^ara 12 liUgrlìo l§63. Anno I La Voce Dalmatica
Prez7,n d'associazione la valuta anstriaca por
Zara: per un anno fiorini 8: per sei niftsi fiorini 4;
per tro mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
« faorì: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50; per (re mesi fiorini 3:25. Per l'estero, o
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi inargento, fran-
chi del porto-posta.
Giornale polUìco-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le commissioni, franchi delle spese
postali, si dirii^ono in Zara a Vincenzo Duplancich Re-
dattore della Voce Dalmatica, e sii abbuonamenti, ai
ueuro/ii librarli dei sijjnori fratelli Battara e Pietro
Abelieli. Gli avvisi di 8 linee costano I fiorino, e ogni
linea di più soldi 0. La tassa di finanza resta a carico
del comuiittenle. Ua numero separato costa soldi IO.
Zara, 11 luglio.
Gli scrittori del Nazionale veduto che il con-
tendere con Nicolò Tommaseo, e talora anche con
la Voce Dalmatica, non fa loro molto prò, pehsa-
rono di prendersela con tale a cui, dimorando al-
quanto lontano, non avessero a cadere sott' oc-
chio le loro lucubrazioni, onde non ne dovessero
temere certi ripicchi pungenti e mordenti e scor-
ticanti, di cui sentono ancora in bocca un sapore
di forte agrume, e fecero cadere la scelta sul de-
putato Musolino: deputato, s'intende, al parla-
mento italiano. La sua mala ventura avea consi-
gliato quel deputato a pronunciare, in piena ca-
mera crediamo, l'enorme sproposito che la Dal-
mazia avesse diritto di venire rivendicata dall'I-
talia, come una delle proviucie che le mancano,
ovvero sia, ciò che torna il medesimo, che l'Itaha
avesse dovere o diritto (non contendiamo delle pa-
role) di rivendicare ecc. ecc. Quest' era difatto uno
sproposito sesquipedale come vede ognuno, ave-
gnacchè la Dalmazia sia, e abbia ad essere fino
alla consumazione de' secoli, roba dell' Austria. I
Nazionali (per farla più corta d'ora innanzi, con
una elissi un po' ardita, U chiameremo così) a que-
sta stranezza inaudita si sentirono solleticare for-
temente, non altrimenti che sogliano le papille ner-
vee delle narici veličate che siano dal noto in-
setto omonimo (da una 6- di più in fuori) del sud-
detto deputato, e diedero contro il mal capitato
in un rabuifo che Dio ne scampi i cani.
Come ognuno vede il deputato e i nazionali hanno
preso a ragionare sopra una base falsa, pigliando
a discutere i diritti sulla Dalmazia degli italiani
e degh slavi, dimenticando che il vero diritto era
del più forte, cioè del possessore di fatto, e po-
nendo fuori di questione l'Austria che sola era
in questione. Noi, posta in chiaro la vera situa-
zione delle cose, fatta giustizia del deputato Mu-
sohno, crediamo di poter entrare per vaghezza in-
nocente nel campo che ci vediamo aperto dinanzi,
crediamo di poter noi pure discutere la questione
astrattamente, porre per un momento l'Austria da
banda, portarci col pensiero in un tempo impos-
sibile in cui ella non fosse più, e giudicare da que-
sto falso punto di vista le ragioni dei due con-
tendenti. Affinchè poi niuno ci possa accusare di
parzialità pel contendente a cui finiremo col dare
ragione, non prenderemo neppure a leggere ciò
che egli disse, ma giudicheremo soltanto da quanto
ne scrissero i suoi avversari.
Secondo questi pertanto il Musolino pose per
ragione del diritto dell' Italia sopra questa ter-
ra il principio che ciascun popolo appartiene
a quella nazione della quale parla la lingua, e
con cui ha comuni origine, costumi, educazione,
intento e meta d'azione. Ora i Nazionali ammet-
tendo il principio, contrastano che per esso il po-
polo dalmato possa appartenere alla nazione ita-
liana; dicono essersi egli, come è notissimo, risve-
ghato pur ora a sentire e a volere far prevalere il
proprio carattere di slavo, (ad affermare sè slesso
dicono essi) : non soffrire la supremazia di stirpe
lingua e nazionahtà straniera di sorta alcuna, ben-
ché giustificata per ragione di prevalente civiltà.
Dicono che, se il deputato Musolino facesse una
rapida corsa in Dalmazia, ve drebbe che la nazio-
nalità del popolo è slava, nè sentirebbe parlare
itahano pressoché da nessuno; che in Dalmazia
quelli che hanno costumi lingua e coltura itahana
sono appena 20,000 e meno; quelli che parlano
ed hanno costumi slavi 400,000.
A queste cose, le medesime che furono dette
le mille volte, siamo noi pure obbligati ad opporre le
cose mille volte opposte, le quah sono le seguenti.
Che la maggioranza numerica del popolo dalmata
sia slava (se tanta come dicesi, noi non sappiamo,
nè contendiamo, nè importa molto verificare), noi
confessiamo. Siccome è tutto slavo il popolo della
campagna, il morlacco, il coltivatore dei campi ;
la maggioranza dev'essere necessariamente slava,
perchè la maggioranza di ogni popolo è sempre
costituita dal basso popolo, dagU ordini sociah in-
feriori. Le classi però civih, la parte colta della
popolazione, in minoranza qui, come è in mi-
noranza altrove dovunque , come sono sempre
in minoranza coloro che possedono il sapere e la
civiltà, coloro che attinsero un maggior grado di
perfezionamento e sviluppo delle facoltà dell' ani-
mo 0 della mente; siffatta parte della popolazione
è tutta per intero itahana. Di alcuni 1' origine
e il sangue è itahano, d' altri è slavo, dei più è
misto; ma ciò che costituisce la nazionahtà, cioè
r indole e il sentire (che vengono dalla lingua e
dalla educazione), il costume, la coltura, la sim-
patia, le somiglianze d' ogni maniera, sono in essi
schiettamente, esclusivamente, intrinsecamente, im-
mutabilmente italiane. Ora poi la stessa maggio-
ranza slava è mille miglia lontana dall' avere
e dal sentire il bisogno di predominare esclusiva-
mente, è mille miglia lontana dal sapere neppure
che cosa sia questo sentimento di nazionahtà sla-
vica che le si vuole far sentire nel cuore ; nessuno
sforzo umano potrebbe riuscire a innestarglielo nel-
1' animo, a farglielo entrare in mente. È falso che
ella si sia ridestata a questa,tome dicesi con paro-
le non so se più gonfie o barbare, coscienza na-
zionale : questo ridestamento artificialmente susci-
tato è in alcuni pochi fanatici della parte colta,
della minoranza itahana, in pochi die non hanno
il sentimento slavo, che non coposcono lo slavo, che
sono anch' essi italiani per Hngua, per coltura, per
civiltà, ma simulano e ostenta'no lo slavismo, perchè
hanno creduto vedere in esso l'opportunità e l'occa-
sione di trarne grossi guadagni d' ogni maniera. La
gran maggioranza poi della parte colta, vede chia-
ramente che non gioverebbe al paese il far pre-
valere la nazionahtà slava sopra F italiana; che
siccome il fine ultimo d'ogni umano adoperarsi è
il perfezionamento morale e materiale dell'indivi-
duo, a questo conduce assai meglio il coltivare e
fomentare la nazionahtà itahana , l'appartenere
alla itahana nazione, che non alla slava; perchè
r una è già progredita e già nel colmo dello suo
sviluppo, e r altra nei primordi : 1' una costi-
tuita e grande da secoli, l'altra da mettere insieme:
r una potente per forza morale ed educatrice ,
r altra per forza materiale e per nativa ferocia.
Ciò vede evidentemente e vuole pensatamente e
coscienziosamente la parte colta; ciò istintivamente
e spontaneamente la grande maggioranza slava i-
gnorante. Quest' ultima lungi dall' odiare il po-
polo dalmato italiano e italianamente educato,
dall' abborrirne la hngua, ella riconosce da lui tutto
il bene che possiede, e quello che può sperare,
da lui solo il suo avanzamento morale, e il mi-
glioramento delle sue sorti: la lingua ne ama e
desidera apprenderla, e quando alcuno di loro ha
l'occasione di farlo, mostra somma attitudine e som-
ma facilità a farlo. Quando scuole esclusivamente
slave si istituirono in alcuni dei villaggi, genitori
slavi rifiutarono di mandarvi i loro figli, dicendo
che lo slavo lo conoscono già, mentre quello che
a loro figli fa di bisogno è l'italiano per giovar-
sene nel consorzio coi cittadini, per valersene quale
unico mezzo d'insegnamento. Cogli slavi conter-
mini invece lo slavo dalmato vede di non avere
relazione di sorta, comprende nulla poter atten-
dere, nulla sperare da essi; li sente di sè, che pur
si conosce misero e abbietto, più miseri e più ab-
bietti ancora, e non ha punto desiderio di divi-
dere le loro sorti.
Tali sono le condizioni della Dalmazia, tali i
sentimenti del popolo d'ogni ordine, d' ogni na-
zionalità, d' ogni lingua. Tali sono e saranno sem-
pre in ogni altra parte del mondo dove le istes-
se circostanze si avverino. In popolo misto prevar-
rà sempre la maggioranza morale, avrà predo-
minio la schiatta colta sulla ignorante, la civile
sulla barbara. La maggioranza numerica avrà solo
necessariamente la preminenza^, dove le schiatte e
le hngue abbiano la stessa o poco diversa col-
tura e civiltà, ma dove sono notabilmente dispari,
dove neir una è tutto e nulla nell' altra, dovrà la
colta prevalere sull' altra, finché almeno per cir-
costanze estrinseche non giungano a pareggiarsi.
Conseguenza pertanto di tutto ciò è, che in nes-
suno dei dalmati, sia che appartengano alla classe
colta, sia che appartengano alla rustica, non è
ripugnanza per la stirpe italiana; non è, non solo
disdegno di appartenere a quella nazione, ma desi-
derio intimo e invincibile di appartenere ad essa
piuttosto che alla slava.
Contendono poi i Nazionali che l'Itaha, vogha
nè possa nè debba mai aspirare a possedere la Dal-
mazia. Abbiamo già detto che Io crediamo anche
noi, abbiamo detto che la Dalmazia è dell'Au-
stria e che noi parliamo sempre di una ipotesi non
avverabile. Certo ora Itaha ha troppo da pensare
a ricostituirsi nell' interno, a compiere la sua unità
necessaria, non può avere pretese e progetti esa-
gerati. Ma parlando in principio e nel caso che soli
slavi e italiani si stessero contro, diciamo che l'Italia
avrebbe mille ragioni per desiderare e volere, e nes-
suna per disdegnar la Dalmazia. L'Itaha da quan-
do è memoria nelle storie la tenne, da brevi epo-
che in fuori, come membro del proprio corpo e
non come suddita tiranneggiata. L'Itaha sa di
aver dato a Dalmazia quella civiltà e coltura che
possiede, quah nessuna altra stirpe, nessuna al-
tra nazione avrebbe potuto darle, e che pertanto
r unione con esso lei non potrebbe essere nè te-
temuta, nè abborrita. L'Italia sa che il dominio
dell' Adriatico è una condizione sine qua non della
sua potenza, e che non ha il dominio dell' Adria-
tico chi non ne possiede le coste ; sa che alla
sua sicurezza è necessario che l'Adriatico sia sgom-
bro da ogni altra potenza; che una flotta stra-
niera in questo mare sarebbe una continua mi-
naccia per le sue coste orientali, la costringereb-
be a tenere a sua volta con ingente dispendio
un'altra flotta, che pur sarebbe sempre in peri-
colo di essere sequestrata nel golfo di Venezia e
di venir tagliata fuori dal resto delle sue forze
navali; sa che il possesso delle coste dalmatiche è
chiaramente indicato come cosa di suo diritto,
ma non così quello delle isole greche affatto discoste
e ad altri destini sortite; sa che le potenze stra-
niere non potrebbero avere invidia dei possedi-
menti dalmatici a cui esse non anelano, i quali
teressi della medesima per affetto all' antica. Ed e-
gualmente d' altre dir si potrebbe ; ma non perciò
pretendere si potrà mai d' onorare di nome slavo
nè le opere a cui tali nuovi abitanti presero parte,
nè la città che prescelsero a lor dimora. Quindi
è, che come io ti concedo non voler tutto attri-
buire agl'Italiani, se tu pure mi concederai non
potersi riferir tutto a solo merito degli Slavi, noi
ci troveremo presto d' accordo, abbracciando e gli
uni & gU altri con un solo nome, l'abbastanza già
chiaro nome di Dalmati, nel quale s'accentrano e
si confondono i nomi e le opere, i sentimenti e le
tendenze di tutte le stirpi vissute e viventi su que-
sto suolo.
In caso diverso, mi troverei necessitato a sog-
giungerti, che se vile a te suona la lode dell' an-
tica servitù, e t' assorda tracotante la bestemmia
dell' indipendenza più antica ; ben più vile a me
pare l'appropriarsi quel eh' è non suo, nel mentre
stesso che cercasi di far agli altri comprendere
quanto sia ciò ingiusto, e ben più tracotante mi
pare l'assunta impresa d'ingannare la buona fede
degl' ignoranti e dei deboli con 1' abbagliaggine
ci' una erudizione a proprio senno camuffata ed
imbastardita ; più vile poi e tutt' insieme più tra-
cotante mi pare lo stravolgere e mahgnare arti-
ficiosamente le opere, e perfiu le intenzioni, di quel
governo veneto, al quale deve in sì gran parte la
Dalmazia di non esser caduta nell' abbrutimento
della barbarie, in cui le finitime genti restarono
miseramente sepolte. Su di che in altra mia, e sarà
r ultima, vorrai permettermi d'intrattenerci. E ti
bacio frattanto la mano.
Celotta ad Aggiunto giudiziario presso l'i. r. Tribu-
nale provinciale in Zara. Però sentita più che mai
le riesce la perdita di si esimio funzionario, e ad
altro inetta, gli tributa pubblicamente i sentimenti
della più profonda riconoscenza, assicurandolo che
grata mai sempre serberà la memoria dell' epoca
di sua dimora in Yerlicca.
L' Amminislrazione comunale. •
Beneficenza publica.
Vennero soccorsi dall'istituto locale di bene-
ficenza nel mese di giugno 1862.
A) Con assegni fìssi:
34 Orfani abbandonati con . .
126 Vecchi ed impossenti con .
57 Vedove con figliuolanza con.
fior.
45 Individui vergognosi con
72
190
98
96
40
17
05
Rispettabile Eedazione !
n Municipio di Spalato prega la spettabile Re-
dazione di accogliere nel suo riputato giornale
r indirizzo che và a trascriversi, col quale il Co-
mune di Sign si unisce alle espres sioni di riprova-
zione con cui Spalato condannava l'insulto lan-
ciato dal Nazionale a Tommaseo.
Accolga ecc.
Giovannizio Ass.
N. 680. Allo spettabile Municipio di Spalato.
Il grido universale di riprovazione e d'indigna-
zione, che scosse questa povera ma classica terra,
ai pueriU e insani conati di vituperare 1' Uomo
eh' essa novera tra le più care sue glorie, quanto
fedelmente altrettanto con dignità fu espresso nel-
r indirizzo che codesto Municipio, nel 10 del cor-
rente, innalzava all' esule illustre.
La Comune di Sign, mentre sente d' uniformarsi
e plaude sinceramente per bocca della sua Am-
ministrazione, rappresentante 27 mila anime circa.
Slavi tutti. Slavi ma non Croati, meno alcuni po-
chi, a tale atto doveroso, che ributta 1' onta na-
zionale, deplora che il grande apostolo della Sla-
via, Nicolò Tommaseo, venga incompreso e fran-
teso, e che tra i figli della patria nostra si trovi
chi, alterando pensatamente e svisando la questio-
ne, comunque si sia, se ne faccia scudo, per su-
scitare e fomentare discordie e ire fraterne, nocive
a quel popolo che si dice voler difendere, rilevare
dalla sua abbiettezza ed educare.
Nella concordia sta la forza. Possano coloro che
secondano gli altrui inverecondi pruriti e credono
a bugiarde promesse, battere invece uniti quella
via che sola può condurre Dalmazia nostra a un
sicuro e splendido avvenire.
Sign, 22 giugno 1862.
Il Podestà BUGLIAN.
A. Midegnak, Remeliìi Assessori. ® t>
Yerlicca, 5 luglio 1862.
