liCzioneella di Galateo.
Tanto fu sempre il numero degli sgarbati,
che, per quanto appresi bazzicando in Biblioteca,
un solo codice di belle creanze non fu bastante,
e quello del Casa da quelli venne seguito del
Gioja e dello Speroni, ed a tutti e tre aggiunse
qualcosa di suo il Tommasèo. Le fonti dunque non
mancano a chi vuol attignervi; lo che devo no-
tare onde ricordar a certuni, che non tutti i luo-
ghi dischiusi al publico sono tali, da potervi stare
in tutti gli atteggiamenti, e che il talento non
basta, ma ci vuole anco la decenza per conci-
liarsi r estimazion del paese in cui, senz' appar-
tenervi, onorevolmente si vive. Qui habet au-
rem^ audiat^ dice non so che libro, ed oggi
ripete
IJn guardaportone.
Varietà.
Un giornale di Parigi assicura che un eclissi
totale del sole avrà luogo nel giorno 31 dicem-
bre. In questo eclissi la luna si vedrà cinta di
un cerchio luminoso, e di protuberanze. Se le
pioggie e le nebbie, che intervengono quasi sem-
pre nel verno, ci lascieranno scorgere un tal
eclissi nel giorno ultimo dell' anno corrente, que-
sto fenomeno sarà memorabile nei fasti della
scienza astronomica. (Ric. Fr.)
— Un chimico francese scoperse il mezzo di
rendere incombustibili le mussoline, i merletti, ed
ogni altra stoffa leggiera. La sua ricetta non è
ùn secreto. Basta, per rendere incombustibili que-
ste stoffe, mescolare all' amido la metà del suo
peso di carbonato di calce, volgarmente detto
bianco di Spagna. Poi si stirano le stoffe col
metodo ordinario. Questa mescolanza non toglie
né all' apparenza, nè alla qualità, nè alla bian-
chezza della stoffa. (Persevi)
— Un professore dell' università di Berlino ha
fatto accurate ricerche sulla popolazione del glo-
bo. Eccone il risultato:
Popolazione dell^ Europa 372 milioni, del-
l' Asia 720, dell' America 200, dell' Africa 89,
dell' Australia 2; popolazione totale del globo,
1388 milioni. Il numero annuo medio delle morti
è di circa 1 sopra 40 anime. Oggigiorno il nu-
mero delle morti in un anno sarebbe di circa
32 milioni all' anno, che supera quello della po-
polazione degli Stati Uniti. A questo ragguaglio,
la cifra media delle morti ascenderebbe in un
giorno a 87,861, in un' ora a 3,653; che equi-
vale a 61 per minuto. Perciò ad ogni minuto
secondo terminerebbe una vita umana.
Siccome le nascile superano assai le morti,
si può computare che nascono da 70 ad 80 uo-
mini per ogni minuto primo. (Tempo).
— Tra i fenomeni, che possono studiarsi
neir aquario del giardino zoologico di Brusselles,
vi è quello interessantissimo della costruzione,
che vi van facendo vari pesci, di vari e propri
nidi. Questo fatto, annunziato da Aristotele e per
tanto tempo messo in dubbio, fu nuovamente be-
nissimo descritto, e segnalato all' osservazione
dal sig. prof. Costa, Infatti, è adesso provato che
un gran numero di pesci, anche di aqua dolce,
costruiscono i loro nidi. Qualche volta è la fe-
mina, qualche altra il maschio, che s'incarica di
edificarli. Si veggono infatti nell' aquario questi
pesci andare e venire verso il punto prescelto,
deporvi dei frammenti di erba e di paglia, che
vi lasciano con la bocca a strati; ora, siccome
questi fragili materiali potrebbero essere trasci-
nati dal movimento delle aque, così questi pesci
vanno al fondo, si riempiono la bocca di sabbia,
e la depositano nel nido, onde dargli la neces-
saria stabilità; quindi, per assodare tutti questi
elementi, vi strisciano lentamente sopra, e ag-
glutinano il tutto col mezzo del muco, che tra-
suda dalla loro pelle; generalmente questi nidi
hanno la forma di una manica. Non si può fare
a meno di trattenersi lungamente a vedere uno
spettacolo così interessante. (Nazionale). <
— Un medico prussiano ha compilata la
statistica della mortalità dei bambini che soccom-
bono in Prussia ed in altri stati d' Europa, du-
rante l'allattamento materno, e di quelli che pe-
riscono in corso dell'allattamento dato da nutrici
venali anche nelle stesse famiglie delle madri; e
da questa statistica risulta che il numero dei
decessi nel secondo caso, supera di un terzo e
pili quello del primo. Queste cifre sono di una
significazione gravissima e devono convincere
anco le madri meno amorose deir obbligo che
esse hanno di compire il debito sacro di allat-
tare i loro figli ogni qualvolta non vi osti una
condizione morbosa locale od universale; ricor-
dando loro che è assai di rado che nutrice ve-
nale possa sopperire per bene a questo uffizio,
e che quindi col rifiutarsi o per amore dei loro
agi o per frivole cagioni a compirlo, esse e-
spongono fin dal primo anno di vita quegli in-
nocenti a maggiori probabilità di morte che non
correrebbero in quella età, qualora, anziché suc-
chiare il latte di una donna mercenaria, loro
venisse proferto dal senno della madre. (R- Fr.)
RETTIFICA.
Nel precedente numero, fac. 389, col. 3. lin. 3, dove
si legge preparati senza sostanze velenose^ leggasi crostacei
preparati sema ecc.
Tipografia Demarchi-Rougier. G. Ferrari Cupiili Redall«re rcip.
Alcluic coìisMcriizioni
c rettificazioiii.
Nella Gazzella di Fiume del 21 decembre
testé decorso si trova riportato un articolo of-
fendente la riputazione del sig. Vincenzo degli
Alberti nella duplico di lui qualità di deputato
per la Dalmazia al Consiglio dell' Impero, e di
direttore provinciale delle finanze, venendo in
esso particolarmente posla in rilievo la di lui
taciturnità presso l'eccelsa assemblea, e le sue
tendenze non favorevoli al ben essere della pro-
vincia.
Pretendere che lutti 1 deputati di una dieta,
d' un parlamento e simile, abbiano assolutamente
a far udire la loro voce dalla tribuna, per poi
venire alla conclusione che solamente in questo
modo ogni provincia potrà avere la compiacenza
di ritenersi degnamente rappresentata; sarebbe
un disconoscere il procedimento delle grandi u-
nioni parlamentari, dove pochi deputati hanno il
privilegio dell' iniziativa e della parola, e gli al-
tri suppliscono col buon senso e colla indipen-
denza della loro opinione, manifestati mediante
il voto di aHermazione o di negazione.
