5. 78. ZARA, Martedì 13 Ottobre 18S5. Anno 4
Associazione.
Per Zara fi. 8 anticipatamente, se-
mestre e trimestre in proporzione
Per V impero Austro-ungarico fi. 9,
semestre fi. 4:50 trimestre fi. 2:50
Per gli Stati appartenenti all' XJ-
nione postale fi. 13 all' anno se-
mestre e trimestre in propor-
zione. Per gli Stati non appar-
tenenti air unione postale fi. 8
e di più l'aumento delle spese po-
stali, semestre e trimestre in pro-
porzione.
Un numero separato costa s. 10.—-
Un numero arretrato s. 16.
Inserzioni.
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il martedì e il sabbato
v^mema
Le 12 Imi® di! piiiMftpikti
IV.
però spicca tutta la malignità
dei nostri capi-partito croati, si è nella
proposta ottava colla quale da essi si esigo
il trasferimento da Zara a Spalato di
alcuni degli uffici amministrativi.
Con questa domanda si dirige lo
strale contro la nostra città; è una di-
mostrazione ostile ed un atto di ven-
detta contro di essa. Zara è la città,
che per eccellenza fino ad ora ha re-
sistita a tutte le arti del partito croato,
dove né la" tentata corruzione, nà le
usate pressioni hanno potuto ottenere
i! loro effetto. Si adoperarono lusinghe
e minaccie, si posero in opera ipocriti
elogi e contumelie; alle lodi si unirono
le denunzie e le più vili calunnie. Qui
si diede alla luce l'organo magno del
partito croato ; si fondò la narodna ti-
sfcamića; ši costituirono gitaonica e sokol,
si chiàtìiarono in aiuto dalia provincia
proletari che nulla avevano da perdere,
ed ai quali a spese del paese si assi-
curava una comoda esistenza in mezzo
agli agi della capitale; si organizzò il
club centrale del partito; vi posero
sede i capi dello stesso — tutta questa
agitazione però riesci impotente a sna-
turare i sentimenti e le convinzioni
della nostra cittadinanza. Zara con
quella civiltà e coltura che la distingue •
rispettò il forassero, rispettò i principi
e le convinzioni di qualunque; ma volle
rispettati anche i propri, ai quali essa
restò fedeie.
Riuscite iuutili queste arti, si tenta-
rono altre vie Si volle compromettere
la di lei fkma. Verso una città glo-
riosa del suo tradizionale sentimento
di fedeltà al governo, s'inventò la ca-
lunnia dell'irredentismo; si tentarono
provocazioni onde creare disordini;
Zara però con sdegno respinse le ca-
lunnie, e disprezzando le provocazioni
fu superiore alle stesse, dando maggio
di senno civile, mostrandosi, qual'era,
un paese amante dell' ordine e della
legalità.
Tanta fermezza e costanza di carat-
tere e di principi suscitarono le ire e
l'odio di quelli che sono abituati a
APPENDICE,
DEI SEPOLCRI DELL' UER VE ¥
traduzione poetica libera di Giandome-
nico Stratico, vescovo di Lesina e Brazza,
tra gli Arcadi Tessalo Cefallenio. 1794.
(Continuazione, vedi Nr. 77.)
MEDITAZIONE DECIMA
SOPRA I SEPOLCRI DI PERSONE VECCHIE.
Leggo le varie etadi. In queste tombe
Giacciono assai, che il quarto lustro e
['1 quinto
Non passar oltre. Qui taluno intiero
D' un secolo sostenne il lungo corso.
Questi percorser della vita il cerchio,
E '1 tempo a man le decalvate teste
Al feretro portò. Tremulo il passo
Di forza scevro oltrepassar non puote,
Sebben angusta, la scavata fossa,
A cui trista canizie aitili gli trasse.
Non obbliaro i fiacchi vecchi infermi
D' esser mortali, ed il creator presente
Ebber fin dall' età fiorente e verde,
Quando immobil sembrava e trionfale
cangiare ad ogni mutare di vento, come
si fa di una frusta casacca, le proprie
convinzioni, se pur qualcuna ne hanno.
Con quel livore che è la caratteristica
del malvagio si giurò guerra e ven-
detta a questa città; e quale primo passo
a tale guerra e vendetta si è fatta la
proposta.di trasloco,
Rabbiosi che Zara, ferma nei suoi
principi, conservi la cittadina concor-
dia, e con questa ed un amministra-
zione, la' quale anziché all' agitazione
politica, mira all' interesse cittadino,
progredisca; tentasi la di lei rovina
economica e materiale, e credono rie-
scavi, togliendo a Zara la sua secolare
posizione di capirle della provincia;
privandola della sede delle autorità pro-
vinciali, che da secoli stanziarono sem-
pre in questa città. Questo è lo scopo
di quella domanda. Con questo mezzo
essi credono di privare Zara di uua
delle principali sue materiali risorse;
di toglierle il di lei lustro, di vedere
crescere, come profetizzava il Narodni
List, 1' erba per le sue piazze, di ri-
durla infine alle condizioni di una bor-
gata qualunque.
Ecco in qual modo i pseudo-deputati
tutelano e cercano gì' interessi del paese;
ed a quale sco|o essi pretendono farsi,
eleggere a rappresentanti della pro-
vincia. Sorpassando al fatto^^l% essi
vennero eletti n^l modo che tjìftf sanno,
non possono pretendere, e non Ha no
diritto di rappresentare il paese, u:
meno quei cinque, contro le elezioni d#f
quali pendono le relative proteste, nelle
quali colla prova più che certa si dimostra
l'illegalità dell' elezione, e la mancanza di
veste di seder in quella Camera, nella
quale s'introdussero con la violenza e
con la baratteria. Ohe se anche ciò
non fosse, domandiamo noi, avrebbero
essi avuto il mandato degli elettori alla
cui roviva congiurano ? Il danno ch'essi
tentano, se dovesse riuscire, non si
limiterebbe alla città di Zara, esso col-
pirebbe, ed in modo grave, tutto il di-
strette, con Beneovaz e Obbrovazzo in
specialità, che con la capitale hanno
si vivo scambio di commercio; se ne
risentirebbe tutto l'insulare fino a Lus-
sino ; ed a Sebenico, già tanto danneg-
giata dalla camorra croata, che sta in
tanti rapporti con Zara, se ne riflettereb-
Del tempo il carro, ed essi le dorate
Redini ne reggean; quando le snelle
Ore parean a lor piacere il ratto
Passo far lento. Non n' ebber l'avviso
Dal bianco crin, che giunse il freddo
[verno
Di decrepita età: stagion languente,
Morta stagion, quando nè il seme cade,
Nè frutto più produce, ed i custodi
Treman della magion, e a quei che stansi
Alle finestre una confusa nube
Toglie gli oggetti; quando al curvo dorso
Lieve locusta enorme peso appare.
Oh triste età! Quanto miglior saria
Un letargico sonno, o un' infantile
Reduce debolezza, onde sia occulta
La fiacchezza che investe, e che previene
Per lungo affanno e per continua morte
Quei dì pesanti, che a se stessi e ad altri
Per misera inazion molesti sono.
Se nelF ultimo albor manca alla lampa
L'ardente umor, quando di morte 1' ombre
Si fan spesso all' intorno, e come andarne
A provveder ed esser pronti, quando
Apre l'uscio lo Sposo, e a n««ze invita?
Senza il ricordo del senil languore,
Guai per colui, che in un sì lungo corso
Se medesmo obbliò, che i sommi detti
Dell' Autor suo divin non ebbe in mente.
fero le conseguenze. E tale danno chi
Jl ^che lo tenta? Quelli che si dicono
I rappresentanti di questi paesi.
• Con quale coscienza io zaratino Conte
*M. Borelli può associarsi a simili attentati,
per cooperare alla rovina della sua
patria? Continua egli in questo modo le
tradizioni delia sua famiglia? È questa
la maniera, con cui egli vuol rendersi
'degno della fama dei suoi antenati, e
mostrarsi erede di quell'illustre uomo
tanto grato e benemerito di questa città?
È questa l'eredità di afìetti e di citta-
dino sentimento dei quali era animato
jl'illustre suo genitore, la cui memoria
resterà imperitura in Zara, e della
quale egli, in ogui occasione con tanto
senno, con tanta abnegazione, e sagri-
nolo ue difese gl'interessi? Non lo spa-
venta la sola idea deli' onta, ciré col
suo procedere riceve quel nome cinto
fino ad ora di una tale aureola di gloria.
Onta che riescirebbe un obbrobrio, ove
si volesse dar ascolto all' opinione di
coloro che ritengono la sua eiezione un
mercato! Non crede egli infine, che qua-
lunque al suo posto, e nelle sue condizioni,
avrebbe alzato la voce per protestare
contro l'attentato alla sua patria.
Klaich, che si dice il deputato del
collegio forese di Zara; Supuk, che
ha la sfacciataggine di presentarsi alla
Camera come il rappresentante di Zara
e Sebenico, con quanta onestà occupano
tale 4?|)sto, mentre invece di curare
gfuìéressi di quelli che dicono loro e-
iettori, nè tentano la rovina per puro
stogo di un diabolico sentimento di odio
e di vendetta? È questo il mandato
che a Klaich diedero gli elettori dei
Comuni di Zaravecchia, Nona, Nove-
gradi, Sale, Selve e Beneovaz, ed è
questa la maniera, con la quale cre-
de di corrispondere alla fiducia, che
dissero di avere in lui? Lo elessero
essi forse perchè possa sfogare il suo
odio che ha per Zara, e provocare
la di lei rovina? Perchè nessun altro mo-
vente può esservi a tali pretese, che
| quello della più brutale passione. Nes-
sun motivo didatti nè politico nè eco-
nomico potrebbe giustificare le misure
chieste dai pseudo-deputati, ed esse
non si potrebbero spiegare che come un
atto di yeodetta verso Zara per parte
dei di lei più mortali nemici.
L'alma dal tempo avrà indurato e forte
Dal delitto e dal vizio l'uso indegno.
Troppo ferme radici avran gittate
L'usanze ree del cuor, che ad ogni fibra
Saran congiunte; e quasi altra sostanza
Reser un solo oggetto, al par del fosco
Color d'Etiope sulla cute, e come
Del leopardo la pelle ha le sue macchie.
Prodigio fia d'alto favor superno,
Se tal uom fugge l'eternai condanna.
Salvo sarà, ma per penace fuoco
Convien che passi. Ah! la vecchiezza è
[il verno
Di nulla produttor; gode il sagace
Coltivator de'pria serbati frutti
In algente stagion, nè allor si serba
Di sperar dalla terra il sen fecondo.
Tutto può il Nume eterno. Ubbidiente
Il nulla stesso al cenno suo risponde:
Sia la luce, Ei comanda, ed è la luce
Più ratta del pensier, più assai veloce
Del lampo. Essa dal sen del Re superno
Si spande, e fin le più remote e oscure
Della notte region passa e penetra,
domanda il Nume, e l'invecchiata scabbia
3ade dal corpo, e divien puro, Un solo
jenno del suo voler il cuore infrange
Del peccator più fermo, e a se il soggioga.
Sia pur da pochi dì ridotta in polve,
Le associazioni e gli importi di de-
naro, in assegni postali si dirigano
all' amministrazione del "Dalmata,,
in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazione s'intende
obbligato per il trimestre susse-
guente.
Le corrispondenze devono dirigersi
affrancate esclusivamente al Redat-
tore. Le lettere non affrancate sa-
ranno respinte. I comunicati si in-
seriscono al prezzo di 9. 10 la linea.
Avvisi ed inserzioni a prezzo mode-
rato da convenirsi,
I manoscritti non si restituiscono.
Da una tale misura a Zara ed a
tutta la Dalmazia settentrionale potrebbe
derivare grave danno, ma nessun u-
tile nè alla provincia nè a qualsiasi
luogo della stessa in particolare. Si
crede, è vero con farisaica ipocrisia di
illudere Spalato, onde renderla arren-
devole a! partito croato, ma la gene-
rosa Spalato è accertata dal temico Da-
naos• altri sono i campi della sua atti-
vità, altre Io vie dell'avvenire che l'at-
tende; Spalato, ne siamo sicuri, ripu-
dierebbe anche un' apparente utile,
quando questo dovesse ottenerlo col
danno e Colla rovina di altri paesi.
Si spera di portare con tale questione
f antagonismo e la divisione delle due
città, e perciò anche la scissura nel
campc autonomo; ma Spalato [e Zara
conoscono i loro avversari, e le loro
mefistofeliche arti, ed entrambe sapranno
rimeritarle del condegno loro disprezzo,
e nella loro unione invece cercheranno
di lottare ancora per la salvezza della
patria, per la salvezza di questa mi-
sera provincia cosi basso caduta, da
dover esser rappresentata da tali rin-
negati — Spalato soffre già abbastanza
dalla prepotenza croata, e se essa in
altri tempi protestò contro la ipocrita
insinuazione, quanto più non pretesterà
ora che le tendenze avversarie sono
manifeste, intese a seppellire 1' ultimo
baluardo della coltura e dell' autono-
mia dalmata.
Quésta, come tutte le altre proposte
fatte dai pseudo-deputati croati, e da
noi superficialmente solo analizzate, per
quanto ce lo consentivano i ristretti
limiti del nostro giornale, dimostrano
le loro tendenze reazionarie e fatali.
S'insulta la patria magistratura, e si
attenta alla giustizia ; si fa onta al buon
senso dei Dalmati ; si distruggono le
ultime basì della coltura ; si procura
la rovina morale e materiale del paese.
Ecco ciò che si vuole. Tutti i Dalmati,
lo speriamo almeno, vedranno ciò che
si cerca, vedranno i pericoli che mi-
nacciano la causa della libertà e del
progresso, e tutti insorgeranno a pro-
testare contro il micidiale tentativo.
Fu la cooperazione dei nostri depu-
tati, che concorse ad aggravare la pro-
vincia di nuovi pesi; ma mai si vide
da essi una proposta, una domanda che
!i-JOi!UlBliliaBB
0 da più antica età la fragil salma,
Che uno spirto abitò, se a Lui pur piace,
Dall'obbliata tomba Ei la richiama -
Ma giusto è ancor del pari ; ah, non
[v' acciechi
Una falsa fiducia, anzi una folle
Persuasion di sua bontà, 0 mortali,
Che degli anni nel fior lunge mirate
La falce altera dell' aspra nemica.
Muovesi il cocchio, e al suo ferir declina;
Ma la rapidità ne cela il corso,
Che senza moto appar, che sì v'inganna.
Si approfitti dell'ore; ah, chi s'avvede
Come spariscan tosto? e finché torpido
Nella nave del corpo altri si giace,
Vicin forse è lo scoglio; e forse morte
La falce aguzza, e prende voi di mira.
Incauto augel così scherza sul ramo,
Vago di sua beltà svolazza, e scioglie
Nel suo grazioso errar sonori accenti.
L' occulto cacciator incurva intanto
L'arco, ed il dardo scocca. Pel sentiero
Dei venti vola morte, e al mal accorto
La vita invola, e la crude! ferita
Lo stende a terra, onde infelice preda
Nel più lieto garrir divien di quello.
Questo è il fato dell' uom! frivoli oggetti
Ruban gì' istanti, che a lui son concessi
La giustizia a placar, mercarsi il serto
essendo«hè a ciascuno è libero di spaventarci
anche della sua ombra, e temere le improv-
vise rivoluzioni anche nella più tranquilla città,
senza però che per tale sua morale disposi-
zione si possano derivare conseguenze dannose
alla libertà ed ai' diritti degli altri;
Con riguardo a ciò, eh« anche per lo stesso
deliberato dell'i, r. Capitanato la dimostrazione
politica non stava nell'intenzione della società,
nè il trattenimento per sè stesso poteva rite-
nersi per tal«, ma tale significato gli sarebbe
derivato dalle condizioni politiche di quel tempo;
Con riguardo a ciò, che fra le condizioni
politiche di quel tempo, il mondo, che delle
stesse si occupa, 5' interessava sopratatto del
conflitto anglo-russo pel possesso nell'Asia, e
della caduta del ministero Ferry in Francia p.>r
gli affari del Tonkino;
Con riguardo a ciò, che dalla ricordata de-
cisione non si comprende, se l'i. r. Capitanate
riflettesse al Tonkino od all'Afganistan, quando
ricordava le condizioni politiche di allora, e
per la quale il trattenimento della Srpska
čitaonica si dovea riguardare come una di-
mostrazione politica — che il naturale inten-
dimento della meute umana non arriva a com-
prendere in quel modo il Tonkino 0 I' Afga-
nistan potevano avere un' influenza sul signi-
ficato di un trattenimento, che organizzava
una società zaratina — che in qualunque caso,
sia che fosse il Tonkino 0 1'Afganistan, od
entrambi, il motivo, per cui quel trattenimento
dovea riguardarsi come una dimostrazione po-
litica, svìbbe stato ingiunto di riversare sulla
Srpska Čitaonica la responsabilità per tali
politiche condizioni, che non furono da lei
create, perchè a nessuno riesca difficile il
credere, che la Srpska Čitaonica di Zara non
ha la colpa dell' insuccesso delle truppe iran-
casi al Tonkino, nè della vittoria del generale
Komaroff sugli Afgani;
Con riguardo a ciò, che passando dai gene-
rale orizzonte politico nei limiti del nostro
impero, il principale avvenimento politico, di
cui in quel tempo maggiormente si occupava
l'opinione pubblica, si era appunto la festività
che gli slavi austriaci cattolici organizzarono
a Velehrad, in onore dello stesso apostolo
Metodio, di recente proclamato sauto della
chiesa occidentale — che a tale festività, resa
nota con tutti i mezzi della pubblicità, ac-
correvano migliaia di persone — che nell'in-
vito a tale festività il comitato di Velehrad
indicò come scopo finale della stessa, che gli slavi
orientali entrino nel seno della chiesa cattolica;
c«n riguardo che i motori di [quella festività
soli e senza riguardo ad altre condizioni po-
litiche imposero il suggello del significato po-
litico-religioso a quel convegno — che per
tutto ciò, nè con riflesso alle condizioni igie-
niche, essendosi allora sparsa la vociferazione
dell' insorgenza di malattie contaggiose a Ve-
lehrad, le autorità dello Stato non impedirono
punto che liberamente si tenesse quella festività;
Riflettuto, che questa circostanza poteva u-
nicamente indurre 1' i. r. autorità locale di
procedere in egual modo anche pel tratteni-
mento della Srpska Čitaonica, quand' anche
la stessa fosse pure congiunta a qualche se-
greta tendenza politica, ciò che però non si
può sostenere;
Riflettuto, che quaud' anche si volesse pur
ritenere che la Dalmazia è, e dev' esser una
eccezione delle altre provincie dell' Impero
nel godimento dei diritti costituzionali, pure
nella breve divergenza di dieci giorni di tempo
ed a piccola distanza, nella stessa occasione
del millenario dell' apostolo Metodio, a Spalato
pubblicamente si tenne la festività, con di-
scorsi nei quali si ricordava quella nostra fer-
rovia, si fomentava con lodi e gloria l'opera
dei deputati dalmati, e si parlava dijjquelle così
dette elezioni di deputati pel Consiglio del-
l' Impero, e tutto ciò senza qualsiasi impedi-
mento per parte dell' autorità politica;
Riflettuto adunque, che nè condizioni politiche
nè generali, nè dell' Impero, nè della provin-
cia impedirono agli altri di liberamente can-
tare le glorie dell'apostolo Metodio, ed in-
sieme anche di altri più piccoli apostoli ancor
viventi, mentre il Capitanato distrettuale di
Zara per tali condizioni politiche dovea rite-
nere il trattenimento della Srpska Čitaonica
di Zara per una dimostrazione politica, e come
tale proibirlo;
Riflettuto, che la decisione del Capitanato
di Zara, se riguardava il detto trattenimento
quale un' eco contraria a quelle festività degli
slavi cattolici, e perciò una dimostrazione po-
litica, tanto meno serebbe giustificata e risul-
terebbe anzi parziale, poiché in questo modo
1' autorità distrettuale di Zara avrebbe accor-
dato agli slavi cattolici 1' esclusivo monopolio
di festeggiare gli apostoli slavi, negando tale
diritto a quelli, che meglio degli altri con-
servarono f eredità dei primi maestri slavi ;
— e che tale decisione ancor peggio si do-
vrebbe giudicare, se l'autorità, che metteva il
divieto, vedeva una dimostrazione politica in
ciò, che la Srpska Čitaonica di Zara, insieme
agli altri slavi ortodossi, si mostrasse alquanto
repugnante verso l'invito del comitato di Ve-
lehrad, di passare nell' altra chiesa, perchè
in tal maniera si dovrebbe venire alla con-
clusione che fa una dimostrazione politica co-
lui che volta il capo, quando un altro lo
invita a sputare sulla fede avita;
Riflettuto a tutte le circostanze i sottoscritti,
hauno l' onore d'interpellare il c. r. commis-
sario governativo ;
Quali sono le condizioni politiche, per le
quali il trattenimento della Srpska čitaonica
di Zara in onore dell' apostolo slavo Metodio
si dovea riguardare come una dimostrazione
politica, e come tale vietarlo ?
Qualuoque poi si fossero queste politiche
condizioni, per qual motivo la loro malaugu-
rata influenza si dovea limitare alla Srpska
Čitaonica di Zara, mentre altre simili festività
furono tenute non solo nelle altre provincie
dell'Impero, ma anche nella stessa nostra pro-
vincia, anche quando nelle stesse eravi un
se timento politico?
