come una vela candida navigava pel firmamento, lume
piovendo sul creato.... Qua e la qualche civetta stri-
deva in cima delle roccie circostanti ... ed i gufi can-
tavano versi d'amore, come u« consigliere innamoralo
a cinquantaquatlr' anni.
Un l'arte stormire di foglie m'arresta di botto ^..
Da una vicina e folla siepe mi guizzano précisamele sotto
il naso alcuni ceffi da manigoldi, aroiali fino al mento,
ed al mio apparire, anziché investirmi, se la danno a
tutte gambe.
Rimasi come la moglie di Lot alla vista delle
incendiale Sodoma e Gomorra!.. Ciò però non tolse
che al chiaror di luna io ravvisassi le fuggenti lepri.
Erano alcuni venditori di aquavite con in capite
Ubris il cigno spennato del Lovcen.
Un leggero buffo di venticello scosse la mia forma
di Sale^ e ridivenni qual prima mi era. Brandii di
bel nuovo la scopa, ed in quattro passi alla tresilesc
m'inoltrai nella siepe.
Orribile spellacelo 1 ! ! per descriverlo ci vorebbe
la penna del Giusti Maccarano, f illustre dottor Hise...
Individui di sesso mascolino, giacevano freddi ca-
daveri in mezzo ad una pozzanghera di sangue.
M'avvicinai alle vittime e... Pi im na obraz!
gridai. .. Faccie dì bronzo 1 (tradussi in italiano) . . .
Erano i corrispondenti da Cattaro del Dalmata.
Viste quelle gonfie e rinnegale nullità che semi-
nano ai confini con grande potere la discordia.. volli
ritornarmene a casa : ma riflesso e ponderato, che se
altri avessero a scoprire quei cadaveri, avrebbero de-
nunziati tali morti per casi di cholera, e per conseguen-
za le comunicazioni postali, navali, industriali e sociali
con Cattaro ripiglierebbero T antico loro corso non
prima della vigilia di fiatale; così per eccesso di ca-
riià patria diedi loro sepoltura.
Col manico della scopa scavai una fossa capace.
Pigliai quei birboni pei piedi, geltandoli entro di essa.
Recitai a modo di orazione funebre alcuni versi della
Vrsidba e mezzo canto del Conte Ugolino tradotto in
Slavo da un Albanese ... Scopai la terra neccessaria
per riempiere la fossa .. Ciò falt(t, levai dal mìo capo
il Kalpak di fantasia, lo sopraposi sulla granala^ e
conficcai questa a modo di obelisco sopra il tumulo.
Mancava f Epigrafe.
Detto fatto, levo dalla tasca della veste del mio
prozio uji nuìnero del ÌNazicnale ed un pezzo di car-
bone, e con questo scrivo su quello le parole se-
jruenti :
In questa fossa
JUemlono il giudizio universale
Gonfie e rinnegale nullilà
1 corrispondenti da Cattaro del Dalmata
Assassinati
Dalle logiche ire
e Denunzie
Del Sapiente di Golignevo.
O viaggiatori
Se di qua passate
Andatesene ,
Dicendo
Pi iiH na obraz . . ! 1
Al signor redattore del giornale la '-Trappola,,
PRESEINTAZIONE D' OBBLIGO.
Signor Redaltore !
Faccia suonare la gran cassa^ le trombe ed i
pifferi ed annunzi la mia comparsa: eccole il mio
passaporto:
Nome, Tonin.
Professione letterato, il più ladro, il più scellerato
mestiere che ci sia, dopo quello del lustrascarpe e dei
ministri dei piccoli Stati come quelli della Serbia e
del Montenegro.
Io che ho il coraggio della mia opinione, dichiaro
altamente che amerei meglio essere Sultano malgrado
i pericoli degli é^iszonti offhscati, dei membri sovra-
stanti. degli attentati del Narodno^ che fare illetterato.
Elà tra i venti e i cinquant'anni.
Statura alta 6 piedi 3 pollici dal livello del mare.
Fantasia . . . . balzana.
Marsina idefa.
Cravatta idem.
Domicilio incerto.
Segni particolari: occhiali, saccocie piene di carte,
carline e fichi secchi.
La mia missione, o signori, giusta F obbligo im-
postomi dal redattore deve essere semplicissima....
devo aver molto spirito . .. che ? tu ridi o lettore? . .
ma se è proprio così. Devo essere spiritoso, tenervi
allegri, e per ogni lettore che sarà assalito dalle convul-
sie^ni, leggendo un articolo, avrò in premio due paia
di capponi^ e per ogni lettore che crepperà pella
stessa causa, due paia di polli d'India..... avete
capito!? ... mi raccomando a voi-, fate consegnare la
fede mortuaria all'ufficio della Trappola^ pagherò io
la posta.
Per farvi ridere, tengo i neccessari requisiti. Chi
pranza con venti soldi e legge il Nazionale ha già
fatte le sue prove di coraggio. Mi trovo poi in uno
stato di completa imbecillità^ di profonda asinità-, di
spaventevole vacuità- sono insomma nelle condizioni
di Nabuccodonosorre al terzo atto.
Anzi sono terque, quaterque Nabuccodonosorre.
Temo sia l'effetto dell'atmosfera locale^ non voglio
dire con ciò che Rnin sia popolala di Nabuccodono-
sorri al terzo atto, nò tutt'altro! . . ^ ma qualche Na-
buccodonosorre c'è^ ed io, come dis'si, sono del bel'
numero uno.
A Knin dunque si mangia, si beve e non si fa
altro ! . cioè, si fa anche altro^ ma non occorre par-
larne^ per certe buone ragioni.
Si passeggia a piedi, a cavallo, in éarrozzav si
va al caffè ove si legge . .. ia vita a quei che passano,
a quei che sono passati, a quei che passeranno ed
anche a quei che non passeranno mai.
Si va sotto alle finestre della sciiola elementare a
sentire l'accademia di canto; cosa nuovissima pei
Kninjani dove c" è un buffo per eccellenza, e gli itftri
gareggiano tutti per imitarlo. Dippoi si gironza pelle
contrade ed air imbrunir della sera sì va a calar fan-
gelo neir antro del Vuko. Li poi incomincia .. . cioè
nò, questo ve lt> racconterò un'altra volta, per ora
sono stanco, ed ho bisogno
Di prender lena
Felicenolte, e vàdo a cena.
Anno I. ZARA, Mercoledì 25 Settembre ^867. N-. 5.
CeNDIZIONI D*AS80C.
Per Zara annuì fior. 6
» le Provincie » 7
11 Semestre ed il tri-
mestre in proporzione.
Un numero separato
soldi 6.
Gli abbonamenti per
Zara si ricevono dal
librajo Potetti.
GIORMLE TERRIBILIEME WORISTICO
Esce il Mercoledì ed il Sabbato
Gì' importi di dena-
ro, gruppi od assegni,
si ricevono dirella!nen-
te dalla Redazione del
giornale.
Le lettere non affran-
cate saranno respinte.
I manoscritti non si
restituiscono.
BEI PER lIiE.
Chi side voi signor redaftore ?
Chi siamo noi?.... Come non lo sapete?....
"Noi siamo corno tulli gli altri nostri eguah", un nuovo
buffone !
Sì miei cari. Buffoni, buffoni ! Lasciatemela dire,
noi siamo i buffoni !
Ecco la grande scoperta, fuori della quale non vi
è salute, ed ove noi ci credessimo uomini serii, in
verità che andrebbe compromessa anche la nostra
serietà.
Largo dunque ai buffoni !
Oe non siatemi ridere adesso!? I veri buf-
foni non ridono mai !
La scoperta e tutta proprielà del mio bel Mio par-
ocQ, di Podgora figlio delle vergini montagne, (che
ampia idea della verginità! ) deputato in dieta della
dieta Diilmala, ex deputato di Croazia e Slavonia, sano
vacinalof, marche particolari: occhiali verdi e Kalpak
di fantasia ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
ecc. ecc. ecc. Ih-, quanti eccetera!
Ora vi dirò che studiando una certa questione,
fra le molle carte mi capitò tra le mani il numero tre-
dici del Nazionale del giorno tredici di febbraio di
quest'anno (maledetto tredici che i buffoni chiamano
cabalistico) e mi comparve il mio bel Mio nel di dietro
di Sperato Nodilo, cioè nella parte posteriore del foglio
redatto da Sperato Nodilo, e precisamente alla destra
delle pillole emaroidali del dottor Sliffeson.
È là che il mio bel Mio ci chiama buffoni e ci
dice fante belle cose. Ah! Ah! Àh! povero il mio bel
Mio !
Ma presto largo, largo buffoni ! accorete dall' o-
oorevole signor deputato ! presto, fategli il solletico
sotto le piante, insinuategli le barbe d'una penna da
scrivere nelle narici, e provocatene lo sternuto
Hapciù ! !. . Ilapciù! ! . . .
Salute mio bel Mio ! ? che Dio ti conservi sano
ed allegro ali amore dei tuoi parrocchiani, de' hioi el-
letori, che come ben tu dici li conosci, ed essi co-
noscono te pure per un bonus pastora cioè nò, dobar
pastor^ e dà loro non l'anima, che non saprebbero che
farne, ma bene da mangiare e meglio da bere, e ve-
drai che in cambio di tutto ciò, questa volta li ride-
rano in sul muso. Povero il mio bel Mio ! ma vedi il
modo di darti coraggio e buon tempo ^ concentra
negli organi digestivi quel pò di vitalità che non hai
sciupata predicando le beatitudini del regno venturo,
uno e trino trojedna jedina kraljevina e serbala per
l'avvenire .... Ah! Ah! Ah !
Senti mio bel Mio! Fati corraggìo, e spera!
Le coccolle ti salveranno colla loro operosità^ e
non avvilirti, se
Fatto cancheroso
Patisci il mio nervoso
purché dai nervi in susulto non ti venga l'insonia, e
coli insouia il delirio, e nel delirio le scoperte (la più
barroca delle carriere).
Senti mio bel Mio ! ami tu la tua tranquillità ? Eb-
bene, non fabbricare castelli in aria, atlienti all'attua-
lità; capisco che la è una dura condizione per te
r adattarti a quest'idea, ma guarda dì consolarti in
quaresima col buon pesce, a pasqua colle buone foc-
cacie, a san Michele, che sar& forse il suo Eresino
ime^ con un buon pranzo. La molle erbetta del prato,
i vergini monti, T azzurro del firmamento, un cappone
arrosto, cioè nò, un dvisas nazionale, e due secchi di
ollima ervastina^ eccoti la ricetta, e vedrai che le cose
andranno meglio.
La noia, l'irascibilità che dimostri fino ai talloni
delle tue scarpe fibiate, credimi, è tutto effetto d'indi-
gestione pei falliti castelli in aria ^ adunque parsimonia
col fiato e coir inchiostro.
Tutto ciò che non cade sotto al dominio dei cinque
sensi, ritienlo per utopia. Puoi credere soltanto senza
ingannarti all' eccelenza dei cibi, alla tavola del Pervau
al Postirac col relativo adobbo ... e relativa banda
di Vergoraz . . . alla Mariella .... e successiva indi-
gestione. Ma più in là^ nò!
Il tuo più grande amico.
avere studialo un'' poco in Dalmazia, terra dove studiò
qtìeslo invidiabile poela!?
Ma la l'elieilà nelle anime ben falle lascia il de-
bilo della graluiliidinef, ed io che i debili li pago
sempre, mi sono deciso di tradure le poesie del gran
poeta Jndaleseìie nella lingua mia, cioè nell'italiano,
(ifiinchè anche gli ignoranti della lingua slava, non
restino defraudati di tanto prodigio.
Sono cerio che perfino i scomunicali dalle grazie,
e quelli che sono in odio alla bella letteratura, si lec-
dierano le dita dal piacere di leggerli.
La traduzione sarà fedele, fedelissima. Riporterei
il lesto a prova, ma e' è un gran ma . . . . il veto
dell' autore.
Ove pjesme nemoèe niko prieslampaii,
Montenerino (pagina 76).
Montenero roccia grama
Ìj abitante grande fiama,
Dalla roccia Tè sortì,
E la roccia lo nudrì^
Sulla roccia finalmente,
L' ara, el pascola i armenle,
INè el permette là l'accesso
Come gnianca su sè slesso,
INol gà freddo, noi gà caldo,
Suirangiar T è sempre saldo
* Sempre invollo nella struka^
Xe suo cibo pan e litha
Col gà po le so ballette
E de polvere un iìaschette,
Lu no teme in quei dintorni
Gnianca el diavolo coi corni.
L'è de sasso e sasso duro
Saldo come un grosso muro,
Né Umorwoisbia la gente
Che a lù mai ghe nassa niente
Sempre nudo cu .. e pelo
Come in bosco xe et roveto.
De falchetto V alma ardente
Non xe calda, ma bollente,
E la xe parente stretta
Dela rapida saetta.
Del leon el coresin
Sempre pronto a ogni destin
Per difender come và
La sua bella libertà
E l'antico suo diritto
(Che non xe per altro dritto)
La sua fede benedetta
E la piccola casella.
Un muggito se fa udir
INon importa de morir.
INon ghe scampo
In un lampo
Come pietra che dà fuoco,
L" abitante de quel loco,
El suo Dio chiamando forte
El se slanza sulla morie.
Conile rag^idto, falchetto^
Do.ve mira el so muschetto
Cento el cog^lie netto netto.
E] scioppo romba^
Un'và i^tla tomba,
L' angiar s'i^yl??^
Un cranio balza
Et grida: dai
Et nemico ahi:
INon vai pielà
Che el mora là^
Senza sparagno
Fino al calcagno
Filalo tutto
Come un persutto.
Ah mio Dio.
Chi perdio
Quel guerriero
Sempre fiero
Poi toccar,
Poi mazzar?
Qual folgor veloce
Con grido feroce
In men che noi dico
Sul crudo nemico
L'incendio la morte
Ei lancia da forte.
Un da dieci Y è assalio
Dè aiutalo mio Dio.
Iti guerrier nostro sparlano
Mai I ha volto el deretano,
E da Cossovo al presente
L» ga sempre mostra el dente,
Sempre sempre el poveretto
L' ha difeso el suo boschetto.
Come r acquila fra selve
La difende dalle belve
El suo nido prediletto
El suo nido superbetto.
Monienero l'è beato
Coi leoni che hai da lato
Madre dolce tu a costoro
Essi figli e tuo decoro
Tu con essi resterai
^'è da lur li staccherai;
INera sempre dai nemici
Ritenuta, e dagli amici
Sole fulgido ed aurato
Per lo slavo batlezalo.
Lettori cari, l'applicazione della mente alla nobile,
<dla sublime estetica, prostra le forze; perciò vi di-
mando una tregua, e vi prometto, che quando mi sen-
tirò in lena di continuare, sarete obbligati di dimen-
ticare tulli i vostri fastidi.
FATEMI DEPUTATO!
Citladini elellori di un collegio qualunque !
Prima di tutto, vi progongo la mia candidalura a
vostro Deputato !
In secondo luogo: fatemi Deputato!
Le mie qualità fisiche e morali, sono adatlatissime
pel disbrigo di tale incombenza . . . Sono di quygli
uomini che si acconciano a tutte le bisogne sociali.
Italiano cogli Italiani — Slavo cogli Slavi— Russo
coi Ilussr — e così di seguilo .... Sarò autonomo:,
poi nazionale:, poi centralista; secondio i tempi e le
circostanze.
So incensare a suo tempo i grandi... e se possa
f^raiglia, e cercare l'indebolirli ,e scioglierli inte-
ramente.
„I loro affari pecuniari possono utilmente con-
tribuire a facilitare tale scopo, e perciò, imponen-
do le contribuzioni agli abitanti, voi cercherete di
ripartire le somnie in modo, che i membri della stessa
famiglia siano obbligati ad avere dei conti da re-
gohire tra loro.
