che parole, assicurando che V aria tiSi quella
gentile città istriana è politicamente ap-
pestata.
Sicuro: se si mandassero delleboccied' a~
cido fenico o di creolin da Zagabria, il ri-
sanamento morale di Parenzo non si fa•
rebbe lungamente aspettar9.
Ab, que e est dròle! * * ih
Fero, alle immonde delazioni croate, che
non trovano la più remota consistenza nei
fatti, si possono opporre senza molte ciarle
le dimostrazioni più eh' eloquenti di Zaga-
bria.
Badate: non ci metto nulla di mio. Spi-
golo dai giornali, lasciando, questa volta,
certe postille nel calamaio.
Guardate un po' da parte di chi ci ven-
gono le denuncie.
Al teatro di Zagabria, V altra sera, vi fu
un tentativo di dimostrazione russofila. Si
duva un concerto, e, tanto delle melodie co-
sacche, quanto V inno russo, furono freneti-
camente applauditi. Nè basta. Parecchi spet-
tatori s' alzarono in piedi, e, finito V inno,
gridarono: viva lo czar!
Si fecero degli arresti, si fanno dei com-
menti, si faranno, certamente, dei processi.
Ma, anche questa volta, la meraviglia dei
superiori ci fa meraviglia.
Come? Trovate irriverente la dimostra-
zione ? O non c' è stato un canonico di Za-
gabria, il quale, pubblicamente, si espresse
che i esercito russo, anche nemico, sarebbe
stato salutato come liberatore in Croazia?
L monsignor Strossmayer, questo Boulanger
con la mitra, non ha alluso esplicitamente
a Kicio alla missione mondiale della Russia?
Se la Russia ha una missione.... mondiale,
e logico, è naturale, è irresistibile cheilra-
dicalume croato inneggi allo czar.
Non è lo czar, che, in fondo, deve iniziare
questa benedetta missione. ?
* • •
Il libro di domani. È atteso con fremiti
d' impazienza il libro, che, secondo l' Obzor,
sta pubblicando il generale Rodich sulV am-
ministrazione in Dalmazia dal 1848 al
1882. Il capitolo più emozionale dev essere
quello riflettente la gerenza politica dell autore.
Vedremo se, messo fuori di causa, il ba-
rone Rodich avrà tanta imparzialità e tanto
senno da far della storia vera, non della
cronaca senza il beneficio dell' inventario.
La verità, sopratutto. Perchè, altrimenti,
ai Miei ricordi del generale Rodich si pos-
sono opporre, quando che sia, dei documenti
storici irrefìutabili : le • annate dtl nostro
Dalmata e dell' Avvenire di Spalato.
Ma non facciamo previsioni pessimiste.
Attendiamo il volume dell' ex luogotenente.
L. Anonimo.
Corne la pensino i magiari
Ci 800 quistioni di politica interna austriaca
— scrivo un autorevole corrispondente da
Budapest — che vengono trattate con molto
più calore qui che a Vienna. Vedete, per esem-
pio, quella delle speranze suscitate fra i na-
zionali czechi dalla nomina del conte Thun a
luogotenente di Praga. A Vienna hanno l'aria
di non prender la cosa sul serio e s'inge-
gnano a bcherzarci su ; forse non è che quel
tono d' indifferenza con cui, qualche volta, an-
che la paura ama di andare per il mondo:
forse non è che quello che i tedeschi chia-
mano Galgenhumor. Ma qui, una classe di
uomini politici abituati alle cose serie e che
quindi non crede minimamente di degradarsi
mostrando che teme, dice alto ed aperto le
ragioni per cui l'andamento delle cose in
Boemia non la soddisfa; e lo dice alto ed a-
perto perchè sa che il suo giudizio conta per
qualchecosa e che non è, per l'insieme della
monarchia, indifferente che le classi direttrici
del popolo magiaro la pensino ad uno piutto-
sto che ad altro modo anche su certe faccende
interne della cisleithania. Qui nessuno dorme
sul predente e tutti tengono sempre gli occhi
aperti all' avvenire, e non e' è mente d' uomo
politico, la quale non sia abituata a misurare
con iscrupolo la portata che dati avvenimenti
possono avere, anche nel modo più lontana-
mente indiretto, rispetto alle sorti di questa
parte della monarchia.
Nel giornale più diffuso e più serio che i
tedeschi liberali abbiano a Vienna si fa la
quistiono del maggiore 0 minore valore in-
trinseco che possono avere le pretese dei boemi
riguardo al famoso loro particolare diritto pub-
blico e della spugna che, ad ogni modo, su
questo diritto pubblico — ammesso che ab-
bia mai esistito veramente — fu passata dalla
costituzione del 1867.
Gli czechi però sentono d' avere, s' è pos-
sibile, un fondamento storico per le loro pre-
tese, ma non è detto che rinunzierebbero ad esse
il giorno in cui riuscisse di convincerli che
quel bòmische Staatrecht non ebbe mai vita
e non si può intendere rappresentato dalla
Landes-ordnung sancita da Maria Teresa. Se
con un' apparenza di legittimità giuridica, va
bene ; ma, se non si riesce ad aver questa,
anche senza. Trattar problemi di paleografia e
di esegesi di fronte a contingenze di questa
natura? Ma è da prammatici bizantini! E ar-
gomentare a questo modo: che i boemi son
troppo pratici per dare importanza a ciò che
di semplicemente decorativo avrebbe la inco-
ronazione di Francesco Giuseppe sul Hrad-
schin come successore di San Venceslao! Sem-
plice decorazione? Ve ne accorgerete quando
saranno arrivati alla mèta, se ci arriveranno!
Altro che furberia e spinto pratico come in-
tendete voi!
Voi sapete che il Thun, nuovo luogotenente
di Boemia, fece la sua professione di fede po-
litica 1' altro anno, alla Dieta di Praga, con
un discorso in cui si professava nemico acer-
rimo di ogni liberale e riconoscitore senza
perifrasi del diritto che hanno i boemi all'in-
coronazione di Praga. Il Taaffe andò a pescar
fuori proprio quest' uomo per affidargli la suc-
cessione del Kraus. Perchè? Per calmare col
lecchetto di ciò che, dopo quel famoso di-
scorso, il nome del Thun significa, i bollenti
spiriti dei giovani czechi ribellatisi alla mag-
gioranza governativa? Ma il Gregr, V Herold,
1 Haunic, il Lazansky non sono uomini da
accontentarsi di lecchetti; essi vorranno fatti,
e, se non avranno fatti, terranno di fronte al
Thun il contegno medesimo che tennero da
ultimo di contro al Kraus. Il Thun non potrà
limitarsi a promettere, dovrà mantenere, e
tutto, e subito. — Se no, quella page che »1
Kraus doveva ristabilire, e non ci riuscì, in
Boemia, non si vedrà mai, e si prepareranno
le condizioni per una nuova battaglia di Ku-
chelbad. Non è più tempo di chiacchierare in
Boemia; ci vogliono, in un senso 0 nell'altro,
fatti, e fatti energici su cui la discussione sia
impossibile.
Ci son di quelli che mettono, come si dice,
le mani al muro, e ragionano a questo modo :
se coli' incoronazione dell' imperator« a Praga
si riuscisse a calmare l'agitazione dei radi-
cali czechi uon sarebbe un tanto di guada-
gnato? I tedes-hi non perderebbero nulla in
questo atto di cerimoniale puro. Ma è una
stoltezza di credere che il Gregr e i suoi a' ac-
contenterebbero della pura cerimonia, quando
l'avessero una volta ottenuta; non ci sarebbe
più bisogno di discussioni storiche sullo Staat-
srecht particolare alla Boemia e di contese pa-
leografiche sui manoscritti di Kòniginhof ; essi
avrebbero appunto in quella cerimonia il pre-
cedente più irrefutabile per tutto il resto. 0
che importerebbe la costituzione del 1867 ?
Essi vorrebbero ia sostanza; pel re di Boe-
mia non tarderebbero a domandare un mini-
stero a Praga. Così è, e non può essere che
così; in fondo a questa campagna sta ben al-
tro che una pura e semplice cerimonia: sta,
nella maniera più chiara e più sicura possi-
bile, il triaiismo.
Di questo appunto non si vergognano di
paventare gli ungheresi. I croati rappresentano
al sud — sia numericamente che per le con-
dizioni del territorio da essi popolalo — una
forza molto più grande di quella che gli cze-
chi rappresentano al nord della monarchia.
C' è l'esempio ad ammaestrare che nessun
trionfo d'una razza slava dell' impero rimanga
senza effetto sul contegno delle altre; son già
tutte, in un certo modo e fino a un certo
punto, solidali. Cora' è a credere che una volta
coronato Francesso Giuseppe re di Boemia
sul Hradschin a Praga, non si incomincierebbe
dal sud a chiedere la sua incoronazione a re
di Croazia e Slavonia sul Kaptol a Zagabria?
Nella compagine interna dello Stato magiaro
i croati non rappresentauo quello stesso ele-
mento di disgregazione eh' è rappresentato da-
gli czechi nella compagine della cisleithania?
Non vedete come procedono col medesimo si-
stema? — Quelli domandano l'integrazione
cogli czechi della Moravia e della Slesia ; que-
sti la tentano coi croati della Dalmazia ; pan-
czechismo al nord e pancroatismo al sud. E
per completare il quadro e' è il panslavismo
predicato a Lubiana dal Gregorec. Tu félix
Austria !
Forse molte cose si esagerano ; forse il
Thun dovrà tare come lo Schònborn, divenuto
ministro della giustizia, e rimangiarsi ciò che
di più acuto avevano le opinioni da lui espresse
in passato. Il Thun dell' anno scorso era il
latifoadista boemo, che parlava per conto
proprio ; il Thun di quest' anno è lo Statt-
halter di S. M., che non può già mettersi
in capo di fare ciò che a S. M. non conviene
0 non piace. L' aristocrazia austriaca, quando
entra nell' ingranaggio burocratico, se ne lascia
trascinare ; non è l' aristocrazia ungherese che
uon accetta di governare che in nome e per
conto delle opinioni che professa. Ma se, per
un caso, la speranza destata in un campo e
1 timori suscitati nell' altro dalla nomina del
Thun dovessero trovar una giustificazione nei
fatti, è certo che potrebbe tornar a galla la
questione dei rapporti che legano la Trans-
leithania alla Cisleithania: Se V imperatore
d' Austria diventa davvero re di Boemia,
noi mireremo a che lo Stato nostro non
abbia altro legame col vicino che quello puro
e semplice della persona del monarca
così dicono qui i più disposti a veder nero
e i più frettolosi nel tirar le conseguenze.
Vi commenterei più a lungo tutte queste
faccende, se esse non avessero offerto, da anni
parecchi ormai, l'argomento quasi esclusivo
di molte corrispondenze. Quegli dei vostri
lettori che hanno avuto la pazienza di seguirmi,
non saranno rimasti sorpresi degli ultimi av-
venimenti.
L' evoluzione che sta compiendosi in Boemia
non è un fatto isolato; tutte le razza slave
della Monarchia la stanno compiendo. Il Biau<
chini, il Bulat e il Borcich, che domandano
l'incorporazione della Dalmazia alla Croazia
non son già che il Gregr, il Kaunic e il La-
zansky di collaggiù; e il Gregorec, che da
Lubiana si apparecchia a domandare che di
tutti gli sloveni che popolano la Stiria e la
Carinzia sia fatto un corpo con quelli che
popolano la Carniola, fa anche lui il gioco
medesimo. A Berlino dicono che ia Germania
non può assistere iudifferente a questo movi-
mento; ma abbiamo ragione di seguirlo con
attenzione grandissima anche noi, perchè croati
e sloveni ci minacciano. E neanche con questo
vengo a dirvi novità.
Nostri carteggi.
Cose di Selve.
Selve, 20 settembre.
Nel n.o 74 del Dalmata lessi che gli au-
tonomi risorgono e s' agitano legalmente solo
nei tempi delle elezioni: la cosa si ripete ora
anche qui, ove tra breve si avranno le elezioni
comunali. Marinich, vero patriota dalmata e
fedele pei suoi principi costituzionali, pareva
morto ai suoi avversari; risorge ora, perchè i
croati di qui vedono con disperazione che il
partito autonomo dispone a Selve di tre con-
tro uno di loro.
Non avrei presa la penna per iscrivere cose
che si sanno in tutta la provincia: essere,
cioè, i croati capaci d' inventare anche 1' in-
verosimile pur d'ottenere lo scopo. Dissi :
presi la penna; ma la presi per altro oggetto
e perchè precisamente nel Narodni List —
foglio eh' io non leggo mai, 0 di rado —• vidi
che si censurava acerbamente 1' amministra-
zione del Marinich, il quale, per otto anni,
trovavasi alla testa di questo Comune. E, come
ciò non bastasse allo scriba, adoperò delle
imputazioni maligne, come se morti fossero gli
onesti selvani, i quali ricordano il patriottismo
e I' ones'à sua.
Ora il N. L. cambia ; e mette da banda 1' insi-
nuazione avere il Marinich brigato per farsi no-
minar podestà e prende per argomento la
rettifica inserita nell' organo medesimo, nella
quale leggevasi : lascierò scritto ai figli che
respingano qualsiasi carica loro offerta nel
luogo. Lo scriba insioua malignamente che le
precedenze ed il nome che il Marinich ha la-
sciato distorranno i veri patrioti di farne ad
essi l'offerta.
Io, malgrado la conosciuta modestia del Ma-
rinich ed a costo di dispiacergli, dirò, sfi-
dando quelli che vorrebbero contradirmi : sì,
il Marinich si fece un nome, il quale durerà;
ma non un nome quale lo scriba vorrebbe;
sibbene quale io mi accingo a mettere in luce.
Marinich, quand' era ancora impiegato quale
capitano presso la Società di navigazione sul
Danubio, in temporaneo congedo brigò ed ot-
tenne che il filo telegrafico passasse pure per
Selve. Più tardi, quand' andò in pensione, no-
minato preside del consiglio scolastico locale,
ottenne la scuola femminile. Contro sua voglia
nominato podestà, procurò a Selve il medico.
Riesci ad ottenere che non si pagassero più
gli annui fior. 50 per pauscale al telegrafista;
beneficio che godesi aucora. Dotò la sua pa-
tria del Corso Marittimo, nel quale ricevono
istruzione adeguata i giovani che si dedicano
alla navigazione. Fece costruire il pozzo Sre-
breni bunar. Altri vennero fatti a sue spese
(come ricordo). Altri ancora, nelle campagne,
veoner riattati. Eresse la pescheria. Aperse
un orto, cinto con muri a calce, ad uso d' i-
struzione pegli scolari, elargendovi il governo
fior. 200. Fece restaurare la chiesa del con-
vento, dovuta per lascito alla Comune; lavoro
pel quale s'ebbero fior. 100 dalla cassetta
privata dell' imperatore. Fé' cingere il lago con
muri a calce, e il lago era causa di febbri e
di dispendi in chinino ; lavoro per il quale
il governo decretava 1* importo di fiorini 400,
anticipandone 200. Il governo centrale ma-
rittimo diede poi cinquanta staia di santo-
rino gratuitamente. Altri fiorini 800 decre-
tava il Governo e 200 la Giunta per la co-
struzione di una cisterna tanto necessaria nel
luogo. Venne fabbricata la casa per 1' ufficio
comunale e per la scuola femminile; venne
comperata la campana e posta sulla casa stessa,
onde economizzare la spesa per sonarla dal
campanile, e se ne ricavò la spesa in sei
anni. Riattaronsi delle strade ; altre allarga-
ronsi. All' atto di consegna dell' ufficio riscon-
traronsi fiorini 1167.75 di civanzo di cassa.
I croati, insediatisi alla comune, cominciarono
coli' aumentare il pauscale d' ufficio al pode-
stà. Vendettero la campana agli ulbani per
metà del costo, comprando una tricolore croata.
Introdussero alla comune il gergo croato come
lingua d' ufficio; gergo che podestà e rappre-
sentanza non intendono, onde ne deriva 1' ir-
responsabile approvazione di tutto e in tutto.
— Demolirono la pescheria, e un atto di van-
dalismo eguale tentarono per demolire 1' orto,
aperto per l'istruzione degli scolari. Non vi
riesciron però. Perdettero la seconda rata di
fior. 200 per incuria, non avendo rialzato il
piede prescritto al .muro del lago.
Del pari, per incuria imperdonabile, per-
dettero fior. 800, decretati dal governo, e fior.
200 dalla giunta per la costruzione della ci-
sterna tanto necessaria al paese. Contrassero
fior. 1600 di debito, progettando di contrarne
uno nuovo. Ebbero l'incasso di fior. 800 pel
međico di là da venire, coi quali fiorini do-
vevasi pagare metà dal debito e la parte del
censo gravoso, invece di diminuire le addi-
zionali con la speranza e allo scopo d' esser
rieletti nelle prossime elezioni. Portarono da
4 a soldi 20 la multa per ogui pecora trovata in
terreno altrui, da pagarsi dal proprietario al
rondaro (a parte l'indennizzo al danneggiato).
Suppliche, scritti e atti sim.ti. pei quali paga-
vansi agii altri segretari soldi 50, ora si fanuo
pagare fior. 1.70 ; e, se uon sou fatti al co-
mune, vengono brutalmente respinti.
In fine il podestà, che ha 1* impresa dei
pesi e delle misure comunali, ogni giorno si
fa vedere al porto a pesare le uve; e non s\
fece alcun scrupolo di violare il contratto di®,
ciotto mesi prima dell' espiro suo, indicendo
un incanto nuovo, onde riescire, come anche
riesci, ad avere l'impresa con canone più basso
e più lucroso.
Questi è il podestà di Selve, che dice: ^
State lontano dal mio tavolo, se no vi f0<
chiuder dentro.
Al lettore è facile il formarsi un esatto con.
cetto degli assessori.
I I jfch -
Cronaca provinciale,
Club italiano. — Uu giornale liberale
di Vienna ha propugnata 1' idea relativa alla
costituzione di un club parlamentare dai cje.
putati italiani, club che dovrebbe essere <Ji-
retto dal conte Coronini e dal barone La.
penna, deputato dtl maggior censo della Dal.
mazia.
Ospite illustre. — Ci scrivono da
Lesina, in data del 19 corrente:
„Da due giorni sta ancorata nel nostro
porlo la goletta Carlotta del Regio Jacht-
Club Italiano. Il signor conte Pietro Mazzetti
— uno de' più bei nomi dell' aristocrazia
fiorentina — viaggia per diporto, col suo e-
legante e sfarzoso veliere la Dalmazia marit-
tima e ne visita i punti più notevoli. La
nostra patria, complessivamente, desta l'at.
tenzione e la simpatia dell' illustre viaggiatore.
Il canale di Cattaro, cui la natura fu larga
del suo divino sorriso, egli lo dice un „Bo-
sforo in miniatura", e la costa, dalli scogli
grigi e frastagliati, dalli ardui dirapi corrosi
capricciosameute dal mare, gli ricorda i pae-
saggi marini della Norvegia. Domani la Car-
lotta partirà per Spalato, ove si fermerà qualche
giorno. Si fermerà pur anco a Sebeoico e a
Zara.
Punto fervorini alla tradizionale ospitalità
dalmatica, che non ha bisogno di sproni".
La Mazzolerò. — Sui nuovi successi
ottenuti da questa artista gentile, figlia al
nostro Mazzoleni, leggiamo nel Roma di Na-
poli :
„La signorina Ida Mazzoleni ebbe iersera, al
Teatro Nuovo, la festa splendida che le ge-
nerali simpatie destate dal suo (aleuto face-
vano prevedere: ricchi doni, fiori bellissimi ed
acclamazioni, alla fine di ogni pezzo, entusia-
stiche.
Cantò Lontana, una soave melodia del
Mazzone su versi del Panzacchi, e Diceva,
una romanza appassionata di Mario Perla, su
versi del medesimo.... cioè di Rocco Pa-
gliara.
La cantò con tale giovanile e limpida vi-
brazione di voce, con accento cosi caldo, con
un' arte di modulazioni così perfetta e d'i
smorzature così squisita, rendendo i\ senti-
mento dell' una e la passione dell' altra, che
il pubblico, sotto il fascino della dolce musica
e della dolce voce, ne chiese il bis, e lo ebbe.
E riudite con cresciuto diletto le due me-
lodie, e festeggiatane vivamente l'interprete
valorosa, volle fare i suoi mirallegro ai gio-
vani compositori.
La festa alla Mazzoleni continuò nell'atto
terzo del Caid, e, dopo la grande aria con la
quale terminò lo spettacolo, fu così affettuosa
da sembrare un arrivederci, ed insieme un
augurio di maggiori scene."
E il Piccolo:
„Molti e meritati applausi, e bis, e doni
preziosi, e fiori in grandissima copia ebbe
l'altra sera al Teatro Nuovo la signorina Ida
Mazzoleni, nello spettacolo dato in onore di lei.
Ella confermò pienamente le previsioni lie-
tissime latte del suo avvenire, cantando eoo
voce fresca, estesa, melodiosa, intonata, alla
quale aggiunge figura avvenente e scuola
correttissima.
Specialmente nell' aria del Caid „Povera
fanciulla" affascinò il numeroso pubblico.
Anche le romanze del Mazzone e di Mario
Perla furono dalla Mazzoleni squisitamente
eseguite e piacquero molto e furon bissate
Nuova scuola. — Ci scrivono da Ben-
covaz, in data del 20 corrente :
„Si tiene per certa l'istituzione d' una scuola
femminile in questa borgata. Niente di me-
glio; il bisogno era evidente e da lunga pezza
si attendeva l'apertura della scuola. Se in al-
tri tempi vivessimo, nessun dubbio poi sulla
utilità della scuola; ma, a certi chiari di luna,
qualche sospetto è pur legittimo. Mi spiego.
E' già noto che in questa borgata la lin;
gua d' uso è l'italiana. Mercanti, impiegati,
artieri, osti, servi e braccianti la parlano co-
munementè in famiglia e fuori ; quindi, do-
vendo la scuola servire per le sole fanciulle
di qui, che intendono e parlano unicamente
l'italico idioma, questo a buon diritto dovrebbe
servire di lingua d'insegnamento; tanto P'u
che la legge stessa, se interpretata a dovere,
in tali circostanze lo vuole e lo esige. Ma!
E' vero che certi messeri a questa osser-
vazione torceranno il naso; coloro, però, che
sono chiamati a garantire i diritti legali dei
loro amministrati, non potranno far buone le
intemperanze di certi patrioti d' oltremont*.
Saranno queste parole gittate al vento?
Ebbene lo sieno ; ma pur sono vere.
Swrva ciò d'avviso intanto a coloro, che.
per dovere, sono obbligati a tutelar* e a pro-
muovere il progresso della novella scuola e
ohe nei loro apprezzamenti devono deporr«
certi riguardi e certe convenienze. A"
{Segue il supplemento).
popolo, al quale fanno vedere una certa grande
Croazia, illudendolo che essi annetterebbero
non solo la Dalmazia, ma la Bosnia, 1' Erze-
govina, la Stiria e la Carniola. Desiderano
I' unione della Dalmazia per rinforzare 1' op-
posizione contro l'Ungheria; ciò però è im-
prudente e perfido. Il partito nazionale croato
vuole essere o sincero amico dei magiari, o
aperto nemico; ma non vuole assumere le
parti dei politici mestatori.
Dr. A. Starcevié. A lui le fatte proposte
sono nauseanti e detestabili. Le ritiene una
conseguenza delle condizioni nelle quali si
trova la monarchia. Quando questa, peli' occu-
pazione della Bosnia ed Erzegovina, si trovò
in conflitto coi suoi vicini in orienta, fece lega
coi suoi storici antagonisti, lega contro la quale
alzarono la voce alcuue delle nazionalità del-
l'impero. Per acquetarle, si fecero concessioni
in cose di minima importanza e specialmente
alla Galizia ed alla Boemia. Allora sorse in
Dalmazia una maggioranza dietale composta
da uomini che si disser croati, sebbene mai col-
le opere abbian dimostrato di esserlo. (Risa).
Avvicinandosi il colpo decisivo, si parlò del-
l'incoronazione in Boemia; e, facendosi più
vivo l'irredentismo nella Dieta istriana, au-
mentò il numero dei croati, ed in Dalmazia
si fece sentire una voce peli'annessione, come
se prima, volendolo, non si avesse potuto
farlo; e, ciò che è significativo, tale manife-
stazione non parte dalla Dieta, ma vien dopo
la sua chiusura, quasi si volesse gettare ai
compagni di qui 1' osso, perchè la plebe s' ar-
rabatti sullo stesso e perehè la nazione, dimen-
ticando i suoi vitali interessi, si occupi con
tale questione inconcludente. Vede in quelle
proposte 1' inspirazione, per quanto di lontana
mano, dei nemici della nazione.
Iso Krsnjavi. Trova che con poea fortuna
i dalmati hanno voluto sollevare tale questione.
Essi primieramente non hanno riflettuto alla
gran differenza che passa tra la Croazia e la
Dalmazia; entrambe hanno una sola nazionalità;
ma il carattere della popolazione è affatto di-
verso, ciò che dipende dalla diversa posizione
topografica e geografica dei due paesi. La
Croazia è paese montuoso, la Dalmazia piauo
e a rive. Geograficamente la Dalmazia inclina
all'Italia; i suoi porti non sono porti della
Bosnia ed Erzegovina dalla quale è divisa da
alti monti, ma porti della costa orientale ita-
liana. La Croazia invece inclina al Danubio.
Da ciò si ha che la Croazia da otto secoli è
unita all'Ungheria; in Dalmazia per otto se-
coli dominò la politica italiana, quattro secoli
prima coi romani e poi quattro secoli coi
veneti. Da ciò si ha che la Croazia fu sempre
amica all' Ungheria e non deve egualmente
stupire che in Dalmazia vi siano uomini amici
all' Italia. L' uomo politico deve riflettere a
tali fattori e non deve offenderli. Un altro
torto dei dalmati, secondo 1' oratore, si è di
voler trascurare i serbica tal punto, che nes-
sun serbo ha sottoscritto il programma del
club croato, e nessun serbo fa parte della
maggioranza dietale croata. La proposta Barcic
offende poi i croati, mentre essa spera che col-
Vannessione dell'elemento dalmato avvantag-
geranno le condizioni sociali e di coltura della
Croazia.
Giurkovié. Ai fautori della proposta Barcic
rimprovera che lo scopo della stessa non sia nò
patriottico, nè giuridico, nè politico. Se ciò
non fosse, essi non avrebbero atteso di lare
quella proposta dopo la manifestazione del club
della maggioranza dietale dalmata. Tale que-
stione si sollevò prima fra l'opposizione in
Slavonia, nacque poi a Zara, e finalmente si
raccolse dall' opposizione della Dieta di Zaga-
bria. La manifestazione del club dalmato non
è atto ufficioso, ed è tanto oscura che non la
si comprende. Analizzando quel programma,
1' oratore non sa a qual diritto pubblico croato
esso si richiami — dovrebbe ritenersi che si
intenda 1' accordo coli' Ungheria — nè si sa
quali siano le parli che si dovrebbero restituire
alia Croazia. Quel club dovrebbe quindi chia-
rir tali dubbi. Se esso poi credette di gua-
dagnare i serbi col domandare la liturgia ec-
clesiastica slava, s'ingannò. Tanto in Croazia
che in Dalmazia si domanda il diritto in senso
etnografico, e quindi un diritto nazionale e
non politico. Tale diritto i serbi devono coro--
batterlo. Fino a che si voleva un diritto poli-
tico, i serbi lo appoggiavano, ed in Dalmazia
Knežević e Liubissa domandavano l'annessione
quando non eranvi i Klaić ed i Paulinović e
gli altri dell'attuale maggioranza. Ora però la
questione si cangia. (continua).
——^t^^é^^Q*
Nostri carteggi.
Il d.r Hranuelli.
Traù, 9 novembre.
Non come fiamma, che per forza è spenta,
Ma che per se medesma si consume
Se n' andò in pace l'anima contenta,
A guisa d'un soave e chiaro lume,
Cui nutrimento a poco a poco, manca;
Tenendo alfin il suo usato costume,
(Petrarca).
Neil'accingerci a dettare questo cenno di
lutto, il nostro animo è così travolto in un
turbine di pensieri e di affetti angosciosi, che,
al limitare della severa soglia della pubblicità,
ci turba il dubbio, se a soddisfare ad un
dovere pietoso dell' amicizia, ed a calmarne
la tristezza, anziché invocare da altrui nuovo
tributo di lagrime e maggiore compianto, meglio
non soddisfi reprimere negl'intimi e più riposti
recessi del nostro cuore tanta fervente conci-
tazion di amarezza; e, nel silenzio solitario
e fidato dell'esistenza, consacrare alla memoria
dell'amico, che non è più, il fiore perenne
del riconoscente compianto.
Ma noi fidiamo negli impulsi generosi del
cuore dell' uotno, nel compatimento e nella
compartecipazioue dei buoni ; la sventura ha
sempr«* raccolto dall'umanità sensi di com-
mozione e di affetto, e questa, dai casi più
sciagurati, ammaestramenti e conforti.
Ed al bene dell' umanità, anziché il mistero,
la desolazione, ed il pianto della morte, invo-
chiamo conforto i successi della vita e dello
spirito, le gioie feconde del vero e del bello,
gli orizzonti infiniti della virtù e del pensiero.
Anziché raccoglierci in lagrime e lutto, noi
vorremmo oggi, con geniale trasporto, temprar«
gli accenti alla tranquilla ed estatica contem-
plazione delle divine bellezze della natura e
dell' universo, di questa gaia festa di luce e
di colori, di armonie e di graudezza, che ci
circonda e rapisce; vorremmo dire la potenza
d'amore, nelle sue manifestazioni più pure
e gentili, la soavità della grazia, gl'incanti
della bellesza, gli entusiasmi della gioventù,
il virgineo candor delle spose, la casta e mite
virtù; vorremmo celebrare l'eccelsa maestà dei
monumenti marmorei, gli eroismi, le glorie
della civiltà, della fortuna e delle patrie tra-
dizioni; intessere corone di lauro verdeggiatiti
alle vittorie benefiche delle scienze e delle
aiti, nel tranquillo compito delia pace, alle
conquiste serene ed al progresso vittorioso
dell'umano, pensiero, anelito del mondo; e
sciogliere cantici di mistica fede al martirio
immortale dei propugnatori della civiltà, periti
alla mercè dell'ignoranza e del fanatismo, sul
rogo, o consacrati agli altari; accarezzare in-
somma e seguire quella dorata e splendida
aurora, che albeggia sul mattino della vita, e
che infonde all' umano intelletto gioia e fidanza,
pace e contento.
