-c 69)-
delle quali parte veni va bruci ata sul rogo appa-
recchiato, e parte, che sarà stata la maggiore, era
consumata in gozzoviglia dai più prossimi devoti
dell'idolo. Canti, balli ed ogni sorta di sconcie
buffonerie accompagnavano la cerimonia. I fuochi
festivi usati alla vigilia del santo protettore di quel
tale o tal altro villaggio, quelli dedicati in onore
di s. Vito, e quelle cataste di legna, che ardono
la notte antecedente alia giornata di s Giovanni
in tutti i punti si puô dire abitati dal popolo
slavo, si puô asserire con verisimiglianza, che sian
un resto dell'antiea solennità, che celebravano in
onore del Dio Svantevid , compita ch'era la messe.
Dice il sig. M tili sen (Gesch. der Wissenschf. in
der Marek Brandenburg), i missionarii di Cristo
lasciarono agli Slavi gli antichi loro costumi, sotto
nome cristiano, dopo averli purificati dalla più
rozza lordura dell' idolatría. Gli antichi Slavi ce-
lebravano pure una festa in onore del Dio Bo-
shizh, consacrata alia pace domestica ed all'ospi-
talità. Le costumanze degli Uscocchi di Segna e
della Dalmazia, úsate perché permesse nelle festi-
vità del SS. Natale descritte dal Valvassor (Ehre
von Krain), danno a vedere gli usi dell'antico ri-
to. Durava la festa pel corso di otto giorni. In
ogni famiglia era riccamente imbandita una men-
sa con cibi e bevande, e con pañi di forma sim-
bólica. La Potiza ed il Poternik dègli Slavi della
Carniola, il Kolazh dei Boemi, lo Strilaz degli
Slavi dalmati, usati all'epoca della nostra festivi-
ta , sono pani simboleggianti che ricordano gli
antichi riti. Dice il prelodato Valvassor, che gli
Uscocchi della Dalmazia destinassero in quest' e-
poca un fanciullo col nome di Gost, per adern-
piere gli uffizii dellJospitalità. Ed un altro fan-
ciullo col nome Badniak, era incombenzato a
mantenere ardente il fuoco simbolico dell'amicizia
costante. Vige tuttora una rimembranza evidente
di questo rito fra il volgo slavo della Dalmazia.
In ogni famiglia con formalità festive e religiose
un grosso tronco di legno, e quanto più grande
tanto più pregiato, portano al focolare col nome
di badniak, ove deve ardere pel corso delle gior-
nate di questa festività. Un sacerdote od il capo
della famiglia con preci lo benedice, ed i fami-
gliari ed amici rispondono aile preci con ispari di
fucile. E vige tuttora nelle dalmatiche contrade
la costumanza di tenere imbandita la mensa per
alcuni giorni, con adornamenti festivi, e d'invitare
l'uno all'altro reciprocamente a bere e mangiare.
Questi cenni che mi fu dato di raccogliere
sulla religione antiea degli Slavi, io non li pre-
sento al publico colla pretensione di aver esaurito
l'argomento, ma coll'intendimento di dar raos-
sa ai nostri eruditi, onde se ne occupino in pió
esteso dettaglio, per far conoscere se vi esistesse
analogia fra la credenza religiosa antica degli Sla-
vi e quella degl'Illirii, della quale faro una breve
esposizione, che bastera peí confronto.
(sara cont.) P. NISETEO.
La »tampa periódica in Dalmazia, paragronata
con la sua popolazione, e con quella delle
altre provincie austriaclie.
Prendendo le mosse, come é ben naturale,
dalla nostra provincia, e considerando quanto si
é fatto appo di noi da varii anni in qua, in pro-
duzioni di questa specie , vi troveremo passi cor-
rispondenti al progresso del tempo, e diremo di
non essere rimasti stazionarii. Sia seinpre cara in-
tanto la memoria di tutti quelli, che col fatto e
col consiglio cercarono d essere giovevoli a que-
sta conlrada, acciocché fra tutte le classi del po-
polo , anche con stampe periodiche, venga estesa la
conoscenza di cose utili a sapersi da ognuno, e
piu agevolmente, che non lo sarebbe con opere di
una certa mole e di prezzo alto.
La Dalmazia, dopo il Regio dalmata (1806
al IBIO1) non aveva nissun foglio periodico suo,
ed appena nel i832 ,perció dopo un'interruzione
di 22 anni, si publicó il primo numero della
Gazzetta di Zara, giornale político, non diverso
dagli altri fogli provinciali di tal fatta, di carat-
tere semi-ufficiale, e destinato a comprendere e
diramare le notificazioni delle autorita centrali in
oggetti politici, giudiziarii ec. Trovat*si pero que-
sta gazzetta in mano or dell'uno, or dell'altro
degli editori, e stesi i suoi articoli politici, let-
terarii, da persone di maggior o minor valentia,
corsé quasi sempre la medesima fortuna, ebbe li-
mitatissimo numero di lettori, e non oltrepassava
i confini, che fossero stati alquanto remoti.
Col principiare del 1844 la luce il fo-
gio letterario in lingua dalmata: Zora dalmatinska,
a spese de'fratelli Battara, e ... tuttora prosegue.
Non é trascorso ancora un' anno, che ha
vita questo giornale: La Dalmazia, che con parco
alimento, ancor esso, regge in piedi come meglio
lo puó, sospirando tempi migliori che non lo fu-
rono finora.
