é siacefo sia pel maestro che per gli ese-
cutori. Peccato soltanto che la signorina
E. Salzmann, indisposta in quella sera,
dovette ommettere uà pezzo compreso nel
programma.
Tuttavia ebbe occasione di farai apprez-
zare nel bel finale terzo deirP>naii'. Benis-
simo i signori Vucetic tenore e Diminich
basso, dai quali il pubblico chiese ed ot-
tenne il bis dei loro HSSOIÌ. U coro socia-
le, un magoifico complesso di voci maschi-
li e femminili, fu ammirevole nell'esecu-
z ne del coro delle campane dei «Pagliacci»
ed in quello dei mulattieri della «Grerma-
nia» senza parlare degli altri pure indovi-
nati. infine le canzonette popolari triesti-
ne di quest' anno furono gustatisaime. A
programma finito si iniziarono le danze per
divertire nna schiera di eleganti signorine
e di giovani cho ballarono fino a tarda ora.
Alla felice riescita della festa va attri-
buito anche il morite alla solerte dire-
zione che seppe cosi bene organizzare li
bella serata.
Da Sebenico,
Teatro .Maxzoleni.
11 pubblico scelto e numeroso che inter
venne alla serata d'onore della signorina
Zoula de Boncza, gli appluiisi ontiisiastici,
le insistenti richieste di bis, devono aver
convinto l'eletta artista della grande sim-
pittia che si acquistò fri il nostro pub-
b'ico, il quale seppe comprendere 1'eleva-
tezza di quest'arte nuova espressa con
Šrazia, con un intuito veramente straor-
inario.
L'espressione del volto, i movimenti e
la mimica di quest'artista sono d'una bel-
lezza ideale, d'un effetto estetico, armo-
nioso e classico.
Anche ieri fn ammiratissima nelle sue
interpretazioni di Grie^%Schuberte Strauss.
Collo svolgersi dell' interessante program-
ma, il successo si andò sempre più accen-
tuando e raggiunse il maggior entusiasmo
all'ultimo numero: «La momie Egyptienne».
In quest' ultimo episodio di danza e mi-
mica, la valorosa artista sviluppò tutte le
grazie delb\ danza e mimica egiziana su
musica dell' Aida di Verdi.
il pubblico segui colla massima atten-
zione le varie fasi dell'originale argo-
mento.
Una danzatrice egiziana è sepolta da al-
cuni secoli quando la tomba si apre e la
mummia comparisce. A poco a poco essa
si ravviva sotto il sole cocente d'Africa
e i suoi sensi assopiti rinascono. I suoi
occhi si aprono e brillano e il suo petto
si dilata. L i antica danzatrice d.;l tempio
di iside prende dei crotali che erano stati
collocati presso la sua tomba e danza fa-
cendo'i vibrare. Essa scorge un'anfora di
profumi e si stordisce coi suoi effluvi.
Prende un vaso pieno di idromele e si
jnebbria di questo liquore. Finalmente
prende uno specchio e iimmiri la sua rag-
giante bellezza. Tutti i suoi sensi si sono
risvegliati ed essa, felice di vivere, danza
con affjscinante trasporto.
Ma viene il vento del deserto, il sioiuii,
soffia con violenza, la consuma e la riduce
in renere.
Venne ammirato an.^he il costume carat-
teristico, verami'nte splendido.
Questa magnifica artista, della quale
Sebenico serberà per lungo tempo lieto
ricordo, venne ieri a sera evocata più di
una trentina di volte all'onor del prosce-
nio ed ebbe omaggio di bellissimi gruppi
di fiori da parte della direzione e di am-
miratori mentre dai palchi con una piog-
gia di mammolette olezzanti il pubblico
entusiasmato le fece una calorosissima di-
mostrazione di simpatia.
LA CRONACA.
Salvatore Farina.
S<lvat<ro Farina è uno dei rari artefici
di buon sorrisi', di cui sfortunatamente va
sperdendosi la razza: di quel sorriso schiet-
to che è un vero dono di bontà.
E il suo carattere ò trasfuso in modo
mirevole nelle sue creature letterarie: i
cari tipi fariniani, gli indimenticabili tipi
del «Signor io», di «Capelli biondi», del
«Tesoro di Donnina», di «Amoro bendut »»
E ognuno cho sappia la santità della fu-
miglia e le benedette, fervorose gioie ca-
salinghe, può ritrovare un po' della sua
casa nei romanzi di Sslvatore Farina, ap-
punto perchè la v.ta dello creature che
egli ha celebrate è vita umma profonda-
mente vera in tutti i particolari di quel-
r intimità cosi ricca di tenerezze discrete.
Della prima parte di Mio Figlio è stata
fatta un'edizione nd uso delle scuole e
veramente non si poteva scegliere una
più bolla lettura di questo volume, che è
un vero capolavoro di grazia, di forma e
di sentimento.
Salvatore Farina è fra i pochi scrittori
che possono awre un ben raro orgoglio:
di sapere che sono Ktti perchè sono ama-
ti. Infatti i suoi libri non sono di quelli
che si leggono per diro di averli letti;
non è stimolo di vanità nè pretesa di su-
periorità intellettuale quella che fa cer-
care i suoi volumi ; si leggono per goder
ne l'insuperabile grazia,la viva dolcezza,
per trarne il profondo insegnamento di
Vita, che sa imprimerai nell'anima non
con tediose definizioni, ma coli'efficacia di
una sorridente esperienza. Perciò i suoi
lettori sono fidi: leggono lui per lui, non
lui per gli altri.
Questi scrittori chd si nascondono, che
vivono in un laborioso silenzio, elevando la
loro arte a nobile apostolato, sembrano
talvolta dimenticati dalla folla. Ma non è
cosi. La loro opera riceve il plauso degno
della grande modestia: il plauso silenzi i-
8o che nasce nell'intimità del cuore e li
rimane in dolcezza segreta.
Non seminano rumore e non possono
raccogliere rumore; ma sono i più e i
meglio amati. Salvatore Farina ne ha
avuta una prova anche nell' occasione del
suo giubileo letterario che fu celebrato nel
1907 nell'aula magna del collegio romano
in Homa con solennità commossa. Tutti,
dall'Italia e dall'Estero, ove egli è forse
p ù conosciuto e apprezzato, tutti, con-
fratr-lli d'arte e ammiratori, fino ai più
umili, ai più oscuri, inviarono voci d' au-
gurio e di riconoscenza.
Egli ora reca a noi il dono di sue
due conferenze; due lezioni di bontà e di
bellezza, dettate dal suo gran cuore.
Eg'i parla sempro con voce calma, in
forma piana, naturale, viva; tal quale un
buon padre, che racconta le novelle, di
sera, dopo la cena, alla giovine corona
de' suoi tìgli.
Salvatore Farina non ha bisogno di ri-
correre alla rettorica, di far la voce gros-
sii, d'agitarsi, di far sfoggio di paroloni.
Egli racconta le cose semplici : quelle che
CI cadono ia ogni istante sotto i sensi,
quelle che sono, per cosi dire, il substra-
to della vita nostra quotidiana, ma di
quella, ben inteso, che viviamo entro le
pareti del focolare domestico.
E la spontaneità, la naturalezza del suo
dire son quelle appunto che gli conciliano
subito l'ammirazioue, ia simpatia di tutti,
anche di chi avesse a udirlo sol per la
prima volta, anche di chi non conoscesse
affattp l'opera sua di grande romanziere, di
buon novellatore.
Proprio come l'ha dipinto Manfredo
Vanni ne «Gli ultimi epigrammi».
Buon padre che novella ai suoi figliuoli;
Fuori è stellato, e cantan gli usignoli.
Benedetta la fede, che fa muovere que-
sto venerando verso la nostra spiaggia, e
che gli fa accettare disagi solo per do-
narci la sua parola ricreatrice.
Zara saluta con profonda reverenza e
con viva riconoscenza Salvatore Farina.
— Le due conferenze avranno luogo
Lunedi e martedì sera nella sala maggiore
del «Teatro Giuseppe Verdi».
Un nostro elementare diritto. —
Anciie sotto l'impero delle nuove ordi-
nanze linguistiche, l'autorità di finanza, a
richiesta dei pensionati o dei beneficati da
sus-^idi e graziali, estradava loro un foglio
di pagamento bilingue, con la intestazione,
pei funzionari italiani, del nome, del co-
gnome, del titolo e del carattere in ita-
liano; e il relativo pensionato o sussidiato
aveva il diritto di percepire l'importo
spettantegli, consegnando una quietanza
interamente italiana.
Introdotto il sistema dei pagamenti a
mezzo delle casse postali di risparmio, l'ara-
ministrazione finanziaria eseguiva il rela-
tivo assegno per i pensionati e sussidiati
italiani su stampiglie nelle quali e la quie-
tanza ed il coupon con le necessarie indi-
cazioni, da staccarsi per la parte, erano
italiani.
Soltanto nello cheque si riscontrava 1'a-
nomalia che, con tutta la quietanza e con
tutto il coupon italiani, il nome del pen-
sionato, col rispettivo titolo e carattere,
era esteso in croato: cosa ch'ebbe a su-
scitare un giustificato risentimento nei
pensionati italiani ed a determinare il ri-
fiuto, da parte di parecchi d' essi, di rice-
vere l'importo loro dovuto: sostenendo
essi a tutta ragione il diritto di avere
scritto in italiano anche il proprio nome
e cognome e l'indicazione del loro titolo
e carattere.
E infatti i nomi ed i cognomi devono
essere e conservarsi inalterati; e nessuno
può farsi lecito di tradurli, spesso capric-
ciosamente, nè nel servizio esterno, nè nel
servizio interno, il quale pure non tollera
alcuna confusione.
Il «Narodni List», che si arroga la parte
di padrone dispotico di tutto e di tutti,
alza la voce stridula e prepotente e non
vorrebbe accordarci neanche questo elemen-
tare diritto, asserendo che il nome ed il
cognome degli cheques ha da corrispondere
al Libro dell' autorità di finanza.
Ma noi crediamo che nuUa osti a che,
appunto nel Libro, o neir elenco dei pen-
sionati e sussidiati, il nome ed il cognome
ed il titolo degli italiani — assolutam ente
inalterabili — siano trascritti in italiano ;
molto più che l'autorità di finanza, ap-
punto come regolo linguistico, si era trat-
tenuta tutti i fogli di pagamento delle
parti prima che l'uso degli cheques en-
trasse in vigore.
L'autorità d> finanza — disponendo che
il nome, il cognome ed il titolo delle parti
italiane rimanga conservato anche negli
assegni postali — ha agito con criteri di
equità e di correttezza. Si tratta di un
semplice ed elementare nostro diritto: e
non creda il «Narodni List», nella sua
stolta megalomania, che noi si sia un
branco di pecore, destituito anche dei di-
ritti più elementari e più semplici.
Studenti a deputati. — Abbiamo
da Graz: «Ecco la lettera che gli stu-
denti italiani di Graz inviarono a tutti
gli onorevoli deputati italiani in occasio-
ne dell' apertura della Camera.
«Onorevoli deputati! Gli studenti ita-
liani di Graz, d'accordo coi colleghi di
Vienna, incitano gli onorevoli deputati a
voler esplicare in questa sessione del par-
lamento un' attività energica e di ricor-
rere a qualunque mezzo per costringere
il governo a mantenere le premesse ripe-
tutamente fatte, per ia risoluzione defini-
tiva della questione universitaria.
Qualora i mezzi, che sono a disposizio-
ne degli onorevoli, non fossero fioo al-
l'ultimo adoperati o dovessero riuscir va-
ni, gli studenti italiani si riservano di ri-
prendere r agitazione violenta sul suol^o
accademico. Il comitato universitario di
Graz».
Inno ad i rsera d'Istria. -- Ci
viene gentilmente inviato un fervido e
sonoro componimento: un inno alla pa-
triottica Orsera d'Istria, scritto da Dino
Neri (A. Craizer) e musicato con beli' estro
lirico dal prof. Pisciutti. L' inno, eseguito
10 scorso carnovale, destò entusiasmo.
Per voler far da padroni in casa
altrui. — Come abbiamo già rilevato
nell'ultimo numero, a Trieste, nella scuola
superiore di commercio di fondazione
Pasquale Revoltella, è scoppiato 1' altro
di un serio incedente provocato da una
ventina di allievi croato-sloveni dal di
fuori, i quali non si peritavano di abban-
donarsi ad atti che suonavano offesa alla
nazionalità italiana, in un istituto fondato
da un cittadino e sorretto dal Comnne.