Ma questi seducenti ideali li vagheggiamo
col pensiero, li invochiamo cogli entusiasmi
bollenti dell' età e cogli slanci generosi della
natura, ma ci sfuggono e svaniscono lenti in
un sogno fatuo e lontano, come le lievi e
fugaci nubi del colle, al calor dell'estate. Al
breve mattino ed alla celeste rugiada di pri-
mavera, che irrora di passeggera letizia,
così la terra, come le angoscie più tetre ;
alle limpide notti, ingemmate, sul manto az-
zurro, di stelle scintillanti e dall' argenteo
bagliore dell' astro, confidente e caro agli affetti,
seguono irruenti e procellose le tempeste del
verno, lo scroscio impetuoso e gli schianti
furibondi della butera, che dall'alte cime e
dai rosei vaneggiamenti ci traggono a ben
dure e crudeli realtà.
Noi oggi non salutiamo il mattino e la
vita, ma le tenebre e la morte ; non la luce
e il contento, ma le ombre e il mistero.
Seguiamo un feretro, nero e dorato, io cui
riposano i resti mortali di un nostro amico
carissimo e stimato, largamente e teneramente
compianto : il Dottor Giorgio Hranuelli,
che ha lasciato questo terrestre soggiorno
l'otto novembre, dopo essere stato crudelmente
provato da lungo e penoso malore.
La giornata è splendida; un mattino caldo
e sereno ; dardeggia il sole in tutta la sua
vivificante magnificenza; non un aleggiare di
zeffiro, non un increspamento di onde; il mare
è uno specchio, la natura tace e riposa ;
doloroso contrasto del creato coli'infinito, della
materia collo spirito, di ciò che allieta e
consola con ciò che ci turba e atterrisce,
quasi ad additarci le alterne vicende ed il
vario e perpetuo cammino dei mondi nello
spazio e dell'umanità nell'eterno.
Il corteo va tra due ali di popolo commosso,
precedono i neri e lugubri segnacoli della
morte, le confraternite, la brava banda cittadina;
circondano la bara alcuni più intimi amici,
ai lati lunghe file di torcie ardenti ; segue poi
numeroso ed eletto stuolo di altri amici e
conoscenti; ricche corone di fiori, con dediche
di circostanza, brillano al sole di splendidi
colori; i sacerdoti recitano le pie preci dei
defunti; il compianto è generale e sentito.
E questo estremo tributo di cordoglio e di gra-
maglie è donato al medico valente, all'amico
provato e leale, il cui cuore nobilissimo, lo
squisito e patriottico sentire e le doti eminenti,
additiamo commossi all' imitazione dei forti
ed al memore rimpianto dei buoni.
Il D.r Giorgio Hranuelli nacque a Postire
della Brazza, e, chiamatovi dalla fiducia della
precedente amministrazione comunale, ha co-
perto tra noi per quindici anni il posto di
medico comunale, raccogliendo, in questo diffi-
cile e lungo periodo, larga messe di ricono-
scenza e di stima. Fu benefico a tutti, oltre
che dei più abili soccorsi della scienza, da
lui costantemente studiata e scrutata, quasi
a volerle a forza strappare, a benefizio del-
l'umanità, i più reconditi ed utili segreti;
delle attenzioni e delle premure più affettuose
e cortesi, e di caritatevoli soccorsi, in parti-
colare laddove erano irreparabili atroci sciagure
o 8'invocava il benefattore, l'amico.
Il D.r Hranuelli fu pure scrittore eruditissimo
e parlatore eloquente, e dal suo conversare
nei più svariati argomenti, accesa la scintilla
di una disputa, ne scattavano opinioni, principi,
ammaestramenti, in cui eraci dato altameute
apprezzare, così il brillante ingegno, le vaste
cognizioni ed il carattere integro, come l'animo
mite, adorno di una bonaria e schietta sem-
plicità, che gli valeva la confidenza ed il
rispetto di tutti.
Degli ideali di patria fu moderato, ma
costante e fermo campione, ed ha operato,
nelle lotte pertinaci, sostenute dal partito, in
ogni incontro, vantaggiosamente, pella immor-
tale civiltà, che gli fu culla, che ci vivifica,
ci istruisce, ed onora; ogni nostra vittoria,
10 ebbe efficace coadiutore, come ogni im-
portante emergenza consigliere intelligente
e benevolo.
Il D.r Giorgio Hranuelli soccombette ad
un malore, che da più anni ne aveva affrante
le forze, e resogli il vivere penoso e trava-
gliato. La sventura ne ha spesso crudelmente
provalo il mite e sereno carattere e la dol-
cezza dei domestici affetti; nei 1874, quasi
appena giunto a Traù, perdette giovine la
consorte amatissima, signora Agnese, donna
fregiata delle più distinte virtù, che ad una
rara avvenenza accoppiava un delicato sentire ;
e pochi anni or sono il figlio Umberto, gio-
vane vivacissimo, dal cuor generoso; eventi
ripetuti e fatali, che ne hanno ricolmo l'animo
di sconforto e di amarezza, distratta nelle
vicende del tempo, ma non mai cancellata,
nè dimentica.
Lascia, unica superstite, immersa nella de-
solazione, e cui lega il ricordo di un nome
onorato, riverito e compianto, la figlia signora
Emma in de Nutrizio, dotata essa pure dalla
natura e dal culto delle più elette virtù, delle
più eminenti ed incomparabili doti di sposa
e di madre, da additarsi ad esempio e mo-
dello di tutte, che presiedono nel tempio
sacro della famiglia, alla felicità, all' avvenire
ed alla prosperità dei propri congiunti.
Con tanta copia di memorie e di dolori,
11 D.r Giorgio Hranuelli è sceso oggi nella
tomba. Le intelligenze più elette, i cuori più
nobili e generosi, i patriotti più benemeriti e
distinti, con vario destino, ma con medesimo
fine, ora provati dagli uomini, ora mietuti
dalla morte, cadono anzi tempo, precursori
del destino comuue, divorati dal baratro mi-
sterioso dell'oblio e della sventura, che raccoglie
nei suoi spazi infiniti ed eterni, come la
fortuna dei singoli^, così la vita e lo spirito
delle generazioni. E una cospirazione crudele
del tempo e degli eventi, coi destini della
natura; un patto fatale delle terrestri vicende,
coi decreti della provvidenza suprema, che
noi non possiamo indagare.
Alla memoria di Giorgio Hranuelli, dell'a-
mico carissimo, l'ultimo addio; alla sua anima
pace e riposo eterno. E. D. —
Cronaca provinciale.
A proposito dell'annessione. —
Leggiamo m un carteggio da Zara al Popolo
Trentino :
„Le ceneri di Pietro il Grande si scossero
per gran giubilo dentro il freddo avello! E
perchè? Lo sa bene don Girella, 1'uomo che
in pubblica Dieta onora gì' italiani suoi com-
provinciali coli' indirizzarli preko mora — ol-
tre il mare. Poveretto ! Sullo stomaco gli pesa
un pensionamento precoce ed ingiusto, e non
vale a rasserenarlo nemmeno V amica musa.
Lo sa bene 1' ex onor. Bulich, che deve ab-
bandonar giuocoforza l'aula parlamentare eie
sue catilinarie contro gì' Italiani della Dalma-
zia e farsene ritorno alla cameretta della di-
rezione ginnasiale di Spalato. Colla quietanza
non si scherza, glielo dice io un orecchio T a-
mico don Girella, che a proprie spese ebbe
a pagar lo scotto delle sue intemperanze. Lo
sa bene il redattore della Katolička Dalma-
cija, un onorevole rientrato. Nel suo gior-
nale, organo del partito cattolico-croato-radi-
cale, chiama alla sbarra della pubblica opi-
nione (croata, intendiamoci) gli onorevoli de-
putati croati e li crisma col nome di affari-
sti. Vuole ad ogni costo candidare, ma, po-
veretto ! deve subire dei continui fiaschi. Si
indegna della flessibilità di schiena addimo-
strata sempre dagli onorevoli deputati al par-
lamento e della loro poca o niuna cura per
la reintegrazione (?!) della Magna Crobatia
e dei suoi inalienabili diritti. Lo sa persino
il redattore del Narodni List, organo del
partito croato-affarista, che in un momento
di epico furore vuol parlare in pubblica Dieta,
vuol gridare ma, ahimè! per disciplina
di partito rimane sulle generali, e su certe
coserelle deve tirar un fitto velo ; talché del
suo discorso, che promettea di far tremare
l'Europa tutta, che rimane? Un po' di ré-
clame a proprio uso e consumo, e basta. Lo
sa.. ì:.. . ma e chi non lo sa, chi non lo in-
dovina? ... Da tutti si grida: annessione, an-
nessione; ed è perciò necessario che anche i
nostri firmatari, volens, nolens, si uniscano al
coro e gridino: annessione, annessione! Un
po' di commedia non istà mica male. Per me,
invece, annessione è sinonimo, specialmente
nei beati tempi che corrono, di dissoluzione!!"
Istituto di credito fondiario. —
Secondo i giornali, sarebbe stata sanzionata
la legge sulla fondazione nella nostra provincia
di un Istituto provinciale di credito fondiario.
Giocherelli elettorali. — Ancora
una parola sulle recentissime elezioni comunali
di Lesina non sarà inutile per rendere di
pubblica ragione certe particolarità che rac-
chiudono sommo interesse specialmente dal
lato della moralità pubblica.
Le liste elettorali, che, per disposizione
luogotenenziale, dovevano essere intangibili,
subirono, come veniamo assicurati, e mutazioni
e correzioni e alterazioni, con grave sorpresa
degli elettori. La responsabilità di simili vi-
ziature pesa naturalmente su chi fu il depo-
sitario e il custode delle liste.
Veniamo inoltie assicurati che — come
non è raro il caso — votaron persino dei
morti; ed anzi la croce di una procura in-
testata a nome di certo Petrié Andrea q.m
Giorgio da Selza di Cittavecchia, morto pa-
recchi anni or sono, fu — ci assicurano
dichiarata veriteria e passata per buona. Si
dice anzi che in argomento sia stata sporta
denunzia contro chi fece simile dichiarazione.
La lotta elettorale a Lesina non ci riguar-
dava direttamente ; ma noi parliamo in nome
della pubblica moralità; nauseati che questi
giochi elettorali non abbiano ancor fine.
E sarebbe tempo, ornai, che l'autorità giu-
diziaria ponesse un freno alle truffe elettorali
che si commettono colla massima indifferenza
infliggendo ai rei una seria lezione
Da queste particolarità il pubblico potrà
facilmente trarre le sue conclusioni E anche
il neo-eletto deputato Spalatin esordisce e coe-
rentemente, da vero croato, cioè.
Sull'uniforme degl'impiegati. —
Come abbiam detto, in data del 6 corrente
l'eccelso i. r. ministero dell'interno ha noti-
ficato,- in forma di un'ordinanza circolare, ai
propri impiegati, come pure alle autorità pro-
vinciali, le norme esecutorie alle prescrizioni
sulle uniformi degli impiegati dello Stato.
Secondo tale ordinanza, degli impiegati del
ministero dell'interno soltanto quelli del pro-
tocollo degli esibiti sono obbligati a portare
in servizio 1' uniforme. Relativamente agli altri
impiegati del detto ministero, specialmente
in riguardo agli impiegati tecnici, i capi se-
zione vengono autorizzati a stabilire, di caso
in caso, in quali funzioni di servizio quegli
impiegati debbano comparire in uniforme. Gli
impiegati del ministero dell'interno, ove fun-
gano ufficiosamente quali rappresentauti del
governo alle sedute commissionali o plenarie
di ambedue le Camere del Consiglio dell' Im-
pero, nou devono comparire in uniforme.
Presso le luogotenenze e le reggenze provin-
ciali sono obbligati a portar 1' uniforme, oltre
gl'impiegati del protocollo degli esibiti, anche
quelli che fungono il loro ufficio nelle riu-
nioni elettorali e sociali ed inoltre alle sedute
delle rappresentanze distrettuali. I rappresen-
tanti del governo però non devono comparire
in uniforme alle sedute dietali. All'incontro,
presso i capitanati distrettuali e presso le di-
rezioni di polizia, tutti gl'impiegati devono
portare l'uniforme, tanto in ufficio quanto
nel servizio esecutivo esterno. Una dispensa
da questo obbligo può essere accordata dal
ministro dell'interno o dal capo della pro-
vincia, soltanto in casi meritevoli di riguardo
p. e. nei faticosi viaggi sui monti e simili.
Del tutto esoneiati dall'obbligo di portare
l'uniforme sono gl'impiegati della contabilità
e della cancelleria, dalla nona classe in giù.
L' uniforme di gala è da portarsi nelle speciali
occasioni festive ed inoltre durante le udienze
presso l'imperatore e presso i membri della
Casa imperiale. Nelle presentazioni in corpo
come pure nelle udienze presso i ministri e
presso i capi provinciali devono egualmente
gl'impiegati comparire in uniforme. Nelle
presentazioni ufficiose in via breve come
pure nei rapporti delle autorità fra di loro,
gl'impiegati sono dispensati dall'obbligo di
portar I' uniforme.
lu apertura del nuovo tronco ferroviario
Ostrožac Konjice nell' Erzegovina seguì il giorno
10 corrente. Da quel giorno entrò in vigore
11 nuovo itinerario invernale sulla linea Met-
covich Mostar-Oslrozac.
E avanti!... — E avanti con le spese
onerose, e con le imposte che nuocciono ad
ogni nostra risorsa economica. A Spalato si
dà fondo al mezzo milione circa del prestito ;
eppur le addizionali sono eccessive e danneg-
giano i contribuenti.
Nella seduta pubblica del 9 corrente, il
consiglio comunale di Spalato votò il budget
per l'anno 1890, secondo il quale le spese
preventivate ascendono a fiorini 183,169, le
quali saranno coperte con introiti dei patri-
monio comunale per l'importo di fiorini 94,
169 e la rimanenza con le addizionali comu-
nali suU' imposta regia.
Come vedete, non c'è male... per la feli-
cità dei contribuenti. Ora confrontate questi
centu ottanta quattro mila fiorini di spese
con la cifra media del preventivo, che, sotto l'am-
ministrazione Bajamonti, ascendeva a f. 60,000;
e non occorre essere figlioli d'Euclide per
vedere che, senza essere notevolmente au-
mentati i bisogni amministrativi, il Comune
croato spende più del triplo di quanto spen-
deva quand'era amministrato da Bajamonti.
Ma l'amministrazione Bajamonti era quella
scialacquatrice e quella disordinata che sa-
pete e che benemerito un decreto di sciogli-
mento.
Mentre il d.r Bulat — si sa — e il bebe
prediletto delle signorie loro.
Cronaca locale.
Partenza. — Ieri è partito per Trieste,
onde poscia recarsi a Miskolcz, suo luogo di
residenza, il nostro illustre concittadino tenente
maresciallo Albori.
Sequestro. — Con nostra naturai me-
raviglia, 1' ultimo numero del Dalmata è stato
sequestrato per un brano di corrispondenza,
che avevam tolto letteralmente dal Mattino
di Trieste, non sequestrato e diffuso in pro-
vincia.
Confessiamo la nostra inesperienza giuridica;
ma a noi paiono assai discutibili questi se-
1 questri — e non è raro 1' esempio — di ar-
ticoli, che, usciti in altri giornali cisleitani,
andarono immuni da censura.
fanno in Dalmazia le elezioni. Non riporte-
remo i giudizi della stampa liberale, che si
potrebbe accusarla di partigianeria; interessa
però il giudizio della slampa ufficiosa. — Il
semi-ufficioso TagUatt scrive: „Vennero fi-
nalmente in pertrattazione le elezioni dalmate,
che dal principio della sessione parlamentare
erano escluse dall' ordine del giorno. La Ca-
mera si occupò coir elezione Massovcieh. La
maggioranza del comitato, rappresentata dal de-
putato Feriancich, naturalmente proponeva la
convalidazione, mentre il deputato Menger ri-
levò tutte le circostanze, che ne dimostravano
la nullità. Era un quadro assai fosco, quello
fatto dal dr. Menger. Morti votarono, detenuti
nella casa di pena a Capodiatria presero parte
air elezione, da parte dell' autorità locale ven-
nero usati atti di violenza, il servente comu-
nale minacciò gli elettori di arresto. Queste
accuse furono per quanto era possibile com-
battute dal deputato Klaich e dal relatore Fe-
riancich, e, colle anormalità delle condizioni
locali, si scusarono le irregolarità, che non si
potevano smentire. La conclusione si fu la
verifica dell' elezione.
L'ufficioso Fremd>enhlatt,^-Ax\d^nàQ di quel-
l'elezione dice: „11 relatore d.r Feriancich ne
proponeva la conferma. Il deputato d.r Men-
ger l'opponeva, e precisamente per irregola-
rità delle liste prime elettorali, difficoltà d^l-
l'eserczio del diritto di reclamo per non esser
permessa l'ispeziona delle liste, difficoltà delle
comparse all' atto elettorale causate da irrego-
lari 0 del tutto ommesse citazioni, mancanza
di libertà di voto in conseguenza di minaccie
ed alti di violenza; esclusione dall'elezione
di aventi diritto ed ammissione di quelli che
tale diritto non avevano. Il reclamo ha una
specifica secondo la quale votarono 17 morti,
31 elettoli votarono'più valle, altre 100 p^^r-
sone volarono che non erano inscritte nelle
liste, 17 persone che votarono, e le quali sia
perchè minorenni, e perchè non pagavano
qualsiasi imposta, e perchè sotto inquisizione
penale, non potevano esercitare il diritto e-
lettorale. Neil' elezione degli elettori eletti,
quando sembrava che i serbi^^potessero riuacire
in maggioranza, il capitano distrettuale li
mandò a casa, dicendo che nel giorno succes-
sivo si continuerebbe l'elezione; ritornati il
giorno dopo le porte del locale elettorale non
si apersero. Nella votazione fu convalidata
r elezione.
Potremmo riportare anche articoli del Neues
Wiener TagUalt, della Deutsche Zeitung,
della Presse; ommettiamo però di farlo per
mancanza di spazio.
Seduta comiLiiale. — Questa sera ha
luogo una seduta comunale per trattare del
preventivo per 1' anno venturo ed altri argo-
menti. Riferiremo.
Il sindizio di una egregia signo-
ra. — Al molti giudizi espressi sull'attentato
dietale del 6 novembre p. d.— ci scrivono da
Dernis — aggiungete pur questo, che è
r espressione più schietta del cuore di stimala
e colta gcniildonna, scevra da passioni parti-
giane e da scopi di personale tornaconto.
Io m'ebbi la rara fortuna di raccoglierlo
in una brillante ed animata conversazione, della
quale la nobii dama con isquisita cortesia fa-
ceva gli onori.
Caduto il discorso sulle nostre disgraziate
condizioni, delle quali essa mostrava di essere
perfettamente informata, mi sono permesso
d'invocare il suo giudizio sul voto dietale con-
cernente la croatizzazione delle scuole medie
di Zara.
Coir abituale sua friinchezza e sincerità, e
con una rara chiarezza d'idee, mi rispose
quanto appresso:
„Oggi è pur troppo da deplorarsi chegl'i-
„taliani di Dalmazia abbiano di soverchio ge-
„neralizzata la loro coltura. Forse che, senza
„la stessa, il d.r Claich ed i suoi compiacenti
„pedissequi avrebbero tutto ai più contribuito,
„col mestiere ereditato dai loro padri, a gua-
„slare qualche piede con piena soddisfazione
„del callista Treves di Trieste.
„Così almeno, io luogo delle maledizioni di
„un intero paese, avrebbero la riconoscenza
„di chi con molta maestria sa lenire uno dei
„tanti dolori che affliggono la povera umanità."
Codesta sentenza, quanto eloquente altret-
tanto giusta, la segnalo all' attenzione delle
altre dame della nostra provincia, onde, nel-
l'educazione famigliare dei loro figli, sappiano
trarre lutto il tesoro racchiuso in queste auree
parole.
La Katolička Dalmacijav commen-
tando dal suo punto divista l'ultimo ew^n^^e^
del Narodni List sugli impiegali, viene alla
categotica conclusione che gli amici della
legge e della libertà devono considerare gli
impiegali come cittadini. Gli impiegati hanno
perciò il diritto e il dovere d'ingerirsi in
questioni politiche: questo diritto non può
essere disconosciuto a nessuno e quindi nean-
che agli impiegati.
Ma — come abbiam detto — il comizio al
Teatro Nuovo non aveva nulla a che fare
con la politica. Invece possiamo contare a
dozzine le dimostrazioni politiche croate, alle
quali presero parte dei pubblici funzionari.
A questo proposilo scrive anzi il corrispon-
dente da qui del Mattino:
„11 Narodni List è lieto che si vogliano
gli impiegati alieni da dimostrazioni politiche.
Ma a chi parla desso? E non conviene prima
precisare esattamente quali siano queste di-
mostazione politiche?
Dimostrazioni politiche, per esempio, erano
le adesioni telegrafiche a mons. Strossmayer,
dimostrazioni politiche erano quelle perpetrate
di recente col pretesto di onorare il poeta
Cacich: dimostrazioni politiche erano indub-
biamente quelle fatte dai croati a manifestare
il loro giubilo per la caduta dei comuni autt)-
nomi di Spalato, di Traù e di Cittavecchia.
A queste manifestazioni, senza dubbio, non
avrebbero dovuto prendere parte attiva i pubblici
funzionari; nè il Narodni List può avere
due criteri difierenti per approvare uoa sola
premessa.
Ma dimostrazione politica non era, nè po-
teva esser comunque, 1' ultimo comizio citta-
dino, a solo scopo di difesa scolastica. Un'a-
dunanza, permessa dall' autorità, e ove si di-
scussero legalmente i mezzi per difendere una
nostra secolare conquista civile, facendo peti-
zione ossequiosa a S. M. l'Imperatore, non
può essere considerata neanche remotamente
come una dimostrazione politica.
Epperò le argomentazioni del Narodni List
sono semplicemente sbagliate. Prima d'ogni
altra cosa — come ho detto — è necessario
di distinguere bene l'indole di una manifesta-
zione da quella di un' altra. Quo bene distin-
guit, bene docet,^
Tabacco. — Il ministro delle finanze ha
detto air on. Elaich che è stata approvata la
coltivazione di quattordici milioni di pianti-
celle di tabacco in Dalmazia.
E quando verrà iniziato il tronco ferroviario
Zara-Knin? E quando verrà approvato e ini-
ziato uno dei tanti progetti per unire il no-
stro litorale alla rete delle altre lerrovie?
La donna in Austria. — Un co-
mizio operaio tenuto giorni sono aLeopoli, e
al quale era intervenuta anche tutta la parte
intelligente del gentil sesso, deliberò di far
presentare dal deputato Kronawetter al parla-
mento una petizione chiedente il suffràgio u-
niversale e il diritto elettorale della donna.
I nostri monumenti. — Nella se-
duta che la seconda sezione della commissione
tenne il 31 ottobre 1890, sotto la presidenza
dell' i. r. consigliere edile superire Federico
barone de Schmidt, il conservatore Smirich
riferì essere compiuti i ristauri nel coro della
chiesa dei Fiancescaoi in Zara, fatti sotto la
sua direzione, e pregò che i frammenti orna-
mentali trovati sieno lasciati al museo di S.
Donato.
Lo stesso conservatore riferisce che la chiesa
di S. Domenico in Zara fu demolita e che i
pezzi ornamentali più importanti furono col-
locati nel Museo S. Donato.
La strenna trentina. — Splendida
per tipi e disegni ci giunse una copia della
Strenna Trentina pel 189L I nomi dei poeti
e dei prosatori sono i più noti della famiglia
artistica trentina. Beile le poesie; eletto lo
stile delle prose ; i disegni pieni di elegante
originalità. E', in complesso, una vera opera
d' arte, onorante gli egregi che vi coopeiarono
e lo stabilimento che ne assunse 1' edizione.
La Strenna trentina si vende a vantaggio
della Lega Nazionale.
Banda Comunale.— Domani alle ore
4 pomeridiane la Banda Comunale in Piazza
dei Signori eseguirà un concerto col seguente
programma :
1. Marcia. Ballo in Maschera . M.o Verdi
2. Sinfonia „ Suppè
3. Scena e Duetto nell' Opera
Linda di Chatnounix ... „ Donizetti 4. Màinraa,. Supplemento al Car-nevale Flossmana
5. Sestetto finale il. dell' Opera
Lucia di Lammermoor . . „ Donizetti
6. Polca. Pickfein „ Zlehrer
II tempo che fa. — La nebbia; la
nebbia calda, umida, che pare inevitabile
quando vengon le feste di Natale e le vie
son piene di gente gaia e animata. Colla
nebbia il termometro si è innalzato, e il pa-
radosso d'ieri è diventato a Zara la verità
d'oggi. Noi viviamo in una Nizza! Infatti,
quest'affermazione non è un'iperbole, ma una
pura venia. A Nizza, giorni sono, la tempe-
ratura era scesa a zero gradi! Nessuna ma-
raviglia se nella vicina Gorizia, detta la se-
conda Nizza, il termometro segnò tre gradi
sotto, e a Pola 1 Va, ed a Firenze edaEoma
un grado sotto, A Torino poi il freddo era
più birbone ancora: arrivava fino a sette
gradi sotto lo zero.
Chi vuol star bene non ha altro mezzo che
quello di recarsi a Brindisi od a Malta, ove
avrà il refrigerio di 10-12 gradi, come in
primavera. Peccato che il viaggetto non sia
tanto breve !
A Vienna c'è 9 gradi sotto, a Graz 8, ad
Amburgo 10, a Stellino 11, a Berlino 12, a
Danzica 13.
La città più fredda d'Europa è Kiew, con
19 gradi sotto zero ! E' questo 1' unico pen-
siero che può confortare le nostre gentili let-
trici freddolose.
Rettifica. — Riceviamo e pubblichiamo:
Spett. Redazione del periodico „Il Dalmata"
Zara.
In base al § 19 della legge- sulla 'stampa
la s'invita di pubblicare nel prossimo numero
del suo periodico la seguente rettifica:
Nel n.o 95 del 29 novembre a. c. sotto la
rubrica Cronaca Adesioni da Proviechio-Se-
purine si legge fra altri firmati Giacomo Cur-
sar, capovilla.
Si dichiara che 8ime Vlahov q.m Paolo è
il capovilla di Provicchio-Sepurine e non il
detto Giacomo Cursar.
Dair Amministrazione comunale
Zlarin, 13 dicembre 1890.
Il Podestà
MACALE.
L'assessore
jp. Adum.
La tariflE'a postale e telegrafica
si trova pubblicata nel Dalmatino, lunario
per il 1891.
Prezzo soldi 25; chi spedisce alla tipografia
editrice di S. Artale in Zara fiorini uno an-
ticipato riceverà quattro esemplari franchi di
spese postali.
Cavalleria coniugale. — Quella
del fuochista Nicolò S. d'anni 29, da Zara,
non è, a dir vero, da prendersi a modello.
Figuratevi che l'altra sera, in via della Log-
gia a Trieste, armato di una chiave, perco-
teva di santa ragione la propria consorte
Mattea, dalla quale vive separato.
Le guardie fecero le vendette della moglie,
arrestando il violento marito.
Rimedio unico. — Chiunque voi siete,
ovunque vi troviate in città od in campagna
se la vostra digestione non è regolare e vi
sentite mal di stomaco, inappetenza, lingua
arida, sete continua, specialmente dopo il pasto
non esitate a prendere l'acqua ferruginosa
ricostituente, inventata dal dott. Mazzolini di
Roma. Può essere il mezzo di salvarvi la vita.
Ha già salvato molti e molti. Un individuo
sartore di professione ogni giorno dopo il
pasto si sentiva male, smaniava, si indeboliva,
gli doleva la testa, era incapace di lavorare,
era ridotto all'estremo smagrimenlo. Ciò du-
rava da molto tempo. I rimedi non facevano
nulla. Prese l'acqua ferruginosa del Mazzo-
lini e guarì perfettamente. Un possidente sof-
friva di forte diarrea che gli aveva cagionato
r uscita delle emorroidi. Per consiglio di un
amico impiegato che n' era guarito dopo tutto
tentò l'acqua ricostituente del Mazzolini di
Roma, fugò la diarrea e viuse l'emorroidi.
Questa prodigiosa acqua è slata premiata al-
l' Esposizione mondiale di Parigi — unica
specialità italiana premiata. — Le bottiglie
sono confezionate come quelle dello sciroppo
depurativo di Pariglina, inventata dal Dott.
Mazzolini di Roma, costa L. 1,50 la bott.
Unici depositi garantiti : Zara: Farmacia Ber-
cich, Farmacia Bianchi. — Trieste: Farmacia
Prendini. — Gorizia: Farmacia Pontoni. —
Fiume: Drogheria Pavacicb. — Riva di
Trento: Farmacia Canella. — Trento: Farmacia
Giuppone. — Ragusa: Drogheria Lopizich.
kad ode u daleke kraje neka može lašoje do-
biti za komad kraha sebi izraditi.
Imočanin.
Telegrammi particolari
del „Dalmata"
Pel censimento. — Vienna 19
decembre. — I giornali riportano in-
tegralmente l'importante interpellanza,
presentala ieri alla Camera dall'on.
Trojan, perchè il governo prenda senza
indugio le necessarie misure per tute-
lare la libera dichiarazione della lin-
gua, parlala dalle minoranze nazionali,
nei ruoli del ceasiment'o.
La cura Koch. — Vienna 20
decembre. — Oggi cominciarono negli
ospitali militari le iniezioni colia linfa
di Koch.
Grave incidente. — Roma 20
decembre. — In seguito ad un grave
incidente avvenuto alla Camera tra
Crispi e Seismit-Doda, Crispi pose im-
mediatamente la questione di fiducia.
I radicali abbandonarono la sala. Se-
gui la votazione con 280 voti favore-
voli al ministero e 100 contrari. Quindi
la seduta venne sospesa.
COMUNICATO
Cadim se a iséuditi se nemogu što u broju
98 Narodnoga lista pišu hrvali iz Imotskog,
proti slavnoj gospodi imotske kraine, da su
autonomi priskočili u pomoć gospodina načel-
nika Trigari svojim glasom da zadarska gi-
mnazija i realna ostanu škole talijanske. To je
sveta dužnost da svaki pojedini se podpišu za
to i pobrinu, jer škola talijanska jest ona škola
koja jest mnogo civilizatija nego li škola hr-
vatska ; dapače svak u cieloj Dalmacji znade
govoriti i talijanski i hrvatski, zašto da neidje
naprid školom talijanskom? Jer neka mi kažu
ti Imotski hrvati kamo mogu proé njiovim
hrvatskim jezikom? Evo primer; kad sam se
uputio iz Imotskoga, prošao sam tobože malo
po Dalmacji i čuo sam di govore hrvatski i
talijanski, a više dio talijanski nego hrvatski.