Nelle questioni dibattute sino ad ora nel
Consiglio dell' Impero in Austria, gli interessi
della Dalmazia non solamente non sono stati com-
promessi, ma in contrario vennero a trovarsi fa-
voriti dallo svolgimento di principii e di teorie,
che unitamente agli interessi della monarchia,
venivano a comprendere quelli speciali di questa
provincia. Il bisogno adunque che avesse ad in-
sorgere una voce di più, alfine di poter dire: sono
d' accordo ancor io, veniva a presentarsi come
non sussistente e neppure ricercato.
Un solo argomento di eventuale importanza
per la Dalmazia è stato portato in discussione
da un solo deputato, il quale aveva per assunto
di farne uscire una deliberazione conforme ai
desiderii delle persone di cui era l'organo co-
municativo. Fu un argomento cotesto contro il
quale tutti i deputati dalmati, professanti un'opi-
nione contraria, si sarebbero trovati in situazio-
ne di far udire la loro voce con eguale fran-
chezza in Vienna, come si trovavano già dispo-
sti di farlo qui in Zara allorquando 1' argomento
stesso fu portato in discussione per la prima volta
a questa parte. Senonchè, la voce di un solo
valse per quella di tutti, e coli' essere state ac-
cettate a grande maggioranza le conclusioni del
medesimo, diventava meno necessario che altri
si facessero a ripetere le stesse cose.
Sembra che una considerazione sia sfuggita
air autore dell' articolo della Gazzetta di Fiume^
oppure sia stata da esso ignorata, quella cioè
che r attività ed il buon volere d' uu deputato
ad un parlamento nazionale, non deve andar mi-
surato dalla comparsa più o meno clamorosa
eh' egli si trova in situazione di fare nei dibat-
timenti publici delle assemblee; in quel caso,
come si è detto di sopra, pochi sarebbero gli
eletti e molti i riprovati. Accanto dei parlamenti
in attività, sussistono i cosidetti comitati, giunte,
commissioni, ecc: unioni parziali codeste, le quali
dietro delegazione delle assemblee plenarie, han-
no per assunto di studiare maturamente gli ar-
gomenti di maggiore importanza, e di prepararli
per le deliberazioni dilfinitive.
Ora, potrebbe egli 1' autore dell' articolo della
Gazzetta di Fiume trovarsi in situazione di ga-
rantire che il deputato degli Alberti, per non a-
ver fatto risuonare la sua voce nelle aule del
parlamento, non abbia egualmente preso parte
ai lavori parziali dei comitati, i quali nell' orga-
nismo parlamentario vengono a costituire la parte
pili essenziale e più laboriosa; ed assicurare che
i di lui lumi, e le va.ste sue cognizioni, ed il
suo sano criterio, non abbiano mai esercitata una
influenza di merito sopra gli argomenti fino ad
ora pertrattati, e non sia neppure per esercitarla
sopra quelli ancora più importanti che si stanno
maturando ?
Che poi si dovrebbe dire della tanto infon-
data quanto abbietta allusione al godimento delle
diarie di deputato, senza (è l'autore dell'arti-
colo che così pretende) aver nulla operalo per
meritarle; allusione appena sopportabile sulle lab-
bra di un padrone verso un suo subalterno, il
quale presta la sua opera verso una mercede
giornaliera ?
Ciò in quanto alla taciturnità e come de-
putato.
Per ciò che risguarda all' altro appunto prin-
cipale attribuito al sig. degli Alberti, di aver u-
salo della di lui influenza di funzionario publico
piuttosto in aggravio che in sollievo della pro-
vincia, conviene trovarsi nell' assoluta ignoranza
delle vicende finanziarie della Dalmazia in questi
ultimi tempi per poter mandar fuori di simili im-
putazioni.
Durante la influenza del sig. degli Alberti
in qualità di impiegato superiore di finanza di
questa provincia, sono state attivale le due im-
poste suir industria e sulle rendite, furono resi
operativi alcuni imprestiti, e fu decretato un au-
mento straordinario sopra tulle le imposte dirette,
e parzialmente sulle indirette, sotto la denomi-
nazione di addizionale di guerra.
Si domanda, se di fronte ai presenti biso-
gni dello stalo, i quali hanno resa necessaria
r attivazione di provvedimenti di tale natura, e
di fronte alla volontà Sovrana di renderli appli-
cabili a tùtte le provincie senza distinzione, un
dirigente di finanza avrebbe potuto nutrire lusln-
(li Sign e di Zara soffocare in Dalmazia, bene-
della dal sorriso del cielo, il fuoco sacro della
civiltà italiana; se è delitto il sejjuire i consigli
di un Toniinasèo anziché quelli di P e sua
camarilla ; delinquenti, se è delitto il propugnare
che la Giugoslavia non sia per ora neppure un
nome geografico, ma solo una finzione poetica;
delinquenti, se è delitto di ritenere che il Mon-
tenegro non è la Polonia del Sud, che il Vuca-
lovich non è uno Scanderbeg, e che il principe
Kuza non è il nipote di Carlo Magno; delinquenti,
se è delitto di credere che il commercio di Dal-
mazia non può avere sviluppo dalle patate e dai
cappucci d' oltre Velebit; delinquenti infine, se è
misfatto r ammettere che Dalmazia, coli' occhio
e col pensiero anelo alla Bosnia, debba ora ve-
gliare da sè, auspice la sua Dieta, ai propri de-
stini, senza fondersi colla Croazia, senza lasciarsi
assorbire da una nazione, dalla quale naturalmente
ci dividono montagne innaccessibili, e moralmente
ci allontanano storia, abitudini, civiltà, condizioni,
interessi diversi: da una nazione, che colle ormai
troppo storiche vie di fatto diè nuova vita a re-
miniscenze sanguinose, e che con la sua eccentrica
ed informe legislazione non può certamente de-
stare simpatia nè desiderio di connubio. Fra tali
circostanze adunque gli autonomisti, e noi ne
accettiamo l'accusa, sono i delinquenti, e, se
si vuole, i traditori della patria; mentre gli an-
nessionisti sono invece i veri liberali, gli eletti
campioni del patriottismo, i martiri della santa
causa ?! Sì, gli annessionisti col loro aériene pen-
sée nel futuro Carlo Magno, coli' occhio rivolto
alla stella della Giugoslavia, col tenére il Poaor
per novello decalogo, ed il padre M pel
quinto evangelista, coli' ammirazione per le ba-
nalità della liberale Zagabria ')i sì son essi gli
annessionisti i veri liberali, i gelosi difensori del
popolo, i figli primogeniti del progresso. E quan-
d'anche uri empio scetticismo non ci permettesse
di crederlo, sono poveretti gli annessionisti che
con rara modestia fanno elogi a sè stessi, e pro-
clamano i loro meriti. Noi, dicono essi, noi soli
abbiamo studiato i veri bisogni del popolo, e ne
abbiamo indovinato il rimedio; noi soli abbiamo
attinto alle vere fonti etnografiche e storiche per
illuminarlo del suo passato; il popolo ci com-
prese ed è tutto per noi; noi siamo l'avanguar-
dia del progresso; il clero è per noi; la gioventù
studiosa per noi; 1' opinione publica per noi; l'av-
venire è nostro, anzi nostro è il presente. Nè
') Ricorderemo lo stato d'assedio di Fiume, i cinque anni
di galera decretati ai Dalmati non annessionisti, le denun-
zie del Poior contro il cavaliere Rescetar, le contumelie
lanciateci nei fogli croati, e i recentissimi insulti faUi a
Zagabria, in violazione al diritto delle genti, alla civiltà,
ed ai principii del cristianesimo, ai due inviati ottomani
giunti colà in missione.