Nel febbraio 1860 il signor GiuHano Celotta
venia destinato in Attuario della c. r. Pretura di
Yerlicca. Magistrato integerrimo, d'ingegno sveglia-
to e pronto, dolce per indole, di modi affabile, al
bisogno energico, scevro di spirito di parte, egli in
breve seppe cattivarsi l'amore, la stima, la vene-
razione di tutti. Ad intervalli amministratore pre-
torile, ei diede saggio di quanto sarebbe capace la
sua intelligenza.
Sì distinti meriti non sfuggirò alle autorità su-
periori, e Yerlicca gioisce pella promozione del sig.
B) Con soccorsi straordinarii.
56 Poveri con . , . . . . fior. 132 40
Totale fior. 589 : 02
Estratto degli atti della Giunta provinciale.
Avendo i Signori Don Gioviinni Bercich, Don Giovanni
Diinilo, Nicolò de GratJi, Don M.Uteo Ivcevich, SlofjnDlvi-
chievich, l'rotopop Giorgio Nikol.ijevicli, l>.r Teodoro Pelra-
novich, Don Giorgio Pullioh, Don Gregorio Uaicevicli, An-
drea SUizich, pop Giovanni Sundecich, e Don Nicolò Va-
lenlicli, accelLalo 1' invito di prestarsi alla decisione sul
merito dei concorsi aperti coi programmi 17 e 18 feb-
braio p. p. della Giunta, ebbero lutti a radunarsi nel-
r ufficio della medesima il giorno 15 corrente, ed in tale
occasione il sostituto Presidente della Giunta ci»'ebbe
r onore di riceverli, li ringraziò della cortese coopcra-
zione cbe intendevano di prestare alla Happresentanza
provinciale, notò come da quest'atto generoso erano da
trarsi i migliori auspicii a prò dell'educazione del po-
polo, anche a mezzo della coltura e difusione della lin-
gua slava, ed esternò la speranza die idia Giunta si sa-
rebbero offerte frequenti occasioni, in cui esternare aj
signori intervenuti la propria riconoscenza
L' incaricatone assessore sig. Serragli infirmava quindi,
come al primo dei concorsi pella compilazione d'un di-
zionario italiano-slavo nessuno si fosse presentato, ma in-
vece il signor Giarassich quale autore, ed i signori fra-
telli Battara quali editori d'un vocabolario composto dai
fratelli D.r Francesco e Don Giovanni Danilo, insinualo
avessero due saggi di vocabolari! meno estesi di quanto
stava nel programma della Giunta, chiedendo una sovven-
zione per assicurarne la statnpa e la più facile diffusione ;
— e come in relazione al secondo programma fossero
stati presentali due libri di lettura; invitava perciò gl'in-
tervenuti signori ad esaminar i saggi dei vocabolarii ed
a giudicare quale ne sia il migliore, e se questo sia di
merito tale da potersene favorire la dilTusione, e quanto
ai libri di lettura provocava del pari il loro giudizio, quale
dei due avesse meglio raggiunto lo scopo del programma
della Giunta, e quando nessuno raggiunto lo avesse, se
ciò non ostante l'uno o l'altro meriterebbe qualche sus-
sidio nel caso che 1'autore vòlesse farlo stampare.
L'assessore sij». Serragli pregò inoltre i signori radu-
natisi di esaminare un'altra opera dello stesso signor Giu-
rassicb, quella cioè: Il Notaio popolare, onde decidere se
sarebbe utile di sorreggerne con qualche sussidio la stampa.
1 convocati signori vennero ir. fine invitati a costituirsi
come meglio credessero; in seguito a che ebbero essi
ad eleggere in proprio Presidente il signor Dr Teodoro
Petranovicb, ed in suo sostituto il sig. Don Giorgio Pullich.
Offertasi dall'assessore signor Serragli in nome della
Giunta al neoeletto sig. Presidente tutta la sua coopera-
zione, vennero al medesimo consegnati tutti i saggi presen-
tati al concorso, furono posti a disposizione dal comitato i
locali necessari nella residenza della Giunta, Cil in tal
modo, dopo eretto analogo protocollo verbale, la radu-
nanza fu sciolta.
(Nostre Corrispondenze).
Arbe, i3 luglio.
(P. Z.) Leggemmo la corrispondenza inserita nel n, 38
del Naziomle. e ci piacque oltremodo pello spirilo di stu-
diata moderazione ond'è informata. Il corrispondente ha
trovato una parola d'elogio per tutti. Ci ha presentato as-
sai destramente i nostri concittadini quali persone gravi,
assennate e, contro il salito ove trattasi di materia poli-
tica, pacati ragionanti fra loro della questione con prudente
riserbo e così da non compromettere il paese dinanzi all'o-
scuro avvenire. Un'incensata anche al sig. podestà Predolin,
quasiché le facili lodi ipocrite fossero ca[)aci di determi-
nare in senso opposto la coscienza di un uomo che, quan-
tunque moderato (ed in ciò lo applaudiamo) ha saputo
agire in modo da non perdere la fiducia de'suoi concit-
tadini , i quali non potrebbero tollerare un podestà che
non fosse rappresentante sincero delie loro convinzioni,
od almeno tale da non comprometterle. Ove il corrispon-
dente si fosse limitalo ad incensare, non avrebbe provo-
cato questa risposta, che spero dovrà essere !'ulli-ma per
non attediai« di soverchio la cortesia de'vostri lettori, che
si saranno oramai persuasi della lealtà delle nostre misure.
Senonchè, interessandoci sommamente che l'opinione pub-
blica non venga davvantaggio ingannata, mi permetterò di
rettificare alcune inesattezze, iscusabili del resto nel cor-
rispondente del Nazionale perchè fortunatamente lontano da
questi lidi, ove i Croati vengono ad accattare, non può aver
contezza di quelle circostanze e di quei fatti, che caratteriz-
zano la nostra vita cittadina. Rettificativi questi falli ch'egli
ama appellare premesse, e su cui secondo le regole sillo-
gistiche con molta logica tira una inevitabile illazione, sarà
svenuta la conseguenza, ed in buona pace troverà la spie-
gazione dei fatti accaduti ultimamente e di cui finge di
non sapersi dar ragione. Eppure s'è afìaticato ad isven-
tarli, ma la sua lettera, quantunque convalidata da firma
rispettabilissima, pure proh dolori lo avnì persuaso ancora
una volta di ciò che amiamo spesse fiale ripetere, che è
finita l'epoca dei bimbi. Siamo perfettamente d'accordo
coir esimio sig. corrispondente che la città di Arbe sia
fornita di popolazione pacifica e riflessiva, tant' è vero che
sempre tino ad ora ha rinunziato alle dolci beatitudini
croate. Ci duole assaissimo che il relatore del Nazionale
non fosse slato presente ai tanto decantati pacati ragio-
namenti dei cittadini a proposito della questione, eh' egli
non avrebbe scorto certamente tra i fautori del partito
annessionista più à'uno, ed anche questo si avrebbe po-
tuto ascrivere a quella classe di persone, che sogliono
annoverarsi neutri o me^^lio passivi, ove non volesse de-
cretare il diritto di cittadinanza al nostro capo-polilico,
unica spada, s intende bene a due tagli, su cui dove-
vano spezzarsi gli irrogginiti acciari dei nostri combattenti.
Ed in ciò troverà spiegazione del perchè non sieno stati
alterati i vincoli di buoìia rchizione fra cittadini legati V un
l' allro da ìnolteplici parentele ed interessi , relazioni però
che il ben disposto corrispondente mette a pericolo colle
sue cantafere succose. Il corrispondente ci ha fatto ridere
allorché colla sua solita dabbenaggine ha fatto Arbe se-
micentro del partito autonomo. Secondo lui gli eccita-
menti alla Comune di Arbe sarebbero piombati da tutte
le parti di questa provincia, quasiché la maggior parte
delie Comuni dalmate, se si eccettuino .deiine fra le [irin-
cipali, non avessero tenuto la slessa riserbatezza, nò
faceva bisogno ào'^ì'indirizzi, deputazioni, deliberazioni del
Consìglio di Arbe a (roncare la questione, che del resto
sarà sciolta a piacere altrui, poiché sarom dali o negali
come giumenti a seconda delle circostanze con poco o-
nore di ambedue le parti. Del resto dovrebbe ricordarsi
il corrispondente che al principio della questione, all' in-
vito del Municipio di Zara di pronunciarsi in favorii o
meno dell'annessione, la Comune di Arbe con a capo il
sig. podestà Predolin, quei medesimo di cui fa strazio
nella sua non mai abbastanza encomiata corrispondenza,
s'era uniformala nelle idee al Municipio di Zara, delle cui
intenzioni io spero sarà bene informalo, e ad ogni modo
sarebbe ;d caso d'informarsi. Noi ammiriamo l'impudenza
del corrispondente {-.llorcbè nelle solite premesse ci parla
di elettori annessionisti, il cui volo se avesse trovato Zara
accessibile ad una libera votazione avrebbe controbilanciato
il voto degli elettori autonomi e forse anco superato. Per
isciisarlo vogliamo sperare oh' egli scherzi, ma sarebbe
tempo di finirla, poicliè il Nazionale ha rij)elulo più volte
i! santo principio che la bugia ha le gambe corte. Dovrebbe
ricordarsi che gli elettori furono selle, uno solo dei quali,
e non della città di Arbe, annessionista , e qui non è il
luogo di narrare quali si fossero i raggiri per eleggerlo,
mentre gli altri sei, uno dei quali noto pelle sue convin-
zioni politiche ma che per circostanze speciali non si
mosse da Arbe, si recarono a Zara e concordemente vo-
tarono in favore dei deputati Filippi e Ghiglianovich, che
ebbero approvazione dai loro elettori pel disinteressato
loro contegno piuttosto che biasimo, come lascerebbe sup-
porre il sig. corrispondente. De()loriamo la patria carità
del sig. corrispondente allorquando firende ad argomento
delle convinzioni annessionistiche, ii non aver gli abitanti
dell' isola turbato col più leggiero attrito la buona loro re-
lazione coi Croati confinarii, quasiché l'indole, della po-
polazione pacifica e riflessiva avesse dovuto trovare un s\
miserabile contrapposto nel vendicarsi con gente che nulla
sa, nulla pensa , come gente il cui reggimento militare,
simboleggiato nel bastone che ancora pesa sul capo di
qiiegl'infelici, triste spettacolo d'una .'imininislrazione ri-
provevole, offre un argomento compassionevola per ogni
cuore ben fatto. Ed oserebbe supporre il sig. corrispon-
dente che questa pacifica e riflessiva popolazione fosse
tanto crudele, da negare per una nuova questione politica
il pane che vengono ai nostri lidi ad accattare? Questo fa-
natismo micidiale Arbe, educata a più sani principii, non
conosce, e questa supposizione cancellerebbe il di lei
pregio , che secondo il corrispondente le merita il tito-
lo di riflessiva. Questa deplorabile contraddizione mani-
festa il desiderio di attaccarsi ad ogni tavola nel naufra-
gio, ma non sempre una sola tavola salva l'individuo.
Non meriterebbe risposta l'evasivo argomento del numero
dei soci al Nazionale opposto a quello della Voce Dal-
matiea. Ognuno sa, e forse il corrispondente meglio degli
altri, quali si fossero le vie per ottenere associati al Na-
zionale e qui non è il luogo di dirlo, mentre la Voce Dal-
matica nella sua veste politica compariva in Arbe inaspet-
tata e quel che più monta non raccomandata. Esciva que-
sta alla luce ({nìn^o W Nazionale s'era inoltrato nella pub-
codesto giudicar dei vostri colleglli^ o reverendo,
non è del nostro gusto; potrà passare in quei
luoghi dove piacciono., le vie di fatto ; sotto la
vostra influenza, passare a Podgora je a/Yer-
gojaž; potrà'passare còn quei pochi di vostra
èonosceriza che battono le mani a dori Sperato ;
ma non potrà passare tra quei Dalmati civili, pei
quali r amore, la carità patria, il senno, la gen-
tilezza dei costumi, non sono parole vuote di senso.
Bitorno al vòstf(3 ,,articolo. Ydi fate \m. casus belli
perchè la Giunta nel predisporre la compilazione
di un vocabolario, accennò alla lingua slavo-dal-
mata, anziché alla lingua slava. Quella parola, a
vostro dire, segna una apostasia, uno scisma : essa
è un sacrilego attentato alla divisione della pa-
tria, ed una protesta, una reazione, contro la ten-
denza dell' affratellamento dei popoli slavi. Al leg-
gere il programma della Giunta voi dite, che più
volte per via vi Iremavmio le mani, ed ò proprio
ventura per noi che, nello slancio di quel legit-
timo vostro furore, voi non abbiate suonato -a
stormo dal^ campanile di Podgora, per venire alla
testa dei vostri elettori ed armato di kalpak a
Zara, onde via facti detronizzare quella Giunta
briccona. Smettete, reverendo, le ire, smettete le
inutih trepidazioni ; la parola slavQ^dalmata non
ritarderà di un sol giorno la creazione del, ma-
gno impero; essa non.sarà di ostacolo all'inco-
ronazione che da taluno, non dico da voi, vuoisi
sognata in re slavo del principino del Montenero.
Smettete le ire, o reverendo; e se voi, Croato di
qua del Yelebit, agognate 1' affratellamento degli
Slavi, fa duopo pensiate prima con affetto fraterno
ai vostri colleghi della Giunta ; fa duopo pensiate
che il magnanimo vostro furore é i vostri fremiti
politico-letterari segnano fratricidio ; che le intem-
peranze vostre e quelle dei Nazionale, quand'an-
che applaudite al di là del Velebit, fomentano tra
noi una discordia, che arresta ogni progresso, che
indebolisce l'edifizio della patria, che rassoda i
nostri mali
Slavo-dalmata l 0 bestemmia sacrilega, o pa-
rola fratricida, o crimine di lesa nazionalità l —
Baggianate, signor mio, baggianate. Yi pare che
un'espressione valga la pena di tanto gridio? e
se i vecchiardi di Castel vecchio, così facih alle
lagrime in affari di lingua, la lasciarono passare
inosservata, vi par esso che spettava A A^OÌ una così
severa condanna di quella parola; a voi d' altron-
de, così pio, così magnanimo nella famosa asso-
luzione del Nazionale ? 'Nè il peccato per un con-
fessore di buona fede poteva apparire sì grave,
per ciò chè la Giunta nell'usare quell'espressione
obbediva a quanto in proposito aveva deliberato
la Dieta, di cui, pur troppo, voi stesso fate parte.
Che se i Croati, collo spirito soperchiatore che
è in essi, battezzano come lingua croata quell'i-
brido gergo che è cotanto indigesto al nostro po-
polo ; se qualche camaleonte, per prendere due
colombe ad una fava, chiama la lingua nostra
serbo-croata ; perchè noi Dalmati,' che siamo i
Toscani della Slavia, noi pronipoti dei Gondola,
dei Kacich, dei Paulovich-Lucich, dei Miossich,
ecc., non potremo ricordare col nome nostro la
lingua nazionale, che è tanto distante dalla croata,
quanto voi, o reverendo, lo siete dalla Giunta ?
E se la lingua di Dante si chiama sovente la
lingua losca, perchè ricordare la lingua nostra non
potremo noi, distinguendola dalla parola troppo
generica di slava, la quale comprende il gergo dei
Croati, dei Sloveni, ecc., e la lingua comprende
dei Russi, dei l^olacchi ecc. ? — Ma non è quella
parola o revei'endo, che inspira le vostre decla-
mazioni, Io vi comprendo, o carino, bisogna far
chiasso, bisogna foggiarsi alla martire, onde quei
messeri di oltre monte, a cui cale la bisogna, non
si addormentino, onde mandino soccorsi, onde re-
galino quelle cariche che, con buona pace dei liu-
niani, ne ebbero già distribuite. E forse perciò,
che dovendosi compilare un vocabolario delle due
lingue italiana e slava, imprecate contro la Giunta
e le regalate caritatevoh sarcasmi, perchè essa cita
In esempio ai compilatori qualche nome italiano.
Possibile che vi dia tanta molestia l'Italia, questa
patria dei genio, questa terra privilegiata. che fu
rnaestra di civiltà al mondo, e dalla quale anche
i gloriosissimi Slavi ponno e debbono ancora molto
apprendere per sedere degnamente al convito dei
popoli inciviliti !