• Si trova una famiglia, che amministra i suoi
beni in comune, senza che siano divisi Ira i suoi
weipbri, voi dovrete impor loro la divisione obbli-
gatoria, allegando la circostanza che il tesoro non
può perdere la somma, che gli è dovuta per le
formalità legali ed il bollo. Bisogna inoltre favo-
rire con tutti i mezzi i matrimoni coi russi. In una
parola, non devesi ommettere alcun mezzo per an-
nientare la nazirmalità polacca, ed accelerare il
,couipimeuto dell'opera di russiticazione di questo
paese.-' Altra dd 20.
Il governo Busso fa tutti i possibili sforzi, per
postringore gli abitanti del regno di Polonia, che
])rofe.ssano il culto greco-unito, ad adottare la re-
iigionc ortodossa. Questi sforzi trovano viva e4 e-
iicrgica opposizione in tutte le classi della società,
.soprattutto sui confini della Lituania, nel distretto
di Biahi.
I contadini di questo distretto non vogliono più
frequentare le chiese, nelle quali il governo ha
latto introdurre cambiamenti, secondo il rito russo,
ed ha abolito tutto ciò che ricordava il cattoli-
cismo.
Essi si radunano clandestinamente nelle foreste,
pve il veccliio più venerabile legge loro le pre-
ghiere ed i salmi. Ma guai a questi pi pellegrini
se le autorità russe scoprono il luogo delia loro a-
dunanzal Un distaccamento di soldati è mandato
in girali caso per castigare questi ribelli di un ge-
nere affatto nuovo, ed allora tutto il comune è alla
loro mercede. Non v' è abuso, nè rapina che que-
ste genti non commettano impunemente.
I contadini sono eccitati al massimo grado, ed è
a temersi che la loro opposizione passiva degeneri
in una lotta a mano armata, che non potrebbe se
non provocare nuove disgrazie, e fare nuove vittime.
(Nostri Carteggi particolari.)
Viemia 17 ottobre.
Icn la camera dei deputati votava la nuova leg-
gi cht ritornava lo statuto di febbraio. L' articolo
].o di questa legge comprende espressamente la
Dalmazia tra quei regni e paesi alla cui comune
rappresentanza è chiamato il consiglio dell'Impero.
Sancita che sia questa legge, per cui votarono» an-
che i Ministri-deputati, la questione dell'autonomia
è risolta. Liubissa erasi insinuato al presidente Gi-
skra domandando la parola per appoggiare in chiu-
sa alle disposizioni della legge un articolo che la
dichiarasse provvisoria per la Dalmazia fino a che
non fosse altrimenti risorlto sulla posizione di que-
sto regno rimpetto ai paesi della Corona ungarica;
ma convintosi che ogni sua moziune in proposito
avrebbe suscitato una tempestosa discussione, dalla
quale ei sarebbe uscito, al solito, malconcio, rinun-
ziò alla parola, e l'articolo, come dissi, venne votato.
Sign 16 ottobre.
I miserabili non si smentiscono mai!
Nella mia di data 26 settembre p. p. inserita
sotto il n.r 80 del patriottico Dalmata, mi prende-
va una riserva per ritornare sulle ultime elezioni
e dare così esauriente risposta allo screanzato ed
inesperto corrispondente di Sign nel Nazionale n.r
76, e l'avrei fatto, se dai miei amici, che mi ri-
chiamarono alla memoria il tenore di anteriori cor-
rispondenze, nelle quali sufficientemente era provata
la memorabile lezione data dagli autonomi agli an-
nessionisti appunto nelle ultime elezioni, non ne
fossi stato scoftsigliato.
Se però accolsi in massima il consiglio, non saprei
come del tutto privare dell' onore di una risposta
fi corrispondente suddetto, che non ha altro me-
rito all'infuor di quello di aver scritto per com-
piacenza verso la famiglia del sig. Stefano Tripalo po-
che righe, sul conto delle quali all' evenienza del caso
l'arò ritorno, e desiderando si sappia una volta an-
che nei circoli governativi quanto è meschina ed
inqualificabile fra noi la setta annessionistica, ho
pensato per tutta risposta ad interessarvi, sig. Re-
ffàttwe^ à voler comunicare qui sotto nel modo che
stanno scritti i nomi degli autonomi potabili di
SrgUj Che sono i veri nazionali:
Ilon Natale Simuncich, Antonio Buglian, Andrea
Brainovich, Stefano Tripalo, Giovanni Dalla Gosta,
Marco Massovcich, Pietro Nicolich, Pietro Mide-
gnach, Agostino Remettin, Gregorio Lovrich, Pie-
tro Dalbello, Gasparo Marzocco, Francesco Maz-
zocco, Vuletich Giovanili q.rn Marco, Tommaso Vu-
letich, Matteo Lovrich, Marco Brainovich, Basilio
Milcovich, Nicolò Nicolich, Pietro Vuletich, Marino
Percovicli, Cristoforo Buglian, Doimo Midegnach,
Andrea Bertizioli, Francesco Gra|)Ovaz, Antonio Chel-
inich, Antonio Catanussich, Francesco Lovrich, Giu-
seppe Percovich, Simeone Brainovich, Elia Barez-
za, Domenico Dalbello, Nicolò Tripalo, Stefano Gra-
bo vaz, Filippo Tripalo, Stefano Percovich q.m Si-
meone, Stefano Percovich di Giuseppe, Antonio
Percovich, Don Doimo Vuletich, Michele Lovrich,
Vincenzo Buglian, Giovanni Brainovich q.m Stefa-
no, Antonio Brainovich, Antonio Nicolich di Pietro,
Matteo Dalbello, Antonio Rarezza IIL", Lorenzo
Dalbello, Stefano Vuletich q.m Doimo, Giovanni
Brainovich qm Nicolò, Stefano Vuletich q.m Vito,
Maganich Giovanni, Antonio Maganich, Giuseppe
M^zzqccq, Antonio Mazzocco, Tommaso Franich,
Giuseppe Poles, Giovanni Franich, Antonio Ceri-
flich,, Nicolò Cerinich, Giuseppe Grabovaz, Simeone
Trek, Giacomo Dalbello, Spiridione Trek, France-
sco Dalbello, Giovanili Marcocchia, Giovanni Vu-
letich q.m Antonio, Paolo Barezza, Uodich Natale,
Peraizza Antonio, Felice Nicolich, Antonio Barezza
q.m Girolamo e Andrea Verdogliak.
Pra questi patriotti non abbiamo compreso fo-
rastieri rispettabili, e nemmeno legali, dottori, che
con noi tengono e fra i quali ve ne sono di quelli
che contano un domicilio di più anni. Non abbia-
mo neppur compreso altri^ rispettabili patriotti di
cappello e berretta, e nemmeno i villici il cui e-
ienco sarebbe interminahile.
Ora agli annessionisti, che non potranno negare
di avtrci provocati, spetterà di schierare i nomi
della propria setta. Si sforzino a declinarii, e se
non riescono a darne fuori un numero sufficiente,
noi, a titolo di compassione, accorderemo loro un
arruolamento forzoso, e non baderemo tanto pel
sottile se lo estenderanno sino al canagliume. Noi
non pubblichiamo quei nomi per rispetto verso il
nostro paese che potrebbe scapitare nella sua fama,
quantunque la malafede degli annessionisti e gli
intrighi secreti e palesi per far cadere il nostro
easino potrebbero allettarci ad una critica san-
guinosa.
Soddisfatti dalla vittoria riportata nella seduta
dei LS corr. e lasciando i russofili nel fango che
li ricopre, ben di cuore ringrazieremo tutti i no-
stri patriotti che con tratti generosi corrisposero
all'appello loro diretto poche ore prima dell'adu-
nanza del 13 suddetto, dimostrando così di sapere
apprezzare e dare il dovuto peso ad una vecchia
patria istituzione , la quale non ha, come taluno si
studierebbe di far credere, un colore di partito.
I miserabili non si smentiscono mai. Agli annes-
sionisti la risposta. '
Ciirzola 12 ottobre. .
L' autore infelice delle corrispondenze Curzolane
che si stampano nel Nazionale, ancor difeso dalla ver-
gognosa maschera dell' anonimo e col solito viru-
lento stile di cui andavano adorni i suoi poveris-
simi antecedenti scritti a danno del nostro Ginna-
sio reale, nel n.r 78 continua a tutelare la sua causa
miserabile.
La protesta di questi abitanti, munita da ben ot-
tantanove autorevoli firme, raccolte nel breve giro di
poche ore; la rettifica di chi manomesso nell'onore
sorge a fronte aperta ad annichilirne le accuse ; la
dichiarazione di chi generoso ripudia le lodi pro-
digategli col solo intento di detrarre il merito dei
propri amici e colleghi; le piiì genuine confessioni
di fatti esposti in cinque corrispondenze con tina
logica irrefragabile; lo scritto degli abitanti di Sa-
bioncello che respingono da sè le ingiurie lanciate
a nome del loro paese; la rettifica della Direzione
del Ginnasio reale ; l'indignazione in fine ed il fer-
mento d'un popolo a tutta ragione indignato ; no,
tutto questo non basta a conquidere le insolenti
menzogne del corrispondente del Nazionale, che con
scipite chiacchiere e con spudorata protervia sfida
dinanzi all' opinione pubblica atti così solenni, spe-
rando di menomarne il valore.
Io credo indegno ed indecoroso il continuare in
una lotta che, come caratterizza per vile chi primo
la mosse, cosi non può dare trionfo tanto splen-
dido a colui che la sostiene con avversari tanto
impotenti ; e quindi riponendo incontaminato nel
fodero quell' acciaro con cui furono ruzzolate nel
pantano le teste degli assalitori, recedo dal campo,
e lascio giudice F opinione pubblica del sostenuto
combattimento.
Innanzi però che m' allontani, osserverò al cor-
rispondente che se il D.r Trojanis procurò di a-
vere molte firme nella protesta già pubblicata, e
s' egli ciò fece in ispecialità perchè Direttore del
Ginnasio reale ; ogni onesto deve ammette.»'e che
egli, primo giudice de' suoi subalterni, come co-
nobbe ingiusti gli attacchi del corrispondente del
Nazionale, così doveva assumere la difesa di chi
veniva ingiuriato. Dirò che se il D.r Mirossevich
venne in aiuto al direttore dell' istituto, non lo fece
già perchè i suoi figli erano stati premiati ed era
stato loro concesso queir onore che voleva giusti-
zia, giacché factum infectiim fieri nequit; ma sib-
bene lo fece perchè, degno apprezzatore delle dofei
d' ognuno, ed influente nel suo paese, volle vendi-
care r offesa di tre o quattro frodolenti. Dirò che
le dichiarazioni emesse da alcuni dei firmatari al
signor corrispondente del Nazionale sono vecchie
scuse, che nulla provano finche 0 egli esplicitamente
non nomini chi si pentì d' aver apposta la propria
firma, oppure essi stessi non ne facciano una pro-
testa alla protesta firmat^a. Dirò che l'attribuire
al D.r Trojanis un animo dedito a sotterfugi non
è se non misurarlo col proprio regolo vizioso.
Dopo ciò noi consiglieremo il corrispondente del
Nazionale a non voler in appresso muovere guerra
a coloro che, seguendo la via dell'onestà, nulla
possono avere di comune con lui, ma riscuotono
meritato compenso dalla pubblica opinione.
diversi punti, i di cui colpi non cessarono finché
il piroscafo fu iti Vista. Egli venne accompagnato
a bordo da DOj^te barche da una popolazione che,
se era comm^a per la perdita dell' integerrimo
magistrato, del distinto cittadino, era d' altro canto
giuliva di rendergli un tributo di stima, d' affetto
e riconoscenza, che in tre anni di dimora a Ca-
stelnuovo i' egregio Simunich ebbe bene a meritarsi.
Augurando un fortunato avvenire a quest' uomo
distinto, non possiamo far a meno di consolarci coi
Sebenzani del prezioso acquisto che fanno.
Da notizie avute da Duga e Bagnana rileviamo
essere appianata la questione turco-montenerina che
minacciava di complicarsi ; le milizie accampate dal-
l' una e dall' altra parte vennero ritirate : ci consta
ancora che lo stato di salute in quelle località è
eccellente.
S. Pietro 22 ottobre.
(Z.) Da sabato, in seguito a certe notizie portate
da uno dei confratelli della setta russofila, reduce
da Zara, i nostri pochi Paladini della Jugoslavia
caddero in una indescrivibile costernazione, e le
loro contraffatte fisonomie ci fecero supporre essere
accaduta qualche sciagura alla grande famiglia.
Chi nei giorni precedenti, in cui, novello Lojola,
percorreva l'isola in missione apostolica il celebre
direttore delle reali in pesca d'indirizzi o che al-
tro, li avesse ben bene osservati nel pieno della
lor® gioia, ora certamente non li riconoscerebbe più
Di tanto si sono cangiati!!!
Ne a rinfrancare i loro spiriti abbattuti valse
questa mattina il telegramma portato in trionfo
pella boi gata dal figlio del pretore Smolcich annun-
ziante la rielezione in deputato alla Dieta dalmata
del famigerato romito di Podgora. Questo piccolo
trionfo è ben poca cosa a sostegno del loro crol-
lante fracido edifizio, nò varrà, siamo certi, a farlo
rialzare da quel mdla, dove il voto concorde dei
veri Dalmati l'ha irremissibilmente gettato. L'era
novella, lo speriamo, ridonerà la pace ai fratelli Dal-
mati, ed aprendo gli occhi alle verità a quei pochi
traviati, farà sì che, dettestate le infami dottrine di
Marco e Tadia, ritornino a quelle del vangelo che
loro impongono di essere veri patriotti e fedeli
sudditi.
pre pronto di sostenere \ indecorosa polemica; q
gli crediamo, essendoci noto pei: esperienza eh'e'di
non può trattare che indecorosamente le cosean
che di maggior interesse; ma la vuole soppressa
pe'suoi corrispondenti. Questa dovrebbe esser u,,«
severa lezione ai medesimi, cui il iVa^lowa^e ora in-
tende di alacciare la museruola, riservandosi
se piena libertà, e persuaderli una volta eh' my
lavora soltanto per conto proprio, e che non nf,^^
tenere altro linguaggio tranne quello che gli viene
imposto da coloro che gli gettano un tozzo di pane
Dopo tutto ciò e dopo sei anni di vita del A'a-
sionale, ci sarebbero ancora dei semplici ed inesperti
nel conoscere i lupi coperti da pelli di pecore che
sempre e dovunque gridano pace, nrtntre invece il
loro disegno è di combattere gli onesti patriotti e
soppiantarli da ogni posto per buscarsi da viveie
Questi lupi bisogna combatterli, ned è necessario
di giustificarsi per lo spirito di controversia e' di
polemica che regna nel Dalmata; combatterli ner
la giustizia, por la moralità, per il patriottismo e
per gV interessi dello Stato; usando però l'impar-
zialità, (osservata finora dal Dalmata) sugli Inte-
ressi di persone a qualunque classe ed a\ufllua-
que partito appartengano. Noi sappiamo che la po-
lemica deve essere diretta contro l'errore e' non
contro gli uomini che errarono, ma i croatoftli mai
attaccano le ragioni, essi diffamano, calunniano, pro-
vocano, e quando hanno suscitato fra amici fra
parenti, fra patriotti e fra paesi una scandalosa po'-
lemica, allora con infernale sogghigno si danno l' a-
ria di riguardarii sdegnosi.
