dine di cose, e per difendere nella stampa estera gli
interessi serbici, rappresentandoli d'accordo con quelli
d'ogni singolo grande Stato per cui si veniva scrivendo.
Di più quel dicastero era incaricato delle traduzioni di
cui avevano bisogno i singoli ministeri serbi, e sovente
della redazione di atti diplomatici, di lettere ai prin-
cipi stranieri e cose simili. Di là uscirono per 18 anni
interi quotidiani articoli pei giornali serbi e stranieri,
e quegli articoli regolando l'opinione pubblica nel paese
e fuori, sconcertavano i partiti contrari e rialzavano la
Serbia nell'opinione europea; di là quelle moderate ma
sensatissime critiche sui difetti delle costituzioni esistenti,
quelle proposte di riforme, e infine quei frequenti opu-
scoli sulla questione d'Oriente che, sempre favorevol-
mente commentati dalla stampa straniera, andavano mi-
nando la Turchia nell'opinione del mondo. Il program-
ma Z-' Orient rendu à lid-mème, chiamato serbo dalla
stampa di Parigi, è dovuto al nostro dalmata. La più
parte degli scrittori europei che scrissero sulla Serbia
e sull'Oriente a lui s'indirizzavano per ottenerne i dati
necessari, e i giornali di tutti i paesi ne cercavano gli
scritti.
Egli abbandonò spontaneamente la direzione del
Presse-hureau lo scorso autunno, quando si ritirava dal
potere il ministro Ristié, suo intimo amico. Allora fu
incaricato di scrivere la storia del principato dal 1868
al 1878, cioè: dalla ristorazione degli Obrenovié fino
alla proclamazione dell'indipendenza serba. Egli fini
dunque la sua carriera politica per rientrare nella let-
teraria, colla quale aveva cominciato.
Qui si presenta naturalmente una domanda, ed è :
quale e quanta influenza esercitarono fra i Serbi e gli
stranieri gli scritti di questo patriotta instancabile?
Venuto di recente in Serbia, nè potendo giudicarne da
me, devo ricorrere alle testimonianze datene dcagli stessi
Serbi e dagli stranieri.
Abbiamo veduto il felice successo de' suoi scritti
nel 1859, dopo il ritorno di Miloš. Nel 1865 il giornale
semiufficiale F^cZov cža?ž pubblicava sotto la secreta ispi-
razione del ministro dell'interno una serie d'a,rticoli sulle
riforme necessarie in Serbia. 11 sig. Ban con altri ar-
ticoli, stampati nel Svetovid, dimostrava ad evidenza
l'immenso danno polìtico e materiale che ridonderebbe
al paese da quelle riforme, ove venissero attuate, e ne
indicava altre, dettate da un senso sì pratico che pro-
vocarono un applauso generale nel principato.
Ma la più solenne dimostrazione in suo favore
veniva fatta nel 1878 dal governo e dall'Assemblea
nazionale (Skupština) riunita a Niš, quando il chiaro
dalmata domandò che gli fosse accordato il diritto alla
pensione, avuto riguardo agli anni di servizio si offi-
ciale che officioso. E^ra ben naturale che un uomo il
quale aveva combattuto per quasi trent' anni tutti gli
elementi di disordine nel principato, umiliando con ciò
r amor proprio, ledendo gl' interessi e invalidando i cal-
coli di molti, avesse non pochi nemici. Questi si mo-
strarono anche in quell'occasione. Cinque deputati del-
l' opposizione inveirono contro di lui, sforzandosi d'in-
durre l'Assemblea a rigettare la sua domanda ; ma non
fecero che provocare un concerto di encomi a suo ri-
guardo.
L'arciprete Dučić, soldato valoroso e letterato,
diceva fra le altre : „la capacità del sig. Ban è tale,
ch'egli potrebbe compiere le funzioni di direttore del
Presse bureau anche nei grandi stati europei, ed è cre-
dibile che altrove sarebbe andato molto più oltre che
non andò in Serbia." Il dotto professore Miloj evie, enu-
merando alcuni lavori del Ban, dichiarava „che come
uomo politico egli ha più giovato alla causa nazionale
col solo suo scrìtto I diritti dei serbi nelV impero turco
che tutti insieme gli scrittori serbi; e che come uomo
letterario, il suo dramma Mejrima fu per l'Europa la
prima rivelazione delle nostre moderne produzioni let-
terarie," Il capo-sezione al ministero del culto, Pavlo-
vié, diceva: „quanto valente lavoratore politico, altret-
tanto modesto, non ha voluto che il suo nome echeggi
nel mondo; ma perciò ha reso alla patria eminenti servigi,
sacrificandole la sua carriera; e s'inganna chiunque
pensa che simil uomo possa essere abbastanza pagato."
Il deputato dì Belgrado, Tersibašić, soggiungeva: „Ope-
rando nel campo diplomatico il sig. Ban è stato il con-
fidente, la mano destra dei nostri ministri, e poiché
conosceva tutti i secreti dello Stato, se avesse voluto
tradirne uno solo, oggi invece di chiedere il diritto alla
pensione, passeggerebbe in carrozza a tiro quattro."
Ometto di citare gli altri deputati per riprodurre alcune
espressioni del più grande ministro eh' ebbe finora la
Serbia, come quelle che sono le più autorevoli. Un
deputato dell'opposizione essendosi espresso in modo
offensivo per l'onore del Ban, tutta l'Assemblea piena
d'indignazione alzatasi in piedi lo sforzava a ritrattarsi,
e il ministro presidente Ristić diceva fra altro a sua
volta: „Io pure protesto contro tale espressione; il sig.
Ban è un uomo onorato ; fn sempre attivo, coscienzioso,
pronto a sacrifizi personali; per trent'anni lavorò al
trionfo della grande idea nazionale con quel potente
ingegno e colla penna che tutti conoscono. Nei recenti
successi serbici vi ha del suo, e se ognuno conoscesse
tutti i servigi da lui resi alia patria come io li cono-
sco, sono persuaso che qui non si sentirebbe neppure
una voce dissenziente."
(Continua)-
^IMEONE
L'egregio nostro amico Arturo Colauttì —
che lontano dalla patria si sente più dalmata
die mai — c'invia da Milano il seguente bril-
lante carteggio siili' Esposizione nazionale di
quella cospicua città; carteggio che noi pub-
blichiamo di buonissimo grado, non senza rac-
comandare al simpatico scrittore di volerci fare
più spesso che potrà dì così graditi regali.
LETTERE AMBROSIANE.
L'esposizione musicale.
Permettete che esordisca coli'esposizione musicale
— una grande curiosità se non un grande successo
la serie di queste lettere sulla festa dell' arte e del
ANNO IV. ZARA, 2 LUGLIO 1881. N." 11.
LA ^LESTRA
PERIODICO DI LETTERE, SCIENZE ED ARTI,
CGNDiZIONi DI ASSCSiAZIONE.
Per Zara fior. 4 : —
„ la Monarchia . . „ 4:50
„ r estero . . . lire 12 : —
Un numero separato s. 18. — Pagamenti
anticipati. — Associazioni non disdette un
mese prima s'intendono rinnovate.
Esce
due volte al mese.
AVVERTENZE.
Domande di associazione, importi di denaro
da spedirsi »W Amiiiinistrmione ; lettere,
manoscritti alla Direzione. — 3Ianoscritti
anche non pubblicati non si restituiscono.
— Delle opere donate alla Direzione verrà
fatto cenno speciale.
ìj 1
SOMMARIO. — Sulla vita e sulle opere di Mattia Ban, scrittore
e poeta serbo (SIMEONE PJEROTIĆ). — Terre vergini. -
Romanzo tradotto dal russo (CARDENIO). — Lettere ambro-
siane. - I. L'esposizione musicale (A. COLAUTTI). — Novità
della scienza (G. FABBROVICH). — Cose nostre. — Notizie
e spigolature.
Sulla vita e sulle opere di Matlia Bau
scrittore e poeta serbo.
(Continuazione.)
on è minore 1' opinione che si ha di lui all' estero.
Il suo nome, conosciuto fino all'ultima guerra serbo-
turca soltanto in alcuni circoli letterari, correva
1 tutta l'Europa per opera dei numerosi corrispon-
denti europei che, recatisi a Belgrado e in continuo
contatto con lui, ebbero agio di apprezzarlo.
Fra gli altri il sig. L. Rigondaud, ora redattore
in capo dell' Unite nationale di Parigi,, sotto il pseudo-
nimo di Peyramont; da molti anni in corrispondenza
col nostro Ban, riportando nel Monde illustre del 1876,
n." 1741, i ritratti degli uomini distinti della Serbia,
scriveva accanto al suo: „Egli è uno dei più ardenti
fra questi educatori nazionali che fomentano l'odio con-
tro il turco. Nè si è contentato solamente della scena
per far ruggire con maschi accenti il sentimento nazio-
nale, ma tutto ha invaso: il teatro, il libro, il giornale,
la tribuna. Poeta lirico ragguardevole, pubblicista dei
più distinti, scrittore di cose militari, il tutto in più
lingue, egli ha messo sossopra cielo e terra onde ali-
mentare fra i suoi la fiamma dell' amor patrio e per
guadagnare ai Serbi le simpatie dell' Occidente. Dotato
d'un temperamento energico poco comune, d'un'attività
che per essere febbrile non è meno sostenuta, ha pro-
dotto monti di scritti in tutti i generi, diffusi colla
stampa per tutto il mondo. Se la Serbia è ora meglio
conosciuta ed apprezzata che non lo era venti anni fa,
egli è certo che una gran parte di questo vantaggio
inestimabile è dovuto al sig. Ban. Egli fu incaricato
più volte d'importanti missione politiche a Costantino-
poli, Agram e Cetinje, e se n' è disimpegnato con raro
talento. Spirito fino, coltivato, insmuante, la sua con-
versazione ò aggradevole tanto pel carattere gioviale,
die per la semplicità."
E l'avvocato Giuseppe Borbanti-Brodano di Bo-
logna, riportando nell' opera sua La Serbia l'or citato
brano francese sul Ban, soggiunge alla pagina 392:
„Io che ho avuto la fortuna di avvicinarlo, posso assi-
curare che il quadro fattocene dallo scrittore francese
non è certo inferiore al vero."
Sebbene il quadro che ho schizzato con queste
citazioni di uomini chiari nazionali e stranieri basti a
dare un'idea sull'influenza esercitata dal Ban nel paese
e fuori, uno squarcio che traggo da una sua dichiara-
zione, stampata due anni fa in risposta agli attacchi
mossigli dai deputati dell'opposizione, servirà a gettare
maggior lume sulla sua individualità. „La libertà e la
unione dei popoli serbi — egli diceva — era lo scopo mio
costante, dinanzi al quale spariva tutto il resto; e fu ed è
mia ferma convinzione che tale scopo non potrà essere
raggiunto che all'ombra del trono, con un graduato svolgi-
mento delle nostre istituzioni politiche in senso liberale,
ma sempre secondo lo spirito della nazione ed a misura
della sua maturità sociale ; infine, colla rigorosa osser-
vanza della legalità. Uno sviluppo d'istituzioni precoce
o contrario allo spirito nazionale ho considerato sempre
come un funesto errore, come sogno d'ucraini poco
pratici, ai quali se non si oppone una ferma resistenza,
si pericola di vedere invalidato o almeno ritardato e
r interno consolidamento del principato, e la sua esterna
azione." — Tale c l'uomo di Stato; ora viene il pa-
triotta: „Devo confessare che mi sono più occupato
di politica esterna che dell'interna; ma quando que-
st'ultima mi attirava irresistibilmente nel suo vortice,
io, nemico di agitazioni e rivolte, non mi sono mai
unito nè ad agitatori nè a rivoluzionari. Quando però
ANNO IV.
(Nnmero doppio.)
ZARA, 13 OTTOBRE 1881, N.« 15-1 E.
LA PALESTRA
PERIODICO DI LETTERE, SCIENZE ED ARTI.
CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE.
Per Zara fior. 4 : —
„ la Monarchia . . „ 4:50
„ r estero . . , lire 12 : —
Un numero separato s. 18. — Pagamenti
anticipati. — Associazioni non disdette un
mese prima s'intendono rinnovate.
Esce
due volte al mese.
AVVERTENZE.