Perché a Spalato non vide la luce il nuovo
giornaletto illirico ed italiano: L'Amico del Con-
tadinoj non siamo ehíamati ad investígame le
cause. Prova novella che le intenzioni sono otti-
II regio dalmata cominció ai 12 di lugliol80G, fin»
al 1.° d'aprile 1810, esciva ogni settimana una volta.
questa scintilla di malcontento, speranzati di ri-
mettersi in carica, ottennero 1'anno 14^3, che
rixnandato a casa sua Doimo Papali nobile Spa-
laûno, a quella stagione conte grande, uomo di
troppa severità, riassumessero il vecchio governo
ungarico. Per il lungo volger di tre secoli, nei
feiici tempi di pace, ed in quelli turbinosi di
guerra, quando grave crollo minacciava la repú-
blica, la primazia costantemente s'attenne aile no-
bili famiglie ungheresi ; le quali tutte intese al
bene comune, con saggia mano reggevano, e colla
mediazione é favori largiti al valore de' suoi illu-
stri personaggi, si dalla luna ottomana, che onoró
piu che altro mai il conté Sinovcich, alzandólo
ai grado di duca, cosa forse nuova nella manie-
ra della sua reggenza, usa svilire e menomare it
mérito de' vinti vassalli, come dal veneto dominio,
che preso dall'industria e valentía guerriera del
conté Nicoló Gelich, lo nominó generale della na-
zion Dalmatina nella difesa di Rettimo, seppero
conservare l'indipendenza, e levar fama di valore,
virtu e fedelta, ricompensati con elogi, privilegi
e donazioni. P. FRANCESCHÍ.
ECONOMIA
Commercio della Dalmazia.
Le tabelle ufficiali publícate dalla Gazzetta
di Zàra sul movimento commerciale fra la Dal-
mazia da un canto, la Turchia ed il Montenegro
daU'aitro, presentarono per l'anno camerale 1845
un giro di merci :
Introdotte per terra del valore di 1,121,724
fior. 20 car.
Estratte per terra del valore di 948,516 íior.
39 car. 2/4.
Le merci poi introdotte per mare valevano :
3,120,711 fior., estratte 2,423,971 fior.
11 commercio d' importazione dunque ascen-
deva compasivamente a fior. 4,242,438 car. 20 %>
detto d' esportazione a fior. 3,372,487 car. 39 2/4.
Passività a fior. 869,950 car. 41*
Riproduciamo i prospetti commerciali dei tre anni antecedenti peí debito confronto colíor decorso¿
e peí rilievo delVimportanza^ che hanno i singoli
tfercati di confine.
fS
Ph
Grab . . .
Biflibrigh .
Kadinabuqua
fmoschi .
Arxanó .
Unka . . ,
Uniste. . .
Plocce. . .
(Vuciak . .
jStravcia . .
Marcine . .
Bergato . .
Cattaro . .
Dragalj . .
Magazza . .
Blockhaus..
MERCI INTRODOTTE PEL VALORE DI FIORINI:
Anni
1842
Totale
84,536
285,56g
%'9°9
2,016
84,597
i,856
15,925
243,307
4,202
5,963
7,586
43,195
236,383
5,329
1843
1,080,373
1 O2,3O6
267,917
37,881
5,5 91
78,580
2,O53
17,460
229,869
971
5,3pi
6,23i
29,2 i 2
245,160
4,io4
17,061
i844
90,668
200,212
49,635
4,5 89
52,58I
1,298
18,272
459,012
9,043
3,823
8,o35
25,928
273,631
5,O32
14,994
i845
58,53a
249,002
48,637
5,685
58,092
17,45 1
19,81 1
3 I 3,652
1,395
7>98I
10,922
297>349
2,367
848
,049,78711,2 16,75311,121,724
MERCI ESTRATTE PEL VALORE DI FIORINI:
in n i
1842
1 1,382
283,443
2,472
237
20,198
93,847
1,960
300,719
2 i3
575
1,077
i 76
126,946
3,756
a,43o
455
849,896!
1843 1844 00 Vi
7,558 4,248 3,o4B
202,363 269,45 295,683
9,953 10,216 2,5O5
717 3,482 6,265
8,642 3,8i i 2,691
^9,747 119,572 73,385
1,266 1,695 43o
253,419 3o8,o53 358,296
355 46 63
996 572 —
1,327 2,975 2,020
46 39 4 9
141,268 15 I,5I 7 187,4 N
2,169 3,234 3,oo5
3,960 4,758 4,p36
I,253 412 8,729
8Ä5,o3g I 884,081 i 948,516
C 143 )-
che meriterebbero la preferenza quegli ultimi, che
allevaronsi ne'semenzai; perché fin dal primo loro
nascere dimesticati colla coltura, ci darebbero to-
sto frutta ingentilite. Quelli per contrario che na-
quero per luoghi incolti, e quindi inselvatichiro-
no , sembrerebbe a prima giunta, che posti nei
campi, darebbero inselvatichito il frutto. Ma ció,
oltre che non é conforme al principio stabilito,
che i semi migliorati dalla coltivazione danno ot-
time frutta, é contrario eziandio a quello che ci
mostra l'esperienza; imperciocché alcuni coloni di
questo comune posero ne' vigneti uovoli di ulivi
selvatici, ch'essi reputavano domestici, perché com-
perati per tali; da poiché questi uovoli si appre-
sero al suolo, e sursero le messe, conobbero con
loro rammarico i coltivatori di essere stati ingan-
nati; ma frattanto viddero che in processo di lem-
po queste piante, anziché rimanere nella primie-
ra selvalichezza, di grado in grado facevansi piü
gentili, poiché e la foglia diveniva piú larga e
piü langa, egli alberi, quale al quinto, quale al
sesto anno, diedero frutto di grossezza tale, da
non essere punto inferiore alie ulive allorine della
Toscana. Questi fatti nondimeno, comeché lumi-
nosissimi, non sarebbero stati acconci a persua-
dere ai nostri coltivatori di abbracciare il rinno-
vellamento dell'ulivo per sementi; e persisterebbe-
ro tuttavia nel proponimento di seguire il método
antico, se le persuasioni ed il lodevole esempio
di alcuni abitanti del comune, non ne avesse svolti
parecchi. Né giova 1' opporre contra l'uso di se-
minare l'ulivo, che quelli cresciuti ne'boschi dan-
no frutto picciolo, perché soggiacciono al mede-
simo destino, e il pero e il pesco, e il mandor-
lo e la vite ec. ec., se cresciuti dal seme, ne'ter-
reni incolti, abbandonati sieno a sé medesimi.
