nome, e ^]^eulmeDO in nome di questa delegazione
governativa, ma rimpetto la ferma risoluzione di
ognnno fra i'miei colleghi entro e fuori di -Pafngi,
che la guerra deve, essere contiriuat^ qualunque
(1 'vesse essere la spesa, qualunque la conseguen-
za, Se Parigi cade domani, essa avrà adempiuto
in nobile guisa il suo dovere verso la Francia. Ma
io non posso persuadermi che Pa)igi possa mai
capitolare. .Credo che la stessa popolazione la met-
terebbe piuttosto in .fiamme e la ridurreìjbe ad una
seconda Mosca prima di" permettere al nemico di
prenderne possesso," ' „
„Ma posto il caso" — chiesi io — .„che pure
avvenga la capitolazione? — „In questo caso''—
rispose Gambetta — „dobbiamo continuare la lotta
nelle provìncie. Senza contare V armata di Parigi,
noi abbiamo ora in campo di fatto mezzo milione
e iootee 250,000 uomini, i quali sono parte incam-
minati verso r armata e parte pronti ad abbando-
nare il loro deposito. La leva pel 1871 non fu an-
cora toccata.e non abbiamo finora impiegato gli
nomini aniraogliatil'I primi ci danno 300,000 re-
clute e gli «Itimi 2 mifiuni-d" nomini forft" Lfe armi
ci arrivarlo da tutte parti. Danaro non ci manca.
V'à Nazione," (gli uomini di tutti i partiti politici)
è dalla parte nostra, e si tratterà semplicemente
della nostra Nazione contro la Nazióne <edes€a.
Per noi sarebbe un disonore il cedere. Noi eonl-
battiamo per la nostra esistenza come Nazione,
r avversario invece per aumentare il suo territorio,
il. quale non gli porterà nè può portargli alcun
beneficio. Credete voi che per quanto sia deva-
stata ed esausta la Francia, non lo sieno altret-
tanto e forse più alcune singole parti della Ger-
mania?
Osservate un poco soltanto le perdite dell'ar-
mata baverese. Osservate le innumerevoli vedove
ed orfani in tutto il paese. I nostri uomini ammo-
gliati non presero ancora le armi, mentre gli am-
mogliati tedeschi sono caduti a migliaia. No — e-
gli continuò, ^ batteado colla mano energicatnente
sulla sua scrivania — no, là ritenga ««n^mpossi-
bilità matematica che non ci possa riuscire di scac-
ciare l'invasore dalla Francia^ purché siamo per-
severanti e che continuiamo la guerra.' Ogni 24
ore divengono per noi una giornata di guadagno,
ma ogni ora di ritardo aumenta le difficoltà ai no-
stri nemici.
L'Inghilterra ha commesso un grande errore di
non essersi intromessa prima; di non aver detto
alla Prussiii, che il sorpassare un certo liniite di-
verrebbe' pèr lei un casus belli. Allorché T Inghil-
terra permise lo smembramento e la distruzione
della Francia mediante la Germania, essa non solo
perdette 1' unica sua alleata sul continente, ma con-
segnò tutta la preponderanza del potere nelle mani
della Prussia. Dopo dieci anni e forse prima an-
cora noi vedremmo la Russia a Costantinopoli, la
Prussia m Olanda, nel Belgio ed a Trieste. La
controlleria di tutto il vecchio mondo sarà quindi
riposta nelle mani di queste due potenze, mentre
lo Czar getta il suo sguardo ancor più verso 0-
riente, sui possedimenti inglesi. — Quando si riu-
nirà un'altra volta il vostro parlamento, allora, io
spero, r Inghilterra vedrà e confesserà di ncn a-
ver agito da generosa verso i suoi alleati di Fran-
cia, e cercherà pel proprio suo bene come pel no-
stro, di riparare questo errore, pria che sia trop-
po tardi."
giornata. Appena;,41 govewio- Hi a«?;^ ?ioevati j li
comunicherà alla, popolazione, di P»i;igi, .
, 'r .5 ^ Qiidio Favm
Jl comandante superiore delhi ^.nazionali
al capo di stato maggior gmierale.
'" Soltanto la notte ha. posto fine alla sanguinosa
ed onorevole battaglia di oggi. Ì1 èontegno della
guardia, nazionale fu ottim >'e fa onore a Parigi.
Generale Clemente Thomas,
Prodama del governatore. . , . .
' Ore QpO'di sera.
La nostra giornata^ felfcemente incominciata, non
ebbe l'èsito che potevamo sperare. Il nemico,che
avevamo sorpreso il mattino, ha potuto, verso la
fine del giorno, far convergere ^contro di noi e-
normi masse d'artiglieria colle sue. riserve, di fan-
teria. , ;
Verso le ore tre, la sinì^tr.j|, vivamente assalita,
ha ceduto..Dopo iiver ordinato dappertutto di te-
ner termo,, k) dttvuto portarmi alla sinistra, e sul
far deU^.npUe fu possibile un ritorno offensiva.dei
nostri. « . " , .
Ma la notte sopraggiungeva, e continuando»»il
fuoco del nemico con estrema violenza, le nostre
colonne hanno dovuto ritirarsi dalle alture che a-
vpvano Qccupato la, mattina.- , ^ . ^ |.. ^, , ,
ta guardia nazionale fu animata" da^-ottimo spi-
rito e cosi pure le truppe. Quella e queste hanno
dato i)rove di coraggio e d'energia in questa lot-
ta, lunga ed accanita.
Non posso ancora conoscer la cifra delle nostre
perdite. Dai prigionieri ho sapaio che quelle del
nemico son niolto considerevoli.
Generale Trochu.
P^irigi, 20 gennaio Monte Valeriano
ore 9(30 antim.
Il Governatore generale
al generale Schmitz al Louvre.
La nebbia è densa. 11 nemico non ci assale. Ho
fatto indietreggiare la maggior parte delle masse,
che i)otevano essere cannoneggiate dalle alture;
alcune sono rientrate nei loro antichi accantona-
menti. È ora urgente di parlamentare a Sèvres
per un armistizio di due giorni che permetta di
portar via i feriti e di seppellire i morti.
Per ciò si richiederà del tempo, degli sforzi,
carri, ecc. Non perdete tempo per agire in questo
senso.
—- Ecco come In presa, secondo il Saint Pii-
hliCj la bandiera del Gl.o fucilieri, di Pomerania
alla battaglia di Tainnt.
Quel reggimento, decimato dalla mitraglia e dal-
le palle dei garibaldini, che stanno per caricarlo,
si arresta, ficca in terra le baionette e rifiuta di
avanzarsi.
Le grida, i colpì piatti di sciabola degli uffi-
ciali non lo scuotono. Un ufficiale s'impadronisce
della bandiera, vi si avvolgè dentro e si slancia
contro ai francesi gridando : „Vorwiieits" (avanti !)
Eroismo inutile! Crivellato di palle, egli cade
lanciando un' ultima imprecazione ai suoi uomini,
che battono in ritirata senza venire a riprendere
la loro bandiera.
te am
.pmtieneia? me, è; dii ani ife gen. -€taddwm s'impa-
dronì indebitamentei .V.,.E. .mic ha; fatto ft.on'ore di
scrivermi che si esamfnam l'affare, ma che nel
frattanto era-4i0p<)88ibtl^ di^iwa^-an ^nltro loca-
le, per alloggiare le truppe, che vi si;, trovano ac-
ca^ermaté; esse, vi j-esterebberd'senza pregiudizio
dei diritti ch' io posso, nvere. jc.
Questi diritti sono sì chiari, si evidenti a prima
vistiv, eh' io non posso concepire ìcoaie essi siano
r obbietto d' un esame tanto prolungato.
Oggi non si trattai più d' alloggiare soldati, ma
sibbene,,: di festeggiare-un avvenimento-iche nelle
comlizioni, in cui si compie, mi cagiona il più le-
gittimo e il pili profondo Qrr re. Io protesto con
tutte le mie forze contro l'uso (J^Ha mia proprie-
tà allo scopo amiunciato dalla Libertà.
,V.-E,-.giudicherà se convenga di solennizzare
l'ingresso di cui si tratta, e ia pyesa di possesso
del Quirinale con un nuovo atto di violazione del
mio diritto ]>ersonalé, " dmtto ch' io reclamerò di
altro lato con tntti mezzi legali"e pubblicità che
sono a mia disposizione, sé' proiitamente non ot-
tengo giustizia, , I iw , /i V
Prego r E. V. ad aggradire l' assicurazione dei
miei sentimenti della più distinta .considerazione.
llom;i,. 2?> gennaio 187t."""
' Firmato, Francesco Saverio da .Merode.
Notizie della guerra.
Il Times del 23 pubblica un telegramma da Ber-
lino in data del 21 che annunzia che nei primi
dieci giorni del bombardamento furono gettate a
Parigi 1800 bombe, 500 delle quali sono scop})ia-
te presso il Panthéon. Il 'limes aggiunge che l'e-
sercito prussiano è rapidamente munito di mitra-
gliatrici.
Sulle ultime sortite delle truppe francesi da Pa-
rigi, i giornali francesi pubblicano i seguenti rap-
porti militari.
Parigi, 19 gennaio. Monte Valeriano
ore 10 e 60 del mattino.^
Il gommatore al ministro della guerra ed al
generale Schmitz.
Una densa nebbia nasconde assolutamente le fasi
della battaglia. Gli ufficiali che portano gli ordini
stentano a trovare le truppe. Ciò è spiacevole e
ii<iu,mi riesce di centralizzare 1'azione come jne
v: finora. Combattiamo in mezza alle tenebre,
' ammiraglio comandante del 6.0 settore al^
; generale Le Flo'i . ^
.ni finire dei giorno le nostre - troppe in vista -
t 6.0 settore, occupano Moiitretouticoa artiglio-'
ri'., le alture al disopra di Garches ed, una parte
a destra entro St. Cloud. , . ..
Forti riserve stanno in riposo da mezzogiorno
in quà sui contrafforti di Garches e della Fouil-
lense verso la Senna.
Gli ultimi ordini del governatore, che stava al
Monte Valeriano col generale Vinoy, relativamente
al tiro dei nostri bastioni, sono di fai- fuoco ener-
gicamente sul parco di St. Cloud e la valle diSe-
vres, sopra la quale il fumo s'innalza continua-
mente da due giorni.
Proclama del ministero delV iìiterjio.
La battaglia impegnata al di tó del Ifonte Va-
leriano dura da stiimane in quài; L'azfòne si'e-
stende da Montretout a sinistra fino alle Celle St,
Cloud a destra.-. Tre corpi d'arniata che formano j
pifi di 100,000 uomini' combattono contro il nemico.
Il generale Vinoy, a sinistra, occupa Montretout
e combatte a Garches, il generale di Bellemare e
il generale Dacrot assalirono l'altura dflIaBerge-
rie e combattono da [jrarecchifi ore presso il ca-
stello di Buzenval, Le truppe diedero prove del più
brillante valore, e la gnardia nazionale mobilizza-
' ha dimostrato grande solidità ed ardore pa-
•lottico ,., -, :. ^ il
Il governatore, comandante in capo, non ha an-
cora potuto far i;onoscejre 1 risultž^tjdefinitivi della
Notizie politiclie.
AU^liUA UNGliEilIA
Vienna 27 gennaio. — Leggiamo nell' Ahend-
jwst: I pubblici giornali si occupano in più modi
dell'istruzione che fu stabilito di dare per parte
dell' i, r. Governo ai plenipotenziari alla Conferen-
za austro-ungherese, relativamente al loro conte-
gno nella (piestione del Danubio. Non è d' uopo
fare speciale menzione, che seinbra fatto un do-
vere nel!e imminenti-coriferenze, dà tutti quelli che
vi partecipano, di usare la })iù rigorosa discrezio-
ne, e che quindi le relative notizie della stampa
mancano d'ogni base autentica. Nonostante non
vogliamo tardar a rilevare ancora più e.'^pressa-
mente, che desse, in ispeoie per quanto concerie
i fatti delle indicazioni date, riposano nel loro com-
plesso sopra iiati iuteiamente evronei. .' -
A quanto annunzia la Locai-Coitesp. di Bu -
da, Sua Maestà T Imperatore ficevette^jicri in ù-
dienza una deputažione di Polacchi, cqmposta di
tre persone. _ , <
Il soggiorno di S, M. in Ungheria si estende-
rebbe fino al 10 febbraio p.
— Ieri mori a PragaJI fii supremo, maresciallo
provinciale conte Alberto Nostitz all' età di .03 an- »
ni, dopo tre giorni di malattia. Nel 1648 fu uno
dei membri più influenti, degli StHti; poi fu presi-
dente dejla Società, agraria bpeuMi-.. Ne} i Ì8GX fu
nominata da-8. M. l' Imperatore a supremo mare-
éciallo della Dieta provinciale. Si credeva che si
sarebbe unito al partito della Costituzioji|e| che a-
veva la decìsa ipaggioi'anza nella Dieta ; ma non
fu così, cbè dopo avere titubato molto tempo, si
separò finalmente da quel partito, e dopò aver ri-
nunziato al posto di gran maresciallo si uni al co-
si detto partito della nobiltà conservativa, che lo
contava fra i suoi capi, insieme al conte Leone
Thun e Clam-Martinitz. Stette lontano molti anni
dalla Dieta, fino a che nominato a deputato dal-
l' ordine dei grandi possidenti, venne rieletto da
S. M. a supremo maresciallo provinciale, e in tal
qualità presiedette le memorabili tornate dell'»; ulti-
ma sessione, e fa capo della deputazione deìFi»
dirizzo ioviato della Di«tii. bp^o^^^- A elione delle
vicende politiche il conte Nostitz venne poco fa,
dietro sua richiesta, sollevato dal posto di gran
maresciallo provinciale, ; ;; :ì
ITAlJAi ' i'/'z ìf- ì
, „ Letteri, del sijj. D.e^.Mer^ide
Signor generale,
Nel suo num. d'oggi, il giornale La Lihertàh^
annunciato che all'arrivo dr S. A, Pririòipc
Umberto ^cento, colpi xli cannone saranno tirati dal
Maceào. ì
lo btì già reclamato, or sono più di due mesi,
presso V. E, lo sgombro di questo luogo die ap-
FRANCIA.
Il Journal Officiel del 23; riporta' che la notte
del 22 a Parigi nel momento iti cui il Governo
della difesa nazionale terminava,di deliberare sul-
le nuove misure delle quali il'Jotirnal Of/ìciel
ha stamane informato il pubblico, si veniva a sa-
pere che la prigione di Mazas era stata forzata da
un branco d' agitatori. .Molti |)revenuti politici, tra
i (piali il sig. Flourens, erano stati posti, a viva
forza, in libertà. ^ .
Dopo quel primo atto di violenza, i tumultuan-
ti, in iscarsissimo num. si recarono alla Mairìe
del 20 circondario, allo scopo d'insediarvi il quar-
tiere generale dell'insurrezione. La'-loro impresa
non ottenne un successo tlj lunga durata. Nondi-
meno si prolungò qiianto Ju sufficiente per com-
mettere gli atti più biasimevoli. Gì' insorti, in fat-
to, a rischio di esporre al supplizio della fame
tutta la popolazione indigente di Helleville, s'im-
padronirono di due mila razioìii di pnne.' Bevvero,
inoltre un barile di vino, rjsematQ ài più bisogne-
voli' e svaligiarono, colà presso, Uii ^ droghiere. 11
sig. Flourens si ritirò dichiarando che non si era
in nam. e che si avrebbe fatto ritorno. 11 coman-
dante del secondo settore, tosto'avvertito doli'in-
vasione della mairìe, inviò alcune, compagnie di
guardia nazionale, e ia mairie venne sgombrata
senza spargimento di sangue.- A 0 ore e mezzo
r ordine era pienamente ristabilito a Bclleviile.
Durante la mattina^ la città niostravasi calma,
ed ogni pericolo di tumulto sembrava ce.ssato. Il
Consiglio del governo, costituito in permanenza,
deliberava col nuovo comandante in capo, il pro-
clama che poi è stato affisso alle mura delle cit-
tà. Altra radunanza tenevasi al Ministero dell' i-
stružione pubblica; essa si componeva dei sig.ri
Dorian e. Giulio Simon, membri deL governo ; dei
sig.ri Francesco Favre, Eniico Mortin, Arnoud
(dell'Ariège) Clèmenceau,'BonVidet, Tirard è He-
risson. Sindaci di vari circondici'di ,Parigi; finale
mente di nove ufficiali, tra'quali iiti gen. otto co-
lonnèlli e tre capi di squadrone. .Due dei colon-
nelli presenti appartenevano alla guardia naziona-
le. Questa rafhtnanza diede luogo 'ad una discus-
sionè. del più vivo interesse, e tutti gli astanti, a
mano a mano consultati, por-scro alla discussione
il tributo della'loro esperienza e dcLloro patriot-
tismi. - ' ' '
Nell'ora medesima in cui- si teneva codesta riu-
nione, i tumultuanti, vinti il mattino alla mairie
di Belleville, ripigliavano coraggio. La piazza del
palazzo municipale si riempiva di gruppi, nume-
rosi e concitati, però senza che si avesse a. te-
mere nessun tentativo" di violenza. Due dcputazio-'
ni erano state' sueèe^g^ivàmewte iiriffòdHtte presso i
membif delia municipalità ; il colonnello Vabre, co
mandante militare,'le ficonduceva- gino'alla can-
Scellata' esterna,' quando-iXJento • o- centocinquanta
guardie nazionali, appartenenti pèr la maggior par-
te al 101.0 con ufficiali e tamburi, irruppero nel
la piazza del palazzo municipale. '
; Non v' era a tal- momento nessuna truppa all' e-
sternò; erano state l«Vftte=persino'^!e'sén ti nelle. Il
golo ^comandante del ffalazzo mifnicipalé e gli nf-'
ficiali del battaglione ' di 'Finistèrré' stavano nei
marciapiedi >tra la *eaneelM^ e^ la facciata,' par-
landa atla follaf ed esértaiidola alla calma, Quàn-,
do ecfcó,^le guàrdie nazionali allota sopràggiunfef
è eh'eransi disposte non in massa ma a piccoli
gruppi scompartiti con un certo ordine'in tutto lo'
spazi<# della piazza-, posero' il grnocefiitt^a terra e
fecero fuoco contro tre o. quattro ufficiali della
guardia mobile, chaì si trovavano presso la porta
della TOOFiVie, senza coglierli. Il colonnello Vabre,
che stava dinanzi 1' altra porta, quella del gover-
no, li sgrida con isdegno. Un uomo in borghese,
che sembrava dar ordini alle guardie nazionali, e
si vantava d' essere un comandante dimesso, die-
de ordine di far fuoco, questa volta contro il co-
lonnello.; . ^^ I I
Un centinaio "di colpì vengono| sparati. Uno de-
gli uffizìali della guàrdia mobili l*'aìu1a^te mag-
giore Bernard, è gravemente ferito alle due brac-
cia e alla testa. Vedutolo cadere, le guardie mo-
bili fanno fuoco esse pure, e'la piazza-resta vuo-
ta all' istante. , ^, . ^^ ^ : j .
^* Non pertanta/Mn erà^ tfe^-hìiiiata b^ni'cosa. '
La -lucilata. rjpp^nciò., Em pàrjtiva, didlejcan-r
tonate delle vie che. stanno dì faccia alla jtmzza,
dai canti della riviera e della via di Rivofi; essa
veniva segnatamente dallej^stre di due case vi-
cino ariabbrici|to'!aQlfe ^nfficenza pubblica. Il
fuoco degli assalitori era diretto contro le finestre
del primo piano del palazzo municipale, i cui ve-
tri rimasero infranti. Malgrado Tiisa palle e-
splodenti, e di piccole bomh<^ fuiinitfdiitr, che ven-
nero raccolte in gran num. dentro e fuori-dei pa-
lazzo municipale, nessuno rimase ferito ndl' interno.
In capo ed alcuni minuti,'l' arrivo delle guardie
repubblicane poneva in fuga i tumultuanti.
Venti persone vennero fatte prigioniere nelle ca-
se donde uscivano le fucilate.
Questo tristo combattimento, appiccato mentre
scoppiavano le granate prussiane che g!;indinava-
no sulla riva sinistra e sulla città di Saint l)en|S,
non durò oltre venti minuti. Il capitano del 101.o
venne arrestato. Giusta i ragguagli sìr.-;ora raccol-
ti, vi .«arebhero cinque morti e diciotto feriti.-
—- Togliamo dal Journal Officiel del 19, il .se-
guente deci eto dal quale risulta che a Pari.i^i, ne-
gli ultimi giorni, era venuto a mancare perfino il
pane :
„Il membro del governo, delegato nl!;i 'innnici-
palità di Parigi, - -
Consi.'icrando eh' è indispensabile di regolare la
distribuKÌone del' pnhe nell' intei'esse della difesa
nazionale ;
Dopo avere udito il pai-efe dell' assemblea dei
maires^ i quali hanna riconosciuto all' unainniità
la necessità del razionp^mento, decreta :
Art, 1, — A datare da giovedì 19 gennaio, i
fornai non distribuiranno pane che ai portatori di
una carta di alimentazione, di macelleria e di for-
no, e nella misura indicata dall'art, seguente:
Art. — La razione di pane ó stabilita a 300
grammi per gli adulti, ed a 150 grammi pei ra-
gazzi che hanno meno di cinque anni.
