadar in testa. Che cosa vogliono
dire questi due timbri in una lettera sem
plice? Sono scherzetti di follia jugoslava, o
combinazione? Se è combinazione, è una
gran brutta combinazione. E i signori, che
dirigono 1’ ufficio postale, devono disporre
perchè non abbia a ripetersi mai piu .
Notizie postali. A datare dal giorno 9
febbraio a. c. i telegrammi privati d ìndole
commerciale sono ammessi non soltanto per
la città di Trieste, bensì anche per tutta la
zona italiana occupata dipendente dal Go
vernatorato di Trieste.
Per rìdere. Siamo in pieno carnovale. E,
dopo quattro anni di tetra quaresima, ab
biamo il diritto di divertirci.
Chi ci fa stare immensamente allegri,
oggi, è un professore. Anzi un regio lettore
di lingua italiana all’università di Zagabria:
il prof. Taddeo Bartolomeo Poparic.
11 quale — ma guarda quanta gentilezza!
—- ci manda una sua pappolata pubblicata
in italiano nell’„Obzor". In italiano per
modo di dire. Perchè, se il prof. I addeo,
nonché Bartolomeo, insegna come scrive, j
suoi scolari devono saper 1 italiano come,
press’ a poco, gli abitatori dello Scioa.
Ma questo importa poco. La forma è
niente, quahdo impera lo spirito. E lo spi
rito del prof. ‘ Taddeo, o Bartolomeo, è
semplicemente tremendo.
Perchè egli non si accontenta di lanciare
anatemi contro l’Italia usurpatrice; ma rug
gisce ancora:
„Figli d’Italia! L’oppressione vostra pe
sa ^a piombo ! La tirannia vostra e tale, che
dovrebbe farci sospirare la risurrezione dei
nostri testé abbattuti tiranni secolari! Ma
no ! Opprimeteci ancora più forte, depre
date, guastate le „nostre città e colti col-
1’ asta inimica e il peregrin furore", abbat
tete con sacrilega mazza le pietose lapidi,
sotto le quali „all’ombra dei cipressi e
dentro le urne" riposano i nostri cari morti,
— non riuscirete a nulla !"
Dio, che sgomento!
Ma più di queste sfuriate da burattino,
quelle che impressionano sono le scoperte
del prof. Taddeo, o, se volete, Bartolomeo.
L’Italia — secondo lui — dimentica che
i Croati le hanno dato in tutti i secoli un
largo tributo di architetti, di pittori, di
incisori e di rettori di università ; e dimen
tica — sopra tutto — di essere stata sal
vata ad opera dei Croati dalle invasioni
turchesche.
E tombola.
Non è l’Italia, face divina, che ha illu
minata questa nostra sponda : non è il Ri-
nascimento italiano xkc La ctiuesiti i nostri
ingegni più belli, affratellandoli a quelli
della Penisola; non è in virtù dell’ arte
italiana che i Maestri e gli Umanisti dal
mati si sono resi celebri ; ma sono i geni
croati del prof. Poparic che scesero all’ im
provviso, e bell’e fatti, come lo spirito
santo, ad illuminare, in nuova Pentecoste, i
barbari d’Italia.
E l’altra buffonata dei Turchi? „Senza
Venezia — scrisse Nicolò Tommaseo — la
Dalmazia, invece di governatori, avrebbe
pascià."
Del resto — a proposito degli orrori ita j
liani — rimandiamo 1’ ameno prof. Bartolo
meo e tutti i tristi pennaiuoli della Croazia,
fabbri assidui di menzogne, alla protesta
del Radic e del suo milione di agricoltori.
Lì, lì, c’ è musica, e di quella buona. Lì,
lì, sono illustrate drasticamente le delizie
dell occupazione serba, cui ultima ratio è
sempre quella del bastone e della fuci
lazione.
Edificatevi in quella, signor professore e
lettore. E non bestemmiate il santo nome
d Italia, profanando il nostro dolcissimo
idioma.
Le note di banco alleate. Consta che
circolano nel territorio occupato della Dal
mazia monete cartacee austro-ungariche,
portanti impresso il bollo della Jugoslavia
e della Croazia e Slavonia.
Poiché si ritiene che tale valuta cartacea
sia introdotta nella zona occupata a spregio
del divieto d introduzione di moneta austro-
ungarica, disposto in genere con l’art. 5
dell ordinanza 26 novembre 1918 del Co
mando Supremo del R. Esercito e col cor
rispondente Bando N.o 13 di S. E. il Go
vernatore per la Dalmazia, — si reputa
opportuno porre in guardia il pubblico a
non ricevere le monete cartacee recanti
. ° jugoslavo, avvertendo che a ca
rico dei contravventori è comminata la pena
della reclusione da 3 a 7 anni, oltre la con
fisca delie valute.
Nostri concittadini a Trieste. 11 R. Go
vernatore della Venezia Giulia ha affidato
al nostro concittadino prof. Giuseppe Miiller,
assieme al dott. Marchesatti, il compito di
TrfeVte23^ 6 dÌr'gere ‘ civici musei di
==H Sindaco di Trieste ha nominato il
nostro concittad.no Giorgio Tamino farma-
cista a quell ospedale civico.
Per le ricerche batteriologiche. Con re
cente dispostone di S. E. il Governatore,
al laboratorio batteriologico ed igienico di
V Osned 7 ?CnZa Cd al laboratorio presso
1 Ospedale di marina d: ° H
anche state affidate tutte
riologiche, cliniche
marina di Sebenico sono
le ricerche batte-
e bromatologiche perconto del R. Esercito
del'RE FC del 2iuraH- « Comando Supremo
u s 'haEdrC,t°/0nLOrdinanza 31 gennaio
«• s. ha disposto che le liste dei Giurat
formate per 1’ anno 1918 valgono anche peri
Anno 2. - N. 15
Abbonamenti per ora non si ricevono. Per le inserzioni rivolgersi all’Amministrazione Redazione ed Amministrazione provvi-
Un numero centesimi 30 di corona — — — Pagamento anticipato — — — sodamente nella Tipografia Schonfeld.
Tra Serbi e Croati
Censurato
No. Parliamo della Croazia.
Dunque i croati dicono: „Noi protestia
mo?’ Contro chi ? Contro che cosa ? Una
piccolezza. „Noi protestiamo contro la pro
clamazione del Regno unito dei serbi, croati
e sloveni.. ?‘ Ma perchè, santissimo Iddio ?
Perchè mai ? ,,... perchè tale proclamazione
fu fatta senza appello a questi popoli in
generale e specialmente senza appello ai
croati, perchè fra i croati hanno aderito alla
proclamazione soltanto quelle persone che
fino all’ ultimo momento hanno servito fe
delmente gli Absburgo".
In Croazia non si fanno complimenti, a
quel che sembra. Si parla chiaro, e tanto
eggio per gli elemosinieri dell’ imperatrice
ita assunti ai fastigi insperati delle più alte
dignità di stato.
Perchè si direbbe che gli autori della
predetta dichiarazione abbiano voluto allu
dere, più che alla plebe ignara e alla bor
ghesia raggirata, a qualche eminente perso
nalità della politica neo-serba, anzi jugoslava.
Per esempio al prete Korosec o al ciancia
tore intrigante Trumbić.
Comunque la Jugoslavia è fraternamente
servita da „molte migliaia** di delegati, fi
duciari, ecc. del popolo croato riuniti in
assemblea straordinaria a Zagabria, capitale
della Croazia. Si noti bene : capitale della
Croazia — appunto per deliberare e inviare
. < alla conferenza della pace il telegramma che
contiene, oltre un diluvio d’altre proteste,
quella cui abbiamo accennato.
-Uri. modo dì dire, vecchio, ma che ;i-"
v specchia bene il nostro pensiero : „Discor
dia nel campo d’ Agramante". Che i croati
e i serbi non andassero molto d’accordo
lo sapevamo da parecchio tempo ; dobbiamo
tuttavia convenire che una così recisa e
precisa sconfessione ci ha lasciati perplessi.
Una volta tanto, cane ha mangiato di cane.
Come è vero che la scienza dei proverbi
assomiglia, in un modo impressionante, a
quella „dei se e dei ma“.
Non ci commuovono molto le beghe ju
goslave e particolarmente le noie di cuore
e le delusioni di spirito dei croati — in
primo luogo perchè è roba croata, poi per
chè vogliamo e dobbiamo ormai preoccu
parci esclusivamente degli affari nostri ; ma,
a puro titolo di cronaca, pensiamo che
questo „Noi protestiamo" possa essere util
mente rilevato.
C’ è una conferenza di Parigi che deve
aver nozione delle aspirazioni dei popoli e
provvedere conseguentemente all’ assesta
mento dei medesimi ? Indubbiamente. Al
lora i signori della conferenza prendano
nota che la Jugoslavia dei Karageorgević,
che la più grande Serbia sta per costituirsi
a dispetto d’una cospicua parte della gente
jugoslava.
E tiriamo avanti. 11 prelodato telegramma
dei delegati, fiduciari, commissari, ecc. del
popolo croato rivela una cosa che ci inte
ressa più direttamente. Denuncia cioè „gli
atti di violenza commessi dall’ Esercito serbo
con maltrattamenti, con sospensioni degli
organi autonomi del Paese, con minaccie di
impiccare e di fucilare i contadini croati," e
chiede che ,»T Esercito serbo venga imme
diatamente ritirato dal territorio croato e
cioè dalla Croazia, dalla Slavonia e dalla
Dalmazia ..."
Lasciamo andare la storia della Dalmazia
. territorio croato, anche perchè i croati stessi
non credono probabilmente a tanto; ma
prendiamo atto, per contro, che l’Esercito
serbo ha commesso anche in Dalmazia...
le belle imprese denunciate dai croati.
E ti saluto, con questo, angherie, sopraf
fazioni e violenze, attribuite al corpo d’oc
cupazione italiano in Dalmazia ed altrove !...
Signori della conferenza ! I croati in so
stanza dicono : a minacciare impiccagioni e
fucilazioni in Dalmazia, ad opprimere le po
polazioni dalmate e croate non furono gli
odiati e calunniati italiani, ma i soliti prodi
ed, eroici serbi.
E chiaro ? Il resto importa poco o niente.
Che la Croazia voglia una Jugoslavia costi
tuita „in repubblica confederata, unita sol
tanto per quanto riguarda gli affari esteri"
è affar suo. Si accomodi, se lo può e se le
pare utile.