I più fanatici — quelli che ostentativa-
meate fanno nell' ambiente scolastico ri-
suonare l'accento croato, parlando di po-
litica e talora in termini di disprezzo per
gli Italiani — sono alcuni scolari dalla
D ilmazia, che credono, ed anzi intendono,
di portare all'istituto di commercio, trie-
stino gli atteggiamenti consueti alle sco-
laresche croate della Dalmazia.
In seguito ad un'intensa agitazione si
ftndarorio borse di studio e stipendi, che
permisero agli studenti croato-sloveni gli
studi superiori commerciali alla Scuola
Revoltella.
Mentre, nei primi tempi, i nuovi venuti
mantenevano nn contegno oltremodo cor-
retto, tanto che trovarono amichevoli ac-
coglienze negli stessi studenti italiani
dell' istituto, cominciarono anch' essi —
sobillati dai suddetti fanatici — a insce-
nare dimostrazioni.
Gli studenti italiani, più volte, invi-
tarono i loro col leghi croati ad astenersi
da siffatte dimostrazioni, avuto riguardo
alle speciali condizioni di Trieste.
Quelli si calmarono, quando l'faltro di
inscenarono una tale dimostrazione da
costringere gli italiani ad un' energica
reazione. Questi costrinsero sloveni e
croati ad abbandonare le aule, dichiarando
loro contemporaneamente che non li la-
scieranno ritorn ire a scuola, senza una
completa garanzia, contro il ripetersi di
tali provocazioni,
j Gli studenti italiani sono risoluti di
difendere nella scuola quella pace, che
prima non era mai stata turbata.
= A questi particolari, che deduciamo
dalla stampi triestina, gli studenti croati
e sloveni opposero una rettifica, che «11
Piccolo», in un commento oggettivo e
pacato, demolisce. E' la solita storia. E'
11 lupo che si riveste della pelle dell'a-
gnello. Sono i provocatori che si fingoa
le vittime; non sommessamente però se
proclamano lo strano principio di ^oter
farla da padroni a Trieste perchè.... Trie-
ste è in Austria !
Decessi. — E' morto a Trieste il
consigliere aulico, ispettore forestale in
riposo, Ferdinando Tepper. Per oltre ven
ticiaque anni servi in Dalmazia, ove venne
molto apprezzato pelìa sua capacità e pella
sua bontà d' animo.
= Le più vive condoglianze inviamo
ali' egregio consigliere presso il nostro
tribunale provinciale, signor Giovanni Gaz-
ziri, pel lutto dal quale venne colpito colla
morte, avvenuta uno degli scorsi giorni a
Lesina, dell'ottimo suo padre, Giuseppe
Gazzari, esemplare capo famiglia ed affe-
zionato aderente alla nostra causa, che a-
veva raggiunto la grave età di 94 anni.
Società 3Iiccolò Tommaseo. — L'as-
semblea annuale di questa società verrà te-
nuta domenica 15 corr. nella sala della
Biblioteca Paravia.
Fatta la relazione sull' attività sociale,
si passerà alle nomine previste dello statuto.
Conferenza. — Ieri sera Giuseppe
Marussich lesse nella sala del Casino una
conferenza dal titolo «Noi», dove, passati
in rassegna i migliori scrittori italiani
contemporanei e studiata 1' opera loro,
cerca di stabil re quale sia il carattere
della moderna letteratura italiana.
Esaminata l'opera dei romanzieri (Zùc-
coli, Serao, Pirandello, Cjrradini), degli
autori teatrali (Giacosa, Butti, Braiic «,
Lopez, Benelli), dei poeti (Gozzano, Or-
vieto, Colautti, Negri), dei giornalisti
(Scarfoglio, Barzini), tratteggiando in-
somma un quadro per quanto era possibile
completo della odierna letteratura italiana,
il Marussich s' accingo a definirne il ca-
rattere, se pur la somma di tante e tanto
incerte ed oscillanti tendenz.j possa co-
stituire un carattere. E', cosa non nuova,
constata cha, pur essendo molti e valo-
rosi gii scrittori che onorano la lettera-
tura contemporanea italiana, manca ad
essa uno che con la sua potente, una e
nello stesso tempo complessa personalità
le imprima un carattere tutto proprio.
C'è, dice il Marussich a mo' di conc'u-
sione, la materia e la disposizione ; non
c' è però ancora uno capace di fondere in
sé tutte le tendenze, di unificarle e di
darci 1' opera atta a rimanere nel tempo
e a segnare la via agli altri.
La bella e suggestiva conferenza av-
vinse sin dall' esordio il pubblico che alla
fine tributò un caldo e sincero applauso
al geniale conferenziere.
Società Italiana di servizi marit-
timi. — Ci venne favorito 1' itinerario
ed orario dal 1 marzo 1914 della linea
postale settimanale coi piroscafi «Tripoli»,
«Bengasi» e «Derni» di 1880 tonnellate
Triéste-Venezia-Dalmazia-Brindisi e vice-
versa.
La partenza da Venezia segue domenica
alle 21 pom. e l'arrivo a Zara al lunedi
alle 10 aut.; la partenza da Zara segue
alle 20 pom. del sabato e 1' arrivo a Ve-
nezia domenica mattina alle , ,
Con questa modificazione, partendo da
Zara alle 8 di sera, ci si può fermare a
Venezia la domenica dalle ore 9 di mat-
tina alle 9 di sera.
Conferenze serali dei genitori. -
Riceviamo e pubblichiamo:
«Giovedì 12 marzo alle 7 ^^ p. m. pre-
cise si terrà presso l'i. r. scuola reale
superiore nella sala del disegno a mano
libera la prima riunione serale dei geni-
tori. Convinta dell'importanza che queste
riunioni avranno per gli scolari, la sotto
scfitta si pregia d'invitare i genitori e
rispettivi raccomandatari a questa riunione.
La direzione.»
L«e liete nozze. — A Slap inferiore
sul Cherca, splendida e romantica posi-
zione, nella cosiddetta «Cappelletta Siipuk»
la gentile ed avvenente signorina Graziella
Calebich, figlia al nostro concittadino
Natale Calebich, consigliere di Luogote-
nenza e dirigente il Capitanato Distret-
tuale di Sebenico, andò sposa nel giorno
2 corrente all' egregio signor Claudio
Supuk q.m Marco.
Agli sposi felici ed alle loro famiglie
i migliori auguri.
liavori d'arte. — Nel bel negozio
d I orologiaio e gioielliere del signor Carlo
Ledwinka in Calle Larga sono esposti dei
quadri ad olio di vano soggetto, eseguiti
con tratti felici e lietezza di colorito dal
pittore signor F. Potocnik. In ispccie i
quadri di paesaggio sono lodevoiissimi
per freschezza di inspirazione e scioltezza
di esecuzion?. il signor Potocnik ha veh-
,duto parecchi di questi suoi pregiati lavori
nella nostra città.
Per la fama dell'olio dalmato. —
La Sezione O ear.a dei Consiglio Provin-
ciale di Agricoltura — istituita unica-
mente ad insegnare la confezione degli
olì fini d' oliva e ad elevare la fama del-
l' olio dalmato — ha fatto venire —^
iacredihile dictu ! — altre quaranta botti
di olio dalla Grecia. Bottega ; bottega a
danno dei negozianti ; e non scuola 1
Teatro Giuseppe Verdi. Domani
sera ha luogo il Concerto di Danza della
celebre ballerina francese Zuula de Boncza.
Ciechi e sordO-muti. E' in pro-
getto r istituzione d' una società provin-
ciale pella protezione dei ciechi e dei
sordomuti. A tale scopo e per iniziativa
di S. E. il Luogotenente conte Attems
venne tenuta una seduta, cui partecipa-
rono i due vescovi, cattolico e greco-orien-
tale, il presidente della Giunta dr. Ivce-
V.Ć, l'ispettore scolastico provinciale dr.
Primozió ed il presidente d'Appello de
Benedetti.
In prima linea si tratterebbe d' istituire
un istituto peli' educazione dei bambini
ciechi e sordo-muti. Sono già in lavoro
gli statuti per detta società.
Suicidio. — Lo speditore postale di
Stermizza, Elia Popovich — ci scrivono
da Knin — diede line ai suoi giorni con
un colpo di revoltella. Tutto dedito alla
lettura ed al suo servizio, ritiensi che
sia stato spinto al passo disperato dallo
stato difettoso dei suo fisico.
Il processo Rešetka a Spalato. —
Ieri ai pomeriggio è partito per Spalato,
accompagnato da due guardiJ di polizia,
il controllore superiore postale Rešetka,
in accusa per 1' ammanco riscontrato al-
l' ufficio postale del Barcagno. Venne scor-
tato a piedi sino al vapore; e stanotte con-
segnato alle carceri criminali di Spalato,
ove, per delegazione, avrà luogo, alle As-
sise, il processo irt suo confronto.
Corte d' Assise. — Ai 2, alla nostra
Corte d'Assise, ebbe luogo il dibattimento
contro Franiza Mihió di Ante da Sale per
crimine d'infanticidio, e ai 3 ebbe luogo
il dibattimento contro Nicola Despot da
Modrinoselo di Chistagne per crimine di
omicidio
Entrambi gli accusati and .rono assolti.
Ai 5 dibattimento contro Križan Steva-
nja di Luca da Goriza di Zaravecchia, im-
putato del crimine di attentato omicidio.
Venne condannato per crimine di grave
lesione corporale a 8 mesi di carcere duro.
Incendiolo. — Certa Maria Knezevich,
abitante al quarto piano della casa Sala,
prospiciente via Niccolò Tommaseo, lasciò
ieri al pomeriggio soli a casa, rinchiusi a
chiave, due suoi figliuoletti, i quali, giun-
cando ..con dei fiammiferi, appiccarono il
fuoco a degli indumenti. Anna moglie di
Giuseppe Betich, che abita nello stesso
piano, si avvide del grave pericolo d'in-
cendio dal denso fumo che usciva da una
finestra; e, subito accorsa, a colpi di man-
naia atterrò la porta dell' appartamentino
della Knezevich e ne trasse in salvo i fi-
gliuoli, già mezzo asfissiati. Prestarono lo-
devole aiuto all'opera lodevolissima della
Betich due guardie di P. S., Palombito e
Trglec, e dei braccianti, che estinsero anche
il fuoco.
Corrispondenza aperta. — Egregio
prof. G. M. Bisogna aver pazienza ancora
un poco ^ Ric. L. Non possiamo pub-
blicare una statistica es^itta delle carni ma-
cellate a Z^ra, perchè molti ovini vengono
importati già ammazzati.
Virchow e Moleschott, che manten-
nero ancora per molto tempo dopo la loro ;
morte la fama dei più insigni medici e |
igienisti della Germania, giudicano 1' acqua
purgativa Htinya li Janos di Saxlehner in
modo caratteristico e molto significante,
il consigliere intimo prof. Virchow espri-
me il suo elogio con queste testuali pa-
role: «Io usai r acqua purgativa Haynadi
Janos ed ottenni sempre ottima, pronta
efficacia, io la consi lero come un elemento
preziosissimo del tesoro medico-balueolo-
gico», Meloschott, 1' autore della Fisiolo-
gia delle sostanze alimentari ecc., scriva
in merito all'acqua Hunyadi Janos: t^'
un piirgante di efficacia pronta e sicura».
Nomine, onorificenze e trasloolii.
il commissario della guardia di finanza
di i classe, Luca Kosovió, venne nominato
commissario superiore della guardia di
finanza di II classe, nella nona classe di
rango.
— Gli officianti di cancelleria • Stefano
Messiner e Vladimiro Vučica venniM'o no-
minati cancellisti, il primo presso l giu-
dizio distrettuale di Budua, ed il secondo
presso quello di Dernis.
= Vennero trasferiti : 1 Uthciale di
cancelleria Mile Milkovió dal giudizio
distrettuale di Castelnuovo a quello di
Verlicca, ed il cancellista Giovanni Bal-
dani da quello di Bencovaz a quello di
Castelnuovo. Il cancellista Antonio Bano-
vich venne trasferito dal giudizio distret-
tuale di Perasto a Zara.
Molto più efficace dell'oliò di
fegato di merluzzo
è la Emulsione Scott di olio di
fegato di merluzzo. La spiega-
zione si ha in ciò: che col pn;-
cedimento di Scott, sperimen-
tato da diecine d'anni, gli in-
convenienti dell'olio — dige-
stione difficile, sapore e odore
rip ugnanti — vengono completamente eli-
mitati. L'Emulsione Scott è infatti cosi
facilmente digeribile e gradevole al gusto,
che può benissimo venire somministrata
anche ai bambini ancora in fasce, poiché,
specialmente durante il periodo della den-
tizione, essa si dimostra straordinaria-
mente utile.