Art. 3. — Il prezzo della razione di 300 gram-
mi sarà di 10 centesimi, quello della razione di
150 grammi di 5 centesimi.
Art. 4. — I buoni di pane da 500 grammi, at-
tualmente in circolazione, daranno diritto ad una,
razione di 300 grammi, quelli di 250 ad una ra-
zione di 150 grammi. I portatori di (piesti buoni,
che non avessero ancora la carta di aliuientazio
ne, si presenteranno agli nffizì di- reclami, dove
sarà loro consegnata la carta di forno.
Parigi, IB gennaio ISTI-
Giulio Ferry.'-'
Parigi 17 gennaia. Scy'woìw sotto questa data
all' Indépendance, che un inglese dimorante a Pa-
rigi, il sig. Wallace, mosso dalle sventure e dal
coraggio della popolazione parigina, ha contribuito
lo somma di 100,000 franchi per le vittime dei
bonjbardainento. Commosso da tale procedere, il,
Jokey club 1' ammise per acclamazione nel nume-
ro de'suoi membri niiitaniente all'junniiraglio la
Bonoière lo Nourry, in segno di rìonosceuza per
la ]}arte ammirabile sostenuta dalla marina nell»i
difesa di Pari.i;i.
Versailles SO. — Condizioni principali della ca-
pitolazione dei forti di Parigi: L'armistizio entra
in vigore immediatamente per la città di Parigi,
entro tre giorni pei dipartimenti. Esso scade il 19
febbraio al mezzodì. La linea di demarcazione 6
fissata dai dipartimenti Calvados, Indre e Loire,.
Loir e Cher, Loiret, Yonne e le parti al Nord-
Est, eccettuatT i dipartimenti Pas de Calais e Nord.
La decisione sul cominciamento dell'armistizio nei
dipartimenti Cote d' Or, Doubs, Jura e presso Bel-
fort, è riservata. Intanto le operazioni militari, e
inclusivameute r assedio di Belfort, continurtno.
L'armistizio è valevole per le forze di mare,
col meridiano di Dunierq'uei come linea di de-
marcazione. I prigionieri e le prede fatte, fra la
conclusione e la notifica dell' armistizio, saranno
resi. Si faranno le elezioni per f Assemblea, che
deciderà della guerra o delle condizioni della pa-
ce, L' Assemblea si ' riunirà a Bordeaux, Tutti i
forti di Parigi si sono resi. La cinta sarà disar-
mata.
Le truppe di linea, i marinai ed i unibili, sono
prigionieri, ad eccezione di 12,0<MÌ uomini pel ser-
vizio interno. I prigionieri restano, durante l'ar-
mistizio, nella città. Le armi sono consegiiatc. La
guardia nazionale e^ la gendarineiN» conservano le-
armi. Tutti i corpi franchi ed-1 franchi-ttratori sa-
ranno sciolti. I Tedeschi faciliteranno l' approvvi-^
gionamento di Parigi, colmezzo di Commissari
francesi. Per uscire di Parigi è necessario il per-
messo francese, col visto tedesco, Parigi paga u- •
na contribuzioiic di 200 milioni di franchi entro
14 giornL ^ ? .
SVIZZERA.
Berna 27, — Treskow rifiuta alla deputazione
svizzera di ricevere le donne e i fanciulli di Bel-
fort. Vi è grande irritazione dei Prussiani contro
gli Svizzeri, .. , - >
DAMMAIICA.
Copenaghen 26 gennaio. La seconda Camera di-
scusse il bilancio del ministero della guerra. Il de- ,
tato Bauernfreund raccomandò ri.sparmi ; egli cre-
de che fra breve scomparirà forse ogni pericolo >
per i piccoli Stati, Il ministro della guerra opina
invece che la situazione dell' Europa sia pericolo-
sa, Malgrado tutto l'amore alla pace, nessuuo dei
piccoli Stati ha la guarentigia di non venir impli-
cato in una guerra, per difendere la propria indi-
pendenza,
SPAGNA.
D:\ll Imparcial di^]\ladriđ riportiamo le lettere
con cui S. M, il Re^Amedeo partecipa ufficialmen-
te al Ke d'Italia e al Santo Padre il suo avve-
nimento al trono di Spagna.
„È noto a V. M. che le Cortes costituenti sovra-
ne della nazione spagnuola ci offrirono la corona
dì questo celebre'paese', é che, dopo avere otte-
nuto il vostro paterno consentimento e. acquistata
la 'certezza che "tale elezione non poteva suscitare
ostacoli alla pace dell'Europa,faccettammo si 0-
norevole offerta.
' Abbiam# o^a il debito di partecipare " a V. M,
che il giorno 2 del corr, dopo aver giurato la Co-
stituzione della Monarchia, siamo stati proclamati
Re di Spagna,
V, M. conosce tanto i nostri sentimenti e la no - .
stra ferina devozione di dedicarci ^incessantemen-
te'a procurare il bene e la prosperità 'de1i;i i-o.
^ n^ generale Vinoy è montato a cavallo, ma non
10 SI vide sui diversi punti di attacco; egli si recò
al ministero degli esteri per il Quai e la piazza
della Concordia.
La folla a Montmartre prese il generale Susbielle
per il generale Vinoy. Stretto da una folla enorme
che lanciava sassi, accolto a fucilate dalle guardie
nazionali che scendevano dalla collina, il generale
Susbielle conservò il più gran sangue freddo e
fece caricare dai cacciatori.
11 capitano che comandava il distaccamento cad-
de colp'to da tre palle; due ajutanti di campo sono
stati feriti, e il generale dì brigata Patnrel ebbe
sealfìta In faccia.
Verso Je ore dieci e mezza ant'm. un capitano
di stato maggiore riconduceva 17 cannoni presi
alle guardie nazionali.
L'operazione era cominciata benissimo; tutti quei
puuti erano stati completamente sorpresi. Si la-
mentava assai la mancanza di avantreni per por-
tar vìa i cannoni con celerità.
Verso le ore undici, una colonna di duecento in-
dividui, composta di soldati di linea disarmati e
di guardie nazionali, si diresse suH' Hótel-de-Ville,
ma erano state prese precauzioni.
Al Lusseaiburgo, alla caserma del principe Eu-
genio, a Montmartre, a Belleville, la folla circondò
r esercito, i 1 quale non volle attaccare sul serio
gli ostacoli. Il generale Faron va debitore alla pro-
pria calma ed energia d'aver ricondotto la sua
colonna intatta; essa era circuita d' ogni parte,
contornata da barricate e minacciata da tutti i
punti in una volta.
Alle ore due, la barriera d'Enfer era in pittere
dei battaglioni di Montronge, e sulla collina il co-
mitato della via dei Rosiers, circuito al mattino,
aveva ripreso la direzione della difesa ed ordinato
le barricate obbligando ogni passante a portarvi
la sua parte di selciato.
Due distaccamenti uno dell' 88.o ed uno del 12().o
per i primi, prestarono mano alzando il calcio del
fucile per aria.
Nella giornata di avant' ieri, il consiglio de' mi-
nistri avea deciso che durante la notta le alture
di Belleville e di Montmartre sarebbero circondate
dalle truppe di linea, e cosi pure le vicinanze del
13.0 e 14.0 circondario.
11 comitato centrale, o meglio federale erasi riu-
nito da ogni parte, ed avea deciso che si sareb-
bero prese le maggiori precauzioni ; che verrebbe ,
raddoppiata la guardia de' cannoni, e che in caso
di attacco tre cannonate, tirate alle Buttes-Chau-
mont, darebbero il segnale della levata generale.
Alle ore cinque, tre colpi di cannone scossero
i vetri di via Lafayette e gettarono l'allarme in
Parigi.
Si batte a raccolta in tutte le vie.
Le porte si aprono, le guardie nazionali mezze»
addormentate escono dalle loro case. Tutti sono;
colpiti di meraviglia.
Alle 8 ore i boulevard» esterni sono occupati
dal 55.0, dal 137.0 e dall'87.o di linea.
Proibizione di passare i boulevard.^?. I.a conse-
gna è inflessibile. Allo sbocco d' ogni via un pic-
chetto ed una mitragliatrice.
L'ingresso del boulevard Ornano è chiuso dal-
l' 88.0 di Imea, che custodisce una mitragliatrice.
Sul boulevard regna un' estrema agitazione. Po-
che guardie nazionali. Gran numero di donne e
%nciulli.
I cannoni erano stati ritirati dal terrapieno ove
erano collocati.
Ad un tratto, si alza un immenso clamore. E il
,152.0 battaglione della guardia nazionale, che do-
po essersi impadronito d'un posto di linea e d'a-
ver presa una mitragliatrice, discende il boulevard
col calcio del fucile per aria gridando : „Viva la
linea! viva la repubblica!"
La linea grida: „Viva la guadia nazionale !" ed
innalza le canne dei fucili da cui furono levate le
sciabole-baionette.
II colonnello ed il capitano vogliono resistere,
raa vengono fatti prigionieri e condotti prima al
n. 26, poscia al n. 32 del boulevard Rochechou-
art, dove vengono chiusi, sotto buona guardia, con
due
0 tre luogotenenti.
I soldati dell" 88.o e le guardie nazionali del
152.0 e 228.0 battaglioni si impadroniscono lungo
11 cammino di <lue mitragliatrici, ed i picchetti po-
sti alla guardia di questi pezzi, soldati dell' 87.o
« del 137.0 di linea, si uniscono a loro.
Ore sette e mezzo — Il nostro reporter, entrato
con difficoltà nell' Hotel de Ville, ne esce ancor
piò difficilmente. Si odono colpi di fuoco nella via
^^aint-Antoine. Una compagnia di guardia naziona-
le slanciasi nel tempo stesso nella via del Tempie,
gHdaodo: alle armi! Due battaglioni si avanzano
chetamente per circondare l'Hotel d« Ville. Sono
quasi le 8. I passanti divengono rari. La nebbia
aumenta, e le campane continuano a suonare a mar-
tello. Dopo r occupazione dell' Hótel de Ville e del-
Ja prefettura, che ebbe luogo nella serata, le linee
Q'investimento furono gradatamente estese.
ministero della giustizia, la residenza dello
stato maggiore della piazza furono ugualmente oc-
cupati.
Verso le quattro pomeridiane, passavano a ca-
vallo sulla piazza del Chateu d'Eau, davanti alla
caserma, un capo-battaglione della guardia mobile
c ada guida ^ranchetti, ambedue decorati della Le-
gione d' onore. La caserma era occupata militar-
mente, al pari della piazza, dai battaglioni della
guardia nazionale dei sobborghi del Tempie e di
Relleville. Un monelle ebbe la sciagurata idea di
gridare: Abbasso i Trochu! all'acqua! Immediata-
n»ente uua folla di tre a quattrocento nazionali, mo-
bili e franchi tiratori si precipitò su essi, li fece
<liscendere brutalmente da cavallo, dopo aver do-
mandato al comandante di gridare: Viva la repub-
blica, al che egli si è formalmente rifiutato. Allo-
l'o tatti e due furono presi a spinte e malmenati
quella folla per tutto il corso del boulevard Vol-
taire. Alcuni ufficiali della guardia nazionale si sfor-
zavano di difenderli dalla brutalità della folla, ma
sempre vi riuRciVano. •
Giunto all'allezza della municipalità dell'undice-
simo circondario, sul boulevard Voltaire, il coman-
dante delle mobili fu ingiurato da una guardia na-
zionale, che gli tolse il kepy e lo schiaflfeggiò. Egli
rimase impasibile a tutte queste ingiurie e maltrat-
tamenti. La guida tenuta prigioniera dietro il co-
mandante, non diceva verbo nò si movea che per
tentare di proteggerlo e preservarlo dalla brutalità
dei forsennati. Ambedue vennero condotti al comi-
tato centrale, il quale tenevasi in permanenza dalla
parte della via della Eoquette..
Dopo informazioni prese nella serata al coman-
do della piazza e allo squadrone Francfaeft/, il co-
mandante sarebbe il signor Larenfey, e la guida
il sig. Kergarion, brettoni tutti e due.
Al ministero degli affari esteri, le staffette co-
minciaroDO a giungere verso le tre della mattina,
coi primi rapporti mandati al capo del potere e-
secutivo dagli ufficiali incaricati di far prendere
le armi alle truppe accantonate nel palazzo del-
l'Industria, per dirigersi sulle .altre alture di Mont-^
martre.
Alle sette e mezzo, il generale Aurelle de Pa-
ladines ò stato ricevuto dal sig. Thiers. Il coman-
dante superiore delle guardie nazionali era accom-
pagnato dal conte Roger. Quindi sono arrivati i
generali Vinoy, Leflo, ministro della guerra, Va-
lentin, prefetto di polizia, l'ammiraglio Pothuau,
niinistro della, marina, Ernest Picard, Jules Simon,
Dufaure, ecc.
Verso mezzogiorno, questo primo consiglio si è
sciolto, e il ministro dell'interno ritirossi dopo aver
steso coi membri della riunione il secondo affisso
attaccato nelle ore pomeridiane sulle mura di Pa-
rigi, colla firma di Ernest Picard.
La mattiuH verso le otto e mezza, il capo del
potere esecutivo avea percorso in vettura i princi-
pali quartieri di Parigi.
Nella giornata si tenne una nuova deliberazione,
nella quale vennero stabilite lo disposizioni pel
pronto ripristinamento dell'ordine, nel caso che i
torbidi si avessero a protarre per molti giorni. Al-
le quattro, il signor Thies, accompagnato da due
persone, ha lasciato il palazzo del quai d' Orsay,
tenendo la via dell'Università, e preso la strada
di Versaglia. Il generale Vinoy ha lasciato il mi-
nistero alle sette meno un quarto.
Nella serata tutti i membri del governo si sono
di nuovo adunati al ministero degli esteri, che han-
no lasciato per andare a stabilirsi alla scuola mi-
litare.
Verso le cinque, i capannelli cominciarono a far-
si compatti sui boulevards. Due battaglioni della
guardia nazionale di Vaugirard sboccano dalla via
Laffitte, gridando: Abbasso Vinoy, abbasso i tra-
ditori, viva la repubblica sociale, viva Garibaldi,
generale della guardia nazionale!
Verso le sette, propagasi e confermasi la voce
dell'esecuzione dei generale Lecomte e Thomas.
L'indignazione è estrema. Un soldato che si mefte
a fare l'apologista dell'assassinio è preso pel col-
lo e sta per pagar cara la sua sortita, quando al-
cuni garibaldini che erano al caffè di Svezia con
un capitano accorrono a liberare il malcapitato*
I gruppi sono concentrati fra la via Kichelieu
e il sobborgo Motmartre. Innanzi alla caserma del
Louvre accalcasi gran folla per veder partire la
gendarmeria che se ne va con avmi, bagagli, vali-
gie e carri nella direzione della stazione Montpar-
nasse. Gli ufficiali dal canto loro sono riservati
molto, e rispondono di ignorare la propria desti-
nazione. I gendarmi gridano colla folla: viva la
repubblica! Un comandante aggiunge : Sì, ma quel-
la buona. La piazza Saint-Germain TAuxerr iis è
occupata da guardia nazionale in armi. Tatti i can-
celli del Louvre e del Carrousel sono chiusi. Varie
pattuglie di guardia nazionale pca-corrono silenziosa-
mente le vie e i boulevards. Non ha avuto luogo
nessuno collisione.
- Leggesi in un carteggio parigino dell' IncUpen-
dancG belge che il gen. Vindy avea fatto occupare
fortemente alla mattina la piazza della Bastiglia,
ma avendo veduto la defezione dell'88o di linea,
fece ripiegare le sue truppe temendo che avessero
a seguire l'esempio di quello.
La salma di Carlo Hugo è giunta a Parigi, e fu
fatta segno a una mesta dimostrazione da parte
di numerosa folla. Il padre seguiva il feretro a ca-
po scoperto. Un posto di soldati che non erasi
schierato abbastanza presto per render gli onori,
venne maltrattato. Al cimitero del Pere Lachaise
vennero pronunziati alcuni discorsi. Il padre non
parlò; si contentò di baciare, piangendo, il fere-
tro del figlio.
—Il Gaiilois reca questi particolari suH' esecuzio-
ne capitale dei generali Lecomte e Thomas :
II generale Lecomte è stato arrestato in cima
alle colline. Era alla testa delle sue truppe e fu
condotto al Ch?ìteau-Rouge.
Il generale Clement Thomas, che era in abito
borghese, fu riconosciuto ed arrestato sulP angolo
della via Jlarie-Antoinette, e anch' esso condotto al
posto del Chàteau Bouge.
Verso le ore quattro i due generali venivano
trasferiti in via dei Rosiers N. 6 dove trovavansi
dei soldati, dei garibaldini ed altri individui. Dopo
un simulacro di processo, essi furono trascinati, in
fondo al giardino, legati insieme, poscia gettati lun-
go il muro.
Alcune proteste tentarono di farsi intendere. Un
officiale garibaldino salì al primo piano della ca-
ca e domandò che il generale Clement Thomas fos-i
se giudicato da una corte marziale e che si restas-
se contenti di tenerlo intanto in arresto. Là vocej
dell'ufficiale fu coperta dalle grida e prima anco-
ra che avesse lasciato la finestra, si udiva la pri-
ma scarica di dieci fucili circa.
Il generale Lecomte fa ucciso sul colpo da una
palla che lo prese dietro l'orecchio.
II generale Clement Thomas non era stato toc-
co. Dieci fucilate partirono di nuovo. Il generale,
Thomas soltanto ferito gridò: „Vigliacchi!'*
Una terza ed ultima scarica lo fece alla fine ca-
dere. Erano le quattro ore e mezza.
II signor di Montebello luogotenente di vascello
ed il signor Duvil che erano stati fatti prigionieri
in cima alla via dei Martiri, furono condotti alle
4 pom. in via dei Rosiers N. 6.
Alle sei il sig. di Montebello ed il signor Duvll
furono posti in libertà; il comitato protestò dinan-
zi a loro della sua impotenza a contenere coloro
che hanno giustiziato i due generali.
I due cadaveri dei generali alle sei si trovavano
ancora iu via di Rosiers.
Anche i soldati di marina si sono uniti coi ri-
belli, i quali hanno occupato le Tuileries. -I cada-
veri dei generah fucilati sono stati esposti al pub-
blico. .
— Il Tenps pubblica quanto segue in testa alle
sue colonne, mettendovi la data di Domenica (19)
ore tre antimeridiane:
I membri del governo lasciarono il ministero de-
gli affari esteri verso le dieci e si trasportarono
alla scuola militare, e così pure il generale Vinoy
ed il generale Anrelle de Paladine.
Apprendiamo che il comitato di Slontmartrc ha
fatto proteste al governo.
Emilio Labiche, segretario generale.del ministero
dell'interno, chiamato a mazzanotte dietro dispac-
cio dal generale Vinoy, si recò immediatamente
alla scuola militare dove gli furono dati pieni i)0-
teri per fare le. piìi larghe concessioni, sempre-
chè fossero legittime.
Labiche recossi prima di tutto alla mai rie del
secondo circondario dove eransi riuniti nella sera
i membri del comitato di Montmartre, _ ma questi
erano partiti dalla via della Banca, chiamati alla
mairie del primo circondario da Giulio Ferry, che
avea espresso il desiderio di rimetter loro i suoi
poteri di sindaco di Parigi.
Labiche, accompagato da un assessore, recossi
immediatamente in via Saint-Germ;iin-r Auxerrois.
Le concessioni reclamate dal cosnitato poco dif-
feriscono da quelle proposte nella giornata.
1. La nomina di Langlois come generale coman-
dante in capo della guardia nazionale ;
2. Di Edmondo Adam alla prefettura di polizia;
3. Di Durian a sindaco di Parigi;
4. Del generale Billot, membro dell'Assemblea
nazionale, a comandante dell' esercito di Parigi.
— Il Journal Officiel del 19 pubblica uii pro-
clama di Thiers; l'altro proclama in cui si pro-
testa contro ogni idea di colpo di Stato, e in ul-
timo r ordine del giorno del generale Vinoy, co-
mandante in caj)o dell' esercito, nel quale, si bia-
sima r indisciplina delle truppe, e tra gli altri ci-
tasi il fatto di un reggimento che essendo in mar-
cia era talmente in disordine da occupare parec-
chi chilometri.
— 11 19 fu affisso a Parigi il seguente pro-
clama:
„Cittadini !
II popolo si è liberato dal giogo che si tentò
d'imporgli.