Se quella festività avea in ogni caso un' e-
spressione religiosa, se la stessa fu permessa
agli appartenenti dell'altra chiesa e vietata a-
gli ortodossi; se la confessione ortodossa è
legalmente riconosciuta nel nostro Impero, e
se le leggi fondamentali garantiscono 1' egua-
glianza di diritto a tutte le chiese legalmente
riconosciute nello Stato — come si può giu-
stificare la ricordata deliberazione dell' i. r.
Capitanato di Zara, col quale si viola un prin-
cipio fondamentale della costituzione deli' Im-
pero ?
Se è disposto 1' onorevole sig. commissario
governativo di dare quanto prima spiegazioni
in questo affare, a tranquillità degli animi,
i quali in seguito alla ricordata deliberazione
sono condotti nella credenza, che la differenza
delle confessioni porta seco limitazioni 0 per-
dite di diritti costituzionali ?
È disposto 1' i. r. governo di indirizzare le
autorità subalterne, ad applicare in modo co-
retto e coscienzioso le disposizioni della legge
sul diritto di associazione verso le società le-
galmente esistenti ?
Gazzettino della città
e della provincia
Nella seduta di stamane — tumultuosissima
oltre ogni dire — gli onorevoli Bielanovich e
Bakotich stigmatizzarono, con un' efficacia stra-
ordinaria, il procedimento governativo, me-
diante la c. r. gendaimeria, tanto durante il
periodo delle ultime elezioni, quanto durante
i recenti episodi teatrali. — L'on. Bielanovich
portò a conoscenza della Dieta fatti molteplici,
che rivelano, anche troppo, le partigianerie
governative; e 1'onor. Bakotich chiese —tra
l'ilarità generale — se forse la provincia do-
vesse .mantenere un numero di gendarmi tanto
straordinario onde gli stessi facessero da spal-
liera a qualche podestà.
Ai brillanti e valorosi oratori i commissari
governativi, naturalmente, risposero con dei
monosillabi inconcludenti.
La destra, cioè la maggioranza clero-croata
governativa, ha taciuto, soddisfatta, come era
naturale, delle risposte governative.
Del resto, sono significantissimi gli screzi
nati recentemente in grembo alla maggioranza
avversaria. Bulat odia Rendich (una rara avis
di onestà nel campo croato) e viceversa; Bu-
lat, Iìendich e gli altri poi — Vraucovich
sopratutto — odiano caunibalescamente Pau-
linovich, il quale è sostenuto unicamente dal-
l' on. Didolich — questi che illustra splendi-
damente, nei drappi che ascendono le sue nu-
dità, la maggioranza clero-croata-govemativa.
A sostegno di tali dicerie è eloquentissima
la locale pubblicata nell'ultimo Narodni List,
ove si dichiara, eh" le lodi tributate da quei
giornale all' on. Rendich nel numero a quello
antecedente, vennero rese di pubblica ragione,
non per inspirazione del club croato, bensì
per inspirazione della Redazione di quel gior-
nale.
Acquista poi fon damento la chiacchiera di
una scena violentissima [che sarebbe seguita
tra l'on. Vrancovich e il canonico Paulinovich
in una discussione del co mitato finanziario.
Sugli stadi successivi d i tutte queste picci-
nerie avversarie, noi informeremo esattamente
i nostri amici della provincia.
Ci è stata intimata la seguente de ci-
sione :
N. 5948-pen. a. c.
Al sig. Vincenzo dr. de Benvenuti
Zara
DECISIONE.
In Nome di Sua Maestà I' Imperatore
L' I. R. Corte di Giustizia di I. Istanza in
Zara quale competente giudizio di stampa, de-
liberando sulla proposta 6 Dicembre a. c.
N. 5863 dell' i. r. Procura d> Stato in Zara
ha giudicato:
Costituire il contenuto del resoconto del Di-
battimento Demarehi-Forlani-Conrad, inserito
nella rubrica intitolata „Nostri carteggi parti-
colari, Spalato 2 Dicembre", stampato nella
quarta colonna delia prima facciata, in tutte
e quattro le colonne della seconda facciata a
nelle tre prime colonne della terza [facciata
del periodico politico 11 Dalmata N. 93, u-
scito alla luce in Zara, la sera del 5 Dicem-
bre 1885, coi tipi di Spìridione Artale e sotto
la redazione del D.r Vincenzo de Benvenuti,
che incomincia con le parole „Qui continuano"
e termina con quelle „pura verità" gli estremi
del delitto di sedizione previsto dal § 300
C. p. nonché quelli del crimine di perturba-
zione della pubblica tranquillità a sensi) del §. 65 lit. a. C. p. e per ciò conferma 1' av-
venuto sequestro di detto articolo, pronun-
cia il divieto dell'ulteriore sua diffusione, or-
dina la distruzione degli esemplari sequestrati
e di quelli che venissero in seguito appresi,
nonché la scomposizione del relativo apparato
tipografico
Locchè con la comunicazione dei motivi
s' intima all' i. r. Procura di Stato in Zara
ed al redattore Dr. Vincenzo de Benvenuti.
Motivi
Visto che con le espressioni usate nell'in-
criminato articolo si cerca con contumelie e
dileggi di eccitale all'odio ed al disprezzo
contro il Governo Provinciale e contro sin-
goli Agenti del Governo in riguardo alle fun-
zioni del loro Ufficio non solo, ma si cerca
altresì di eccitare al disprezzo contro 1' am-
ministrazione dello Stalo;
Visto quindi costituire 1',articolo stesso^ non
solo gli elementi costitutivi il delitto di sedi-
zione previsto dal §. 300 C. p. ma anche
quelli del crimine di pubblica violenza ex §.
65 litt. a, C. p.
Si è perciò trovato di emettere 1' odierna
decisione. Zara 9 decembre 1885.
U Presidente.
BERSA.
Ieri seguirono i funerali di S. E il
Luogotenente bar. Jovanovich la cui
salma venne imbarcata sul piroscafo da
guerra Trieste che deve trasportarla a
Ragusa.
L' ordine fu perfetto e il comporta-
mento della popolazione ammirabile.
L'annunzio che fa il Narodni List
nel suo N. 92 sulla morte del Luogo-
tenente bar. Jovanovich è, per lo meno
nelle sue prime linee, una profanazione
alla di lui memoria. Secondo prete Bian-
chini, Jovanovich negli ultimi suoi mo-
menti parlando col deputato Didolich a-
vrebbe detto : ritenere di aver procurato
un benefizio alla Dalmazia, con la no-
mina di A. Bercich a dirigente il nostro
Tribunale d' Appello.
Se quelle frasi fossero esatte, l'in-
cauto Bianchini avrebbe commesso una
grave indiscrezione ed un gravissimo
errore. Egli avrebbe compromesso il bar.
Jovanovich facendolo parlare d' un ar-
gomento assai serio e delicato con un
uomo pressoché analfabeta come il Di-
dolich; avrebbe compromesso S. E. il
Ministro di giustizia, presentandolo come
un istrumento delle vedute partigiane del
bar. Jovanovich; avrebbe compromesso
il Bercich la cui promozione dovrebbesi
attribuire non già alla magistratura, giu-
dice competente dei suoi meriti, ma al-
l' influenza del Luogotenente, il quale
aggravato da spaventoso morbo, non po-
teva ben valutare nè i tempi nè gli
uomini ; comprometteva finalmente il Di-
dolich che indelicatamente metteva in
piazza un dialogo confidenziale.
Martedì sera è partito per Trie-
ste diretto per Vienna il nuovo diri-
gente di questo Appello, Antonio Ber-
cich. La morte seguita poche ore prima
del suo benefattore Luogotenente bar.
Jovanovich avrebbe dovuto consigliarlo
a differire la partenza onde almeno far
atto di presenza ai suoi funerali; e
dicesi infatti, che egli volesse s 'Spen-
derla, ma è voce generale, che il dr.
Klaich alle ore 6 di sera gli abbia
imposto l'immediata partenza per Vien-
na, e Klaich fu obbedito. Se il fatto
fosse vero, e erodiamo lo sia, il paese
non può che altamente trepidare e dif-
fidare sulle relazioni tra Klaich e Ber-
cich.
Ci scrivono da Sebenico 9 corr. :
Eccoci pur troppo di nuovo alle
prese coi selvaggi-, eccoci di nuovo in
mezzo a scene di terrore e di vergogna.
Ieri sera mediante grosse pietre
venne, da malfattori ignoti, mandata in
frantumi 1' elegante insegna della far-
macia dell'autonomo Nicolò de Mistura,
farmacia che è una delle più eleganti
in Dalmazia.
Nella stessa notte una compagnia di
giovinastri affigliati alla setta supu-
chiana, tra i quali tre figli di Matteo
Sunara, un Rora, un Mileta, quest'ul-
timo già tempo addietro rimasto ferito
in una rissa, fecero gravi danni al
caffè Ciro, demolirono alcuni klafter
di muro alle case Mazzoleni e Sisgoreo,
percossero un garzone del barbitonsore
Coaole, e non è improbabile che a
questi loro atti di vandalismo si ag-
giunga quello della farmacia.
Sono scene ributtanti che puzzano
di anarchia, ed è un vile mentitore
chi volesse sostenere che regna 1' or-
dine a Sebenico.
Ci racaomandiamo all'intervento del
vostro giornale in difesa della - povera
Sebenico.
Giovedì arrivava a Zara il capitano
distrettuale di Spalato barone Conrad,
quello stesso che acquistò una certa
celebrità anche nel recente processo
intentatogli dall'egregio cav. do Marchi
e dall'avvocato Forlani — quello stesso
che fu recentemente schiafìeggiato da
una cuoca.
Ci scrivono da Traù :
Sere fa il canonico Tucaz-zappavovi si ri-
duceva alle sua abitazione, e pietendendo che
quando egli si ritirava, dovessero ritirarsi tutti,
chiuse a chiavistello le porte d'ingresso. Dopo
aver cenato, D.n Tucaz, acceso il sigaretto, si
mise alla finestra tutto lieto che il suo scri-
gno fosse al sicuro. Mentre stava contemplando
il denaro che se ne andava in fumo, sente
picchiare alle porte di casa; ma D.n Tucaz
non si scompone. Osserva chi picchia ; au-
mentano e divengono più forti le battute,
ma D.n Tucaz non si muove. I picchianti,
erano marito e moglie, sollevato il capo, vi-
dero il grazioso D.n Tucaz. La signora a quella
vista lo apostrofa: „dindio! se non fai aprire
noi andremo all' albergo e ti irapetiremo per-
chè ci rifondi le spese che avremo incontrate."
La signora aveva toccato nel lato vulnerabile
il grosso dindio, e ciò bastò perchè egli tosto
si muovesse ed ordinasse alla domestica di a-
prire.
E poiché gli avari sono crudeli, vi par-
teciperò anche questa. D.n Tucaz aveva una
Perpetua, che da olire quaranta anni serviva
con fedeltà esemplare in casa sua, e, da buona
massaja, lo aveva coadiuvato nel por su quel
po' di quattrini, che possiede. La poveretta,
divenuta vecchia, non era più atta a prestali
faticosi servigi, e D.n Tucaz, ritenendola in
casa per gratitudine, prese a servizio una do-
mestica più giovane. Senonchè l'avarizia la
vinse, ed egli tempo addietro la licenziò!
In relazione a quanto abbiamo scritto
alcuni numeri scorsi aggiungiamo anche
il seguente brano tolto dal supplemento
al N. 331 del t'affavo di Genova dove
si parlò della beneficiata di un simpa-
tico nostro concittadino, il baritono An-
tonio Pini-Corsi :
La serata del baritono signor Antonio Pini-
Corsi, al Modena di Sampierdarena riuseì-
ieri, sera, molto brillante. Il pubblico sampier,
darenese era accorso in massa. Il seratante fa
festeggiatissimo e dovette replicare l'aria della
vendetta, e il duetto del Crispino che canlò
fra un atto e 1' altro del Rigoletto.
Gli venne fatto dono dall' egregia direzione
del teatro, d'un ricco astuccio.
Una cordiale congratulazio ne all' ar-
tista lontano.
Protocollo di seduta
della Camera di Commercio e d'Industria
Zara, 7 novembre 1885.
(Continuazione, vedi Nr. 94.)
V. Lo stesso sig. Gaspar presenta un'altra mo-
zione per la istituzione di due pes . pubbliche per le
provenienze di terraferma alle porte di questo nome
e per le provenienze di maro alla riva vecchia dellaj
città, domandando la trattazione d' urgenza.
Ammesso questo, il m. sig. cav. de Trigari avverte,
che questo argomento è di spettanza del Comune, il
quale intenda provvedere alla regolazione di una pesa
pubblica nella piazza del mercato. A suo parere la
proposta incontrerebbe difficoltà inquanto alla spesa,
che non verrebbe certamente coperta dalla entrata
nè erede che il Comune potrebbe accoglierla senza
imporsi un grave sacrificio, che non sarebbe corri-
spondente all' entità del movimento commarciale, ed
urterebbe le pratiche tino ad ora usate.
Il sig. presidente Pedini, coli adesione del propo-
nente, propone, eh«' la mozione sia passata alla spot.
Amministrazioue Comunale, affinchè voglia prenderla
in riguardo, con dichiarazione che anche la Camera
sarebbe dal suo canto disposta a concorrere con
qualche importo da stabilirsi, a far fronte alla rela-
tiva spesa.
VI. Insinuato per un posto patentato di sensato
nella piazza di Zara. — Viene deliberato di restituire
la istanza come mancante di ogni -documento atto a
dimostrare, che il petente possiede i requesiti legali.
VII. Parere sul progetto dell' Ecc. I. R. Ministero
del Cemmercio per regolare l'estensione delle indu-
stri« esercitate sotto nomi collettivi. — La Presidenza
ritiene, che anzitutto la Camera non sarebbe in grado
di dare un fondato parere in argomento, perchè trat-
tandosi appena rifila istituzione dei nuovi Consorzi,
qui non si poss;tj..uo «e necessario esperienze. D'al-
tronde il progetto suppone uno stato industriale e
commerciale assai progredito, in cui i rami si mol-
tiplicano all'infinito. Nei paesi iuvece in;ca i il campo
è assai limitato, come da noi, i negozianti ed indu-
strianti sono obbligati di occuparsi di più rami, in
K. 88. ZARA, Kercoledi 3 jJoTemWe 1886. Anno XXL
Associazione.
Per Zara tì. 8 anticipatamente, se-
mestre e trimestre in proprzione.
Per rimpero Anstro-ungarico fi.
semestre fi. 4:50 trimestre fi. 2:50
Per gli Stati appartenenti all'U-
nione postale fi. 13 air anno se-
mestre e trimestre in propor-
zione. Per gli Stati non appar-
tenenti air unione postale fi. 8
e di più r aumento delle spese po-
stali, semestre e trimestre in pro-
porzione.
yn numero separato costa s. 10.—
Un numero arretrato s. 16.
Al NOSTRI ABBOIsATl
Siamo già al quarto trimestre
— e molti dei signori abbonati non
hanno ancora corrisposto al nostro
invito, rimettendoci 1' abbonamento.
E' noto a tatti, quanto ingenti
siano le spese per Y edizione di un
giornale ~ e come il sostenere la
stampa liberale della nostra pro-
vincia sia non solo dovere, ma ne-
cessità.
Facciamo quindi appello al pa-
triotismo degli onorevoli nostri a-
mici ; e preghiamo quelli, che non
sono in corrente colla nostra am-
ministrazione, di rimetterci quanto
prima 1' abbonamento in corso, e
gli arretrati, molti dei quali da-
tano da parecchi anni.
11 Suburbiensis della Poglizza
dinanzi alla vera critica.
(Continuazione vedi N. 87.)
E giacché siamo ai documenti, agli
stemmi ed ai nobili della Poglizza,
diro in proposito due sole parole, le
quali basteranno a mettere in chiaro
il valore di tutti ^aei documeati ine-diti, che possiede il Suburbiensis.
Venuti gli austriaci in Dalmazia, i
poglizzaai dovettero presentare lutti i
loro privilegi e tìtoli, per ottenerne la
approvazione ; e questo archivio li pos-
siede' sotto il titolo „Stampa de Po-
glizzani al Laudo^. In questo volume
c è grazia di Dio dal 1235 in poi; ma,
ahimè, la fatalità volle che fossero sotto-
posti ar più accurató esame. Infatti dopo
qualche tempo il governo emanò un
verdetto, in cui diceva cho la maggior
parie dei documenti erano apocrifi, e
provò questo as^rto con argomenti
fondati. Lo stesso~avvenne per i docu-
menti di Rogosnica, vicino alla Poglizza;
e mi sia lecito di qui riportare a propo-
sito due b^ni dei parere espresso dal
proc. fiscale Trifon Pasquali (are. luog. f.
VII num. 852 anno 1802). „Li stemmi
gmtilićij finalmente impressi nella pHma
pagina della Stampa de Nobili, sono un
invenzione altrettanto chiìmrlea ohe ri-
dicola. Delle sette Famiglie sedicenti no-
bili di Bogosnizza due sole conservano
attualmente il proprio stemma. Queste
sono le famiglie Petricich e Vojneo, ma
V una e t altra ne possedono uno affatto
diverso da quello, che colla moderna in-
venzione viene loro assegnato; come si
può rilevare dagli atti annessi del Nod.
Petricich muniti del Sigillo la prima e
del Foglio la^seconda. Non si può fare
alcuna osservazione sopra gli stemmi delle
altre cinque famiglie, poiché ed riferir
della Sup.a non v è memoria, che mai
ne avessero, quando fer stemmi genti-
lizi considerar non si vogliano la vanga
e X aratro," E più sotto, parlando d' un
documento dol 1443, il Pasquali dice:
n Qui molto acčonciamente osserva la Sup.
che questa adulterata Copia è firmata da
quel med. NodT Ballerino, eh' estrose le
Copie de^i enunziati Diplomi 1289,
IBIO e 1360, cioè Nemaficich, Cotro-
manovich e Tuarco. E veramente V au-
dacia di adulterare un Documerdo di cui
esistono antiche e recetUi Copie, oUre al
Megistro càe si conserva preèso la Comu-
nità di Almissa, deve infondere una giusta
diffidenza riguardo alV autenticità delle
Giornale politico, economico, letterario,
Esce il mercoledì e il sabbato
Inserzioni.
Le associazioni e gli importi di de-
naro,, in assegni postali si dirigano
air amministrazione del "Dalmata»
ih Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazioiie s'intende
obbligato per il trimestre susse-
guente. '
Le corrispondei)ze devono^ dirigersi
affrancate esclusivamente al Iledat-
tore. Le lettere non affrancate sa-
ranno respinte. 1 comunicati sjì in-
seriscono al prezzo di s. 10 la ììnea.
Avvisi ed inserzioni a prezao mode-
rato da convenirsi,
I manoscritti non si restil^uiscono.
Copie stesse. fatto si riferisce a
Rogosnica, ma vale anche per la Poglizza,
trovandosi in questa Stampa al Laudo
molti documenti apocrifi di quella con-
tea. Di queste falsificazioni i poglizzani
ne comniisero molto — e basta confron-
tare in proposito l'Annuario (voi. II
pag. 250, voi. Ili pag. 12). Credo ohe,
con simili prove in mano, qualsiasi
storico imparziale doveva andare molto
cauto nello scegliere i documenti; e
con ciò si spiega, perchè il mio lavoro
offra alle volte delle lacune. Vi potranno
essere in Poglizza dei documenti ine-
diti, ma non possono essere molti. Se
ciò non ostante voi, egregio Subur-
biensis, persistete nel voler regalare
alla Poglizza una grossa storia, com-
pilata su documenti veri ed apocrifi,
fatelo pure; ma permettete d'altra parte
ch'io compianga i vostri patnotti, i
quali, dopo tanto attendere, avranno
un impasto di menzogne e non una
storia.
L'ultimo argomento, condotto in cam-
dal Suburbiensis, il quale non conosce
ancora la differenza fra „studio storico^
e ,^storia", si è eh' io non confrontai
i dotti scrittori slavi V, Klaié e Pavli-
novié. Il Narodni List, evidentemente
non soddisfatto di due nomi soli, volle
accrescerne la dose, e vi aggiunse quelli
del Kukuljeviée del Miklosié; ma, po-
veretto, si prese un granchio solenue. Il
Kukuljevié favori al prof. Mesié quattro
manoscritti dello statalo poelizzano, af-
finchè li pubblicasse, e il Miklosté pariò
delle difficoltà filologiche di questo statu-
to, Siccome io non aveva da trattare in al-
cun luogo di questioni filologiche, non
poteva per conseguenza occuparmi del
Miklosid In quanta al Kukuljević poi, egli
ci entra come Ponzio Pilato nel Credo.
Ognuno comprenderà ora quale parte
faccia il detto giornale 1!
Ma ritorno al Suburbiensis, onde di-
mostrargli la vanità delle sue osserva-
zioni rispetto al "Riaié ed al Pavlinovié.
Il mio lavoro consta di 111 pagine
— di queste dedicai soltanto otto al-
l'introduzione, origine e costituzione
della Poglizza, per cui è chiaro che il
mio scopo precipuo era quello di trat-
tare la parte storica. Quando per questa
introduzione di otto pagine io presi per
fondamento un' lavoro esteso, come è
quello del Franceschi, più lo statuto e
le opere del Pe^ter e del CattaUnich,
credeva di avere'^eseguito il mio dove-
re nel modo più scrupoloso — ed ognuno
mi darà perfettamente ragione. Ciono-
nostante vediamo quale danno arrecò
al mio lavoro il non avere consultato
quelle due opere.
V. Klaié, [scrittore noto, ha pubbli-
cato nel 1881 l'opera in8.o„0/)is ze-
malja u kojih obitavaju hrvati'' — ed
in questa sono dedicate alla Poglizza
soltanto 12 pag. di numero, beachè
r autore tratti dell' origino, geografia,
Costituzione e storia di quella contea.