A noi preme sia dimostrato ancora una
volta — repetita juvant — e dai nostri
stessi nemici, che i soldati d’Italia avan
zando nel sacro suolo della Dalmazia non
calpestarono con torvo animo di conquista-
torcia terra benedetta dal nostro cuore, nè
angariarono le genti di favella e di spirito
non italiano.
Questo si capisce, non per noi — non
he abbiamo mai dubitato ! ma per gli stra
nieri che poco ci conoscono e che ancor
meno ci amano.
E non ci dispiace, da ultimo, che il si- .
gnor Wjlson sappia come nel cuore della '
stessa Jugoslavia -— terra promessa della
pace e dell’ amore fraterno — vi sia chi
gridi all’ inganno e alla ribalderia.
Il diritto dell’autodecisione
(Un pensiero di Crispi).
E’ un diritto, che nella situazione attuale
dell’ Europa va accettato con molte riserve.
Alla Francia, per esempio, non converrebbe
un plebiscito per P Alsazia-Lorena.
A questo proposito appunto un illustre
americano, Witney Warron, scriveva nella
„Renaissance" di Parigi: „11 solo elemento
che conta è P elemento autoctono, qualunque
sia la sua potenzialità numerica, Quando
non vi fosse più in Alsazia-Lorena che un
solo alsaziano e un solo lorenese aborigeno,
le aspirazioni di questi avrebbero la prece
denza su quella di migliaia di tedeschi im
portati. Qualunque sia il loro numero gli
italiani di Dalmazia sono i proprietari au
toctoni della regione".
E’ inutile ricordare un giudizio espresso
da Francesco Crispi in una lettera al de
putato francese Raiberti.
„Voi date molta importanza ai plebisciti,
e per un repubblicano non è corretto. I ple
bisciti violatori della libertà e contrari al
diritto di nazionalità sono nulli, per vìzio
sostanziale nulli si reggono finché la forza
sostanziale li sostiene ; cessano quando il
popolo può rompere i vincoli che lo legano
al patto iniquo, e può riprendere, sovrana-
mente, la sua autonomia. Se i plebisciti aves
sero la efficacia che voi vi apponete, do
vreste rispettare il plebiscito del 14 decem
bre 1851, col quale il popolo francese, sor
preso e abbattuto, approvò il colpo di stato
di Luigi Napoleone e ne accettò la ditta
tura. il plebiscito è una formula cesarea
contraria alla sovranità popolare. Riflette
teci un po’, perchè con la vostra teoria da
reste ragione ai bonapartisti, i quali chie
dono T appello al popolò. L’ esistenza e la
indipendenza delle nazioni non possono
essere soggette all’ arbitrio dei plebisciti. Le
nazioni vivono di diritto naturale eterno,
immutabile: nè per forza di armi, nè per
volontà di plebiscito codesto diritto può
ricevere alcuna mutazione "
[[[ESSI SABBI A SPAINO
Il proclama del comitato interalleato degli ammiragli
Spalato, 28 febbraio.
Net giorno 23 corr. il giornale locale
croato portò la notizia che 1’ indomani sa
rebbe arrivata a Spalato la commissione
interalleata degli ammiragli d’Italia, Ame
rica, Inghilterra e Francia per studiare la
questione di Spalato. 11 giornale aggiungeva
V invito a tutta la * cittadinanza di recarsi
all’ arrivo degli ammiragli per festeggiarli.
Del pari vennero affissi nei luoghi pubblici
appelli con analogo invito diretto alla cit
tadinanza.
1 nostri connazionali, per portare anch’ es
si il loro saluto agli ospiti illustri, risolsero
di partecipare alle manifestazioni di omag
gio, e poiché era ancora ignota l’ora del-
V arrivo, si raccolsero la mattina del 24 corr.
nelle sedi delle loro società per ricevere le
opportune notizie.
Giunta entro la mattina la notizia, che
gli ammiragli sarebbero arrivati nel pome
riggio, ma non avrebbero approdato colle
loro navi alla banchina che la mattina suc
cessiva, i nostri connazionali cominciarono
ad uscire alla spicciolata dalla società.
Gli Jugoslavi, informati che i nostri con
nazionali s’ erano raccolti nei locali del
„Gabinetto di Lettura", inviperirono e si
diedero a dar saggio della loro intolleranza
e brutalità. Anzitutto si raccolsero numerosi
dinanzi al portone della sede sociale, e
quando cominciò V uscita dei nostri conna
zionali, fu un seguito ininterrotto di insulti,
minacce e fischi, che si protrassero oltre
un’ ora, non soltanto non repressi, ma anzi
favoriti dalle presenti pattuglie serbe, che
non nascondevano addirittura il loro com
piacimento per le disgustose scenate.
La signora Irma, moglie di Giovanni
Valle, mentre in Piazza dei Signori, reduce
dal Gabinetto, erasi soffermata dinanzi alla
vetrina di un negozio, venne affrontata da
tal Gambarasr che la colpì ripetutamente
con pugni alla testa.
Nel pomeriggio arrivarono le navi dei
quattro ammiragli, che gettarono le ancore
fuori del porto. Sulla, r- nave „Nino Bixio"
giunse il contr.-amm. italiano Ugo Rombo,
sulla nave „Olympia" il contr.-amm. ameri
cano P. A. Niblach, sulla nave „Atmah" il
contr.-amm. francese Ratyè e sulla nave
,,Diamont“ il contr.-amm. Kiddle.
Verso le 5 pom. ì membri del „Fascio
Nazionale italiano" di Spalato avvocati Dr.
Leonardo Penzoli, Đr. Antonio Tacconi, Dr.
Edoardo Pervan, Dr: Stefano Selem e sig.
Riccardo Savo, i quali si erano recati a
bordo della nave ammiraglia italiana „Nino
Bixio" per riverire il sig. contrammiraglio
italiano Rombo, facevano ritorno in città
in compagnia del comandante dello stazio
nario italiano „Puglia*4 e del capo dello
stato maggiore della nave ammiraglia che
erano scesi per visitare la città.
Quando dalla Riva francese voltarono
nella via Marmont, cominciò a raccogliersi
intorno a loro un gruppo di dimostranti,
che li accompagnò con fischi e grida ingiu
riose e che andava sempre più ingrossan
dosi e facendosi minaccioso, mentre lungo
la via Marmont^si avvicinavano alla sede
del Gabinetto di Lettura.
Presso alla gradinata che dalla via Mar
mont conduce al Sovrastante piazzale, la
dimostrazione ostile j aveva assunte dimen
sioni quanto mai gravi e pericolose. I cin
que signori del Fascia e i due ufficiali ita
liani si trovarono sbarrato l’accesso alla
gradinata dai dimostranti, che li respìnge
vano violentemente indietro e si avventava
no loro addosso, colpendoli con pugni, ba
stoni ed ombrelli è scagliando contro di
loro anche dei sassi, due dei quali colpi
rono alla schiena il comandante della „Pu
glia", capitano di fregata Giulio Menini,
mentre il capo dello stato maggiore della
nave ammiraglia cap, di fregata G. Alessio,
riceveva pure un colpo alla testa che gli
faceva cadere il berretto. Gli atti di inau
dita brutalità erano accompagnati da grida
di minaccia e d’indulto, le più volgari ed
oscene contro di essi e la nazione italiana.
I signori, i quali volevano rifugiarsi nel vi
cino Gabinetto di Lettura, non riuscirono
a farlo, essendo stati ricacciati violentemente
indietro con spinte e percosse dai dimo
stranti, che alcuni gendarmi jugoslavi inter
venuti non tenevano comunque in freno.
Essi dovettero dunque retrocedere lungo il
piazzale Marmont, scendendo per la maggior
gradinata alla riva vecchia, per fare lungo
questa ritorno alle ‘ navi. Durante tutto il
percorso essi vennero sempre svillaneggiati
e minacciati ed anche percossi dai dimo
stranti, fattisi sempre più numerosi e turbo
lenti.
Quando furono ricini alla dogana, nel
punto dove si vo!?e alla Riva^nuova. ne
trovarono sbarrato 1 accesso da un cordone
di guardie, che lasciò passare gli ufficiali,
ma j-espinse indietro i signori del „Fascio",
lasciandoli alla mercè degli aggressori. In
seguito ad energiche rimostranze, il sig.
Dr. Pezzoli e Dr. Tacconi e il fratello di
questo, prof.' Ildebrando, riuscirono ad in
durre le guardie a lasciarli passare oltre il
cordone ; ma, appena ciò fatto, questo venne
rotto dai dimostranti che si scagliarono loro
addosso, finché, beffeggiati e percossi, a
stento riuscirono a ricoverarsi nell’ andito
della dogana. Chiuso il portone, i dimo
stranti fecero irrurenza contro lo stesso,
tentando più volte di sfondarlo, e vi si
piantonarono davanti per oltre un’ ora, co
stringendo i tre signori a rimaner rinchiusi
nell’ andito, continuamente minacciati e vili
pesi, senza che nessun organo di sicurezza
trovasse necessario di intervenire, per pro
teggerli e liberarli.
Appena verso le 6 e mezzo pom. inter
vennero il membro del governo provvisorio,
Dr. Grisogono, assieme al Dr. Angjelinović
e ad alcuni gendarmi: facendoli uscire per
una porta posteriore, li accompagnarono alle
loro case. La cosa assume tanta maggior
gravità, ove si rifletta che i dimostranti
ritenevano, che l’altro ufficiale italiano, che
era in compagnia del comandante della
„Puglia" e che veniva da essi insultato e
percosso, fosse lo stesso ammiraglio italiano,
preside della commissione interalleata; ciò
che risultava tanto dalle grida che emette
vano, quanto da Ciò che scrive in pro
posito la stampa locale, la quale designa
ancora come aggredito 1’ ammiraglio italiano.
In questo frattempo la turba, che asse
diava il Gabinetto di Lettura, dopo aver
colla violenza impedito ai suddetti signori
l’ingresso ai locali sociali, maltrattò le altre
persone che vi accedevano. Venne così col
pita da persone ignote la signora Antonia
Cerinich d’anni 62 e da altra persona fu
colpita con un pugno alla spalla sinistra sua
figlia Amata, che era intenta a curare la
madre. Venne percorsa pùre un’ altra figliola
della Cerinich, la signorina Pina.