Ed è per ciò che il Nazionale chiama negli au-
tonomi la virtù, l'onore, l'amore di patria,° 1'an-
negazione dei propri interessi col nome di odio, di
passione, di fini secondari. Ad onta di simile pro-
cedere dei nostri avversari, noi, qualora ci riuscisse
di scoprire in essi rette intenzioni, non.mancherem-
mo di rendere lorò la dovuta giustizia. Ma ad essi
non sì può credere, perchè quando anche fanno
sentire una voce dolce, e pariano di filantropia, di
moderazione, d'umanità, di liberalità, di civilizzii-
zioue, l'esperienza ci ha insegnato essere appunto
allora che essi nutrono nel cuore sentimenti affatto
contrari a quelli che hanno sulle labbra.
» Megline 16 ottobre.
È impossibile descrivere le manilestazioni di si n-
patia e di stima che questa popolazione ebbe a
dimostrare al distinto pretore Paolo Simunich pri-
ma della sua partenza per Sebenicow
Il giorno 6 corr. veniva imbandito un pranzo di
gala in suo onore di oltre 50 convitati, e gli ev-
viva ed i brindisi che risuonavano con animo com-
mosso per parte di tutti i commensali si protras-
sero a tarda ora di sera. La vigilia della partenza
vi fu una generale illuminazione della città e borgo
con relative iscrizioni à lui dirette. Il giorno 14
corr. alle 2 pom. una comitiva composta di pub-
blici funzionari, di tutti i rappresentanti comunali,
e della forza terriera, di possidenti e di numeioso
concorso di popolo preceduto da bandiere ebbe.per
terra ad accompagnarlo a Megline, dove venne sa-
lutato [da continui tiri di mortaretti appostati in
Pago 18 ottobre.
Il Nazionale per seguire 1' esempio de' suoi su-
periori coiuincia a metter in voga le circolari.. Il
suo lamento da coccodrillo nel n.r 81 col titolo
ai nostri corrispondenti ha 1' aria d' una vera cir-
colare, colla comminazione ai suoi corrispondenti
della repulsione dei loro carteggi che non si uni-
formassero alla sua untuosità. Questa circolare è
uscita in cì)nsenso a quella diramata ai pubbliei
funzionari, i quali si meritarono F energica inti-
mazione a causa di coloro specialmente che si sup^
pone facciano i corrispondenti del Dalmata. Ma
lasciando a parte le tante cose che in proposito
si potrebbero dire, passiamo alla prima sopradetta
circolare.
Se non si sapesse che le parole del Nazionale
suonano dolci agli orecchi di coloro che non guar-
dano nè a dritta nè a manca, farebbero ridere, ma
ridere di cuore.
Il Nazionale accusa gli autonomi d' aver provo-
cato a mezzo del Dalmata, loro organò, un' inde-
corosa polemica. Altre volte il Nazionale si espresse
in questo senso, ed oltre il Dalmata, anche noi ci
occupammo di smentirlo, ed ora quindi dobbiamo
servirci delle medesime ragioni per rincacciargli
ancora una volta la menzogna in gola. *
Prima che uscisse alla luce il Dalmata, il Na-
zionale ed i suoi corrispondenti godevano di poter
calunniare ed ingiuriare impunemente i più intel-
ligenti ed onesti autonomi, d' insultare e motteg-
giare persone rispettabili, corporazioni ed i capi
stessi della provincia, entrando perfino nel sacra-
rio della, famiglia. Si dirà che ciò non era un' in-
decorosa p)olemica. Ma era forse una pacata e di-
gnitosa discussione? era forse un servirsi con de-
coro della stampa per trattare le cose, rispettando
le persone? Si leggano i numeri del pri-
ma che avesse vita il Dalmata, e vi si troveranno
le più schifose contumelie.
Sorto il Dalmata, Yevo contrapposto del Nazio-
nale, era naturale che gli offesi e maltrattati im-
punemente dassero sfogo ai giusti loro risentimenti,
e che nondimeno vedendosi ancora fatti segno di
maldicenze, le rintuzzassero energicamente contro i
scribacchini del Nazionale,. Ma il Nagiomle dice
che le provocazioni vengono dagli autonomi. Anche
qui rimettiamo i lettori alla lettura dei due perio-
dici per ciò che riguarda fe cow-ispondenze in ge-
nerale della provincia. In quanto ai corrispondenti
di Pago, citeremo fatti, e questi faranno ConoisCeré
se essi provocarono o furono provocati. Quante
volte non fummo insultati e dal Ndzioncde e à?d
suoi corrispondenti nella persona dell' amato nè
stro concittadino Lapenna col porio in pretesi ri-
dicoli rapporti colla popolazione di questo distretto?
Quante volte il 'Nazionale ed i suoi aderenti ci
vollero far compai ire tanti credenzoni e ciechi stru-
menti illusi da promesse riguardo le questioni di
pascoli e boschi dei Loni? Non fummo accusati di
spogliatori dell' altrui possesso e delle altrui pro-
prietà secolari dal d.r Melifiuo in una memoranda
seduta della nostra dieta? E il Nazionale
volte non confermò una sì insensata accusa? E ul-
timamente non accusò che nel comune di Pago si
agita il modo di spossessare proprietari privati, vo-
lendo porre in sospetto quest'amministrazione co-
munale nei fattoi d'Arbe ? E non si stamparono nel
Nazionale corrispondenze, fabbricate nell' officina
degli scanna pagnotte in Zara, colla falsa data di
Pago ed Arbe, piene d'insulti e menzogne contro
i paghesi? Chi furono dunque i provocatori dell'in-
decorosa polemica?
Il Nazionale peraltro dichiara eh' egli sarà sem-
Cattaro 20 ottobre.
Il giorno 18 ottobre, cioè quindici soli giorni
prima della sua apertura la nostra Amministrazione
comunale (vi è fatalmente assente il Degiulli) pre-
tendeva di provvedere ai locali del giunasio-reale.
I cattolici celebravano S. Luca, i greci S. Tommaso
e siccome diversi consiglieri comunali chiamànsi ap-
punto Luca e Tommaso ed erano impegnati la mat-
tina a ricevere visite, cosi non comparvero alla se-
duta. L'ainministrazione (arca di scienza) non sì
perde di coraggio ma decise da sè. ') Decise cioè
dì trovare un alloggio provvisorio per la scuola di
Nautica e di cedere l'attuale camera-oscura della
Nautica ad uso del quarto corso del ginnasio-reale.
Io non so se il sig. dottore Trifone conte de Smec-
chia abbia anch' egli ritenuta buona questa dispo-
sizione So bene che l'ignoranza, l'egoismo e
l'ambizione trioniano e che il corpo insegnante,
adoperati inutilmente quanti mezzi poteva nobil-
mente adoperare, decise di rimanere passivo in que-
st' argomento e di lasciar andare le cose per la loro
china. Miserabile condizione di questa città, che uno
0 due biricchini comprando l'altrui ignoranza riescano
a metter ostacolo ad istituzioni di somma impor-
tanza per la sola ragione che eglino non ne pos-
sono essere i rettori magnifici. Ci rivolgiamo però
pubblicamente all' intelligente vicario Monsignor
Scarpa perchè, come sempre, così adesso special-
mente si mostri amico dell'istituto ed insegni ad
alcuno de' suoi reverendi che il dissuadere p. e. i
genitori dal mandare i figli ad istudiare il ginnasio
non è già esercitare un' opera di misericordia nè
spirituale nè corporale. Ma mentre lascio che i so-
liti vostri corrispondenti v' informino con miglior
maestria del nefando abbandono dell'istituto , per
.parte degF individui formanti 1' amministrazione co-
munale, a tutt'altro più abili che a quest'ufficio ;
mentre raccomando a loro di smascherare presto e
confondere certi reverendi nemici dell'istituto: io
vi scrissi questa principalmente per isvegliare gli
uomini della Luogotenenza ed avvisarli che ormai
solamente da un energico procedere da sua parte
potrebbe risorgere questo istituto nel quale ha pur
messe tante e tante speranze la popolazione del
circolo di Cattaro.
Ieri vennero aperte le^comunicazioni col Mont^erQ
Consiglio dell' Imxiero.
Camera dei deputati. — Vienna 9 ottobre. —
Sul banco ministeriale: le Lqra Ecc. i ministri
hm Beusi, bar. de BecJce, COìM 'fàaffè; ÌM.
di John e cav. de Hyc.
Il dep. Recìibauer e soci presentano una proposta
sull'abolizione del nesso feudale del feudo imperiale
esistente nella Stiria, già feudo salisburghese.
Il Miihlfeld presenta la seguente proposta:
Voglia r Eccelsa Camera deliberare di sotto-
porre al trattamento costituzionale il seguente pro-
getto di ; legge :
Art. 1. La legge 5 novembre 1855 pubblicata
nel Bullettino delle leggi nr. 195 (il Concordato)
verrà abolita e posta fuori d' attività per i regni
e paesi rappresentati al consiglio dell' Impero.
Art. 2. In luogo di quella legge verranno rimes-,
se in vigore quelle disposizioni legali che erano in
attività all'epoca in cui venne emanata quella legge-
Art. 3 Verrà intrapresa 4osto la revisione di
queste leggi nel senso dell' ugii iglianza di difitti
ed autonomia di tutte le confeasioni religiose.
Questo si chiama indipendenza !
Chi conosce il carattere dell' egregio conte Smcc-
chia, deve ritenere di no. (Nota della lied.)
aXTro. loa.
Per un anno
Per sei mesi
Per tre mesi
Per
Per un anno
Per sei mesi
Per tre mesi
Condizioni d'Associazione.
Per Zara.
fiorini 8
4: —
2 : —
Impero d'Austria.
fiorini
4:50
2 : 50
Per r Italia, Francia, Inghilterr;
Serbia e Turchia.
la Banconote austriache f\pr. 12:50, all'
semestre e trimestre in proporzione. anno;
Giornale politico, economico, letterario
Le associazioni e gli imjporti di denaro, in
gruppi 0 meglio in assegni postali^ si dirigano
air Amministratone del Dàlmata in Zara e non
più alla Bedasione. A. Spalato presso il signor
Lorenzo Gilardi. — Le corrispondenze devono
dirigersi affrancate esclusivamente ai Redattore.
Le lettere non affrancate saranno respinte. I
comunicati si inseriscono al prezzo di soldi
8 la linea. Non si inserirà nessun artjicolo fir-
mato, ove esso non sia accompagnato da un im-
porto di soldi 30 pei il pagamento della tassa
di finanza.
Un numero separato costa soldi 8
Esce il mercoledì e il sabato.
Scolari e docenti.
Siamo assicurati che tre o quattro studenti
di ginnasio, con a capo il nipote del gran Zìo
Don Zanetto, si adoperino a raccogliere tra i
loro condiscepoli delle firme per un indirizzo
al bai-one Pliilippovich. È ima nuova manovra
della setta che abbisogna del suffragio univer-
sale di giovanetti inesperti. Son quegli stessi,
a cui mesi addietro si fece soscrivere un in-
dirizzo al conte Pozza pel classico suo no; e
son quegli stessi che domani firmeranno, se
piacerà a Don Zanetto, un indirizzo pella sa-
tanica circolare Ljubissa. Noi non diamo al-
cun peso alla dimostrazione in prospettiva, che
sarà, secondo noi, un episodio inconcludente
nella' ormai lunga commedia che la setta mise
in scena negli ultimi tempi.
Senonchè questa notizia serve di addentel-
lato ad altra, che in vero è di ben più grave
importanza. Ci si fa credere cioè, che alcuni pro-
fessori di ginnasio, forse incoraggiati da potenti
estranee influenze, vogliano esercitare pressione
sugli allievi nella scelta della lingua di inse-
gnamento, per modo che alle prelezioni di lin-
gua greca del professore Ghergurevich vi sa-
rebbe stata r altro ieri, a quanto si va buc-
cinando, una scaramuccia.
Se fosse vero questo fatto, che pella ri-
strettezza del tempo non abbiamo potuto con-
stature, e che quindi pubblichiamo con riserva,
noi non ce ne sorprenderemmo. Un ginnasio
nel quale si trova insediato il degnissimo fra-
tello di Don Zanetto, uno dei primi —~ sebben
nella retroguardia — del partito d'azione dei no-
stri jugoslavi ; un ginnasio dove si trovano rac-
colti un Boglich, un Nodilo, un Ghergurovich,
tutti amici, compari, soci, ammiratori, devoti
di Don Zanetto e del D.r Klaich ; un ginnasio
nel quale si lascia in istato di permanente
provvisorietà l'egregio direttore Pagani, para-
lizzato nella sua azione dai venti contrari che
spirano favorevoli ad un Danilo; un ginnasio
in una parola costituito come il nostro, e nel-
r anno di grazia 1867 in cui ne vidimo tante
di belle, e in questi tempi proverbialmente ec-
cezionali, è tale è uu complesso di persone e
di cose che non possono recar sorpresa le noti-
zie che circolano intorno ad esso.
Ma, Dio buono ! se è vero che i recenti in-
dirizzi circa la lingua, fatti in senso antimi-
nisteriale, vennero promossi per conto del D.r
Klaich, troviamo assai naturale che nella scuola
possa qualche professore essere trascinato dal
fanatismo politico a qualche intemperanza su-
gli allievi.
Quanto al Ghergurovich, che parla per mo-
nossilabi come i Chinesi, e che dalia natura
fu dotato della faccia caratteristica del mago,
nulla di più facile che egli, volendolo, possa
esercitare pressione sugli aliievi. La sua fiso-
nomia (ed esso non ne ha colpa) è per sè
una minaccia, uno spauracchio!
Ma se esso od altri mal sedotti voles-
sero subordinare ai loro interessi privati,
alle loro simpatie personali, alle gare di par-
tito, alle imbeccate più o meno autorevoli la
lingua d'insegnamento, il profitto dell' istru-
zione, la libertà degli allievi e dei loro geni-
tori; noi ci rivoglieremmo a Vienna, dove non
si guarda nè a destra, nè a manca, perchè si
cessi una volta dalle mezze misure e si dia
ove occorra a chi spetta qualcuna di quelle
lezioni che a certi professori diede il barone
Rauch a Zagabria ed a Fiume, tra il plauso
di chi ama davvero la gioventù, la patria, di
l chi conosce 1 veri doveri di suddito leale.
Siamo lieti di pubblicare lo scritto lusinghiero
che r esimio presidente dell' eccelso Governo cen-
trale marittimo si compiacque d' inviare al bene-
merito podestà di Scardona, in risposta all' indi-
rizzo che quello spettabile consiglio comunale gli
avea dedicato e che i nostri lettori hanno trovato
nel B.r 97 del Dàlmata. Il Governo marittimo, che
veglia solerte e provvido ai bisogni dei nostri porli
si è assicurato le simpatìe e la gratitudine dei dal-
mati, e trova in questa ed in quelle ,più facile la
via a fornire il suo nobile compito. Noi affrettiamo,
con impaziente desiderio, e Dio voglia sia prossimo
il giorno fortunato, in cui si possa del pari salu-
tare una maggiore armonia di vedute tra il par-
tito autonomo di Dalmazia e V amministrazione
provinciale sulle varie questioni che ci preoccupano,
e che questo giornale, organo della maggioranza
della dieta, ha francamente, lealmente e conscien-
ziosamente trattate.
Illustre Signor Podestà !
Assai grate mi riuscirono le espressioni, colle
quali codesto onorevole Consiglio nella pàbhìica se-
duta del giorifio 28 novembre p. p. volle testimo-
niarmi la sua riconoscensa per i lavori di escavo or
ora effettuati nel canale di Scardona.
Mi onoro d'interessarLa, illustre Signor Podestà
a voler essere V interprete dé miei ringraziamenti
presso V onorevole Consiglio.