Mi rincresce dirvulo, caro Suburbiensis,
ma questo lavoretto del Klaié non è
niente affatto originale, poiché è preso
completamento dal PavUnovié. Volete
delle prove? eccovele. Klaió pagT-133. „Početkom 11 sto-
ljeća tri sina velikoga kneza Miroslava,
po imenu Tješimir, Krešimir i Elem,
odseliše iz Bosne s nekoga nesklada, što se
bješe dogodio medju gospodom i kraljevu.
Nakon obijanja i skitanja sadjoše u Zve-
canj i u Ostrovicu kod vode Pokornika
i nahođeći zgodnu i pitomu zaklonicu sa
liepim poljicima, tu se se stalno nastane..."'
e cosi di seguito fino alla pagina se-
guente, senza citare il PavHaovié.
Pavlinovié pag. 59. ,,Početkom
jednaestoga meka, tri sina velikoga kneza
Miroslava, Tješimir, Krešimir i Elem,
odseliše iz Bome s nekoga '^esklada što
se bio dogodio medju gospodom. Nakon
ob^anja i skUmja, sadjoše u Zvečanj i
u Ostrovicu kod vode Pokornika, i našav
tu sgodu i pitomu mUonicu sa liepiem
poljicima, tu se nastave..."' continua come
«opra sino alla fine della pagina.
iOaić pag. ÌZòu Dvanaest pogla-
vitih sela ili katuna Poljičkih imalo je
dvanaest glavara, koji su se zvali knezom
ili katunari. Knezovi su bili prvi sudci,
svaki svamu katunu. Vrhovnu vlast nad
sidom župom vršio je veliki knez sa svoja
dva opravnika (prokuratura) i perovo-
djom {kančilirom)... e cod avanti.
Pavlinovié pag. 59. „Dvanaest
poglavitih sela {katuna) imalo je dvanaest
knezova, {glavara). Knezovi su bili prvi
sudci, svaki svomu selu. Vrhovna vlast
bila je prvi Velikom Knezu i njegovim
dvama opravnicima {prokuraturim) ipe-
rovodja {kančeUra}...." e così di seguito^
Appena aFla metà della pag. 135 il
Klàiéoita il Pavlinovié, dal quale copia
senza riguardi tre intere pagine. K qui
finisce la parte che tratta della geo-
grafia e costituzione; le rimanenti sette
pagine trattano in coi^pendio la storia —
ed anche qui si può scorgere una sor-
prendente identità fra il Klaié od il
Pavlinovié! I !
{Continua).
- I -x:;} -
G0MM18 VOYAGEURS,
Il barone Jovanovich, buon' anima
sua, morto troppo presto per i suoi
meriti e troppo tardi per la felicità
dulia patria nostra, aveva stabilito al
palazzo governativo una specie di ma-
gazzini alia printemps, ed uso e consu-
mo delle industrie croate.
Le quali industrie croate ~ inter-
pretando sovranamente il genio arti-
stico delle trecche di Agram — si ar-
rogavano il privilegio dì mandare in
commercio un mondo interminabile di
figurine e di pupazzetti, rubando così
il mestiere ai gessaiuoli di Lucca.
Noi, veramente, che in fatto di arte
— salva sempre 1' autorità degli ap-
pendicisti del Narodni List — siamo
un po' schifiltosi, anche quando si tratti
di statuine di gesso^ facevamo il viso
dell'arme dinanzi a questa produttività
privilegiata, per la semplice ragione
che tutti quei musi, mandati in circo-
lazione per la provincia, presentavano
costantemente i tratti medesimi.
Ma se il gesso abbondava, i modelli
erano pochi — se il governo dava la
materia, la forma scappava fuori iden-
ticamente dalle solito mani.
Da qui le giusto rampogno di ma-
d nna critica. .
Ma se la critica è facile, amici lettori,
questa stessa critica non può dimenticare
che l'artista ha pure un qualche diritto
al subiettivismo, e che una parto di
so si trasfondo immancabilmente nel-
l' opejra sua.
Se Domeneddio, l'artista supremo,
impastando d'argilla il vecchio Adamo,
r ha fatto ad imagine e similitudine
sua; volete voi che i croati, i quali a-
vevano aperto i loro negozi all' ombra
del palazzo luogotenenziale, si parto-
rissero i propri fantocci, senza regalare
loro le proprie fattezze?
Tolta questa innocente monotonia,
tutiio il resto procedeva con una spe-
ditezza così prodigiosa, che pareva un
incanto. Anzi, la luogotenenza, o per
impedire lo falsificazioni, o per garan-
tire le coscienze timorate di troppo,
applicava alla merco croata una marca
particolare, una specie d' imprimatur
curiale, buono ptr tutti i tempi o per
tutti i luoghi.
Ciìe cuccagna per gì' imprenditori
della Narodna tiskarnica! che vittoria
amministrativa per il barone Jova-
novich!
Queste statuinc, dal muso identico o
dalla marca medesima di sotto ai cal-
cagni, allagarono letteralmente la no-
stra provincia.
Dagh apparitori ai consiglieri aulici,
dai maestri agl'ispettori scolastici, ci fu
da per tutto una sostituzione volontaria
o forzata di queste figurine gentili. Ma,
dove il loro spaccio raggiunse vera-
mente l'inverosimile, si fu nella conf^é-
zione delle amministrazioni comunali,
delle autorità politiche, e dei corpi
rappresentativi.
La nostra potrà parere un' esagera-
zione — ma, pur troppo, non è che
la pura realtà.
Ed ecco ve ne la prova.
Levata gli stivali a tanti magnìfici
podestà, denudate le calcagna a tanti
capitani distrettuali, mettete i sandali
cappuccineschi a tanti nostri depu-
tati—voltateli sottosopra; e, senza a-
vtT bisogno di un microscopio, scopri-
rete sui loro talloni il segno rfldefebilo
della solita industria liccàna, avvAlòrata
dalla marca di fabbrica, impressa —-
a freddo, bene inteso — dalla^ aestra
luogotenenza-
0' era proprio di che ammattire.
Non potevate faro un passo fuori di
casa, cho da ogni lato vi si gridava
agli orecchi: qua le belle statuine!
Entravate appena in un publico ufficio
0 in una publica scuola, che, accocco-
lati sui loro scrittorucci, vi ridevan sul
viso i noti pupazzetti, drappeggiati da
consiglieri e da professori. Da per tutto
poi polvere di gesso e tanfo di sca-
gliola, da sciuparvi le vesti e mozzarvi
il respiro.
E bisognava subirli.
Potevate sgranare tanto di occfhi,
ed aprire tanto di bocca dinanzi alle
cento riproduzioni felici di Marco Bruto
—- vi restava libero di sacrare contro
le mille copie conformi del romito di
Podgora: era fatica sprecata. Alzato
graziosamente il peduccio, e messa in
mostra la marca di fabbrica, quelle
statuine si assicuravano la propri« esi-
stenza, e vi salutavano, mostrandovi le
fiche.
Ma, siccome non tutto le ciambelle
riescono col buco, così le teste di gesso
non arrivavano sempre al loro destino
colla calotta sana. E poi e' èra la con-
correnza — la sazietà del genere —
la moda, ed altre diavolerie
Air industria croata si minacciava
il tracollo — alla marca di fabbrica,
impressa dalla luogotenenza, non si pre-
stava più fede.
Ultimo colpo: il barone Jovanovich
avea tirato il calzetto!
Si ricorse ad un nuovo espediente ; ai
commessi viaggiatori.
Consiglieri aulici ed ispettori scolastici
— bene inteso, gli autentici, non quelli
di gesso — furono mandati in giro
per la provincia con campionari ric-
chissimi. Esibivano costoro diplomi di
onore, certificati d' elogio, articoli di
giornali ; parlavano speditamente ita-
liano, croato e tedesco ; offrivano ai
rivenditori uno sconto vistoso ; giura-
vano per i' esattezza dei modelli, e per
la veridicità della marca.
dai fondi provinciali alla locale Scuola popo-
lare tedesca, sebbene avversata dal loro or-
gano; quando li vediamo, in contraddizione
colla loro italofobia, corrispondere colle autorità
centrali nella da essi abborrita lingua italiana;
quando li vediamo malcontenti dei tre neono-
minati consiglieri d' Appello, in onta ai con-
forti che tentò di ammanire loro l'Avvisatore
Dalmato, assicurando che sono al caso di
trattare gli affari in lingua slava; quando li
vediamo favorire e tentare immeritate promo-
zioni di camaleonti politici, ignari affatto, co-
me il sig. de Bersa, della lingua slava, perchè
ad essi affigliati e devoti; quando li vediamo
avversare le promozioni di onesti nazionali,
sinceramente amanti e profondi conoscitori
dello slavo, perchè non pieghevoli alle loro
immorali esigenze; quando li vediamo, final-
mente, con lusinghe e minaccie corrompere, o
per lo meno rendere titubanti nell' adempi-
mento dei loro doveri ufficiosi, pubblici fun-
zionari di indubbia integrità, e rendeisi per
tal modo arbitri perfino nel finora incontami-
nato tempio della giustizia; quando vediamo
tutto ciò, siamo indotti a credere che la que-
stione della lingua altro non sia se non una i-
gnobile arma, della quale si servono per bassi
scopi d'interesse personale.
In tale senso dovevano intendersi le cose
da noi dette nel nostro N. 76, relativamente
ai tre nuovi consiglieri d'Appello; e le nostre
parole erano anche dettate dalla speranza che
essi si mantengano, quali erano giustamente
ritenuti, onesti e liberi cittadini, imparziali ed
indipendenti magistrati.
» Ma ciò ha urtato i nervi del sig. Venanzio;
ed egli, la cui vita non fu altro che una se-
quela di ardite, svariate, più o meno fortunate
speculazioni; egli che considera e la politica
ed il pubblico servizio sotto il meno nobile
degli aspetti; egli, fingendo di non compren-
derci, colla disinvoltura che gli è abituale, ha
voluto, colpendoci di sequestro, ribadire i vin-
coli dell'impuro di lui connubio colla setta
croata.
Ritorneremo sull' argomento in forma più
esauriente, nel resoconto del dibattimento che
sarà tenuto sul sequestro del presente numero.
a-C 1 'Oft;
Gli italiani in Austria.
Viviamo in tempi difficili per la bella no-
stra nazionalità italiana — esclama, ed a ra-
gione, l'ottimo Corriere di Gorizia. Oggi che
i voti si coniano e non si pesano, la nostra
interiorità numerica nello Stato cui apparte-
niamo, ci gravita sopra come una colpa. Ma
questa situazione appunto, ha avuto un effetto
che nessuno dei nostri avversarti si sarebbe
aspettato: quello di rassodare dei legami che
andavano sempre più rallentandosi, di destare
un forte senso di patria che andava sempre
più infiacchendo nei petti. Che importava a
Gorizia delle più lontane cittadette dell'Istria?
Chi si commoveva in Dalmazia per le ele-
zioni comunali di Montona, o chi in Istria
s'affannava dell'esito di quelle di Traù o di Cit-
tavecchia in Dalmazia! L' enormezza di certe
pretese hanno scosso questo buon sangue ita-
liano, intorpidito, ma non morto nelle nostre
vene.
E in oggi l'indifferentismo è scomparso, e
chi ancora se ne sente infetto, deve vergo-
gnarsene e celarlo col pudore con che si cela
una tabe purulenta e schifosa.
Io mille guise s'afferma questo santo prin-
cipio di solidarietà nazionale risorto.
Un giorno dalle coste istriane muovono i
canottieri a salutare la generosa Trieste, ba-
luardo e speranza del litorale. Un altro giorno
sono gli alpinisti triestini che vengono a re-
care ai fratelli di Gorizia il couforto del loro
interessamento, e ascendono uniti ai monti,
dove il corpo si rafforza e si accalora il pen-
siero.
Jabuka i Vjetar.
Jabuka se vjetru moli,
Da joj grane ne odlomi:
„Da, moj vjetre, ne lomi me,
„Ne lomi me, ne krši me!
,,Ja iam tebi rod rodila;
„Svaku granu dv'je jabuke,
„A na vrhu i èetiri;
„Na vrh soko gn'jezdo vije,
„Na kor'jen mu zmaje sjedi,
„Zmaj sokolu poručuje :
„Ako puStih živa ognja,
„Grn'jezdo ću ti opaliti,
,,Tiće ću ti politati. —
„Soko zmaju odgovara:
„Moj' eu tići poletari,
„Brzo će mi polećeti
„Put onoga slavna mj«sta,
„Dobre glas« odnijeti,
„Da sino mi svi zdravo i veselo." —
Il pomo e il vento.
Un gran giorno il vento prega,
mentre i rami di lui piega;
„Venticello, non piegarmi,
„deh ti prego, nè spezzarmi!
„La mia pianta è piena tutta,
„Due per ramo porta frutta
„e fin quattro in alto eli'ha;
„ivi un falco il nido fa,
„ma appiè un drago a me posò,
„che a l'augello a dir mandò:
„Col mio fuoco s'io ti sfido,
„andrà in cener« il tuo nido,
„e la tua prole preda mia sarà. —
„SW 1' augello a lui tai detti :
„Son pennuti i miei falchetti,
„e ognun per l'aure il volo spiccherà;
„recheranno nunzi grati
„dove mai Baran volati,
„che qui ciascun è sano e fa baccano." —
(Continua.)
Da Trento a Spalato è tutto un accordo.
E tutto ciò l'ha creato la necessità, gran ma-
dre e maestra di ogni progresso e di ogni
successo.
Un'altra manifestazione di questa risurre-
zione nazionale creata dalla imperiosità delle
circostanze, 1' abbiamo nel genere di lettera-
tura che ora si predilige e coltiva con più a-
more in queste provincie. Non più gli sdilin-
quimenti amorosi e gli arcadici belati, ma i
forti studi storici; il rivangare nei codici an-
tichi le eroiche azioni degli avi per giungere
a questa conclusione: che conviene imitarli
nella fortezza e nell'animo.
Ogni occasione è buona a codesto assiduo
lavoro delle menti, intente ad escogitare gli
esempi che più possono scuotere e impressio-
nare. Il periodo moderno, elegante, interessa
meno in oggi del ruvido ed aspro periodare
di un codice antico ingiallito nelle biblioteche
civiche, provinciali o private dei nostri paesi.
Il cuore ci batte più forte, circola più libero
il sangue, ci mette negli occhi un raggio più
ardente il leggere di un valoroso italiano dei
nostri paesi che colla parola, o cogli scritti,
o colle armi, s'acquistò fama imperitura, e
maudò il nome e l'esempio ai posteri remoti.
In mezzo alla lotta che sosteniamo per la
difesa della nostra nazionalità, questo ci so-
stiene e rinfranca. Questo è il lato buono della
lotta stessa; severo nel fatto, provvido nelle
risultanze: averci scossi dal letargo, averci fatti
ritornare al desiderio di essere degni degli avi.
NOTE PROVINCIALI.
Scardona. — In mancanza di altri passa-
tempi, noi abbiamo qui le ii. rr. guardie di
finanza, che sembra abbiano assunto l'impresa
di farne una al giorno. Udite questa. Nel dì
18 m. p. l'i. r. guida Weber, con baionetta
in canna scortava, da un villaggio fino a Scar-
dona, due giovani contadini, conducendoli po-
scia caldi caldi in un tempio di Vespasiano,
convertito momentaneamente in carcere, per
eccelsa disposizione delle guardie di finanza.
Al domani volle consegnarli alle carceri giu-
diziali, ma l'i. r. giudice Zuliani, visto l'arbi-
trario procedere delle guardie suddette mise
tosto in libertà i due villici. La guida Weber
credette sgravarsi dall'accusa col dire che per
ordine del frate di Piraraatovci egli aveva ar-
restato i due villici, perchè sospetti di essersi
appropriati due polli d'India, appartenenti al
detto frate.
Non vi sembra che sia una commedia tutta
da ridere, questa così detta libertà personale
da noi in Dalmazia ? I frati che ordinano e
le ii. rr. guardie di finanza che eseguiscono
arresti per sospetto?
Ma, e i papaveri burocratici, sanno o no
come va da noi questa bisogna ! — E la se-
conda guida Moricich, che mediante un ga-
loppino fa istanze per la distillazione dell' ac-
quavite, che a quanto dice la voce pubblica,
gli rendono poi per benino!
In questo incontro il signor Cippico ci per-
metterà una domanda : le numerose procedure
per abuso del potere d'ufficio e per offese ver-
bali, intentate contro il Moricich, servono forse
di guanciale ai signori dell' i. r. Procura di
Stato, i quali quando vogliono dormono della
grossa? Ma il povero Pantalone —- leggi
popolo ! — paga, e paga bene, forse per ve-
dersi in questo modo garantiti quei diritti, or-
mai comuni anche a quei di Timbuctù ?
Desidereremmo saperlo una volta !
X
Libertà garantita. — Col recente Ukase
viene prolungato per un anno lo stato di as-
sedio nei governi di Pietroburgo, Mosca, Kar-
kov, Pultova, Czernigov, Kiev, Voliuia, Podo-
lia, Cherson e Bessarabia; nei circoli di Sin-
feropoli, Eupatoria, Jalta, Teodosia e Perekop,
e finalmente nelle città di Saratov, Rastov ai
Don, Tangarog-Odessa, Kertsch-Jenikob, Se-
bastopoli, Nikolajef-Kron8tadt. I fatti di oppo-
sizione avvenuti contro le autorità civili o mi-
litari, nonché gli attentati contro funzionali
pubblici vengono deferiti alla competenza dei
giudizi militari in tutta la Russia. Egualmente
viene prolungato a tre anni il potere del mi-
nistro dell'interno all'arresto e deportazione di
persone, che egli ritiene pericolose all' ordine
pubblico. — E si negherà poi che questo sia
il secolo del progresso!
X
La „Wiener Allgemeine Zeitung" pub-
blica la notizia, che nel ministero delle finanze
si abbia il progetto di ridurre il numero degli
uffici steurali in Dalmazia, ed aumentarlo in
Boemia, Istria e Gorizia.
X
Marina da guerra. — Da fonte ufficiale
viene annunziato il felice arrivo della nave da
guerra Fasana nel porto di Aden, per ^atte-
nervisi cinque giorni. A bordo tutto bene. x
Le provenienze dall' Italia nei porti
ungheresi. — Il r. governo marittimo un-
gherese ha decretato che ai piroscafi aventi
un medico a bordo e provenienti dall' Italia
(escluso il litorale veneto) sia da computarsi
il tempo della traversata nel periodo di riserva
d'osservazione di 7 giorni, stabilita per le pro-
venienze da porti italiani.
X
Aggio sul dazio, — Per il mese d' otto-
bre fu stabilito l'aggio del 24 lj2 per ceuto
sui pagamenti di dazi che verranno effettuati
in argento anziché in oro.
X
Rettifica. — Riceviamo la seguente :
A senso del §. 19 della legge sulla stampa,
invito la spettabile Redazione del „Dalmata"
d'inserire nel prossimo suo N.o la seguente
- Rettifica
E' assolutamente falso in tutte le sue parti
quanto si trova scritto a mio riguardo nella
Corrispondenza sotto la rubrica „Note Pro-
vinciali" — Traù — inserita nel periodico
„Dalmata" di data 24 settembre 1887 N. 76
e ciò:
I. Perchè non è vero che il Comune di
Traù si sia addossata la spesa di un fiorino
al giorno, pel mantenimento di mia moglie
al manicomio di Sebenico; mentre ognuno lo
sa, che dai primordi del male che afflisse la
sventurata mia moglie, tanto a Traù, quanto
a Spalato e a Sebenico sostenni e sostengo
coll'onesto lavoro delle mie mani tutte le spese
dei medici, dei farmaci e del mantenimento,
senza aver avuto mai bisogno di alcuno.
II. Perchè non è vera 1' asserzione,^-che il
podestà di Traù signor Spiridione Puovié siasi
indotto a tale grave spesa pel Comune di Traù,
dopo aver ricevuto da me alcune paia di sti-
vali. U podestà signor Spiridione Puovié è
superiore ad ogni [sospetto per l'ovunque nota
sua onestà ed imparzialità negli affari del suo
ufficio, mentre pel ricco censo che egli pos-
siede vive affatto indipendente e stimato da
tutti gli onesti.
Traù, 1 ottobre 1887.
Matteo Gizdic.
GAZZETTINO DELLA CITTÀ.
Conferma di sequestro. — N. 5686-pon.
Air avvocato Dr. de Benvenuti
Loco.
DECISIONE.
In Nome di Sua Maestà l'Imperatore
L'i. r. Tribunale Provinciale, quale compe-
tente Giudizio di stampa, deliberando sulla
proposta 25 settembre a. c. N. 5146 della
locale c. r. Procura di Stato
ha giudicato:
Costituire il contenuto
a dell' articolo intitolato „Compiacenze uf-
ficiali", che incomincia con le parole: „II Na-
rodni List, nel suo numero", e termina con
quelle: „del sig. Presidente d' Appello", in-
serito alla prima pagina 3.za e 4.ta colonna
del periodico „Il Dalmata" N. 76, uscito alla
luce in Zara la fcera del 24 settembre a. c.
sotto la redazione del dr. Vincenzo de Ben-
venuti, e
b dell' articoletto stampato nella seconda pa-
4.a colonna del periodico stesso, sotto la
rubrica „Gazzettino della città", intitolato:
„Tresche ufficiali", che incomincia colle pa-
role: „Il rugiadoso Avvisatore Dalmato11 e
iiaisce con quelle: „salute a quegli altri!" gli
estremi del delitto di sedizione previsto dal
§. 300 C. p., e per ciò conferma 1' eseguito
sequestro, decreta il divieto dell' ulteriore dif-
fusione dei due articoli succitati, ordina la di-
struzione degli esemplari sequestrati e di quelli
che venissero in seguito appresi, nonché il
disfacimento del relativo apparato tipografico.