Domande di associazione, importi di denaro
da spedirsi d\V Amministrazione ; lettere,
manoscritti alla Direzione. — Manoscritti
anche non pubblicati non si restituiscono.
— Delle opere donate alla Direzione verrà
fatto cenno speciale.
U
SOMMARIO. — Sulla vita e sulle opere di Mattia Ban, scrittore
e poeta serbo (SIMEONE PJEROTIĆ). ~ 11 „Weltschmerz" di
A. Schopenhauer e di G. Lorm (A. DEŠKOVIĆ). — Amore
di poeta. - Quartine (Ariele). — L'italiano in Dalmazia. -
Studii filologici (V. BRUNELLI)- — Lembo d'azzurro. - Poesia
(R. BATTAGIIA), — Usi e natalizi serbi (M. G. ZAR). — La
monaca. - Versi tradotti dal tedesco (A. DEŠKOVIĆ). — Francjois
Buloz. - Spigolature (E, RESINE). — Note bibliobrafiche :
„Sgoccioli" di G. Revere (BIBLIOFILO) ; „Alcune pagine su
Ragusa" di A. Kaznacić (L. BENEVENIA). — Cose nostre. —
Notizie e spigolature.
Sulla vita e solle opere dì IHaltìa Ban
scrittore e poeta serbo.
(Cont. e fine.)
^ profonda impressione che lascia questo quadro
non può paragonarsi che a quella incussa dalle
scene sublimi di Shakespeare.
Nella Semaine di Vienna il celebre letterato po-
lacco Wolowski tradusse recentemente grandi tratti della
Vanda commentandola. Egli chiudeva il suo studio con
queste parole che riassumono lo svolgimento di quella
tragedia e ne spiegano gli intendimenti storici e politici.
„La tragedia di Mattia Ban sembra non essere altro
che l'espressione dei destini della Polonia. Difatti che
cos'è Vanda se non la stessa incarnazione della nazione
polacca? Essa ne ha tutta la bellezza, la fierezza, il
valore, l'intelligenza e la fermezza incrollabile; ella
ama con passione e difende con la più grande energia
la propria libertà, come la Polonia la sua indipendenza
nazionale; il suo amore per un principe straniero è
la causa della sua morte, e sono i principi stra-
nieri che disputandosi la corona della Polonia cagiona-
no il crollo della sua potenza.
„Lo stesso suicidio di Ritigher è un avvertimento.
Mlada, gelosa e malevola, che cerca ad ogni costo la
caduta della regina, e suscita a tale scopo una sedi-
zione, è evidentemente il cattivo genio della Polonia;
il Gran Sacerdote ed il vecchiardo (Staroste) rappre-
sentano il partito conservativo, e dall'altra parte la
gioventù che arde d'entusiasmo per Vanda (la libertà
individuale) e che finisce col perderla, è l'immagine
viva di questa nobiltà tumultuosa ed incostante, il
cui carattere si rivela in ogni pagina della storia
della Polonia. DI rimpetto a Mlada noi vediamo Bo-
gor, l'amante appassionato della regina, l'espressione
dell'amore più tenero, della devozione più completa,
di una generosità senza limiti, presentante il carat-
tere vero della nazione polacca. Questi è il buon genio
di Vanda (la Polonia) ma sventuratamente da lei re-
spinto muore con essa. Gostovit, l'amico fedele di Bogor,
.Igli è posto allato come per completare le qualità che
a lui mancano, quali sarebbero l'energia ed uno spirito
intraprendente. Legati da un' amicizia rara non formano,
può dirsi, che un solo individuo."
L'autore ha riveduto, corretto e in alcune parti
modificato i suoi drammi, che tutti ormai sono pi'epa-
rati per la stampa. Lo stesso si devo dire delle altre
sue produzioni poetiche. Ma quelle in prosa arriverà
mai a riunirle tutte? Ne ho poca speranza, vedendolo
sempre occupato in nuovi lavori.
Come letterato, il nostro dalmata non conobbe
mai l'invidia; anzi fu sempre il primo a riconoscere il
reale merito d' ogni scrittore e a dirne i pregi e i di-
fetti con quella franchezza che gli è naturale ; fu sempre
pronto a incoraggiare colla voce e colla penna i gio-
vani letterati, e a dare consiglio ai molti che lo con-
sultano.
La bella casa che ha in città, comune con suo
genero, il pittore, è chiamata a Belgrado il ridotto della
politica, della letteratura e delle belle arti, per la ra-
gione che ivi convengono non solo uomini politici, ma
bene spesso letterati; vi si tengono riuniuni accademi-
che, in cui si leggono ed esaminano le opere destinate
alla stampa ; ivi la Società di canto, presieduta dal ge-
nero, tiene spesso le sue prove, e vi tenevano le loro
sedute i membri della Società di belle arti, che si sciolse
Il popolo montenerino volle eziandio ricompen-
sarlo col più bel dono che sì possa offrire ad un va-
loroso ; volle cioè dedicare a lui una canzone che
raccontasse l'eroismo da lui dimostrato nella guerra.
Nel tempo di pace, il principe del Montenero
diede all'Archimandrita Ducié la direzione del dicastero
d'istruzione pubblica nel principato. Ed egli, — coi
piccoli mezzi di cui poteva disporre, — fondò dieci
scuole per le nahoje (distretti), nonché un istituto teo-
logico. Offertagli dal principe la dignità episcopale, il
Dučić la rinunziò, accettando invece la croce di Ar
chimandrita.
Trovandosi l'Archimandrita Dučić nell'Ercego-
vina, ancora nel 1861, la zar Alessandro II. ebbegli a
insignire il petto delia croce d'oro, e finalmente — nel
1865 — lo decorò, nel Montenero, della croce di
Sanf Anna (III.o ordine),
L'archimandritta Ducié non solo si distinse qiial
valoroso campione della libertà della patria sua diletta,
e qual difonditore dell'istruzione popolare; ma, eziandio,
quale destro negoziatore politico.
Il principe Nicolò ebbe ad affidargli varie ed
importanti missioni politiche presso il conte Stakelberg,
ambasciatore della corte russa a Vienna; nonché presso
il principe della Serbia Milan Obrenovié III. a Bel-
grado,
Gli stretti legami fra la Serbia ed il Montenero
s'erano alquanto rallentati, ma, mercè la grande in-
fluenza dell'Archimandrita Ducié, felicemente si raf-
forzarono.
I servizi in tal incontro prestati dall'Archiman-
drita Dučič furono guiderdonati dal principe Nicolò
coir ordine di Danilo di Il.a classe, e da parte del
principe Serbo Michele, per la prima volta, con un
magnifico orologio, fregiato del nome del principe, e
per la seconda con la croce, portante la corona e
l'illustrazione: alV Archimandrita DuSié pei servizi resi
alla Serbia e a noi Principe Michele Obrenovié III.
1866. Ché, se monsignor Ducié era altamente stimato
a Cettinje, non lo era meno a Belgrado.
Siccome però i tenaci vincoli della Serbia col
Montenero non si vedevano dapertutto con buon occhio ;
ordironsi intrighi, e si giunse a far sì che monsignor
Ducié presentasse al governo del Montenero la sua ri-
nunzia al posto da questi affidatogli.
Nel 1868 e' si avviò adunque alla volta d'Italia,
onde riaversi nella scarsa salute.
Nel 1868 il principe Michele invitollo a Belgrado,
ove egli si riebbe completamente. Il clima della Serbia
è eccellente: quivi azzurrissimo e sereno è il cielo,
quivi l'aere è saluberrimo, quivi rosee aurore, quivi
colli verdi e verdi prati, quivi natura rigogliosa
di vita,
Belgrado è la candida città, candida nelle canzoni
pe' suoi poeti.... Annerita dalla polvere del cannone ;
devastata dal ferro e dal fuoco nemico; coperta in varie
epoche sotto un velo di dolore, ma ora fulgente di vita
e di gloria!
Gli è quivi che l'Archimandrita Duéié addirizzò
l'opera sua sopra campo più vasto,
A lui si offerse, da parte del principe della Serbia,
la sede vescovile di Sabac, ma egli vi rinunziò.
Morto il principe Michele, quando il metropolita
serbo Mihailo erasi recato nel 1869 al giubileo cente-
nario di Kiev, e' volle,avervi seco l'Archimandrita Duèié.
Venne l'Archimandrita Ducié presentato allo Zar
ed ai magnati russi di Mosca e di Pietroburgo. Prese
egli parte anche all'esposizione etnografica di Mosca
nel 1869; nella quale occasione, l'Accademia Uoiver-
sitaria di quella città, lo insignì della grande medaglia
col diploma.
Oltre agli affari politici si occupava, e si va tut-
tora occupando l'Archimandrita Du5ié, con amore gran-
dissimo, di letteratura, di storia, geografia ed etnografia.
Videro la luce vari suoi lavori pregevolissimi nello
Zbornik del celebre scrittore russo signor Hilferding di
Pietroburgo, nel Dubrovnik, periodico che vedeva la
luce a Ragusa, nella giovane/Sròat^ia, nel riputatissimo
Glasnik di Belgrado ed in altri pregievoli giornali.
La Società Scientifica di Belgrado, nel 1870, lo
scelse a presidente nello scompartimento dell' istruzione
storica e statistica.
L' Archimandrita Ducié accorreva ed accorre sem-
pre con la sua speciale influenza ed eziandio col denaro
in soccorso agli Istituti d'istruzione, ed in particolare
a' sventurati profughi politici slavi.
Egli asciugò molte lagrime agli infelici suoi conna-
zionali ; molti patrioti prese a proteggere, loro giungendo
confortatore come angiolo della consolazione.
L'Archimandrita Ducié volle eziandio inscriversi
come socio fondatore della Matica Dalmatinska di Zara.
Quando, il 20 luglio 1876, scoppiava la grande
guerra per la liberazione dei popoli slavi dal giogo
ottomano, monsignor Ducié, baldo di patriottismo e di
vigore, si lanciava, con in mano la spada e la croce,
sul campo di battaglia vestito da guerriero e lietissimo
di compiere un' azione patriottica e grande.
Il principe Milan nominollo allora, con decreto
speciale, a comandante de' volontari presso l'armata
d'Ibar.
In questa occasione, 1' Archimandrita Duéié fe'
splendidissima mostra di raro tatto strategico, spiegando
in pari tempo eroismo tale, che il generale Zah, co-
mandante in capo l'armata d'Ibar, Io encomiò tre volte
in iscritto.
Nel 12 giugno, l'Archimandrita Dučić prese d'as-
salto un fortino ottomano e la trincea presso Vusiljevié.
E il generale Zah gli fe nota la sua piena soddisfa-
zione pel valore di lui e de' suoi volontari.
Il principe Milan riconobbe i servizi del Duéié in
si solenne occasione, e decorollo della croce di Takovo
e della medaglia d'oro. Nella seconda guerra poi (1877-
1878), in cui l'Archimandrita Duéié erasi del pari illu-
strato per valore guerriero, il principe stesso volle fre-
giarlo della croce di commendatore delV ordine di Takovo.
* *
Ma con la guerra scomparve anche l'impetuoso
condottiero, il valoroso voivoda; e Ducié tornò ad es-
sere il mite e assonato Archimandrita, membro del-
l'Assemblea nazionale, e scrittore dei più eleganti ed
efficaci.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan,
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D.Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D.Juan.
Sirena.
D. Juan.
Sirena.
D. Juan.
I Siguierais mucho la pista ?
Hasta hallar la madriguera. '
^Y si era falsa la boca?
Io atinarà ^ con la cierta.
^ Y si salir ® no queria ?
Yo me pondria en espera. ^
I Por empeno ?
Por empeno.
I Y durara ?
Hasta cogerla ®
Figuraos pues que asoma.
Me preparo.
i Y si se entrega ? ®
Tiendo la mano y la cojo.
^ Y si muerde ?
Norabuena,
sobrame à mi mucha mana
y al cabo se bara domestica.
Brindad pues y olvidad eso.
j A su urgullo !
j A su obediencia 1
Espera ^ Quien canta abora,
el amor o la sirena ?
E1 amor està vencido.
^ Y la incantadora ?
Muerta'.
En este caso, alma mia,
brindemos y echarlo tierra.
Volete esser trasportati in un ambiente più puro ?
Volete l'idìllio campestre, senza smancerie arcadiclie ?
Eccovi la fine del primo canto della Pasionaria, quella
leggenda che al De Amicis faceva riempiere gli occhi
di lagrime.