basta, che con un abaco di cui essi soli pos-
seggono la chiave, vi sciorinano una dimostra-
zione, e con la loro buona fede abituale sosten-
gono che i 100,000 annessionisti coi loro do-
dici deputali costituiscano la maggioranza, e che
i 300,000 autonomisti dalmati coi loro ventolto
deputali formino la minoranza!!!!
Che il Pozor^ fabbrica privilegiala di vani-
loqui, diffonda codeste storielle, non reca sorpresa,
laddove ben deve desiar meraviglia come uomini
che dovrebbero essere serii non esitassero a far-
sene i porla-voce. E, tra gli altri, l'abate P
ripeteva quella dimostrazione allorquando sotto
l'egida del kalpak nazionale si presentò ad in-
fonnandum dinanzi 1' or defunto e non mai ab-
bastanza compianto parlamento croato, ed allo
stesso alludeva tempo addietro in una espettora-
zione parlamentaria F ormai famoso deputato
Gl. ... ! — Poveri illusi ! ci farebbero ridere, se
le loro aberrazioni non costassero già troppi do-
lori a questa povera terra, e se non ne prepa-
rassero dei nuovi. Ad ogni modo, giacché li ve-
diamo ostinati in un falso calcolo sulle loro forze,
giacché con impudenza costante ad ogni sconfitta
cantano vittorie e trionfi, traendo in meditato er-
rore i loro adepti, e forse i mecenati che li
pagano, crediamo opportuno di ricorrere all'elo-
quenza ineluttabile delle cifre, alla logica ineso-
rabile dei fatti, onde persuaderli, che qualora si
numerassero i voti, la proporzione degli autono-
misti sta a quella degli annessionisti come quat-
tro ad uno, e qualora si pesassero, starebbe co-
me cento ad uno. La pillola, o signori annessio-
nisti, è amara, ma bisogna ingollarla, perchè si
tratta di verità vera^ e la verità, come dice il
nostro curato (che è un francescano, come al
solito, annessionista puro sangue, e un teologo
di gran calibro), la verità è Dio : istina je Bog.
Si, se i voti si pesano, gli annessionisti non
costituiscono che una frazione microscopica. Ed
eccono la prova. Tutte le Camere di commercio
votarono in Dalmazia in -senso autonomo, e quindi
è lecito r inferire che tra noi il commercio, le
arti, r industria non hanno fede nè speranza nè
carità per la sedicentesi nostra sorella Croazia.
Gli altp-censili dei circoli di Zara e di Spalato,
aventi otto decimi di popolazione di tutta la Dal-
mazia e nove decimi della sua ricchezza, vota-
rono in senso autonomo; ed in questo senso vo-
tarono le città di Zara, Spalalo, Ragusa, Sebe-
nico, Scardona, Traù, Lesina, Almissa, Macar-
sca, Curzola, Arbe e Pago, ed è questa una
prova luminosa che le città, dov' è il nucleo
principale dell'intelligenza della popolazione e della
ricchezza, dove risiedono cioè il cuore e il cer-
vello della nazione, non vogliono saperne di
Croazia. Nè di Croazia vollero saperne le isole
di Brazza, Lesina, Curzola, Lissa, Pago e Arbe,
— si-
glata letta e commentata dalla strenua falange
dei croalo-liberali di Spalato, e votato all'una-
nimità quel patetico indirizzo al redattore del
Tempo per l'inserzione gratuita? Non è forse
irrefragabilmente notorio che una lettera munita
di firma sacerdotale sia stata annunziata da Spa-
iato a parecchi cvoaìo-liberall assenti, e ciò due
settimane prima che ne seguisse la publicazione?
E puossi dopo ciò lealmente asseverare che sia
stata impressa mai una sola lìnea senza il con-
senso di quella frazione almeno del partito libe-
ra^e-croato che, per non essere ebete od illet-
terato, ò capace di una qualche responsabilità?
Ad ogni modo, staremo a vedere se il sen-
tenzioso sig. Y avrà la faccia tosta di negarmi
i fatti summentovali, e di tessere una nuova
e più brillante apologia di quella moderazione
che, a sentir lui, ha sempre fregiato le liberali
e patriottiche mene de' suoi consorti. Staremo a
vedere con quanto spreco di retlorica e di lepi-
dezze ei farà chiaramente risultare, che fra i
croato-liberali di Spalalo è sempre regnala una
deplorabile disarmonia. Staremo a sentire le pro-
leste 0 i giuramenti che il sig. Y non mancherà
d'imbandire ai lettori del Tempo per convincerli,
che se è vero, che la bottega di quell'Aldo Ma-
nuzio in erba^ e certi refettori da me maligna-
mente designati come officine di libelli, satire ed
altre tali sporche cosuccie, accolgono il valente
drappello liberale^ non è men vero però che i
discorsi che vi si tengono sono pressoché lutti
verginalmente innocui, non aggirandosi che sulla
pioggia e sul bel tempo a seconda delle varie
occasioni. Staremo ad ammirare gli argomenti del
sig. Y diretti ad inocularci la convinzione che
i cvoalo-liberali di Spalato sono bensì tutti i/i
solidum innamoratissimi delle Zupanie ; ma quan-
do si tratta di scrivere articoli, di trascinare nel
fango nomi e riputazioni, d'illuminare in una
parola il povero popolo, allora è un' altra fac-
cenda, e ciascheduno lavora da sè guardandosi
bene dall' aprire il suo segreto a chicchessia. E
finalmente non rifiuteremo al sig. Y 1' ispezione
oculare di quei documenti (ch'ei produrrà senza
dubbio) dai quali potesse per avventura emerge-
re che, all' utile scopo di evitare collisioni e
confusioni d'incarichi^ sia stato formalmente in-
giunto da qualche celebrila mitrata o accademica,
che ninno dei cxoi\[o-liberali di Spalalo possa o
debba in verun modo o sotto qualsiasi pretesto
varcare la propria determinata sfera d' azione.