Sareste voi di quel bel numero di preti o frati,
che come hanno bandito con cieco fanatismo dalla
chiesa là lingua latina, vorrebbero ora sfrattata
dal foro, dal teatro, dalla società, la lingua ita-
liana, e con essa banditi coloro che la parlano,
onde forse usufruttuare i lor beni in omaggio a
quel comunismo di cui si vuole avere avuto sen-
tore in qualche predica ? Sareste di coloro che
vorrebbero bandita dai lidi dalmatici l'itala civil-
tà, per inocularci quella che a colpi di pistola
si insegna a Bucarest e nel Montenero, e a Pie-
troburgo cogli incendi, o quella che si insegna a
Zagabria colle vie di fatto e colle contumelie
pozoriane, ed a Fiume con una feroce ed insen-
sata, intolleranza delle legittime aspirazioni di quei
cittadini ? JSTo' domine. La Dalmazia non è caduta
sì. basso, da lasciarsi rimorchiare da quattro
preti ve quattro frati, quand'anche fossero degni
collaboratori del Pozor.
, Lasciate a noi, voi soggiungete o reverendo,
la cura delle cose nostre; in fatto di letteratura
non vogliamo giudici che non sieno scelti da noi;
lasciateci fare, e pubbHcheremo dizionari, libri di
lettura ecc. Alla larga, compare, voi le spacciate
grosse, e il brevetto di bombardiere vi si attagha
meglio che quello di deputato. A sentirvi, par-
rebbe che la letteratura slava abbia raggiunto il
secolo d' oro ; parrebbe che tra voi vi sia un e-
sercito di letterati, e che questi possano regalarci
un diluvio di vocabolari, di libri di lettura ecc.
Che tra i vostri vi sia un esercito di gonzi, credo,
ma che i letterati vi crescano come i funghi, nego,
recisamente nego. Quanti son essi? pochissimi, e
le loro opere, se togli qualche traduzione o qual-
che libello, dove sono ? Credete voi, del resto, che
sia cosa facile creare un vocabolario ? Credete che
basti aver scribacchiato due o tre articoli nel Poznr
per accingersi all' opra? Credete che questa im-
presa, difficile in ogni tempo, non sia più difficile
ora, che da molti, cui stimola l'immortalità a buon
mercato, si prendono a pigione e si adottano frasi
barbarissime, di cui è ingemmato il gergo dei
Croati, non escluso quello del canonico Racki.
Nessuno dei lettori patrioti, voi conchiudete,
risponderà all'appello della Giunta, non solo per
3000 fiorini, ma neppure per 30,000. Anche que-
sta è grossa, e se prima vi diedi il brevetto da
bombardiere, ora vi promuovo a caporale. 30,000
fiorini ! Aiiri sacra fames! E se uno dei vostri po-
chi e migliori letterati girò di bordo, tempo ad-
dietro, per viste d'interesse ; se molti dei vostri
vendono la messa e ne calcolano i jDrezzi secondo
le oscillazioni di borsa ; se molti per quelle certe
promozioni che si promettono da Zagabria sono
i portabandiera dell' annessione ; ritenete pure che
il dizionario sarà fatto, sol che se ne abbia il ta-
lento, per un importo assai minore. Che se qual-
che letterato slavo vuol nobilmente protestare con-
tro la Giunta, ebbene, dia fuori il vocabolario, e
rinunzi ai poveri i 3000 fiorini promessi. E qui,
imparziale come sono e fedele all' tmicuique suum,
io voglio far plauso a una vostra idea, e dare
una tiratina di orecchi all' inclita Giunta. Sì, io
convengo con voi, nella proposizione che alla Ma-
liga Dalmatinska si diano sovvenzioni in danaro,
anzi vado più oltre, e propongo che 1' ammini-
strazione del fondo provinciale sia alla stessa de-
voluto. I denari, qui sta il busilis, bisogna darli
in amministrazione ai patriotti, ai letterati, ai mar-
tiri, ai preti, ai frati specialmente. Commediole,
anniversari, pranzi, club, viaggi, emissari, son fac-
cende che costano e domandano danari, e con
questi si fanno mirabilia. — Spero che l'inclita
Giunta vorrà prendere atto di questo vostro e mio
desiderio, nè vorrà poi respingere un lieve rim-
provero. Essa propone premii per un vocabolario,
premii per libri di lettura, premii ai maestri, ed
io le fo plauso, ma omise, e fu imperdonabile er-
rore, di non predisporre la traduzione nell' idioma
slavo, ed anco se si vuole nel gergo croato, di
un buon galateo, a comodo di molti annessionisti,
ed in omaggio a voi, o reverendo, a cui lo desi-
dero dedicato,
Nel vostro furore patriottico, voi ricordate con
ironia, ed io mi vergogno per voi, le epistole di
Tommaseo, voi che vi appoggiate sulla gobba di
un oscuro Capovilla, pizzicate di volo i Podestà!
Senonchè, con maggiore energia afferrate 1' argo-
mento delle scuole, e una botta-poco caritatevole
al sohto ne menate alla Giunta. Lasciamo le teo-
rie, 0 reverendo, entriamo nel campo della pra-
tica ; vi persuada, che le scuole non si possono
creare senza aver prima dei maestri,, quasi direi
senza averne prima, come forse non ne abbiamo,
i libri ( '). Dove sono questi maestri ? come cre-
arli dalla sera'alla mattina? E se malgrado più
seminari, malgrado stipendi, malgrado pingui e-
molumenti, malgrado in varie parrocchie la pro-
spettiva di una vita da parassiti, pure grave scar-
sezza si risente dei parrochi, ed una grande mag-
gioranza specialmente nel montano sarebbe degna
di altro posto, voi potrete facilmente dedurre non
potersi così su due piedi creare maestri e scuole.
Onde supphre però al difetto della Giunta po-
trebbero e forse dovrebbero i parrochi (esclusi
quelh che non sanno leggere) raccogliere intorno
a se qualche fanciullo, e spezzare con esso il pane
dell' istruzione, riparando così alla proverbiale loro
inerzia, alla ormai storica loro apatìa sull' abbru-
timento e sull' ignoranza dei loro parrocchiani. Ed
ora permettetemi, reverendo, un consiglio ; smet-
tansi le ire ; si cessi dal piatire per una parola,
per un sofisma, sovente per un' opposizione per-
sonale. Suoni finalmente, ed è tempo, una parola
di conciliazione, e 1' onore di questa nobile inizia-
tiva parta dal clero, da quelh, che dovrebbero
essere i ministri di carità e di pace. Tra noi
abbiamo colpe e mali comuni ; interessi comuni ;
nemici comuni a combattere : rispettiamo noi stessi
nei nostri frateUi, e lasciate le questioni da campani-
le, occupiamoci di seri bisogni. Non trovereste p. e. di
semplificare gli affari burocratici; di chiudere qualclie
inutile e ricc\ monastero per sostituirvi un convento
di Fate-bene-fì\atelli, un manicomio, una casa di la-
voro, un istituto di educazione femminile ; non tro-
vereste necessario il dare un fisso emolumento ai
parrochi, il suddividere alcune parrocchie troppo
vaste, il diffondere tra il popolo un catechismo
agrario, l'introdurre qualche utile riforma nelle
scuole e nei hbri che vi si usano, il migliorare le
condizioni agrarie e quelle della pastoriza, il for-
mare boschi sacri, il costringere certi frati d'or-
dine mendicante a vivere da povere e non da
ricchi possidenti, 1' animare il commercio con la
Turchia ecc. ecc. Lasciamo, reverendo, le de-
clamazioni ; lassiamo il borioso parlari di popolo,
di patria, di libertà, di reazione ; son luoghi co-
muni codesti che possono illudere tutto al più qual-
che gonzo 0 qualche scolaro inesperto, e che pro-
vocano d'altronde nuovi germi di discordia, la
quale ogni giorno mette più salde radici tra noi
per condurci, Dio non voglia, a queir abbisso, che
gli onesti d' ogni partito debbono scongiurare. Che
il clero, vel raccomando nuovamente, pronunzi la
parola di pace, e troverà eco e plauso generale.
E qui prendo congedo da voi, chiedendovi 1' ele-
mosina del vostro perdono. Yivete fehce, cioè scu-
sate, zivio.
Spalato, 26 giugno.
Sulla vaccinazione e rivaccinazione.
fContinuazione, vedi il n. Ì7J.
Dai bambini salendo agli adulti, abbiamo la tu-
bercolosi la tisi l'emotisi la tabe addominale e
spinale, che sebbene sieno di frequente triste re-
taggio dei genitori malsani e frutti infelici della
scrofola e della rachitide, possono tuttavia anche
da altre cause dipendere, come dall' uso intempe-
(I') I libri delle scuole popolari sono infarciti di nomi e di frasi
che mettono la febbre ad un letterato slavo, e che pongono nel
più serio imbarazzo 1 poveri fanciulli. Acceneremo ploca per ta-
bella, tinta per inchiostro, plaioas per matita ecc. ecc. Le prime
operazioni vengono chiamate addiciia, subtrac^ia, multipUca^ia,
divista.
osiamo riprometercelo dai frati del Redentore, chu
hanno ormai aquistata una qualche celebrità sotto la pressione
ed inspirazione del celeberrimo libellista padre Mattas, direttore
del ginnasio nel conventó di Sign, nelle cui celle, a quanto si
va bucinando, sono esposti alla venerazione dei chierici studiosi,
i ritratti del bea'o Luca Vukalovich. Se il fatto è vero, e proprio
degno dei tempi. Tj/npyra »nda/ilur, et fnlns in illis ! !
breve assenza da Vienna, credette ben fatto di
sottoscrivere me pure all' indirizzo, che fu dedicato
al sig. Sperato Nodilo, rei'^ttovd del Di azioniate, da
alcuni studenti universitarii di Vienna. Siccome
lo seppi alquanto tardi, così dispiacquemi di quel-
r arbìtrio, nè potei farne rinfaccio a chi 1' avea
commesso. E per conseguenza mi volgo al ripu-
tatissimo suo giornale, protestando contro quella
firma apposta a mia insaputa, e pregandola di
voler inserire queste brevi line3 ed accettar 1' as-
sicurazione della stima per cui sono di lei
dev.nio servitore, PIETRO SPERAZ.
Noi non dubitiamo che il nostro corrispondente
di Milano, come vengano a sua cognizione le pa-
role insultanti ma non chiare, con le quali, ben-
ché non sue, il redattore del Nazionak credette
di rispondere à una provocazione che meritava
risposta altra che di parole; non dubitiamo, che
egli voglia ricacciargliele in gola. Una risposta
però ci è dato di pubblicare oggi più conclu-
dente, come quella che viene dal paese natale del
Matcovich, da coloro coi quali passò i primi anni
di vita, e che più che nessun altro sono in gra-
do di conoscere il suo carattere, i suoi costu-
mi e le sue azioni; come quella che mette in chiaro
a rincontro la qualità dell' accusatore, le ragioni
delle imputazioni , e il grado di loro credibilità.
Spettabile Eedazioiie.
A proposito di certa "corrispondenza piacevole„
contenuta in non so che numero del Nazionale^
corrispon "lenza che tratta di un nostro patriota e
vostro corrispondente da Milano, Enrico Matcovich,
ci facciamo dovere di dare alcuni schiarimenti.
La lettera di cui tratta quella corrispondenza
sarà probabilmente dettata da Stretto, quantunque
le iniziali A. R. non possano attagliarsi a nessun
nome Strettine, nè alcuno Strettine avrebbe com-
messo r improntitudine, per non dire la viltà, d'in-
trodursi ne' fatti intimi d'un individuo, che a noi
fu sempre caro o che riteniamo incapace di azioni
men che oneste. C è un cotale Antonio Roje a
Stretto, ma costui è forastiero, e per ragioni note
a lui soltanto si sarà costituito in campione del sig.
Nodilo, che cosi prudentemente cerca declinare la
provocazione del Matcovich.
Ci rincresce assai discendere a personalità, ma
vi siamo costretti dal mal cauto procedere del cor-
rispondente A. R. — Men di tutti il sig. A. R.
avea ragione di sparlare del sig. Enrico Matcovich
cui non conosce, e dalla famiglia del quale rice-
vette in ogni occasione dimostrazioni di affetto e
d'indulgenza, della quale area gran bisogno. Ed e-
gli abusando della fiducia della rispettabile fami-
glia e prendendo a.^lo qualche parola detta in
sua presenza, commise 1' atto non altrimenti qua-
lificabile che col titolo di bassezza ed ingratitu-
dine, gettando nel pubblico supposizioni ed impu-
tazioni, che devono fare ben sinistramente giudi-
care della delicatezza del sig A. R.
Un tale procedere rincrebbe a tutti gli Strettini
e si fan debito di manifestare pubblicamente al
sig. A. R. la loro disapprovazione ed il loro TÌ-
sentimento.
Caro sig. A. R., attendete unpo più ed un po me-
glio a' fatti vostri e non procurate farvi conoscere
nel mondo con azioni che poco vi onorano, giac-
ché se ciò non vi basta, altra volta vi daremo
una lezione più adatta al vostro intendimento.
Da Stretto, in luglio 1862.
( Articolo comunicato )
Puspellabile Municipio.
Destinato per graziosa ministeriale disposizione,
e dietro mia ricerca, a far parte in avvenire del
rispettato corpo dei signori avvocati in Spalato,
stimo mio dovere di partecipare ad esso spetta-
bile Municipio, il necessario mio trasferimento
colà, e ciò pel rispetto e sentita gratitudine che
debbo ad un Comune, che con esuberante bene-
volenza m' accoglieva ed ospitava pel volgere di
circa trentacinque anni non interotti.
Se vado riandando colla mente questo lungo
spazio di tempo, quante idee e sentimenti piace-
voli non mi si ridestano, per vedere amaro tale
mio allontanamento imposto dalle sole imperiose
circostanze di mia fomiglia. — Supplico pertanto
esso onorevole Magistrato di far presenti questi
miei sensi incancellabili di grata reminiscenza, nel
modo che crederà più opportuno, come pure d'ac-
cogliere questo riferente atto quale sincera testi-
monianza della stima, gratitudine, e particolare
considerazione che nutro verso il capo, e i membri
tutti che compongono questa urbana rispettabile
Magistratura. —• Sebenico il 1.® luglio 1862.
Di vostre signorie
Umil. (lev. servitore SIÌIEONK DE DEGNA.
Allo spettabile Municipio in Sebenico.
N. 1248.
Signore
Lo scritto gentile con cui prima di staccarsene
Ella prende commiato dalla città che per tanti
anni ebbe la fortuna d'accoglierla trà le sue mura,
non può non destar ricambio d' affettuosi senti-
menti , ond' è che la Rappresentanza municipale
s'affretta a manifestarglieli, e và orgogliosa del
farlo ad uomo che alle gravi cure del giurecon-
sulto spesse volte si compiacque d'aggiungere
quelle non meno gravi delie civiche mansioni af-
fidategli, dando sempre indubitabiU prove di sodo
sapere, d'illibata onestà e di modi squisitamente
cortesi.
Nel mentre ci congratuliamo con gli onorevoli
signori avvocati di Spalato che vanno a riceverla
nel gremio loro, ci dogliamo con noi stessi della
perdita che da noi viene fatta, ma ci sarà di con-
forto la memoria del passato e la speranza Ch'Ella
trovi colà r adempimento pieno d' ogni suo desi-
derio, locchè le auguriamo di cuore.
Accolga, 0 signore, l'assicurazione della nostra
stima e considerazione. — Sebenico, 5 luglio 1862.
Il podestà L. FENZI.
Gli assessori CmHelimi, Zuliani.
Il segretario .4, Cicin.
(Nostre Corrispondenze).
(Ritardata),
Spalato in luglio.
T;inli assai noi potremo nvfldere Spalalo così lieta e
animafn come lo fu recenlemenle, a merito dell'egregio
Maz7.oleni. — Zara, Sebenico, Traù, Sign, Airnissa e la Brazza
avevano concorso a renderla tale. — Gli era un geniale
ritrovo cui convenne la parte più eletta d'ogni paese; era
un tributo d' omaggio all' arte che si prothiceva sotlo le
pili splendide forme; era una stretta di mano cordiale fra
persone die non si erano vedute da pezza o mai cono-
sciute; era infine iin saggio di quella concordia alTottuosa
che, senza il mestare dei pseudo-redentori, avrebbe sor-
vissuto inalterala.
L'egregio Maz-zoleni cantò ih due accademie le sere
del 5 e del 7 corrente. L'incanto di quelle sere non si
può ridire a parole. Erano spettacoli degni di qualun-
que capitale.