Io non posso ricordarmene — egli scrive — senza
veder sempre quei due amanti, Aurora e Felice, gio-
vanetti, in una campagna deserta, al cadere del sole,
che s' allontanano per opposte vie, voltandosi ad ogni
tratto e salutandosi, e non saziandosi mai dì guardarsi.
"Aurora, dijo el mancebo, '
mira al sol.
— I Felix, te partes ?
— ^Qué be de hacer? espira el dia.
— Es verdad, Felix. Mi padre
tambien estarà impaciente.
I Volveras pronto ?
— Guanto antes.
— ^ Te acordaras de mi?
— Siempre.
Mi existencia es solo amarle;
no tengo en mi corazon
mas que un aitar con tu imagen.
— i Se borrarà? ®
— j Nunca Aurora !
Y al dulce beso tornaron
en punto tal separàndose
y mientras verse pudieron
no dejaron ® de mirarse.
' Fino a trovarne la tana. ' Indovinerò.
In aiiesa. ® Fin che la pigliassi. ® Arrende.
' Garzone. ® Cancellerà. ® Lasciarono.
Uecire.
Subia aprisa Don Felix
y con pasos desiguales
por la tortuosa vereda ^
que lleva fuera del valle ;
y lentamente cruzaba
Aurora la opuesta parte
por la olorosa pradera
de que es su casa el remate ; ®
Y a cada paso volviendose
y de lejos ^ saludandose,
ambos a des se juraban
como quien eran amarse.
! Pobres ninos que insensatos
juzgaban ^ interminable
lo que era con un soplo
interrumpirles muy facil!
Questi canti venivano accolti festosamente e letti
con avidità dal pubblico spagnolo : i Cantos del Trovador
correvano per le bocche dì tutti, esaltati, mandati a
memoria, proposti a modello nelle scuole; appena an-
nunciata la pubblicazione di un nuovo canto ne fiocca-
vano da ogni parte le ricerche. Ma il successo librario
nocque allo Zorrilla perchè, migliorando le sue rela-
zioni mercantili coli' editore, guastò quelle del poeta
colla musa. Obbligatosi, per un patto stretto coli' edi-
tore, a comporne uno ogni tanti mesi, dovea meditarlo
e scriverlo, repugnante la fantasia al lavoro coatto ed
affrettato. Diffatti negli ultimi canti si riscontra una sen-
sìbile decadenza dalla primiera altezza ; il sentimento
nazionale vi è meno spiccato, i caratteri indeterminati ed
incerti, l'aurea semplicità dei primi canti è surrogata
da un' ostentata naturalezza di linguaggio che dà nello
sciatto e nel volgare.
(Continua,')
jC^AI^pENIO.
Incontrando un angiolo per la strada
Bambina bionda che vai per la via
dimmi, dimmi : qual' è la tua mammina !
chi ti fe' tutta vezzi e leggiadria!
chi ti die mai quegli occhi, o mìa bambina ? !
E quel piede di fata, e quella pia
guardatura, e d' augel quella testina,
r oro lucente de la chioma dia,
e le rosee fossette a la manina?!.
Dimmi!., rubasti a un angiolo quel viso
od una ninfa ti donò le belle
forme che tutte parlano d'Iddio !..
0 mìa bambina!., serafino mio;
quando ritornì a sera in fra le stelle,
senti : — pigliami teco in paradiso !..
Ćl'tiele.
Sentiero. ^ Confine. ' Lontano- Ritenevano.
ANNO IV.
(Numero doppio).
ZARA, 31 MARZO 1882. 22-23.
LA »ALESTRA
PERIODICO DÌ LETTERE, SCIENZE ED ARTI.
50
CONDIZIONI DI ASSOCIAZIONE.
Per Zara ..... fior. 4
„ la Monarchia . . « 4
„ l'estero . . . lire 12
Un numero separato s. 18. — Pagamenti
anticipati. — Associazioni non disdette un
mese prima s'intendono rinnovate.
Esce
due volte al mese.
AVVERTENZE.
Domande di associazione, importi di denaro
da spedirsi aW Amministrazione ; lettere,
manoscritti alla Direzione. — Manoscritti
anche non pubblicati non si restituiscono.
— Delle opere donate alla Direzione verrà
fatto cenno speciale.
SOMMARIO. — Don José Zorrilla. - (CARDENIO). ~ Janko
Crnojevié. - (G. NIKOLIĆ). — Tempi passati. - Novella. - (E. DI
SAN GERMANO). — Dalle fantasie Nordiche. - Ideale. - Invito.
(E. RESINE). — Note bibliografiche. - Ernesto di Leydlitz. -
- Elementi di Geografia. - (L. BENEVENIA). — Yorick. -
Lungo R Arno. - (BIBLIOFILO). — Cose nostre. — Notizie e
Spigolature. ^
(Continuazione e fine vedi N.r precedente).
Non c' è genere di poesia che il talento vario e
e fecondo dello Zorrilla non abbia tentato. 11 teatro spa-
gnolo, come r italiano, era invaso da cattive traduzioni
di commedie francesi : Scribe faceva il suo giro trionfale
per tutti i teatri d' Europa ; Lopez de Vega, Calderon,
Tirso esiliati dalla scena, erano confinati nelle bibliote-
che. I letterati gridavano contro l'invasione straniera,
dicendo che il pubblico desiderava commedie originali,
e accagionavano impresari e capo-comici di poco pa-
triottismo. Ma r opinione del pubblico di rado s'accorda
con quella dei letterati, e il grosso pubblico della Spagna
di quaranta anni fa, come quello dell'Italia d'adesso,
poco si curava se la commedia venisse d' oltre monte o
invece fosse parto d'ingegno nazionale.
Se il pubblico spagnolo avesse avuto queste esi-
genze patriottiche sulla scena, gli impresari si sareb-
bero Len affrettati a soddisfarle; ed è prova continua
e validissima dell'indifferenza del pubblico sù questo
argomento il numero enorme di produzioni francesi che
si vedono tuttogiorno rappresentate sui teatri di Spagna.
Lo Zorrilla volle ricondurre il gusto traviato del
pubblico spagnolo all'amore del teatro nazionale; e,
corroborato di studi vasti e profondi, specialmente su
Calderon, dopo lunghi e ripetuti tentativi, ottenne l'im-
pero sulla scena. In meno di dieci anni scrisse trenta
fra tragedie, drammi e commedie, togliendone sempre
argomento da un fatto storico spagnolo o da una leg-
genda nazionale.
Ma r essersi voluto imporre alla fantasia del pub-
blico per destarvi la meraviglia e l'entusiasmo, lo fece
sovente ricorrere ad espedienti facili e grossolani ; onde
ne venne alle sue produzioni uno spiccato colore melo-
drammatico.
Trascurando ogni studio nello svolgimento de' ca-
ratteri e degli affetti, per cui ci voleva un lungo e me-
ditato lavoro di percezione e riflessione, pose in giuoco
in tutte le sue commedie l'orgoglio nazionale, la prodezza,
la cavalleria spagnola. Fanno sorridere le spacconate dei
suoi caballeros, ma noi non possiamo immaginarci l'en-
tusiasmo irresistibile che dovevano sollevare fra l'udi-
torio. Se a questa seduzione che egli esercitava sul pub-
blico, si aggiunge l'irresistibile mezzo che possiede per
cattivarselo, i suoi magnifici versi, che sono sempre
quelli dei cantos del trovador, ci spiegheremo facilmente il
grande ascendente che egli ottenne sulle masse. E invero
i versi che fluiscono dalla sua penna incantano ; facili,
sonori, scorrevoli, sempre in armonia cogli affetti e coi sen-
timenti dei personaggi a cui sono posti in bocca, scusano
talvolta le inverosimiglianze e le jicelles dell'intreccio.
I suoi principali lavori drammatici sono : El za-
patero y el rey, — El eco del torrente. — El molino
del Guadalajara ed il celebre Don Juan Tenorio, dramma
religioso fantastico, in due parti, di cui la prima in quat-
tro e la seconda in tre atti. Questo è 1' unico dramma
dello Zorilla che si regge e reggerà ancora a lungo
sulla scena. Si rappresenta ogni anno, il giorno dei morti,
in tutta la Spagna.
*
Essendo questo il piìi famoso ed il più popolare
dei suoi lavori teatrali, e riscontrandovisi i pregi ed i
difetti di tutti gli altri, mi pare non inutile spiegarne
r intreccio ; tanto più che conosciuto questo dramma si
può dire di aver letti tutti gli altri. L'azione si finge
a Siviglia. I primi quattro atti accadono in una notte
di carnovale del 1545 ; gli altri tre in una notte d'estate
cinque anni dopo.
gli strapazzi senza nome, le dui'® vi-
gilie della trincea ; corse dalle bianche
vette, impiacQlate delle Alpi ai desolati
greppi del Carso tinto di rosso sangue
italiano; traversò animoso le sconfi-
nate regioni dell' aria su vigili stru-
menti di guerra e solcò, fidente nella
rivendicazione di Lissa, le acque à-
mare dell' Adriatico, invano contese
all' Italia; dovunque si combatteva e si
soffriva, si piangeva e si sperava, Egli
passò, incitatore con la p^ola, con
r azione e l'esempio per compiere i
destini di un' Italia più grande e più
forte,» per combattere al fianco delle
altre nazioni civili, nella lotta con|ro
la barbarie invadfente, per i più alti
ideali di libertà e di giustizia.
L'Italia vide e sa tutto questo : Zara,
memore è reverente^ con affetto di fi-
glia redenta, si unisce non indegna-
mente nel Genetliaco del Re alla festa
della Patria.
• • • aveva già vittoriosa' ^ru aveva per.
"^""resercUo austro-ungarico è annien-
Mto- e a Ka subito perdite gravissime
leir acrnita resistenza dei primi giorni
e neU'^ ^^ perduto quan-
di mater^ di ogn
sorta e presso che per mtero i suoi
maTazzini e i depositi : ha lascito f.
finL nelle nostre ^^^^^^^^^
prigionieri con interi stati maggiori e
non meno di 5000 cannoni. ^ .
^IZti di quello che u uno de, piU potenti eserdtl dei nfondo, nsalgono^
in disordine e senza che avevano disceso con orgoghosa
sicurezza. ^
Gli scorsi giorni vennero ristampati
e ampiamente diffusi a Zara questo
manifesto e questo bollettino del ge-
neralissimo Diaz, letti tra vivo Entu-
siasmo :
Ai fratelli irredenti.
Zona di guerra 3, ore 18.30,
Fratelli delt Italia nuova !
L' Esercito italiano avanza vittorioso
per liberarvi per sempre. 11 nemico in
rotta, fuggendo le vosire città fedeli e
gloriose, annuncia il nostro arrivo, la
nostra vittoria, lascia dietro a sè de-
cine di migliaia di prigionieri, centinaia
di cannoni, tutte le sue ambizioni.
Il giuramento dei nostri eroi si è
. compiuto: per forza delle armi e per
la giustizia si è avverato il vaticinio
dei nostri Martiri : la libertà è risorta
nel nome di Roma su dalle sante tombe
.dei nostri morti.
* Dopo un secolo di guerre, di spe-
, ran*e e di ansie, tutta la patria si riu-
nisce intorno al suo Re.
Fratelli!
Siate nella giòia calmi e saldi quali
foste nel lung<^ dolore, depositari in-
oorrutibili della più pura ed umana ci-
viltà che abbia mai fatto luce sul
mondo.
Del nemico vinto non dimenticate
r iniquità e le insidie, ma respingete
il tristo esempio della crudeltà e della
violenza.
- Da oggi r Esercito d'Italia è il vo-
stro Esercito. Aiutatelo a ristabilire
; r ordine pel bene di tutti, come tanti
di voi, da Cesare Battisti a Nazario
Sauro, l'hanno aiutato a raggiungere
questa vittoria. Armando Diaz.
Il bollettino che passerà alla storia.
Comando Supremo
4 novembre 1918.
La- guerra contro 1' Austria-Ungheria
che, sotto r alta guida di S. M. il Re
' — Duce supremo — 1' esercito ita-
' liano, inferiore per numero e per mezzi,
• iniziò il 24 maggio 1915 e con fede
incrollabile e tenace valore ' condusse
; ininterrotta ed asprissima per 41 mesi,
è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata
il 24 dello scorso ottobre ed alla quale
prendevano parte 51 divisione italiane,
3 britanniche, 2 francesi, una czeco-
slovacca ed un reggimento americano
contro 73 divisioni austro-ungariche, è
finita.