La spassionata quiete, fidente nel suo potere, ha
aspettato senza tema e senza provocazione quegli
sfacciati deliranti che volevano porre mano sulla
Repubblica. Questa volta i nostri fratelli nell' ar-
mata non vollero oltraggiare il santuario della no-
stra libertà; grazie sieno rese a tutti, e vogliate
voi e la Francia intera mettere le fondamenta di
di una repubblica acclamata con tutte le sue con-
seguenze, con nna forma unica di governo che per
sempre porrà termino all'èra delle invasioni e del-
le guerre civili. Levato essendo lo stato d'assedio,
il popolo di Parigi sarà chiamato ai Comizi per
dar principio alle elezioni comunali. La sicurezza
di tutti i cittadini è difesa mediante 1' assistenza
della guardia nazionale.
Hotel de \'iile, li 19 marzo.
Il comitato centrale della guardia nazionale. '
Firmati: Assy, BiUoray, Ferrai, Babik, Moi-eau,
Duport, Varlin, Boursier, Mortier, GouMer^
Valette, Jourde, Rovssecmx, LuUier, Blancìiet,
Grollard, Baroud, Geresme, lahre Foiigeret.'^
Un secondo proclama dice:
• Voi ci avete affidata la difesa di Parigi e dei
vostri diritti; noi abbiamo la convizione d'avere-
seguita codesta missione. Sorretti dal vostro nobil
coraggio e dal vostro ammirabile sangue freddo,
abbiamo scacciato quel governo che ci tradì. In
questo momento è esaurito il nostro mandato e ve
lo ritorniamo ; poiché noi non })retendiamo di oc-
cupare il posto di coloro che or ora furono rove-
sciati dal soffio del popolo. Preparatevi quindi ad
intraprendere le elezioni comunali, ed accordateci
l'unico compenso che ognora sperammo, quello
cioè di vedervi costruire la vera repubblica. Frat-
tanto teniamo occupato il Palazzo municipale in
nome del popolo. ~ Lì 19 marzo.
(Seguono le medesime firme.')
Il Journal pubblicava quindi il seguente
proclama :
„Guardie nazionali di Parigi ! ì
„Un comitato, che si dà il nome di comitato
centrale, dopo d'essersi appropriato un certo nu-
mero di cannoni, ha innondato Parigi di barricate,
fatto fuoco sui difensori dell'ordine, fatti prigionie-
ri ed assassinati a sangue freddo, i generali Le-
comte e Thomas. Chi sono i membri di codesto
comitato? Nessuno li conosce, nessuno potrebbe
persino dire a quai partito appartengano. Sono es-
si comunisti, o bonapartisti, o prussiani, o sono
agenti di questa triplice coalizione? Ma qualunque
cosa siano, sono sempre i nerniói di Parigi, ch'es-
si abbandonano al saccheggio, nemici della Fran-
cia, eh' espongono alla Prussia, nemici della repub-
blica,; che essi vogliono gettare in braccio al dispo-
tismo! I vili delitti che commetforfo tolgono a có
loro che osarono di seguirli e di sottomettersi a
loro ogni pretesto di scolpa. Volete voi assumervi
la reìsponsabilità degli assassini e dei delitti chq
corhraetteranno ? allora rimanetevene a casa. Se
però vi sta a cuore la cura dell' onor vostro, e degl' in-
teressi vostri, allora schieratevi attorno al Gover-
nò ed attorno all'assemblea nazionale.
Parigi 19 marzo.
(Firmati dai ministri presenti a Parigi
Dufaurej Jules Pavre, Picard^ Simon, Potìiuau,
Leiiò.)
della Cillà e
della l®ro¥iii€lii.
In una delle poche sedute tenutesi giorni
addietro dalla commissione provinciale d'im-
posta, taluno dei sette onorevoli fiduciari che
la compongono propose e fu adottalo di sud-
dividere la provincia in sette riparti, ed af-
fidare ciascusio di questi alla sorveglianza di
uno degli (inorevoii, che avrebbero per cou-
si'giìema sotto certe circostanxe il diritto di
viaggiare entro il proprio circondario colla
dieta di fior. 6 al giorno o corrispoiidento
indennizzo delle speso di viaggio.
Non si può negare essere geniale questa
combinazione di cose, ed è evidente che il
viaggio uffizioso di taluno di quei messeri
avrebbe un' importanza finanziaria.
Crediamo che il Miiìistero non approverà
codesta mozione, e risparnìierà agli oiiorevuii
il sacrifizio dei viaggieiti iti progetto.
Leggiamo neH'-^uyis. Dalm,\
. Abbiamo sgraziatamente a deplorare alcuni casi
d idrofobia, manifestatisi, non ha guari, nei distretti
di Knin e di Sign.
A Alaovice, vilb)ggi'o del comune di Vcrlika, fu-
runo morse da un lupo idrofobo ciiujuc persone
e molli animali muniti. Questi ultimi furono tosto
uccisi e sotterniti, e dei cinciuc individui, tre mo-
rirono idrofobi, c gli .'litri trovnnsi sotto cuni.
A Rigjane di Knin morse tre persone, credesi
dallo stesso lupo : tutte e tre sono sotto cura.
Il lupo venne ucciso e fu accordato a quello,
che, con pericolo di vita lo ammazzò, il jtrcmio
di fior. 25. Venne poi promesso un eguale premi:)
a ehi uccidesse j^li altri quattro lupi, sospetti d'i-
drofobia, che furono veduti aggirarsi sui moriti frC;-
mes, Koziak, e Svilaja.
Ci scrivono da Curzola:
Non potete immaginare la penosa impressione
che destò la nomina dcU'ottuagenario Cacieh a ge-
rente del nostro Comune. Ognuno si sorpremb; del-
l' arrendevolezza della Luogotenenza nell' accettjir-
la. Ai tempi che corrono, se ne videro tante ed io
invero non me ne «(^prendo omissis, pel i;.
300 e. p.
Ci scrivono dalle Bocche 24 marzo :
Nel vostro pregiato giornale si trovano freqiien
ti e giuste allusioni alla mangiatoia, che co.sii ò
r idolo di vari degli apostoli del giorno, e ir!eiiti (^
io approvo le staffilate che voi loro regalato, njì
permetto di dichiararvi che in affari di mangintoi.'i
tra noi alle Bocche da vari anni si lavora anei); ;i
più allegramente. Sui danari che furono 1' anno de -
corso sprecati tra noi nei cosi detti lavori straitali
fu scritto abbastanza; ora devonsi aggiungere quelli
che si spesero iu materiali di fabbrica, e che furono
divisi a proteso indenuizzo di danui avuti ueH'iu-
suvre'/.\o\ic. Aleuiù de\ capi del popolo no Ivan ri-
cevuti tanto clic poi, dopo ristaumte le case, wr,
restò loro da venderne, e non trovano ii(!i)pur(' «h;
vendere, di guisa che I3udua è piena dei materirili
suddetti. H mentre i capi hanno molto, vari dei
poveri hanno poco. E quel che dico dei m;i!ei iali,
va esteso anche ai mobili, i quali del puri vengo-
no indennizzati.
Si dice che il noto pop Zeč abbia avuto j)cr
questo titolo fior. 2000, pop Kovač HOO e ne do-
manda degli altri, un suo fratello 400 e ne |ire-
tende, poverino, 6000.
Si dice che un assessore abbia ricevuto alcune
centinaia di fiorini per una casa di cui nessuno
conobbe l'esistenza, e che alcuni sieno stati in-
dennizzati per 2, .'3, 4 volte. Pop Gergo Russovich
ebbe anche egli un indennizzo i)er non so quali
danni, e il macellaio Rade Subotioh si ebbe, a (jnan-
to si dice, una gratificazione di fior. 2000 per u-
ver venduto a Rudua la carne a soldi HO, mentre
a Cattare la si vendeva a 14 pel civile, a 22 pel
militare.
]\Iadama Sofia Ljubissa ha il magazzino ril)oc-
cante di materiali; insomma dovrei correre troppo
a lungo se continuassi la storia delle speculazioni
a Budua e sue adiacenze.
Ulìiuie notizie.
Vienna 30 marzo. Sereni, consigliere pres-
so il governo marittimo di l^-ieste. venne
pensionato^ Witfmann fu nominato primo e
Toinasich secondo consigliere.
|ja Giunta delle reclute propone di ap-
()r()vare le pro[)oste ministeriali.
I giornali, per mancanza dì oggetto di
atlaccare, predicano una tregua parlamentare.
Monaco 30. — Dollinger dicliiarò all'ar-
civescovo di non poter, come cristiano, teo-
logo, storico e cittadino, accettare la dottri-
na dell" infallibililù. Egli domanda di pre-
sentarsi a tutto r ejiiscopato tedesco oppure
ad una conferenza di teologi, e di provare
scientificamente gli errori del Concilio.
ÌC probabile un ministero Hohenlohe.
Bucarest 30. — Dopo lo scioglimento del-
la camera, 1' agitazione divenne maggiore.
La Porta preparasi ad intervenire colP ac-
cordo delle Potenze.
II console tedesco miuacciato nella vita,
domanda assistenza militare.
Il castello del Principe è difeso da due
battaglioni e da una batteria.
essi il più alto sentimento di digiiità nel disimpe-
gno ilelle proprie funzioni col dimostrar loro fidu-
cia 0 coir appof^giarne le patriottiche presta/Joui. j
La Giunta specialmente dovrebbe pensare che,
mentre i suoi membri sono salariali con migliaia
di fiorini, i capi comunali, a carico dei quali sta
la somma delle cose, sono obbligati, gratis et a-
more patrìae, ad abbandonare i propri affari per
adetriplore all' incarico loro imposto.
Ma c!ie può importare alla Giunta di tntte que-
ste osservazioni? L'amor proprio, che è la gran
molla nelle intraprese nniane, non c^riisponde alle
gne viste. Essa vuole abituare i coninni alla s r-
vilità, affinchè tutti, da autonomi fatti automi, agi-
scano come una sola njaccliina alla bnona rinsc ta
de' suoi negozi e di quelli dei cinque suoi com-
rneif.ii a Vienna, i qnali testé offrirono un saggi(»
della loro bravura commerciale.
l'ungo fine a questa tuia col dire che l'accen-
nata pratica di sorveglianza (se cosi la si vuol
chiamare) non è punto in armonia colle altisonanti
parole, che più volte farisaicamente si fecero udire,
di libertà conculcata, <li autonomie violate, di di-
g()Otici trattamenti della burocrazia verso i comu-
ni ecc. ecc.
Bencovaz, 9 febbraio.
Esaminata in mas^a la corrispondenza da Ben-
covaz 3 corrente inserita nel n. 10 del Narodni
List, e più nttentamente nelle singole sue parti, e
valutato queir inii)a8to d'improprie espressioni dal
le quali stilla il tiele che rodeva il corrispondente
allorchò le lasciava sfuggire dalia penna, non re-
sta dubbio sull'autore della stessa.
Signor Conte, una parola! Non basta sempre
nascere da genitori più o meno nobili per essere
«omo di modi forbiti, di animo nobile e inclinato
al bene, non basta, no.
L'uomo, raggiunta T etàMlclIa ragionf^, abbiso-
gna (li ({»iella domestica educazione senza la quale
ogni altra riesce inutile; gli è duoj,o aver sue
chiato col latte materno certi buoni principi, dei
quali voi sig. Conte soffrite il massimo difetto.
Mancativi questi principi, e affidato alle limitate
Bcuolc che a tempi vostri forniva la Dalmazia, la
mente, il cuore e 1' animo vostro dovevano neces-
sariameofe rimanere in quella bassa zona alla qua-
le 6 limitato il nostro morlacco; e se vsi rifletta
che dall' infazia a lutt' oggi passaste i giorni e le
notti sdrajato sopra una panca accanto al rustico
vostro fociilare, non ò a niaravigliarsi di trovare
in voi qucgl" impeti .pei quali faceste sì bella mo-
Btra.
Sig. Conte! Ogni abuso è dannoso. Il caffè preso
in gran copia tiene sveglio 1' nomo, c pel patito
sonno è naturalo che succeda l'inquietndifie e con
questa pensieri tristi e perversi come lo furono i
vostri.
A che prò tanta bile contro un povero diavolo
di segretario che, ve lo assicuro, non ci entra nel-
la corrib[)on(leiiza polla quale lo accagionate, co-
me non ci entra Pilato nel credo. Ed ora, se vi
dirò due parolette, gli è soltanto perchè desidero
che altra volta non prendiate dei granchi.
Secondo voi il servire in più paesi sarebbe co-
sa che disonora ; credete che l'aver bisogno di
wna ventina Ui fiorini faccia scapitare nella pub
blica opinione? V'ingannate sig. Conte, che se co-
si la fosse anche voi doveste essere disonesto.
Un asino, sig. Conte, per quanto carico di oro,
è sempre un asino; all'incontro un uomo, capite
bene, un uomo che avesse le tasche vuote, nom-
pertanto sarà ciò che siete voi.
Diffatti^ the cosa può dirsi altro di una perso-
na che senza sapere con sicurezza chi sia l'auto-
re di quella corrisjiondenza, (la quale sembra vi
abbia dato nel naso) attacca indegnamente il se-
gretario 1'. P. e cerca di denigrarlo? Credetemi
eh' egli è un galantuomo, e non prende ingerenza
negli affari altrui.
Lasciamolo dunque tranquillo, chè è già troppo
disturbato dalle malattie.
11 Zorzi, credete a me, non prende ingerenza
alcuna negli affari comunali; qual consigliere ed
onesto cittadino, all' occasione, esterna liberamen-
te la propria opinione ed in consiglio e convqrf--
fjando con vostro genero, che, ve Io assicuro, è un
po' troppo bardassa.
Il podestà V poi non dà lauti banchetti al rap-
presentante politico; carne e minestra ed un ar-
rosto sono i cibi che vengono presi, nè per ciò o
per altro spera egli conseguire una crocetta. A lui
basta che importi maggiori a quelli preventivati
non vengano s'^pesi ; che se manca T impiegato as-
Bistente e l'inserviente, gì' importi a loro relativi
non siano compresi nel preventivo, e che il deficit
di fior. 3000 vada diminuendo.
Questo, e non la crocetta, egli desidera ! Ma se
voi credete il podestà immeritevole di una croce,
e se avete la coscienza di meritarvela, prendete-
vela, chè noi converremo tosto che siete un corno
da croce.
Sig. Conte, non state ad insuperbire se ripetuta-
mente venne eletto a presidente della disgraziata
Čitaonica il sig. V. S. Ciò avviene e perchè nes-
sun altro è cosi sfaccendato come lo è il S. V. e
finalmente perchè coloro che lo eleggono deside-
rano udire da lai di quando in quando qualche
discorsetto fatto a braccia, come i sermoni di cer-
-ti predicatori quaresimali.
Apprendete, sig. Conte, come si fa a scrivere
senza lasciarsi vincere dalla passione, come lo fa-
ceste voi.
Se desiderate che oi rivediamo, sia fatta la vo-
lontà vostra, chè per me ne sono sempre pronto.
— Addio, caro Conte.
sue colonne. Mi limiterò quindi a narrarvi un' im-
portantissimo fattarello che porrà in sufficiente la-
CHì le condizioni nostre ; offrirò al pubblico ed al-
l' autorità una prova evidente del dispotismo che
regna fra noi ; prova che gioverà ad illustrare una
pagina della nostra cronaca tomnnale.
il sig. Michele Ciovich Plenkovicl» impeti giu-
dizialmente il Comune al rilascio di un tratto di
fondo sito in Bucich, usurpato da alcuni villici di
quella fi azione.
Il Comune tenne convocato, delegando a presie-
derlo r assessore Alessandro Miovich ed il segre-
tario Matteo Grubissich d<ittore in ambo.
Venticinque furono i villici presenti dei quali
21 si esternarono pel rilascio del fondo, e quat-
tro formanti parte della famiglia Boicich, pella
prosecuzione della lite.
Tacerò il contegno del segretario, non ripeterò
i titoli dei quali venne onorato, e mi limiterò sol-
tanto a far conoscere che, reduce in borgata, I' as-
sessore Miovich partecipò tosto al sifr. Ciovich
Plenko^'ich, che il convocato della frazione aveva
deliberato di riconoscere i suoi diritti di proprietà
e di rilassargli il fondo in contesa.
Il sig. Ciovich si rivolse al Comune onde aver
copia del protocollo di votazione, ma quale non
fu la sua sorpresa nel leggere che in luogo di 25,
solo quattro villici (i Boicich avversi al Ciovich)
si erano presentati alla votazione, e che ad una-
nimità di voti era stato deliberato di sostenere la
lite?!
La verità del fritto venne confermata da 30 te-
stimoni assunti per atti di questo notajo.
Io mi asterrò da qualsiasi commento, e mi li-
miterò a richiamare sul fatto 1' attenzione dell' in
dita Giunta prov. e deìl' i. r. Procura di Stato dal
momento che il Giudizio mostra ignorarlo.
Spalato, 24 fehhrajo.
11 Nazionale Continua, nella sua malvivenza let-
teraria, a battere la via che si è prefissa, insoz-
zando le proprie colonne con certe corrisponden-
ze, che sanno di ridicolo, scritte da qualche fru-
sto Vermoulet, che non sa che raccogliere fango
per insultare.
Una corrispondenza di simil fivtta, uscita alla
luce per opera delle valenti penne dei tre reputa-
ti dottorelli, trovava gradito ricetto presso i reve-
rendi redattori del Nazionale nel suo numero 14
dei 17 corrente, datata scioccamente da Salona.
Dopo aver scaraventato l'insulto a piene mani
all'indirizzo di persone integerrime, 1'autore prese
di mira anche mons. vescovo; ed il rev. Paulino-
vich, capo-orchestra dell' organo strisciante, non e-
sitò di farsi maniìtengolo e patrocinatore di quel
libello, s(»rpa8san(lo i più elementari principi di
pudore e di dignità, e corrispondendo, in un mo-
do degno di lui, alle più che paterne indulgenze
usale da monsignore verso il reverendo romito del
Primorje.
Lo sfrontato calunniatore, adulterando e schiaf-
feggiando senza ombra di rossore la verità, asse-
risce che r onorevole Jercich per questioni colo-
niche arrivò ad imporre a monsignor vescovo, che
questi allontani i reverendi Granich da C. Abba-
dessa, Gherghich da Snčuraz, e Allegretti da Sa-
lona, perchè tutti e tre sanno di annessionismo.
Tanto il rev. Gherghich, quanto l'Allegretti, u-
nicamente dietro loro preghiere, e ripetute instun-
ze vennero rimossi, come essi slessi in ogni mo-
mento possono attestare a richiesta di chiunque. Il
Granich venne allontanato poi, senza pregiudica-
re al suo interesse, per le interminabili lotte, che
sosteneva con quella fabbriceria.
Continuate pure, miserabili, a sfidare la pubbli-
ca opinione, che ormai vi ha stigmatizzato; insul-
tate e denigrate persone eminenti: però vi sov-
venga che le vostre calunnie non arrivano all'al-
tezza loro; e se pure non volete abbandonare il
poliziesco istinto, gettate per lo meno da quello
allampanato volto la lurida maschera, che ve lo
ricopre, e siate certi che indistintamente da tutti
gii onesti sarete proclamati per citrulli. R
Dernis, 18 fehhrajo.
S'io Toleisi esporre lotti'i fasti di questa Am-
rninisfrazione comunale, o per meglio dire del suo
segretario, dovrei stancare la pazienza dei lettori
del vostro giornale ed occupar« per piili giorni le
Dalla riviera orientale delle Castella
26 febbraio.
Chi mai avrebbe pensato che quella succinta
narrazione inserita nel N. 12 del Dalmata si sa-
rebbe meritata la catilinaria dei supplemento del
Nazionale N. 15 sotto la data Riviera occidentale
delle Castellai
Chi mai avrebbe creduto che una semplice e
provocata dichiarazione potesse eccitare le sensi-
bili fibre delle individualità ivi accennate da de-
termis arle a gettare quella grandine di bassezze,
denunzie, insinuazioni e menzogne, ché sono la
stoffa di cui è composta la corrispondenza in di-
scorso ?
Quello poi che niuno si sarebbe immaginato si
è che la cosa venisse presa con tanto calore. Il
riscaldo poteva riescire nocivo alla delicata suscet-
tività degl' interessati, e molto più quando fra la
eletta vi sono seguaci d'Esculapio sul taglio di
quello noto pel suo opuscolo-libello, e dell' altro
che, distintosi nel curare dal raffreddore i suoi
patriotti, venne rimunerato dalla magnanimità del •
1 eccelsa Giunta provinciale col meschino com-
penso di fior. 400.
Non potete poi im.naginarvi la suscettibilità del
Mekinar del Govnaro.
Costui stà ora negoziando un matrimonio di
convenienza, che gli procurerà un orto, e questo
affare fra gli altri patti gli assicurerà, col risor-
gimento della patria croata, un posto ad laim al
Gran Zappano in erba Jerko il ijlpantore. Nè vi
stupite di ciò, mentre è l'epoca dei traffici^ ed in
giornata tutto è mercanteggiabile, il posto la pen-
sione, r opinione, il convincimento, l'amicizia e
perfino 1' onore, sempre però verso un corrispetti-
vo che assicuri di abbondante materia i succhi
gastrici dei contraenti.