Noi avevamo udito a Spalatcr il Mazzoleni nel 1856, e
fin d'allora il suo canto lo metteva a livello di celebrità
già consecrate. Dopo sei anni di studio assiduo, dopo
aver corsi con plauso i primi teatri d'Italia, ricco d' al-
lori e di mercedi favolose, egli venne tra noi e sponta-
neo, a vantaggio della patria, ci deliziò de' suoi canti la-
sciandoci memoria imperitura. Oh! quando l'arte così
squisitamente s'associa ai piij eletti sentimanti dell'animo
non può non raggiungere l'eccellenza , e non essere la
pili perfetta espressione della bellezz;i.
Il Mazzoleni lia modi elettissimi di canto, porive con
vero accento italiano, ed esprimo con molta efficacia,
anzi col piglio di una certa fierezza che gli sta bene, i mo-
menti drammatici. Ha il pregio di possedere un.i voce este-
sissima,-.perocché di note baritonali rotonde e piene egli
corre la scala intiera, e giunge ad emettere un si di petto
limpido, chiaro, squillante.
La sua voce, che se ha difetto è d'esser troppa, egli
sa spiegarla e modularla nelle forme le più varie, e sa
rattenerla quand' occorre con arte rara nei limiti richiesti
dal. senso musicale. E questa è dote preziosa special-
mente negli artisti del giorno, che educati al canto dram-
matico di Verdi, forzano la voce con emissioni straor-
dinarie in guisa da stancirla, e talora perderla.
Nel famoso duetto dell'Otello, quantunque senza l'ap-
poggio dell'orchestra e senza il prestigio dell'azione, il
Mazzoleni ci ha dato un raro saggio della sua eccellenza
artistica e dei prodigiosi mezzi Vocali ci cui è fornito.
Taluni dei vecchi, memori dei trionfi dei Tacohinardi e
dei Donzelli in quella parte, commossi, ricordavano con
entusiasmo qu«l passato, e mettevano il Mazzoleni subito
a fianco a quei sommi campioni del canto italiano.
Ei fu secondato mirabilmente nei varii pezzi dallo Ster-
mich, che può d.rsi artista provetto, e che ha la magìa
di una voce deliziosa. La signora Descovich cantò sola
e con Mazzoleni, offrendo una novella prova di quella
squisitezia di modi e d'espressione ond' è notoriamente
fornita. La signora Roich disse assai bene il duello delr
r Attila con Mazzoleni, e coli' aria dei Due Foscari lasciò
graditissima impressione. E la Defranceschi, e lo Zvitich
e il Calassich fecero del loro meglio. I cori e l'or-
chestra concorsero con efficacia a render più brillante
la riuscita.
Per. quello risguarda la parte istrumenlale Uavasio ci
ha deliziati colla sua maestria nel Piano e con quel tocco
così nitido ed espressivo. La signora Auguslina Gedliska
suonò pure egregiamente una bella fantasia sulla Norma.—
Il iManzalo , recchia e cara conoscenza , eseguì due con-
certi in modo impareggiabile, ed il Butiro col suo clari-
netto lo secondò assai bene.
Vi fu un coro eseguilo a piena orchestra e composto
dal giovine Antonio Visetti allievo del conservatorio di
Milano. Il concetto n'è svolto con molta maestria, e con
uno stile largo eh' è di molto effetto. — Che dire del
(eatro? .... Non v'è parola che valga ad esprimere la
magia di quel ricinlo, tutto luce, fiori, e bellezza. — Le
furono insomma due serate che Spalato ricorderà sempre
con desiderio , serbando dell' egregio Mazzoleni, e degli
altri gentili concorsi, la più cara e riconoscente memocia.
Dalle Castella di Traii 5 luglio.
Un corrispondente da qui scriveva in data 18 maggio
al Nazionale: «Alcuni giorni fa il nostro valente giovane
dottore Giacomo Gega, affezionalissimo com' è pel popolo
e per tutte le cose sue, s'unì al signor dottor Mudirazza,
uomo di pari sentimenti nazionali , per presentare in lin-
gua slava un allo di perizia medica all' aggiunto prelorils
di Tran, sig. Gitut, il quale assai di buon grado lo accolse.
Gli stessi signori dottori attendono la prima occasione,
per presentare nella stessa lingua all' autorità superiore il
processo delle falle autopsie »
Fatta spiccare la falsità di questa relaziono nella mia
de'4 giugno, ed in altre della Voc« Dalmatica, lo slesso
corrispondente, con coraggio tutto suo^ ripeteva al Nazio^
naie nel giorno 20 giugno: «lo intanto vi posso assicu-
rare che i falti da me deicriui sono veri. Sta alla pretura
di Traù l'atto dei Dii. Gega e Madirazssa, nel quale depo-
sero in lingua slava le risposte di Dn Pietro ticarizza per
dichiararlo pazzo; dunque vedete che la cosa da me già
narrata è sostamialmetite vera »
Paragonate tra loro queste due corrispondenze del Na-
zionale, vi avvedrete di subito che 1'una l'altra si coz-
zano e contraddiconsi; ma ciò pon basta, e dappoiché T en-
fatico cervellino ha voglia di far ri'dere il pubblico, ridia-
mo pure, e s abbia egli pella seconda volta il conforto
di una smetitila.
Nella procedura trattata dalla pretura di Traù, per con-
statare lo stato psichico del sacerdote Scarizza, if proto-
collo con lui assunto fu esleso in italiano ; e siccome tale
atto deve servire di base al giudice decidente,. ehe irt
questo caso, come venni informato, non è lo stesso giu-
dice che procede a'riliefi, quest'ultimo deve fa? pi-saiUare
per sino l'atteggiamento il gestire dell'inquisito-,, e viep-
più ancora le parole come letteralmente •engono« espresse,
fossero pure in un idiotna alF.ilto straniero, purcfeè conscio
al giudice od almeno al protocollista. Ciò, per fjuanto io
sappia, fu osservato sempre da tulle le magistrature,, dnc-»
chè vige in Dalmazia la legislazione austriaca ; da qui ij
motivo pel quale lo incoerenti e sconnesse risposte dato
in slavo dai povero Scarizaa, alle domande direttogli in
italiano, furono riportate in lingua slava nel protocollo,
senza che in ciò i dottori Gega e Madirazza potessero mi-
nimamente influire, inquantoccliè il giudice è quello che
regola la tenuta del protocollo, e vi fa registrare lo risposto.
Gredo, che così il pseudolegista corrispondente si per-
suaderà dell'errore in cui volle insistere ; ed eziandio, che
della malafede non servesi il partito autonomo.
De' caratteri cirilliani, insegnati dalla maestra della no-
stra scuola, non credo necessario che io v'intrattenga,
bastandomi confermare la precedente mia; e de'vegliardi
vi dirò, che daddovero spargono es.si lagrime di dolore
nel vedere, ehe persone, la di cui missione sarebbe quella
di bandire la verità, s'imbizzariscono, proclamando veri-
tieri fatti da esse immaginati.
Il mio antagonista parla in nome del popolo, arrogan-
dosi un mandato che nessuno gli concederebbe; e non
s'avvede che qsiesto popolo, del di cui nome fa strazio,
se ne ride delle sue fatuità ? E non si rammenta, oppur
non vuole rammentarsi, che questo popolo gli rise in faccia
alle sue esortazioni, e gli disse più volte di non voler
essere che .slavo, ma slavo dalmata? Eppure egli, lo stiz-
zoso corrispondente del Nazionale, ci vuole a viva forza
annessionisti; ma con tutta la veste venerabile che in-
dossa, inutili riescono i di lui sforzi, diretti ad indurci al
da lui ambilo connubio, nè c'indurrà giammai. Co'Croati
nulla di comune abbiamo. Caparra che siffatto è il sen-
timento di questi abitanti, ebbe egli, quando assieme ai
suoi comp.ngni, mendicando firme per quel capolavoro,
che dissero indirizzo, giunse appena ad ottenerne veni'una
in tutta !a Riviera, che conta 5065 anime. Vent'una firma!
Comperate alcune, altre estorte, e di tutte: molte che sa-^
rebbe meglio non vi apparissero. Lo stesso potrei dirvi
dell'indirizzo di Spalato, che racchiude una popolazione di
oltre ì 2,000 anime, ed ha riportate a malapena soie 81
firme (vagliatele un poco, abbondante vi rimarrà la buccia);
di Traù, eh' ebbe 12 firme fra 3200 abitanti almeno. Mi
slavò può essere centro; e che Dalmazia, appic-
cicandosele , impiccierebbe sè e lei, forse lei più
che sè ; al proprio e all' avveuire di lei con mu-
tua ignominia nuocerebbe.
Queste notizie, Signore, mi tengo in debito di
fornirle; trattovi a forza dall'altrui zelo makauto,
che, del non aver io voluto essere alla Croazia
puntello, come di lesa maestà mi condanna, e la-
ècift presagire a Dalmazia le beatitudini e le glo-
rie I Fiume. Mi creda, ecc. N. TOMMASEO.
La Giunta provinciale ci fa l'onore di darci
incarico di pubblicare i seguenti suoi atti.
Atti della Giunta provinciale.
Nr. 1563.
Malgrado l'estratto degli atti contenuti nel n. 19
della Voce Dalmatica, la Giunta provinciale è co-
stretta di pubblicare nel suo intiero tenore tanto
il relativo protocollo verbale, quanto l'atto ch'ebbe
a promuoverlo, ottenuta che si ebbe 1' adesione
de'signori, che vennero poscia coavocati, e ciò
perchè di quella convocazione, e di quanto vi si
è fatto ed operato, non apparisce punto nè esatta,
nè completa la relazione contenuta nel comunicato
al Nazionale n. 40.
Dalla Giunta provinciale.
Zara, 21 luglio 1862.
Nr. 1264. INVITO.
Al signor^ N. N,
Dovendo la Giunta procedere al conferimento
dei premii e sussidii promessi co'suoi programmi
17 e 18 febbraio a. c. n. 370 e 403, non po-
trebbe giustamente il merito dei concorrenti ap-
prezzare senza il patriottico concorso dei più va-
lenti giudici che trovansi in questa città, sì nella
scienza filologica della lingua slava meridionale
(che per rispetto ai dettami della Dieta appellasi
slavo-dalmata, ed è alla serba pressoché identica),
si nel criterio filosofico in ogni opera letteraria
indispensabile, e più che mai nell' ordinamento di
un Dizionario.
Un comitato deliberante di tal natura doveva
necessariamente comprendere anche Lei, egregio
signore, cui la Giunta provinciale volge calda pre-
ghiera onde voglia farne parte assieme coi signori
don Giovanni Bercich, don Matteo Ivcevich, don
Giovanni Danilo, Stefano Ivichievich, Dr. Teodoro
Petranovich, don Giorgio Nikolajevich, don Gio-
vanni Sundecich, Andrea Stazich, don Gregorio
Raicevich, don Giorgio Pullich, don Nicolò Valen-
tich e Nicolò Matteo de Gradi.
Nè dal suo amore per la nazionale letteratura, e
per r intellettuale e politico avanzamento del popolo
dalmato ad essa strettamente connesso, la Giunta
questo solo uffizio si ripromette. Essa confida che
sì Lei, che i sunnominati suoi colleghi, vorranno
esserle zelanti consiglieri in tutto ciò che al per-
fezionamento e alla diffusione della lingua e let-
teratura slava possa condurre.
Un cenno di cortese riscontro voglia favorire
alla scrivente, che in questa grata aspettativa le
protesta i sensi della più perfetta stima.
Da/la Giunta vrovinciale.
Zara li 5 giugno 1862.
Nr. 1532.
Radunatosi quest'oggi 13 luglio 1862 nell'uf-
fizio della Giunta provinciale il comitato da questa
istituito con deliberazione 5 giugno a. e. n. 1264
e composto dei signori : Bercich Giovanni sacer-
dote, Danilo Giovanni sacerdote, nob. Gradi Nicolò,
Ivcevich Matteo sacerdote, Ivichievich Stefano, Nikola-
jevich Giorgio protopresbitero, Dr. Petranovich Te-
odoro, Dr. Pullich Giorgio, Maicevich Gregorio sacer-
dote, Stazich Andrea, Sundecich Giovanni sacerdote,
Valentich Nicolò sacerdote, venn' esso alloquito dal
signor Girolamo Vusio presidente sostituito della
Giunta colle seguenti parole :
"Sono ben lieto, o signori, di poter adempiere
"in nome di questa Giunta al dovere che le corre,
"di ringraziarvi della cortese cooperazione che ac-
" consentite di prestarle nel curare ogni miglior
"coltura e diffusione della nostra hngua e lette-
"ratura slava.
"Quesf atto generoso viene a segnare un'epoca
"molto importante nella vita ancor breve della
"Giunta, e come io spero, ne vorrete trarre voi
"pure un auspicio avventurato; dappoiché, se fin
"ora la Giunta non fu punto inoperosa di fronte
"alle gravi difficoltà della sua vita appena inci-
" piente ed incerta, della cerchia angustissima e
"non sempre ben definita dei suoi poteri, delle
"troppo scarse sue risorse economiche, e delle
"tante necessità della provincia, giova ben credere
"che, sorretta dal vostro, nobile ed intelligente
"concorso, le difficoltà potranno esser vinte od
"almeno attenuate, ed il suo buon volere proce-
"derà semprepiù animato e sicuro, e perciò più
"efficace nel promuovere, anche colla coltura della
"sua lingua, 1'educazione del popolo ; di quel po-
"polo che, come voi certamente o signori, così
"anche la Giunta, che ha 1'onore di rappresen-
" tarlo, sente di rispettare ed amare. „
"L'assessore signor SerragH è incaricato di
"presentarvi i primi desiderii della giunta. Questa,
"io spero, avrà frequenti occasioni, in cui le sarà
"dato di potervi ripetere 1'affettuosa parola della
"sua riconoscenza.,, / :
Ritiratosi esso, il signor assessore Serragli e^
spone ai convocati le intenzioni della Giunta, e-
spresse in parte nei due programmi di concorso
ai n. 370 e 403 a. c., il primo dei quali invitava
alla compilazione di un Vocabolario italo-slavo, il
secondo alla composizione di un libro popolare di
esempii virtuosi, di carattere specialmente civico
e sociale.
"Al primo dei concorsi, egli informava, nessuno
"si presentò, ma il signor Giurasich qual autore,
"ed i signori fratelli Battara quai editori di un
"Vocabolario composto dai signori fratelU Dr. Fran-
"cesco e abate Giovanni Danilo, insinuarono due
"saggi di vocabolarii, evidentemente meno estesi
"di quanto stava nel desiderio della Giunta, chie-
"dendo una congrua sovvenzione onde assicurarne
"la stampa, e facilitarne col buon mercato la dif-
" fusione. „
"Al secondo vi ebbero due concorrenti, l'uno
"col motto Sveza i svasta, l'altro col motto Life
^meni brat koje meni rad.„
"In quanto ai vocabolarii, benché non conformi
"al programma, ove per il merito alle proporzioni
bella voce, e le straordinarie sue attitudini artisti-
chè, in quella città. Poco dipoi venuto a Trieste
pregommi di raccomandazione per Luigi Ricci, il
celebre autore del Nuovo Figaro, di Scaramuccia,
e il più riputato maestro di bel canto in Italia di
allora, che compiaceasi darmi spesso ragguagli e
farmi i più lusinghieri pronostici del nuovo suo,
già chiaro, e nondimeno studiosissimo aUievo. Di
lì, pur continuando a fare degli ottimi e lunghi
studii, tutta quella serie di sempre crescenti trionfi
(mi si passi la parola), a Trieste, a Milano, e in
molte altre cospicue città d'Italia, e a Oporto e
a Lisbona, e nel Brasile, che stabilirono e ingran-
dirono la di lui fama, e in appresso la tanto am-
bita coroni^ di lauro, conseguita nel gran teatro
S. Carlo di Napoli, e, tra breve, quella non men
di lauro che d' auro che va a conseguire all' Avana.
