s^Tte a cui tutti attingono. Altrove è
la ricchezza nazionale; appo noi io la
chiamerei la povertà popolare.
Ma non è mia intenzione andar alto
in simile argomento, e ripiombo all'u-
mile bisogno che ha Stretto di una ci-
sterna comunale.
Si votano milioni e milioni per eser
citi, marina, per tutti i meccanismi e
congegni dello stato; per monumenti,
per isplendore di capitali e residenze,
ajpp^paggi eccetera, e perfino nelle mi-
senaade nostre lotte politiche distrag-
gasi ì somme rilevanti, ma ... un goc-
ctp' j|ii acqua potabile !
(«Viste le povere condizioni economi-
chèPtìi tante nostre comuni, dove vil-
laggi-interi mancano 1' estate del più
necessario, del più naturale, del più
igtótóbo refrigerio, là, dove non si può
fareittàfoto con le proprie forze, sa-
rebbe'^proprio un' utopia ohiedere allo
statb» franto dallo stato ci dovrebbe
es»er«^ure dovuto?
(flJeftoini, che stanno a capo dei nostri
cofflunfyJ si svestino dal soverchio egoi-
smi), una indifferenza colpevole, in
ammantano spesso, credendo
ceuW cariche solo di parata, o perchè
co4°š|klvano l'onore di puntigliosità
meschine e partigiane, pronti ad ogni
servilismo ufficioso ed ufficiale. ìEììì comuni interessino i loro rap-
presentanti alla Dieta, al Consiglio
dell'timpero; iniziino l'opera material-
mente prima, poi moralmente, non stan-
candosi a rimostrare, a chiedere, ad
interessarsi in una parola con tutte le
forze di cui sono e possono essere
cacaci.
^el caso concreto, qui dove abbiamo
de» versanti naturali a scelta, il racco-
gliere le acque piovane in una capace
cisterna, la principale difficoltà sarebbe
tolta. Tutte le famiglie, spontanea-
mente, sarebbero pronte a dare delle
giornate di lavoro, e magari perchè
queste giornate non venissero tolte ai
layori campestri, si potrebbero far ca-
dere in giorni di mezze feste, di feste
votive eccetera, di cui esuberiamo du-
rante 1' anno, e togliere lo scrupolo di
lavorare in quei giorni colla parola
illuminata dal sacro pergamo.
Anche l'indulgenza plenaria sarebbe
ben meritata !
Neil' appunto su 11' Igiene pubblica,
avrò argomento di ribattere sulla ne-
cessità del goccio di acqua potabile, e,
per intanto, dedico ai nostri ammini-
stratori il detto di Seneca.
Il suicidio di Antonio fioniciolli a Udine.
L' altro ieri ci giunse da Udine,
per telegrafo, una impressionante no-
tizia. Giovedì mattina in quella città
in Via Savorgnana n.o 16 fu trovato
cadavere nel proprio letto Antonio Bo-
niciolli, d'anni 55, zaratino. Egli si
era avvelenato col cianuro di potassio.
Antonio Boniciolli, che nei suoi pri
mi anni e anche negli anni più ma-
turi fu provetto tipografo, ebbe ingegno
naturale svegliatissimo, bella coltura
di autodidatta e vita assai agitata.
Da giovanissimo calcò la scena
come artista drammatico e poi come
appassionato filodrammatico si elevò a
certa notorietà, con plauso. Giornalista
e corrispondente di vari giornali, si di
stinse per scritti vivaci, sempre inspirato
al patriottismo più radicale. Fu qui re-
dattore del « Costituzionale > in una delle
tante deplorevoli scissure per cui an-
dò danneggiato il nostro partito, quan-
do avrebbe avuto bisogno, invece, di
maggior compattezza, e, condannato in
un processo di stampa, subì qui, sere
namente, il carcere. Dell' 87 ebbe la
redazione del «Dalmata> ed ebbe uf-
ficio anche in parecchi giornali di Trie
ste e di Fiume, alternando la profes-
sione del pubblicista a quella del di
rettore di tipografia; sino a che ebbe
domicilio stabile a Trieste, ove ebbe
l'ufficio di correttore al «Piccolo», di
cronista all' «Indipendente» e di corri-
spondente di giornali.
Oratore eminentemente popolare, sa-
peva affascinare con la calda, elo-
quente parola. In uno dei primi con-
gressi della «Lega Nazionale» ottenne,
perciò, un'ammirazione entusiastica; ed
il suo nome andò ripetuto con elogio
da tutta la stampa italiana. E, per
questo, ogni volta, egli veniva eletto
delegato del gruppo locale della «Le-
ga» e godeva numerose e salde ami-
cizie.
Ora è possibile — ci chiediamo ad-
dolorati, leggendo i commenti al lu-
gubre caso — che tutto un passato
di patriottismo fiero ed intransigente
abbia potuto esser cancellato ad un
tratto ? No, non vogliamo crederlo ;
tanto più che il Boniciolli, di tempra
assai suscettibile e di testa esaltata,
attentò anche altre volte alla sua vita.
Epperò, associandoci ai confratelli
triestini, ci auguriamo che sul tenebroso
caso una piena luce sia fatta. Se il
Boniciolli — che lascia in miseria una
vedova e dei teneri figli — si tolse
la vita per sofferenze morali e pecu-
niarie confessabili, giustizia vuole che
egli non scenda nella tomba inonorato.
£a Cronaca
non
La «Lega Nazionale» non è una
società sovversiva. — Vi sono tanti
coraggiosi, che o per motivi propri o per
interesse altrui o per suggestione di qual-
che italofobo, tremano d'inscriversi soci
alla «Lega Nazionale» ; Dio guardi poi
farsi vedere ad una delle sue feste e fa-
vorirla nemmeno di un centesimo!
Una lezione che dica a questi coraggiosi
italiani di nome che possono inscriversi
senza che la loro coscienza li rimorda
alla federazione nazionale italiana, è ve-
nuta dall' alto. Tutti abbiamo letto e sa-
puto che la dieta provinciale istriana ha
votato nell' ultima sua sessione un contri-
buto annuo di 10.000 cor. alla «Lega».
Ma i deputati della minoranza tentarono
d'indurre il governo a non sottoporre ia
esazione delle addizionali provinciali alla
sovrana sanzione, e, dopo una viva cam
pagna giornalistica contro la «Lega» ed
i suoi scopi, presentarono anche un memo-
riale al governo. Però non approdarono
ad alcun risultato e l'imperatore sanzio-
nò colla sua firma 1' esazione delle addi'
zionali provinciali e perciò anche il con
tributo della provincia alla «Lega Nazio
naie».
Il governo, evidentemente, non trovò
niente affatto illegale il patriottico atto
della dieta istriana.
Cadranno così, speriamo per sempre, le
stolide accuse che certuni avanzano per
intimorire i dubbiosi sugli scopi legali
della «Lega Nazionale.»
Carducci alla Dalmazia. — Per
le prossime feste che si stanno organiz
zando in provincia a favore della «Lega
Nazionale,» Giosuè Carducci mandò in
dono al gruppo di Sebenico un volume
delle sue poesie «per amore della Dalma-
zia e per la memoria di Niccolò Tomma-
seo», così' egli scrive.
Decessi. — È stato, questo, un in-
verno davvero crudele per tanti poveri
vecchi.
Quante buone fisonomie bianche
sorrideranno più ai loro diletti !
È morto qui, generalmente compianto,
il signor ingegnere distrettuale in riposo,
dottor Pietro Testa, che fu architetto va-
iente e laboriosissimo sino agli ultimi dì
di sua vita. Presiedette con ingegno e
zelo a molti lavori pubblici e privati, ot
tenendone elogio. .Fu anche amorevolis-
simo marito e padre e patriota nostro dei
migliori ; onde ai figli di lui porgiamo le
nostre più sincere condoglianze.
= È morto a Spalato, pur tardo d' anni,
don Agostino Casotti. Lo ricordiamo, in
tempi andati, quando tutti lo conoscevano
coli antonomasia di «catechista»; perchè
egli fu il catechista amorevole di intere
generazioni, ora incanutite, o estinte. Ot-
timo vecchio — ricordo — diritto del-
l' animo e della persona e rivestito di
bellissime doti morali. Discendeva dalla
famiglia italica che diede alla chiesa
santo : il beato Agostino Casotti.
= Ci scrivono da Borgo-Erizzo : «Dopo
un lunghissimo soggiorno tra noi, per un
fatale accidente si era trasferita a Zara
la signora Giovanna Marussich vedova
Brainovich; ma quivi la colse la morte
Donna di elette virtù domestiche, intel-
ligente, buona, la defunta lascia largo
compianto tra noi.
I funerali, dopo quelli a Zara, segui-
rono a Borgo-Erizzo, ove venne pure se
polta».
Alla sorella di lei, nonché a tutti i con
giunti, le nostre condoglianze.
Libri in dono. — Inviarono al sot
toscritto numerosi e bei libri per la «Bi
blioteca popolare» la gentile signora Cat-
terina ved. de Anselmi nata Bujas, il m
r. don Cristoforo Stipcevich, il signor
Ugo Baameister, il signor Cesare Kur-
zrock, la signorina Irma Marocchino e
1' egregio prof. Giovanni Faccini,
II signor Giuseppe Grando inviò cor. 5
e non 3 come fu per errore pubblicato.
Un ammiratore della buona iniziativa e
«amico della gioventù» inviò anche cor.
5, Giuseppe Riccoboni (Schio) Lire
Ma il massimo e più sincero elogio va
tributato alla patriottica «Società dei Ber-
saglieri». Essa che corrisponde pienamente
allo spirito democratico della nostra città
ebbe, per mezzo della sua presidenza, la
chiara visione di ciò che rappresenta in
una piccola città una biblioteca popolare
e quanta importanza abbia nello sviluppo
delle virtù cittadine e nell' estrinsecazio-
ne delle energie morali. In considerazio-
ne di questi principi la «Società dei Ber-
saglieri» con nobile atto di generosità,
degno di esempio e di encomio, ha ceduto
al sottoscritto tutta la sua biblioteca so-
ciale ammontante a circa 150 volumi. Con
1' attestazione di perenne riconoscenza,
II comitato.
Conti ciliari. — Un corrispondente
da Cale all' « Hrvatska Kruna » si dice
assalito prima da febbre e poi da alta
meraviglia per aver letto che le addizio-
nali di quel villaggio ascendono quest'anno
al 400 per cento ; e, infine, senza volere
lanciar torbidi sospetti, che, d'altronde,
sarebbero ridicoli, conclude col parafra-
sare la formola: conti chiari ed amicizia
lunga! E anche la redazione dell'«H. K.
in una postilla vuol cose concrete e
chiare.
Dopo assunte le debite informazioni, ci
e assai facile soddisfare il signor corri-
spondente.
E, anzitutto, gli ripeteremo quanto ab-
biam detto anche in altra occasione : che,
cioè, i conti chiarissimi del Comune sono
in determinate epoche dell' anno a libera
disposizione dei comunisti. Vadano al Co-
mune e vedranno che tutto è limpido e
che certe febbri e certe meraviglie non
hanno ragione di essere.
Poi, poiché vuole degli schiarimenti,
eccoli.
Le spese per la frazione di Cale giu-
sta il preventivo del 1905 votato dal pa-
trio Consiglio ed approvate dall' eccelsa
Giunta sono queste :
Imposte cor. 60; per competenze di
viaggio al capovilla e per salarii al messo
del villaggio (ciaus) cor. 66 ; per contri-
buto scolastico (com' è anche detto nella
«Kruna») cor. 855 ; per pausciale al con-
siglio scolastico locale e altre spese sco-
lastiche cor. 26 ; per spese ospitalizie (non
già cor. 400 come porta la «Kruna») bensì
cor. 800. Perchè effettivamente, nel con-
suntivo del 1903, che dovette servir di
base al preventivo del 1905, le spese o-
spitalizie ascendevano a cor. 729 ; mentre
nel 1902 erano ascese a cor. 870 e nel
1901 a cor. 903 : e quindi la media pre-
ventivata — come si vede — è giusta.
Oltre a ciò si pagano al fondo scola-
stico provinciale a titolo «rifusione di
prestito» cor. 338.40; ed il corrispondente
dell' «H. K.» è semplicemente in errore,
asserendo che tale debito viene pagato con
la pigione dell' edificio scolastico ; perchè
la frazione di Cale, per la costruzione di
detto edifizio, ha contratto col fondo sco-
lastico provinciale due prestiti : uno dei
eguali, bensì, è pagato con la pigione, ma
1 altro con ratazioni annuali, appunto, di
cor. 338.40, trattenute dall' i. r. ufficio
d' imposte.
Oltre a ciò ci sarebbe in realtà la spesa
indicata dalla «Kruna» per la guardia
campestre, in cor. 240 ; ma questa spesa
non è stata nemmeno compresa nel pre-
ventivo, perchè non ancora decisa all'atto
di votare il preventivo stesso.
E poi la frazione di Cale ha altre spese :
per commissioni ufficiose cor. 53; per con-
tributo al fondo comune cor. 99.59.
Questa cifra, del tutto irrisoria, basta
a far vedere quanto, in realtà, sia ag-
gravata, nella complessiva spesa comune,
la frazione di Cale ! 99 corone !
Di fronte alle spese correnti, non sta
una competenza d'imposta erariale
come sostiene il corrispondente dell' «H.
K.» — di cor. 1000 ; bensì di sole cor.
804 ; e quindi, a far fronte solo a queste
spese, occorrerebbe un introito, da rica-
varsi dalle addizionali sulle dirette, nel
1' ammontare di cor. 300 p. c.
Senonchè la frazione di Cale negli ul
timi anni non fu in grado di pagare le
spese, sempre preventivate in cifre all' in-
circa eguali a quelle del 1905 ; ma invece
restò in debito : nel 1901 dell' importo di
cor. 1497, nel 1902 di cor. 825 e nel 1903
di cor. 2788.09 ; per cui il conto preven-
tivo, pel 1905, porta nell' esito, giusta le
istruzioni della Giunta provinciale, le re-
stanze passive del 1903, consistenti nel
disavanzo di cassa, appunto, di cor. 2788.09
e in restanze diverse con cor. 1584.52
assieme quindi cor. 4372.61.
E per tutto ciò — non è chiaro, forse,
signor corrispondente ? — sarebbe stato
necessario di preventivare, non già 1' ad-
dizionale meravigliosa del 400 per cento,
ma quella, addirittura terrificante, dell' 800
per cento !
Pur troppo — e lo dimostrano le cifre
— è così !
Però l'Amministrazione comunale, a non
aggravare la frazione, ha conteggiato nella
partita «Introiti diversi» una somma per
«probabili rifusioni» che non potranno,
viceversa, affluir mai da nessuna parte:
ha preventivato, cioè, la somma di cor.
2890 ; e solo così le addizionali della fra-
zione di Cale poterono essere ridotte al
400 per cento.
Ed ora ? Ora il corrispondente, a calmare
la sua febbre, deve osservare con noi una
cosa. Che, cioè, siccome tutte le poste di
esito sopraccennate vengono effettivamente
trattenute dall' ufficio imposte, così chi
effettivamente anticipa alla frazione di Cale
gli altri 400 per cento, è, nè più nè meno
che la sola frazione di Zara.
Ha capito ?
Il signor corrispondente constata che a
Cale non vi furon lavori notevoli. Ma gli
può obbiettare che, seppur col contri-
be immaginare, Dio ne liberi, chissà quali
vessazioni finanziarie debbano soffrire, ad
opera del Comune di Zara, i villici di
Cale!
Nel Consiglio sanitario provin-
ciale pel triennio 1905-1907 vennero no-
minati a nuovi membri : da parte del go-
verno i dottori Niccolò barone Lallich,
Natale Pericich, Natale Curaiza ed Anto-
de Stermich e da parte della Giunta
S1
buto in natura, vi si riattarono le strade
e che vennero eseguiti dei lavori per prov-
vedere la villa di acqua potabile ; lavori
che verranno continuati nella prossima
stagione estiva e che adesso sono diretti
ad eliminare le infiltrazioni marine nel
pozzo scavato negli ultimi anni e che
contiene acqua troppo ricca di cloruri
per essere potabile.
E si può aggiungere che nell' anno 1905
venne acquistato un tratto di terreno, sul
quale esiste un pozzo con sorgente d' a-
cqua, nella spesa di cor. 300, e che, per
lavori di restauro alla scuola, vennero pur
spese cor. 268.44: assieme, in spese stra-
ordinarie, cor. 568.44.
Ma a concludere : dall' esame spassionato
del bilancio il corrispondente vede che da
quasi tutte le spese della frazione
ospitalizie, cioè, e scolastiche — è impos-
sibile il sottrarsi, come anche in altre oc-
casioni abbiamo dimostrato; aggiungendo,
questa volta, che nel 1901-1902 la fra-
zione ha dovuto sostenere una spesa ab-
bastanza rilevante anche per l'impianto
del libro fondiario.
Ma l'importante — come si è veduto
— è questo : che alle gravi spese comuni,
e per impiegati e per attribuzioni delegate
e per altro, la frazione di Cale non con-
corre che coli' esigua cifra di neanche 50
fiorinetti ; mentre, chi non capisce e non
legge che i carteggi dell' «H. K.», potreb-
mo — -
provinciale i dottori Emanuele Luxardo
e Giovanni Marcellich.
Il cnore dei nostri lettori. — A
soccorrere il villico di Sant' Eufemia, Ive
Chiuzzelin, caduto in miseria in seguito
ad un incendio, ci giunsero le seguenti
elargizioni : Giuliano Gaus cor. 1, Vence-
slao Perlini 3, Alfredo Brainovich 1, Pie-
tro Brunelli 2, Demetrio Medovich 5, Ar-
rigo Czerwenka 2, Pietro de Erco 3.
Nel giudiziario. — Il praticante
Francesco Marovich venne nominato ascol-
tante nel raggio giurisdizionale del tri-
bunale d' appello dalmato.
Corso catechetico. — Il nostro
concittadino, prof. Ernesto Perich, cate-
chista presso ia locale scuola reale, venne
destinato a prendere parte al corso cate-
chetico pedagogico che ha luogo di que-
sti giorni a Vienna. Peli'effetto il Perich
è partito giovedì.
E un incarico onorifico ; chè a tale cor-
so prendono parte i migliori pedagoghi
della monarchia.
Non troppo zelo ! — Riceviamo dal-
la città e pubblichiamo : «Pas trop de zéle,
signori dell'autorità politica. Se alla do-
menica, per caso, una bottega sta aperta
due o tre soli minuti dopo le 12, ecco a
fioccar delle multe da far paura. Malte,
subito multe, inesorabili multe ! Ma — ci
sia permessa la domanda — usano i si-
gnori dell' autorità politica altrettanto
zelo nel sopprimer la piaga funesta del
commercio girovago, che ci toglie i mi-
gliori affari ? E com' è che 1' autorità po-
litica rende seria e veramente efficace la
legge che limita il fitto piombare di quelle
cavallette che sono i commessi viaggiato-
ri, che — è storia ! — a danno di onesti
e laboriosi negozianti locali, vendono an-
che una dozzina di bottoni ed un metro
di cordella ? Non si può esser zelanti a
metà, pena la perdita di ogni serietà.
Un negoziante zaratino per tutti.»
Il ballo degli agenti al dettaglio, da-
tosi la notte di giovedì nella sala da con-
certi del nostro Verdi, riuscì brillantissi-
mo. I nostri simpatici agenti di commercio
fecero in modo impareggiabile gli onori
di casa ai numerosi invitati e alla folla
allegra delle mascherine. Notammo al
ballo la presenza dell' ill.mo signor pode-
stà e della di lui distinta signora, non-
ché quella di altri ragguardevoli cittadi-
ni. Di principali, invece, ed è ben deplo-
revole, pochini. Eppure i bravi giovani
sarebbero stati lietissimi del loro concor-
so. La festa sempre animatissima si pro-
trasse sin quasi all'alba di venerdì; e
l'incasso a favore del fondo sociale riu-
scì rilevante ; mentre, di oblazioni, ne se-
guitano ad affluire.
I merletti paghesani. — I depu-
tati dalmati a Vienna conferirono di que-
sti giorni colla signora Bruck in merito
ai lavori dei merletti in Dalmazia, ed in
ispecie di quelli di Pago, che in oggi so-
no assai apprezzati nei circoli aristocra-
tici di Vienna. Ogni giorno le ordinazioni
crescono ; ed anzi diverse ne vennero fatte,
di camicie, di tovaglie per altari, eccetera
dall' arciduca Ferdinando. A spese della
società peli' incremento di tale industria
andrà a Vienna la signorina P. Raccama-
rich di Pago allo scopo di apprendere la
manipolazione commerciale. L' abitazione
le verrà provveduta dall' arciduchessa
Gioseffa. Oltreché a Pago verrà promossa
l'industria di tali merletti anche a Suto-
more di Spizza.
Al santuario. — Riceviamo e pub-
blichiamo, associandoci al desiderio del
cittadino che ci scrive : «Ieri ho avuto
1' occasione di visitare la chiesa della B. V.
del Castello, completamente ristaurata,
che fra breve verrà ridonata al culto. La
attenzione si soffermò su due lapidi se-
polcrali che chiudono le tombe dell' arci-
vescovo Zmajevich e del canonico Carlo
Felicinovich. Mentre ia lapide apposta
sulla tomba del canonico Pelicinovich fu,
con pietoso pensiero, ristaurata dalla nob.
famiglia Pelicinovich di Treustern, quella
che copre le spoglie dell' arcivescovo Zma-
jevich venne lasciata in tale abbandono
che una parte dell' iscrizione è divenuta
illeggibile.
Non potrebbe ora 1' amministrazione del
seminario Zmajevich compiere un atto di
doveroso riguardo col disporre che venga
rinnovata 1' iscrizione sulla lapide che
copre il sepolcro del suo benemerentissimo
fondatore? Un cittadino».
Consiglio pupillare spalatino.
— Per l'iniziativa dell'autorità giudiziaria,
e coli' appoggio di alcuni ragguardevoli
cittadini, venne già disposto 1 opportuno
peli' istituzione a Spalato di questa asso-
ciazione, che sarà un organo intermedia-
rio tra il Giudizio e la popolazione, allo
scopo d' una più efficace tutela degli or-
fani.
Giubileo di monacazione. — Ie-
ri la m. r. madre Cunegonda Zerboni ce-
lebrò (senza pompe, ripugnanti alla di
lei rara modestia, ma con l'affettuosa
partecipazione di tutte le sue compagne)
il sessantesimo anniversario della sua mo-
nacazione. Nata a Venezia nel 1819, entrò
nel 39 in questo convento di Santa Maria
e nell' anno 1846, giusto addì 10 febbraio,
prese il velo ; ed ora gode fiorente e lieta
senilità.
Ricordiamo questo giubileo e per la
rarità del caso e più perchè la m. r.
madre Cunegonda fu maestra amorevolis-
sima, nella quarta elementare, per ben
mezzo secolo : maestra, cioè, a quasi t
generazioni di madri, e di vecchie e ? giovani, chela ricordano con grandissi*?1
reverenza. a
La madre Cunegonda è prima
dell' illustre pittore zaratino Frauces
Salghetti Drioli, che dipinse la pala deii°
stessa chiesa del convento, rappresentant*
«L'ultima comunione di San Benedetto6
pala molto lodata da uno dei severi cri*
tici d' arte quale fu il Selvatico.
Lo stesso Salghetti — a proprie spese
- dispose gli addobbi di Santa Maria in
occasione della consacrazione della madre
Cunegonda.
Intelligente, colta, il fu dott. Claich
parlando di lei quale ispettore scolastico'
una volta si espresse: «Peccato che tale
testa matematica non si trovi sovra un
corpo d' uomo.»
Alla veneranda e pia donna le nostre
congratulazioni e gli auguri migliori.
Nel catasto. — E aperto il concorso
a più posti di geometri per la tenuta in evidenza del catasto fondiario in Dalma-
zia, e precisamente uno colla sede a Knin
pel distretto di misurazione Knin, uno
colla sede a Chistagne pel nuovo distret-
to di misurazione Chistagne e tre colla
sede a Zara per 1' esecuzione di nuove
misurazioni allo scopo d' evidenza del ca-
tasto fondiario, eventualmente ai posti di
risulta di geometri di evidenza di II clas-
se in Dalmazia.
!Le conferenze episcopali, presiedute
dal metropolita, principiarono giovedì e
oggi hanno termine. Sono segrete. Do-
mani il banchetto dell' arcivescovo ai suf-
fragane!.
Per la verità. — Il negoziante, ac-
cusato erroneamente alcune settimane fa
di barbarie commesse contro gatti nella
corte del suo domicilio, ci prega di vole-
re inserire quanto segue : «Non nega, cioè,
che 1' esecuzione di due gatti abbia avuto
luogo nella sua corte ; ma assicura che ne
fu 1' autore un frequentatore del suo lo-
cale — il cancellista signor Giacobbe Pi-
chler — il quale, arrabbiato per l'ucci-
sione di due canarini, affidati alle cure
della famiglia, si vendicò, troncando in
un modo bensì poco umano - ma in que-
sto caso alquanto sensibile — la vita dei
due malfattori, proprietà del negoziante
stesso. Questi — in quello stesso giorno
— era assente di casa; pur dovette inno-
centemente soffrirne le conseguenze. Spe-
ra però che con questa dichiarazione —
che corrisponde alla pura verità — sarà
messo un termine alle ciarle dei troppo
creduli e che riescirà a riacquistare l'an-
tica sua fama di onesto produttore.»
Le caselle alla nostra posta. —
Finalmente anche alla posta di Zara avremo
le caselle numerate a disposizione delle
parti. Arriva la posta? Ed ogni singola
ditta o persona, munita di apposita chiave,
ritira le proprie lettere, senza bisogno di
aspettare il postiere, che spesso, gira e
rigira, si fa aspettare anche troppo. Col
primo di marzo anche i pacchi di dili-
genza verranno consegnati a domicilio e
occorreranno, all'uopo, carretti a mano e
a quadrupedi. Sempre meglio che il vedere
certi fattorini postali carichi come fac-
chini di grandi scatole e di grandi pacchi
pei cosidetti grandi signori. Ma aspet-
tiamo una sollecita e più precisa comu-
nicazione ufficiosa in argomento.
Nuova società, nuova bandiera.
— Ild Bogdanov è sempre in fermento.
Adesso ha pubblicato in opuscolo lo sta-
' uto di quella società serbo-croata di Ra-
gusavecchia che ha suscitate tante pole-
miche, e che, combattuta, è stata 1' origine
degli sdegni del suo fondatore e della nota
di lui lettera aperta a proposito dei mar-
cio in ... . Danimarca. Lo statuto è pre-
ceduto da un curioso esemplare di bandiera:
un misto, araldico, della bandiera serba
e della bandiera croata, con in mezzo uno
stellone a cinque punte in campo verde.
Nello statuto però (meno male!) sono usate
parole di conveniente riguardo ai parlanti
italiano.
Ma Ild Bogdanov va più in là. Non si
accontenta di lettere aperte : egli medita
di aprire a Ragusavecchia una tipografia
e di farvi uscire un giornale : la «Nuova
bandiera» per lo appunto.
Impiegati ausiliari. — Neil' adu-
nanza generale tenutasi di recente dalla
«Prima società degl' impiegati ausiliari
dello stato per la Dalmazia in Zara» dopo
svolto 1' ordine del giorno, ed applaudita
la bella relazione del signor segretario
Radman, si addivenne alla nomina delia
nuova direzione. Peli' anno sociale 1905
riuscirono eletti : presidente A. Perissich,
vice-presidente Gr. Ferrari-Cupilli, segre-
tario A. Radman, vice-segretario F. Kun-
dić, cassiere F. Villicich, controllore N.
Zamola, revisore S. Vallery.
Per accordo poi preso con tutte le so-
cietà consorelle dell'Austria, venne spedito
il giorno 4 febbraio a S. E. il ministro
presidente barone de Grautsch il seguente
telegramma :
«Grli assistenti e scrivani di cancelleria
della Dalmazia pregano a voler influire
acchè il progetto di legge sulla regola-
zione dei loro emolumenti e condizioni di
servizio, sia pertrattato ed accolto nella
presente sessione».
La morte di un famoso brigante
— E morto vecchissimo nel contado d'I"
moschi il famoso brigante erzegovese An-
dre Simich, pochi anni or sono graziato
dall' imperatore.
Un furto di 8000 corone venne effet-
tuato presso l'ufficio postale di Oklaj, in
quello di Knin. L'impiegato postale, J)o-
bravcich, si dice, è fuggito in America.