Disse dunque bene il prelodato Zuingero (l. c.)s
botánico della prima meta del passalo secolo, che
come 1'oleastro per opera della coltivazione si
trasforma in ulivo domestico, cosí questo privato
di coltura, diviene oleastro. Conchiudesi dun-
que, che per rendere fruttiferi i nostri ulivi, con-
viene rinnovarli dalla semente; i.° perché la va-
rieta coltivata fra noi é omai sfruttata; 2.0 per-
ché vediamo da innumerevoli esempii, che gli al-
beri a frutto, nati spontanei e collivati, danno
frutta ingentilite ed in gran copia; 3.° finalmente,
perché la frequenza e la strabocchevole quantita
del prodotto, onde sono forniti gli ulivi tutti nati
dal seme, o ne'boschi, o ne'campi lavorati, ci
awerte di rinnovarli nel modo indicato di sopra.
N. OSTOICH.
ONORIFICENZE.
(Dalla Gazzetta di Zara N. 31 a. c.)
II territorio della Narenta, suscettibile di ri-
levanti miglioramenti fisici ed economici, ha richia-
mato le speciali zelantissime cure del pretore del
distretto di Fort' Opus, sig. Angelo Vidovich, e nel
corso di pochi anni seppe ei dimostrare col fatto,
quanto possa essere operato per autorevoli impul-
si e per fervide insinuazioni da ben disposta po-
polazione.
Molte furono le ti tili imprese da lui condot-
te alfine in quella terra, che lia in sé gli elementi
delle piü ricche produzioni, e non sono poche
quelle altre da lui ben incominciate o divísate con
la generosa assitenza di quel podestà, e di que-
gli abitanti, che lo hanno compreso, ed hanno
secondato validamente i suoi progetti.
Tra le principali opere compite si annovera-
no la istiluzione di una scuola comunale a Met-
covich, la erezione di nuove strade, di nuovi ar-
gini contro le innondazioni del fiume Narenta, di
cisterne a Fort' Opus e Metcovich, di nuovi ca-
nali pello scolo delle aque stagnanti, di caselli
pel ricovero dei viandanti e delle guardie comu-
nali, e cosí pure la introduzione e la propagazio-
ne della coltura dei gelsi, degli ulivi e d'altre
piante frultifere, nonché la sistemazione di alcuni
boschi riservati a regolare curazione.
Fu perció che Sua Maestà I. R. A. cui sla
cotanto a cuore il miglior essere di questi fede-
lissimi suoi suddili, in benigna ricognizione del
distinto zelo spiegato dal pretore Vidovich per l'a-
gricoltura e peí miglioramento di quel distretto,
si é degnata di conferirgli la grande medaglia
d oro del mérito civile con nastro, la quale con
la dovuta solennità, ed in mezzo a festeggiante
popolazione accorsa da tutti i punti del distretto
e da fuori, gli fu consegnata li 22 febbraio a. c.
a Fort' Opus dal primo Commissario circolare ap-
positamente incaricato.
Valga questo esempio ad animare simili no-
bili intraprese, che oltre di essere un dovere in
quelli, che si trovano in eguali o pressocchè e-
guali circostanze, sono tanto apprezzale e degna-
mente ricompensate dall'ottimo e beneficentissimo
nostro Monarca.
G 0 M M £ R G 1 0.
Zara 4 maggio.
Depositi in giornata. Avena schielta staia
5oo; detta speltata st. 900; Fava grande st. i5o;
le. La svcnlura meglio che la prosperità purifica
l'uomo.
Nobile che ami i popolani, ha fama e gloria
a buon palto.
Patrocinio tolvolta è latrocinio.
11 salcio piangente si china ; e in questo è
la sua maggiore bellezza. E ben fu chiamato pian-
genle. 11 dolore rende l'uomo umile e amabile
allrui.
Il dolore è varielà; ci toglie all' uniformità ,
all'uni là ci conduce.
Non pochi nell'atto che godono un bene,
s'ingegnano di negare il mérito di colui cui lo
debbono.
Fate a'beneficati un torto, o vero o appa-
rente che sia : vedrete quanto pochi di loro ser-
beranuo memoria del benefizio.
Agli alli monti la neve; alie anime generóse
la gélida sconoscenza.
L'isole il mare difende da tutte le parti, e
da tutte percuote. AU'uomo la soliludine è insie-
me sicurezza e dolore.
A' grandi uomini e ai grandi scellerati si ía
soliludine inlorno. 1 mediocri e nel bene e nel
male lianno folla, e fanno folla.
Se l'imbecillità non avesse i suoi vantaggi,
gl'imbecilli non sarebbero tanti.
11 mérito degli uomini in societa si giudica
non tanto dall'utiie quanto dal piacere che il loro
commercio por ge. G. Franceschi.
Signor Redattore della Dalmazia.
Ad ogni domanda onesla é debita una rispo-
sta : perciô, signore , credo mio dovere risponde-
re due parole a quelle che mi volgeste nel N. 17
della Dalmazias e spero che vi eompiacerete in-
serirle nel giornale medesimo.
Una nazione, massime se conservi come la
vostra, signore, 1'Índole primitiva, non si po-
trebbe, io credo, rappresentare in un solo, sen-
za caricare quesl'uno di tutle le virtù e di tutti
í difetti piii contrarii fra loro, o almeno senza
dissimulare gran parte delle prime o dei secondi,
e farne un mostro o un eroe. lo abborro nell'ar-
te i tipi si d'un genere che dell'altro, e non mi
sono mai sognato di dare nel Nico della mia Da-
tiae3 il tipo de' Dalmati, come non volli dare il
tipo de'francesi in Latour. Io volli dipingere un
dalmata rozzo, un soldato di s. Marco, uno di
quelli che aveano veduto cadere quella gloriosa
repubbüca nel modo e per le ragioni che tutti
sanno : Egli non l'ha con un uomojl'ha con un
popolo: non ha capitolato con essi (son sue pa-
role) : li repula tutti uguali : si crede ancora m
istato di guerra. Egli vive al tempo deJ vespri si-
ciliani, egli è quel Pietro Micca, che fece sallare
la mina seppellendo sé stesso co'suoi nemici. JNon
dico ch'ei lo fosse ~ dico ch' ei lo credeva: per
uno di quei pregiudizii che fanno dire a taluno
ch' io conosco : vorrei poterli tutti ingoiare, e
gettarmi in mare per affogarmi con essi. Questo
era un cara Itere vizioso, esagerato, brutale, se
COSÍ si vuole, ma non assurdo, né falso: era il
carattere che conveniva alia catástrofe del mío
dramma, e non altro.