Si somministri perciò ai bambini non
l'olio di fegato di merluzzo, ma la Emul-
sione Scott di olio di fegato di merluzz ),
che è dolce e bianca come il fior di latt",
e che è egualmente efficace tanto in e-
state quanto in inverno. 5
Prezzo dei flaconi originali, in vendita presso
tutte le farmacie, cor. 2.50. Inviando 50 cent, in
francobolli alla casa Scott & Browne, Gr. m. b.
IL, Vienna II, citando in pari tempo la inser-
zione di questo giornale^ verrà spedito da una
farmacia, e per una sol volta, un flaconcino di
prova della Emulsione Scott.
FAY
FAY
Le Pastiglie minerali Soden genuine di
sono riconosciute da quasi 3 decenni
come un ottimo rimedio contro la tosse,
la raucedine, il cattarro agli organi re-
spiratori ecc.
Le pastiglie minerali Soden genuine di
queste soltanto, si preparono dalle acque
medicinali di antica fama, fonte 3 e 18
del Comune di Bad Soden s/Taunus.
Le Pastiglie minerali Soden genuine di
deve chiedere chi voglia veramente le
pastiglie che contengono gli efdcacissimi
sali delle sorgenti medicinali.
Vendonsi ovunque a Cor. 1.25 la scattola.
La Lega Nazionale in Dalmazia
Pervennero al gruppo di Zara :
Oblazioni pervenute la sera del ballo
al bacile: Società Bersaglieri di Borgo-
Erizzo cor. 30, Società Ginnastica 40,
Redazione del «Dalmata» 20, Pompieri
Volontari 10, Contessa Silvia de Begna-
Borelli 20, Società Bersaglieri di Zara 70,
Griuseppe Pascoli 30, Spiridione Artale
60, Maria de Trigari-Messa 20, Vittorio
Mandel 20, dott. G. de Nakic d'Osljak
10, il consiglio direttivo della Sociefà
degli studenti italiani della Dalmazia 20,
Società Corale Zaratina 20.
Oblazioni dopo il ballo: Fam. Godnig
cor. 20, Trigari cav. Remigio 20, Giovan-
ni Dardi (Trieste) 5, P. Benzon (tmoschi)
10, N. N. 20, Eredi di Giovanni Battara
100, Giovanni Mazzoni 5, prof. Ugo Be-
lich 15, dott. Arturo Galvani 10, dott.
Rodolfo Battara 20, Inghini Dante lO,
Brizzi Rovaro Giuseppe (Costantinopoli)
cor. 20.
Oblazione raccolta da alcune maschere,
cor. 30.74.
Ricavato da una partita a briscola alla
trattoria dell'Albino, cor. 1.10.
Guadignato ad una partita cor. 5.
Primo contributo settimanale dei «Ca-
valieri della luna» cor. 10.
Ricavato dall' incanto di un uovo da
una compagnia di veri zaratini agli Stani
cor. 7.
Per onorare 11 memoria del' defunto
signor Giovanni Puntel: Francesco Sal-
ghetti-Drioli cor. 2.
Da Stretto: Girolamo Obratov per non
aver preso parte al gentile invito del lo-
cale «Hrvatski Skup» oor. 10. Per deplo-
rare di avervi preso parte diversa italiane,
cor. 10.
Per onorare la memoria della defunta
signorina Emilia Matosich : ved. Liubis-
sich cor. 1, Giovanni Giudich 1.
Per onorare la memor.a del defunto
signor Lodovico Riboli (Spalato) : Luigi
Millicich cor. 2, d.r Luigi Ziliotto 2, F.
Addobbatti 1, prof. Casimiro B)ara 3, T.
de Scharlrtch jun. 1.
Per onorare la memoria del defunto
sig. Riccardo Defranceschi : famiglia de
Scharlach 2, d.r Pompeo Allacevich e fa-
mirrliu (^In,, : 1 -i T-> ii-
fam. Gaus 2, Luigi Millicich 2, Caterina
de Anselmi Buias 2.
Per onorare la memoria del defunto
signor Michele Perissich: Stella Robicek
cor. 1, Vittorio Kurzrok e fam. 1, Ric-
cardo Lizzarini 1, fam. Troiani 2, fam.
Sugliat 1, Giuseppina Martinovich 1, d.r
Pompeo Allacevich 1, Giovanna Trigari
1, Isidoro Maierle 1, Benedetto Basilisco
1, Ottaviano Raimondi 1.
Per onorare la memoria della defunta
§ 20. Nel caso di scioglimjento, il patrimonio so-
ciale spetta alla fondazione ag^raria provinciale.
Zara, 25 maggio 1893.
Il Comitato.
N. 12484-V.
In base al § 9 della legge 15 novembre 1867, B. L. L
N. 134, si conterma col presente Statuto 1' esistenza della So-
cietà agraria della Dalmazia.
Zara, 12 giegno 1893.
Per r i. r. Luogotenente
(L.S.) Pari eh m. p.
Babilonia Dolitica
M'incombe di dichiarare che il
Governo anche al presente, rimane
fermo ai principi fondamentali del
discorso del Trono dell' 11 aprile
1891. Nel comune lavoro di tutti i
partiti, il Governo ravvisa il più si-
curo mezzo per formare una forte
maggioranza.
(Conte Taaffe, 2 decembre 1892).
Nessuna cosa da noi è tanto in progresso, quanto
il giornalismo politico. Ogni anno vediamo comparire
nuovi giornali; e presentemente se ne contano 8 che
si occupano di politica.
Si dice che lo sviluppo del giornalismo indica
progresso; e noi pure l'ammettiamo fino ad un certo
punto. Poiché per sua natura ha mansioni importanti
e delicate a disimpegnare; e quando realmente vi cor-
risponde, esercita un vero apostolato di civiltà e di
progresso.
Fatalmente da noi le cose non stanno in questi
termini; da noi si fa troppa politica, la quale localiz-
zando il principio, si riduce per lo più a questioni
di campanile, a guerriciuole, a gare personali, a me-
schine e limitate soddisfazioni.
Sotto questo aspetto il giornalismo politico è da
noi più che altro una piaga; non è quel cozzo salu-
tare d'idee dal quale si genera la luce. Egli è quindi
cosa naturale che la politica piantatasi da noi su questo
piede falso, degenerando, ebbe per conseguenza la
moltiplicazione di giornali, ed un aumento di partiti
politici, quanti non ve ne sono fra popolazioni molto
più numerose e progredite della nostra.
Oggi quindi come stanno le cose, la babilonia
politica è al colmo: croati radicali e moderati; serbi
intransigenti e opportunisti; italiani pori e misti; e
questo senza nominare i sotto-partiti.
In questa confusione noi scorgiamo però una
sola buona cosa, vale a dire, che mentre la Dalmazia
è divisa e suddivisa in partiti, mentre le loro ten-
denze e le aspirazioni sono disparate, tutti però sono
d'accordo nel principio per riguardo agl'interessi e-
conomici del paese; tutti riconoscono che la Dalmazia
è pòvera, e che nel campo degl'interessi economici
è rimasta addietro a tutte le nazioni, a tutte le Pro-
vincie consorelle dell'Impero; tutti desiderano e vo-
gliono che anche la Dalmazia utilizzi le sue risorse
naturali, e si ponga almeno dal lato economico nella
via del progresso.
Il solo raggio di luce che noi scorgiamo io questa
confusione d'idee e di pareri, ci suggerisce una pro-
posta che noi vorremmo fare al giornalismo politico.
Dal momento che tutti i giornali sono d'accordo nel
principio, perchè non si potrebbero accordare anche
nei mezzi e lavorare con forze unite allo scopo? Non
è questione politica d'accordi o di transazioni, perchè
per nulla ci entrano, lasciando a ciascuno ampia li-
bertà di filare per la sua strada; ma si tratta di tra-
durre sul campo pratico quel principio che li lega in
comune; si tratta, fra i tanti mezzi che ciascuno pro-
pone per la prosperità degl'interessi economici, di
decidersi per i principali ed i più efficaci, e su questi
instare e far propaganda, affinchè generalizzandoli, en-
trino di fatto nell'azione pratica.
Abbiamo, per citare degli esempi pratici, la di-
visione dei beni comunali; abbiamo l'istituzione di
società villiche col lavoro in comune; abbiamo il pro-
gressivo imboscamento secondo un piano stabilito; ab-
biamo le scuole da riformare; abbiamo delle buone
leggi da creare. Tutte queste cose che ci mancano,
sono di generale utilità senza distinzione di partito ;
e queste potrebbero da per se sole cambiare total-
mente d'aspetto le nostre condizioni economiche. Eb-
bene; se per principio si viene a riconoscere questi
mezzi come olili al paese, perchè da fratelli non si
potrebbe venire ad un accordo per stabilire quali e-
spedienti si dovrebbero adoperare onde conseguirne
10 scopo? E una volta stabiliti i mezzi, il giornalismo
d'accordo li raccomanderebbe, ed ecco, generalizzato
11 principio; lo scopo pratico è conseguito. Tutto stà
che un giornale politico ne faccia proposta agli altri,
i quali per coerenza ne accetteranno volentieri l'invito,
ed uniti in congresso, non ci vorranno tanti rompi-
capi per sJabilire un accordo comune.
Il campo economico ci offre un vasto materiale
per impegnare in comune almeno una parte delle
nostre forze. La Dalmazia, curandosi soltanto di po-
litica, è rimasta di molto addietro nell'economia legi-
slativa, industriale ed agricola, ed abbiamo scavato
un abisso che minaccia seriamente il nostro avvenire.
Noi possiamo evitarlo a tempo, soltanto con un
accordo comune del giornalismo nel campo degl'in-
teressi economici.
0 il giornalismo farà eco alla nostra proposta,
ed allora avrà procurato il massimo bene al paese;
0 farà l'orecchie da mercante, ed allora ci resta sola
un'ancora di salvezza: la responsabilità del Governo;
sul quale argomento ci occuperemo nel prossimo nu-
mero.
Seljak.
La ciaiisola del 7100
Abbiamo Ietto nel „Narodni List" del 17 giugno
un articolo di fondo sulla clausola del vino, il quale
ha per noi un' importanza, come Io hanno sempre tutti
g>li articoli dei nostri giornali politici quando trattano
d'interessi economici della provincia.
Noi pure siamo d* accordo co) L." che le
proposte fatte dall'on. Bulat nell'ultima sessione die-
Ora che abbiamo la società agraria, sarebbe cosa piìi
pratica che la Direzione invitasse i rappresentanti della stampa
provinciale ad un convegno, onde stabilire un' azione comune nel
campo degl'interessi economici.
N. d. B.
A porre in pratica il programma, la Direzione
della Società nella seduta del 23 luglio ha nominato
un comitato di tre persone, formato dai sottoscritti,
coli'incarico di formulare le questioni più urgenti di
economia, ed invitasse poi là stampa provinciale ad
un convegno per porsi d'accordo sul modo che si
dovrebbero al bisogno trattare.
Il sottoscritto comitato esegui il detto incarico,
col fori»aIare il seguente programma ; e fiducioso si
rivolge al patriottismo di Essa spettabile Redazione»
affinchè voglia compiacersi d'indicare alla Direzione
della Sccietà agraria della Dalmazia:
1. Se accetta l'invito per un convegno, e se lo
stesso Redattore sia disposto ad intervenire alla di-
scussione, oppure delegare uno o più rappresentanti;
2. se trova necessario che al convegno vengano
invitati tutti i podesià della provincia, ed eventual-
mente quali altri rappresentanti del popolo; e
3. in quale mese del corrente anno preferirebbe
che il convegno avesse luogo.
Appena il sottoscritto comitato avrà evasiva ri-
sposta, con apposita lettera Essa spett. Redazione ri-
ceverà l'invito pel giorno del fissato convegno.
Zara, 20 agosto 1893.
II Comitato:
Batistié prof. N.; Nimira prof. A.; Vusio sac. E. M.
NB. L'invito venne spedito alle seguenti redazioni:
Narodni List, Dalmata, Katolička Dalmacija, Srpski
Glas, Gospodarski Poufnik, Narod, Smotra Dalmatinska,
Seljak, Crvena Hrvatska, Pučki list, Dubrovnik, Econo-
mista, e Corriere Dalmatino.
PROGRAMIMA
da discutersi nel convegno della stampa provinciale
ed eventualmente dei podestà ed altri rappresentanti
del popolo.
1. Elezione del presidente, vicepresidente e se-
gretario;
2. Quale sistema o piano dovrebbe adottare il
Governo per lo sviluppo dell' agricoltura e pel miglio-
ramento delle condizioni economiche della Dalmazia.
3. Quali leggi agrarie sarebbero necessarie di
raccomandare alla Dieta ed alla Giunta.
4. Quali cure dovrebbero impiegare i Comuni pei
progresso agricolo e di quali mezzi pratici servirsene.