Due ragazzi in pericolo. — Due
ragazzi della nostra città si recarono con
una piccola imbarcazione dal porto inter-
no al molo di riva nuova, per consegnare
un collo a bordo del piroscafo dell' C.
sia contro versamento di una pigione;
dall'altro lato, mediante prestiti a so-
cietà cooperative aventi scopi di pre-
videnza, r impero cerca di promuovere
la costruzione di piccole abitazioni per
i suoi impiegati. Fino al 1901 fu se-
guita sopratutto la prima via; da al-
lora in poi venne acquistando maggior
importanza il sistema di accordare pre-
stiti a società cooperative.
Il primo sistema cominciò a esser
applicato nel 1897-98 per gli impie-
gati postali e telegrafici che si trova-
vano in località disagiate, ed esteso
poi ad altri servizi, specialmente alle
ferrovie. Dal 1897 a tutto oggi l'im-
pero ha speso 40 milioni di lire per
allestire circa 6000 appartamenti, la
grandissima maggioranza dei quali, ol
tre 5000, lasciati agli impiegati come
alloggi di servizio gratuiti.
Per i prestiti a società cooperative
di previdenza, in cinque anni lo stato
ha dedicato 25 milioni di lire; recen-
temente parte della somma votata è
stata impiegata per 1' acquisto di ter-
reni per costruzione.
Un esempio tipico delle case per
impiegati e operai ci viene offerto dalla
cooperativa edile per il canale Gugliel-
mo, a Brunsbtlttel, la quale ha fatto
sorgere sulla sponda del canale di
Kiel dei veri villaggi. Dal 1901 al
1903 l'impero aveva già accordato
prestiti a 38 cooperative ; le maggiori
somme, per circa 1.775.000, erano state
accordate alla società di costruzione
fra gli operai di Ellerbek, la quale,
nelle vicinanze immediate dei cantieri
governativi, ha costruito una vera cit-
tadina operaia con oltre 200 case.
Notevole è il fatto che i prestiti ven-
gono distribuiti non solo fra le grandi
città, ma anche nei comuni minori, do-
vunque si manifesti in modo sensibile
il bisogno di migliorare le condizioni
di abitazione dei piccoli impiegati e
degli operai dell' impero.
Lo stato promuove anche costruzioni
economiche mediante la concessione a
società cooperative, contro un tenue
canone e per un lungo periodo di tem-
po (da 65 a 80 anni) di terreni di
proprietà demaniale. Al termine della
concessione, l'intera proprietà, com-
prese le costruzioni, passa allo stato.
Per estendere questa forma d'incorag-
giamento, da qualche tempo lo stato
procede, come si è accennato, air ac-
quisto di aree fabbricabili: nel 1903
esso aveva già acquistato a tale scopo
circa 850.000 metri quadrati di ter-
reno fabbricabile, con una spesa su-
periore di poco ai 2 milioni e mezzo.
E' facile comprendere come in Ger-
mania le cooperative per case degli
impiegati si trovino davvero sopra un
cuscino di piume, giacché lo stato dà
loro il terreno e il denaro per la co-
struzione; esso fornisce inoltre anche
statuti, regolamenti, progetti di case,
piani finanziari eccetera ; cosicché nel
fatto — come accade in molte parti
del movimento cooperativo tedesco —
la cooperativa è una specie di ente e-
conomico promosso e sorretto dallo
stato, di cui è una diretta derivazione.
Un forte concorso alla soluzione del
problema vien dato dagli istituti di as-
sicurazione di stato: alla fine del 1903
i trentun istituti pubblici di assicura-
zione funzionanti uell' impero avevano
concesso prestiti per V ammontare di
circa 137 milioni di lire per la co-
struzione di case operaie ; la maggior
parte di questa somma era stata pre-
non dicevano altro se non un «p. f.»
troppo secco, troppo laconico. Preso
una volta V aire, la cartolina la fece
da padrona, ed ora il viglietto da vi-
sita a Capodanno è divenuto addirit-
tura oggetto di rarità, forse anche di
valore, che eoi tempo potrà anche fi-
nire in qualche museo nazionale.j
Ma che tu sia dunque, o cartolina,
vittoriosa, la ben venuta ! Benvenuta
per gli auguri, benvenuta per le inso-
lenze, benvenuta per la tua leggiadria,
per le tinte tenui, languidissime, fred-
de, per i colori chiassosi, irritanti, fo-
sforescenti, caldissimi. Benvenuta se
ci ricordi un ^paesaggio vissuto, un
luogo amato, o se ci rechi l'intreccio
di fiorellini di campo, di fiori simbo-
lici. Benvenuta se annunzi un conve-
gno sospirato, se annulli una promes-
sa carpita. Che tu sia la |benvenuta
nel grande giorno del tuo assoluto re-
gno. Tu hai l'amore di tutti i mor-
tali, le simpatie universali. E se giun-
gessi a scoprire che qualcuno t'odia
a Capodanno, gridagli in faccia; tu
non puoi essere altro che un pigro fat-
torino postale, cui pesano le scale !
Arturo Bellotti.
stata a società cooperative, a munici- |
pi, a casse di risparmio ; qualche volta
anchd a grandi industriali, sempre allo
scopo di provvedere case operaie.
Secondo le notizie del 1903, grazie
al sistema dei prestiti di stato, le so-
cietà cooperative avevano un totale di
702 edifici, parte costruiti, parte in
costruzione, con più di 3000 apparta-
menti; tutto ciò oltre ai 6000 appar-
tamenti di cui è proprietario lo stato
e alle migliaia di case costruite coi
137 milioni di prestiti degli istituti
d' assicurazione.
Nella seconda parte del suo artico-
lo, r onorevole Ferraris si occupa in
modo speciale di quello che è stato
fatto, per le case degli impiegati, in
Prussia, a cominciare dal 1895, per
iniziativa del compianto ministro delle
finanze von Miquel. Con la legge 13
agosto di queir anno veniva messa a
disposizione del g. verno una somma
di 6,250,000 lire per questi due sco-
pi: costruzione di case per gli impie-
gati e agenti dello stato, prestiti per
costruzioni private allo stesso scopo.
E' da notarsi la circostanza che lo
stato prussiano, per migliorare le con-
dizioni di abitazione dei suoi impiega-
ti, non rifuggi da nuovi debiti in un
momento in cui il bilancio dello stato
era in disavanzo e si preparava la
conversione del coìisolidato prussiano
dal 3 e mezzo al 3 per cento.
A quella prima legge ne tennero
dietro altre sett«, e in meno di dieci
anni lo stato prussiano consacrò alla
soluzione del grave problema circa 93
railioni di lire, ottenendo risultati pra-
tici decisivi, senza aggravare di una
lira i contribuenti. E 1' opera benefica
e feconda continua con grandioso mo-
vimento. L'altezza del fìtto delle case,
0 dell'annualità dei prestiti, è commi-
surata in modo da coprire tutte le
spese di interessi, di amministrazione
e ammortamento dei capitali impiega-
ti; sicché lo stato viene a compiere
una splendida opera di previdenza so-
ciale senza rimettervi un centesimo.
L' autore espone in modo particola-
reggiato il funzionamento del sistema
così per la costruzione diretta di case
di stato come per la corìcessione di
prestiti a società costruttrici.
In cifra tonda, lo stato prussiano ha
costruito 0 permesso la costruzione di
16,400 appartamenti. Il costo medio
di ciascun appartamento costruito dallo
stato è di lire 5200, al qual prezzo
corrisponde un fitto medio di lire 16,60
al mese: questo è il costo medio più
basso nei piccoli centri, più alto nelle
grandi città, ma sempre inferiore ai
fìtti privati.
Il più bell'esempio di quanto possa
in questo campo l'associazione coope-
rativa, sorretta dal credito dello stato,
è quello che ci viene offerto dalla f So-
cietà cooperativa di case fra gli im-
piegati di Berlino» : quest'associazione
conta attualmente 10,200 membri, ha
un capitale sociale di 3,560,000 lire
e il valore delle sue costruzioni è di
25,625,000 lire ; dal 1902 in poi essa ha
costruito case in ragione di 5 a 6 mi-
lioni di lire all'anno; case di due tipi:
grandi edifici con numerosi apparta-
menti|piccoli, e ville isolate per po-
che famiglie. L'associazione si unifor-
ma interamente alle norme stabilite dal
governo per escludere dalle sue ope-
razioni ogni elemento di speculazione :
il dividendo sulle ^>zioui è limitato al
4 per cento ; le case restano in pro-
prietà perpetua della società e possono
soltanto venire affittate ai soci; le a-
zioni sono di 300 marchi (375 lire)
ciascuna; ogni socio possiede almeno
un'azione, la cui somma deve essere
versata in ragione di 12,50 al trime-
stre.
Dei 27 milioni circa che la società
ha speso finora, più di 10 milioni so-
no rappresentati da prestiti dello stato.
L' esempio ammirevole degli impie-
gati di Berlino dimostra che la que- |
stione degli alloggi per gli impiegati
è di facilissima soluzione su queste
due basi: costituzione di grandi coo-
perative d'impiegati solidamente am-
ministrate, degne di fiducia e di ere- \
dito ; prestiti di stato o da esso faci-
litati a interessi normali e fino al 90
per cento dei capitali necessari. Oc-
corre poi dare sviluppo ai servizi ur-
bani (pubblica sicurezza, luce, acqua,
poste, telegrafo, telefono, tramvie e fer-
rovie urbane e suburbane) e discipli-
nare le espropriazioni in modo da at-
tenuare lo sfruttamento esercitato con
la speculazione sulle aree.
In conclusione, stato e municipi ci
offrono in Germania, uno splendido e-
sempio di politica sociale in materia
di abitazioni popolari. In pochi anni
r impero e la Prussia hanno consa-
crato al problema delle case una som-
ma complessiva di quasi 300 milioni
di lire; in questa cifra sono compresi
i 137 milioni prestati da istituti d'as-
sicurazione, ma non sono compresi
quelli, pure notevoli, contribuiti da
casse di risparmio, da società coope-
rative, da municipi e da grandi indu-
striali e proprietari rurali. E' nn po-
tente movimento, bene avviato, die si
svolge sulla base di centinaia di mi-
lioni; e la sua intensità è tale che la
Germania non tarderà a risolvere in
modo soddisfacente V ardua questione
mediante 1' ordinamento delle coopera-
tive innestate sull'azione e sul credito
dello stato e dei municipi.
lì imìm Mia proifincia
Da SPALATO.
Il gabinetto di lettura tenne
la consueta seduta annuale per 1' ap
provazione dei conti di gestione e la
elezione della rappresentanza sociale
per r anno nuovo.
Commemorati i soci defunti, ben
cinque nel corso del 1904, e votato il
bilancio, il preside, avv. Salvi, espose
con insistente argomentazione la op-
portunità di esonerare almeno una
parte degli attuali direttori, in carica
dal 1898, da una nova rielezione. E
per conto proprio, accentuò il fermo
proposito di non riassumere l'ufficio,
ringraziando per la lunga e costante
benevolenza addimostratagli. Il socio
signor de Grisogono rilevò con assai
lusinghiere parole i meriti del dottor
Salvi nei riguardi sociali, ricordò il
perfetto unanime accordo in seno al
sodalizio ed in armonia allo stesso pro-
pose la rielezione per acclamazione
della direzione esistente. Il preside
ringraziò, ma, pregando non si insi-
stesse, sospese per alcun tempo la se-
duta onde i convenuti si concretasse-
ro su di una nuova lista e deponessero
le schede.
Dalla votazione risultarono quindi
eletti : a presidente 1' avvocato dottor
Giuseppe Illich a vice-presidente il si-
gnor Protasio Gilardi a cassiere il si-
gnor Luciano de Michieli-Vitturi a se-
gretario il cons. dott. Antonio Lubin
ed a bibliotecario il prof. Giacomo
Marcocchia.
Il dott. Salvi ringraziò quindi sen-
titamente la società poi cortese riguar-
do usatogli, facendo plauso, anche in
nome degli uscenti colleghi, ai novi
eletti.
Domenica, in altra seduta generale,
verrà concretato il preventivo ed il
programma delle feste pel carnovale
corrente.
Da SEBENICO.
Certi usi... — Abbiamo scritto
e riscritto contri la usanza di scam-
panare e suonare a distesa verso l'alba
e prima ; e fu voce sempre al deserto.
E' una costumanza tradizionale che
nella nostra provincia vige ancora, ma
che non consente con lo spirito dei
tempi.
Chi ha la sfortuna di abitare nella
parte detta di Goriza è in un martirio
continuo; perchè chi lavora tutto il
giorno e buona parte anche della notte
ed ha poi bisogno di riposo e di sonno
è veramente inumano che venga sve-
gliato di soprassalto verso le quattro
oro di mattina col divertimento poco
edificante di oltre mezz' ora di scam-
panata e la prospettiva di non riad-
domentarsi più. Tutti non si coricano
come i contadini verso le otto pome-
ridiane.
Così pure è troppo barbarico 1' uso
ancora vigente degii spari nell' occa-
sione delle feste. E' deplorevole che i
nostri contadini, intelligenti in massi-
ma e desiderosi di civilizzarsi e appa-
rir bene, non capiscano che tale brut-
tura pericolosa dovrebbesi una buona
volta abolire. E 1' autorità pure do-
vrebbe pensarci.
Per la pubblica decenza e
le mostre strade. — E' orribile
bistema che gli spazzini puliscano le
vie sempre di pieno giorno verso il
tocco ; chè a nessuno piace d'impol-
verarsi gli abiti e di aspirare i mia-
smi del polverone che si solleva. Tale
lavoro lo si faccia nelle prime ore del
mattino o a notte tarda.
Raccomandiamo caldamente il risel-
ciamento della Piazza dei Signori, per-
chè il piazzale davanti la basilica è
tenuto in modo scandaloso.
Va iraccomandato ancora di sten-
dere meglio la ghiaia— ghiaia e non
sassi appuntiti — durante tutta la ma-
rina, e di costruire con cemento dei
canali pei rivoli d'acqua, perchè du-
rante i tempacci e le pioggie certe
parti delia marina, come i pressi alla
• chiesa di S. Nicolò o la casa Bulat,
; riescono inaccessibili.
Così pure va raccomandato al mae-
stro stradale di curarsi un po' meglio
delle strade regie. Gli stradoni sono
sempre male tenuti, ad onta dei pubblici
reclami.
£a Cronaca
Ai giovani. Ci scrive auto-
revole persona dalla provincia: «Non
per istinto anti-germanico, o per odio,
si deve abbandonare lo studio del te-
desco. Si può, anzi si deve, essere ostili
ad ogni prepotente intrusione straniera;
ma non torre a pretesto tutto ciò per
disprezzare l'idioma tedesco. Noi non
siamo tedeschi, nè vogliamo bastone te-
desco; ma dobbiamo studiare il tede-
sco, dopo r italiano, perchè lingua in-
dispensabile ai commerci. Omai, se anco
lenta a realizzarsi, è decisa la trasfor-
mazione della nostra provincia, da tem
delle apatie e delle miserie di parte, in
terra di lavoro novello. Le nostre forze
naturali stanno per esser tutte sfrutta-
te, gli allacciamenti ferroviari devono
compiersi, i nostri porti devon fiorire.
L' avvenire è dei giovani ! Avremo, tra
breve, bisogno di molte giovani ener-
gie pei commorci e per la industrie;
ed è ben deplorevole cosa che la capi-
tale della provincia non possa vantare
un importante istituto commerciale, I
giovani nostri, tutti, si affollano nei gin-
nasi, e nuovi ginnasi — pare impos-
sibile! — si reclamano, a crear nuovi
spostati, mentre quelli che a noi occor-
rono sono gli istituti tecnici, gli istituti
commerciali e buone tcuole per l'indu-
strie. Si continua in oggi, come ven-
t' anni or sono, a reclutare i corrispon-
denti commerciali ed i tenitori di libri
fuori delia provincia; mentre si vede
che in provincia giovani che sappiano
talqualmente il tedesco e la tenitura
semplice trovano subito vantaggioso col-
locamento. Perchè dunque non provve-
dere al futuro? Domani, forse, avremo
bisogno di centinaia di giovani istrutti
nei commercio, nella elettrotecnica, nella
direzione di un grande stabilimento . . .
e dove e da chi ricorreremo? Andre-
mo, forse, a picchiare alle porte dei
ginnasi? Oppure seguiteremo ad im-
brancare i nostri figli nella travetteria,
mentre tutto intorno a noi i posti sa-
ranno occupati dai forestieri? Si consi-
deri seriamente una tale questione; ed
i giovani liberi ed aspiranti ad una po-
sizione onorata e lucrativa non transi-
geranno coll'obbligo di apprender bene
le lingue straniere, e, per quanto pos-
sono, la tenitura dei libri. E' peccato
che altri sfruttino le risorse del paese
e che i dalmati si reputino felici di un
posto subalterno e che spesso sa di amaro
nella burocrazia.»
Sino a qui il nostro collaboratore.
Noi dobbiamo soggiungere, in proposi
to, che in queste scuole reali inferiori
dovrebbe essere introdotto anche lo stu-
dio del francese. Poiché Zara è sempre
trattata peggio che la Cenerentola, e
riuscirono vani i cento reclami per ot-
tenere che le monche Reali siano eie
vate a superiori, si dovrebbe, almeno,
provvedere a questo. Perchè, costretti
gli scolari a proseguir le Keali a Trie-
ste, vi trovano, in quinta, già avanzato
lo studio del francese, che qui, per es-
si, è lettera morta.
IPer la «lieg^a J^azionale». —
A proposito di un modo pratico da e-
scogitarsi per colmare il deficit presen-
tato dal bilancio preventivo per 1' anno
corrente dalla Sezione Adriatica, viene
sugi^erito fra gli altri anche questo ri-
medio, che anche in Dalmazia, credia-
mo, incontrerebbe fortuna.
Sarebbe quello di mettere in circo-
lazione da parte della «Lega», delle
proprie marche, o francobolli che si
vogliano dire, da applicarsi sia su ogni
bnsta, sia su ogni carta da ietterà che
si adopera. Questo sistema è già lar-
gamente diffuso tra altre nazionalità e,
a quanto ci scrivono, avrebbe dato buo-
nissimi risultati. Perchè ora non do-
vrebbe fare buona prova anche da noi?
Rivolgiamo anche questo suggerimento
alla direzione della «Lega».
Ma non soltanto eoa questo mezzo ci
sarebbe da fare qualcosa e da ricavare
un utile discreto. Secondo i nostri cor-
rispondenti ce ne sarebbero parecchi
altri che si dovrebbero tentare, sia per-
chè pure altrove esperimentati con suc-
cesso, sia per la loro stessa praticità.
La «Lega» dovrebbe cioè accordarsi con
delle fabbriche di oggetti più necessari
alle corrispondenze, come ad esempio di
carta, e fare delle proprie carte da let-
tera, delle proprie buste, così che quasi
ogni nostro atto di cittadini privati sa-
rebbe accompagnato da una elargizione
alla «Lega», tenuissima certamente per
ogni singolo, ma che complessivamente
potrebbe anche assumere un'importanza
non trascurabile.
Per il nostro diritto. - Ci viene
riferito che sull'albo del locale Tribunale
provinciale è esposta a disposizione
pubblico la distribuzione degli affari esclu.
sivamente in. lingua serbo-croata. Per que,
sto fatto noi dobbiamo protestare, essendo
che vi sono molti e molti italiani che de-
vono portarsi ogni giorno al tribunale g
devono par sapere a chi rivolgersi perJa
tutela dei propri interessi.
Cosi pare, all' uEfìcio tavolare del Gri^,
dizio distrettuale, le tabellette indicauti
le località di ciascun libro fondiario, pop.
tano denominazioni esclnsivamente slave
così che non è dato trovare in italiano jj
nome di diverse località, da noi conosciuta
con nome italiano.
Richiamiamo su ciò 1' attenzione delle
autorità preposte.
Decesso. — Ci scrive il nostro cor-
rispondente da Vienna:
«Sabato è morto un altro dalmata, che
collo zelo e l'intelligenza, coadiuvati da
profondissime cognizioni, nella diffìcile prò.
fessione da lui prescelta, di medico e di
chirurgo specialista, fece sempre onore alla
patria, che, come ogni dalmata, amò ìq.
tensamente.
Questi fu il dott. Domenico Barbieri
spentosi nell'età di 61 anno, dopo aver
ognor dedicata l'opera sua salutare, per
lunghi e lunghi anni, con brillanti risul-
tati, a favore di tutta 1' umanità sofferente,
ed in particolar guisa a vantaggio dei pò-
veri, i quali sempre trovavano in lui, noa
solo l'affettnoso e premuroso medico, ma
pur anche il più generoso benefattore, per-
chè, dopo averli disinteressatamente ca-
rati e consigliati, li provvedeva anche di
tutto quanto abbisognava loro pell'effet-
tuazione della prescritta cura.
Nato in Dalmazia, venne a Vienna in
compagnia della propria madre, che, quale
donna di rare virtù, non mancò di assog-
gettarsi a qualunque sacrificio, per poter
corrispondere ai bisogni inerenti agli studi
necessari a suo figlio, nella professione da
.lui prescelta; sacrifici che il dott. Dome-
nico Barbieri non mancò poi anche di va-
lutare e degnamente riconoscere. Sicché,
promosso medico, entrò subito quale al-
lievo nella Clinica (sezione chirurgia) la-
sciando intravedere tosto, non solo uno
speciale interesse per questa difficile ed
importante professione, ma un complesso
cosi preciso e profondo di cognizioni, eh«
l'inallora dirigante tale sezione, l'impa-
reggiabile prof. dott. Teodoro Biliroth,
trovò di affidargli, a preferenza tra tutti,
il delicato incarico, pieno di enorme re-
ponsabilità, della narcosi, che doveva ve-
nir preparata, giusta uno speciale sistema
inventato dal Billroth stesso. All'incarico,
il dott. Domenico Barbieri corrispose così
eminentemente, che l'illustre professore
volle ininterrottamente il Barbieri al suo
fianco, in tutte le operazioni, non solo
quale narcotizzatore, ma pur anche quale
proprio consigliere.
Il dott. Domenico Barbieri, pelia fama
acquistatasi di pratico non comune e di si-
curo operatore, non naancò ben presto di
formarsi in questa Metropoli, e di fronte
a tante capacità che volevano emularlo,
una così forte clientela, da ottenere, non
solo l'agiata esistenza che condusse, ma
pur anche onori e titoli.
Dalmata nel vero senào della parola, si
mostrò sempre intransigente in tutto ciò
che anche in modo lieve potesse ledere il
suo carattere nazionale, in modo che non
concesse mai, nemmeno al suo nome di
battezzo, l'accentuazione tedesca, ma ogror
volle essere chiamato Domenico, come lo
era da fanciullo e nella sua cara patria.
Egli fu, insomma, polla rara bontà che
sempre nei modi e maniere lo distinse,
generalmente amato e stimato ; e tutti
quanti lo conoscevano, senza anche aver
avuto mai bisogno dell'opera sua, tra i
quali specialmente i dalmati, oggi pian-
gono amaramente la morte di lui, ottimo
amico, esemplare patriota e non comun«
benefattore, facendo eco al dolore dell'in-
felice sua consorte, che, dopo due lustri
passati nell'amore il più puro, in mezzo
alle gioie della famiglia, trovasi rivestita
a gramaglia, per volontà di quel destino
a cui nessuno isfugge. Q».
Doni alla civica biblioteca Pa-
ravia. — La nostra biblioteca ricevette,
di questi giorni, in dono:
dal signor Arrigoni degli Oddi E. Nota
su una piccola raccolta di uccelli del museo
di Zagabria, provenienti dal litorale dalmato.
Venezia Ferrari 1905 op. 1 ;
dal prof. S. Brusina: Iconographia mol-
luscorum fossilium in tellure Éertiaria Hun-
gariae, Croatiae, Slavoniae, Dalmatiae, Bos-
mae, Rereegovinae, Serhiae et Bulgariae in-
ventorum, Zagabria, Sociale 1902 voi. 1;
dal bar. dr. N. de Lallich la versione
Italiana, da, lui eseguita, dell'opera del dr.
77- J^^® C'owpendio di ostetricia perle
allieve delle scuole di ostetricia e Mepertoric
per le levatrici. Roma Voghera 1905 volli
diil sig. Havass R. Dalmacsia, Mm<ism
a Bocche di Cattaro etc. Budapest Tarsulal
190t) op. 1 ; ^
dal prof. Edg. Maddalena J7 Metastasic
«dramatts persona^ e 8cene e figure malie-
resche imitate dal Goldoni. Estratti dalla
Rivista d' Italia 1905 op, 2 •
dal R Ministero della pubblica istru-
zione Legislazione scolastica comparata. Ro-
ma Cecchini 1905 voi. 1 •
dal prof. Gr. Smirich lì tempio di s. Do-
nato in Zara, i suoi restauri ed il suo mu
seo Neil Emporium di Bergamo 1901.
La Direzione del patrio istituto ringra-
zia a mezzo nostro i generosi donatori.
Un altro decesso. — Scrive il «Gior-naletto» di Pola:
«Un altro decesso viene a scemare le
file nostre di un fervente patriota.^
E morto a Pedena Eugenio Biscontini
più che ottantenne. Era nato a Zara, e
stabilitosi giovanissimo in quella borgata
Pietro) cor. 2, avv. dott. Leonardo Pez-
zoli 5, Pietro Carninicli di Boi 2. — Per
onorare la memoria del defunto signor Ni-
colò de Cindro: Gasperini Pietro cor. 2,
Tironi Feo 2. — Per onorare la memoria
del defunto signor dott. Antonio Madiraz-
za: avv. dott. Leonardo Pezzoli cor. 5,
Doimo Savo 10. — Per onorare la memo-
ria del defunto monsignor Giovanni De-
vich : avv. dott. Leonardo Pezzoli cor. 10,
Giacomo Brelich 8, studenti Italiani delle
scuole medie 16, dott. Giuseppe Illich 10,
Giovanni Savo 10, Doimo Savo 10, Pro-
tasio Gilardi 10, avv. dott. Giuseppe Savo
10, Enrico Pezzoli 10, Simeone de Capo-
grosso 10, Giuseppe Riboli 5, Marino Spe-
raz 2, Luciano de Micheli Witturi 2,
prof. G. Grubkovié 2, Giovanni Miotto 1,
Luigi Mayer 5, ing. N. Illich 10, Luigi
Katalinic 5, Antonio Burich 2, Simeone
Palisca 2, ing. A. Linardovich 2, G. Oe-
rinich 2, Vicenzo Nachich 2, Nicolò Da-
dich 2, dott. Doimo Karaman 2, Aless.
Jellicich Mnrtims 10, Dal Lago Gaddo 2,
dott. G. Marcocchia 5, Giuseppe Voltolini
5, Lorenzo Burich 3, dott. A. Lubin 3,
Giovanni Sore 2, Oreste e Caterina Pe-
tranich 3, G. Petranich 2.
* * *
Pervennero al gruppo di Sebenico :
Per onorare la memoria della defunta
signora Anna Bergnocchi : Famiglia Bat-
tigelli cor. 2, Ferruccio Ferruzzi 4, dott.
Giovanni de Difnico 4.— Per onorare la
memoria del defunto signor dott. Antonio
Madirazza (decesso a Graz) : dott. Doimo
Cace cor. 5.
della delegazione ungherese, occupan-
dosi dell'incidente avvenuto in seguito
alla frase di Guglielmo Marconi, disse
di trovare strano che il ministro degli
esteri abbia fatto argomento di una
dichiarazione in seno alla commissione
una frase detta da una persona privata.
Inesplicabile gli sembra poi il fatto
che il ministro non conoscesse nemmeno
il testo autentico del discorso di Mar-
coni, e lo abbia biasimato per una
frase che egli nemmeno pronunciò.
3 nostri dispacci
Vienna, 15 deeembre. — La luo-
gotenenza assegnò al «Circolo acca-
demico italiano» 2507 corone come
quota del patrimonio della «Società
accademica nazionale italiana ed illi-
rica» sciolta nel 1883. Un'altra uguale
quota assegnò ad una società slovena.
Nei circoli politici si spera cbe la
Camera dei Signori approverà la pro-
posta del governo di stabilire una no-
vella speciale, secondo la quale 180
abbiano ad esser di numero i senatori
nominabili dall' imperatore e ciò alla
condizione che si approvi la riforma
elettorale senza modificazione.