I molti e profìcui miglioramenti., con distinta in-
telligenza ed esemplare alacrità attuati in codesto
Comune sono degni certamente dé migliori encomi,
e va lieto il Governo Centrale Marittimo di aver
potuto da parte sua contribuire alV adempimento
dei savi propositi e delle solerti cure, che distin-
guono la comunale amministrazione cui Ella., Signor
Cavaliere, con tanto onore presiede.
II Governo Centrale Marittimo non mancherà
di adoperare ogni cura per soddisfare nel miglior
modo possibile alle giuste esigenze dei vari punti
del litorale dell' Impero compatibilmente ai ristretti
limiti, che le attuali circostanze impongono alla di-
sponibilità dei relativi fondi.
Accolga, illustre Signor Podestà, V assicurazione
della distinta mia considerazione e stima.
Trieste li 9 dicembre 1867.
Godei Iiannaoj.
Processo del Dalmata.
Sotto la presidenza del sig. F. Rossi.
(Continuazione, vedi numero 101.}
Presidente interroga il D.r Radman su ciò che
crede di dire intorno all' articolo inserito nel n.r
65 del Dalmata, intitolato Noi adopreremo tutto,
e di cui egli si dichiarò autore.
Radman. Premetterò prima d' ogni altra cosa,
che r articolo di cui si tratta non è articolo che
stia da per sè. Esso è risposta alle intemperanze,
agli attacchi degli uomini del Nazionale, che vol-
lero in parecchie occasioni impudentemente falsare
a mio danno il vero senso di parole da me pro-
ferite nella seduta dietale del 25 febbraio p. p., in
difesa della maggioranza autonoma provocata nei
modi i più bassi da parte annessionista.
Che sia così, lo provano le prime parole del-
l' articolo dove vien detto :
yÈ da qualche tempo che il Nazionale, con un' in-
sistenza degna della sua malafede, va ripetendo la
frase che si legge in testa del presente articolo."
Ammessa questa verità, che d'altronde risulta
da tutto il contesto dell' articolo stesso, è tolta
affatto r idea che io abbia voluto far soggetto del
mio scritto il barone Philippovich. Io al barone
Pliilippovich non pensai nè punto, nè poco; e se
il suo nome entra nell' articolo, vi entra per inci-
denza, per una speciale circostanza, che, se fosse
stata conosciuta dall' iiiclita Procura di Stato, io
sono sicuro eh' essa non avrebbe incriminato 1' ar-
ticolo di cui si tratta nè avrebbe trovato in me
colpa per offese di rimbalzo.
Io mi valsi del nome del barone Philippovich
come di un' arma contro gì' imprudenti attacchi del
Nazionale., non come soggetto d' atti censurabili.
A questo proposito mi permetterà l'inclito Con-
sesso di leggere il brano incriminato:
„La frase in discorso — scelta dal Nazionale
con sopraffina mariuoleria ed isolata da tutte le al-
tre pronunziate in quella occasione dall' onorevole
Radman — serve ora di aureola ai pseudo martiri
dell' annessione; a quei martiri che furono cano-
nizzati dal barone Philippovich e che — dopo morti,
ben morti — vennero dall' E. S. pietosamente col-
locati nella greppi della pubblica istruzione, solo
avello che era degno di ospitare le loro spoglie
flagellate e venerande."
Questo brano è mio in ogni parola, ad eccezione
dell' epiteto onorevole che venne preposto al mio
nome dal redattore Matcovich, come egli stesso
ebbe a dichiararlo nel suo primo costituto. In que-
sto brano parlasi di greppia che, come è ben na-
turale , risveglia le idee di fame e cibo. Ma
queste idee, che traspirano dalle parole che si ha
voluto incriminare, e che formano il nerbo dell'ac-
cusa, non sono mie: sono tutte del barone Phi-
lippovich, che ebbe la degnazione di esternarmele.
Una volta, tra le altre, che per affari di pubblico
interesse io mi portai da S. E. il barone Philip-
povich, egli ebbe la cortesia di parlarmi su diversi
argomenti. Devo premettere che io non ebbi mai
col barone Philippovich conferenze confidenziali.
Conferenze di questa natura io non ho mai cer-
cato presso le pubbliche autorità, nè le ho mai de-
siderate, non essendo proprie del mio car.ittere.
Dalle pubbliche autorità io non ho chiesto mai nulla
nel mio interesse privato, e non ebbi con es.^e che
quei soli contatti, cui la mia posizione di d(.'[)Utato
0 di mandatario d'interessi coiriuni esigeva dame
— nulla.più. Io quindi trattai sempre coi capi dei
pubblici dicasteri nei riguardi di forma e di con-
venienza dovuti alle persone; ma con piena libertà
ed indipendenza d' azione e di parola, e come se
il pubblico avesse dovuto ascoltarmi. Un simile
contegno stimai dovere gli altri usare verso di me.
Io dunque non sono vincolato a segreti e 1' onor
mio vuole che, trascinato sul banco degli accusati,
parli chiaro e senza riguardi.
Dirò dunque che S. E. ebbe a parlarmi, tra le
altre cose, un giorno delle infelici condizioni del
Comune di Almissa, e, dopo alcune premesse, si
degnò dirmi: Ella dottore mi aiuterà, mi deve a-
iutare. Fu allora che mi accorsi che la nostra re-
ciproca posizione non era ben determinata, e che io
doveva con tutta franchezza fare a S. E. un' espli-
cita dichiarazione della mia maniera di sentire. E-
sternai a S. E., nel modo il più solenne, le mie
convinzioni in riguardo agli annessionisti ed i miei
sentimenti in senso strettamente autonomo. Con-
chiusi col dire: che se S. E. il barone Philippo-
vich avesse trovato opportuno di valersi della po-
vera opera mia in relazione ai sentimenti che io
aveva avuto 1' onore di manifestargli, egli mi a-
vrebbe avuto sempre pronto a qualunque sagrifizio
pel bene del mio paese. Devo dichiarare a lume
del vero, che dopo quella conferenza il barone Phi-
lippovich non trovò d' avere più bisogno delle mie
prestazioni !
Ma torno alla questione.
In quella conferenza il barone Philippovich ebbe
la degnazione di convenire meco su diversi argo-
menti relativi alla riprovevole condotta degli an-
nessionisti verso gli autonomi ed al male che essi
facevano alla provincia. Deplorava però S. E. che
gli autonomi gridassero troppo. Mi permisi allora
di osservare che se gli autonomi gridavano, lo fa-
cevano perchè provocati dagli uomini del Nazionale,
ai quali era loro dovere di ri.^pondere.
Si, è vero, soggiunse- S. E. ; ma gli uomini del
Nazionale gridano perchè hanno fame; quando a-
vranno da mangiare non griderannopiìi. — Biso-
gna dar loro da mangiare.
Quantunque non fossi persuaso, e non lo sia an-
cora, della bontà del principio di dar da mangiare
a chicchessia per J,a sola ragione che grida, pure
non badai d' avvantaggio ad una simile opinione,
e la ritenni come idea politica valevole nella trat-
tazione della cosa publica tanto quanto un' altra
qualunque. In seguito però, quando vidi avverarsi
certi fatti in correlazione al principio suespresso,
mi risovvenni dell' idea del barone Philippovich e
me ne valsi nell' occasione in cui, provocato, scrissi
r articolo di cui oggi si tratta ; alludendo appunto
a quegli individui ai quali il barone Philippovich
aveva dato da mangiare. Io non intesi dunque di
biasimare il barone Philippovich, nè di schernirlo
nemmeno di rimbalzo, come dice l'accusa; ma di
valermi dell'arme ch'egli m'aveva offerto per ri-
spondere alle provocazioni degli uomini del Nazionale.
Se questi uomini li chiamai martiri, lo feci per-
chè essi stessi, in mille occasioni, se ne vantarono
dicendosi maltrattati e negletti. L' epiteto di mar-
tiri mi risvegliò nella mente quello di canonizzati,
come sinonimo di beatificati. Ed infatti il passag-
gio dallo stato di sofferenza e di martirio a quello
di benessere o di felicità, non può ritenersi che
quale una beatitudine.
Se poi adoperai il vocabolo marzapani, qaest' è
una maniera di dire affatto indifferente. Avrei po-
tuto dire pagnotta, polenta .... ma, mio Dio, dopo
tutto chi ne mangia non avrebbe potuto offender-
sene, nè chi regala I
Conchiudo col dichiarare che io non ebbi mini-
mamente in vista nei brani incriminati nè lo scherno,
nè il dileggio verso 1' Amministrazione Provinciale
0 verso il suo capo.
Declino qualunque intenzione mi si volesse at-
tribuire in proposito, e protesto contro le asserzioni
esposte a mio carico nell' atto di accusa.
Ciò in quanto concerne gli schiarimenti, che ri-
tenni necessari di dare sulla genesi dell' articolo
incriminato. Occorrendo ne potrò aggiungere degli
altri.
In quanto poi alla mia discolpa nelle forine e
nei rapporti di legge, mi rimetto a quanto dirà
r onorevole ed egregio mio difensore, avvocato
Giovannizio.
D.r Giovannizio. Visto che il redattore Matco-
vich domandò 1' ammissione dei rilievi per la parte
che lo riguarda, e visto che tali rilievi non hanno
molta relazione cogli articoli di cui sì dichiararono
autori i sig.i Radman e Bioni, domando che nel
caso in cui vengano ammessi i rilievi in discorso
sia divisa la procedura m due parti, vale a dire
che siano giudicati i sigi Bioni e Radman indi*
pendentemente dčil sig. Matcovich, appena termi-
nato l'odierno dibattimento.
D.r Zuliani. È anch' egli del parere che si scin-
da la procedura, ed insiste per l'ammissione dei
rilievi proposti dal suo cliente.
Presidente. Sospende il dibattimento alle ore 2
p. m. annunziando eh' esso verrà ripreso alle 5 p. m.
del giorno stesso. (Continua.)
(Nostri Carteggi particolari.)
Richiamiamo la speciale attenzione dei no-
stri lettori sul seguente carteggio:
Spalato 18 decembre.
L'organo, di cui è impresario G. Danilo e
redattore responsabile quella ipotesi giornali-
stica che è L. Matich, accoglie nel suo n.r
100 alcune sconcie e ribalde iusinuazioiii a
carico dei membri della locale deputazione
scolastica, partendo forse dal riflesso che il
frugare nelle tasche altrui e 1' opporre inven-
tari economici alle ragioni avversarie sia il
più spiccio dei metodi onde morlacchizzare
tranquillamente l'istruzione pubblica in Dal-
mazia.
Ciò è chiarissimo.
Per scientemente giudicare di una com-
media, per poter fischiarla legittimamente, per
ricevere le impressioni di una pronuncia ete-
roclita e bastarda, per apprezzare il martirio
ufficioso di un docente che balbetta un lin-
guaggio umoristico e contro natura, per com-
passionare uno stuolo di ragazzi, dannati ad
esprimere a memoria quanto non sanno e non
possono decifrare leggendo, per constatare che
fra il caos e l'ordine non v' ha alleanza pos-
sibile, per concludere che 1' introduzione di
una lingua non italiana nelle scuole medie-
come lingua d'insegnamento è il più assurdo
dei progetti, se concepito in buona fede, e il
più canagliesco, se meditato a profìtto di po-
chi avventurieri : per tutto ciò è chiarissimo
che ci vogliono tasche rigonfie di valori, non
monta se truffati od estorti, ma che il buon
senso, la coscienza e le stesse percezioni vi-
sive ed acustiche non c' entrano, nè ci possono
entrare assolutamente.
L'organo del sig. Klaich rivendica a sè ed
a' propri adepti l'esclusivo diritto di apprez-
zare l'idoneità scientifica del gergo graziosa-
mente imposto alle scuole, e il valore calli-
grafico di quelle aste che 1 corpi docenti della
provincia vanno sgorbiando pressati dall' im-
periale regio cipiglio dell' ispettore lu:>gotenen-
ziale. La Giunta di Spalato non si duole di
ciò, ed anzi ha l'onore di credere che il suo
giudizio suir andamento dell' istruzione non verrà
punto pregiudicato da codesta accusa d'in-
competenza, tanto più che la legge organica
da cui essa ripete i suoi diritti non richiede
per l'efficacia dei medesimi una speciale pe-
rizia nella interpretazione di indovinelli lin-
guistici e di sciarade nazionali. Senonchè 1' or-
gano del sig. Klaich, pretendendo di neutra-
lizzare anticipatamente il parere della Deputa-
zione scolastica di Spalato sulle orgie annes-
sioniste che si fossero compiute per avventura
negli istituti raccomandati alla sua vigilanza,
reca un altro argomento, un argomento pode-
roso ed invincibile dinanzi a cui dovranno rin-
culare sgomentati tutti coloro i quali trattano
la lingua slava come un bimbo passabilmente
sudicio e sciancato^ che ha grande bisogno di
abluzioni copiose e di soccorsi ortopedici.
E questo argomento, questa abbreviativa so-
luzione del più vitale dei quesiti, questa pa-
rete corazzata dietro a cui si appiattano co-
raggiosamente i giannizzeri dell' annessione spa-
latina (?) consiste in ciò: che i signori Crus-
sevich ed Alberti ebbero degli imbarazzi eco-
nomici, e che il D.r Cindro non ha l'ortogra-
fia dell'avvocato Tacconi, nè i talenti coreo-
grafici delP avvocato Voinovich! *)
n avvocato Voinovich è direttore a vita dei halli
nella Citaoniza di Spalato, ed hot il merito di
avere proscritto i pizmccotti ed i calci ohe soma
di prammatica nelle esecumni atdéntiehe del
kolo nagionate,'
" ''f
>c&ro della chiesa di S. Francesco e l'altro
nei suo studio, cia&cua de' quali possiede per
me, e penso possieda pe' >iniei Jefctori, l'attrat-
•tiva di schiudere ivastd orizzoHti e toccanti ed
-elevati ordini di' idee.
Una di queste ispledidide tele, la collocata
nel coro di S. Francesco., esprime, riassume,
allegorizza una Btoria dolce e mesta.: trattasi
d' una donna, Angelie&t di nome, di forme, di
costumi, che fu rapita -dopo pochi anni della
|)iù felice unione -ali' amore d'un marito degno
di lei; e che ne fosse degno, lo ciliari sempre
più la inconselabilità di questo e lo studio
indefesso che pose ad onorar la memoria della
S5ua cara defunta.
Che Angelica Salghettl, figlia d' un prode
soldato di Napoleone, sorella d' un illustre uf-
ficiale della marina italiana, 1' attuale contram-
miraglio Isola, meritasse quel fervido rimpianto,
lo hanno attestato due letterati vanto della
Dalmazia ove nacquero, e decoro di tutta Ita-
lia, Paravia e Tommaseo: illuminarono essi
con eloquenti apologie la vita modesta d'An-
gelica, e defunta 1' additarono modello di gra-
zia e virtù all' ammirazione, alla imitazione dei
connazionali. Quelle scritture recan sapore d'una
vita di santa cavata dai Bollandisti : non sor-
prende, per esempio, sapere che Angelica a-
dolescente soleva distribuire ai poveri ogni
suo indumento di cui poteva celare 1' assenza,
a tale di trovarsi abitualmente ridotta a non
aver più di due camicie, e le corsero giorni
che ne possedette una sola, costretta di la-
varla nascosamente durante i'isolamento della
notte'!...