Uputio sam se put Istrije i Trsta ; nidje ni
besjede hrvatski ; učinio sam put Italije i Fran-
cije, i u Franciju sam cuo govoriti talijanski :
a hrvatski nezna se što će reć besjeda. ÌJputijo
sam se put Azije i Amerike i tu se govori ta-
lianski a ni besjede hrvatski. Isti dalmatinci i
hrvati koji tamo pribivaju, koji su stanje uči-
nili, i isti nadničari nagovore drugim jezikom
negoli talianskim, a da neznaju talianski, nego
samo hrvatski, umerli bi od giada i od svake
nevolje. Pak zašto da se zapusti taj jezik koji
nikomu na putu oestoji, nego pomoga dosta
najskoli cieloj mladeži dalmatinskoj, koja ide
po moru u daleke kraje za lašnje priživiti?
Dakle tko ima i malo dušu u persima nek
reče da taj jezik talianski jest otrovani jezik.
Dakle ko zna što je sviet oni će se svaki po-
brinuti i podpisati nek ostane talijanska škola
u Zadru i da pače da se poveća po cieloj Dal-
maciji, da lim jezikom se prosvietli narod i
Abbiamo ricevuta la carta geografica
delV Austria-Ungheria, che è un lavoro com-
pletamente nuovo, eseguito sotto la direzione
di A. Steinhauser e pubblicato dalla stam-
peria Artaria et G.o (Vienna IKohlmarkt9)
E' un foglio di 76/60 cen., nella proporzione
di 1: 2'5 migl., con indicazione delle loca-
lità. Essa abbraccia non solo la monarchia
austro-ungarica, ma ben anche i paesi confi-
nanti, specialmente i paesi balcanici fino a
Salonicco, Costantinopoli ed Odessa. — La
straordinaria quantità di descrizioni, l'esatta
indicazione di tutte le ferrovie, l'essere fatta
in sei colori la rendono una chiara e completa
carta geografica, il cui valore poi è di molto
aumentato dall' unito indice delle località (tanto
della monarchia che dei confinanti paesi me-
ridionali). Il suo prezzo è di fio. 1. 50, le-
gata in tela 2.50.
Posta economica.
Signor N. - Spalato. — Conosciamo il fior di
briccone ohe scrive ì carteggi da qui al noto li-
bello. Se la sua teoria andrà applicata anehe ai
croati staranno frescfai. Del resto non lo abbiamo
mai risparmiato.
S. C. iS. — E' impossibile, per ragioni facili a
comprendersi. Dovrebbe essere troppo mutilato.
Signor P. M. — Abbiamo ricevuta la gradita sua
Nulla di simile, speriamo, accadrà in avvenire. Ci
scriva.
Signor G. — Un po' di pazienza; il giornale è
piccolo e la materia cresce sempre.
Un curioso eec., ecc. — Ha ragione Lei; ma, in
questo, imitiamo il pretore romano. ,
Signor N. T. — Ella ci manifesta bellissime idee
Ne approfitteremo alla prima occasione.
ARRIVATI
Grand Hotel. — Alessandro Pones, Pola; Doimo
Baranovich, Bencovaz ; Matteo Forlani, Trieste ; Gior-
gio Malessevich, Bencovaz; Michele Tedeschi, Trie-
ste; Pietro Ciulich, Bencovaz; Ignazio Grasparini,
Trieste; Ugo Fosco, Sebenico ; Edoardo Viatto, Se-
benico.
jE\ingraziamenli.
A tutti indistintamente coloro che in qual-
siasi modo vollero onorare la memoria, e si
prestarono nella lunga malattia e morte del
nostro amato defunto
Giorgio Mazzoni
esterniamo le più sentite grazie, assicurandoli
della nostra perenne riconoscenza.
Famiglia Mazzoni di Giovanni.
A tutte quelle cortesi persone, che, nell' oc-
casione della morte di Antonia Baiai,
nata Vicarovich, nostra madre, presero sì
viva parte al nostro intenso dolore, porgiamo,
commosse, i nostri più sentiti ringraziamenti.
Spalato, 15 decembre 1890.
Caterina ed Elisabetta Bulat fu Antonio.
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di fiducia verso un'alta provigione. Si preferiscono
quelli che hanno una conoscenza degli abitanti e
parlano la lingua tedesca. Offerte a G. K. posta re-
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telle e carte dello stato legalmente autorizzate.
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avvisi J. Danneberg, Wien, I. Kumpfgasse 7.
moglie e la figlia e strangolò il figlio. Gon-
suraato l'orribile misfatto si appiccò al sof-
fitto. La causa ò da ascriversi ad uq accesso
di pazzia.
— Per finire.
— Per me vorrei che nessuno sapesse leg-
gere e scrivere.
— Ma tu sei ua retrogrado.
— No, sono un impi<^gato postale.
LA CRONACA
Società Filarmonica. — La
bella del teatro offriva domenica sera un vago
aspetto. Vi era convenuta la società migliore
e le donne vaghe e gentili avevano fascini
veri nelle toilettes eleganti.
Il programma scelto, con esclusione di co;i.
Dtbullò il d.r Nilo Bugatio, un nostro egre-
gio e simpatico concittadino, che ha una pas-
sione d'artista per la musica. Egli possiede
una bellissima voce baritonale, forte, pastosa
e intonata. Nel duetto dell' Aida con la si-
gnorina Berettini ebbe un fraseggiare largo e
sicuro. Riportò, applauditissimo, un vero suc-
ceso. E' un eccellente acquisto per la nostra
filarmonica.
_ Gli altri soa vecchie coaosceaze. La Beret-
tini, dalla voce freschissima, estesa e.intonata,
che strappa sempre applausi entusiastici ; il
cav. Gosetti, che, anima della Filarmonica,
canta con molta grazia ; il Dussich, dall'accen-
tuazione vibrata e dalla bella voce di basso;
il Pini, un ottimo tenore; il Patrian, un buon
baritono.
Specialmente applauditi furono i pezzi del-
l' Aida, della Linda e della Gioconda. Un'in
terpreiazione varamente artistica ebbi il duetto
fra la Berettini ed il Pini.
Anche dall' ultima accademia abbiamo ri-
tratta questa impressione: che, cioè, saiebbe
sommamente deplorevole lo scioglimento di
una società così vecchia, cosi necessaria e di
tanto decoro alla nostra Zara.
E' d' uopo — lo ripetiamo — che tutti i
nostri concittadini cooperino attivamente a se-
condare i lodevoli sforzi che fa la direzione
del sodalizio per rialzarne le sorti. In gene-
rale giova combattere, risolutamente, quella
fatale apatia, che lascia andare le cose per la
ior china.
Si cerchino nuovi allievi; si cerchino nuovi
soci ; si facciano rivivere i bei tempi della
filarmonica. Gli elementi ed i mezzi non man-
cano: quello che scema, pur troppo, è la btiona
volontà.
Un quadro. — Esposta cella sacrestia
del nostro tempio maggiore, abbiamo ammi-
rata una pala d' altare, pregevolissimo lavoro
del professor Smirich. E' l'assunzione della
Vergine, in mezzo a una corona di angeli,
con gli apostoli meravigliati e commossi al
prodigio. Nelle maschie figure degli apostoli
e in quella soave dwlla Vergine v'è 1' impronta
che rivela subito l'artista. Bellissimi, nelle
varie pose, i putti alati. V è morbidezza di
tinte e di linee. Negli scorci e nei panneg-
giamenti v' è la riproduzione fedele del vero.
Il colorilo sicuro, il disegno lodevolissimo.
E' una vera opera d' arte, che avvalora la
fama del professor Smirich e ornerà con molto
vantaggio la chiesa cui ò destinata.
Il quadro trasse molti ammiratori, unanimi
nel giudicarlo bello, inspirato e perfetto.
1/ esposizione di Zagabria. — Ci
Scrivono da Zagabria, in data del 27 corrente :
„La frequentazione del publico all'esposi-
zione è, da parecchi giorni, piuttosto scarsa.*
Ormai i sogni rosei di coloro, che speravano
di raggiungere il milione di visitatori alla mo-
stra, è sfumato. Sarà difficile raggiungere an-
che la meià di questa cifra.
Il famoso padiglione dalmate seguita a pro-
durre un' impressione dolorosa. Non si poteva
far peggio. Senza i prodotti di parecchi ita-
liani della Dalmazia (!!!j 1'esposizione dalmata
sarebbe riuscita ancor più meschina. E dire
che i croati, in compenso, sono i più sfrenati
insultatori degli italiani e che la mostra servi
solo di prelesto a una esplicita e censurabile
dimostrazione annessionista !"
Siamo giusti! — Come è noto —
scrive ia Bilancia — numerosi membri della
Camera di commercio e di società industriali
ungheresi arrivano a Zagabria per visitarvi
quell' esposizione.
I giornali croati dell' opposizione hanno dato
anticipatamente il benvenuto ai visitatori, as-
bicorando, che lo spirito d' ospitalità dei croati
non SI smentirà neppure verso di loro sem-
precche non colgano il pretesto della visita
per fare dimostraeioni politiche.
Il signor Folnegovich, poi, presidente del
comitato cittadino zagabnese, che si era co-
stituito per il ricevimento d^gli ospiti fa
pubblicare nella Hrvatsha la seguente ' di-
chiarazione: „Noi tutti siamo d'accordo di
accogliere come si conviene gli ospiti, ma
dev' essere omniessa ogni dimostrazione prò
e contro. Una di mostrazione non avv^^rrà cer-
tamente se non viene provocata. Noi della
opposizione ci manterremo passivi. Non può
venir costituilc un comitato cittadino di ri-
cevimento, essendosi io stesso sciolto in vista
air arrivo degli istriani, sloveni e fiumani (!)
Noi speriamo che dimostrerete tutto e che
non provocherete-, in tal caso potete essere
sicuri che nessuno porterà offesa agii ospiti
ne susciterà disordini. "
Queste dichiarazioni sono giuste; però ci
sia lecito osservare, che quei fattori che sti-
marono conveniente di farle per la occasione
della visita dei magiari, avrebbero dovuto
usare un contegno eguale anche per l'occasione
della visita dei dalmati, che provocarono nel
loro passaggio per Fiume i noti incidenti.
Se i croati di Zagabria esigono, che nella
loro città non si facciano dimostrazioni poli-
tiche in odio ai loro sentimenti, anche la po-
polazione di Fiume può pretendere che non
si insultino le sue opinioni politiche.
Se i croati di Dalmazia si fossero contenuti
D«ne nel loro passaggio per Fiume, avreb-
bero avuto qui un'accoglienza cordiale.
Anche di recente soggiornarono tra noi
PJ*^®®®«! membri della società degli ingegneri
ed architetti croati e gli slessi vennero ac-
colti bene perchè bi astennero da dimostra-
zioni politiche.
Gioolietti di lingua. — L' ufficiale
Avvisatore Dalmato — il papà, il maestro,
il tutore di quella dolcissima bambinella ch'ò
la Smotra — fa, per esempio, di questi gio-
chetti.
Annuncia la promozione dell' impiegato Gio-
vanni Oa88i<x, che, nella traduzione, ci doventa
un Ivan Kašić.
Amico di Bruto inorridisci ! Nemico di
Otello fremi! 1 Cassii classici e tragici sono
divenuii morlaecamente Kašić, sotto il pennino
stuzzicatore di don Zaneito Danilo.
La traduzione, alla rovescia, ci fa di co-
deste sorprese: Oacich, in slavo, ci potrebbe
doventare, in italiano. Cacio.
Proprio cacio sul maccht^roni.... croati.
Ma a proposito.
Può il governo tollerare simili arbitrari
cambiamenti, mentre è noto che la legge e
la consuetudine esigono la assoluta inaltera-
bilità nella grafia dei cognomi?
Nel mondo delle signore. — I
cappellini per l'inverno non vaiiaiio gran che
nella forma, ma variano invece sensibilmente
nelle dimensioni. Sono di un assieme più ag-
graziato per cui anche più adattabili a tutte
le figure. Si faranno di teltro o di velluto: il
nero, il color granato, il verde scuro sono i
colori ai quali verrà data la preferenza ed a
Parigi si vedono g'à da qualche settimana i
modelli più civettuoli, le creazioui più fanta-
stiche che si aggirano sulla base di questi
colori.
Per assecondare poi certe toilettes da mat-
tina 0 da passeggio, sarà di buon gusto fare
il cappello della stessa stofla dell'abito, qua-
lora lo permotla il genere e il colore, che
dev' essere greve, pesante quello e chiarissimo
questo. La guarnizione in allora va a capric-
cio : dei grandi nodi di nastro e d' un tono
più scuro 0 più chiaro del fondo o bianco
addirittura; uppure un intrecciamento di belle
penne ricche che ricadano sull'ala; o, come
trovata fine e bizzarra, un gruppo di fiori di
pelle tra cui si innestano qualche foglia di
velluto scuro in gradazione e qualche bacca,
qualche gambo bronzeo, doralo o di rame.
Delle vellutine di un colore del tutto dispa-
rato puntate di dietro si intrecciano attorno
al collo e si legano vicino 1' orecchio.
Conferenze didatticlie. — Le con-
ferenze didatiK-he pel disirelto, eh' ebbero
luogo qui giorni sono, ci disinteressarono af-
fatto, perchè —- fatta eccezione per Zara
in tutte le altre scuole popolari, anche laddove
r italiana è lingua delle famiglie e delia so-
cietà civile, la istruzione viene impartita esclu-
sivamente in croato.
Però ci vien detto che nelle conferenze, da
parte di quei maestri croalizzanti, se ne sono
udite di belle. Ci assicurano che un ameno
maestro d' Arbe abbia inveito contro la lingua
italiana, ripetendo lo sciocco ritornello che la
vuole straniera. Quello spezzatore del pane
della scienza croata ignora evidentemente che
in Dalmazia si parlava e si scriveva 1' italiano
quando in Croazia non si sapeva neanch-^ zap-
pare la terra!
Gii rispose bene — ci dicono —• il signor
Albanesi, dirigente la scuola italiana di qui.
Un altro maestro — reduce, forse, da Zagabria,
e nemico, probabilmente, del partito di mon-
signor Sirossmayer — dichiarò che la chiesa
cattolica era sempre stata nemica degli slavi
e del loro progresso. Al piccolo Marat rispose,
CI dicono, e per le rime, un signor catechista
del preparandio,
E siccome tutti i salmi finiscono in gloria, e
siccome lutti i signori maestri posseggono il
certificato di vaccinazione croata, così le con-
fert^Dze ebbero epilogo in una cenetta molto
economica, nei locali politici dello Zoccolo.
La ristrettezza del menu ebbe compenso in
un vero stravizio di ztvio .... fra le quattro
pareti.
Fuori, durante la cena, c' era concerto. La
folla, enorme, era costituita da 10 (dieci) fra
i più melanconici ed errabondi abitanti della
ducale.
Per la letteratura... e la pancia.
— Ci scrivono della cmà, in data d'ieri:
„Alla xMecca croata c'è un istituto, che,
per far denari, porla un titolo pomposo che
suona cosi: direzione dell'istituto di soccorso
per la Croazia, Slavonia e Dalmazia per lo
studio, eccellerà, eccellerà.
A prima vista sembrerebbe che l' istituto
avesse il benefico scopo di regalare dei libri
agli sludi nt! poveri che iiiiendessero di stu-
diare. Niente di più falso! L' istituto si fa
pagare i libri, a prezzi esorbitanti; l'ampol-
losità del titolo adesca i poveri di spirito, che
ritengono di aiutare un istituto filantropico e
di sentimenti croati, mentre non è che una
mistificazione. Desso rassomiglia alla Matica,
che enumera circa trentamila soci (!) Ogni
socio paga annualmente fiorini tre, e riceve
in compenso due o tre de' libri, che, in
Francia o in Italia, costerebbero al più
ire tirelle. Chi è dunque che sia bene alla
Matica? 1 direttori, gli amministratori e il
segretario. A parte gli scherzi : che cosa
direbbero le autorità se in una città italiana
— puta caso — sorgesse una consimile isti-
tuzione?".
E che cos' è — soggiungiamo noi — del-
la famosa Matica Dalmatinska?
Il Narodni List, polemizzando con un
nostro articolo — che deduceva dalle parole
sovrane massime di equità e di moraliià go-
vernativa — ha l'ingenuità di chiederei che
cosa abbia fatto il nostro partilo, quando era
al potere, per la equiparazione. Il nostro par-
tilo, quando aveva la maggioranza rappresen-
tativa, non ha fatto del chiasso, declamando,
come i croati, in nome del popolo e della
Dazione ; non ha sconvolto 1' intero paese,
creando partiti radicali pericolosi e intolleranti
come quello starceviciano, per esempio ; ^ non
ha fatto, come i croati, man bassa di 'ogni
legge e di ogni diritto; ma ha proceduto,
sempre, con la massima imparzialità, colla
più scrupolosa lealtà. 11 vecchio partito auto-
nomo non ha dissanguato il popolo, con ad-
dizionali insopportabili, votando leggi onerose
alla Camera, e, in punto ad equiparazione, è
slato largo, soverchiamente generoso persino,
quando tutto doveva consigliargli la diffidenza
verso gii avversari, che cominciarano col
Ichiedeie poco per voler tutto, più tardi. Il vecchio partito autonomo fu il creatore del
preparandio di Borgo Erizzo, croatizzato com-
pletamente, più tardi; il vecchio partito au-
tonomo fu il primo propugnatore d'istruzione
slava agli slavi, col proposito, però, ch'essa
non andasse a pregiudizio degli italiani. Qui
vicini, sul tavolo, abbiamo i resoconti delle
prime sedute dietali; è sono monumento di
grande probità politica da parte degli auto-
nomi, nelle primissime prove fatte nell' ar-
ringo della politica provinciale. Tutto è in-
spirato a giustizia e per italiani e per slavi,
e il nome dei Petrovich, dei Lapenna, dei
Bajamonti, dei Radman brilla come sintesi di
pairiollismo non solo, ma di perfetta, di as-
soluta equità. Si ricordi, del resto, il Naro-
dni List che il partito del Dalmata non ha
gli aspiri governativi di quella consorteria,
che, senza gli appoggi supremi, cesserebbe di
esistere. Il partito del Dalmata non vuole
altro che un po' di giustizia; ma di quella
vera. E' —- dopo venti e più anni di continua
oppressioni — ha il diritto, crediamo, di chie-
derla.
Elnoloi^ia. La vendemmia è quasi
dei lutto fluita. I prezzi del vino e dell' uva
in D iimazia si mantengono molto alti a mo-
tivo dei molti compratori che giungono tanto
dal Tirolo che da Vienna e da altre parti
della monarchia.
A Spalato si è pagato 1' uva a un prezzo
che corrisponde per ettolitro a circa f. 15—16,
mentre a Sebanico e agli scogli si pretende
da f. 11 —13, conforme la qualità. A Lissa
il grande concorso di compratori ha fatto
aumentare il prezzo del bianco sino a fior. 18
e quello del nero sino fior. 15.
Menzione onorevole. —Riceviamo,
in dala del 27 corrente, e pubblichiamo di
buon grado:
„Ieri, nella confusione del disbarco dal va-
pore, non so come, mi lasciai sfuggire dalla
saccoccia del jpoiJe^o^ il taccuino, contenente
una vistosa somma in note di banca. 11 capo
dei braccianti, intenti al trasporlo del mio
bagaglio, risaputo l'incidente, si prestò alla
ricerca, e, dopo pochi momenti, rinveniva
r oggetto smarrito sul cassero a poppa, por-
gendomelo tosto, tutto festante, in pien or-
dine.
Onore agli onesti braccianti di Zara!
Un viaggiatore.^^
Ginnasiale. — Secondo il pro;>ramraa
del giiinas 0 croatizzato di Ragusa, 173 sco-
lari appaiono come parlanti l'idioma serbo-
croato e dieciotlo 1' italiano.
E' noto, viceversa, che, a Ragusa, tutte le
per&one civili parlano 1' italiano.
Ad ogni modo è meraviglioso che a Ra-
gusa, ia cosidetla Atena slava, dieciotlo sco-
lari abbiano a lingua materna 1' italiana, men-
tre a Spalato, di questa prerogativa, si è fatto
grazia a soli undici scolari !
Anche questo avvalora, perfettamente, quanto
è stato scrìtto nel nostro ultimo capeggio da
Spaiato, "su argomento scolastico,
Questioni letterarie.
Egregio signor Ferrari-Copilli,
Firenze, 23 settembre.
Ella vuol convincere un uomo convinto.
Dio la benedica e le conservi in eterno il suo
Tommaseo, che proprio poteva lasciar-dormire.
Nessuno pretende, che non si scriva in buon
italiano — puntellare le opinioni —-, come
nessuno è tanto ostrogoto da mettere in dub-
bio r unico significato di irrefragabile. Ma a
chi le racconta queste panzane ? Guardiamoci
e sorridiamo assieme.
Sul puntellare facevo un gioco di parole e
nulla più. Non gliene venne nemmeno il so-
spetto ? Nel criticare 1' espressione —• irrefra-
gabile miravo all' idea e non al vocabolo,
trovando un giudizio brusco e reciso aopra
argomenti ~ a delta persino del mìo avver-
sario — discutibili, discutibilissimi. Se non si
è avveduto di tutto questo, mi rammarico meco
stesso, perchè conosco il suo acume e quindi
evidentemente mi sarò spiegato male.
In quanto alle — frasi strampalate e
cercate nei dizionari col lanternino —,
dimoro in Toscana. Anche non pensando, le
frasi coljiiscono; le odo nei crocchi, in iscuola,
dalla bocca dei miei figliuoli, e —• per badare
a quattro capi ameni — me lo ricaccerò in
peito, quando naturalmente mi spunteranno
sulle labbra? Io adopero solo frasi della lin-
gua Tiva, non vado in traccia di anticaglie,
spogliando i trecentisti e consumando gli oc-
chi sui Lessici. La lingua Tiva — posti da
un lato gli idiotismi — è patrimonio d' ogni
scrittore, grande o piccino, direttore di gior-
nali .... illustrati o scombiccheratore di fogli
volanti, che non godranno mai questa fortuna.
Lo so ; in Dalmazia (e cosi in Piemonte,
in Calabria, nella Liguria — dovunque in-
somma domina il dialetto) per alcuni, che ri-
stringono r italiano a un migliaio di forme,
la prosa più umile diventa strana, i periodi
più semplici sbalordiscono, le elocuzioni più
comuni obbligano a tener curve !e reni sopra
il Rigutini 0 la Crusca.
Ma c'entro io forse? m% deve forse lei,
persona saggia ed istruita, prender le parli
d' un branco di beoti? Stefano Làllici.
^^v^rr - —
NOTIZIE COMMENTI
In Cis e Transleitania.
La Wiener Zeitung publica i' autografo im-
periale al conte Taaffe, che convoca il parla-
mento per 1'8 ottobre. Publica inoltre la legge
concernente l' esercizio della ferrovia arciduca
Alberto per conto dello stato e 1'eventuale ri-
scatto della stessa, nonché la legge sull' eser-
cizio della giurisdizione consolare.
I fogli viennesi pongono in rilievo che il
viaggio dell' imperatore, a Praga e Reichen-
berg, documenta nuovamente la sua costante,
eguale cura e benevolenza per tutte le nazio-
nalità.
L' imperatore, tra il giubilo indescrivibile
della popolazione, giunse all' esposizione di
Praga, ric.^vuto dal comitato esecutivo, da tutti
i dignitari, dai deputati, dalla nobiltà, dal clero
e dagli espositori riuniti.
II presidente dell'esposizione Kinsky ri volse
al sovrano un' allocuzione in lingua tedesca e
czeca, esprimendogli gli immutabili senti-
menti di fedeltà e di devozione di tutti co-
loro che cooperarono alla grand' opera del-
l' esposizione.
L'imperatore durante il giro all'esposizione
rivolse la parola a parecchie persone, tra le
quali anche al d;r Rieger, ed iscrisse il suo
noma nel libro commemorativo.
Alla Hofburg ebbe luogo un cJiner di corte
di 55 coperti.
L'imperatore, domenica, fece di nuovo chie-
dere informazioni da Praga sulla salute di
Taaffe, il quale, del resto, migliora.
Cose italiane.
Il Diritto biasima il governo, perchè nes-
sun ministro si recherà a Nizza, osservando
che gioverebbe ad eliminare 1'inasprimento ed
il dissidio fra le due nazioni ; inoltre che T in-
contro di qualche ministro italiano coi mini-
stri francesi potrebbe essere giovevole alle re-
lazioni politiche dei due paesi.
— I ministri sono in massima d' accordo
di lasciare che il presidente dei ministri Ru-
dini tenga il suo discor-io politico a Milano.
Alcuni però vorrebbero che publicasse una
lettera-programma, e che non venisse chiusa
la sessione.
— 11 Fanfulla trova a ridire sui brindisi
pronunciato da Crispi al banchetto della so-
cietà italo.britannica, perchè chiamò la regina
d' IngììWi^ìn^-. nostra'alleata, mentre Salisbury
dichiarò più volte alla camera dei comuni che
r Inghilterra non ha alleati.
Ritiene che le parole di Crispi potranno
essere causa d' imbarazzi al gabinetto di S.
Giacomo, provocando una nuova interpellanza
del deputalo inglese francofilo Labouchere.
— Secondo quanto scrive 1' Italia militare
è probabile che il vapore-avviso Staffetta farà
rolla per le acque chinesi, affine di unirsi colà
col battello cannoniera FoZ^wrno.Dice ancora
il medesimo giornale che gli ultimi esperi-
menti colla polvere senza fumo, negli esercizi
di bt^rsaglio dell' artiglieria, hanno confermalo
pienamente le aspettative favorevoli che si nu-
trivano fino da principio.
Un monumento.
Allo scoprimento del monumento al gene-
rale Faidherbe a Bapaume il ministro Ribot
mise in rilievo le virtù militari di Faidherbe,
e, parlando quindi della politica francese at-
tuale, disse che la Francia non la cambierà e,
conscia della sua forza, procedendo sempre
con calma e prudtaiza, saprà dimostrare di
essere un elemento di pace.
Il generale Faidherbe ha ben meritato la
statua che i suoi compatrioti gli hanno in-
nalzato; poiché fu r unico generale francese
ohe neir infelice guerra del 1870-71 otlenes^še
qualche piccolo successo, che nella terribile
immensità di quel disastro può essere contato
come una vittoria.
Il matrimonio del giovine re.
Giusta informazioni cuiifid^nziali date ad un
corrÌ8poudente dello Egyertetes, la presenza e
fermata di dieci giorni a Belgrado del colon-
nello di stato maggiore russo Ossiani, che
disimpegna le funzioni di governatore presso
il principe ereditario del Montenegro, sta-
rebbe in relazione col progettato matrimonio
del re di Serbia colla principessa Elena del
Montenegro, Quest'unione formerebbe del re-
sto uno dei desideri più vivi dello czar. Li
missione del colonnello Ossiani, incaricalo di
concertarsi in proposito coi membri del go-
verno di Belgrado, sembra sia riuscita felice-
mente. Il consenso dei genitori sarebbe in-
dubitato, se lo czar assicurasse alla princi-
pessa Elena una dote cospicua. Prevedesi che
ancora durante questo autunno avverrà un
incontro fra il re di Serbia, il principe dt-l
Montenegro e la principessa Elena.
- - ! IWM
TRAPASSATI
JL domioUlo In città. - Il 22 «ettembr»;
Zarapiero Giovanni Mari» dal fu GHaoomo, aa Ca-
stel Ticino, nel "Eirolo, arrotino, d'anni 43,
ralisi cardiaca; il 23 se ttembre; Novoselioft Maria
vedova del fa Antonio, borghigiana, d' anni 62, da
tubercolosi polmonare; il 26 settembre: Vordoni
QioYftHua vedova del fu Giovanni, da Udine, pen-
sionata, d'anni 76, da apopleesia; il 29 setten^re ;
Knapp Giovanna vedova del fu Giuseppe, da Knin,
pensionata, d'anni 33, da carcinoma; Meneghetti
Maria moglie di Francesco, civile, d' anni 64, da
apoplessia, • _ .
Neir ospitale provinolal« » Borso Erlzzo.
— il 24 settembre; Gr.isso Vito del fu V.to, conta-
dino, da Prtgo, d'anni 35, da peritonite.
Tipografia Irtale.
Editor« e redattore responsabile firiberto Gutty.
Raccomandiamo ai nostri clienti, quale si-
curo impiego di capitali, il Prestito di Trie-
ste 4 7„ Em. 1889, assunto dal Comune e
dalla Camera di Commercio e d'Industria di
Trieste per T impresa dei Magazzini Generali,
ammortizzabile entro 86 anni dalla data d' e-
missione. al pari, mentre il suo prezzo sta
qualche fìorinu sotto al nominale.
Questo Prestilo può per legge venire uti-
lizzato quale impiego di capitali, pupillari,
cauzioni, ecc., ciò che prova ad evidenza la
solidità di questo valore, mentre il fatto, non
essere desso afìalto soggetto ad oscillazioni
dipendenti da influenze politiche, lo racco-
manda magglormenle all'impiego solido di
capitali.
Si trova al prexzo' di listino presso la
Banca-Cambio-valute
Fratelli Mandcl & Nipote
in
^ra—Cattare.
^tnHoTlfi ^^ anche evtnlualmente al-
ObLllLullul^ tri giovani, vengono presi a
costo da un' ottima famiglia. Per informazioni
rivolgersi alla nostra amministrazione.
Étude sur les céréinonies nup-
tiales chez les
Morlaques de la Dalmatie
par le D.r Vladimir Pappafava, avocai
à Zara — Paris, 1891
In vendila presso G. Woditnka, al prezzo
di soldi 40«
D^ Q'f'fitfciTD magazzino con pile dlUtUaiU per olio. Via dei Tintori
casa Nachich, n.o 211.
Cedesi l'associazione all'opera in corso di
pubblicazione : Il Difetto Italiano, En-
ciclopedia di Lf^gislazione, Dottrina, Giuri-
sprudenza, edita dall'Unione Tipografica di
Torino, accordando sconto rilevantissimo sul
prezzo delle dispense già pubblicate e facili-
tazioni nel pagamento. Rivolgersi all'ammi-
nistrazione.
Telegrammi particolari
del „Dalmata^^
ROMA 30 settembre,
da Rio-Janeiro
Dispacci
annunciano che
quel governo è pronto di dare sod-
disfazione al reggente del conso-
lato italiano di Porto Alegre nel
Brasile, Enrico Acton, che venne
offeso dal segretario di governo di
quella provincia. Pare che il se-
gretario verrà destituito.