In Germania è cominciata 1' agita-
zione elettorale. Si crede che 1' oppo-
sizione, e specialmente i socialisti, ri-
torneranno rinforzati al Reichstag. Le
elezioni si faranno al venticinque gen-
naio.
Per nervosi e deboli, particolar-
mente per quelle persone, le quali si sen-
tono debole, stanche e sonnolenti in seguito
ad aver superato felicemente uua malat-
tia, di grande giovamento dovrebbe essere
ii Sanatogen che già da molti anni viene
universalmente adoperato.
Il Sanatogen offrirà un inestimabile ser-
vizio — come risulta dalle attestazioni di
numerose capacità mediche — da per tutto
ove è necessario un rinvigorimento del-
l' organismo, particolarmente ove anche il
sistema nervoso è stato scosso per azione
simpatica. L'uso del Sanotogen conseguirà
poi il più felice successo presso tutti co-
loro i quali strenuamente lottano per il
successo nella vita, sia questo nel campo
economico o letterario, poiché l'organismo
con l'uso di questo preparato considere-
volmente si rinvigorisce ed aumenta stra-
ordinariamente la sua resistenza.
Rimandiamo espressamente i nostri let-
tori ai prospetto del Sanatogen unito al
numero d'oggi. Werke Bauer & C.ie, Ber-
lino, S. W. 48.
COMUNICATI
Venni accusato in alcuni giornali di non
aver valuto accettare in chiesa le salme dei
Sigovich ; e venni adombrato perciò come
politicante.
Non che io non voleva, ma non poteva
accettare un cadavere, accompagnato sen-
za croce e senza prete, e ciò in forza
delle leggi canoniche, e, dopo la tumula-
zione, feci il funerale in latino, come de-
siderava la famiglia.
Io in questa questione non ci entro per
nulla, perchè chiaramente dissi agli eredi
Sigovich: «io farò volentieri il Funerale
in latino, ma se voi volete fare il fune-
rale, o meglio accompagnare i cadaveri
senza prete e croce, io non li posso ac-
cettare in chiesa, perchè ciò è contrario
alle leggi canoniche». Ed essi se ne per-
suasero ed andarono in santa pace. Ora
jerchè incolpano me, che feci come do-
veva fare, mentre lo stesso feci il fune-
rale in latino ?
Io sono tutt' altro che politicante ; anzi
procuro di accontentare tutti, essendo neu-
trale in tali questioni ; tanto è vero che
io sono in pace e buon'armonia con tutti
i neresinotti. E lo provi questo fatto.
Dopo sette anni il ministero del culto
ed istruzione restaurava questo monumen-
tale campanile, unico capolavoro in tutte
e isole del Quarnero. Espressi il deside-
rio alla popolazione di fare un nuovo con-
certo di tre campane nuove, essendo ie
attuali stonanti. Tutti si sono persuasi; e
già i neresinotti di qui, ed i dimoranti in
America, concorrono alla spesa, sicché una
spesa di 3000 corone sarà coperta dai soli
neresinotti. Se LO dunque fossi politicante
partigiano, mai potrei ottenere simili risul-
tati, perchè la maggioranza della popola-
zione è di sentimenti italiani.
Io sono stato guardiano a Crappano,
Lesina e Curzola, e sempre sono stato
amato da tutti, perchè neutrale, come lo
sono attualmente a Neresine.
Neresine di Lussino.
P. Luciano Lettich
guardiano.
Ci troviamo in dovere di esternare pub-
blicamente i nostri ringraziamenti al chia-
rissimo signor dott. Nilo Bugato per le
assidue, premurose e disinteressate cure
prestate a nostra figlia Anna ridonan-
doci la medesima perfettamente risanata
da una grave frattura alla gamba destra.
Adempiendo a questo grato obbligo e-
sterniamo pari ringraziamento all' illu-
strissimo signor dott. N. Pericic che ze-
lantemente durante la cura ebbe a pre-
stare la sua assistenza, assicurando ad
entrambi la nostra perenne riconoscenza.
Zara 14 decembre 1906.
Edoardo ed Anna coniugi Visentini.
FRA LIBRI, OPUSCOLI E GIORNALI
Epistolario di Riccardo Wagner — Tra-
duzione di Gualtiero Petrucci, con prefa-
zione di Jolanda e ritratto del maestro, di
Giuseppe Rondini. Editore, A. Solmi, Mi-
lano. — Volume di circa 400 pagine in
carta di lusso, prezzo lire 3.70. — Questo
libro, vivamente atteso in un felice periodo
dell' arte musicale, in cui si rende onore
alla grande creazione wagneriana, e che
sarà letto con avidità e meditato con com-
mossa simpatia, è il migliore omaggio che
si poteva rendere alla memoria luminosa
di Riccardo Wagner.
Il volume contiene molte lettere, le quali
si possono ritenere inedite perchè trovate
dal Petrucci in una rivista tedesca, e ri-
flettenti le relazioni di Wagner con re
Luigi di Baviera; una lunga lettera sui
«Poemi sinfonici di Franz Liste» su cui i
giovani compositori di oggi dovrebbero
profondamente meditare ; il diario e le let-
tere di amore e infine le lettere interes-
santissime di Matilde Wesendonk a Riccardo
Wagner. Tre diversi e grandiosi aspetti
della grande psiche wagneriana, che in-
teressano non solo i cultori della divina
arte dei suoni, ma gli artisti in generale
e le persone che vivono la vita del pen-
siero.
La corrispondenza di Wagner e di Ma-
tilde Wesendonk è, con le sue lettere a
Listz, il monumento letterario più impor-
tante di quella crisi decisiva che traversò
il maestro durante i suoi anni di esilio,
perchè essa permette di comprendere me-
glio come sorse nell' animo di Wagner
quella religione che egli cantò con una
sovrana bellezza nei Maestri Cantori e nel
Parsifal.
Preziose pagine, non tanto per quello
che rivelano di lui, del suo intimo senti-
mento, quanto per ii nesso profondo e in-
dissolubile che vi appare tra la sua per-
sonalità e la sua arte, che fin' ora parve
cosi oggettiva.
I Per mezzo di queste lettere e del diario
è possibile seguire lo svolgimento della
sua inspirazione che ancora agli uomini
sembra miracolosa, e come prendeva la
forma dei suoi fantasma, e come accendeva
I in essi l'immortale anima musicale.
ì *
5 * *
! La spettabile casa editrice G. Rosen di
I Venezia si è fatta iniziatrice di un' ele-
gantissima raccolta mignonne di liriche ita-
liane; e il primo volumetto, che pare un
gingillo, contiene — omaggio al più grande
dei poeti della nuova Italia — le liriche
di Alessandro Manzoni. Questa collezion-
I cella gentile è curata con intelletto d' arte
I e d' amore dal nostro bravissimo concitta
1 dino signor E. de Lupi, il quale ha fatta
I pel primo volumino una dotta prefazione,
I densa di idee ed elegante nella forma.
I Come curiosità bibliografica, raecomandia-
I mo assai questa nova collezione del Rosen.
Alia Delegazione austriaca 1' on.
Pitacco tenne un notevolissimo discorso
sui rapporti italo-austriaci
— Il deputato Gabriele Ugron scrive
nel «Magyar Nemzet» un fierissimo
articolo contro i croati starcevieiani,
censurando le espressioni, usate alla
Dieta di Zagabria dal deputato fcLorvath.
L'Ugron dice che, dopo Colomano
il Savio, non esistono re croati, come
non esiste una corona croata. «Siccome
a Vienna abita l'imperatore d'Austria,
che è re d' Ungheria nello stesso tempo,
sarà difficile al signor Horvath indurre
1' una delle due personalità del monarca
a ribellarsi contro l'altra. Qualcuno
che lo volle già tentare cadde misera-
mente. Ci fu un altro tempo quando
la Croazia cercò il suo re a Vienna.
Trovò invece l'imperatore. E s' ebbe
in compenso quello che gli ungheresi
ricevettero per castigo. Allora il nome
di Vienna era egualmente odiato a
Budapest e a Zagabria. La costituzione
ungarica — conclude 1' Ugron — fu
l'alba della libertà per la Croazia.»
= I vescovi francesi non hanno
attualmente alcun progetto di assem-
blea generale, ma essi manderanno alla
Santa Sede un nuovo atto collettivo
esprimente i loro sentimenti di sotto-
missione cieca all' autorità di Roma.
La Santa Sede ha regolato nei par-
ticolari l'attitudine che i membri del
clero dovranno osservare quando saran-
no processati per la mancata dichia-
razione della riunione. Questa attitudine
dovrà essere passiva.
Tutti i preti condannati potranno
ricorrere in appello ed in cassazione.
= Il conte Nicolò Zichy, membro
ftdit. e redat. resp. Luigi do Negovetich
Stabilimento Tipografico S. Artale
nervosi e senza energia, il
Sanatogen ridona nuova
vita e forza. Esperimentato
con splendidi risultati da
oltre 3000 professori e me-
dici. Trovasi in tutte le
farmacie e drogherie. —
Opuscoli spediconsi gratis
e franco. — Bauer & Comp.
Berlino S.W. 48 e Rappre-
sentanza generale
C. BRADY, Vienna I.
La Lega Nazionale in Dalmazia
Pervennero al gru^jf^ì'^alato :
Per onorare la meià̧F{£ 4«! defunto gio-
vinetto Laerte Feoli i iSH^ft^ao Testa (S.
dal Ruggeri, il bravo autore delF inno
alla cLega» che verrà cantato alla
veglia di Sebenico e che lui gentilmen-
te acconaentl che alla nostra festa
fosse declamato dalla bella ed intel-
lettuale signorina Gemma Agazzi, la
quale infatti lo recitò con fervido sen-
timento, nella vasta sala gremita e
stupendamente addobbata per cura del
signor A. Alberghetti e compagni. A
quella declamazione seguì la recita
delle note patriottiche strofe «Dalmati»
dette con accento vibrato dal signor
Ruggeri.
Non occorre dire che recitatoci e
autori furono entusiasticamentf: ap
plauditi.
Mirabili i vestiti delle signore ; e fra
queste, vera regina per taglia e por-
tamento matronale e in uno grazioso,
emergeva la signorina Bioni in splen-
dido costume da regina di Saba.
Infaticabile nel raccogliere 1' obolo
la signorina Rossi in veste simboleg-
giante la Dalmazia.
Le danze, sempre animatissime, si
protrassero sin verso le 6 della dome-
nica, interrotte soltanto da un p^iio
d' ore dedicate alla cena, fornita in
modo soddisfacente dal trattore Bu-
glian.
Allo spumante parlò pel primo e
gregiamente il direttore del gruppo si-
gnor V. Rosa, e a lui rispose il pre-
sidente del comitato signor de Pasquali.
Seguirono poi l'avvocato Pini, il si-
gnor Ruggeri e il notaio Vidovich. Xu
tutti i discorsi suonava alta la uotd
patriottica, trovava luogo l'eccitamento
a perseverare nella lotta a salvezza
dei nostri diritti nazionali e linguistici,
a continuare V appoggio alla «Lega
Nazionale» sintesi di ogni aspirazione
iiostra più cara e legittima.
Non posso darvi tutti i bellissimi
discorsi. Faccio solo eccezione per quello
dell'on. Pmi, che trascinò veiameate
all' entusiasmo e che qui, come megliu
so, vi trascrivo.
Salute a Scardona, la forte, che, altera
di sue glorie latine e fedele alle suo ci-
vili tradizioni, afferma in q^ucsta sera l'ita-
lianità sua nel nome della Lega nostra,
di questa istituzione benefica, cui prima
fra tutte, abbiamo consacrato l'affetto di
patriotti, l'opera di combattenti, la fede
di martiri.
Salute alle sue donne gentili, una delle
quali — fiore peregrino, sbocciato alla
tiepida aura di serra italiana e cresciuto
fra le cure prodighe e sapienti di vene-
rando genitore — gettò per la prima quella
scintilla d'amore, che fece divampare ne-
gli animi, più forte che mai, la bella fiam-
ma dell' italiano entusiasmo e li eccitò
all'opera feconda.
Salute e plauso ai giovani baldi ed a
tutti coloro, che tanto potentemente coo-
perarono alla splendida riescita di questa
festa memoranda.
Come altra volta le genti romano qui
convenivano a trattare gli alti destini della
patria, cosi noi — mouesto rampollo di
quella schiatta gloriosa — siamo qui con-
venuti in questa sera, a rinnovare il patto
di difesa, che la Lega c' impone, per sal-
vare all' infelice nostra terra la civiltà
degli avi, che mano nemica, ingiustamente
protetta, vorrebbe strappare da questi lidi.
1 tempi corrono tristi; ma se noi sare-
mo forti nella lotta, all'ombra di quell'al-
bero mistico, ai cui piedi siede maestosa
la simbolica figura della liCga nostra, an-
drà disperso il voto nefasto, e la lingua
di Dante e di Tommaseo risuonerà armo-
niosa su questa sponda, ravvivata dall'eco
di quello stesso dolcissimo idioma, che
ci giungerà costante dall'altra, colle brezze
profumate del mare adriatico, che entram-
be le bagna colle sue onde cristalline.
Io bevo adunque alla fede, alla costanza
ed alla vittoria finale.
Evviva la Lega !
Le canzoni patriottiche fur ripetute
più volte, e s'inneggiò a Tommaseo e
a Bajamonti.
Da questi brevi cenni il lettore può
formarsi soltanto una pallida idea del-
l' indimenticabile trattenimento.
Ancora una volta gli italiani di
Scardona dal profondo del cuore e-
sprimono ringraziamenti a tutti quelli
che cooperarono al buon esito della
festa e particolarmente alle gentili ed
intrepide che vollero animarla e ono-
rarla di loro presenza.
La sera del 3 furono estratti a sorte
i sessanta doni, tra cui non pochi pre-
gevolissimi per arte e bellezza. E dei
donatori daremo il nome nella lista
che verrà pubblicata.
Naturalmente si approfittò dell' oc-
casione per qualche animatissima danza.
Da Stretto,
Altre assnnzioni. — Non depurate
ancora quelle recentemente raccolte dal
consigliere Metlicich e riguardanti il no-
stro Giudizio — come vi accennai in un
numero del «Dalmata» — ci giunse per
altra via, spinto dalla borea, e per altro
scopo, il segretario di finanza signor
Scrabo. Si trattavava nientemeno che di
appurare il fatto se, cioè, in realtà l'i. r.
guida di finanza Slamich volle usare uno
stere in qualità di padrino a certe nozze
rustiche.
Questo il movente di tanta ira, che de-
generò in denunzie e quindi in assun-
zioni e relativo casus belli.
Decisamente questo paese è in preda
alla mania di denunciare; ciò che denota
un decadimento morale ben deplorevole.
Ci auguriamo che, erette queste sopra
basi ideali, abbiano a lasciare il tempo
trovato.
Al Giudizio ancora. — Sembre-
rebbe a prima vista che non Vi sia cosa
più facile a questo mondo di rimpiazzare
un assistente di cancelleria, oppure un
diurnista. Niente affatto ! Questa povera
e rispettabile casta, cosi male retribuita,
non viene aumentata ai tribunali, nè que-
sti possono disporre per eventualmente
sostituirvi coloro che cadono malati —
non d'indigestione però — come precisa-
mente avviene qui.
L' attuale dirigente è fin troppo attivo
e sollecito, ma può, e potrà egli, per chi
sa quanto tem}>o ancora, sbracciarsi, per
sè, assistenti et similia?
Siamo affatto novizi in discipline giu-
diziarie, ma crediamo che lo stato con-
cretale dovrebbe essere fermo, invariabile
nel numero, a meno che non si volessero
registrare gli arretrati che gli eccelsi non
ammettono, mentre viene ammesso dalle
parti di dover attendere delle quindicine
per avere una copia qualunque.
Dalla Brazza,
Emigrazione. — Nella generale de-
cadenza economica delle famiglie, ed in
mezzo 8 tanti mali, onde sono bersagliati
questi miseri isolani, l'emigrazione s'im-
pone da sè al grido pieno di rampogna :
il 3ole della patria
ha visto le fatiche
sa chi raccolse i grappoli
lasciando a noi le ortiche.
Oh! per rubare — avanti!
si son levati i guanti.
Andiam, che il mar ci porti,
e addio, poveri morti !
Carestia. — Siccome la salute dei
singoli membri d'uno stato determina
(juale sia il grado di benessere dell' in-
tiera massa dei cittadini, cosi la facilità
di prucacciarsi il necessario alimento am-
migliora la costituzione fisica della classe
lavoratrice, e la rende più atta a resistere
a lungo alla fatica, con che viene ad ac-
crescersi il valore della popolazione.
La miseria e l'estrema scarsezza di ali-
menti opprimono oltre ogni credere la
bassa classe degli abitanti, dacché, accre-
sciutosi a dismisura il lusso, s'accrebbero
in pro})orzione le spese nelle famiglie.
Questa parte la più importante d'ogni
stato soffre d' una specie di consunzione
che curar non si può dai medici, se ia
compassione dei ricchi non sa moltiplicare
le fonti di sussistenza, o ridurre il prezzo
delle derrate a tale, che la piccola foz'-
tuna (iel popolo sia capace di garantirlo
dalla mancanza del cibo più indispensa-
bile.
Volesse il cielo, che i ministri, animati
dallo spirito dell' immortale Enrico IV,
s'accingessero a dar esecuzione al piano
di rimettere l'alimentazione popolare in
modo, che il laborioso agricoltore lusin-
gar si potesse di pervenire un giorno a
poter avere ogni domenica un pollo al
fuoco ; tali erano i voti di quel grande
monarca.
Carne cattiva. — Niebuhr racconta
nella sua descrizione dell'Arabia, che, tro-
vandosi in Schiras, nella Persia, fu testi-
monio del castigo dato a due macellai : il
JBeglierbey, informato che essi vendevano
carne di cattiva qualità, li fece prendere
ed esporre in pubblico con un orecchio
inchiodato ad un palo d'infamia: egli
pubblicò nello stesso tempo una legge in
cui dichiarava che farebbe squartare chi
ancor commettesse quel misfatto.
Simile castigo sarebbe tra di noi trop-
pe crudele ; ma non è perciò che non
meritino d'essere puniti con sommo rigore
anche qui certi macellai, i quali cercano
d'arricchirsi ingannando il povero prossi-
mo che, invece del desiato nutrimento,
altro non compra se non fibre e membrane
scipite.
Candidature. — Cinque sono finora
i candidati per 1' elezione a deputato del-
l' Vili gruppo, che comprende i distretti
giudiziari di Lesina, Cittavecchia, Lissa
e Brazza, per la nuova Camera di Vienna.
Devo però stavolta ommettere i loro
nomi, riservandomi per la tirannia del
numero di parlarne sommariamente sol-
tanto allorché esso avrà raggiunto la cifra
sette.
Acqua. — Son note le sofferenze che
provano specialmente gli abitanti del Co-
mune di Milnà nei tempi secchissimi per
la totale mancanza d'acqua.
Ora guardano essi con una corta trepi-
dazione al vasto, ma fatale serbatoio, te-
mendo, che la ricostruzione del medesimo,
non corrisponda con successo.
Oh quanto più provvida è la natura nel
deserto di Borsabea per la sacra sorgente
di Semsen che scaturì sotto il piede di
Agar egiziana arsa di sete insieme col
figlio Ismaele !
Strade. — Nel 1798, coli' editto di
organizzazione 11 febbraio di quell' anno,
è stata promessa ai brazzani dal governo
austriaco la costruzione delle strade rm-
tahili.
Avviso agli automobili !
Cassa rurale. — Istituitasi senza
chiasso, ma seriamente diretta al suo fine,
la cassa rurale di Milnà progredisce atti-
vamente, però ancora aspetta un più fe-
condo avvenire, essendo stabilita in un
luogo molto opportuno alla sua esistenza
con reciproco vantaggio dei proprietari,
dei coloni e di quelli che abbisognano di
j sfregio alla bandiera croata, col non voler capitali,
i recarsi sotto l'ombra di quella, ad assi- = Novera attualmente duecento soci.
I prestiti elargiti ai consorti ammonta-
vano, colla fine dell' anno 1906, a 35516
corone.
La cassa di risparmio è la banca del
popolo; e banca gratuita.
Chiaro apparisce qual sia 1' immensa
importanza dei capitali sulla produzione,
ed in questo caso di quelli che vengono
da tal fonte e si consacrano a tale scopo ;
perché collegansi anche alla diffusione
delle cognizioni. Infatti lo sviluppo del-
l' intelletto offre al popolo il capitale mo-
rale delle nozioni che acquista, la cassa
di risparmio quello materiale delle somme
che si depositano.
Considerando tali conseguenze, non si
può a meno di approvare chi disse, forse
esser questa la istituzione filantropica che
presenti soltanto vantaggi, simza gli in-
convenienti dello opere caritatevoli spesso
incoraggianti la poltroneria e l'imprevi-
denza, colio stesso lodevole tentativo di
soccorrere gl'infelici.
Spesso contribuisce pure a comporre tra
le parti le contese, che tanto facilmente
insorgono nei centri minori per ragioni
d' interesse o per soverchia tendenza al
litigio.
Fiori d'arancio. — La gentilissima
signorina Elena Nazor diede la mano di
sposa al signor Nicolò Marangunic, pro-
motore delia predetta istituzione, la quale,
oltre ad essere di decoro ai paese, sarà
anche atta a rialzare le sue sorti.
Ammaestrato dall'esperienza, è sperabile
che egli vorrà recar vigor nuovo anche
nella vita comunale.
Auguri di felicità.
Da Milnà,
Decesso. — A soli 56 anni, l'altro
ieri nel pomeriggio, veniva rapito air af-
fetto dei suoi cari, e del {)aese, il podestà
Matteo Scarneo, il quale, sebbene fosse
nostro avversario politico, fu un ottimo
uomo tanto nella vita pubblica che pri-
vata : un uomo laborioso ed attivo ; oltre-
modo poi affettuoso verso la propria fa-
miglia, dalla quale di pari affetto fu ri-
cambiato, specialmente nella sua lunga e
penosa malattia. Aveva fatto parte della
amministrazione comunale fino dall' anno
1899, epoca in cui venne eletto podestà, e
rimase in tale carica fino 1'ultimo istante
della sua vita. A lui si deve il merito se
le strade locali furono migliorate, restau-
rato il cimitero, riedificata la vasca, re-
golate le finanze del Comune, diminuite
le addizionali comunali; a lui sono do-
vute altre migliorie, seppure di minare
importanza, non perciò di minor effetto
economico.
1 solenni funerali ebbero seguito questa
mattina (8) con l'intervento di tutte le
autorità comunali e locali, e le rappre-
sentanze dei comuni dell'Isola non solo,
ma bensì con quelle pure di Cittavecchia
e di Grelsa. Oltre dieci le ghirlande, due
delle quali con dedica in lingua italiana.
Ed infine di tutta ia popolazione indistin-
tamente, la quale in corteo volle accom-
pagnare la salma dell' estinto all' ult ma
dimora, rendendo con ciò tributo di af-
fetto all' uomo stimato in vita, compianto
in morte. Imparziale.
Aiutate tutti
e sempre la Lega !
Cronaca
Decesso. — Ieri mattina è morta
la nobile signora Maria vedova de
Marassovich di Roncislap, nata Salghet-
ti ; vedova cioè a quel fiore di pa-
triota e di galantuomo che fu il cav. de
Marassovich, per parecchi anni podestà
benemerito di Scardona e deputato alla
Dieta del regno, e figlia a quell' illustre
concittadino che fu Griovanni Salghetti,
musicista e critico d' arte assai pregiato.
Fedele alle tradizioni di sua casa, ella
contribuì col consorte — che fu vanto e
decoro del nostro, partito — a crescere
nell' amore alla nostra lingua e alla no-
stra civiltà i figliuoli, che in oggi, a
Scardona, stanno ai primi posti nella di-
fesa della nostra causa.
Fu la defunta gentildonna adorna delle
più elette virtù domestiche; e impareg-
giabil consorte, madre, sorella ed avola,
ricambiata di amore e di venerazione pro-
fonda e dai figli e dall' egregio fratello
Giovanni e dalla numerosa parentela, che
ora piangono estinto in lei tutto un te-
soro di esempì e di affetti.
Donna colta, gentile, benefica, andata
sposa ancor giovinetta a Scardona, con-
servò sempre per la sua Zara il più vivo
affetto e vi aveva conservate numerose e
buone amicizie e vi veniva sovente, at-
tratta da queste e dall' amore vivissimo
per la figlia, la contessa Antonietta Bo-
reJli, e pei congiunti.
Le funebri esequie della compianta signo-
ra avranno luogo domani alle 8 e mezzo,
e la salma di lei, accanto a quella del
consorte adorato, verrà tumulata a Scar-
dona.
Alle rispettabili famiglie in lutto per
questa gravissima perdita, porgiamo le
nostre più sentite condoglianze.
Berlingaccio! — Deh non parlare al
misero !.... Deh, non rievocare in cronaca
i giovedì grassi del passato. Ti ricordi?
Maschere, mascherette, coriandoli, confet-
tacci, casa del diavolo. E giovedì? Niente 1
Un lugubre e freddo giovedì da città pic-
cina, con uno dei soliti su e giù di Calle
Larga, grigi per l'inclemenza della sta-
gione, e niente gettito, e niente serpen-
telli, e niente persino le solite melanco-
niche mascherate di cinesi, o di giappo-
nesi a base di paralumi e di camicie fuor
de' calzoncini. Qua e là qualche membro
deli'iwc^ii^a con un conscienzioso aumento
; di sudiciume e una maschera da due soldi
sulla faccettina. Il solo Caffè Centrale —
come sempre — trionfò dell'uggia, de'!;i
fiaccona, del tempaccio e della carestia.
Pel concerto orchestrale pomeridiano di
giovedì gran folla elegante ; e signore e
signorine in leggiadre toilettes. I soliti vas-
soi di krapfen in circolazione e qualche
scaramuccia a confetti, preludio ai com-
battimenti formali che — crepi la carestia!
— avranno luogo domenica e martedì.
Ma intanto il pensiero di tutti è ri-
volto alla festa delle feste, al cantico dei
cantici di domenica: la veglia dei fiori,
la veglia della Lega. E' detta dei fiori
perchè non solo vi sbocciano tutte le pos-
sibili tenerezze floreali in una ilare gamma
di colori, ma perchè anche vi sbocciano,
su, dai cuori dei patrioti, i bei fiorini : i
fiorini per le scuole dei bimbi e dei gio-
vani nostri: continuatori baldi del pro-
gramma d'italianità che ci afferma e ne
incita. Io pongo fede e giuro che neanche
gli ottantenni rimarranno a casa, dome-
nica a sera.
Il ballo dei Pompieri Volontari.
— Il veglione di giovedì grasso, ai Tea-
tro Verdi, riuscì molto brillante.
Cittadini e operai fraternizzarono nel
divertimento e nella filantropica azione di
giovare al fondo sociale dei nostri valo-
rosi «Pompieri Volontari».
Le maschere assai numerose. Molte ele-
ganti, moltissime afflitte da quegli scuf-
fioni, che sono la negazione della bellezza.
E danze animatissime e molto brio.
I nostri pompieri, nelle loro brillanti
uniformi, fecero in modo impareggiabile
gli onori della festa.
Fecero omaggio di elegantissimi hou-
quets di fiori freschi alle nobili signore
M. Ziliotto, consorte del podestà, e G. Grò-
setti e T. de Pellegrini-I)ani(;li, matrine
del vessillo sociale.
La festa — con un incasso di oltre 20U0
corone -- durò splendida, animatissima,
fino all' alba di ieri.
I palchetti andarono adorni, leggiadra-
mente, di dame e di signorine in belle
toilettes.
Un lieto successo ed un lieto ricordo
del carnovale.