Quando dunque il sig. Y avrà asserito, giurato,
e prodotto documenti facienti piena prova in tul-
t' i casi contemplali di sopra, io, corrispondenic
da Spalato della Voce Dalmatica., sarò il primo
a confessare : essere chiaro e limpido come il
sole che fra i cvoixlo-liberali del mio paese non
esiste indizio nè ombra di solidarietà., e che chi,
sostiene il contrario si appalesa per ciò solo un
individuo degno di andare a spasso coli'appen-
dice permanente di due guardie di publica si-
curezza.
Ma sono tante e si varie le amenità profuse
dal sig. Y in quella sua leggiadrissima epistola,
ch'io dispero di poterle noverar tutte nella mia
troppo rapida relazione. Non so per altro ristar-
mi dall' accennare a quel cortese e magiianimo
invito eh' ei ci indirizza di pigliare lo scudiscio
anche noi, e di menarlo a due mani su quella
turba di golfi calunniatori che manumisero in
questi ultimi tempi le più inlemerate riputazioni
di Dalmazia. Questa, caro sig. Y, è galanteria
pretta, e ve ne sappiam grado. Ma senza conlaro
che di calunniatori, condannati a portare d'ora
innanzi il bavaglio, ne conoscerete anche a Spa-
lalo, io potrei dirvi che a smascherarli pur lutti
non ci guadagneremmo gran fatto, specialuiente se
il Voltaire non pigliò un granchio quando disse:
Calomniez^ calomniez . . . quelque chose res!e-
rà toujours; sentenza gustatissinia ed avuta in
sommo onore presso parecchi sedicenti apostoli
del nazionale progresso. D' altronde, quand' anche
la virulenza degli attacchi trasmodasse in guisa
da persuadere taluno de'miei colleghi della/t«-
sione a difendersi con qualche cosa di più saldo
e nodoso che non sia una penna, io, vedete, sa-
rei il primo a predicargli la mansuetudine, per
la semplice ragione che una lividura si fa pre-
sto a sanarla, menire il fatto dell'averla ricevuta
resta sempre, e può farsi valere un giorno o
l'altro in qualità dì pieće Justi/icatice^
Ma il sempre faceto signor Y continua a
ringalluzzarsi, e dà del miope a quel gramo Z
corrispondente del Tempo., perchè s' è incoccialo
a non voler vedere la prodigiosa messe di pro-
seliti che il sanlo principio croa/o-nazionale va
mietendo in ogni classe non preoccupata. Io non
dirò al sig. Y che, lasciando pur correre il fatto,
che i cvo'àìo-Uberali di Spalalo sommino a qua-
ranta, resterebbe pur sempre a vagliarsene l'in-
telligenza, r onestà, e la buona fede ; ma pre-
gherò soltanto il sig. Y di voler analizzare certi
abbozzi fotografici di genie del suo partilo, in-
serili testò, con data di Spalato, nelle colonne
del Tempo. E a proposilo del giardino croato-
liberale che si rallegra ogni giorno di nnovi fun-
ghi, e per toccare alcunché degli inge<>:nosi c-
spedienli usati ad illiimiunrc il popolo disgraziato,
vò rammentare al sig. Y una circostanza da es-
so non ignorata di certo, ma ad ogni modo e
forse per un resto di compassione taciuta; ed è,
che a noi vilissiuii adepti dello statu quo^ la tol-
leranza del giogo burocratico ha silfallanienlc in-
torpidito il genio incenlim che, trovandoci a tu
per tu coi ooslri villici, non abbiamo neppure
la prontezz^a di dar loro ad intendere che, a pai-
N. 8. Zara-Sabato 22 Febbraro 1862. Anno Ili,
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale sì publìca ogni Sabato. — Il prez.zo d^ associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.^ pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per l'annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara Io associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pie/ro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
SOninARIO. — Ricorrenza del 26 febbraio. — Pi-
scicoltura. — Seduta del Municipio di Zara. — Biblio-
grafia. — Varietà. — Annunzio.
Per la ricorrenza del 26 febbraio
Circolare della Giunta provinciale dalmata.
La Giunta provinciale, qual comitato perma-
nente della Dieta dalmata, conscia del sentimen-
to generale della provincia, che riconosce nella
promulgazione della patente 26 febbraio 1861 il
germe d'una vita politica costituzionale, il fallo
dell'esistenza della Dieta dalmata, ed il principio
della sua autonomia, come accolse con fiducia,
così ricorda ancora con speranza quel giorno
solenne; e quando esso Comune inlendesse di
festeggiarne la prossima ricorrenza, la Giunta pro-
vinciale sarebbe ben lieta che a tale scopo fos-
sero dirette delle opere di beneficenza, onde al-
leviare la sorte di tanti indigenti desolati dall'at-
tuale carestia, ed alTinchè al concetto politico che
dà vita propria alla nostra provincia, associare
si possa la virtù dell' amore e della carità fra-
terna.
Zara, 18 febbraio 1862.
PISCICOIiTLRA.
A quest' argomento dedicò particolari studii
r esimio nostro concittadino, professore nell' U-
niversità di Padova, D.r Raffaele Wolin, ed una
sua Memoria sopra il medesimo fu riportala nel
tomo VI serie III degli Alti dell' i. r. Istituto ve-
neto di scienze, lettere ed arti (1860-61, fac.
711 e 721), il quale aveva proposto un premio
per chi meglio esponesse il metodo di render
più lucrose e produttrici le valli salse chiuse da
pesca nel veneto litorale. Interpellato egli ora
dal sig. Gerente di questa Camera di commercio
su d' alcuni oggetti di patrio interesse, nel cor-
rispondere gentilmente all' inchiesta, gli comuni-
cava pure la relazione d' un viaggio da lui po-
c' anzi eseguito per 1' oggetto appunto di meglio
estendere ed utilizzare nell'impero nostro la pi-
scicoltura. P' un ramo d'industria trattandosi, a
fruire del quale è anche la Dalmazia peculiar-
mente dalla natura chiamata, ci è grato di ri-
portare tanto una parte della risposta fatta [dal
eh. professore, quanto una versione italiana della
relazione da lui trasmessa, nella certezza che se
varrà 1' una per saggio novello delle cognizioni
scientifiche ond' egli è tenuto meritamente in o-
nore, sarà l'altra un' arra non meno cospicua
dei patriottici di lui sentimenti, e delle ottime di-
sposizioni sue d' adoprarsi a vantaggio di questa,
che giustamente si pregia di potersi chiamare sua
terra natale.
Brano di lettera.
Giacché la Camera di commercio mi diede
una prova incontrastabile dell' interesse che pren-
de al benessere della patria, permetta, sig. Ge-
rente, che r intrattenga per qualche minuto di
cose che riguardano la prosperità materiale del
nostro paese. L' eccelso Ministero del commercio
mi inviò nel decorso ottobre in Francia come
commissario imperiale per istudiare la coltura dei
prodotti annuali delle aque, che oggidì rappre-
sentano una parte importantissima nell' economia
nazionale. Ora io sono di ritorno dal viaggio
scientifico, e venni addetto pel momento al sud-
detto Ministero del commercio, per mandare ad
effetto nel nostro impero i risultamenti delle mie
investigazioni.