Poco appresso comparve nei locali sociali
l’organo di polizia Gaspari, invitando i
soci presenti a chiudere le persiane, poiché
non assumeva nessuna garanzia per 1’ atteg
giamento che poteva prendere la folla sot
tostante. A ciò venne tosto corrisposto, ma
un momento appresso, cioè alle 6.10 pom.
cominciò una fitta sassaiuola contro le ve-
triate e durò ininterrotta fino alle 7 pom.
riducendo in pezzi i vetri di tutte le finè
stre non munite di serramenti esterni. I sassi
gettati avevano dimensioni grosse fino ad
un chìlogramma, e venivano scagliati con
tale violenza che uno specchio appeso ad
una parete distante oltre sei jmetri dalle
finestre venne mandato in frantumi. Sulle
pareti si riscontrano anche altre tracce di
colpi di sasso. Molte signore e signorine,
raccolte ^iei locali, caddero svenute. Una
pattuglia sarba con parecchi gendarmi che
si trovava nel sottostante piazzale si man
tenne passiva e lasciò continuare indistur
bato 1’ assalto. Anzi l’ing. Giuseppe Miros-
sevich udì una guardia serba dire ad un
eccedente che stava per gittare una pietra:
„fa soltanto presto"; ed il sig. Fortunato
Marchi constatò che i gendarmi serbi vol
tavano le spalle alla turba.
Verso le ore 8 pom. un ufficiale ameri
cano venne a rilevare il fatto e a constatare
i danni.
Indi i dimostranti in fretta percorsero la
città colle grida e i canti più scurrili e con
urla d’insulto e di ^minaccia agli italiani, al
Re d’Italia ed alle persone più in vista del
locale partito italiano, sotto le finestre di
ciascuno dei quali inscenarono una dimo
strazione ostile.
Essi si diedero quindi ad una caccia
sfrenata agli italiani che trovarono per via.
La signorina Aurora Zlodre venne colpita
a sangue con un colpo di ombrello, e fe
rita pure alla testa la signorina Nicolina
Puizina cui venne asportato il cappello. La
signorina Annita Vusio di Francesco venne
colpita con un pugno alla schiena da tal Reiè.
1 signori Pietro Montana di Francesco,
Bruno Polli, Spiridione Terzich ed il signor
Pervan sellaio, scendendo da una terrazza
sita nella- parte posteriore dell’ edifizio del
Gabinetto di Lettura in un cortile che ha
da altra parte accesso sulla via, si recarono
alla nave americana per renderla avvertita
dei gravissimi disordini che si svolgevano,
riferendo come i soci fossero assediati entro
i locali da una turba minacciosa e senza
possibilità di uscire e difendersi. Al ritorno
il sig. Montana venne percosso violentemente
dalla turba, riportando una lesione al ginoc
chio sinistro.
Vennero pur percossi con pugni il sig.
Spadavecchia Domenico, e il sig. Pietro
Rubcich ed il sig. Marino Ligutich.
I dimostranti si diedero pure ad aggre
dire i negozi degli italiani, infrangendone
le insegne e le vetrate. Furono particolar
mente danneggiati i negozi dei signori Er
nesto Seveglievich, Giuseppe Boban, Leone
Calebotta, Eugenio Miotto e la farmacia
del sig. Antonio Tocigl.
La mattina del giorno 25 corr., i membri
del Fascio Nazionale, dietro invito ricevuto,
voleva no_recarsL sulla... nave .ammiraglia ita
liana „Nino Bixio".
Giunti sul molo S. Pietro dove è accostata
la nave trovarono il molo stesso pieno di
dimostranti croati. Avendo essi dichiarato
alla sentinella, che voleva impedire il loro
accesso alla nave, che vi si recavano per
chè invitati, tutti i dimostranti si riversarono
contro di loro, coll’ imposizione di retroce
dere. E, passando quindi senz’ altro a vie
di fatto, si diedero a colpirli con pugni e
calci gettando a terra il sig. Riccardo Savo,
che riportò una lesione alla mano, e respin
gendoli verso il caffè al porto. Avendo essi
cercato di rifugiarsi nel caffè, questo venne
preso d’assalto, e ne furono spezzate le
lastre. I signori Dr. Pezzoli, Dr. Tacconi e
Riccardo Savo, inseguiti e percossi anche
dentro il locale, riuscirono a stento ad al
lontanarsi per una retrostante finestra che
da sul perrone della ferrovia.
Va osservato — vera ironia ! — che la
sera del 24 corr., mentre il paese era in
preda alla più sfrenata violenza ed anarchia,
veniva diffuso in città un manifesto a firma
del presidente del governo proviaciale Dr.
Krstelj, nel quale, con inaudito cinismo, si
magnificavano la quiete e V ordine esem
plari, nonché 1’ assoluto rispetto per le con
vinzioni di ognuno sino ad ora mantenuti
in città da j)arte dell’ elemento croato ;
della qual cosa, come pure della maturità
politica dei croati, la commissione ammira
glia, venuta ad esaminare le condizioni del
paese, avrebbe potuto senz’ altro pienamente
convincersi, accentuandosi che da tale con
statazione avrebbero potuto dipendere im
portanti decisioni per la sorte di Spalato ed
anche dell’ intera Dalmazia.
Inutile rilevare quali possano essere state
le impressioni della commissione degli am
miragli il giorno stesso del loro arrivo in
paese, di fronte agli eccessi narrati.
Gli ammiragli trovarono intanto di esigere
la comparsa sulla nave ammiraglia italiana
dei rappresentanti del locale governo e del
comune allo scopo di obbligarli a porgere
pubbliche e solenni scuse per gli inauditi
eccessi avvenuti il 24 corr. Queste scuse
vennero infatti porte la mattina seguente
alla persona del contrammiraglio italiano in
presenza delle rappresentanze di tutte le
navi alleate. t
Naturalmente la situazione in paese con
tinua ad essere oltremodo critica e minac
ciosa, malgrado che pattuglie di marinai
interalleati perlustrino le vie cittadine, per
concorrere alla protezione dell’ ordine pub
blico.
Nella mattina del 26 febbraio venne af
fisso un proclama della Commissione inte
ralleata degli Ammiragli del seguente tenore :
’ COMITATO INTERALLEATO DEGLI
AMMIRAGLI
per F applicazione delle clausole dell’ armi
stizio in Adriatico.
Il Comitato Interalleato degli Ammiragli
per V applicazione delle clausole d’ armisti
zio in Adriatico è dispiacente di constatare
che ' V ordine e la sicurezza non regnano
nella città di Spalato.
Degli Ufficiali appartenenti ad una delle
Nazioni Alleate sono stati molestati.
Il Comitato pel tramite del Contrammi
raglio Niblack Delegato degli Stati Uniti
d’ America, incaricato dal Comando, Marit
timo della Zona, informa le Autorità locali,
tanto civili che militari, che gli atti com
messi costituiscono una violazioné delle
clausole dell’ armistizio e che il loro rinno
varsi sarà impedito colla forza delle armi.
Allo scopo di ristabilire prontamente
V ordine, il Comitato mette a disposizione
dell’ Ammiraglio Delegato degli Stati Uniti
d’ America delle pattuglie interalleate e gli
demanda di prendere, colle truppe serbe e
colle forze della polizia locale, tutte le di
sposizioni complementari perchè l’ordine
non sia più turbato in nessuna circostanza.
Saranno prese le misure più severe, se
condo le leggi della guerra, se le Autorità
civili e Militari si mostreranno impotenti a
ristabilire 1’ ordine, ed i Delegati non esi
teranno a prendere qualunque provvedimento
che essi ritenessero necessario contro le
Autorità che saranno state inferiori al loro
compito.
Sono considerati — fra gli altri — come
atti contrari alle clausole dell’ armistizio i
seguenti : a
Ogni insulto alle bandiere alleate ;
Ogni oltraggio con parole o con gesti
verso gli Ufficiali o marinai o soldati delle
Nazioni Alleate ;
Ogni assembramento tumultuoso ;
Ogni manifestazione contraria agli Alleati ;
Ogni attentato contro la libertà indivi
duale e contro le proprietà private ;
Og ni violazione, di domicilio ;
Qualunque rifiuto di ottemperare agli or
dini delle pattuglie ecc.
Dato a Spalato, il 25 febbraio 1919.
Firmati i Delegati delle quattro Potenze
Alleate ed Associate.
per 1’ Italia : Ugo Rombo, Presidente del
Comitato,
per gli Stati Uniti d’ America: A. P. Ni
black.
per la Francia : Ratyè.
per la Gran Bretagna : Kiddle.
Contemporàneamente venne pubblicata
un’ altra proclamazione dell’ Ammiraglio a-
mericano, al quale è affidato il comando
marittimo di questo circondario, con cui
per mantenere I’ ordine e la pace richiede
che non venga esposta nessuna bandiera e
divieta in genere qualsiasi dimostrazione,
corteo, assembramento per le vie, canti e
spiegamento di bandiere in processione.
Il donio del terrore a Hall
Traù, 28 febbraio.
A Traù spadroneggia dopo il crollo del
l’Austria un comitato jugoslavo composto
quasi esclusivamente di persone losche ve
nute non so di dove, fra le quali primeg
giano due donne, una certa Medini, moglie
del consigliere giudiziario, una certà Rubi-
gnoni ed il famigerato pretuncolo Brajevich.
Questo prete che all’ inizio della guerra eu
ropea aveva tenuto dei discorsi di fuoco
eontro la Serbia, dipingendola coi più foschi
colori, lo potete vedere ora a capo di tutta
Iagitazione in favore della Serbia, e contro
l’Italia. L’ esponente burocratico poi di que
sta cricca è il commissario politico Eduard
Luger, ex austriaco ed ora fervente serbofilo,
il quale amministra il Comune di Traù e nel
tempo stesso esercita il terrore nella città.
Il malcontento fra la popolazione sia cit
tadina che rurale cresce di giorno in giorno ;
il fermento è già abbastanza manifesto e
potrebbe degenerare in gravi disordini. Il
popolo incomincia già a sentire la potente
attrazione che esercitano su esso i valorosi
soldati d’Italia con il loro contegno som
mamente civile e con la loro innata bontà
d’animo. Comprende il pericolo che ne de
riverebbe al paese in caso che questo do
vesse venir annesso alla Serbia ; fa confronti,
indaga, osserva e, seppur lentamente, riesce
a liberarsi dal giogo di tutta quella caterva
di fandonie lanciate contro P Italia dagli
agitatori croati, ai quali esso dapprima aveva
prestato fede. Anche nella classe intelligente
molti sono coloro che in cuor loro deside
rano 1 Italia, senza trovare il coraggio per
manifestare questi loro sentimenti.