Ora vi dirò essere Jako che Giovanni Michie-
lich scrisse col Gercich in C. Vittnri mentre da
vari giorni egli lavorava nel Castello,
Falso che 30 hra-oi nello stesso tempo siano
giunti al Castello, mentre l'abbondante dozzina di
giovani da C. Sucuraz giunse appena alle 2 pom.
È falso che i disordini siano stati provocati al
ritorno dalla fonte battesimale, dalla casa Girle, e
mediante quelli di Sucuraz, mentre il battesimo
ebbe luogo al mezzogiorno e i disordini si fecero
al dopopranzo, quando si chiamò V aiuto, senza il
quale non si poteva riuscire; (ilico chiamò perchè
si hanno le prove che un certo dottore andò ad
invocarlo, e cttme si arrese la bruzzaglia ad in-
tervenire, e come giunse una quarantina di avvi-
nazzati che il Nazionale, con compiacenza unica,
— e se la abbia — appella scelta brigata^. Cosa
potrà dirsi della patente d'influenza e moderazio-
ne, che quel corrispondente modello dà al Jeru-
zolim, al Cega ed all' Omassich, quasiché nessuno
si ricordasse della mascherata che i primi due rap-
presentano quando doveva nell' anno 1870 transi-
tare per questa riviera S. E. 1' attuale ministro D.r
Banhans, e di quella schioppettata mandata all' in-
dirizzo dell'Omassich da suo fratello colla sopra-
scritta fratri benemerenti?
Cosa dovrei dire poi degli elogi all'amministra
zione comunale di C. Vitturi, fatti da chi virtual-
mente e per sua malora la dirige?...
Figuratevi un palo vestito, più alcuni raccogli-
tori e rivenduglioli di moccoli di cera, che i mali-
gni volevano rubati in chiesa, più tutti i cugini e
cognati di quella perla di prete ed avrete l'am-
ministrazione comunale di C. Vitturi. E per riu-
scire a ciò si fa rinunziare il sig. Corrado de Mi-
chieli Vitturi eletto dai suoi compatriotti nell' ulti-
mo esperimento elettorale, sotto pretesto che gli
mancava un mese a raggiungere 1' età legale; ed
egli si arrendeva al consiglio della volpe, da lui
appena addesso riconosciuta.
La fami jlia Minhieli Vitturi ha titoli positivi al
la riconoscenza de' Vitturini, la maggior parte dei
quali, se non tutti, le sono vincolati per rapporti
di proprietà a colonia, e per gli indescrivibili be-
J nefici che da quella generosa e nobile famiglia si
espandono giornalmente su tutto il Castello.
Gli altri di C. Vitturi non possono procurare
che disgrazie o gravezze pecuniarie personali, o
angherie col solito pretesto della Confraternita; —
e gì' incaricati vi corrispondono per benino.
La malvagità pure non è mancata in questo af
fare; giacché nel momento che si blandisce la fa-
miglia Vitturi, le si dà un attestato di leggerezza;
neir atto che le si promette sotto date condizioni
r apposrgio patrio, la si denunzia ostile ai villici
di C. Vitturi ; e cosi avanti con quel cinismo e
con quel mnlvezzo che i settari hanno sempre rna-
nifestato. Nell'atto poi che i Vittorini desiderano
essere rispettati nel loro paese e vegliano pel suo
decoro, non possono vedere di buon occhio certo
figuro che vorrebbe estender la malefica sua do-
minazione a C. Vitturi, temendo perderla altrove,
e ciò col mezzo di un'agitazione tanto immorale
quanto riprovevole, ma propria della sua natura
pretendente ed ambiziosa.
È proprio ammirabile in certi momenti l'inge-
nuità del corrispondente, quando, spudorato come
è, ha il coraggio di dire che, meno i villaggi di
C. Sucuraz ed Abbadessa, tutti gli altri sono in
perfetto accordo ed ottime relazioni. Eh via buf-
fone, trovatemi negli altri castelli due paesi come
questi che vivano nella più invidiabile tranquillità,
mentre a merito settario di alcuni falsi apostoli
dell'altare, di alcuni proletari che girano qua e
la facendo di tutto e per tutti e di alcuni ambi-
ziosi monelli, da circa un anno è permanente il
disordine in C. Cambio, lo si rinnova in C. Vittu-
ri ad ogni istante, ed ha il suo focolare in tutta
la linea delle Castella inferiori. Non solo contro
coloro che non inneggiano alle idee del pellegri-
no di Mosca, del martire di Nona, e de' suoi adet-
ti si esercitano le vessazioni, ma anche a danno
di quelli che sempre non sono disposti a soppor-
tare certe cacciate di sangue e certe imposizioni
mediovali, come di recente avvenne alla famiglia
Puglios, impedita nell'esercizio di un' industria
che giova al paese; e come avvenne nelle recen-
ti funebri esequie dell'ottimo patri )tta Matteo Cip
cich Bragadin privato degli onori e della pompa
dovuti a persona che non per pochi anni sosten-
ne con zelo e decoro la rappresentanza comunale
e giovò ovunque co'suoi talenti; — onori e pom-
pe che domani saranno prodigate a chi, anziché
patriotta, dovrebbe ritenersi traditore.
Se le mistificazioni sono compiacenze pel corri-
spondente e pe' suoi amici, ne conservi la priva-
tiva: nessuno gliela contenderà; come lo scambio
delle parti, lo svisamento delle circostanze e i bas-
si insulti che ad onore della patria. croata egli
manda all'altrui indirizzo, gli serviranno di titolo
all' aspiro di quei posti che non si conseguono al-
trimenti, che a prezzo delle più vili prestazioni e
del più riprovevole mercimonio.
Fò punto per oggi in riserva di riprodurmi alla
occorrenza, avvertendo però che la famiglia Vit-
turi tiene per amici gente onesta, ignota ai Tri-
bunali, ed anzi il suo torto stà nel non inchinare
ladri sacrileghi, quando anche questi avessero car-
pito qualche pubblica rappresentanza.
Milnà, 21 febbraio.
Per fallite raccolte a causa di ostinata siccità,
una spaventevole miseria invase questi comunisti.
La classe agricola specialmente presenta aspetti
cadaverici per fame, e vi ha fondato dubbio che
questa u« abbia finora ridotto cadavere più di uno.
Se a iiempo non si provvede, i prossimi sette
mesi apporteranno desolazione per inedia, fame e
conseguente epidemia.
Ogni uomo onesto, ogni cuor umano, ogni leale
patriotta se ne sente commosso, e si adopera, per
quanto può a prevenire tanta sventura, immeritata
da gente, che per laboriosità e parsimonia avreb
be diritto più che altra mai a pretendere di esse-
re almeno satolla di pane.
L' egregio podestà sig. Scarneo, secondando gli
impulsi del suo cuore, ed ottemperando al proprio
dovere, invocò opportuni provvedimenti e presso
r eccelsa Luogotenenza e presso 1' eccelsa Giunta
provinciale, ed interessò la cooperazione del depu-
tato residente a Zara.
Queste opere meritorie però servirono di prete-
sto ad uno sp^-ito infernale, che in un recente N.r
del Nazionale, m\io la data Mdnà, mardò una cor-
rispondenza, non solo per deridere quanto si fa-
ceva a pio scopo, ma perfino per malignare sulle
intenzioni del podestà, censurando anche l'asses-
sore sig. Marangunich, che lodevolmente le asse-
condava.
Lascio immaginare quale impressione abbia qnl
destato quello scellerato scritto, e qual concetto
siasi formato del redattore sacerdote, che si com-
piacque d inserirlo.
Se r infume non si fosse coperto coli' oscuro man-
to dell'anonimo, troverebbe, senza dubbio, la sua
mercede nel furore di un popolo disperato.
11 suo fatto è condannato però alla perpetua e-
secrazione. Noi intanto facciamo voti, a che le su-
indijate eccelse Autorità provinciali, cedendo alla
voce dei curatori delle anime, del consiglio ed am-
ministrazione comunale, dell'organo politico ed a
quella del deputato, procedano in questo affare
colla maggior possibile sollecitudine e generosità,
anche per evitare avvenimenti, che potrebbero mal
conciliarsi col progresso attuale delle idee ammi-
nistrative ed umanitarie.
Air anonimo poi ricorderemo, che, come altra
volta, così anche questa il sussidio o prestito sa-
rebbe amministrato da apposito comitato eletto dal-
le autorità politica e comunale, sotto la immedia-
ta sorveglianza e responsabilità della prima, e che
se il miserabile verrà soccorso c^U' offrirgli lavoro
verso tenue compenso sulle strade eofuunali, ri-
dotte nel più orribile stato, si conseguiranno con
ciò tre vantaggi: quello cioè di jirevenire la mor-
talità per inedia, quello di far al Comune, obbli-
gato alla restituzione del mutuo, aver il corrispet-
tivo nelle strade, e quello finalmente che la Braz-
za, una volta lodata per capre, ed ora per uomi-
ni, abbia anche strade, non più per capre, ma per
Uomini. L'anonimo per altro sente più simpatia
pelle prime.
Lissa, 11 fehbrajo.
Dopo trentadue anni di assidue, zelanti e pro-
ficue cure nel <lirigere spiiitualmente questa po-
polazione, a cui erasi dedicato con perseveranza
religiosa esemplare, il rev.mo canonico, parroco,
arcipiete Don Stefano Siminiatti, cameriere d'o-
nore di S. S. Pio Nono, questa mattina si con-
gedava da noi dirigendosi alla novella sua desti-
nazione a Lesina.
Alcuni giorni prima della sua partenza la po-
polazione della borgata e delia campagna volle
replicatamente con manifesti segni di affetto e ri-
verenza esternargli il vivo dispiacere che provava
pella sua partenza, perchè in esso perdeva un e-
semplarissimo sacerdote, un impareggiabile pasto-
re spirituale, un affettuoso e integerrimo cittadi-
no, un fedele soldato del trono e della costitu-
zione.
La sera innanzi la partenza di mons. si vide
come per spontaneo incanto tutta la borgata illu-
minata splendidissamente, ed un numeroso con-
corso di popolo ordinato processionalmente per-
correva il paese benedicendo ed acclamando l'in-
dimenticabile pastore, T egregio mons. Siminiatti.
Questa mattina poi accorse il popolo in gran
numero da tutte le parti per salutare il pio sacer-
dote, e la campagna pur vi partecipò.
Parecchie barche pavesate a fesf^ lo attende-
vano bordeggiando per l'ampio nostro porto, con
spari di cannoncini, e con grida di esultanza lo
acclamavano.
In sulle ore 10 di questa mattina mons. com-
mosso prese da noi commiato, s'inibarcò sopra
apposito pielego, e salutato ripetutamente si di-
resse per Lesina, in compagnia di altre barche
appositamente allestite, che Io scortarono fino al-
la sua destinazione con spari e tra le benedizioni
dalla popolazione, che gli presentò in segno di
stima e rispetto un indirizzo segnato da più cen-
tinaja di firme.
Questi disadorni cenni non sono che una tenue
descrizione di quanto si passò fra noi in questa
circostanza, in cui si diede tante prove di sincero
attaccamento all' ottimo parroco Siminiatti, la cui
memoria vivrà eternamente nei Lissani, i quali
non cesseranno mai di benedirlo e pregare per la
sua conservazione e prosperità.
Gli altri ministri del Vangelo apprendano da
lui il vrvere esemplare, modesto e tranquillo; de-
dichino al par di lui le loro cure esclusivamente
al proprio ministero; come lui si conjportiuo; i-
mitino le sue virtù, ed avranno in guiderdone l'af-
fetto, la stima e la gratitud ne di ogni onesto.
Ragusa, IS fehhrajo.
La comune, che non è la vera espressione del-
la città, perchè sorta a mezzo di cure poco uo-
-bili, e trae i suoi giorni grami senza infamia e
senza lode; vedendosi traballante ed incerta nel-
r esito delle venture elezioni, si affatica in cerca
di aderenti.
Io non vi descriverò tutte le arti loiolesche po-
ste in opera da cekti messeri, le subdole promes-
se, le astute insinuazioni, i maligni raggiri ; di ciò
ad altro tempo; mi limiterò soltanto a notare
fatto così grave, da ^chiedere l'attenzione di chi
è preposto all'ordine! pubblico.
Havvi fra noi cert6 Devcich, capo guardia
finanza, uomo un dV poverissimo, e che a merito
delle sue zelantissiy/ie prestazioni divenne propri^'
tarlo di palchetti del nostro teatro. Quest' uonio,
con meschinisshna paga, in breve torno di tenip'>
si tramuta in capitalista. Costui con promesse, con
atti di compiacenza, va adescando il ceto com-
merciale, lo esorta a votare pel presente Comune.
pililjBiiliJij——• _Mm^,»mmmmw
Senoiirliè — qnriliìnquft abl)la ad essere
! • , ' ti' 1 d<ib jfttlarco — il bill mi-
.iisii riiiii- lioii (eiiie la votazione. Non la é
jMÙ una iV iiicii^nila, (lacche si è certi che i
na/iiMiali e i feilei*alif»lì noti compariranno
ali« sedute. Prima poteva sorgere qualche
dubbio ; ma ora è la certezza che ha la pa-
rula. È suj)poiiibile • del resto — che an-
che i deputati galliziani non vorranno re-
starsene isolati, e seguiranno la corrente.
Quanto ai dalmati, nessuno mai si sognava
di (lorre in dubbio il loro volo favorevole.
Il ministero intanto prepara le elezioni di
necessita in Tirolo o nella Carni«)la, per ol-
ti-nere il maggior numero possibile di suf-
fragi, cioè una maggioranza superiore alla
richiesla per far passare la It^gg«'-
A proposito di questa, mi dimenticava
dirvi che — nelf ultimo consiglio di mini-
stri — al numero dei deputali già prece-
detitemente stabilito vennero aggiunti sei nuo-
vi seggi, eh" è quanto dire due per la Gal-
lizia ed uno per ciascuna delle provincie
Austria superiore, Carintia, Dala»azia e Trie-
ste. ignora tuttodì quando sarà deposto
sul tavolo della presidenza il bill in discor-
so. Dicono però che — avendo la Camera
sospesa la sua attività fin dopo le solennità
dei funerali delT imperatrice madre — non
sia probabile ch'esso venga presentato prima
della ventura ^^etti^J)aìla.
La notizia della morte di Carolina Au-
gusta sarà sentita con dolore in tutti i paesi
deirAustria. Dove mai non si è riconosciu-
to il sentimento di beneficenza illin»itata della
defunta? — Essa era figlia del re Alassi-
miliano Giuseppe I di Baviera, e nacque 1' 8
febbraio I792Ž. Venne per procura maritata
air im{>eralore Francesco I ai 29 ottobre,
ed i/j pcrsoiìa ai JO novembre 18Ì6; e fu
coronata regina d'Ungheria ai 2Ò settembre
182Ž5. Convisse 19 anni con lui. Le lagri-
me della riconoscenza accompagnano ora il
trapasso di questa pia benefattrice.
Saltando — cojti' è omo costume — di
palo iti frasca, vi dirò che i lavori al pa-
lazzo dell' Esposizione n)0tidiale camminano
a gran passi verso il compimento. Ai corr.
venne scoperto il tetto della grande rotonda
centrale; e a questo spettacolo assistevano
meglio che 100,000 persone.
Per quanti si intendano di arte edificato-
ria è subito afferrata V importanza dell' at-
to, e la solenne ansietà del momento deci-
sivi). To£:lier<? le centinature ad uira volta è • • ' I
sempre una prova decisiva; vieppiù quando
trattisi di una rotonda come questa, che per
le colossali proporzit)ni, e per l'arditezza è ed
avrà vanto di una meraviglia nell'edilizia
moderna, fja sveltezza e la solidità primeg-
giano in questa rotonda^ e il suo disarmo, —
cosi felicemente riuscito, — è un vero trionfo
deir arte.
In antico materiali e mano d'opera co-
stavano pochissimo; nulla in confroj)io de'di
nostri. Quindi senza tanto calcolare la resi-
sleti'/a de' materiali, le spinte delle volte, si
tagliava grosso, si largheggiava di spesso-
re, e cosi si raggiungeva facilmente la so-
lidità anche nel colossale. Attualmente si e-
difica invece con viste di economia; non si
ilà una linea di spessore più del bisogno
alle mura, ai pilastri, alle arcate; e tuttavia
8Ì ottiene |a solidità per forza del calcolo, e
kì raggiunge l'ideale dello slanciato, dell'ar-
dito, del leggero.
Quanti vedrantio la rolonda del nostro pa-
lazzo dell'Esposizione, converranno meco che
nalucciacci in casa mia. E poi^ da dove 10 fior,
all'anno? Sangue dal muro non se ne cava.
Manco male che fosse il nostro Dalmata, va là
che per fas o per nefas li troverei ; ma per un
foglio di quella risma; redatto da uomini che
Dio te ne liberi, mai fermi nel loro proposito,
che pendono ad dexteram o ad sinixteram se-
condo spira il vento, fossi pur un milionario che
non me ne darei per inteso. L' amor di patria
caldo caldo mi bolle in petto, nè ho bisogno
die altri me lo infonda. Del resto, non la pos-
so intendere di quale amor di patria si mostri
propugiiature il Nazionale.
Don A. D' amor gastronomico, per Bacco! te lo
dissi lo migliaia di volte finora. E infatti, ohia-
mnsi forse amante della nazione uno, che a dan-
no di fineli i si riempie le tasche di rame, che
f)er fregiarsi di galloni la giuoca ai dadi, e se
ne rido sotto ai baftl che non ha? I pazzi soli
risponderebbero affermativamente.
Do)x M. Ora lascia eh' io finisca il racconto, se
vuoi sapere il fnotivo per cui sono venuto que-
st' oggi in città. Tre giorni dopo il riliuto, nuo-
vamente viene a trovarmi il medesimo i)arroc-
chi;iii() con altro plico consegnatogli dallo stes-
so prete. Gli domandai se avesse ritornato il
primo; rispose che sì. —• Nelle mani di chi? —
Del prete che me lo aveva consegnato. — Osservo
è la forza del calcolo che ha gettato nel-
r atmosfera qm'sta meraviglia dell' arte.
???
Eco della Stampa.
Ci piace riportare dal Morgenpost il seguente
articolo solla questione ferroviaria Laak o FrediI:
Sulla necessità d'una seconda congiunzione fra
Trieste e Vienna, sì è già d'accordo. Si trat-
ta però di rendere indipendente la nuova linea
svincolando dagli arbitri della Sudbahu anche le
ferr(>rie in contatto colla Rudolfiana, che costa allo
Stato di già gravi ed insopportabili sacrifici. Col-
la Predil nè si crea una concorrenza alla Sud-
bahn, nè si rende indipendente la Rudolfiana, in-
quantochè secondo il progetto governativo questa
nuova ferrovia dovrebbe far capo nella arteria
della Meridionale, quindi sarebbe gettar via 38
milioni e passare alla realizzazione d'una mo-
struosità economica. Eppure tutte le apparenze di-
mostrano che il Governo non vuol lasciar nu la
d'intentato per raggiungere questo suo sogno. Non
ha confessato il ministro Banhans nella penultima
seduta del comitato di finanza che il Consiglio
dei ministri adottò il conchiuso di non presentare
alla Camera gii altri progetti ferroviari se non
dopo votata la Predil? Per un tale procedere,,nes-
sun rimprovero è bastantemente severo. Noi cre-
diamo che gli interessi d'uno Stato in ogni caso
debbono avere la preferenza in confronto agli in-
teressi d'una consorteria. Noi non abbiamo d'al-
tronde alcuna volontà di farei aumentare le im-
poste per arricchire speditori ed esportatori trie-
stini. Se questi signori abbisognano della Predil,
se la fabbrichino coi propri denari. Manifestamen-
il Governo, qualora volesse sul serio portare ad
effetto la sua minaccia, si troverà obbligato a so-
stenere un aspro combattimento nella Camera dei
deputati. L'adottare definitivamente una tile riso-
luzione non è troppo lontano da provocare un voto
di sfiducia. Il Governo, se ciò avverrà, non l'avrà
provocato senza sua colpa. Se il sig. De Pretis
ha promesso ai triestini cose irrealizzabili, in tal
caso è suo dovere di rassegnare la sua carica di
ministro. Come poi tutto il ministero siasi deciso
dì tenersi solidale in questa vertenza col ministro
delle finanze, è per noi un indovinello indecifra-
bile. Per istabilire un accordo nel ministero Au-
ersperg la questione del Predil fu davvero scelta
molto infelicemente. Il dichiararsi ^^tutti per uno'^
sarebbe giustificato in serie circostanze di princi-
pio. Ma qui dove si tratta assolutamente d'inte-
ressi individuali, sarebbe stato [)iù opportuno un
contegno meno indebitamente ostinato.