5. Quale interesse dovrebbero avere i parrochi
ed i maestri per aiutare il ceto agricola, e di quali
mezzi si dovrebbero servire pel pregresso agricolo.
6. Quale piano si dovrebbe adottare per estendere
l'istruzione agraria, e come praticamente diffonderla.
7. Quale sarebbe il mezzo più utile e più pra-
tico per fondare nei villaggi le società villiche.
8. Come si dovrebbe applicare la legge sulla
divisione dei beni comunali.
9. Come si potrebbe garantire l'avvenire del no-
stro vino, e quali mezzi si dovrebbero adoperare per
spacciarlo.
10. Quale piano si dovrebbe addottare per mi-
gliorare e sviluppare l'allevamento del bestiame —
ed eventuali proposte sui pascoli e prati artificiali.
11. Come sviluppare: 1. la pollicoltura; 2. la se-
ricoltura; e 3. l'apicoltura.
12. Eventuali proposte e deliberazioni.
I I I I U mie Ilei m coiEiiaai!
Una legge severa colla quale si obbligassero i
Comuni ad effettuare la divisione dei beni comunali,
si rende ormai indispensabile e di urgente necessità.
Sebbene la slampa provinciale agraria si occupi
da tre anni su questo argomento con preferente inte-
resse, pure la scrivente si rivolge con fiducia ad Essa
eccelsa Giunta, onde voglia compiacersi di pren-
dere in serio esame la questione, ed approntare per
la prossima sessione dietale un progetto di legge, af-
finchè la delta divisione possa effettuarsi il più presto
possibile e col miglior utile risultato.
Secondo la statistica, in Dalmazia si hanno 266
mila e 607 ettari di terreno coltivato; 593,900 ettari
di pascolo e 381,762 ettari di bosco.
Riservando i 381,762 ettari per i boschi, nelle
condizioni economiche poco felici nelle quali vive il
ceto agricola, i 593,900 ettari di pascolo, come beni
comunali non solo non hanno titoli per essere con-
servati come tali, ma inceppano grandemente e con
grave danno l'economia della popolazione dalmata.
In Dalmazia vivono 399,054 abitanti col solo la-
voro della terra. Secondo la statistica dell'anno 1892,
si calcola a 36 milioni il prodotto medio dei 266.000
ettari di terreno coltivato, i quali corrispondono perciò
a 720 milioni di capitale. Divisi i 36 milioni di pro-
dotto fra i 400,000 agricoltori, risulta una media di
25 soldi a testa di guadagno a! giorno, media che
è assolutamente inferiore ai bisogni della vita giorna-
liera. Questa media poi in appresso sarà ancora più
bassa, perchè fra i 36 milioni di prodotti, quasi la
metà (17 milioni) si introitano dal vino. Ora colla
clausola, è ben noto che questa media d'introito del
vino, verrà sensibilmente diminuita.
La sproporzionata estensione dei beni comunali
è la causa precipua per cui l'agricoltura in Dalmazia
debba essere a priori passiva; essendoché per ogni
singolo agricoltore risulti una media di poco più di
mezzo ettaro di terreno coltivato. Ora si sa, che I»
media minima per assicurare una discreta esistenza,
dev'essere almeno di un ettaro a testa. Se la Dalmazia
è quindi passiva ; se la rendita giornaliera risulta di
25 soldi a testa, ciò lo si deve principalmente ascri-
vere al motivo che vi mancano ancora 134,000 ettari
di terreno coltivato. Dunque anche sotto questo ri-
guardo, o devesi introdurre la coltura intensiva (ciò
che per ora è un assurdo il pretendere) o si deve
addivenire alla divisione dei beni comunali, affinchè
la popolazione agricola possa raggiungere il necessario
quantitativo per poter coltivare ancora i 134.000 di
terreno necessario.
Il bisogno di venire a questa divisione dei beni
munali, si presenta ancor più ragionevole, quando si
riflette al meschinissimo utile che si ritrae dai 593.900
ettari di pascoli; poiché questi non servono ad altro
che a mantenere il bestiame il quale, giusta i prezzi
medi che si tengono in Croazia, rappresenta un ca-
pitale di soli 14 milioni di fiorini. Se quindi 266,000
ettari di terreno coltivato rappresentano un capitale
di 720 milioni di fiorini, e 593.900 ettari di pascolo
un capitale di soli 14 milioni, devesi venire alla con-
ni *\ ^^ JPf®®®^^« ^Ttìcolo venne spedito in forma di rapporto
ali eccelsa Giunta dalla Società agraria della Dalmazia in data
2 agosto a. e. N. 188.
Nr. 15 Zara, 1. Agosto 1894 Anuo II.
Organo della società agraria della Dalmazia
Esce il primo ed il terzo mercoledì d'ogni mese. L'abbonamento annuo è di fiorini 2 anticipato. Per l'estero franchi 6. Semestre in
proporzione. Dirigere le lettere e gli assegni alla Eédazioiie del giornale.
Donde un'aiuto P)
Colpite le nostre campagne da ogni sorta di Ai-
gelli incalzantisi 1' un 1' altro, tanto da esser seriamente
minacciata la nostra ulteriore materiale esistenza, che
COSI noi facciamo per d fenderci, che cosa noi fac-
ciamo per opporci a tanti Miali ?
E' g-rido generale in Dalmazia: per il contadino
la è finita.
E per vero : le annate ci tradiscono, vigna ed
ulivo son colpiti da terribili malattie, i nostri pro-
dotti son disprezzati. L'infelice contadino cerca ancora
di difendersi; ma stretto da tanfi malanni, non sa pù
dove dar di capo. Donde un'aiuto?
Si domandò, e giustamente, dal governo, che i
danni causatici, senza nostra colpa, dall' ormai famosa
clausola, venissero compensati con sussidio in denaro
da investirsi in opere di pubblico interesse, in opere
necessarie e non di lusso. Si udirono da ogni parte
lamenti, si spedirono indirizzi, s'indissero meeting, ma
i milioni, che da Vienna attendevamo, miseramente
naufragarono proprio alle porte di Zara, — a Punta
Amica. Ma ecco sul nostro fùsco orrizzonte compare
«n raggio di speranza. E' il conte Harrach. Egli si
propone di giovar alla Dalmazia. Tutto ora si attende
da lui. Lungi da noi il sospetto che le sue intenzioni
non sieno delle migliori, ma purtroppo non possiamo
nutrir grandi speranze nè entusiastarci soverchio come
fan molti.
La Dalmazia è un Eden; — si scrive e si dice
dai nostri e dagli stranieri — ; mite ne è il clima,
ceruleo il mare, natura vi sparse a larghe mani sue
bellezze; essa il sito proprio tatto per stabilimenti bal-
neari, per luoghi di cura. Le Bocche di Cattaro son
diventate il Bosforo; le Castella contendono colla Ri-
viera. Arbe ecclisa Madera, e Lesina Nizza; i nostri
monti mettono in seconda linea quelli di Svizzera e
di Stiria. Ancora \ Itordi di Norvegia e il quadro
sarà completo. Siamo in piena Arcadia. Ai suoi tempi
una capanna e due cuori innamorati bastavano a for-
mare un paradiso in terra ; oggi da noi due alberi
in sito riparalo ci danno una stazione climatica, una
spiaggia sabbiosa formano uno stabilimento balneare;
il Velebit ed il Biokovo, il Mosor ed il Koziak son là
per ascensioni alpinistiche. Ancora un vademecum in
inglese, tedesco, italiano e francese e la nostra re-
denzione è pronta e sicura.
•) Eiportiamo tradotto del „Narodni List" N. 56 dei U
luglio 1894 questo notevole articolo.
I nostri giornali son pieni di carriSpondenze, an-
che dei più piccoli luoghi della provincia, che tutte
parlan di hotels, di staziooi climatiche, di stabilimenti
balneari, quasi unico avvenire della Dalmazia fosse il
diventare un ospitai alla sofferente umanita o un luogo
di sollazzo per i moderni Cresi. Pochi anni fa spe-
ranza per molti era uno zio di America; oggi tutti
sperano e tutto attendono dalla valigia dei biondi figli
di Albione.
Siamo seri ! Le nostre condizioni, i nostri biso-
gni son tali, che sarebbe delitto cullarci in tali chi-
merici sogni, ma dobbiamo seriamenfe pensare al no-
stro avvenire. La nostra redeozione non sta nelle mani
di touristen, di alpinisti, di bloicl sti o di gente di
tal fatta. C' inganniamo a partiio se crediamo che a
sanar Is nostre piaghe basterà cha il cantadino, get-
tate alle ortiche vanga e zappi, s'improvisi Cicerone
allo straniero che verrà a, bearsi di nostre rarità.
Noi speriamo che ancor tra noi vi saranno veri
patrioti che cercheranno alla nostra miseria rimedi
più seri e più efficaci. Non si fdccu^ balenar alla mente
del contadino come unico rimedio queste speranze
assai problematiche e che purtroppo posson riescire
anche assai funeste.
Lo si incoraggi, io si ecciti coli' esempio e colla
parola, che, fidente in Dio e nella sua onesta fatica,
lavori indffessamente intorno alla sua terra, al suo
bestiame. Certi ed abbondanti frutti ricaverà da sue
fatiche.
Ci si dia finalmente una ferrovia, che ci unisca
al mondo civile ; si mi^liorino e si aumentino le vie
di comunicazione; si diffonda in tutta la provincia la
coltura del tabacco, unica speranza dopo la perono-
spera la clausola e Ja filossera; si procuri di migliorare
l'allevamento del bestiame; si dia mano alla piantagione
su largo piede di alberi fruttiferi ; si regolino le ac-
que e i torrenti; si provvedono le nostre borgate e
villaggi di acqua potabile; si migliorino le nostre in-
dustrie e si innalzino almeno alcune fabbriche affinchè
non dipendiamo in tutto e sempre dallo straniero; si
educhino i nostri negozianti a regolar bene i propii
affari e a trattar con proprio interesse colle case e-
stere. Questi sono i nostri bisogni, queste le fonti del
nostro avvenire economico. Questo ed altro simile sia
dinanzi agli occhi del conte Harrach.
Ma la nostra proverbiale miseria continuerà fin-
ché unica speranza di economico miglioramento sa-
ranno gli hotéls, gli stabilimenti climatici e balneari
colle rispettive comitive di stranieri che a larghe
mani spargeranno tra noi sterline, che cadranno pro-
prio in sacoccia anche a chi non le cercherà.
Nr. 18
persone di Sebenico, Spalato, Rag^usa, Cattaro etc. e-
rano a giorno di quanto si stava facendo, ed aiuta-
vano col consiglio perchè l'impresa riesca degna
opera di chi avea dato P ispirazione.
Ma non era ancor nata legalmente la Società, e
già s'incontrava il priniio intoppo, precisamente là
dove si dovea credere che la Società verrebbe accolta
a braccia aperte. Quali argomenti (poco onorifici!) si
portava in campo perchè la Società non abbia vita,
oggi non Io diremo „qui potest capere copiai''', diremo
soltanto che il giuoco andò per le lunge e forse oggi
non esisterebbe ancora la Società, se da Vienna non
fossero venute parole di conforto e di coraggio.
Fu il nostro presidente Vusio che nel maggio
1893 si portò a Vienna, e venne accolto con squisata
bontà da S. Eccellenza il ministro d'agricoltura e da
altri distinti consiglieri presso queir Eccelso Ministero;
e fu Sua Eccellenza il Conte G. di Falkenheyn che
incoraggiò l'impresa patriottica, per la qual cosa la
nostra Società gli è, e gli sarà sempre r conoscente,
poiché Io si può considerare come il primo socio fon-
datore della stessa.
Infatti un mese dopo la nostra Società era legal-
mente riconosciuta; e un mese più tardi — il 9 luglio
1893 — la sua esistenza era un fatto compiuto.
Premesso questo istoriato, l' A, dice delle frottole
e noolto male difende certi suoi colleghi e impressari
che volevano rigenerare la Dalmazia coi soli pini lau-
tamente pagati, quando asserisce che il presidente
Vusio ha fondato per suo conto la Società, che è
circondato da persone ricche, che suntuosamente vi-
vendo, non conoscono i bisogni del popolo, e che non
comprende lo scopo di questa Socielà, mentre noi
non comprendiamo quello che l' A. volle va dire.