Nel rilevare i fremiti d'indignazione
della stampa croata pel semplicissi suo
fatto che il dottor Subotich, serbo di Se-
benico, ebbe ad acquistare alcuni viglietti
ì>er la tombola della «Lega Nazionale»,
non si direbbe, in verità, che quegli stessi
giornali abbiano più d' una volta manife-
stato grandissimo amore alla lingua ita-
liana: eco dei pensieri, esplicati anche
alla Dieta del regno, dai loro padroni ed
inspiratori. Eppure è cosi; ed il signor
Subotich, per questa inezia, venne espulso
da una società croata di canto, mentre lo
si designa alla esecrazione dello stesso
partito cui appartiene. Su queste escan-
descenze va versata molta acqua. Il si-
gnor Subotich, a parte 1' atto di cortesia
usato a gentili venditrici, non ha fatto
altro che essere coerente all' atteggiamento
del suo partito, mai, che si sappia, ostile
alla Lega, alle cui feste, anzi, erano av-
vezze ad intervenire, acci)ite con la mas-
sima cordialità, le più notevoli personalità
del partito serbo ; coerente alle sdeguose
parole con le quali il compianto dottor
Trojanovié — anima libera ed onesta - -
ebbe un di a rintuzzare, alla Dieta del
regno, le accuse di chi gli faceva astiosa-
mente carico di aver preso parte ad una
festa della Lega ; coerente alle più belle e
più nobili parole che — riguardo alle legit-
time difese scolastiche degli italiani —
— abbia mai scritte Sava Bjelanović. E
Dio sa se noi, neanche remotamente, pen-
savamo alla possibilità di ricordare il
nostro modestissimo aiuto all'opera serba.
Ma quando vediamo stampato nQÌV Jedinstvo
la petulante domanda se mai, a parità ii
condizioni, gli italiani si siano pensati di
sovvenire gli slavi, noi ci troviamo co-
stretti di rispondere: «si, e sempre cor-
dialmente, quando fummo invitati alle feste
della beneficenza scolastica serba». Nè ciò
sia detto per vanteria, che sarebbe ridi-
cola; ma per sola necessità di polemic.i;-
)oiché noi, col nostro modesto obolo per
e scuole confessionali dei serbi, abbiamo
inteso di rispondere, semplicemente e leal-
mente, alle pur cordiali oblazioni date dai
serbi alla Lega. Ora qui non è questione
dei nuovi atteggiamenti e delle nuove al-
leanze tra i partiti : è questione di non
invelenire con nuovi oltraggi e con nuovi
boicotaggi contro questa nostra carissima
Lega Nazionale, che, mentre nulla toglie
agli avversari, si impone, per eloquenza
di sacrificio, alla loro stessa ammirazione.
Mendicare, avidamente, il plauso d'Italia ;
scrivere delle interminabili cantafere per
provare il croatico svisceratissimo amore
alla lingua d'Italia — e poi uscire dai
gangheri e fare un casus belìi perché un
giovanotto ebbe a comperare alcuni vi-
glietti della Lega, — è in verità tal segno
di incoerenza e di povertà politica da
destar compassione.
Conferenze. — Il nostro carissimo
concittadino ed amico, Antonio Cippico,
che un bellissimo nome ha saputo conqui-
stare nel campo delle lettere, parte ai 14
da Londra per l'Italia, a tenervi una se-
rie di conferenze, invitato dalle maggiori
società del regno. Il 17 terrà a Trieste,
dinanzi all' Università popolare, una con-
ferenza su «Walt Whitman» ; il 18, nella
sala della Borsa, una sul «Re Lear». Il
giorno dopo ne terrà una, probabilmente,
a Fiume o a Pola. Ora, essendo così vi-
cino a noi, verrà molto probabilmente an-
che a Zara, a tenervi almeno una delle
sue pregevolissime conferenze.
Di una conferenza. — Si parla
dai giornali di una conferenza che i ve-
scovi della Dalmazia devono avere qui in
materia di glagolito. Ma che cosa hanno
mai da conferenaare, o da arzigogolare uJ-
teriormente? Che cosa hanno più da d v
scutere e da polemizzare? Roma non ha
ed assai chiaramente, parlato ? Jioma IQ!
cuta est, Cam a fin ita.
L' ultima decisione sul glagolito rtón
rimanda i vescovi alla discussione. Li ob-
bliga, semplicemente, alla obbedienza. J2
perchè appunto in atto di disobbedienzn
il famoso elenco delle parrocchie latine
non è stato in tanti anni ancora compj.
lato, la Curia, seccata del lungo, irrive,
rente indugio, ha voluto tagliar corto, dg.
cisamente, sentenziando in modo inappo].
labile.
Ora si ha da fare l' eie vico e non
delle proteste. Ogni discussione è orinai
superflua. Il deciso parla chiaro E VH,
chiaramente applicato: sofipensionc a divini^
ai violatori.
I vescovi rimangano nelle loro s^di
senza affrontare il rigore della stagi^,,^/
Si itvvicina la quaresima ed è tempo J
preghiera, di penitenza, di vita evangoli^,.'
edificante il sacerdozio e i fedeli;
già tempo di polemiche e di intrighi.
II rincaro della carne e d'alt^
generi. — Ci scrivono dalla città e noi
pubblichiamo di buon grado: «Coi primi
di febbraio è incominciato anche nella
nostra città il rincaro della carne di bove
la quale, pesate anche le ossa, costa pre.'
cisamente due corone e più il chilogram-
ma. Il rincaro è determinato dai dazi
proibitivi della Serbia e dalla scarsezza
dei bovi ai soliti mercati ; ma, intanto la
carne diventa un commestibile di lusso per
tre quarti della popolazione. Un povgro
impiegato con cinque o sei figli e la mo-
glie, non può più comperare ia carne ne-
cessaria a l' alimentazione famigliare. Una
volta, almeno, si aveva la risorsa dei
pesce; ma, adesso, sulle porte ideali della
pescheria, va affisso il cartello con le
parole: è vietato V ingresso. Il capriccio e
r abuso si sono sfrenati ed i prezzi sou
tali da far fremere. Il pesce di seconda e
terza qualità a due corone il chilogram-
ma, come, e peggio, che a Vienna. E il
miglior pesce, che potrebbe assicurare una
abbondante alimentazione al popolo, viene
mandato via, senza nessun riguardo. Senza
nessun riguardo i chioggiotti — e nel ri-
cordarli non ho alcun riguardo, perchè mi
sento italiano quanto e forse più di loro —
incassano, sotto gli occhi del pubblico,
centinaia di chilogrammi di pesce che,
catturato nel nostro mare, dovrebbe essere
consumato nella nostra città, mentre in-
vece viene spedito via tatto e col va-
pore. Questa esportazione quasi ostentata
non deve essere assolutamente concessa.
I chioggiotti devono rispondere al com-
pito benefico di una volta di fornire le
nostre città di pesce abbondante e a buon
mercato e non già a quello di fare i traf-
ficanti di pesce a beneficio di altre città.
E suir esportazione di pesce dovrebbero
essere prese finalmente, di comune accor-
do, delle misure atte a garantire, non dirò
il buon prezzo, ma un prezzo relativa-
mente mite al pesce più comune. Una
volta, anche a Zara, si è fatta una specie
di rt'fcrendum sul rincara dei viveri, il
quale ha lasciato il brutto tempo di pri-
ma. Ora le condizioni sono peggiorate. Ora
non è più il tempo di vane parole, ma dì
fatti. Nell'illusorio aumento di qualche
fiorino, molti signori si abbandoneranno
leggermente a spese superflue, le quali,
mi si creda, determineranno un rincaro
ancora più spaventevole. E' venuto il tem-
po, in cui tutti i competenti fattori de-
vono scuotersi e formulare proyeiii di legge
— non voti platonici — per limitare la
sfrenatezza (non più la libertà) del com-
mercio; per imporre dazi sensibili di espor-
tazione sui prodotti locali; per impedire
l'esportazione di pesce e in ispecie da parte
dei chioggiotti; per veder di stroncare
r ascendere vertiginoso, d' anno in anno,
del rincaro dei viveri. Leggi che vietino
sopratutto l'imposizione di prezzi capric-
ciosi, tirannici, a pregiudizio del pubblico
consumatore. Varranno, queste mie parole,
a scuotere 1' apatia osservata in argomento
di cosi grave rilievo? Speriamolo. L.O.»
A proposito dei^li ordini di Ro-
ma ! - Nelle nostre chiese — nonostante
r ultimo decreto riguardante il glagolito
e r uso della lingua slava — de' preti po-
liticanti continuano a far trionfare la pro-
pria volontà politica. Cosi l'altro giorno
nella nostra cattedrale, alle 2 del pome-
riggio, venne celebrato un battesimo in
lingua croata. Si dimentica, come niente
fosse, il carattere secolarmente latino
della chiesa dei nostri padri e si delu-
dono con la massima disinvoltura le re-
centi disposizioni di Roma. Si dovrebbe
una buona volta agire con energia a im-
pedire r abuso. S.»
Nomine. — I praticanti legali Anto-
nio Roje e Pietro Buttazzoni vennero no-
minati ascoltanti giudiziari.
= Gli assolti legali Vincenzo Rubelli
nob. de Sturmfest e Spiridione Valles ven-
nero accolti nel servizio di concetto presso
la locale luogotenenza, e venne a ciascuno
assegnato l'adjutum di annue corone 1000.
Iie liete nozze. — La simpatica si-
gnorina Luigia Bogdanovich di Cittavec-
chia andò sposa al signor Pietro Ruliancich,
valente fotografo in quella città.
= La nostra gentil concittadina Feli-
cita nob. de Strobach andò sposa, a Ho-
henstadt, al signor Riccardo Brass, possi-
dente.
Congratuhizioni ed auguri.
Fortunale nel Quarnero. — Mar-
tedi, causa il fortunale di bora,-il Quar-
nero era tutto una schiuma. Dal semaforo
di Porer fu visto passare un solo battello,
che era della Società Cosulich, e che in
certi momenti era addirittura coperto dalle
onde.
Il piroscafo lloydiano «Gralatea» proferì
fermarsi u Pola dove giunse martedì sera.
II «Gralatea» ha tentato di riprendere il
mare mercoledì mattina, dopo 3e 5, ma, a
quanto veniamo informati, es^o si trovava
genda non lo segnò delle soste al mio pe-
?egriuare?... E lo scoglio presso Daino."...
— E che fa l'Istria verde? dorme essa
ai ruggiti del suo Qaarnero? L.'latna,
ricca di rigoglioso olivo, di quel! olivo
che Riccardo Pittori cantò... e che po-
trebbe, con pensiero tutt' altro che scor-
tese, offrire l'aurea più pura stilla alla
fiamma eterna?
— E dov'è Zara? e la Dalmazia che
£u pur culla a due grandi commentatori
del mio poema: a Tommaseo e Lubin?
SI
Da ^Carmen" ad „Adriana".
(StolloHcini di oronaca teatral. ).
Se in «Carmen^ Dalia Bassich .iveva
saputo affascinare quella parte colta di
pubblico, atta ad appre/.zare il valore ar-
tistico di un interprete conscienzioso ed
intelligente, in «Adriana» essa ha voluto,
saputo e potuto conquiderlo tutto. Ed un
{tlauso unanime, un coro collettivo di lodi,
ha salutato la intelligente artista, la donna
intellettuale, compensandola ad usura di
quel po' di freddezza — dovuta a tante
circostanze — con la quale venne accolta
la prima sera del sao debutto su questo
teatro. Freddezza, però, che il fuoco del-
l' arte sua ha fatto ben subito sciogliere.
Carmen ed Adriana! Due tipi, due pas-
sioni, due caratteri, duo opposti ! Gritana
r una ; commediante l'altra ; bohemiens en-
trambe. Carmen la rude, la selvaggia, la
felina ; femmina più che donna ama nel-
l'uomo il maschio, il maschio soltanto; A-
driana mite, buona, gentile, spensierata tal
volta, ma donna, esclusivamente donna an-
che nei suoi capricci, anche nelle sue de-
bolezze, ama l'arte per l'arte, 1' uomo per
l'uomo, e di questi due amori riuniti essa
ne fa la passione intensa, predominante della
sua vita. L' amore lussurioso di Carmen dà
brividi, spasimi, avvelena, uccide e si fa
uccidere per gelosia, da un uomo ; quello
di Adriana non avvelena, no, nè uccide,
ma si fa avvelenare ed uccidere dalla ge-
losia di una donna 1
Dati questi due caratteri, tanto dissimili
fra loro, si comprenderà di leggeri quanta
difficoltà ci sia, e quale arte abbisogni,
per una giusta interpretazione.
Dalia Bassich, forte ed eletta tempra di
artista, musicalmente intelligentissima, sce-
nicamente conscienziosa, ci ha riprodotto
sulla scena — curandone minuziosamente
ogni e più piccolo dettaglio — vivi, veri, pal-
pitanti ed umani questi due tipi di donna,
procurandoci in tal modo quel godimento
intellettuale che solo le grandi artiste sanno
accordare ai pubblici favoriti. La "sua voce
dolce, calda, omogenea, se anco non troppo
voluminosa, più che non in «Carmen» (sa-
crificata un po' dalla tessitura dello spar-
tito) ha potuto assai meglio emergere
farsi apprezzare in «Adriana».
Checché ne dicano i superuomini, gli iper-
critici, che qui da noi pullulano come
fanghi dopo una pioggia, ben poche artiste
liriche, anche fra quelle che vanno per la
maggiore, potranno e sapranno dirci meglio
della signorina Bassich e VHabanera della
«Carmen» e la Caneone dei fiori delia «A
driana». Egli è perchè Dalia Bassich, non
solo dice e canta quello che sa, ma sa
quello che canta e dice.
Festeggiatissima, applaudita, evocata do
po ogni atto al cosi detto onor della ri
balta, richiesta con insistenza, ogni sera
del bis della Canaone dei fiori (molto sa
pièntemente non accordato) Dalia Bassich
lascia in noi un dolce e caro ricordo : quello
di una artista perfetta, in tutto il senso
della parola, e fra noi la certezza di uno
splendido avvenire, serbatole sulle infide
scene del teatro lirico. La sua intelligenza
l'arte sua, la voce, il suo eccellente metodo
di canto glie ne danno bene il diritto. *
» «
Su gli esecutori stendiamo un pietoso
velo. Noterò il baritono Fratoddi, u.i di-
screto Michonnet, fosse un po' troppo mo-
notono, e tal volta un po' preoccupato. Il
tenore Nemi Benedetto, un conte di Sas
feonia... A proposito di questo tenore... Be
nedetto, gli darò un consiglio. Con la voce
che mamma natura gli regalò, egli do
ivrebbe cominciar a... studiare, e poi con
tinuar a... studiare, almeno fino a che abbia
appreso il modo di non... calare.
Sarebbe tempo ormai che certi giovani
cantanti si persuadessero che per calcare
decorosamente le scene liriche, la sola
voce non basta. Se la buon anima di papà
Rossini s'accontentava un tempo che
cantanti possedessero tre v, cioè voce, vo
ce e voce, al giorno d'oggi il pubblico
pretende oltre la voce e in certi casi, an(!or
più della voce, da un cantante tre a, arte
arte ed arte. 11 presentarsi alla ribalta
per buttar fuori tre o quattro si bemolli
squillanti, o magari un do sopra acuto
lungo mezzo chilometro, e non esser buoni
poi di fraseggiare il meno cagnescamente
possibile un paio di battute, saran cose
eccellenti per il pubblico dei... loggione
ma per chi capisce qualche cosa, le son
boiate beile e buone. Senza un ragionevole
metodo di canto, senza un lungo e laborioso
stadio, non si arriva a nulla, nè si ot
tiene nulla. E se, puta caso, per una di
quelle fortune che nella vita toccano agli.,
orbi, si arriva, anche impreparati, a darla
da bere al colto, pur troppo, dopo un
tempo assai breve la voce comincia a far
cilecca ed allora... buona notte sonatori
si è belli che spacciati.
Tutti sono unanimi nel lodare il maestro
concertatore Sigismondo Arturo. Non posso
nè debbo mettermi contro corrente; e per
conseguenza gli do tatto il mio plauso. «
«c *
Martedì a sera a richiesta generale, al-
meno cosi diceva il manifesto, si è avuto
una ripresa di «Cavalleria», coi relativi
« Pagliacci»,
H<) avuto cosi il piacere (condiviso an-
che dal pubblico) di riudi're e rivedere
un'altra eletta, gentile e splendida can-
tante, Isabella Gruner, la qua e nella parte
di Santuzza emerge e per bellezza di voce
pastosa e squillante e per... formosità della
persona giunonica.
Una Santuzza ideale, che non si capisce l yxm nel nostro teatro
come mai possa venir tradita da un lu- | noi
riddu qualunque. .
Attendo di riudirla in 8iber%a, che
darà fra alcuni giorni, per parlarne più a
lungo, e, come spero, dirne... ogni bene
possibile.
• *
Un tenore che è stato forse un poco
trascurato dal pubblico (probabilmente
perchè non smania, non si contorce come
un epilettico, e non vocia come... un ca-
gnaccio a catena) è il signor Carlo
Carlini, artiste correttissimo, si(mro, into-
nato ed intelligente. La sua voce, che ha
il difetto di essere un po' appannata, è
però di timbro gradevolissimo, e le sue
acute sono limpide e squillanti. Dice e
canta con molto sentimento e finezza di
arte. Dunque? Mah!...
Il signor Carlini si persuada che quelli
che capiscono qualche cosetta di musica,
lo ebbero e lo sanno molto bene apprez-
zare, e per il suo canto e per la sua arte
scenica, eccellenti entrambe.
Spalato, novembre 1907. a. f.
Jt Corriere Ma provincia
Da Spalato.
Società del Bersaglio. — Questo
fra i più vecchi dei nostri sodalizi ha
organizzato sabato a sera una lieta cena
pei suoi soci, che convennero numerosis-
simi. Fra la più schietta concordia ed al-
legria vennero cantati i nostri inni ; fu-
rono pronunziati vari discorsi tutti ispi-
rati all' amor di patria ed alla solidarietà.
Nò fu dimenticata la Lega nostra, chè un
discreto importo venne raccolto durante
la cena. Dopo la mezzanotte i convenuti
lasciarono i locali sociali con la più lieta
impressione.
Corte d'assise. — Ieri (12) comin-
ciarono sotto la presidenza del consiglie-
re aulico Petrich i dibattimenti d' assise ;
il primo accusato fu riconosciuto colpe-
volo di stupro e condannato ad un anno
e sei mesi di carcere duro,
Fra i processi vi sono due per omici-
dio e parecchi altri di minor importam'.a.
= Martedì e mercoledì si tenne il di-
battimento in confronto di Giovanni Ka-
laisich e Stefano Schero, accusati di cri-
mine di furto perpetrato a Sesevica, a
danno di un negozio. Presiedeva il cons.
Palcich, pel P. M. il dott. Stambuk. Gli
accusati in base al verdetto andarono as-
sisti. Ieri ed oggi sotto la presidenza del
cons. de Tartaglia si tenne il dibattimento
in confronto di Luca e Matteo Lonciar
accusati di truffa a carico dei propri fra-
telli. Pel P. M. il sostituto procuratore
de Grisogono. Il dibattimento venne ag-
giornato.
Sg:ombero forzoso dal... teatro.
— Mercoledì a sera doveva darsi a teatro
la quarta rappresentazione dell' «Adriana
Lecouvreur» col nuovo tenore Arioda^te
Quarto annunziato già alla mattina nei
manifesti con tanto di lettere cubitali
quale miracoloso salvatore di (juesta me-
schinissima e pericolante stagione d'opera.
Senonchè giunto appena alla mattina con
un mare burrascoso ed accortasi l'impresa,
un po' in ritardo, che il Quarto neppur
aveva nel suo repertorio 1' «Adriana» ed
abbisognava perciò di prove, lo sostituì
alle 6 di sera col tenore che finora cantò
r «Adriana», il signor Nemi, accampan-
do la solita improtwisa indiapozisione del
Quarto. All' ora stabilita convenne a teatro,
come al solito, un pubblico abbastanza
numeroso; scoccano le 8, non si comincia;
la galleria s'impazienta, comincia a batter
le mani, scoccano le 8 e mezzo, non si
comincia, Finalmente comparisce un com-
primario che invita più o meno garbata-
mente il pubblico ad abbandonare il teatro,
poiché per improvvisa indisposizione del
signor Nemi la rappresentazione doveva
esser sospesa. Una salve di sante fischiate
accolse questa comunicazione e fra le pro-
teste generali lo spettacolo ebbe questa
fine tragicomica e indecorosa verso le 8
e tre quarti. E indecoroso è stato il com-
portamento dell' impresa che in un mo-
mento d'incoscienza ha cieduto di poter
disporre a discrezione del pubblico, già
molto tollerante e paziente ; ma neppure
la direzione teatrale può andar esente di
colpa e di biasimo chè essa in prima linea
ha da frenare e tener all' ordine l'impresa,
quando (questa non sa fare il suo dovere,
il pubblico ha protestato, ha fischiato j e
non ha fatto molto per l'atto scortese.
Da Ragusa,
Decesso. — Il nostro concittadino,
l'esimio signor Antonio Kasnacich, capi-
tano d'infanteria in ritiro, dimorante a
Gorizia, è stato colpito da grave disgrazia
colla perdita dell' amatissima suocera, che
fra le braccia dei suoi cari spirò placida-
mente domenica scorsa verso mezzogiorno.
Nata a Trieste il 22 luglio 1821 dal greco
Caravella e dall' italiana Picin, era assai
nota in quella città 60 anni or sono sotto
il nome «la bella greca», che poi si distin»
gueva per rara modestia, bontà e digni-
tosa riserbatezza. Ed anche ora chi la
vedeva nel suo letto di parata, addormen-
tata al sonno eterno, vestita in seta nera,
esclamava: come è bella! E sia pace alla
sua beli' anima e vadano ai desolati con-
giunti le più sentite nostre condoglianze.
Pro liCga. — La grande veglia ma-
scherata a vantaggio della Lega nazionale
qui è stata fissata per domenica 8 febbraio
1908 nel teatro Sonda; e fervono già i
preparativi da parte del comitato e spe-
cialmente delle signore e signori per la
mostra dei regali, che sperasi riuscirà
anche questa volta ricchissima.
Da Sebenico,
Teatro Mazzoleni. — Vi è grande
aspettativa perle rappresentazioni straor-
dinarie che darà la compagnia di operette
I snccessi ot-
tenuti dalla compagnia nei principali tea-
tri d'Italia e al vostro Verdi sono^ garan-
zia che la breve stagione avrà un' ottima
riuscita.
L'impresa ha fatto una rèclame «ameri-
cana» come mai si vide a Sebenico.
Il nome Angelini si legge sulla facciata
del teatro a grandi lettere Eormate da lam-
padine incandescenti che si accendono suc-
cessivamente.
La prima rappresentazione avrà luogo
uogo lunedi 18 col «Vice Ammiraglio»,
indi martedì e mercoledì «Geisha», giovedì
«Piccole Michu», venerdì «Cicala e for-
mica», sabato «Augellin bel verde» e do-
menica ultima recita coli'operetta che a-
vrà maggiormente incontrato il favore d jl
pubblico. L' orchestra di 34 professori sarà
costituita in parto dai migliori suonatori
e dai maestri di tutte le società musicali
di Sebenico e da parecchi professori scrit-
turati da fuori. Pervengono domande di
prenotazioni dalle borgate vi(ìine. Tutte
le operette sono nuove per Sebenico. Si
prevedono sette allegre serate.
Da Traù.
Cose comanali. — Ed eccomi ancora
a voi, tornando ancora una volta a quel con-
sigliere dalla proposta sommaria del voto
di fiducia : le ha ormai per stantia abi-
tudine e gli vennero anche aspramente
rimproverate, anni or sono, nei pubblici
giornali da uno degli stessi suoi odierni
favoriti (strana combinazione !), il quale
allora giustamente osservava : che le pro-
poste sommarie fanno sorgere il sospetto
che ci sia l'intenzione di affrettare e car-
pire r approvazione del Consiglio, senza
lasciar allo stesso il tempo necessario per
la disamina. Tornando dunque a quel
consigliere, quantunque, alquanto imbro-
giandosi, si confessasse animato di carità
cristiana (meno male) noi intanto gli os-
serviamo che egli, con quella proposta, ha
alquanto arbitrato del suo mandato, perchè
ci voleva un po' di quella carità anche pei
suoi elettori, ai quali, come predicava
allora però quando non era convenuto
causa — quell'odierno suo protetto, non
avrebbe certo dispiaciuto un po' di discus
sione a tutela dei loro interessi. Ma quel
che è più grave ancora si è che, allo scopo
di salvare la situazione, egli in quella sua
proposta di un voto di fiducia all' intiera
amministrazione, facendo dunque un pa-
sticcio maccheronico di podestà e asses-
sori, egli si è fatto giuoco del pubblico
ed ha coinvolto nello sgoverno gli asses-
sori, di nuli'altro invece colpevoli se non
se di aver, per una vana carica forse, sof-
ferto un avvilieate servilismo dall' auto-
crazia la più assoluta, come essi stessi
ebbero a stigmatizzarla pubblicamente.
E in verità se fcii badi a quelle accuse
dei giornali, si deve convenire che quelle
erano dirette alla sola persona del podestà
il quale, come lo sa tutto il paese e io
sapevano i giornalisti, le chiavi della cassa
comunale, quasi si trattasse di una sua
esclusiva proprietà, ei le teneva sempre
addosso, come si tiene un amuleto, e che
perfino nelle di lui lunghe assenze dive-
nivan sue indivisibili compagne di viaggio,
mentre agli assessori appena era concesso
di annusare le pareti esterne di detta cassa.
Che gli affari anche di grave importanza
venivan decisi a proprio capriccio ; che
nemmen uno degli assessori, in sua as-
senza, ardiva firmare atti anche i più in-
concludenti.
E in prova di ciò valga, che all' asses-
sore B., per aver firmato nell' assenza del
podestà un certificato, che non ammetteva
indugio, ad una indigente e gravemente
ammalata vecchia peli'Ospitale di Sebe-
nico, ove anche la misera, dopo pochi
giorni, vi mori ; che all' assessore M. per
aver anche in sua assenza firmato un' at-
testa Jone affatto inconcludente pel locale
giudizio, per queste loro oh I tanto gravi
ed indebite ingerenze, i predetti due as-
sessori, dal podestà, al suo ritorno, sof-
fersero tale tirata d'orecchi, che qualunque
padrona di casa si sarebbe ben guardata
dall' infliggere, anche per grave trasgres-
sione, all'infima sua guattera.
E perchè si sapeva che nell' ormai fa
mosa asta di qael mosto comunale si ap
piofittò della miopia dell' assessore C. come
è anche noto.
Comprendiamo però che non a tutti
dato r animo per una consimile proposta
perchè colle ire di Madirazza non si scher
za impunemente, come ne abbiamo avuto
anche una prova nella stessa ultima se-
duta.
Quel medesimo consigliere, sacerdote
per ottener almeno una concessione, prò
pose che, invece a intervalli di anni, ve-
nissero tenute le sedute comunali ogni tre
mesi come la stessa legge lo prescrive
Ed avendo sbirciato che il solito buratti-
naio, fratello al podestà, dava ad un con
sigliere il segnale di diniego a questa prò
posta, semplicemente gli osservò che non
era lecito imporre al libero voto il proprio
capriccio. E per ciò solo il beneviso bu-
rattinaio alzò il gomito per colpire di un
manrovescio il volto del sacerdote, la di
cui imperturbabilità però disarmò il brac-
cio dell' eroe di novo conio.
Ecco dunque come al nostro Comune,
ove impera il dispotismo e h prepotenza,
i più sfrenati, non sia possibile ad un ga-
Iptuomo far vibrar la sua voce in sol
lievo d'un popolo oppresso e dissanguato.
Ma noi da qui, donde possiamo dir tutta
le verità, concluderemo per oggi colle
stesso parole di uno dessi, di Frano Ma
dirazza, che in altri tempi ed in altre cir-
costanze, camuffandosi da tribuno, agi.
amici d'oggi lanciava dai pubblici giornali ;
«Tutto (juesto ho voluto render di pub-
blica ragione onde l'intera provincia e
tatti gli onesti sappiano conje uomini sfron-
tati, sotto il manto del sacro principio
nazionale, impadronitisi della cosa pub-
blica, non tollerino la più giusta censura,
mentre invece stanno al di sotto di qua-
unqae critica». Un coniribuenie.
Da Arbe.
Xote di progresso. — Addietro
qualche tempo fu il prof. Schrotter tra noi
ed ancora una volta — dacché fu qui al-
tre volte — s' innamorò delle nostre bel-
lezze naturali, delle nostre splendide po-
sizioni, del nostro clima, del nostro mare,
e, pare, abbia ideata 1' erezione d' sa-
natorio, acquistando il bosco Dundo dal-
l' erario.