Censurato V
Pertanto le persecuzioni da parte
delle cosidette autorità (che autorità non ne
hanno alcuna!) contro la popolazione ita
liana sono continue. Giornalmente 1’ ex com-
misario austriaco Luger minaccia a destra
ed a manca pene severissime a tutti coloro
che vanno a prendere a Sebenico i viveri,
che magnanimamente S. E. il Governatore
Millo ha voluto concedere che fosssro distri
buiti ai traurini sia gratuitamente sia verso
tenuissimo importo. Maggiormente presi di
mira sono i nostri membri del Fascio
Nazionale, alcuni dei quali ricevettero anche
il mandato di comparire immediatamente
Anno 2. - N. 17 Zara, 8 marzo 1919
Abbonamenti per ora non si ricevono.
Uu mimerò centesimi 30 di corona Per le inserzioni rivolgersi all’ Amministrazione
—• — — Pagamento anticipato — — —
Redazione ed Amministrazione provvi
soriamente nella Tipografia Schonfeld.
Giornata dì grande esultanza e di legit
timo orgoglio è stata quella di ieri per gli
Zaratini, che hanno ricevuto in ^plono dalia
città di Firenze il tricolore della Patria. Ieri
dinanzi a tutta Zara festante, dinanzi ai rap
presentanti della nobile Firenze si compì un
rito solenne di amore e di fede, si suggel
larono le antiche tradizioni di fraternità
eh’erano esistite da secoli tra questa spon
da dell’ Adriatico e la città che fu culla
della lingua e dell’ arte italiana.
Alla patriottica- cerimonia, cui gli Zaratini
assistettero piangenti di commozione e di
giubilo, oltre agli altri cospicui rappresen
tanti della città dei Fiore, uomini illustri e
nobili gentildonne, intervenne anche Colui
che descrisse da scienziato la nostra terra,
corresse errori statistici e rettificò la topo
nomastica romanza della Dalmazia nel suo
libro magnifico, che è non soltanto opera
di scienziato imparziale, ma anche la ma
gna charta dei nostri diritti e della no
stra civile libertà. A Giotto Daineìli, effi
cace assertore della nostra italianità, noi
porgiamo un devoto, reverente saluto.
Solcasi nell’ Eliade sacra evocare du
rante le feste nazionali dagli aedi i numi
tutelari della patria, perchè aleggiassero,
spiriti indigeti, sopra la turba esultante. E
ieri si evocò l’ombra del Cieco Veggente
di Dalmazia, le cui ossa, giacenti nel cam
posanto di Settignano presso Firenze, sus
sultarono certamente di gioia all’ eco della
festa dalmatica, ma anche inorridirono di
sdegno per 1’ atteggiamento antitaliano della
nazione serbica che Egli riteneva chiamata
a grandi destini, mentre invece intristisce
in queste giornate solenni nell’ibrido con
nùbio con la magniloquente arroganza croata.
Ma la lampada del Sibenicense stà ancora
viva su Lui sepolto: ond’Egli può oggi a
ragione ripeterci :
E quei che passeranno
Erranti a lume spento,
Lo accenderan da me.
Al patrio rito furono presenti anche i
mani di Arturo Colautti: la sua ombra è
placata. Zara non è piu la solitaria, la jgian-
gente: la sua grande fede si ridesta e rin-
novella nell’ amoroso consenso di tutta la
nazione italiana.
La cerimonia di ieri resterà impressa nelle
menti e nei cuori degli Zaratini e dei Fio
rentini. Zara entra a far parte della nazione
italiana nell’abbraccio augurale della città
di Dante. Il vincolo d’affetto tra le due
-città resterà indissolubile.
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
Come un uomo straniero, le udrà!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c’era;
Che la Santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà!
e
L’anima di Zara vibrò ieri del più puro
entusiasmo. Dall’ umile operaio al più colto
borghese, dal povero al ricco tutti, senza
distinzione di parte, si sentirono affratellati
da un solo pensiero : onore agli ospiti egre
gi che, guidati da sublime affetto per la
nostra terra, vennero a noi per dirci la pa
rola di fede, per offrirci un pegno tangibile
del loro affetto, una testimonianza solenne
d’amore fraterno che altamente ci onora.
Pur troppo la festa solenne, che doveva
lasciare nella cittadinanzar intiera un ricordo
indimenticabile, non fu favorita dal tempo.
Una densa nuvolaglia ingombrava il nostro
bei cielo italico, e un’ acquerugiola persistente
cadeva a bagnare le migliaia e migliaia di
bandiere tricolori che adornavano le fine
stre, i balconi, i negozi.
Al teatro Verdi
Verso le 10'30, ora fissata per la solenne
cerimonia, il popolo tutto di Žara accorreva
gruppi al Teatro Verdi, che in un batter
d’occhio fu letteralmente gremito. Il log
gione era un mare di teste, nei palchi e in
platea non un posto libero. Sul palcosce
nico, riservato alle autorità e alle rappre
sentanze, avevano preso posto i delegati
delle seguenti società: Lega Nazionale, So
cietà del Casino, Società Ginnastica, Circolo
Canottieri Diadora, Veloce Club Zaratino,
Nuova Italia, Società Filarmonica, Società
Operaia, Camera del Lavoro, Banca Popo
lare, Cassa Agricola, Monte di Pietà. No
tiamo poi una larga rappresentanza del Fascio
nazionale e del Fascio nazionale femminile.
Il Consiglio Comunale è al completo con a
Capo il prosindaco Ascanio Persicalli.
Nel palco d’onore prendono posto il ge
nerale Oneto, il contrammiraglio Galleani,
il cav. Ricci ed altri rappresentati delle
autorità.
Notiamo le bandiere. La bella e antica
bandiera della Società Ginnastica di Zara,
Quella dei nostri Vigili volontari, la nuovis-
si*na bandiera del Fascio femminile, dono
. Roma. Ad lati del palcoscenico campeg
giano quattro gonfaloni di Firenze.
Mentre si attendono gli ospiti fiorentini,
* Banda del Ricreatorio della Scuola d’arti
* mestieri dal loggione e la Banda munici
pale dal palcoscenico intonano gli inni patriot-'*
tici tra un entusiasmo indescrivibile.
Quando i signori del Comitato fiorentino
si presentano sul palcoscenico una imponente
acclamazione scoppia da tutti i settori del
teatro.
Nelle poltrone di prima fila prendon po
sto la contessa Luigia Capponi, Donna Ma
ria Colacchioni, la signora de Serragli, la
signorina Del Lungo, la signorina Santarelli,
il prof. Carlo Del Lungo, il prof. Garoglio,
il prof. Daineìli, il doti. Pachò, e la signo
ra Maria Ziliotto, con una larga rappresen
tanza del fascio femminile.
Sul proscenio prendon posto il prosindaco
Persicalli, gli assessori dott. Eugenio Rolli
e Artale e V on. Krekich. E incominciano i
discorsi.
Per il Consiglio comunale
A nome della rappresentanza cittadina
prende la parola il dott. Krekich. Egli si
sente onorato di porgere a nome del patrio
consiglio il suo commosso saluto alla rap
presentanza fiorentina per il dono superbo
della bandiera. Ma Zara V ha ben meritato
col suo lungo amore e col suo lungo sof
frire. La città, specie durante la guerra, vi
de abbattuto via via il Comune, palladio di
libertà sorto per volere di popolo, e poi le
scuole ed ogni altra istituzione. Ma il gran
cuore di Zara non è mai venuto meno, non
ha mai vacillato, e questo suo cuore si è
interamente manifestato nello storico pome
riggio del 4 novembre, quando il popolo
di Zara ha alzato le mani supplicanti verso
i fratelli liberatori, invocando la redenzione.
La grande madre Fa esaudito la figlia fe
dele, e le nostre donne, che con pazienza
mirabile avevano trapunto il tricolore, hanno
aspettato, non invano, di farlo sventolare
libero al sole. Ed oggi, per la vostra pa
triottica iniziativa — continua l’oratore —
voi, dame fiorentine, ce lo portate quale
pegno di intangibile amore e noi lo acco
gliamo con vigile cura e io conserveremo ge
losamente.
II discorso commosso dell’ on. Krekich,
interrotto spesso da applausi, viene salutato
in chiusa da una calorosa ovazione.
Per il Fascio nazionale
parla il prof. A. Caprini, il quale, dopo
aver salutato le gentildonne fiorentine e rin
graziato i signori del Comitato, insigni rap
presentanti delle scienze, delle lettere e
della stampa, per T opera fervida di studio
e d’amore, onde essi durante la guerra
contribuirono a illustrare e sostenere le no
stre più care aspirazioni, rilevò come con nes
sun’altra città, dopo Venezia, Zara eia Dal
mazia ebbero più saldi e tenaci vincoli ideali
attraverso i secoli della loro storia quanto con
Firenze. Poiché se Venezia sorressse nella sua
evoluzione il natio romanzo dalmatico contro
la sopraffazione d’altre lingue barbare che
minacciavano di sopprimerlo ; se via via
diede al nostro popolo la sua parlata armo
niosa e dolce, come l’anima mite, dei Ve
neti o come il bacio dell’ onda fra la lagu
na ; Firenze, che per eventi storici, per la
posizione geografica e sopra tutto per il
genio mirabile del suo popolo sin dal tre
cento aveva dato all’ Italia intera 1’ „idioma
gentil, sonante e puro", donò anche a noi
il mezzo efficace per T espressione del pen
siero nelle lettere, la lingua di Tommaseo
e Colautti.
Se Venezia, ci diede la pace, una saggia
amministrazione, provvide leggi, sicuri com
merci e la prosperità economica ; se salvò
le nostre terre dalla barbarie di Turchi e
di Croati, Firenze, centro delle arti e delle
lettere che resero grande e rispettata ne’ se
coli T Italia ci diede, ora e sempre, la fie
rezza di dirci e sentirci Italiani e un mezzo
potente di difesa: la cultura, con la quale,
più che con le armi, si vincono le grandi
battaglie tra i popoli.
Poi quando più fiero sorse tra le nazioni
il sentimento nazionale, noi insorgemmo e
lottammo per la difesa della lingua di Fi
renze e di Dante ; e basterà ricordare: V o-
pera svolta, per lunghi anni, dalla „Lega
Nazionale".
Se l’Italia oggi s’ accampa vittoriosa sul
Brennero, „sovra Tiralli", segnato ai suoi
destini dall’ Alighieri, lo si deve alla tenacia
montanara delle popolazioni tridentine ; se il
tricolore sventola fulgido dalle Alpi Giulie
e „presso del Quarnaro", termine vaticinato
della patria, è un frutto della fede di Trieste,
dell’ Istria e di Fiume. Ma se 1 Adriatico
torna oggi Golfo di Venezia e i nidi di vi
pere da questa sponda non morderanno più
il fianco indifeso della Gran Madre; se
T Italia potrà, libera, cercare le sue fortune
sulle vecchie vie del mare battute dalle glo
riose repubbliche marinare di AfflS&lfi,. di Ge
nova, di Venezia, diciamolo pure senza vana
iattanza, ma con legittimo orgoglio, T Italia
lo deve alla resistenza, alla fede, al sacrificio
di queste nostre genti nei secoli,
Ma la lotta, per Zara, non è finita. Anche
congiunta alla nazione, sarà sempre senti
nella avanzata d’Italia. Cantò il Carducci :
„Al nuovo sol rugge e a’ pericoli nuovi
il vecchio leon veneto".