A temperarne 1'impressione che doveva pro-
durre vi posi vicino L>e, a cui l'amore della ía-
miglia aveva edúcalo il cuore a sentimenti più mili,
Dragovichj che un giorno, al dire di Nico¿ a-
vrebbe fatto allrettanto, ma dall'educazione, dal-
l'esperienza ollrecché dall'affetto paterno aveva im-
parato a stimare tutte le nazioni del mondo an-
che awerse e antipatiche, finalmente Emma3 nella
quale il tipo della donna dalmata è più vergine e
più completo: Emma, che dall'amore puro e pos-
sente apprese a perdonare anche a quello che l'a-
veva oítraggiata e tradita. Tutti quesli son dal-
mati al pari di Nico, ed era mia inlenzione che
il mió dramma si chiamasse con questo nome. Î
Dalmati, perché non si avesse a credere rappre-
sentata la nazione da quel solo , che ne conserva
le vesti. Se il carallere di Nico è falso e incoe-
rente, sarà peccato dell'arte; ma non si puô farne
carico all'inlenzione deH'autore che 1'ha circonda-
lo da quegli altri, che disapprovano la sua feroce
risoluzione, e nei quali ha voluto raffigurare la
parte eíetta dei Dalmati.
Quesfe parole non rispondono che alia do-
manda che sembra sconoscere 1' inlenzione mia :
non difendono il dramma che non va scevero né
anche a'miei occhi di gravi mende. Del reslo ai
Dalmati che amo ed onoro è consegrato un altro
lavoro inédito ancora: Marco Craljevich, nel qua-
le mi sono ingegnato di rappresentare un po'me-
glio il carattere serbico.
Gradite, signore, i sentimenti di sincera sli-
ma, ch'io serbo alia vostra nazione ed a voi.
6 maggio 1846. Trieste. F. DALL'ONGARO
ELOQUENZA SACHA.
(Dalla Gazzetta di Zara jV. 38~).
II clero, che dell'incivilimento vero fu sem-
pre o fondatore o custode, il clero puó rigenerar
Anno II. 1116. J9T« 22•
F0GL10 LETTERARIO ECONOMICO
Inteso agli interessi della Provincia.
tSa»
DI ALCUNE EPIGRAFI GRECHE DI FARIA
Sin dall'anno 1837 per felice avvenlura furo-no rinvenute fra i ruderi dell'antica Faria qualtro iscrizioni greche, una grande e tre minori. Per-sona che si crcdea capace, mi chiese di tradurle; raa tradotle, voglio credere slasi disingannalo. Non cssendo io atlo al lavoro, lio spedita la lapide maggiore e la copia delle iré minori ad un ripu-lalo soggello, pregándolo per la tradnzione, ed otlenuto il favore, 1c hü publícate col JN. 38 del-la Gazzetta di Zara dell'a. 1837; e non lio no-mínalo il tradutlore per ubbidirlo. Alcun lempo Hopo mi venne falto conoscere, che la versione a-vesse bisogno di essenziali correzioni. Dietro a che, trallandosi di monumenti palrii, mi sono préstalo eon tullo lo zelo, onde ollennere una lezione sen-za mende, per quanto e possibile in oggelli simi-li, i quali si trovano ben di frequente dal lempo nialtraltali. Ne feci estrarre una copia dal signor Domenico Gelcich; il quale non potendo far uso dalla caria bagnala e compressa sulla lapide mag-giore, come suggerisce Parle epigráfica, perché gl'incavi delle lettere erano empiti di tenacissimo cemento blanco, lia adoprala la caria oliata col mezzo della quale sperammo di aver oltenula una copia sufficienlemenle esalla : e tale ella era per-che in mano perita ha servilo alio seopo, come diró. Un'esemplare di questa, unilevi l'epigrafr minori, ho spedito a pareccbi erudili, e fra gli al-tri al prof. Sleinbüchel a Vienna, un allro al prof. Pieri mió amico in Firenze, un lerzo a prívala persona in Roma, col mezzo del si£. Mal leo Ca-por, da poco defunlo, ed un quarto all' Islituto arch. in Roma , sen/a otlenere a malgrado il lon-go lempo Irascorso, il risultameato desiderato. Tutti
mi rispondevano essere d'uopo aver falto uno stu-dio speciale di si mili lavori. U110 solo, che taccio di nominare per riguardi di mera civilla 9 avea esternato il suo avviso su 1 tenore dell'epigrafe mag-giore; ma la di lui opinione cadde agli esarni suc-cessivi del celeberrimo prof. Furlanetto. li diffallo al finiré dell a. 18^9 venne esso in Dalmazia; cd avendo volulo per sua bonla venirmi vedere; ebbt la fortunata occasione di consultarlo. Questo va-lentissimo professore se n'é occupato di proposito onde rivedere le copie estratte dal Gelcich; e le ha rettificate con alcune poche emendazioni. Ad onta di ció, ad onta di esser esso grecista di alta riputazione, ad onta di aver eolpito nel senso di tulte quatlro le iscrizioni, volendo esso agiré cotí troppa severila seco stesso, come sono solili gli uomini grandi nei lavori loro, non ha volulo far-ne la traduzione; assicurandomi, che dovendo esso andaré a san Marino, col mezzo del contc Bor-ghesi} il quale nella scienza epigráfica siede mae-stro, non volendo questo intraprendere il lavoro, sara spedita la copia cmendata al sig. Boekh a Berlino, onde siano le nostre iscrizioni da que-sto eelebralissimo antiquario publicate nella sua opera con cui si rese singolare ed immortale, la quale ha per titolo : Corpus Inscrip. Grcecarum etc. Quando io sperava di sentire in breve l'esilo dei lavori del Boekh ; ebbi avviso dal prelodato prof. Furlanetto, che il Boekh non pro lavora nella raccolla dell' iscrizioni greche. Non mi sono disanimato. Gli replicai le mié raceomandazioni onde Irovasse, non volendo esso, un allro soggel-to, il quale iu lavori di lanía diffieolla fosse atlo a riuseire con riputazione. Mi rispóse a ció nel-l'anno 184« di aver mandalo col mezzo di un professore di Parigi al sig. Le Bas l'apografo delle quatlro noslre iscrizioni; certo di otlenere da lui un classico lavoro. II Le Bas ha ricevute le co-pie; ma parlito per l'Asia dov'é tuttora a far rac^
-c 206 )-
ait ri olii ordinarii del regno di NapoJi. E vero
che la qualità di tale olio diversifica alquanto dal
vero olio di Provenza , il quale ha serapre un sa-
pore suo proprio e distinto, proveniente dal clima
e dal suoio, corne si disse più sopra , ció pero
non iscoraggia dall'imitarne la fatlura. In fatti
l'olio, che più si awicina a qnello di Provenza
è l'olio délia riviera di Genova, che vi si fabbri-
ca come in Francia; anche l'olio di Ni/za viene
nello slesso modo preparato, e l'uno e l'allro dif-
feriscono dall'olio provençale.