Ella possedeva (sciisse Tommaseo) una virtù
rara in donna, praticava i sagrifici del silen-
zio ; sapeva ascoltare, assentire e dissentire
taceaido; grave e modesta, prudente ed amo-
revole, cortese e vereconda, sincera ed avve-
duta. E per affetto allo sposo, e per qael
senso del bello che neH' anime ben educate
fiorisce dal senso del bene e ne preparai
frutti, ella amava V arte in lui : sentiva che
piccolo è il numero degli artisti veri e spe-
rava di sempre più svolgere colla pace del-
V animo e del cuore V ingegno del suo Fran-
cesco ; belle parole scritte da lei, che inchiu-
dono il segreto dell' arte : ma i più tra' cul-
tori di questa pare che professino la sentenza
contraria, nella inquietudine ponendo la ispi-
razione. —'
— Er a mezzo Y autunno (scrìsse Paravia)
stagione buia e piovosa; eppure sui lidi e
coUi di Genova rideva in quel giorno uno
de' più puri soli di maggio. La serenità di
quel cielo, lo smalto di quella riviera, 1' aria
che se ne inbalsamava, il mare che se le fa-
ceva specchio, tutto concorrenza ad accrescere
la contentezza degli sposi: e la natura stessa
pareva del loro gaudio gioire; ma la pia An-
gelica non si partiva da queir altare che l'e-
ra sorgente di sì pure gioie, senza recarsi a
sciogliere un antico voto al sepolcro della cara
sua madre, sepolcro che nell'ardore della sua
filiale pietà venerava come l'altare d'una santa.
Cosi, mescolando alla piena del gaudio una
vena di tristezza, ella mostrava che la sua a-
iiima non si sarebbe lasciata gonfiM-e dai lieti
casi, nè prostrare dagli avversi. —
Dodici anni di vita coniugale 1' avean chia-
rita, senza toglierle gioventù e avvenenza, non
meno ammirabile madre che moglie ; lorchè di
' subito sparve da mezzo a' suoi cari, lascian-
doli avvolti di gramaglie, in casa vedovata di
•ciò che la scaldava e illuminava.
Nobile sfogo al proprio dolore il povero
marito chiese all'arte che aveva preso ad a-
inare sino da giovinetto; e nel suo miglior
quadro (così si esprime in una bella comme-
morazione funebre d' Angelicail professore Pie-
tro Pagani) —- scrisse a vivi colori una pie-
tosa istoria divisa in due parti ; nella inferiore
una scena straziante di morte, nella superiore
uno spettacolo esilarante di vita, e abbasso la
pudica spoglia di Angelica distesa sul funereo
letto, e intorno sposo e figli immersi nel duolo,
bagnati di pianto in isvariati atteggiamenti,
tutti commoventissimi : in alto all'anima di lei
cresciuta dì beltà e di luce, movono incontro
^où impaziente affetto, insiem cogli Angioli loro
custodi, tre bambini che V aveano preceduta in
cielo, co' quali ella recandosi in braccio la
bambinella morta con lei, viene scortata dal-
l'Angelo suo tutelare appiè del trono della
Vergine vestita di sole, coronata di stelle, spi-
rante da tutta la persona quel sublime com-
plesso che Dante racchiuse in questi tre versi
divini
In Te misericordia, la Te pietate,
In Te magnificenza, in Te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate.
E appiè di quel trono, a cui i Cherubini fanno
ifcgaù'llo, la Benedetta tutta atteggiata a pietà
raccomanda gli afflitti superstiti alla Dìspen-
satrice delie celesti consolazioni — alla Madre
4elle misericoMie. — Così (riflette à questo
sproposito il Pamvia) nella religiosa inv^enzio^ie
dell'^tista è k splendore della vita ch' esce
dallo squallore della tomba, è T «om® che ri-
nasce allor appunto eh« muore, son ìe lagrime
della terra che vengono rasciutte dalle conso-
lazioni del cielo.
In questa grandiosa composizione la distribu-
zione <e il concetto si accostano all'Assunta di Ti-
ziano, alla Trasfigurazione di Raffaello, dove,
^similmente si appresentano associate scene di uno
stupendo dualismo, l'una abbasso di passio-
nata agitazione terrena, T altra in iilto di se-
rena calma divina.
H Nazionale, che non ebbe mai nulla di
sacro, che non risparniiò gli uomini più illu-
stri ed onesti del nostro e degli filtri paesi,
che calunniò venerandi prelati, che denigrò
esimi pubblici funzionari, che insultò i ministri
dell' Imperatore, accolse nell' ultimo suo nu-
mero uno scritto inqualificabile, diretto, sotto
foraa di lettera aperta, u S. E. il Luogote-
nente del Regno.
Era naturale che gli uomini i quali avven-
tarono i loro dardi avvelenati contro un Maupas
ed un Petrovich; contro i vescovi Kneževich,
Zaffron e Calogerà ; contro Beust e Giskra ;
era naturale, diciamo, che questi uomini co-
gliessero un' occasione qualsiasi per iscagliarsi
anche contro il neonominato Luogotenente, —
il quale agli occhi dei settari ha il gravissi-
mo torto di essersi acquistato maggiore popo-
larità in due mesi, che il suo predecessore in
tre anni ; — il quale ha commesso l'impru-
denza di non atteggiarsi a capopartito; — il
quale, in una parola, si mostra seguace fedele
della Costituzione e delle massime abbracciate
dall' Imperatore e da' suoi Consiglieri.
I corifei del Nazionale sono orribilmente vi-
ziati dalle tenere carezze, dalle dolci ciambelle,
dai saporiti marzapani che il barone Philip-
povich ed il sig. Vergerlo andavano loro pro-
digando: — essi si trovano ora in presenza di
un uomo calmo, fermo, imparziale, che non
ne vuole sapere di predilezioni, che cerca con
ogni mezzo di conciliare j partiti, che brama
di far prevalere ovunque le liberali idee del
Ministero costituzionale, e che tira dritto per
la sua strada senza volgeie realmente il capo
nè a destra nè a manca: gli è perciò che
essi credono sia venuto il tempo di innalzare
i primi gemiti di dolore, i primi gridi d'allarme.
Coi gemiti sperano di commuovere; —colle
grida sperano di terrorizzare. —• Tempo per-
duto ! — I bei giorni di Aranjiiez sono irre-
vocabilmente passati / È trascorso quel tempo
in cui si otteneva tutto alternando i belati
coi ruggiti ; è trascorso quel tempo in cui il
favoritismo sedeva onnipotente, fiancheggiato
dalla losca parzialità e dalla torva minaccia;
è trascorso quel tempo in cui certa gente del
calibro dei Klaich, dei Vergerlo, dei Buzzo-
lich, affacciandosi alle finestre del palazzo luo-
gotenenziale e guardando l'orizzonte della Dal-
mazia, come se fossero padroni del creato, e-
sclamavano con voce autorevole e soddisfatta:
„Non per vantarci, ma oggi fa ,una bella gior-
„nata!"
È necessario che 1' amministrazione provin-
ciale non si lasci imporre dai triviali conati
di pochi turbolenti avventurieri, i quali es-
sendo privi essi stessi e dell' istinto e della
capacità di fare il bene, non vogliono neppure
lasciar luogo ad altri che lo facciano. Mo-
strandosi giusta, operosa, estranea ai partiti,
zelante esecutrice della legge, amica delle li-
bertà costituzionali, la nuova amministrazione
della provincia sarà sempre sostenuta dall' o-
pinione pubblica e continuerà a godere di quella
riverenza, di quella simpatia e di quell' ap-
poggio che tutti gli onesti si sono creduti in
debito di prodigarle. Gli urli plateali, le briache
invettive, le calunniose insinuazioni di quattro
0 cinque agitatori non possono fare, nè fa-
ranno presa sull' animo del pubblico, il quale
ormai conosce la sua gente e sa apprezzarla
come merita.
Noi siamo rimasti trasognati, quando, pren-
dendo in mano i' ultimo numero del Nazionale,
vi abbiamo letto uu' interpellanza che comin-
cia colle seguenti parole, la cui esagerazione
è troppo trasparente perchè vi sia bisogno di
dimostrarla :
„Le condizioni sociali in Dalmazia sono
„scosse profondamente, ed ogni persona assen-
„nata deve racapricciare pensando dove an-
„drà a finire la licenza. La malvivenza, le
„vendette di sangue, gli incendi, le rapine, le
„cittadine discordie e piazzate, ed ogni genere
„d'insolenze, ed insinuazioni stanno all' er-
odine del giorno. La pubblica tranquillità e si-
scurezza sono turbate, vecchie e nuove ingiu-
„stizie servono d' incentivo M una popolazione
„irràsdbile, armata ed abituata al male. Due
„partiti si osteggiano nella Dieta, nei corìsi-
„gli comunali non solo, ma ben anco nelle
„botteghe « caffè, e la discordia si è iìitro-
„ dotta persino nelle famiglie. Il male ha tanto
„progredito che, senza un rimedio pronto ed
„efficace, potrebbe convertirsi in guerra civile.
„Si constatò che in alcune parti della pro-
„vincia le leggi hanno perduti la provvida
„loro forza ; che i pubblici organi non sono
„sufficienti o per debolezza o per malizia
„ad es.ercitare le loro mansioni ; che la
„libertà individuale, la sostanza, 1' onore ed il
„decoix) personale sono esposti senza malie-
„veria ad attacchi e violenze, in una parola:
„che all' ombra delk libertà ha preso il so-
„praveiito la licenza e la sfrenatezza".
Lo ripetiamo ancora una volta: noi siamio
rimasti trasognati nel leggere queste parole
menzognere, accozzate assieme all'unico scopo
di falsare da capo a fondo le presenti condi-
zioni del paese e di fuorviare l'opinione pub-
blica eh'è unanime nell' approvare il nuovo
stato di cose; — siam.o rimasti trasognati,
perchè gli uomini i quali, alterando i fatti ed
esagerandone infinitamente la portata, hanno
inspirato, scritto, firmato e stampato k favo-
losa interpellanza in discorso, sono quelli stessi
che sotto la sciagurata amministrazione Phi-
lippovich dipingevano la Dalmazia come un
Eden di delizia e ci davano sulla voce ogni
volta che noi parlavamo dello sgoverno reale
della provincia. Ma il Nazionale ed i suoi a-
depti allora palliavano o negavano i mali co-
gniti a tutti e da noi messi a nudo, e cer-
cavano di nasconderli, perchè avevano la con-
scienza di esserne essi soli la causa. Ora in-
vece, che la quiete è subentrata quasi dap-
pertutto, essi si contraddicono, inventano fatti
non veri ed osano rammentare con insigne
sfrontatezza i disordini di cui furono complici
e autori — disordini tutti accaduti sotto
il paterno reg^gime dei bar. Fililippovicli
— disordini tutti che furono consegruen-
za delle indirezioni del prelodato barone
e de' suoi Beniamini — gettandone la re-
sponsabilità suir attuale amministrazione pro-
vinciale, che vi ha posto un freno pronto ed
efficace.
Tanta sfacciataggine, tanta impudenza sa-
rebbero incredibili, se non fossero vere 1 —
Esse però sono degne del Nazionale e della
combriccola di cui egli è 1' organo !
Riceviamo da Traù il seguente articolo che
ci affrettiamo a pubblicare facendo voti af-
finchè il modesto e giusto desiderio in esso
espresso abbia piena effettuazione.
Le lusinghiere parole, colle quali S. E. il nostro
benamato Governatore si degnò di accogliere i sensi
di ossequiosa riverenza espressi a nome della pa-
tria rappresentanza dalla nostra deputazione; la
sua alta dispiacenza, perchè nella ripartizione dèi
distretti politici non si avea avuto riguardo agli
interessi ed all'importanza della nostra Traù; e
più ancora la promessa di venire a conoscere per-
sonalmente i nostri bisogni e porvi riparo, colma-
rono di gioia ogni onesto cittadino, in cui è viva
la ricordanza delie nostre passate disavventure.
Si ridestarono speranze, che negli ultimi tempi
dell' ioipopolare amministrazione Philippovich s' e-
rano sopite, e la lusinga che la mano prudente di
S. E. il nuovo Governatore voglia trarre il nostro
paese dal triste stato in cui ritrovasi attualmente
peir assenza dell' autorità politica, comincia a farsi
strada in mezzo ad una popolazione, che delle glo-
rie antiche conservando memoria indimenticabile,
con maggior pena s' addatta alle immeritate umilia-
zioni recenti.
Traù, paese eminentemente agricolo, è tuttora,
doloroso a dirsi! priva d'un buon regolamento che
con severa imparzialità stabilisca i doveri dei co-
loni, ed i loro rapporti coi proprietari.
Alle conseguenze derivanti dall' incertezza di
siffatte relazioni, sotto V intlasso delle quali, il pro-
prietario è spesso esposto all' arbitrio del colono
opponeva un' argine sufficiente i' azione più o meno
energica dell' autorità politica locale, che coli' ap-
poggio della pubblica forza, col rigore delle leggi
e colla punizione istantanea dava ragione ai diritti
dei proprietari.
Colla traslazione dell' autorità politica in Spalato
fummo spogliati anche di questi vantaggi, e ne
derivarono già fin d' ora conseguenze deplorabilis-
sime pella sicurezza delia proprietà. Gli abusi co-
lonici, i rifiuti nella contribuzione delle quote do-
minicali sono all' ordine del giorno.
La nostra Amministrazione comunale, non ostante
la sua attività e le sue ottime intenzioni, non è al
caso di porre il freno necessario ad un male, che
ove non s'a rattenuto fin dal principio porterà seco
un mare di guai. Essa a servizio del Comune non
può disporre che di tre guardie di polizia, che ap-
pena bastano pella soi'veglianza della città, ed alle
quali è vietato 1' uso delle armi. La Gendarmeria
' ha riacquistato l'indipendenza d' una volta. Non h
soggetta •al giudice, non al Comune. Quali sieno le
sue istruzioni, nessuno lo sà.
Queste cose t)on possono durare, e se v' ha chi
Screda che gli abusi colonici possono essere radi-
calmente distrutti colle semplici assunzioni dei dan-
neggiati fatte dal Comune, assunzioni che devono
poi essere rimésse al capitanato di Spalato pel giu-
dizio definitivo, egli s'inganna a partito.
Noi riteniamo, che le attribuzioni dei Comuni in
questa povera Dalmazia, così crudelmente dilaniata
da gare personali e da asti di partito, non debbano
estendersi a fatti di natura così delicata, e nello
stesso tempo così pericolosa.
Ma quando pure si fosse d' avviso diverso, allora
converrebbe collocare i Comuni in una posiziona
ben differente dall' attuale. Essi mancano delle ri-
sorse economiche necessarie, onde provvedersi buon
numero d'impiegati attivi ed intelligenti, che col
crescere delle attribuzioni delegate dovrebbero as-
sumersi. Difettano di mezzi coercitivi, senza ì quali
la legge rimane lettera morta e ludibrio del po-
polo, e si toglie loro il prezioso diritto dì giù li-
care definitivamente sulle fatte assunzioni, r[;iuui-
dandole ai rispettivi capitanati, che forse riassume-
ranno i già assunti, onde presentare dopo mesi al
colto pubblico una sentenza burocraticamente per-
fetta, ma inutile all' ordine pubblico.
Sono corsi ormai tre anni dalla promulgazione
della nuova legge comunale, e, checché si dica, i
risultati che ne derivano non furono i più conso-
lanti.
In alcune Comuni regna completo il disordine, in
molte un' apatìa lagrimevole.
Non è colpa di tutti i Comuni tale stato di COSP,
Privi di proprio patrimonio, e costretti a sopperire
ai loro bisogni con addizionali vessatorie, menano
una vita di stento, non confortata nemmeno dal no-
bile desiderio di poter lasciare qualche monumento
della loro attività, del loro talento.
In tali circostanze è dovere urgentissimo delle
autorità di provvedere i Comuni di nuove fonti di
risorse, di favorire senza ambagi e senza equivoci
i generosi conati di quelle amministrazioni che pre-
gano e ripregano pella rivendicazione di libelli, di
fondi, e diritti sacrosanti confiscati ai Comuni in uu
infausto passato. Altrimenti la vita comunale sarà
distrutta nelle sue basi. Allora soltanto i Comuni
potranno pensare a maggiori incarichi, ed attribu-
zioni delegate più estese, e ciò che oggi è un' iro-
nia, diverrà domani un vero benefizio.