A schiarimento di queste ed altre simili frottole,
gli diremo invece che appena la nostra Società venne
legalizzata, da Mie le parti insulari, litorali e montane
delia provincia pervennero lettere di congratulazione
e di adesione; che g'à nel primo mese se ne conta-
rono a centinaia i soci; che già nel primo mese si
potè fondare dm giornali econo mici-agricoli-morali, e
la Società avere il lusso di due organi propri, che
vivono, prosperano, hanno 40 e più collaboratori, sono
letti in tutti gli angoli della provincia, e fanno tanto
e tanto bene, — anzi hanno iniziati la vera èra del
risorgimento; che la Società incontrò il favore e l'ap-
poggio di tutti i 3 partiti politici della provincia, be-
ne visa e perfino protetta dai rispettivi loro organi po-
litici — il Narodni List, il Dalmata, il Srpski Glas,
e la Katolička Dalmacija', che fra i 1700 soci 'che
conta, si trovano persone di tutti i partiti e di tutti
i ceti, mirabilmente misto il ceto agricola e povero,
col ceto possidente e ricco; che dapertutto si fonda*
rono e si stanno fondando delle filiali (meno a Ragusa,
dove l'impetuosa ira del prepotente, ci scrisse un
amico, impiega ogni mezzo per impedirlo); che da
ultimo in un solo anno di vita la Socielà ha fatto già
molta strada, come lo vedremo altra volta.
Questi sono tutto fatti; e se la serena letizia ed
il pacifico lavoro della Società, venne già nel primo
anno di vita da alcuni turbato, questo, come lo di-
mostremo p.ù tardi, conferma ancor meglio l'impor-
tanza della Socielà, e la prepara attraverso difficoltà
nuovi campi di conquista, e bea meritati alori.
A questi fatti, chiudiamo questo articolo col ri-
portare testualmente il primo punto anarchico dell' A.
sfidando la barba d' Aronne a spiegarci magari il solo
senso.
Ako se uzme da rečeno društvo nema nikakve političke
šare, još manje ono može označivati presjednika, koji živi pri-
tbjanijem političkijem životom, koji naliči na onaj našega naroda,
biva, životom prostijem, sa màlenijem dohocima, sa velikom
štednjom, sa mnogijem dužnostima a skučenijem pravima. Ali
takav život nije ovog našeg presjednika. On se jagmi, da sebi
prisvoji posve druge osobine, pa nastoji da stvori sebi ekonomni
položai, koji je sasvijem protivan onome našega naroda. U tome
mu para nema. S toga mu se i čudimo kako on u svome or-
ganu često 0 sebi govori, da je borac za životne, narodno-eko-
nomne interese, i da su njegova ekonomna načela jednaka na-
čelima našega naroda.
Na ovo mora da pristane i sam gosp. Vusio, jer nebi
inače mogao oporeći, ako ima dva prsta obraza. Tada što da
rečemo 0 tom, njegovom društvu, kojemu je duša sastavljena iz
jedinaka sa masnijem plaćama, sa malijem poznavanjem narodno-
ekonomnijeh potreba, sa mnogo prava a malo dužnosti, sa la-
ganiiem radom i raskošnijem grackijem životom?! Još bi se
moglo pojmiti, kad bi takovi elementi, kojijema je na čelu pop
Vusio, tormulisali sredstežnu tačku kakvog staleškog pokreta,
kakve modem« gospoštine, ili kakve moderne kojiževničke kor-
poracije, te je posve nepojmivo, što se oni zagrću naroduijem
ekonomnijem životom, kad se u stvari njihovog društva takova
materija, na kojoj se narodni ekonomni preporod može toliko
isto pojaviti, kao što se može pojaviti grofovske gospostvo na
Mosećani. (Continua).
Diamoci alla vita di Campagna
Da uno studio testé pubblicato dal maestro d'agri-
coltura, signor S, M. Pjerotić, che porta per titolo
ma piaga della Dalmazia — riportiamo il seguente
brano, sul quale anche noi siamo pienamente d'ac-
cordo, confermando che una delle piaghe della Dal-
mazia si è appunto la mania del possidente di vivere
in città.
„Un buon signore di Spalato ultimamente mi di-
ceva, di passaggio per Sebenico, la campagna essere
un luogo di esilio; invece il compitissimo e gentilis-
simo cav. Fontana da Sebenico la ritiene a ragione, ua
luogo di paradiso. Il primo (Spalatino) senza volerlo,
significava l'andazzo comune: e il secondo signore
(Sebenzano) significava quello che è ritenuto davvero
da tutti gì'intelligenti e ricchi possidenti nei paesi
progrediti e civih d'Europa. Da noi in Dalmazia tutti
i signori vogliono vivere in città; 1' erede di poche
centinaja di fiorini di rendità all' anno, ammassate per
lo più a furia di operazioni d' usura, sì f^ Spalatino,
Zaratino, Sebenzano, Raguseo, Cattarino ecc. : in città
ia vicenda dei piaceri, le belle maniere, il teatro, il
caffè, la čitaonica, il gabinetto di lettura, la musica,
le manovre dei sokolaši, dei pompieri, dei braccianti,
le regate dei cannottieri ecc.; onde questa cittamania
è una delle cause dello stato attuale dell'agricoltura
in Dalmazia nostra.
Ho veduto nei paesi germanici, in Ungheria,
nella Stiria, nella Boemia, nella Slavonia ecc. tutto il
contrario. Al Tedesco p. e. ripugna rinchiudersi nella
città; abbisogna egli, come gli antenati suoi figliuoli
della foresta, dell'aria libera dei campi. La nazione
tedesca e l'inglese pure, può dirsi in campagna, ove
tutti vogliono essere nati, e chi non vi è nato, de-
sidera almeno morirvi. Questi suda a far denaro per
comperarsi pochi ettari di terra ove passare tranquillo
lungi dall'aria affamicata e pesante dei grandi centri
di popolazione. L'origine campagnarda è marchio
d'aristocrazia.
I grandi, i ricchi, i baroni, i conti i lord questi
ultimi (in Inghilterra) hanno stabile domicilio nelle
loro terre ; i membri del Parlamento Inglese p. e.
non tengono in Londra se non poche stanze per la
durata delle sessioni parlamentari.
istituirla. Essi, ci sembra, non sarebbero
g^ran chè propizi; cosi almeno risulte-
rebbe da una corrispondenza inserita
nel p. p. marzo nel Narodni List. Ma
noi crediamo che essi presero la pro-
posta da un punto di vista diverso;
vale a dire dal punto di vista econo-
mico. Noi però con riguardo al, fatto
che, essi sono eolà una società organiz-
zata e compatta, che estende la sua
azione in 100 parrochie della provincia ;
che essi sono, se non milionari, certa-
mente padroni di vasti terreni; che essi
finalmente appartengono a un' ordine al-
tamente benemerito per la Dalmazia, e
che quest'ordine diede pel corso di più
secoli fig'li illustri e nelle lettere e nelle
scienze, difendendo la patria e colla
croce e colla spada, noi diciamo che
appunto come coerenti alle gloriose e
illustri gesta dei tempi passati, nessuno
meglio di essi ne dovrebbero sentire il
bisogno di fondare una scuola pratica
d' agricoitura, che ne sarebbe il focolajo
del risorgimento economico della popo-
lazione e del risveglio al progresso
agricolo. L' ordine francescano diresse
per secoli le sorti della massa apparte-
nente al ceto agricola, ed esso oggi ne
dovrebbe sentire il bisogno di non af-
fidare ad altri il secolare diritto.
^ * * •
Il Biankini parlò inoltre sul con-
siglio provinciale d'agricoltura e sulla
nostra Società agraria delia Dalmazia.
Sul consiglio nè lodò l'indirizzo, nè
approvò r operato. Essendoci noi a lungo
occupati nei nostri articoli A schiarimento
del nostro programma, non vogliamo ri-
petere quanto allora abbiamo scritto. Noi
altamante deploriamo col Biankini che
questa istituzione anziché essere bene-
fica alla provìncia, non diede affatto
nessun risultato. Deploriamo che V illu-
stre Conte Manfredo de Borelli che ne
era benemerito presidente, ha dovuto
per questo motivo rinunziare alla carica.
Ma d' altra parte confidiamo molto nella
saggezza dell' eccelso Ministero, perchè,
speriamo, che questi convinto e per-
suaso dell' attuale inoperosità del con-
siglio, saprà riparare al male, nominando
principalmente persone che sapranno
dare vita ed espressione a questa utile
e benefica istituzione.
Per riguardo alle lodi tributate alla
nostra Società ed al nostro organo il
Seljak, noi ne siamo grandemente grati
e riconoscenti all' onorevole Biankini,
poiché con quella dichiarazione fatta, ha
legalmente suggellato l'importanza e
l'operosità della nostra Società. Già il
nostro presidente Vusio gli diresse in
proposito una lettera aperta, nota ai no-
stri lettori ; e coli' elogio fatto pubbli-
camente in Dieta, dimostrò nel modo
il più chiaro ed evidente essere falsa,
assurda e maligna la dichiarazione fatta,
pochi mesi prinaa in una seduta del
cons prov. d' agricoltura, dal barone
Gondola, vale a dire: essere la nostra
Società più di danno che di vantaggio
alla provincia; poiché il Gondola depu-
tato, il Vranković ed il Tartaglia essi
pure deputati — tutti tre 'presenti in
Dieta — mentre il Biankini faceva quella
dichiarazione, tutti tre non dissero pa-
rola, nè si dichiararono contrari. Per ciò
dobbiamo credere che essi come si ad-
dice a persone oneste, dopo aver fatto
quel brutto tiro alla nostra Società, in-
formatisi meglio, si ricredettero, e col
non contraddire quanto il Biankini ha
detto, ritrattarono il loro errore ; ritrat-
tazione che a merito del Biankini noi
con piacere approviamo, e registriamo.
« ^
slavo, nè abbia acquistata certezza che egli po-
tesse farlo senza pubblico danno!
Noi non vogliamo a-sserire che tutti coloro che
fecero finora l'audace esperimento, non avessero
l'attitudine a condurlo a buon fine. Sappiamo tutta-
via che i più tra essi sono tedeschi, ne' quah non
ragione di origine, non frequenza di esercizio, non
singolarità di ingegno potevano far presumere a
priori tanta dottrina; sappiamo che luoghi vi sono
(Pago per esempio) dove gli esperimenti prematuri e
forzati suscitarono già il malcontento tra il popolo
slavo, che prima intendeva la lingua parlatagli,
ed ora più non si raccapezza in quella che gli si
offre a lettura; e noi tutto giorno vediamo magni-
ficate su pei giornali, e strombazzate per le piazze
ad esempio, con singolare impudenza, prove palese-
mente riuscite degne di compassione, e fatte argo-
mento da magistrati gravissimi di gioco indecoroso.
Ma ad ogni modo è evidente che spirito di parte,
eccesso di zelo, e smania soprattutto di mostrarsi
atto a tenersi in seggio in ogni evento e ad ogni
condizione, può dare audacia a taluno di porsi a
. cimento, cui le sue forze non bastano, con danno
sicuro della giustizia. E necessario pertanto che
l'autorità invigih affichè abusi non succedano e
disordini gravi, che badi di non permettere che
altri si ponga a proprio talento ad impresa di-
sperata e rovinosa, e che pure nel consentire sif-
fatti sperimenti , proceda saggiamente parca ed
oculata.
Non è intendimento nostro nel fare queste os-
servazioni di condannare il principio santissimo
che consente al popolo l'uso della sua lingua, che si
studia di procacciare che ogni altro possa e deggia
usarne nelle sue relazioni con esso, e dove trat-
tasi dei di lui interessi. Ma diciamo che v' ha un
principio ancora più santo, ed è che gli sia resa
giustizia ; che per insensato fanatismo di parte, e
sotto apparenza speciosa di intendere al suo bene,
non si tradiscano i suoi piìt %acri interessi, non
si pongano a sbara^Uo la sua vita e il suo onore
è X suoi averi.
L'liso dèlia sua lingua fìoH gli fu mai finora
conteso, nè poteva essere; parlando seco non fu
adoperata giammai altra lingua che la sua : gli
esami delle parti, e de' testimonii, furono sempre
fatti nella sua lingua, sebbene non scritti; nella sua
lingua le formolo del giuramento, comunicatigli
nella sua lingua i decreti e le sentenze.