Quelli de'dalmati, a cui stesse a cuore di
conoscere dettagliatamenle la manipolazione delle
ulive per fabbricare in grande l'olio fino, non
dovrebbero f'ar altro, che appigliarsi alla via più
breve; attraversare il golfo, e rccarsi a Bari, do-
ve non avrebbero altra fatica, che d'introdursi
in uno di quegli stabilimenli francesi, dove si at-
Irovano mulini e strettoi. Ma altro non apprende-
rebbero, che quanto fu in sul bel principio sta-
bilito : atlenzione al frulto, e nettezza degli utensili.
REMNISCENZE DEL TEATRO DI ZARA
Talvolta giovano, tosto o tardi, anche le te-
dióse liste nominali. In tale idea ecco quella dél-
ie rappresentazioni date dalla drammatica compa-
gnia diretta dai capi comici Terzuoli e Straccia ,
in queslo tealro nella primavera del 18/¡6.
Clotilde di Vallery; Aspasia la modista; Te-
resa; La figlia dell'avaro; II marito in campagna;
Ludro e la sua gran giornataj Quattro donne
in una casa; Povera Maria; Un bicchier d'aqua;
1 pirati ferraresi; Catterina Howardj I Dalma-
fi o la Donne; Corne si chiamaj Le due coro-
nev II matrimonio di Ludro; La marescialla
<f Ancre; Maddaiena o la supposta infanticida;
Troppo felice; Una catena; Le baruffe Chioz-
zotte; Tomaso Chatterton; Il poema e la cam-
biale; Lo Czar ed il magistrato délia Livonia;
Marine lia j II più bel giorno délia vita; If abito
non fa il moñaco; Kean, o genio e sregolatez-
%a; Don Marzio alla bottega da caffe; Ualerta
cieca; Linda di Chamounj; Una commedia per
la posta; L'avvocato venez i a no,- Il campanaro
del quartiere di s. Paolo in Londra; Lekain a
Draguignan; Oreste (di V. Alfieri); Un fallo ; Un
matrimonio per senlen%a di Iribunalc; îl barbiere
di Ghcldria; Dopo due anni; Il ricco ed il
povero; Mia moglie e il mio impiego; Marghe-
rifa di Borgogna reggenîe di Francia; G aspare
il pescatore; Il diavolo in campagna; Osti non
pià osti; Pellegro Piola; Il mio onore; Angelo
tiranno di Padovci; Cristoforo Colrnbo; Mai-
no délia spinetta; Prestatemi cinque franchi;
L'operaio; Don Carlos; Gli amanti cli sessan-
tanni.
Restaño fermi gli applausi, già risuonati, e
dallappendice délia gazzetta di Zara, e da questo
medesimo giornale ad encomio délia compagnia
in generale, ed in ispeciale délia prima attrice
Adelia Arrivabene; e degli attori Priuli-Ninfa;
Terzuoli e Straccia.
Lasciata ogni osservazione riguardo aile su
enumerate rappresentazioni, trovo importi, se non
per allro, per amore di patria e délia letteratura
in quesla noslra provincia, dire qualche cosa cir-
ca il dramma Dopo due anni; perche nuovo al
mondo teatrale, e recente lavoro di giovane dal-
mata , che l'anno scorso presento al giudïcio dti
publico un altro suo drammatico componimento.
L'argomento risulta essere cosi :
« Certo Stapley, figlio di ricco negoziante in-
glese, rot to ad ogni dissolutezza, viaggiando in
Corsica s'invaghisce di certa Bianca Grimaldi. Se-
dotla la giovine a seguirlo in Inghilterra, vive con
lui in un punto del Devonshire, e speranzala sem-
pre di divenire la sua moglie, dopo due anni è
madre. Il sedutlore annoiatosi di Bianea , s'inva-
ghisce in Londra di Maria, figlia d'un ricco ban-
chiere francese. Amante riamata da certo Aslhon,
Maria non curante di Stapley, riparte col padre
per Parigi. Stapley indispettito e tenace seduttore
la siegue, inscia Bianca, e Jasciando a questa
mezzi a parlirsene, e disponendo nel tempo stesso
che qualora non se ne andasse volontaria, venghi
col figlîuoletto annegata. Prodigiosamente le due se-
pílate vittime si salvano; Bianca consapevole quin-
di d'esser iniquamenle abbandonata, unitasi a Giam-
piero suo fratello, segue le traccie del traditore.
Giampiero prende la risoluzione di vendicare Ton-
ta délia sorella e délia propria famiglia. Giungo-
no entrambi a Parigi, quando Stapley stava per
isposare Maria in conlraccambio del beneficio da
lui esercitato d'un generoso soccorso al di lei pa-
dre in pericolo di fallimento. Era la stagione del
carnovale, e Bianca e Giampiero mascherali, tro-
vano modo di awicinarsi a Stapley. Bianca gli
ricorda la storia propria, convinta già essere dal
traditore crédula moría, Giampiero con le miste-
riose parole: la vendetta d'un corso nonfallisce
maij il minaccia; entrambi gli divietano gl'ideall
cd imminenti sponsali. Slapley se ne meraviglia ,
sbigotlisce, ma alla fine non cura ned i misterio-
si discorsi, nè le risolute minaccie. Nel giorno
-c 219 )—
scerà il suo asse. Si è appunto per questa favore-
volissima circostanza , che in luogo di cinquanta
fanciulli, calcolati al principio, se ne poterono ac-
cogliere all'educazione ed iâtruzione novaftta « più.