Altri capitalisti di Vienna e d'aìti>i o x.
per iniziativa della società del conte H
rach e degl' impiegati di Vienna, saieh"
bero intenzionati di erigere due alberghi
campo Marzio ed a Campofronte, ver»''
cessione gratuita dei relativi fondi A
parte del Comune. ^
E' certo che il nostro paese va acqui,
stando sempre maggiori attrattive pei f^j"
restieri: due simpatici signori di Zara
fecero già acquisto di due case : forestieri
quest' anno ne ebbimo numerosi ed altr"
furono sconsigliati di venire per ruaucaul
isa di alloggi.
Il nostro Comune deve sorreggere qu^.
e iniziative ed Arbe avrà un beli'avve ste
nire.
La lotta per V Università italiana.
Hiprendiamo la, cronaca degli avveni-
menti. Le notizie che pervengono dai centri
universitari si fanno stsmpre più gravi^ ed
a Graz fu sparso anche del sangue. E la
responsabilità di tali fatti e di quelli che
potranno in avvenire succederò non può
essere che addossata al governo, il quale
ancora non vuole rendere giustizia agli
italiani.
A Vienna, dopo che gli studenti acca-
demici italiani comunicarono alla stampa,
che le dimostrazioni sul suolo accademico
non sono dirette contro alcuna nazionalità,
non successero conflitti. Il rettore dell'uni-
versità, in seguito alle proteste degli stu-
denti italiani, fece togliere dalla tavola
nera il proclama offensivo. Frattanto gli
studenti tengono un contegno d'aspetta-
tiva. Fra i deputati italiani liberali, so-
cialisti e clericali fu raggiunto 1' invocato
accordo.
A Graz le cose andarono ben altri-
menti, sia per lo sleale contegno del ret-
tore Sanausek, sia [ler l'ingiustificato con-
tegno minaccioso assunto dagli studenti
tedeschi, i quali per i primi cominciarono
ad insultare i nostri studenti si da pro-
vocare un conflitto sanguinoso. Infatti,
giovedi mattina dal nostro corrispondente
di Graz, ricevevamo il seguente telegram-
ma, che, affisso alle parte della redazione,
produsse vivissima indignazione nella cit-
tadinanza: «Alle sette di mattina l'in-
gresso dell' università fu chiuso da due-
cento studenti italiani. AUe otto gli stu-
denti tedesAi in numero di mille, com-
patti, diedero un furibondo assalto. Il pri-
mo attacco fu vittoriosamente respinto ;
molti tedeschi sanguinanti caddoro aterrd.
Cinque minuti più tardi avvenne una mi-
schia sanguinosa: circondati da due parti
gi' italiani piegarono. Rimasero feriti leg-
germente dieci studenti italiani; i feriti
tedeschi vennero condotti all' ambulanza
medica. Gli studenti italiani, cantando e
gridando, fecero una passeggiata dimostr.i-
tiva per la città e fischiarono sotto il pa-
lazzo del governo.»
^ A Vienna, come abbiamo detto, 1' a-
gitazione è momentaneamente cessata per
attendere il risultato delle trattative in-
traprese da tutti i deputati italiani con
il presidente dei ministri barone de Beck.
Una deputazione di studenti si reeò gio-
vedi dal rettore por rinnovare la doman-
da di riparazione per l'ingiurioso mani-
festo. In assenza del rettore, gli studenti
furono ricevuti dal segretario, il quale
assunse a verbale la loro protesta, sog-
giungendo che il rettore si è già dichi^i-
rato disposto a ritirare le frasi ingiuriose
purché r ordine non venga turbato.
Gli studenti accademici poi tennero alla
sera un' adunanza nella quale votarono,
fra grandi acclamazioni, un plauso ai loro
colleghi di Graz per il loro strenuo con-
tegno nel propugnare il rispetto dei lor >
diritti.
= Gli studenti italiani mandarono alla
stampa un comunicato in cui dichiarono
che il postulato della creazione d' una u-
niversità italiana è un postulato di coltu-
ra, che i loro fischi erano diretti al se-
gretario, ai bidelli, ai servi che cercavi-
ne di prendere i nomi degli studenti ita-
liani, che il corteo dimostiativo era di
retto contro il governo, che respingono
r accusa nelle loro file aver partecipato
alle dimostrazioni anche non accademici,
che non fecero dimostrazione contro il
politecnico e che gli studenti italiani fo-
riti sono complessivamente diecisette.
= Abbiamo da Graz, in data del 14:
«Quanto avvenne nelle giornate di lu-
nedi e mercoledì vi sarà ormai noto dai
giornali. Ed eccomi a darvi una breve re-
lazione sulla vera battaglia eh'ebbe luogo
oggi. Il rettore, come già sapete, fece nn
repentino voltafaccia, cambiando in modo
sleale il suo contegno verso di noi. E per
questo si decise di far sospendere anche
oggi le lezioni, impedendo l'accesso alla
università. Alle 7 di mattina ci radunam-
mo dinanzi ad una porta laterale, l'unica
ch'era aperta. Verso le 8 gli studenti te-
deschi incominciarono ad affluire da tutte
le parti, ma finché si trovavano in numero
pari 0 poco superiore non osarono affron-
tarci. Finalmente verso le 9 in numero da
cinquecento a seicento ci strinsero da tutte
le parti, assalendoci rabbiosamente. S'im-
pegnò una zuffa veramente terribile e fe-
roce. Colpi di bastone e di box volavano da
tutte le parti ; da molte teste il sangue
colava copiosamente e moltissimi furono
gettati a terra. Dopo qualche tempo so-
jrafatti dal numero ci ritirammo dietro
^università, e compostici in corteo per la
Zimeadorfgasse ed il Parco ci riducem-
mo sotto il palazzo luogotenenziale custo-
dito da un forte cordone di guardie.
Fischi ed imprecazioni altissime parti-
rono ali indirizzo di chi è la causa prima
di questi disordini. E poi al canto dei
nostri tatidici inni ci dirigemmo al nostro
«Circolo», per scioglierci tosto. I feriti
tra gli studenti Italiani più o meno gra-
vemeate 3ono una ventina. 1 tedeschi eb-
bero cinque feriti gravemente e moltissi-
mi leggermente.
Due sale dell' università furono conver-
tite in ambulatori, i oarri deU'ambulaaza
medica trasportarono alcuni tedeschi al-
l'ospedale. Telegrammi giunti da Vienna
ci consigliano sospendere domani l'agitazio,
ne, per attendere la risposta del governo».
= Come abbiamo annunziato, i deputati
italiani attrovantisi a Zara, in nome del
club dietale, hanno diretto un vibrato te-
legramma al ministro dell' istruzione dott.
Marchet, con cui deplorano che dopo sì
lunga attesa non sia stato ancora concesso
nemmeno il già promesso riconoscimento
dogli studi superiori nel regno d'Italia,
pel quale ad unanimi voti s'era espressa
la dieta dalmata, inducendo cosi la gio-
ventù universitaria italiana all'attualo mo-
vimento in tutela del proprio diritto, che
svolgesi tra l'ingeneroso osteggiameatq
degli studenti tedeschi.
1 deputati dichiarano di attendere fer-
mamente che il niinistro con la sollecita
concessione dell' invocato pareggiamento,
vorrà almeno parzialmente corriiipondere
al diritto degli italiani di conseguire l'i-
struzione superiore nella propria lingua
e cosi garantire un regolare e pacifico
progresso nei loro studi.
I deputati inviarono poi un fervido sa-
luto agli studenti di Vienna e di Graz,
costretti a si aspra lotta per conseguire
la soddisfazione del loro diritto, e telegra-
farono anche ai deputati italiani al par-
lamento, esprimendo plauso per l'azione
intrapresa m favore dei nostri studenti e
del poitulato universitario.
= La parola di uno studente. Uno stu-
dente nostro concittadino ci manda uqa
lunga lettera, dalla quale stralciamo:
«In Austria, dove da moltissimi anni
vige la costituzione, dove s'impone un ag-
glomeramento di codici, pullulanti di leggi
ed ordinanze che assicurano e difondono (!)
i diritti di tutte le nazionalità, dove una
legge fondamentale dice che «tutti i sud-
diti hanno il diritto di studiare nella pro-
pria lingua», in Austria, ripeto, il mondo
civile nè sa nè può comprendere come
mai si possan commettere inaudite ingiu-
stizie e da parecchio tempo si opprima e
si perseguiti una nazione colta, che dopo-
tutto non fa che ricordale al governo il
suo dovere.
Comizi, assemblee, interpellanze e lotte
sanguinosissime per 1' università italiana
a Trieste, approdarono a nulla. Il governo
non si commuove punto di fronte agi' itn»
mani sacrifici che tutt' ora compie la gio-
ventù italiana. Nella sua parzialità pro-
tegge soltanto sul campo universitario il
megalomane tedesco, che con ogni mezzo
tenta di soffocare la nazic ne italiana, che
le nega ogni diritto, che dovunque la per-
seguita. A settentrione c' è la Germania ;
ed i ministri austriaci, più o meno, sof-
frono simpatie bismarckiane e sanno rice-
vere r imbeccata.
E ancor dicono essi che gì' italiani sono
gl' irredentisti: «die grossten Feinde Òster-
reichl» Ma quando essi fecero sventolare
il tricolore italiano sulle pubbliche vie,
come anni fa, durante una festa teutonica,
sventolava ìl tricolore tedesco-germanico
sulle case della città di Graz?
I tedeschi spadroneggiano dovunque e
alle altre nazionalità che non si lasciano
soffocare vien tutto negato. Il parlamento
sonnecchia, i ministri se l'intendono fra
loro, mentre il povero popolo grida e
piange...
E, dovendo parlare dell' università ita-
liana, domando : perchè il governo non ce
la concede ? Perchè i tedeschi devono avere
cinque università, mentre gli slavi, che
superano il loro numero, ne hanno di meno,
mentre agi'italiani, sebbene numerica-
mente inferiori, non è concesso nemmeno
di frequentare e studiare agli atenei del
regno? Perchè non deve sorgere l'uni-
versità italiana a Trieste?
La risposta a queste ingiustizie non la
trovate nei codici, nè in alcun'ordinanza,
e, frattanto, la persecuzione contro gì' ita-
liani è sancita dalla connivenza dei mi-
nistri.
E cosi gl'italiani sono costretti a fre-
quentare università tedesche, dove vengono
malmenati, dove si fanno loro sopportare
le più torti umiliazioni, dove devono stu-
diare in una lingua che non appresero
dalle loro madri. Studenti, professori e
rettori tedeschi, dichiarano che le loro
università sono «tedesche» e non austria-
che e che il carattere ne deve essere in-
tatto.
. Ma le università non sono forse «impe-
riali e regi istituti» nelle quali non deve
tarsi distinzione di nazionalità; nelle quali
— come bene scrisse ieri un professore
nella «Tagespost» di Graz — «tutti gli
studenti dell'Austria hanno i medesimi di-
ìi q««li non si dovrebbe cantare
la «Wachtam Rhein», inno degli irreden-
tisti teutonici?
E se i tedeschi, in barba alle leggi au-
striache, non vogliono riconoscere agi' ita;
liani il diritto di esser loro pareggiati
la vertenza difficilmente potrà avere
una soluzione di carteggio diplomatico.
Nè l'alleanza anglo-giapponese può
affidare molto sul pensiero nipponico,
più preoccupato di aprirsi una via di
potenza primaria, che di accettare le
novelle teorie pacifiste, facenti capo
alla teoria degli arbitrati. Tutte le
giovani nazioni che escono da un le-
targo di silenzio, che abbiano dato
prova di fortezza militare e di criteri
strategici, logicamente non possono sof-
fermarsi su quello ohe con giusto ra-
ziocinio si soffermano i paesi cui pre-
me estendere la loro potenzialità eco-
nomica interna innanzi ad una proba-
bilità di guerra. Questo è precisamente
il caso del Giappone, maestro del resto
nel sapere dissimulare il suo preciso
obbiettivo, come io ho potuto consta-
tare personalmente alla vigilia della
guerra con la Russia, conversando con
V attaché militare del regno mikadiale
a Roma, colonnello Kùrada Torasukée
che si sforzava, per ordini ricevuti, di
dimostrarmi, affinchè io lo pubblicassi,
l'intenzione pacifica del suo governo,
per risolvere le questioni con Y impero
dello czar. Il Giappone è il regno asia-
tico che per cinquant' anni consecutivi
ha avuto la costanza di seguire ogni
progresso militare delle forze europee
e prepararsi al suo momento di espan-
sionismo. La sua fanteria è l'ideale
di qualunque esercito per forza e per
resistenza : la sua artiglieria ha i can-
noni la cui perfezione può essere in-
vidiata da qualunque potenza europea
e lo stato maggiore ha fra i suoi uf
ficiali uomini che possono competere
per coltura tattica e storica con il più
abile generale germanico, inglese ed
italiano. Conscio di questi mezzi stra-
ordinarii, fiducioso appunto nei suoi
crediti economici in Inghilterra, avente
le sue buone ragioni per assecondare
ogni volontà nipponica, ecco che il sgo-
verno giapponese sa bene di andare
incontro a probabilità di vittorie che
possono accrescere la sua potenza e
l'ammirazione nell'Europa che certa-
mente fissa — con occhio vigile, attento
- r avanzata del regno asiatico, pochi
anni fa solo conosciuto per le sue
chincaglierie ed i suoi ombrellini ..
Cosa dirà questo nuovo alitare guer-
resco agli apostoli del pacifismo? Di
questo nessuno se ne preoccupa, nè se
no può preoccupare. Per quanto sforzo
volonteroso faccia la nostra psiche per
foggiarsi un mondo ideale, la storia
rimane sempre a ricordare bruscamente
come fin quando c'è vita c' è lotta,
finché nazioni esistono esisteranno con-
flitti, la cui soluzione non può stare
in una pagina d'incarto diplomatico, ma
ci vorrà l'intervento delle armi. Può
deplorarsi questo in nome del concetto
umanitario, ma è fatale che l'umani-
tarismo debba rimanere eternamente
contro alla logica degli eventi e delle
cose di questa terra...
Tutto ciò previdero gli storici tede-
schi ed italiani, che si affacciarono
sulle vie di questo secolo: secolo di
conquiste economiche, di scoperte, ma
anche di ribellione di popoli oppressi
e di razze nuove che vogliono il loro
sopravvento sui popoli antichi. E la
lotta delle razze, abbinata ad interessi
espansionisti, sarà lo spettro che farà
dileguare i sogni radiosi dei sacerdoti
della pace, da Giacomo Novicow al
premiato di Nobel E. T. Moneta...
Des Grieux.
dui WorJchouse, poi la neghittosità affamata
del parco, della banchina, del sottoscala,
finché il policeman inciampa nel corpo ina-
nimato del povero vinto.
Ora sembra che i disoccupati londinesi
i quali sono legioni, non vogliano accon-
ciarsi alle gravi sofferenze dell'inverno
indumento, senza tentare di strappare alla
società inglese ed al governo, che la rap-
presenta, qualche provvedimento che non
sia il WorJchouse, giustamente aborrito. Ma
che fare?
C è bensì una legge per recare qualche
sollievo ai disoccupati, nel senso che il
governo è autorizzato a porgere piccoli
sassidi di denaro a speciali comitati, alla
condizione però che questi stessi ricevano
corrispondenti fondi da pubbliche sotto-
scrizioni.
Ma sussidi e fondi vengono limosinati
con tal parsimonia da costituire quasi una
irrisione, e Londra si prepara a darci an-
che quest'anno lo spettacolo delle sue fo-
sche turbe di disoccupati questuanti per
le vie, dietro i grandi labari neri recanti
le consuete scritte imploranti, di cui le
parolo: pane, lavoro e rivoluaione formano
sempre la trama.
A questo spettacolo doloroso ed impres-
sionante nessuno crederebbe logicamente
di poter assistere nella ricchissima me-
tropoli del più ricco e vasto impero del
mondo, ma pure è cosi, ed il fenomeno
è perciò di tanto più degno di asserva-
zione e di studio.
I suoi insegnamenti sono terribili.
Duo pr-ooo^^i.
Anche il processo contro i firmatari
del famoso manifesto di Viborg, cioè
del manifesto lanciato dai liberali —
chiamiamoli cosi in blocco — della
prima Duma dopo lo scioglimento di
questa, è finito: ed è finito con la con-
danna di 165 fra i 167 imputati a tre
mesi di fortezza. Per arrivare a questo
il magistrato di accusa e quello giu-
dicante dovettero ricorrere ad una fin-
zione: immaginarono, in altre parole,
che tutti i 165 avessero, non soltanto
firmato il manifesto, ma anche coope-
rato a diffonderlo; il che era vero
soltanto per 13.
Preghiamo di riflettere che la diffe-
renza non è piccola. Se non fossero
stati considerati come diffonditori del
manifesto che i 13 i quali veramente
potevano essere imputati di ciò, ai ri-
manenti 152 si sarebbe applicato l'ar-
ticolo 128 e non il 129; e con l'arti-
colo 128 ai tre mesi di fortezza non
sarebbe venuta ad aggiungersi la per-
dita dei diritti civili. Ora sembra che
il Governo abbia premuto sul tribunale
appunto per raggiungere questo intento
ed escludere i 152 da qualsiasi proba-
bilità di «candidare» per l'elezione
ad una futura Duma. Probabilmente
interverrà la grazia ; lo stesso magi-
strato d'accusa dovette, dorando un
poco la pillola, riconoscere la nobiltà
di intenti dei condannandi. Ma la grazia
non basta a far riacquistare i diritti
civili; non produce che il benefizio di
non iscontare la pena. Per distruggere
tutti ^li effetti della condanna occor-
rerebbe una legge. La proporrà Sto-
lypin ? Se la proponesse, è certo che la
terza Duma — quantunque così di-
versa dalla prima — la approverebbe.
Può darsi però — dicono — che la
proponga in vista della brutta impres-
sione destata dalla coiiddinna in massa
e dal dubbio che risponda al principio
della legge un processo fatto in Russia
per un reato commesso in Finlandia.
Comunque sia, l'importante della
cosa sta nell' andamento stesso che
ebbe il processo, il quale, tutte le
volte che le porte non rimasero chiuse,
fu, da parte degli imputati, una elo-
quente e calorosa rivendicazione di
principi liberali, sì, ma non sovversivi,
meno che da parte dei socialisti. Se,
di fronte a ciò che va mostrando di
essere la terza Duma, si fosse dal go-
verno desiderato di fare una specie di
corso d'istruzione politica al popolo
»U quel che di canzonatorio è venuta
diventando la famosa costituzione lar-
gita dall' imperatore, veramente non si
sarebbero potuti scegliere nè una uni-
versità, nè una cattedra, nè un gruppo
di professori più adatti. La fine del
processo e la pronunzia delle condanne
non hanno prodotto, sia pure, nessun
movimento; ma si tratta di impressioni
morali che, appunto, non operano su-
bito e sono tanto più gravi in quanto
nella coscienza pubblica depongono co-
me una semente che darà a tempo de-
bito il suo fiore e il suo frutto.
Il vergine Stolypin non è già de-
stinato a durare in eterno. Il processo
contro i firmatari del manifesto di Vi-
borg ha, in fondo, provato che non si
trattava, nella maggioranza della ])ri-
ma Duma, di gente che pensasse a
mettere a soqquadro la Russia e a
scalzar le basi del suo regime monar-
chico. Quei valentaomini credevano
soltanto che le concessioni fatte dallo
Czar dovessero condurre all'instau-
rarsi di un vero e proprio regime co-
stituzionale parlamentare, cioè di un
regime in cui la volontà della nazione
per la grande opera delle riforme eco-
nomiche, politiche ed amministrative,
dovesse farsi valere. Forse, date le con-
dizioni dell'impero, essi domandavano,
allora, troppo; ma non è detto per
questo che ciò ch'essi allora doman-
davano non rappresenti ciò che la Rus-
sia dovrà avere per finire davvero di
essere un gran pezzo di Asia in Eu-
ropa.
* *
E anche il secondo processo Harden
è finito con la condanna dell' imputato
a quattro mesi di fortezza e a tutte le
spese, anche a quelle del primo pro-
cesso davanti al tribunale degli sca-
bini. Nessuna meraviglia. Il secondo
processo era stato fatto appunto per
cancellare le traccio del primo, e do-
veva concludere, ad ogni costo, come
ha concluso. A Massimiliano Harden
non è valso nemmeno l'ostentare an-
che più del bisogno di non aver vo-
luto in modo alcuno offendere il Multke
e di batter sulla buona fede con cui
aveva accennato ad una omosessualità
puramente sentimentale. Il magistrato,
che sapeva già prima di dover dargli
torto, gli ha dato torto con quel che
segue.
Non sappiamo quale sia stata l'im-
pressione in Germania. Fuori di Ger-
mania è stata una impressione di stu-
pore. Tutti si domandavano : che cosa
non si sarà fatto, nel frattempo, perchè
la signora von Elbe si rimangiasse tutte
le deposizioni davanti agli scabini! E
quel dottor Magnus Hirschfeld, che, sol-
tanto, per queste ritirate deposizioni, si
rimangia il suo parere sulla morbosità
del Moltke? E il modo in cui fu con-
dotto il dibattimento ! E la facilità con
la quale il presidente fece tener quasi
sempre le porte chiuse? E la sua ge-
nerosità neir ammettere che bastava la
semplice parola di onore dell'Eulen-
burg per escludere ogni accusa di
omosessualità vera e propria contro
questo rivolta? Da noi — se fosse
stato il caso — si sarebbe chiesta per
lo meno una perizia medica.
Sia come si vuole. Harden, se la
vita gli basta — poiché è malatissimo
— e se non vale il ricorso in appello,
sconterà la nuova condanna come ne ha
scontate altre. Moltke direttamente e
Eulenburg ui straforo si sono rifatti
quella verginità che avevano, agli oc-
chi del mondo, perduta. Dicon che
Moltke avrà subito un posto di altis-
sima fiducia nell' entourage dell' impej
ratore! Benissimo. Ma perchè non si
darà una soddisfazione anche all'Eu-
lenburg? Si cerca da tanto tempo un
successore al conte Monts all' amba-
sciata di Roma. Ecco una residenza
che, anche per la dolcezza del clima,
sarebbe adattatissima al capo della ex
Tavola Rotonda di Lichenberg. Dicono
che a Roma ci sia anche una colonia
di ctavolorotondeggianti» tedeschi ; e
siccome, certamente, anche Hohenau e
Lynar usciranno mondi e puri dalle
infami accuse, essi potrebbero rifug-
giarsi nella incantevole isola e costruire
per i loro sagrafizi quel ttempio del-
l'amicizia» che Federico il Grande pro-
metteva al più amato dei suoi came-
rieri.
Ah, la commedia umana!
Corriere d^a proilincia
Da Spalato.
I cMoggiotti nelle acque dal-
mate. — la relazione ad una notizia della
«(Tazzetta di V'enezia» e del «Piccolo» del
8 corr. giusta ia quale due bragozzi chiog-
giotti d'alto mare, ai comandi di Antonio
e Ferruccio Bellemo, sarebbero stati fer-
mati dal guardacosta di Milnà della Brazza
ed obbligati sen/.' altro al pagamento di
cor. 100, attinte le debite informazioni,
annotiamo che quest' ultimo dettaglio non
è esatto. Il funzionario marittimo non ha
imposto il pagamento iuimediato d' una am-
menda, nè ne ha precisato l'importo. Ben-
sì, ha preteso di trovare in contravven-
zione i chioggiotti ed ha fatto credere che
si sarebbe proceduto con severità. Ciò che
farà resta dunque ancora a vedersi.
Grli interessati affermano che essi que-
sto soltanto fecero scrivere (son tutti il-
letterati) al prof. Bellemo a Chioggia. Il
rapporto relativo fu esteso dall' imprendi-
tore della locale pescheria e consegnato
dai pescatori. I quali, assai ben voluti
dalla popolazione di cui sono una vera
provvidenza, non hanno da muover lagni
speciali in questi paraggi, cioè nel circon-
dario di Spalato, a carico di persone del-
l'autorità, se si eccettui appunto Milnà,
ove in più incontri si mostrò malanimo
contro gli industri e simpatici pescatori.
Essi però non dovrebbero mai, quando
hanno da muover lagno contro chisisia,
discostarsi dalla convenienza di chieder
anzitutto consiglio e pr .tezione al Console
ti' Italia, zelantissimo suo dovere e
degli interessi dei suoi .unnazionali regni-
coli.
'All'asilo infantile, pia fondazione
De Marchi, si celebrò il Natale con la
consueta solennità, presenti, dell'eterno
femminino, le più gentili rappresentanti.
La assai brava maestra diede saggio della
di lei apprezzatissima valentia e pazienza,
ed i piccoli ricoverati corrisposero del
loro meglio in varie allegorie d'occasione,
e nella recitazione e nel canto.
Le dame patronesse fecero con molto
garbo gli onori di casa.
Nel prossimo numero pubblicheremo le
oblazioni versate per 1' occasione.
omxmv, ca8\ e cose.
L'istituto iatemazlonale di agricoltura.
Si assicura che l'istituto internazionale
di agricoltura sarà inaugurato degnamente
dal re d'Italia alla presenza di tutti i de-
legati degli stati aderenti alla nuova isti-
tuzione nel prossimo maggio.
Il palazzo dell' istituto internazionale di
agricoltura è ora in costruzione a Villa
Borghese. Nel maggio sarà ultimato e
pronto a ricevere i nuovi ospiti.
Spaventoso disastro a Com&cchio.
Sere or sono la città di Comacchio fu
scossa improvvisamente da forte rombo :
tutti sul momento credettero ad una scossa
di terremoto, tanto ne sussultarono tut-
te le case; ma poi un sinistro rosseggiar
di fiamme riflesso sul cielo nero ammoni
che un grande incendio doveva essere
scoppiato e tutti mossero in folla verso
il punto, guidati anche man mano dagli
altri clamori che si udivano in prossimità
del luogo dei sinistro.
Per r accensione di una certa quantità
di polvere pirica, tenuta abusivamente ed
incautamente in casa da un tal Francesco
Grelli, era saltato in aria un grande caseg-
giato in un vicolo detto dei «Rovetti^ ed
anche dei «Gomitoli».
In esso abitava il detto Grelli colla fa-
miglia, numerosa, ed anche tal Antonio
Bonafede, colla sua, non meno numerosa.
Ai primi accersi si presentò uno spet-
tacolo terrificante : muri che ancora crol-
lavano, uomini, donne, ragazzi che sbuca-
vano urlando dalle case vicine, seminudi,
cercando e chiamando i loro cari.
Ma dalla casa del disastro, che appena
dopo il crollo era stata invasa dalle fiam-
me, purtroppo nessuno fuggiva e soltanto
ne uscivano alte grida di soccorso : tutti
ebbero sull'istante il presentimento di una
grande irreparabile catastrofe umana. E
non fu, purtroppo, falso presentimento. Nu-
merosi i morti e più numerosi ancora i
feriti.
L'Australia senza letterati,
Incredibile, ma vero. L'Australia manca
di lettorati non solo, ma sentendo codesta
mancanza ha deciso di compensare con
danari sonanti le fatiche degli uomini di
lettere, cercando di inventarli con un pre-
mio come si cerca in Italia un autore
drammatico con dei concorsi. Cosi quel
fortunato paetje ha stabilito in bilancio per
i letterati una somma di mezzo milione.
Ma questo non è nulla. Il meraviglioso
sta nel fatto che, a quanto si legge nel
«Daily Telegrah», quest' anno nessun let-
terato si è presentato a richiedere i danari
che la madre patria ha disponibili; e cosi
il fondo di mezzo milione è rimasto intatto.
Dunque vuol dire che quei pochi letterati
0 scrittori che vivono in Australia sono
tanto ricchi da infischiarsi delle sovven-
zioni governative. Ma si può rimediare a
codesto inconveniente... favorendo una emi-
grazione di poeti, novellieri, romanzieii,
giornalisti autori drammatici e lirici in
quel benedetto paese 1
A Klondyke,
neir Alaska, c' è un hotel elegantissimo,
in cui i viaggiatori sono accolti con tutti
1 dovuti riguardi. Saliti, poi, nella rispet-
tiva stanza, vi trovano il seguente avviso:
«Il proprietario dell' hotel avverte i si-
gnori viaggiatori che egli non è tenuto ad
alcuna responsabilità per quanto rigii irda
la loro sicurezza personale, esistenza o
valori.
I signori viaggiatori sono pregati di
prendere certe pi ecauzioni ogni qual volta
intenderanno scambiarsi colpi di i evolver
nella saia da pranzo, potendo una palla
sviata colpire inutilmente un cameri re o
una persona estranea alla loro discussione.
Le spese dei funerali si pagano a parte
e sono egualmente personali.