Benché non in tutti i giudici perfetta e piena
la cognizione dello slavo, in nessuno, neppure
degli stranieri, fu così poca, che V accusato e le
parti tutte non fossero comprese, e non ne riuscis-
se chiarissimo il pensiero , che seguissero nel-
r interpretarlo errori e sbagli notevoli capaci di
danneggiarlo, o condurre ad ingiusta sentenza. Nè
sappiamo vedere come coloro che questa verità
si studiano di negare , che adducono a ragione
della nuova misura il pericolo presente di male in-
terpretare i deposti, per la poca conoscenza della
lingua ne' giudici, non s'avveggano che il pericolo
sarebbe di gran lunga maggiore, e gli errori ine-
vitabili, se per giunta dovessero scriverla ; se dopo
avere male inteso il pensiero delle parti, fossero
anche tenuti a ritradurlo in islavo. Finché per-
tanto con la creazione di relative eccellenti isti-
tuzioni, con la pubblicazione di vocabolari e gram-
matiche, e con la creazione di cattedre apposite,
ma più di tutto per la lunga opera del tempo,
per la forza lenta e spontanea delle cose e delle
circostanze, coadiuvata dal costante buon volere,
la lingua non si perfeziona, la conoscenza non se
ne diffonda, l'uso non se ne renda agevole e fa-
miliare, r introdurla e il mantenerla nel foro non
può essere che rovinoso. Rovinoso agl'interessi
della giustizia, che alla lunga verrebbero imman-
chevolmente traditi; rovinoso al paese, della cui
miseria le leggi monche e inadatte, e l'infelice
applicazione di esse, sono causa precipua, e che
pel nuovo scompiglio verrebbe smisuratamente ad
accrescersi ; rovinoso alla stessa lingua che usan-
dola forzatamente, prima del tempo, ad ufficio a cui
ancora non è adatta, non potrebbe che imbarbarire.
(Nostre Corrispondenze).
Vienna^ SS Aprile.
Avrei desiderato inaugurare le mie corrispondenze con qual-
che importante novella, ma in quest'epoca di muto apparecchio,
di calma apparente, in questo stadio di transizione c transazione
vi ha penuria di recenti fatti decisivi, e i corrispondenti debbono
abbandonare intero il campo alle analisi delle cose passate e ai
vaticini dell' avvenire. Il trattato commerciale franco-prussiano
esaltato a Parigi e anatemizzato a Vienna; - il privilegio della
Banca iiazionàle iaustriaca decantato dai suoi azionisti é dal mi-
nistra Plener come unico rimedio alle piaghe finanziarie del-
l'Austria, come cancro perenne combattuto dalla voce pubblica; -
deficit ed aumento di spese; - Nauplia sottomessa e Corfìi in
fermento; - Luca Vucalovich ed Omer Pascià vincitori e vinti
ad una volta ; - reazione a Berlino ed elezioni libéralissime nei
distretti; - nel Monitcur riduzione» di esercito, a Roma aumento
di troppe francesi; - canonizzazione dei martiri e concili yw/jtict
di vescovi ; - liberalismo delle Narodni Listi col Vaterland per
alleato, il concordato per articolo di fede, lo statuto sugli stati
provinciali per magna charta libcrtatum; - qneste ed altre con-
simili contraddizioni formano ora 1' oggetto della pubblica rifles-
sione, e dai vari partiti nelle diverse tendenze vengono assog-
gettate al crogiuolo dellia. critica e messe a base delle diverso
speranze o^ trepidazioni. ^
Qui pili che d'altro la coscienza dell'urgente bisogno, l'i-
stinto della propria conservazione si preoccupa delle imminenti
discussioni del budget, ed una serie di progètti finanziari e di
opuscoli su questa materia dimostra almeno il generale interesse
per questo vitale quesito. Il Ministro Plener ha poca fortuna
colle sue proposte. II comitato di finanza le avversa quasi tutte;
e se da questo fatto non possiamo certamente derivare lieti pro-
nostici sulle attitudini del Ministero , ci resta il confòrto che la
grande maggioranza della camera ministeriale - per ciò che ri-
guarda la intangibilità della costituzione del 36 febbraio - e ben
lontana dall' assumere solidarietà col governo nelle questioni in-
dipendenti dal principio • costituzionale. E si che il partito del-
l'opposizione sistematica rifiuta l'onere e l'onore di codeste di-
scussioni J Per amore di verità conviene però notare che il de-
putato Ljubissa questa volta ingrossa le file della sinistra é
prende parte alla votazione. Egli saprà consolarsi de'rimproveri
del Nazionale, „per aver cos'i rinforzato, come questo dice, la
fila di questa artificiale maggioranza che si mostra cosi Unanime
nel riprovare ad ogni costo le vedute che partivano dai popoli
non tedeschi;" come questa maggioranza saprà consolarsi del-
l' altro rimprovero d'illiberale ministerialismo. Un superficiile e-
same delle condizioni e dei bisogni che determinano le tendenze
e le aspirazioni dei deputati al parlamento, un solo sguardo re-
trospettivo alia loro azione politica nei dodici mesi decorsi basta
a persuadere che la causa della libertà non è monopolio della
sinistra o della destra, che in questa assemblea opposizione e
liberalismo non sono sinonimi. Esaminiamo senza il prisma della
passione i fatti e le cose. Siedono a destra i polacchi capitanati
da Smolka e Potocki, e i czechi guidati da llieger e Clam. En-
trambi uniti nel combattere il 26 féèVraio, avvisano però a fine
diverso, hanno diverso programma à regola di loro òondottà. Il
diploma 20 ottobre,, coi quattro statuti provihciali che lo segui-
rono prima del 26 febbraio, federafisiuo e nazionalità, són l'i-
dèalc della frazione slavo-boema. |l diploma 20 ottobre non e
i pei polacchji' che un pui^t«. di pa^tenÀa, iln principio di sciogU-' dal, »«B»»
ricostituzione di condizioni politiclié cessate per forza di avveni-
mento che il sentimento di un pop&lo non oblia y non sancisce
giammai. La causa nazionale neW ora, segnala direzione è per
queste due frazioni la meta suprema : la causa della libertà è a
quella subordinata, sicché per raggiungere la prima abbiamo ve-
duto Rieger e Smolka, uomini di animo libero e generoso, in lega
col Vescovo Irsik e col Conte Clam Martinitz, li abbiamo veduti
ripugnare dalla legge suH' abolizioni de'feudi, H vedemmo più
volte devoti al partito aristocratico e clericale. Siedono a manca
e nel centro i fautori del 26 febbraio, cOncoi-di tra se ove si tratti
dei principi proclamati con qucll'atto fondamentale della costitu-
zióne, concordi col Ministero nelle questioni politiche. L'unità
dell'impero, benché in uiia lunga scala di gradazioni, è il pro-
gramma scritto sulla loro bandiera», A questo programma è per
essi^ fatalmente, pure subordinata la causa della libertà. E Giskra,
Herbst, Taschek, Schindler, uomini di sentimenti i piii caldi per
questa causa, vedemmo in singoli casi transigere a suo danno
tutte volte al suo programma minacciasse pericolo. Siedono tra
questi i centralisti dell' Austria inferiore e Salisburgo (^Giskra
e Muhlfeld alla testa), gli autonomisti tedeschi (diretti da Rech-
bauer e Wieser), quasi tutti i deputati della Carinzia e del Car-
nio, i Ruteni della Galizia, gl' Istriani, i Boemi tedeschi, que' di
Trieste e GiHzia; i due del Tirolo Italiano, quattro dei deputati
dalmati. Hanno tutti l'identiche tendenze? Mai nò: e le diverse
votazioni il dimostrano. Ma tutti stanno pel 26 febbraio j perchè
l'interesse de'loro paesi trova nell'^to di quel giot-no uh ap-
poggio alle varie aspirazioni. Concordi in questo programma po-
litico, vedete le frazioni di questa, parte seguire la propria strada
in molte importanti questioni amministrative e civili, vedete ora
r una ora 1' altra in singole questioni lealmente d' accordo colla
destra, ed in aperta lotta colle proposte governative. È la sini-
stra infatti che prese l'iniziativa nella legge sulla responsabilità
de'Ministri, combattuta dall'organo del Conte Clam, e per una
legge che sancisca la convocazione : del parlamentò ogni anno,
unico rimedio a velleità reazionarie; - è la sinistra che propu-
gnò l'abolizione dei feudi, la revisione del Concordato, l'egua-
glianza delle confessioni religiose, la" libertà domestica e perso-
nale, il secreto delle lettere; essa che combattè il famoso emen-
dement Lassec nella Novella sul codice penale; - per essa che
toccarono al Ministero tante sconfitte nella legge sulla stampa;-
essa che ora inesorabilmente fa guerra alle mozioni finanziarie
del Ministero. A torto e di mala fède si confonde adunque da
qualche giornale la posizione de'partiti, scambiando quello del-
l'opposizione costituzionale col partito del liberalismo, 1'altro fe-
dele alla costituziione onde deriva il' mandato, col partilo mini-
steriale, antiliberale. Il partito ministeriale puro conta assai po-
chi seguaci nella camera de'deputati) può appena chiamarsi par-
tito. E resterà cosi magro, finché il Ministero non si abbandoni
animoso, senza vacillare, senza ambagi, a liberali riforme; finché
tutte le promesse non si riducano in atto, finché non si consolidi
piena fiducia nelle liberali intenzioni del Governo. Voglia il Cielo
che il buon senso de' popoli offra irresistibile impulso a questo
desiderato progresso, che la concordia e la tolleranza religiosa
e nazionale, riunendo} partiti, mettano in bando per sempre nel-
l'Austria la funesta teoria del divide et impera. Allora soltanto
la causa della libèrtà sorgerà trionfante, unico magnete che rac-
colga intorno a se la compatta falange degli eletti del popoloj al-
lora solamente disarmando l'assolutismo delle più potenti èue ar-
mi, potrà raggiungersi ànche per noi lo scopo d'ogni civile società!
Milano, SÌ4 Aprile.
Quando un corrispondente scrive la sua prima lettera ad
un giornale, c già gtabilito eh' egli debba esordire con un bel
preambolo, nel quale, dopo essersi presentato a'suoi lettori, sot-
topone loro lo schema del suo programma, infiorandolo di lusin-
ghiere promesse, e corredandolo di tutti quei documenti che pos-
sono aggiungere autorità alle sue parole. Io però, scrivendo per
la prima volta alla Voce Dalmatica, credo bene di dispensarmi
da tale formalità, perchè la mi<i doppia qualità di Dalmata e di
esule rende inutile tanto la presentazione, quanto il programma.
Ciò premesso permettete che vi dica qualche cosa del sig. Urr
bano Rattazzi, attuale presidente del Consiglio dei Ministri del
Regno d'Italia.
Rattazzi è nato in Alessandria di famiglia agiatissima, ed
ha compiti gli studii legali all'Università di Torino, nella quale
città esercitò per qualche tempo con somma fortuna la sua pror
fessione di avvocato. Dotato d'ingegno pronto e perspicace, di
criterio retto e sicuro, di modi gentili, egli in breve si vide
aperta la via agli impieghi e agli onori, e fu amico di Gioberti,
di Brofferio, del d'Azeglio e di tutti gli altri uomini che illustra-
rono questi ultimi tempi: alla tazza degli onori accostò più volte
le labbra; ne gustò il sapore, ma parcamente e senza che il
nettare pericoloso gli cagionasse ebbrezza o torpore. Formidabile
avversario di Cavour, il sig. Rattazzi combattè sempre a visiera
alzata la politica misteriosa del Conte, e capitanò l'estrema si-
nistra, la sinistra ed il centro fino a tanto che Cavour non cercò
di riaccostarselo, mediante quel famoso connubio di cui tanto
parlarono i giornali di quell' epoca. Ed in quel tempo Rattazzi
poteva rifulgere assai più che non rifulse, se avesse voluto
piegare 1' altero suo carattere a certi sutterfugii diplomatici che
formavano il . fondo del carattere del suo glorioso avversario.
Ma, — destino strano di quest' uomo, o se vi garba meglio, vo-
lontà strana del cervello di quest' uomo — egli sembra avere
fatto un patto col diavolo per essere sempre in urto con le sim-
patie della Nazione! - Quando il paese ha ragione, egli corre
volontariamente a mettersi dalla parte del torto e viceversa.
Quando l'opinione pubblica era traviata e raggirata da un abile
equivoco, egli si lasciò atterrare da una menzogna autorevole -
fatta regina del giorno ^ e, strette le braccia al petto, chiusi
gli occhi, e sepolto il capo nel seno, si abbandonò nella polvere
e giacque. Tutti lo compiansero, ma tutti dissero: "gli stà bene,
perch'egli stesso Tha volutò!„ - Nel gennajo del 1860, in ri-
compensa deir essersi spontaneamente offerto in olocausto di un
nobile pensiero incomprèso, Rattazzi perdette la sua popolarità:
strana ricompensa invero, che rivela .quanto spesso siano ingiuste
le turbe ne'loro ciechi giudizii! - Mi spiego. - Il bonapartismo
fu importato ed imposto al moto italico dal congresso di Plom-
bieres. Le difficoltà che invischiarono ed invischiano il program-
ma dell'(7mt7à, tutte hanno saldo il loro capo al chiodo napoleo-
nico, a cui - sia detto di passaggio -r fu pure appiccata l'abilità
cavouriana in quel convegno. Quando le fatali, conseguenze e-
splosero dagli oscuri ed improvvidi, patti di quel contratto stipu^
lato con reciproche reticenze, ed al quale presiedette un supremo
scetticismo della popolare virtù, Cavour si ritirò, in faccia ai
coròllarii inevitabili della sua politica d'esf edienti, in faccia a
Villafranca; e le sorti del paese sarebbero cadute nell'ignoto
(restando la Lombardia in potere degli occupatori novelli,) se
un uomo pronto al sagrifizio non si fosse sobbarcato all' enorme
peso dell'eredità cavouriana, e non avesse prese le redini abban-
donate dall'auriga, che si era lasciato togliere la mano e trasci-
nare sull'orlo del burrone, .