VIENMA 30 settembre. — Il
conte Taaffe migliora lentamente;
ma deve ancora stare a letto pa-
recchi giorni.
L'imperatore, ieri, dopo la messa
pontificale, visitò le scuole e gli
uffici pubblici di Praga. L' altro
ieri assistette a una rappresenta-
zione di gala al teatro tedesco.
Acquistò parecchi quadri di valore
al la esposizione.
Pìccola Posta.
Signor X - Spalato. — Va benissimo. I giornali
sono stati mandati a Milano. Non c' è spesa di sorta.
Signor X. Y. - Pago. — L'appendice andrà nel
prossimo nu mero. Salute.
—
Al RIVATI
Grand Hdtel. - Prof. Rodolfo Tnisohsk, prof.
Enri'oo Kolbenheger, Ozernowitz ; Arturo Canetto viag.,
Trieste; Giuseppe Mazzarolli, Trieste; barone Swarz
eap. ing., Vienna; Spiridionft Lukovaz poM., Dernis;
Adolfo Griinwald viag., Vienna ; Maurizio Weiss neg.,
Vienna; Giovanni Suieh sarte, Postire; d.r Nicolò
Tommaseo, Sebenioo; Giuseppe Palcich posi , Pago ;
Giorgio Palcioh « figli, Pag<» ; Marco Radulovich e
nipoti, Obbrovazzo; Arturo Wolf viag., Vienna; Giu-
seppe Balley i. r. imp., Fiume; Slavimiro Vuletin
stud. univ.. Vienna; Enrico Guastalla viag., Trieste ;
Giorgio Mattulin e figlia poss., Sebenico; Domenico
Friachman viag., Vienna; d.r D ino de Rousignoli,
Spalato; 8. E. barone Giuliani, Vienna; d.r Luigi
.Nutrizio avvocato e figlia, Traù; Alessandro de Ma-
ravich, Enrico Unsehu Id i. r. cap.ni di marina, Pota;
d.r Giuseppe de Nutrlz io e figli, Traù; i. r. colon-
elio Slaino/ika e consorte, Zara.
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e quindi parificata allei Compagnie nazionali.
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premi del lavoro austriaco restano depositate
nelle i. r. casse d-llo Stato in Austria a spe-
ciale garanzia degli assicurati austriaci.
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Il Sig. S. si assicurò colla polizza N. 16925
alli 7 Luglio 1856 — nell'età di anni 41 per
fior, 25.000 col premio annuo di fior. 821.
I prèmi pagati fino al 1889 ascesero a fior.
28735. ;
L'assicurato incassò vita du-
rante per utili . • . fior. 14,265.—
I suoi eredi alla morte avve-
nuta nel, novembre 1890 in-
cassarono per capitale assi-
curalo . „ 25,nO0.—
e per utili accumulati . . „ 10.100.—
In totale quindi 1' Assicurato
ed i BUOI eredi ebb-^ro . . fior. 49,365.—
cioè quasi il doppio dei premi pagali. Nel clie
è da osservare che parte degli utili con fio-
rini 14,265 cioè 50 "/o dei premi pagali furono
ritirali dall'assicurato stesso vita durante,
I! totale degli importi pagati dalla MUTUA
ai suoi soci, dalla sua fondazione, 1842, am-
monta a 762 milioni di fiorini, di cui 209
milioni di fiorini per soli utili.
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riceveiiero, per utili, 1' imporlo di fiorini
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Anno XXYI ZAEA, Mercoledì 25 Novembre 1891. Numero 94 IL DA LM ATA
ASSOCIAZIONE.
P«r Zara fior. 8 antiaipatamente, semestre e trimestr« ÌQ proporziooe.
Ptr l'Impero Austro-ungarico fior. 9, sein«stre fior. 4:50, trimestre fior. 2:^0
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8 e di j^iù l'aumento delle spese postali, semeslre e'trìmestre in
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tfu nimer* separato eosta soldi IO. — Uu numero arretrato soldi 16.
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il mercoledì e il safibato.
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all'amministraziono del DALMATA in Zar», «li non rospiafo il foglio dopo
saaduta 1'assooiasiAno s'intende obbligato ptr U trimestre snaseguente.
le iorrispondenze devene dirigersi affraneate esclusivamento »1 redat
toro. Le lettere non affraneate saranno respinte. I Mmunitati si ingeriieono
al prezzo di soldi IO la liaea, carattere testino. ATVÌI! sd inserzioni a preszo
moderato da convenirsi. — 1 manoseritti non li restituissono.
Se fossero onesti—
Il Narodni List SGi'iveudo sulla
nota risposta del rniaislro Gautsoh alla
Camera — confessa che i suoi con-
senzienti, i croati, posseggono già un
mezzo di grande coltura nella lingua
italiana, più confacente ed adatta della
tedesca.
Non ripeteremo quanto abbiam detto
in più incontri sulla misericorde qua-
lifica di lingua di coltura data alla lin-
gua italiana. Un idioma, eh'è univer-
salmente parlato in Dalmazia, anche
dalle classi popolari, è assai di più di
una lingua di coltura. Volendo acco-
gliere questo enunciato, si stabilirebbe
il paradosso linguistico che i nostri
popolani possono concedersi il lusso di
una lingua di coltura, precisamente
come i gentiluomini allo corti di Oat-
terina II o di Federico il Grande,
La lingua italiana, indigena in Dal-
mazia, ha caratteristica nazionale, av-
Talorata da tradizioni, da documenti,
dalla universale estensione. Lo abbiamo
scritto mille volte, dimostrandolo fino
alla sazietà.
• Ma torniamo al contraddicente e-
nunciato del Narodni List. E chie-
diamo: come va che l'organo magno
dei croati conviene sulla necessità de-
gli eftìcaciasimi mezzi di coltura of-
ferti dallo scibile italiano, mentre il
partito stesso è il più implacato di-
struitort) dtjlla lingua italiana in Dal-
mazia? Com'è possibilò di realizzare i
benefici dt^ila coltura italiana, se l'o-
dio contro tutto ciò che sa d'italiano
è elevato a sistema dai nostri avver-
sari? Oomt possono le nuove genera-
zioni usufruire i vantaggi della coltura
italiana, se tutte le dalmate scuole
sono, 0 vogiiouo essere, croatizzate, in
odio appunto a quella secolare civiltà
italica, che diede fama alla nostra pro-
vincia? E il Narodni Xis^, mentre con-
viene sulla necessità di questa coltura,
come fa, noi tempo medesimo, a coo-
nestare la dannosa e illegale croatiz-
zazione del seminario teologico?
Il Narodni List, adunque, fa degli,
atroci bisticci, per quanto possa essere
caratteristic-A la sua confessione. Affer-
mare la necessità della coltura italiana,
e, nello stesso tempo, combatterla,
è un paradosso superiore alla credibi-
lità. La coltura italiana sì; l'alfabeto
Italiano no. L' obbligo di approfittare di
tutti i libri d'Italia, si; ma non quello di
mandar libri italiani alla scuola. Con
questo non senso eiffelliano è come
voier costruire una casa dal tetto!
I giovani non possono avvantaggiarsi
della coltura italiana perchè, in pro-
vincia, anche se nati italiani, devono
NOTERELLE GOL^DONIANE
La visita al Voltaire.
I.
J?a r Albergati a procurare al Voltaire la
coDosceoza delle opere dfl Goldoni, e a creare
cosi la relazione ira i due, che D« fu la con-
BegUHDZa. Egli stesso era eotrato in corrispon-
deoza epistolare col grande filosofo sotto il prete-
sto di qualche informazione sul modo di rap-
prfcs Qtare b sua Semiramide. Poiché, come
è uoto, Fraacesco Albergati fu anch'egli com-
mediografo e lenuva in casa sua UD piccolo
teatro, dove agivano signore e signori della
migliore società di Bologna.
Si conoscono nove lettere del Voltaire al
Goldoni % ma del Goldoni al Voltaire soltanto
una '), e in quesla è evidente il tentativo di
. Gfr. in proposito e snll' Albergati in generale il
bel libro del Masi; La vita, i tempi, gli amiei di
grammo Albergati, commediografo del secolo
A Kiii Bologna Nigbla Zanichelli lb88 (seconda e-
aizione) - Per le sue relazioni col Voltaire vedi
cap. Ul. — 11 Goldoni dedica air Albergati un elegio
grandissimo nelle Memorie (parte IL, cap. XV). In-
titolò a lui la Serva amorosa (tedi edizioni Pape-
ruii e Pasquali) e l'intero tomo X. del Nuovo tea-
tro comico, edito dal Pittori. Compose ancora per il
Hall commedie (redi cap. 45, parte If.
aeiie Mem.) Le lettere del nostro pubblicate dal Masi
ì;5?^,^»®<^Zanichelli 1880) sono in gran parte dirette
Oeuvres complètes Nouvelle édition.
yr m 1885. Cfr. ivi i volumi XL. XLII. ALII/ xjLvj^i
Rn.-L iv?^^* dei Goldoni, raccolti da A. Q. Spinelli, pagtus.
divenir cretini nello scuole croate. Guai
a chi parla o a chi scrive, commer-
ciante 0 impiegato, in lingua italiana!
8i croatizzauo persino i monumenti e
poi si vien fuori col dire che la col-
tura italiana è idonea ed indispen-
sabile!
E' proprio quanto abbiam detto noi:
i croati bea veggono adesso a che co^
li abbia condotti il loro odio snaturato
e parricida contro la nostra lingua e
contro la nostra coltura. Hanno mise-
ramente sconvolto il paese; hanno as-
sassinato, con intenzione proditoria,
l'avvenire intellettuale di migliaia di
giovani ; hanno voluto far lavorare à-
varicameute il piccone senza sapere
che cosa edificare sulle rovine. E,
quando predetteró di averla finita cogli
italrani — che sono indigeni, che sono
fratelli, che hanno gli stessi ideali di
patria, riassunti nei nome glorioso di
dalmati — si avvidero di aver fatto
un lavoro pazzo ed inutile, avendo di
contro un altro avversario: il tede-
sco.
E adesso si accorgono e confessano
che la coltura italiana è appropriata
ed indispensabile, facendo argomentare
anche i più ingenui sulla loro riprove-
vole incoerenza di demolitori, che pian-
gono sulle cose demolite.
E' che i nostri avversari non sanno
e non possono essere onesti. Alle pa-
role del signor Gaatsch, e per tutto
quello che possono significare per l'av-
venire degli slavi dell'Austria, essi
avrebbero dovuto opporre, almeno a
nostro riguardo, un sincerissimo atto
di contrizione, vedendo di renderci un
po' di giustizia, perchè non v' ha ele-
mento straniero che possa dominare un
popol compatto, anzicchè come il nostro
miseramente scisso da lotte di parte.
Dire: „Dio signore; abbiamo voluto
„distruggere il tesoro inapprezzabile
„della lingua italiana, mentre nulla
„avevamo da sostituirle; abbiamo sa-
„crificati, martoriati, vessati coloro che
„difendevano tanto tesoro; e, adesso,
„conveniamo eh' era mille volte pre-
„feribile alla lingua e alla coltura
„germaniche, che penetrano in tutti i
„meati dell'amministrazione e vanno
„lassù, nel cuore dei popoli slavi, a
„significar chiaramente che, per noi,
„non c' è utopia di redenzione lingui-
„stica. Abbiamo peccato, gravemente
„peccato; ed è nostra colpa, nastra gra-
„vissima colpa!"
Avessero coscienza, dovrebbero dire
cosi; e cambiar sistema e finirla con
quello di una croatizzazione pazza, esi-
ziale, e, in fin dei conti, inutile perfe t-
tamente, perchè va a beneficio di terzi.
imitare lo stile epistolare meritamente celebre
del suo grande ammiiatore, nè si può dire
che vada fallilo 1' intento. La stessa corrispon-
denza però tra il Voltaire e T Albergati pare
che abbia la sua ragione d' essere nel nome
del Goldoni soltanto; poiché non c'è quasi
lettera del Voltaire al senatore bolognese, dove
non ricorra il nome del nostro poeta, del quale
si parla sempre con affetto e coli' interesse più
cordiale : una prova che 1' ammirazione per
lui tra sincera.
Il primo accenno del Voltaire al Goldoni è
in una lettera del 15 ft^bbraio 1760 all' Al-
bergati^ in queste belle parole: „AspeUo il
caro Goldoni. Amo la sua peisona quando
leggo le sue commedie. Egli è veramente un
buon uomo, un buon carattere, tutto nainra,
tutto verità.« Il Voltaire alludeva evidenle-
ra^nte colle prime parole alla promessa del
Goldoni di toccare nel suo viaggio alla volta
di Parigi il castello di Ferney, dov' egli allora
risiedeva. E in una lettera dello stesso anno
f 19 giugno) il Voltaire mandava all'Albergati
le noie quartine nelle quafi riassumeva il
suo giudizio sul poeta italiano, dicendolo pit-
tore della natura: „ficco mio signore —con-
cludeva — la mia sentenza. Mi iusingo ch'ella
sarà firmata al vostro tribunale.« I versi
furono resi di pubblica ragione nella Gan^éta
veneta di Gasparo Gozzi, e già nel numero
seguente c'è una lettera di Carlo Goldoni al
Gazzeltiere, dove la sua contentezza per que-
sta prova d' ammirazione da parte del Voi-
Le conferenze dei vescovi a Vienna
Negli scorsi giorni si sono tenute a
Vienna delle conferenze dai vescovi
austriaci. E' da qualche anno che si
ripete la pratica.
Ciò che vanno a fare codesti mon-
signori alla capitale dell' impero non
potremmo asseverarlo con certezza ;
ma, giudicando dai fatti, ben potremmo
dire, che i risultati di tali congressi,
almeno per quanto ci riguarda, sono
dt-1 tutto negativi. .
Pur troppo, ci par di scorgere, che
mentre in codeste radunanze si sta trat-
tando di alti quesitf, iu parte politici,
si concede un piccolo posto e subordi-
nato a molte altre questioni più scot-
tanti, più imperiose, e d'immediato in-
teresse religioso, come sarebbero quelle
che direttamente e in supremo grado
riflettono la chiesa, il clero, la disci-
plina sacerdotale, le funzioni sacre e
la morale cristiana.
Non è perchè noi lo diciamo, ma
perchè da tutti constatato e sentito: lo
spirito religioso, la fede, la pietà, 1' a-
more del prossimo, la riverenza ai mi-
nistri del signore ebbero negli ultimi
tempi da noi scosse terribili, esiziali ;
e non soltanto nella parte colta e ci-
vile* delle città, ma peggio ancora nelle
campagne, in generale.
La qual cosa noi la spieghiamo
come un tovagliolo. Quando alla reli-
gione si confondo la politica, e peggio
ancora quesf liltima si sovrappone sulla
prima, la pietà e iL timor di Dio non
possono non sentirne detrimento. Co-
desti sentimenti — la religione e la
politica — sono inconciliabili fra loro,
non possono quindi eonfondcrsijsenza
pericolo di cader nel fango, brultando
sè stessi 0 la soma, per usare del con-
cetto di Dante, che pur ne sapeva
qualche cosa.
Di solito .si accusano i cosi detti si-
gnori d' apatia e d'indifferentismo per
tutto quanto sa di religione : sarà'vero
e noi non io contestiamo ; ma, volgendo
gli occhi alle campagne, so sono giu-
sti, codesti accusatori avranno ben più
da deplorare e da rammaricarsi. Quivi
non troveranno apatia e indifferenza
soltanto, ma immoralità, spergiuri, vio-
lenze, grassazioni, sacrilegi, disonestà
pubblica e privata. Per capacitarsi di
ciò che diciamo, basta consultare i
ruoli penali dei giudizi e dei tribu-
nali.
Dunque 1' immoralità e l'irreligione,
più che farsi strada, trionfarono da
noi negli ultimi tempi, a grande scon-
forto dei timorati, degli onesti, di tutti
quelli, infine, che nella'^ religiene vi-
dero sempre, non pure un freno alle
') Voltaire, op. cit.
Cfr. Masi, Lettere ecc.
') Toltairo. 0^. cHr
XIX.
taire è evidente: „L'essere da un sì gran-
d' uomo lodato — scrive-il Goldoni — è una
marea indelebile all' onor mio, di cui ringra-
ziarlo vorrei, se degnamenie sapessi farlo."
E' procurò io verità di mostrargli la sua ri-
conoscenza, dedicandogli nel 1761 con parole
che furono lodate (vedi stranezza!) da Giu-
seppe Baretti Pamela maritata, un lavoro
però de' più deboli, e dove non v' ha traccia
di quello studio e finezza eh' egli assicura
nelle Memorie^) di averci messo. E' strano
però che anche un critico moderno ne parli
con lode
Se era nell' uso dell' epoca di dar la stura
ad elogi strampalati nelle dedicatorie — e il
Goldoni in questo riguardo mi pare che non
restasse mdietro a nessuno — si può imma-
ginarsi che parole avrà adoperato traitandosi
del Vollaire. In fatti esager-a davvero. Per l'e-
pica lo vuol uguale a Virgilio, per l'eloquenza
a Cicerone, per la lirica ad Orazio, per la
storia a Giulio Cesare e — è il caso di dire
Cfr. Opere del conte Gasparo Gozzi Viniziano,
Bergamo 1825. Tomm. Fantozzi. Ivi voi. V. Gazzetta
veneta n.ri 45, 46. La lettera del Groldoni è riportata
anche dall'Urbani nella sua raccolta di lettere del
Goldoni. Venezia. Ongania. 1880. Lett. XXVI.
La Frusta letteraria di G. B. Milano. Dalia
Società tipografica de'Cliissici italiani 1838. Voi. 11.
") Mem. parte II. oap. XXXVIII. — Autore
a cMHegge di quest'opera (Ed. Pasquali) il Solda
dice : „Tutto quello che ha di buono la presente mia
opera è la dedica a Monsieur Voltaire." Evidente-
mente non si trattava che d'una cortesia. Ma era
pfèss' a poco la verità.
") „Pamela maritata, lavoro bello por intelligenti
osservazioni, per linezza di moralità." Cosi Ferdi-
nando Galanti nel suo libro G. G. e Venezia nel se-
colo XVm. Padova, Prateni Salmin, 1882.
smodate passioni, ma un necessario
fattore di caritatevole e civile con-
vivenza.
Se ciò è vero, come indubitato, sorge
naturalmente la brama di eruire le
cause di tanto abbandono, peggio, anzi,
di tanto sfacelo nelle cose attinenti
alla chiesa, alja religione, alla morale
cristiana.
Per noi, dunque, la principal causa
di quanto sopra, non in altro luogo la
troviamo che in una parte del clero. Non
diciamo di tutto, che di sacerdoti buoni,
pii, timorati e anche bravi insieme, ce
n' è una beila e onorata falange, alla
quale siamo sempre pronti di rendere
ampia giustizia. Se non ohe que-
sf ultimi sembra abbiano perduto ogni
prestigio, e dal momento che le curie
vescovili non trovano la forza, il vi-
gore, r autorità di opporsi e di arre-
stare la corruzione che viene ed è
sparsa a piene mani, non si può ad
altri accagionare i presenti mali che
ad una parte del clero stesso.
Nè ci sembrerebbe affatto impossi-
bile di mettere un argine a codesto
andazzo ; purché si voglia, tutto si può
raggiungere. Ad ogni modo conver-
rebbe addimostrare per io meno la
buona disposizione di voler agire con
energia.
Eitornando alle conferenze dei vescovi
piglieremo le conclusioni che ne fa' in
proposito la Neue freie Presse di Vienna.
Eccole :
„L'anno scorso il conte Ozaky ha
fatto, e non egli solo nè per il primo,
l'osservazione che la chiesa cattolica
si trova in uno stato di rivoluzione
interna. La brama di guerra non ha
origine, meno singole eccezioni, noli'e-
piscopato. I vescovi sanno benissimo
che nè in Austria nò in Ungheria la
chiesa non è avversata nè dal governo
nè dalla legislazione, e che ovunque
c'è il desiderio di vivere in pace colla
chiesa non solo, ma di conservare alla
crescente generazione il sentimento re-
ligioso, (osa questa conciliabilissima
coir istruzione laicale. Ma dacché la
chiesa è discesa nell'arena politica, ed
è diventata un partito, sono sorti in
essa i radicali come negli altri partiti.
La politica miope dei Rudiger e degli
Zwerger credeva di esser utile alla
chiosa, educando nel clero una gioventù
battagliera e non ha fatto che provo-
care un pericolo. Questa gioventù è
divenuta più potente dell' episcopato ; e,
poiché il suo elemento è la guerra,
essa vuole Ja guerra.
Lo spassionato osservatore vede o-
gni giorno come i vescovi, invece di
dirigere il movimento ecclesiastico, ven-
gono da quello trascinati, e, esitanti e
tardi nelle loro manifestazioni, accon-
sentono a ciò che il clero, motu pro-
prio, ha intrapreso, senza attendere i
loro comandi.
La rivolta dei membri contro il capo
entra nel Vaticano, dove il comando
di Leone XIII non è asooltato di più
che lo siano i vescovi austriaci nelle
loro diocesi."
— chi più n' ha più ne metta. Ma poi rileva
il benefizio immenso a cui equivale per lui
una tal lode, e qui esagera soltanto sino a un
c<»rto .punto. Si sa qual era 1' influenza del
Voltaire in Europa nel secolo scorso e si può
dire che il secolo prenda il nome da lui e
dagli enciclopedisti suoi compagni. Al Gol-
doni, che appunto alloii si trovava alle prese
eoi suoi emuli ed avversari, e che, dopo tanti
anni di lavoro glorioso, era io procinto di
cercar pane in terra di Francia, secondo
le parole del Tommaseo una testimonianza
del suo valore da un tribunale tanto alto ca-
pitava quanto mai opportuna, e non è mera-
viglia se colla sua ing^'ouilà consueta se ne
vanta e vi aitribuisoe anzi maggior significato
che non abbia.
La miglior prova dell' importanza d'un tale
avvenimento per il Goldoni fu lo sgomento
dei suoi avversari. Un elogio tanto chiaro da
parte del Voltaire fece proprio pigliar la stizza
ai Grauelleschi, che per levarsela di dosso
non seppero far meglio che mettere in bur-
letta da prima le famose quartine, cho per
non essere gran cosa si prestavauo a ciò, e
poi, avvedendoar che la mediocrità dei versi
nulla toglieva al giudizio eh» contenevano, ne
misero in dubbio l'autenticiià. K Giuseppe
Baretti, che pur di dar addisse al Goldoni ri-
nunziava a quella sua logica rude ma esube-
rante di vita e di efficacia, ch<i lo fa uno
degli iniziatori più benemeriti del rinnova-
mento della nostra letteratura, affermava che
') N. Tommaseo. Storia civile nella letteraria.
Torino. Loeseher, 1872. Vedi il saggio del Chiari
pug. 273.
A un corrispondente .
E sempre doglianze contro prèti
calunniatori e libellisti I Da noi, anzì,
in ogni evenienza politica un po' cu-
riosa, si. potrebbe parafrasare il motto
del celebre Lecoq con quest'altro: —
cercate il prete croato. Il nostro eccel-
lente amico on. Nicolò Vidovich ha
trovato il suo prete, che accumulò, con
pubblico scandalo, delle accuse scioc-
che e maligne contro di lui, tanto da
far perdergli la pazienza; di farla per-
dere a lui, eh' è il più leale e il più
conciliativo degli uomini.
E quando — domandiamo — finirà
questo sconcio spettacolo di preti cor-
rispondenti di libelli politici? Quando
verrà ridato interamente alle cure e-
vangeliche il sacerdote ?
Attendendo la risposta, diamo la pa-
rola all' on. Vidovich, che si dirige al
famigerato Xi6, corrispondente da Scar-
dona nel n.ro 91 del giornale comunale
di Spalato :
„Non amore dell' arte, non filantropia
e meno ancora carità cristiana, non
desiderio di concordia vi spinsero a
scrivere la corrispondenza del 2 cor-
rente. L' avete fatto coli' intenzione dì
acquistarvi merito presso persone della
vostra levatura e del vostro carattere,
e per dar sfogo all' odio verso due
partiti che dovreste rispettare, e perchè
rispettabili e onde poter esigere rispetto
al vostro. Dev' essere prepotente in voi
la passione, se non siete riescilo a
frenarvi almeno per qualche tempo!
Siete venuto qui da poche settimane
appena, e villanamente attaccate con
ingiurie e calunnie serbi ed autonomi,
che formano la sterminata maggioranza
in confronto del vostro partito!? Dav-
vero che se non foste, nella vostra
qualità di prete croato, un ragazzo
viziato, vi si dovrebbe giudicare paz
zo. E dire che siete mandato qui a
esercitare missione sacerdotale !
Dai sacri libri certamente non avete
appreso altro se nonché c' erano una
volta dei Farisei e S. Tommaso, V in-
credulo, da voi ricordati nella coi-
rispondenza. No, avete ancora appreso
qualche cosa, voglio dire l'inimicizia
che certi popoli antichi si sentivano in
il Voltaire non aveva letto nemmeno le coni-
medie del Goldoni, e non le aveva lette per-
chè non sapeva l'italiano. Ora io non spc z-
zerei neanche una lancia a provare che 1' ita-
liano del Voltaire fosse superiore ad ogni b a-
simo. Basta ricordare la truffaldinesca tradu«
zione, come la disse il Baretti del canto
XXVIl éaW Inferno per aver una prova evi-
dente che il tuscanu del grande filosofo zop-
picava maledettamente, ma che non ne sapesse
neanch« tanto da poter leggere il nostro au-
tore, questo non lo credeva neppure il Ba-
retti.
Scrive il Voltaire d' aver dato alla proni-
pote del gran Corneille le commedie del Gol-
doni onde vi apprendesse la lingua e i co-
stumi, poiché egli ammirava la tendenza
morale che è nella più parte delle opere tea-
trali di questo puhUico avvelenatore coni e
r a va (l< tlo il Barelli, non più iriticando
ma iiiurdendo. E nella Frusta letteraria A-
risiatou «canuabue pensando alla liugua tra-
saiul.iiji dift^Uosa del Goldoni si nd« alle-
grauKiite che il filosofo francese la facessf
servir.' a questo scopo. Non c'è difficoltà ad
amili liere che la forma di queste commedi,
lasci ;i desiderar«, ma con'emporaneaineute si
potrebbe d-mandaM: Dov'era prima d. l no-
stro (lotta una prosa facile e naiuraii; che
h'ad;iUassB a quest'effetto?
E. Maddalena.
Baretti. Op. cU. 8" numero.
Cfr. sull'italiano del Voltaire. Moran.li. Vo'tair
I contro Shake^eare e Baretti contro Voltaire. Oitui t di Castello, S. Lapi. 1884. Cap. X.
Io parecchie sere dell' inverno 1891-92 il
Buble e il Zamala rabarono dei lumi dagli a-
tri e pianerottoli delle case.
La sera del 25 marzo di quest' anno, V A- .
krap, il Bubie e lo Zrinski, provedutisi di un
pezzo dì ferro, ruppero una porta dell' ex Caffè
Stefania alla Biva Nuova; e, penetrati nel
locale, vi asportarono in più volte bicchieri e
bicchierini e una scacchiera, i quali oggetti
in gran parte vennero poi restituiti al pro-
primario dagli stessi acquirenti.
Infine il dopopranzo del 6 maggio, pure di
questo anno, 1'Akrap si introdussn io una ca-
nova della casa Petranovich-in Via dell' Ospi-
tale e quivi si tenn« appiattato fino a sera i-
noitrata. Poi, attraverso uj» finestrino, entrò
del negozio di Simeone Mestrovich, e da un
cassetto rubo oltre 50 fiorini, indi dì bel nuovo
tornò nel suo ' nascondiglio. Il Buble e il
Ciossicb, in quel frattempo stavano in sulla
via, in vedetta; e, quando avvisarono il mo-
mento propizio, che nessuno passava, diedero
il fischio convenuto, al qual segnale 1' Akrap
uscì, Il bottino venne diviso fra loro e in parte
nascosto n*i vari punti della città.
Tutti e sei . i ladruncoli furono riconosciuti
colpevoli dei reati posti loro a carico, J quali
pel solo Buble si qualificano a crimini, men-
tre per gli altri, attesa l'età inferiore ai quat-
tordici anni al tempo dei fatti commessi, seb-
bene di loro natura criminosi, si risolvono
nelle corrispondenti contravvenzioni ; e come
tali vennero condannati: il Buble, in conside-
razione che sedusse gii altri, a un anno e
mezzo di duro carcere, l'Akrap a quattro
mesi di reclusione in separato luogo dì custo-
dia, il Raucieh, lo Zrinski e il Zamala a un
mese, e il Ciossich a due settimane.
E' da sperare che le severe pene loro in-
flitte varranno a farli pentir del malfatto e
serviranno in pari tempo di eaiutare esempio
agli altri.
. E qui cade in acconcio di rilevare quanto
sia benefica, e degna d' incoraggiamento nelle
sue iniziative, la società per la tutela dei ra-
gaazi vagabondi; e di ricordare ancora una
volta ai genitori il sacro dovere di vegliare
con tutta diligenza sui figli, per risparmiare
loro il disonore e la dura esperienza del
carcere.
Signor G. Piccoli farmacista in Lubiana.
In seguito ai risultati di analasi chimica
certifico che lo „SCIROPPO Dì LAMPONE"
da lei preparato è un prodotto ECCELLEN-
TISSIMO.
Imp. reg. stazione sperimentale chimica fi-
siologicajn Klosterneuburg presso Vienna 21
dicembre 1891.
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accuratamente eoi frutti aromatici delle Alpi.
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grammo 65 soldi; bottiglie piccole a 35 soldi
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in damigiane del contenuto di Cg. 3 1{2 di
sciroppo di lampone (pacco postale) a f. 2.33,
da 10 Cg. a f. 6.16, da 20 Cg. a f. 12.10,
da 40 Cg. a f. 24.20, inclusivo imballaggio.
Si spediscono campioni franchi a chiuuque ne
farà richiesta
che, con scienza e cuore, tentò .ogni mezzo
per istrapparlo alla morte. E — per le loro
gentili ed indimenticabili prestazioni -- si ab-
biano grazie riconoscenti e le famiglie Petras,
Roccamarich, Rohenbauer e il signor Damele
Petranovich e le signorine Marietta Silvestrich
ed Annetta Vincich e i signori Giovanni Be-
vilacqua e Niccolò Oluich.
Zara, 25 ottobre 1892.
Le famiglie Valenti e Kopfensteiner.
Tipografia Artaie.