Locchè, con la comunicazione dei motivi,
s'intima alla locale i. r. Procura di Stato ed
al redattore dr. Vincenzo de Benvennti.
Motivi.
Visto che col tenore dell' articolo ad a s'i-
stiga con contumelie all' odio ed al disprezzo
contro la persona del Presidente d'Appello
dalmato, in riguardo alle funzioni del suo
ufficio ;
Visto che col tenore dell' articolo ad b s' i-
stiga del pari con contumelie e dileggi all' o-
dio ed al disprezzo contro I' autorità politica
e provinciale in riguardo alle funzioni del suo
ufficio;
Visto, quindi, che in tutti e due i pre-
messi articoli chiari si ravvisano gli estremi
del delitto di sedizione previsto dal § 300 C. p.
Si è trovato perciò di emettere l'odierna
decisione.
Zara, 1 ottobre 1887.
L'i. r. Presidente
BERSA.
X
Altro sequestro ! — Lo stringimento di
freni nei paesi paternamente governati dal ca-
valleresco Taaffe," prosegùe con un crescendo
sbalordicente! Anche il nostro ultimo numero
incorse nelle ire di monna Procura, per un
gazzettino liscio liscio sul famoso dibattimento
tenutosi nei giorni 27 e 28 dello scorso mese
presso il nostro Tribunale, a maggior gloria
di alcuni cannibali croati di Scardona.
Voilà! Noi sottoscritti decretiamo una co-
rona , di fichi ai nostri bipedi gallonati
della Procura, insieme a molte foglie della i-
dentica pianta per nascondere pietosamente le
loro parti vergognose !
X
Teatro Nuovo. — Diciamolo subito: la
compagnia Marazzi-Diligenti, nella sua prima
recita, non soddisfece appieno la generale a-
speltativa. Sia che il pubblico avesse la pretesa
di trovarsi dinanzi una compagnia di prim'or'
dine, sia che la commedia scelta — quantun-
que bella — non appartenesse al genere og-
gigiorno prediletto, il fatto sta che negli spet-
tatori un tantino di musoneria la ci fu, con
accompagnamento di chiose le une più pic-
canti delle altre. Bisognava trovarsi, ti a un
atto e l'altro, pei corridoi del teatro, nell'atrio
o al Caffè! ....
U solo attore entrato fin dalle prime nelle
grazie del pubblico era il commendatore Mo-
relli, il quale nella sua parte di Pasquale del
Pò si era rivelato — dicevasi — per quello
ch'esso è realmente, per un artista cioè di
grosso calibro. Dopo di lui veniva Vestri, al
quale facevasi carico di essere troppo stagio-
nato per la parte del brillante, di riuscire
troppo uniforme nelle sue risorse e così via.
Veniva terza la signora Marchi, nella quale,
pur riscontrando della capacità, rimarcavaosi
dei difettucci di pronuncia congiunti a qual-
che frase soverchiamente cadenzata. Il sig.
Marazzi-Diligenti lo si trovava ammanierato e
tioppo focoso; la siguora Gleck-Pareti invece
troppo glaciale ecc. ecc.
Questo, lo ripetiamo, il giudizio di buona
parte degli spettatori dopo quella prima au-
dizione.
E' forza confessare, però, che se la prima
sera il pubblico assistette alla Rivincita del
Ciconi, la sera di poi — recitandosi la Mo-
glie di Claudio — esso dovette assistere alla
rivincita della compagnia.
Non già che in questa seconda rappresen-
tazione siasi trovato tutto perfetto, chè il no-
stro pubblico non si arrende così di buon
grado — parliamo di quella parte del pub-
blico i cui giudizi hanno un peso —; ma, in
somma, a spettacolo finito noi abbiamo avuto
campo di rimarcare sul viso di parecchi ab-
bonati i segni di una certa soddisfazione, che
la sera innanzi si sarebbero cercati inutilmente.
La Moglie di Claudio, codesta produzione
del Dumas eh' ebbe esiti così contrastati in
Francia e più tardi anche in Italia, dove al-
l' abilità della signora Duse fu dato di risol-
levarla; codesta produzione, diciamo, piacque
ai zaratini, che l'ascoltarono e l'applaudirono
volontieri.
L'indole e lo spazio ristretto del nostro
giornale non ci consentono di occuparci diffu-
samente di critica teatrale, come ne avremmo
desiderio, per cui ci limiteremo a dire che la
Moglie di Claudio, malgrado quella soverchia
tolleranza verso la propria moglie — e che
moglie, buon Dio! — di un uomo, che non
cessa di vantarsi orgoglioso e di proclamarsi
onesto; malgrado quella inaspettata confessione
amorosa della timida Rebecca, confessione ar- -
dita anche per una ragazza americamente e-
ducata; malgrado quella famosa pulitura dei
fucile, proprio come dopo I' uccisione di una
quaglia; malgrado, infiue, più d'una situazione
secondo noi troppo azzardata, la Moglie di
Claudio è un lavoro interessante, che rivela
in chi l'ha scritto, oltre lo studio indefesso di
certe inesplicabili contraddizioni del cuore li-
mano, una straordinaria pratica dell' effetto
scenico.
Ammirabile nell'interpretazione della impo-
nente parte di Cesarina la sig.a Marchi, alla
quale, pel suo temperamento nervoso, tal ge-
nere di caratteri deve adattarsi egregiamente.
Durante il suo primo lungo colloquio con
Cantagnac, come pure nella magnifica scena
della tentata riconciliazione col marito, essa ci
parve incamminarsi con qualche successo sulle
orme della Duse.
Il sig. Marazzi-Diligenti, ad onta di qualche
scatto impetuoso, contrastante colla freddezza
dell'indole di Claudio, ci si mostrò artista accu-
rato ed intelligente. Avremmo soltanto voluto
vederlo in qualche scena deporre quell' eterna
blouse, appunto come fece Antonio. Nella prima
scena dell'atto secondo, non si prende forse il
caffè in un salotto, alla presenza di una per-
sona di qualche riguardo, estranea alla fami-
glia? Ed all'ultima scena della commedia, non
ritorna Claudio dall'aver accompagnato gli a-
mici alla stazione? 0 fu forse l'autore, che per
il povero Claudio volle fare di quella blouse
uua specie di camicia di Nesso? In tale caso
il sig. Marazzi-Diligenti non sarebbe colpevole
che di troppa accondiscendenza verso il grande
commediografo.
Bene la sig.a Polzi nella sua parte di Re-
becca.
Il sig. Bissi, il quale s'era già attirata l'at-
tenzione del pubblico colla sua piccola parte
di Ippolito Cornaro nella Rivincita, in que-
sta seconda produzione seppe renderci l'odioso
personaggio di Cantagnac con molta verità.
Esso è un generico di merito, che intuisce
abbastanza il carattere che deve rappresentare,
aiutandosi sempre con una buona truccatura.
Una sola cosa raccomandiamo al bravo sig.
Bissi, ed è di non trascurare di quando in
quando certi precetti grammaticali, che pur
furono scritti, ce Io creda, per qualche cosa.
E poiché siamo sulla via delle raccomanda- -
zioni, una ci permettiamo di rivolgerne anche
al commendatore Morelli. Esorti il suo appa-
ratore a fare in modo che i scenari non di-
stino un piede da terra, specialmente se muniti
di porte d' ingresso, altrimenti nelle entrate e
nelle sortite gli artisti corrono rischio d' am-
maccarsi il naso, come fu per accadere al sig.
Vestri la sera della Rivincita.
Guai se in teatro manca l'illusione; ii sig.
Morelli lo sa meglio di noi. E l'illusione se
ne scappa allorché in teatro, come a Casamic-
ciola, si vedono case e piazze intrecciare la
tarantella !
* « *
S. 95. ZARA, Mercoledì 30 Novembre 1887. Anno X
Associazione.
Per 7ara fi. 8 anticipatamente, se-
mestre e trimestre in proporzione.
Per l'Impero Àustro-ungarico fi. 9,
semestre fi. 4:50 trimestre fi. 2:50
Per gli Stati appartenenti alTU-
nione postale fi. 12 all' anno se-
mestre e trimestre in propor-
zione. Per gli Stati non appar-
tenenti air nnione postale fi. S
e di più r aumento delle spese po-
stali, semestre e trimestre in pro-
porzione.
Un numero separato costa s. 10.—
tJn numero arretrato s. 16.
Giornale politico, economico, letterario.
Esce il mercoledì e il sabbato
Inserzioni.
Le associazioni e gli importi di de-
naro, in assegni postali si dirigano
all' amministrazione del "Dalmata,,
iu Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazione s' intende
obbligato per il trimestre susse-
guente.
Le corrispondenze devono dirigersi
affrancate esclusivamente al Redat-
tore. Le lettere non affrancate sa-
ranno respinte. 1 comunicati si in-
seriscono al prezzo di s. 10 la linea.
Avvisi ed inserzioni a prezzo mode-
rato da convenirsi.
I manoscritti non si restituiscono
Ai nostri abbonati.
Siamo già prossimi alla fine del-
l'anno, e molti dei signori abbo-
nati non hanno ancora corrisposto
ai nostri ripetati inviti, rimetten-
doci l'abbonamento.
È noto a tutti quanto ingenti
sieno le spese per l'edizione di un
giornale, in ispecialità poi quando
esso appartenga alla stampa liberale
della nostra provincia. Ne 1' am-
ministrazione può fare a meno,
colla line dell' anno, di soddisfare
a tutti i propri doveri.
E perciò che facciamo appello
al patriotismo degli onorevoli no-
stri associati, pregando quelli che
non sono in corrente colla nostra am-
ministrazione, di rimetterei quanto
prima il prezzo dell' abbonamento
in corso, nonché gli arretrati, molti
dei quali datano da parecchi anni.
RIVISTA POLITICA.
La confusione in Francia aumenta
sempre più : se la crisi presidenziale
non è un fatto compiuto, essa pare ine-
vitabile. Clemenceau, Brisson, Raynal
Ferry e Ribot, in una parola le persona-
lità tutte più eminenti consultate da
Grevy per la ricostituzione del nuovo
gabinetto, finirono col dichiarare la di
lui dimissione essere assolutamente ne-
cessaria alla formazione del gabinetto.
E Grevy ne sarebbe finalmente convinto:
egli dichiarò che partirà soltanto dopo
aver emanato un messaggio per libe-
rarsi da ogni responsabilità nelle com-
plicazioni interne ed esterne che prevede.
E questa sua intenzione Grevy la comu-
nicò a Ribot, il quale sarebbe incaricato
di formare il gabinetto, che dovrebbe re-
care alla camera il messaggio di dimis-
sione. Ribot per altro pretese che que-
st' ultimo fosse sottoposto al suo giu-
dizio prima di approvarlo.
A questo gabinetto di transazione
Ribot, dicesi che parteciperebbero Wal-
deck Rousseau, Flourens, Sadi-Oarnot
e Ferron. Altri invece vogliono che con
Rt^ot entrerebbero nel nuovo mini-
stero Goblet e Danis.
, Circa poi al successore di Grevy, i
senatori opportunisti sostengono e fanuo
propaganda in favore della candidatura
del generale Saussier. Questa candida-
tura è però combattuta dai giornali ra-
dicali.
Pur troppo ha ragione lo Standard,
quando scrive che i partiti in Francia
non sanno unirsi che per demolire, ma
che essi sono incapaci di ricostruire
sopra una base razionale.
E la Neue Ir eie Presse, che si oc-
cupa del ritiro di Grevy, lo trova in-
comprensibile, anzi misterioso, vista
la unanimità di vedute in tutte le
persone che conferirono col presi-
dente. Secondo essa, o vi deve essere
un motivo segreto all'estero e noto solo
alla Francia, oppure un'ambizione smo-
data per il seggio presidenziale da parte
degli uomini politici che consigliarono
il Grevy. Comunque sia — conclude
— deve esistere assolutamente una
base e un vincolo di solidarietà tra gli
uomini politici, poiché la loro respon-
sabilità è straordinària.
Le dimissioni di Giulio Grevy, quan-
tunque fossero naturalmente attese,
hanno destato al Quirinale grande im-
pressione. Si temono gravi conseguenze
dopo questo avvenimento.
È veuuto il tempo, non per i bona-
partisti, chè non possono venir presi
in considerazione, ma per gli organi-
sti di arrabbattarsi per ispuntarla. Ed
a questo proposito circolano le voci
più strane. Così p. e. corre voce che
i banchieri orleanisti avrebbero rice-
vuto fondi dall' Inghilterra, probabil-
mente destinati a corrompere impiegati
e giornalisti per ricercare elementi per
un colpo di stato militare. Ma il go-
vernatore di Parigi ed il prefetto di
polizia hanno preso le loro precauzioni.
Tutti i picchetti militari furono aumen-
tati, lutti i posti di polizia rinforzati;
continue pattuglie sorvegliano lo adia-
cenze di Montmartre, dove i socialisti
tengono le loro riunioni. Secondo I E-
stafette, nove battaglioni di fanteria e
otto reggimenti di cavalleria ricevettero
l'ordine di rinforzare la guarnigione di
Parigi.
Con quale occhio si vedrà a Berlino
siffatto scalmanarsi del paese della ri-
vincita? Nulla ne dicono in proposito
i giornali; essi si occupano piuttosto
del discorso della corona all' apertura
del parlamento. Ed il discorso invero
nulla offre d'interessante, eccetto che
quello di ripetere per la centesima
volta, che la triplice alleanza null'altro
ha di mira che la pace. La National
Zeitung, che ne discorre estesamente,
trova di non comprendere il perchè del
silenzio sul prolungamonto della legge
contro i socialisti. Fa emergere però
l'accentuazione del carattere difensivo
della triplice alleanza; scusa se la vi-
sita dello czar non vi è menzionata,
perchè poscia si venne a rilevarne la im-
portanza soltanto relativa, e spera che
gli accennati risultati della politica pa-
cifica aumenteranno durante la sessione
inaugurata.
La Post invece, alludendo al discorso,
menziona la nuova legge daziaria russa
contro l'industria tedesca, seguita im-
mediatamente alla venuta dello czar a
Barlino, e dice che, anche non dando
importanza a questo atto, non si pos-
sono lasciare inosservati gir agglome-
ramenti di truppe russe ai confini, sullo
scopo dei quali non esiste dubbio. Se-
condo essa quelli che ne dubitano, du-
bitano del sole, mentre quello della
guerra austro-russa splende nel cielo
mattutino.
La Kólnische Zeitung a sua volta, di-
scorrendo della situazione russa finan-
ziaria, conclude essere un fatto che
alla Russia minaccia una crisi, e dice
che questa sarebbe affrettata, se la Ger-
mania, seguendo l'esempio della Russia,
chiudesse ai prodotti russi le sue fron-
tiere.
Dunque il conveguo di Berlino non
ha giovato a migliorare le relazioni
dei due imperi. Avrebbe giovato però
a mettere in chiaro alcuni fatti, i
quali, se veri, getterebbero una luce si-
nistra sul principe della Bulgaria. La
Kólnische Zeitung afferma, che nel col-
loquio dello czar col principe di Bis-
marck sarebbe stato stabilito che l'im-
peratore venno tratto in inganno da
false lettere del cancelliere. Se queste
lettere fossero state vere, con ragione
ne sarebbe stato adirato; ma invece
furono falsificate, e credesi da parte
orleanistica. Sarebbe stato inoltre sco-
perto che una piccola si, ma influente
parte dei circoli di^ corte a Berlino,
ha cooperato alla cosa, adoperandosi a
risvegliare in Pietroburgo la convin-
zione, che T imperatore Guglielmo non
trovasi sempre in pieno accordo col
cancelliere riguardo alla politica estera.
Se le comunicazioni del loglio di
Colonia sono esatte e la falsificazione
della corrispoudenza del principe can-
celliere sulla questiono bulgara potesse
provarsi, non solo falsificata, ma falsi-
ficata da parte orleanista, la oausa di
quest' ultima ne verrebbe a toccare un
gravissimo colpo. In ogni caso si dico
incamminato il relativo procedimento
giudiziario; vedremo che ne risulterà.
In attesa di ciò guardiamo all'Italia,
la cui politica d'espansione in Africa
è veduta di mal' occhio dalla Turchia.
A Costantinopoli non si vuol credere
che tanta truppa avviata a Massaua
tenda al solo scopo di metter a segno
1' Abissinia, no, si temono dei colpi di
mano d' altra natura. Un dispaccio da
Costantinopoli annunzia che un imbarco
di quattro reggimenti di fanteria ed
altri duo di artiglieria sono diretti per
Tripoli, cosi che la forza comples-
siva in rinforzo a quella qui stanziata
è di 14.000 uomini. La Turchia a-
vrebbe quindi a Tripoli una forza di
quasi 34.000 soldati.
Tale disposizione, com'era da preve-
dersi, mise in apprensione la popola-
zione di Tripoli, la quale prevede una
occupazione italiana. In ogni caso, si
scrive da colà alla Gazzetta, Piemontese,
la popolazione tripolina tende ad un
cambiamento di governo, e lo stesso
arabo agogna un governo migliore, ed
uno stato di condizione più felice. La-
sciamo al corrispondente la responsa-
bilità di essere smentito dai fatti.
Era poi corsa voce che una nave
francese fosse stata catturata presso la
baia di Obock; ora la notizia viene
smentita. Tanto meglio.
FINIS DALMAT1AE!
Quella malaugurata questione, che da ben
un quarto di secolo tiene divisi tra loro i fi-
gli d'uua stessa terra; quella questione perla
quale si sparsero rivi d'inchiostro e si con-
sumarono magazzini di carta; che diede tanta
matassa da dipanare a statisti e a giurecon-
sulti, a filosofi e a giornalisti, a secolari ed
a preti, a bianchi, a così così ed a ueri ;
quella questione le quale — dopo il martirio
di Nona — fu una delle principali fautrici
della celebrità dell'abate Danilo, per la defi-
nizione da lui datale di questione accademica;
quella famosa questione, lettori dolcissimi, venne
finalmente risolta: Dalmatia fuit! L'annes-
sione della provincia nostra alla Croazia ap-
partiene al numero dei fatti compiuti! Il
barometro politico europeo segaa: sego su tutta
la linea!
Qualcuno avrà la dabbenaggine di credere
che nello scioglimento del gran nodo, ammesso
che non ci sia entrata la spada di nessun A-
lessaodro, vi avranno avuto parte pelò i più
alti fattori legislativi della monarchia, come
ad esempio i ministeri cis e transleithano colla
rispettive Camere alte e basse, le Delega-
zioni ecc.
Niente dì meno t satto.
0 forse che per una simile inezia avrebbe
meritato la pena di strappare alla loro beata
quiete tante brave persone quali sono i depu-
tati, i luogotenenti, i ministri e così via?
Nemmeno per celia!
Amministrare un calcio al già ventenne dua-
lismo; dare alle stampe una edizione riveduta
e corretta della Costituzione, magari coi tipi
della tiskarnica che non esiste; pigliare
la Dalmazia per un orecchio e — come i pre-
stigiatori alle grida di uno due.... tre!
pssst! — farla politicamente passare da una
parte della monarchia all'altra, son cosuccie
che di primo acchito avrebb ro potuto imbro-
gliare anche un paio di Palmerston, se volete,
ma non già un Prodan alla vigilia di diven-
tare èanónico; il quale Prodan, in matèria di'
imbrogli diplomatici, sarebbe al caso di
dare trenta punti su quaranta allo stesso Bi-
smarck!
Tornando a noi, dunque, per soddisfare fe-
delmente al nostro compito di cronisti,. non
possiamo esimerci dai constatare il triste caso:
Dalmatia fuit! La poveretta, dopo lunga e
penosa malattia è passata a miglior vita senza
i soliti contorti, senza che nessuna prefica ne
abbia pianto la dipartita, senza che a nessun
cane sia saltato in mente di darle il vale di
prammatica: — reietta ed abbandonata in morte
come lo fu in vita! E se non ci fosse stato
prete Prodan ad annunziarne, commosso dalla
gioia del riuscitogli misfatto, l'improvviso de-
cesso, noi stessi, noi, figli di Dalmazia, ne i-
gnoreremmo la fine! Orribile!
Sien grazie perciò al molto futuro monsi-
gnoreil quale, se pure ci ha orbati d«lla ma-
div, ha avuto almeno la cristiana idea di av-
visarcene, perchè potessimo provvedere al de-
cente di lei collocamento nell' ultimo asilo.
Egli è vero che a monsignore non ha co-
stato nè molta fatica nò una spesa rovinosa il
regalarci la funebre notizia, giacché, parlando
nel suo giornale della Dieta dalmata, a lui è
bastato intitolarla: Hrvatski sabor u Zadru;
ma ciò non cale: ò alla buona intenzione che
bisogna badare, e noi vi badiamo.
Dunque Hrvatski sabor u Zadru e Hr-
vatski sabor u Zagrebu!
Immaginarsi la stizza delle altre provincie
della monarchia austro-ungarica, vedendosi con-
dannate alla fortuna di possedere una sola Dieta,
di froute alla privilegiata Croazia che ne conta
due, con uno Starcevich solo però, giacché
1" altro per ora è in campagna !