Codest' uomo dovette avere allora una gran dose di coraggio
e di virtù cittadina per cacciarsi a simil sbaraglio, - non d'am-
bizione; - poiché riuseendó a bene, la gloria era d'altrui, riu-
armale.,, la, colpa, .doveva, essergli attr^ tutta tanto,
abilmente eransi allucinate le menti, tanto equivoca èra l'aria
che si spirava. E cosi avvenne; avvenne voglio dire che la lotta
à morte impegnatasi tra la rivoluzione italiana ed il patto di
Villafranca, quando fu vicina alla sua prima vittoria, eccitò le
gelosie naturalissime di tale che aveva la potente ambizione di
essere duce e maestro della buona riuscita. - E fu allora che
Rattazzi cadde per la principalissima ragione eh' era in voce dì '
non andare a'versi del potente e iHagnanimo alleato. Fu una
congiura di giornali, un intrigo di amWsciate, di alcòve, di éu-
doirs, un hurrd generale; vi furono persino uomini seri! èhe
minacciarono di portare la quistióne in piazza .... e messer
IJrbano dovette ecclissarsi. - Se al presente egli si fosse man-
tenuto in voce di poco affetto al supremo dittatoriato morale
delle Tuilleries, sarebbe stata una gran bella cosa per lui e per
il paese. Ma, non signori; bisognava proprio che per essere fe-
dele alla funèsta sua stella, che lo vuole antipatico all'opinione
pubblica, il signor Rattazzi andasse a farsi bonapartista, ora
proprio che il pae^^e non vuole più saperne di esserlo per pro-
prio conto. - Ma, il sig. Rattazzi é veramente quello che vuol
parere, oé fina arte di governo la sua? Io noi so e credo che
nessun altro Io sappia: so però che la Nazione, la quale sente
ardersi in petto l'entusiasmo della propria forza e del proprior
diritto, può ben fargli il viso dell'armi, con più ragione che nort
avrebbe, quasi, nel primo caso. La verità col cappello fuor degli
occhi, ecco la più bella e la più conveniente arte di governo j
imperciocché certe grottesche dissimulazioni diplomatiche sono
anticaglie da relegarsi nelle biografie degli uomini di Stato di
un tempo che non è più. t*er ricovrare la sua popolarità, il sig.
Rattazzi - credendo di salire un gradino di più sulla scala dei
suoi progressi politici - fece uno sforzo di ginnàstica, si equi-
librò sui garetti, spiccò un salto e si attaccò agli sproni di Ga-
ribaldi. - Guai se gli mancasse ora questo punto d'appoggio:
dubito forte che l'onorevole ministro farebbe un capitombolo dalla
sua scala; perche l'unica condiz.one in virtù della quale un
ministero possa oggidì esistere in Italia, è l'alternativa, o di
tenersi amico Garibaldi, oppure - ciò che è assai più difficile
- di andare a Roma. E - checché ne dicano gli ottimisti - a
Roma per ora non ci si va ! -
Altra del 6 Maggio.
n soggetto di tutti t discorsie l'argomento di cui s'intrat-
tennero tutti i nostri giornali in questa settimana, è il viaggio
di Vittorio Emanuele a Napoli, e l'entusiastiche accoglienze po-
polari ch'egli per ogni dove ricevette; accoglienze, che, senz'al-
cun dubbio, costituiscono un fatto importantissimo, molto più
grave di quanto sembri a prima vista, avvegnacchè esse signi-
fichino senza reticenze lo scopo supremo ed immutabile a cui
mirano gl'italiani. ...
Garibaldi è sempre al confine che divide il vostro stato dal
nostro, dove sotto pretesto di istituire i tiri al bersaglio, studia
tutto il giorno le posizioni e leva piani strategici e topografici.
Giorni sono il generale fu- invitato per lettera dagli insorti ellènl
a recarsi in Grècia in ajuto della rivoluzione; egli non accettò
esplicitamente, ma non respinse neppure l'invito. - Per alcune
divergenze insorte tra Garibaldi e llattazzi, Menotti, figlio dd
primo, che doveva recarsi nell' Italia Meridionale còti dne batta-
glioni di carabinieri genovesi, ha date le sue dimissioni, e seco
lui rassegnarono le proprie cariche molti altri ufficiali «li quel-,
l'elètto corpo di volontarii.
Lettere e .giornali annunziano che la polizia dì Vepezi'a-rin-;
veni in casa di un ufficiale un gran numero di, bombe air Orsini
che dovevano servire per una dimostrazione. E pure voce ac-
creditata tra noi eke quanto prima verranno traslocati tutti i ri-
cui da ultimo la cosa terminò col tornar pe-
pata e salata agli orecchi di tutti, e quando
le visite serotine del solito trabiccolo, sem-
pre più rade, un anno dopo, cessarono af-
fatto, non ne fu più nulla.
Ci volle un' alzata d'ingegno, cosa non
difficile alla parlantina sciolta e festevole
delle sora Zita, per immaginare il bandolo
a questo nuovo incidente. Un bel giorno la
lattaia, che a curiosar negli orti del prossimo
pareva fatta nata, lo diceva a chi il voleva
e noi voleva, che il fratello operaio della sora
Zita, immischiatosi non si sa in che affari —
affari dove tutti i nomignoli dalla desinenza
in zia vi cancaneggiavano a posta e talento
della narratrice — aveva dovuto tar vela in
lontano paese, senza saper per ora dove so-
sterebbe e quando gli fosse possibile il l'i-
torno. E a chi le faceva la smorfia del non
voler bever grosso, rossa rossa come una
fragola, saci'amentava averlo lei veduto coi
propri occhi, e toccato colle proprie mani il
letterone pieno, stipato di nero in sul bianco
che la sora Zita, che per lei non ha un se-
greto al mondo, le aveva letto, riletto e
spiegato.
La rabberciatura riuscì e il tempo^ la bontà
d'animo della Zita, le grazie infantili della
Lisa fecero il resto.
{Continua).
ì /
GKAMMATICA SLAVA
C. A. Parèió.
l ^oi tipi di S. Artale in Zara è uscita
alla luce la seconda edizione della Gramma-
tica slava di C. A. Parcié, notevolmente ac-
cresciuta ed emendata secondo i Piani d'in-
segnamento. Abbiamo riscontrato con piacere
come r autore si sia tenuto possibilmente
nella terminologia d'accordo con quella, che
oi-a generalmente viene adottata nelle scuole,
evitando così un'inutile diversità di nomen-
clatura, che è tanto dannosa all'istruzione.
Questo libro, già adottato per lo passato nelle
scuole medie, speriamo lo sarà anche in que-
st' anno, quantunque si vada dicendo, che in
suo luogo verrà introdotto il Corso comiìleto
di G. Cobenzl. Senza nulla detrarre a que-
sto illustre filologo, osserviamo essere cosa
strana davvero che si voglia nuovamente
dare in mano agli scolari la Grammatica
slava di Budmani (giacché il Corso di G.
Cobenzl è tutto basato su questa grammati-
ca), dopo eh' era stata loro tolta, per fare
luogo a quella del Parcié. Con questi con-
tinui mutamenti di testo il progresso degli
scolari certo non potrà essere troppo soddi-
sfacente ; ed è certo poco lusinghiero per i
patrocinatori della seconda lingua del paese
il dichiarare che i nostri ragazzi hanno bi-
sogno d'imparare lo slavo da un libro ele-
mentare di esercizi, in quel modo che da
un libro d' esercizi apprendono il latino ed
il greco.
Ancora sull'etimologia della voce
SPàlàfO.
gin uno degli ultimi n.ri del Narodni List
si prendeva a disamina un articolo del n.ro
1 della Palestra, in cui si era stabilita 1' e-
timologia della voce Spalato, facendola de-
rivare secondo la comune tradizione dal la-
tino Palatimi, e non da Aspalathos, preteso
procuratore del gineceo di Diocleziano, come
vuole il Racki. L'etimologista del N, L.,
confutando l'opinione di quel nostro colla-
boratore, basa tutto il suo ragionamento su
A S. E. Thaon di Revel: „Gli Ita-
iifni di Dalmazia resiidenti in Milano
vedoiio nello sbarco a Zara l'inizio
del compimento delle loro aspirazioni
che devono all' Italia la piena sicjurezza
di quello che è il mare nostro".
A S. E. Orlando : „Neil' ora mera-
vigfliosa della vittoria gli Italiani di
Dalmazia residenti ìb Milano esultano
augurandosi che essa abbia a dare tutti
i suoi frutti. Viva l'Italia."
A S. E. Diaz. (Zona di g-uerra).
„Zara a nome della Dalmazia tutta in
ginocchio sulle rive dell'Adriatico ha
già ringraziato il suo esercito."
Air On. Salandra Roma. „Partico-
larmente affettuoso e grato si rivolge
il pensiero dei dalmati a chi in grave
momento ebbe piena coscienza dei le-
gittimi diritti d'Italia e sul suo appog-
gio ancora confidano per il raggiun-
gimento completo dei loro ideali."
Ed ecco alcune delle risposte, di-
rette al presidente dell'Associazione,
il nostro concittadino Mitis :
„S. M. il Re ha molto gradito la
manifestazione di fervida italianità di
cui Ella si è resa cortese interprete
per cotesta Associazione patriottica.
Orlando".
„Commossa ringrazio suo gentile te-
legramma. Sennino."
„La marina d'Italia è fiera di avere
contribuito al raggiungimente delle
aspirazioni nazionali. Capo dello stato
maggiore della marina Thaon de Revel".
n grido di dolore di Arbe. Venne
pubblicato ed affisso questo :
Proclama degli italiani di Arbe.
Dal 31 ottobre 1918 l'italianissima
isola di Arbe, è sotto l'intollerabile
tirannia di bande irregolari croate che
hanno svaligiato i depositi di armi
abbandonati dal fuggiasco governo
austriaco e se ne servono per terro-
rizzare» r inerme popolazione italiana,
impedendole colla violenza e colla mi-
naccia quotidiana non solo di manife-
stare con alcun segno esteriore la
propria nazionalità e il legittimo orgoglio
di appartenere alla nazione che ha
distrutto per tutti i popoli oppressi la
tirannia austriaca ; ma obbligandoli a
rimanere chiusi nelle case, sotto mi-
naccia di morte, anche per le loro
quotidiane necessità. GÌ' Italiani di Arbe
sono costretti ad assistere impotenti a
spettacoli odiosi che sono un' atroce
ingiuria ai loro sentimenti, come alle
imposizioni fatte dalla soldatesča croata
ai piroscafi che cipprodano di abbas-
sare la bandiera italiana, e alle minac-
ele e ai tentativi di aggressione fatti
ai connazionali che si trovano sugli
stessi piroscafi. Infine essi si rendono
conto che non debbono per ora la
loro vita se non allo stato transitorio
delle cose e al timore che la solda-
tesca croata .può avere di compromet-
tere con eccessi la propria causa ; ma
sentono e apprendono ogni giorno
dalle dichiarazioni stesse dai banditi
che li circondano, che ove l'abbandono
nel quale si trovano e che non pos-
sono credere definitivo venisse per
malaugurata ipotesi confermato, essi
dovrebbero o abbandonare in massa
r isola o perire.
Pieni d'incrollabile fiducia nell' af-
fetto e nella cura vigile della grande
Madre Patria, che non abbandonerà
in quest' ora di vittoria i figli per i
quali ha leoninamente combattuto,
gì' Italiani di Arbe fanno appello a Sua
Maestà il Re, ai Dirigenti la Nazione
italiana e a tutto il popolo italiano
perchè su Arbe si levi, sicura difesa,
la vigile protezione del tricolore.
Arbe, li 20 novembre 1918.
11 fascio nazionale italiano di Arbe.
In memoria di Arturo Coiautti.
Nel quarto anniversario funebre di
Arturo Coiautti (11 novembre) i dal-
mati domiciliati a Roma ricordarono il
grande loro conterraneo, deponendo
una corona d'alloro sulla sua tomba
al Verano.