La fulminea ardentissima avanzata
del 29.o corpo d' Armata su Trento,
sbarrando le vie della ritirata alle ar-
mate nemiche del Trentino, travolte ad
occidente dalle truppe della Settima
Armata e ad oriente ' da quelle della
Prima, Sesta e Quarta, ha determinato
ieri lo sfacelo totale del fronte avver-
sario.
Dal Brenta- al Torre l'irresistibile
slancio della Dodicesima, dell' Ottava,
della Decima Armata e delle divisioni
di cavalleria, ricaccia sempre più in-
dietro il nemico fuggente.
Nella pianura S. A. R. il Duca
d'Aosta avanza rapidamente rapida-
mente alla testa della sua invitta Terza
Armata, anelante di ritornare Sulle po-
La Cronaca ]
Ora parli la cronaca, rapida e con-
cisa.
i I giorni che precedettero 1 entrata
delle truppe liberatrici, vennero divelté
e distrutte a furia di popolo tutte le
insegne e gli stendardi dei presidi e
degli uffici austriaci. Un monumento,
che bruttava Piazza Delauranna, veniva
demolito, e la sua impalcatura data
alle fiamme. Intanto, col fervore del-
l'aspettativa, la città si andava ani-
mando straordinariamente, e alla sera
le, ampie sale del Casino accoglieyano
in fervorose adunanze centinaia di cit-
tadini. — Si costituì subito un Fascio
nazionale, il quale in un proclama ebbe
a precisare chiaramente le aspirazioni
degli Italiani della Dalmazia.
La sera, al Casino, già tutto addob-
bato con bandiere nazionali, il podestà
dott. Luigi Ziliotto illustrava con pa-
rola vibrante di patriottismo questo
proclama, quando gli giunse il tele-
gramma sulle condizioni imposte dal-
l' Italia all' Austria implorante T armi-
stizio. Neil' apprendere eh' esse com-
prendevano anche l'occupazione da
parte delle truppe italiane dei territ<5/^
assegnati all'Ftalia dal patto di Londra,
eruppero irrefrenati l'entusiasmo, il
delirio della folla adunata. S'improv-
visò un imponente corteo, che con
frenetiche acclamazioni all' Italia, al Re
e all' esercito vittorioso, con sventolio
di bandiere italiane e con fervore di
canti — e r Inno di Garibaldi, e l'Inno
di Mameli, e le nostre più care can-
zoni popolari — percorse le vie tutte
illuminate a festa dopo il lungo tene-
brore di guerra. Ed era passata la
mezzanotte. Il dott. Ziliotto improv-
visò un altro splendido discorso in
Piazza dei Signori; e nel Caffè Cen-
trale, affollato sin quasi all' alba, il
prof. Domiacussic fece, con il consen-
timento entusiastico della cittadinanza,
la glorificazione di Roberto Ghiglia-
novich, lo strenuo, mirabile tutelatore,
in Italia, del nostro diritto.
La giornata del 4 novembre s'inizia
con nuove esultanze. Il blocco ha am-
miserito, ha spogliato i nostri negozi.
Non vi si trova un metro di stoffa a
pagarlo a peso d'oro. Eppure — oh
insaziato amore d'Italia ! — ecco la
città ingemmarsi di tricolori italiani.
Ed ecco tutti gli occhielli adornarsi <ii
coccarde italiane. S'improvvisano a
centinaia, in un' esultanza che pare ed
è sovrumana, che pare ed è eroica,
Degli ardimentosi salgono persino sul-
la cuspide della torre altissima, che
presidia la basilica dei Crociati latini,
e vi infigge la bandiera d'Italia.
Prima delle 3 del pomeriggio ecco
che la torre sprigiona il suono festoso
delle sue campane. Suonano in gloria.
E' la prima nave italiana, è la prim,a
nave liberatrice che approda alla spon-
da di Zara. Arriva la torpediniera 55
della Regia Marina — comandata dal
tenente di vascello Rino Matteucci —
con i primi plotoni di truppa e col
comandante militare, capitano di cor-
vetta Felice de Boccard. La città, tri'
pudiante, si riversa tutta a riva vec-
chia. L'ora solenne, V ora sacra alla
storia, infonde in tutti un' esultanza che
non si può descrivere. Si grida, si
canta, si piange, in un' esaltazione co-
cente, e pure dolcissima. Il podestà
bacia e saluta in nome di Zara il co-
mandante. I soldati, che sbarcano, sono
pure travolti nell'abbraccio popolare c .
avidamente baciati. Poi tulli SÌ avviano:
i soldati d'Italia, che ornai sono i Sol-
dati nostri, frammisti alla folla enorme, •
che fa corteo, sahitati con sventolio di %
bandiere nel passaggio, dalle finestre
e dai poggiuoli. 11 comandante, a capo
del corteo^ col Podestà, si reca ali ex
palazzo luogotenenpale. dove funge
un provvisorio governo jiii'-oslavo. h
proclama : „in nome di S. M. il re
d'Italia, prendo possesso della città
di Zara". E fa issar sul palazzo la
bandiera della Nazione, al posto d'o-
nore. 11 comandante de Boccard sale
poi al palazzo del' Comune e ripete
al podestà la stessa proclamazione so-
lenne, mentre al poggiuolo viene is^
sato, al posto del gonfalone civico, u,
tricolore. Segue una grandiosa mani-
festazione, con bandiere e musiche e
canti e fiaccole. Tutta Zara sull' im;
brunire sfila davanti alla regia torpe-
diniera.
Alla mattina del 5 venne ovunque
diffuso ed affisso un altro proclama
del podestà ai cittadini.
Raccoltosi la mattina stessa il Con-
siglio Municipale, reintegrato per volere
di popolo, venne deliberato di tele-
grafare al primo aiutante di S. M. il
Re e di pregarlo di partecipargli ,,i
„sensi di profondo omaggio ed infi-
„nita esultanza dei nuovi redenti, or-
„gogliosi di rivivere le glorie di Roma
„e di Venezia".
Nella stessa giornata del 5, con le
stesse manifestazioni di esultanza, ven-
ne salutato r arrivo degli ufficiali e dei
marinai della regia torpediniera 68.
Griornata su tutte memorabile quella
del 7 novembre. Numerosi ufficiali
e soldati del disfatto esercito au-
striaco, tornati a Zara, si fregiano tutti
di coccarde e di fascie tricolori. Zara,
risorta, fa risorgere tutte le sue so-
cietà patriottiche: i Vigili, i Bersa-
glieri, i Ginnasti, i Canottieri. Uni-
formi e bandiere — invano annìu-
lare dal livido terrore dcH' Austria
— ritornano alla luce e alla gioia. E
si organizza, con i corpi monturati, un
altro grandioso e splendido corteo, se
si può dir corteo la riunione discipli-
nata di tutta una cittadinanza, che,
assieme ad un'eletta di signorine bianco-
vestite e recanti fiori, si avvia a riva
vecchia per 1' arrivo della regia nave
„Audace": nitido e poderoso gioiello
della nostra marina. La nave, coman-
data dal capitano di corvetta Starita,
reca un riparto di fanteria di marina
e un plotone di reali carabinieri. La
riva è gremita e sulla folla ondeggia
la cara policromia di centinaia di ban-
diere nazionali. Gli evviva all' Italia e
al Re e al regio esercito, alternate al
canto degli inni, non si interrompono
mai, sempre formidabili. Le dimostra-
zioni di affetto agli ufficiali e ai sol-
dati sono, più che entusiastiche, frene-
tiche. l liberatori sono ricoperti di fiori
e la nave diventa tutta floreale, come
nave di poesia. Il passare del gran-
dioso corteo per le due rive e in ispe-
cie per Calle Larga — eh'è l'arteria
più pulsante della città — offre uno
spettacolo meraviglioso, mai prima ve-
duto. Se ogni altra documentazione
mancasse ad affermare l'incrollabile
italianità di Zara, basterebbe questa
sola a dire che cosa sia Zara e che
cosa Zara voglia, in nome del suo
lungo e i paziente dolore, in nome della
sua maturata speranza. Due volte il
comandante Starita, all' arrivo e sul pog-
giuolo del municipio, ricordò la gran-
de vittoria d'Italia, che non ha dispe-
rato, che ha. creduto, che ha giurato
e che ha voluto questa vittoria; e,
rilevato il martirio^ di Zara, disse
r obbligo nostro di mostrarci ora di-
sciplinati e fedeli in giuramento sacro
allo statuto ed al Re. Un' ebrietà santa
invase la folla, che giurò, rinnovando
le dimostrazioni plebiscitarie.
Di questi 'giorni arrivarono torpedi-
niere, sottomarini e dragamine, con
nuove truppe, l'arrivo delle quali die-
de luogo a nuove entusiastiche dimo-
strazioni.
Oggi ~ genetliaco del
nuovo imponente cor(.-o t ->.,
nelle prime ore del mattiijo^'^^^^W
testa la uanJa Municip.iìe,
la città, sostò, fra canti Dai
sventolio 'di bandiere, 3
lazzo municipale, inneg^jian^^ to-.
liberatore. Le regie nevi hanno {.v, ^^
il gran palvese. '^'^ato
1 bravi popolani di Piazzetta M •
l'anno oggi addobbata a festa ?" '
un'allegria di tricolori, piantai ^
vecchi colonnini veneti, tricoloj f'
ch'essi. La Porta Marina, d'ond'^''
la prima volta entraron le trun ^
liane, adorna di festoni di verzl^
battezzata Porta 4 novembre,
Questa sera il Teatro Verdi ~
da quattr' anni - - viene riaperto
serata festiva data a cura del comuf
per solennizzare il genetliaco di S M
il Re Vittorio Ei^anuele HI. L'ineJ
va devoluto a vantaggio delia cucij,
popolare. ', '
Il Conte Piero Foscari, sotto se?,
tario di btato, ha mviato da Roma 1
nostro podestà, dott. Luigi ZìIìqu
queste parole: i«
„Piero Foscari, piangente di J
mozione nazionale, che soltanto i
ratini possono comprendere, mandi
suo primo abbraccio a Luigi Zilioi
sindaco di Zara".
Questo primo numero può dirsi
provvisato. 11 lettore vi troverà
cenze, lacune. Molte sono le impressio
e le notizie che oggi mancano; ma
daremo nei prossimi numeri. La
tadinanza ci assolva oggi delle
canze; e ci sorregga, con salda
sempre.
Nostro servizio telefonu
Apprendiamo che il nostro illi
concittadino Dr. Roberto Ghiglianò|
arrivato di questi giorni a Tries
già partito per Ancona, donde f i
bilmente mercoledì prossimo si r
a Zara.
— Il commendatore Antonino v
già regio console nella nostra ci,
giunto a Sebenico.
— Il Consiglio nazionale di Fii
adunatosi 1' 8 corrente a seduta
naria, dichiarò che Fiume è italiaì
basandosi sul suo diritto naturali
proclamato la sua unione all'i!
mettendo questa sua decisione set
protezione dell'America. Fiume att«
la sanzione del suo voto dal Con|
so della pace. !
ì
— Ieri, dopo mezzodì, dal
Governatore della Venezia Giuli
ammessa alla presenza del Re una
putazione di Piume invocante una
rola redertrice che sanzionasse la
decisione di unirsi all'Italia. .
la deputazione presentò al Re una
gamena con la dichiarazione ri
dante F indipendenza di Fiume e
decisa volontà di unirsi all' Italia.
Sua Maestà il Re assentì con i i
patia, visibilmente commosso, all'cjfe
sizione della deputazione. |'
. f
— L'Agenzia Havas annunzi
fronte francese che h ritirata d«
manici s'è trasformati in piena |
I Tedeschi si ritirano considerevoln •
ogni giorno. Gli Anericani soi
entrati a Sedan e mnacciano il
dei nemici. Circa 50).000 di lor
a Ovest di Sedan e contro a, J ,
avanzano rapidaments Inglesi e
cesi, sì che è dubbiose potranno é
gire all'accerchiameiio. if
1-
Direttore responsabile Gaetano Fft^n^
Editrice la Tipografia: E de Sohonf^»«'iì
itiiiiWiMa
Anno 1 - N. 2. Zara» 13 novembre 1918.