Edit. e redat, responsabile Riccardo Forster.
Ricerco praticante
per la mia libreria, il quale abbia assolto, per
lo meno, 3 classi ginnasiali o reali e conosca
I' italiano, lo slavo e possibilmente il tedesco.
E. de Schónfeld, libraio, Zara.
Avviso.
Il sottoscritto si pregia di prevenire i nu-
merosi suoi avventori, nonché il P. T. pub-
blico di Zara e della provincia, che, dai giorno
d' oggi in poi, nel suo ben fornito deposito
di mobili, egli vende ogni articolo al puro
prezzo di costo, e ciò colle relative fatture
alla mano.
Zara, 26 ottobre 1892.
devotissimo
Leopoldo Kiswarday.
TÌq itoti fiora UD fornimento completo
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ricevere. Stoffa gialla e legno dorato ; disegno
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pografia del nostro giornale.
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Consigliere per sani ed ammalati del
parroco Seb. Kneipp.
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a soldi 80.
Fratelli landel & Nipote
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nella deficenza dei mezzi e nelle difficoltà
dell' esecuzione.
Spera che, assistito dall' onorevole consiglio
e dalle giovani forze che gli stanno a fianco,
gli sarà facilitato il suo compitola che non
riusciranno ad appagare i desideri di tutti;
ma ciò non deve disanimarli. 11 conforto lo
devono cercare nella coscienza di aver fatto
il possibile, senza curarsi delle dicerie, che
forse qualche volta ad arte si spargono per
denigrare la città. Si agisca; e non si badi
a ciò che si dice, allo scopo, forse, di creare
e il disamore e la svogliatezza. Non man-
cherà di dedicare tutte le sue forze al grave
compito, al quale dalla fiducia del consiglio
è nuovamente chiamato, sebbene le sue con-
dizioni fisiche esigau riposo. Prega di acco-
gliere queste parolo, che partono 'dal cuore,
come espressione del sentimento di affetto
e di lealtà, col quale cercò sempre, e cer-
nerà in avvenire, qualunque sia la posizione
in cui possa trovarsi, di giovare a questa
sua cara patria. Prega di esser ricambiato
di amicizia e di fiducia.
Le parole del primo cittadino di Zara sono
lungamente e vivamente applaudite e la se-
duta è sciolta.
Auguriamo al nuovo Comune, rinfrescato e
rinnovato, che in intima armonia di pensiero
e di azione prosegua securo ed energico di
conserva col nostro partito nella difesa sa-
cra dei diritti nostri nazionali e linguistici;
e battano con successo e d'accordo sempre
la via maestra dell'ordine e della dignità.
Pubblica violenza. — Da Sebenico
riceviamo questa notizia, che sta in rela-
zione con un trafiletto della K D.
„Il 22 ottobre 1 1892 alle ore 11 antime-
ridiane, nella stanza dell' i. r. capitano di-
strettuale, in presenza dì lui e di varie per-
sone, il capo della polizia locale Ante Supuk,
gridando e menando le mani in atto di col-
pire, minacciò il maestro delle scuole civi-
che signor Cristoforo Ourkovié, ripetendogli:
10 vi farò ammazzare; o credete voi, perchè
albanese, di non dovere aver paura di nes-
suno? Io vi farò vedere chi sia Supuk; io
vi farò impalare qui abbasso, in Pogliana.
E volgendosi all' i. r. capitano distrettuale :
Ella lo consigli di non sortire questa sera
di casa. Questi è quel Supuk, che, ripetuta-.
mente redarguito e poi condannato una volta,
quale podestà, ad una multa, per indecoroso
contegno in giudizio, dall' attuale i. r. giu-
dice distrettuale signor Raimondo Visich, fu
poi condannato, quale podestà, a quaranta
giorni di carcere da quell' inaccessibile giu-
dice, ora consigliere, signor Eugenio Celligoi.
Mai, come questa volta, l'i. r. capitano di-
strettuale ha 1'obbiigo di fare il suo dovere,
dimostrando che la giustizia e la legge sono
eguali per tutti.
I veri rappresentanti di un governo de-
vono reprimere le violenze da qualunque
parte esse avvengano. Le ingiustizie hanno
-sempre commosso e commuoverano il po-
polo. Sia dunque dimesso il podestà Ante
Supuk, che con tristi esempì ha distrutto la
secolare civiltà di Sebenico e siagli sosti-
tuito un gerente governativo. Così vuole la
pubblica opinione; così vuole la giustizia;
così vogliono i cittadini di Sebenico ; e il
governo nou terna di fare un' opera saggia,
che un' intiera città dalla sua giustizia ur-
gentemente domanda "
Elezioni. — Sono fissate per il giorno
17 novembre le elezioni per un posto di
deputato nel collegio Cittavecchia-Lesina.
Inutile ogni ammonimento: i nostri amici
di Cittavecchia, ne stiamo garanti, sapranno
trovar la persona che più favorevolmente e
'più .opportunamente si raccomanda per qua-
lità personali e per popolarità a raccogliere
11 maggior numero possibile di voti. Trove-
ranno le energie che costituiscono tanta parte
del passato patriotico di Cittavecchia.
Il posto rimasto vacante per la rinunzia
del d.r Spalatin, qualora . avesse regolare e
logico corso il procedimento elettorale, do-
vrebbe venir occupata dal nostro candidato.
Ai nostri amici non 1' ammonimento che sa-
rebbe superfluo, ma fio d'ora l'approva-
zione per 1' azione serrata e decisa che da
loro attendiamo.
=f Le elezioni suppletorie per la curia fo-
rese Dernis-Knin-Verlieca sono fissate pel 16
novembre.
Sulle elezioni comunali di Spalato,
ricche di. notevolissimi dettagli, un nostro
corrispondente scriverà nei prossimi numeri.
Per Carlo Dordi. — Ci scrivono da
Spalato, in data del 24 corrente:
„La notizia della morte di Carlo Dordi ci
pervenne soltanto coi giornali di Trieste.
Tosto venne diretto al municipio questo di-
spaccio : „Oggi soltanto pervenne luttuosa
novella. In nome dei connazionali di Spalato,
sascntti porgono, con cuore di fratelli, vi-
vissime condoglianze codesto spettabile mu-
nicipio per perdita illustre benemerito Dordi, "
Avvocato Cmdro — Girolamo degli Alberti
— Simeone de Capogrosso."
Altri telegrammi vennero pure diretti al
municipio di Trento dal deputato provinciale
d.r Salvi, dalla gioventù italiana di- Spalato
— con molte firme — e da alcune corpo-
razioni.
Si ricordava, in questa triste occasione, la
fratellevole solidarietà del municipio di Trento,
del compianto Dordi, e dei deputati italiani
alla Dieta d'Innsbruck, quando la morte ci
tolse Bajamonti. "
Per replezione di materia dobbiamo
sopprimere la solita rubrica politica. Così
sopprimiamo le pedanterie della Katolička,.
che cerca il pelo anche nell'uovo della nostra
ristampa.
Lega Nazionale. — La direzione
della Lega ringrazia per i seguenti importi
ricevuti: fiorini tre raccolti dai signori An-
tonio Voivodich, Giusto Andretta e Giovanni
Prencis in un gruppo d'amici ; fiorini cin-
que e cinquanta per onorare la memoria
della signora Eosa Locatelli.
= Ci venne consegnato da N. N. 1 fio*
rino, frutto d'una scommessa, e lo abbiamo
passato subito al gruppo locale della Lega.
Scommettete, scommettete e la Lega in-
casserà.
= Le oblazioni per la Lega si ricevono
^W Appalto Fogagnolo all'angolo della via
Larga. Aiutate tutti la Lega !
Il nuovo canonico. — Il canonico
onorario don Ercolano G.ampieri venne no-
minato canonico effettivo della nostra Basi-
lica Metropolitana.
La nomina venne appresa da tutti con
piacere perchè don ErColano, oltre ad es-
sere un sacerdote veramente esemplare, è
un saldo patriota, un buon figlio di Zara.
*A lui, e alla sua famiglia, le nostre feli-
citazioni.
Il nuovo segretario. — Appren-
diamo con piacere, che, nella seduta di ieri
a. sera della Camera di Commercio, 1' egregio
d.r Luigi Ziliotto venne nominato segretario
della Camera stessa, in sostituzione dei ri-
nunziatario avvocato d.r Giacomo Ghigliano-
vich, che però rimane in carica sino alla fine
dell' anno. E' un buon acquisto che fa la
rappresentanza commerciale, e ce ne. con-
gratuliamo con essa e col neo-nominato.
Il nuovo avvocato. —- Stamane, con
buon successo, fece l'esame d'avvocato il
d.r Simeone Petricevich, da Dernis, che e-
serciterà in quella borgata.
Congratulazioni.
Ad alcuni giornali d'Italia. —
E' un vezzo che dura da qualche tempo e
alle volte si ripete come a scadenze fisse.
Abbiamo avuto il conforto che molti dei
giornali del regno, quando avevano la no-
zione precisa dei fatti, e non parlavano così
a vànvera come si parla degli articoli di
moda o del tempo che fa, o dei frizzi ba-
lordi di Puntolini e di Livio Cianchettini,
hanno discorso dell' italianità della Dalmazia
con abbondanza di fatti e di prove non cam-
pate sulle nuvole. Abbiamo visto Ruggejro
Bonghi far giustizia piena e riconoscere da
pari suo con quanta tenacia nelle resistenze
e quanta fede nella continuità della tradi-
zione si lotti in Dalmazia per la conserva-
zione linguistica. Tutti quelli che sono ve-
nuti da noi, dal Marcotti a Pietro Sbarbaro,
da Pietro Sbarbaro a Giacinto Gallina, e che
hanno voluto vedere le cose come sono ve-
ramente al loro posto, ne hanno poi parlato
e scritto con veridica esattezza.
Pure, di quando in quando, come l' ornai
logoro oboe fuori di chiave, salta su qual-
che giornale a dir degli spropositi che se
venissero da altra parte farebbero ridere.
Invece che ne deriva? I nostri avversari,
che per i primi ne conoscono l'insussistenza,
se ne fanno belli e' li gridano sui tetti.
Giorni fa sul caso Ivanovich la Gazzetta
di Venezia, non si sa perchè, stampò un'in-
sinuazione storicamente destituita d'ogni
base coli' aggravante d' una Sciocchezza come
giunta alla derrata. La Perseveranza poi si
fa citare dal Narodni List, poco allegro
ono're, come pezza d' appoggio, come si di-
rebbe in un linguaggio sciaguratamente cu-
riale, per negarci 1' italianità. Se molti gior-
nali italiani hanno della Dalmazia quella
conoscenza geografica che Omero aveva
della America, stiano cheti e non vengano
a porre le mani nel bucato nostro, che a
risciacquarlo ci bastiamo noi. Ci si dirà che
l'ignoranza di pochi non cambia un pelo
della questione, e che le cose restano quelle
di prima. D'accordo; ma è pure irritante
per chi lotta da anni a dover ingollare sia
pure a intervalli lunghissimi delle corbel-
lerie così marchiane. Ed è perciò che una
volta almeno ne sarà permessa la protesta
contro giudizi trinciati così alla leggiera
senza cognizioni di fatti, di uomini e di cose.
Sono stonature singole ed isolate, ma anche
le stonature non abbiamo nè la voglia nè
il dovere di mandarle giù, tanto più che
sono stonature che non offendono solo l'orec-
chio. Certe cose bisogna lasciarle dire ai
giornali avversari ad uso e consumo della
polemica croata, che i giornali italiani non
hanno da imitare, almeno così ci sembra.
Ed è tempo che il triste vezzo finisca una -
volta.
Gratitudine croata. — Ci scrivono
da Spalato, in data del 23 corrente :
„Il giornalaccio del comune di Spalato ha
parlato giorni sono della gratitudine nostra,
a proposito della supposta conversione al
croatismo d'un recidivo penale, di cui quel-
l'organo mostrava inorgoglire. (!!!)
Noi siamo, senza cercarlo, al caso di ci-
tare la gratitudine dei suoi signori.
E' morto di crepacuore, ier 1' altro, quel
famoso sergente di polizia Cekada, di cui
tante volte si discorse. Aveva avuti dei con-
flitti, per ragioni di competenza e d'inte-
resse professionale, coli'assessore Pope Ma-
tossich, ed era stato sagrificato per conser-
vare al comune, nelia fuga universale, al-
meno quel gramo amministratore in šibica.
Avvilito, privo del suo posto, e beffato dai
biricchini, l'eroe Cekada morì in un paio di
mesi, lasciando numerosa famiglia, che nes-
suno^ di coloro pei capricci dei quali arri-
schiò per molti anni, giorno per giorno, la car-
cere, soccorse o parla di.soccorrere.
Al trasporto funebre di quel capo della
polizia locale non comparve neanche un in-
serviente comunale!
Addirittura nessuno. *
Solo alcune guardie di polizia ed alcuni
gendarmi seguivano il fèretro.
11 Lecoq del d.r Bulat finì nella più triste
e commiseranda delle maniere. Ètnunc eru-
dimini!"
Il Narodni List s' offende, quasi, per-
chè venne ordinato alle autorità àteurali di
servir le parti con stampiglie rispondenti alla
lingua usata dalle parti stesse.
Una volta — logicamente e utilmente —
le stampiglie erano soltanto italiane e nes-
suno se ne lagnava. Ora però, che si sla-
vizza a tutta oltranza, il N. h. ha ancora
il fegato di lagnarsi. H
Cosa vuole di più? La cacciata degli ita-
liani ? * * ; \
Folchetto. — Siamo stati assicurati ;
che il conte Piero Tartaglia, di Spalato, pi-
glia un cappello numero uno ogni qua! volta
viene nominato dal Dalmata.
11 conte Piero Tartaglia ha torto.
Noi sappiamo eh' egli è un buon diavolac-
cio, e, Croazia a parte, un gentiluomo com-
pito. Siamo quindi lontani le mille miglia
dall' intenzione di offenderlo.
Ma ci dica, se ha un po' di spirito. Come
fa a permettere che il famigerato Zvonimir
— lo Schiesonc d'oltre Velebit — lo mi-
stifichi in un modo così grossolano, effigian-
dolo nella verde età di vent' anni, taMo da
parere Polchetto,
.... il giovin paggio
Di Raimondo eli Tolosa?
Nel soprabito del conte Piero— per San
Zvonimiro ! —• vorremmo protestare.
Perchè, di fronte a certe anomalie, egli può
insegnarci con Giovenale eh'è assai difficile il
trattenere la satira.
I giudici popolari. — Anche questa
volta — contrariamente a legge — viene pub-
blicata in slavo la lista dei giurati per la sessione
d' assise, che avrà principio il 15 decembre
al nostro tribunale. Traduciamo, poiché ne-
anche per gentilezza si può avere una carta
italiana da un ufficio, che, a lingua interna,
ha l'italiana.
Giurati ordinari: Locas d.r Simeone, av-
vocato, da Sebenico — Erak Matteo, possi-
dente, da Strétto — Inchiostri Bonifacio,
possidente, da Sebenico — Glamoč Giovanni,
possidente, da Stretto — Pleslich Marco,
possidente, da Morter — Petrovich Giacomo,
possidente, da Bilize — Grubissich d.r Gi-
rolamo, avvocato, da Dernis — Ciala Spiri-
dione, possidente, da Sebenico — Dean To-
maso, possidente, da Zlarin — Lapenna Fran-
cesco, possidente, da Sebenico — Kursar
Giacomo, possidente, da P. Sepurine — Di-
dovich Giovanni, possidente, da Zman — E-
skinja Marco, possidente, da S. Filippo-Gia-
como — Skracich Andrea, possidente, da
Morter — Matacich Andrea, negoziante, da
Sebenico — Korofsky Pietro, possidente, da
Pristeg.— Kózul Lorenzo, possidente, da
Rasanze —; Nimira Cristoforo, possidente, da
Arbe — Mattiazzi Vincenzo, possidente, da
Sebenico —- Baricich Matteo, negoziante, da
S. Filippo-Giacomo— Eskinja Simeone, pos-
' sidente, da S. Filippo-Giacomo — Bubalo
Pasquale, possidente, da Scardona — Balikas
Rocco, possidente, da Cerniza — Benzia An-
tonio, industriante, da Pago — Pekota An-
tonio, possidente, da C. Venier — Montanari
Antonio, possidente, da Sebenico — Bares-
sin. Giovanni, possidente, daVodizze — Ple-
slich Paolo, possidente, da Morter — Cleva
Antonio, industriante, da Ulbo — Vucieh
Giovanni, negoziante, da Sebenico — Supi-
cich Giuseppe, assessore comunale, da Selve
— Bujas Simeone, possidente, da Dolaz —
Mazura Giuseppe, possidente, da Stretto —
Balanza Giovanni, possidente, da Capocesto
— Celar Gregorio, possidente, da Sebenico
— Barach Giovanni, possidente, da Rasanze.
Giurati supplenti: Vascotto Domenico, ne-
goziante, da Zara — Sossa Matteo, eapovilla,
da Oltre — Marcetich Nicolò, possidente —
•Voivodich Antonio, falegname — Negri Giu-
seppe, possidente — Bercich Spiridione, ne-
goziante— Mazzoni Girolamo, imprenditore
— Ivanov Paolo, negoziante, tutti da Zara.
Nomine. — Il ministrò del commercio
ha nominato il controllore delle poste Fer-
dinando Riboli ad amministratore postale
in Sign, i praticanti postali Giovanni Cova-
cich, Nicolò Degiovanni, Eugenio Santich,
Filiberto Businello ed Andrea Aluievich ad
assistenti postali; e Paolo Franich, Antonio
Macchiedo di Girolamo, Antonio Prebanda,
Antonio Arneri, Ugo Lana e Francesco
Chimielewski a praticanti postali in Dalmazia.
X<a squadra d' evoluzione — che stette
ancorata molti giorni nel nostro porto — è
partita lunedì alle 7 e mezzo. La corvetta
Friedrich ritardò la partenza, perchè —
causa- unfforte vento di tramontana—1'àn-
cora sua, con lieve danno, cedette.
Un desiderio. — Alcuni abbonati alla
stagione d'opera manifestano — a nostro
mezzo — un desiderio. Vorrebbero udire,
cioè, nella Cavalleria rusticana, anche la
.signorina Maria Arnoldi, una russa gentile,
che debutta e eh' è stata scritturata con re-
golare contratto.
U desiderio di udirla non può scemare
minimamente la bella rinomanza acquistatasi
dalla egregia signora Montalcino.
Dunque e l'impresa e la signorina Arnoldi
vedano di soddisfare tale domanda.
== Stasera Cavalleria. Sono incominciate,
al cembalo, Se prove dei Puritani.
lavoro d'arte. — L'intagliatore
Marco Zanardo, da Piave, fa vedere una
cornice in légno, da lui finissimamente, e
con rara abilità,artistica, intagliata. E' un
magnifico lavoro, tutto fogliami, fiori, frutta,
farfalle, in istile rococò. Il Zanardo, che ha
perduta la vista, è costretto a mostrare,
per vivere, questa sua splendida cornice. E'
un atto di filantropia V aiutarlo.
Triste convoglio. — Ieri partirono
da queste carceri criminali parecchi dete-
nuti per Oapodistria. Alla riva c' era mezza
popolazione di Borgo Erizzo, perchè nel con-
voglio erano pure i due fratelli Stipcevich,
gli uccisori del Liubicich.
Ladretti alla sbarra. — Ieri V al-
tro si tenne presso il tribunale il dibattimento
contro una banda di piccoli malfattori, com-
posta da Simeone Akrap, Simeone Apen detto
•Raucieh, Antonio Buble, Giuseppe Zamala,
Antonio Zrinski e Giovanni Ciossieh, accusati
di furto.
Lo spettacolo di quei ragazzi, dei §xià\i il
più vecchio conta quindici anni e il più gio-
vane undici appena, spinti così per tempo sulla
via del delitto, produsse, in quanti ebbero il
disgusto di assistere a quel dibattimento, un
senso di penosa impressione. Le confessioni
uscite loro di bocca attestano a qual grado di
depravazione li condusse l' abbandono ne! vi-
zio, in cai sono lasciati da congiunti senza
cuore. •
Ecco i fatti di cui si resero colpevoli.
Nel settembre del 1890 1' Akrap e I' Apen,
approfittando dell'assenza del padrone, entra-
rono nel negozio di certo Giovanni Meleda,
nel Borgo interno, e dal cassetto del banco
rubarono circa 4 fiorini e da una vetrina un
pacchetto di sigari del valore di fiorini 6:50.
La mattina del 19 novembre 1891 l'Akrap,
da sólo, penetrò attraverso una finestra in una
stanza a pianoterra della casa Perlini alla
Biva Nuova, e, trovate le chiavi d' un cas-
setto, lo aperse e portò via un astuccio con-
tenente varie monete d1 argento ed altri og-
getti di valore, elle poi vendette per poco qua
e là.
; .——
Telegrammi particolari
del „Dalmata"
VIENNA, 25 ottobre. — E'
smentito il ritiro di Sterneck.
— E' imminente la firma del
compromesso con T Italia che chia-
risce i punti controversi della clau-
sola pei vini.
-— La crisi ministeriale unghe-
rese, se non scongiurata, è ag-
giornata.
— Il bilancio dello stato au- *
striaco, che verrà presentato all'a-.
pertura dei Reìchsrath, prevede
un piccolo civanzo.
-ft^r 1 Ej'Stfg*
RACCOMANDANO quale utile im-
piego di piccoli risparmi, l'acquisto di vi-
glietti di lotteria concessionati verso paga-
mento in rate mensili da stabilirsi con f. 1
a f: 10, secondo 1' entità dell' affare.
Offronsi Croci rosse austriache — ungheresi
— italiane, Viglietti Serbi 3°/0 e Serbi Ta-
bacchi, Basilica di Pest (Dombau) „Josziv =*
Buon Cuore", Bodrn Credit 3 % — Credito
mobiliare, Città di Vienna, Lubiana, Inns-
bruck, Salisburgo ecc., a prezzi ristrettissimi.
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» » y> » » « II. Em.
» » „ della Banca Ipot. ungh.
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1. » Prestito Serbo Tabacchi
1 » n Croce, rossa italiana
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plessivi f, 331.000 per singola estrazione.
Pagabile in ventiuna rata mensile da f. 10.
1 Viglietto della Croce rossa italiana.
1 » » n r ungherese.
1 * della Basilica di Pest Dombau.
1 „ ungherese Buon cuore Joseiv.
1 „ del Prestito Serbo Tahacchi.
14 Estrazioni anuue. — Totale,delle vincite
principali complessive in un anoo f.chi 540 700
e fior. 140.950.
Pagabile con f. 57.— in 19 rate mensili
da f. 3.
Immediato diritto alle vincite già col paga-
mento della prima rata.
Rivolgersi alla
Banca Cambio-valute
Fratelli Mandei & Nipote
in
Zara.
Ringraziamenti.
La commissione dirigente l'istituto di ca-
rità per l'infanzia e per la puerizia, ringrazia
I' onorevolissimo signor Pietro Africh, i. r, di-
rettore delle poste e telegrafi per la generosa
elargizione di fiorini 4 devoluta a vantaggio
di questo pàtrio istituto per onorare la me-
moria delle signore Ivcevieh, Obradovich e
Rosa vedova Locatelli nata Ceolin e di Si-
meone Hein.
Zara, 25 ottobre 1892.
La Commissione dirigente.
Rattristati dalla prematura perdita della no-
stra amata Rosina, c^Jurono di non lieve
conforto le numerose compartecipazioni al no-
stro lutto, per le quali ringraziamo di cuore.
Serberemo memore riconoscenza al signor
d.r G. Ivanics, medico curante, e al signor
d.r R. Batt'ara, il quale, sostituendo il signor
Ivanics assente, passò lunghe ore al letto della
povera ammalata, non badando a fatiche, pur
di lenirne i dolori.
Ed eguale riconoscenza serberemo al m. r.
don L. Bujas, il quale, disinteressato, più che
amico, vegliò per intere notti al capezzale
della morente.
Zara, 27 ottobre 1892.
. Marianna ved. Ceolin per sé
e congiuuti.
Vivamente commosse e piene di ricono-
scenza, le sottoscritte ringraziano tutti quei
generosi, che vollero prestare assistenza e con-
forto al compianto loro figlio, e rispettiva-
mente fratello
Antonio Valenti.
Uno speciale ringraziamento dirigono e al
m. r. don Carlo Ballarin, confortatole amoroso
del povero defunto, e al d.r Nilo Bugatto,
immigrati moderni, desiderano Y unione colla
Croazia in base al diritto storico. (Kvekvich-
Prima del 1867!)
^ Presidente prega 1' oratore di parlar sul-
l'argomento e di non far della polemica.
Pcrich continua sullo stesso tuono e final-
mente dal presidente gli vie'n tolta la parola.
Bianchini osserva che la Dalmazia è terra
croata e che i Serbi non esistono. (Kvekvich :
Ridicolaggini!) I Croati sono cattolici, i Serbi
greci.
Kvekvich. No, questa è la vostra propa-
ganda in Dalmazia !
Bianchini. Il governo protegge i Serbi in
Dalmazia.
Kvekvich. Se non vi sono Serbi, perchè par-
late contro i Serbi?
Bianchini. I Croati si appoggiano sul loro
diritto e i Serbi che sono una minoranza esi-
gua (Kvekvich: 150.000) dovrebbero lavorar
con noi per la patria comune. La Croazia ai
Croati; la Serbia ai Serbi! (Applausi dai
croati.)
Kvekvich. Ecco i fratelli ! Ci voglion gettare
oltre il confine Non ci vogliono avere io Au-
stria ! *
* * /-x
Nelia discussione, alla Camera, sul
budget provvisorio, prese la parola an-
che P ou. Pleuer. Disse di non voler
rispondere estesamente alle asserzioni
dell'on. Laginja: le sue informazioni
in proposito non sono precise e si
limita a fare una semplice osserva-
zione. Senza esser conoscitori esatti
dell'Istria e della Dalmazia è evidente
che questi paesi vengono trascurati e
molte cose potrebbero venir tolte e
cangiate da! governo per migliorarne
le condizioni economiche. D' altra parte
non gli sembra giusto che il governo
non risponda mai ai lamenti e ai lagni
singoli e locali e ai desideri che ven-
gono espressi e che fanno una certa
impressione sulla Camera. (Applausi a
sinistra.) Può darsi che molti fatti
sieno esagerati o ispirati da spirito di
parte, ma questi fatti, ohe vengono resi
pubblici dai deputati dei relativi paesi,
meritano tutta l'attenzione del governo
ed è dovere del governo di dare in
proposito una risposta. *
„Il duello Laginja-Kvekvich — scrive
la Neue freie Presse — non fu senza
interesse. Il croato Laginja svolse di
nuovo le pieghe della bandiera del
diritto storico croato, e chiamò i oroati
un popolo perseguitato, e ciò in un
discorso interminabile. Ma, vedi caso,
s'alza dopo di lui il deputato Kvekvich,
che dipinge i croati della Dalmazia
come oppressori e i serbi come op-
pressi. E sembra che il signor Kvek-
vich sia nella ragione perchè il depu-
tato Laginja contrasta ai serbi persino
P esistenza in Dalmazia, appunto come
i croati dalmati negano agi' italiani di
quella provincia la loro esistenza. Il
signor Kvekvich dichiara che non havvi
un diritto storico croato e che è mera
fantasia, e che il partito serbo s'op-
pone energicamente alla unione alla
Croazia. Si sa ora a chiare note quale
valore abbiano i lagni dei croati e come
non sieno altro che ingordigia di po-
tere non abbastanza saziata. Può anche
darsi che il capo-sezione Erb dai di-
scorsi oggi scambiati arrivi alla cogni-
zione che le condizioni in Dalmazia non
sono così idilliche come appare dai
suoi atti d'ufficio.w
^isss^fr**
I NOSTRI CARTEGGI
A un corrispondente.
Ragusa, 17 decembre.
Guai se il pubblico prendesse sul serio le
sciocchezze e le cattiverie dei corrispondenti
del Narodni List. Fortunatamente nessuno
ci bada; tuttavia vuoisi rimbeccare lo sciocco
maligno che volle prendere in ischerno 1' ac-
cademia che un comitato di signora senza
distinzione di partito vuol dare martedì p. v.
in questo teatro a prò' dell' Asilo d' Infanzia
da istituirsi ad esempio dello zaratino così bene
ordinato e così fiorente. A combattere l'ac-
cademia si esagera la spesa della scena e delle
toilettes. Al promotore, un gentiluomo ita-
liano, tutto altro che novikovan, fatto raguseo,
lancia gl'impotenti suoi strali; alle signore
insegna come le loro spese dovrebbero con-
vertirle in oblazioni al pio scopo, eome se
queste appunto non tendessero a provocare
più generose oblazioni. Senza paragonarci alle
grandi capitali possiamo anche noi permetterci
talvolta d' imitarle nel bene secondo le nostre
forze. Non è spento la Dio mercè ogni alito
di vita in questa piccola città; anche sulle
tombe cresce talvolta qualche fiorellino.
Stolto è il deridere lo zelo del bene perchè
vestito di fortóe leggiadre. Se anche ne pro-
feterà un ricco negozio di manifatture, in-
delicatamente nominato, non sarà perciò meno
benefica l'impresa.
Vorremmo poter pubblicare io codesto fo-
glio il programma della festa ; ma lo faremo
appena sarà stampato e diremo intanto di
volo che questo asilo io gestazione cova da
venti anni, prima ancora che il generoso cit-
tadino Niccolò Atnerling, negoziante in Ales-
sandria, e da poco morto a Vienna, mandasse
a questo Comune 6000 fiorini per iniziare le
eoscrizionì. Fiacchi conati lasciarono dormire
l'idea; non però giaceva infruttuoso il de-
naro, che ora smì u comperare una vasta
casa oon giardino. Aii' attuale risveglio con-
tribuì un bravo prete, spoglio di politiche pas-
toni, coli' offerire degli stabili per il valore
di settemila fiorini, ed altri che vagheggia- !
vano sempre l'asilo vi si unirono. Il Co--
mune nominò un comitato, che per accingersi
all' opera attende li beneplacito della luogo-
tenenza allo statuto.
Ma nel sacco della bile il corrispondente
trovò ancora una cattiveria, anzi una bugia.
E bugìa è veramente il dire che il capitano
distrettuale Ragazzini non lascerà desiderio di
sè nell' abbandonare questa sede per passare
a quella di Cattaro. Possiamo anzi asserire
che generale fra la gente onesta e spassio-
nata, eh' è quasi dire tutta la popolazione,
fu il dispiacere per tale notizia, poiché il si-
gnor Ragazzini, colla gentilezza dei modi, la
premura di contentare ognuno nei limiti del
dovere, la affabilità, si è reso grato ad
ognuno. E' il terzo dei capitani che per tali
doti piacquero a Ragusa.