Ella può ben credere, egregio sig. Gerente,
che fu mia cura speciale di estendere i miei stu-
di a quei prodotti della natura, i quali poteva
presumere che sarebbero di utilità speciale a sol-
evare la miseria del nostro povero paese. E
orse Iddio mi ha messo ora in posizione tale,
da poter mandare ad effetto questo mio più sen-
tito desiderio. Dal qui accluso breve cenno suK
potesse a conseguimento dello scopo a cui tende.
Nel mentre questo Programma s' inserisce
nella Voce Dalmatica a publica notizia, e per
quelle proposizioni che fatte venissero di confor-
mità, si dichiara espressamente che trascorso il
mese di aprile p. v., la Giunta agirà onde deli-
berare e conchiudere sulle proposizioni che fos-
sero state prodotte.
Delle cose premesse si dà poi diretta par-
tecipazione ad ogni Comune della provincia, af-
finchè prestarsi voglia pure dal canto proprio a
cooperare, per quanto il possa, e soprattutto con
eccitamento a quelle persone domiciliale o di-
moranti nel suo distretto ch'esso considerasse i-
donee ad assunzione dell' opera.
Dalla Giunta provinciale dalmata.
Zara, 17 febbraio 1S62.
W.
Due sono gli uffìzi che riguardo alla lìngua
slava la Giunta si propone di esercitare. Porge-
re facilità di apprenderla ai colti che non la
sanno, e dar materia di lettura agi' incolti che
naturalmente la sanno.
Pei primi grammatiche, dizionari, ed allri
sussidi! didattici; pei secondi opere utili ed edu-
cative.
La letteratura delle classi più o meno istruite
ha cultori in Croazia, in Serbia; nè la Dalmazia
sta troppo addietro benché da pochi anni abbia
ripreso l'interrotto cammino. Questo genere di
letteratura non abbisogna tanto di sussidii, es-
sendo fruito d'ingegni, che nella soddisfazione
della coscienza, o nella celebrità trovano il pre-
cipuo compenso. Ma la letteratura popolare, es-
sendo un genere più modesto e poco frultil'ero,
senza qualche aiuto materiale malamento può cre-
scere. Una parte degli scarsi mezzi, di cui la
Giunta può disporre a prò della lingua slava,
vuoisi a questo genere dedicare.
La letteratura popolare della Dalmazia non
consta ancora che di qualche libro ascetico, e
di canti, cui se non si può negare il merito del-
l' aver mantenuto vivo lo spirito nazionale, e
dell' ispirazione poetica, non si può nemmeno
concedere un' influenza moralizzatrice pei ratti c
per le vendette che spesso ne formano il sog-
getto. Quanto questa sia insufficiente ad insinuare
negli animi di coloro che appena sanno leggere
le idee dei doveri sociali e dei civici dirilti, e
le cognizioni generatrici di materiale prosperità,
ognuno facilmente comprende. Nè trovasi più la
Dalmazia in tali condizioni politiche che le giovi
fomentare l'odio contro 1' asiatica invasione, da
cui nulla ha più da temere. Alla occidentale ci-
viltà essa deve francamente intendere per ran-
nodarsi completamente al consorzio dei popoli
europei, prendendo gradatamente da essi idee,
costumi e cognizioni. Non concede l'Europa le
sue simpatie alle nazionalità che non progredi-
scono alacremente verso il tipo insuperabile della
civiltà greco-latina informata allo spirito cristiano.
Volendo quindi alfretlare il passaggio del
popolo prettamente slavo dalla vita eroica alla
civile, gioverà proporgli in uno specchio gli e-
sempi delle nobili azioni che illustrano i popoli
civili degli antichi tempi e dei moderni, perchè
ne venga innamorato e incitato a imitarli, perchè
nel confronto arrossisca della propria inferiorità,
perchè, dall' ammirazione passando alla curiosità,
s'invaghisca a conoscerne più estesamente la
storia, e i mezzi che a civiltà e potenza li con-
dussero. La storia degli slavi meridionali non è
povera di virtù guerriere, ma è più ricca di
sventure e delitti non utili a ricordarsi. Quella
di Ragusa abbonda di civiche gesta, e i men
fortunati Comuni della Dalmazia maritiima vantano
eminenli ed imitabili individualilà. Questi esempi
che alla universale civiltà si conformano dovreb-
bero aver posto in silFatìa raccolta.
Libri di questo genere hanno tutte le colte
nazioni per coloro cui non è dalo ispirarsi di-
rettamente ai classici autori e alle storie magi-
strali. E Dalmazia, che nelle scuole popolari ha
dato il primo posto alla lingua illirica, manca di
tali libri sui quali possano i fanciulli esercitarsi,
e della lor lettura intrattenersi gli adulti, per
ignoranza fanciulli. Insegnare al popolo leggere
nella sua lingua è opera poco profìcua se non
ha buoni libri da leggere. Quei pochi che furon
falti per le scuole croate, e recentemente intro-
dolti nelle dalmate, non intendono allo scopo che
la Giunta propone, nè al dialetto serbo, in Dal-
mazia predominante, pienamente si conformano.
Per iniziare una serie di libri educativi ed
istruitivi, la Giunta invila gli scrittori di questa
lingua a concorrere nell' intento qui tracciato,
colla carità che la causa della popolare cultura
e del nazionale progresso saprà loro ispirare.
Il primo di tal genere sia una raccolta di
azioni virtuose di ogni sorta, e specialmente di
carattere civico e sociale, traila dalle storie an-
tiche e moderne, nazionali e straniere, narrate
piacevolnienle con qualche accessorio di storia
contemporanea, con un po' di quel calore che
negli animi vergini desta 1' interesse, e vince la
noia, e sia scritto in lingua slava intelligibile da-
gli abilanli della campagna continentale.
I concorrenti dovranno inviare alla Giunta
un programma dell' opera con un saggio dell'e-
secuzione che arrivi almeno ad un ottavo del
totale, cioè a due fogli di stampa in ottam mez-
zano, del carattere in cui è stampata la Foce
Dalmatica, accompagnato da un motto scritto su'
che di 1000 campi, le rendite di cui a medio
prodotto, fatta eccezione di eventualità del mo-
mento, possano avvicinarsi a tanto I Ed a che
attribuire risultati cosi portentosi ? AH'avere sta-
bilito per prima base delia propria agricoltura la
pastorizia.