A VOCE DALMATICA Abbonamenti per ora non si ricevono. Un numero cent.^ 20. Redazione ed' Amministrazione provvisoriamente nellaTipografia . E. de SchOnfeld.
órdine del giorno del ^e
resercito e all'armata.
La gratitudine si eleva dal cuore di
te il popolo d'Italia.
S. ;M. il Re ha indirizzato all' Eser-
0 ed air armata il seguente ordine
g-iorno :
Soldati, marinai !
VIentre gli estremi lembi della Patria
asa accog^lievarìo, dopo un anno di
a2Ìo, i fratelli liberatori, su Trieste
su Trento era innalzato il tricolore
Italia. Così, in un medesimo giorno,
compiva il sogno dei nostri padri,
voto dei nostri cuori.
;1 ciclo delle guerre, iniziate dal mio
oavo, sempre contro lo stesso av-
rsario, oggi si è chiuso.
La epopea svoltasi per tre quarti di
:olo con memorabili eventi non po-
^a avere più fulgido coronamento di
Oria.
Soldati, marinai!
E.' appena un anno che una imme-
ìla avversità si abbatteva sulla Patria;
gi, a così breve distanza di tempo,
te le città di una Patria più grande
'mono nella esultanza del trionfo.
Se così prodigioso rivolgimento è
venuto, è opera vostra. Nei giorni
e più parvero minacciosi, una sola
la vostra decisione: resistere perla
vezza della Patria, fino al sacrificio,
I alla morte ! E quando la resistenza
ilinsaldata, non vi infiammò che un
tire solo : vincere, per la grandezza
'^^ilia, per la liberazione di tutti, i
oppressi, pel trionfo della giu-
zi su tutto il mondo.
Vói raccogliete oggi il vostro pre-
o. Le mille eroiche prove da voi
perate per terra, per mare e pel
[b, la disciplina osservata fino all^
ozione, il dovere compiuto fino al
iicio; tutte queste virtù di soldati
cittadini salvarono la Patria, e
0 di averla salvata, ora la glorifi-
% col trionfo.
^ Soldati, marinai !
Italia, ormai riconosciuta nella sua
ngibile unità di nazione, intende e
-ife cooperare fervidamente per assi-
li^re al mondo una pace perenne,
fidata sulla giustizia. Perchè questa
1 DÌle aspirazione si compia, bisogna
sia abbattuto quanto ancora resiste
prepotenza e di orgoglio, mentre la
"fscria di tutti i popoli liberi si avanza
: l^tibile e il nemico comune non
' a ritardarla.
intanto, o soldati e martiri, già
nedicono i martiri antichi e re-
e i commilitoni che caddero al
J^tro fianco, poiché per voi non fu
^rso invano il loro sangue, e la Pa-
pià intera vi esalta, poiché per voi fu
Raggiunta la sua meta, e il vostro Re,
icon profonda emozione di affetto, vi
esprime la parola di gratitudine che si
^leva a voi dal cuore di tutto il po-
jpolo d'Italia.
I Dal Comando Supremo, 9-11-1918.
Vittorio Emanuele.
Due proclami.
Gli scorsi giorni vennero ainpia-
inente. diffusi a Zara questi due pro-
clami, letti e commentati dalla nostra
cittadinanza con vivo entusiasmo.
Italiani della Dalmazia!
ii nemico più grande della nostra
"patria, quello che le impedì per secoli
d as^urpre a dignità di nazione, e
anche ptu tardi inceppò il suo natu-
r.' c svol^nmento ritenendo fra i suoi
artigli pam integranti di essa, é crollato.
:jOra aeU integrazione d'Italia, l'ora
grandezza d'Italia è suonata.
aJ^ . fra tutto l'alternare
' apparve la costa dalmata
^ -ap e^Tìerto essenziale d'Italia, e per
<irpu xo quel nostro grande nemico
mise in opera tutte le forze per can-
cellare da qui ogni traccia d'italianità.
Ma il mostro è caduto prima d'aver
compiuto la sua opera.
Voi ben lo sentite, Italiani della
Dalmazia. •
E lo può vedere chiunque comprenda
che cosa siano per un popolo tutti i
documenti della sua civiltà, chiunque
sappia anche attraverso la mutata fa-
vella distinguere i caratteri della na-
zione.
L' ora dunque è suonata dell' inte-
grazione della patria, è suonata 1' ora
che la patria di S. Girolamo, dei Lau-
rana, di Nicolò Tommaseo, di Antonio
Bajamonti appartenga di nuovo all' I-
talia. •
Per il cadere della tirannide, sorge
a libertà accanto a noi un altro popolo
che, soltanto per le perfide suggestioni
del comune oppressore, per oltre mez-
zo secolo aveva potuto apparire il
nostro reale nemico. Ma snebbiata ora
dal sangue, che lo stesso tiranno fece
scorrere a torrenti, la caligine della
nostra mente, anche noi Italiani della
Dalmazia facciamo voti che il popolo
slavo assurto a libera nazione, cresca
e prosperi e, in istretta solidarietà con
la nazione nostra, porti il suo valido
contributo alla civiltà del mondo.
Italiani della Dalmazia / Tendiamo
tutte le nostre forze per renderci de-
gni del grande momento, e risuonì nel
nostro animo il grido
Viva la grande Italia!
Zara, 3 novembre 1918.
Per il Fascio Nazionale
Avv. LUIGI ZILIOTTO,
Concittadini! Il sogno più bello che
ci sia stato dato di sognare, quello
che sotó ci' etmfert salili
tutto il Calvario, è diventato realtà t
Zara è congiunta alla Gran Madre.
Anzi la realtà è molto più bella del
sogno nessuno avrebbe osato sog-nare
che l'Italia dopo Caporetto sarebbe
stata più grande che Roma all' indo-
mani di Canne ; che il colpo che la
nostra Patria avrebbe avuto la forza
di vibrare sarebbe stato tale da render
fredda per sempre là grande nemica.
L'Italia è compiuta con tutte le sue
Alpi e tutti i suoi mari, e non per
virtù di diplomatici ma per la forza di
tutti i suoi figli, di quelli che per
quasi quattro anni esposero il petto
alle palle nemiche e di quelli che con
la eroica costanza crearono gli eroi.
Concittadini! Io non so invitarvi a
contenere la gioia, ma voglio ricor-
darvi quello che per quattro anni fu il
nostro martirio d"ogni ora, la con-
danna più grande che uomini dall'ani-
mo nostro potessero subire: quella di
non aver potuto in modo alcuno con-
correre alla grandezza cl^^'^a Patria.
Non vi dimenticate di questo neanche
nei giorni della gioia, ricordatevi che
da questo momento ognuno di noi ha
il dovere di fare assai più di tutti gli
altri nostri connazionali per la gran-
dezza d'Italia.
Cittadini di Zara, proponetevi d'es-
ser degni della grande ora, propcnie-
. tevi d esser degni della più grande
Italia che da oggi incomincia ad esi-
stere.
Zara, 5 novembre 1918.
Luigi ZìUotto.
costanza non mai piegata, ci giunge
oggi la parola vostra.
Con essa voi, che duraste per lunghi
e tenebrosi anni 1' atroce martirio, che
doveva ridarci la Patria conculcata, la
lingua oppressa, la civiltà combattuta,
chiudete degnamente il periodo di lot-
ta^ e di angoscia, che nel fulgore delle
arni nostre, nell' abbiettezza dell' an-
tica tirannide ieri cadde e perì.
La nuova storia, che oggi incominćia
per noi e per la Dalmazia, è la nuova
storia d' Italia : sentire accomunati
questi fatti è veramente glorioso, ve-
rai.nente lieto per noi. La loro unione •
siiitetizza in modo meraviglioso l'ita-
liiinità superba della causa nostra, la
sua suprema bellezza, la sua sublime
potenza. Essa cancella e distrugge ogni
denigrazione.
"Noi, che allontanati da voi dalla
dóra necessità degli eventi, seguimmo
e jaccompagnammo 1' opera vostra dalle
t^ncee e dalle organizzazioni civili,
elle con la parola e con l' esempio la
caldeggiammo e la diffondemmo, che
con la volontà piegata ad ogni evento
diirammo la triste angoscia delle ansie
e delle trepidazioni, noi vi salutiamo
c^n la fede antica per i nuovi destini.
,La civiltà italiana, che nella nostra
terra non muta il suo secolare carat-
te^re se muta talvolta la lingua della
sua espressione, accoglie con lieto a-
nfmo il sorgere della libertà del popolo
vicino e sì accinge' a collaborare con
éiso tra le gioie e i dolori nelle fe-
conde lotte del pacifico progresso.
: Fratelli, nel nome dei nostri grandi,
da Diocleziano a Tommaseo, nel nome
dei nostri lottatori, da Severo a Baia-
n9nti, nel nome dei ncfstri''rrftirtf!f;''da
karc' Antonio de Dominis i- Fran- j sco
klfjmòWo, —^^ratdH^-^-Horrrs ^terrar^
noi, non più esuli, a voi, non più di-
visi, gloria e vittoria nel nome supresBO
d'Italia.!
Per i dalmati résider
Prof. Giambattista /-vi be
— Dott. Alessandro Dudan di Spalato
— Natale Mestrovich di Zara — Dott.
Simeone Bianchi diSign — Dott. Gio-
vanni de' Difnico di Sebenico — Tom-
maseo Ruggero dalla Brazza — Avv.
Enrico Mazzoleni di Sebenico — Dott.
Antonio de' Difnico di Dernis — Mar-
tino Martinelli di Spalato — Ferruccio
Ferruzzi di Sebenico — Avv. Luigi de
Serragli di Ragusa — Conte Nino
Fanfogna di Traù — Prof. Giovanni
Costa di Casteln ovo di Cattaro.
Comando supremo, 11 novembre.
Le nostre truppe hanno raggiurito
ii Brennero.
Le operazioni per accertare il nu^
mero dei prigionieri e dei cannoni
catturati nella battaglia dal 24 ottobre
alle ore 15 del 4 novembre sono tut-
tora in corso. Finora è stato possibile
contare 10.658 ufficiali, 416.116 uo-
mini di truppa e 6818 cannoni.
Diaz.
L'aiiinìo i il salato ilei Dalmati a fiema.
L'„Associazione politica fra , gli Ita-
liani irredenti" (Sezione Adriatica)
manda questo fervido, nobiHssimo au-
gurio:
Fratelli, nella gioiosa solennità di
questo momento storico, come un nuo-^
vo baleno di una fede non m&i mutata/
di un' energia non mai domata, di una
Gli ultimi bollettini italiani.
Comando supremo, 9 novembre.
Le nostre truppe, ovunque accolte
dalle popolazioni col massimo entu-
siasmo, proseguono i movimenti con-
seguenti alle clausole dell'armistizio.
Ieri venne occupato i) passo di Re-
scheo.
Le relazioni che pervengono al Co-
mando Supremo riconfermano il magni-
Hco slancio e il valore dimostrati da
tutle le nostre trupp^é di ogtii arma,
co po e servizio. Sono segnalati per
l'onore di particolare citazione i bat-
taglioni alpini Pieve di Cadore ed
Exilles, r ll.o battaglione, bersàglieri
ciclisti, il reggimento Lancieri di Man-
tova e la 7.» squadriglia automitraghà-
trici blindate.
Diaz.
Comando supremo, 10 novembre
Le noatre truppe avanzano verso il
Brenf ero in Val dell'Isargo : hanno
occupato Toblach nella Pusteria e pro-
seguono verso oriente nella Venezia
Giulia. ,
Nella giornata di ieri nessun avve-
niraj^iito guerra.
t # Diaz.
Wilson ai popoli dell'ex Austria.
Si ha da Praga:
„L'ufficio stampa annuncia che il
^residente Wilson ha rivolto ai popoli
iberi dell' Austria-Ungheria un tele-
gramma nel quale dice:
Spero che gli uomini di stato dei
popoli liberi faranno di tutto per attua-
re i critici cambiamenti previsti con
buona volontà e fermezza, prevenendo
ogni violenza, affinchè nessun atto inu-
mano macchi gli annali di questa rior-
ganizzazione dell' umanità, Tali atti
avrebbero come risultato il ritardo
della realizzazione dei grandi ideali
per i quali combattiamo".
La Cronaca
Un sai«to. — L'altro ieri il dott.