Cote di Cattaro.
Cattaro, 7 decembre (ritardata.)
Saldati i conti collo Starina Bokelj e messe
quindi le cose al loro vero posto, eccomi a
darvi ulteriori dettagli sulle nostre. elezioni
comunali, dettagli però assai poveri ; dacché
come vi scrissi gli autonomi stessi erano di-
visi in due campi, per cui la questione nel
suo complesso è di una natura molto delicata,
nè io voglio eoi miei carteggi accendere la
scissura. Per me I' ideale d' ogni buon pa-
triota — e questo si vanta di essere il vo-
stro corrispondente — dovrebbe essere quello
di cercare in ogni modo di affratellare tutti
gli autonomi, onde uniti portare utili reali al
nostro partito da tante parti vessato e com-
battuto, per cui I' unione e la concordia in
questi momenti sono d' interesse supremo pei
dalmati, véramente tali.
10 però nutro la ferma speranza che quivi
tutti i nostri comprenderanno il bisogno di
un' azione comune e terranno quindi alto
il vessillo della dalmata autonomia e della no-
stra amata lingua italiana, di quella lingua
che noi bocchesi parliamo così bene e mercè
la quale il nostro nome è conosciuto in tutta
1' Europa.
11 Comune è ora nelle nostre mani ; ed a-
desso spero si realizzerà il mio soguo .della
fondazione d' un Casino, o Gabinetto di let-
tura che si «ia, sogno eh' io già a lungo
trattai addietro qualche mese in un mio car-
teggio, dacché, se i croati hanno la loro so-
cietà ed i serbi la loro, è ben giusto e dove-
roso che anche noi autonomi fondiamo un
sodalizio di lettura e di unione sulle cui porte
possa sventolare il nostro vessillo azzurro colle
tre teste di leopardo.
All' opera, o patrioti cattarmi, e V intero par-
tito autonomo dalmato ci sarà grato.
X
Delle elezioni del primo e terzo corpo non
vi parlo, dacché già i giornali ne parlarono
abbastanza.
I croati però cantavano vittoria su tutti i
tuoni, mentre in realtà avevano vinto — col-
1' aiuto sempre degli autonomi — nel solo
primo corpo. Siccome però nel terzo corpo
non era stato eletto che un solo croato, il dr.
Giunio, e siccome i giornali croati cantavano
vittoria anche per quel corpo, si riteneva che
potesse essere favorita per queste benedette
questioni di religione la formazione di un'am-
ministrazione croata e che forse si volesse far
nominare un podestà croato ; e ciò tanto più
che il d.r Giunio faceva capire di avere grandi
speranze.
Le eiezioni del secondo corpo vennero an-
nullate. 1
I serbi, onde far capire eh' essi non fanno
questione religiosa, si accordarono di votare
per dodici cattolici, però autonomi.
La cosa riuscì e non vi furono rieor*i.
Venne indetta giornata pella nomina del
podestà e dell' amministrazione.
I candidati al posto di podestà erano due:
Natale Pasinovich e Giuseppe d.r Pezzi, au-
tonomi entrambi, «d il primo già benemerito
podestà.
Dico candidati al partito di podestà non
perchè essi lo volevano essere, ma perchè ne-
gli autonomi vi erano due correnti, una cioè
favorevole al Pasinovich ed una al d.r Pezzi.
Per non dare però il triste spettacolo di es-
sere discordi anche nella nomina del podestà,
gli autonomi tutti si unirono in un solo fascio,
e, dimenticate le vecchie discordie, votarono
compatti pel d.r Giuseppe Pezzi, che a voti'
unanimi quindi riesci eletto podestà.
In quest' incontro il nostro partito si mo-
strò disciplinato, e fece molto bene, meritan-
dosi il plauso di tutti gli autonomi della pro-
vincia.
Si fecero quindi le elezioni degli assessori,
e ne uscirouo, come ben già lo sapete, cinque
autonomi ed un croato nella persona del d.r
Giunio e questi quale terzo assessore.
I croati nel consiglio sono in piccolissimo
numero e tutti, meno Giunio, impiegati.
Insomma la vittoria fu nostra su tutta la
linea ed il partito autonomo deve rallegrarsene.
Ora vogliamo sperare che uniti e compatti
lavoreranno tutti pel bene del pae»e e della
nostra causa, rispettando la lingua italiana.
II partito autonomo negli ultimi tempi ha
subito sconfitte e disillusioni non poche per
cui la vittoria nel nostro Comune ci rallegra
viemaggiormente e ci fa pensare che colf u-
nione e colla disciplina possiamo vincere an-
cora molte battaglie. X
Come già ebbe ad annunciare il vostro
giornale, l'i. r. capitano distrettuale Maroicich
venne trasferito e quivi viene il Ragazzini.
Il Maroicich era poco amico degli autonomi,
per cui la sua partenza non ci addolora troppo:
d' altronde viene sostituito dal Ragazzini, che
conosciamo e che lasciò buona memoria
tra noi.
X
Abbiamo anche il nuovo vescovo nella per-
sona del d.r Giuseppe Marcellich : lo dicono
croato delia Katolička; noi, però, speriamo
eh' egli come vescovo dimenticherà le preoc-
cupazioDi politiche per essere solamente il
nostro pastore. Ed in questa speranza lo salu-
tiamo. X. y.
La rovina di un distretto.
Ver gora«, 18 decembre.
In seguito ad alcune lagnanze, prodotte dal
signor Paolo Fraoich e compagni alle compe-
tenti autorità, nonché ad una lagnanza innal-
zata a S. M. l'imperatore contro I' attuale
amministrazione comunale, venne finalmente
dall' i. r. capitanato distrettuale di Macaraca
rilasciata in lingua slava la seguente evasione,
che poi venne tradotta in italiano:
Signor Paolo Franich e compagni di Ver-
gora».
In seguito al riverito decreto 8 gennaio
1892 n.o 177 dell' eccelsa Luogotenenza ed in
evasione parziale della lagnanza 15 agosto
1890 inalzata a Sua i. r. apostolica maestà ed
abbassata a questa parte col riverito decreto
8 ottobre 1890 n.o 18359 dell'eccelsa i. r.
Luogotenenza in Zara e ad altre consecutive e
relative lagnanze inalzate riguardo a codesta
amministrazione comunale; dopoché quest i. r.
capitanato distrettuale ha fatte le necessarie
e dettagliate investigazioni, le dà a cognizione
quanto segua:
Che le annue spese comunali non importano
20.000 fiorini e che le addizionali comunali
non arrivano a! 300 per cento, perchè, come
risulta dal decreto 28 dicembre 1891 n.o 591
dell' eccelsa Giunta provinciale, diretto all' ec-
celsa i. r. Luogotenenza, la spesa media per
gli anni 1888, 1889 e 1890, importava 13.793
fiorini all' anno e 1' addizionale sopra l'impo-
sta diretta era nel medio del 155 per cento,
mentre nelle sole frazioni comunali di Ravca
e Poljica importava nell' anno 1889 1' addi-
zionale comunale del 300 per cento, che di-
pende dalle miserabili circostanze nelle quali
quelle frazioni si trovano;
Che tanto contro il preventivo, quanto con-
tro il conto finale degli anni suddetti, non
venne presentato alcun ricorso;
Che 1' erbatico si pagava per testa di mi-
nuto bestiame dai 10 ai 40 soldi e pei buoi
e cavalli si pagavano 80 soldi per testa;
Che 1' anno 1891 venne nominato il medico
comunale, il quale anche al dì d' oggi si trova
in servizio ;
Che il servizio di polizia è affidato alla
ronda locale, la quale soddisfa ai servizio pub-
blico per la conservazione dtdla pace e del-
l' ordine pubblico, e tanto più, inquautochè,
nel distretto comunale di Vergoraz, esistono
due i. r. appostamenti di gendarmeria per la
sicurezza pubblica;
E' vero che 1' illuminazione del luogo non
è sufficientemente regolata; ma pur esiste e
corrisponde fino ad un certo punto alle esi-
genze del luogo;
Che la scarsezza d'acqua, sebbene si possa
ascrivere in parte al poco interesse dei fattori
locali, dipende principalmente dalle circostanze
climatiche del luogo e che il comune è in
procinto, come già ha incominciato, di ripa-
rare anche a questa mancanza;
Che, riguardo la regolazione delle acque in
Jezero e Rastok, durano ancora le ispezioni
tecniche sotto la direzioue del governo.
In quanto poi si tratta della conservazione
ed allevamento dei boschi comuuali, dall' in-
formazione dell' intenditore forestale risulta,
che i medesimi si trovano in uno stato sod-
disfacente e che l'autorità competente ha
sempre agito contro i trasgressori a sensi
delle vigenti norme di legge, tostochè le giun-
geva a cognizione che qualche danno veniva
fatto ;
Che in verità dall' anno 1886 emigrarono
da Poljica sei e non due famiglie in Erze-
govina, e ciò per migliorare il proprio stato;
mentre con questa emigrazione 1' amministra-
zione comunale non sta io nessuna conci-
sione.
Riguardo poi agli altri punti delie menzio-
nate lagnanze, le si fa noto, che durano an-
cora le relative investigazioni.
Macarsca, 18 marzo 1892.
I. r. capitano distrettuale
Blessich.
Ebbene: noi ora dobbiamo fara qualche mo-
derata osservazione su ogni singolo punto di
quest'evasione per chiarire tutto quello che
alle autorità competenti, ad onta di minute
ricerche, non riuscì chiaro finora.
Non è. vero che la spesa annua comunale
non superava in media 13.793 fiorini per gli
anni 1888, 1889 e 1890, perchè in primo
luogo il deputato signor Sarich, nell' anno
1888, incaricato da uno di noi di vedere presso
la Giunta provinciale quale fosse la spesa co-
munale, ci portò la notizia che la spesa co-
munale per quell' anno superava i 20.000 fio-
rini. Secondariamente, perchè le addizionali da
noi non sono mai inferiori al 210 per cento
ed ascendono anche al 300 per cento ; quindi,
in media, dal 210 per eento al 300 per cento,
dovevano darci una somma superiore ai 13.793
fiorini, come pure un' addizionale superiore in
media al 155 per cento. In terzo luogo per-
chè, se sopra le medie addizionali del 155 per
cento si potevano spendere 13.793 fiorini, è
chiaro che sopra le solite addizionali del 210
per cento si potevano spendere fiorini 18.687:29
e sopra le addizionali del 300 per cento si
potevano spendere fiorini 26.696:13, che, com-
preso il 155 per cento, ci darebbero la spesa
di 20.000 fiorini circa: e se tale doveva es-
sere la spesa annua, tale, se non maggiore,
doveva essere anche l'introito. Dal quarto lato
poi perchè quest' amministrazione comunale ha
pubblicato nel Narodni List del 20 gennaio
a. c. n.o 4 che l'introito complessivo comu-
nale non supera la somma di fiorini 6.201:91
e che la spesa comunale annua non supera la
cifra di fiorini 4.630, onde risulterebbe, fra la
spesa dimostrata dal comune e quella contem-
plata dall' evasione' suesposta, una differenza
di fiorini 9.163, che crediamo non fosse tanto
microscopica da non poter essere veduta dalla
Giunta provinciale. Noi crediamo che la spesa
dimostrata dal comune doveva assolutamente
combinare con quella dimostrata dalla Giunta
provinciale, ammenoché una o I' altra non
fosse inesatta, ciocché supponiamo di en-
trambe.
Ci si dica ora un poco: se il comune non
introitasse che soli fiorini 6.201:91 e non
spendesse più di fiorini 4.630, d' onde a-
vrebbe potuto presentare alla Giunta provin
ciale il conto di 13.793 fiorini dì spesa an-
nua? — Da ciò si deve desumsre che: o il
comune speude in più dalla propria saccoccia
fiorini 7591:09, ed in questo caso, infatti, la
sarebbe un' opera misericordiosa, della quale
dubitiamo moltissimo; o che esso divora i
fiorini 7591:09, gettandoci polvere negli occhi
col dire che non introita più di fiorini 6.201:91.
Ma, da tatto ciò, anche risulta la possibilità
che il comune si serva di falsi e doppi conti;
e che sugli uni introiti quanto gli pare e
piace e gli altri produca alla Giunta provin-
ciale, facendo vedere una spesa pari all' in-
troito; giacché non vogliamo credere, come
pur si vocifera, che la Giunta provinciale pro-
tegga a spada tratta il comune.
Noi, ad ogni modo, ci meravigliamo che
non sia stata fatta niuna osservazione su que-
sta enorme differenza. Ma come ? Non bastano
gli occhiali e ci vuole un telescopio per os-
servar bene queste masse enormi di cifre?
Come mai da un introito di fiorini 6.201:91
ti poteva presentare una spesa di fiorini
13.793? Sarebbe lo etesso che crearo dal
nulla i firmamenti o da zeri gì' intieri, oppure
con un soldo fabbricare un palazzo che venga
a costare 50.000 fiorini, ciocché è impossibile.
Ma i nostri amministratori sono un po' mi-
racoloni; e noi seguiteremo, nel proasimo nu-
mero, a discuterli.
-*tw* —^
UOMINIJE COSE
r- Biimarok a Fiume. — Nei cir-
coli aristocratici di Vienna si. assicura che i
prineipe di Bismarck nella seconda meta del
maggio, anno venturo, si recherà a Fiume e
sarà ospite per più settimane del conte Hoyos,
saocero di Erberto Bismarck.
— I disoccupati. — Al comizio dei
disoccupati di Vienna, domenica, I' operaio
Polzsr disse: „Oggi è l'ultima volta che si
riunisce un comizio indipendente di operai di-
soccupati, essendo inutile. Noi dobbiamo di-
mostrare, ma non più davanti al municipio o
al parlamento per romperci la testa. Ci sono
altri edilìzi e ce ne sono abbastanza !"
— La miseria. — Ecco una parola spa-
ventosa, che esprime un fatto anche più spa-
ventoso. E la miseria signoreggia più che mai
fra gli operai, dei quali di coutinao si parla
e pei quali pur si dice ognora di voler far
tanto, affine di sollevarli dalle loro angustie.
In questo momento il lavoro manca nei cen-
tri principali e più ricchi di Europa a migliaia
di operai. Nella nostra piccola città, ove tutti
mangiano bene e adesso è un tripudio ga-
stronomico, non si ha neanche una pallida i-
dea delle grandi miserie.
A Londra ogni giorno si accresce il nu-
mero degli operai disoccupati. In un meeting
tenutosi l'altro giorno sulla spianata della
Torre di Londra è stato annunziato che quin-
dicimila operai morivano di fame. La loro
miseria è tale, che tanti sarebbero disposti a
vendere i loro figli.
A Berlino più di duemila operai seuza la-
voro si »ono riuniti in una birraria, per veder
modo di provvedere pane in questo inverno
alle parecchie migliaia di operai disoccupati.
Nel reeto dell' impero tedesco le cose non
vanno altrimenti ; nella città di Manhein tre-
mila operai sono senza lavoro affatto.
A Parigi la miseria si spanda fra gli splen-
dori della seducente metropoli della Francia.
Il dottor Bertillon ha testé pubblicata una sta-
tistica degli infelici morti in Francia, in un
eolo anno, di fame e d'inedia.
Ecco le desolanti cifre :
26,000 vecchi;
66,000 fanciulli al di «otto dei quindici
anni ;
44,000 adulti;
In totale 136,000 vittime della fame.
E questo accade io uno dei paesi più ric-
chi del mondo! Sono questi gli spettri, dav-
vero spaventosi, che si presentano sull' inizio
dell'inverno al cospetto di una società, che si
decanta condotta all'apice d'ogni prosperità
materiale e d'ogni pubblica ricchezza!
— Il successore di Leone XIII.
— Un redattore del Parlamento ha avuto
una lunga intervista con un autorevole per-
sonaggio del Vaticano. Il giornalista gli ha
chiesto che cosa sapeva del conclave, e che
cosa pensava del futuro papa.
Ecco il brano dell'intervista:
— E di questo conclave?
— Molte sono le voci, e molte le suppo-
sizioni errate. Io vi dirò — da oggi — che
il futuro papa sarà il cardinale Serafino Van-
nutelli.
— E perchè?
— Perchè egli è il solo possibile alla cat-
tedra di S. Pietro. Oggi i cardinali francesi
non sono che sei e gli spagnuoli due: poi-
ché i tedeschi sono col partito non intran-
sigente e gli americani non potranno per la
distanza intervenire, è certo che ir nuovo eletto
sarà italiano.
— Ma di papabili italiani se ne contano
parecchi.
— Non quanti credete ; fino a non molto
tempo fa erano in predicato gli eminentissimi
Schiaffino, Battagliai, Sanfelice e Capecelatro:
ma i primi due sono morti, e della morte
dello Schiaffino è meglio non parlare e non
sollevare la pietra che ne copre f avello: gli
ultimi due sono oggi sfatati, ed esssi stessi
devono riconoscersi impari all' alto grado.
Non resta dunque che il Vannutelli.
— E per qual ragione?
— Perchè egli è un uomo di cuore e di
ingegno.
— Il padre Cristoforo. — Certo
don Lucchini di Cremona in un recentissima
opuscolo documentato dimostra che il padre
Cristoforo dei Promessi Sposi è un Ludo-
vico Picenardi di Cremona.
— Municipio che non riscuote
le imposte. — Il municipio di Wresho-
witz, in Boemia, ha deciso, all'unanimità, di
non riscuotere più 1» imposte a cominciare
dal -nuovo anno, perchè non si crede in do-
vere di fare gli interessi del governo.
20.000 lire pel Carnevalone.
— Il comitato milauese poi Carnevalone s' è
messo all' opera lavorando indefessamente.
Fioora raccolse dagli esercenti 20,000 lire
e eonta di raccoglierne altre.
Una sua rappresentanza si recherà dal sin-
daco di Milano per ottenere col suo intervento
che si dia una rapprasentazione alla Scala a
beneficio del fondo pel Carnevalone.
Nella lista del comitato stanno fra altri i
pittori Campi e Taddio, lo scultoie Galli,
Eizzardo, il Sormaai e altri molti.
Uno dei concetti prevalenti è quello di
allestire e incoraggiare un gran numero di
carri con getto, essendo questa la speciale
caratteristica del Carnevalone.
Vi saranno inoltre rappresentazioni teatrali
sulle publiche piazze, illuminazioni e fuochi
d' artifìcio, compresa l'illuminazione fantastica
del Duomo, uno spettacolo notturno all'Arena.
Si parla anche di un gran corso in bianco:
tutte feste che verranno ripartite negli otto
giorni della settimana grassa.
— Il paese dei serpenti. — I din-
torni della città di Pinkville, nello stato del-
l'Oregon, sono pieni di serpenti. In una pas-
seggiata di un chilometro si incontrano fino a
mille serpenti di diversi colori e lunghezze,
da sei pollici a sei piedi (due metri.) Gli
abitanti del paese vietano di uccidere quei
serpenti, e perfino di far loro il minimo male.
Del resto, sono affatto innocui, e i ragazzi
non hanno paura di giuocare con essi. Il fa-
vore di cui godono i serpenti a Pinkville si
spiega col fatto che distruggono milioni d'in-
setti nocivi all' agricoltura.
— Per finire. — A proposito di ser-
penti.
Puntolini, in un serraglio, è io estasi da-
vanti a un magnifico iettile impaglialo. Ma
non ne ricorda il nome.
— Il serpente .... il serpente ....
La suocera, eh'è con lui, si tocca sorri-
dendo il boa, che le cinge il collo.
— Ah, si! il serpente suocera!
—. —
LA CRONACA
Un memoriale. — L' egregio A. Nani,
membro del consiglio scolastico locale, ha
inviato a S. E. il ministro dell' istruzione
pubblica un dettagliato memoriale sulle con- ,
dizioni infelici della nostra scuola popolare
maschile.
Se ciò può interessare mediocremente il,
signor Danilo — molto preoccupato dalla po-
litica radicale — interesserà, ne siam certi, '
S. E. il ministro. •K
Pensionamento. — Veniamo a ri-
levare che 1' egregio consigliere d'appello
Massimo Castelli, dietro sua domanda, venne
pensionato.
E' un altro integerrimo funzionario, che
si allontana dal servizio, lasciando il supremo
dicastero giudiziario privo d'una valida forza.
Egli se ne và modesto e senza onori, la-
sciando però di sè larga memoria di onesti
e proficui servizi, prestati alla magistratura
dalmata.
Ciò gli sia di intimo e sereno conforto,
nell' attuale suo stato di riposo.
I*e campane. — La fabbriceria di
questa metropolitana, che — animata e sor-
retta dall'indimenticabile arcivescovo Mau-
pas, vero pastore e tenero padre del suo
popolo — con lodevole coraggio concepì l'i-
dea di completare il campanile e che in poco
più di un anno e mezzo ne condusse a ter-
mine la torre, sul progetto del valente ar-
chitetto Jackson, volle che le campane fos-
sero corrispondenti alia superba mole. „
Le cinque campane fuse da Edoardo Col-
bacchini nell' anno 1860 lasciavano molto a
desiderare dal lato dell'accordo. Collocate
nell' unico piano allora esistente e sepolte
per così dire fra le case, potevano passare,
perchè nel frastuono non tutti si accorgevano
del disaccordo. Dovendo però a campanile
ultimato essere collocate nel quarto piano,
la fabbriceria pensò che la disarmonia sa-
rebbe riuscita sensibile, e deliberò quindi di
farle rifondere nella rinomata fonderia di
Giovanni Battista Depoli a Gorizia. Le cin-
que campane, nei tuoni do, re, mi, fa, sol,
coli' aggiunta di poco più di cinque quintali
di metallo, furono portate nei tuoni si, do,
re, mi, fa; "e quindi riuscirono più grandi.
Lunedì sono arrivate qui e martedì furono
benedette da monsignor arcivescovo coli' in-
tervento dell' intero capitolo, della fabbriceria
e di molto popolo, nel cortile fra la chiesa
ed il campanile. Venerdì le cinque campane
saranno innalzate nel quarto piano del cam-
panile e collocate sopra un' armatura di re-
cente sistema, snella, solida ed elegante. La
vigilia di Natale avremo anzi il piacere
di udirne il concerto, che, da quanto ci vien
detto, sarebbe perfetto.
Le cinque campane portano i nomi dei
santi protettori della città e della provincia.
S. Anastasia, S. Donato, S. Grisogono, S.
Simeone e S, Girolamo, e sono veramente
belle.
La prima campana in si è dedicata a S.
Anastasia e porta questa invocazione in ri-
lievo :
S. Anastasia Fcclesiam protege tuam.
La seconda campana in do è dedicata a
S. Donato e porta questa invocazione :
S. Donate cives protege tuos.
La terza campana in re è dedicata a S.
Grisogono, colla scritta:
S. Chrysogone domus protege nostras.
La quarta in mi è dedicata a S. Simeone e
reca :
S. Simeon senes et pueros serva incolumes.
La quinta campana in fa è dedicata a S.
Girolamo e ha, in rilievo,-l'inscrizione:
S. Hieronyme Dalmatas protege tuos.
Campane zaratine, proprio, e dalmate
schiette.
Sia lode allo zelo della locale fabbricf
che desideriamo non si arresti nell' opera,
ma faccia iì possibile di ultimare nel nuovo
anno la piramide, che tutti vorrebbero veder
sormontata dalla statua della protettrice
della città S. Anastasia.
Siamo sicuri che i cittadini, i quali non
possono non ammirare il buon uso assai in
breve tempo fatto dalle generose oblazioni,
contribuirebbero volentieri un obolo nuovo
per la spesa della piramide e della statua,
in uua colletta che eccitiamo la fabbriceria
di far quanto prima.
Camera di commercio. — Nella
seduta di ieri a sera — dietro mozione del-
l'on. Trigari, che volle riconosciuti i meriti
proficui e lungamente durati dell' uscente
segretario d.r Giacomo Ghiglianovich — la
nostra Camera di Commercio votò allo stesso,
ad unanimità, un atto di ringraziamento e di
plauso.
Anno XXYIII. ZARA, Mercoledì 27 Settembre 1893.
-. i . il- —a ni» sài • i i • gaa
1 nn m fumerò 77.
IL
ASSOCIAZIONE.
DALMATA JL# JL JL • é JL f JL JL Jk. ^JL JL 1m.
P«r Zara fi«r. 8 Hiicieipatament«, semestre 6 trimestr* in proporziono.
Ptr l'impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:50, trimestre fior. 2:50
Per gli Stati appartenenti all' Unione postale fior. 12 all' anno, semestre •
trimestre ili proporzione. F«>r gii Stati non appartenenti ali'unione postale
fier. 8 e di più l'aumento delle spete postali, semestre e trimestre io
proporzione.
Un nimor* ««parato «otta soldi IO. — Un numero arretrato soldi 16.
WBBWWMBBBKMMBBBMHgMHWg^jWM^fffMff^fyffgr^^- •ncnpKVK^r^ «fra*»»» rwisrr.
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il mercoledì e il sabbato.
Ufficio di Redazione in Casa Trigari » Piazza dell'Erbe.
INSERZIONI.
Le Mieeiazioni e gli importi di denaro, in assegni pestali, si dirigano
all'amministrazione del DALMATA in Zara. Chi nen respinge il foglio dopo
seadat» 1' associazione s'intende obbligato per il trimestre susseguente.
Le eorriepondenze devono dirigersi affrancate eselusivamente al redat-
tore. Le lettere non affrancate saranno respinte. I eomunioati «i inseriscono
al prezzo di soldi IO la linea, carattere testino. Avvisi ed inserzioni a prezzo
moderato da convenirsi. — 1 manoscritti nen si restituiscono.
PARTITO 0 FAZIOSE?
Vi fu un tempo ìq cui, ad indicare
la prevalere tendenza del sedicentesi
partito croato a tutto concentrare in
se, uffici politioi ed amministrativi, o-
nori e favori, si era fatto uso dalia
parola consorteria. Oggi quella parola
non basta più, e queila tendenza ha
ingenerato abitudini ben più tristi e
perniciose.
Ed è così. À scadenze fisse si spezza
e si divide il panettone degli assesso-
rati provinciali, e, da una lunga serie
d'anni, costantemente fra gli stessi
capoccia croati. Poi, a supplenza di
un mancato assessorato, s istituisce in
tutta fretta un lauto segretariato. Alie
comuni spadroneggiano croati, scialando
da podestà, da assessori, da segretari,
da scritturali e magari da guardie.
Agli ospedali gli amministratori, i com-
primari, gì' infermieri sono del pari
—• tranne assai rare eccezioni — croati
e lautamente stipendiati. Gi' istituti di
pubblica beneficenza in provincia affi-
dati a croati e beneficanti quasi esclu-
sivamente altri oroati. Le scuole eroa-
tizzate tutte, o quasi tutte, e 1' educa-
zione abbandonata a professori e a
maestri, che, per lo più, educano la
gioventù all' amore verso Croazia e al
dispregio verso le altre nazionalità. La
chiesa mascherata a croaiismo da fa-
natici ministri del vangelo croato. La
religione divenuta fomite di discordie
ed odi cittadini a vantaggio del croa-
turne indigeno.
Al partito consorteria tennero die-
tro le consorterie-gruppi, le bande di
ventura parlamentari ; e, dopo aver
tutto ottenuto, non si cerca più il mo-
nopolio dei soliti benefici; masi fa una
speculazione pel conseguimento di utili
diretti ed indiretti,
E' ftosì che si è verificata la scis-
sura tra oroati e serbi e 1' uscita dei
secondi dalle file dall'originario partito
nazionale slavo. E' così che poco a
poco tra le stesse file del partito croato
sono sorte le gelosie del primato e si
sono formati i gruppi degli opportu-
nisti e dei radicali. E' così che gì' in-
censati fino a ieri dal Narodni List
sono oggi stati fatti segno a quelle
accuse che da parte nostra erano state
sollevate da vent'anni e che lo stesso
Narodni List tacciava allora di men-
dacio.
Attualmente poi pei croati è dive-
nuta una necessità 1'affermare in ogni
e qualunque occasiona il croatismo
dc'.la Dalmazia; ed alle vecchie ten-
denze si è aggiunta quella di elimi-
nare, con qualunque pretesto, tutti gli
altri partiti politici della provincia.
Poco importa, che un partito non sia
che una frazione di un tutto, perchè i
croati in Dalmazia vogliono, ad ogni
costo, essere questo tutto. L' orgoglio
e l'usurpazione, onde sorgono tali i~
dee o che danno l'impronta della fa-
zione ad ogni partito politico aspirante
all' esclusivismo, sono per essi natu-
ralissima cosa.
Sa così non fosse, non avrebbero
spogliato gì' italiani ed i serbi di ogni
libertà ; non avrebbero, al pari d'ogni
fazione, proclamato il trionfo dell'e-
goismo e l'usufrutto dello stato a pro-
prio vantaggio.
La caccia all' italiano non è un me-
rito esclusivo di Aigues-Mortes ; ma il
brevetto d'invenzione spetta invece a
quello che da noi s'afferma partito croato.
Informino all'uopo le violenze un giorno
perpetrate sui marinai del Mozambano,
le persecuzioni ai pescatori chiog-
giotti, la fine miseranda di Pio Pa-
dovani, gli oltraggi di ieri contro gli
italiani regnicoli.
Ovunque i partiti politici, quelli che
sono tali nel vero e legittimo loro
senso, non escludono gli altri partiti.
Dalle loro lotte 3i ha, in altri paesi,
argomento di vita sana e forte, per-
chè traggono in luce forze da prima
sconosciute.
Da noi all' opposto il sedicentesi
partito croato nella lotta accanita con-
tro gli altri partiti, si studia costante-
mente e rigidamente non solo il modo
di tenerli sempre lontani dalla cosa
pubblica, ma di negar loro perfino
f esistenza.
E' questa una teoria che anzi forma,
per dir così, un articolo del credo di
quegli uomini politici, i quali per tal
modo servono egregiamente il proprio
egoismo ed i propri vantaggi perso-
nali. Il fine all' uopo santifica ogni
mezzo, e quindi l'arma loro non può
essere altra che 1' impostura e la ca-
lunnia. All'uopo, il già tristamente ce-
lebre d.r Bulat, nel suo organo, man-
tenuto a spese dei contribuenti della
povera Spalato, ci ha dato delle prove
non dubbie sulla natura di tali armi.
Ai bagordi rientrati di Ragusa e di Knin,
il d.r Bulat — il liberale d.r Bulat!
— vorrebbe far susseguire pegli italiani
e pei serbi le delizie delie baionette.