Ma per la pastorizia ricliiedoiisi pascoli na-
turali ed artificiali, e soprattutto i primi, dove
per ]a natura del paese, per una ristrettezza so-
verchia del terreno arabile, scarseggiano, o man-
cano del tutto i secondi, come precisamente è
il caso tra noi. Da ciò la necessità urgente di
provvedervi, specialmente mediante il rimbosca-
mento de'nostri monti, per quelle parti « almeno
che ancora ne sono suscettibili, fatto riflesso che
la quantità e la bontà dell'erbe pratensi dipende
sempre dalla quantità di terriccio associalo a
certo grado di umidità, che ne' luoghi soggetti a
siccità vi è mantenuta dagli alberi, servendo que-
sti a minorare gli effetti di evaporazione del
suolo, e quindi operando in modo che le piante
pratensi non sieno arrestate nel loro accresci-
mento durante la state, come generalmente ha
luogo nelle nostre denudate pasture.
Sopra la realtà ed importanza di cotesti
fatti, di tante altre cause che più o meno si op-
pongono ad ogni progresso agronomico fra noi,
e sugli effetti che ne derivano, si è già detto e
scritto le mille volte, per cui sarebbe soperchio
riandarci sopra. Ma sui mezzi d' attivarsi a fine
di ottenere col tempo il rimboscamento di cui si
tratta, e che deve costituire la prima base di
ogni nostro miglioramento agronomico anche per
riguardo alle troppo note fìsiche influenze sulle
altre colture, comechè dall' epoca di Dandolo, che
ce ne additava la via, nulla fu fatto ancora di
quanto avrebbesi dovuto, malgrado alle buone
intenzioni del Governo ed alle ingenti spese fat-
tesi per le inefficaci misure adollate, stimo op-
portuno di richiamare 1' attenzione di chi oggi
presiede alla rappresentanza nazionale della pro-
vincia, se pure anche le buone intenzioni che
dettarono queste pagine non saranno per incon-
trare la sorte di tanti altri germi di amor patrio,
fatalmente caduti sempre in troppo sterile terreno.
Avvisando sulla importanza di un tale sog-
getto, dopo avere visitato gli stabilimenti agrono-
mici principali della Francia, dell' Inghilterra e
della Scozia, e studiati gli attuali progressi che
ivi si osservano in ogni ramo dell'economia ru-
rale, per servire agi' incarichi ministeriali, tra gli
altri rapporti che io rassegnava, uno ve n'era
di applicazioni tendenti a sollevare la nostra a-
gricoltura dallo stato languente stazionario in
cui trovasi. Facendo ivi osservare come la Sco-
zia, che un secolo e mezzo addietro nulla di
meglio presentava di quanto oggi si vede in Dal-
mazia, offre altualraenle i prodigi della coltura,
da che alla pastorizia si diede Ja preminenza che
le spetta per ottenere dal terreno il maggiore
profitto possibile, e ragionando sulla convenienza
di seguire gli stessi mezzi per ottenerne consi-
mili effetti, io dimostrava il bisogno di tendere,
prima d' ogni altra cosa, al rimboscamento dei
nostri monti, additandone il modo più facile, di
effetto sicuro e meno dispendioso, benché lento,
quale mi farò a riassumere in breve.
Dietro le conoscenze locali aquistate nelle
mie frequenti escursioni sui monti di questa pro-
vincia, sia per l'esercizio delle mie primitivo
mansioni di medico distrettuale, sia per accudire
alle mie proprietà fondiarie, e specialmente per
i miei studi geologici sopra le stratificazioni del
suolo della Dalmazia, di che ho reso conto in
parecchie memorie publicatesi, mi sono persuaso
del fatto, su cui ognuno può convincersi che
voglia percorrere le regioni montane della pro-
vincia, che grande parte dei nostri monti sareb-
be suscettibile di rimboscarsi facilmente da se,
ove soltanto si potesse allontanare il morso degli
animali ed i guasti continui dei villici, non sog-
getti ancora a disciplina veruna, dalle innume-
revoli ceppale di querele, olmi, frassini, aceri
ecc. che frequentemente per lunghissimi tratti ivi
s'incontrano.
Venendo considerati di proprietà dello stato
tutt'i tratti boschivi del così detto vecchio, nuo-
vo e nuovissimo aquisto in Dalmazia, di cui pe-
rò fu lasciato libero l'usufrutto alle comuni, era
stato disposto dalla cessala Camera aulica, che
questo diritto si dovesse limitare ad una parte
soltanto, per devolvere la rimanente area boschi-
va superflua ai bisogni comunali, mediante la in-
stituzione di conveniente amministrazione forestale,
a profitto dell' erario. E sta bene che lo stalo
si prenda cura di ciò che non potrebbe interes-
sare egualmente alle comuni, e nemmeno forse
a' particolari; ì quali sogliono pensare più a' bi-
sogni del momento chè non all'avvenire, più ad
uriufruttuare per sé, che non a conservare e mi-
gliorare per le generazioni future. Ma nello stalo
di sommo deperimento in cui attualmente si tro-
vano i nostri boschi, e nei molti abusi che sino
ad ora si lasciarono correre su tale riguardo,
oltre che tutto lo spazio sin qui usnfruttuato dalle
comuni si rese ormai di per sé insufficiente a
sopperire ai bisogni, togliere ad un tratto all'uso
delle medesime ancora una parte di questo senza
prima averne migliorata la condizione, panni la
sarebbe cosa non esente da gravi difficoltà, nè
da prematuri soverchi dispendi per 1' erario. Per-
ciocché in presenza del pascolo girovago e dei
bisogni di combustibile generali, o converrebbe
circuire con muro o con altre difese tulli quei
tratti che si volessero togliere all' uso delle co-
muni, per guisa da renderli inaccessibili sì agli
ad un sig. Y esigessero una così umiliante ri-
parazione? Meno male se, coli' impiastricciarmi
di ridicolo, foste riescilo a dar di frego a quelle
tante zacchere che decorano in sì vago modo il
vostro caro partito liberale-, raa il bello si é, che
i miei argomenti, anche dopo la vostra chiac-
cherata, non hanno un solo piede di meno, e
voi, con nuovo esempio di perfidia, voleste e-
ruttare quella facezia, unicamente pel gusto di
screditarmi presso il sesso gentile. Ad ogni mo-
do, buon per voi che, in complesso, potete pas-
sare per un ragazzo suHicientemenle ameno, e
da non pigliarsi a sculacciate per un primo sca-
puccio; chè altrimenti ia stizza poteva suggerir-
mi, che so io forse, Dio mi perdoni, una
litania di future pièces juslificalìDes al vostro ri-
spettabile indirizzo.
E qui, vi chiedo licenza di tormi a code-
ste baggianate, ma per un solo istante, ve'; ap-
pena il tempo per fare una esclamazione. Gran
bella cosa l'economia politica, non è vero, sig.