Zìliotto ha ricevuto questo dispaccio ;
„Fiume »manda un fraterno saluto al-
l' invitta rocca italica, a Zara redenta.
— Il Capitano di vascello Costa, d'or-
dine del comandante in capo,"
La ftéirata fesBva al Teatro Ver-
di. Il nostro ieatru presentava ^unedj
La platea, i palchi e ii loggione ei ano
gremiti di popolo. Nel palco d' onav e
sedevano il Sindaco Dr. Ziliotto, il
comandante militare, di Zara Felice de
Boccard, i! VaaCtlio Maiteucci
comandante la regia torpediniera 55,
la prima nave d'Italia che approdò
nel porto di Zara, il ten. di vascello
Norman comandante il sommergibile
F 7 ed altri ufficiali.
Le due prime file delle poltrone ed un
palcone erano occupati da una depu-
tazione di marinai.
La festa cominciò col suono della
„Marcia reale" ascoltata da tutti in
piedi tra il piìi vivo, commosso entu-
siasmo ; le squillanti note dell' inno
nazionale risuonavano nella sala quale
inno di liberazione e di libertà.
Poi un coro composto da un nu-
meroso sciame di gentili ed eleganti
signorine e da parecchi valenti coristi,
accompagnato a piena orchestra, ese-
guì con bella fusione e patriottico
slancio r inno famoso di Luigi Mer-
cantini. Oggi più che mai si può dire
che le tombe si scoprono è che i morti
si levano dai loro sepolcri, oggi che
il nostro dorato sogno diventa realtà
e che le catene che ci tenevano av-
vinti si sono finalmente spezzate. Il
canto patriottico sollevò l' entusiasmo
di tutti i presenti - che fecero bissare
l'inno tra le più frenetiche àcclama-
zionì.
Indi prese là parola il dott. Silvio
Delich eh' è qui venuto come inviato
speciale dell' „Idea Nazionale".
F'ffi.ÌBE^'^^M'^t
Roma. Dld^ dbe noi fummo sempre in
cima ai loro pensieri, in fondo ai loro
cuori, e che se noi abbiamo Di^sHto
delle ore tremende, deae soft«rerrae
j|tròci, anch' essi fuorusciti vissero ore
'"'àngosciose «v/'^v^s •'l'"?;;-^
dovcasc piegare la trontc dinanzi ad
un crudo destino. Da questa che sa-
••cbbc stata una immane sciagura ci
salvò il valore superiore ad ogni en-
comio del nostro glorioso esercito, che
Zara, 14 novembre J 918.
ì
SuppleÉiento a ^La Voce Dalmatica*^.
Le condizioni delF armistizio colla Germania.
Sul fronte d'occidente.
_ Cessazione delle ostilità ii?
terra e ip aria sei ore dopo la firma'
dell' armistizio.
2. — Sgombero immediato dei paesi
invasi: Belgio, Francia, Lussemburgo,
nonché dell'Alsazia-Lorena in modo
da essere effettuato entro 15 giorni a
datare dalla firma dell'armistizio. Le
truppe tedesche che non avessero sgom-
brato i territori suddetti entro il ter-
mine fissato, saranno fatti prigionieri
di guerra. L' occupazione da parte del-
l'insieme delle truppe alleate e degli
Stati Uniti dei suddetti paesi seguirà
la marcia dello sgombero. Tutti i mo-
vimenti di sgombero e di occupazione
saranno regolati dalla nota allegata
N. 1, fissata al momento della firma del-
l' armistizio.
3. — Rimpatrio, da cominciare im-
mediatamente e da terminare entro il
termine di 15 giorni, di tutti gli abi-
tanti dei paesi suddetti (compresivi gli
ostaggi, i prevenuti e condannati).
4. -- Abbandono da parte degli
eserciti tedeschi del seguente mate-
riale da guerra, in buono stato : 5 mila
cannoni (2500 pesanti e 2500 da cam-
pagna), 25 mila mitragliatrici, 3 mila
lanciamine, 1700 aeroplani da cac-
cia e da bombardamento (in primo
luogo tutti gli aeroplani da bombar-
damento notturno da consegnare sul
posto alle truppe alleate e degli Stati
Uniti, nelle condizioni e nei termini
fissati nella nota annessa N. 1, stipu-
lata al momento della firma dell' ar-
mistizio).
5. — Sgombero dei paesi della riva
sinistta del Reno da parte delle trup-
pe tedesche. I paesi della riva sinistra
del Reno saranno amministrati dalle
autorità locali sotto il controllo delle
truppe di occupazione alleate e degli
Stati Uniti. Le truppe alleate e degli
Stati Uniti assicureranno 1' occupazione
di questi paesi con guarnigioni che
terranno ^—pHncipaj» parati tlT -payattg-'^'
gio del Reno (Magonza, Coblenza,
Colonia) con teste di ponte ^in tali lo-
calità di 30 chilometri di raggio sulla
riva destra e con guarnigioni che ter-
ranno anche i punti strategici della
regione. Una zona neutra sarà riser-
vata sulla riva destra del Reno tra il
fiume e la linea tracciata parallela-
mente alle teste di ponte ed al corso
del fiume e a 10 chilometri di distan-
za dalla frontiera olandese fino alla
frontiera svizzera. Lo sgombero da
parte del nemico dei paesi del Reno
sulla riva sinistra e sulla riva destra
sarà regolato in modo da essere rea-
lizzato entro il termine di altri 16
giorni, cioè 31 giorni dopo la firma
dell' armistizio. Tutti i movimenti dello
sgombero e dell' occupazione saranno
regolati dalla nota annessa N. 1 sti-
pulata al momento della firma dell'ar-
mistizio.
6. — In tutti i territori sgomberati
dal nemico è proibito qualsiasi sgom-
bero di abitanti e non sarà fatto alcun
danno e pregiudizio contro le persone
e la proprietà degli abitanti. Nessuno
sarà processato per delitto di parteci-
pazione a misure di guerra anteriori
alla firma dell' armistizio. Non sarà
fatta alcuna distruzione di sorta. Le
installazioni militari di qualsiasi natura
saranno consegnate intatte, come pure
le provviste militari : viveri, munizioni,
vestiario che non fossero stati aspor-
tati entro il termine fissato per lo
sgombero, l depositi di viveri di qual-
siasi natura destinati alla popolazione
civile, il bestiame ecc. dovranno es-
sere lasciati sul posto. Non sarà pre-
sa alcuna misura generale e d' ordine
ufficiale che abbia come conseguenza
la svalutazione degli stabilimenti indu-
striali e la riduzione del loro personale.
7. — Le vie ed i mezzi di comuni-
cazione di qualsiasi natura: ferrovie,
vie navigabili, strade, ponti, telegrafi,
telefoni, non devono subire nessuna
deteriorazione. Tutto il personale ci-
vile e militare attualmente in servizio
vi sarà mantenuto. Saranno consegnati
alle potenze associate 15 mila loco-
motive montate, 150 mila vagoni in
buono stato di circolazione e provvisti
di tutti i pezzi dì ricambio ed acces-
sori necessari, nei termini particolar-
mente fissati neir annesso N. 2 e che
non potranno essere superiori a 31
giorni. Saranno inoltre consegnati 5
mila camions automobili in buono Sta-
to entro il termine di 36 giorni. Entro
il termine di 31 giorni le ferrovie del-
l'Alsazia-Lorena saranno consegnate,
dotate di tutto il personale ed il ma-
teriale addetto organicamente a que-
sta rete : inoltre il materiale hecessario
air esercizio ferroviario nei paesi della
riva sinistra del Reno sarà lasciato sul
posto*
Tutt^ le provviste di carbone, di ma^
teriali di manutenzione e di materiale
per vie, segnali, officine saranno la-
sciate sul posto. La manutenzione di
queste provviste sarà a carico della
Germania, per ciò clie riguarda V eser-'
cizio delle strade di comunicazione nel
paese della riva sinistra del Reno.
Tutti i barconi presi agli alleati sa-
ranno loro restituiti. 1 particolari di
tali misure sono fissati nell'annesso N. 2.
8. ^ 11 governo sarà tenuto a se-
gnalare entro i termini di 48 ore dalla
firma dell'armistizio tutte le mine e
dispositivi a orologeria posti sì|i terri-
tori sgombrati dalle truppe tedesche
ed a facilitarne la ricerca e la distru-
zione. Esso segnalerà inoltre tutte le
disposizioni nocive che fossero state
prese, come avvelenamenti e inquina-
menti di sorgenti, di pozzi ecc. Tutto
ciò sotto pena di rappresaglie.
9. — Il diritto di requisizione sarà
esercitato dagli eserciti alleati e dègli
Stati Uniti in tutti i territori occupati,
salvo a pagarne il conto a chi di di-
ritto. Il mantenimento delle truppe
d'occupazione nei paesi del Reno,
esclusa 1' Alsazia Lorena, sarà a carico
del governo tedesco.
10. — Rimpatrio immediato senza
reciprocità, nelle condizioni particolari
da regolare, di tutti i prigionieri di
guerra compresivi i prevenuti e con-
dannati alleati e degli Stati Uniti. Le
potenze alleate; e gli Stat^ Unit%p0^
trano disporne come megTio crederanno.
Questa condizione annulla le condizioni
anteriori circa lo scambio dei prigionieri
compresa quella del luglio 1918 in
corso di ratifica. Tuttavia il rimpatrio
dei prigionieri di guerra internati in
Olanda e in Svizzera continuerà come
prima. Il' rimpatrio dei prigionieri te-
deschi sarà regolato alla conclusione
dei preliminari di pace.
11. — Gli ammalati, i feriti, gli in-
curabili lasciati sui territori sgombrati
dagli eserciti tedeschi saranno curati
da personale tedesco che sarà lasciato
sul posto con materiale necessario.
Disposizioni relative alle frontiere
orientali tedesche
12. — Tutte le truppe tedesche che
si trovano attualmente nei territori che
facevano parte prima della guerra del-
l' Austria Ungheria, della Romenia e
della Turchia devono immediatamente
rientrare entro le frontiere tedesche
quali erano al primo agosto 1914. Tutte
le truppe tedesche che attualmente si
trovano nei territori che facevano parte
prima della guerra della Russia do-
vranno pure rientrare entro le frontiere
tedesche suddette, appena gli alleati
riterranno giunto il momento, tenendo
conto della situazione interna di questi
territori.
13. — Inizio immediato dello sgom-
bero da parte delle truppe tedesche e
richiamo di tutti gli istruttori prigio-
nieri, agenti civili e militari tedeschi
che si trovano sul territorio russo (nelle
frontiere del 1 agosto 1914).
14. — Cessazione immediata da par-
te delle truppe tedesche di qualsiasi
requisizione, sequestro o misura coer-
citiva per procurarsi risorse a destina-
zione della Germania in Russia éd in
Romenia nelle loro frontiere del 1
agosto 19Ì4.
15. 1— Rinuncia ai trattati di
Brest Litowski e di Bucarest ed ai
trattati complementarT.
16. — Gli alleati avranno liberoi ac-
cesso ai territori sgomberati dai tede-
schi sulle frontiere orientali, sia per
Danzica sia per la Vistola, per poter
vettovagliare le popolazioni ed allo
scopo di mantenervi 1' ordine.
Neir Africa orientale
17. — Sgombero di tutte le forze
tedesche operanti nell'Africa orientale
nei termini fissati dagli alleati.
Clausole generali
18. — Rimpàtrio senza reciprocità
entro il termine massimo di un mese,
nelle condizioni particolari da fissare,
di tutti gli internati civili, compresivi
gli ostaggi, i prevenuti e coiidannati
appartenenti a potenze alleate e asso-
ciate, oltre quelli enumerati nell' art. 3.
Clausole finanziarie
19. — Con riserva di qualsiasi ul-
teriore rivendicazione e reclamo dà
parte degli alleati e degli Stati Uniti
a riparazione dèi danni : per la durata
dell' armistizio nulla sarà distratto dal
nemico dei lavori pubblici che posso-
no servire agli alleati come pegno per
il ricupero delle riparazioni. Restitu-
zione immediata della riserva della
Banca Nazionale del Belgio ed in ge-
nerale consegna immediata di tutti i
documenti, contanti, valori (mobiliari e
fiduciari con emissione) attinenti agli
interessi pubblicii^. nei paesi invasi. Re-
s^stituzione dell' oro russo e romeno
preso dai tedeschi e ad essi consegnato.