— Sotto il titolo L'Italia e la morte di Napo-
leone III la Speners Zeitung scrive:
I fogli italiani vanno tessendo il panegirico del
martire di Chiselhurst. I giornali clericali e radi-
cali soltanto non uniscono le loro voci a quel coro
d'entusiasti. Un foglio radicale domanda, e non
senza ragione, se Mazzini, si tosto dimenticato,
fosse meno benemerito dell'Italia che Napoleone
III, cui sarà inalberato un grande monumento a
Milano. I clericali assicurano colla solita unzione
che il Papa fa delle preci per l'anima di Napo-
leone, benché egli sia l'autore di tutti i mali chc
hanno colpito l'Italia e la chiesa; è ben vero,
vanno continuando, e qui diventa chiara l'allusio-
ne, che l'ex Imperatore non usò violenza aperta
contro la chiesa. I rapporti di noi altri tedeschi
col bonapartismo e col vinto di Sédan sono tanto
diversi, che la venerazione, della quale la grande
maggioranza del popolo italiano onora la memoria
del defunto sovVauo, ha per noi un che di strano.
Ma dobbiamo ricordarci che il vinto di Sédan fu
già il vincitore di Magenta, che il prigioniero di
Wilbelmshohe era entrato a Milano or sono tredi-
ci anni, come il liberatore della Lombardia, che,
mentre la Germania s'era acquistata col prezzo
del suo sangue il sentimento nazionale e poi il
suo diritto nazionale nella sua lotta gigantesca
contro il primo ed il secondo impero francese,
gl'italiani avevano già combattuto le battaglie del
loro grande compatriota, del primo Napoleone, e
vanno oltracciò debitori alla loro alleanza con Na-
poleone III del principio della loro indipendenza.
Sarebbero parole sprecate se si volesse tlispntare
con loro se Napoleone III abbia veramente avuto
quella grande parte nella loro rigenerazione na-
zionale, ch'essi gli attribuiscono oggi, rammentar
loro Villafranca, Gaeta, il generale Leboeuf a Ve-
nezia, ed i miracoli del generale Failly a Mentana.
il plico e la soprascritta, e m'accorgo che era
la stessa faccenda di prima; onde, senza nep-
pure aprirlo, vi scrivo sopra: Si rifiuta fella
seconda volta. Fu tntto tempo sprecato. Il Na-
zionale mi si mandava lo stesso, e con la for-
mula sui generis. Ma volle il caso che m'incon-
trassi un giorno con due parrochi di paesi non
molto lontani dal mio; i quali, avendo loro chie-
sto, tra le altre, un consiglio in proposito, mi
dissero che 1' era quello un affare vecchio, che
pur ad essi era aci-aduta la medesima istoria, e
che ora ricevevano il Nazionale gratis.
Don A. I camaleonti del Nazionale fanno come i
protestanti, che distribuiscono gratis a tutti che
le vogliono le loro bibbie legate in marocchino.
Media justificant finem: ecco il loro motto. Sieno
pur illeciti i mezzi, non importa un cavolo: il
fine li giustificherà da vero galantuomo.
Don M. Sicuro ! la è propriamente così. Inteso
dunque da quei parrochi come stava la cosa,
non rifiutai più mica il Nazionale, ohibò! ma
da quel momento ogni volta gli dava il ben ve-
nuto. Capperi! diceva tra me e me, mi servirà
pure per tanti e tanti bisogni . .. Ma il busillis
eccolo qua. Sfava una mattina vicino alla fine-
stra leggendo, che cosa non mi ricordo; quando
odo qualcuno ascendere le scale, apro la por-
ta della stanza, chi è? Don I^uca, uno dei due
Gì' italiani risponderebbero: le battaglie che Na-
poleone ha combattuto per noi contro l'Austria,
la protezione diplomatica che ci accordò negli an-
ni, quando nessuno altra potenza del continente
ci voleva riconoscere; la sua tacita acquiescenza
alle annessioni; la rivocazione delle truppe fran-
cesi da Roma nel 1866: ecco i fatti che spiegano
le vere simpatie per Napoleone. Tutti gli altri suoi
atti, che potrebbero far apparire queste simpatie
meno sincere, o meno disinteressale, o far «-rede-
ro ch'egli non abbia mai voluto l'indipendenza, e
meno ancora l'unità d'Italia, la fermata politica a
Villafranca, l'annessione di Nizza, e tutto il resto
sino al Jamais, di Rouher, tutti questi fatti non
ci provano altro, se non che l'amico affettuoso
d'Italia era neir istesso tempo il sovrano d'una
nazione, che non condivideva in nulla i suoi sen-
timenti. Napoleone doveva dei riguardi ai france-
si, fra i quali ve n'erano pochi che non s'accor-
dassero colli idee del sig. Thiers sulla politica e-
stera. L'imperatore non poteva dimenticare che e-
gli era il successore della monarchia di luglio, la
quale aveva avversato gli sforzi d'Italia nel 1847,
e della repubblica che nel 1848 aveva negato ai
Veneziani l'aiuto ch'essi domandavano, e rove-
sciata la repubblica romana nel 1849. Napoleone
sapeva che, tranne pochi liberali, tutti i francesi,
a qualunque partito essi appartenessero, legiltimi-
8ti, orleanisti e repubblicani, non volevano sentir
parlare d'un regno d'Italia gli uni per bigottismo
papista, gli altri per radicalismo democratico, ma
la maggior parte perchè, simili al sig. Thiers,
consideravano come una condizione della gran-
dezza e della prosperità della Francia, ch'essa
fosse circondata da molti piccoli Stati. Gli elogia
la gratitudine di cui l'Italia offre gli omaggi sulla
t(»mba di colui che fu già suo alleato, lungi dal
provare la cordialità dei rapporti tra la Francia e
l'Italia, mostrano anzi la grande differenza chce-
siste tra i sentimenti delle due nazioni. L'Italia
benedice laddove maledice la Francia. Se gl'ita-
liani rendono immortale la loro gratitudine verso
Napoleone III con un monumento di bronzo o di
marmo, la Francia sarebbe forse tentata di do-
mandare, se non avessero potuto dare alla loro
riconoscenza una espressione più efficace in quel-
l'anno 1870, quando l'Impero crollante stava in-
vano attendendo degli alleati? Ma gl'italiani tro-
veranno facilmente una risposta, e diranno: Noi
siamo grati all'imperatore perchè ha mischiato la
Francia recalcitrante alla lotta pel buon diritto
dell'Italia contro gli oppressori della sua nazio-
nalità. Ma noi non potevamo seguire l'Imperatore
in una guerra, alla quale l'avevano spinto l'am-
bizione e l'avidità delle conquiste della Francia
contro il buon diritto, per opprimere una nazione
che vuole esser libera e una come noi stessi.
•— Il Pungolo di Napoli ha un brillante carteg-
gio londinese di Petruccelli della Gattina sulle co-
se di Francia. Lo riassumiamo come segue:
I lettori che non sono fiimigliari col carattere
francese e con gl'intenti secreti degli uomini che
manipolano la Ijisogna politica in Francia non
debbono capir acca dei telegrammi che partono
da Parigi e degli articoli che presumono spiegarli.
Non occorre però di esser maghi per leggere chia-
ro in quel grimoire, ma è semplicemente mestieri
di legger in fra le linee e non pigliar nulla alla
lettera. Ogni francese è un essere duplice: l'esse-
re reale, ferocemente serio; l'essere apparente,
irremissibilmente attore. Non debbesi quindi tener
conto di ciò che dice o fa — quella è la comédie
sociale - ma penetrare il fine a cui mira, e su
questo regolare la condotta che debbesi portarne.
Da sei settimane, tutto è in Francia più che mai
guazzabuglio. Guazzabuglio della Commissione dei
Trenta; guazzabuglio delle ambasciate a Roma;
guazzabuglio nel Gabinetto; guazzabuglio nelle
cerimonie funebri dei sovrani martiri; e domani,
0 stamane, il relatore, conte Ségur, legge all'As-
semblea il rapporto sul guazzabuglio della legione
di Garibaldi in Borgogna. Sì cominciò con propo-
sizioni concilianti; si è finito con ostilità recisa.
Il suffragio sarà mutilato ; della seconda Camera —
amme.ssa solamente in principio - si parlerà quan-
do l'Assemblea attuale avrà cessato di cospirare
e si sarà dimessa: Thiers sarà responsabile ed
avrà un fanatismo di veto limitatissimo, ma non
potrà difendere i suoi atti e rispondere dell'opera
sua. Egli non è nè presidente della Repubblica a
mo' di America, nè presidente del consiglio a mo'
d'Inghilterra: è un arlecchino francese. La petto-
ruta importanza del Comitato dei Trenta e del
partito conservatore si è esagerata, dappoiché il
suo avvenimento al potere è sembrato più proba-
bile. La morte dell'imperatore Napoleone, l'anni-
chilamento del bonapartismo, l'equivoco rinnovellato
della comica fusione, facilitano la ristanrazione
monarchica ; e perciò non debbesi dare quartiere
al partito radicale ed a Thiers, che se ne crede
l'agente mascherato. M.r Thiers si è burlato di
una maniera squisita della Commissione. Non vi
è stata quistione, in cui egli non siasi mostrato
tutto propenso al sacrifizio di sé, delle sue idee
della sua vecchia spcrienza — un Curzio allu quin-
ta potenza insomma! E la Commissione, a scara-
ventar giù articidi, ammendamenti, frasi a doppio
intento, distinzioni e sotto distinzioni alla bizanti,
na. Poi quando credeva aver raggiunto il segtio
paff! un'osservazione incidentale <li Thiers che ha
rovesciato l'edìfizio. E 1:> Commissione a ricomin-
ciare; e Thiers a gradire, poi disgradire, poi ad
accedere, poi a recedere, poi a consentire, poi a
dissentire, infine, dopo aver resa la Commissione
agli «jcchi della Francia odievole, ridicola, puerile,
r ha lasciata andare senza guida a produrre da
sola la bella sostanza cui forse demolirà domani,
o demolirà innanzi ali Assemblea e la nazione. In-
frattanto, come vanno, come andranno le co8e?Nè
più nè meno che come andarono: l'Assemblea di-
scute e dispone a modo suo; Thiers governa se-
condo il suo capo. Il dissenso divien scandaloso.
Thiers sacrifica un pupazzo detto ministro e ne
sostituisce un altro, che è più pupazzo del primo.
I] si va. Ma dove si va? a che si vuole andare?
Tutte queste incruenti scaramucce non han che
un fine: essere padr(me del governo per il mo-
mento in cui le nuove elezioni debbono aver luogo.
parrochi piudetti, che teneva in manoìil Narodni
List. Salutatici corte semente, benché egli fosse un
poco agitato, sedemmo. — Che è, don Luca, che
siete cosi commosso quest' oggi ? Uh ! — se sape-
ste che bella parte m' ha fatta il Nazionale, quel-
la perla di periodico bilingue.... Che mai?
narratemi. Come giorni fa vi dissi, il Nazionale
mi mandavamo gratuitamente, sebbene iterate
volte r avessi rifiutato, per ben due anni. Oggi
mi giunge fresco fresco, guardo qua e là e mi
cade r occhio sull' elenco degli associati che non
hanno soddisfatto .... mi capite .... peli' anno
187 .... e vi trovo il mio bravo nome e cogno-
me. Immaginatevi qual fu allora la mia sorpre-
sa. Il mio nome su pei giornali? in quella ma-
niera? Cosi s'ingannano le persone oneste e
dabbene? Si manda gratis, e poi si esige la con-
tribuzione? Uh! se mi trovassi in questo mo-
mento a Zara farei saltare in aria e Nazionale,
e tipografia e collaboratori et coetera ammalia
fino ad uno.—Si calmi, si calmi don Luca: sarà
uno sbaglio, mi creda, sarà uno sbaglio. Che
sbaglio d'Egitto! Se per me é uno sbaglio, che
sarà per don Lovre? che sarà per voi? — Oh!
che ci entriamo noi ? — Eccome ci entrate! Tene-
te quà il Narodni List: che cosa dice? hnadu
još piatiti za godinu 187... questi, questi, e
noi tutti e tre. In quell' istante non credeva a
(Nostri Carteggi particolari.)
Vienna, 8 febbraio.
{Cronaca della settimana.) La Camera dei de-
putati tenne ai 4 seduta, il suo ordine del giorno
era cosi magro che mi dispenso di comunicarvelo.
La decisione sovrana sovra il progetto della ri-
forma elettorale non fu ancora firmata. Da parec-
chi giorni il ministro Lasser giornalmente in lun-
ghe udienze informa S. M. sull' argomento della
riforma in discorso.
Gli Sloveni della Carniola hanno inviato all'im-
peratore un indirizzo contro la riforma elettorale,
e senza dubbio lo stesso subirà il destino toccato
a quello della società Fednota, presentato al mo-
narca dal conte Belcredi, che fu evaso ah aida.
Per comprendere il senso di questa evasione vi
osservo che le istanze presentate al sovrano ven-
gono evase in tre maniere. Se ricevono la grande
segnatura, il rispettivo ministro e obbligato di far
rapporto a S. M. sopra 1' affare di cui trattasi —
se ricevono la segnatura ab imperatore, in tal ca-
so al ministro è libero di riprodurre 1' affare a S.
M. — infine la terza evasione ab aula esprime la
volontà del sovrano di non volerne nulla sapere
dell' aff-are ed è rimesso ai ministro per uso di
uffizio. Fu pubblicamente constatato che l'indiriz-
zo presentato da Belcredi fu in questa ultima ma-
niera, ab aula, evasO;, locchè smentisce esuberan-
temente coloro, i quali pretendono che il sovrano
sia avversario dell'elezioni dirette.
Il tanto temuto giorno 2 febbraio, in cui dovea-
no aver luogo 100 meetings in Boemia, è passato
tranquillamente. In nessun luogo la popolazione si
è lasciata trascinare dai caporioni a dimostrare
contro la proibizione dei meetings ordiuata dalla
Luogotenenza di Praga.
Il ministero ha già dato le opportune disposi-
zioni per le prossime elezioni dirette di necessità,
che si verificheranno nella Carniola e in Tirolo, allo
scopo di menar qualche deputato costituzionale a
cnoprire i vuoti scanni lasciati nella Camera dai
deputati di quei paesi.
Negli ultimi giorni la giunta finanziaria della
Camera dei deputati s'occupò col quesito della re-
golazione dei salari degl'impiegati dello Stato.
Non ho voglia di annoiarvi colia descrizione
delle discussioni ch'ebbero luogo in argomento:
vi basti; sapere che l'originale ^progetto governa-
tivo, già pubblicato nel Dalmata, fu accettato con
lievi modificazioni. Il progetto governativo voleva
che al ministero fosse concesso il diritto di stabi-
lire mediante un' ordinanza il rango degl' impie-
gati, il comitato finanziario invece voleva che la
classificazione nel rango avesse luogo io seguito
ad una legge votata d' ambedue le Camere e san-
cita dal sovrano. Si devenne ad un compromesso
che gì' impiegati giudiziari, come pure in generale
tutti quegli impiegati le cui classi di diete dal, 31
me stesso; avrei preferito le mille volte d'es-
sere stato cieco. Dio mi perdoni! Scambiatesi
ancora due parole tra me e don Luca, questi
tutto furioso se ne parti incerto sul da farsi.
Io, al contrario, rìsolsi di portarmi a Zara, e
dritto dritto venire da te a raccontarti l'accadu-
tomi, e chiedere un consiglio da^'amico. Che te
ne pare? ...
Don A. A dirti la verità, la cosa ancora mi sem-
bra impossibile. Ma ti credo, nè potrei altrimen;
ti. E tu ora che pensi ? di sborsare i 10 fiorini
o no?
Don 1/. Io, per liberarmi da questa tentazione, li sbor-
serei anche subito, e glieli manderei mediante
la posta con due righe... mi capisci? Ma non
ho neppure un soldo, don Antonio mio, epperci^
avresti la bontà di imprestarmeli per alcuni gioì"'
ni fino a tanto ch'io tiri la solita paghetta?
Don A. Perchè no? volentieri, Quà, eccoteli, cala'
caldi (traendoU dal portamonete). Fa di spedir}
subito quest' oggi ; anzi ti consiglierei di portarli
tu in persona in quella officina, e dirvi duep^'
role degne di gente del loro conio.
Don M. Non dubitare. Lo f^uò. Addio!
Don A. Don Matteo- mio carissimo, a rivederci-
Ti aspetto a pranzo di ritorno. Cosi mi raccon-
terai come andò la bisogna.
Condizioni iV Associazione.
Per Zara.
p^ar un anno anticipatamente fiorioi 8'
IVr sei mesi ^
er tre iiaesi „ " 2 • —
Pet r Impero d' Austria."
fer un anno anticipatnnienie fioriui 9- —
icr sei mesi „
l er tre mesi „ ^ 2:60
Per l'Italia, Francia, Inghilterra, Serbia e Turchia.
In Banconote austriache fior. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
Giornale politico, economico^ letterario.
§ì:sce il iiiercoleCi e il siilfvaiio.
Le associazioni e gli importi (li denaro, in
gruppi 0 meglio in assegni postali, bì diriga»'»
air Amministrazione del Dalmata iu Zara e non
più alla Redaz. Chi non respinge il foglio dopo
ricaduta l'associazione s'intende obbligatH
per il trimestre susseguente. Le corrlgpoi*^
denze devono dirigersi affrancate esclusiva -
mente al Redattore. Le lettere non affrancate
saranno respinte. I comunicati si inseriscona
al prezzo di soldi 8 la linea. Non inserir.i
nessun articolo firmato, ove esso non sia ac-
compagnato dall' importo di soldi 30 per l i
tassa #i finanza. Un num. separato co8t% s. 8.
Eisultato delle elezioni del III
corpo elettorale del Comune di
Zara :
Votanti N.o 734
Maggioranza autonoma .476
Minoranza nazionale . . . 258
sezione dell' impero, donde nelle condizioni
ordinarie alle sue finanze si soccorre an-
nualmente con circa Ire milioni di fiorini,
e nelle straordinarie le si donano fiorini
250,000, e successivamente, come in que-
sl'anno, le si elargiscono fior. 150,000?
Neanche!
Dietro alle quinte.
Nel suo numero l.o di quesl' anno il
^Nazionale'' annunzia di aver raggiunto il |
13.0 anno dì sua esistenza. È il numero
dell' [scariola !
Il „Nazionale'' si vanta dì aver risve-
glialo il mommento nazionale, e di aver
costituito il faro luminoso a cui si tennero
fissi gli occhi come a sicura guida.
Di questa asserzione gli danno piena
ragione le teorie da esso pubblicale, ed i
movimenti avvenuti alle Bocche di Caltaro.
L'annessione a Croazia è ora uno scopo:
ma questo scopo deve servire dt mezzo a
scopo maggiore, maturato sopra vasto con-
cetto da menti assai elevate come
quella del quondam Kvaternik.
•5'r
» -it-
Sedali questi, ci aveva il ^Nazionale"
lasciali per più anni ignari del suo pro-
gramma, sebbene eccitalo tante volte da
noi e recentemente dallo „Zemljak" a ma-
nifestarlo; dacché Ira le multiformi e con-
tradditorie sue evoluzioni, rendevasi impos-
sibile iadovinarlo.
Ora, nell'anno 1 3.o, ce lo presenta così:
^Annessione a Croazia; nazionalità slava
della Dalmazia ; solidarietà cogli altri slavi
dell'Austria, senza compromettere i nostri
più vitali interessi ed il nostro diriUo pub-
blico; completo rispetto alle confessioni
religiose cui aderisce il nostro popolo,
senza entrare in dispule e questioni; in-
dipendenza assoluta in faccia al potere;
•piena parità dei croati e serbi di Dal-
mazia.''
^ -K-
Noi rileniamo che non siano tanti quanti
espone i compili del „Nazionale''. Siamo
invece di avviso che il suo compilo sia
l'annessione, e che quanto altro accenna
nel programma non debba servire che come
mezzo a tale patriottico scopo.
Diciamo palriottico^ perchè il „Nazio-
nale'^ non avrebbe potuto lusingarsi di gua-
dagnare le simpatie della popolazione, se
non pubblicando un programma che, ad
'nlenlo conseguilo, l'avrebbe coadolla al-
' apogeo della sua felicità.
Oiscorriamone alquanto, e facciamo il
conio in soldoni.
•jj.
Annessione a Croazia!
Vuoisi forse ridonare alla Dalmazia i
confini che aveva prima della desolalrice !
'ncursione degli Avari e Croati; rivendi-:
carie l'antico diritto storico, e la sua mis-
sione civilizzatrice? Ohibò!
^ le si vuol afTermare il moderno diritto
pubblico, che la costituì a regno facente
parte dell'impero austriaco.^ Neppure!