La sua voce. — Vesalio, Gunz, Wengel, Caldani,
]^fogendie, Petraquin^ che tante gole considerarono,
e notomizzarono, non si saranno certamente im-
battuti mai in una più sana e megho conformata
laringe di quella del nostro Mazzoleni. Questa, e
un robustissimo petto, determinano 1' estensione
straordinaria della sua scala vocale, e la forza, e
in parte fors' anco, la bellezza de' simpatici suoni
di essa, e dico in parte e forse, perchè nessun
fisiologo nè medico giunse finora nonché a defi-
nire, a trovare quel certo chè di speciale cui pos-
sasi attribuire codesta rara prerogativa, essendovi
delle perfette laringi che danno una voce sgra-
devole e stridula, abbenchè forte ed estesa, e delle
laringi mal formate e deboli, che, se non forte ed
estesa, la dàmio però bella e simpatica. Sente la
voce di Mazzoleni della vaghezza de' suoni del
corno inglese, con la gagliardìa però e lo squillo
di quelli del trombon tenore. Omogenei ed eguali
in volume i suoni di essa, tutti di petto, fino nien-
temeno che al ^ acuto, allorché vibrati, può non-
" relativo, alcuno di essi potesse riescire utile agli
"studiosi della lingua slava, la Giunta sarebbe
"intenziraata di accordargli una discreta sovven-
"zione. Si compiaccia quindi il comitato di esa-
" minarli entrambi ed opinare qual sia il migliore,
"e se questo possegga tal merito reale da poter-
"sene favorire la diffusione,„
"Pei due libri popolari trattasi di decidere,
"quale dei due, poste le indispensabili condizioni
"di ogni lavoro letterario, hngua, stile ecc., me-
"glio raggiunga lo scopo della Giunta, sì pel sog-
"getto che per la forma, e soprattutto per lin-
"guaggio intelligibile dalle classi men colte. Ed
"ove in nessuno di essi tutte le volute qualità
"ravvisasse, piacciagli tuttavia di caratterizzare di
"ognuno il valore, e indicare se alcuno merite-
"rebbe qualche sussidio per la stampa nel caso
"che l'autore volesse farsene editore.„
Egli pregò inoltre il comitato di occuparsi del-
l' esame di un' opera estranea ai due concorsi, pre-
sentata dal suddetto signor Giurasich, il Notaio
popolare ecc., la quale, ove l' esecuzione corrispon-
desse all' intenzione dell' autore, gioverebbe di so-
reggere con qualche sussidio per diffondere la co-
noscenza dei termini legah slavi, e facilitare la
pratica di questa lingua nei pubblici affari.
Egli concluse invitando i signori convocati a
costituirsi nel modo che migliore credessero per
corrispondere colla Giunta e per trattare gli ar-
gomenti loro devoluti.
Convenuto essi avendo di eleggere un presi-
dente, e un sostituto del medesimo, e proceduto
all'elezioni, queste caddero sui signori Dr. Petra-
novich Teodoro qual presidente, Dr. Pullich Gior-
gio qual sostituto.
Al signor presidente vennero quindi dall'asses-
sore suddetto consegnati i saggi presentati al con-
corso e le carte relative.
Costituito, e posto in attività il comitato, of-
ferta dal sig. assessore in nome della Giunta al
signor presidente neoeletto tutta la cooperazione
di cui essa è capace, e poste a disposizione del
comitato due stanze, venne redatto il presente
processo verbale, e fu sciolta l'adunanza.
Firmato SERRAGLI.
Firmati G. Danilo, G. Nicolajevich, G. Sundecich,
Gradi, Dr. Pullich, Dr. Petranovich, N. Valentich,
Matteo Ivcevich, Raicevich, G. Bercich^ Andrea Sta^
zich, Stefano Ivichievich.
Ingratitudine.
Questa è la usitata mercede con cui si ricam-
biano le opere magnanime dei grandi della terra,
ai quali spesso non resta che l'imparziale giudizio
dei posteri e la venerazione alle sparse ceneri.
Che il nostro Tommaseo amasse di verace af-
fetto trà le nazioni precipuamente la Slava, alla
cui rigenerazione sapea essere d'uopo di opera
assidua e secolare e di maturo consiglio, ne for-
mano ampia prova i suoi scritti. Egli, che dal-
l' Italia ebbe fama imperitura, molto tempo ed
opera alle cose della Dalmazia e degli Slavi de-
dicava, nei tempi ancora nei quali era muto ed
assopito il sentimento nazionale, e lo J^va senza
poter da ciò sperare maggior lustro rl^ploria, ma
per puro affetto alla terra natale.
pertanto egU filarli e smorzarii, possedendo la
pregevolissima qualità della cosidetta mezza voce, -
mercè della quale dà ogni gradazione di forza ai
suoi canti, conservandola sempre e tosta e pieghe-
vole Ciò tutto dissi abbenchè avessero a sentire un
pò troppo di fisiologia e di solfa queste mie con-
siderazioni, per ben determinare i caratteri di quella
bellissima voce.
Il suo canto. — Ora si consideri la singolare
potenza di quest'organo straordinario, congiunta
con una pronunzia così sincera, così netta, da vin-
cere in chiarezza cantando, quella di bocca Ro-
mana che paria ; la si consideri a disposizione di
un uomo dotato di perfetto senso musicale; di
bella e colta mente , atta a ben comprendere il
carattere del personaggio cui dà vita, e a com-
piutamente immedesimarvisi ; di un cuore ridon-
dante di affetto, capace del sentimento e della ma-
nifestazipne de'più potenti slanci di passione; bello
Supplemento alla Voce Dalmatica Nr. 22.
La Giunta, il P. Parcich, e la lin-
gua illirica.
Avemmo la curiosità d'informarci perchè la
Giunta provinciale non comprendesse fra i giudici
delle opere poste a concorso il P. Carlo Parcich,
e perchè non avesse fatto caso di un Dizionario
italiano-illirico eh' ei sta compilando, e che sarebbe
il completamento della prima parte già pubblicata,
cioè dell' illirico-italiano.
In quanto al primo peccato della Giunta fum-
mo rimandati a leggere 1' estratto della Voce Dal-
matica n. 19, e capimmo chiaramente ch'essa non
aveva voluto nominare altri giudici che fra quelli
che abitano in Zara, perchè dagU assenti non po-
tevasi ripromettere una facile e collettiva coope-
razione. Se si fosse trattato di un titolo onorario,
e se la Giunta fosse un' accademia, ne avrebbe
probabilmente decorato il P. Parcich e molti altri
distinti letterati illirici.
Perchè poi essa non abbia fatto caso dell' in-
tenzione del buon Padre di pubblicare la seconda
parte del suo Vocabolario, vorrebbe spiegarlo lo
stesso critico articolista del n. 19 della Vocs Dal-
matica col chiamare involontaria queir ommissione.
Noi al contrario la dichiariamo volontaria, perchè
ragionevolmente dovevasi credere, che se in 5
mesi, dacché venne aperto il concorso, il P. Par-
cich non erasi fatto avanti con opera al concorso
conforme, nè, spirato questo, con alcun cenno di
possederne ujia meno estesa, egli non vi pen-
sasse.
Frustrata nell' intento di ottenere un Vocabo-
lario di media mole, la Giunta raccomandò al Co-
mitato di ponderare il merito di due saggi, a pro-
porzioni più ristrette, chiedenti sussidio per la
stampa. Lo stesso avrebbe fatto del saggio del
P. Parcich se questi ghelo avesse indirizzato, ') e,
osiamo sperarlo, lo farebbe ancora se prima della
finale decisione le venisse offerto. Ci venne però
fatto di udire che il suo lavoro, sia per un mo-
tivo, sia per l'altro, non potrebbe darsi alla stampa
così prontamente come la Giunta vorrebbe. Di
questa, sollecitudine, ben diversa dalla impetuosità
con cui da taluno si vorrebbe che procedesse, le
sapranno grado gli assennati amici del progresso
nazionale slavo; quelli che hanno letto con frutto
l'articolo del 2.® numero del Nazionale riprovante
l'opposizione sistematica; quelli che non credono
alla possibilità delle magiche trasformazioni ; quelli
che la lunga e faticosa via dell' incivilimento per-
corrono con paziente e sicuro passo, senza av-
ventarsi disperatamente per cadere poco lunge dal
punto di partenza ; quelli che vogliono la hngua
illirica diffondere senza violenza, nè pressione, ma
intendono porgerle quei sussidii che le altre lingue
promossero e alla perfezione condussero.
Questo epiteto d'Illirica sappiamo che non gar-
berà a taluni, e forse nemmeno alla Giunta, che
per iscrupolosa ubbidienza alle deliberazioni della
Dieta adoperò quello di Slavo-Dalmata, con grande
scandalo del dotto curato di Podgora ; il quale,
vedi umana volubilità!, votava esso pure per que-
sto titolo, come attesta il protocollo, che per u-
nanimità notavalo accettato. Noi confessiamo che
i nomi bicipiti non ci piacciono, perchè indicano
sempre cosa imprecisa e imperfetta, e molto meno
ci piacciono, se devono designare un popolo o una
lingua che sono elementi primitivi dell' umanità.
Ad ogni modo piace più del Serbo-Croato, perchè
dire Slavo-Dalmato è dire cognome e nome, Serbo
Croato sarebbe unione di due nomi che non in-
dica a qual famiglia appartengano.
Quando la fusione di due elementi è perfetta, la
parola per significarla nasce da se. Tutto bilan-
ciato, ci piace più la vecchia parola. Sarà effetto
della debolezza che abbiamo per le memorie ro-
mane, noi che siamo sangue romano, senza essere
liberti romani, nè di alcuno, e perciò bello ci pare
tutto che ricorda quella Roma che fra tante di-
sgregate e barbare popolazioni estese il soave
nome d'Illirio ; e conservandolo ci parrebbe di
accettare il legato della civiltà greca e latina,
dagli scrittori del Nazionale, grecamente e latina-
mente educati e pensanti, non sappiamo perchè
avversata, e d'indicare il proposito di rinnovarla
su questa terra coi suoni di una lingua che alla
greca e alla latina non rimarrà per robustezza e
leggiadria punto inferiore.
Ma se il nostro voto non può prevalere, non
vediamo altra denominazione propria e semplice
che nel titolo di Slava. Veramente slava è anche
la Ceha, la Polacca e la Russa, ma queste nazio-
ni non sogliono mai altrimenti chiamarsi che Cehi,
Polacchi e Russi, mentre gU Slavi meridionali lo
fanno, e sentono di essere gli Slavi de lo branche
ainée, gli Slavi per eccellenza, quelli donde la
lingua liturgica uscì. E tanto lo sentono, che al-
cune Provincie si dicono sempUcemente slave con
leggiera inflessione di dialetto, come Slavonia e
Slovenia.
Pare che anche la Giunta, per non provocar
nuovi sdegni, e trattandosi alla fin fine di que-
stione di parole, adoperi qualche volta il titolo
generico di lingua slava; ad ogni modo, qualunque
cosa ossa faccia, dobbiamo confessare che il suo
procedere è pacato, leale, e alieno da spirito di
partito, e che la sola malignità o l'ignoranza
possono trovar di che accusarla in quanto essa
fece per la lingua illirica. Ma anche esse giovano
a qualche cosa, perchè marcet sine adversario virtus.
I. S.
') Poss' anche di seconda mano come nitri fecero.
Processo verbale
della IV. seduta pubblica tenutasi dal Consiglio mu-
nicipale di Spalalo li iO luglio 1862.
Aperta la seduta alle ore 6 p.m., si dà lettura
dei processi verbali della I, II e IH seduta die
vengono approvati ad unanimi voti. Il podestà dà
quindi lettura dell'iniziativa della Congregazione
sulla ricostruzione dell' antico aquedotto romano;
iniziativa in cui si dimostra l'importanza di quest'
opera colossale, le pratiche esperite onde mandarla
ad atto il più presto possibile, il modo di procac-
ciarsi i relativi capitali, quello per sopperire ai
censi relativi, nonché le trattattive tenute sì per
la stipulazione di regolare contratto, facendosi,
quanto a ciò, particolarmente conoscere come
quello conchiuso dalla Congregazione non impor-
tasse che una spessa di fior. 98,735 , mentre la
perizia eseguita dall'inclita Autorità la faceva
ascendere a fior. 147,818, e come quindi le pre-
stazioni della Congregazione avessero condotto ad
un risparmio di fior. 49,084. Compiuta la lettura,
egli scende a più minuti dettagli e dà ogni pos-
sibile schiarimento, dichiarando che, compiuto pure
il triennio dell' attuale amministrazione, questa, ove
a ciò fosse per acconsentire l'onorevole Consiglio,
si costituirebbe in comitato speciale, onde dare a
Spalato compiuta tale opera sì ardentemente e
lungamente desiderata.
Il Dr. Giovannizio dà quindi lettura del con-
tratto conchiuso col sig. Antonio Caraman per
l'accennato importo di fior. 98,735, e si legge
pure un altra offerta fatta dal sig. Gherle per
fior. 94,788.
Dopo ciò e dopo una breve discussione in cui
dai consiglieri Dr. Radman e Dr. Gianlorenzo degli
Alberti si propone una lieve modificazione all' art.
14 del contratto, relativo alla decisione per ar-
bitri nelle emergibiU vertenze in corso di lavoro,
modificazione che viene accolta dalla Congrega-
zione, vengono passate a scrutinio secreto le con-
crete proposte della Congregazione stessa, cioè :
1.° Sia approvato il contratto 27 aprile 1862
n. 670 rogiti Chiudina per l'importo di fiorini
98,785 e rigettata la proposta Gherle, quantunque
minore di fior. 3947, perchè in complesso più
svantaggiosa.
2.® A sopperire alla spesa relativa sia presa a
mutuo la somma di fior. 200,000 o dalla Banca
nazionale di Vienna o dalle Assicurazioni di Tri-
este al censo del 6 con reluizione del capitale
nel censo stesso, o da qualunque altro capitali-
sta 0 stabilimento, quando le condizioni fossero
tali 0 migliori.
3.° A far fronte agli annui censi di fior. 6000
sia decretata fino all' estinzione del capitale (40
anni) una sovra-imposta :
aj del 20 per % sopra il dazio consumo, ciò
che porterebbe circa un annuo introito di
fior. 2000;
h) del 12 per % sopra tutte le altre dirette,
con che avremo circa un introito di fiorini
2800 circa.
4." A sopperire al residuo pagamento degli
annui censi :
aJ sieno tosto aperte trattative colla pubblica
amministrazione ond' ella pure concorresse per
r epoca di 40 anni ad una parte dell' annuo
contributo ;
bj sieno pure aperte trattative per investiture
particolari di chi desiderasse una condotta
d'aqua;
c) quando non fossero sufficienti i mezzi pro-
posti ad a) bJ, fosse attivata una tenuissima
tassa 0 sopra tutta 1' aqua o sopra quella
parte che dovesse servire alla pubblica in-
dustria.
5.® In pendenza delle nuove trattative che si
vanno a tentare onde avere l'importo necessario
ancora a mighori condizioni delle accennate, sia
autorizzata la Congregazione a cangiare le cartelle
del prestito nazionale e quelle del monte Lom-
bardo-Veneto onde dar tosto principio a quest'o-
pera di necessità suprema per Spalato.
Le proposte La 2.a 4.a vengono accolte ad
unanimi voti: la 3.a e 5.a con 13 contro 1 voto.
Ed ora — dice il podestà chiudendo la seduta
—- ed ora Spalato entro due anni avrà 1' aqui-
dotto ; V attuale Congregazione ve ne dà solenne
promessa.
La seduta stante 1' ora avvanzata — sono le
9 '4 — viene levata, e la discussione sui con-
suntivi 60 e 61 aggiornata a domani.
Processo verbale
della V. seduta publica tenutasi dal Consiglio muni-
cipale di Spalato li H luglio 1862.
È aperta la seduta alle 5 y^ p. m. con 13
consiglieri.
Il podestà richiama alla memoria dell' onorevole
Consiglio come appena compiuto l'anno 1859-60
r attuale Congregazione presentasse tosto il reso-
conto del primo anno di sua gestione e venissero
all' uopo n^iinati i prescritti revisori nella tor-
nata del Consiglio del 27 febbraio 1861. Accenna
quindi come adunque non fosse colpa della Con-
gregazione se la discussione appena oggi avesse
luogo ; la ripetuta assenza di uno de' revisori e
la lunga malattia di un' altro essere stata la causa
di un tale ritardo. Prega perciò 1' onorevole Con-
siglio di volersi occupare dell' esame di ambidue
i consuntivi ne'più minuti dettagli, ed abbando-
nando il vecchio sistema di tenere discussioni su-
gli appunti de' revisori, se ve ne fossero, o di ap-
provare senz' altro in caso contrario i resoconti,
esterna il desiderio che ogni i^artita d'introito ed
esito venga separatamente esaminata.