Questo oro sarà preso in consegna
dagli alleati sino alla firma della pace.
, Clausole navali
20. — Cessazione immediata di ogni
ostilità sul mare e indicazione precisa
della situazione e dei movimenti delle
navi tedesche. I neutrali saranno avvi-
sati della libertà concessa alla naviga-
zione' delle? marine da guerra e mer-
cantili delle Potenze alleate ed asso-
ciate in tutte le acque territoriali, senza
sollevare la questione della neutralità.
21. — Restituzione senza reciprocità
di tutti i prigionieri di guerra della
marina da guerra e mercantile delle
Potenze alleate e associate in potere
ilei tedeschir"'
22. — Consegna agli alleati ed agli
Stati Uniti di tutti i sottomarini (com-
presivi tutti gli incrociatori sottomarini
e tutti i posamine) attualmente esistenti
con il loro armamento ed equipaggia-
mento al completo nei porti indicati
dagli alleati e dagli Stati Uniti. Quelli
che non possono prendere il mare sa-
ranno disarmati del personale e del
materiale e dovranno rimanere sotto
la sorveglianza degli alleati e degli
Stati Uniti. 1 sottomarini che sono
pronti a prendere il mare saranno te-
nuti in stato di lasciare i porti tedeschi
appena riceveranno ordine con radio-
telegramma per il loro viaggio al porto
fissato per la consegna e gli altri al
pili presto« possibile. Le condizioni di
questo articolo saranno eseguite entro
il termine di 14 gjorni dalla firma del-
1 armistizio.
23. — Le navi da guerra di super-
ficie tedesche che saranno designate
dagli alleati e dagli Stati Uniti saran-
no immediatamente disarmate e poi
internate in porti neutrali e in man-
canza in porti alleati fissati dagli Stati
Uniti e dagli Alleati. Essevi rimarran-
no sotto la sorveglianza degli' alleati
e degli Stati Uniti; a bordo saranno
lasciati soltanto dei distaccamenti di
guardie. Gli alleati sceglieranno sei
incrociatori di battaglia, e corazzate
di squadra, otto incrociatori leggeri
(dei quali 2 posamine) 50 cacciatorpe-
diniere dei tipi più recenti. Tutte le
altre navi da guerra di superficie (com-
presevi quelle fluviali) dovranno essere
riunite completamente disarmate nelle
basi navali tedesche designate dagli
Alleati e dagli Stati Uniti, L'arma-
mento militare di tutte le navi della
flotta ausiliaria sarà sbarcato. Tutte le
navi designate per essere internate sa-
ranno pronte a asciare i porti tedeschi
sette giorni dopo la firma dell' armi-
stizio. Le indicazioni per il viaggio
saranno date per mezzo della telegrafia
senza fili.
24. — Diritto per gli Alleati e per
gli Stati Uniti, al di fuori delle acque
territoriali tedesche, di drag^are tutti i
campi di mine e di distruggere le co-
costruzioni poste dalla Germania e (|el-
le quali dovrà essere loro indicato il
sito.
25. — Libera entrata ed uscita dal
Baltico per le marine da guerra e mer-
cantili delle Potenze alleate ed asso-
ciate. Essa sarà assicurata con 1' ocpu-
pazione di tutti i porti, opere, batterie,
difese di ogni genere tedesche in tutti
i passaggi dal Kattegat al Baltico, e
col dragaré e distruggere tutte le mine
e costruzioni entro e fuori le acque
territoriali tedesce; i {iiani ed il sito
esatto saranno forniti dalla Germania
che non potrà sollevare alcuna que-
stione di neutralità.
26. — Mantenimenjto del blocco da
parte delle Potenze alleate e associate
nelle attuali condizioni. Le navi mer-
cantili tedesche che si trovano in mare
sono suscettibili di cattura. Gli alleati
e gli Stati Uniti prendono in conside-
razione il vettovagliamento della Ger-
mania durante 1' armistizio nella misura
riconoschita necessària.
27. — Raggruppamento ed immobi-
lizzazione delle basi tedesche designate
dagli Alleati e dagli Stati Uniti di tutte
le forze aeree.
28. — Abbandono da parte della
Germania sul posto ed intatto di tutto
il materiale di porto e di navigazione
fluviale, di tutte le navi mercantili, ri-
morchiatori, barconi, di tutti gli appa-
recchi, materiale e provviste, di aereo-
nautica marittima, di tutte le armi, appa-
recchi provviste di ogni sorta, nell' e-
vacuare la costa ed i porti belgi.
29. — Sgombero di tutti i porti del
Mar Nero da parte della Germania e
consegna agli Alleati ed agli Stati U-
niti di tutte le ns^vi da guerra russe
sequestrate dai tedeschi, nel Mar Nero.
Liberazione di tutte le navi mercantili
e neutrali sequestrate. Consegna di tut-
to il materiale da guerra ed altro se-
questrato in quei porti ed abbandono
del materiale tedesco enumerato nella
clausola 28.
30. — Restituzione senza reciprocità
lieir porti designaci dagli Alleati e dagli
Stati Uniti di tutte le navi mercantili
appartenenti alle Potenze alleate ed
associate attualmente in potere della
Germania.
31. — E vietata qualsiasi distruzione
di navi o dì materiale prima dello
sgombero, della consegna e della re-
stituzione.
32. — 11 Governo tedesco notificherà
formalmente a tutti i Governi neutrali,
e specialmente ai Governi di Norvegia,
Svezia, Danimarca, Olanda che tutte le
restrizioni imposte al traffico delle loro
navi con le Potenze alleate ed associate
sia dallo stesso Governo tedesco, sia
da imprese tedesche private, sia in
cambio di concessioni definitive, come
esportazione di materiale per costruzioni
navali ecc., sono immediatamente an-
nullate,
33. — Nessun passaggio di navi
mercantili tedesche di qualsiasi specie
sotto qualsiasi bandiera neutrale potrà
aver luogo dopo la firma dell' armi-
stiziio.
Durata delF armistizio.
34. — La durata dell' armistizio è
fissata in 36 giorni con facoltà di pro-
roga. Durante questo tempo, se le
clausole non sono eseguite, 1 armistizio
può essere denunciato da una delle
parti contraenti che dovrà dare un
preavviso di 48 ore. Resta inteso che
1' esecuzione degli articoli 3 e 28 non
darà luogo a denuncia dell' armistizio
per insufficienza di esecuzione nei ter-
mini fìssati, che nel caso di mala fede
neir esecuzione.
Per assicurare nel miglior modo l'e-
secuzion«^ della presente convenzione
è ammesso il principio di una com-
missione d'armistìzio internazionale per-
manente. Questa commissione funzio-
nerà sotto r alta autorità del Comando
supremo militare e navale degli eserciti
alleati.
Questo armistizio fu firmato 1' 11
novembre 1918 alle ore 5 (ora francese).
Firmati: Foch, Weymiss, Erzber-
ger, Oberndorff, Winterfeld,
Vanselew.
Prezzo centesimi 20.
Anflo 1 - N. 4.
LA JUGOSLAVIA E NOI
Zara, 18 novembre 1918,
Abbonamenti per ora non »i
ricevono.
Un numero cent. 20.
Redazione ed Amministrazione
prevvisoriamente nellaTipografia
E. de SchOnfeld.
Non abbiamo i' intenzione di
attizzare passioni che potrebbero
sinistramente divampare ne dì
sbrigarci con pochi cenni del pro-
blema jugoslavo così intralciato
e complesso ; ma pensiamo di
lumeggialo specialmente in quelle
facce che hanno stretta attinenza
con la questione adriatica.
Secondo 1' Obzor il Comitato
nazionale jugoslavo avrebbe spe-
dito nota al generalissimo
' oh Ci n la preghiera dì solle-
citare i'n-v.o di truppe dell'Intesa
uella jugo^ìavia, per difendere
questo p < se dall' invasione di
fidati persi e affamati, già
«p^sartenuli all' esercito austro-
ungarico sfasciato ; avrebbe poi
inviato un' altra nota a Wilson,
„pregandolo di intervenire presso
il governo italiano, che aveva
ordinato 1' occupazione di Spalato
Zara, Fiume e Trieste".
Il giornale di Zagabria non può
esimersi dal rilevare che queste
due note sono fra loro contrad-
ditorie e sì industria di architet-
tarne una spiegazione, che sem-
bra più sottile che naturale e
convincente. Invece è indubbio
che simili propositi divergenti si
hanno piuttosto da ascrivere al-
l' incertezza di governi novi, i
quali — riprova palmare ne è la
Russia — oscillano tra i più di-
sparati disegni, non essendo an-
cora in grado di tracciarsi una
vis da battere con sicurezza di
intenti per iì rapido incalzare dei
fatti politici e per la mancanza
di energie disciplinate. In questi
governi — se così possono essere
denominati nella fase di germi-
nazione — c' è di solito da prin-
cipio più entusiasmo e attività
verbosa che logicità di pensiero
e di azione. Tale fenomeno do-
veva avverarsi particolarmente
nella Jugoslavia neonata senza
esercito, senza finanze anche ap-
parentemente solide, fornita d'una
flotta che aveva accettato con
spensieratezza dall' Austria ago-
nizzante per doverla poi restituire
ad altri padroni legalmente desi-
gnati. Onde spontanea derivò la
conseguenza che si sospettasse
da noi e nei paesi dell' Intesa,
non forse con questo dono del-
l' armata a uno stato non ancora
costituìtó 'avesse voluto 1' Austria
fare una birbonata, 1' ultima delle
sue, all' Italia, sperandone rfocon-
diti vantaggi; anzi non ìuahct-
chi ne inferisse sperìs iKj a
torto — che la Jugoslavia, cccì
come s' era formata quasi él sor-
presa, non ancore assenzienti l'I-
talia e ^iì aucaLj, dovesse essere
un' emanazione austriaca, pròdot-
ta da un calcolo folle del governo
viennese votato al dissolvimento
e dall' improvvida cupidigia di
fondare ad ogni costo, in tutta
fretta un organismo statale e di
presentare un fatto compiuto, che
avesse invaso i circoli dirigenti
jugoslavi.
Quindi il modo come fu ten-
tato e effettuato il famoso colpo
di stato in alcuni luoghi ci lasciò
pensierosi e diffidenti. Nè soltanto
noi italiani di Dalmazia ; ma anzi
questo sospetto fu affermato più
redsamente nei giornali della pe-
nìsola. Arnaldo Fraccaroli, in uno
smagliante alticofo sulla presa di
Zara, scrive nel Corriere della
Sera dell' 8 corr: „Bisogna tenere
a mente che l'Austria-Ungheria
neir imminenza del crollo suo
colossale, nell'evidente speranza
di salvare qualche cosa, ha ce-
duto r amministrazione statale del-
la Dalmazia e della costa ai ju-
goslavi. Nei giorni scorsi il Co-
mitato ha mandato nelle città del
litorale migliaia di persone del
contado dai posti dove nelle
campagne dell' interno la maggio-
ranza è croata. Costoro sono ve-
nuti con moltissime bandiere o-
vunque per ipotecare le città".
Queste impressioni e questi
giudizi sulla genesi dello stato
jugoslavo ci porgono l'addentel-
lato a riprendere la discussione
da un punto di vista più elevato
e nello stesso tempo più pratico.
Si tratta di vedere su quali basi
poggi il nostro diritto secolare
sulla costa dalmata, da noi ener-
gicamente asserito già nel pro-
gramma del giornale.
Gli Slavi, prospettando la que-
stione in modo del tutto unilate-
rale, affermano e scrivono che la
Dalmazia è ora in buona parte
slava e che perciò, restando in
vigore r autodeterminazione dei
popoli, proclamata dalle demo-
crazie russa e americana, la Dal-
mazia deve spettare alla Jugo-
slavia. Questo è il loro argomento
ptiiìCipe di d^i'esa e dì propa-
ganda.
Proviamoci a esaminarlo un po'
più da vicino. Una delle affer-
mazioni più indiscusse, sorte e
promosse dalle idee agitate du-
rante la guerra, fu quella della
riforma nazionale del mondo, ba-
sata sul concetto della giustìzia
e della riparazione delle ingiustì-
zie, inflitte ai popoli dalla pre-
potenza armata dei deminatori.