A? E la divisione del lavoro, non è dessa una
teoria delle più preziose ? Sarei, vedete, per scom-
mettere un dente, che se Adamo Smidt vivesse
a' nostri giorni e nel nostro paese, fosse pure
un autonomista dei piii limpidi, non esitereste a
spalancargli i battenti del Nazionale^ purché si
piegasse a dettare una nuova illustrazione di
quel soffice principio. Il fatto si è, eh' esso vi
torna estremamente opportuno nell' attuale ver-
tenza coir umile sottoscritto, nè potrete sconfes-
sare che, nel caso vostro, ei non rifulga di una
utilità pratica tutta speciale. Senonchè, uscendo a
querelarvi che non vi sia toccata che la sola
parte umoristica, parrebbe che senza quella prov-
vida restrizione, m'avreste mossa una guerra as-
sai peggiore di quella d' Aspramonte. Quanto a
me, vi consiglio piuttosto di ringraziarne il cielo
e i vostri fratelli in collaborazione, giacché, a
vedere que' pochi sgambetti che voi tentaste fuori
della cerchia prescrittavi, si capisce proprio che
una vocazione spiattellata non l'avete se non per
quanto è buffoneria schietta; mentre all' opposto
m' apparite una cosa assai magra^ una vera an-
titesi di Taddeo, ogni qualvolta vi coglie il ticchio
malaugurato di cinguettare un po' seriamente.
Nò vi suoni male che, senza una reticenza
al mondo, io vi dia del buffone; dopo tutto gli
è un mestiere come un altro, e se lo vedo e-
sercitato col più imperturbabile sangue freddo
anche da certuni che fanno professione di redi-
gere certi giornali serii, ciò vuol dire probabil-
mente che non può, di per sé solo, far perdere
neppure a voi il carattere di galantuomo, se,
per avventura, lo aveste. Questo po' di reticen-
za, era ben naturale a questo luogo; non aven-
do io, stimatissimo sig. A, la voluttà di cono-
scervi davvicino.
Quanto poi a quell'incomprensibile epiteto
di faceto^ eh' io, in un accesso di volterianismo,
inchiodava sulla schiena del sig. Y, son qui a
dirvi che non v' apponeste troppo imbecilmente
travedendovi un pochino d' ambiguità; io infatti,
a proposito di quella tale solidarietà^ sdegnosa-
mente ripudiata dal sig. Y, recava, se non isba-
glio, una copia discreta di fatli^ i quali, in gra-
zia della divisione del lavoro, hanno tuttavia
l'impertinenza di rimanere innegabili; e gli re-
cava allo scopo di convincere il sig. Y che,
scrivendo quella epistola portentosa, egli aveva
il capo in cembali per non dir peggio. Ma sic-
come, snocciolando quelle sue tante e bugiarde
corbellerie, egli obbediva ad un venerato cano-
ne annessionista, e siccome un lai fatto attenua
eccezionalmente la imputabilità del sig. Y, così,
in riga di blanda correzione, m'era sembrato di
dovergli applicare quel diafano appellativo. Ciò
che mi sorprende però si è, che neppur voi,
cosi perito delle astruserie di Kant, abbiate po-
tuto decifrarlo; ond' è che, a scanso di futuri e-
quivoci, vi prometto che d' ora innanzi dirò pane
al pane, sostituendo per amore di esattezza e di
voi, r impudente al faceto, e, di tal modo le cose
potrete capirle di primo lancio, senza cb' io ab-
bia bisogno di sciuparmi in dichiarazioni.
Ma pria di giungere all' affare del duca Pro-
to, lasciatevi dire che codesto vezzo di strap-
parmi uno a uno tutt'i miei segreti, velo passo buono
per questa volta: in avvenire vi giuro io che avre-
te un bel tentarmi colle vostre moine più irresistibili.
Sappiate dunque che quella sovrana facezia
del sig. Y sul duca Proto ci ha fatto tutti stra-
biliare; che, quanto a me, la mi é sembrala d'un
umorismo così sfrenato e schiacciante, da for-
zarmi per poco ad intuonare una palinodia in
nome del mio intero partito, offrendo, in via d'e-
catombe espiatrice, qualche dozzina di firme pel
Nazionale; sappiate che, dopo maturo riflesso, mi
determinai invece a non pensarci più che tanto,
e a schivare quella facezia, come un cencio ap-
pestato, se mai la mi fosse tornala fra' piedi; sap-
piate che nella mia recente corrispondenza non
ne feci motto, per la gran ragione che non ne
avrei potuto dire nulla di nulla; e sappiale infine
che voi sig. A abusate stranamente del vostro
uffizio di rubacuori, forzandomi a confessioni così
vergognose! Ad ogni modo mi conforto un po-
chino riflettendo che, di fronte a quella implicita
comparazione fra il Parlamento italiano e la ri-
viera delle Castella, sarebbe cascato 1' asino allo
stesso Saphir; il quale, se non fosse morto da
un pezzo, chi sa non avrebbe tentalo di neutra-
lizzare una sì minacciosa concorrenza, rubando
al partilo croato quella fulgida gemma che è il
sig. Y per incastonarla nel suo Humorist^ di le-
pida memoria.
andavan superbe Roma e Venezia; alla città di-
stinta in ogni tempo per colte e cospicue fami-
glie, per uomini preclari nelle lettere, nelle scien-
ze e nello arti; a questa patria dei Dorainis, de-
gli Spalatin, dei Galzigna, dei Predolin, dei J\i-
Diira, dei Bizza, dei Bon, dei Zudenigo, dei De-
maris, e degli Antonietti, senza nominare tanti
altri, bastando questi soli per illustrare qualunque
terra. Ambite d'avere per patria una città così
illustre; io stesso ambisco ora di appartenervi,
e le professo un culto sincero di riverenza e
d' affetto nello ammirare i reverendi avanzi che
attestano la grandezza de' vostri antenoti, molti
de' quali veneriamo nelle onorate immagini che
pendono su queste vetuste pareli. L' entusiasmo
mi trasporta. Sono Dalmata; sento nell' anima il
più santo degli affetti, l'amor della patria, e
quando parlo delle nostre glorie il mio cuore
n'è tutto commosso. Salve o Dalmazia, terra di
gloria e di sventure, degna di più alti destini !
Forse che un migliore avvenire ti attende. Fac-
ciam voti e speriamo^. Replicava quindi gli stessi
evviva, ripetuti dalla scolaresca che agitava e-
sultante le proprie bandiere, e da una folla di
persone di ogni ceto, che appena poteva esser
contenuta in quell' ampia sala e nella stanza con-
tigua. Alla gioia comune faceva eco lo sparo
dei mortaletli; si cantò a piena voce da tutti
l'inno nazionale, e tra nuovi prolungali evviva
l'adunanza si sciolse. Alla sera la società del
Casino diede una brillante festa da ballo, e così
ebbe termine questa patria solennità, di cui re-
sterà indelebile memoria in tutta questa popo-
lazione.
Arbe^ in marzo 1862.
ITn concittadino.
Cenno laccrolo^ico.