Si dà quindi lettura del rapporto de' revisori!
sul consuntivo del primo anno di gestione, i quali
dichiarando non aver trovato campo a rimarchi,
accennano unicamente al desiderio fosse accom-
pagnato in seguito ogni consuntivo da speciale
rapporto del cassiere. Si dà quindi lettura di ogni
partita d'introito e d' esito per snmina capita non
solo, ma sì pure di tutte lo particelle onde cia-
scuna d' esse è composta.
Il podestà accompagna vocalmente una tale e-
sposizione con schiarimenti parziali, sce ndendo tal-
volta fino a' più minuti detta^jli : dSpo di che apre
discussione sul consuntivo stesso. Nessuno avendo
air iniziativa già letta, dà tutti gli schiarimenti più
minuti ei! esatti.
Si apre quindi ffill' argomento lunga e ragionata
discussione, U quale si cliiude col convenire e plau-
dire alle fatte proposte, facendosi unicamente per
parte del signor Caraman la seguente emenda:
fosse ptire accolto dal Consiglio un ampliamento
della contrada die dalia piazza del Duomo con-
durrebbe verso porta Aurea e Manus, emenda che
viene pure accolta dalla Congregazione ed incor-
porata alle altre proposte.
Dopo ciò si passano a voti le seguenti concrete
proposizioni della Congregazione:
1. Sia approvato il nuovo piano della città re-
datto dall' ingegnere municipale D.r Locatti.
2. Sia autorizzata la vendita de' spazii infrut-
tuosi disponibili, aprendo all' uopo publica asta alle
condizioni di legare una metà in 18 ratazioni men-
sili, e di costituire per l'altra metà un reddito an-
nuo perpetuo, libero ad ognuno di affrancarlo in
qualunque momento in ragione del 5 per7o-
3. Sieno approvate in massima le proposte de-
molizioni, salvo il diritto nel Consiglio di deter-
minare di volta in volta V opportunità in riguardo
ai mezzi economici.
4. Sia approvato il proposto regolamento edilizio.
5. Siano particolarmente raccomandate le accen-
nate proposte all' eccelsa autorità superiore.
Le quali proposte passate separatamente a voti,
ottengono tutte 1' unanimità.
Dopo ciò , stante 1' ora tarda , viene chiusa la
seduta, ed aggiornata a domani la pertrattazione
degli altri due regolamenti posti all' ordine del
giorno.
In ventate justitia.
La menzogna iinpudentemenie spacciata per telegrafo
da Traù in data 19 corrente alla redazione del Nazionale
in Zara, ed inserita nel nr. 33 di quel periodico, con cui
piacque proclamare «che la mozione tendente a bandire
«quel giornale dal civico casino di Traù per l'offesa che
u pretende fatta a Nicolò Tommaseo, venne respinta,»
autorizza anzi obbliga ognuno d quale senta amore alla
verità, di solennemente smascherarla col rendere di pub-
blica ragione tutti i relativi dettagli, che allritnenti, per
laiciare in quanto fosse stato possibde sepolto in patria
r indecoroso contegno di alcuni pochi fra i socii di quel
c;isino, si sarebbero sorpassati in silenzio
Nel giorno 15 del corrente mese presentavasi alla di-
rezione del nostro casino firmata da 40 de'suoi socii,
ossia da piij di ^/g del complessivo loro numero una do-
manda in cui riflettevasi, che non meno delle altre città
colte della Dalmazia anche la città nostra era fuor d'ogni
dubbio compresa dal sentimento di venerazione dovuta a
Nicolò To nraaseo, nè quindi, peli'oltraggio all'intemerato
suo nome temerariamente osalo dal Naùonale nel suo nr.
27 del 31 maggio decorso, sentivasi la città nostra meno
delle altre vivamente commossa Ricordavasi essere que-
sta una verità cosi pubblicamente notoria, da potersi tanto
meno far alla direzione del casino il torto d'immaginar-
sela insciente, in quantochè da più d' uno degli stessi
suoi membri se n'era pur sentito a discorrere. Si affer-
mava di trovarsi perciò altamente sorpresi nel non vedere
•per anco dalla direzione del casino respinto quel perio-
dico, ma quasi a dispetto del contrario sentimento della
gocietà e della patria nostra, accolto tuttavia, ed esposto
jj lettura. Deploravasi perciò nella direzione la troppa sua
non curanza in proposito , ed esternandolesi la massima
"dispiacenza perchè non aveva essa sentito il dovere di
respingere quell' insolente periodico subito dopo il suo nr.
27, nè mai fino allora; la si avvertiva in espressi termini,
che la maggioranza de'socii non sentivasi capace di tol-
leranza verso chi coli' insulto al nome di Niccolò Tom-
maseo ha insultato alla gloria immortale di un'intera pro-
vìncia, ha insultato all' onore della società.
Premessi alla direzione del civico nostro casino tali so-
lenni ricordi, ia s'invitava con quella dom.inda a voler
•tosto disporre ia cancellazione del casino stesso dall' <;
ìenco degli associati al Nazionale, ed a respingerlo frat-
tan'.o immediatamente tostochè le sarà pervenuto; quindi
le si dichiarava che, ove ciò non sia fatto, li 40 socii
petenti si sarebbero ritenuti sull'istante sciolti dalla so-
cietà. e che per tal modo, ed altrimenti (occorrendo) a-
vrebbesi fatto coostare pubblicamente in proposito quel
sentimento d'onore, di cui al paro di ogni classe colta
delle altre città della nostra provincia sono essi animati.
i\on è a tacersi, che fra i 40 socii del casino, i quali
avevano ilr.'nata siffatta domanda, erano pure il beneme-
rito podestà e deputato alla Dieta ilalmata conte Antonio
de Fanfogna, i rev.mi arciprete Travirca, e canonici Pavlo-
vich e Tisdk, il rev. sacerdote Galebotta, e l'avvocato Dr.
Antonio Barbieri, il medico Dr. Svetincich, tutti i signori
impieg.Mli pretorili, ed allri (meno il c.r. sig. pretore, che
se ne astenne per delicati riguaridi), i sig. amministraiori,
funzionarii, e,cotì.siglieri com nonché j principali sig.
possidenti, e negozianti, i quali tuUi, conscii del voto ge?-
neralo dei cittadini, reputarono in simile manifestazione di
biasimo al Nazionale, oltreechè un debito di giustizia al-
r otTeso onore di Niccolò Tommaseo, anche una misura
prudenziiile, che avrebbe giovato a rimuovere almeno dalla
sot:it;ìà d.'l c.jsino un fomite immediato e continuo di dis-
sapori, di discordie, e di provocazioni spiacevoli, da cui i
petenti bramavono ardentemente di rifuggire
t'osse però nella direzione del nostro casino inscienza
del dover suo, o fosse piuttosto in taluno dei di lei mem-
bri il velato maltalento di procurare all' insolente sarcasmo
di qualche socio, avverso alla maggioranza per avversione
all'onestà de'suoi sentimenti, un'occasione più prossima,
e più potente all'incitamento d» quelle risse, a cui pur
sapevasi che i più non avrebbero mai acconsentito; la dire-
zione invece di deliberare, com'era del dover suo, sulla
contemplata domanda scritta, e firmata da più di ^/a
complessivo numero de'socii, convocava a seduta la so-
cietà pella discussione dell'argomento nella sera del 17
corrente. Ma poiché veruno dei petenti, i quali avevano
espresso in iscritto, e firmato il loro voto, era comparso
a quella seduta, nè vi erano comparsi più di soli 9 dei
rimanenti socii (compresivi i membri della direzione), per-
ciò alia successiva sera del 18 quella seduta veniva ri-
portata: e fu allora, che de' 40 petenti 26 soli vi si pre-
sentarono, ritenendosi eglino suflicienti ad esuberanza per
prevalere coli' unanime volo loro a quello dei 9 socii, che,
compresi i membri della direzione, avrebbero potuto forse
(sempre però infruttuosamente) dissentire dalla domanda.
Senonchè cade qui opportuno avvisare , che non era
un solo de' 26 petenti, il quale attraversando il salotto
del bigliardo per accedeie alla sola della seduta, non ve-
nisse da un socio avversario con beffardo sogghigno im-
prudentemente deriso , e schernito con qualche ironica
provocante espressione: - derisione, e scherno, di cui seb-
ben ciascuno sentisse potentemente 1' offesa, pure ognuno,
per amore alla tranquillità, stimò meglio in quell'incontro
di non mostrarsene nè risentito, nè inteso.
Radunatasi nella sala di seduta la società, collocatosi
presso al tavolo il c. r. sig pretore quale politica auto-
rità, alla sua sinistra il preside, ed alla destra il segre-
tario della direzione, intestato il protocollo relativo, pre-
notati i nomi de' socii , e dichiaratasi aperta la seduta ;
quello stesso socio , die {)oco prima erasi fatto lecito di
schernire i petenti all' atto dol loro accesso, si permise
una insolente osservazione al preside, al di cui richiamo
all'ordine replicò cpit.tjfàcolanza essere quella la prima
delle tanto altre simili ammonizioni ch'egli attendevasi in
quella sera, rna delle quali non avrebbe fatto alcun conto.
Era questo il conlegiio di queir'onorevole socio, che si
jiiacova ili tal loudo predisporre gli animi a quelle igno-
bili (M-.'»vocazioii!, a cui erasi preparato.
Intanto uno de' socii petenti, chiesta ed ottenuta la parola,
osservò all'adunanza, che sulla preletta domanda cumulativa
della maggioranza correva debito alla direzione di deli-
berare senza che vi . fosse, stato 1'U0[)0 di convocare la
società ; - avvalorò tale propria osservazione ricordando
i fatti della direzione stessa, la quale aveva sempre fino
allora, affdtto indipendentemente dal voto della società, ed
assunto, e respinto parecchi giornali, che vennero tassa-
tivamente enumerati; -avverti che la maggioranza dei pe-
tenti non era ad altro fine in quella sera comparsa se non
per riportarsi, come riportavasi, al voto solennemente e-
spresso nella preletta domanda; - e conchiuse col chiedere,
e conseguire che sia registrata la seguente mozione, cioè:
fche, com'era voluto dalla maggioranza assoluta della so-
«-cietà, il periodico A^a^ioftfl/e debb» essere dalla direzione
«sociale respinto dal casino di Traù.» — E siccome il so-
cio che aveva concretata siffatta mozione, conchiudeva colla
domanda, «che sopra la mozione stessa seguisse la vo-
tazione per alzata e seduta;s così nello stesso istante in
cui tale domanda venne pronunciata, e registrata nel pro-
tocollo, meno 7 soli del complessivo numero di 53 socii
a quella seduta intervenuti, tutti gli altri coli' alzata in
piedi ammisero a maggioranza assoluta con voti favo-
revoli sopra 7 contrarli la proposta mozione : perlocchè
altro non rimaneva alla direzione se non di registrare tale
risultato, e di deliberare istantaneamente sulla presentata
domanda. Dalla lodevole direzione però nè 1' una cosa
venne fatta, nè l'altra, quantunque il proponente le ne
facesse ripetute volte 1' inchiesta.
Intanto quel savio stesso, che aveva già manifestate le
sue intenzioni d'incitar gli animi a sempre maggiore di-
scordia, richiesta, e conseguita la libertà alla parola, pro-
nunciò con caloroso entusiasmo una preparata perorazione,
il di cui esordio accennava col più ributante motteggio,
e colle più insolenti ironie al discorso che nell' occasione
dell' apertura del casino era stato pronunciato dal signor
podestà, volendo significare, che lo scopo della concordia,
cui avrebbe mirato quel discorso (fatto segno di derisione
dall' onorevole oratore), mal si vorrebbe raggiungere dalla
maggioranza-col pretendersi il rispingimento dei Nazionale
dal casino, essendo quello il migliore, anzi il solo perio-
dico che valer poteva ad istruire, e far saggia la società.
Incalzando quindi sempre più nell'insulto, il prelodato so-
cio oratore asserì che la maggioranza del numero doveva
cedere alla intelligenza del benché ristretto contrario par-
tito; vantò !'intelligenza tutta raccolta nel partito mede-
simo; parlò in senso opposto con imprudente sogghigno
di tutt' insieme i 40 socii che firmarono la contemplata
domanda, e particolarmente poi di chi l'aveva estesa; e-
sternò doversi ritenere nella concretata mozione non altro
fuorché ripetuta la dimanda della maggioranza, che disse
egli doversi considerare egualmente come una mozione, e
doversi quindi astener dal volare e questa e quella tutti
i petenti, né doverla risolvere fuorché il solo voto degli
oppositori ; - e dopo tutte queste speziosissime dichiara-
zioni, con indescrivibile scandalo della maggioranza di-
vergendo affatto dall' argomento , c(mchiuse coli' entrare
imprudentemente nel campo di quella malaugurata que-
stione politica, che quantunque propugnata dall'ambi/,ioso
egoismo con tutti i mezzi della seduzione, pure nel sen-
timento della maggioranza, rifuggiente da un dominio stra-
niero , qui non basta a trovare proseliti : mentre se dai
Ì2 firmati nell'indirizzo de'Traurini pubblicato nel n. 33
del N'izionale si eccettuino alcuni sottoscrittivisi per ra-
gioni di particolari convenienze, fino a soli 7 e non più,
contar potrebbesi il numero de'croatofili in tutte, le classi
degli abitanti della nostra città, e del suo sobborgo di Bua.
Non aveva ancora quetl'onoievole socio terminato il suo
mal accetto sermone, cui 4 soli del suo sentimento ave-
vano coraggiosamente plaudito, quando uno de' 40 petenti,
autorevole, benemerito alla patria, e dai [)iù debitamente
stimato, con insistente premura per tre volte interrom-
pendo il preaccennato oratore domandò la parola, e la
ottenne. — Sortogli probabilmente il pensiero, che pero-
rando egli pure a prò della causa propugnata dal prece-
dente oratore avrebbe potuto guadtgoarsi la mancatagli
simpatia anche de' pochi annessionisti, senza che avesse
perciò a venirgli meno la stima già assicuratasi della mag-
gioranza, declamò un panegirico tutto fiarnm.i, e tutto
fuoco, a gloria dtdla nazione slava; apprezzò col proprio
appoggio la causa politica portata in campo dall'oratore
che lo avea preceduto; giustificò la propria incoerenza
nella domanda, che colla maggioranza de' socii aveva egli
pure firm:Ua, asserendo di avere sull'argomento meglio
riflettuto dappoi; quindi, quasi ebbro dogli applausi con
cui quattro de' socii ad ogni tratto del suo discorso ve
lo animavano, espresse che quantunque il Nazionale non
avess»^ per verità menomamente oltraggiato al nome di
Niccolò Tommaseo, pure per conchiuilere una concilia-
zione colla maggioranza egli proponeva, che il solo n 27
di quel giornale venisse restituito alla sua redazione, affer-
mando che con tale restituzione, senza più, la maggio-
ranza avrebbe dovuto ritenersi in ogni ipotesi pienamente
appagata ! !
Era il rev.mo arciprete parroco, che forse sovverchiato
da troppo ardente brama di mettere in accordo la mag-
gioranza de' socii coi pochi suoi avversarii, nella certezza
che, pella eccessiva lor pertinacia, non sarebbe riuscito
ad accordar questi con quella, in chiusa del suo sermone
aveva fatta la surriportata proposta, che noi coerenti alle
leggi di convenienza da cui siamo guidali, ci asterremo
di aggiustatamente epitetare
Cagionevole, com' egli è di salute, amato generalmente
pelle sue benemerenze alla patria, rispettato, come deve
essere, quale ecclesiastica primaria autorità; - non con-
veniva al certo che alcuno della risentita maggioranza chie-
desse, là parola per poi rispondergli adequatamente, in-
contrando la questione in quel campo politico, dove, senza
avvedersene, 1' aveva egli pure portata, non per altro fuor-
ché per mostrarsi a troppa esuberanza cortese verso l'o-
ratore, che nella perorazione lo aveva preceduto Questo
sentimento di riguardo, di affezione, e di dovuto rispetto
preoccupò istantaneamente tutti i socii della maggioranza: e
lutti a un tratto altamente sorpresi che in q'iella seduta
sociale si fossero lasciati correre tanti e così sfrenati in-
convenienti senza un richiamo all' ordine almeno dalla po-
litica autorità che vi presiedeva; abbandonarono, scanda-
lizzati, la sala.