Ma fino a che perdureranno le condizioni attuali,
noi, imitando 1' esempio della nostra lodevole Am--
ministrazione comunale, domanderemo con sempre
maggiore insistenza 1' autorità politica locale, come
unico mezzo a ridonare al paese la sicurezza degli
abitanti, alia quale, non c'è che dire, abbiamo pieno
diritto, e pel cui conseguimento paghiamo, conser-
vate le debite proporzioni, maggiori imposte di qua-
"unque altro distretto della pl'ovincia.
E perchè non si ritengano esagerate le nostre
pretese, e non si ascrivano a ridicole velleità di a-
vere in Traù impiegati d' alto rango, noi esporre-
mo alle autorità superiori un voto, la cui realiz-
zazione accontenterebbe le giuste esigenze dei Trau-
rini, senza aumentare le spese del sovrano erario,
e sarebbe riparo ad un' ingiustizia, alla quale forse
pose mano senza avvedersene qualche deputato
troppo tenero del benessere della sua città natale.
Questo voto lo compendiamo nei seguenti termini:
Non sarebbe considto, che uno dei tre commissari
del capitanato di Spalato, al quale è annessa una
dozzina d'impiegati, assieme ad un cancellista, tra-
sferissero stabilmente la loro sede a Traù ? ... .
Traù li 20 settembre. U
JDlGtSL IDSLlicnSLtSL
(Continuazione della seduta del 23 corr.)
È all' ordine del giorno il rapporto della Giunta
sopra una proposta di alcuni deputati della mino-
ranza per V introduzione della lingua slava nel foro
e negli uffizi amministrativi.
De Fonte, (relatore) Propone a nome della Giunta
che si passi air ordine del giorno per parecchi mo-
tivi e tra gli altri perchè in pratica il progetto sa-
rebbe inattuabile, e perchè in ogni caso la Dieta è
incompetente a trattare siffatti argomenti i quali
sono riservati al Consiglio dell'Impero.
Klaich. Nega l'incompetenza della Dieta. Citagli
esempì delle Diete di Trieste, dell' Istria e della
Gallizia, le quali respìnsero in casi consimili le di-
chiarazioni del commissario imperiale che appunto
accampava siffatta questione. Egli ritiene che il
Consiglio dell' Impero non conosca nè le nostre
conJizioni nè ì nostri bisogni. Conclude dicendo
che voterà contro il proposto ordine del giorno.
Lapenna, Sulla questione d' incompetenza egli
sarebbe forse d' accordo col deputato Klaich, ma
crede che si debba respingere il progetto di legge
per molte altre gravi considerazioni, parecchie delle
quali furono anche rilevate nel rapporto della Giunta.
Prima tra esse è che il paese non è punto pre-
parato ad una innovazione così radicale come è
quella dell' improvvisa introduzione di una nuova
lingua nel foro; di una lingua eh' è ancora in fa-
sce; di una lingua che non possiede terminologia
legale. D' altronde per ciò che riguarda la lingua
parlata, la parificazione è completa. La lingua slava
è bene accolta in tutti gli uffici quando le parti
hanno bisogno di servirsi dì essa. L' unico punto
in cui esiste differenza tra le due lingue è quello
che concerne la lingua scritta; e ciò è naturale,
inquantocchè la lingua slava non è ancora formata.
Non si può quindi pretendere che la magistratura
giudiziaria risponda per iscritto in una lingua che
manca di termini tecnici e scientifici. Facendo ciò
Guccederebbero mille errori; mille inconvenienti,
oxr.ro 95.
Condizioni d'Associazione.
Per Zara.
Per un anno fiorini 8 : —
Per sei mesi „ 4: —
Per tre mesi 2 : ~
Per r Impero d'Austria.
Per un anno fiorini 9 : —
Per sei mesi „ 4: 50
Per tre mesi 2 : 50
Per l'Italia, Francia, Inghilterra« Serbia e Turchia.
In Banconote austriache fior. 12:50, all'anno
semestre e trimestre in proporzione.
Zara 24 novembre.
La lingua slava e la Dieta dalmata.
(Continuazione vedi n.r, 94)
Avvi negli articoli del sig. X un' altra as-
serzione che sta bene prendere in osarne. Il
har. Filipović (dice V articolista) il di cui
nome resterà caro agli slavi, si provò di
far loro in parte giustizia, e levando dai pol-
verosi scaffali, ove giaceva, una legge di Bach,
sìilV uso della lingua slava nelle scuole, ne in-
culcò V esecuzione. Chi non sa la guerra che
per ciò fu mossa al har. Filipoviéì
Una cattiva stella certamente fece capitare
il maleavventurato barone nelle mani degli an-
nessionisti, i quali neppure dopo caduto non
ristanno dal comprometterlo. Avezzi a far man
bassa su tutto, bistrattano senza pietà il loro
protettore, e non risparmiano nè la sua atti-
vità ufficiosa, cui, se non altro, carità del pros-
simo consigliare dovrebbe di dare a perpetuo
obblìo, e neppure il suo cognome, che di Phi-
lippovich in Filipović troviamo da loro co-
stantemente mutato.
Noi non ci faremo a discutere e molto meno
a pronunciare se sia azione plausibile 1' al-
terare il proprio e, peggio ancora, i co-
gnomi altrui; e non volendo quindi fermarci
più di tanto su tale bistrattamento, passeremo
a dimostrare essere falso quanto 1' articolista
asserisce riguardo all'operosità ufficiosa del
povero barone per quello che concerne la lin-
gua slava, ed alla guerra che per ciò gli venne
mossa.
Non è punto vero che il bar. Philippovich
abbia levato dai polverosi scaffali, ove giaceva,
la legge di Bach sull' uso della lingua slava
nelle scuole e ne abbia inculcato 1' esecuzione.
Oibò : egli non 1' ha fatto, nè e' era bisogno
di farlo. Precessore del bar. Philippovich nel
governo della Dalmazia fu S. E. il bar. Ma-
mula, il quale quanto sinceramente amava que-
sta terra e i suoi abitanti, altrettanto era pre-
muroso affinchè i giovani apprendessero bene
tutte e tre le lingue che sono loro più necessarie
e particolarmente la illirica. Croato di nascita
al pari del bar. Philippovich, ma altramente
compreso dei doveri della sua posizione come
pubblico funzionario, il bar. Mamula promosse
sempre ed incoraggiò con ogni sua possa la
diffusione dello studio della lingua illirica ; anzi,
se non siamo male informati, l'ordinanza Bach
era stata da lui stesso provocata; e ciò solo
basterebbe a rendere del tutto inverosimile
eh' egli la lasciasse dappoi giacere ne' polve-
rosi scaffali. Il bar. Mamula era un governa-
tore per cuore, per ingegno, per intelligenza,
per attività, per verace patriottismo, di gran
lunga superiore a colui .che gli succedette ; ed
oltracciò, come impiegato soggetto al Ministero,
ora de' suoi doveri osservantissimo. Ed osser-
vantissimi del pari erano i due consiglieri aulici
che gli sedettero a lato, cioè da prima S. E.
il bar. Roszner e poscia il d.r Lapenna, per-
sonalità spiccate, il cui posto, il quale nell' ul-
timo triennio ha subito una specie d' interre-
gno, si spera che sarà quanto prima degna-
mente e definitivamente rimpiazzato. Ora du-
rante r amministrazione di questi tre egregi
funzionari non si è dato mai il caso che le
ordinanze ministeriali si lasciassero giacere nei
polverosi scaff'ali, oppure si mettessero in e-
secuzione a controsenso. Si dice invece che
ciò sia avvenuto sotto qualche altra ammini-
strazione, ma noi non vogliamo occuparcene.
Quello che preme constatare si è che 1' ordi-
nanza Bach non giaceva ne' polverosi scaffali ;
e che se il bar. Philippovich se n' è occupato,
egli lo fece in mal punto; imperciocché a-
vendo creduto di leggervi ciò che non vi si
trovava neppure per ombra, diè fuori quelle
famose circolari logicamente assurde, pedago-
gicamente perniciose, linguisticamente scorrette,
praticamente inattuabili, che noi abbiamo pub-
blicate a suo tempo e commentate.
Quelle circolari misero lo scompiglio, la con-
fusione, il disordine ne' pubblici istituti, e
sparsero un maìcoutento, una indignazione ge-
nerale da un capo all' altro della Dalmazia.
Numerosi, ripetuti, energici, insistenti piovvero
a Vienna i ricorsi ; e il ministero, facendo ra-
gione a' reclamanti, emise una ordinanza che
abbiamo già pubblicata, ma della quale finché
durava 1' amministrazione del bar. Philippovich
non isperavamo di vedere nella loro pienezza
i benefici efi^etti. Quell' amministrazione fortu-
natamente è caduta; tardi sì, ma è caduta; e
noi che salutammo con gioia il lieto avveni-
mento, foriero per la Dalmazia di più prospere
sorti, comprendiamo benissimo il dolore del
Nazionale^ che, non potendo far altro, finge di
attribuire all' argomento della lingua la guerra
che fu mossa al bar. Philippovich, e dalla
quale egli da ultimo usci cosi malconcio come
tutti sanno. Se per le circolari philippovichiane
la Dalmazia intiera si scosse e reclamò, la
guerra che fu mossa non era già diretta con-
tro la persona del bar. Philippovich ma contro
le sue disposizioni ; e non contro quelle sol-
tanto; dappoiché buon numero delle disposi-
zioni luogotenenziali d' allora non pur in fatto
di scuole, ma anche negli altri rami ammini-
strativi erano dalla grandissima maggioranza
del paese giudicate insipienti, inopportune, ro-
vinose. Il Nazionale domanda: Chi non sa la
guerra che per ciò fu mossa al barone Fili-
pović. E noi potremmo domandare alla nostra
volta: Chi non sa la guerra che il bar. Phi-
lippovich mosse alla lingua italiana ? Chi non sa
la guerra che il bar. Philippovich mosse al par-
tito autonomo ? Chi non sa..?.. Ma il bar.
Philippovich non è più : egli è morto. Noi non
vogliamo calpestare la sua fossa; non vogliamo
turbare il sonno del trapassato. Beg^uiescat in
pace.
D' un' altra ordinanza ministeriale trovasi
fatta menzione, ma più sfuggevole, negli arti-
coli del sig. X. È queata 1' ordinanza del mi-
nistro Lasser relativa all' uso della lingua il-
lirica nel foro. Sciagurata ordinanza anch' essa,
e mal capitata 1 L' ordinanza Bach era capitata
nelle mani del bar. Mamula, ed egli 1' avea
lasciata giacere ne' polverosi scaffali ; 1' or-
dinanza Lasser capitò nelle mani dei burocrati,
ed eglino arrivarono a metterla tra i ferri
vecchi. Questa però, più sventurata di quella,
non trovò una mano pietosa che la racco-
gliesse, che la nettasse dalla ruggine, che la
rimettesse in onore. Nessuno, proprio nessuno
degl' impiegati giudiziari, neppure di quegl' im-
piegati superiori che sono stretti in intima cor-
rispondenza d'amorosi sensi col Nazionale e col
Narodni List, non si accinse all'opera misericor-
diosa. Ingrati! Ma qui udiamo risponderci dall'ar-
ticolista: L'avrebbero fatto, oh sì, l'avrebbero
fatto; ma no '1 poterono, avendo trovato una
opposizione invincibile in quei burocrati i quali
arrivarono a metterla tra i ferri vecchi; in
quella burocrazia riguardo alla quale è verità
incontrastabile essere facilissimo che pri-
meggino tre grandi loassioni: pigrizia, in-
vidia ed egoismo. Infame burocrazia! Buro-
crati scellerati! E tanto osate voi? Di tanto
siete dunque capaci? Possa il cielo incenerirvi
co' suoi fulmini, e sperdervi tosto dalla faccia
della terra ! Sia benedetto colui che ha avuto
il coraggio di svelare le vostre turpitudini!
Tali esclamazioni, od altre consimili saranno
probabilmente uscite di bocca a qualcuno dei
più semplicioni tra i lettori dal Nazionale nel
sillabarvi le caritatevoli insinuazioni dell' arti-
colista contro una delle classi più rispettabili
dell'organismo sociale; contro i pubblici fun-
zionari presi, come suol dirsi, a mazzo; accu-
sati nientemeno che di -trasgressione de' pro-
pri doveri, ed additati al pubblico disprezzo
come infetti da tre vizi, tra i più schifosi schi-
fosissimi. Nè noi condanneremo que' semplici
che avessero per avventura cosi esclamato.
Chi di fatti non 'si sentirebbe indignato alla
scoperta di tanta bruttura in coloro appunto
che sone messi a gnardia della giustizia, a di-
fesa della legge, a tutela degP interessi del
popolo ? Chi non crederebbe che 1' autore degli
l lui Ci
articoli, il sig. X, sia un liberale di prima
forza, una persona indipendente, od al men me-
no un uomo non aggiogato al foglio di paga-
mento? E noi pure, sebbene altamente sti-
miamo la benemerita classe de' pubblici impie-
gati e riproviamo quindi le calunniose invet-
tive scagliate contro di loro ; sebbene non cre-
diamo punto al liberalismo nè del Nazionale,
nè de' multiformi suoi redattori, imprenditori,
collaboratori; sebbene per conseguenza non
avremmo mai lasciato uscirci di bocca o cader
dalla penna quelle od altre esclamazioni con-
simili ; pure tenevamo per fermo che 1' autore
degli articoli che andiamo esaminando fosse un
uomo libero, indipendente, e dalla burocrazia
svincolato del tutto. Ma ci siamo ingannati.
Nel n.r 93 del Nazionale il sig. X ha pub-
blicato un altro articolo sulla lingua slava, con
un' appendice d' accuse non più contro la bu-
rocrazia, ma contro il burocratismo; e se die-
tro la medesima lettera non si nascondono due
persone diverse; s'è vero che lo stile è 1' uo-
mo, e che quindi due uomini diversi non pos-
sono avere uno stile identico ; noi ci pensiamo
di poter affermare che 1' autore degli articoli
in discorso non è già, come ci si era fatto cre-
dere, quel caro italo germanizzato che ci trova
il suo tornaconto nel presentarsi al pubblico
in maschera da slavo ; ma è un burocrata in
carne ed ossa, anzi nelle midolle delle ossa. I
nostri cortesi lettori se ne stupiranno ; eppure
la è cosi: l'accusatore, il calunniatore, il be-
stemmiatore della burocrazia è un burocrata
a tutta prova, un burocrata puro sangue. Il
sig. X neir ultima parte del suo ultimo arti-
colo ha tradito 1' anonimo, ha manifestato se
stesso. Egli non può essere altri che uno di
quegl' impiegati infermi e malfarmi che nell' e-
state di quest' anno interruppero d'improvviso
i loro lavori ufficiosi e corsero da Zara a Vien-
na, non già per disimpegnarvi mansioni di bassa
polizia come si andava buccinando, e come qual-
che fatto allora avvenuto autorizzava a credere,
ma unicamente pèr fare nella capitale dell' im-
pero una buona cura di bagni di mare.
(Continua)
Eseiirsioìie nella Dalmazia
di
XIV.
Spesi la mattina del terzo giorno della mia
fermata a Zara visitando gli scogli (che son
tutto altro che scogli) pittoresca e fertil isola
con duemila abitantj, che si dilunga rimpetto
la città, da cui la separa un braccio di mare
in forma di canale largo circa due miglia. Vi
tengono ville i zaratini; e por la continua
ventilazione che vi regna, e per la giocondità
delle vedute che vi si godono, si appongono
facendovi nella buona stagione lunghe dimore.