Vada dunque il bel vessillo in Piazz» del
Plebiscito e dal balcone del Comune svela
toli alle libere aure italiche, garrisca il saluto
di Firenze al vecchio leone riapparso sulla
Torre civica, che stringe con T ugna il sacro
libro su cui sta „Pax". E pace'sia; ma pace
romana, pacati i nemici sopraffattori, non
pace con la vittoria dr Italia mutilata. Che
se T idra dalle molte teste risorgesse, noi
di Zara e di Dalmazia come gli antichi le
gionari di Roma accorreremo al vallo sulle
Alpi Dinariche, e allo straniero che tenta
di superare i valichi, rinnoveremo il grido
dei Dalmati in Roma eterna : Di qui non si
passa ! O Italia, o morte 1
In tutto il teatro scoppia un imponente
applauso.
A nome del Comitato fiorentino
Prende la parola il prof. Giotto Daineìli,
egregio illustratore della Dalmazia nostra, e
strenuo propugnatore delle nostre aspirazioni.
Egli dice :
Onorevole Sindaco, ;
L’Italia era da poco entrata nella grande
guerra delle nazioni e non soltanto per di
fendere i diritti della civiltà che essa stessa
largì da Roma al mondo intero, ma anche
per conseguire finalmente la integrità delle
sue terre e T unione dei suoi figli tutti —
quando Orazio Bacci, Sindaco di Firenze,
quasi ad affermare questo secondo scopo,
nazionale, della nostra guerra, promise che
Firenze avrebbe donato la bandiera d’Italia
a Zara redenta. La morte tolse troppo im
maturamente Orazio Bacci alla città ed al
paese ; ma il nuovo Sindaco di Firenze,
Pier Francesco Serragli, raccolse e fece sua
T idea, che un gomitato cittadino amorosa-
mente, gelosamente quasi, custodì, tra le
ansie indicibili dei lunghi anni di guerra
aspramente combattuta, fino al giorno ra
dioso della vittoria,. Vittoria della civiltà,
ma, anche per la civiltà, vittoria essenzial
mente italiana.
E siamo venuti, onorevole Sindaco, noi
cittadini di Firenze, < consegnarvi a nome
della nostra città la bandiera dell’ Italia vit
toriosa. Non è forse senza significato che
Firenze proprio, e non un’ altra città, com
pia questo, che sembra quasi un rito a una
consacrazione. In altri tempi vennero di Fi
renze in Dalmazia mercadanti ed artefici e
della nostra arte toscana sono qui, accanto
all’ arte diffusa dalla Dominante, sicure im
pronte. E come, se non la tradizione della
mercatura, certo quella dei viaggi e delle
esplorazioni si è tramandata presso di noi,
dai nostri grandi del passato giù giù fino
alla nostra generazione attuale, così è ap
punto dalla scuola dell’ Istituto fiorentino
che un Maestro e i suoi scolari han passato,
ripetutamente, il golfo di Venezia a questa
sponda, non soltanto per dimostrare che la
scienza non deve aver per suo campo i ri
stretti limiti della propria regione, ma sopra
tutto, onde affermare che qui, in Dalmazia,
terra naturalmente storicamente sentimental
mente italiana, doveva svolgersi T attività
sagace degli studiosi italiani.
Ed in Firenze pure, onorevole Sindaco,
si formò per la grande passione di De Bacci
Venuti — un nostro eroe degli Altipiani —
quel primo Comitato „Pro Dalmazia italiana",
che doveva poi agitare in tutta la Penisola
l’idea della giusta resurrezione vostra.
Per questa tradizione, forse talora incon
sapevolmente tramandata, di antichi e recenti
rapporti tra la nostra città e la vostra terra,
chi vi parlerà a nome del Comitato fioren
tino è di quella vecchia ed onorata famiglia
dei Serragli, che in un tempo mandò un
suo ramo in Ragusa in Dalmazia, dove ancor
oggi la lontana discendenza mantiene intatto
e vivo il sentimento e il vanto della sua
origine puramente italiana.
A me, signor Sindaco, spetta T onore di
portarvi il saluto di chi oggi degnamente
rappresenta la città di noi tutti.
Ecco le sue parole:
lì messaggio
Signor Sindaco
Fino da quando l’Italia era corsa dai
* fremiti della riscossa e coloro che dovean
diventare i suoi eroi sentivano i palpiti pre
monitori del lor fato glorioso, l’anima di
Firenze si volgeva con sollecito amore a
Zara, gemma dell’Adriatico.
Uno studioso nobilissimo, cui già il de
stino aveva segnato in fronte il sacrifizio
radioso, il prof. avv. Tommaso De-Bacci-
Venuti, alzò primo T affettuoso grido sì forte
che Firenze tutta lo intese e lo riecheggiò
con entusiasmo concorde. Il tricolore per
Zara ! diceva quel grido. E tosto le donne
di. Firenze balzarono per apprestarlo, collo
stesso fervido slancio che le agitava ai nomi
fatidici, di Trieste e di Trento. Zara, per
esse, voleva dir la Dalmazia, come Firenze,
per voi, vuol dire l’Italia. E il tricolore fu
trapunto, fu messo nella custodia, ed attese.
Quanto attese ! fra quali vicende, quali tre
pidazioni, quali tragiche ansici Ma anche
con qual fede! Quella stessa, onde costà,
in Zara vostra e nostra, lo aspettavano na
scosti i tricolori fratelli, che altri mani co
raggiose di donne avevano preparato per
il giorno promesso dell’inesprimibile gioia.
Ed ecco il gran giorno è venuto: il nuovo
giorno d’Italia, che i suoi profeti e poeti
vaticinarono di fra le tenebre dense; che
sarà tutto d’opere e di gloria, senza tra
monto: per noi e per voi, di qua e di là
dii’Adriatico nostro, dovunque batta un sol
cuore italiano, dovunque il cielo azzuro, co
me a Napoli, dica : qui è Italia ; dovunque
dicano, è Italia, i vigneti e gli ulivi fiorenti
come sui poggi di Firenze. Accogliete, o
fratelli, il tricolore che i fratelli vi mandano,
accoglietelo con amore infinito,, perchè infi-
nito è l’amore che ve T offre. Sventoli esso
a quei medesimi venti che agitarono i ves
silli di Roma, che gonfiarono in gloria i
gonfaloni di Venezia.
Sì spieghi esso nelle vostre strade ve
tuste, d’italica impronta, come qui si è spie
gato fra il battistero onde cristiano uscì
Dante e Palazzo Vecchio, ove si travagliò
e si affinò il Machiavelli. Baciatela, o Za
ratini, questa bandiera che Firenze vi dona :
a Zara italianissima per eroica tenacia la
dona Firenze, che agli Italiani insegnò T ita
liano, suggellando dalla sua immortale virtù
la più forte e soave di quante lingue si
parlino al mondo.
A me, non Fiorentino di nascita ma ve
nuto di fuori, a reggere per qualche tempo
questa culla divina dell’ arte, delle grazie,
della lingua d’Italia, tocca oggi la maggior
fortuna di miavita: accompagnare con voce
modesta, ma tremante di commozione, T of-
forta simbolica che Firenze vi manda, o
Zaratini, perchè vi sia pegno, nei secoli, di
religioso amore e di non mutabile fede.
Possa questo vessillo, che viene a voi dalla
città che il Tommaseo amò come sua, ve
dere innumerevoli generazioni di Dalmati
ardenti quanto lui di italianità generosa, da
mutuo amore congiunti e da fervidi scambi
di pensieri e di opere con queste terre di
Toscana gentili; possa esso nella città fe
dele, che pur nei tempi più tristi irraggiò
d’italica luce le tenebre circostanti, ondeg
giare splendido ai venti ed ai soli della
gloria come ai giórni, che già rinascono, di
Venezia e di Roma.
Il R. Commissario
Serra Caracciolo.
Detto questo il prof. Daineìli presenta in
omaggio al Comune una copia di tutte le sue
opere, segno tangibile dell’ immenso affetto
suo per la nostra terra.
Poi prosegue :
„Ho combattuto per la causa vostra, e
non soltanto vostra, ma di noi tutti : perchè
Zara redenta significa più grande e più forte
T Italia. Più grande e più forte, ed anche
migliore; perchè noi, del vecchio Regno,
dobbiamo inchinarci di fronte a voi, Italiani
fino a ieri irredenti, ed ammirare, adorare
quasi, questa italianità della Dalmazia che
voi avete voluto e saputo, ma sopra tutto
voluto, mantenere intatta e pura contro ogni
nemico, contro ogni oppressione, per offrirla
oggi alla grande Patria comune.
Per questo, onorevole Sindaco, e fratelli
nostri, della Dalmazia, io vi porto il grido
augurale di Firenze : Evviva Zara! Ma sopp
tytto, di qua e di là del Mare Nostro, Viva
! Italia!
Si prof. Garoglio
Cessati gli applausi che accolsero la let
tura dell’ adesione, prende la parola T illu
stre prof. Garoglio, che parla per incarico
dei professori e studenti dell’ istituto tecnico
di Firenze. Egli fu tra i primi, assieme a-
Isidoro Del Lungo e ad altri concittadini, a
votarsi alla propaganda per T italianità della
Dalmazia.
Legge poi due messaggi, uno del regio
Istituto tecnico Galileo Galilei e il secondo
della Lega studentesca italiana : gli stu
denti si rivolgono alla gioventù studiosa di
Zara con un fervido saluto, bene augurando
per 1’ unione della Dalmazia all’ Italia.