Rimasti i 9 socii oppositori, eglino con unanime loro
voto respinsero la surriportata mozione del rev.mo arci-
prete parroco, ma obbligatigli pel panegirico declamato in
favor loro, gli compensarono il dispiacere di quel respin-
gimento con una serenata, per cui trassero in inganno la
banda cittadina, facendo credere al suo direttore che un
personaggio di allo merito era poco prima arrivato, ed
avea preso alloggio in casa del rev.mo arciprete: serenata
la quale nondimeno fruttò loro un atto scritto di solenne
ringraziamento, che tiensi tutlavia in casino esposto a lettura.
Sulla domanda però della maggioranza de' socii, che
reclamarono il respinu;imento del Nazionale dal casino di
Traù, nè in quella seduta, nè dappoi, nè mai finora venne
deliberato; e la notizia spacciata dalla redazione di quel
periodico con telegrafo da Traù in data 19 corrente, oh®
fu respinta la mozu)ne con cui quel bando era voluto dalla
maggioranza de'socii, è una menzogna così impudente e
sfacciata, che noi ci sentiamo in obbligo di smascherare
pubblicando per esteso luti' i sopra circostanziati relativi
dettagli, tacendo soltanto i nomi de'pochi nostri avver-
sarii,'per quella urbanità da cui non sappiamo dipartirci,
e lasciando che dal giudizio della pubblica opinione sopra
questo argomento ridondi per ciascuno ciò che a ciascuno
è meritamente dovuto.
Di Traù a'žo giugno 186^2.
Tipografia Fratelli BATTABA. VINCENZO DUPLANCIOH Redattore responsabile.
Voi non insorgerete contro i Francesi, voi in-
sorgerete contro gli sgherri assoldati dai preti. Che
i Francesi restino, se è loro desiderio; essi sono
nostri amici, e se restano, resteranno là per battersi
al nostro fianco contro il despotismo della vecchia
Europa, la Francia senza i Borboni essendo sem-
pre la rivoluzione. Indubitatamente non saranno mai
troppe le precauzioni per evitare una collisione con
essi, e qualora vi sia impedito di salire al Cam-
pidoglio, il vostro senno vi suggerisca di ritirarvi
sull'Aventino. Se credete imprudente l'attacco, or-
ganizzate la resistenza. Accogliete da martiri la mi-
traglia dei Francesi, ove questi osassero assalirvi;
ma scagliatevi contro le soldatesche papali con la
furia che vi mettono al cuore tredici anni di do-
lore e d'insulto.
Che il governo di Torino si adoperi per l'acqui-
sto di Roma è indubitato, è unica condizione di
vita per esso ; ma i suoi mezzi sono definiti e li-
mitati dalla sua natura: esso è governo, e non
può dar la mano alla rivoluzione; esso è alleato
della Francia, e non può andare a Koma senza
il suo consenso; esso non può progredire, che alla
condizione di nulla perdere, di nulla rischiare.
Tutti i suoi mezzi dunque sono realmente mo-
rali e circoscritti nella sfera della diplomazia.
Roma però e le generose provincie che con lei
dividono la dolorosa sorte, Roma ha i suoi mezzi
appieno distinti da quelli del governo di Torino;
essa non ha legami internazionali ; la povera città,
messa fuori dalla legge del diritto conmne, non
ha nulla a tutelare, essa che ha tutto perduto.
Che il Regno italiano procuri di ottener Roma
coi mezzi di cui esso dispone ; ma Roma si resti-
tuisca a sè ed all' Raha mercè il solo mezzo che
sventuratamente è in suo potere : la insurrezione.
Roma, infine ricordatelo fratelli, deve a sè ed
air Italia di sanzionare e coronare la rivoluzione
italiana con un movimento spontaneo delle sue po-
polazioni. Le rivoluzioni non hanno successo du-
rabile, se questo non è ispirato dalla spontaneità
e dal sagrifizio.
Roma acquistata dal gabinetto di Torino, o con-
quistata da una banda di eroi, non è la Roma
che abbisogna all'Italia.
La Roma reclamata dall' Italia è la grande città
che da per sè si rifa regina. La città dei papi,
degli imperatori e della repubblica, in cui tutta la
nazione rivive, e in cui sono raccolti i responsi
de' suoi futuri destini.
Ecco, fratelli, il nostro pensiero: noi ve lo e-
sprimianio, fidenti nelle vostj-e maschie virtù; ve
lo esprimiamo, bramosi di accorrere al primo vo-
stro appello. —
Estratto dagli atti della Giunta
provinciale.
1. Viene raccomandato air inclita Luogotenenza
r approvazione del progetto della Congregazione
municipale di Spalato, consistente nel destinare un
campo di sua proprietà a colture sperimentali, e
nel far venire a tal uopo un agronomo pratico dalla
Toscana per un decennio.
' 2. Viene rimostrata a una Comune l'inconve-
nienza del suo procedere facendo la Giunta inter-
mediaria di un reclamo contenente fatti inesatti.
3. Risultando da informazioni della Comune di
Bencovaz che le procedure per danni campestri
non vengono ordinariamente definite, si raccoman-
da nuovamente all'inclita Luogotenenza di dedi-
care la più seria attenzione a questa vitale con-
dizione della proprietà agraria.
4. In riscontro ad una supplica innalzata a S.
M. il 21 maggio a. e., diretta ad ottenere il più
vicino assegno dei turno della lotteria, una parte
della quale, a tenore delia sovrana risoluzione 9
novembre 1856, venne concessa alla casa di ri-
covero e lavoro, da istituirsi in Zara, in seguito
a domanda della direzione della casa stessa, e con
cui si chiedeva che la parte rimanente venisse
devoluta agii ospedali ed all' erezione di un ma-
nicomio provinciale, l'eccelso Ministero significa:
che la preaccennata casa di ricovero e lavoro po-
trà senza dubbio partecipare d'una delle lotterie
istituite daJio stato per pubblici scopi di carità.
qualora non vi subentrino istituti e scopi il cui
sussidio non si rendesse più urgente e necessario.
In quanto poi al turno, si esprime il Ministero
stesso che essendo già assegnata la VII lotteria
a favore dei danneggiati dall'innondazione, la Vili
per un manicomio da erigersi nel Tirolo, la nostra
casa di ricovero e lavoro non potrà che più tardi
essere presa in considerazione.
Relativamente poi agli ospedali ed al manico-
mio per la Dalmazia, richiama il Ministero alcuni
punti di appoggio e rilievi sull'entità e necessità
delle costruzioni divisate, nonché sull'ammontare
delle spese relative, e la Giunta dispone per le
opportune rilevazioni.
5. S'invita l'i. r. Luogotenenza a tener ferme
le disposizioni vigenti, che vietano al colono di
vindemmiar prima dell' epoca stabilita e pubblica-
ta, 0 senza il permesso del proprietario, onde così
prevenire i vistosi furti d'uva, che impunemente
si commettono in questa stagione.
»•
Siamo pregati d'inserire la seguente lettera di-
retta a Niccolò Tommaseo.
Illustre signor dottore e adorato educatore mio!
Le nuove affettuosissime parole ch'Ella, o mio
adorato educatore, si degnò, giorni sono, col mezzo
dell'onorevole signor Francesco Salghetti Drioli
di Zara, inviarmi, commossero profondamente l' a-
nima mia. Esse mi sono novella prova della di
Lei grande bontà e della benevolenza altresì di
eh' Ella tanto m'onora e conforta; benevolenza più
dolce a me e più preziosa d' ogni gioia e ricchez-
za. Quanto abbiano quelle parole di Lei rinfiam-
mato il grande amore che Le professo, qui non Le
dirò. A Lei, o mio adorato educatore, dirò solamente
che r amor mio per Lei scenderà con me nel se-
polcro, e che il giorno in cui avrò la ventura di
fruii'e il dolce e venerando di Lei aspetto (giorno
che affretto co' voti dell' anima mia) sarà il più
caro, il più soave, il più bel giorno dell' afflitta
mia vita. Baciandole riverentemente e con tutta
r effusione dell' anima y mani, e augurando con
l'anima da Bio a Lei k alla spettabilissima fa-
miglia di Lei ogni benè, ho l'onore di dirmi
Di Lei, dluste signor dottore e educatore mio
adorato, os^eq. obbli. ubbrno. servitore
ANTONIO DAMIANOVICH
Sign, 30 luglio 1862.
(Articolo comunicato *)
Spalatoj 28 Luglio.
Il sig. C. Voinovich ebbe la tarda ma felice i-
dea di convincersi che il contegno de' suoi consorti
in redenzione - i quali al primo sentore d'una sfer-
zata s'impennano e imbizzariscono - stuonava de-
plorabilmente con quella pudica taciturnità che lo
rese celeberrimo fra noi, ben più che noi faces-
sero le sue nenie votive e crepuscolari.
Fu dunque per solo amore d'armonia eh' ei giu-
dicò opportuno di deporre, una volta in tante, le
ferrate brache e il mantello di porfido che face-
vano di lui una specie di Achille riveduto e cor-
retto, senza quella sgraziata faccenda del tallone;
fu per solo amore d'armonia ch'ei permise a certa
voce calunniosa di giungere fino a lui e di segnar-
gli addosso non so quale lividura, per cui, nel n.
40 del ISazionale, ei va mendicando il raccapriccio
pietoso di tutti gh Slavi di Dalmazia.
Decisamente la causai della croce e della nazione
ha ben di che rallegra-si se, per essa, il sig Voi-
novich ripudia le sue aiitudini più care, scendendo
perfino all' maudito e iiicredibile ufficio di difen-
sore in causa propria: ^li che ad imputazioni chia-
re, concrete e spedite regolarmente e pubblica-
mente al suo indirizzo oppose mai sempre il così
detto silenzio del disprezzo che, come ognun sa, è
un sistema di difesa molto spiccio ed ameno.
Ecco dunque il sig. Voinovich che, per porsi
all' unissono coi confratelli sullodati, compromette
sul serio la sua riputazione d'impermeabilità, in-
dossando - in barba a una struttura ribelle - la ve-
ste dell' uomo offeso ; e ciò col pretesto che certa
Per questi articoli la Redazione non assuma altra responsabi-
lità che quella voluta dalla leg^e.
voce (?) pretende rivendicare a lui solo l'onore dì
quelle gioconde declamazioni che brillano, di tanto
in tanto, con data di Spalato, sulle intemerate co-
lonne del Nazionale.
Diciamolo fin d'ora che, in altri tempi, F egre-
gio segretario ci avrebbe pensato due volte pria
di piegarsi a respingere una imputazione così as-
surda ed imbecille: s' egli interrompe adesso il suo
mutismo verecondo e snatura sè stesso fino al punto
d'imbandire al colto pubblico apologie improntata
di stizzoso corruccio, lo si deve in parte a certe
liste elettorali che si vanno compilando col suo con-
corso, e che all'onorevole segretario parranno forse
troppo gravide di presagi trionfali perdi'ei possa
e voglia mantenersi più a lungo in quel suo stato
di evangelica rassegnazione.
Posso del resto dichiarare che Spalato - esclusi
ben inteso e sempre gh 84 annessionisti - avrebbe
ben hetamente commesso la sciocchezza di attri-
buire al sig. Voinovich le corrispondenze del Na-
zionale se con ciò avesse sperato di agevolare il
di lui arruolamento fra gli uomini suscettibih; sic-
come però è assai raro il caso che una sciocchezza
partorisca effetto sì prodigioso, così Spalato non
può essere incolpata se, preterendo l'egregio se-
gretario, mantenne scrupolosamente intatta la sua
riconoscenza per altri articolisti notorii e patentati.
Il primo fra questi è un certo abate che alla
cura delle anime preferisce la cura dei cancheri
municipali, sotto pretesto di una vocazione chirur-
gica irresistibile; ma ei dimenticò, a quanto pare,
che le vocazioni sono spesso falsi allarmi e che
bisogna diffidarne: infatti i suoi articoh riescono
tanto più innocui e giocosi, quanto maggiore è lo
sforzo neir abate corrispondente di farli servire al-
l' uso umanitario di tanaglie e di vescicanti.
L'altro è un benemerito hbraio del nostro pa-
ese, arca ambulante di cataloghi e frontespizi, ma
dopo tutto persona assai veneranda ed autorevole;
le cui corrispondenze sono le sole che Spalato ri-
merita costantemente del più ossequioso riflesso.
Taccio degh altri, perchè gregge troppo minuto
e indegno di speciale definizione.
Considerate adunque le notizie esatte che Spa-
lato tiene sul conto dei signori corrispondenti del
Nazionale - visto che il loro stile, soprattutto con
questi caldi, è un minaccioso presagio d'idrofobia,
mentre quello del sig. Voinovich fu sempre uno
stile unto, melato e pastorale - visto che i suoi
articoh, per quanto anonimi o muniti di firme più
0 meno presidenziali, emanano costantemente un
certo aroma specifico che lo denunzia suo mal-
grado - visto tutto ciò, il sig. Voinovich ci userà,
speriamo, la cortesia di concludere: che nelle ova-
zioni toccategli durante il suo soggiorno fra noi,
l' apocrifa qualità à^infermiere municipale che taluno
vorrebbe affibbiargli e eh' ei respinge nel suo scritto
12 lugUo, non c' entra per nulla assolutamente.
Passando ad altro, sarebbe bene che certuni an-
dassero convinti che Spalato, oltre ad essere una
città civile, tollerante ed ospitalissima, ha troppo
buon senso e rispetto di sè per fare spreco di ri-
sentimenti ove basta e strabasta la compassione.
Questa è una verità generale che io non intendo
di sottoporre ai riflessi del sig. Voinovich, quan«
tunque nel suo scritto ei cianci superbamente di
persone che non si danno pace del suo vivere digni-
toso, di persecuzioni patite e perfino di NEMICI ; cose
tutte alle quali ei non può aspirare in coscienza,
con tutto in suo talento conciliativo, con tutta la
sua moderazione e con tutto il suo vantato ribrezzo
per ogni cosa nostra, urbana e municipale. Che s'ei
vuole alludere a'suoi fasti di segretario, non sa-
prei davvero ravvisare gli estremi d' una persecu-
zione mWìiwìio, urbanamente comunicatogh da 120
paganti tassa, di voler sottrarsi alle conseguenze
d'uno zelo fatale alla sua salute ed anche un po'ai
loro interessi. Ma che raccolse il sig. Voinovich
da codesta pretesa persecuzione ? Il destro di sfog-
giare la più eroica renitenza, 1' onore d' una ri-
conferma e il tripudio di uscire illeso da quel
tafferuglio senza un' unica scalfitura a guisa di
ricordo ! È un quid simile del caso toccato a Omer
pascià, il quale continua pur troppo a mantenersi
vivo, sano e pagato, quantunque la nostra gio-
ventù annessionista, piena zeppa di spiriti marziali,
u^i^imm .uumm»
alle elezioni. L'amministrazione si conserverebbe neutrale,
nè presenterebbe cantlidalure nei cantoni dove essi bri-
gherebbero i suffragi.
Venerdì uscirà in luce il giornale del sig de la Gué-
ronnière. Si aspetta con grande impazienza la professione
di fede di questo giornale, sotto la forma di uno o più
articoli dell'onorevole senatore, antico direttore del bu-
reau de la Presse. Vi si annette grande importanza , in
quanto che si crede il la Gueronniere in relazione col
pensiero dell' imperatore, e che sperasi di trovare in que-
gli articoli qualche anticipata rivelazione sul senso delle
parole che verranno pronunciale il 15 agosto.
tìicesi che il Constitutionnel, il Pays e soprattutto la
Patrie sieiìo oramai molto gelosi della situazione del loro
nuovo confratello. Un giornale che nasce è un concorrente
di più, cioè a dire degli associati di meno, senza dire
che la Franco avrà almeno sul principio, più credito ap-
presso i lettori che ogni altro articolo, fosse egli firmato
dai signori Delamarre, Limeyrac o Grandguillot.
Parigi, 7 agosto.
Temesi che il telegrafo di Torino consideri troppo leg-
germente la resistenza del partito d'azione. I dispacci sono
riprodotti pressoché testualmente e senza comenti dal lìlo-
nitore, e paiono annunciare una pronta e facile repres-
sione del movimento. Le lettere particolari ricevute da di-
versi punti d'Italia peccano forse per l'eccesso contrario,
dacché elle si mostrano assai poco rassicurate sull' esito
del conflitto tra il potere reale e il partito rivoluzionario,
I Garibaldini non possono sognare di attaccare gli stati
romani dalla frontiera toscana sorvegliata com'è dalle mi-
lizie italiane: non è però lo stesso del confine napolitano,
che le bande borboniche oltrepassano tanto facilmente.