Le sorgenti da cui il pio luogo ritrae la sus-
sistenza sono a tutto il 1845;
i.° le pie soscrizioni di somme periodiche fisr
se. Queste diedero nel primo anno fior. 814- 13.
secondo » 5o.
terzo » 754. 3 oi
quarto « 614. —;
а.0 le oblazioni volonlarie per una volta tanlo,
îargizioni, donativi, legati ec., a tutto il 1845
per la somma complessiva di fior. 3664. 39;
3.° la meta dell'annuo prodotto delle cassette
messe aile porte della cilla, nelle quali si gettâ
un carantano per persona, e tre per ogni animale,
che entra o sorte dopo il snonar alla ritirata. Per
decreto superiore, la meta di questa rendita è de-
voluta, come si disse all'asilo, l'allra meta al monte
di pielà. Resero a tutto il 1845 fior. 409- 35. 2;
4.0 speltacoli publici a favore dell'asilo, fiorini
1048. 5i;
5.° duetombole, accordate per tre anni f. 493. 3;
б.° dall'i. r. direzione di Polizia 97. 46. 2;
7.0 limosine nella cassetta posta alla porta del-
l'asilo fior. 44. 59. 3;
8.° alunni paganti fior. 44 i
9.0 l'affitlo della meta della casa indivisa n.° 3 1 5,
donata all'asilo ed al monte di pielà dai nob. sig.
A. Stermich di Valcrociata, fior. 3o;
1 o.° ricavato dei prodotli del giardino f. 87. 49- 2«
ii.° La ricognizione annna del proprietario di
una librería circolante, fior. 3o.
1 2.0 supporto di capitali invesliti nella cassa di
risparmio, fior. 338. 161).
Per lal modo le rendite annue fisse del pio
luogo si ponno ridurre sotto a'seguenti capi :
i.°inleresse del capitale di 4000 fior. a 5 %
» 200.
a.0 Va affilto della casa n.° 351 « 3o.
3.° V2 prodotto delle cassette aile
porte della citlà » 100.
4.° interesse di 2000 fior., investiti
nell'anno corr., nella cassa di
risparmio a 4 % 80.
5.° prodolto medio delle due tombole » 400»
Qualunque importo incassato, non occorrcnte all'ordina-
ria gestione, viene coltocato a frutto nella cassa di risparmio
al 4 %, e non ne viene prelevato, che quando si presenta il
raso ¿'investirlo a più favorevoli condizioni. — Ogni caritate-
vole oblazione poi di qualunque genere, tra vivi o per morte,
viene opportunemente portata a notizia del publico, o cot mezzo
di annui rendiconti inseriti nella gazzetta provinciale, o con ar-
• u'oli separati, qualora giunga alla somma di fior. 25.
6.° annuo ricavato del giardino . fior. 3o.
7.0 annuo interesse d'un capitale
di fior. 1000, che si polra ,for-
mare dalle soscrizioni, donativi
ed altri provenli eventuali al 5%'» 5o
Totale fior. 890.
e le sue spese cosí:
i.° onorario alia maeslra . , . • 200.
2.0 salario alia custode . . . . . " 100.
3.° gralificazione aH'assistente . » 36.
4«° cibarie, combustibile per cin-
quanta fanciulli ...... 2^5.
5.° fitto annuo per una camera sub-
locata dai genio militare . » 7.16.'/»•
6.° spese per mobili, vestiario, cur-
sore, rimunerato col 3 % su^e
riscossioni delle volontarie so-
scrizioni « 5o.
Totale «618.1 tí.2.
II bilancio del i.° anno, cioé del i.° agosto
1841 a tullo il 3i luglio 1842, si presentó nel
modo seguente:
altivo fior. 2871. 12. Vp
passivo » 819. 23. V6. Quindi sopravanxo di
» 2o51. 49- Vía ¿i cui furono versa ti
nella cassa di risparmio fior. 2041.
anno 2.0 dai i.° agosto 184al 3i luglio 1843.
attivo fior. i586. 20. 3.
passivo » io43. 56. a.
sopravanzo» 542. 24. 1.; e di questi versati nella
cassa di risparmio fior. 382.
anno 3.° dai i.° agosto 1843 al 31 di ott. 1844.
attivo fior. 25oo. 23. i.
passivo » 1292. 8. 2.% *)
sopravanzo» 1208. 14. 3.3/4
e versati nella cassa di risparmio fior. 977.
anno 4.0 dai i.° novembre 1844 31 ollobre
i8/f5.
attivo fior. 2446. 34. 1.
passivo « 77^. 27*
sopravanzo» 1670. 7. , e furono depositati
nella cassa di risparmio f. i5o3.
1 capitali adunque del pio luogo, radunati a
tutto il 1845, e posti a frutto, importano fiori-
ni 49°3. 16. Quantunque non sia chiuso per an-
co il bilancio per l'anno corr. 1846 — é a nostra
conoscenza, che Tintero capitale investito a que-
st'oggi ascende a fior. 6m. crescenti.
I rilevanti dispendii dell'anno 2.°e 3.° furono domandali
per mobili, vestiario dei fanciulli, ristauri nell'interno dell'edifi-
cio nccessarii peí buon andamento della disciplina, e salute dei
fanciulli.
publica fconomia, piü ora conosciuti da noi, Men-
ootti e Sismondi. Cosí il primo « la primaria
ricchezza di una nazione non é riposta nella co-
pia dell'argento e dell'oro, come dai piu si crede,
ina in una gran massa di prodotti proprii, che
sempre rinascono e sempre si riproducono, e che
possono essere consumati e disposti senza nuocere
alia loro riproduzione ed abbondanza » (pag. 5).