Poi, nel corso del suo dire, ricorda il no
stro indimenticabile Arturo Colautti, che
quando da giovane lasciò la patria per ri
parare in Italia, giunto in Ancona, prese un
pugno di terra e la baciò in segno di af
fetto. Oggi non c’ è più bisogno di ripetere
il gesto del Colautti, perchè la patria sua
è redenta. E T oratore si dilunga a parlare
d’un suo breve giro nei dintorni della città
nostra, dove trovò vestigia dell’ antica ci
viltà romana, rilevando come non sia aspro
che una civiltà superiore sia sottoposta ad
una di gran lunga inferiore ; questa invece
rientri nella più vetusta, che rimetterà la
cultura e la civiltà in un normale ordine
di cose. Esalta poi T opera dell’ esercito e
della marina in queste terre, i nostri mari
nai e soldati, pionieri di pace e progresso
della nuova Italia, e chiude il suo magnifico
discorso con un inno di gloria a Rqma, a
Firenze, a Zara e a Fiume, le due città che
han saputo conservare intatti fino all* estre
mo i bagliori della civiltà e della lingua
italica. Gloria a Zara — dice il prof, Ga-
roglio — che ci è maestra di patriottismo,
e della quale noi potremo dire ai nostri
figli: „Vedete come hanno operato gli Zara
tini, operate così anche voi !"
E termina affidando alla città di Zara la
bandiera di Firenze. Uno scoppio d’entu
siasmo saluta le ultime parole del prof.
Garoglio. Tutto il teatro è in piedi." Il
pubblico enorme sventola bandiere, fazzo
letti, cappelli tra un delirio, che non si può
ridire. La musica del ricreatorio attacca il
„Si", mentre nuovi applausi e nuove grida
rintronano nella sala.
L’ assessore del Comune Artale legge la
nobilissima lettera della sig.ra prof. Teresi-
na G. Campani-Bagnoli, con la quale pro
mette di sciogliere un suo voto, donando
a Zara il tricolore, ornato del giglio fio
rentino e dello stemma dalmatico, quando
la Dalmazia sarà annessa all’ Italia.
La signora Serragli
Prende poi la parola la signora Serragli,
che pronuncia un nobilissimo discorso. Fa
le storia di questa bandiera che Firenze ha
voluto donnare a Zara, ricordando come
T illustre letterato Orazio Bacci ne sia stato
il promotore.
E dopo avere, con bellissime parole, tes
suto T elogio del nostro patriottismo e del
nostro amore, chiude col grido di „Viva
Zara", „Viva T Italia". Uno scoppio d’ una
nimi applausi corona le belle parole. Si grida
anche „Gloria a Orazio Bacci".
11 momento solenne
Quindi la signora de Serragli e la si
gnorina Del Lungo, coi segni della più viva
commozione, aprono un artistico cofano tutto
intarsiato e recante la scritta : „A Zara so
rella, Firenze. Marzo 1919". Ne tolgono con
atto di religioso rito il serico vessillo, che
viene fissato a un’ asta e consegnato alla
signorina Eleonora Rolli, che lo solleva in
alto, agitandolo in segno di festa.
E impossibile descrivere T entusiasmo del
pubblico in questo momento. Gli occhi di
tutti si inumidiscono di lagrime, scoppiano
grida prolungate di gioia, mentre le bande
intuonano la marcia reale. Tutti balzano in
piedi, applaudono, piangono. Il momento è
solenne ed indimenticabile. Dinanzi alla Tìuova
bella bandiera tutte le altre presenti sul
palcoscenico si abbassano in segno di sa
luto.
Parla il Prosindaco
Ristabilito finalmente il silenzio, il pro
sindaco Persicalli, con belle e sentite parole,
prende in consegna la bandiera in nome
della città. Zara custodirà con gelosa cura
e con orgoglio il prezioso dono di Firenze.
Nuove ovazioni salutano le parole del
prosindaco.
Quindi tra il plauso di tutti i presenti il
prof. Garoglio propone che sia spedito un
telegramma d’ omaggio alla vedova di Ora-
zio Bacci, il promotore dell* idea di questa
bandiera. La proposta è accolta per accla
mazione.
Indi il pubblico sfolla lentamente e il
corteo si forma sulla via.
L’imponente corteo
Precede la bandiera, della „Società Gin
nastica" con una rappresentanza della So
cietà, viene poi la bandiera dei Pompieri,
quella del Fascio femminile ed in fine il
vessillo di Firenze seguito dai Vigili Volon
tari che portano il cofano. E dietro è un
seguito di molte migliaia di persone che
applaudono, cantano entusiasticamente. In
testa al corteo suona la Banda del ricrea
torio, in coda viene la Banda municipale e
tutte e due alternano il suono degli inni
nazionali a quello delle arie popolari.
La bandiera sul Palazzo municipale
Intanto il corteo arriva in Piazza del Ple
biscito, che in un batter d'occhio è gremita
di popolo festante. Le autorità e le rappre
sentanze salgono al Municipio. Il dono di
Firenze, sempre fra il giubilo delirante della
folla, viene esposto dal balcone del Palazzo
municipale. Il bel tricolore, malgrado la
pioggerella persistente, garrisce allegramente
dall’antico Palazzo in questa storica Piazza,
dove troneggia la Torre civica col suo su
perbo Leone, e la Loggia veneta, ornata da
ghirlande di fiori e da stendardi, rievocarle
giornate dell’ antiea gloria di Zara veneta.
Infine il prof. Garroglio ringrazia con
brevi parole il popolo di Zara dell’ entu
siastica accoglienza. E così a poco a poco
il corteo si scioglie e la piazza si spopola.
11 banchetto
Ier^ cominciato alle 13 e mezzo, ebbe
luogo nella sala del „Gasino" il banchetto
offerto dal Municipio in onore degli ospiti.
Oltre le signore e i signori giunti a noi da
Firenze, vi erano invitati i rappresentanti
delle autorità civili e militari, quelli delle
varie associazioni patrie e della stampa.
La tavola, di ottanta coperti, era disposta
a ferro di cavallo. In posto eminente spic
cava la bandiera donata dal Fascio nazio
nale famminile di Roma al Fascio Jemrrflnilc
di Zara.
Il menu era dei più scelti e squisiti. Il ser
vizio inappuntabile, perfetto. Durante tutto
il convivio regnò la più affettuosa anima
zione fra i commensali.
sorelle arbensi. Ecco il testo del messaggio :
„Due nostri concittadini che il 19 dicembre*
ultimo scorso nella sede della Società operaia
triestina avevano la ventura di recare alle
italiche terre gloriosamente liberate F omag
gio di devozione e di fede della repubblica,
di Marino, come presso F eccellentissima
Reggenza adempivano all’ incarico loro affi
dato dall’ illustre dottore Ugo Inchiostri di
dire che Arbe nel nome del suo Santo, che
la Dalmazia tutta vuole ricongiungersi al-
F Italia, cosi a noi porgevano il grazioso
saluto che alcune di Voi, presenti al Con
vegno, interpreti gentili del sentimento di
tutte le donne dalmate, vi compiaceste in
viarci. In questo giorno commemorativo, che
in tutta la Diocesi di Veglia da circa quattro
secoli si celebra F Ufficio proprio di San
Marino e per la festa solenne nella magni
fica vostra Cattedrale tutte le campane di
Arbe suonano a musica, dall’alto del nostro
scoglio, tendendo il nerbo della vista sulla
stesura delle acque a scorgere le materne
sponde d’llliria, porgiamo attento F orecchio
quasi per udire il concento delle sacre squille
e le vostre voci imploranti dal Santo la fi
nale redenzione. Col cuore che trema di
tenerezza, alle vostre uniamo le nostre fer
vide preci, e scelte giovinette vanno attorno
per la città e per i sobborghi a dire la
Vostra passione e raccogliere da ciascuna
sposa, da ciascuna figlia la firma votiva, che
in più elenchi Vi mandiamo insieme col
presente messaggio. Sorelle! Come voi del-
F isola di Marino, come tutti i nostri fieri e
leali fratelli Dalmati, in quest’ ora piena di
fati, da questa oasi dal nostro Santo sacrata
alla pace e alla libertà perpetua, noi pure
angosciate ma fidenti protendiamo le braccia
oltre l’Adriatico mare, il mare nostro, "per
stringervi per sempre nel nome augusto
d’Italia in un lungo fratellevole abbraccio
di gioia e d’amore. Dalla Repubblica di S.
Marino, il 28 gennaio 1919.
Il messaggio, su artistica pergamena, por
ta le firme di parecchie distinte signore e
signorine di S. Marino, fra cui quella della
presidentessa del Comitato femminile „Pro
combattenti", signora Marietta Fattori.
L’arrivo del „San Giorgio". Addì 6 cor
rente gettò le ancore nella rada di Arbe
F incrociatore corazzato „San Giorgio". La
sera venne allestito nei loceli del Grand
Hotel un thè d’ onore, offerto dal Circolo
Italiano. Vi presero parte tutti gli ufficiali
della nave col contrammiraglio Notarbartolo
e gli ufficiali del Presidio. Al saluto rivol
togli a nome degli italiani di Arbe da parte
del presidente del Fascio nazionale Lauro
Galzigna il contrammiraglio rispose ringra
ziando per F accoglienza fattagli ed augu
rando che tutte le antiche terre italiane
ritornino alla Madre patria. Indi la festa
trascorse animatissima, lasciando negli ospiti
graditissimi un dolce ricordo del nostro
paese e del forte patriottismo che vi regna.
D ì Tenin.
Fascio Nazionale. Gli italiani di questa
borgata sono in pieno risveglio. E, appena
accolte e salutate con entusiasmo le truppe
liberatrici, pensarono di costituirsi in un
„Fascio Nazionale". La costituzione del Fa
scio riuscì solenne. Agli animosi discorsi si
alternarono le acclamazioni più entusiastiche
all’ Italia redentrice e ai suoi vittoriosi sol
dati. A presidente del Fascio venne nomi
nato 1 egregio dott. Stefano Borovich.
Un banchetto. La sera del 27 febbraio,
a suggellare la perfetta, amorevole cordia
lità che regna fra gli italiani e gli ufficiali
del presidio, il „Fascio Nazionale" offerse
un banchetto alle autorità militari; banchet
to che riuscì splendidamente per la patriot
tica fusione degli animi e degli intenti e
per la scelta ricchezza del menu.
Vi presero parte, invitati, 25 ufficiali, e
35 erano gli italiani della borgata interve
nutivi.
Allo champagne pronunciarono belli e
vibranti brindisi il presidente del Fascio,
dott. Stefano Borovich, il colonnello Vacca-
rono, comandante del presidio, il consigliere
dott. Francesco Madirazza, il dott. Roberto
Hoffmann, Giovanni Scopinich, il tenente
colonnello Zina e il dott. Giuseppe Portada.