Senonchè, iu tutto questo benedetto guazza-
buglio che ha per soggetto la morte politica,
1' assopimento o la sparizione che dir si vo-
glia di questa grama Dalmazia, a noi sembra
d'intravvedere un tantino di mistero che, per
quanto ci scervelliamo, non riusciamo a spie-
garci. E quindi ci rivolgiamo umilmente a chi
ne sa più di noi, perchè voglia esserci cortese
delle seguenti risposte:
1. Come va che, essendo la nostra una
Dieta croata, sulla porta della Giunta si con
tinui a tollerare in pace la vecchia tabella colla
iscrizione: Pokrajnski Odbor Dalmatinski?
2. Come va che, essendo la nostra una
Dieta croata, i viglietti che la Giunta sullo-
data distribuisce per poter accedere alle gal-
lerie dietali, portino tuttavia l'intestazione:
Sabor dalmatinski ?
3. Perchè mai, se la Dieta dalmata è una
Dieta croata, S. E. il luogotenente nel suo
discorso d' apertura ha esordito colle parole:
„Visoki sabore, velečastna gospodo kraljevi ne
Dalmacije"?
4. Perchè, se una Dieta dalmata più non
esiste, l'ufficiale Avvisatore Dalmato si o-
stina a chiamarla Sabor dalmatinski?
5. Ed il croato Narodni List, che pure
dovrebbe saperne qualche cosa, perchè sci-
miotta P organo del Governo battezzando et>.so
pure la nostra Dieta col titolo di Sabor dal-
matinski? Forse per un rimasuglio di affetto
verso lo stari pobro?
6. E se la Dalmazia ha fatto fagotto per
1' altro mondo, se essa politicamente più non
esiste, per qua! motivo monsignor Prodan
continua a intitolare il suo cencio Katolička
Dalmacija e non Katolička Hrvatska? Sa-
rebbe forse per derisione? E si che il reve-
rendo Prodan, per quanto Prodan, nella sua
qualità di sacerdote almeno non dovrebbe i-
gnorare che de mortuis nil nisi bene!
Dunque?
In attesa delle sopra implorate sei risposte,
il dunque lo diremo noi in due parole, ed è
che il croatismo di monsignor Prodan è de-
generato in cretinismo!
sac... i tm -
GLI ITALIANHN AFRICA
Telegrafano da Massaua alla Tribuna che
ras Alula, non potendo alimentare tutte lo
truppe che s' erano concentrate all' Asmara,
ha pensato di distaccarne una metà nei vil-
laggi circostanti.
Trecento soldati sono accantonati a Ghinda.
La ferrovia dal forte Gherard a Monkullo
è quasi compiuta; non mancano più che un
500 metri.
— Il ministero della guerra ha disposto
perchè ai primi di dicembre si carichino
sulle navi tende, cuscini ed altre suppellet-
tili occorrenti alle ^quattro brigate che si
trovano in Africa. Inoltre il ministero della
guerra ha disposto che le navi Archimede'
Polcevera, Scrivia e Bosforo restino ormeg
BajamoDtì ricorre, lo coglie al varco. E, appro-
filtaodo dei § 95 della legge sulle acque, ri-
conosce di dover sospendere la commissione,
ma, contemporaneamente, in base all' ultimo
inciso del § stesso, prende un interioaie pro-
vedimento. E quale? Incarica semplicemente
il Comune di dare una girata al rubinetto del
tubo alimentatore e di togliere alla fontala
queir acqua, di cui le autorità giudiziali aveiino
riconosciuto il possesso al d.r B»jaraonti.
E' vero che il § 95, cui accenna il signor
Truxa, si riferisce a una decisione dtfiniliva,
che, in seguito alla procedura ediltalt% tosse
stata pr.'Ba dal capitanato: ma che monia?
lu ogni caso si guadagneranno sette od otto
mesi, ed è pure qualcosa.
Ma, quasi tulto ciò non bastass»», ve u' è an-
cora. — Nella famosa seduta comunale del 9
corrente, eh' ebbe a provocare un vero scan-
dalo, Buiat chiedeva (! ?) al Consiglio di es-
sere autorizzato a rivolgersi contro il dispac-
cio ministeriale alla Suprema Corte aramioi-
slrativa. Pt-r fare uno stufato di lepre, diCii
un noto aforisma, ci vuole il l^pre. Ora, nel
caso concreto, dov' è ?
Non era una controversia che si agitasse
tra Comune e Bajamonti quella che venne ri-
solta col deciso ministeriale del 28 giugno; ma
la riforma di un deciso di questo capitanato,
confermato dalla Luogotenenza in seguito a
gravame interposto da Bajamonti.
Quindi non il Comune, ma il Capitanato —
16 la legge lo permettesse — dovrebbe rivol-
gersi alla Corte Suprema; ma siccome le au-
torità inferiori non possono far ciò, non resta
al Capitanato che l'obbligo di ubbidire al
deciso superiore.
Ma se voi credete che Buiat se ne potesse
acquietare sareste degli ingenui di prima riga.
Buiat torce e contorce la sua materia greggia
ed assicura il ministero di essersi rivolto alla
Corte amministrativa, e il ministero, se pure
debba sapere che in ogni caso verrebbe re-
spinta la domanda ad limine, non potendo
essa costituire, per le ragioni esposte, base di
discussione presso quella eccelsa magistratura,
il ministero, in base al §. 17 della legge or-
giinica del tribunale dell'impero, sospende il
Kiio deciso del 28 giugno. Che ve ne pare?
Che cosa ne dite?
Intanto — per tornare un palmo indietro —
giovf'di doveva aver luogo la ordinata com-
missione onde rilevare se vi fosse spreco d'ac-
qua— dove e come; se la fontana rimase sem-
pre ermeticamente chiusa, e se da questa ne
Vf-nisse danno a quei benedetti interessi publici,
dl cui si fece tanto sciupio negli ultimi tempi.
Duemila persone, alle 8 del mattino di quel
giorno, di tutte le classi sociali, erano raccolta
sul piazzale Marmont per recarsi al Capitanato
onde dimettere in proposito, come interessate,
le loro deduzioni. Ma quale non fu la sor-
presa loro, sentendo della decisione sospensiva,
loiimata poche ore innanzi al dr. Bajamonti?
Gli accoliti si concretarono allora in una digni-
tosa protesta — che probabilmente vi sarà
mandata per la stampa — incaricando una
d^-putazione di venti dei più rispettabili citta-
dini, onda la portassero al capitano distrettuale.
La protesta fu tosto dettata e coperta da
circa 1400 tra firme e croci; e, poiché la si do-
veva trascrivere e 1' agitazione aumentava, Ba-
jamonti e gli altri suoi amici, raccolti, per-
suasero la popolazione a rimettere alla depu-
tazione trascelta la presentazione della prole-
sta, giacché — dovete saperlo — la popola-
zione in massa voleva presentarla. Uno della
polizia, di cui ignoro il nome, dimenticando il
proprio dovere entrò nella sala ove era rac-
colta una buona parte di quella popolazione,
ordinando ai suoi agenti di penetrarvi.
Fortunatamente vi fu chi col richiamo alla
legge risparmiò a lui e a chi rappresentava
un atto assolutamente illegale.
Air eloquente parole de' suoi amici, il po-
polo, finalmente, si acquetò e promise di scio-
gliersi non senza ricevere sacra promessa che
la protesta sarebbe stata assolutamento presen-
tata ; il che, infatti, avvenne al mezzogiorno,
mediante la deputazione di 20 e più rispetta-
bili cittadini.
Bajamonti presentò con poche parole la
protesta. Il signor Truia'entrò subito nel campo
dt-gli schiarimenti e delle giustificazioni, che
i protestanti stavano udendo colla massima in-
d fferenza. Bajamonti rispose brevissime parole,
sfuggendo la questione meritoria ed accen-
nando alla lunga serie di contrarietà, che da
otto anni subivano gli oblatori della fontana
monumentale. Truxa voleva ripetere, ma, a-
pt'rto il labbro, tutti i protestanti chinarono il
capo e volsero le spalle, lasciando la stanza.
Eccovi assai brevemente e magramente ac-
cennato a quanto ebbe a succedere la mattina
del 23 corrente.
Alla prossima volta ulteriori dettagli sull'in-
termioabile vertenza.
CiitaTecchia, 28 agosto.
Eccoli dunque, il Nisiteo e la Morelli, as-
sieme, probabilmente allorché il primo era di-
rettore del liceo di Gorizia ai tempi del Go-
verno Italico. Caduto Napoleone, il Nisiteo
deve aver rinunziato a queir uffizio e con lei
essersi ritirato qui in patria.
Vivevano insieme ; non sappiamo se uniti ;
e meno se da nozze clandestine o da libero
amore. Colei però conservò sempre il nome
di Conlessa Morelli. Signora e tornita di ren-
dite pecuniarie lei, e grande possidente ma
un po' sdruBcito lui, facevano ultimare e rior-
di Dare il palazzo Ettoreo e abbellire 1' attiguo
giardino di viali, di piante e torretta; abbel-
iim enti oramai affatto scomparsi da un re-do to che oggidì par cimitero,
La Biblioteca era (ma non è più) un am-
pia sala con due nicchie una di fronte all'al-
tra negli scaffali dei due lati più lontani ; una
era per lui e 1' altra per lei, E li studiavano
e lavoravano e li brillavano le dotte, le amene,
le gaie e gentili conversazioni.
E lì, bambino, deve esser stato carezzato
dalla Contessa 1' uomo che ^Morni sono abbiamo
veduto scomparso, e lì aver ricevuto il primo
avviamento agli studii.
E poi da li lo troviamo verso il 1825 a
Padova con la istessa Morelli, che, dopo un' as-
senza di 10 0 15 anni, vi era ritornata e ne
voleva esser aia ed educatrice. Vi studiò uma-
nità e indi medicina sino al 1836 circa ; frat-
tempo in cui sembra che la Contessa sia morta.
Allora gli studii si facevano in latino e li-
teniamo con superiore vantaggio e per le scienze
e pel buon gusto, perchè questa grande e u-
niversale balordaggine e aberrazione moderna
di nazionalizzare la vesti del sapere non ^ra
ancora infiltrata nelle midolle delle masse i-
gnoranti e degli speculatori che fanno per esse,
balordaggine che trova il suo riscontro, men-
tre crede di ritrovarne il coerettivo reagente,
nella invenzione di lingue da guano univer-
sali.*) ^
E fu^buon latinista. Sapeva a mente, a non
dire dei classici italiani, mezzo Ovidio, mezzo
Virgilio, mezzo Orazio, e, con citazioni ora
lunghe ora brevi, ma sempre accomodate alla
circostanza, riusciva a divertire e a ricreare
10 spirito e dei malati e dei non malati. A-
mava raccontare aneddoti e ripetere motti sa-
gaci di spirilo e verità dello Zio e della Con-
tessa, e, per costoro bocca, anche dei dotti
con i quali i medesimi avevano avuto dome-
sticità. E deploriamo di non esserci trovati io
grado di farne raccolta; sopratutto ne sapeva
tanti del Cesarotti.
Non ne ricordiamo che dud e, tanto fa, li
ripeteremo :
I primati di Padova avevano giuocato non
sappiamo che tiro al Governo di Napoleone.
Sdegnato ae voleva soddisfazione.
E il Cesaratti, incaricato a placarlo :
— „Maestà: non à da tenerne calcolo ; sono
fatti di plebe."
— „Di Plebe ? — E 1' Aristocrazia ! ..
— „Sì, di Plebe, perchè. Maestà, tutto quello,
che non è illuminato dalla luce del sapere, è
plebe."
— „Si, avete ragione, avete ragione."
E l'ira del Grande venne scansata.
Un' altra volta sedevano a mensa.
— „Cesarotti (fa a lui Napoleone, a lui che
era poliglotta) quante lingue possedete?"
— «Due.«
— „Due sole?"
— „Sì, una per alzar lodi a Dio, e 1' altra
per cantare le glorie di Napoleone..
Esercitò medicina pratica prima a Lesina,
poi a Cattaro, indi a Cittavecchia, e dovunque
e sempre con buon saccesso. Aveva il dono
dell' occhio e colpiva. Però al letto del malato,
non era, come tant' altri sogliono, ciarliero e
ciarlatano. Non perdeva il suo tempo a infor-
mar, malato e famiglia e di fantasia, sulla co-
struzione interna dell' individuo, sulla genesi,
sul processo e sulla prognosi della malattia,
come si suol fare da qualche meschinello sci-
miotto che più io là del naso non ci vede
una spanna. Era anzi riserbatissimo. Ma il
suo guarirà era guarimento sicuro; il suo
morrà era morte.
Non era quindi il caso con lui di ridere,
come settimanalmente si rìde, sulle sentenze
sbagliate di certi moderni Esculapiatti e sulle
operazioni pomposamente laudate di certi Nor-
cini, pei quali, 1' ammalato spacciato, risana, e
11 dato per guaribile spiega le vele.
E anche da qui la fiducia che ispirava nella
popolazione sia del paese che dei villaggi con-
termini.
Segnalossi sopratatto durante 1' epidemia del
colera, che, del 1855, ebbe a mietere vittime
numerose tra noi, forse, per la natura del
sottosuolo tutto di imbonimento e acquitrinoso
e per la condizione delle vie punto o mal la-
stricate a quel tempo, favorevole al difondersi
dei miasmi e dei morbi di infezione.
Lungo sarebbe 1' accennare agli atti di co-
raggio e di abnegazione, in quei momenti di
desolazione spaventevole, di cui ebbero a dar
prova segnatamente i due medici del paese,
lui, cioè, e il pur defunto dr. Domenico Gazzari.
Ne diremo solo di uno finale. Dal Comune,
cioè, che offriva loro una gratificazione in de-
naro, non vollero nulla, ma dissero:
— Impiegate quell' importo a riselciare con-
trade.
E si cominciò colla Via di Mezzo; e, da
allora, ebbe principio la lenta opera di risa-
namento del paese mediante publici lavori
sopratutto di lastricatura, opera però da qual-
che anno rimasta interrotta e che sotto le at-
tuali lunazioni, benché le imposte a carico di
noi non croati crescano d' anno in anno e in
via spaventevole, non può esser ripresa, o, se
ripresa, non certo con senno e competenza.
Torna superfluo il ripetere dell' influenza
che ebbe il Nisiteo ai comizii tutti, dalla inau-
gurazione della cosi detta era costituzionale
sino alle elezioni politiche del 1885.
Ma, sin d' allora e forse da prima, la sua
fibra aveva cominciato a indebolirsi, dove per
ragione di età e dove per prepotente dovere
di quiete.
II Nisiteo non aveva conosciuto le segrete
soddisfazioni che i più attingono al focolare
domestico; era solo; viveva celibe e non sap-
piamo se confortato da qualche segreto sorriso
di donna; ma era anche libero e indipendente
*) Ecco, per esempio, un argomento da discutersi.
La Bedazione.
e poteva perciò guardar dritto e andar ^ dritto
pel suo cammino. Ma, da un tratto all' altro,
gli toccò di trovarsi come in famiglia e in
famiglia che non divideva i suoi ideali. E da
allora fu osservato che la sua tempra aveva
cominciato a dar segni di infiacchimento e si
pretende con intensità di morali dolori.
Figurarsi ! Alle elezioni comunali riescono i
croati e le sue finestre ardono per lumi di
gioia. L' Amministrazione croata si installa, i
croati fanno baldoria, e i suoi balconi riman-
dano gli stessi bagliori di giubilo!
E, per amor di pace, ei deve tacere, che è
quanto dire soffrire, e soffrire veramente, per-
chè non v' ha dolore più profondo del dolore
senza sfoghi, senza effusioni, senza sollievi,
del dolore imp^'netrabile, del dolore segreto.
E da tre anni accusava impedimenti ed op-
pressioni proprio alle regioni della milza e del
fegato, proprio là dove il dolore morale suole
incidere le sue impressioni fatali, impressioni
che andarono man mano crescendo sino a non
concedergli da qualche mese, crediamo dal-
l' aprile, più 1' uscita di casa. E soffrì pene
non certo meritate, ma con rassegnazione in-
dicibile. Dall' estremo ed enorme gonfiare al-
l' ultimo ischeletrimento. E il di 23 luglio
verso le 10 del mattino spirava e spirava fra
le braccia dei suoi.
Dal Circondario di Zaravecchia, 28 agosto.
{La verità a suo luogo.) — Nel n.o 61
del Dalmata, m. c., vi abbiamo detto in po-
che parole come il nostro ogromni podestà
Tomo Lukaèié da Zaravecchia facesse piantare
la tenda sui prati, e, dando in cambio ai fa-
sci di fieno, la maggior parte di furtiva pro-
venienza, vino, pane e carne arrostita, facesse
un buon guadagno con questo illecito mezzo
di speculazioni.
Nel n.o 65 del Narodni List, rn. c. — di-
ciamo puramente N. L., senza apostrofi, cioè
senza imitare il corrispondente della Obéìna
Biogradska, il quale chiama il vostro gior-
nale niente meno che hezohrami Dalmata —
comparve un carteggio pieno di espressioni
luride invece che di buone ragioni. Ma che
volete; disprezzate il suo autore e ditegli col
poeta:
Tersite, eterno trovator di scoaei
Motti protervi.....
con quello che segue. Da parte nostra non fa
d' uopo cha ci rompiamo la testa per rispon-
dergli. Il corrispondente del Narodni, nella
sua bile, ha già confermato tutto quello che
noi abbiamo detto nel nostro carteggio, in i-
rae veritas; soltanto ha volato dare una pic-
cola variante comica alla scena, la quale va-
riante, a dire il vero, ci muove a sorriso, come
ci muoverebbe al riso una scimmia vestita in
tabarrello e col berrettuolo piumato in testa!
Ecco che cosa dice il dopisnik in difesa del
proprio padrone; ma padrone di nomt», veh!
Che un tale da Torrette ha pregata la obéina
di dargli il permesso di poter vender vino sui
prati, durante la falciatura del fieno, e nello
stesso tempo di arrostire qualcho castrato, o
per dire colle sue parole: i uz to da hi iz-
pekao po koje hravče, — soggiungendo che
con tale permesso la obéina ha f/;tto un alto
nobile e generoso, perchè così la povera gente
si ristoraviì^nella stagione canicolare, in quel pe-
stifero miasma paludoso. Riportiamo la frase:
To mu je obéina i dozvolila, uciniv tim ple-
menito djelo, jer pruža jadnom puku, koga
Ilijnštak pali kroz vrieme kosidbe, u zapar-
nim i kužnim baretinam, bar malo okrjepe.
Se tale permesso fosse stato un atto nobile e
generoso, domandiamo ora, perchè 1' anno
scorso il Capitanato di Zara lo avrebbe vietato
ipso facto, in seguito delle fatte doglianza?
Ma,-fosse pur stato un atto nobile e generoso,
tutti sanno che, dopo messo in pratica, i pro-
prietari dei prati soffrono sensibili furti di
fieno, per cui ci sia permesso almeno di ri-
petere il vecchio adagio: Tutti son galantuo-
mini, ma il cappotto manca!
In quanto alla tenda da noi accennata nel
primo nostro carteggio, il dopisnik dice che
tenda non vi era; e che vino si vendeva, sì,
ma all'ombra di un pero, e, se non si in-
gannava, di un pero salvatico. Nu težak, egli
dice, poceprodavati vino, nu ne podkakvim
tendam, nego pod kruškom i to, ako se ne-
varamo, pod divljom. (!!!) Dunque quello che
non è lecito esercitare sotto la tenda, lo è per
altro sotto un pero, e meglio ancora se sel-
vatico!! — Oh! Se non ridi di che rider
suoli? Siamo certi che qualcuno dei vostri
benevoli lettori vorrebbe sentire ripetuta que-
sta frase, ma noi un poco .sgarbati tiriamo a-
vanti.
Il dopisnik espettora anche queste pa-
role : Tomo Lukaèié vazda ostajt onoj što je
bio: — ne conveniamo pienamente, fosse an-
che un sacco di patate ! — pravi i pošten
čovjek čelični Hrvat, ecc. ecc. Ma chi di
hrvati ha "mai parlato?! Dunque un čelični
Hrvat è m diritto di causare dei furti e di
alimentar dei disordini?! Se così fosse, sa-
rebbe da gridar živio da senno al nostro če-
lični Hrvatu Noi però, che non bazzichiamo
colla politica, e che dei partiti non ci occu-
piamo niente affatto, diremo al famigerato do-
pisnik con r acuta mente di Massimo d' Aze-
glio : „ho tanto inveterata in me 1' abitudine
di chiamare uom dabbene o ribaldo chi credo
tale realmente, e non chi appartiene ad un
partito 0 ad un altro."
Ci sorprende che il dopisnik abbia sotta-
ciuto e non abbia soggiunto che la persona,
che esercitava 1' atto nobile e generoso, ven-
dendo vino e carne arrostita, era un consi-
gliere comunale; ci sorprende non abbia detto
che talvolta anche il ser Načelnik veniva al-
l' ombra della divlja kruška a mangiare ^
fumante rognonata, e spacciando consigli colla
tazza in mano a' suoi janjičari, come Ne-
store agli eroi dell' Iliade.
In chiusa il dopisnik dice che invano noi
attendiamo da lui la risposta, e che rare volte
ce la darà, perchè l'amore verso il popolo,
la concordia e la pace gli stanno a cuore pi^
che le nostre sciocche parole. Qui il dopisnik
varca i limiti della più grande spudoratezza.
Qui la coscienza ci si ribella e vorrebbe non
permetterci di rispondergli, ma noi ci facciamo
coraggio, e, turandoci il naso, passiamo questo
pantano colle gruccia. Sarebbe un perdere di
rispetto a noi stessi se dovessimo attendere U
risposta da un' alma s\ bassa, vile e pi^m
di tenebrosi passati ; noi raccontiamo in pie.
cola parte i fatti che succedono e non dell.»
menzogne e delle cose scipite.