" ^«i cura di assicurarle meglio 1 interno
difillo costituzionale, per cui gode d'au-
tonomia, ha governo e dieta provinciale,
Hnne collocala nella più colttì e prodiilUva
A questo grande scopo richiedesi il
sacrifizio della Dalmazia, la dissoluzione
dell'Austria. La Dalmazia da paese auto-
nomo deve divenire la minima parte di un
triregno, soggetlo esso pure ad altro do-
minio; da quasi padroni, devono i Dalmati
farsi schiavi in casa propria. Perdere ogni
bene, ogni sussidio per acquistare che?
ogni privazione. »
Ma in Dalmazia vi ha una razza di genie
che porla cappello, un'altra che porta il
berretto, da secoli frammiste, fralernamenle
amalgamate, entrambe innamorate di questa
terra, difesa, redenta col sangue comune,
gelose della sua fama, orgogliose della
sua autonomia, cui un senso invincibile di
palriollismo, all'esempio dei padri loro, ren-
de vigili, sospette, animose nella difesa dei
patri diritti. Come si ha dunque a con-
sumare il parricidio?
* «
né si pentirono, ad onta delle imprecazioni
dei loro antichi alleali.
t «
Con ciò la nave annessionlslito-federa-
lislico-jugoslavo-panslavislic» «elle acque
dalmale «iwiò in grande deriva. L'orizzonte
si fece fosco, la btissola si è guastata. E
vieina allo scoglio.
Si susciti gelosia, odio, guerra intestina.
Omne regnum in se divisum desolubitur.
Quelli che parlano l'italiano sono i più
perspicaci, i più cauli, i meno arrendevoli.
Si faccia di essi ciò che faceva Tar-
quinto dei papaveri nel proprio giardino.
E perchè non trovino sostegno nella
popolazione di razza slava e nel governo,
si ponga in opera ogni arie, ogni mezzo
per farli credere nemici della prima, cause
di ogni di lei sventura, e si pongano in
sinistra luce presso il secondo.
Ve
%
E ciò fu fallo. Nuove teorie allentarono
al diritto di proprietà, alla verità storica.
Bugiarde promesse pervertirono le menti
degl'ineducati, esaltarono quelle degl'ine-
sperli. Chi conservò la patria da secoli
venne dichiaralo forasliero, e si proclamò
il b&ndo alla sua lingna. Si ricorse alla
violenza, e si giunse ad ollenere la mag-
gioranza nella dieta provinciale.
•5'r r?
Questa, nogl'indirizzi del 1870 e 1871,
afTermò sè slessa, invocando l'annessione.
gì' indirizzi attendono ancora risposta.
Ma le promesse si riconobbero inganne-
voli ; crebbe il malessere della popolazione
tradita ; manifesto si fece il di lei disgusto,
ed alla prima occasione ne diede la prova.
Incominciò d'altronde a mancare l'or-
dine e la disciplina nelle file, ed avven-
nero defezioni decisive. Uomini intelligenti
compresero l'assurdità, il pericolo dei pro-
getti avanzali; a tempo ritrassero il piede
dalla rovinosa via, e si posero sopra quel
terrena che poteva praticamenie riuscire
più ulile allo Stalo, alla patria e ad essi;
A salvarla dai naufragio, occorreva la
bussolit migliore di un programma con fer-
vorino alla concordia, un favorevole soffio
mandatole da don Miho mediante la „(ìaz-
jtetla d'Augusta*'; e per farle riprendere
la perduta rolla rendevasi necessaria la
costanza dello zeffiro e del favonio, che
le manda l'on. Vojnovich coi Cenni sta-
tistici sulla Croazia.
(Continua).
Begolazione dell' imposta
fondiaria.
Da v«rlo tempo non ci occupaiinmo di
questo vilale argomento per Diifiiiazia no-
stra, per l'assoluta ^aneanza di positive
notizie stili' andamento degi' inerentivi lavori.
Rileviamo che non è guari a Spalalo
ebbe luogo, per ordine superiore, una con-
ferenza fra i referenti distrettuali d'estimo
di Sebenico, Spalato, Brazza, Lesina, Ma-
carsca, Imoschi, Sign e Knin, sotto la pre-
sidenza dell'i, r. consigliere di luogote-
nenza referente provinciale signor Copor-
cich, coir intervento dell'i, r. ispettore pro-
vinciale signo Vellan, allo scopo di olle-
nere l'uniformità nei lavori della regola-
zione dell'imposta fondiaria, nonché una
proporzione delle posizioni di tariffa fra i
suddetti distretti che sono rispeltivamenle
contigui. Plaudiamo a questa misura.
Le conferenze durarono più giorni, e ci si
assicura che i predetti signori referenti di-
strettuali presentarono gli elaborali inclu-
sivamente agii abbozzi di tariffa, basati so-
pra dati di fallo, raccolti su ampia scala e
sviluppali con sani ed imparziali criteri.
Seniiamo inoltre che la fiducia più com-
pleta regna fra i signori referenti e l'ispet-
tore provinciale, e che i lavori presentali
in conferenza, e ispezionati già in appo-
site visite dal signor Vellan, incontrarono
anche le vedute dell'i, r. referente pro-
vinciale sig. Coporcich. Il che ci riesce di
caparra di buoni risultali nella perequazione
delle larifTe.
Sarebbe però raccomandabile sì alle
commissioni distrettuali, che ai comitati in-
caricati della compilazione del secondo ab-
bozzo di tariffa, di comunicare il più di
frequente colle autorità superiori onde to-
gliere ogni equivoco ed ogni malinteso, e
quindi per migliorare il servizio. Consta-
tiamo infine come la venula tra noi del-
l'ispett. sig. Vellan abbia sensibilmente gio-
vato a rafforzare la concordia tra le auto-
torità preposte alla perequazione dell'im-
posta fondiaria, a emanciparle da quello spi-
rilo partigiano e da quelle influenze ()er-
sonali che qua e là vi facevano capolino.
Siamo sicuri che tanto il governo quanto
i contribuenti non hanno che da ralle-
grarsene.
Le società operaie in Dalmazia.
Me II Ire la liberta cu! «i«i gridu cosmapo-
litico scuote intera T uuiana t'auiiglia, ed i
pofMili vivificati del suo alito unnipossent)-.
già per ogni dove li vediaiiiu sorgere a vil4
«ivile, li v«diaaio elevarsi ed afliatellar-
si in circoli deinutuatici con vart ntittil, M
tutti ^ospititi da uti solo e santo intendimento,
è ben giusto die la patria nostra abbia co-
niincialo almeno essa pure a porre a buon
frutto quel grande motore del secolo che ap-
pellasi assuciaKÌoiie.
Oiinuno di noi che senta veracemente pellet
nostra terra, deve salutare con gioia le be-
nefiche e civili istituxiuni che già si vanno
in CvSsa od a costituire od auipli»Mi. E fatto di
compiacenza superba, lieto preluéto di un" av-
venire migliore, suonan per iitti le ormai
fondate società #^raie di SfMiliio e di
N«'), non poteva rìwiiiere seoiias€tu(a più
a lungo, nella nostra patri® soltanto, la ne-
cessità di così utile istiiu%ioM?, nella iio.4tt'<i
patria che va altera pella vigoria delTliige-
gno ne' suoi figli, nella nustra patria eàr
non vorrà cmatnente bandirsi giammai f^
sè stessa dall'Olimpo civile #|gU altri
Onore agli operai di SpatiHp di Ragusa !
Essi riuniti in nobile e geiicsiiso sodalizio,
ponendo in comune le propriv' cognizioni e
coir aiutarsi vicendevolmente, da una nobile
gara non potranno che ricevere impulso po-
tentissimo ad accostarsi vieppiù sempre a
quella meta, che ogni uomo, che senta di es-
sere cittadino e patriota, deve sacrosante-
mente prefiggersi. Ghè nel «eno 'di
classi laboriose specialmente, come nel seno
della gioventù, maturano più spesso le spe-
ranze del',' avven'ire.
Da questa cosi necessaria istituzione non
andrà guari, che l'operaio ne trarrà i dovuti
benefizi, quei benefizi materiali e morali,
che ormai competono a questi laboriosi figli
del popolo, la di cui vita può esprimersi in-
tera neila santa parola : lavoro.
Tutti hanno comune il trafico della propria
attività: l'artista, il magistrato. Chi fa pro-
fessione di divertire, chi d'istruire, chi di go-
vernare ta società: tutti od in un modo o nelPal-
tro prestando la loro opera per on fine solo, e
tutti sono eguali, vantando eguali diritti, pari
ai doveri dai quali ognuno è pur aggravato.
E se per ogni classe sociale già ebbe a
sorgere T aurora propizia allo sviluppo pro-
gressivo morale, l" aurora diremo del perfe-
zionamento, ormai è pur giunto il tempo,
quel tempo in cui anco la più oscnra plebe
debba elevarsi alla dignità di popolo civile.
E quest'arduo si, ina quanto glorioso in-
carico, oh, più che non sia alle scuole, al-
l'istruttore, più che a nessun mai è com-
messo a te, operaio! In te forse principal-
mente riposa questo grave mandato, e tu
solo puoi tradurlo in pratica ad ogni istante
e presto. Alla polvere basta una scintilla.,.,
avvegnaché non è la potenza che manchi da
noi, belisi quella spinta salutare, che in altri
paesi vieii data dalla libertà. E non già che
questa manchi interamente da noi ; nò, manca
piuttosto qualche altra cosa, forse quell'istru-
zione pelle moltitudini, quelF istruzione che
dovrebbe essere libera, come libera la mente
dell'uomo, libera come liberi i tempi in coi
ci viviatno.
Ma non è questo, quello di cui noi inten-
devamo parlare in oggi.
Belisi inneggiando noi pure con tutta l'ani-
ma alla formazione, agli ampliamenti, o sa-
lutari riforme del più alto interesse che van-
no compiendosi nel nostro paese, fummo spinti
dal desiderio di dire poche sì e povere, um
cordiali, ma sincere parole. ^
A Ragusa specialmente, dove il popolo
versa in condizioni eccezionali, ove costa-
manzo medioevali, V avvincono ad obbli-
ghi i più ingiusti, a versazionì incompaù-
bili coi tempi in cui viviauw), si rende ne-
Ur.o 21. ZARA, Sabbato 14 Marzo 1874. Anno
Condizioni d' Associazione
Per Zara.
'^ua auuo anticipatam. fior. 8: —
Per sei mesi „ „ 4: —
Per tre mesi „ „ 2: —
Per rImpero d'Austria.
Per un anno anticipatam. fior. 9 : —
Per sei mesi „ „ 4:50
Per tre mesi „ „ 2:50
Per r Italia, Francia, Inghilterra,
Serbia e Turchia.
In banconote aust. fi. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
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venirsi. Un numero separato costa s. 8,
1 deputati dalmati e il loro
colore.
Ora che il numero dei deputati dal-
mati al Consiglio dell'impero è com-
pleto, almeno in apparenza, crediamo
opportuno di classificarli secondo il lo-
ro colore politico. Diciamo in apparenza,
giacché l'elezione del d.r Klaich è vi-
ziata da multiformi irregolarità, e ba-
sterebbero la scandolosa aggressione di
Gorizza, e le mariuolerie che si com-
miscro in Arbe, per annullarla.
I cinque deputati d.r Bajamonti, d.r
Begna, conte Bonda, d.r Keller, d.r
Lapenna, appartengono tutti al partito
costituzionale; partigiani caldissimi del
nesso di Dalmazia alla Oisleithania, e
niente ammiratori del governo provin-
ciale.
I tre deputati d.r Klaich, d.r Monti,
e abate Paulinovich sono tutti nemici
del ministero, odiatori implacabili del
nome tedesco, partigiani dell' annessio-
ne di Dalmazia a Croazia, e caldissimi
ammiratori del governo provinciale.
II cavaliere Ljubissa, trovò il secre-
to di essere amico del ministero e del
governo provinciale, di amare la Oislei-
thania e la Transleithania.
Dai giornali di Vienna rileviamo che
i deputati Paulinovich e Monti hanno
votato contro le leggi confessionali, ed
in senso puramente clericale. Il d.r
Monti è notoriamente libero pensatore,
e non fece mai mistero di essere an-
ticlericale ad oltranza: quindi il suo
voto desta sorpresa e vuol essere com-
mentato. S'egli si fosse convertito al
clericalismo e il suo voto fosse in ar-
monia delle sue convinzioni, noi lo com-
prenderemmo come comprendiamo 1' a-
bate Paulinovich, ohe, coerente a'suoi
principi e alla sua veste, parlò e votò
in senso clericale. Ma il d.r Monti è
rimasto certo, anche dopo il suo voto.
il libero pensatore e F anticlericale della
vigilia; egli votò unicamente per ispi-
rito di opposizione "à tout prix,., votò
per odio alla nazione tedesca e nuli'al-
tro. I clericali si vergogneranno di que-
sto voto, e faranno bene. Quale calcolo
può farsi di un uomo politico che vo-
ta contro i proprii convincimenti, con-
tro la propria coscienza?
Opposizione "à tout prix,, si vuole da
certi eroi contro il ministero, ma essi
poi non pensano che questa opposizio-
ne insensata, e dicasi pure forsennata,
conduce all'assurdo, e può essere fe-
race delle più rovinose conseguenze
per questo povero paese. E infatti, al-
lorquando il ministero chiederà l'ap-
provazione della strada ferrata, o qual-
che sovvenzione per la Dalmazia, il d.r
Monti, per essere coerente, dovrà fare
opposizione e votar contro il ministe-
ro. Che il d.r Monti si persuada. I snoi
voti di opposizione al ministero ed al
partito tedesco non fanno caldo nè
freddo, nè varranno certo a scuotere o
a scalzare la Cisleithania. Ogni deputato
ha il diritto e il dovere di fare op-
posizione al ministero, quando ciò cor-
risponda alle proprie convinzioni; ma il
votare contro le proprie convinzioni, è
commedia di pessimo gusto; è un brut-
to giuoco che si fa colla propria co-
scienza; è un insulto alla pubblica o-
pinione; è atto immorale e cho mai
abbastanza può essere stimmatizzato.
iVotizie parlamentari.
La camera dei deputati continuava
il 7 corr. a discutere le leggi confes-
sionali. Dopo che ancora 4 deputati eb-
bero parlato a favore e 4 contro, fu
deliberata la chiusura della discussione
generale. La proposta di Kronawetter
(del partito democratico) di rimandare
il progetto di legge alla commissione,
come pure la proposta d' aggiornamen-
APPEmiCE.
Profili letterari.
La lirica nel trecento.
Predata ed arsa la penisola dallo straniero,
caduto il prin(ipio dell' unità nazionale sorse
quello della libertà municipale. Al cadente la-
tino monopolio di dotti e professori, successe
il volgare; al trovatore che ramingo sposava
al liuto la canzon d' amore, tenne dietro il
poeta di stabile dimora, elemento precipuo alla
formazione di quelle scuole che contribuirono
tanto efficacciemente allo sviluppo letterario.
L'espressione dell' amore ha quasi sempre
alcunché di convenzionale, ma in quell'età egli
era tutto convenzionale.
L' amore cantato dal menestrello di Provenza
in elegante forma ma in concetto oscuro, non
Jf' sarà slato sempr^e i più puri, nè la lirica stessa
sarà stata sempre tale, ma si l'uno che l'altra
conferirono molto alla vegnete età.
Per il trovatore la donna non è altro che
r ispiratrice de' suoi versi, sia pure, se il vuoi
vergine pudica o sposa vereconda, il sentimento
che lo eccita a cantare è una specie d'adora-
zione platonica, l'animo non sente l'amore
sopra il quale ragiona con metafisica sottigliezza.
Da ciò deriva la donna tipo di convenzione,
da ciò le innumerevoli poesie con anonimo in-
to fatta da Smolka (polacco) vennero
respinte.
^^ La camera proseguì il 9 la discus-
sione delle leggi confessionali. Il mini-
stro del culto dichiarò, essere la pro-
posta il risultato di una trattazione tran-
quilla e scevra di pregiudizi delle cir-
costanze date, e non già una violenza
usata contro la chiesa cattolica. Il go-
verno non può tollerare che si abusi
della religione per ordire dei raggiri
in danno dello Stato, e non può per-
mettere che servi di Dio si cangino
in mandatarii di opposizione politica.
Non si ha già in mira di muover guer-
ra alla Chiesa, ma soltanto di ordina-
re i suoi rapporti, in modo ch'essa
possa bensì disporre liberamente entro
i limiti del santo suo ministero, ma non
già intaccare V intangibile diritto dello
Stato. (Replicati, fragorosissimi applausi)
Il presidente dei ministri dichiarò, che
quanto alla minaccia dell'opposizione
di non voler giammai riconoscere que-
sta legge, il governo saprà con tutta
energia procurarle il dovuto rispetto.
(Applausi fragorosi). In esito alla di-
scussione generale, il progetto di leg-
gf fu accolto con voti 224 contro 71.
La commissione per il bilancio ap-
provò quindi la legge finanziaria insie-
me al rapporto sul preventivo totale
dello Stato. Le cancellazioni praticate
neir esito ascendono complessivamente
a fior. 4.277,000, mentre l'esito totale
ammonta a fior. 383.082,000.
Tutti i giornali costituzionali consta-
tano, che la votazione seguita il 9 nella
camera dei deputati e 1' entusiastica o-
vazione che fu fatta al ministero, pon-
gono in drastica luce la solidarietà che
regna fra il governo e l'imponente mag-
gioranza di pilli di due terzi della camera.
Nella seduta del 10 corr. la camera
dei deputati rimise le leggi votate dalla
camera dei signori, nonché le peti-
zioni, alle commissioni rispettive, ed en-
dirizzo. "Un contenuto convenzionale abuso di
dottrina o di -personificazione, rozzezza e raffi-
namento; ecco i difetti di qual tempo. „
Ma e tempo utile, poiché la poesia amo-
rosa essendo palestra a tutti i poeti, la lingua
prese norme sicure, si ingentilì, e l'Italia che
ancora non aveva una lingua stabile, ma si ser-
viva tanto del latino, che del provenzale, che
del municipale, andò acquistandosela special-
mente per la formazione delie scuole poetiche
con leggi, e forme proprie.
A buon diritto può dirsi che siciliana fu la
nostra prima lingua scritta, e siciliane le no-
stre prime poesie.
La Sicilia aveva avuto due epoche di coltura
bene distinte: 1' araba fantastica, voluttuosa;
la normanna cavalleresca.
Posizione meridionale, popolo vivace, dispo-
sto al bello ed iniziato dal cielo, fecondo per
fantastiche rimembranze, impressionato dai canti
dei trovadori, dalle novelle arabe, dalle avven-
ture dei cavalieri della tavola rotonda, in breve
divenne il centro del nuovo movimento lette-
rario. Arrogi che Roma rimaneva rappresen-
tante il pensiero antico, il pensiero cristiano
universale, in veste latina, per cui gli Svevi
fecero della Sicilia il centro del nuovo pen-
siero italiano nazionale, laico, antiromano con
veste nuova (volgare). Qui grandeggia Fede-
rico 'II. che Dante chiamò "cherieo grande»
che amò le lettere, le protesse e le dilatò, per
lo che a lui givano, come dice il "Novellino„;
trovatori, suonatori, bei parlatori, nomini di
arte, di scherma, di giostra e gentili di ogni
culto e bella maniera. Andava di notte per le
vie mescendo le armonie del cuore e dell'in-
gegno a quelle d' una natura incantevole
Biondo era e bello e dì gentile aspetto
Ma r im de' cigli im colpo avea diviso.
Purg. HI. V. 107.
La lirica eternò la memoria, di casa Sveva.
Erano forestieri d'orrigine, erano scomunicati e la
pietà del popolo verso loro non s' è ancor estinta.
Ogni incidente della lotta che essi sostennero ogni
ricordo di quel fiore di poesia, calpestato a Na-
poli e in Sicilia come il fiore dei trovatori di
Provenza, sotto il ferro dei cavalli o sotto lo
zoccolo del frate, toccano ancora e spirano per
quell'incanto della bellezza che la stessa sco-
lastica non combatte bene, se non s'ammanta
d' alcuno de' suoi raggi.'
L'infelice finì
Dal cò del ponte presso a Benevento.
La scuola siciliana fu aulica, le canzoni dei
poeti sono cortigiane di lingua e di concetto.
In esse si trovano idee peregrine, ed amore
alcune volte sentito, si scorge la forma signo-
rile, si trova il cavaliere innamorato si, ma sem-
pre composto senza uscir mai dall' usanza di
corte e delle convenienze di cavalleria. La scuola
siciliana infatuata dalla gaja scienza, dal codice
d' amore, dai romanzi della tavola rotonda,
dalle novelle arabe, colpiva l'immaginazione
ma rimaneva estrimea dia vita reale. La scuola
fa d'imitaziane. L'amore divenne un arte, col
trò quindi nella discussione speciale
dei paragrafi 1 e 2 della legge con-
fessionale. Dopo che Kozalowski, Kr-
zeczunowicz, Grocholski ebbero parlato
contro, e Naumowicz, Tacco e li rela-
tore a favore, i due paragrafi vennero
accettati a grande maggioranza nella
forma proposta dalla commissione.
Nostri carteggi particolari.
Vcrgoraz, 8 marzo.