I viaggiatori possono, se credono, (!on-
trarre un'assicurazione sulla vita per la
durata del loro soggiorno nello stabili-
mento.
L'amministrazione non riceve reclami
relativi al servizio. Tutti i nostri came-
rieri sono armati, e i signori viaggiatori
ìotranno intendersela direttamente con
oro.
II nostro hotel, essendo una casa di
prim' ordine, riservata alla clientela ele-
gante, i signori viaggiatori sono pregati
di contenersi da perfetti gentiluomini.
Tutti i sabati si tiene festa da ballo
nell'hotel. Non vi si è ammessi a piedi
nudi».
Eicomincia il processo del milionario.
Lunedi alla Corte Suprema si è ripreso
il processo a carico del milionario Thaw,
colui che uccise in un teatro il degenerato
ingegnere White, che era stato l' amante
della signora Thaw, quando costei era an-
cora signorina ed era una delle più ful-
gide stelle del teatro operettistico ame-
ricano.
Ci vorrà parecchio tempo per la costi-
tuzione della giuria ; ma, superata questa
difficoltà, si spera di poter condurre avanti
il processo con molta sollecitudine. Se
sarà necessario si terranno anche delle
sedute notturne.
(Come i lettori ricorderanno il processo
lo si deve rinnovare, perchè al primo giu-
dizio i giurati non riuscirono ad andnr^
d'accordo sul loro verdetto. La legge ame-
ricana esige tale accordo e non ammette
se ne pronuncino col sistema della mag-
gioranza di voto).
Una truffa di 468,000 lire.
Le autorità di Parigi si occupano, attual-
mente, di una grossa truffa avvenuta in
quella città.
Si tratta di una società anonima che
era stata creata per sfruttare delle ipo-
tetiche foreste nell'Asia Minore.
Da 473 mila lire che sono state versate
dagli azionisti non ne restano in cassa
che 15 mila, senza che un solo albero sia
stato abbattuto.
Fra i membri del primo consiglio di
amministrazione si trovano un ingegnere
parigino, Warlop, ex-ufficiale d'ordinanza
del generale Boulanger, un avvocato di
Parigi ed il capo dei piloti di Dunquerke
cnrto Jubault.
In seguito a numerose denunzie perve-
nute all' autorità, l'altra mattina, mentre
gli azionisti si trovavano riuniti in assem-
blea, un giudice accompagnato da un com-
missario di polizia è penetrato nella sala
ed ha dato ordine che i presenti, iu nu-
mero di otto, fossero condotti nel suo ga-
binetto.
Due di essi, certi Bazard e Enant, ex-
direttore di Banche, sono stati mantenuti
in arresto e perquisiti; nelle loro tasche
si rinvennero importantissimi documenti
£a C rj^B a c a
XI oongresBO della Lega. A. do
mani! Tutti coloro che sostengono?
Lega eoa animo ardente di patriottism ^
tutti coloro che ne seguono il eanmjj^'
ascendente con vero entusiasmo, do^
mani a sera si daranno certamente
convegno nella sala maggiore del teatro
pel congresso generale del gruppo di
qui della federazione.
Ogni anno, per le parole confortanti
che vi si odono e pei forti propositi
che vi si rinnovano, il congresso di-
viene una vera, festa patriottica, cui è
quasi colpa il mancare.
Arrivederci dunque domani a sera
tutti, e giovani e vecchi, nella sala del
teatro, a trarre conforto, a rinsaldare
promesse di bene.
L'ordine della seduta è questo:
1. Relazione virtuale.
2. Relazione finanziaria.
3. Nomina della direzione.
4 Nomina dei delegati al congresso
di Riva.
5. Eventuali proposte.
Per la festa della Lega B'
stato costituito di questi giorni il co-
mitato per organizzare il grande ballo
mascherato a vantaggio della Lega
Nazionale. Il comitato ha eletto a pre-
sidente quella nobilissima anima di
patriotta che è il signor Osvaldo Bèt-
talli, il quale ha promesso di venire
presto fra noi anche quest'anno per
ideare T ornamentazione del teatro. Il
comitato s'è posto già all'opera per
curare un altro lato importantissimo
della grande festa dell'italianità, vogliam
dire l'artistica mostra, che quest'anno
per varietà e ricchezza di doni deve
superare quella degli anni precedeati.
Tutti gli italiani, in qualunque parte
si trovino, devono cooperare alla riti-
scita di questa mostra che è come il
complemento artistico della festa da
ballo. Il comitato si rivolge in ispecial
modo alle gentili signorine di Zara,
affinchè esse, con i delicati ed artistici
lavori femminili, concorrano a rendere
più graziosa ed elegante la mostra dei
doni. E non v'ha dubbio ch'esse —
come sempre — risponderanno nume-
rose al gentile invito. Del resto per la
Lega non occorrono richiami ; il suo
nome basta da solo a riempire di en
tusiastico fervore gli italiani tutt'. £
la festa del primo marzo 1908 sarà la
più bella, la più commovente e la più
fraterna festa dell'italianità di Zara.
I funerali del compianto Riccardo
cav. de Beden, eh' ebbero luogo ieri mat-
tina, ad onta del tempo poco favorevole,
rieycirono un'imponente dimostrawioiie d'af-
fetto e di stima all'integerrimo funzionario
ed all' ottimo cittadino.
Numerose le ghirlande, portate sa duo
carri, tra le quali primeggiava quella —
di splendide camelie — della direzione
provinciale di finanza, della quale il de-
funto per una serie di anni fu capo.
I cordoni della bara erano tenuti dai
consiglieri di finanza Bogdanovich, Pali-
sca, Bressan, Liubicich, llucchich e Ra-
vasio.
Dopo il feretro venivano i figli del de-
funto e gli altri parenti.
Notammo una deputazione monturata
dei «Pompieri Volontari» e rappresentan-
ze di tutti i patri sodalizi. Il «Casino» da
tre giorni aveva sempre la bandiera a
mezz' asta.
Numerosissimi erano i cittadini ed i
funzionari intervenuti al funerale : e tra
questi notammo S. E. il comandante mi-
litare de Varesanin, il presidente della
Griunta dott. Ivcevich, il podestà dott.
Ziliotto, il consigliere aulico Toncich, il
vice-presidente di finanza Hocevar, il pre-
sidente d'Appello de Benedetti, il direttore
delio poste Brilli ed altri.
Chiudevano il mesto corteo due drap-
pelli della guardia di finanza : uno della
truppa di terra ed uno di quella di mare.
Una bella epigrafe venne dettata dalla
fabbriceria della nostra Metropolitana, di
cui il defunto era benemerito vice-presi-
dente.
Al duomo la salma ebbe la benedizione
da monsignor vescovo de Borzatti.
Durante lo svolgersi del corteo, come
anche all' annuncio del decesso, la cam-
pana maggiore della Basilica fece sentire
lugubri rintocchi.
Una protesta. — I giornali, o in
ispecie quelli del regno, hanno accennato
ad un comizio di protesta, tenuto dai pe-
scatori chioggiotti, a Chioggia.
Su vessazioni, che turbano e disguatano
i poveri pescatori, astretti a durissima
esistenza, abbiamo udito a parlare anche
noi; e non una volta.
Ci seri von da Spalato, è vero, a retti-
ficare alcune notizie comparse testé nei
giornali di Trieste e di Venezia ; ma, ap-
punto di fronte alle proteste, vorremmo
più oculate le autorità portuali.
Perchè, per quanto anche i chioggiotti,
nell'aumento generale ed intollerabile dei
prezzi, non siano più quella provvidenza
di pesce a buon mercato ch'erano una
volta; e per quanto, più che le nostre,
traggan vantaggio dalle loro pesche le
grandi città, — è deplorevole ohe seguiti
tra noi il malanimo contro Quei miti ed industri poveri diavoli; ed è più deplorevole
sità italiana a Trieste, si misero a
gridare come se le vespe di tutto un
alveare li avessero punti.
Ora ecco che 1' on. Bugatto giudica
i «cari» amici sloveni coi criteri più
mordenti e li bolla nella loro ingordigia
in questi termini:
cMa quel che non fa più il gover-
no perchè sembra essere venuto a
miglior consiglio — lo fanno ora altri
con tanto maggior zelo, cioè i nostri
vicini sloveni, che si son presi V as-
sunto di fare la parte di manigoldi in
casa nostra. Il malvolere, con cui è
trattata la nostra questione universita-
ria, è dimostrato dal modo con cui
tutti i partiti trattano la questione
della sede della nostra Università. Co-
me il governo non ebbe mai il corag-
gio di dire apertamente «non voglio
saperne di un'Università italiana» così
non si trova neppure alcun partito il
quale neghi la legittimità del nostro
postulato».
Ma in quanto alla sede? Dubbi e
restrizioni e dinieghi che denotano il
malanimo sloveno e fanno il giuoco
del governo.
E l'onorevole Bugatto chiama gli
sloveni «amici dai quali ci guardi Id-
dio» poiché sostengono che assoluta-
mente l'Università italiana non deve
sorgere a Trieste, perchè già conside-
rano Trieste come terra slovena (1!)
Ma il dott. Bugatto non si limita a
considerare l'opposizione in massa dei
tedeschi che non la vogliono nel Ti-
rolo, uè a Vienna; e il dott. Bugatto
fa bene a non insistere nemmeno su
ciò, mentre le esperienze di Innsbruck
e di Vienna devono aver fatto capire
l'impossibilità di quelle sedi anche al
governo. Si sofferma invece alla oppo-
sizione degli sloveni e dice :
«E qui mi permetto d'esporre l'opi-
nione, che l'opposizione degli slavi sarà
la più facile a vìncersi. Il conglome-
rato dei rappresentanti di tre naziona-
lità, che si chiama Unione ju^roslava,
colla dichiarazione letta dal deputato
Fon sulla questione dell' Università ita-
liana, si è segregato dal consorzio delle
persone colte, e si è rivelato sotto luce
sfavorevole al cospetto di tutto il mondo
civile».
E continuò, osservando che certe ami-
cizie sono «ipocrite» e citò ad esem-
pio appunto quella del Fon sloveno,
che, mentre prima votava a favore del-
la istituzione dell' Università italiana,
vota ora contro la Università italiana
a Trieste.
Come abbiam detto, riporteremo in-
tegralmente il discorso dell' on. Bu-
gattto nel prossimo numero.
:il Corriere ^la provincia
Da Sebenico.
Spari e gazzarre. — Lo scan-
dalo degli sparì per le vie della città neir ottava del Natale si è ripetuto
anche quest'ann#. Un vero pandemo-
nio, indegno di un paese civile. Ma
che non si possa una buona volta met-
tere un freno a queste indecenti bal-
dorie, che danno adito a gravissimi
abusi? L'arma in questi giorni diventa
un giocattolo lecito in mano della ra-
gazzaglia e dei teppisti, che ne appro-
fittano per isfogare i loro istinti bru-
tali. Si spara dovunque, senza riguardo,
anche nei centro della città; si intimo-
delia Dalmazia il Regolamento annesso al
presente Decreto.
Art. II. Collo stesso giorno vanno pure
ad esser messi in attività la Corte di Ap-
pello in Zara, i due Tribunali di prima
istanza civile e criminale in Zara e in
Spalato, ed i Griudizi di Pace secondo le
rispettive attribuzioni e lo scomparto Ter-
ritoriale portato dal Hegolamento mede-
simo.
Art. III. Per ora, e sino a tanto che
non venga dalla Sovrana Autorità diver-
samente disposto, restano in osservanza le
leggi, statuti, ed i metodi di procedura
civile e criminale, che sono già vigenti,
in quanto che però questi non si oppon-
gano al disposto dell'annesso B,egolamento,
ed agli altri di pubblica amministrazione
già pubblicati.
Art. IV. Dal giorno suddetto cessano in
conseguenza dalle loro funzioni 1' attuale
Tribunale d' Appello, i Tribunali di prima
istanza, i Dirigenti e loro Assessori, e gli
attuali Giudizi di Pace, e cessano pure in
qualunque persona o corpo la giurisdi-
zione, facoltà e prerogative che per og-
getti civili, criminali e di polizia venis-
sero esercitate, e che fossero loro state
attribuite da qualunque precedente Rego-
lamento ; dovendo ogni autorità giudiziaria
unicamente concentrarsi sino alla defini-
tiva Sovrana disposizione ne' Tribunali e
Giudizi coll'annesao Regolamento stabiliti.
Zara, dal Palazzo Provveditoriale li
27 ottobre 1806.
risce la gente, si rompono vetri, e si
finisce col cacciare a qualcuno nelle
ossa delle graziose palle di revolver.
Ciò è accaduto appunto negli ultimi
anni. Perchè, sembra iacredibile, è tol-
lerato perfino l'uso delle rivoltelle ca-
riche a palle!
Un minuscolo avviso comunale, af-
fisso agli albi, minaccia i coatravven-
tori ; ma viceversa la polizia urbana
Qon sente e non vede nulla. Ciò peral-
tro non desta stupore, perchè all' iner-
zia della polizia si è abituati.
Ci sorprende piuttosto che l'autorità
politica non intervenga energicauieote
in questo brutto affare, e che i gen-
darmi non se ne curino affatto. Se la
sconcia abitudine è stata tolta in Bosnia
e nelle borgate dil montano, vi deve
essere, vivaddio, un mezzo per farla
smettere anche da noi. Questo avver-
timento valga almeno ad impedire che
lo scandalo si rinuovi durante i giorni
delle feste.
Giocond« de Petris, il nestore dei
notai di tutta la monarchia, venne testé
insignito della croce di cavaliere dell'Or-
dine di JFrancesco Giuseppe. Per iniziativa
di parecchi amici, la nostra J^anda citta-
dina sere or sono concertò sotto la sua
casa, e nella Piazza S. Giovanni vennero
accesi dei fuochi bengalici.
La morte di Francesco cav. Maz-
zoleni, che illustrò nell' arte la patria
e sovvenne pili volte i poveri della città
con memorabili concerti, venne appresa
con generale rammarico. Nel gioì no dei
funerali, il teatro, che porta il suo nomo,
espose la bandiera abbrunata in segno di
lutto. »
Furto. — La notte della scorsa dome-
nica ignoti malfattori penetrarono nel sa-
lone cinematografico, a])propriandosi dei
dischi contenenti le pellicole di un intero
programma. In seguito a ciò l'impresa fu
costretta a sospendere per un giorno Je
rappresentazioni. Il danno è di circa mille
corone.
Telefono. — Sono cinque anni che il
ministero ordinò le pratiche per l'impianto
di una rete telefonica urbana, e non si sa
perchò il progetto non viene messo in e-
sticuzione. Gli abbonati si sono inscritti
già da tempo, le formalità tecniche per la
trazione dei fili sono oramai esaurite: dun
que che cosa si aspetta? Eppure è indi-
scutibile che il bisogno del telefono si fa
sentire sempre più col sorgere di nuove
industrie e con la crescente espansione
della città.
Scuola reale. — Pare che dopo tante
insistenze sia stata decisa 1' istituzione di
una scuola media, ma non si sa ancoia se
sarà una scuola reale o un ginnasio-tecnico.
La scuola dovrebbe aprirsi entro poclii
mesi.
Dandolo Seopoli
Segretario Crenerale
CRONACH^ITALIANE
La navigazione interna dell'Alta Italia.
Tra le manifestazioni di vita pubblica
industriale che più evidentemente mostrano
il continuo progresso dell' Italia sono certo
da annoverarsi lo comunicazioni. Esse
hanno uno sviluppo quanto mai celare e
ammirabile. Una delle migliori prove di
questo progresso italiano sono le comuni-
cazioiy fluviali dell'Alta Italia.
A Milano si sono da non molto tempo
costituite, e vi hanno sede, due Società
per la navigazione fluviale, promosse e
dirette entrambe dal comandante signor
cav.Vincenzo Biancardi. Esse sono: la «So-
cietà Anonima per la Navigazione Interna»,
col capitale di 1,000,000 ; e la «Società A-
nonima per la Navigazione Pluviale-Ma-
rittima S. Marco», co-I capitale di L. 500,000.
Gli abruzzesi contro il giornale viennese
la «Seit». — Ci è pervenuto da Chieti un
numero unico Abruzzo forte e gentile nel
quale sono contenute la protesta e le firme
di oltre duemila cittadini abruzzesi contro
il giornale la «Zeit» la quale parlando con
la trivialità e la volgarità consuete nei
giornali viennesi quando parlano degli stu-
denti italiani aveva detto che questi ave-
vano usato metodi abruzzesi.
Hanno sciritto, a protesta, i u questo nu-
mero, il Croce il Masci, il Guelfi, l'Alto-
belli e 13'Annunzio, che ha telegrafato a
Pescara :
«Quanto onore volete fare ad un povero
gi'zzettiero ignorante! Non vi giova dipar-
tile dalle consuetudini paesane delle poche
parole. Anche al vecchio cinghiale di
Abruzzo può toccare il dignitoso motto
malatestiano : Non timeo culices. Salute a
tutti tì lode ai taciturni dalle spalle quadre».
Il giornale «Zeit» s' è scusato, dicendo
che la colpa non è sua, ma della lettera-
tura che ha messo in voga il termine. Noi
crediamo ohe la protesta abbia in ogni
caso valore, e perchè la «Zeit» ha usato
la frase parlando esplicitamente di italiani,
trovandola ci®è adeguata al fatto <; agli
studenti, conveniente per indicare quella
villania che voleva usare, e perchè può
servir di modello e d'esempio contro la
burbanza insolente e volgare di certi gior-
nali di Vienna.
Un lutto nel giornalismo. — Con la morte
di Ugo Pehci, pubblicista e letterato, spi-
rato a Bologna dopo una vita di lavoro
patriottico, generoso, proficuo, venne fatta
una perdita grave.
Ai suoi funerali avvenuti l'altro di a Bolo-
gna, che diedero prova palese delle esti-
mazioni in cui era tenuto, vennero dette
nobili parole, rivolte a lode di questo
forte atleta della stampa italiana, quando
il giornale era arma poderosa nelle lotte
epiche per la libertà.
Ecco come lo descrive un collega in
giornalismo :
«Il giornalista, il lavoratore indefesso,
tenace, paziente, instancabile, che muore
dopo aver scritto poche ore prima ancora
una pagina, l'ultima, nella quale traspare
la tristezza forse della prossima fine, sen-
tiva e giustamente più di cento altri lo
spirito patriottico del suo tempo. La gio-
vinezza sua si era animata agli ultimi
fragori dell'armi, il suo spirito fortificato
all' esempio delle più belle virtù che sanno
guidare al sacrificio e che non vedono o-
staooli al compimento di un dovere. E
questo suo spirito battagliero mantenne
sempre nell' opera giornalistica, compiuta
con fervore d'apostolo dal 1870 sino a
ieri, nel «Fanfulla», nella «Gazzetta d'I-
talia», nel «Corriere della sera», nella «Per-
severanza», nella «Gazzetta dell'Emilia»,
nel «Giornale d'Italia» e nelle più accre-
ditate riviste del nostro tempo».
£a CL^n aca
Sarebbe enorme! — In arguito
alla riforma delle cancellerie — rifor-
ma già seguita in altre provincie e nel
ramo politico — col primo dell' anno,
a quanto si dice, verrà soppresso il
protocòllo unico, generale degli esibiti,
alla luogotenenza dalmata, mentre gli
atti verranno assegnati in via diretta
ad ogni singolo dipartimento e da que-
sto protocollati.
Ora si assicura che, col primo del-
l'anno, questi protocolli dipartimentali
verranno tenuti esclusivamente iu lin-
gua croata.
Per quanto scettici, non possiamo,
non vogliamo ancora credere a questa
innovazione linguistica, che riuscirebbe,
senz'altro, una mostruosità^ Se in questo periodo di studi, di
progetti e di trattative per la regola-
zione della questione linguistica v' ha
autorità che debba evitare, ma scrupo-
losamente, qualsiasi innovazione, questa
è senza dubbio l'eccelsa luogotenenza:
il fattore, cioè, che di questi studi e
di questi progetti e di queste trattative si è fatto sempre T iniziatore.
La luogotenenza, eoa la ricerca di
una soluzione della questione lingui-
stica, che abbia a soddisfar tutti, rico-
nosce implicitamente, assolutamente, la
impossibilità di osare qualsiasi per quan-
to lieve innovazione.
Se, adottando la massima del sic
volo sic jubeo, e per saziare le ingorde
canne del partito croato, si stabilisce
in violenza un simile precedente, — a
quale scopo — si chiede — i progetti, le
conferenze e P obbligo di studio e di
riferta da parte dei singoli partiti ed
ispecie del nostro, che, nel caso con-
creto, sarebbe stato maledettamente tur-
lupinato ?
Se si voleva la croatizzazione all' in-
fuori della legge e di ogni trattamento
ufficiale, così come volevano una cosa,
in un tempo, lo czar ed il sultano, non
si dovevano incomodare tante brave
persone, uè fare la miseranda comme-
dia delle conferenze e dei tentativi di
accordo.
Si proclami una buona volta in ukase
la croatizzazione completa, e dato, cosi,
un saggio linale del trattamento fatto
agli italiani dal governo, la si finisca
anche una buona volta con le inutili
parate.
Ma, ripetiamo, non vogliamo amcora
creder vera quest'innovazione arbitra-
ria e staremo a vedere.
Veoohi peccatori. — Mentre pur
tra i croati v'hanno confortevoli voci
di riconoscimento al nostro diritto uni-
versitario a Trieste, e nel fervore dei
nuovi atteggiamenti politici v' hanno
slavi che considerano da un punto di
vista ben altrimenti elevato una possi-
bile ed utile intesa tra italiani e slavi,
— quel vecchio peccatore che è il si-
gnor V. M. di Spalato divaga in consi-
derazioni d'alta politica ed in minute
ostilità contro di noi — solazzevoli le
une e ìe altre e raccolte con gran zelo
dal <Narodni List», beato quando può
ritornare acrimonioso e volgare contro
gli italiani.
Non occorre possedere la profonda,
immarcescibile scienza politica dell'on.
M. per capire una cosa sola : che i
vecchi croati del suo stampo non hanno
mai saputo sottrarsi alla voluttà di fare
i gendarmi austriaci, e che coi gen-
darmi, ma è certo, un' eutente non è
neanche da immaginare.
E pare impossibile! Ogni qual volta
una voce o una tendenza slava si ma-
nifesta favorevole a quest'ew^ewfe (che,
a conti fatti, ed elevandoci proprio ad
un altissimo punto di vista politico,
potrebbe riuscir mille volte più van-
taggiosa agli slavi che agli italiani) il
gerocomio tabaccoso e fegatoso del
«Narodni] Li8t> si mette a guaire, a
protestare, a dirci di no: erede di mez-
zo secolo di rancori.
Ma si tranquillizzi, l'on. M. Non da lui,
nè dal verboso commodoro del «Narodni
List» noi chiederemo riconoscimenti ed
offerte di pace. E' deplorevole solo, e
non per noi, che vi siano dei giovani,
i quali, pur potendo ricevere luce da
nuovi orizzonti, seguano, senza sapere
il gran male che fanno a sè stessi, la
dottrina di questi vecchi peccatori
induriti!
Le feste di Natale. — Poiché ve-
nerdì e sabato ricorrono le feste di Na-
tale, il prossimo numero avrà wn supple-
mento, e sabato non escirà il giornale.
Società dei Bersaglieri di Bor-
go-Eriaszo. — La patriottica società dei
forti e simpatici bersaglieri di Borgo-E-
rizzo inizia domenica alle 3 pom. la serie
dei suoi trattenimenti sociali. Come gli
anni scorsi, cosi anche quest'anno, nume-
rosi saranno i cittadini che prenderanno
parte a questi lieti convegni di danza —
tanto più che il carnovale è alle porte. I
trattenimenti domenicali della società dei
Bersaglieri di Borgo-Erizzo promettono
di riuscire animatissimi e brillanti. I con-
vegni saranno inoltre un nuovo segno della
fraterna cordialità che regna fra la città
ed il piccolo, ma forte Borgo-Erizzo.
Il ballo degli studenti accade-
mici. — Carnovale è alle porte e già si
costituiscono i comitati per i grandi balli
della prossima stagione cai novalescn. Di
questi giorni s' è costituito il comitato per
il grande ballo mascherato che gli stu-
denti accademici organizzano a vantaggio
del fondo sussidi della «Società degli stu-
denti italiani della Dalmazia».
In tutti è il ricordo della splendida le-
sta giapponese dell'anno scorso; e non v' ha
dubbio che anche quest'anno il ballo degli
studenti accademici sarà la festa della
gaiezza e del vibrante patriottismo gio-
vanile.
Società Filarmonica. — Il concet to
coramoraorativo il cinquantesimo anno di
esistenza sociale avrà luogo mercoledì 23
corrente alle 8 pom. Apprendiamo con pia-
cere che vi prenderà parte anche la di-
stinta dilettante signora Ines Cronia, la
quale qtiantunque colpita da recente lutto
famigliare non potè resistere alle vive in-
sistenze della direziono, che non sapeva
adattarsi di restare priva per questa cir-
costanza dell'apprezzata e tanto desiderata
sua cooperazione.
Ecco il programma della serata:
I. «La filarmonica di Zara nei primi cin-
quant'anni di sua esistenza». Conni storici
del prof. Vitaliano Brunelli.
II. A ricòrdo del concerto inaugurale di
cinquant'anni addietro verranno ripetuti
il primo e l'ultimo numero di quel pro-
gramma :
1. Ouverture nel «Gruglielmo Teli» del
maestro Rossini sul pianoforte a quattro
mani : signora Maria de Paltoni e maestro
Antonio Ravasio. (Esecutori del primo con-
certo i signori Giuseppe dott. Nagy e mae-
stro Antonio Ravasio).
2. Preghiera finale con coro nell'op. «Gli
ultimi giorni di Suli» del maestro Ferrari.
Signor Giovanni Billich, dilettanti ed al-
lievi. (Esecutori del primo concerto i si-
gnori Michele dott. Milcovich e dilettanti).
Verdi. — «Don Carlos», gran aria di
Filippo, per basso, signor Ramiro dott.
Gazzari.
III. 1. Weber. Sinfonia «Oberon». — 2.
Verdi. «Emani» scena e cavatina per ba-
ritono signor G. Billich, — 3. Verdi. «La
forza del destino» aria di Eleonora, signora
I. Cronia. — 4. Schumann. «I due gra-
natieri» romanza per basso signor R. dott.
(irazzari. 5. Verdi. «Il Trovatore» scena,
aria e miserere per soprano, tenore e coro,
signora I. Cronia, signor G. Alesani o
dilettanti ed allievi. — 6, «Nabucco» core
d'introduzione, dilettanti ed allievi.
A piena orchestra.
Promozione- — Il nostro comprovin-
ciale, benemerite direttore della «Società
di soccorso degli studenti italiani della
Dalmazia» in Vienna, dott. Giovanni Iva-
nissevich, segretario di finanza alla dire-
zione generale della regia di tabacchi, è
stato promosso consigliere di finanza. Con-
gratulazioni.
li* on. Bulicli urge la verifica delle
sue elezioni. Vuole luce,,gran luce: Baiar-
do elettorale in collarino violetto. Ma lo
si accontenti, per l'archeologico Giove 1
Si sono verificate e placitate tante por-
cherie elettorali che una verifica di più
non può scandolezzare nessuno.
Per l'albero della Lega. — La
soscrizione per 1' albero ideale va a gon-
fie vele. In provincia circolano le liste e
tutti danno 1' obolo loro. Constatiamo con
piacere che mai invano si fa appello, ih
nome d:lla Lega, ai nostri consenzienti.
Date, date sempre alla Lega: in nome
del nostro carissimo idioma combattuto 1
Finora ci pervennero queste oblazioni
per r albero :
M. Luxardo cor. 20, F. Salghetti-Dnoli
10, R. Trigari 5, dott. Eugenio Rolli 5,
dott. G. I. Boxich 20, Enrico cav. de Schon-
ield 5, dott. Luigi Ziliotto 10, i licenziati
del ginnasio italiano dell' anno 1907-8 co-
rone 200, Giuseppe Tebaldi (Smilcich) 10,
Pietro Botteri (Milnà) 4, Manfredo Persi-
calli 20, Elisa Persicalli 10, Pietro Per-
sicalli (Monacò) 5, Giorgio Venturini 3,
N. N. (Spalato) 20, Lauro Galzigna (Arbe)
cor. 10.
11 discorso delFon. Bugatto.