Vergoras, i4 marzo 1862
Giovanni Ballista Comelli i. r. chirurgo di-
strettuale non è pili. Dopo breve e penosa ma-
lattia, ieri egli finiva una stentata esistenza, ed
oggi fra r universale compianto gli venivano resi
gli ultimi funebri onori. La sua vita fu piena di
patimenti e di persecuzioni, e la sua morte fu
da vero cristiano. Egli naque in Udine del 1810,
e dal 1856 trovavasi quale publico funzionario
in questo capoluogo, ornamento della scienza da
lui coltivala, e delizia di quanti lo conoscevano.
0 anima benedetta, che nel cielo ricevi
ora il premio di tue virtù, rivolgi lo sguardo
sopra noi derelitti, che sconsolali deploriamo la
tua perdita, ed a chi te li cagionava i travagli
perdona da te con tanta rassegnazion tollerati.
I dolenti amici.
Teatro di Zara.
DUE SORPRENDENTI E GRANDIOSI SPETTACOLI
ECC. ECC.
DATI DAL RINOMATO E VERO ») PRESTIGIATORE
Prof. A. GRASSI
DA REGGIO DI MOr)E\^A
ASCRITTO ALLA R. ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI
IN FIRENZE «).
L' umile sottoscritto^ prestigia-
tore italiano., reduce dalle primarie ca-
pitali e città d'Europa., Asia ed E-
gitto\ quindi essendo di pas saggio
Prof. A Grassi. Invito 4 marzo 1862.
Il Bosco, cari miei., ormai època
cosa; bisogna die loro signori vadino
in Italia., e sentiranno cosa sia adesso
il Bosco
Lo slesso: ad alta voce in calle larga.
Ya fiducioso il prof. GrasSi dive-
dersi onorato ecc. ecc. ecc. rimanendo-
glil eziandio eterna la memoria pel
beneficio ricevuto.
Lo slesso. Invito suddetto.
Scienza, studio — Fama volai
—• Res non nerba —• ISon plus
ultra—ì 3. 29. 84. Prof. A. Grassi.
Dies et ingenium. Prof. A. Grassi.
Illusione e verità. Prof. A. Grassi.
Diavoleria ecc. Prof. A. Grasd.
Lo slesso. Suo cartellone per le sere
8 e 9 corrente.
Nuovo genere reso alla vera per-
fezione., da eseguirsi il tutto a mano.,
e non mai con macchine., ne con ta-
voli bucati e preparali., e ciò con som-
Quando lo dice lui, non e' è che dire.
C è a sorprendersi per ben più grande meraviglia che
non sia quella destata dal rinomalo Professore co' suoi
giuochi, eh' egli siasi tenuto pago di farsi ascrivere a
un'accademia di belle arti. Diancine! la magia-bianca è
un ramo delle scienze occulte; e se al mondo tra gli scien-
ziati vi sono tanti giocolari e cerretani, niente di strano
se tra i tanti cerretani e giocolari, ve ne sia uno d'a-
scritto al novero degli scienziati. E il prof. Grassi è un gio-
colare-, ma non si vuol già dire con ciò eh' e' sia uu cer-
retano. Certe libertà non ce le prendiamo noi.
Vi sono degli uomini che hanno della modestia (virtù n-
mana), ma che non arrivano a umiltà (virtù cristiana). E-
gli, il Grassi, (e questo è merito fuor del naturale) è u-
mile ma non è modesto.
Abbiamo già detto eh'è umile, non modesto.
N. 13. Zara-Sabato 29 Marzo 1802. Anno Ili
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
11 Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pei resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per I' annata intera, ed anche per semestre, anti-
eipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associalo. — L-ìttere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Piefro Abelich. — Un numero separato vale s. 15
soniti,IRIO. — Estratto degli atti della Giunta
provinciale. — Riconoscenza ed aitane. — Interpellanza
Giskra e compagni nel Consiglio dell' Impero a favore
della Dalmazia. — Archivio capitolare di Traù (conti-
nuazione). — Lo zolfo applicato alle viti per innesto.
— Bibliografia. — Annunzi.
Estratto dcg^lì atti della Criuiita
proTìneialc.
1. Per la rilardata riscossione delle ad-
dizionali provinciali, la quale in una stagione
si critica per alcuni distretti non si potrebbe
rigorosamente esigere, né polendo altrimenti
provvedere alla dotazione degli ospedali, al-
1 aquartierainento dell'i, r. Gendarmeria, e al
rimborso delle anticipazioni reclamato dalla i.
r. Cassa principale, la Giunta delibera di ri-
tirare dalla Banca nazionale l'equivalente di
fior. 15,000 di assegni ipotecarli, col pro-
posito di riaquistarli appena siensi introitale le
suddette addizionali.
2. Per dar esecuzione alle prescrizioni
della Dieta, la Giunta assegna 10 premii da
fior. 30 ognuno ai maestri delle scuole ele-
mentari che nel corrente anno scolastico si
distingueranno nell'insegnamento della lingua
slava, e altri 10 da fior. 50 a quelli che
daranno il maggior numero di allievi bene
istruiti in italiano e in slavo. IVel prossimo
numero della Voce Dalmatica, mancando in
questo lo spazio, verrà stampala la Circolare
con cui la Giunta dettagliatamente alle Co-
muni notifica tale deliberazione.
3. Volendo altresì cooperare alle recenti
disposizioni dell'eccelso Ministero della giu-
stizia sull'uso della lingua slava nei giudizi!,
e porgere alla gente colla il modo d'impa-
rarla pili prontamente, prega l'eccelsa Luo-
gotenenza di disporre che pel secondo se-
mestre scolastico sieno aperte 5 cattedre dì
lingua slava per gli esterni, cioè 3 presso
i ginnasii di Zara, Spalato e Ragusa, e 2
presso le capo-scuole di Sebenico e Cattaro,
e per tale straordinario insegnamento destina
ad ognuno dei professori una gratificazione
di fior. 100. I risultali di questa prova le
saranno guida a una proposta alla futura
Dieta.
4. Dietro rimostranza della Comune di
Sebenico perchè sieno provocale efficaci mi-
sure a repressione dei danni campestri, la
Giunta, riferendosi ad anteriori proposizioni,
raccomanda all'eccelsa Luogotenenza di em-
meltere intanto energiche disposizioni perchè
le leggi vigenti sieno rigorosamente osser-
vale, e soprattullo condotte a termine le pro-
cedure die, per solilo, non divengono ad al-
cuna conclusione.
5. Prendendo occasione dalla domanda
della Comune di Gelsa per l'istituzione di
una spedilura postale, propone all'i, r. Di-
rezione provinciale delle poste di moltiplicare
i luoghi di vendita delle marche affidandola
ai postini di tabacco e a tutte le Comuni
ove già non esistono, onde risparmiare agli
aquirentì la pena di andarle a comperare ^
grandi distanze.