Notevole su tutti riuscì il brindisi del
dott. Francesco Madirazza. Il quale, por
tando un caldo saluto ai fratelli italiani,
mise in rilievo come sia finalmente risorta
la vecchia bandiera dalmata dai tre leopar
di, eh’ era divenuta un semplice pleonasmo
decorativo, relegata nell’ ufficio della Giunta
e degli ospedali e proscritta da una gran
parte di Dalmati, dimentichi del loro glo
rioso passato. Perfino San Gerolamo, il vec
chio patrono ufficiale della Dalmazia, aveva
dovuto di fatto cedere il posto ad altri
santi. E rilevò come Leonardo Foscolo e
Girolamo Cornar, con gli ausili dalmati,
condotti dai Difnico, dai Veranzio, dai Fen-
zi e dagli Alberti, avessero liberato il di
stretto dai Turchi e dotato riccamente il
convento Francescano di Tenin. Ricordò
infine che l’antico nome delle porte del
Castello — Porta Cornerà e Porta Loreda
na — seppur caduto in dimenticanza, non
venne arbitrariamente cambiato come tante
altre cose: nome fatidico di condottieri ita
liani, salutato con reverenza dai soldati
d’Italia.
Ai brindisi si alternarono le acclamazioni
più fervide alla grande Italia, al Re, all’ e-
sercito ; e la bellissima riunione, che lasciò
memoria incancellabile negli intervenuti,
durò sino a notte bene inoltrata.
Da Pago
R. Commissario. Giorni fa giunse fra noi
il neonominato Commissario regio al Co
mune di Pago, avv. Pompeo Allacevich di
Zara. Tale nomina seguì in seguito alle di
missioni date dal precedente gerente, sig.
A. Grimani, il quale — contrariamente alla
versione data nel giornale ufficiale croato —-
fu costretto à .tabpapso, non- per i motivi
ivi, indicati, perchè la suà posizione si
era addimostrata. ulteriormente insostenibile.
Ed in questo senso la sua sostituzione ebbio
F adesione e il plauso della popolazióne.
A S. E. Mitto vennero inviati telegrafica
mente gli; auguri della popolazione italiana
in occasione del. suo onomastico ; e S. E.
gradendo le felicitazioni rispose con un te
legramma di ringraziamento.
Una giornata memoranda per Pago sarà
quella del 17 febbraio. Al mattino, essen
dosi trasportato nell’ edificio comunale il Co
mando del presidio, a ore 8, presente un
picchetto di marinai che presentarono le
armi e un buon numero di cittadini a capo
scoperto, al segnale „alza bandiera", venne
issata per la prima volta sull’ edificio del
Comune il bel tricolore della Patria, che
per sempre garrirà al vento, tutela e spe
ranza nostra. Il Comune diede di ciò par
tecipazione telegrafica a S. E. Millo, che
rispose ringraziando per gli omaggi fattigli
pervenire.
Al pomeriggio si tenne nella sede della
„Società Dalmata", che si avvia a sempre
maggiore e più proficua attività, una nume
rosissima adunanza degli Italiani di qui.
L’adunanza venne aperta dal presidente,
che espose lo scopo della radunanza. A lui
segui F avv. Pompeo Allacevich, che tracciò
un programma di lavoro nell’ interesse della
causa nostra, che deve comprendere, oltre
F attività politica, anche quella nel campo
scolastico e nazionale. E propose la costitu
zione di un „Fascio nazionale" e di una
sezione della „Lega Nazionale."
Dopo che da parte di tutti gli interve
nuti vennero approvate le proposte fatte,
calorosamente appoggiate anche dal cons.
dott. Testa, si procedette alla costituzione
della direzione del „Fascio nazionale." Riu
scirono eletti i cittadini : Calebotta Gio
vanni, Custich Antonio, Palcich Francesco,
Paro-Vidolin Francesco, Testa dott. Giro
lamo, Usmiani Giuseppe iunior, Valentich
Andrea. Si elesse anche un comitato pro
motore della sezione locale della „Lega Na
zionale" formato dai signori : Calebotta Gia
como, Custich Giovanni, Dessanti Francesco,
Jurina Enrico, Palcich Biagio e Pocorni Ro
dolfo.
Dopo approvata la proposta di comuni
care corporativamente al comandante del
presidio e telegraficamente a S. E. Millo la
costituzione del „Fascio nazionale," fra ap
plausi incessanti e con un „Evviva F Italia"
venne chiusa 1 adunanza.
Mutamenti nel presidio. A succedere al
tenente di vascello Sur di, che ritorna al
campo d’ aviazione, giunse fra noi graditis
simo il maggiore del R. esercito cav. Con
forti, un eroe anche lui della grande guerra,
che ha il petto fregiato di parecchie me
daglie al valore, poiché fu per ben tre volte
gravemente ferito, e porta ancora le cica
trici visibili.
A dimostrare al partente comandante tutto
F amore e la stima di cui era circondato ed
al nuovo il compiacimento per la sua venuta
tra noi venne da un volonteroso comitato di
giovani allestita una cena d’addio, a cui
parteciparono tutti gli ufficiali del presidio
e le più cospicue personalità del luogo.
La cena venne servita brillantemente. Allo
spumante il sig. B. Palcich in nome della
sezione della „Lega Nazionale" diede il sa
luto ai due comandanti, che ringraziarono
commossi, il primo dicendosi dispiacente di
dover abbandonara Pago, F altro assicurando
di tutto il suo appoggio. In nome di tutta
la popolazione del Comune beneficata con
tinuamente dal comandante Surdi porse
l’addio commosso il commissario R., avv.
Pompeo Allacevich, e a nome del „Fascio"
il dott. G. Testa, che volle ancor una volta
accentuare tutte le ragioni militanti a favore
dell’ unione dei nostri paesi all’ Italia.
Tutti i discorsi erano improntati al più
alto patriottismo e dalla sala della „Società
Dalmata" che il coni. Surdi chiamò una
„sala storica" per Pago, echeggiarono fin
sulla Piazza gli „Evviva" all’ Italia, ai Sovrani,
all’ Esercito, alla Marina, e a Pago per sempre
italiana.
Partenza del Comandante. Lunedì con la
„Vedetta G. 38" partirono per Zara il
comandante Surdi, il tenente di vascello
L’Abate, il S. T. di vasc. Marini, che per
qualche tempo resse molto bril!antemente il
presidio di Novaglia, e numerosi marinai
aviatori.
A prendere congedo dai partenti conven
nero alla riva numerosi cittadini, che vollero
così ancor una volta esternare ad essi
tutto il loro rincrescimento e insieme la loro
gratitudine. Sollevò vera commozione il ta
cito, ma ardente saluto di un povero mu
tolo, beneficato ripetutamente dai partenti;
fu una vera lezione di educazione per molti
maggiorenti del partito avversario, che facil
mente avevano dimenticato le prestazioni
del comandante Surdi anche a loro favore.
Echi deL carnovale. Le ultime due do
meniche e F ultimo giorno di carnovale eb
bero luogo dei riuscitissimi balli improntati
alla più alta cordialità e democrazia nei lo
cati della „Società Dalmata", che anche in
quaresima pensa di dare ai propri soci
dei piccoli divertimenti.
Durante i balli vennero cantate molte can
zoni patriottiche e si inneggiò all’ Italia e a
Pago italiana.
Da Stretto
Per una partenza. Mercoledì scorso, in
occasione della partenza del comandante il
distaccamento di Betina, tenente Chini, ri
chiamato ad assumere altro più importante
servizio alla capitale, gli venne offerto un
„lunch",
La sala, addobbata artisticamente, pre
sentava un aspetto gaio. All’ entrare del
sig. Chini F orchestra intonò, fra calorosi e
incessanti applausi, la WWa reàfe> che venpe
ascoltata ija; piedi dai ^jjenti. -,
Disse senate parole $ sindaco sig.
mun> che* il sÌ£. Chini, icqtnroóissp, ring-ras»^
per F onore; tributatogli» promettendo di
portare all’ eterna Rom$ Lsaltìtf, Italiani
di questa sponda e ricordare quanto Sia vivo
ed intenso l ’affeWi che* essi nutrono per
F Italia.
Il giorno dopo seguì la partenza, alla
quale assisteva molta gente che volle salu
tare ancora una volta il caro comandante,
il quale durante il viaggio per Roma ha in
viato il seguente telegramma: „Sindaco Sa-
lamun, Stretto. Memore entusiastica manife
stazione simpatia invio Lei e fratelli italiani
Stretto cordialissimi e affettuosi auguri. Te
nente Chini".
Lega Navale. Si è costituita qui una se
zione della Lega Navale Italiana che conta
già 100 soci. L’iscrizione continua; ma in
tanto alla neo-istituita sezione vadano i no
stri più fervidi auguri ed un plauso ai- pro
motori.
La Cronaca
Congresso prò Dalmazia e Fiume a Mi
lano. Ieri ebbe luogo a Milano un grandioso
congresso prò Fiume e Dalmazia sotto la
presidenza del principe Colonna. Al con
gresso intervennero Gabriele d’ Annunzio e
moltissime altre personalità.
Il nostro Municipio vi si è fatto rappresen
tare, e la Camera di commercio nonché tutti
i sodalizi cittadini hanno spedito telegrammi
di adesione e di plauso.
I fiorentini a Zara. La signora Maria
Ziliotto ha ricevuto questo telegramma :
„Toccando il suolo della madre pratria, Le
inviamo un saluto affettuoso e F augurio
fervido all’ Italia nuova, riconoscenti per le
accoglienze ospitali. Capponi, Santarelli
Pachò, Biaciocchi".
Seduta comunale. La seconda seduta del
consiglio comunale si tiene stasera nella Biblio
teca Paravia col seguente ordine del giorno:
Conti consuntivi del comune e delle
aziende comunali prò 1917. — Preventivi
comunali prò 1919. — Nomina del comitato
finanziario. — Elezione di un assessore co
munale in sostituzione del defunto N. Cat-
tich. — Domande di sanatoria per delibe
rati dell’ amministrazione comunale. — Con
ferimento di borse di studio. — Domanda
di esenzione dalle addizionali comunali. —
Domanda di alcuni òrgani comunali per
un’ aggiunta di carovivere ed aumento di
competenza di vestiario. — Domanda del
sottoispettore M. Maghich per collocamento
nel permanente stato di riposo. — Appro
vazione di contratti. — Domande di confe
rimento di pertinenza. — Pareri in oggetto
industriale. — Domande di condono di spe
se ospitalizie. — Parére circa la proposta
di una tariffa per i servi di piazza. — Pa
rere circa il completamento della tariffa per
il trasporto a domicilio di legna e carbone.
L’ on.~Salvi ci scrive: „Nella mia lettera
al D.r Cingrija, che avete pubblicato nel
N.ro 14 del 26 febbraio, laddove mi riferivo
alla pretesa deposizione del conte Attems
dicevo : „non credo che un uomo, per quanto
debole e coartato, possa aver inventata di
sana pianta una tale sozzura". Le parole
,,e coartato" furono omesse, nella stampa,
per inavvertenza del proto, il che lascia
men chiaro ciò che volevo dire. Compiace
tevi di rilevarlo".