Il conte Begna che me ne avea proposta
la gita, la condì sovra luogo d'una refezione
di frutti squisiti, e di vini eccellenti indigeni.
Mi garbano le statistiche che presentano a
questo modo la dimostrazione di ciò che as-
seriscono; ed io, da quanto mi hanno dimo-
strato r Arcivescovo, Salghetti, e Begna, ho
argomenti certi di credere che la Dalmazia
produce vini che rivaleggiano coi migliori di
Spagna; tai sono, ad esempio, idi. vagava della
Brazza e la maraschina di Sebenico. Ciò che
rendea vieppiù dilettoso quell' asciolvere in
riva al mare, riparati da una tenda intessuta
di rose e gelsomini, erano le isolette disse-
minate attorno per 1' acque azzurre con gentile
varietà grandette e piccine, aride e verdi, que-
sta con un santuarietto tra gelsi, quella con
un casinetto tra viti, tutto assieme bizzarro,
incantevole che suggeriva rosee fantasie di
sciami di najadi che si sarebber volute ve-
dere circondare nuotando, come nell' affresco
di Raffaello della Farnesina, coi bei corpi i-
gnudi la conchiglia trionfale di Galatea; op-
pur di venete peote effondenti tra quelle i-
Le associazioni e gli importi dì
gruppi 0 meglio in assccjni xìostali., _____
all' Amministrazione del Dalmata in Zai'ù e non
più alla Bedazionc. A. Spalato presso il signor
Lorenzo Gilardi. — Lo corrispondenze devono
dirigersi affrancate csclusivamente al lìcdattore.
Le lettere non afirnncaie saranno rer.p'i'^^'-^ I
comunicati si inseriscono al prezzo di ÌHÌIOI
8 la linea. Non inserirà nessun artic.oju fir-
mato, ove esso non sia accompagnato da un im-
porto di soldi 30 pei il pagamento della tassa
di finanza.
Un numero separato costa soldi 8
Esce il mercolcdi e il sabato.
solette taluno dei musicali concenti, a cui ta-
lora risponde nel cuor della notte 1' eco dei
marmorei palazzi del Canal Grande. Qui il
limpido tramonto a cui succede il patetico
lume della piena luna, ha del magico; e mi
sorprendo di due cose; che niun pittore di
grido abbia peranco scielto, per esempio, la
baia d' Oltre, veduta dalla villa Begna a sog-
getto d' un suo paesaggio ; e che a niun poeta,
a niun filosofo, a niun innamorato sia passato
in mente di qui stanziare per comporre versi,
sognare sistemi, spendere la luna di miele.
Ma le lune, anzi gli anni e i lustri di micie
tramontano anch' essi nel bujo d' inetfabili tri-
stezze : e me ne rese memore la seguente iscri-
zione nel cimitero d' Oltre, collocato a mo' di
pensiero malinconico in mezzo a cotesto Eden :
QUÌ RIPOSA
LA BELLA E PUDICA SPOGLIA
I)' ANGELICA ISOLA
CHE NATA A NOVI L' ANNO MDCCCXVH
E SPOSATA A
FRANCESCO SALCkHETTI-DRIOLI
DAPPOI CHE L' EBBE PER ANNI XLL
RALLEGRATO DI PROLE
GIOVATO DI CONSIGLI
EDIFICATO COLLE VIRTLJ
BEATIFICATO COLL' AMORE
ABBANDONÒ D' IMPROVVISO QUESTA TERRA
IL 20 SETTEMBRE 1853
IN MEZZO ALL' UNIVERSALE COMPIANTO.
Il conte Begna non mi lasciò più andare
quel giorno; e dubito si proponesse essermi
tentatore a grave peccato. Quale peccato più
grave di quello che precipitò Lucifero dal
cielo? Or bene, non direbbesi che il conte
macchinasse tirarmi in tentazione di commet-
terlo, a sapere che queir ultima sera della
mia dimora a Zara mi accommiatò illuminando
di una miriade di palloncini colorati il suo
giardino in città, rallegrato da eletta musica,
popolato dal fiore de' cittadini, cento e più
che mi circondarono, e quasi mi fecero per-
dere la bussola in mezzo ai molti e molto
gentili loro complimenti? Se non iscoppiai quella
sera fu miracolo: fortunatamente mi sovvenni
della rana d' Esopo. (Continua )
(Nostri Carteggi particolari.)
Costantinopoli 2 novembre.
Il Consiglio di Stato alacremente lavora la nuova
leggo sulla stampa; e questa, a quanto diccsi, sarà
un fac simile della francese attualmente in vigore
con esclusione d' ogni jury. Coi pubblicisti locali
non ci sarebbe quindi per niente da con;ir;itular-
sene. La repressione della stampa è da qualche
giorno all' ordine del giorno. 11 giornale b'.ilgara la
Macedonia fa sospeso a tempo indeterminato, quan-
tunque non pubblicasse mai articoli ostili al go-
verno Ottomano. Il Levant Herald fu colpito dalla
pena della sospensione per un mese a motivo che
pubblicò un articolo con cui (e non a toi-t(i) dichia-
rava essere una mistificazione 1' attentato alla vita
di S. A. il Viceré d' Egitto, asserendo che il latto
fu ad arte combinato unicamente per adombrare
il nipote del Viceiè e largii così perdere quella
popolarità di cui meritamente gode in Egitto pei
suoi sensi liberali e per uno squisito tatto po-
litico. Il Commercio Orientale fu pure giorni fi
condannato ad una multa pecuniaria per alcune c-
spressioni colle quali si pretendeva losse stala lesa
l'autorità del Sultano; ma esso fu più fortunato
del Levant llerald perchè non venne menomamente
molestato sebbene avesse elaborato un articolo sul-
r attentato in parola nello stesso senso come
lo aveva concepito il giornale caduto in disgrazia.
Anzi il Commercio Orientale nel carattere indi-
pendente che lo distingue, ebbe solo fra tutti i gior-
nali della capitale il civile coraggio di biasimare
con un lungo articolo e con termini di fuoco il
contegno del governo Ottomano contro la arbitra-
ria sospensione del Levant Herald: e con tutto ciò
non venne il suo articolo incriminato. Già non era
nemmeno il caso d' una inquisizione, poiché a di-
ritto si osserva che il Ministero degli affari esteri
ex se senza far la denuncia, come è prescritto dalla
legge al tribunale per la stampa, e senza previa
procedura, con decreto firmato da proprio pugno
sospendeva il giornale: motivo per cui si volle ve-
dere, nel caso concreto, spirito di personalità e non
una misura amministrativa reclamata da imperiose
circostanze o per viste politiche.
Il ministro inglese, a quanto mi verone riferito
da persona degna di fede, protestò contro la tso-
de in piazza, sia per difendersi da false ac-
cuse, sia per guadagnar proseliti, ne viene
che assai facilmente il popolo venga giuo-
cato da qualche mestatore, venga illuso da
qualche intrigante, creda al libello e alle ca-
lunnie , adorando il brigante che lo illude.
Calomniez, fu detto, calomniez, quelque
chose y resterà. Si, con buona pace del-
le idee ottimiste del Fatnbri, in Dalmazia è
qua e là falsata la pubblica opinione, e col
sacrifizio del giusto e dell'onesto, trionfa talora
T intrigante, P impostore, il calunniatore. Si :
rimpetto a tanti libelli che passarono impu-
niti e alcuni dei quali si ritennero perfino
pagati in una certa epoca con fondi pubblici,
noi abbiamo veduto dei benemeriti podestà
paralizzati e scoraggiati, noi abbiamo vedu-
to dei capi politici in istato di mummifica-
zione, dei giudici perplessi, forse atterriti...
abbiamo vedutu farsi una guerra accanita e
fortunata a nomi rispettabili, ad egregi pa-
trioti, e sorgere qua e là sul piedestallo
T ignorante, 1" impostore, il reazionario, il con-
trabbandiere, il faccendiere e peggio.
E perciò, con buona pace del Fambri, noi
che vedemmo nella nostra Dalmazia qua e
là falsata la storia, trionfante la calunnia,
fuorviata la pubblica opinione, perseguitato
1' ones'/ uomo, nobilitato V intrigante, credia-
mo che la cancrena dei libelli non debba an-
dar trattata con quella mitezza che egli con-
siglia.
(Nostro Carteggio particolare.)
Cattavo, 30 novembre.
All' infausta notizia, pervenuta mediante telegram-
ma, che il signor Volfango Pakler i. r. ingegnere
in commissione a Cettinje nel Montenero, era sta-
to il 23 novembre colpito da grave malattia cau-
terizzata dal medico del Principe D.r Frillcy per
itterizia con sintomi nervosi , tosto un per-
sonaggio distinto di Cattaro attaccatissimo al Pa-
kler ed a' suoi congiunti, si mise in relazione con-
tinua col detto dottore, dopo le prime allarmanti
notizie, con successivo telegramma del 25 lo pre-
veniva non esservi peggioramento, anzi una dimi-
nuzione nei gravi sintomi nervosi in confronto del
giorno precedente. Tale conforto però ebbe fatal-
mente poco stante a svanire, mentre lo stesso D.r
Frillcy il 26 alle ore 8 di mattina, annunciava im-
provviso peggioramento e l'imminenza della mor-
te, che pur troppo ebbe a verificarsi in seguito ad
un sbocco di sangue (d' attribuirsi alle presenti fa-
tiche sofferte nel tracciare la strada in mezzo a
quelle erte montagne) Avendo di già 1' esimio Mon-
signor Vescovo Marchich, con quella pietà che lo
distingue, inviato a Cettinje il rev.mo canonico-
parroco Forti, desiderò pure che venisse traspor-
tato il cadavere a Cattaro e tosto dispose che a-
vesse luogo il funerale il dì seguente.
Domenica infatti alle ore 8 1?2 ant. accompa-
gnato dal rev.mo Canonico-Parroco, dal sig. Ra-
madauovich segretario del Principe, da quattro Pe-
cianici, guardie nobili di S. A., e da altri princi-
pali Montenerini, in tutto 20 persone incirca, di-
scese il cadavere dalla montagna, al luogo detto
Pazar, ove lo aspettavano due Sacerdoti colla Cro-
ce e quattro torcie, e ricevutolo dalle mani dei
Montenerini, lo deposero nella vicina Collegiata,
d' onde alle 3 pom. fu trasportato alla Cattedrale,
ove Monsignor Marchich gli diede 1' assoluzione ri-
tuale, e poi fu portato al Cimitero e sepellito in
un' arca della Cattedrale.
Al funerale intervennero oltre il rev.do Capitolo
e Clero, il Municipio, l'i. r. Capitanato distrettua-
le cogli uffici dipendenti, il consigliere edile della
e. r. Luogotenenza sig. Dimenco, il c. r. Tribuna-
le, il c. r. Comando di piazza con altri militari
d'artiglieria e del reggimento Hartung di guarni-
gione. Quattro impiegati dell' ufficio edile teneva-
no i lembi dello strato, e 1' ufficio stesso mandò
quattro torcie alla bara. Vi fu anche la banda del
Reggimento procurata dai Capi dell' artiglieria, i
quali vollero con ciò dare un estremo attestato di
stima verso il defunto, che apparteneva in origine
al e. r. corpo dei bombardieri.
La questione d' Oriente.
Etudes diplomaiiqaes surla question d"1 Orient, pre-
mière partie (Stuttgart, imprimerle Maetler frères,
1870).
Crediamo che uno dei principali meriti di un
libro sia quello di giungere al momento opportu-
no. Se ciò è vero, nessuno potrà negare che la
pubblicazione di quello del quale discorriamo è
pienamente fornita di questa qualità. Sono molti
anni dacché si sente parlare della quistione d' 0-
riente, ma pochi, crediamo, hanno avuto o la pa-
zienza o 1' occasione di studiare in che cosa essa
consista, quali idee e quali fatti vi abbiano data
origine, per quali stadi passò ed in quali termini
essa stia oggi, che venne sollevata nuovamente e
che, minacciando di aumentare ancor maggiormente
le gravi complicazioni alle quali è in preda questa
nostra Europa, conturba profondamente e governi
e popoli.
In tanta iattura di cose, noi siamo lieti di po-
ter presentare ai lettori un libro che merita a giu-
sto titolo 1' attenzione di tutti coloro che seguono
con ocehio attento l'avvicendarsi dei fatti in que-
sta eterna questione d' Oriente. È esso soltanto la
prima parte di uno studio che comincia dall' in-
surrezione greca nel 1823 e elie passando in ras-
segna, con iscrupolosa esattezza, tutti i fatti av-
venuti in quell'epoca, rende conto del protocollo
di Pietroburgo del 4,23 aprile 1826 e poi del trat-
tato di Londra del 7 luglio 1827.
L'autore di questo lavoro, che desideriamo pre-
sto vedere terminato, ebbe la modestia di tacere
il suo nome, ma noi non crediamo di peccare d'in-
discretezza, congratulandoci cou lui dell' opera co-
minciata e con l'Italia che lo novera fra i più colti
suoi diplomatici. Ed infatti solo un uomo che si trova
da molti anni in mezzo alle contrattazioni politi-
che che intervengono fra nazione e nazione, fra go-
verno e governo, poteva con tanta sicurezza di
giudizio sobbarcarsi al còmpito di spiegare in ter-
mini brevi, ma perfettamente chiari, quali furo-
no fino dal nascere della questione d'Oriente gli
intendimenti dei vari governi che vi erano inte-
ressati, quali i passi da essi fatti, da quali ragio-
ni questi passi furono mossi e quali risultati se ne
ebbero. Sventuratamente ciò che accade oggi con-
ferma quanto 1' autore di questo studio prevedeva
allorché scriveva il suo libro. Fino ad oggi gli
sforzi della maggior parte delle potenze, dice il
nostro autore; ebbero per scopo di soffocare que-
sta questione tutte le volte in cui essa minaccia-
va di divampare, e pur troppo è da prevedere che
questo còmpito rimarrà sterile. E muovendo da
questo concetto, egli espone in una prafazione qua-
li sarebbero, a suo avviso, i modi per risolvere
definitivamente e senza conflagrazioni armate la
questione d' Oriente. Non è questo il luogo di e-
saminare fino a qual punto la soluzione che l'au-
tore ci indica possa essere praticamente attuabile.
Certo è che essa parte da un concetto generale
ed uniforme che egli si è fatto della questione.
Questo concetto si concentra tutto nella frase ce-
lebre del eonte di Nesselrode: La 'posizione degli
imperi decide dei loro bisogni e dei loro interessi.
Ora ecco le conclusioni principali delle sue argo-
mentazioni.
„Si rappresenta sempre la Russia come pronta
a gettarsi sali' Oriente, non appena gli avvenimen-
ti all' interno dell' Europa venissero a distrarre
l'attenzione dei governi. Tuttavia è molto gratui-
tamente che si attribuiscono progetti tanto vasti ai
sovrani ed agli uomini politici di questo impero.
Si disse sempre che la conquista dell' Oriente era
il sogno politico del popolo russo; ma questo po-
polo non ha bisogno di spingere tanto lungi i suoi
desideri, contro il compimento dei quali esso tro-
verà sempre l'Europa in armi; ma dirigendoli ver-
so uno scopo più pratico esso potrà dare alla sua
potenza lo sviluppo al quale aspira. Allorché si
riflette che uno Stato cosi esteso, a cavallo sul-
1' Europa e sull' Asia, che dispone di un esercito
formidabile, non può fare muovere le sue forze
marittime, che passando sotto i cannoni di fortez-
ze estere, che nel Baltico le flotte russe sono pri-
gioniere dei ghiacci durante sei mesi e che nel
Mar Nero esse sono ridotte dai trattati pressoché
all' immobilità, non è da stupirsi che esso voglia
emanciparsi da queste strettoie."