Le violenze dei croati d'oltre monte,
perpetrate a Zara, farle premiare collo
sfascio di quel Comune o collo stupro
della più balla sua caratteristica, l'au-
tonomia.
Ma l'irrequieto d.r Bulat, e con
esso tutti i suoi aderenti politici, hanno
ragione! A Zara, a Knin e negli altri
paesi, nei quali la rappresentanza cit-
tadina è ancora nelle mani d'italiani
o di serbi, non siedono al potere pre-
potenti dilapidatori, o vanitosi citrulli.
Le casse comunali quivi non sono an-
cora vuotate. Per essi quindi, che re-
sistono alla malsana corrente dei tempi,
le baionette e i rigori.
Il potere non può, nè deve restare
nelle mani di chi non è fazioso croato,
GÌ' italiani ed i serbi non sono croati,
sono quindi felloni. I fedeloni, all' op-
posto, crescono e si moltiplicano, alla
foggia di funghi, sotto l'albero dei
diritto storico croato, tanto al di quà
non meno che al di là della già nota
barriera. Diritto storico quello degli
uni quanto quello degli altri, ma senza
il correlativo dell' obbligo, almeno in
apparenza. Diritto nei croati di Croa-
zia di staccarsi dal nesso dell' impero
e rendere schiava la Dalmazia pur
staccata dal medesimo nesso, — di-
ritto nei croati di Dalmazia di dare
alla lor volta 1' addio all' Austria per
passare tra gli amplessi di Croazia
emancipata. Diritto adunque 1' uno e
1' altro di rapina e d' alto tradimento.
Ma i felloni siamo noi ed i serbi! I
partiti veri e legittimi, quali l'italiano
ed ii serbo, possono, anzi devono, in
Dalmazia destare apprensioni; la fa-
zione croata non mai. X.
—
Il diritto di riunione
(Dalla Neue freie Presse).
Con la notificazione della direzione di
polizia di Vienna, testé publicata, viene com-
pletata con una serie di presemi oni la legge
di riunione, la quale per le riunioni sottratte
al controllo dell'autorità nuli'altro richiede
se non che siano ristrette a persone invitate.
Secondo tale notificazione, d'ora in poi, chi
convoaa la riunione deve prima di tutto
presentare un elenco degli invitati. Da quel-
l'elenco deve emergere che il numero de-
gl' invitati è limitato individualmente. Se
l'invito è diramato a intiere classi o cate-
gorie di persone, la riunione viene ad es-
sere una riunione accessibile alla generalità,
quando anche posteriormente i singoli par-
tecipanti vengano muniti di un viglietto
d'invito.
Chi convoca la riunione deve inoltre non
solo individualmente, ma ben anco di pro-
pria libera scelta designare le persone che
vuole ammettere e si spoglia di questa
scelta affidando ad altri fattori la designa-
zione delle persone da invitarsi
Se ad una pluralità di persone non indi-
vidualmente determinata, come sarebbe a
consenzienti politici, s'indirizza l'invito a
nominare delegati ad uua riunione, ai quali
il convocante si dichiara pronto a rimettere
viglietti d'invito, tale riunione, benché ri-
stretta a queste persone, viene trattata come
accessibile alla generalità.
Infine chi convoca è tenuto a conoscere
i partecipanti alla riunione almeno tanto da
poter confermare con sicurezza, in base al-
l' invito, 1* identità degl' invitati.
E tutto ciò si esige, non già in base ad
un'ordinanza d'esecuzione emanata dal mi-
nistero, ma unicamente mediante l'interpre-
tazione della legge! Bagta soltanto rendersi
un chiaro conto della portata di queste di-
sposizioni, per ammirare la fecondità di que-
sta interpretazione.
A voler osservare esattamente le suespo-
ste prescrizioni, il borgomastro di Vienna,
che offre ogni anno al palazzo municipale
una serata di ricevimento, alla quale sono
invitate tutte le persone comunque notabili
di Vienna, dovrà annunziare questo ricevi-
mento come riunione „accessibile alla gene-
ralità", eventualmente tenerlo alia presenza
di un commissario di polizia, poiché in pri-
mo luogo bea difficilmente sarà in grado di
controllare, iu base al viglietto d'invito,
l'identità di ogni singola persona, non essendo
puoto possibile che egli le conosca perso-
nalmente tutte, e m secondo luogo ben dif-
eilmente curerà egli stesso ia compilazione
della lista delle persone da invitarsi, ma
affiderà la bisogna ad un impiegato, previa
spiegazione dei punti di vista che hanno da
regolare la scelta.
Per motivi di egual natura dovrebbesi
annunziare ali' autorità come riunione acces-
sibile alia generalità la serata di ricevimento
che il ministro dell' istruzione suol dare
quando si tiene un congresso scientifico a
Vienna, come, per esempio, avvenne in oc-
casione del congresso d'igiene.
Ma vi ha di più: chi dà un ballo di fa-
miglia ed invitandovi un amico, lo eccita a
condurre seco un paio di buoni ballerini di
sua conoscenza, farà bene ad invitare anche
la polizia, poiché ha, senza dubbio, fatto di-
pendere da un altro fattore la scelta delle
persone da invitarsi, e, per disgrazia, la
legge di riunione designa bensì espressa-
mente i divertimenti pubblici come esenti
dalle disposizioui della legge, ma non già
però i divertimenti privati. Anzi è discutibile
se chi, non conoscendo d'una famiglia se
non il capo, lo invita a mensa e lo prega
di condurre seco la sua famiglia, non con-
vochi con ciò una riunire non limitata a
partecipanti invitati, perchè, in primo luogo,
l'invito è diretto ad una „pluralità di persone
non individualmente determinata" e in se-
condo luogo perchè per l'identità della mo-
glie e dei figli dell' invitato egli altra garan-
zia non ha che ìs assicurazioue del suo amico,
specialmente poi se l'invito è fatto a voce
e non è quindi in grado „di confermare con
sicurezza e precisione f identità in base al
viglietto d'invito".
Noi non dubitiamo che 1' autorità di pub-
blica sicurezza non ispingerà l'esecuzione
della propria disposizione fino a tali estremi;
ma dove è il confine? Dov'è specialmente
per le riunioni il cui scopo non è esplicito
e s'aggira fra la conversazione e la seria
discussione ? Si pensi un po' ad un salotto,
nel quale non si parla soltanto dell'ultimo
lavoro teatrale e dell'ultima giornata di
corse, ma anche di politica e dove ad ogni
persona già presentata è tacitamente con-
cesso il diritto di condurre seco e presen-
tare forestieri.
E la notificazione della polizia di Vienna
si pubblica in un momeuto in cui l'opposta
interpretazione della legge di riunione pende
presso il potere relativo ; è stata già deli-
berata dalla Camera dei deputati e non ab-
bisogna che dell' approvazione della Camera
dei signori e della corona per ricevere forza
di legge!
Ognuno sa che la decisione della suprema
corte alla quale si richiama la polizia, fu
riconosciuta daila Camera dei deputati una-
nimemente quale una decisione che non
corrisponde uè alla lettera né allo spirito
della legge. Appena si conobbe quella deci-
sione, il deputato Pernerstorfer avanzò la
proposta di provocare una interpretazione
autentica della legge, per prevenire simili
decisioni; e quella proposta fu ritenuta cosi
straordinariamente necessaria ed urgente
che alla commissione incaricata di riferire
in proposito fu fissato un termine di quin-
dici giorni. In seno alla commissione stessa
non vi fu alcuna divergenza circa l'erroneità
delia interpretazione della suprema corte,
soltanto si fu discordi sulla questione se si
dovesse dare un'interpretazione autentica
dell'espressione di „partecipanti invitati" o
si dovesse senz'altro modificare la legge in
modo che non v'entrasse più quell'espres-
sione che dava adito a simili erronee inter-
pretazioni. E la Camera dei deputati, per
camminare proprio su terreno sicuro, si de-
cise per il secondo provvedimento, quantun-
que t' avesse proposto soltanto la minoranza
della commissione.
Tutto ciò è certamente noto all'autorità
eli Vienna e cionnonostante'easa Hiene cosi
poco conto dei convincimento unanime di
un intero fattore legislativo,, da non lasciar-
sene distorre dall' applicare ancora la legge
in senso opposto.
^jas^sE^r
CONFESSIONE
Colla proclamazione del presente
stato d'assedio in alcune località delia
Boemia, il conte Taafie ritenne indub-
biamente di aver posto un freno al-
l'agitazione dei giovani czechi, la quale
andavasi sempre più allargando nella
popolazione con minaccia di futuri danni,
non soltanto per il principio di centra-
lizzazione, ma per la sicurezza ed il
prestigio stesso dello stato, che noi prin-
cipio dinastico trova la sua più solida
base.
Non si può negare che il movi-
mento czeco era giunto a tale punto
di au iacia da non poter lasciare impas-
sibile ed inattivo un governo, a cui spetta
il mantenimento dell'ordine e della pu-
blica tranquilità; se non che la sospen-
sione di alcuni diritti costituzionali nella
Boemia, a nostro modo di vedere, venne
in mal punto, ed ove pure raggiun-
gesse lo scopo suo, cioè l'attenuamento
del movimento czeco, riuscirebbe fatale
all'autore, imperciocché il conte Taaffe
ricorse ad una misura eccezionale, che
è simultaneamente la condanna dell'a-
gitazione czeca e della sua stessa po-
litica.
Infatti, se in un periodo di quat-
tordici anni di governo, che doveva
esclusivamente essere informato dal prin-
cipio della riconciliazione, la principale
questione nazionale, quella degli czechi,
si venne di tanto impeggiorando da
rendere necessaria la poignée de fer del
Taaffe, questo fatto documenta l'in-
sucesso del presidente dei ministri, il
quale colla stessa, misura di rigore
confessa ora la impotenza del suo pro-
gramma, confessa, cioè, qualmente
il principio della riconciliazione fosse
un postulato di apparente splendore,
ma nel fatto si sia ridotto a rendere
la piaga di natura ancora più maligna.
Ora, secondo le norme costituzionali
e parlamentari, quando un ministero
viene meno al principio che contras-
segnò il suo avvento al potere, è co-
stretto a ritirarsi. Ma, nella Cisieitania,
questa norma parlamentare segna tali
deviazioni, che si potrebbe dubitare
v'abbia mai esistito; e, senza ricor-
ìere agli esempi negativi dei passati
ministeri, possiamo rilevarla dall'attuale,
il quale oggi si posa appunto sui fram-
menti del proprio programma.
Diciamo frammenti, imperciocché
quanto promettevasi nel programma del
1879 fallì alla prova; fallì, non solo il
principio della riconciliazione, ma pure
il principio del ministero, che pro-
metteva di tenersi al di sopra dei
partiti, mentre in realtà cercò il con-
tatto persino col gruppo antisemitico.
Il ministro Taaffe deve aver fatto
sentire il suo pugno di ferro alla na-
zione czeca a malincuore, perchè indub-
biamente intuiva che quella misura
era arma a doppio taglio, che, più
dei giovani czechi, feriva di profonda
ferita il ministero.
Ora il fatto delia proclamazione dello
stato d' assedio in Boemia verrà cer-
tamente a proiettare un' ombra sul
Reićhsrath, nè sarebbe esolusa la pos-
sibilità che esso divenga ia questione
intorno cui si svolga una di quelle
ardenti lotte parlamentari, alle cui
conseguenze oramai difficilmente si po-
trebbe sottrarre il Taaffe.
Difatti il presidente dei ministri au-
striaco non attinge forza da una solida
e compatta maggioranza, con cui po-
trebbe sfidare le ire delle minoranze
coalizzate; la sua maggioranza, a cui
dovevano partecipare il club Hohen-
wart, il Polsky Club e le sinistre riu-
nite, si trova ancora in uno stato em-
brionale e nulla fa credere che possa
divenire un perfetto organismo.
Nel frattempo inoltre abbiamo avuto
una manifestazione, che potrebbe far
ritenere il conte Taaffe manchi di quella
assoluta fiducia della corona che for-
mava, fino ad ora, il suo più valido
appoggio, onde poteva sostenere attac-
chi di opposizione, coalizione di mino-
ranze, deficienza di una solida mag-
gioranza, sicuro di se, perchè lo inga-
gliardiva contro queste ostilità del par-
lamento la fiducia del sovrano : ed
anzi nei momenti più difficili, quando
le onde della tempesta parlamentare si
facevano più grosse ed agitate, egli
soleva ricorrere a questo porto di sa-
lute della fiducia della corona, dovo
sfidava gli elementi scatenatisi contro
di lui.
Non oseremo dire propriamente che
venga ora di colpo a mancare questo
unico puntello al Taaffe, che abbia,
cioè, del tutto perduto ia fiducia della
corona: ii fatto però dell'allocuzione
dell'imperatore alla deputazione a Ja-
roslau, ma specialmente lo spiccato
favore accordato al luogotenente della
Galizia, conte Badeni, oi sembra assai
sintomatico, accennandoci al successore
del Taaffe.
Forse verrà fatto al conte Taafie
colla sua nota abilità di mantenersi
ancora, ma però in una serio di fatti
e di incertezze ci sembra di scorgere
i seguì precursori della catastrofe e di
capire come il oiclo del conte Taaffe sia
ormai compiuto.
—
„Folklore" italiano
Tempo fa abbiamo annunzialo che si stava
costitupodo a Roma, sotto la direzione dell'il-
lustre prof. Angelo de Gubernatis, una società
del folklore italiano, cioè una società nazio-
nale per U tradizioni popolari italiane.
Da una circolare testé ricevuta rileviamo
con piacere, che la società stessa ora può
dirsi un fatto compiuto. Infatti il prefato pro-
fessore ha la viva sodisfazione di poter affer-
mare che il giorno 10 audante erano già su-
perate le 500 adesioni da lui desiderate per
muovere il campo, e porre auimosamente mano
al grande monumento che ora potrà veramente,
col concorso di lutti i migliori italiani, eri-
gere alla tradizione popolare italiana. Le
prime adesioni volute non solo gli souo giunte,
ma sono cobi calda e simpatiche, per la massima
parte, da fargli comprendere che 1' affettuosità
del suo grido e«-a etato sentito e raccolto.
Si comprese bene che egli non voleva cor-
rer dietro puerilmente ad un semplice studio
di vana curiosità o di facile erudizione; ma
ehe un sentimento più forte e più profondo
lo muoveva, al quale ogni buon cittadino, o-
gni studioso italiano che senta la propria ita-
lianità nella vita e nella tradizione, può lar-
gamente partecipare.
Egli desidera dunque, sovra ogni cosa, che
la figura reale del popolo italiano, dalla mu-
sica, dal canto, dalla dauza, dulia rappreseti -
tazione popolare fino alla scienza occulta del
popolo; dalla vita delle nostre eorpor&zfoni
d' arti e mestieri, confraternite, muuicipl, fino
alla poetica leggenda che ci permette di rin-
tracciare qualche filone prezioso d' antiche ci-
viltà solo in apparenza estinte, si ritrovi fe-
delmente uella sua tradizione più ingenua e
più 8chÌHtta; che l'anima sua latente e se-
greta s'indaghi; perchè, quando sapremo me-
glio quello che die®, che crede, quello ehe
pensa, che sa, o che ignora il nostro volgo,
potremo meglio comprenderne il carattere,
misurure le euergie, argomentarne e dirigerne
meglio i destini.
Ed eceo che nella seconda quindicina del
prossimo novembre inaomiucierà a publicarsi
a Roma il primo fascicolo della Rivista delle
dizioni popolari. I soci meno esperti e pur
volonterosi di concorrere a questo lavoro na-
zionale e collettivo di risurrezione e ri-ostru-
zione della italica tradizione, troveranno larghe
istruzioni che agevoleranno le loro indagini ;
ma tra i soci, de' quali sarà pubblicato e-
lenco nel primo fascicolo della Rivista, pa-
recchi varranno già, fin d' ora, designati come
consiglieri, affinchè, se i soci, per ora, meno
agguerriti abbiano qualche maggior opportu-
nità di accostarli, possano, volendo, nelle loro
ricerche e ne' loro lavori, riceverne eccitamento
e conforto, guida e consiglio.
Il canoue d' associazione è di lire 12 an-
nue, pagabili anche in quattro rate. Ogni socio
riceve gratuitamente la su annunziata Rivista
che si pubblicherà a Roma mensilmente. Per
chi non vorrà far parte della società, l'abbo-
namento anuuo della Rivista costerà invece
lire 20.
Speriamo che molti saranno coloro che
vorranno inscriversi nella suddetta associazione.
Chi vuol farlo non ha che da insinuarsi al-
l'illustre Angelo de Gubarnatis professore
nel!' Università di Roma e direttore della so-
cietà nazionale per le tradizioni popolari ita-
liane."
-a***-
J
inno XXYIII. ZAM, Mereoledì 22 Novembre 1893. Sumero 93.
se• IL
ASSOCIAZIONE.
DALMATA
P«r Zara fior. 8 anticipatamente, semestre e trimestre in proporzione.
Pff l'Impero Austro-ungarico fior. 9, semestre fior. 4:50, trimestre fior. 2^50
Fer gli Stati appartenenti all' Unione postale fior. 12 all' anno, semestre •
trimestre in proporzione. Per gli Stati non appartenenti all' unione postale
fior. 8 e di più r»uiaen,to delle spese postali, semestre e trimestre in
proporzione. ,
Ua namro separato «sosta soldi IQ. — Un numero arretrato soldi 16.
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il mercoledì e il sabbato.
Uflltio lì Rtiazieie ia Caia Trigari - Piazza dell' Erbe.
INSERZIONI.
Le Msociazioni • gli importi di denaro, in assegni postali, si dirigano
all'amnainistrazien» del DALMATA in Zara. Chi non respinge il fogli® dopo
••aduta 1' associazione s'intende obbligato per il trimestre susseguente.
Le «orriapondenze devono dirigersi affrancate esclusivamente al redat-
tore. Le lettere non affrancate oaranno respinte. I comunicati si inseriscono
al prezzo di soldi IO la linea, carattere testino. Arrisi ed inserzioni a prezzo
moderate da eoaveuirii. — 1 manoscritti non si restituiscono.
Dopo aver letto il „Narodni List"
L' italianità io Dalmazia è una men-
zogna ; il partito autonomo è un di-
sgraziato che avrà da mordersi ia lin-
gua.... rettorica ; i dispacci ai d.r Piener
lasceranno ii bratto tempo di prima;
noi, come sempre, siamo morti e se-
polti Ma, intanto, il Narodni List
dedica a quegli innocentissimi dispacci
nientemeno che un lungo carteggio da
Vienna (con monologhi da morlacco)
un luogo articolo, un trafiletto e un
dispaccio. Troppa grazia, Sant' An-
tonio !
E1 ben curioso quel partito che grida
sui tetti: —Badate; io sono il padrone
assoluto della Dalmazia ; la Dalmazia
b interamente e veramente croata.... E
poi, e poi, come I'Amazzasette del tea-
tro comico, si allarma al più piccolo
rumore, al più insignificante segno di
reazione. A un partito, che monopo-
lizzasse veramente !a> provincia, non
dovrebbero far nè caldo, nè freddo le
manifestazioni di chi non esiste. Poiché
di italiani, sia benedetto San Cirillo glo-
rioso, non v' ha, in Dalmazia, neppur
1' ombra ; gli autonomi, per San Me-
todio, son morti ; e tra defunti e fe-
riti, come diceva quel tal nostro lupo
di mare, ghe ne xe una sèssola piena.
Dunque ?
Non sono, 110, reverendi, i di-
spacci all'illustre Piener che destano
il vostro aliai me. Di dispacci — ove
si fosse voluto imitare il giochetto
vostro delle circolari ingiuntive — ne
avremmo poniti mandar cento all' il-
lustre statista; mentre quelli che a lui
pervennero sono effetto di spontanea
e patriottica gratitudine. Non sono, no,
i dispacci che vi fanno scrivere tante
sciocchezze; ma è l'esatta intuizione,
0 la coscienza, che, se domani uomini
nuovi ristabilissero il dominio vero
della GIUSTIZIA in provincia, risolle-
vando le coscienze da un iniquo si-
stema di sospetto e di terrorismo, il
gran baraccone croato crollerebbe con
tutti i burattini, come castello di carte
da giuoco.
E avete il coraggio, ancora, di dire,
che la hrvatska stranka — quella del-
le baionette! — non ha mai telegra-
fato, a ministro, per nomina! Oh, la
hrvatska stranka ha fatto ben ci i più !
Ha votato col ministero tedesco e cen-
tralista, prima delle elezioni dirette, in
odio ai suoi principi nazionali e a dan-
no della popolazione dalmata. Ha tran-
satto nella persona dell' ora morto Pau-
linovich cogli Schwabi del ministero.
Ha trovato necessario, nello stesso
Narodni List, l'adozione della lingua
tedesca come Staatssprache. Ha fatti
cittadini onorari baroni e baroncini
tedeschi. Ha lodato e festeggiato, in ogni
occasione, gli autoritari d'ogni gros-
sezza e d' ogni colore. Ma noi, perchè
abbiamo telegrafato in atto di grati-
tudine a quel Piener, che, privi di
rappresentanti alla Camera, ci offrì una*
splendida, tutela, — noi abbiamo com-
messo grave peccato di servilismo !
Sta a vedere che dovevamo mandare
a dire delle insolenze all'illustre pa-
trocinatore !
E il Narodni List, ancora, ha il fe-
gato di venirci a dire con ia disinvol-
tura di Pagliaccio: — Ah, vedete: gli
autonomi sperano in qualche combina-
zione, in qualche pressione autoritaria,
in tutto, fuorché nella propria forza e
nella propria virtù !
Chi parla!!
Ma se nella čista hrvatska zemlja il
deputato croato del secondo collegio
cittadino carpisce da otto anni — inve-
rificalo ! — il suo seggio alla Camera
dei deputati ; se il porta-bandiera del-
1 'hrvatska stranka riesci eletto — a
beatitudine del parlamento e a terrore
degli stenografi — con due 0 tre soli
voti di maggioranza; se, dovunque si
sono insediati con la violenza, gli annes-
sionisti hanno il quotidiano bisogno di
ricorrere a nuove violenze per farsi
oppressori del nostro partito, che re-
siste e non vuole piegarsi!
E voi — voi ! — parlate di virtù !
Ma che cosa ha dato il nostro par-
tito in compenso a chi lo segue- con
sempre immutabile afretto ? Il partito
autonomo-italiano ha elargite le pre-
bende, le quietanze, le sinecure, onde
va ricco — per lungo e iniquo arti-
ficio — il sè dicente partito croato ? No,
no, signori ! Il nostro partito e da ven-
t'anni che combatte per un ideaie, per
un diritto, e, più che con virtù per-
sonale, con vero eroismo; e ci è di
orgoglio vivissimo il dirlo. Mentre i
martiri della stranka prava facevano il
gruzzolo, gli uomini nostri, sì, per Dio,
pagavano di borsa e di persona. Niuno
di noi, certo, vendette la propria fede
politica per uffici, moneta od onori.
E, chi ci abbandonò, ci depuro.*)
Anche senza licenza del Narodni
List, noi seguiteremo quindi a combat-
tere con aspirazioni legali, cercando
tutela nel § 19 della legge di fonda-
mento. Se ia nostra resistenza esaspera
i signori del Narodni List, niente di
meglio : vuol dire eh' essa è ben più
seria di quanto si creda. Ah, i morti
vi seccano ? Egregiamente : vuol dire
che son più vivi di prima. Ah, la ita-
lianità, in Dalmazia, è una menzogna?
Benissimo : sorgeranno, tra breve, de-
gli altri gruppi della Lega Nazionale.
E ti ti cichi e mi me la godo, dice il
ritornello trasmessoci da certi ante-
nati della.... Licca. Ma lo torniamo a
ripetere : è ben da commiserarsi quel-
f onnipotente e munificente partito,
che, dicendosi il depositario dell' idea
paesana, ha paura, come Arlecchino,
delle fantasima. Chi mai ce 1' avrebbe
detto, dopo aver subiti per più di
venti anni e canagliate e sevizie ? Po-
chi ed affettuosi dispacci ad una eccel-
lenza bastano per far venire la trema-
rella in corpo agli eroi del Triregno.
Che diavolo ! Da Spizza ad Arbe la
Dalmazia non è tutta croata ? Non do-
vete annettervi, domani, alla Croazia
e comporre il gran regno, che darà
da pensare a tedeschi e a ungheresi?
Su, dunque, forti, e niente paura!
_—_—»a®;, [1 ^ m*
(Ina pagina di storia
Con questo titolo, riportiamo dall' Istria
del 18 corrente, l'articolo La caduta del
conti Taaffe, nel quale articolo è descritto
eoo verità e con la riservatezza imposta dalla
censura, un funesto periodo attraversato, per
ciò che riguarda le nostre provincie.
„Il conte Taaffe durò tredici anni in ca-
rica, e, quantunque più volte la maggioranza
che lo sosteneva alla Camera tosse più che
altro, irrisoria e persino talvolta gli si mo-
strasse contraria, tuttavia aveva messe sì sal-
de radici che nessuno fin qui fu capace di
abbatterlo. E di fatti ebbe una straordinaria
abilità, ad ogni minaccia di crisi, di attirare
a sè, con più o meno opportune concessioni,
dei gruppi di deputati quanti bastavano per
ottenere il suo intento. Parecchi anche ap-
proffittarono di questo sistema, tutto proprio
del conte Taaffe, in particolar modo 1 Gali-
ziani e gli Slavi del sud, e fino ad un certo
punto anche i Czechi. Ma tutto ciò avveniva
a scatti, senza programma fisso e determinato,
coli' unico intento di sbarcare, come suol
dirsi, bene 0 male, il lunario.
Veramente era sorto il conte Taaffe con un
programma detto di conciliazione fra le varie
nazionalità dell' impero : all' atto pratico, però,
egli non solo non raggiunse l'intento, ma
3uscito tante passioni opposte, da trarne fuori
una matassa ingarbugliata di esigenze, di con-
testazioni e di pretese, che mai si è veduta
1' eguale. Per cui fu detto da qualche pub-
li nostro partito — che non attende favo-
ri da nessun governo ma solo giustizia —
sostenne e sostiene a sue spese quei sodalizi
e quegli istituti che il partito sèdicente croato,
reso arbitre di molto eotto il regime del
conte Taaffe, sostiene, viceversa, coi pubblici
fondi. Il famoso partito TJnico si fa mantenere
della provincia e dagli stessi avversari, dai
nostri, cioè, che sono i maggiori contribuenti.
Pubblicheremo anzi tra breve uno studio, do-
cumentato, a provare presso a poco quanto abbia
costato alla provincia il partito degli italiani,
che si atteggiano a croatofili, e quanto, vi-
ceversa, abbia costato alle tasche degli uo-
mini nostri il partito, che abbiamo l'onore
di rappresentare. N. d. R.
blicista, che egli il bene fece male, e il male
fece bene.
La cosa del resto la si spiega ben facil-
mente. Se è vero, coma si dice da tutti, che
P impero austro-ungarico si trova sulla via
d' una decisa trasformazione, anche nei rap-
porti del diritto pubblico interno, per le esi-
genze sempre più accentuate dwlle singole po-
polazioni, conveniva favorire questo graduale
svolgimento sulla base del diritto storico
di ogni singola regione o dominio, senza
predilezione, nè per 1' uno nè per 1' altro, ma
in eguale misura pet tutti. In quella vece è
successo tutto all' opposto, e le concessioni
fatte senza criterio e direttiva finirono col-
I' accontentare, momentaneamente, solo i più
rumorosi. Dal che n' è avvenuto ancora, di
provocare in parecchie provincie, come nella
nostra e nelle altre finitime, un pandemonio
di incertezze, di contestazioni, di rivalità, di
gelosie e di prepotenze. Onde il risultato ef-
fettivo del sistema Taaffe fu quale 1' abbiamo
di sopra descritto, quello, cioè, di accrescere
in modo straordinario le esigenze e le pre-
tese di tutti, senza accontentare nessuno. Da
ciò la grande confusione in ogni parte delia
Monarchia, e ia preponderanza dei partiti e-
stremi, di quei partiti, cioè, che sanno tutto
osar*» pur di raggiungere la mèta che ciascuno
di loro si è proposta.
Ma al fine lo stato delle «ose giunse ad un
punto che non si poteva più sostenere, e la
stravagante legge sull'allargamento del voto e»
lettorale, prodotta iuopinatamente dal conte
Taaffe al parlamento, nonché il fatto troppo
precipitato della proclamazione del piccelo
stato d' assedio a Praga, determinarono la
sua caduta.
Noi, certo, non lo compiangiamo; che nes-
suno dei governi, che si sono seguiti a Vien-
na, fino dall' epoca della proclam]g«r«ne della
costituzione, ci ha recati tanti grattacapi
come questo ultimo dei conte Taaffe.
Ed in vero, si fu appunto in quest' epoca
che la nostra Dieta provinciale si è conver-
tila, senza prò, in una palestra quasi di pu-
gilato, di violenze e di confusione. Ormai non
si viene più in Dieta per tare, come un tempo,
della buona amministrazione, ma per pro-
muovere conflitti, suscitare scandali, eternare
discordie, appunto da quei deputati slavi del-
la minoranza che coi favori del nuovo si-
stema seppero farsi largo e venire a galla.
E si osò fino I' incredibile, senza trovar
maniera di porre un argine a siffatte escan-
descenze.
Nessuna meraviglia, quindi, che un tale
«ontegno della Dieta portasse delle funeste e
deleterie conseguenze suhe popolazioni e del-
le città e della campagna, le une irritate dal-
l' impronto atteggiamento di chi osava sfidare
i sentimenti più delicati del cuore e le se-
colari consuetudini ; le altre, imbaldanziti dal
sentirsi sollecitate a rivendicare fantastici di-
ritti, e lusingate di migliore avvenire eco-
nomico, quando si staccassero da quelli che
un dì chiamarono fratelli, e che ora son loro
dipinti quali acerrimi nemici. Il che tutto
produsse uno stato di intolleranza, di incom-
patibilità e di violenza ehe mai si è veduto
1' eguale. Basti dire che la ribellione e la per-
secuzione invasero persino i sacri tempii.
Fu appunto in quest' epoca, che, non ba-
stando lo stato caotico in cui era caduto il
paese per gli antagonismi nazionali, artificial-
mente creati, si volle ancora portare la con-
fusione delle lingue nel campo dei tribunali
e dei giudizi E qui non ripeteremo quello
che abbiamo già detto le cento volte ; ognuno
sa quanto abbia scapitato il prestigio della
giustizia stessa sotto I' impero dei sistemi in-
garbugliati e contradicenti, di utilità pratica
per nessuno, e gravosissimi alle parti.