11 secondo " prima vogliono le attenzioni del-
l'economista e del legislalore quelle ricchezze, che
provengono dalla térra. Deriva da questa e il vi-
ver nostro, ed i materiali ad ogni umana indu-
stria (Tom. I., pag. 181).
Ci compiaciamo, che il sig. Nicolich puré
siane penetrato, dicendo ei che l'agricoltura
puó offrire a lungo andaré dei beni non passag-
giori, e meuo esposti a vicende, conciliando in
eotiseguenza speranze di maggior agiatezza. Risa-
leudo infatti col pensiero ai prischi tempi, quan-
do i popoli, lasciata la vila errante e nómade, al
viver insieme consenlirono, heñíoslo dieronsi alia
collivazione de' campi , onde Irar da essi tutto ció
ch'era occorrente alie loro bisogna. Siccome poi
precede in natura la sussistenza ai comodi ed al
lusso, cos\ 1'industria , che la procura, sara an-
teriore necessariamente a qualunque allra, e la
coltura ed il miglioramento dei terreni le prime
cose da ricercarsi. II solo prodolto della campa-
gna , superiore alia sussistenza, é quello che for-
ma la cosidetla ricchezza reale Erroneo era
perció quel principio gittalo, sembraci a caso nel-
la Gazzetta di Zara, al 28 di quest'anno,
che fa il commercio essere l'única fonte di ric-
(hezza e di prosperitá onde sperar puó una na-
z'one il sao risorgimento.
Si questa térra appunto pe'costanli suoi be-
nefizii fu nella infanzia de' tempi adórala col no-
mo d' Iside in Egilto , di Cibele in Frigia ed in
f reta, e simboh ggiavasi l'abbondanza per essa
derivante nella figura , coi geroglifici, e nelle mo-
note rcc., offrendosele sagrifizii , e celebrandosi
festivo cerimonie.
Se dunque i beni territorial! sono i piu ap-
prez?abili, certi e necessarii; se anco le ricchezze
mobili, al diré di Smith, di rápido consumo sono
vLsibilmente produzioni del suolo, che le fa ri-
pullulare ogni armo in ragione del consumo; se
per quelle foggiale dall'arte, non ve no ha alcuna
( he alia materia prima dei tre rrgni dolía natura
') Smith, sulle rtcchet&e.
non appartenga o direttamente o índirettamente,
non sara dunque necessario rivolgere la propria
solerzia in precedenza al coltivamento di queste!
ma si dirá come Virgilio:
Nec vero terree ferre omnes omnia possunt,
né sempre anco possono affrancarsi tutti gli osla-
coli frapposti sovvente ai favori di lei. É vero la
situazione, l'estensione del paese ci deve determi-
nare, secondo anco Filangieri, al genere d'indu-
stria d'adottarsi: quindi o l'agraria , o la mani-
fattrice, quando il commercio di proprieta, quan-
do di economia. Trattandosi di questa nostra fe-
lice regione pero, non potremmo ottenere la
maggior parte , e forse tutti que' prodotti, che per-
vengonci dalla Turchia, e da varié altre parti an-
cora, o almeno queili che giá possediamo, vederli
migliorati ? La serenita del nostro cielo, l'abboc-
camento spesso cogli illuminati stranieri, l'educa-
zione nostra resa piu accorta dalle circostanze, le
cure speciali di chi l'amministrazione publica di-
rige, non contvibuiscono agevoli mezzi? non dancr
salutari impulsi? perché dunque costituirci per-
petuamente commissionarii tra i produltori ed i
consurnatori, quando possiamo essere tra primi ?
perché assonnare sui veri nostri interessi, perché
abbagliarci con isperanze sempre vacillanti ?
Siamo ancor noi del parere dello economista
Say, che le utilila ricavate da tali interposizioni
possono riuscire di stimolo alia industria interna
mal grado alia ristrettezza dei mezzi. Ma si con-
verra eziandio , che le medesime impiegar si deb-
hono per farla nascere o perfezionare, onde si
ottenga la riproduzione di quelle cose, che pro-
cacciano una permanente nazionale prosperitá.
Ma non inganniamo sé stessi; fecesi cosí
per lo passato? in questi ultimi trent'anni, che
si mantenne la medesima natura di commercio
coi confinarii, operossi cosí per cogliere qnesto
fine? Certa industria in alcuni non mancó, ma
ridondava la stessa ad utilita individúale, non ge-
nerale. Ed infatti da questo vantato spirito d' in-
dustria e di speculazione manifestatosi in grado
eminente fra gli oltomani ed i nostri , quali n-
sultamenli miriamo? innalzaronsi utili edificii, fon-
daronsi nuovi stabilimonti, i lavori campestri mi-
glioraronsi , si videro )e arti, le produzioni accre-
scitite, aperti nuovi sentieri alia concorrenza. alio
smercio?se fassi consistere tale spirito di altivita
nol transito degli animali per 1'Italia; ben altro
era por lo passato (nelfoglio venturo ilfine). A.FENZI.
Si publica OGNI giovedi. II prezzo anrino per Zara é di fior 4; per semestre Cor. 2; per ftiori franco di porto fior. 5, per PC-nifsrre o trimestre in proporcione. Le assooiationi si riccvor.o in Zara dal proprietario. fuori da tutti gl' II. RR. Uffieii postali-
í«. rrancetchi Eitenfore e Proprietario. Sara, íip. dei FratelH Battara.
tamenti ai bagni in proposito, in Italia, si reche-
rebbero al contrario cola con sommo vantaggio di
esso, e in parte di quel paese che meriterebbe in
veri ta una sorte migliore della presente per la sua
posizione (regina della dalmata terra) amena e su-
scettibile d' incremento non piccolo, cui è negato
da natura agli altri siti di questo un di fiorente
suolo. Cessiamo una volta di ricorrere in tutto
alie straniere nazioni ed approfiltiamo di quello
che ci diede la Providenza nel proprio terreno.
Facendo cosí rendereroo anche ad essa quel tri-
buto che le si compete, e ci domanda a buon
dritto. Prepareremo inoltre ai nostri posteri, che
ci benediranno le gelide ceneri, quel bene e quella
gloria che li awicinera un giorno alie più cuite
nazioni. Non si scherniscano cotali pensamenti,
ma si ponderino. Vo sperare nel cielo che lo si
fara. dott. TRIGARI.