Ma poi; come si può attendere la risposta
da UQ individuo che vi dice: Trattatemi a
calci se agiterò o prenderò parte alle elezioni;
sputatemi in faccia se resterò un solo mo-
mento a Zaravecchia dopo finite le elezioni?
E questo stesso individuo, invece, prende parte
e agita in modo il più ributtante, falsificando
le liste ed i nomi degli elettori ; e resta au-
cora a Zaravecchia per perseguitare tutti co-
loro, che non vollero piegare ai suoi disonesti
bccitamenti. Tirati in lingua diremo franca-
mente che, fino al tempo delle ultima ele-
zioni comunali di Zaravecchia, la popolazione
di questo distretto era il modello per concordia
e quiete ; ma, dopo venuto il notissimo aguz-
zino e protetto di don Kaže, le cose cangia-
rono rapidamente. Le più visibili famiglie si
odiano a morte. Persone civili e tranquille
vengono insultate con fischi ed urli sotto le
finestre. Proletari avvinazzati provocano i probi
cittadini con minaccia ed offese. Ai capivilla
onesti vengono sostituiti individui irrequieti e
che puzzano del miasma della carcere. Si vo-
tano gravosi preventivi per assoldare persona
tristi e farle abbaiare a propria difesa ! In
una parola, sì fanno sanguinose persecuzioni e
spaccate ingiustizie contro tutti coloro che non
si sottomisero alla volontà e prepotenza di un
individuo disonesto e che pesca nel torbido !
Quando questo triste dice :. .. . jer nam lju-
bav pr ama narodu, sloga i mir u ovom puku
više vriede, nego li tvoja luda i bez ikakova
temelja načrčkana bulaznenja, il sangue ci
si gela e domandiamo a noi stessi se è vero
quello che leggiamo e se un individuo qua-
lunque possa essere tanto depravato e possa
tanto spudoratamente mentire. Un illustre scrit-
tore francese, scrivendo la vita di Messalina,
moglie all' imperatore Claudio, dice che il no-
me di questa donna è sinonimo di tutte la
turpitudini e di tutte le infamie umane, e che,
se chiamate una donna la più perversa e la
più corrotta con questo nome odioso, essa si
rialzerà dal fango, e se la sua faccia non sa-
prà arrossire saprà ancora impallidue! j\la
noi pur troppo abbiamo uomini che stanno
tre palmi più bassi di Messalina e non sanno
né arrossire, nè impallidire !
1
Cronaca provinciale.
Necrologio. —• Ci scrivono da Citta-
vecchia, in data del 29 agosto :
„Domenica, 26 corrente, ebbimo il dolore di
assistere alla morte del compianto capitano
Pietro Ivanissevich, persona che riuniva in sé
le due più belle qualità che possano ornare
un uomo : gran buon cuore e gran buon senso.
Podestà di Cittavecchia per ben dodici anni
e da ultimo rinunziante alla carica, varie fu-
rono le opere utili al paese eseguite durante
la sua amministrazione, alcune anche ideate
da lui stesso.
Era uomo che risentiva del marinaio, rude
se volete alquanto, ma schietto e sincero] e di
parola calda e incisiva. Da qui la sua grande
influenza sul popolo. Autonomo liberale con-
vinto, fu in gran parte suo merito se questo
bersagliato partito ebbe fra noi i più segna-
lati trionfi.
Passata la prima età sul mare, visse il re-
sto della vita in beli' agiatezza in patria, cir-
condalo da forti domestici affetti, amato e sti-
mato da tutti. Ciò che appunto venne lumi-
nosamente provato neir occasione dei suoi fu-
nerali, seguiti con gran pompa di torcie, co-
rone e seguito numeroso di popolo di ogni
ceto e condizione.
Molte composizioni funebri comparvero in
quella circostanza, ad espressione del pubblico
lutto.« ^
Al quale ei associamo sinceramente, sicuri
che il nostro egregio corrispondente da Citta-
vecchia vorrà dire di più del benemerito tra-
passato.
Disordini a Traù. — Ci scrivono da
quella città, in data del 29 agosto :
„Da parte avversaria si vanno ad inscenare
dei nuovi disordini e proprio alla vigilia della
ripresa del Potere.
Domenica ne abbiamo avuto le prime prove.
Alla sera v' era un pubblico divertimento, a
CUI anche intervennero i più visibili membri
del nostro partito. Lo si dava in casa Andreis,
e, per arrivare alla sala, si doveva passare un
lungo corridoio. Le cose da principio anda-
vano quietamente, quando ad un certo punto
si introdusse, parte pagando e parte di viva
forza, una trentina di individui aderenti del
Puovié.
Questi si diedtro subito ad insultare i no-
stri correligionari politici, ed a viva voce in-
terrompendo la rappresentazione si diedero a
If. 102. ZARA, Sabbato 22 Dicembre 1888. Anno
Associazione.
Per Zara fi. 8 anticipatamente, se-
mestre e triniestre in proporzione.
Per r impero Aiistro-Hngarìco fi. 9,
semestre fì. 4:50 trimestre fi. 3:50
Per gli Stati appartcìiciiti all'U-
nione postale tì. l-J ali'anjio se-
mestre e tvimeistre in ì)roi)or-
zione. Ter gli Stati non appar-
tenenti all'unione postale fi. 8
e di più 1' aumento delle spese po-
stali, semestre e trimestre in pro-
porzione.
Un numero separato costa s. 10.—
Un numero arretrato s. 16.
IL DALMATA
Giornale polìtico, economico, letterario.
UN OPUSCOLO
L' anonimo raguseo ebbe dunque la
finezza di escluderci dal novero delle
sue combinazioni e di eliminarci dalla
esistenza politica. Puro, precisamente
Ragusa, ebbe ad offrire nelle due ultime
elezioni politiche il maggior numero di
suffragi a vantaggio del candidato dei
nostro partito. E' vero clie questo suc-
cesso era in parte dovuto alla coopc-
razione di quegli onesti slavi, che non
possono essere acquiescenti alle soper-
chierie speculative del partito croato;
ma è vero altresì eh' essi aveano so-
lennemente riconosciuta la legalità, la
importanza e la vitalità politica di que-
gli autonomi, che per 1' autore dell' o-
puscolo souo divenuti una quantité né-
gligible.
C è poi bisogno di ripetere che il
nostro partito, perchè temuto, viene
ancora osteggiato con ogni illegalità e
con ogni sopruso? 0'è bisogno di as-
serire che a Zara la imponente mag-
gioranza dei cittadini aderisce soltanto
al nostro programma? Ohe a Spalato,
a Traù, a Pago, a Oittavecchia e in
altri luoghi le maggioranze reali son
nostre e vivono di vita attiva, per
quanto resa difficile dalle lotte continue?
0' è bisogno di ricordare che, dell' 85,
i nostri avversari hanno dovuto ricor-
rere ad ogni enormezza per toglierci i
nostri rappresentanti alla Camera? Ohe,
dallo liste orribilmente sofisticato, ven-
nero tolte centinaia di nostri aderenti
politici? Che, a Spalato, dall'urna ven-
nero discacciati circa duecento elettori
del nostro partito e introdotti mino-
renni e nullatenenti croati? Che, nel-
r ultima elezione pel deputato dei mag-
giori censiti, il trionfo — il più bel
trionfo che segoi la cronaca provinciale
—^ fu nostro, quantunque fosse pubbli-
camente notorio il cinismo con cui i
croati diminuivan, truffando, il numero
dei nostri elettori?
Occorre ripetere che, per affermarci
come partito pieno di vitalità, abbiamo
bisogno di sola giustizia, giustizia al-
l' urna e in palazzo ? Che, quando fosse
ristabilito l'impero della legge, potremmo
scendere in campo perfettamente ag-
guerriti e con la certezza di più d' un
successo ?
No. Ripetere tutto ciò sarebbe per-
fettamente inutile. In venticinque anni
di lotta, il nostro partito ha attraver-
sati molti momenti diffìcili, ha subite
prove ben dolorose; ma, anziché dimi-
nuito, anziché smembrato, esso è u-
scito da questa lotta più temprato, più
puro. Si : tutti gli equivoci, tutti gli spe-
culatori del quarto d'ora, fiutando il
vento a noi sfavorevole, si sono sban-
dati. Ma guai al partito che volesse ri-
petere consistenza da cotesti percor-
ritori di tutta la rosa dei venti politica,
da codesti Girella, che hanno ia tasca
una collezione di coccarde! Si sono
messi senza convinzione nel partito
croato, perchè esso ascendeva, perchè
lucrava tutti i favori, perchè col partito
croato e' era tutto da guadagnare e
nulla da perdere, perchè i Rodich e i
Jovanovich si facevano frequentatori di
Čitaonice. Ma noi, certo, uon deplo-
riamo simili assenti; noi confidiamo
soltanto in noi stessi e nella legittimità
della nostra causa. Cambiano gli uo-
mini, cambiano gi' indirizzi politici. Non
è impossibile che, al primo mutar di
vento, questa turba di opportunisti ci
venga di nuovo tra i piedi. Intanto,
anche oppressi, noi contiamo seria-
Esce il mercoledì e il sabbato
Inserzioni.
Le associazioni e gli importiTfrde-
naro, in assegni postali si dirigano
air amministrazione del "Dalmata„
in Zara. Chi non respinge il foglio
dopo scaduta l'associazione s' intende
obbligato per il trimestre susse-
guente.
Le corrispondenze devono dirigersi
atìrancate esclusivamente al Redat-
tore. Le lettere non affrancate sa-
ranno respinte. I comunicati si in-
seriscono al prezzo di s. 10 la linea
Avvisi ed inserzioni a prezzo mode-
rato da convenirsi.
I manoscritti non si restituiscoDQ.
mente come elemento di partito, per-
chè con noi è 1" intelligenza, è la col-
tura, è il censo, è 1' elevatezza del sen-
timento, è la parte migliore della gio-
ventù. Se r anonimo è di parere con-
trario, la colpa non è nostra.
Ma proseguiamo. Forte della teoria
che nega graziosamente la nostra esi-
stenza, il raguseo, che ha il debole per
le operazioni aritmetiche, fa un' altra
divisione. La politica è un' aritmetica,
ha detto un grand' uomo, e 1' anonimo
s' ingegna di salire sui trampoli, prati-
cando la massima.
Il raguseo passa dunque in rasse-
gna la proposta formulata dal partito
croato nelle trattative d' accordo e la
trova soddisfacente. Ma 1" operazione
dei posti è sbagliata, perchè, secondo
lui, cinque posti di deputato al consi-
glio dell' impero devono esser dati ai
croati e gli altri quattro ai serbi. Alla
Giunta provinciale poi ci dovrebbero
essere due croati e due serbi, con un
presidente neutro ed imparziale.
Santa semplicità! L'operazione ci
risparmia tutto il lusso dispendiosissimo
di liste elettorali, dì commissari viag-
gianti, di gite di dispiacere all' urna
e di morti resuscitabili.
Non ci sarà più bisogno di quelle cen-
tinaia di ricorsi con cui si tenta di ret-
tificare le liste. 11 regolamento elettorale
diverrà un pleonasmo; la convocazione
alle urne sarà soppressa; e gli autonomi,
gli autonomi, che pagano le loro im-
poste come tutti gli altri, non avranno
altro incomodo che quello di portare
il loro denaro all' esattore e . . plau-
dire. Plaudite cìvesì
Né — Dio ne guardi — noi discu-
teremo con serietà quest' amabile cor-
belleria. Non ricordate la favola dei
cacciatori che facevano i conti sulla
pelle dell' orso, mentre il medesimo era
ancor vivo? Noi — paragone a parte
— non siamo disposti a lasciarci scuo--
iare a benefìcio d' un opuscolaio d' E-
pidauro. E proferiamo il vecchio si-
stema, quello d- ir elezioni, per quanto
ci sia stato contrario sin qui. Perchè
siamo convinti che, ove il nostro par-
tito volesse, ma fortemente volesse, e
ove la legge fosse una buona volta
scrupolosamente applicata, tutti i cal-
coli dell' anonimo andrebber sconvolti.
Del resto, egli non si accorge di ca-
dere in una grossa contraddizione. La
parte inferiore della Dalmazia, da lui
decretata .ai serbi, non darebbe quattro
collegi ai serbi. Dunque uno o due
deputati serbi dovrebbero essere eletti
dai croati, e, quello eh' è peggio, su
terra croata !
Un' altra anomalia. Per devenire al-
l' accordo, 1' incognito propone una
cosa, giustissima in sè, ma immensa-
mente impraiica nei riguardi del par-
tito croato. Egli vorrebbe che tanto i
croati quanto i serbi escludessero l'in-
gerenza del clero dalla politica, togliendo
ai preti la redazione degli organi di
partito. E qui è 1' utopia. Imponete ai
croati la lingua del Vuk, obbligateli a
muoversi entro confini prestabiliti, pri-
vateli della possibilità di monopolizzar
tutto e di fare speculazione di tutto,
togliete loro, infine, l'ausilio potente
del prete e del frate .e di croati
non avrete più neanche 1' ombra. Per-
chè, per loro, la prepotenza è condi-
zione d'esistenza ; perchè se i preti
fossero solo ministri dell' altare e ri-
pudiassero la politica, il partito croato
non avrebbe più nei seminari e nelle
parocchie e nei conventi focolari d' a-
gitazione; perchè il Narodni List —
per esempio --- è un lutto omogeneo
e indivisibile col suo redattore e il
scinderli è cosa impossibile.
Però — siamo imparziali — l'au-
tore dell'opuscolo ha ragione. Tutti i
cittadini, che assistono addolorati allo
nostre lotte, e ne sludian le cause, sono
d'accordo nel reclamare pel prete tutto
altro compito che quello della politica.
E così bella, è così augusta, è così
umana la religione di Cristo, sono cosi
efficaci i suoi precetti, sono tanti i bi-
sogni morali del popolo nostro, — che
al sacerdote veramente tale non do-
vrebbe rimaner tempo a preoccupa-
zioni e a provocizioni politiche.
Ma, pur troppo, è come dire al muro.
Il male c' è e bisogna soffrirlo. E se
vi accennate in nome doil'interesse co-
mune, in nome della moralità e della
pace, 1 preti gazzettieri vi dan sulla
voce come per un crimenlese com-
messo.
Uii'ultima osservazione. L'autore della
brochure dice che il posto dei depu-
tati al Consiglio dell' Impero — serbi
e croati, naturalmente — non può es-
ser dubbio. Al parlamento — dice lui
— non vi sono partiti politici, ma na-
zionali. Tutti gli slavi hanno un av-
versario comune : i tedeschi. Da qui
la coalizione della destra, cui devono
aderire i deputati della Dalmazia.
Ma — data e non concessa l'ipo-
tesi che il programma doil'anonimo si
effettuasse — potrebbero i sorbi imi-
tare il sistema tutto speculazione dei
deputati croati? Non ebbe lo Srpski
List a stimatizzare sovente codesto si-
stema, basato a concessioni continue?
Potrebbero i serbi sconfessare ad un
tratto le loro premesse di liberalismo,
e, dall'opposizione fin qui mantenuta,
passare nelle file governative? Tutto a
questo mondo è possibile ; ma, confes-
siamolo, r evoluzione sarebbe per lo
meno curiosa.
Eliminati con un tratto di penna gli
autonomi, tolti all' opposizione i serbi,
modificati essenzialmente i croati, l'au-
tore dell'opuscolo offre alla travagliata
Dalmazia le beatitudini del paradiso.
Con un colpo di bacchetta magica, tutti
i parlili scompaiono, o, meglio, ne ri-
mane uno solo : quello che dovrebbe
rendere i suoi deputati acquiescenti alle
vedute del conte ministro. Se le uto-
pie dell' opuscolo diventano le realtà
di domani, potremo gridare col Ferra-
villa: — Oh, che bella'fefta! Oh, che
bella fefta!
Il Giornale Vinicolo Italiano pubblica
quest' articolo, che noi riproduciamo nei
punti più essenziali, certi di far cosa
gradita a quanti in provincia s' inte-
ressano di viticoltura, argomento omai
di capitale importanza anche pei Dalmati:
Ija recente constalazione della fillossera in
alcun • località dei territori di Gorizia e Trie-
ste, e ia scoperta di altri nuovi focolari e cen-
tri infetti importati nella parto insulare e con-
tinentale di questa provincia dell' Istria, hanno
richiamato a giusto titolo 1'attenzioue dei vi-
ticultori delle limitrofe provincia italiane, se-
riamente minacciate per l'immediato contatto
dai territori viticoli conflaanti, e per le diu-
turne relazioni alimentate dai rapporti agricoli
e commerciali tra i rispettivi paesi.
A chiarire le notizie divulgate in proposito,
e a porgere una più retta cognizione delle o-
dierne condizioni di queste provincie sotto 1' a-
speUo della questione fillosserica, gioverà per-
tanto di dare una fedele e succinta esposi-
zione delle reali condizioni di fatto qui create
dalle ultime esplorazioni fillosseriche; come
non riuscirà inutile accennare ancora ai prov-
vedimenti qui già attivati a difesa contro il
temuto flagello.
Che per le provincia viticole dell' Austria
lo stato presente della questione fillosserica
sia molto grave ciò risulta pur troppo anclie
dalle pubblicazioni officiali comparse su que-
sto argomento in questi ultimi tempi : talchi
nessuuo più potrebbe dubitarne.
Ma 8Q lo stato fillosserico nell' Austria era
già grave nel 1886, di molto venne poi a peg-
giorare nelle susseguenti annate 1887 e 1888,
coma è facile dedurlo dalle continua e sem-
pre più numerosa scoperte di nuovi focolari
d'infezione in località per 1' avanti del lutto
immuni.
Suir andamento della infezione nel volgente
1888 non si posseggono al presente che po-
che ed incomplete indicazioni. Queste però già
bastano a mostrare 1' incremento spaventevole
preso dal malanno, che nella ^trascorsa estate
ebbe ad infierire con una violenza non ancora
veduta in passato. Senza soffermarci a men-
zionare le stragi menate su quel di Pirano e
Isola, dove diede il crollo a molli vigneti che
avevano sopportato abbastanza bene gli ante-
cedenti assalU della fillossera, e il suo continuo
avanzarsi nelle opposte direzioni di setten-
trione e mezzogiorno, basti fare menzione del-
l' infezione scoperta nell'isola di Lussino, so-
pra ben 60 mila viti e su di un'area di oltre
660 eltaii, con sn-i indizi di una infezione
anteriore alla prima scoperta della fillossera
nella parte continentale dell' Istria, cioè al 1880!
Con la fillossera ai due estremi di Oapodi-
stria e Lussino, probabilmente anteriore al
18&0, e con 800 e più ettari di vigneti già
infetti, ripartiti sopra una estensione di circa
150 chilometri quadrati, l'Istria oggidì trovasi
dunque in condizioni punto migliori di quelle
dtiir Austria inferiore, della (Jarniola e della
Siiria, e deve accingersi ad una lotta disperata
per iscongiurare più gravi ed imminenti di-
sastri.
La lotta mediante i trattamenti d'estinzione
è — salvo in certi casi speciali — già da
parecchi anni abbandonata in Istria, nell' in-
terno delle zone infette di Pirano ed Isola,
dove ora si provvede ad esperimentare i trat-
tamenti colturali e si dà larga mano alla dif-
fusione delle viti americane.
Nè giova qui nascondere, che la speranza
di spegnere l'infezione non è punto il mo-
vente che induce a continuare, nei casi spe-
ciali su citati, la lotta coi mezzi estintivi ;
imperocché l'esperienza largamente fatta in
passato ne allontana purtroppo da siffatte illu-
sioni. Si continua, sia per non contrariare di
soverchio l'opinione del volgo dei viticultori,
che ancora protesta e reclama che pur qual-
che cosa si distrugga, quasi che questo sa-
crifizio espiatorio valga a placare i Numi fil-
losserici avversi ; sia per la lusinga di rallen-
tare in tal guisa l'inevitabile cammino del
flagelio e dare tempo al tempo.
Dopo una non breve perplessità e discor-
danza di pareri, l'opinione che finalmente ora
sorge poderosa e generale nei meglio avve-
duti è però tutta ed unicamente a favore delle
viti americane resistenti. E giustizia vuole che
qui si dica come l'Istria, la quale pure fu
tra le ultime regioni ammesse a fruire della
difesa offerta dalle viti americane resistenti,
oggidì già si schierò tra le prime ad affer-
mare con inoppugnabili fatti il valore di que-
bttì stesse viti con tanta perseveranza recla-
mate.
Ed, invero, per iniziativa del Consiglio a-
grario provinciale, furono già introdoUe in Pi-
rano ed Isola 20 mila talee di viti Riparia
selvatica, York-Madeira, Solonis e Kupestris,
ritirate direttamenia dalla Francia. Queste, cu-
stodite per un anno in vivaio, vennero poscia
distribuite gratuitamente, parte innestale colle
varietà più indicale pel luogo, e parta sotto
f irma di piante madri. Altre 4000 barbatella
delle varietà suddette attendono presentemente
r innesto nel vivaio provinciale di Pirano, al-
l'ogi^etto di servire ad erigere, nei principali
centri fillosserati, dei filari modello di viti a-
mericane innestate.