I dalmati ricorderanno a momento
pili opportuno il loro poeta, la cui
salma attende di essere portata alla
sua Zara redenta.
Leggiamo poi nella „Tribuna" :
„Una gentile dama della Croce
Rossa, la signorina Ofelia Borowska
Coiautti, figlia adottiva del poeta dal-
mata Arturo Coiautti, che sino ali ul-
tima ora tenne vivo con il pensiero e
con l'azionè il sentimento dell'italia-
nità delle nostre terre oltre Adriatico,
ha ieri, per invito del colonnello^Scafi,
parlato ai soldati degenti nell'ospe-
dale del Quirinale.
La signorina Coiautti ha parlato ai
feriti gloriosi della nostra guerra e
della nostra vittoria magnifica, ricor-
dando i martiri e gli eroi e rivolgendo
un pensiero agli araldi della nostra
guerra: primo fra tutti Arturo Co-
iautti. La signorina, assai applaudita
dai soldati, ha distribuito cartoline
delle loro maestà, del generale Diaz,
e pubblicazioni di occasione, e si e
intrattenuta al letto dei feriti più gravi
confortandoli con patriottiche parole".
Il Corriere Adriatico. Esce ora in
Ancona, per Ancona e per Zara, il
„Corriere Adriatico", giornale cotidia-
no in grande formato. Dal programma
del nu«vo confratello togliamo questi
nobilissimi, significanti periodi :
»Oggi tutte le energie italiche inva-
no compresse, combattute e avvelenate
dagli Absburgo durante un secolo,
tornano a rifiorire e irresistibilmente
trionferanno nel non più amarissimo
Adriatico.
„Il mare italiano per eccellenza tra-
volgerà con le sue generose collere
quanto di artificioso e di menzognero
r Austria volle creare suU' opposta
sponda : e su ambe le rive la genia-
lità, la cultura e 1' attività della nostra
razza immortale daranno ancora nuova
vita alla civiltà latina.
„In quest' ora felice, che segna la
realizzazione del sogno dei nostri pre-
cursori, noi vogliamo con questo gior-
nale stabilire un legame tra le due
spónde del mare nostro. 11 „Corriere
Adriatico" avrà una redazione in An-
cona e una redazione a Zara : le due
città sorelle che tanto si amarono sa-
ranno così congiunte con un vincolo
nuovo.
„Il Corriere Adriatico" recherà in
Dalmazia la voce della grande Madre
italiana e le notizie della Patria e del
mondo intiero, e recherà in pari tempo
un' ampia cronaca dalmata sicché sarà
il giornale italiano più recente e p/ù
completo che si potrà leggere sull' op-
posta sponda".
Al nuovo confratello — che dà ma-
gnìfica caparra dei suoi generosi pro-
positi di affratellamento con numerosi
e notevoli articoli su Zara e sulla Dal-
mazia — inviamo, con l'espresjsione
della nostra riconoscenza, i più fervidi
auguri.
Gubelio Memmoli dice versi di
Carducci e Pascarella. Lunedì sera,
la Società del Casino offrì ai suoi soci
una bella serata intellettuale. Gubelio
Memn^oli, l'ammirato conferenziere
di domenica sera, fu lunedì applaudi-
tissimo anche come dicitore di versi.
Ed infatti egli interpretò le poesie da
lui dette con raro intuito, seppe far
risaltare tutte le arcane bellezze dei
versi carducciani e la giovenile fre-
schezza dei sonetti pascarelliani. Disse
di Carducci, tra l'altro, le odi barbare :
„Neir annuario della fondazione di Ro-
ma" e il magnifico „Saluto italico" che
sollevarono come tutte le altre poesie
un grande entusiasmo tra il folto pub-
blico. Poi, date le insistenti richieste,
Gubelio Memmoli dovette leggere la
„Canzone di Legnano" e il magnifico
squarcio poetico riscosse unanime
applauso. Lesse poi gli immortali
sonetti di Cesare Pascarella: „Villa
Gloria". Più che una collana di sonetti,
son queste poesie un canto epico, una
pagina di storia eroica magnificamente
cantata da chi visse e partecipò all' im-
presa di „Villa Gloria". Splendido e-
sempio di poesia vernacola che assur-
ge all' epopea. Scroscianti "applausi
salutarono il dicitore.
Insistentemente chiamato dal pubblico
sale al podio Carlo ScarfogUo, il quale
dice : Io e Gubelio Memmoli partiamo
domani per l'Italia e vi giuriamo che
propugneremo non la vostra causa,
che è ormai vinta e definita, ma quella
degli altri vostri fratelli di Dalmazia,
che non hanno ancora veduto il sole
della libertà. Un'imponente acclamazione
accoglie le parole dell'egregio gior-
nalista; e così la riunione SI scioohe,
ma non del tutto, che poco dopo 1 or-
chestra attacca un walzer e le giovani
coppie intrecciarono le danze, che
si protrassero fino alla mezzanotte.
A impedire gli atti vandalici. Il
governatore della P^lm^^'^
isole dalmate e curzolane ha pubblicato .
„Noi, vice-ammiragho Enrico Mi o
senatore del regno, governatore della
Dalmazia e delle isole dalmate e cur-
zolane. • 1 1 1. •
Venuto a conoscenza che "f» terri-
torio di occupazione stabilito dal trat-
tato di armistizio, si compiono dan-
neggiamenti alle proprietà private,
saccheggi, atti vandalici ecc.
ordiniamo
che dalla data del presente bando i
colpevoli di tali reati siano sotto-
posti a giudizio, e siano esaminate nel
contempo le eventuali responsabilita
personali delle autorità loca
Sebenico, 25 nov. 1919.
lo scorgere che anche si
rarie innovazioni nel tempio ? S-
caro, nel tempio e nel chioa
pareva saggiamente bandita l ^^ci 4-4-0 l'I fi Il settaria, con riguardo alla pi
rosa e al carattere indelebiln?
liano di Zara. •
Uno dei frati ^ e forc r
quelli stessi ch'ebbe a pren^ ^fi '
al corteo — amministrò giom^'^
Comunione ai fedeli, in gran v^uiii"""-""«- «j »CUCII, i n n
liani, usando per la prima vnu'^^'
pie signore sono venute a •
noi per questa novità, che off
tradizione ed il carattere dJ
lam u.auuu vof 'f
formole sacramentali in croato n
TiiP" QÌo-iiore n vom.i-^ _ i Oejj
sjcoi
^^ de 1
chiesa. ^^tica
E. Millo.
Nel regio esercito« Apprendiamo
che il signor Bruno Galzigna di Arbe
venne arruolato nel regio esercito col
grado di sottotenente. Altri giovani,
concittadini e comprovinciali, si sono
pure arruolati.
Le prime cure del governo per le
scuole. S. E. r ammiraglio Millo ha
confermato in carica il consiglio sco-
lastico provinciale della Dalmazia, ed
ha disposto che al prof. Pietro Do-
miacussic, che dopo le peripezie toc-
categli sotto il governo austriaco viene
finalmente reintegrato al suo posto in
questo ginnasio, sia affidato il con-
trollo su tutto l'andamento delle scuole
italiane nel territorio di occupazione.
Le solite menzogne. 11 „Narodni
List", maestro di impudenza, fa appa-
rire i Padri del convento e della chiesa
di San Francesco alle Mura vittime
dell' intolleranza e delle minaccie dei
cittadini ; ma, in tutta l'odissea che
esso narra, non vi è una sola parola
di vero. Tutto vi è invece volgare
menzogna; e sfidiamo chiunque a pro-
vare con fatti che quanto noi ora di-
remo non sia la pura e schietta verità.
Non da parte dei cittadini quei frati
ebbero a subir coercizioni ; ma sì, e
subito nei primi giorni della libera-
zione di Zara,' da parte di cosidetti
jugoslavi, i quali intimarono ai frati di
far sventolare in cima al campanile
della loro chiesa la bandiera croata,
riuscendo anche a farvela issare.
Ora è ben naturale che la nostra
cittadinanza — sapendo che da ben
cinque secoli la chiesa dei Francescani
alle Mura è chiesa italiana — provasse
sdegno, più che risentimento, per la
inutile e lesiva provocazione.
E, senza intimidazioni, ma con sem-
plici mezzi persuasivi, dei cittadini vol-
lero sostituita la bandiera croata con
la bandiera italiana, in armonia alle
dimostrazioni che facevano pulsare di
gioia il . cuore di ogni vero figlio di
Lara.
Il fatto che, successivamente, la ban-
diera italiana ebbe a scomparire, di-
mostra, se mai, che il fanatismo e
l'intolleranza non vanno cercate fuori,
fra i cittadini, ma nel convento stesso.
Nessuno all' infuori di qualche , frate
croatomane può aver sottratta la ban-
diera, di cui si chiede conto e si esige
la consegna.
Contrariamente a ogni più elemen-
tare norma sacerdotale ed evangelica,
offrendo anzi pubblico scandalo, al-
cuni membri della religiosa famiglia di
San Francesco alle Mura non si peri-
tarono di unirsi ad un corteo di cosi-
detti jugoslavi, e di vociare e di urlare
canzoni ed acclamazioni croate.
I cittadini riguardavano, stupefatti
prima e poi stomacati, questa provo-
cazione da parte di religiosi, chiamati
per r abito e per T ufficio al più umile,
al più riservato, al più corretto dei
contegni.
Neppure i frati di San Michele —
noti per incurabile italofobia — osa-
rono un tanto.
E, a parte la questione delle ban-
diere, rincresce assai alla cittadinanza
Si vorrà usare la dovuta sev.-
contro questi provocatori ? Si ^
•ridare al convento le vecchie conlf
tudini di evangelica umiltà, aliene]
competizioni mondane e da m^«» '
tarie?.
Vedremo.
Guardie nazionali ed ex gendarmi
austriaci. Le guardie nazionali (2)
cosi detta Jugoslavia e gli ex i. r
darmi austriaci si accoppiano, si^^"
piano e si rassomigliano come
d'acqua torbida. ^
Alla presenza, o meglio con la co
nivenza, degli ex i. r. gendarmi 1
ingiurie e le minaccie contro aniio'
giovani italiani, venivano gridate ^
Arbe dagli improvvisati guerrieri in
goslavi, proposti — si intende !— jH
tutela dell'ordine pubblico. E,
passando a vie di fatto, costoro avreb
bero avuto certo l'ausilio dei j
darmi, cui non rimane ornai altra w
sorsa che quella della bassa rappre
saglia contro gli Italiani.
Tipico, per quanto doloroso, è
caso occorso ad Obbrovazzo al nostì
consenziente signor Simeone Cettina
Pel solo fatto di essere stato a Zaij
e di essersi doverosamente fregiato (
una coccarda tricolore, venne mess
per due giorni ed una notte a vei
tortura: aggredito, percosso, rincorso
impedito dì recarsi alla sua abitazioi«
minacciato di nuovo con grossi ra6
delli ed ingiuriato in mille modi,
capi ed aizzatori della indegna, crìn
nosa gazzarra erano nientemeno c
le guardie jugoslave, assenzienti sera
pre gli ex gendarmi austriaci. 11 povw
Cettineo avrebbe potuto essere anc
linciato, e nessuno di quegli emeri
funzionari — preposti, si intende, a
r ordine pubblico — si sarebbe scom
posto.
Quest'è l'ordine che regna sotto,
cosi detto governo jugoslavo, c. il fa
moso ordine di Varsavia ; e, vivaddic
bisogna finirla !
Decesso. E morto Giuseppe Ferrar
tipografo e comproprietario di tipf
grafia. Lavoratore intelligente e so
lerte, ottimo capo famiglia, buon pi
triota, il suo decesso destò vivo con
pianto. Alla famiglia le nostre cond«
glianze.
Pensioni e g^raziaii. Le pensioni
graziali ed i sussidi d' educazione
ranno, da quanto apprendiamo, pag<
pel mese di decembre direttanoeiil
dalla locale Cassa provinciale di
nanza agli aventi diritto, i quali app«
ranno le loro firme su di un semp!«
cedolino, senz'altre formalità.
Fotografie. Il valente fotografo
gnor G. Ruprecht ha eseguite de
artistiche fotografie in grande format
dell'arrivo a Zara delle regie navic
le truppe liberatrici e delle pubblici
feste con le quali vennero accolte."
fotografie, esposte, vengono in<
ammirate.
Direttore responsabile : Gaetano Feoli.
Editrice la Tipografia: E. de Schonfeld 4 j
BancaPopolare diZatì
UFFICIO CAMBIO
fissione vaglia del Baio di llapii
Agenzìa della Società di Navigazion
Servizi marittimi italiani.