Corre voce pel paese avere il consiglio sco-
astico provinciale di Zara, rimessa l'istanza
dei padri e vecchiardi di Vergoraz, eh' ora coi
suo canale fu diretto al ministero del culto e
pubblica istruzione, colla quale domandavano
che questo benemerito maestro comunale signor
Domenico Ljubich fosse qui conservato e no-
minato effettivo ; e ciè dopo di aver richiama-
to tutti gli atti e fatto il paragone delle quali-
fiche dei tre compresi in triplo fatto da que-
sto ignorante, illegale, analfabeta ed incompe-
tente consiglio scolastico locale. Il consiglio
provinciale la rimise al consiglio scolastico di-
strettuale di Macarsca. Contro tale abuso di
potere colla prossima posta partirà la protesta
dei firmatari all'eccelso ministero.
In un crocchio d'annessionisti a Macarsca
vi fu taluno che voleva aver spiegazioni corno
mai il Ljubich, essendo nazionale per eccellenza,
fosse perseguitato dal comune e consiglio sco-
lastico locale di Vergoraz. A tale osservazione
vuoisi che il commissario Percovich rispon-
desse: "nessuno perseguita il maestro Ljubidì
a Vergoraz, ma egh bisogna che si sacrifichi
ed assoggetti al trasloco pel bene del nostro
partito, trattandosi che la comune di Vergoraz
ha perduta tutta l'influenza, iu^queì distretto,
e se non si manda e tosto, il Zogar che rior-
dini il comune e disponga F occorrente pelle
elezioni in modo che con probabilità i nostri
possano trionfare quel distretto, *è assoluta-
mente per noi perduto. "Dall' altra parte poi
il Klaich e Ljubich da Zara caldamente rac-
comandano di nominare a maestro effettivo di
Vergoraz il Zogar per premiarlo pelle presta-
zioni stra®rdinarie fatte a Gradac nelF elezione
di d.n Mijo,,. Bravi per Dio! Dunque ci vole-
te regalare un intrigante, quasi il flagello della
fame ci fosse poco, per riuscire nei vostri te-
nebrosi scopi volete sacrificare e rovinare l'e-
ducaziono dei nostri figli. E questa la vostra
spassionata morale? Volete accendere la
suo codice di leggi e costumi. Ci fu la donaa
tipo di lineamenti fissati, ed il cavaliere con
sentimenti fittizi. La poesia non fu una po-
tente effusione dell' animo, ma una distrazione,
un sollazzo, un diporto, una moda, una galan-
teria, un passatempo. L'arte divenne un me-
stiere, il poeta un dilettante. Invano si cerea
in questi poeti le agitazioni della loro vita, non
si trova che il convenzionale perfino nul metro.
Presso «ilcuni le immaginazioni, il sentimen-
to, le rime, tutto è compassato, forzato, facil-
mente si scorge l'artificio, ma artificio meschi-
no, debole, senza pregio. Ove manca il senti-
mento, supplisce la dottrina, ed il poeta pro-
cura di trarne effetto con immagini raffinate,
esagerate. Alcune volte si trova 1' energia d'e-
spressione, ed al freddo periodo tiene dietro
un movimento d'immaginazione che colpisce;
ma è un fuoco fatuo.
Questa scuola non sentiva amore, ma sotti-
lizzava d'amore, non aveva nè forza di con-
cetto, nè elevatezza di pensiero, bensì era molle,
dolce, aveva un non so che di voluttuoso.
Era forse il riflesso siculo del cielo ?
Caduti gli Svevi, questa scuola, come dice uno
scrittore, stagnò.
Mentre la Sicilia splendeva per chiari inge-
gni, nel centro della penisola si formava e pu-
liva il volgare. Accanto a Bologna e Firenze,
cultrici del nuovo idioma, lavoravano Lucca,
Pistoja, Pisa, Arezzo, Siena, Faenza, Eavenna.
Lodi, Sarzana, Pavia, Reggio. Contiaua.
L'assassìnio dì RaiÉiele 8onzogn<K
E. Sonzogno era direttore del perio-
dico La CapUaìe, giornale di colore molto
avanzato. In fatto di politica non ora
liscio, ma come pubblicista god(?va
nome di avveduto c- brillante ingegno.
Griorni sono non era stato ricevuto dal
gen. Garibaldi al quale voleva fare una
visita, però il giorno successivo cbbif
un' intervista.
La sera del 6 corr. veniva assassi-
nato nel locale di redazione. 11 misfatto
diede luogo a molte glosse, appunto in
riflesso alla vita che condusse, 1' indi-
gnazione i)erò fu unanime. L'Epoca dice
chc il misfatto ba commosso gli animi
della cittadinanza l'omana senza distin-
zione di partito. La Fenevcransa così
si esprime .• davanti ad un assassinio
non ci può essere in tutti che una pro-
fonda pietà pella vittima, e un senso ;
d'orrore per il miserabile che lo ha j
compiuto. I
La Capitala dice che la stanza della ;
redazione era in parecchi punti insan-
guinata, e che non vi era aleuiia rela-
zione fra la vittima e 1' assassino. —
Il IHriito così racconta il fatto :
"Delitti e piaceri, funerali e danze ecco |
l'eterna vicenda della vita ?.'CC0 la cronaca |
d'oggi !
Narriamo anzitutto il fatto piii grave, un de-
litto abbominevole avvenuto la wera del (> corr.
verso le sette o mezza, mentre in tutta Eoma
ferveva l' allegria del carnevale, mentre in piazza
Navona tripudiava una moltitudine spensierata.
11 tatto ai riassume in poche parole, e che
sono fino ad ora le sole positive e vere — tutto
il resto è mistero che si tenta spiegare con
una infinita varietà di dubbi e di congetture.
L' atroce verità è questa : il sig. Raffaele Son-
zogno, direttore del giornale La Capitale, fu
ieri sera ucciso nella propria casa con tre colpi
di pugnale !....
Nessuno fu presente al delitto.
11 sig. Sonzogno -era solo nel proprio ufficio
che fa parte delia vua abitazione al primo piano
in via Cesarini, i suoi redattori erano fuori, i
suoi operai lavoravano in tipografìa.
Tutt' a un tratto gli operai che lavoravano
al pianterreno udirono dello urla spaventose.
Uno di essi più sollecito degli altri si preci-
pitò sulle scale. — Chi trovò? Due individui,
r uno era il direttore della Capitale steso a
terra col viso ed il petto insanguinati, clie chie-
deva aiuto ccn voce fioca — l'altro era un
giovane dell'abito d'operaio die discendeva
furiosamente verso il portone.
Sonzogno era agonizzante — pochi minuti
dopo spirava. Sul di lui corpo vi erano cinque
ferite. C era. un pugnale intrinso di sangue ai
suoi piedi. È un'arma di lama fina, tor.sa, lu-
cente con un' impugnatura di legno neio.
L'individuo fuggiva violentemente e .sarebbe
forse riuscito ad uscire sulla via se gli operai
del Sonzogno non l avossoro coraggiooaintnle
afferrato viiJC( ndo i suoi sforzi.
Egli diceva: J'r.rchr mi tmfiono':' lo non
ho fatto nvUn.... Cam vo'jliono da mc'^
Accorsero (ìuasi subito i carabinieri o Tiii-
dividu» fu arrestato. Egli continuò a strillare
ad alta voce dicendo di essere innocente.
Egli uvea delle traccie di sangue sui calzoni.
E un giovane romano, di ventisette anni,
di professatone giornaliero falegname. Abitava
in via del Muro Nuovo. Ila moglie.
La funesta novella si diffuse per l'onia colla
rapidità del baleno. Tutti udirono con dolorosa
impressione, anclio quelli che avevano por Son-
zogno ripugnanze perdonali o politiche.
La questura e le autorità giudiziarie furono
subito in moto. Il questore, il procuratore ge-
nerale (ihiglieri, il cav. Capelli procuratore del
re e altri cospicui funzionari e di.-itinti citta-
dini si recarono sul luogo.
Fin da ieri sera 1' arrestato fu sottoposto ad
un interrogatorio. Diceva di essere entrato nel
portone per orinare.
Questa mattina fu sottoposto ad un secondo
interrogatorio. Egli persiste a negare.
Tutti si chiedono quale possa essere stato
il terribile movente che l'ha spinto a perpe-
trare ed a consumare freddamente un così fe-
roce omicidio.
La cospirazione politica? Non pare. Si dice
anzi che l'arrestato fosse uno di opinioni as-
sai avanzate — quelle opinioni stesse che ban-
diva il Sonzogno.
Non osiamo, non sappiamo cercare più ad-
dentro in questo arcano.
Facciamo voti perchè la giustizia trovi la
luce e presto.
E ci uniamo agli onesti d'ogni partito con
un sentimento di sincero compianto per il de-
funto e di orrore pel feroce misfatto.
II nostro corrispondente romano ci
scrive in proposito quanto segue:
I commenti ch« si fanno sali' assassinio del
Sonzogno sono molti, e variatissimi. Opinione
generale è che l'aasassino non sia che un man-
datario, ma di chi ? E certo che il Sonzogno
aveva molti nemici nel campo politico e non
politico; chi sarà il mandante?
Vi fu chi a principio sospsttò che fosse il
eolpevole uno degli operai addetti ai giornale,
e siccome il sig. Sonzogno era talvolta troppo
stiracchiatore coi suoi lavoratori, sospettavasi
clu; di qui potesse essere partito il colpo; ma
r as; assillo è un falegname romano di Traste-
vere, mai stato veduto nè alla tipografia, nè
all' ufficio, anzi da nessuno conosciuto.
II Sonzogno era grandemente inviso tanto
ai moderati, quanto dai clericali, ma come si
può sospettare che il fanatismo politico giunga
ad un talfj esaltamento da trascinare a com-
mettere un così nefttndo delitto?
Il Sonzogiìo aveva avuto dei recenti dispia-
ceri domestici — sua moglie si era allonta-
nata da lui; ed anche questo è un tema die-
tro il qu.de lavorano le menti esaltate che vor-
rebbero trov;ìre una spiegazione del fatto, ma
r assasiiino uega. e con ciò si sottrae ad altre
spiegazioiii.
L'ii incidente cingolare, dietro il quale si
almanacca ^ i e che il pugnale del quale si servì
r assassino o un arma non comune. 11 manico
ò intarsiato con una certa finezza. Non può
essere spettato ad un falegname — qualcuno
deve avercelo posto in mano — gli operai del
genere dell' assassino non usano i pugnali, ma
si servono di coltelli comuni.
,. \ , Strettoio con-.
Eccomi a relazionarvi alcuni fatti di sangue.
Nella campagna superiore di Strette, DazMtia,
si rinvennero la mattina del giovedì grasso,
stesi al suolo tre cadaveri, e precisamente alle
falde del bosco Tarkovaéa, altre volte ricetta-
colo di ladri, malandrini e peggio ancora. —
I tre individui assassinati appartengono ad una
sola famiglia, il cui nome è conosciuto pel
tribunali per quello di Morich da Puticanje.
L'assassinio commesso sopra padre, figlio
e nepote è di orribile natura. — Gli assali-
tori servironsi dapprima dell'armi da fuoco
che li colpiva di dietro; caduti al suolo, cer-
tamente non del tutto uccisi, venivano i Mo-
rieh trafitti da oltre cento colpi di coltello.
Non vi ha nessun sospetto che possa anco
alla lontana far supporre quali siano gli as-
sassini. — Si ritiene sia questa una vendetta
bene organizzata, e compiuta cosi orribilmente
contro ai caduti che. so si fjccettui, - - pos-
sessori d'un piccolo coltello, — erano inermi.
Alla vista di quei tre cadaveri, orribilmente
contrafatti, distesi l'uno può dirsi a fianco del-
l'altro, il mio cuore si strinse. Conobbi in
quel fatto la perversità degli uomini, e la ven-
detta d'Iddio.
Ltì ti'irg'e Siili' iiìcoiiipalìbilltà
Presentemente si sta elaborando in Ungheria
una legge sull'incompatibilità, che alcuni ri-
tengono dovrebbe venir adottata anche nella
Transleitania quale un postulato della politica
delle "mani pure,,. Di tal modo si vorrebbe:
purificare il parlamento e guarentire le sue de-
j liberazioni dal sospetto che interessi privati di
; ualura nuiferiale abbiano potuto influirvi. Lo
j scopo non potrebbe essere più lodevole, ma il
' mezzo è alquanto ingenuo, e chi lo sostiene
; mostra invero poca conoscenza della storia par-
I lamentare, e si potrebbe ben chiedergli quali
• conseguenze ne sarebbero derivate all'Europa,
se i consiglieri di amministrazione di società
; dell' iin})rese ferroviarie avessero per legge do-
vuto venir (esclusi dalla tribuna parlamentare,
j Laffitio, ('asimir Perier, Cavour, Derby, von
! der Maydt, che aperse la nuova era per le fi-
nanze prussiane, Jon Brighi, fecero tutti parte
di società per azioni, senza dire di Thiers che
dopo 15erry(r è il piii grande oratore della
Francia e al (filale si d('V(j la pace di Versf|-
glia. la caduta della Comune, il pagamente, dei
miliardi d' indennità, il ristabilimento dell'or-
dine in Francia, che ò pur tuttora consigliere
di amministrazione d'unu società per azioni.
Se questi uomini fossero stati esclusi dai
pariainenti sarebbero andate meglio le cose in
Europa ?
i Partendo dal punto di vista dei propugna-^
I tori della legge sull'iiicolpabilità. che l'inte-
j resse generale possa venir sacrificato all'inte-
^ resse della società ferroviaria, p. e. di cui uno j
I fa parte quale consigliere d'amministrazione,
i hi dovn-bbo escluderf; anche chi amministra
I le proprio Ko.vt-tnzc; nessun fabbricatore do-^
vrebbe essere eletto a deputato senza rillettere _
ai bisogni del commercio potrebbe; farsi pro-
piigiiutore del dazio proibitivo; nessun nego-
ziante dovrebbe Kwtire 4Ìair urna perchè non
Itadando all'industria nazionafe potrebbe farsi»
sostenitore dell'assoluto libero commercio, un
notaio nemmeno perchè potrebbe favorire l'ob-
bìigo della legalizzazione, il possidente potrebbe
essere sospetto di desiderare molte ferrovie e
strade per vendere bene le sue terre, e per-
sino chi non ha altra occupazione che quella
di tagliar coupons potrebf)e venire sospettato
di avversare una legge per 1' aumento delle
imposte sulle rendite. Ne verrebbe quiridi cte
soltanto ehi vive sotto curatela potrebbe senz»
pericolo venire eletto a rappresentante del paesij
Questa hgge adottata una volta, condwrebbe
all' assurdo e sarebbe invero incompatibile colle
lezioni della storia; incompatibile colle espe-
rienze pratiche giornaliere. (G. di T.) a
i\ostri cartegfl^i partieolarì.
Con un sentimento di dolore e di
ribrezzo pubblichiamo la s^^guente cor-
rispondenza sulla tragica fine di tre
sciagurati.
Attenderemo curiosi che sia fatta
luce sulla causa del loro assassinio e
speriamo che, sieno qualsivogliano, le
colpe dei Morich, essf non saranno stati
le vittime di uno dei cosidotti secreti
tribunali nazionali.
Scardoiia, 9 corr.
Non si sorprendano i lettori del Dalmata
della mancanza di nostri scritti a risposta delle
sempre più imfami corrispondenze del Na-
zionale. Abbiamo deliberato di attendere che
i nostri schifosi avversarli abbiano esaurita la
veramente meravigliosa vena di contumelie,
menzogne e calunnie o. come dice il loro scriba,,
che egli abbia vuotato il sacco. lìiprenderemo
allora la pena per riassumere i punti più sa-
lienti della polemica, per richiamare l'atten-
zione del pubblico sui fatti che furono da loro
0 tacitamente o espressamente ammessi, per
additare il modo, non si sa se piii sciocco o
maligno, con cui il loro patrocinatore li di-
fese. Dimostreremo ancora una volta per chi
noi sapesse già o non se ne tosse accorto a
proprie spese, che il Pierino unghie d'oro nei
quattro o piii anni che frequentò 1' università
non imparò altro che barattar carte e rubar
napoleoni; nelle quali nobili arti e loro affini
si perfezionò più tardi, non curandosi neppure
di apprendere la prima massima della teoria
delle prove factum allegantiincubitprohatio.
Egli asserisce un fatto. Viene negato. Eisponde:
ad onta della negativa il fatto è genuino, ed
in vero se fosse falso, a nessuno importerebbe
di negarlo.
Se non credi lettore, ed è infatti incredibile,
leggi il Nazionale n-r 1). E costui è giudice
da vari annil In verità che al giudiziario ei
non potrebbe appartenere se non in qualità
di poliziotto. E costui vanta per protettori per-
sonaggi altolocati I Vergogna !
Noi dunque ci difenderemo i nostri ; e poi
riattaccheremo gli avversarii; ma questa volta
entreremo nelle famiglie, parieremo della lor
vita privata, sempre però nurrando fatti certi,
citando date, nominando persone e offrendo
prove. Fummo trascinati su questo campo con
violenza che non ha esempio. Deploriamo, ma
non recediamo. K non recediamo per due ra-
gioni. Primieramente perchè vogliamo che il
pubblico sia aox'or meglio persuaso del valore
morale dei pretesi rigeneratori di Scardona;
in secondo luogo per mettere questi in lotta
col loro avvocato. Si; costoro comprenderanno
che senza le incaute ed insolenti provocazioni
(iell'articolista noi non saremmo mai sc(;si a
narrare fatti disonoranti della lor vita privata:
inferiranno quindi e giustamente che tutta la
colpa è sua. x\llora guai a lui !
La sua posizione diventa tanto terribile che
vedi nostra debolezza, ci spaventiamo per lui,
e la carità per il prossimo — egli ha tutta
l'apparenza di un uomo — ci spinge a dargli
questo salutare avvertimento. Senti. Pierino,
1 tiioi futuri nemici sono gente pericolosa, guar-
dati, sono belve. Vedi, uno di .loro è ct\pace
venire a casa tua, battere alla porta e a te,
che venissi ad aprirgli, assestare\ un tal colpo
sulia testa con bastone ferrato da farti giun-
gere in poche ore innanzi all' eterno giudice;
e tu sai bene che non sei pronto di compa-
rire a quel Tribunale ove non te la caveresti
con una semplice condanna allo sfratto. Vivi;
forse un gioino ti pentirai dei tuoi misfatti
0 Dio, se non gh uomiui, nella sua clemenza
ti perdonerà. Un'altro di costoro potrebbe ap-
plicarti uno schiaffo Non c'interrompere di-
sgraziato: sappiamo bene che uno schiaffo, cioi
un leggiero tocco di mano sulla guancia noi*
ti spaventa, imperciocché questo non sia che
una materiale dimostrazione di grave morale
offesa, che te, diffamato e sprezzato univertì
salmente, non può minimamente affliggere.
Ma qui si tratterebbe di uno schiaffo cosi po«
tente da portarti conseguenze funeste alla sa-
lute. Questo stesso tuo fratello.... politico si
intende, potrebbe in un momento di collera
menarti un colpo di bastone alla bocca dello
stomaco da farti stramazsiare. Se poi in per-
sona non li attaccassero sta pur certo che a-
palterarmo sicarii per fare le loro veci, .
Io sono forte tu dici.... Peggio per te. Si,
peggio per te. Ammettiamo che ti riesca schi-
vare il colpo e fugare il nemico, sciagurato,
ti aspetta il carcere.... In carcere io? Baje!
Non ci sono andato fino ad ora e sì che ne
ho fatte di grosse.... Taci, imprudente, e a-
scolta. Il tuo fratello.... poHtico correrà fino
a casa, forerà i suoi vestiti e tremante si pre-
senterà al giudizio, denunziando te di aver-
gli menate delle stiilettate; e colorirà così bene
il racconto che tu sarai condannato criminal-
mente a parecchi naesi di carcere. Sapevamo
che a tua conoscenza stavano questi fatti nei
quali avesti non poca parte come consulente,
ma abbiamo volato ricordarteli onde possibil-
mente non esser neppur indiretta causa di
luttuosi avvenimenti. Tu credi che i tuoi a-
mici di oggi e nemici di domani possano sen-
tire riconoscenza e gratitudine; e dà ciò la tua
calma. Errore che ti può essere fatale. Siete
fatti dello stesso intaglio; ciò che tu seiìti
sentono essi; avete su per giù i medesimi vizlì,-
Misurali alla tua stregua. Se farai còsi, cOr-.
tamente ascolterai il nostro consiglio di stare
in guardia.
Amico lettore, non te la prender con noi
perciò che con scritti di questa natura occu-
piamo le colonne del Dalmata. Ciò è una i-
neluttabile necessità, dacché il Nazionale re-
datto da un prete cattolico, accetta corrispon-
denze calunniose « che egli per tali conosce.
Dobbiamo difenderci; nessuno ci può negare
questo diritto.