Questo Istituto agrario provinciale, d' altro
lato, mediante talee ritirate dalla Boemia e da
luoghi della Stiria notoriamente ancora im-
muni, da tre anni lavora indefessamente a
moltiplicare le vili Riparia, Solonis e York-
Madeira, delle quali già possiede un vigneto
di circa un ettaro nel Podere sperimentale per
la costa in Parenzo, in terreno immune, a
suolo argillo-ferrugginoso (terreno siderolitico
dei geologi o terra rossa) povero di calcare,
poggiante su roccia calcarea della formazione
cretacea superiore; ed un secondo vigneto nel
centro dell' Istria, in Pisino, a circa 300 me-
popolo, al quale fanno vedere una certa grande
Croazia, illudendolo che essi annetterebbero
non solo la Dalmazia, ma la Bosnia, 1' Erze-
govina, la Stiria e la Carniola. Desiderano
I' unione della Dalmazia per rinforzare 1' op-
posizione contro l'Ungheria; ciò però è im-
prudente e perfido. Il partito nazionale croato
vuole essere o sincero amico dei magiari, o
aperto nemico; ma non vuole assumere le
parti dei politici mestatori.
Dr. A. Starcevié. A lui le fatte proposte
sono nauseanti e detestabili. Le ritiene una
conseguenza delle condizioni nelle quali si
trova la monarchia. Quando questa, peli' occu-
pazione della Bosnia ed Erzegovina, si trovò
in conflitto coi suoi vicini in orienta, fece lega
coi suoi storici antagonisti, lega contro la quale
alzarono la voce alcuue delle nazionalità del-
l'impero. Per acquetarle, si fecero concessioni
in cose di minima importanza e specialmente
alla Galizia ed alla Boemia. Allora sorse in
Dalmazia una maggioranza dietale composta
da uomini che si disser croati, sebbene mai col-
le opere abbian dimostrato di esserlo. (Risa).
Avvicinandosi il colpo decisivo, si parlò del-
l'incoronazione in Boemia; e, facendosi più
vivo l'irredentismo nella Dieta istriana, au-
mentò il numero dei croati, ed in Dalmazia
si fece sentire una voce peli'annessione, come
se prima, volendolo, non si avesse potuto
farlo; e, ciò che è significativo, tale manife-
stazione non parte dalla Dieta, ma vien dopo
la sua chiusura, quasi si volesse gettare ai
compagni di qui 1' osso, perchè la plebe s' ar-
rabatti sullo stesso e perehè la nazione, dimen-
ticando i suoi vitali interessi, si occupi con
tale questione inconcludente. Vede in quelle
proposte 1' inspirazione, per quanto di lontana
mano, dei nemici della nazione.
Iso Krsnjavi. Trova che con poea fortuna
i dalmati hanno voluto sollevare tale questione.
Essi primieramente non hanno riflettuto alla
gran differenza che passa tra la Croazia e la
Dalmazia; entrambe hanno una sola nazionalità;
ma il carattere della popolazione è affatto di-
verso, ciò che dipende dalla diversa posizione
topografica e geografica dei due paesi. La
Croazia è paese montuoso, la Dalmazia piauo
e a rive. Geograficamente la Dalmazia inclina
all'Italia; i suoi porti non sono porti della
Bosnia ed Erzegovina dalla quale è divisa da
alti monti, ma porti della costa orientale ita-
liana. La Croazia invece inclina al Danubio.
Da ciò si ha che la Croazia da otto secoli è
unita all'Ungheria; in Dalmazia per otto se-
coli dominò la politica italiana, quattro secoli
prima coi romani e poi quattro secoli coi
veneti. Da ciò si ha che la Croazia fu sempre
amica all' Ungheria e non deve egualmente
stupire che in Dalmazia vi siano uomini amici
all' Italia. L' uomo politico deve riflettere a
tali fattori e non deve offenderli. Un altro
torto dei dalmati, secondo 1' oratore, si è di
voler trascurare i serbica tal punto, che nes-
sun serbo ha sottoscritto il programma del
club croato, e nessun serbo fa parte della
maggioranza dietale croata. La proposta Barcic
offende poi i croati, mentre essa spera che col-
Vannessione dell'elemento dalmato avvantag-
geranno le condizioni sociali e di coltura della
Croazia.
Giurkovié. Ai fautori della proposta Barcic
rimprovera che lo scopo della stessa non sia nò
patriottico, nè giuridico, nè politico. Se ciò
non fosse, essi non avrebbero atteso di lare
quella proposta dopo la manifestazione del club
della maggioranza dietale dalmata. Tale que-
stione si sollevò prima fra l'opposizione in
Slavonia, nacque poi a Zara, e finalmente si
raccolse dall' opposizione della Dieta di Zaga-
bria. La manifestazione del club dalmato non
è atto ufficioso, ed è tanto oscura che non la
si comprende. Analizzando quel programma,
1' oratore non sa a qual diritto pubblico croato
esso si richiami — dovrebbe ritenersi che si
intenda 1' accordo coli' Ungheria — nè si sa
quali siano le parli che si dovrebbero restituire
alia Croazia. Quel club dovrebbe quindi chia-
rir tali dubbi. Se esso poi credette di gua-
dagnare i serbi col domandare la liturgia ec-
clesiastica slava, s'ingannò. Tanto in Croazia
che in Dalmazia si domanda il diritto in senso
etnografico, e quindi un diritto nazionale e
non politico. Tale diritto i serbi devono coro--
batterlo. Fino a che si voleva un diritto poli-
tico, i serbi lo appoggiavano, ed in Dalmazia
Knežević e Liubissa domandavano l'annessione
quando non eranvi i Klaić ed i Paulinović e
gli altri dell'attuale maggioranza. Ora però la
questione si cangia. (continua).
——^t^^é^^Q*
Nostri carteggi.
Il d.r Hranuelli.
Traù, 9 novembre.
Non come fiamma, che per forza è spenta,
Ma che per se medesma si consume
Se n' andò in pace l'anima contenta,
A guisa d'un soave e chiaro lume,
Cui nutrimento a poco a poco, manca;
Tenendo alfin il suo usato costume,
(Petrarca).
Neil'accingerci a dettare questo cenno di
lutto, il nostro animo è così travolto in un
turbine di pensieri e di affetti angosciosi, che,
al limitare della severa soglia della pubblicità,
ci turba il dubbio, se a soddisfare ad un
dovere pietoso dell' amicizia, ed a calmarne
la tristezza, anziché invocare da altrui nuovo
tributo di lagrime e maggiore compianto, meglio
non soddisfi reprimere negl'intimi e più riposti
recessi del nostro cuore tanta fervente conci-
tazion di amarezza; e, nel silenzio solitario
e fidato dell'esistenza, consacrare alla memoria
dell'amico, che non è più, il fiore perenne
del riconoscente compianto.
Ma noi fidiamo negli impulsi generosi del
cuore dell' uotno, nel compatimento e nella
compartecipazioue dei buoni ; la sventura ha
sempr«* raccolto dall'umanità sensi di com-
mozione e di affetto, e questa, dai casi più
sciagurati, ammaestramenti e conforti.
Ed al bene dell' umanità, anziché il mistero,
la desolazione, ed il pianto della morte, invo-
chiamo conforto i successi della vita e dello
spirito, le gioie feconde del vero e del bello,
gli orizzonti infiniti della virtù e del pensiero.
Anziché raccoglierci in lagrime e lutto, noi
vorremmo oggi, con geniale trasporto, temprar«
gli accenti alla tranquilla ed estatica contem-
plazione delle divine bellezze della natura e
dell' universo, di questa gaia festa di luce e
di colori, di armonie e di graudezza, che ci
circonda e rapisce; vorremmo dire la potenza
d'amore, nelle sue manifestazioni più pure
e gentili, la soavità della grazia, gl'incanti
della bellesza, gli entusiasmi della gioventù,
il virgineo candor delle spose, la casta e mite
virtù; vorremmo celebrare l'eccelsa maestà dei
monumenti marmorei, gli eroismi, le glorie
della civiltà, della fortuna e delle patrie tra-
dizioni; intessere corone di lauro verdeggiatiti
alle vittorie benefiche delle scienze e delle
aiti, nel tranquillo compito delia pace, alle
conquiste serene ed al progresso vittorioso
dell'umano, pensiero, anelito del mondo; e
sciogliere cantici di mistica fede al martirio
immortale dei propugnatori della civiltà, periti
alla mercè dell'ignoranza e del fanatismo, sul
rogo, o consacrati agli altari; accarezzare in-
somma e seguire quella dorata e splendida
aurora, che albeggia sul mattino della vita, e
che infonde all' umano intelletto gioia e fidanza,
pace e contento.
Ma questi seducenti ideali li vagheggiamo
col pensiero, li invochiamo cogli entusiasmi
bollenti dell' età e cogli slanci generosi della
natura, ma ci sfuggono e svaniscono lenti in
un sogno fatuo e lontano, come le lievi e
fugaci nubi del colle, al calor dell'estate. Al
breve mattino ed alla celeste rugiada di pri-
mavera, che irrora di passeggera letizia,
così la terra, come le angoscie più tetre ;
alle limpide notti, ingemmate, sul manto az-
zurro, di stelle scintillanti e dall' argenteo
bagliore dell' astro, confidente e caro agli affetti,
seguono irruenti e procellose le tempeste del
verno, lo scroscio impetuoso e gli schianti
furibondi della butera, che dall'alte cime e
dai rosei vaneggiamenti ci traggono a ben
dure e crudeli realtà.
Noi oggi non salutiamo il mattino e la
vita, ma le tenebre e la morte ; non la luce
e il contento, ma le ombre e il mistero.
Seguiamo un feretro, nero e dorato, io cui
riposano i resti mortali di un nostro amico
carissimo e stimato, largamente e teneramente
compianto : il Dottor Giorgio Hranuelli,
che ha lasciato questo terrestre soggiorno
l'otto novembre, dopo essere stato crudelmente
provato da lungo e penoso malore.
La giornata è splendida; un mattino caldo
e sereno ; dardeggia il sole in tutta la sua
vivificante magnificenza; non un aleggiare di
zeffiro, non un increspamento di onde; il mare
è uno specchio, la natura tace e riposa ;
doloroso contrasto del creato coli'infinito, della
materia collo spirito, di ciò che allieta e
consola con ciò che ci turba e atterrisce,
quasi ad additarci le alterne vicende ed il
vario e perpetuo cammino dei mondi nello
spazio e dell'umanità nell'eterno.
Il corteo va tra due ali di popolo commosso,
precedono i neri e lugubri segnacoli della
morte, le confraternite, la brava banda cittadina;
circondano la bara alcuni più intimi amici,
ai lati lunghe file di torcie ardenti ; segue poi
numeroso ed eletto stuolo di altri amici e
conoscenti; ricche corone di fiori, con dediche
di circostanza, brillano al sole di splendidi
colori; i sacerdoti recitano le pie preci dei
defunti; il compianto è generale e sentito.
E questo estremo tributo di cordoglio e di gra-
maglie è donato al medico valente, all'amico
provato e leale, il cui cuore nobilissimo, lo
squisito e patriottico sentire e le doti eminenti,
additiamo commossi all' imitazione dei forti
ed al memore rimpianto dei buoni.
Il D.r Giorgio Hranuelli nacque a Postire
della Brazza, e, chiamatovi dalla fiducia della
precedente amministrazione comunale, ha co-
perto tra noi per quindici anni il posto di
medico comunale, raccogliendo, in questo diffi-
cile e lungo periodo, larga messe di ricono-
scenza e di stima. Fu benefico a tutti, oltre
che dei più abili soccorsi della scienza, da
lui costantemente studiata e scrutata, quasi
a volerle a forza strappare, a benefizio del-
l'umanità, i più reconditi ed utili segreti;
delle attenzioni e delle premure più affettuose
e cortesi, e di caritatevoli soccorsi, in parti-
colare laddove erano irreparabili atroci sciagure
o 8'invocava il benefattore, l'amico.
Il D.r Hranuelli fu pure scrittore eruditissimo
e parlatore eloquente, e dal suo conversare
nei più svariati argomenti, accesa la scintilla
di una disputa, ne scattavano opinioni, principi,
ammaestramenti, in cui eraci dato altameute
apprezzare, così il brillante ingegno, le vaste
cognizioni ed il carattere integro, come l'animo
mite, adorno di una bonaria e schietta sem-
plicità, che gli valeva la confidenza ed il
rispetto di tutti.
Degli ideali di patria fu moderato, ma
costante e fermo campione, ed ha operato,
nelle lotte pertinaci, sostenute dal partito, in
ogni incontro, vantaggiosamente, pella immor-
tale civiltà, che gli fu culla, che ci vivifica,
ci istruisce, ed onora; ogni nostra vittoria,
10 ebbe efficace coadiutore, come ogni im-
portante emergenza consigliere intelligente
e benevolo.
Il D.r Giorgio Hranuelli soccombette ad
un malore, che da più anni ne aveva affrante
le forze, e resogli il vivere penoso e trava-
gliato. La sventura ne ha spesso crudelmente
provalo il mite e sereno carattere e la dol-
cezza dei domestici affetti; nei 1874, quasi
appena giunto a Traù, perdette giovine la
consorte amatissima, signora Agnese, donna
fregiata delle più distinte virtù, che ad una
rara avvenenza accoppiava un delicato sentire ;
e pochi anni or sono il figlio Umberto, gio-
vane vivacissimo, dal cuor generoso; eventi
ripetuti e fatali, che ne hanno ricolmo l'animo
di sconforto e di amarezza, distratta nelle
vicende del tempo, ma non mai cancellata,
nè dimentica.
Lascia, unica superstite, immersa nella de-
solazione, e cui lega il ricordo di un nome
onorato, riverito e compianto, la figlia signora
Emma in de Nutrizio, dotata essa pure dalla
natura e dal culto delle più elette virtù, delle
più eminenti ed incomparabili doti di sposa
e di madre, da additarsi ad esempio e mo-
dello di tutte, che presiedono nel tempio
sacro della famiglia, alla felicità, all' avvenire
ed alla prosperità dei propri congiunti.
Con tanta copia di memorie e di dolori,
11 D.r Giorgio Hranuelli è sceso oggi nella
tomba. Le intelligenze più elette, i cuori più
nobili e generosi, i patriotti più benemeriti e
distinti, con vario destino, ma con medesimo
fine, ora provati dagli uomini, ora mietuti
dalla morte, cadono anzi tempo, precursori
del destino comuue, divorati dal baratro mi-
sterioso dell'oblio e della sventura, che raccoglie
nei suoi spazi infiniti ed eterni, come la
fortuna dei singoli^, così la vita e lo spirito
delle generazioni. E una cospirazione crudele
del tempo e degli eventi, coi destini della
natura; un patto fatale delle terrestri vicende,
coi decreti della provvidenza suprema, che
noi non possiamo indagare.
Alla memoria di Giorgio Hranuelli, dell'a-
mico carissimo, l'ultimo addio; alla sua anima
pace e riposo eterno. E. D. —
Cronaca provinciale.
A proposito dell'annessione. —
Leggiamo m un carteggio da Zara al Popolo
Trentino :
„Le ceneri di Pietro il Grande si scossero
per gran giubilo dentro il freddo avello! E
perchè? Lo sa bene don Girella, 1'uomo che
in pubblica Dieta onora gì' italiani suoi com-
provinciali coli' indirizzarli preko mora — ol-
tre il mare. Poveretto ! Sullo stomaco gli pesa
un pensionamento precoce ed ingiusto, e non
vale a rasserenarlo nemmeno V amica musa.
Lo sa bene 1' ex onor. Bulich, che deve ab-
bandonar giuocoforza l'aula parlamentare eie
sue catilinarie contro gì' Italiani della Dalma-
zia e farsene ritorno alla cameretta della di-
rezione ginnasiale di Spalato. Colla quietanza
non si scherza, glielo dice io un orecchio T a-
mico don Girella, che a proprie spese ebbe
a pagar lo scotto delle sue intemperanze. Lo
sa bene il redattore della Katolička Dalma-
cija, un onorevole rientrato. Nel suo gior-
nale, organo del partito cattolico-croato-radi-
cale, chiama alla sbarra della pubblica opi-
nione (croata, intendiamoci) gli onorevoli de-
putati croati e li crisma col nome di affari-
sti. Vuole ad ogni costo candidare, ma, po-
veretto ! deve subire dei continui fiaschi. Si
indegna della flessibilità di schiena addimo-
strata sempre dagli onorevoli deputati al par-
lamento e della loro poca o niuna cura per
la reintegrazione (?!) della Magna Crobatia
e dei suoi inalienabili diritti. Lo sa persino
il redattore del Narodni List, organo del
partito croato-affarista, che in un momento
di epico furore vuol parlare in pubblica Dieta,
vuol gridare ma, ahimè! per disciplina
di partito rimane sulle generali, e su certe
coserelle deve tirar un fitto velo ; talché del
suo discorso, che promettea di far tremare
l'Europa tutta, che rimane? Un po' di ré-
clame a proprio uso e consumo, e basta. Lo
sa.. ì:.. . ma e chi non lo sa, chi non lo in-
dovina? ... Da tutti si grida: annessione, an-
nessione; ed è perciò necessario che anche i
nostri firmatari, volens, nolens, si uniscano al
coro e gridino: annessione, annessione! Un
po' di commedia non istà mica male. Per me,
invece, annessione è sinonimo, specialmente
nei beati tempi che corrono, di dissoluzione!!"
Istituto di credito fondiario. —
Secondo i giornali, sarebbe stata sanzionata
la legge sulla fondazione nella nostra provincia
di un Istituto provinciale di credito fondiario.
Giocherelli elettorali. — Ancora
una parola sulle recentissime elezioni comunali
di Lesina non sarà inutile per rendere di
pubblica ragione certe particolarità che rac-
chiudono sommo interesse specialmente dal
lato della moralità pubblica.
Le liste elettorali, che, per disposizione
luogotenenziale, dovevano essere intangibili,
subirono, come veniamo assicurati, e mutazioni
e correzioni e alterazioni, con grave sorpresa
degli elettori. La responsabilità di simili vi-
ziature pesa naturalmente su chi fu il depo-
sitario e il custode delle liste.
Veniamo inoltie assicurati che — come
non è raro il caso — votaron persino dei
morti; ed anzi la croce di una procura in-
testata a nome di certo Petrié Andrea q.m
Giorgio da Selza di Cittavecchia, morto pa-
recchi anni or sono, fu — ci assicurano
dichiarata veriteria e passata per buona. Si
dice anzi che in argomento sia stata sporta
denunzia contro chi fece simile dichiarazione.
La lotta elettorale a Lesina non ci riguar-
dava direttamente ; ma noi parliamo in nome
della pubblica moralità; nauseati che questi
giochi elettorali non abbiano ancor fine.
E sarebbe tempo, ornai, che l'autorità giu-
diziaria ponesse un freno alle truffe elettorali
che si commettono colla massima indifferenza
infliggendo ai rei una seria lezione
Da queste particolarità il pubblico potrà
facilmente trarre le sue conclusioni E anche
il neo-eletto deputato Spalatin esordisce e coe-
rentemente, da vero croato, cioè.
Sull'uniforme degl'impiegati. —
Come abbiam detto, in data del 6 corrente
l'eccelso i. r. ministero dell'interno ha noti-
ficato,- in forma di un'ordinanza circolare, ai
propri impiegati, come pure alle autorità pro-
vinciali, le norme esecutorie alle prescrizioni
sulle uniformi degli impiegati dello Stato.
Secondo tale ordinanza, degli impiegati del
ministero dell'interno soltanto quelli del pro-
tocollo degli esibiti sono obbligati a portare
in servizio 1' uniforme. Relativamente agli altri
impiegati del detto ministero, specialmente
in riguardo agli impiegati tecnici, i capi se-
zione vengono autorizzati a stabilire, di caso
in caso, in quali funzioni di servizio quegli
impiegati debbano comparire in uniforme. Gli
impiegati del ministero dell'interno, ove fun-
gano ufficiosamente quali rappresentauti del
governo alle sedute commissionali o plenarie
di ambedue le Camere del Consiglio dell' Im-
pero, nou devono comparire in uniforme.
Presso le luogotenenze e le reggenze provin-
ciali sono obbligati a portar 1' uniforme, oltre
gl'impiegati del protocollo degli esibiti, anche
quelli che fungono il loro ufficio nelle riu-
nioni elettorali e sociali ed inoltre alle sedute
delle rappresentanze distrettuali. I rappresen-
tanti del governo però non devono comparire
in uniforme alle sedute dietali. All'incontro,
presso i capitanati distrettuali e presso le di-
rezioni di polizia, tutti gl'impiegati devono
portare l'uniforme, tanto in ufficio quanto
nel servizio esecutivo esterno. Una dispensa
da questo obbligo può essere accordata dal
ministro dell'interno o dal capo della pro-
vincia, soltanto in casi meritevoli di riguardo
p. e. nei faticosi viaggi sui monti e simili.
Del tutto esoneiati dall'obbligo di portare
l'uniforme sono gl'impiegati della contabilità
e della cancelleria, dalla nona classe in giù.
L' uniforme di gala è da portarsi nelle speciali
occasioni festive ed inoltre durante le udienze
presso l'imperatore e presso i membri della
Casa imperiale. Nelle presentazioni in corpo
come pure nelle udienze presso i ministri e
presso i capi provinciali devono egualmente
gl'impiegati comparire in uniforme. Nelle
presentazioni ufficiose in via breve come
pure nei rapporti delle autorità fra di loro,
gl'impiegati sono dispensati dall'obbligo di
portar I' uniforme.
lu apertura del nuovo tronco ferroviario
Ostrožac Konjice nell' Erzegovina seguì il giorno
10 corrente. Da quel giorno entrò in vigore
11 nuovo itinerario invernale sulla linea Met-
covich Mostar-Oslrozac.