Ecco fatto.
Nuovo plebiscito. Lunedì nel pomeriggio si
sono recate dal Capo dell’ Ufficio affari ci
vili della Dalmazia, cav. Umberto Ricci, le
rappresentanze di tutte le associazioni di Zara
per comunicargli il voto unanime dei ri
spettivi soci che la provincia di Dalmazia
venga quanto prima annessa all’ Italia. E
nello stesso tempo le rappresentanze delle
società pregarono il cav. Ricci di trasmettere
questo voto a S. E. il Governatore. Il cav.
Ricci si mostrò oltremodo sodisfatto da
questo atto patriottico e promise di portarlo
tosto a conoscenza del Governatore.
Sappiamo poi che gli impiegati italiani
della Dalmazia hanno, presentato un me
moriale, col quale chiedono essi pure la
immediata annessione della Dalmazia al-
F Italia.
La partenza degli Italiani. Gli jugoslavi
si dilettano, con intensità e con insistenza,
a diffondere la voce della prossima partenza
degli Italiani, che starebbero già, facendo
fagotto, per lasciar la Dalmazia. E un de
siderio umano e nessuno può impedire a
chicchessia di sperare o anche di sognare.
E si sogni pure. È precisata anche la data
della agognata partenza, il 28, il 30, o giù
di lì, di questo mese. Una, quindicina di
giorni, ancora, da soffrire.
Informazioni esattissime hanno quei signori 1
Noi potremmo, a nostra volta, opporre
la certezza. E la certezza, salda quanto la
nostra fede, è che non solo gl’ Italiani non
se ne andranno, ma ne giungeranno degli
altri, baldi e fieri, per restarvi, finché du
rerà, fra le alpi e il mare, la divina Italia,
La quale promette di durare un bel pezzo...
Echi, del ballo accademico. Il comitato
dèi ballo accademico porge a mezzo nostro
i più sentiti ringraziamenti a tutti coloro
che tanto con oblazioni che in qualsiasi altro
modo hanno cooperato alla buona riuscita
della festa.
Siamo rincrescenti di non. poter pubblicare
quest’ anno la lista delle oblazioni*; pér la
assoluta mancanza di spazio»
II comitato stesso ci prega di avvisare
che nella notte della; fèsta vennero scambiati
degli scialli. Coloro che hanno scambiato
involontariamente lo scialle sono pregati di
portarlo dal custode della società del Ca
sino, dove sono depositati gli scialli scam
biati.
■f* Matteo Matcovich. Ci giunge da Stretto
la notizia della morte di Matteo Matcovich,
nostro vecchio e buon consenziente.
Fu marito e padre impareggiabile e pa
triotta integerrimo, pronto alla lotta nei mo
menti più difficili,, vigile e laborioso sempre.
Con grandissima giòia egli, che discendeva
da vetusta e cospicua famiglia di Stretto,
salutò la redenzione recata dall’ Italia.
Associandoci ai nostri amici e connazio
nali di Stretto, porgiamo alla desolata fa
miglia dell’ estinto le più profonde condo
glianze.
Borse di studio. Abbiamo per telegrafo
da Roma:
„Per disposizione del comando supremo
furono istituite a beneficio degli studenti
universitari e dei giovani licenziati dalle
scuole medie delle terre redente e di quelli
di nazionalità italiana appartenenti al residuo
territorio della cessata monarchia austro-
ungarica, i quali frequentino e intendano di
frequentare le scuole superiori del Regno,
100 borse di studio di Lire 100 mensili
ciascuna, e 50 mezze borse.
Le domande devono esser subito pre
sentate, eoi dati e documenti necessari, dai
giovani già inscritti a scuole superiori del
Regno, ai rettori ed ai direttori di esse, da
quelli che risiedono nelle terre redente ai
rispettivi governatori e ai commissari civili,
da quelli che risiedono in altre parti del
territorio della cessata monarchia austro-
ungarica alle autorità e missioni militari che
rappresentano F Esercito e lo Stato Italiano
al di là dei confini d’ armistizio."
Nomina. L’ „Agenzia Stefani" comunica
la nomina del comm. Francesco Salata a
prefetto a disposizione.
Questa nomina non può che rallegrare
vivamente tutta quanta la popolazione delle
terre redente. Francesco Salata, ex-deputato
alla Dieta dell’ Istria, è una delle menti più
illuminate ehe noi possediamo. Ed è stato
sempre e specialmente durante la guerra —
come fuoruscito — assieme agli altri pa-
triotti uno dei più tenaci assertori dei no
stri diritti sull’Adriatico.
Francesco Salata copre da qualche anno
ormai la carica di segretario generale per
gli affari civili presso il Comando Supremo,
e fa parte, quale consulente tecnico della
Delegazione italiana alla conferenza di Parigi
Senza cibo ! Il „Narodni List" non smette
ancora il suo vezzo delle bugie, del quale
neppure F Italia è riuscita a curarlo.
Nel numero 10 di quest’ anno pubblica
questa notizia: „Sono 15 giorni che Oltre,
Pogliana e Sant’ Eufemia non ricevono generi
alimentari. E ciò una vendetta, un ripicco
o cos’ altro ? In qualunque caso portiamo
questo a conoscenza dell’ Intesa, perchè sap
pia come si proceda con noi".
A smentire questa tendenziosa informa
zione stanno le seguenti cifre relative ai
generi alimentari forniti a quelle popolazioni
dal 19 febbraio al 19 marzo : kgr. 98.000
di farina, kgr. 9.600 di riso, kgr. 2000 di
fagioli e kgr. 294 di zucchero.
Riteniamo che di un rifornimento di viveri
così generoso quei villici debbano essere
contenti. Che ne dite, sereni gazzettieri
croati ?
Fabbrica di notizie false. La psicologia
dei nostri avversari è svelata, o meglio
smascherata, dalla indegna fabbricazione di
notizie false, con le quali si illudono di gal
vanizzare un poco i lettori dei loro giornali.
Ieri, nella vetrina della cosidetta libreria
croata, e di due altre rivendite di giornali,
venne esposto un cartello, una specie di
sommario degli articoli, che avrebbero do
vuto comparire la sera in un giornaletto ju
goslavo, redatto da certo Malenizza e stam
pato dal troppo noto Vitaliani.
Nel sommario, fra altro, era annunciato
che la rivoluzione era scoppiata in Italia (!!!)
e che l’esercito, ammutinato, aveva niente
meno che proclamata la repubblica.
L’annuncio, quantunque balordo, destò
indignazione; quell’indignazione che gli av
versari, appunto con intenzione provocato
ria, desideravano.
Ma per F intervento dell’ autorità militare
— che procede contro i propalatori della
stolta notizia e contro i contravventori alle
norme della censura — il canagliesco car
tello venne confiscato.
L’illuminazione elettrica. Gli industriali,
che fanno uso dell’ energia elettrica con
motori, seguitano a lagnarsi che la corrente
venga distribuita appena alle 17, in modo
che cogli orari, sempre invariati, la possibi
lità di utilizzazione non ascende che a sole
due ore> affatto insufficienti per poter rica
vare, colla produzione in questo breve ter
mine, le ingenti spese sostenute. Dovendosi
supplire ai bisogni con ore straordinarie,
che, oltre al maggior costo, nocciono al-
1 igiene dell’ operaio, gli industriali si rivol
gono a mezzo nostro alla direzione della
Centrale elettrica con la istanza di distri
buire F energia almeno alle 16, anticipan
done la chiusura alla mattina.
N. 141/19.
AVVISO DI CONCORSO
a due stipendi di Corone 400 (quattrocento)
l’uno dai fondi generali detta Camera, uno
per studi commerciali e F altro per studi
industriali.
Gli' aspiranti devono presentare le loro
istanze, corredate dai relativi documenti, alla
Camera di Commercio e Industria fino al
20 marzo 1919.
Dalla Camera dì Commercio e industria.
Zara, li 2 marzo 1919.
Il Presidente II Vicegretario
Luxardo D.r Tolja
AVVISI ECONOMICI
»Provvista dei necessari accessori la sott^.. scritta rimoderna, pulisce e ripara cap^jy di qualsiasi genere di feltro o paglia per sigaofè signori e bambini con garanzia di ridurli a nuovo’
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Direttore responsabile : Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia : E. de Schonfeld & Co.
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Recapito presso:
A. Magnelli e Marsan - Zara
Calle del Tribunale N. 3
dirimpetto al palazzo Fozza
Vendita esclusivamente all* ingrosso.
2—6
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I Glomeruli Ruggeri
sono pillole miracolose, infallibili, sorprendenti
contro l’Anemia. Non vi è rimedio al mondo
che per effetto possa vincere questo preparato.
In 15 giorni la persona anemica, la clorotica la
più grave sente rinnovarsi la propria vita. Torna
la forza, il colore, la gaiezza, 1’ appettito, la sa
lute come prima, insomma; e chi rivede la per
sona resta sorpreso del cambiamento quasi istan
taneo. Dopo il settimo giorno che l’ammalato
prende i Glomeruli, già sente um miglioramento
grandissimo. In seguito in breve tempo, la salute
viene e completa. E si noti: senza avere riguardo
pei cibi, la fatica, niente. Si può mangiare male,
si può nutrire d’ insalata, di erbe, di polenta, di
ciò che uno crede.Tanto il rimedio agisce lo stesso.
I Glomerulii Ruggeri vanno usati solamente
contro 1’ Anemia.
Nessuno deve illudersi che possano giovare
in altri mali esaurienti, come 1’ etisia, ecc. \
L’ Anemia à uno di questi segni :
1. Pallidezza del viso, delle labbra e delle gen
give : 2. Dolore dì capo ; 3. Respiro affannoso e bat
ticuore salendo le scale ; Poco appetito e dolori
di stomaco; 5. Debolezza nelle gambe ; 6. Qualche
doloretto di ventre; 7. Pochi od eccessivi mestrui.
Quindi chiunque può conoscerla. E poi quan
do una ragazza è pallida eome cera, c’ è poco
da sbadigliare : quella è anemica, lo dice il viso.
I Glomeruli Ruggeri costano L. 4 (tassa spe
cialità compresa) la scatola di 100 pillole suffi-
niente per una cura di 15 giorni.
Per averli, inviare ordinazioni alla
Ditta 0. RUGGERI - PESARO, Marche
Chiederli in tutte le farmacie.
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