Riteniamo poi di giovare al nostro paese
mostrandogli ehi sieno i suoi reggitori. Que-
sta polemica non ù più tra autonomi e an-
nessionisti, sì bene tra galantuomini e fur-
fanti. Raccontando e rammentando fatti inve-
rosimili quanto vuoi ma veri quanto la scon-
fitta toccata a Sedan al III Napoleone, noi
tendiamo far risorgere in questo paeise il senso
morale, noi procuriamo di far animo agli o-
nesti timorosi che .m tengono in disparte inor-
riditi; noi ci sforziamo d'indurre queste- co-
mune sfuggire dalle mani di gente indegna
di rappresentarlo, e così lavare l'onta else lo
ricopre.
Se il tuo paese, lettore, é in condizioni del
tutto differenti — e te lo auguriamo — al-
lora leggi le corrispondenze del Dalmata da
Scardona, come leggeresti le varietà di un
giornale qualunque, ove si riportano risnltati
stiaordinarii. A rivederci.
Gazzettino della città e
della proTincia.
Mercoledì sera 10 corr. Hotel Klinyen-
drath ebbe luogo un concerto vocale e istru-
mentale. La sala era affollatissima. La brava
orchestra del reggimento F. d' Ente qui di
stazione, come sempre, emerse lodevolmente
sia per la scelta dei pezzi, come per la felice
esecuzione. Il canto dei cori eseguito da voci
bene intuonate del suddetto reggimento, riesci
di generale aggradimento ; e cosi pure la parté
comica del bravissimo caporale, di cui ebbimft
per la seconda volta a gustare il brio e la na-
turale franchezza che piace e diverte assai.
; Dirigeva il concerto, il sempre applaudito niae-
; stro A. Tyrner a cui merito dobbiamo questi
; dilettevoli trattenimenti che vorremmo vedere
di frequente ripetuti.
; Non possiamo dispensarci, quantunque a
malincuore d'interpretare le generali lagnanze
' del pubblico circa al pessimo servizio dell'Hotel
medesimo, come pure per la mala cucina e
i bibite, nonché per 1' esorbitanza dei prezzi che
: toccano quasi al favoloso. Invitiamo quindi il
; proprietario del suddetto stabilimento a porre
: riparo a tali inconvenienti, nelP interesse suo
I e di quello del pubblico fino ad ora ri vero
dire, troppo indulgente e generoso!
: Riproduciamo con vero piacere dalla Staf-
! fetta giornale accreditatissimo di Napoli, 'il
j seguente cenno risguardaute un'illu.stre nostro
i compatriotta: La società internazionale d'in-
coragyiamento sotto l'alto protetorato di S. M.
il re d'Italia, e di tutta la sua reale famiglia,
conferi in questi giorni, diploma, medaglia d'oro
e titolo di presidente onorario al celebre te-
nore Francesco Mazzolcni. il ctnsiglio diret-
tivo di questa illustre società deliberò di oiiot
rarlo in tal guisa, e per i suoi ognor luminogil
successi nella nobile arte sua, e perchè r(!oen-
; temente si meritò — egli solo tra lutti gli ar-
tisti rinomati — 1' onorevolissima decorazione
del Libertador Bolivar, eh' è lo più cospicua
della Repubblica di Venezuela. Noi ci rallevi
griamo coir illustre artista dalmata, che seppe
meritarsi un titolo dalla Società interna&io'ì
naie d' incoraggiamento, che si «)neede all'alta
aristocrazia, e alle grandi uotabilità artisticlie,
letterarie e scientifiche.
Da un estratto, pubblicato nella Wiener
Zeitung, dei protocolli delle seduto della .se-
conda sezione dell'i, r. comnii.ssioiie centralo
per arti e monumenti storici, ie quali .vennero
Dopo la visita all'ospitale civile della !
quale abbiamo parlato nel foglio pre- |
cedente S. M. visitò la sala della dieta, •
il tribunale provinciale ed anite carc.Ti. '
chiesa e scuola femminile del convento !
di 8. Maria, scuoia di pratica, ginnasio!
e scuola reale inferiore. !
Alle ore G ebbe luogo il diner al quale |
furono invitate 45 persone. " i
Alla sera dall' imbrunire fmo a t;\v(h
ora vi fu sfarzosa generale illumilla-
zione della città, in moltissimi edifizl e
iiegozii si vedevano magnilici ed arti-
stici traspai-enti con allusive iscrzioni.
Quindi accompagnato dal sig. podestà
si portò al teatro dove fra vivissimi ri-
petuti evviva venne accolto.
Si die principio coli" inno delF Impe-
ro del quale venne eseguita la replica,
le signore stavano tutte in piedi. Subito
dopo venne eseguita la cantata. S. M.
si degnò di fermarsi sino alla fine dei-
accademia che riesci splendidissima.
S. M. colla massima gentilezza cor-
rispondeva dal suo palchetto ali c con-
tinue ovazioni, mostrandosi benigna-
mente soddisfiUto.
Nel centro del parter<; v" era^ un gran-
dioso bourpiet di gentili signore con ii-
cercatissime toilette di moito buon gii-
sto. e dietro e(ì ai lati gii uomini.
Cosi pure nella elegante galleria; la
erem sfoggiava quanto vi è di j.tiii ri-
cercato nei palchetri.
Nel ritorno dal teatro, splendeva an-
cora brillanto l'illuminazione.
Quando S. M. arrivò al palazzo di
sua residenza, i consiglieri che 1' aceoss:-
pagnarono si fermarono sulla soglia ed
il sig. podestà ehe gli stava a lato eoi
capo coperto invitato dalla Maestà Rria
assese alle sue stanze ove F iinpei'atore
nuovamente degnossi colla più cortese
affabiiità esprimergli la sua altasofidi-
sfazioiìe ed aggradimento pelle «fevote
sincere e continue dimostrazioni di ri-
verenza ed afietto dimostrateGli in ogni
incontro da questa leale e fedele po-
|)oiazione.
Alle ore (> a. m. del giorno 1 1 corr.
S. U. ascolto la messa che monsignor
Arcivescovo celebrò sulT altare dell'arca
di S. Simeone. Verso le ore 9 la no-
biltà di Zara venne graziosamente ri-
cevuta da S. AI. r Imperatore.
il conte Begna presentandola diresse
a Sua Saera Maestà le }>arole .seguenti:
Sacra Maestà!
La nobiltà di Zara prendendo la
più viva fiarfe alla generale esultanza
pel ffiusto soggiorno della Maestà Vo-
stra in questa città, depositaria come
è delle più care Iraiiizioni va più di
lutto altera del suo attaccamento al
proprio Sovrano; e confermando tali
sentimenti vi j-innova o Sire la prote-
sta di fedeltà, che si mantei'à immu-
tal)ile anche nel più remoto avvenire.
La nobiltà di Zara la quale imme- '
desima il profìrio benessere colla prò- |
sperità dellla patria, lieta delle più |
belle speranze riposa t]dente nella sag- I
gezza a giustizia della Maestà A'ostra j
per questa slorica capitale del Re-
gno e la raceomanda alla vostra Im-
periale grazia e benevolenza.
La Maestà Sua accettando benigna-
mente i seniimenti espressigli, rispose
che contava sulla fedeltà (d questa e
di tutte, le altro classi di Cittadini, di-
mostratagli nel passato anche nei tempi
più diffìcili, e che n' era sicuro pure
peli'avvenire; e colla più cortese be-
nevolenza li assicurò che si interes-
sava pel miglior avvenire e prospe-
rità di questa città.
La stessa mattina si degnò di ac-
cordare moltisimi udienze.
Frattanto nella spianata era stata
organizzata la festa popolare. In uno spa-
zioso recinto attorniato di panche pegli
i spettatoi'i, coii on palco sormontato da
^ un padiglione in veluto con trono, per
^ S. M., (hI ai canti aftposite tribune pel
seguito l!iì[)ei"i;ìle. pel cansiglio comu-
nale ed alti-i distinli personaggi, e-ra
raccolta una moltitudine di coijtadini
^ e contadine di lutfi 1 villaggi di que-
^ sto circondario comunale, che sparsi
in bei quadri , altri intreceiavaju?
; il nazionale /:oio, altri cantavano, altri
si davano ai diversi Jiazionaìi esercizi.
Alle ore 12 ia cari'ozza di S. M. pre-
ceduta dà quella del |»udestà, cs^'uniii
da altre si irres'uitn albi spianata. S.
i M. scese ed entrò nel jetdnlu dirigen-
I dosi air appai'i-ecchia,to;Ji fjab-o. hi u-
; nariìme entusiastico evviva (; ziiio pro-
: rompeva da oitr(; (Juuo petti » d ;ic-
coise l'atteso i\lonarca. J''u quello un
entusiasmo per de.-.ci-ivere ìi quale man-
cano le ];arole: 1'ordine l'u rott<;, tutti
seguirono S. M., lutti accorsero a [uedi
del palco imperiale circondandolo, ri-
petendo le acclamazioni.
S. M. in'']ieui coirispondendo e rin-
graziando nel modo il più degnevole,
e vivamente commosso, ei rimase qual-
che tempo ad osservare queir impo-
nente spettacolo, quella dimostrazione
di afitetto di tutto un [)0p0Ì0, che era
beato della sua vista. Ebbe poi 1' alta
degnazione di scendere dal palco c
fare un giro per tutto il i-ecinto ; se-
guito. circondato, preceduto da tutta
(fuella massa di popolo, che con in-
cessanti evviva e zivio 1" acclamavano,
e poi ritornato alla carrozza riprese la
strada della città.
Finita la festa popolare alle ore 1 e
mezza p. m. vi (w la gitta al canale
di mezzo.
S. M. col minore suo Yackt lasciò
ben presto indietro di molto gii altri
vapori di seguito.
Neil' "Adria., [tosto ctnlesemente per
Mercurio, eoiric u divinità tutelari de' giiniasi,
e ijoii di rado fciiidjoli e onori al Tuneo in-
ventore della lotta; qaì statue d'eroi e di al-
tri uomini saliti in ftnja, là pittuie e scul-
ture rappresentanti faUi btoriei e religiosi. Per
tal modo la gioventii ehci frequentava i gin-
nasi veniva informandosi alle arti della paee
e della guerra; e(C) pf-r.-hè, eonsultamto la
storia noi troviamo coint- le iu1i In '.cmv/.H
sempre tioribsero iu quella citta in cui erano
i ginnasi eoiiveiiientemente Loìtenoti e pro-
tetti.
I ginnasi erano governati da quattro prin-
cipalf ufficiali ehe chiamavansi ginnasiarca,
sistai'co, ginnasta e pcdotriha. Il Ginna-
siarin aveva la generale sovraintendenza del
luogo e \i libera giuri:5di'/.iano t-u tirii coloro
elle lo fveqnentavano.
Portava un mantello di porpora e searpe
bianche : teneva uelle maid una verga con
e«Ì eorregeva i ragazzi ehe ardissero com-
mottere qnalelie atto impertiueute, o teueà-
sero condotta sconvenevole o iudeeorosa nel
tempo degli esercizii. Il Sistarco presiedeva
alle loggie e allo studio; il ginnasta, ossia
maestro degli esercizii, come eolui ehe cono-
sceva le diverse indoli, sapeva adattarli al-
l' età e alle diverse complessiom. Di qui pos-
siam dedurre come la ginnastica venisse per
tempo a far parte della nu'dieina quale utile
corrnUivo dei Ijiioni elfetti del lusso e della
crescente indolenza. \ì pedoh iba per lo piìi lo
destinavano ad insegnare gii esercizii inacclii-
nidmetde, ,seir/-a darsi pensiero dei vantaggi
rispondenti alia s-aiute.
Talora ve Jiamo i ginnasti deiiominatipt/^esfrc
luogo pili projU'iamente destinato agli eserei-
zii atletici. P.n'e die tino dal tempo in cui
e tiiosoti e retori si fecero a dettare in simili
luoghi le loro lezioni, biasi tra gintiasio e
palestra introdotta qualche ditìerenz,a di signi-
liciito, comprendendo la jalestra soltanto il
luogo destinato ai corporali esereizii, mentre
il ginnasio serì^avasi soltanto per le esereita-
aioni letterarie. Ai tempi della Kepnbbliea,
Roma non vantava editizio alcuno ehe si as-
sonngliasse ai ginnasi greci ; sotto i Cesari
però i publjlici bagni chiamati terme ne te-
nevano, per cosi dire le veci : da cui avanzi
pili compiuti si ritrae com' esse fossero co-
struitte sBpra il modello del ginuasii greci;
il che si rende chiaramente manifesto dal pa-
ragone che ognuno ne può fare.
Gli e^rcizii piti iti onore presso i Greci e-
rano la mrsa, la lotta, lì pugilato, il Pan-crazio e il pentatlo.
, La corsa eseguivasi e piedi, a cavallo., e
sui carri. La lotta soèteuevasl tra sette com-
quesf occasione a disposizione del co-
mune, dalla spettabile amministrazione
del Lloyd vi erano più di GOO per-
sone la maggior j)arte signore; esso
si fermò presso Se.strugn ad attendere
il ritorno del Jacht Imperiale. Al suo
ritorno verso le 5, dopo aver visitato
tutte le isolette tra il primo ed il se-
condo eanale passando vicino all' "A-
dria., un immenso replicato evviva
proruppe da tutti i patti, al quale S.
M. con molta benignità e cortesia af-
fabilissimamente corrispondeva.
Le autorità tutte ed un' immensa
folla attendoTano il ritorno di S. M.
alla riva nuova imbandierata ed illu-
mmata sfarzosamente ; il suo sbarco
venne salutato, da triplici generali
evviva.
Alle sei vi fù diner con moltissimi
invitati.
La banda militare suonava sotto le
finestre.
Alla sera accompagnato col sig. po-
destà visitò il giardino e la città che
erano di generale e splendidissima luce
illuminati. Per un grandioso aix-o en-
tro nel giardino, il quale era un in-
canto : innumerevole numero di ban-
diere sopro antenne, le cui lande <lo-
rate luccicavano a! chiarore di mille e
mille lumicini fac(;vajio un magico ef-
fetto. un elegaiitissima pogoda nella ci-
ma d(d iìio:ìt<) iliuminata internaiiicnte
ed esternamento a vivaci c()ìori ei-a, di
un elTctto c belicz/ai incantevole, ogni
albero portava ])iù luiui, un bellissimo
trasparente, \ icino agii edilizi del caffè
e della, ghiacciaia eleganlemenh' illumi-
nati, eoirefhgie' (kdl' Inq)Crato)-e e con
a,naloga> iserizioiic a.ttracva l'altenzione
di tutti. Belissiuìi e variati fuochi d'ar-
tifizio destarono runi\('rsale amwiirazio-
ne e la banda rallegrava colle sue dolci
melodie. La colonna di S. Simeony senza
iperboli era convertita in una colonna
ardènte; tutta la ciltà era sfarzosamente
addobbata ed illuminata ; tutta la lunga
linea di contrade dalla residenza impe-
riale al Teatro Nuovo, via Carriera. S,
Catterina, Calle Larga, del Duomo, della
B, A', del Castello, erano attraversate
da elegantissimi archi con trasparenti
e con una fulgidissima corona di lumini
sulla parte superiore, che formavano
una immensa galleria risplendente di
luce e con somma arte e squisitezza di
gusto lavorata.
Tutto le chiese i principali edifizì, il
casino, la loggia, il corpo di guardia
nella Piazza, i [.«alazzi dell'Arcivescovo
e '\'escovo greco, i due seminari catto-
lici e moltissimi negozi risplendevano
pella richezza della illuminazione arti-
sticamente disposta e pella bellezza dei
trasparenti, fra quali distinguasi pelle
sue colossali proftorzioni uno della
società del Bersaglio in uno degli an"
goli della piazza dei signori che por
tava la seguente semplice ma concisa
iscrizione : Jl Monarca Codituzionale i
Bersaglieri.
Il caflè Cosmacendi ed annesso de-
posito di rosolii della propria premiata
fabbrica e di vini esteri, messi a nuovo
risplendevano pel buon gusto e fini-
tezza degli ornati.
Dopo percorsa la città in mezzo a
cantinue ovazioni, si recò al Teatro
sfarzosamente illuminato, e pieno di
signore in eleganti toilette.
Avssistette al primo atto dell' opera
Un hallo in maschera, con ballo, ese-
guita da distinti artisti e poscia, in
mezzo agli evviva d' un immensa folla
che r attendeva, accompagnato dal po-
destà ritornò al suo palazzo mentre
r illuminazione era ancora in tutto il
suo splendore.
Fra le rappresentanze ricevute da S.
M. fu anche quella del Lloyd Austro-
IJngarico e le Deputazioni dei Comuni
di Nona, Novegradi, Sale e Selve.
11 primo tra gì' istituti visitati da b.
M. fu r Archivio luogotenenziale degli
atti antichi, che per errore d'indica-
zione Veline scritto delle mai)pe. ed a
(jueir archivista, do)»o presa conoscenza
(li alcmic antichissime pergamene, di-*
resse le lodi.
.Contri (alleggi partieolari.
llagusa, G aprile.
Iji seguito u (juajito ho promesso collamia
corrispondenza di qid del 27 p. p. marzo, mi
corre obtiligo di relazionarvi cliu la seduta
iiid(!tla per (juel giorno, non potè aver luogo
per mancaiiza del numero legale di membri.
Non so dirvi precisamente per (piali ragioni
non h'alìbia potuto raecogli(jre il numero di
otto raj)pre.seHtanti, il (jiuile avrebbe bastato
a rendere Jegalu ogni deliberazione ; so di
positivo elle da ({uel giorno non si parlò piti
di indirizzo dove ci avesse ad entrare l'argo-
mento della lingua. T'ebbe seduta, interven-
nero i memtni in nume-ro legale, si trattò un
altro argomento, ma di lingua non s' ó più
parlato.
Bisogna confessare ehe i nostri nazionali
la sanno ben lunga in fatto u politica, e
sanno giuocarei a loro buon grado.
Per amore alla verità, mi trovo in dovere
di dichiarare, die la camera di eommercio.
ove le tosse riescilo di presentare a S. M. il
volo sulla lingua slava, non intendeva già
domandare che la si togliesse, come io erro-
neamente ho asserito, dal locale ginnasio
\ ti peci alni ente-. Dia bensì clic alla lingua,
: italiana si prestasse maggiore interesse e
1 più esteiisiore nell' insegnarla. In questo senso
la camera rettificherà la mia asserzione. In
faecia alla sua smentita, io non lio che a ri-
dire, e mi disdico io pure.
battenti, tra i quali la sorte decideva d(d modo
d' appaiarsi a due a due, e il settimo serba-
vasi per contrastar il premio ali' ultimo vin-
citore. l lottatori ungevansi con uguento, ac-
concio a dare pieghevolezza ed agilità alle
membra; a però intridevansi di sabbia per
potersi pili sicuramente atìerrare tra di es.si,
Nid pugilato i comtiattenti avevano il capo
coperto d una specie di berret'o di ramo o
bronzo, e le mani guarnite di manopole di cuoio chiamate eesli; ai pugilatori antichi cor-
risponderebbero gii odierni boxer inglesi, anco
per gli effetti clie da tal giuoco derivano,
cioè di denti rotti e mascelle spezzate o di
combattenti eh' esanimi cadono sul terreno.
Kel Pancrazio i combattenti si contrastavano
il premio alla lotta e al pugilato, ma le mani
degli atleti non armavansi di cesti. 11 pen-
tatlo accoppiava in sè i cinque esercizii della
corsa, delia lotta, del pugilato, d«4 salto e del
disco, come lo ìndiea lo stesso no mie *).
Il conto in cui gli antichi tenevano siffatti,
esercizi! non.'era fuor di ragione. La (espe-
rienza giornaliera dimostra oon evidenza quale
*) Formata da pmt cinque e da athlos combatti-
mento. L' enivalente vocabolo latino goniiino fs qmm-qnertium: per conseguirvi il premio gli atleti dove-
ano trionfare noi primi tic.
e ( uanta efficacia eserciti a vicenda il corpo
sul a mente e vicev(jrsa, Se la coltura dello
intelletto merita la speeiak; attenzione dei go-
verni, anco la cura del corpo deve in modo
assoluto partecipare dell' educazione, perchè
essa sia condotta con quelle debite regole che
Aristotele prescrive nel suo trattato della Po-
litica.
Ogni «prilvoliii tuit'j le operazioni del no-
stro corpo si svolgono eoa attività sempre crescente ben presto si manifesta nella sa-
lute un generale miglioraiiienko, dacché la
mente coltivata con pari giudizio arx^uista
forza, e si rende capace di più prolungato
esercizio. Ija necessità pertanto della ginna-
stica ci apparisce di tale vantaggio <-lie sti-
miamo superfluo lo spleudervi altro parole.
Mente sana iu corpo sano, ecco il gran que-
sito da risolversi in ogni buon sistema di e-
diicazione: senza dì che avremo cagionevolezza
di salute e imgegni ottusi ed incapaci di alti
proponimenti. Da gran tnmpo T lt,alia ò sa-
lutata la terra dni canti e dei snoni, ma ora
necessita più che mai eh' essa, mercè di un
continuato r-sercizio di forti e nol^jli disci-
pline, diventi il seggio dwll'^tlco ^ valore^ e
in pari tempo dell' antica probità., '. -^ " '
Michelc Smioìio. y