Pubblicheremo a supplemento del prossimo
numero il notevolissimo discorso pronun-
ciato giorni sono alla Camera dall' on.
Bugatto.
Festeggiamento. — Il 22 corrente i
serbi ortodossi di Zara festeggeiunno, con
messa solenne e alla sera con un concerto
nel casino serbo, il primo centenario della
ottenuta libertà religiosa, e dell' istituzione
del vescovato ortodosso dalmate, procla-
mata il 22 decembre 1808 dal governatore
Dandolo in Zara, per ordine di Napoleone ì
imperatore dei francesi e re d' Italia.
Per la navigazione di cabottag-
gio. — Secondo .una notizia del «Neues
Wiener Tagblatt», sarà finalmente soddi-
sfatto un desiderio nutrito già da molti
anni dalla navigazione di cabotaggio au-
striaca, avendo il ministero del commer-
cio disposto che si sottoponga a una ra-
dicale riforma il servizio finora tanto tra-
scurato delle lanterne lungo le coste del.
l'Istria e della Dalmazia.
Già pel 1908 è stato accordato un credit»
suppletorio di 150.000 corone, e dentro
qncìsto stesso anno sarebbero attivate 41
lanterne, applicando le più recenti espe-
rienze della tecnica dei fari.
Meno male! Almeno saremo illuminati!
La fame in Dalmazia. — Se gli
stessi giornali viennesi si occupano della
carestia che regna in Dalmazia, recla-
mando provvedimenti dal governo, vuol
dire, proprio, che le condizioni di nostra
miseria sono eccezionali.
Si rileva come per la siccità siano man-
cati i raccolti e come la sovrabbondanza
abbia deprezzato il vino. Insufficiente il
ricolto delle olive e la pesca giovevole a
un limitato numero di famiglie.
La fame, nel cor dell' inverno, picchierà
alle porte di moltissime capanne dalmate.
Il rimedio ?
Ci vorrebbero i milioni promessi dal ba-
rone Beck; oggi divenuti — per cruda
ironia! — più leggendari di quelli del
Conte di Montecristo.
Il molo della sanità di Trieste
per le linee dalmate. — Sotto la
presidenza del luogotenente, principe Ho-
henlohe, la commissione triestina ai traf-
fici tenne una seduta, in cui si discussero
parecchie questioni d' attualità. Destò ge-
nerale interesse la proposta approvata al-
l'unanimità di facilitare il movimento dei
piroscafi per la Dalmazia nel porto di
Trieste, adibendo a loro uso particolare
oltre al molo Giuseppina anche il nuovo
molo della Sanità. Il molo della Sanità
dovrà essere perciò munito quanto prima
passibile di rotaie e di tutti gli altri im-
pianti necessari per 1' approdo e la sca-
ri(!azione.
Bella imparzialità! — Anche il
«Narodni List» accenna a deplorevoli ec-
cessi commessi a Sebenico da militi della
Territoriale, ad offesa e paura della popo-
lazione. E nel cenno, com' è naturale, di-
fende questa contro i militi, invocando
pravvedimenti da S. E. il Comandante
militare.
Ma quando consimili e peggiori ecce-
denze avvennero a Zara, il «Narodni
List» prese le parti degli ec(;edenti, ca-
pace, domani, di ripetere la difesa, o di
far peggio ancora.
Ma Zara — si sa — non è Sebenico!
Ad nn grande artista. — Nell'im-
minente gennaio si festeggerà l'ottantesi-
simo genetliaco di Tommaso Salvini, uno
dei più grandi attori drammatici d'Italia.
Per iniziativa del podestà di Trieste,
anche la Regione prenderà parte allo di-
mostrazioni di onoranza; dimostrazioni cui
si assoderà pure la nostra Zara a mezzo
della direzione del Teatro Giuseppe Verdi,
La «Dalmazia Agricola». — L'ul-
timo fascicolo di questa interessante pub-
blicazione, che raccomandiamo ai nostri
possidenti, contiene:
I rimedi contro la mosca (dearia e le
cure dovute agli olivi. — 11 consumo e
la ricerca del legname. — Il nuovo prato
«tipo» e la potassa. -— Del travaso dei vini.
— «Notizie dai campi e dalla fattoria»:
La carestia nel nostro contado; Le farine
esenti da dazio ; Piante utili per terreni
paludosi ; Vantaggi dell' acido citrico sul
tartarico nella cura dei vini ; Trapianto di
alberi; Il latte ed il formaggio vegetali;
Cera per bottiglie.
LnogM comuni. — Quando gli ono-
revoli del partito nazionale croato, i vecchi,
sapranno liberarsi dalla manìa di infarcire
tutti i loro discorsi di lu-oghi comuni con-
tro gli italiani?
L'on. Ivanissevich — in pieno parla-
mento — ha fatta la strabiliante scoperta
chele scuole della fLega Nazionale» sna-
zionalizzano gli scolari.
Ma guarda un po'!
Crede l'on. Ivanissevich, che i ragazzi
che a casa, col babbo e la mamma, par-
lano l'italiano, abbiano diritto all'istru-
zione italiana?
Si? Ebbene: favorisca di assister con
noi all'uscita dalle locali scuole popolari
tedesche e croate dei ragazzi e del e ra-
gazzine : e udrà — cosa strabiliante! —
('.he quasi tutti parlano il nostro dialetto,
il dialetto veneto.
Altro che snazionalizzazione! A conti
fatti, e per senso di giustizia, tutti questi
scolari, intedescati e croatizzati, dovreb-
bero esser messi alle scuole della «Lega
Nazionale».
Lo zampino di Tittoni? — Il «Na-
rodni List» nel suo ultimo numero, lagnan-
dosi del freddo indiavolato, che regna al
ginnasio del sua cuore, per mancanza di
fuoco (non di quello patriottico-politico)
fa (lei confronti, ed invidia il nostro gin-
nasio, ove dice esservi un bellissimo tepore,
perchè le stufe s'accendono ogni giorno;
ed il sullodato giornale non ci sa spiegare
tale differenza di trattamento.
Ci sorprendiamo che i r datteri del «Na-
rodni List», uomini politici di gran naso,
non abbiano subito compreso il quia della
cosa. Non potrebbe forse entrarci lo zam-
pino di S. E. Tittoni anche nella questione
delle stufe? ^
Una voce onesta — in mezzo a quelle
stnonate dei deputati, dagli studenti e
della stampa croata intransigente — è que-
Dopo accurata discusaione la questione
si avviò verso una soluzione soddisfacente.
Circa r iosegnamento della lingua ita-
liana nei ginnasi con lingua d'istruzione
italiana, si stabilì ghe la storia della let-
teratura dovesse passare in seconda linea,
e ohe fosse data la preferenza alla lettura
delle più importanti opere letterarie. Co«
minciundo dalla quinta classe, esse do-
vranno essere lette secondo il naturale
ordine cronologico dal 300 verso l'SOO, e
gli autori, a se^nda della loro importanza
letteraria, dovranno essere scelti in ma-
niera da render possibile la lettura di
maggiori brani-modello, eventualmente an-
che d'intere opere letterarie. I «Promessi
Sposi> del Manzoni sarebbero assegnati
già nella IV classe. Nella V dovrebbe
tarsi la lettura di scelte prose moderne.
La lettura di Dante sarebbe da f^si dalla
VI classe fino al primo semestre dell'Vili;
mentre il secondo semestre di questa classe
dovrebbe essere dedicato, oltreché agli
scrittori del siecolo XIX, anche alla let-
tura di opere più difficili di speciale pre-
gio letterario di diversi periodi, omesse
nei corsi precedenti. All' ultima classe del
ginnasio sarebbe dii riservarsi anche un
riassnnto della storia della letteratura dai
tempi più remoti fino ai tempi moderni,
ma dovrebbe limitarsi agli scrittori più
importanti ed alle loro opere più ragguar-
devoli, e precisamente solo a (juelle opere
che furono materia di lettura.
Presso le scuole tecniche con lingua
d'insegnamento italiana e nei ginnasi con
lingua d'insegnamento tedesca o serbo-
croata, le materie della lettura e dellu
storia della letteratura italiana dovranno
essere limitate in corrispondenza al minor
numero delle classi e delle ore di lezione,
ed alle minori cognizioni preliminari degli
alunni.
Oltre all'antologia da compilarsi se-
condo il nuovo piano d'insegn>imento per
le classi superiori, si dovrà compilare una
raccolta di prose moderne pifv la V e VI
classe, inoltre un breve manuale di storia
della letteratura italiana. Per facilitare il
lavoro di compilazione di testi per'l'inse-
gnamento dell' italiano ed anche per altre
discipline scolastiche, ui pro^jetta di atti-
vaie due commissioni private di persone
competenti, una per la regioni; adriatica,
l'altra per il Trentino. Queste due com-
missioni dovrebbero lavorare mantenen-
dosi in contatto fra loro, e, dopo messesi
d'accordo, dovrebbero avanzare le loro
proposte al ministero dell'istruzione per
il tramite delle autorità scolastiche pro-
vinciali. Naturalmente resta libero come
in passato a qualunque editore di chiedere
al ministero dell'istruzione l'approvazione
di testi italiani da lui editi.
partiti alla Camera austriaca
8 la questione universitaria italiana.
(Intervista col deputato Bugatto.)
L'onorevole dottor Bugatto, deputato
per Cervignano-Monfalcone, è l'unico del
club italiano che abbia fissa dimora in
Vienna; egli è, si può dire, il tratto d' u-
nione dei circoli governativi e la deputa-
zione italiana. La di lui disinteressattì at-
tività fu messa alla prova più che mai in
occasione della questione universitaria; ed
anche recentemente alla Camera ribattè
con vigorosi argomenti, in un discorso im-
provvisata, i furiosi attacchi italofobi del
dott. Mùhlwerth e compagni.
Il dottor Bugatto, il quale tiene dietro
giorno per giorno a tutte le fasi che ac-
compagnano la vertenza, fu ben lieto di
tradurre il suo pensiero per «Il Messag-
giero». Eccone il riassunto :
«Alla mia domanda se era in grado di
smentire la voeo ripetuta dalla «Neue
freie Presse», che i deputati del Trentino,
in opposizione ai colleghi di club, fossero
disposti ad accettare senz' altro la desi-
gnazione di Vienna :
— Mi è grata quest' occasione — mi
rispose r egregio deputato — per smen-
tire formalmente una tale tendenziosa no-
tizia. Può darsi che da parte dei giornali
tedeschi vi sia stato un errore d'interpre-
tazione. Nel nostro club regna 1' accordo
più perfetto. La nostra azione parlamen-
tare e fuori ha per precipuo scopo la
3urchè entro il territorio del regno ita-
ico, possono essere rappresentati nei Con-
sigli cpmunali dai legittimi loro procura-
tori, semprecchè questi non siano perso-
nalmente soggetti ad alcuna legale ec-
cezione.
XXVI. I procuratori delle persone no-
minate nell'articolo precedente non pos-
sono in tale rappresentanza essere eletti
in amministratori comunali, nè aver più
di un voto, quand' anche fossero già mem-
bri del Consiglio, pel (][uale furono eletti
procuratori, ed avranno parimenti una
sola voce individuale, non ostante che il
loro intervento al Consiglio fosse per più
Consiglieri.
XXVII. Non possono essere membri
dello. stesso Consiglio simultaneamente
padre e figlio, fratello e fratello, zio e
nipote di fratello. Si ammettono i con-
giunti in gradi ulteriori, attese le circo-
stanze speciali della Dalmazia.
XXVIII. È comune ai Consigli comu-
nali il disposto dell' articolo undecime per
rapporto al Consiglio generale in quella
parte, che riguarda il numero necessario
alla validità dell' unione, e- la multa de'
Consiglieri mancanti.
XXIX. Il Consiglio comunale delibera
collegialmente a scrutinio segreto. Esso
non può mai occuparsi, che di cose spet-
tanti all' Amministrazione interna della
propria comune. Se sorte da questo limite,
il Delegato o il Vice-Delegato può chia-
mare all' ordine il Consiglio, e anche scio-
glierlo, se occorre.
XXX. L'ufficio di Consigliere è gra-
tuito.
creazione di almeno una facoltà giuridica
a Trieste, soltanto a Trieste. La mozione
d' urgenza presentata 1' altro giorno dal-
l'onorevole Conci ebbe per obbiettivo di
affrettare la discussione del progetto go-
vernativo e di chiarire sotto questo ri-
guardo la posizione dei partiti.
Attualmente la Camera è sin troppo
carica di lavoro; l'ostruzionismo degli
czechi può durare ancora per qualche
tempo ; la presentazione della legge che
dovrà regolare l'uso delle lingue nella
Boemia, e che è il punto culminante della
situazione, influirà non solo sul più o meno
rapido disbrigo del materiale di lavoro
che sta dinanzi alla Camera, ma deciderà
sulla sorte del "gabinetto (provvisorio e
d'impiegati) e al quale non potrà succe-
dere, naturalmente, che uno di coalizione
parlamentare. Stando cosi le cose, i nostri
sforzi non possono che limitarsi a trarre
il maggior profitto possibile della situa-
zione precaria in cui si agita la vita par-
lamentare. Mai forse come ora vi fu tanta
indeterminatezza nella fisonomia dei par-
titi ; e di ciò la nostra causa ne soifro e
temiamo che, scendendo il governo sulla
via delle concessioni, chi ne paghi le spese
siano le piccole nazionalità, e noi fra
queste.
— Non sarebbe stato opportuno che la
deputazione italiana avesse presentato sin
dal bel principio un progetto d'iniziativa
parlamentare? In ogni modo, durante la
discussione di quello governativo intende
essa proporre degli emendamenti radicali,
primo fra tutti il cambiamento della sede?
E quale favore potranno incontrare tali
proposte dal governo e dai partiti mag-
giori ?
— Se avessimo avanzato un progetto
nostro, avremmo incontiato troppe diffi-
coltà, troppe contrarietà da ogni parte.
Non abbiamo perciò voluto compromettere
la cosa e farla naufragare senz'altro. Ma
ò certo che la battaglia s'impegnerà sulla
revisione che noi ne faremo delle sue parti
sostanziali principalmente di quella della
designazione della sede. Che il governo
sia disposto a concederci Trieste sarebbe
azzardato l'affermarlo, però non lo escludo
in via assoluta poiché molteplici sono i
fattori che possono influire sulle decisioni.
Posso dirle che quando la sera innanzi la
presentazione del progetto alla Camera il
ministro-presidente, mandatomi a chiamare,
mi annunziava che il governo, dopo ma-
turo esame del prò e del contro aveva
scelto Vienna, alla mia richiesta se tale
scelta fosse irrevocabile, mi rispondeva
con uno di quei motti che lasciano aperto
uno spiraglio a qualche probabilità favo-
revole. Infatti io credo che, se la Camera
accettasse un nostro emendamento a fa-
vore di Trieste, il governo non si senti-
rebbe di opporvisi. Cosi come sono oggi
gli umori dell' assemblea, mi sembra che,
almeno a parole, il nostro postulato sia
riconosciuto ed accettato dalla maggioran-
za. Staremo a vedere all' atto pratico 1
I tedeschi e anche quelli più radicali,
che poc' anzi affermavano la nessuna ne-
cessità di concederci una facoltà italiana,
neanche a Vienna, appaiono ben disposti
e cosi pure i socialisti; tutto dunque di-
penderà dall' attitudine dei cristiano-sociali
e dei polacchi.
Ed è qui che verrà messa alla prova
la sincerità delle intenzioni governative,
poiché se i polacchi ed i cristiano sociali
piegheranno alla domanda italiana, dipen-
derà esclusivamente dal governo di non
opporvisi e di far passare la legge.
La maggiore opposizione muoverà dal
nuovo «centro slavo» composto di sloveni,
croati, di alcuni ruteni e degli czechi cat-
tolici, il quale si dichiarò contrario anche
alla concessione di una facoltà a Vienna
qualora noo si conceda altrettanto agli
sloveni a Lubiana.
Ognuno comprende la irragionevolezza
di tale pretesa; persino gli czechi catto-
lici, che pur formano parte dei gruppo,
fecero comprendere che all' occasione ri-
prenderanno la loro libertà di azioae.
— Quando crede che la questione potrà
venir risolta?
— Nella migliore delle ipotesi, non pri-
ma di marzo, e in questo caso l'istituto
italiano potrà venir attivato in tempo utile
per il prossimo anno scolastico.
— Dopodomani, mercoledì, sarà una gior-
nata di grande importanza parlamentare,
trattandosi che verrà presentata la legge
che concerne 1' uso delle lingue nella Boe-
mia. Ritiene che ciò possa influire sulle
sorti della nostra facoltà?
— Certamente : in primo luogo come
diretta conseguenza, é probabile che fra
qualche settimana avremo un nuovo mini-
stero. Per conto nostro dobbiamo sorve-
gliare attentamente acciocché nella nuova
legge non si nasconda qualche insidia a
nostro danno. Sta bene che essa non avrà
un' applicazione diretta in tutto lo Stato,
ma, trattandosi di un argomento di tale
importanza, i! quale verrebbe a risolvere
la massima controversia nazionale nella
più ragguardevole provincia dell'impero,
è verosimile che nei casi controversi possa
servire di norma generale tanto più che
nel campo linguistico man a una legge
omogenea, uniforme per tutte le provincie.
Sta anzi nei nostri desiderata che una si-
mile legge venga una buona volta pro-
mulgata a tutela delle minoranze, troppo
spesso sacrificate all' arbitrio dell'elemento
dominante, com'è il caso della Dalmazia.
Noi prenderemo posizione di combatti-
mento (jualora scopriremo qualche punta
diretta contro i nostri interessi nazionali.
— E' dell' opinione che l'avversione ma-
nifestata dagli italiani tutti dell' impero
contro il progetto governativo e il mal-
contento che ha suscitato nel regno e nella
stessa Germania^ possano influire in senso
a aijioi fkvorevole?
— Su ciò non v' ha dubbio, com' è certo,
e nessuno se lo nasconde, che la situa-
zione della politica internazionale, cosi
I come sarà allora quando il progetto stesso
v^rrà portato alla discussione, agirà come
determinante sulle decisioni finali del go-
verno.
Dopo altre considerazioni sulla tattica
che adotterà il club italiano, e delle quali
qui non posso riferire, lasciai il gabinetto
di lavoro del buon difensore della nostra
buona causa.
Dai paesi della fame.
Una lettera eloquente.
Ci scrive un nostro corrispondente:
L'applicazione del termometro, onde
rilevare ufficialmenté e aulicamente le
condizioni del pauperismo, per Griove, si
è avverata, dappoiché il giorno 12 cor-
rente un i. r. commissario politico piom-
bò, pedestre, improvvisamente a Zio-
sella, per constatare se in realtà la
fame era all'ordine del giorno in quel-
l'infelice villaggio, gli abitanti del quale
lottano con essa — con la fame — da
oltre tre anni!!! — E sono appunto
tre anni che noi, probabilmente in cin-
quanta relazioni stampate nel «Dal-
mata> e nella «Dalmazia agricola>,
anche sotto fantastiche date, denun-
ziammo il triste e cVudele evento, allo
scopo d'illuminare l'i. r. governo pro-
vinciale sulle gravi condizioni che mar-
toriano e dilaniano tuttora ben oltre
un migliaio di abitanti, mentre l' ulti-
mo nostro scritto venne inserito nel
vostro giornale del 6 corrente, col ti-
tolo: dai paesi della fame. — Senonchè
tutto ciò non bastava onde scuotere
coloro che reggono i nostri destini e
che, lesinando persino sulle sovven-
zioni ministeriali — accordate a scopi
di rigeneramento viticolo — trovano il
modo di far rifare al deoaro la strada
di Vienna, mentre al povero possidente,
che chiede qualche scorra agricola, non
escluso qualche sacco contenente
la celebre parola pronunziata da Cam
bronne a Waterloo, non si ha nem-
meno la degnazione di rispondere.
Mondo piccino 1...
Ma, ritornando sulì' ulcerato argo-
mento, dicemmo che noa bastavano le
nostre avvisaglie passate e recenti onde
mettere all' erta l'i. r. governo circa
alle gravi e late proporzioni che la
miseria assunse, particolarmente e pre-
ferentemente nel paese di Zlosella (poi-
ché anche altri paesi soffrono d'inedia,
intendiamoci), bensì ci volle che quei
poveri villici raccattassero, Dio sa come,
alcuni spiccioli, per dispacciare ài mi-
nistero, alla luogotenenza e al depu-
tato Dulibich, che erasi presso a mo-
rire «il fame e che era urgente l'aiuto !
Ci consta che gli affamati avrebbero
segnalate prima le miserrime loro con-
dizioni, ma, ohimè, l'ufficio telegrafico
vuole sièno affrancati i d'spacci, ed è
soltanto lo Stato — strano bottegaio —
che non accredita i propri clienti!
In merito dunque a siffatti messi di
costringimento, venne spedito una spe-
cie di Saint-Just... imperiale, nella
Vandea, per accertarsi di coloro che
avrebbero osato ad un tempo due cose :
quella p. e. di morire di fame e l'altra,
più ribalda ancora, di telegrafare di-
rettamente al ministero in riguardo agli
stimoli dell'accennata fame, aralda della
morte, la quale, in siffatte evenienze,
è dei beni il sommo.
Non potemmo assistere alle investi-
gazioni fatte dal signor commissario
nel villaggio e nel vasto suburbio, per-
ché eravamo segregati dal freddo e
dalla fame in un nostro possesso, poco
distante, ove, in mancanza di lucertole
e di rospi, demmo il piglio alle cor-
nacchie ed ai corvi, i quali, bisogna
dire, fiutavano l'odore del nostro ca-
davere, dappoiché aggiravansi a noi
d'intorno, siccome api d'appresso il
fiore.
Siccome in mancanza di guerra, fra
noi si succedono i bollettini della fa-
me, pili o meno vibrati, dal nostro
quartier generale ci pervenne il se-
guente — autentico — da parte di
persona onorata che gode la piena no-
stra fiducia, in uno alla generale esti-
mazione. Eccolo :
Caro amico ! La fame procede benissi-
mo, che meglio non può andare. — Tre
o quattro giorni prima che ci siamo la-
sciati, Catterin Sinkié, il cui marito è
fuori di paese in cerca di pane, assieme
a tre figliuoletti, stava per soccombere
dalla fame, allorquando fortunatamente un
altro affamato — Jure Mejió q.m Ivan —
divise seco lei un tozzo di pane che, bol-
lito in acqua, potè ridare la vita a quei
miseri. Come ti sarà noto, il paese ha te-
legrafato al ministero, alla luogotenenza
e al deputato Dulibich, affinchè provve-
dano e muovansi a compassione, e in se-
guito a ciò comparve un commissario ca-
pitanale per rilevare la verità dell' asser-
to, il quale per ben due volte perquisì il
tugurio della suddetta Sinkió, credendo
di trovare una dispensa fornita, senonchè
con grande suo dispiacere rinvenne che
nella bahra bollivano delle bacche di gine-
pro ! — Visitò e rovistò molte e molte
altre case, ove trovò lo .«tesso squallore,
la stessa indigenza e 1' identica nudità.—
Questo messere ebbe però a dichiarare
che il Capitanato si riservava di vendi-
carsi con Zlosella, per essersi rivolta di-
rettamente (? !) al ministero — Sembra
d' altronde che questo signore siasi bene
convinto che la fame domini completamen-
te il paese, e ritengo ch'egli rapporterà
fedelmente quanto di compassionevole e di
miserando avrà scorto negli squallidi caso-
lari, nonché avrà letto sulle contrafatte e
macerate sembianze dei nostri simpatici
tipi. A proposito : da parte di persone in-
formatissime ebbi l'assicurazione che al
Comune di Stretto furono assegnate cor.
60.000, per la rinnovazione dei vigneti. Il
comparto venne effettuato ancora nel 1908,
ma l'approvazione del ministero attendesi
ancora, cosichè anche i vigneti, ridotti a
viti americane, dovranno rimanere abban-
donati — dopo tanti sacrifizi e tanti di-
spendi — semplicemente per mancanza di
mezzi. Aggiungi che la stagione, propizia
ai lavori, fugge di galoppo. Ma noi sia-
mo carne venduta 1
Si muoia in Dalmazia di fame, di sete
— poiché mezza provincia è senz'acqua —
di tifo, di scarlattina e di bronchite, poco
monta. Importa soltanto che il popolo pa-
ghi, a scadenze, i contributi di sangue e
di denaro. Importa che certi deputati
attendano ai loro interessi particolari e
coprano i seggi in permanenza, libero a
ciascuno d' implorare e di ottenere 1' alta
sanzione ai dispetti e alle angherie a
danno della civiltà, della coltura e della
lingua italiana. Bravis^iimi ! Ed il popolo
li rieleggerà, senza soffermarsi che 1' ac-
qua del Danubio non li purga, ma bensi
r innebria e li corrompe! Addio. 8. D.
Ed ora concludo. Concludo col dire
che sarebbe d'ora innanzi opera sag-
gia far dileguare, con soffio benefico,
le nubi della menzogna che agglome-
raronsi sopra di noi. Il conseguire
milioni per la Dalmazia, e prestiti
infruttuosi per la possidenza, sono as-
surdità che eccitano tutto al più un
sorriso di compassione. Nell'eccesso di
zelo e di amor patrio, si va soggetti
talvolta a fraintendere e a veder male
le cose. A Vieana si sarà probcibil-
mente parlato di baccalà^ in luogo di
milioni.
Richiamiamo su ciò l'attenzione del signor
cous. Resetar, il quale è e sarà alieno dall' eser-
citare iaconsulte e pericolose vendette.
Jt Corriere Ma provincia
Da Stretto.
Generosità governativa. — Tre
anni fa venne accordata la coltivazione
del tabacco anche in questo distretto. Tale
concessiane pareva una provvidenza divi-
na e chi piii ne poteva, più ne metteva. Le
istruzioni si seguivano 1' una all' altra, e
con esse anche le promesse. Vi erano per-
sino le norme sul modo di piegare le fo ,
glie, rovesciare le pagine, legarle, instec-
carle eccetera eccetera. Quando poi arri-
vavano all'ufficio di consegna e dopo tanti
riguardi usati ai manipoli di tabacco, que-
sti venivano ammonticchiati nel magazzi-
no, spinti coi piedi e malmenati tanto che
i poveri coltivatori si domandavano 1' un
r altro come si facessero tante raccoman-
dazioni a loro, mentre li succedeva più
che r opposto, la distrusione. Non era più
da meravigliarsene. Quel tabacco, buonis-
simo, passò nelle classi ultime e la ri-
compensa ne fu anche tale.
L' anno dopo, vale a dire nel 1907, an-
cor fiduciosi nelle promesse governative,
nella sola frazione di Morter-Bettina (che
comprende un solo comune censuario)
s' iscrissero ben 295 coltivatori per un
milione e mezzo di piante, ma ancor loro
provarono tali delusioni che l'anno scorso
si ridussero al 10 per cento e nell'entran-
te, ne sono sicuro, non coltiverà più nes-
suno.
Ecco in qual modo si tende a far risor-
gere economicamente questa povera terra
sulla quale vennero sparse tante . . . pro-
messe infeconde.
Navigazione. — Prima della fusioìie
delle varie società di navigazione qui si
avevano quattro linee settimanali du e per
Zara, mentre oggi non ne abbiamo che
sole due. Se ciò arreca danno a questo ed
ai paesi circonvicini, è facile il compren-
derlo. Quello però che è incomprensibile
si è, che un battello parte nel pomeriggio
d' ogni giovedì da Zara, facendo notte a
Morter, senza rendere accorta la direzione
ctie, impiegando pochi minuti di più, ar-
riverebbe a Stretto, la di cui toccata sa-
rebbe, quanto utile alla società, altrettanto
ai passeggieri e commercianti, i quali ul-
timi debbono far venire la merce per al-
tre vie e con altri piroscafi. Anche il «Ri-
sorto» — e chi è che non conosce questo
storico battello? — non arriva puntual-
mente. Ne deriva quindi che le merci ca-
ricate al venerdì a Trieste — e qui rice-
vute domenica mattina — vanno .soggette
a trasbordi, subendo dannosi ritardi, re-
stando incagliata la via a mezzo della
Suale debbono pervenire a destinazione.
'a qualche settimana abbiamo il «Bioko-
vo» che fa la linea del «Risorto»: e vo-
gliamo sperare almeno questo si terrà al-
l! itinerario. Intanto preghiamo caldamente
la direzione di voler prolungare fino qui
la linea Zara-Morter.