Uno degli esempi poi più tipici
di soluzioni pratiche della tesi è
l'Alsazia-Lorena. Nel fervore della
discussione di allargò e si superò
il corollario iniziale, riconoscendo
che il mondo non poteva essere
stabilmente rinnovato col proces-
so di un'autodeterminazione mec-
canica e formalistica, ma di un
plebiscito ideale che fosse l'e-
spressione e l'esponente delle
aspirazioni, da cui furono diretti
quei generosi sommovitori d'idee,
insoiama alla concezione materia-
iUuca subentrò la concezione
etica o etico-politica. E così, nel
caso caratteristico dell' Alsazia-
Lorena, si parlò dì riparazione,
H t>'i}stizia, non già di autode-
terminazione.
La Dalmazia, lunga e poco
^ profonda striscia di terra che sì
estende da Zara alle Bocche di
Cattaro, fu da epoca immemora-
bile latina, per unanime consenso
dì tutti gli storici antichi e mo-
derni, specialmente nella linea
costiera, che è la sua parte più
importante e tanto economica-
mente che intellettualmente più
vitale e produttiva. Tale rimase
per secoli e porta tutt'oggi im-
pronte che nessuno può confutare
o rinnegare. Ma dopo il 1866
il governo austrìaco, inteso a fa-
voreggiare gli slavi a danno del-
l'elemento italiano, per mire di
mteres?i imoeri^i^stici, ostacolò e
cercò ai scriyca^e la libera vita
nazionale degl'Itr^Hanl, causando
quel moviy-ieiitc d urbanesimo
slavo, che atlirè dal settore mon-
tano alla costa una falange di
gente nova Cos si voleva can-
cellare coì\ la V lenza e coi so-
prusi l'opt - J secoli. Ma ciò
non ostante -o^-h x ugaarl gruppi
nazionali al .on ^ l fiaccola
dell'amor j »ire iUSiaa^' si man-
tennero, fat< ^ ^-'Ic-truaì ed eco-
nomici di prM> o dine, nelle città
costiere e ? ' isole, dove tut-
tora vivono ' »-osi e compatti,
benché siai ' di scuole, di
rappresenta Ui . olici, di libertà
civili. L'eie. » ' ^ italiano affrontò
anche que invasione,
voluta e or f ? ata dall'Austria
e dai suoi tt?) ^att^Iliti e nella
lotta die p di tena;ìa e dì
dignità ver ' -Mi'^m'^nFf. Scopo
dell'Austrie ^ | ?'e quasi
superfluo r ct» ai'o - di crea-
re un ime .AC atti da-
vanti al m » shp;^' »'jiù sul-
r esempio ^ cedi 3( iti usati
dalla Gern " > cL'/' ^zia Lo-
rena e nes ? . or?»» i quello
Stando stesso mon ^
cosi le cc^K.
zìone, conc ^
riale e mect.b
sere una u^e
lerebbe i
r aborrito
contro il c
toriose le .
da sentlme ^ '
a cancellarc . v i i ' L/io ogni
traccia di ii . m.
A torto ^f^ 1 ? 'Suiscono
all' Italia \ ià ' alla na-
zione jugc ^ I rcaha invece,
la quale fu c..ua picpugnatrice
dì libertà per tuttè le genti — e
la storia della sua ricostituzione
nazionale lo prova all'evidenza
at< i termina-
-.^'ì.o mate-
'^r che es-
't c suggel-
- liti dal-
tedesco,
f. fono vit-
"i. ariimate
< 5 . risolute
— saluta con gioia verace e sin-
cera il nuovo stato vicino e al-
leato, purché questo non leda i
suoi diritti e i suoi interessi vi-
tali neir Adriatico, garantiti da
ragioni storiche, geografiche ed
etniche, sanciti dai principi di
giustizia e di libertà.
Però a tutti questi motivi se
ne aggiunge un ^Itro, secondario
bensì, ma non meno rilevante e
rimarcabile, cioè quello della si-
curezza nazionale. La guerra, alla
cui fine oggi assistiamo, ha pro-
vato che senza la costa dalmata
l'Italia non può essere militar-
mente integrata. Né" qui vale la
solita obiezione che le democrazie
affratellate non vorranno più dis-
sanguarsi col flagello della guer-
ra : chi potrebbe oggi asserirlo ?
ehi prevedere quali nuovi po-
stulati nazionali, sociali, econo-
mici si andranno delineando tra
i popoli, quali fomiti dì conflitti
ci saranno nell' avvenire al di so-
pra d' ogni volontà, al di sopra
di ogni formola e di ogni spe-
ranza? La religione, l'incivili-
mento, le arti non valsero finora
a smorzare nell' uomo l'istinto
naturalmente guerriero : „in noi
serpe un natio delirar di batta-
glie", proclamava solennemente il
Foscolo, all' alba del secolo pas-
sato. L'Italia ha dunque il di-
ritto di premunirsi per ogni con-
giuntura e di arrotondare le sue
frontiere talmente da rendere la
sua cornpaoiDje--statai^
forte, tanto più che nel caso con-
creto questa necessità suprema di
difesa non è in antitesi con le
ragioni della sua storia e con le
esigenze della sua civiltà. Questo
diritto rimane pure incontestato
al nuovo stato zeco-slovacco, de-
stinato ad assorbire tre milioni
dì tedeschi, alla Francia, all'In-
ghilterra e all'America stessa;
perchè mai dunque l'Italia, che
ha spenta per sempre la tiran-
nide austriaca, dovrebbe tollerare
un' ingiusta eccezione ed essere
esclusa dai benefizi assicurati agli
altri?
II popolo italiano fu certamente,
a giudizio di tutti i suoi alleati,
uno dei più efficaci cooperatori
della vittoria finale dell'Intesa,
che fu la vittoria del diritto con-
trù ii .^flnarit, giu;H.uia con-
tro la forza cieca. L'Austria nei.l' '
sua fotta ingenerosa fi punte!- '
lata, purtropp'o, da parecchi «le-
menti nazionali, aizzati allora con-
tro r ilaUa, contro la Serbia e
gli altri popoli liberi : questi èie-
menti se non riuscirono a ren-
der vane, almeno ritardarono ìe
aspirazioni nòstre e quelle del
mondo intero ; si potrebbe perfino
sostenere che essi, forse con non
minore persistenza e accanimento
nella loro parte più illuminata e
responsabile che negli strati
più numerosi e meno evoluti, fu-
rono sconfitti insieme coli' Austria.
Ma ritalia e l'Intesa, rigenera-
trici dell'umanità, vogliono tut-
tavia che anche a questi elementi
nazionali sorrìda il sole della giu-
stizia e del libero lavoro.
Non ci dilunghiamo più oltre
in questa discussione, evitando di .
dare ansa a polemiche, le quali
sono da nnì consid-'^r^te come
generi inferiori di attività gior-
nalistica. Dsl resto ci tenianio a
... prc di-
scusso e :nh .superato e sarà tra
breve det-nitivamente risolto dai *
d'-'^ratì oazionali autonzjrati a
determinarlo; che le proteste, i
sofismi, le polemiche giornalisti-
che locali o regionali non var-
ranno a frustrare le deliberazioni
prese col consenso recìproco dai
rappresentanti del mondo civile.
oQ^a Enrico Millo.
Quando un telegramma al Comando
militare venerdì sera annunziò la visita
dell'ammirag-iio Mflo a Zara, tutta la
cittadinanza fu colta conie da un sus-
sulto di gioia e di gratitudine per 1' e-
gregio uomo, che, appena assunti i
supremi poteri militari sulla Dalmazia,
voleva onorare con la sua presenza la
città fedele che T aspettava 'ansiosa.
Non c'eran che ventiquattr'ore. Ma
l'amor di patria non conosce limiti di
tempo; tutti al lavoro, ognuno al suo
posto. E si videro mani industri di
donne gentili, di giorno e nella veglia,
moltiplicare i drappi tricolori o spo-
gliare i giardini degli ultimi crisantemi,
delle gaggie e dei pochi altri fiori
autunnali sfuggiti alle ricerche delle
prime dimostrazioni d'ebbrezza patriot-
tica; si videro mani callose d'operai
afferrare il piccone e la sega per riz-
zare i sostegni alla decorazione di
Riva Vecchia; e mani d'artefici dise-
gnare gli stemmi delle province re-
dente ; e studenti e operai sfrondare
allori e abeti perchè le piazze e le vie
fossero tutte inghirlandate di festoni.
Fu un lavoro compiuto nel silenzio,
quasi con un senso di religioso do-
vere, al quale nessuno mancò, perchè
tutti si sentivano fieri di dare la loro
opera all' omaggio collettivo che do-
veva e voleva essere degno di Zara
redenta.
Il manifesto del Sindaco.
Il nostro Sindaco pubblicava intanto
questo manifesto :
„Concittadini ! Oggi Zara avrà 1' al-
tissimo onore di accogliere S. E. il
vice-ammiraglio Eoncc Millo» il valo-
roso che primo forzò i Dardanelli serrati
nella guerradi Libia.
Egli, che ha assunto il comando mi-
litare marittimo nella Dalmazia, viene
a noi circonfuso di quella stessa luce
radiosa che bacia i vessilli d'Italia
nella vittoria e nella redenzione.
Zara, nella gioia immensa della sua
redenzione, esprima all' Eroe del Mare
venuto dal Mare in nome del Re tutta
la sua ammirazione entusiastica, tutta
la riconoscenza del suo animo invitto.
E la festa d'oggi, in nome e per
r amore di Enrico Millo, primo reggi-
tore delle nostre terre liberate, abWa
significanza imperitura su tutti gli e-
venti meravigliosi, che vi resero citta-
dini d'Italia.
Zara, 17 novembre" 1918.
Il Sindaco Ziliotto."
L' attesa.
Ieri mattina, sin dalle prime ore, in
città si notava per le vie e le piazze
l'animazione delle grandi occasioni. II
tempo metteva un po' - di malumore ;
tirava da tramontana una brezza fri-
gida e il cielo imbronciato pareva non
volesse sorridere a tanta esultanza cit-
tadina. Ma verso le 9 qualche timido
raggio di sole squarciò la nuvolaglia,
dando sprazzi di fiamme ai vessilli sven-
tolanti da tutte le case, su tutte le
piazze. Alle 10 s'udirono i primi rin-
tocchi gravi, solenni dal campanile ; il
popolo a gruppi si riversa a Riva Vec-
chia ; sbucano da Porta marina le pri-
me bandiere ; altre ne vengono, a die-
cine, a centinaia — ormai non si con-
tano pili. Arrivano un plotone di ma-
rinai ed uno di fanteria, che dispon-
gono su due lati, presso la banchina
per rendere gli onori militari: sono
agli ordini del nostro concittadino mag-
giore Perlini. Ed ecco una teoria di
signorine, vestite di bianco, con mazzi
di fiori farsi largo. tra la folla ; cam-
peggia in prima fila infissa a un'asta
una grandiosa stella d'Italia, paziente-
mente contesta di bianchi crisantemi,
con nel mezzo la scritta augurale:
Viva Millo, r eroe dei Dardanelli: un
altro gentile pensiero avea suggerito
alle nostre donne '' . pprontare ; 0.1
fiori screziati un magnii'ico stemm i di
Savoia, che 01 «t -^-ìcndeva vicino 3Ì
bianco emblema steìl-rlo.
E la folla cresceva, cresceva ancofft
Giunge la nostra br^^va Banda cifta-
dina, che prende pósto accanto al plo-
tone dei marinai,; giungono le autorità
'militari e il Sindaco. Tutte le banchi-
ne, la piazza, il viale e i giardini sulle
Mura sono gremiti di gente, sono una
selva di tricolori. Zara è tutta alla
Riva perchè a tutti tpda di vedere
da vicino l'uomo che" onorò l'Italia
col sn.o eroismo di soldato e onora
oggi Zara come rappresentante d'I-
H:alia e delle gran3i potenze che com-
batt«iono per la libertà dei popoli.
Il bacSo di Millo.
Alle dieci e mezzo, perfettamente in
orario, spunta a riva Derna il caccia-
torpedine „Ascaro", che in pochi mi-
nuti con manovra elegante s'ormeggia
alla banchina. Squilla 1' „attenti" ; la
truppa presenta le armi, le autorità
muovotio verso lo sbarco, cominciano
le prime acclamazioni e la banda in-^
tona I« Marcia reale. L'ammiraglio.