Pare che gli arrolamenti seguano in pieno giorno nelle
provincia napolitano e dicesi a Napoli stessa Qui si chiede
non senza inquietudine cosa sarebbe per accadere se un
reggimento mandato dal governo contro Garibaldi, in luogo
di perseguitarlo come un uomo messo fuori della legge,
passasse dalla sua parte, o almeno ristesse dall'adempiere
cosi delicato incarico.
E a notare che i giornali di Parigi qualificati finora per
garibaldini, dopo aver tentennato lungo tempo sul modo
di giudicare i presenti avvenimenti d'Italia, si pronun-
ciano ora apertamente in favore del gabinetto Rattazzi; e
la ragione è facile a capirsi.
Finora non si hanno punto notizie del progresso del
partito d' azione , si sa solamente che in quasi tutte le
città del nord dell'Italia vi hanno manifestazioni pacitìche
in favore della rivendicazione di Roma per capitale.
Si parla molto nel mondo diplomatico dei progetti at-
tribuiti al re Guglielmo I. Mi si assicura che alla legazione
di Prussia, si niega formalmente la voce d' un prossimo
colpo di stato. Le sono cose che si negano sempre fino
al giorno che si pongono ad esecuzione,
L' Austria ha espresso per mezzo di una nota mandata
a Berlino il suo risentimento pel riconosci nento del re-
gno d'Italia per parte della Prussia. Le due corti sono
assai prossime a venire ad una aperta rottura ; e l'occa-
sione non può molto tardare a presentarsi.
Si ricevettero novelle del Messico. La situazione sani-
taria alla Vera-Gru? va migliorando, e il corpo d' esercito
di Orizaba non ebbe altri assalti a respingere.
Dicesi che le potenze che sono rappresentate a Gostan-
tlinopoli sono sul punto di intendersi. Resta a sapere se
i Sorbi si conformeranno alla loro decisione.
Si annuncia tuttavia pel 15 di agosto la pubblica-
zione Monitore d'un manifesto imperiale; il quale ver-
rebbe prima comunicato al corpo diplomatico.
L' imperatore è atteso questa sera a Saint-Cloud. Oggi
pare vi abbia avuto uno scrutinio perle elezioni dei mem-
bri del consiglio dell'ordine. Rimanevano ancora quattro
membri da eleggersi, un solo avvocato ebbe la maggio-
ranza, un nuovo scrutinio dovrà aver luogo sabato.
Il corpo diplomatico pranzerà ai 15 dal sig. Tbouvenel.
Le voci relative agli avvenimenti di questo giorno vanno
oggi acquietandosi. Si spera sempre un amnistia. Dicesi
che la rivista del 14 non conterrà meno di 90 a 100
mille uomini sotto le armi nel campo di Marte.
Si assicura che il sig. Gueroult ha intentato un pro-
cesso per diffamazione al Dirillo di Torino. Questo gior-
nale aveva annunciato che un giornalista di Parigi aveva
domandato una promessa di 4000 azioni del credito fon-
diario italiano in ricompensa dei servigi da lui resi alla
ciusa italiana, aggiungendo die quel giornalista era forse
il sig. Gueroult il quale č nolo essere stipendióio dal sig.
Ratlazzi. Bene si comprende che al sig. Gueroult e per-
sè e pel giornale che dirige stia a cuore di chiamar di-
nanzi ai tribunali 1' autore tli questo oltraggio. Il processo
sì tratterà a Torino, e sapete che la legge italiana in
materia di diffamazione consente che il prevenuto possa
fornire le prove del fatto diffamatorio. L' argomento in-
literessa la stampa italiana non meno che la francese.
.1,3 questione può essere considerata da un punto di
^ista più elevato. La stampa è una potenza dei nostri gior-
ni ma piiossi dire eh' ella sia sempre indipendente ? Un
giornale fondato per sostenere una causa qualunque, non
può egli difende-rla sinceramente senz'essere accusato
jd'esseie stipendiato? Io parlo-in generale, Qual'è il limile
ira l'indipendenza e.la servilità? . . _
ha Normajidi,» & 1' Alsazia sono le due provincie fran-
cesi che consumano più cotone per alimentare loro
fjbbriche; non è perciò a maravigliare che quclia di Houen
abbia presa l'iniziativa delia creazione d' una ooiiipigiiia
francese dei cotoni dell'Algeria. Hicesi che un terzo del
capitale di '2o milioni è già sotioscritto, e la soUoscri-
zione è appena aperta. Quasi tutti i fornitori sono ma-
nifatturieri che associandosi in questa vasta impresa arran-
no il vantaggio di essere proprietari della materia prima
e nello stesso tempo fabbricanti. 11 risultalo sari neces-
sariamente una riduzione di prezzo degli oggeUi fabbricati.
A proposito di riduzione di prezzo, ecco un assai tristo
risullamento della sopratassa dello zucchero. Da quando ia
legge fu votata, tutti i mercanti al minuto hanuo aumen-
tato gli oggetti di consumo nei quali entra, più o meno,
11 Zùcchero. È questo il trionfo degli speziali che hanno
tutti accresciute le loro derrate in proporzione del IO al
12 per cento. E i [)iccoli consumatori .ii lamentano de!
l'aumento di prezzo di tutte le cose.
Ragusa, 10 agosto.
Dopo ripreso le ostilità, come venia riferito ultimamente,
sabato domenica e lunedì, d' allora accadono a riprese
fatti d'armi, non però ili grande entità ed ancora d'
sito ignoto La tendenza dell'armata otlom.in.i è la distru-
zione, alla spicciolata, de'montenerini, i quali d'altronde
sono pronti alla resistenza duo allo totale sterminio. L'n»
persona ch'esercitava da tempo la propria professione a
Montenero ha dovuto abbandonarlo, non venendo più fatto
di vivere sotto il terrorismo, non veramente del principe,
mite ed umano, ma di suo padre, Mirko. Nascono gior-
naliere fucilazioni per semplici sospetti pur infondati, tal-
mente che una parte della così delta utbzialità ha già de-
fezionato ed i cinobaltenti si smoralizzano sommamente.
Parlasi di emigrazioni dal territorio delle Bocche di Gat-
taro alla volta di Montenero; a cessazione di che già ven-
gono da chi spella prese disposizioni d'impedimento.
Anche in Herzegnvina rogna vivissima agitazione, evi
avvengono in varii punti scontri frequenti fra la truppa re-
golare e gli insorgenti.
L'arrivo del vapore ordinario d^ Gattaro non ci ofire
notizie d'importanza. Soltanto si discorre di u¥ia lettera
qui ricapitata da Montenero ,ad una correligionario, il
cui tenore la predice finita.
Sembro, che il Gran Si^?nore abbia avuto motivo di fare ' CJ
delle manifestazioni affatto espressive e concreie verso le
potenze, avverse al suo governo, ed in particolarità verso
la Francia. La slringenza dell'argomento sarebbe nè termini
che, se i cristiani vivono nello scontentamento sotto il suo
regime, anche il munsulmani non hanno verament« diche
lodarsi, e lassaUvamenle del tratlamenlo \n Algeria. Onde
uno scambio di detti popoli risulterebbe profìcuo alla fa-
lura loro esistenza ed opportuno forse per la pace reci-
proca; partito questo da abbracciarsi con ogni spontaneità
ancorché con mezzi di trasporto, tutti a spese dell'erario
della Sublime Porta.
lìagusa, 15 agosto.
Una lederà, ieri pervenutaci con il vapore dalf Albania,
porta notizia, esservi fra i belligeranti, ottomani e monte-
nerini, una tregua di fatto. L'armata turca staziona a Rie-
ka, ormai diseccatasi, resta esposta ad eccessivi calori e
mancanti d'acqua. Il giorno avanti il distacco del naviglio
da Anlivari cadde pioggia copiosissima e continuava ancora
dal porre nella possibilità di riprendere le operazioni ostili.
Nelle Provincie ottomane limitrofo regna una tranquil-
lità, pregna di grandi speranze in aspettativa.
(Articoli comunicati
Caltaro li 6 agosto.
Le scene che tuttogiorno vanno sviluppandosi nella po-
vera Dalmazia, orgogliosa dtìl proprio essere, madre di
tanti genii ed eroi, per parte di alcuni cervelli riscaldati
da fuoco acceso in landa a noi lontana, che con noi
nulla ha di comune, e che è di molto inferiore a noi,
sia per coltura o per educazione di cuore ; siccome alle
volte suscitano il rammarico ed il raccapriccio, così alle altre
eccitano le risa , e talmente che conviene che altri le
rattempri, onde non incolg» qualche sinistro.
Si legga il discorso del si», Giuseppe del fu Lodovico
Giurovich (Jurovich) nella tornata del Consiglio comunale
di questa città nel dì 9 loglio a. c., ed inserito nel iVa-
tionnìe n. 41, e si si astenga, se sia possibile, dal ridere.
Costui, capitano mercantile marittimo, scello a deputato
pf^lh Dieta dalma?» dalla classé dei maggiori censiti, che
a Zara fece mostra di se nel ISRf, che umile e dimesso
dinanzi a cel?brifà dalmate mollo pen.sava ( almeno si
deve ritenere), e nulla parlava, conscio dell'adagio: che
un bel tacere non fu mai scritto , e che alle volte bi-
sogna tacere per rimaner filosofo; oggidì fitto baldo
dalla distinzione toccatagli di cittadino onorario di Caftaro,
e per soprappiù di consigliere municipale, apre la bocca,
e parla. Parla, e parla ad un Consiglio, che se non è
educato alla scienza, da cui soltanto può ricevere gagliardi«
nel raziocinio, sublimità ne'cooceUi', evidenza nelle di-
mostrazioni, non è sua colpa; che onesto tuttavia, attivo,
industriante, può trattare argomenti di commercio, d'an-
Per questi articoli la Redazione non assinn« s^lir» FcspoiwaW-
lità che quella voluta dall» legge-
nona, d'industria eoe; e dal suo uditorio l'oratore viene
acclamiito, e nsposlogli: così sia. Parla contro l'annun-
zio della direzione del gabinetti) di lettura in Cattaro d-d
giugno inserito nella Voce Dalmatica a! n, 14 a. c,
circa la verezione did Nazionale, e lo sue idc-e mancano dì
connessione, di logica, e le une fanno a pugni colle altre.
L chi potrebbe enumerare tulio che vuot.» di senso e
contradditorio si scorge in quel discorso? Noi perderem-
mo ia ciò un te.mpo a noi prezioso, e la pazienza del
lettore vorrebbe meno. Esaminiamone alcuni punti. 11 sig.
Giuro»ich aininette il diritto nella direzione del gabinetto
di biasimare o respingere un foglio, non disse di accettare
0 respin.u'ere, o biasimare e rejpingjre , ma biasiìnare o
respingere f'riuova sottigliezza di distinzioni 1 ), c poi le
niega il diritto a dìchiirare il motivo d-jlla ripulsione,
l'insulto cioè .scagliato a'*'iliusire Tommaseo, in-
sulto die dovt-A .scuotere o^ni buon Dalmata^ che
non fosse traviato tia fanatismo che fra noi (Dal-
mati, non si disse Bocchesi, come il sig. Giurovich e con-
sorti erroneamente intoscro) tutto deturpa e ruina. A/a
non è meraviglia che chi non com[)rese d senso di quel
periodo, sia caduto sì basso da mettorc T allarme nelle
(lomuni di Perzagoo, Dobrota e Caltaro. e diciiiarare che
la direzione predetta commise grave e generale oltraggio.
Adagio, sig. Giurovich, non confonda il generale col par-
ticolare, e non eroda che sia detta quello che non è
espresso. Apprcsìtla dapfiria le regole d'un-i giusta inter-
pretazione, e quindi si l'accia a spiegare scrini alimi.
E che si dirà doli'asserzione del sig. Giurovich; che
il Consiglio può domnnddre riparazione delt' ingiuria ? Dov'è
questa ingiuria al Consiglio? Se egli avesse mecdio con-
siderato lo premesc, non sarebbe pervenuto a questa er-
ronea conseguenz.i. Difetto d' una qualsiasi istituzione
scientifica lascia nell'individuo delle traveggole, che ren-
dono buia la luco. Oh! quanto meglio per lui e jicr altri
sarebbe stato il non sobbarcarsi a pesi a cui, sono impo-
tenti, ma contenersi nella propria limitata cerchia, attendere a
quello cui sono naturalmente chiamati, che non è più il tem-
po in cui dall'aratro si p i9>a al trono, dal baccolo pastorale allo
scellro, dal governo d'un navig i) al regime d'una società.
Doveva bene ricordarsi il sig. Giurovich di quel trito;
tractanl fahrilia fnbri, et de his qnx non noscirnus non vos^
si/nius nisi stullissime loqui. Egli non .sarebbe sialo collo
moralmente dall'iterizia che gli fece vedere sdegno gene-
rale contro quello scrit/o, sprezzo in cui sono caduti gli
autori, e chi sa quante fattuchierie ancora , ad esprimere
le quali non avrà trovato moli suflicienti. E dov' è lo
sdegno, dove Io sprezzo? Se qualcuno del suo colore a
del suo morbo avrà mostrato sdegno o disprezzo, sappia
die ciò non arreca offesa alla direzione del gabinetto,
che novera nel suo gremio uomini educati nelle scienze
e nelle lettere, la cui posizione sociale ed il carattere
non possono essere feriti che da persone lodevoli; e che
all'insulto di certuni possono ripetere non li curar di lor,
ma guarda e passa: che è glorioso di essere lodati da
uomini stimabili : che al solo ottimo è concesso di lodare.
In quanto alla dichiarazione del sig. Giurovich che i
membri più autorevoli del gahinello hanno disapprovato
quell'atto, noi vorremmo avere delle prove, perchè quello
che si asserisco gratuitamente, gratuitamente si nega.
Frattanto noi gli diremo, con sua buona paco, che entri
nel gabinetto di lettura, .si faccia esibire il libro delle
sedule, e vedrà cime di G2 soci civili, compresa la di-
rezione, che a quell'epoca v'erano ascritti apposero
la loro firma a suggellare la deliberazione della direzione,
che ad unanimità nspinse il Nazionale per aver inurba-
namente offeso l'onore dell'illustre Dalmata Nicolò Tom-
maseo; che trà firmali si trovano persone rIspeUabili, che
conoscono dove sia il merito od il demerito , c bbcra-
rnenle dispongono della propria opinione; che i residui
che non firmarono il P. V. vi si astennero per motivi
particolari, indipendenti dalla ripulsione dei Nazionale; che
però ncn protestarono in proposito, e quindi tncilamenfe
ammisero l'operato, e che nessuno diede nota di sfiducia
alla direzione dtd gabinetto cidi'allontanarsi, anzi altri
v' entrarono. Ponderi bene il sig. Giurovich questo passo;
consideri che questi sono falti e non parole ; e deduca
che ancora in Caltaro si conservano i principii del giusto
e dell' onesto, e che una gloria di Dalmazia, anzi di Eu-
ropa, Nicolò Tommr.",oo, arriva colla sua aureola fino a
noi, e viene ri.^pettato.
Eccovi finalmente il pusdiis. Dapr.ria lo sdegno, lo spres'
w e la disnpprovaùone colpiscono la direzione del gabi-
netto ; poi, mercè al signor Giurovich, viene aggraziata colla
tollerania. Ve' tolleranza! Ma come si combina questa collo
sdegno , collo sprezzo ? Noi noi sappiamo e crediamo ch'e-
gli pure non ne saprà dare una spiegazione, — Questo
però è poco. — Dopo la tolleranza di cui fu cenno il
sig. Giurovich, vuol aggiungere forza alla sua conclusione,
che però ascende anziché discende, e che vuol e.sser8
r ultimo chiarore di un lucignolo presto a spegnersi; egli
dichiara che non venga degnalo d'alcun atto d'nnostralivo
qiteW insuUo. E sa il bravo oratore che significa tolleranza'ì
Se lo avesse sapulo non si sarebbe immischiato in questo
affare; avrebbe compreso che la tolleranza lascia ad o~
gnuno la libertà di coscienza ed opinione , e che quindi
chi tollera non disdegna. —
Questi cenni bastano per caratterizzare il sig Giurovich
magniloquente nella tornala dei 9 luglio. Perciò la di-
rezioiie del gabinetto di lettura nan fece alcuna mostra
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