£a CV on ac a
Domenica 21 febbraio ha luogo
la tradizionale veglia mascherata della
Lega Nazionale, la grande veglia dei
fiori. Al teatro Verdi domenica nessuno
deve mancare! Tutti in mirabile ac-
sordo patriottico devono accorrere alla
festa italica.
Il ballo della Lega Nazionale
a Sebenico. — Domenica al Teatro
Mazzoleni, ornato artisticamente, ebbe
luogo la grande festa da ballo a VUQ.
tagg.o della Laga Nazionale. Il teatro
era gremito. Indicibile l'entusiasmo.
L'esito finanziario -superò le più rosee
previsioni, raggiungendo la magnifica
cifra di cinquemila corone. Onore
agli italiani di Sebenico!
Onore a Zara ! — Scrive 1' otti ma
«Idea Italiana» :
«Ancora una volta l'anima grande di
Zara ha voluto gridare alto la sua Italia-
nità. Nel 1908 essa ha dato alla Lega ben
53,443 cor»ne ! E si tratta di soli dieci-
mila abitanti! Questa cifra nella sua elo-
quenza è tutto un poema. Un poema di
sacrificio e di amor di patria che rende
superfiui, nella sua radiosità e chiarezza
i commenti, che fa palpitare e fremere di'
ammirazione. Oh non si adatta ad esser
soppresso tanto facilmente un popolo eli«}
ha di tali scatti maguifici di entasisaiao
di difesa, ripetentisi ogni anno! G-li ita-
liani devono esser superbi dei loro fra-
telli di Dalmazia e in ispecie di Za^.
Onore ad essi!»
Camera di commercio e d'in-
dustria. — La nomina della nuova
presidenza. — lera a sera la locale Ca-
mera di commercio e d'industria tenne
regolare seduta.
Aperta la seduta, il signor vice-presi
dente Luxardo comunica il ringraziamento
sovrano peli' omaggio in occasione del
giubileo imperiale, e commemora con sen-
tite, affettuose parole il decesso del
dott. Giacomo Grhiglianovich, prestantis-
simo, valoroso segretario della Camera
per una lunga serie di anni. Dà poi let-
tura dell' esito dslle ultime elezioni sup-
pletorie, e, salutando i nuovi collegbi,
manda un cordiale ricordo a coloro che
non formano ])iù parte del collegio.
Ad unanime voto vennero eletti a pre-
sidente dtilld Camera il ^signor Michelan-
gelo Luxardo e a vice presidente il signor
8piridiùntì Artale.
Nè certo si poteva far scelta migliore.
Il signor Michelangelo Luxardo, che
coperse egregiamente per parecchi an-
ni la carica vice-presideflziale, è capo
della importantissima casa la quale, con
la bontà dei suoi prodotti, estende la fama
di Zara in tutto il mondo: persona di
eminenti attitudini industriali e di spec-
chiate qualità personali, competentissima
nelle cose di commercio.
Il signor Spiridione Artale, vecchio e ri-
spettabile industriale, è parimenti circon-
dato della pubblica estimazione per com-
petenza e attitudine. Sotto gii auspici
della nuova presidenza, la Camera aumon-
terà, proficuamente, la propria attività.
Si procedette indi alla nomina — tra i
membri della Camera — della commissione
permanente della sezione commerciale e
della sezione industriale.
Per la commerciale vennero eletti i si-
gnori : Griovanni Baljak, Andrea Calussi,
Vincenzo Crivelli ed Eugenio Giaifasu.
Per la industriale i signori: Eugenio
Godnig, Antonio Marmsich e Grirolamo
Mazzoni.
Venne nominato a membro del consiglio
di sorveglianza sulle piccole industrie (re-
cente istituzione) il cav. Enr. de Schònfeld.
Ad esaminatori di sensali i membri :
Griovanni Baljak ed Eugenio Giacasa.
Venne innae discussa una iniziativa della
Camera per regolare il lavoro domestico.
Pro Sicilia e Calabria. — Ecco
le ultime oblazioni pervenute al nostro
podestà :
Giovanni Zurich fu Marco cor. 5.—
Michele Damjan, m.o muratore „ 2.—
Michele Toscano (Vergoraz) „ 2.—%
Cor. ^
Liste precedenti Cor. 10.861.87
Somma" Cor. 10.870.87
Più lire italiane 40.55
Importo che fu consegnato dal signor
podestà al signor console generale d' Ita-
lia in Zara.
Al consolato generale per-
vennero dalhi provincia cor. 15.740.67
Da Zara direttamente ,, 1.120.
Consegnate dal sig. podestà
liro 40.55 e „ 10.870.87
Il ballo dei Bersaglieri di Borgo
Erizzo riuscì brillantissimo. Rimasto l'ad-
dobbo artistico della sala e dello scalone
e dell'atrio, la festa raggiunse il maggior
splendore (e andaron notati sciami di ele-
gantissime mascherine) dalle undici a mez-
zanotte.
I baldi bersaglieri di Borgo Erizzo —
dalla bella e marziale divisa — venner
marciando in città, preceduti dalla Banda
della jLiòera; e la marcia e le note squil-
lanti raccolsero a festa i cittadini, che
uscirono in acclamazioni ai forti figli di
Borgo Erizzo.
Accolte con la «Marcia dei Bersaglieri»,
eseguita dall'orchestra, la rappresentanza
della Società dei Bersaglieri di Zara e la
rappresentanza comunale: gli on. asses-
sori Luxardo, Medovich e Rolli. Il pode-
stà lievemente indisposto manifestò la sua
dispiacenza di non poter intervenire alla
festa, alla quale, invitati, parteciparono e
capovilla e notevoli agricoltori di varie
frazioni censuarie, accolti fraternamente.
Fecero gli onori di casa un comitato
cittadino, presieduto dall' egregio avvocato
Milcovich, e la direzione dei Bersaglieri.
Numerosi cittadini fraternizzarono cor-
dialmente con gli Albanesi, in mezzo al
folleggiar delle maschere e al ritmo delle
danze.
Nomero 94 ZABA, Mercoleđi 24 HTovembre 1909 Anno SlilV
ASSOCIAZIONE
Pei Zara Cor. i6 antìctputamente, semestre e iiimestr - n proporzione.
Pei r impero Austio-Un^^aiico Cor. 18, semestre Cor. 9,tiime8lro Cor, 5.
Pei gli Siati appavtenenti all' Unione postale Cor. 24 all' anno, semestre
o tcinieetve in oropoizione. Per gli Siati non appartenenti airUnione
postale Cor. 16 e di più 1' aumento delle spese poslali, semestre e
trimestre in prcporaione. Un numero separato costa Cent, 20. Un
numero air. Cent. 32. I numeri del giornale si vendono cella Li-
bi eria Tnternaz. di E. 3cb6nfeld o ne^,li spacci principali di tabacco.
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foglio dopo scaduta l'associazione, a' intende obbligato p» il trinsestre
susseguente*
Le corrispondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente
redazione. Le lettere non affrancate saranno respinte. I oomtmioatì w
inseriscono al presso di cent 25 la linea^ cairattere testino. Awlm ed
insersioni a preuo moderato da conveniisL — I muioacritti non u
stìtoiscono.
Un pregiudizio.
E' pregiudizio degìif avverHaiì —
adesso ripetuto dal «Narodni List» —
che, solo volente il partito autonomo,
del 61 si sarebbe potuta compiere l'an-
nessione a Croazia.
Non è facile il credere che, pure
autorizzati i convegni a discutere la
opportunità di un nuovo assetto, l'an-
nessione della Dalmazia a Croazia si
sarebbe proclamata in un attimo e a
tamburo battente. Gli avvenimenti del
66, che si stavano maturando già dal
60, non consentivano una Dalmazia
che non fosse in perfetto possesso del-
l'Austria. Dopo la perdita del Lom-
bardo, tanto più all'Austria, detentrice
di Venezia, urgeva l'amministrazione
diretta delia Dalmazia, prolungamento
marittimo ed etnografico di Venezia.
Pare al «Narodni List> che proprio
del 66 si sarebbe potuto dirigere la
guerra con l'Italia da Zagabria? Ctie
due paesi privi di comunicazioni, di
commerci, di vita in comune, avreb-
bero potuto unirsi in un fiat? Non sia-
mo cosi profondi, in politica, come i
signori del «iJarodni List», ma tutto
ci fa credere che il convegno del 61
avrebbe lasciato il tempo di prima. Gli
avvenimenti di subito posteriori, e la
creazione del dualismo, effetto di lunga
preparazione, appoggiano la nostra
credenza.
Ma e poi? Fosj'.ero stati pur maturi
i tempi per l'annessione, chi avrebbe
potuto violentare la coscienza pubblica
io Dalmazia? Il «Narodni List» dice
che i deputati autonomi alla prima
Dieta Dalmata obbedivano alle esigenze
della burocrazia e non del popolo; ma
esso sproposita, in piena malafede.
Era il popolo di tutte le città e di
tutti i borghi della Dalmazia, che, in
grandissima maggioranza autonomo,
non voleva sentirne a parlar di annes-
sione. I municipi erano in mano agli
italiani, e lo erano per volere del po-
polo, che odiava il nome croato. I
concetto dalmatico dominava le menti
ed i cuori. L'annessione riusciva ostica
come servile dedizione. E l'atteggia-
mento anti-annessionista dei deputati
italiani alla Dieta del regno veniva sa-
lutato con segni di gioia popolare, con
feste, con luminarie, con epigrafi.
Il sentire della e&orme maggioranza
dei Dalmati veniva confortato dalla
autorevole, magistrale parola di Niccolò
Tommaseo. Da Firenze, pur in mezzo
a profondi e delicati lavori filologici,
il gran cieca trovava il tempo di man-
dare ai Dalmati opuscoli, ch'erano vi-
brante e generosa protesta contro l'an-
nessione. Opuscoli, ch'eran Vangelo
politico ai Dalmati e che scaldavano
gli animi a fierezza patriottica ; opu-
scoli cui si era goffamente o povera-
mente risposto dall' ancor vivente Vin-
cenzo Milich e dal defunto Costantino
Voinovich. Il pensiero autonomista do-
minò nelle popolazioni insino a quan-
do V Austria, perdute le provincie ita-
liane, si orientò ad oriente e pensò di
pigliare gli Slavi con gli Slavi, come
si pigliano i pesci coi pesci. Fu il go-
verno di Vienna che decretò l'avvento
del partito croato coi modi crudeli
che tutti sanno e per cui un dopo
' altro ci vennero portati via e comuni
e istituti scolastici: storia sanguinosa
di ieri. Fu il governo di Vienna che,
mettendo in programma la croatizza-
zione totale della Dalmazia per sot-
trarla ad influssi italiani, investi di
onnipotenza il partito croato, il par-
tito annessionista; mi — contraddi-
zione solo possibile in Austria — al-
lontanando da esso il miraggio dell' an-
nessione in proporzione diretta ai fa-
vori che gli elargiva. Più il partito
croato veniva colmato di doni e più
l'annessione a Croazia si faceva uto-
pia. Migliaia di Dalmati, deficienti di
senso morale, vedendo che il vento
soffiava soltanto nelle vele croate, e
che col croatismo c' era tutto da gua-
dagnare, mutarono subito rotta, diser-
tando le file dell'autonomia e assicu-
rando ai nostri avversari un successo
ancora maggiore.
Il Patto di Fiume smascherò com-
pletamente il governo centrale. La
pania di solo un tentativo di unione
alla Croazia, lo fece sollecito promet-
titore di tesori per la Dalmazia. Con-
fessò di averla trascurata indegnamen.-
te per un secolo. E la volle avvinta
a sè, indissolubilmente, con un monile
di perle. Lo stesso governo, che 1' ave-
va snaturata a violenza per farla croa-
ta, dimostrava che la Dalmazia non
doveva diventare Croazia, in nessun
caso, mai. Vienna non prepara certo
per Zagabria le coste orientali del-
l' Adriatico ; nè progetta spese di milioni
per darli poi in dono al Banato. Illu-
dersi su questo punto è follia!
Come dunque la rappresentanza po-
polare del 61 avrebbe potuto opporsi
all' onda dellaf volontà popolare ? Come
avrebbe potuto chiedere l'annessione
se il solo nome dì Croazia destava
sdegno o raccapriccio ? Se l'animo dei
deputati ripugnava profondamente dal-
' annessione ?
Eppure — ad entrare nel mondo
delle ipotesi come il Verne od il Wells
— sarebbe curioso il congetturare che
cosa sarebbe stato di noi, Italiani, una
volta annessi a Croazia. Del 61 i
Croati della Conferenza Banale ave-
van promesso in un manifesto ai Dal-
mati il rispetto alla lingua di Dante e
dell'Ariosto: il sacro rispetto alla se-
colare coltura dei Dalmati. Gente de-
siderosa di progredire, favorita da me-
cenati nei primi tentativi artistici e
letterari, avrebbe arrestata la mano
parricida dei Dalmati, alzata a demo-
lire le conquiste dello spirito italiano
in Dalmazia, oppure avrebbe aiutato
r ijnpeto demolitore? Del 60 i Croati
del Banato — non ancora avvelenati
Le £laftti.
A sud di E-agusa s'estende un territorio
clie per il buon clima marittimo e per
l'abbondante irrigazione è il più fertile
di tutta la Dalmazia. Vi si trova una flora,
quale per varietà e bellezza difficilmente
se ne troverebbe una simile in tutta Eu-
ropa. E in mezzo a questo paradiso ter-
restre giace Canosa coli'impareggiabile
parco di platani giganteschi, proprietà dei
conti Grozze; è un paesaggio recondito,
ma indescrivibilmente bello, indimentica-
bile per chi ha avuto la grazia di ammi-
rarlo e di respirare le sue aure balsamiche,
di passeggiare per quei meravigliosi viali
di palme e di sentire il simpatico mormo-
rio di cristallini ruscelletti.
Vicino a questa incantevole costa dal-
matica nuota neir azzurro Adriatico un
gruppo di isole, dotate della medesima
lussuriosa vegetazione, della stessa bel-
lezza (li paesaggio.
Già Plinio conosceva quelle isole che
incominciano con Calamotta e terminano
coir isola di Jaklian, e cui egli diede il
da certi giornali intransigenti — sa-
rebbero stati, forse, rispettosi di noi e
dei nostri diritti; ma più tardi, forse,
non più. Comunque — lo ripetiamo
— r annessione avrebbe portata al
colmo la confusione. Zagabria avrebbe
in breve rinnovato lo spettacolo della
biblica Babele.
Il tumulto di rivalità e di appetiti,
di velleità e di ambizioni, che erompe
dalle gazzette croate, basta a farci per-
suasi quale paradiso terrestre avremmo
conquistato col triregno. E da un reg-
gimento croato, deliziato da bani liber
ticidi, il cielo ne scampi e liberi. Suona
ironia, certamente, il motto liberté comme
en Autriche; ma neanche il cadere dalla
padella nella brace è, a quanto pare,
piacevole cosa.
Potere fascinatrice dell' arte italiana
sul nostro popolo.
Amenità di natura, dolcezza di clima,
tradizioni di civiltà raffinata e antichis-
sima, armonica tempia degli animi, af-
finità greco-romane, furono elementi
tutti che concorsero in efficace unione
a elevare l'arte italiana a quelle som-
mità di perfezione e di buon gusto,
che non poterono essere raggiunte da
alcun altro popolo.
Fu prima l'Italia a destarsi dal pro-
fondo sonno del medievo; e prima la
Sicilia fece udire, in un'alba precoce
del rinascimento, i canti dei suoi poeti,
che, accolti a Firenze, maestra di ci-
viltà, determinarono quel glorioso pe-
riodo in cui un' eletta schiera di artisti e
di letterati risuscitarono le meraviglie
di Grecia nell' età sua più bella e più
fiorente.
E l'arte italiana non ebbe soltanto
splendori periodici e solitari, ma, con
tradizione perenne, si riprodusse sotto
diverse forme in tutte le età. Potranno
all'Italia mancare in qualche età i grandi
ingegni, ma i grandi artisti non le
mancheranno mai; poiché l'ingegno,
nel giro dei secoli, può stancarsi e
isterilire talvolta, ma il sentimento del
bello, che ha radice in tutto l'orga-
nismo e che riceve la sua vita e il suo
alimento dalie meraviglie della natura
circostante, non potrà mai affievolirsi
nella delicata e sensitiva fibra degli
italiani.
Ecco perchè l'Italia unica al mondo
produsse i due supremi aitisti della
bellezza: Ariosto e Raffaello. Il nome
armonioso d'Italia, l'azzurro limpido
del suo cielo, la dolcezza infinita de
Buo idioma, dicono a tutti i popoli, che
fra le sue cento città, gloriose di storia
fra i suoi monti e le sue campagne
doviziose di tutti i tesori della natura,
cresce e vive un popolo che ha nel
sangue, come siero fecondante, il gusto
e il sentimento dell'arte. E quest'arte
è così grande, cosi delicata di sfuma-
ture, cosi vibrante di passione, che fece
sentire a tutti i popoli della terra con
forza iriesistibile il suo fascino di maga
e di dea.
Anche nella nostra Spalato quest' ar-
te ha saputo imporsi vittoriosa, incate-
nome di Elafiti, cioè isole dei cervi. Esse
ebbero nel medio evo e ai tempi di Filippo
li. di Spagna un'importanza storica. Oggi
però sono quasi dimenticate, perdute nel
mare; eppure appunto quella solitudine
accoppiata a quello sfarzo di bellezza do-
vrebbe esser oltremodo gradita al forestiero
che vuol sfuggire alla vita rumorosa e
agitata delle capitali. È ben vero che le
comunicazioni sono alquanto deficienti;
però usando dei piroscafi in servizio lucale
e se animati da un certo desiderio d'esplo-
razione, si potranLO ammirarvi dei pae-
saggi unici per la loro strana bellezza, vi
si imparerà a conoscere il carattere del
paesaggio e delle popolazioni dalmatine
quale esso è veramente, molto meglio che
facendo il solito viaggio sui piroscafi ce-
leri.
Le isole principali di questo gruppo sono
quattro; esse altro non sono che la con-
tinuazione della catena di monti che, pa-
rallela a qjiella della costa dalmata, forma
Lapad e Sabbioncello e che sporgendo qui
e li sul livello del mare cc>stituisce 1' ar-
cipelago della Dalmazia meridionale.
Presso Ragusa troviamo prima l'isola
di Calamotta (Kolocep) che da Plinio è
chiamata Caiaphodia; è la isola più pic-
cola delie Elafiti e conta 281 abitanti. Essa
nando fanatismi ed odi inveterati. Di-
nanzi ad essa, ricreatrice rigogliosa
dello spirito affaticaito e addolorato
dalle tristi cure della vita, ogni senti-
mento di parte è rimasto vinto e sof-
focato. A teatro, dove la compagnia di
[lemma Caimmi ed Ettore Berti fece
conoscere con fine interpretazione le
opere del genio latino, accorsero quasi
a gara italiani e croati, manifestando
quasi questi più che quelli il loro en-
tusiasmo con fervorosi applausi.
L'arte è sacra; essa celebra i suoi
riti 8u di un altare, e gli altari vanno
rispettati; è questa una religione in-
ternazionale, che si eleva sopra tutte
le divisioni convenzionali, ed abbraccia
l'umanità tutta.
Chi pensi e paragoni il malumore e la
diffidenza con cui furono accolte le pri-
me stagioni di opera, escluse ogni qual-
volta la lotta nazionale si inaspriva,
con Tentusiasmo odierno per l'arte
nostra drammatica, avrà un indice
dell'efficacia e potenza sicura di que-
st' arte, che, in un tempo relativamente
breve, ha saputo insinuarsi piena di
lusinghe e di attrattive anche in animi
ostili e costringerli all'ammirazione e
all'applauso spontaneo ed irresistibile.
E il fenomeno è tanto più caratte-
ristico ed acquista maggior importanza
psicologica, inquantochè questo popolo
slavo, che ha lasciato nella storia ve-
stigia così profonde d'intolleranza e
di fanatismo nazionale, segue ancora
oggi le sue poco liberali tradizioni e
perseguita anch« in Dalmazia il popolo
con cui convive, cercando di distrug-
gere quel carattere di secolare c.viltà
latina, che vi è impresso insieme coi
monumenti storici nella lingua e nei
costumi dei suoi abitanti. E per una
incoagruertza, che solo il fcinatismo può
spiegare, mentre da un lato s' accanisce
contro la civiltà italiana, e massime
contro la sua lingua, che n'è l'espres-
sione più viva e più gagliarda, dal-
l'altro lato mostra di appassionarsi
fino air Ciitusiasmo per la sua arte e
per i suoi artisti.
La popolazione civile croata di Spa-
lato ha dovuto subire il potere fasci-
natore dell'arte nostra drammatica,
poiché nella secolare convivenza con
l'elemento italiano ne ha appreso per-
fettamente la lingua e si è assimilata
in gran parte i costumi e l'educazione.
Ora se l'aite italiana emigra in tutte
le parti della terra, anche là dove i
divini accenti del nostro dolcissimo
idioma non sono intesi, non sarebbe
una troppo volgare animosità il non
voler accogliere quest'arte, quando se
ne intende il significato ed il senti-
mento ?
Alcuno obbietterà: gli slavi consci
di avere a fronte un formidabile ele-
mento italiano, il quale possiede la
virtù assimilatrice di tutte le nazioni
colte, temono che il teatro divenga in
tal modo un'istituzione snazionalizza-
trice. Timore vano e puerile. Il teatro
sarà meglio in questo caso un'istitu-
zione educatrice, e servirà al raffina-
mento del sentire e del buon gusto.
Ma certo coloro che si sentono slavi
nel profondo del cuore, slavi non per
opportunità dei tempi ma per convin-
zione, non abiureranno la propria fede
e l'amor saldo e verace verso la pro-
pria nazione per un paio di ore di di-
vertimento a teatro.
Informato evidentemente alla logica
di questo ragionamento, lo stesso gior-
nale croato «Naše Jedinstvo» credette
a suo tempo di dover spezzare una
lancia in favore degli spettacoli ita-
liani, eccitando ad accogliere nel kaza-
lište non solo l'arte lirica italiana, ma
anche l'arte drammatica, che miete
allori dovunque sono popoli civili.
Il popolo slavo, che ha cominciato a
muoversi sulle vie del progresso, se
vuole percorrerle con passo più spe-
dito, deve, anziché separarsi con ge-
loso livore dai popoli maturi di civiltà,
che il caso della storia gli ha messi
vicini, intraprendere sotto la loro guida
il tirocinio morale ed il discepolato di
coltura.
Sotto questo aspetto l'arte italiana
diventa per esso una maestra, alla
quale con slancio di gratitudine do-
vrebbe ripetere le parole di Dante e
Virgilio :
Tu duca, tu signore, tu maestro.
Ma purtroppo non è così; il popolo
slavo ha mostrato di non conoscere che
cosa sia gratitudine, poiché, mentre ha
ricevuto dagli italiani il fomite del pro-
gresso e l'iniziazione alla civiltà, e
mentre fruisce con voluttà dei suoi
godimenti artistici ed intellettuali, con-
duce una spietata campagna contro
l'italiano per sopprimerlo nel campo
amministrativo e scolastico, giacché
non è possibile nella vita pubblica.
Nondimeno, se per circostanze d'uo-
mini e di tempi non possiamo atten-
derci in ricambio dei benefizi dati una
politica più equanime, rimarrà sempre
per noi italiani un dolce conforto il
verificare la potenza dell'arte nostra,
che ha saputo trionfare sempre anche
su cuori invasati di odio e di disprezzo
contro tutto ciò che é e suona italiano.
Giovanni Demicheli.
è molto fertile e dalle sue alture si gode
un panorama incantevole della pittoresca
baia di Gravosa coi molti scogli che la
circondano. I due piccoli villaggi dell' i-
sola Donje Selo e Grornjo Selo distano
r uno dall' altro un tiro di fucile. Cala-
motta, come anche le altre Elafiti, posse-
deva un tempo una popolazione più nume-,
rosa, come attestano le ruine di ville e
case abbandonate. Slaccata da Calamotta
da un canale^giace l'isola alquanto più
grande e molto interessante di Mezzo (Lo-
pud) con 349 abitanti; quest'isola, che da
Plinio é detta Delaphodia, raggiunge l'al-
tezza di 216 metri edera untetupo ricca-
mente cosparsa di vigneti e frutteti, di
cui gran parte oggi purtroppo son dive-
nuti selvatici. Mezzo ebbe grande impor-
tanza nella storia di Ragusa; la popola-
zione assai bellicosa pHrtecipava costante-
mente colle sue navi alle spedizioni guer-
resche'degli spagnoli. I capitani e marinai
di Mezzo combatterono nel 1540 con Carlo
7 contro Tunisi, tacevano parte della
grande armada di Filippo II contro l'In-
ghilterra e anche in seguito essi erano
sempre al iianco dogli spagnoli nelle loro
S|jeiLziooi marittime in Europa, Africa e
America. Nel secolo XVI la popolazione
di quell'isola era proverbiale per la sua
agiatezza e ricchezza; senonchè per le con-
tinue imprese guerresche essa decadde e
impoveri. Basti ricordare una spedizione
di Carlo V contro Algeri nel 1541, nella
quale ben trecento abitanti di Mezzo pe-
rirono sul campo di battaglia, per cui le
loro famiglie piombarono nella miseria.
A Mezzo si conserva ancoftì la bandiera
del capitano Michele Prazzato che mori nel
Messico dove aveva prestati i suoi servigi
alla Spagna e lasciò in eredità alla repub-
blica di Ragusa 200.000 dobloni d'oro
spagnoli. Altri ricordi storici sono un pre-
zioso altare di famiglia tolto a Enrico
Vili d'Inghilterra in una spedizione guer-
resca e adorno di dodici statue d'argento
raffiguranti gli apostoli, inoltre un osten-
sorio con pietre preziosissime. In passato
l'arte dell' oreficeria era molto esercitata
dagli abitanti ài quell' isola. Molto pitto-
resco è l'aspetto del caseggiato colle an-
tiche mura di cinta, il convento fortificato
e le ruine di un forte costruitovi dal duca
Cosimo 111 de' Medici. La chiesa paroc-
chiale fondata dai Visconti di Milano, come
attesta lo stemma all'aitar maggiore, pos-
siede due pale artistiche; una terza, di-
pinta da Nicolò Raguseo nel 15là e raf-
figurante l'Annunciazione, si trova nel
convento dei Domenicani. Presso Mezzo si
L'importanza di una minoranza.
Gli italiani sono chiamati per la
prima volta a prender parte alla di-
scussione nel dissidio tra gli slavi e i
tedeschi. Bienerth s'aggrappa più che
mai al seggio presidenziale; il governo
e i partiti conservativi hanno bisogno
anche della sempre misconosciuta mi-
noranza.
Venerdì sera si radunarono tutti i
partiti tedeschi per vedere se era pos-
sibile in qualche modo di fare che la
Camera finalmente una volta lavori.
Dopo aver parlato e discusso si ricordò
(nell'ora del pericolo vengono le buone
idee) che alla Camera non vi sono
solamente slavi, tedeschi e polacchi,
raccolse anche sotto Marco Grimani quella
terribile flotta di 1500 navi dei veneziani,
spagnoli, ragusini e di Papa Paolo III.',
flotta che passò poi al comando di Don
Griovanni d'Austria e riportò a Lepanto
(1571) vittoria decisiva, che fu vittoria
della cristianità tutta sulla mezzaluna mao-
mettana. L'isola di Mezzo è la più bella
e la più pittoresca delle Elafiti. Più grande
però é Griuppana (Sipan) che misura 20-45
chilometri quadrati e conta 1100 abitami.
D'una fertilità eccezionale è pure que-
st' ultima ; cinti di meravigliosi oliveti e
vigneti giacciono due villaggi, Sugjaragi
e Luka. La popolazione s'occupa anche
di pesca e dell'allevamento di ostriche e
r«Anglobank» vi impiantò una fabbrica
per la conservazione «Ielle sardine. Queste
tre isole passarono ben presto, Mezzo già
nel 990 e Giuppana nel 1050, sotto il do-
minio della repubblica di Ragusa.
Vorremo che il governo nella sua pro-
gettata aziono di soccorso per la Dalmazia
non dimenticasse quelle incantevo.li Elafiti,
le quali, col migliorare le comunicazioni
ed erigere alberghi sovvenzionati, dovreb-
bero indubbiamente costituire per le ec-
cezionali loro bellezze nn punto di forte
attrazione per thtta la Dalmazia.
Adige ed Adria.