Fino a qui 1' autore giustifica 11 desiderio della
Russia di svincolarsi dai legami imposti e dai
trattati. In quale modo però sciogliere il problema
che si presenta di tanto in tanto minaccioso in
faccia ai governi ed ai popoli ? L' autore ce lo di-
ce in poche parole:
„A Tilsit, Napoleone trattando della divisione
del mondo con Alessandro sciamava: Costantino-
poli! Costantinopoli! Mai. E V Impero del mondo!
Oggi queste parole sono più che mai vere, oggi
in cui 1' apertura del Canale di Suez, il gran nu-
mero di vie ferrate che convergono verso 1' Orien-
te, le navi mosse dal vapore che a centinaia sol-
cano il Mediterraneo fecero del Bosforo il centro
dei maggiori interessi del mondo, Ebbene ! Che
Costantinopoli ed il Bosforo non sieno di nessu-
no e di tutti. A Pera noi vediamo rappresentate
da ricche ed intelligenti colonie, quasi tutte le na-
zionalità del mondo. Sviluppando gli elementi eu-
ropei esistenti si può facilmente fare di Costanti-
nopoli una città libera ed indipendente, una nuo-
va Fraucoforte avendo il Bosforo per territorio e
che sarebbe nello stesso tempo la sede dei diffe-
renti Stati chiamati a comporre la Confederazione
greco-slava. I mussulmani sarebbero ammessi e
dimorare sul continente europeo colla assicurazio-
ne che la loro religione ed i loro costumi non ver-
rebbero intaccati. Riunendo la Macedonia, la Tes-
salia e 1' Epiro alla monarchia ellenica si compi-
rebbe un atto di alta giustizia e si darebbe a que-
sto Stato il suo sviluppo naturale ed i mezzi di
diventare un membro rispettato pel concerto eu-
ropeo. La Russia, soddisfatta di vedere rialzata la
croce sulla basilica di Santa Sofia e della pro-
sperità alla quale sarebbero chiamati i suoi cor-
religionari, affrancata essa stessa dai trattati che
la imprigionavano nel Mar Nero, potrebbe a suo
agio fare uscire i suoi vascelli dagli Stretti, poi-
ché l'entrata del Mar Nero e l'accesso ai suoi
porti sarebbero liberi per le flotte di tutti i paesi.
Le potenze le quali in virtù di un antico privile-
gio esercitano uu diritto di sorveglianza sull' 0-
riente continuerebbero ad esercitarlo sul nuovo
Stato federativo e sulla città libera di Costantino-
poli."
Queste proposte sono esse attuabili? Contente-
rebbero esse tutte le parti interessate? E questa
disposizione della Turchia si compirebbe essa sen-
za inconvenienti e senza scosse? Lo ripetiamo;
non vogliam > ora rispondere a queste domande;
se le abbiamo accennate, si è perchè crediamo,
che le proposte di uomo il quale, e per studi fat-
ti e per una lunga dimora in Oriente, conosce tan-
to bene le questioni che vi si riferiscono, merita,-
no di essere studiate dagli statisti e dagli uomini
politici. (Gazz. di Trento).
Il Machiavello della Germania.
La combinazione di una ristorazione napoleoni-
ca in Francia, di cui non si parlava più da tanto
tempo, e che parea passata in giudicato, come
colpita di impossibilità, ed ora invece improvvisa-
mente torna ad essere affacciata siccome un fatto
non solo possibile, ma probabile e sul punto di
diventare un fatto compiuto; tale combinazione, se
vera, equivale ad una rivelazione terribile; ond' è
che in fronte a queste brevi considerazioni, non
possiamo a meno di scrivere una specie di escla-
mazione al nuovo Macchiavello della Germania!
Durante la nostra guerra del 59 in Italia, nel-
la nostra alleanza colla Prussia ne' principati del-
l' Elba, e nella guerra intimataci nel 66 dalla Prus-
sia stessa in unione dell' Italia, il co. di Bismarck
ci ha dato, in vero, dei saggi assai ragguardevo-
li dell' eccellenza del suo macchiavellismo in po-
litica; ma se la combinazione di una ristorazione
napoleonica si avvera — lo ripetiamo un' altra
volta, se si avvera, perchè esitiamo sempre a cre-
derlo — il co. di Bismarck avrà superato sè stes-
so, e nella sua potitica, durante la guerra franco-
germanica, avrà usato di una macchiavellica da
disgradarne il celebre segretario fiorentino e il suo
famoso Catechismo, e a tutta ragione, a diritto pie-
nissimo salirà iu fama del Macchiavello della Ger-
mania.
Tale combinazione chiarirebbe così alla Francia
come alla Germania, nonché all' Europa intiera,
che dopo Sédan la guerra fu continuata puramen-
te, unicamente per conto e nel!' interesse di Na-
poleone III, onde assoggettargli di nuovo la Fran-
cia, e consegnargliela colla forza brutale, mani e
piedi legati, purgata, s'intende, dagli elementi mal
sofferenti dall' Impero, e liberata una volta per
sempre dal noto incubo dello spettro rosso.
La detta combinazione confermerà ciò che s' e-
ra sospettato al momento-della catastrofe di Sé-
dan, circa al colloquio tra re Guglielmo e Napo-
leone, del quale non si conobbero mai se non che
le parti drammatiche, ma il cui fondo politico era
fin qui rimasto sempre un segreto impenetrabile
per tutti, fuorché pe' due Sovrani che vi si sareb-
bero posti d' accordo.
Sarebbe evidente che Napoleone III, il quale
non a caso era quindi a Sédan senza comando e
senza motivo, avrebbe accusata la Francia di a-
verlo gettato suo malgrado in una guerra che non
era nelle sue intenzioni, che il governo parlameli- |
tare e la rappresentanza demagogica mandata al
Corpo legislativo 1' aveano ingannato completamen-
te, e sopratutto gli aveano fatto violenza ; per cui,
egli, Napoleone e il suo Impero, n' erano stati spin-
ti alla estremità di gettarsi nella guerra senza ap-
parecchi, senza mezzi, per „annegare nel sangue
10 spettro rosso !"
Ond' è che impietosito a tale rivelazione, re Gu-
glielmo si sarebbe assunto l'incarico, co'suoi e-
serciti vittoriosi di mettere a partito i cervelli bal-
zani della Francia, e di far tavola rasa della loro
repubblica di piazza, per ricondurre 1' augusto suo
prigioniero, vittima degli inganni e delle violenze
de' sullodati rompicolli, o in persona o in delega-
zione, sul suo trono imperiale, a rimettere un
po' d' ordine in ciò che la Prussia lascerebbe di
ordinabile in Francia, e ad assicurare alla Ger-
mania un vicino sottomesso, inoffensivo, e così
preoccupato di sostenervisi, che ammaestrato dal-
la recente esperienza, non gli darebbe più noia se
non basta per la presente, nemmeno per la ven-
tura generazione.
Affé che un macchiavellismo più raffinato diffi-
cilmente si cercherebbe nelle storie delle diverse
' età e dei differenti paesi, e la Germania non a-
vrebbe nel suo conte di Bismarck nulla a invidia-
re all' Italia ed al suo celebre segretario.
Questa combinazione spargerebbe anche la luce
che invauo si cercava fin qui nella dedizione si
può dire spontanea di Metz, la quale vi si con-
netterebbe come parte integrante del macchiavelli-
co disegno.
Ne verrebbe anche luce sopra un altro punto,
che, lo confessiamo, ci era sempre rimasto oscu-
ro fin qui.
Per grande che voglia supporsi la ambizione
del vecchio re Guglielmo, ci ripugnava sempre l'i-
dea che per la soddisfazione di entrare a Parigi
col codazzo de' principotti tedeschi, egli spingesse
ancora e con tanto accanimento, con sì enormi
sagrifìzì, una guerra che nell' interesse immediato
della Germania era finita a Sédan.
Se anche la Germania voleva tenersi 1' Alsazia
ed una parte della Lorena, avendola già conqui
stata e tenendola in mano co' suoi poderosi eser-
citi, poteva restarvi a suo beneplacito, senza bi-
sogno di invadere oltre tutta la Francia, e senza
affamare o incendiare Parigi.
Le forze militari della Francia erano abbattute,
11 baluardo agognato si aveva in mano e valida-
mente tenuto; non restava se non che offerire la
pace su quella linea, e se i rompicolli di Parigi
e di Tours non 1' accettavano, restare ugualmente,
e dir loro: „venite a cacciarmi".
Non c' è che dire : da Sédan in poi la Prussia
fe' fare alla Germania la guerra per conto di Na-
poleone III, e per la ristorazione forse napoleo-
nica in Francia.
Naturalmente che colla Francia invasa quant' è
ed occupata, taglieggiata, annientata, coi 300 mi-
la soldati prigionieri che possono tornarvi a loro
beli' agio per dar il cambio ai prussiani quando
se ne andranno, e sopratutto col confronto tra 1' oc-
cupazione desolante straniera e la venuta d' un
diavolo qualunque, sia pure Napoleone III, pur-
ché gli invasori se ne vadano, la ristorazione non
solo è possibile, ma non sarà guari difficile.
La Germania avrà raggiunto il suo scopo.
La Prussia, non temendo più dalla Francia, sa-
rà onnipotente in Germania, e onnipotente in Eu-
ropa.
E la Francia salvata di nuovo dall' Impero, ne
avrà una larga eredità di lotte intestine, di rivo-
luzioni continue, tli repressioni, oltre la rovina to-
tale materiale.
Ed ecco l'opera del Macchiavello della Ger-
! mania.
{Gazz. di Trento.)
Discorso della Corona italiana.
La sessione parlamentare venne aperta in Fi-
renze alle ore 11 da Sua Maestà il Re col discor-
so seguente:
Signori senatori, signori deputati!
L' anno, che volge al suo termine, ha reso at-
tonito il mondo per la grandezza degli eventi, che
niun giudizio umano poteva prevedere. 11 nostro
diritto su Roma noi lo avevamo sempre altamen-
te proclamato, e, di fronte alle ultime risoluzioni
cui mi condusse 1' amore della patria, ho creduto
dover mio il convocare i nazionali Comizi, (lun-
ghissimi applausi). Con Roma capitale d'Italia
ho sciolto la mia promessa e coronata l'impresa'
che, ventitré anni or sono, veniva iniziata dal ma-
gnanimo mio genitore (applausi).
Il mio cuore di Re e di figlio prova una gioia
solenne nel salutare qui raccolti per la prima vol-
ta tutti i rappresentanti della nostra patria diletta
e nel pronunciare queste parole V Italia e libera
ed una. Ormai non dipende che da noi il farla
grande e felice (applausi).
Mentre qui noi celebriamo questa solennità inau-
gurale dell'Italia compiuta, due grandi popoli del?
continente, gloriosi rappresentanti della civiltà mo-
derna, si straziano in una terribile lotta.
Legati alla Francia ed alla Prussia dalla me-
moria di recenti e benefiche alleanze, noi abbia-
mo dovuto obbligarci ad una rigorosa, neutralità,
la quale ci era anche imposta dal dovere di non
accrescere l'incendio, e dal desiderio di poter sem-
pre interporre una parola imparziale fra le parti
belligeranti. E questo dovere d' umanità e d' ami-
cizia noi non cesseremo dall' adempierlo, aggiun-
gendo i nostri sforzi a quelli delle altre Potenze
neutrali, per mettere fine a una guerra, che non
avi ebbe mai dovuto rompersi fra due nazioni, la
cui grandezza è ugualmente necessaria alla civil-
tà del mondo. L'opinione pubblica, consacrando
col suo appoggio questa politica, ha mostrato una
volta di più che l'Italia libera e concorde è per
l'Europa un elemento d'ordine, di libertà e di
pace (applausi). Questa attitudine agevolò il com-
pito nostro, quando, per la difesa e per l'integri-
tà del territorio nazionale, e per restituire ai Ro-
mani 1' arbitrio dei loro destini, i miei soldati, a-
spettati come fratelli e festeggiati come liberatori,
entrarono a Roma.
R^ma, reclamata dall' amore e dalla venerazio-
ne degl' Italiani, fu resa a sè stessa all' Italia, ed
al mondo moderno. Noi entrammo a Roma in no-
me del diritto nazionale, in nome del patto che
vincola tutti gl' Italiani ad unità di nazione : vi
rimarremo mantenendo le promesse che abbiamo
fatto solennemente a noi stessi; libertà della Chie-
sa, piena indipendenza della Sede pontificia nel-
l'esercizio del suo ministero religioso, nelle sue
relazioni colla cattolicità (applausi). Su queste ba-
si e dentro i limiti dei suoi poteri, il mio Gover-
no ha già dato i provvedimenti iniziali, ma, per
condurre a termine la grand' opera si richiede tut-
ta 1' autorità e tutto il senno del Parlamento.
L'imminente trasferimento della sede del Go-
verno a Roma ci obbliga a studiar modo di ri-
durre alla massima semplicità gli ordinamenti am-
ministrativi e giudiziari e rendere ai Comuni e al-
le Provincie le attribuzioni che loro spettano (ap-
plausi). Anche la materia degli ordinamenti mili-
tari e della difésa nazionale vuole essere studiata,
tenendo conto della nuova esperienza di guerra.
Dalla terribile lotta che tiene tuttora attenta, so-
spesa, 1' Europa, sorgono insegnamenti che non è
lecito di trascurare a un Governo che vuol tute-
lato 1' onore e la sicurezza della nazione, (applausi).
Su tutti questi temi vi saranno sottoposti dise-
gni di legge, e sulla pubblica istruzione eziandio,
che vuol essere annoverata essa pure fra gli stru-
menti più efficaci della forza e della prosperità na-
zionale.
Signori senatori, signori deputati !
Ci converrà poi riprendere colla più grande a-
laerità 1' opera, forzatamele interrotta, dell'assetto
definitivo delle nostre finanze. Compiuta finalmente
l'Italia, non vi può essere più fra noi altra gara,
che quella di consolidare con buone leggi un e-
dificio che tutti abbiamo contribuito ad erigere.
(Applausi lunghissimi.)
Mentre l'Italia s'inoltra sempre più sulle vie del
progresso, una grande nazione, eh'è la sorella per
istirpe e per gloria, affida ad un mio figlio la mis-
sione di reggere i suoi destini. Io sono lieto del-
l'onore, che è reso alla mia dinastia e reso in-
sieme all' Italia, e mi auguro che la Spagna grau-
deggi e prosperi mediaute la lealtà del principe e
il senno del popolo. (Applausi).
Codesto accordo è il più saldo fondamento degli
Stati moderni, che vedono così assicurato dinanzi
a loro un lungo avvenire di progresso e di libertà.
(Applausi prolungati, grido: Viva il Re!)
Campagne de 1870.
(Des cause,s qui ont amene la capitulation de Sé-
dan, par un officier attaché à V etat-major général. )
(Dalla Perseveranza.)
Questo libretto è assai triste. Se, come pare e
come s'è detto, è stato scritto da Napoleone III,
quanto egli è diventato dissimile da sè medesimo,
o piuttosto quanto era diverso da quello che il
mondo si immaginava che fosse !
La scrittura è modesta e povera; lo stile quan-
tunque non voglia che narrare, mostra talora nel
disordine suo 1' abbattimento dell' animo. L'autore
si confessa; e la confessione non è senza grandi
e diversi insegnamenti per noi.
Forse verrà un' ora, in cui all' Imperatore Na-
poleone III si negheranno molte delle virtù e delle
qualità, che si son date mentre era sul trono; e
gliene si riconosceranno parecchie, . che i partiti
gli hanno negate e gli negano con infinita asprez-
za. Si resterà forse persuasi che 1' uomo era mi-
gliore in lui di quello che s'è preteso, e il