E avanti!... — E avanti con le spese
onerose, e con le imposte che nuocciono ad
ogni nostra risorsa economica. A Spalato si
dà fondo al mezzo milione circa del prestito ;
eppur le addizionali sono eccessive e danneg-
giano i contribuenti.
Nella seduta pubblica del 9 corrente, il
consiglio comunale di Spalato votò il budget
per l'anno 1890, secondo il quale le spese
preventivate ascendono a fiorini 183,169, le
quali saranno coperte con introiti dei patri-
monio comunale per l'importo di fiorini 94,
169 e la rimanenza con le addizionali comu-
nali suU' imposta regia.
Come vedete, non c'è male... per la feli-
cità dei contribuenti. Ora confrontate questi
centu ottanta quattro mila fiorini di spese
con la cifra media del preventivo, che, sotto l'am-
ministrazione Bajamonti, ascendeva a f. 60,000;
e non occorre essere figlioli d'Euclide per
vedere che, senza essere notevolmente au-
mentati i bisogni amministrativi, il Comune
croato spende più del triplo di quanto spen-
deva quand'era amministrato da Bajamonti.
Ma l'amministrazione Bajamonti era quella
scialacquatrice e quella disordinata che sa-
pete e che benemerito un decreto di sciogli-
mento.
Mentre il d.r Bulat — si sa — e il bebe
prediletto delle signorie loro.
Cronaca locale.
Partenza. — Ieri è partito per Trieste,
onde poscia recarsi a Miskolcz, suo luogo di
residenza, il nostro illustre concittadino tenente
maresciallo Albori.
Sequestro. — Con nostra naturai me-
raviglia, 1' ultimo numero del Dalmata è stato
sequestrato per un brano di corrispondenza,
che avevam tolto letteralmente dal Mattino
di Trieste, non sequestrato e diffuso in pro-
vincia.
Confessiamo la nostra inesperienza giuridica;
ma a noi paiono assai discutibili questi se-
1 questri — e non è raro 1' esempio — di ar-
ticoli, che, usciti in altri giornali cisleitani,
andarono immuni da censura.
fanno in Dalmazia le elezioni. Non riporte-
remo i giudizi della stampa liberale, che si
potrebbe accusarla di partigianeria; interessa
però il giudizio della slampa ufficiosa. — Il
semi-ufficioso TagUatt scrive: „Vennero fi-
nalmente in pertrattazione le elezioni dalmate,
che dal principio della sessione parlamentare
erano escluse dall' ordine del giorno. La Ca-
mera si occupò coir elezione Massovcieh. La
maggioranza del comitato, rappresentata dal de-
putato Feriancich, naturalmente proponeva la
convalidazione, mentre il deputato Menger ri-
levò tutte le circostanze, che ne dimostravano
la nullità. Era un quadro assai fosco, quello
fatto dal dr. Menger. Morti votarono, detenuti
nella casa di pena a Capodiatria presero parte
air elezione, da parte dell' autorità locale ven-
nero usati atti di violenza, il servente comu-
nale minacciò gli elettori di arresto. Queste
accuse furono per quanto era possibile com-
battute dal deputato Klaich e dal relatore Fe-
riancich, e, colle anormalità delle condizioni
locali, si scusarono le irregolarità, che non si
potevano smentire. La conclusione si fu la
verifica dell' elezione.
L'ufficioso Fremd>enhlatt,^-Ax\d^nàQ di quel-
l'elezione dice: „11 relatore d.r Feriancich ne
proponeva la conferma. Il deputato d.r Men-
ger l'opponeva, e precisamente per irregola-
rità delle liste prime elettorali, difficoltà d^l-
l'eserczio del diritto di reclamo per non esser
permessa l'ispeziona delle liste, difficoltà delle
comparse all' atto elettorale causate da irrego-
lari 0 del tutto ommesse citazioni, mancanza
di libertà di voto in conseguenza di minaccie
ed alti di violenza; esclusione dall'elezione
di aventi diritto ed ammissione di quelli che
tale diritto non avevano. Il reclamo ha una
specifica secondo la quale votarono 17 morti,
31 elettoli votarono'più valle, altre 100 p^^r-
sone volarono che non erano inscritte nelle
liste, 17 persone che votarono, e le quali sia
perchè minorenni, e perchè non pagavano
qualsiasi imposta, e perchè sotto inquisizione
penale, non potevano esercitare il diritto e-
lettorale. Neil' elezione degli elettori eletti,
quando sembrava che i serbi^^potessero riuacire
in maggioranza, il capitano distrettuale li
mandò a casa, dicendo che nel giorno succes-
sivo si continuerebbe l'elezione; ritornati il
giorno dopo le porte del locale elettorale non
si apersero. Nella votazione fu convalidata
r elezione.
Potremmo riportare anche articoli del Neues
Wiener TagUalt, della Deutsche Zeitung,
della Presse; ommettiamo però di farlo per
mancanza di spazio.
Seduta comiLiiale. — Questa sera ha
luogo una seduta comunale per trattare del
preventivo per 1' anno venturo ed altri argo-
menti. Riferiremo.
Il sindizio di una egregia signo-
ra. — Al molti giudizi espressi sull'attentato
dietale del 6 novembre p. d.— ci scrivono da
Dernis — aggiungete pur questo, che è
r espressione più schietta del cuore di stimala
e colta gcniildonna, scevra da passioni parti-
giane e da scopi di personale tornaconto.
Io m'ebbi la rara fortuna di raccoglierlo
in una brillante ed animata conversazione, della
quale la nobii dama con isquisita cortesia fa-
ceva gli onori.
Caduto il discorso sulle nostre disgraziate
condizioni, delle quali essa mostrava di essere
perfettamente informata, mi sono permesso
d'invocare il suo giudizio sul voto dietale con-
cernente la croatizzazione delle scuole medie
di Zara.
Coir abituale sua friinchezza e sincerità, e
con una rara chiarezza d'idee, mi rispose
quanto appresso:
„Oggi è pur troppo da deplorarsi chegl'i-
„taliani di Dalmazia abbiano di soverchio ge-
„neralizzata la loro coltura. Forse che, senza
„la stessa, il d.r Claich ed i suoi compiacenti
„pedissequi avrebbero tutto ai più contribuito,
„col mestiere ereditato dai loro padri, a gua-
„slare qualche piede con piena soddisfazione
„del callista Treves di Trieste.
„Così almeno, io luogo delle maledizioni di
„un intero paese, avrebbero la riconoscenza
„di chi con molta maestria sa lenire uno dei
„tanti dolori che affliggono la povera umanità."
Codesta sentenza, quanto eloquente altret-
tanto giusta, la segnalo all' attenzione delle
altre dame della nostra provincia, onde, nel-
l'educazione famigliare dei loro figli, sappiano
trarre lutto il tesoro racchiuso in queste auree
parole.
La Katolička Dalmacijav commen-
tando dal suo punto divista l'ultimo ew^n^^e^
del Narodni List sugli impiegali, viene alla
categotica conclusione che gli amici della
legge e della libertà devono considerare gli
impiegali come cittadini. Gli impiegati hanno
perciò il diritto e il dovere d'ingerirsi in
questioni politiche: questo diritto non può
essere disconosciuto a nessuno e quindi nean-
che agli impiegati.
Ma — come abbiam detto — il comizio al
Teatro Nuovo non aveva nulla a che fare
con la politica. Invece possiamo contare a
dozzine le dimostrazioni politiche croate, alle
quali presero parte dei pubblici funzionari.
A questo proposilo scrive anzi il corrispon-
dente da qui del Mattino:
„11 Narodni List è lieto che si vogliano
gli impiegati alieni da dimostrazioni politiche.
Ma a chi parla desso? E non conviene prima
precisare esattamente quali siano queste di-
mostazione politiche?
Dimostrazioni politiche, per esempio, erano
le adesioni telegrafiche a mons. Strossmayer,
dimostrazioni politiche erano quelle perpetrate
di recente col pretesto di onorare il poeta
Cacich: dimostrazioni politiche erano indub-
biamente quelle fatte dai croati a manifestare
il loro giubilo per la caduta dei comuni autt)-
nomi di Spalato, di Traù e di Cittavecchia.
A queste manifestazioni, senza dubbio, non
avrebbero dovuto prendere parte attiva i pubblici
funzionari; nè il Narodni List può avere
due criteri difierenti per approvare uoa sola
premessa.
Ma dimostrazione politica non era, nè po-
teva esser comunque, 1' ultimo comizio citta-
dino, a solo scopo di difesa scolastica. Un'a-
dunanza, permessa dall' autorità, e ove si di-
scussero legalmente i mezzi per difendere una
nostra secolare conquista civile, facendo peti-
zione ossequiosa a S. M. l'Imperatore, non
può essere considerata neanche remotamente
come una dimostrazione politica.
Epperò le argomentazioni del Narodni List
sono semplicemente sbagliate. Prima d'ogni
altra cosa — come ho detto — è necessario
di distinguere bene l'indole di una manifesta-
zione da quella di un' altra. Quo bene distin-
guit, bene docet,^
Tabacco. — Il ministro delle finanze ha
detto air on. Elaich che è stata approvata la
coltivazione di quattordici milioni di pianti-
celle di tabacco in Dalmazia.
E quando verrà iniziato il tronco ferroviario
Zara-Knin? E quando verrà approvato e ini-
ziato uno dei tanti progetti per unire il no-
stro litorale alla rete delle altre lerrovie?
La donna in Austria. — Un co-
mizio operaio tenuto giorni sono aLeopoli, e
al quale era intervenuta anche tutta la parte
intelligente del gentil sesso, deliberò di far
presentare dal deputato Kronawetter al parla-
mento una petizione chiedente il suffràgio u-
niversale e il diritto elettorale della donna.
I nostri monumenti. — Nella se-
duta che la seconda sezione della commissione
tenne il 31 ottobre 1890, sotto la presidenza
dell' i. r. consigliere edile superire Federico
barone de Schmidt, il conservatore Smirich
riferì essere compiuti i ristauri nel coro della
chiesa dei Fiancescaoi in Zara, fatti sotto la
sua direzione, e pregò che i frammenti orna-
mentali trovati sieno lasciati al museo di S.
Donato.
Lo stesso conservatore riferisce che la chiesa
di S. Domenico in Zara fu demolita e che i
pezzi ornamentali più importanti furono col-
locati nel Museo S. Donato.
La strenna trentina. — Splendida
per tipi e disegni ci giunse una copia della
Strenna Trentina pel 189L I nomi dei poeti
e dei prosatori sono i più noti della famiglia
artistica trentina. Beile le poesie; eletto lo
stile delle prose ; i disegni pieni di elegante
originalità. E', in complesso, una vera opera
d' arte, onorante gli egregi che vi coopeiarono
e lo stabilimento che ne assunse 1' edizione.
La Strenna trentina si vende a vantaggio
della Lega Nazionale.
Banda Comunale.— Domani alle ore
4 pomeridiane la Banda Comunale in Piazza
dei Signori eseguirà un concerto col seguente
programma :
1. Marcia. Ballo in Maschera . M.o Verdi
2. Sinfonia „ Suppè
3. Scena e Duetto nell' Opera
Linda di Chatnounix ... „ Donizetti 4. Màinraa,. Supplemento al Car-nevale Flossmana
5. Sestetto finale il. dell' Opera
Lucia di Lammermoor . . „ Donizetti
6. Polca. Pickfein „ Zlehrer
II tempo che fa. — La nebbia; la
nebbia calda, umida, che pare inevitabile
quando vengon le feste di Natale e le vie
son piene di gente gaia e animata. Colla
nebbia il termometro si è innalzato, e il pa-
radosso d'ieri è diventato a Zara la verità
d'oggi. Noi viviamo in una Nizza! Infatti,
quest'affermazione non è un'iperbole, ma una
pura venia. A Nizza, giorni sono, la tempe-
ratura era scesa a zero gradi! Nessuna ma-
raviglia se nella vicina Gorizia, detta la se-
conda Nizza, il termometro segnò tre gradi
sotto, e a Pola 1 Va, ed a Firenze edaEoma
un grado sotto, A Torino poi il freddo era
più birbone ancora: arrivava fino a sette
gradi sotto lo zero.
Chi vuol star bene non ha altro mezzo che
quello di recarsi a Brindisi od a Malta, ove
avrà il refrigerio di 10-12 gradi, come in
primavera. Peccato che il viaggetto non sia
tanto breve !
A Vienna c'è 9 gradi sotto, a Graz 8, ad
Amburgo 10, a Stellino 11, a Berlino 12, a
Danzica 13.
La città più fredda d'Europa è Kiew, con
19 gradi sotto zero ! E' questo 1' unico pen-
siero che può confortare le nostre gentili let-
trici freddolose.
Rettifica. — Riceviamo e pubblichiamo:
Spett. Redazione del periodico „Il Dalmata"
Zara.
In base al § 19 della legge- sulla 'stampa
la s'invita di pubblicare nel prossimo numero
del suo periodico la seguente rettifica:
Nel n.o 95 del 29 novembre a. c. sotto la
rubrica Cronaca Adesioni da Proviechio-Se-
purine si legge fra altri firmati Giacomo Cur-
sar, capovilla.
Si dichiara che 8ime Vlahov q.m Paolo è
il capovilla di Provicchio-Sepurine e non il
detto Giacomo Cursar.
Dair Amministrazione comunale
Zlarin, 13 dicembre 1890.
Il Podestà
MACALE.
L'assessore
jp. Adum.
La tariflE'a postale e telegrafica
si trova pubblicata nel Dalmatino, lunario
per il 1891.
Prezzo soldi 25; chi spedisce alla tipografia
editrice di S. Artale in Zara fiorini uno an-
ticipato riceverà quattro esemplari franchi di
spese postali.
Cavalleria coniugale. — Quella
del fuochista Nicolò S. d'anni 29, da Zara,
non è, a dir vero, da prendersi a modello.
Figuratevi che l'altra sera, in via della Log-
gia a Trieste, armato di una chiave, perco-
teva di santa ragione la propria consorte
Mattea, dalla quale vive separato.
Le guardie fecero le vendette della moglie,
arrestando il violento marito.
Rimedio unico. — Chiunque voi siete,
ovunque vi troviate in città od in campagna
se la vostra digestione non è regolare e vi
sentite mal di stomaco, inappetenza, lingua
arida, sete continua, specialmente dopo il pasto
non esitate a prendere l'acqua ferruginosa
ricostituente, inventata dal dott. Mazzolini di
Roma. Può essere il mezzo di salvarvi la vita.
Ha già salvato molti e molti. Un individuo
sartore di professione ogni giorno dopo il
pasto si sentiva male, smaniava, si indeboliva,
gli doleva la testa, era incapace di lavorare,
era ridotto all'estremo smagrimenlo. Ciò du-
rava da molto tempo. I rimedi non facevano
nulla. Prese l'acqua ferruginosa del Mazzo-
lini e guarì perfettamente. Un possidente sof-
friva di forte diarrea che gli aveva cagionato
r uscita delle emorroidi. Per consiglio di un
amico impiegato che n' era guarito dopo tutto
tentò l'acqua ricostituente del Mazzolini di
Roma, fugò la diarrea e viuse l'emorroidi.
Questa prodigiosa acqua è slata premiata al-
l' Esposizione mondiale di Parigi — unica
specialità italiana premiata. — Le bottiglie
sono confezionate come quelle dello sciroppo
depurativo di Pariglina, inventata dal Dott.
Mazzolini di Roma, costa L. 1,50 la bott.
Unici depositi garantiti : Zara: Farmacia Ber-
cich, Farmacia Bianchi. — Trieste: Farmacia
Prendini. — Gorizia: Farmacia Pontoni. —
Fiume: Drogheria Pavacicb. — Riva di
Trento: Farmacia Canella. — Trento: Farmacia
Giuppone. — Ragusa: Drogheria Lopizich.
kad ode u daleke kraje neka može lašoje do-
biti za komad kraha sebi izraditi.
Imočanin.
Telegrammi particolari
del „Dalmata"
Pel censimento. — Vienna 19
decembre. — I giornali riportano in-
tegralmente l'importante interpellanza,
presentala ieri alla Camera dall'on.
Trojan, perchè il governo prenda senza
indugio le necessarie misure per tute-
lare la libera dichiarazione della lin-
gua, parlala dalle minoranze nazionali,
nei ruoli del ceasiment'o.
La cura Koch. — Vienna 20
decembre. — Oggi cominciarono negli
ospitali militari le iniezioni colia linfa
di Koch.
Grave incidente. — Roma 20
decembre. — In seguito ad un grave
incidente avvenuto alla Camera tra
Crispi e Seismit-Doda, Crispi pose im-
mediatamente la questione di fiducia.
I radicali abbandonarono la sala. Se-
gui la votazione con 280 voti favore-
voli al ministero e 100 contrari. Quindi
la seduta venne sospesa.
COMUNICATO
Cadim se a iséuditi se nemogu što u broju
98 Narodnoga lista pišu hrvali iz Imotskog,
proti slavnoj gospodi imotske kraine, da su
autonomi priskočili u pomoć gospodina načel-
nika Trigari svojim glasom da zadarska gi-
mnazija i realna ostanu škole talijanske. To je
sveta dužnost da svaki pojedini se podpišu za
to i pobrinu, jer škola talijanska jest ona škola
koja jest mnogo civilizatija nego li škola hr-
vatska ; dapače svak u cieloj Dalmacji znade
govoriti i talijanski i hrvatski, zašto da neidje
naprid školom talijanskom? Jer neka mi kažu
ti Imotski hrvati kamo mogu proé njiovim
hrvatskim jezikom? Evo primer; kad sam se
uputio iz Imotskoga, prošao sam tobože malo
po Dalmacji i čuo sam di govore hrvatski i
talijanski, a više dio talijanski nego hrvatski.
Uputio sam se put Istrije i Trsta ; nidje ni
besjede hrvatski ; učinio sam put Italije i Fran-
cije, i u Franciju sam cuo govoriti talijanski :
a hrvatski nezna se što će reć besjeda. ÌJputijo
sam se put Azije i Amerike i tu se govori ta-
lianski a ni besjede hrvatski. Isti dalmatinci i
hrvati koji tamo pribivaju, koji su stanje uči-
nili, i isti nadničari nagovore drugim jezikom
negoli talianskim, a da neznaju talianski, nego
samo hrvatski, umerli bi od giada i od svake
nevolje. Pak zašto da se zapusti taj jezik koji
nikomu na putu oestoji, nego pomoga dosta
najskoli cieloj mladeži dalmatinskoj, koja ide
po moru u daleke kraje za lašnje priživiti?
Dakle tko ima i malo dušu u persima nek
reče da taj jezik talianski jest otrovani jezik.
Dakle ko zna što je sviet oni će se svaki po-
brinuti i podpisati nek ostane talijanska škola
u Zadru i da pače da se poveća po cieloj Dal-
maciji, da lim jezikom se prosvietli narod i
Abbiamo ricevuta la carta geografica
delV Austria-Ungheria, che è un lavoro com-
pletamente nuovo, eseguito sotto la direzione
di A. Steinhauser e pubblicato dalla stam-
peria Artaria et G.o (Vienna IKohlmarkt9)
E' un foglio di 76/60 cen., nella proporzione
di 1: 2'5 migl., con indicazione delle loca-
lità. Essa abbraccia non solo la monarchia
austro-ungarica, ma ben anche i paesi confi-
nanti, specialmente i paesi balcanici fino a
Salonicco, Costantinopoli ed Odessa. — La
straordinaria quantità di descrizioni, l'esatta
indicazione di tutte le ferrovie, l'essere fatta
in sei colori la rendono una chiara e completa
carta geografica, il cui valore poi è di molto
aumentato dall' unito indice delle località (tanto
della monarchia che dei confinanti paesi me-
ridionali). Il suo prezzo è di fio. 1. 50, le-
gata in tela 2.50.
Posta economica.
Signor N. - Spalato. — Conosciamo il fior di
briccone ohe scrive ì carteggi da qui al noto li-
bello. Se la sua teoria andrà applicata anehe ai
croati staranno frescfai. Del resto non lo abbiamo
mai risparmiato.
S. C. iS. — E' impossibile, per ragioni facili a
comprendersi. Dovrebbe essere troppo mutilato.
Signor P. M. — Abbiamo ricevuta la gradita sua
Nulla di simile, speriamo, accadrà in avvenire. Ci
scriva.
Signor G. — Un po' di pazienza; il giornale è
piccolo e la materia cresce sempre.
Un curioso eec., ecc. — Ha ragione Lei; ma, in
questo, imitiamo il pretore romano. ,
Signor N. T. — Ella ci manifesta bellissime idee
Ne approfitteremo alla prima occasione.
ARRIVATI
Grand Hotel. — Alessandro Pones, Pola; Doimo
Baranovich, Bencovaz ; Matteo Forlani, Trieste ; Gior-
gio Malessevich, Bencovaz; Michele Tedeschi, Trie-
ste; Pietro Ciulich, Bencovaz; Ignazio Grasparini,
Trieste; Ugo Fosco, Sebenico ; Edoardo Viatto, Se-
benico.
jE\ingraziamenli.
A tutti indistintamente coloro che in qual-
siasi modo vollero onorare la memoria, e si
prestarono nella lunga malattia e morte del
nostro amato defunto
Giorgio Mazzoni
esterniamo le più sentite grazie, assicurandoli
della nostra perenne riconoscenza.
Famiglia Mazzoni di Giovanni.
A tutte quelle cortesi persone, che, nell' oc-
casione della morte di Antonia Baiai,
nata Vicarovich, nostra madre, presero sì
viva parte al nostro intenso dolore, porgiamo,
commosse, i nostri più sentiti ringraziamenti.
Spalato, 15 decembre 1890.
Caterina ed Elisabetta Bulat fu Antonio.
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