Nè qui è finita la dolorosa istoria delle pe-
ripezie e dei disagi subiti dal nostro paese
nei 13 anni sopra detti, tanto in ordine so-
ciale, che politico, giudiziario e persino reli-
gioso; basti dire che converrebbe riportarsi
col pensiero a molti anni addietro, all' epoca
più assoluta del sistema metterniohiamo, per
trovare un periodo tanto convulso come fu il
presente. Diremo anzi, che fra i due sistemi
il secondo potrebbe avere la preferenza sul
primo, se non altro perchè il principe Met-
ternich sapeva quello che voleva; mentre dal
conte Taaffe, da tutto 1' insieme dei suoi atti,
non si potè mai comprendere che cosa voles-
se e quale mèta intendesse raggiungere. Che se
egli ebbe, a quando a quaudo, dei riguardi
per 1' una o per 1' altra delle varie nazionalità
dell' impero, per gli italiani non ne ebbe mai
alcuno; intendiamo dire non per noi soltanto,
ma anche per Trieste, Gorizia, pel Trentino
e per la Dalmazia. Su di che ci sarebbe da
dire, veramente, delle cose mollo gravi, se
la libertà della stampa fosse, come tante al-
tre, una cosa reale e non fittizia. Ed ora,
caduto Taaffe, che cosa accadrà ? E' prudente
di aspettare."
Il Battemberg
Nella graziosa villa della L$ech-
gasse a Graz è entrato il lutto; il prin-
cipe Battemberg, che per sette anni
aveva regnato sul giovane popolo bul-
garo, è morto e tutto il mondo sente
la grave perdita. Era un «roe ed un
uomo sventurato : chi non si senta
commosso della sua così intempestiva
e così deplorevole fine?
À ventidue anni era salito sul trono.
La sua gioventù forte e nobilmsnts
baldanzosa e i suoi talenti promette-
vano un' èra felice per la Bulgaria. Ma
nè le sue belle doti nè gli allori me-
ritati sul campo di battaglia valsero
a consolidare il suo tronco. L'invidia
dell' impero moscovita lo scosse « l'in-
grato suo popolo, che ? i soldati stessi,
eh' egli aveva condotto alla vittoria, lo
rovesciarono.
Non riesoirà csrto discaro un po' di
storia. Alessandro di Battemberg era
il secondogenito dal matrimonio mor-
ganatico del principe Alessandro d'As-
sia colla contessa Giulia Hanek e na-
cque il 5 april« 1857 a Verona. Alla
contessa era stato conferito il titolo
di principessa di Battemberg, titolo
che ereditarono pure i figliuoli.
Il padre del principe era al tempo
della nascita di Alessandro gsnerale di
brigata nell' armata austriaca in Italia
sotto Radetzky, che tenne il neonato
principe al fonte battesimale.
Assolti gli studi militari il principe
Battemberg entrò come tenente nei
24.o reggimento dei dragoni grandu-
cali di Assia. Nell'anno 1877 prese
parte alla guerra russo-turca e ebbe
già allora occasione di conoscere la
Bulgaria. Dopo la guerra fu trasferito
a Berlino e sin da quei tempo l'atten-
zione di coloro che pensavano dare un
principe alla Bulgaria, si volse su lui
che, anche nefMa modesta posizione in
cui si trovava avea dato nel corso
della guerra turco-russa saggi bril-
lanti del suo valore e della sua va-
lentia.
An«he ii fatto che era nipote dello
czar Alessandro II gli preparava la
via al trono; e, di fatti, nella seduta
del 26 aprile 1879, il grande Sobrauje
lo elesse a unanimità a principe di
Bulgaria e la potenze lo conferma-
rono.
L'8 luglio 1879 egli fece il suo so-
lenne ingresso a Tirnovo e prestò il
giuramento di osservare e mantenere
)a costituzione del principato. A resi-
denza scelse Sofia. Salutato in tutto il
paese con vera gioia, seppe cattivarsi
sempre più le simpatie dei bulgari e
ottenere presto una popolarità e una fi-
ducia invidiabile, che si vide ben pre-
sto costretto di metter a prova. Il So-
branje, in oui prevalgono gli elementi
radicali, si mise di mezzo alle sue a-
spirazioni e tentò di limitare il suo
potere.
Alessandro di Battemberg dichiarò
allora di dover diporre la sua corona,
se non gli venivano accordati straor-
dinari pieni poteri. La simpatia per il
principe la vinse, ed ottenne ciò che
aveva domandato.
Anohe la stragrande influenza che
i russi si erano acquistata in Bulgaria
fu limitata mercè la tua avvedutezza.
Egli si proponeva render libera la Bul-
garia in tutti i riguardi, specialmente
poi sottrarla ad ogni esterna influenza.
Conseguenza di questi virili e nobili
propositi fu l'implacabile avversione
dello czar e del partito paslavista in
Russia. Lo si designò come un in-
grato e si cercava di sbalzarlo dal
trono. Quando poi, dopo la solleva-
zione della Rumelia orientale, il prin-
cipe di Battemberg, per consiglio del
ministro-presidente Karaw«low, accettò,
pur violando il trattato di Berlino, il
dominio offertogli dalla reggenza prov-
visoria rivoluzionaria, e nel proclama
di Tirnovo del 20 settembre si chiamò:
„principe delle due Bulgarie per la
volontà dell' onnipotente Iddio e del
popolo," lo czar, in risposta, lo feq*
cancellare dalle liste dell' armata rusgs
e cercò di render la Bulgaria quasi.»
condizioni d'impotenza ad ogni di&B&
col richiamare tutti gli ufficiali russi
dall' esercito bulgaro.
Poco tempo dopo il principe con-
dusse i suoi soldati contro la Serbia.
Slivnitza e Pirot furono due catastrofi
}«r re Milano.
Frattanto la Russia lavorava inde-
gnamente a danno del principe. Il vec-
chio colosso russo avsa paura dello
staterello appena sorto e del suo prin-
cipe! Le agitazioni crebbero e finirono
con un atto vigliacco, che non si sa-
rebbe mai aspettato dai militari bul-
gari. Hanno la sola scusa che la Rus-
sia vi aveva la mano dentro.
Nella notte del 21 agosto 1886 il
principe fu costretto a firmare 1' atto
di abdicazione. Fu tenuto prigioniero
e scortato nella oitlà di lioni, ove, per
ordine dello czar, fu rilasciato in li-
bertà. Durante il viaggio verso la pa-
tria tedesca, riseppe essere desiderio
generale il suo ritorno e eho i cospi-
ratori, che lo avevano scacciato, erano
stati arrestati. Di fatti vi foco ritorno
e fu accolto con giubilo indicibile. Ma
la Russia continuò la sua opera inde-
corosa, e il principe, vista la scortese
repulsa alla sua umile preghiera, con-
siderato che si sarebbe circondato di
traditori e che le congiure, 1' agita-
zione nel paese sarebbero state all'or-
dine del giorno, rinunciò spontanea-
mente e definitivamente al trono. Lo
fece il 7 settembre 188B.
Per parecchio tempo non si parlò
più di lui. Ritornò in mernoi ia quando
si trattava del suo matrimonio colla
principessa Vittoria, la seconda figlia
dell'imperatore Federico 111. Però que-
sta unione, per la proterva opposizione
di Bismarek, che vinse fin la decisa
volontà dell' imperatore Federico, non
ebbe luogo.
11 principe poco tempo dopo prese
il congedo dall' esercito prussiano.
Al principio del 1889 la notizia del
suo matrimonio colla cantante del tea-
tro di corte di Darmsladt, signorina
Loisinger, rese attonito il mondo. Egli,
in quest' incontro, prese il nome di
conte di Hartenau. I novelli sposi si
recarono a Graz, ove acquistarono una
villa, nido d' un romantico amore. Nel
1892 il conte Hartenau entrò nell'eser-
cito austrìaco come colonnello e poco
dopo saiì al grado di maggiore ge-
nerale. Ora lascia la vedova con due
figliuolini, dei quali l'ultimo, una
bimba, nacque poche settimane fa.
Il conte Hartenau era una figura
simpaticissima. Alto di statura, dalie
spalle larghe, con una bella barba
biondo-scura ed ii viso abbronzito ; gli
occhi sfavillanti e il naso aquilino:
un assieme di forza e di genio, un
vero tipo di condottiero.
A Graz lo conoscevano tutti o tutti
s' interessavano di lui e dei suoi casi.
Chi lo vedeva passart a cavallo per i
viali dello Stadtpark, teneva dietro co-
gli occhi a quel cavaliere che andava,
pensoso, forse ricordando il suo pas-
sato e sorutando nel futuro, dal quale
desiderava altri allori. Ad Alessandro
di Battemberg non bastava Slivnitza a
Pirot. E ora giace morto nell'avello, lui,
che avrebbe potuto mettere in agita-
zione il monde intero.
^^
KALNOKY A MONZA E LA TRIPLICE
La Gazzetta Piemontese, discorrendo
della triplice, dice che nel trattalo la
eventualità di un aiuto reciproco in
caso di aggressione fu preveduta tra
1' esercito germanico e 1' esercito austro-
ungarico da un Iato, e tra l'esercito
germanico e l'esercito italiano da un
altro lato. — E l'articolo della Gaz-
zetta continua:
Più chiaramente: l'Italia, in date
( condizioni, si è impegnata a tenere
disponibile un'armata di operazione in
sostegno dell'esercito germanico, ma non
> si è impegnata a tenere disponibile
Numero 101. ZARA. Mereoledì 19 Dicembre 1894. Anno XXIX., IL DA LM ATA
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Di un opuscolo e d'altre cose
Un opuscolo, pubblicato dall'i, r.
aggiunto giudiziario signor Davide Man-
dolfo, ci ha semplicemente scandolez-
zati. Mai, crediamo, si è veduto nei
felicissimi domini austriaci alcunché di
simile ; mai giudice alcuno oiferse di
sè eguale spettacolo. È noto 1' affare
Mandolfo ; uno solo, cioè, dei molti
episodi, che illustrano la burrascosa
carriera ufficiale di codesto beniamino
dell' illustrissimo signor presidente
d'appello Bercich. Il 30 settembre
1892, egli, nelì' esercizio delle sue
funzioni di ufficio, fece scortare al
Griudizio di Obbrovazzo da un c. r.
gendarme Miliza Vulinovich e France-
sca Draghicevich — che il l.o otto-
bre dovevano testimoniare in un di-
battimento qui a Zara — le privò
delia libertà personale e quindi, sem-
pre con la scorta di un gendarme, le
fece tradurre nella nostra città, senza
emettere in loro confronto un ordine di
arresto. Denunziato per ciò, il giorno
19 decembre 1892 l'i. r. aggiunto giu-
diziario Mandolfo veniva da questa
Pretura Urbana riconosciuto reo della
contravvenzione prevista dal § 6 della
Legge 27 ottobre 1866 N.o 87 B. L.
L e come tale condannato alla multa
di f. 40, commutabile in dieci giorni
di arresto pel caso d'insolvenza. La
locale Corte di Giustizia di prima
istanza, come fòi'o di seconda istan-
za, confermò la sentenza del giudice
primo. L'i. r. aggiunto Mandolfo pro-
dusse supplica di grazia air imperatore ;
ma la Pretura Urbana non trovò di
pi'oseguirla, mentre il giudice distret-
tuale di Orebich, Polich, infliggeva all'i,
r. aggiunto Mandolfo, eh' era stato
traslocato ad Orebich. la pena d'ordi-
ne dell' ammonizione. Ultimamente,
infine, la Corte di Cassazione in Vien-
na ebbe ad annullare la sentenza del
primo e dei secondi giudici e ad as-
solvere l'i. r. aggiunto Mandolfo, in
seguito a gravame a tutela della legge,
interposto dal procuratore generale.
Questo il fatto, che offre all' i. r.
aggiunto Mandolfo il destro di richia-
mare sovra di sè, per la centesima
volta, r attenzione del colto. Neil' opu-
scolo, infatti, questo signor i. r. ag-
giunto giudiziario si permette di criti-
care pubblicamente e con sottintesa
impertinenza i magistrati delle instanze
inferiori ; si mostra fanatico dell' idea
partigiana, che vuole diffusa anco in
Dalmazia la propaganda dei santi Ci-
rillo e Metodio, SÌQO al puato di dedi-
carle il ricavato netto del libretto ; usa
frasi sarcastiche all' indirizzo del si-
gnor procuratore di stato ; si gloria di
esser stato quasi premiato, per le sue
gesta di Obbrovazzo, col trasferimento
da Orebich a Spalato, ove ha trovato
V atmosfera... del d.r Bulat; narra
piacevolmente, infine, che, in relazione
al fatto audacissimo di Obbrovazzo e
al trasloco per Spalato, i notabili di
Orebich gli dettero un banchetto, met-
tendolo al posto d' onore, dedicandogli
un bouquet colla tricolore croata (zivio
8tarcevich!) e magnificandolo, in brin-
disi, pel suo patriottismo croato ! E,
tutto ciò, col condimento di pettego-
lezzi e di estrinsecazioni, che poster-
gano i più elementari principi della
collegialità. Tant' è vero che questo
i. r. aggiunto Mandolfo pubblica le
parole del tutto confidenziali dei suoi
colleghi e ifn dispaccio, anco del tutto
confidenziale, del giudice Polich, giovine
di buon senso e animato da intenzioni
conciliative, che vede ricambiata la sua
amicizia in questo bel modo !
E questo Mandolfo è un giudice !
Un giudice, che fa polemica sotto gli
auspici dei santi Cirillo e Metodio !
Un giudice che censura dei giudici !
Un giudice, che festeggia settaria-
mente r obliterazione di sentenze di
altri giudici. Noi siamo di fronte al-
l' inverosimile, al mai veduto. Che cosa
si aspetta per imbandierare le Citao-
nizze da Arbe alla solita Budua ? Che
cosa si aspetta per far consigliere il
Mandolfo?
Siamo di fronte ad una cnormezza
che non ha qualifica, e eh assai pro-
babilmente, non avrà repressione. Per-
chè r i. r. aggiunto Mandolfo, noto per
le sue stravaganze, gode, come ben si
sa, tutta la eccelsa e paterna bene-
volenza dell' illustrissimo signor presi-
dente d'appello, che gliene asciugò
molte e che non si scomporrà certo
per tutto questo, fosse anche peggio.
In fondo, il signor Bercich può aver
ragione. Non si tratta, già, di un i.
r. aggiunto, o giudice autonomo, da
sbalestrare, qua e là, per inezie, nei
distretti meno accessibili ! Non si tratta
di sussidi negati a poveri giovani,
rei di dirsi nostri, fuori, ben fuori d'uf-
ficio ! Si tratta di un opuscolo e il
mondo non casca mica per un opu-
scolo !
La sentenza della Cassazione è ir-
rimediale e taglia corto alla questione.
Ma e che perciò? E forse la prima
volta clic la Cassazione annulla sen-
tenze inferiori ? E, avuto pure riguardo
all'alto responso, non resta netta e
chiara la convinzione, in tutti, dell' a-
buso commesso dall' i. r. aggiunto
Mandolfo verso due donne (di una
delle quali offende adesso l'onore)
effettivamente private della libertà per-
sonale, senza decreto d'arresto? Mille
sentenze di Cassazione non potranno,
vivaddio, distruggere questa convin-
zione.
E ad un i. r. aggiunto, a un magi-
strato in funzione, e in certo tal quale
rapporto alle sue funzioni, deve essere
permesso quanto niun libero e privato
cittadino forse si permetterebbe? Deve
esser concesso ad un i. r. aggiunto di
bravare, in pubblico opuscolo, la pub-
blica opinione, beandosi delle congra-
tulazioni di quanti croatofili lo cono-
scono e considerando piacevolmente il
suo trionfo quasi un trionfo del partito
croato ? Almeno questa è l'impressione
che si ritrae dalla lettura del classico
stampato.
Deve esser concesso ad un i. r.
giudice di discutere con ironia sen-
tenze di giudice, di fare atto di
fede partigiana e di scatenare un pet-
tegolezzo scandaloso, che abbatte l'au-
gusto prestigio della giustizia ? Che
cosa dovrà pensare della amministra-
zione della giustizia in Dalmazia 1' e-
straneo, che avrà letto lo sfogo dell' i.
r. aggiunto Mandolfo? Che cosa dovrà
pensare del supremo magistrato dal-
mata, del presidente d'appello, sotto i
cui auspici sono, non solo possibili, ma
forse anco plausibili, le emanazioni
dell'i, r. aggiunto Mandolfo?
L'indirizzo della cosa giudiziaria in
Dalmazia è quanto mai deplorevole,
perchè il signor presidente d'appello
Bercich non sa o non può provvedere
con efficace e serena dignità al suo
compito. Siamo ben lontam dai tempi
del barone Rossi-Sabatini, del barone
Lettis e del signor Defacis, magistrati
degnissimi per utile e scrupolosa in-
tegrità. Sotto il signor Bercich tutto
par confuso, minuto, volgare, e solo,
sì, nelle tenebre, spiccano codesti fa-
voritismi di natura politica, vantag-
giosi a quei croati, che il signor Ber-
cich predilige cotanto. E, vedete un
po', anche nelle cose formali e anche
nelle cose più piccole.
Per esempio.
Il signor Antonio Bercìi?h trascura
e fa trascurare 1' osservaiiza di un ca-
tegorico dovere ufficioso. Infatti, seb-
bene ci sia una legge, non - abrogata
da qualsiasi altra, per la quale la lin-
gua interna d' ufficio ha da esser sem-
pre r italiana, pure, nelle sedute del
tribunale di appello, si riferisce in
lingua slava ; e, come se ciò non ba-
stasse, r eccelso appello carteggia alle
volte, pure in lingua slava, in que-
stioni interne d'ufficio, coi giudici della
provincia.
E poi c'è ancora.
Per un deplorevole caso avvenuto
nella nostra città'lo scorso estate, un
povero diurnista della Pretura Urbana
di qui, che c' entrava per nulla, venne
condannato a quilidici fiorini di multa,
in base a quella Patente del 54, sotto
la cui anormale sanzione può cader,
puta caso, anche un ministro. Il diur-
nista, bravo, diligènte ed insostituibile,
venne ipso facto cacciato via ; e non
valsero nè le preghiere, nè i prece-
denti di onorato e devoto servizio a
scongiurare questa misura. Un altro
diurnista, ma agitatore croato dei più
scalmanati e dilettissimo perciò al
cuore del signor Bercich, venne invece
condannato dalla locale Pretura Ur-
bana, per calunniose asserzioni a carico
del nostro Comune, che è quanto dire
contro un'autorità costituita, a ben f 300
di multa, o a 60 giorni d'arresto, in
caso d'insolvenza. Ma, ad onta di
questa grave condanna di giudici c in
sede penale, esso, non solo venne man-
tenuto imperturbabilmente al suo po-
sto, ma anco riconfermato, adesso,
diurnista pei libri tavolari, senza c!ie
S. S. I. il presidente d' Appello Ber-
cich abbia trovato di batter palpebra.
E questa è storia ! E cosi, aporta-
mente, si è data occasione al pubblico
di fare confronti e di scorgere che,
anco neir amministrazione della giu-
stizia in Dalmazia, vige il sistema dei
due pesi e delle duo misure.
Ma, dallo scandalo del libretto Man-
dolfo, quale criterio naprà trarre il si-
gnor conte Schonbojii, ministro della
giustizia, chiamato a. ripristinare il de-
coro della Giustizia anche in questo
estremo lembo diten*a?Noi vorremmo
che Sua Eccellenza giudicasse delle
nostre cose giudiziarie, alla stregua ap-
punto dell'opuscolo deir i. r. aggiunto
Mandolfo, e, per esso, si convincesse
della assoluta inidoneità del signor
-presidente d'appello della Dalmazia.
L'opuscolo, in questo caso, è una vera
rivelazione. Più che denudare moral-
mente Davide Mandolfo denuda Anto-
nio Bercich. Sotto nessun altro presi-
dente d'Appello si sarebbe potuto osare
un'eguale cnormezza.
E ci vuole un rimedio. Ci vuole
una soddisfazione al pubblico risenti-
mento. Bisogna, finalmente, che dalla
suprema sede della dalmata magistra-
tura vengano quelle garanzie di effi-
cace serietà e di imparzialità assoluta,
che il signor Antonio Bercich, comun-
que, non è in caso di dare.
I NOSTRI CARTEGGI
Vicissitudini.
Traù, 17 decembre.
Quello che il vostro corrispondente
scrisse della banda autonoma non è
che la infinitesima parte delle vessa-
zioni e dei soprusi cui questo patriot-
tico sodalizio viene fat^o segno dal
comune croato, che per ironia si intitola
rigeneratore di Traù.
Siccome la banda autonoma, soste-
nuta, come vi dissi altre volte, con
mezzi privati, è un' affermazione so-
lenne della vita e del partito autonomo
di Traù; cosi i nostri reggitori non
possono tollerarla, e adoperano ogni
mezzo, per illegale che sia, onde sop-
primerla.
Conoscete già le vicende e le so-
praffazioni avvenute a Pasqua dell' anno
che sta per spirare, e saprete del pari
che gli assalitori dei bandisti autonomi
furono tutti condannati tanto in sede
politica, quanto in sede penale. Lo
strano si è che le decisioni politiche,
abbassate per l'intimazione a questo
Comune, non vennero, a quanto mi si
dice, ancora intimate; e non è quindi
a sorprendersi se i soliti facinorosi
traggano da ciò argomento e baldanza
a nuovi eccessi. *)
Degno di nota particolare è quanto
è avvenuto mesi addietro in questa
— •
*) A lei, eccelsa juogotenenza.
città. La banda rallegrava de' suoi
concenti un fiorito passeggio alla ma-
rina, e pella prima volta dopo circa
un anno di sua esistenza suonò la
marcia del Si.
Chi lo avrebbe creduto? - Questa
marcia ferì le suscettività nazionali
(sic!) di un famigerato galeotto, il
quale si fece ad insultare pubblica-
mente il partito autonomo, alla cui'
longanimità e prudenza sì deve se e-
gli non ebbe tosto un' adeguata le-
zione Questo fatto, venne colorito
e dimostrato dal Comune come atto a
turbare le orecchie somari ssime de-
gli avversari, e l'autorità politica, senza
altre indagini, ebbe tosto a vietare alla
banda di suonare in appresso la mar-
cia suddetta.
Questa lodevolissima sollecitudine
dell' autorità politica ci richiama alla
memoria per associazione d' idee uua
altra domanda, che, durante le turbo-
lenze di Pasqua, diressero alla Luo-
gotenenza alcuni dei migliori nostri
cittadini pel porto cV armi: domanda
che a tutt' oggi attende ancora un' e-
vasione.
Ma torniamo alla banda. Dopo il
divieto suddetto, venne 1' esigenza il-
legale del Comune di avere un pro-
gramma dei pezzi da suonarsi, e, per
colmo di prepotenza, vennero le prov-
vide disposizioni del Comune di impe-
dire armata mano che la banda si
producesse in pubblico, anche quando
la legge lo permette, senza precedenti
partecipazioni.
Così avvenne nel caso in cui la
banda stessa intendeva accompagnare
il corteo della signora Antichievich-
Nutrizio : occasione questa in cui prov-
videnzialmente la banda ritardò al-
quanto di comparire e scongiurò così
le afifjressioni della polizia comunale
(cui doveva dare appoggio la gendar-
meria spalleggiata la polizia dagli
sgherri del partito croato, già antici-
patamente radunati nel palazzo comu-
nale.
Che se tutto ciò non bastasse a di-
mostrarvi le amorevolezze del Comune
verso la banda, vi basterà richiamare
al pensiero le questioni che si sono
fatte (e vi prese parte, come al solito,
r autorità capitanale) quando si trattò
di festeggiare 1' onomastico di S. Mae-
stà r Imperatore, occasione questa in
cui per aver suonato la banda stessa
alquanti minuti prima delle nove,
venne assoggettata ad una procedura
politica; e l'altra occasione, che, di-
vietato finalmente alla nostra banda
di suonare all' i. r. squadra, fu essa
costretta di esternarle questo atto di
omaggio recandosi in apposite bar-
chette al porto Saldon, ove le navi
da guerra erano ancorate.
Dopo ciò non meritano risposta le
ribalde insinuazioni dell'anonimo cor-
rispondente della Katolička Dalmacija :
insinuazioni degne di una spia avarea-
ta ; però nè la Banda autonoma
suonò mai marcie portanti i nomi da
esso indicati, nè tali marcie esistono
nel repertorio de! noslrj so lalizio.
E superfluo il dire che contro le
illegali disposizioni del Comune e i
divieti del capitanato fu interposto
ricorso. Auguriamo soltanto che i ri-
corsi stessi abbiano sollecita e giusta
evasione, e ciò perchè non si sospetti
un momento che 1' autorità superiore
condivida le intemperanze del comune
croato e le animosità private verso un
sodalizio, che ha per sua divisa la
legge e la indiscussa fedeltà al sommo
imperante.
Agitazioni scolastiche.
Milnà, 15 dicembre.
Ogni manifattura ha bisogno per certuni
d'una marca di fabbrica per essere riconosciu-
ta ; e così dell' identità tipica hanno bisogno
alcuni fra i nostri, pochi in numero, croato-
*) Si doveva dargliela.
**) I direttori della banda, che ne chiesero conto,
ebbero per risposta dal dirigente dell' appostamento
di aver avuto ordine di appoggiare la polizia comu-
nale I
1-adicali ; forse perchè ' x>;arlanti spessissimo
con tutti l'italiano, temono si possano
scambiare per nati e cresciuti dalmati veri.
Questo segno, che non pbssono come un
marchio aver scritto sulla fronte, lo sosti-
tuiscono colla berretta rossa, distinta dalla
dalmata per la sovrapostavi scritta circo-
lare a caratteri maiuscoli in colori bianchi
e blù, il sospiro di tutti i giorni, cioè col
motto di Zicila Hrvatska.
Difatti, alquanti ra:;az2;i,"'fra i quali quello
d' un maestro ; e due ragazzette, delle quali
una figlia allo stesso maestro e 1' altra figlia
d' un gendarme, ora a Dernis, lontana dai
genitori e vivente coi propri parenti qui
in borgata, che portano ambedue e possie-
dono il cappello per ogni stagione come i
più visibili del paese, usano le suddette
berrette in testa, non solo quando isolata-
mente se ìli vanno al passeggio, quantun-
que il più spesso ne vadan • anche senza;
ma puntualmente e con animosa msistema
ogni volta che si recano alla scuola da sole,
oppure corporalmente colla scolaresca dalla
scuola in chiesa e viceversa nei giorni fe-
stivi per la messa, istigate dai loro geni-
tori e parenti, soltanto per emergere, pro-
vocare e infastidire il prossimo loro.
I regolamenti scolastici ordinano ai mae-
stri in generale, o [ter conseguenza logica
anche agli scolari d' ambo i sessi in parti-
colare, di astenersi dall' abusare della scuola,
0 della loro posizione nella medesima, per
agitazioni politiche, nazionali e religiose e
d'invigilare su tutti (e non su certi sol-
tanto) i fanciulli affidati alla loro sorve-
glianza. Ordinanza IVIinisteriale 20 agosto
1870 N. 105 B. L, I V. Doveii del maestro
§. 26.
Ma questi doveri, se anche si sanno, non
vengono che in parte osservati; e molte
volte s' incorre facilmente e senza pensarvi
troppo in venti punti dell'Ordinanza 28
giugno 1885 N. 709, quando specialmente
non si voglia credere, che, essendo al mae-
stro affidati i i agazzi d' ogni nazionalità, è
proibito allo stesso di vessare una parte
per proteggere l'altra della nazionalità più
simpatica al maestio ! ! !
Considerando poi che i figliuoli del sud-
detto maestro portano in trionfo le ornai
famose berrette croate, è evidente che il
popolo in generale debba credere che tali
emblemi siano permessi dai regolameriti
scolastici e si confermino nell'opinione che
1 loro teneri figliuoli sieno del tutto idonei
a dare il voto ad un iniovo deputato raili-
cale croato da eleggersi in futuro, e pren-
dersi il lusso della politica dal momento
che questo è l'esempio di lutti i giorni
che hanno sottocchio, senza che coloro, che
possono e devono avere ingerenza assoluta,
vi pongano un pronto ed efiìcace rimedio.
Ma già: a che serve oggidì )1 progresso
se abbondano invece le grida sfrenate di
Zivila Hrvatska !
A che servono gli esempii dei più vecchi,
che alla politica anteposero lo studio e ben
riuscirono e nelle scienze e nelle arti
colti ed istruiti e anche nei mestieri? Ma
quelli erano tempi da sciocchi, direbbe il
nostro corrispondente. Vediamo un po' il
progi esso di queste scuole popolari ma-
schili e poi, chi ne ha il coraggio, giidi
pure all'unisono viva lo Starceviyh e viva
Croazia.
Quest'ottobre tre lagazzi di buone fami-
glie, che percorsero queste scuole popolari,
per quanto fossero stati preparati dui'ante
le vacanze autiuuiali, pure dovettero esseie
rimandati all'esame d'ammissione del gin-
nasio di ^Spalato, perchè impreparati al
grande passaggio.
Uno di questi sarà senza dubbio il degno
successore dell'anonimo ma noto corrispon-
dente locale del n.o 99 del Narodni List,
12 decembi'e a. c.
A conti fatli i:i Otto anni, sei ragazzi,
cioè tutti quelli che si presentarono, furono
rimandati dall'esame di anujiissione delle
scuole medie di Spalato, come affatto ina-
bili, senza contai e altri tre, che furono pre-
paiati in grande anticipazione a Spalato
da esperto docente ed in causa di ciò gli
unici finora ammessi negli istituti medii
di quella città.
È voce accreditata presso di molti che
il progresso scolastico stia in relazione
colla intelligenza e fecondia rettorica del
maestro. Noi invece siamo dell'opinione
più pratica che il progresso vada di pari
passo colla buona volontà, attività, diligen-
za, affabilità del pedagogo., Infatti, che mi
vale una saperlatira .intMif/.'ma diz'^om,
quando alcuni vogliono il maestro ora iu
campagna, ora in cantina, ora alla fabbri-
ceria, ora alla cassa della Fahìdiiu Jieneji-
cenza, ora alla direzione della Cilaonizza
ed infine alle sedute del consiglio comu-
nale ?
Quanto tenipo cosi può restargli per pen-
sare alla scuola? E se poi alcuni lo vo-
gliono in tutti questi luoghi e in un punto
solo, oh, allora, povero progresso ed assai
più poveri genitori e scolari!!!
Quindi, anzicchè plaudire alle berrette
rosse croate ed a tutte queste incredibili
ma pur vere eccezioni, che ogni giorno ac-