SCirOLE ELEME1IT1RI ISí B.ILM1HA
I fatti,che con questi brevi cenni presentia-
mo ai nostri leltori, sono, dopo l'asilo di carita
per I'infanzia in questa centrale, prova novella,
che un oggetto di somma publica utilità, racco-
mandato che sia férvidamente, appunto per la
sua importanza non incontra in Dalmazia tante
difïîcoltà nel trovare gli animi di mollissimi di-
sposli e pronti a darsene sodamente pensiero, cd
abbracciare ogni incontro opportuno per promuo-
verlo e portarlo ove fia possibile, al suo compi-
mento. E questi falti sono: l'aumentato numero
delle scuole elementan in questa provincia nel
j 845.
La Gazzetta di Zara nel suo M 60 a. c.,
free menzione onorevole di moite persone beneme-
rile, che nel detto anno aiutarono ad istituire nuo-
ve scuole, ed a promuovere T insegnamento ele-
mentare. Trovammo, che in quest'ottima causa si
segnalarono nella diócesi di Spalato 8 ecclesiasti-
ci, 7 in quella di Lésina, e nella diócesi di Ra-
gusa 47 persone, tra cui 3 ecclesiastici; e nomi-
natamenle 3o individui di Cunnà, 9 di Oscrusce-
no, 4 d» Podobuchie, 2 di Ragusa, 1 di Prid-
vorje e 1 di Popovicbi.
Per tal modo ci gode l'animo nello scorgere,
che s'appagó il desiderio dalle superiori autorilà,.
e dai veri amici del paese ripelutamente manifesta-
to per la diffusione dell' insegnamento elementare,
e ene buoni risullati se ne vanno traendo mercè
le conseguenti premuroso raccomandazioni dalle
autoritá polit ¡che ed ecclesiastiche della provincia
estese a canche e persone dipendenti.
La tabella che siegue, porta per confronto i
dati relalivi agli anni 1844 e »845, e chiaramen-
te dimostra, come vi si é progrédito; che alie i5
nuove scuole aperte nel 1844 s'aggiunsero nel sus-
seguente 1845 altre 4' > in due an°i quindi il
bel numero di 56 scuole nuove1).
anni 1844 '845
i {
12 13
2 2
637 647
276 260
NELLA DIOCKSI DI ZA RA.
Scuole maschili maggiori
» » minori
« femminili »
frequentavano maschi
» , fem mine
non frequentavano, in tulto 725 1021
NELLA D10CESI DI SEBENICO.
Scuole maschili maggiori 1 1
» » minori 4 8
» femminili » 1 4
frequentavano maschi 372 533
» femmine 80 153
non frequentavano, in tutto 533 1077
NEL PROVICARIATO DI ARBE.
Scuole maschili minori 2 2
frequentavano 2(>4 202
non frequentavano 549 53g
NELLA DIOCESI DI SPALATO.
Scuole maschili maggiori 2 2
» » minori ii 19
» femminili #5 2 5
frequentavano maschi 948 1171
» femmine 189 234
non frequentavano, in tutto 3395 3526
NELLA DIOCESI DI LESINA.
Scuole maschili maggiori
» « minori
» femminili »
frequentavano maschi
» femmine
i
11
597 748
1 i 33
non frequentavano, in tulto i5i2 2910
NELLA DIOCESI DI RAGUSA.
Scuole maschili maggiori
» » minori
» • femminili »
frequentavano maschi
» femmine
i
23
i
'7
i 1
806 794
i 27 151
non frequentavano, in tutto 2090 242$
Lo stato deglx anni 1842 e' si trova nel N.° 20 di puesto giornale a. 1845.-
liare e scherzoso s'eleva una ciltà che vanta un'
origine singolare. E dessa la ciltà della fortuna,
la bella Fano; cosí delta , perché i Romani inal-
zarono in quel sito un lempio alla Dea, intorno
al quale in breve gli adoratori della fortuna, chè
molli si ebbe in ogni tempo, eressero una citlà,
che dal tempio si disse fanum furtunœs donde
il moderno Fano sincopato. Con poco più di 5m.
abitanti occupa un posto distinto nella Romagna
per la sua eleganza, e per due strade, che rnet-
tono a Roma atlraversando gli Apennini. Salubér-
rimo è il clima, feraci i dintorni, ed i tartufi
che vi allignano, passano fra i più delicali ed o-
dorosi come simbolo dei beni che la fortuna spar-
ge sulla terra. Un sordo mormorar di fiume, che
simula il mugito di dolenle toro, l'aere quivi
rintrona. E lo strepilo del Metauro, che dopo a*
ver mandato un braccio a Fano per lo stabili-
mento del suo porto, precipitoso corre a sepelirsi
in mare. Celebre fiume per la baltaglia data dai
Romani ai Cartaginesi intorno alie sue sponde
vicino alia montagna tutt'ora improntata d'un no-
me punico, cioè d'Asdrubale fratello d'Annibale.
Stavasi questo fiero cartaginese pronto con 5om.
uomini al passo del Melauro, quando ne giunse la
nuova a Claudio Nerone, che svernava ben sei
giornate più lungi in campo conlro Annibale. Sul-
l'istante, col più bello stralagemma, raccolto il
fior delle sue truppe, corre al Metauro a rinfor»
zar l'armata del suo collega Livio Salinatore; si
accende tosto un conflitto de'più sanguinosi; e
5om. cartaginesi rimangono sgozzati col loro du-
ce, la cui testa dal vincitore, reduce al suo posto
colla rapidità del vento, venue lanciala nel campo
di Annibale. A taie spellacolo allerrito, e dispe*
i • • ili'.. _ .1 ; , .. : A
le durante l'annua sua fiera dei mesi di luglio ed
agosto. Da tutti i lidi dell'adriatico, e da molli
del mediterráneo e della Grecia segnalamente, non
che dalla terraferma d' Italia ed anche di Germa»
nia, e trafficanli e non trafficanti muovono allora
a Sinigallia,e per l'interesse e per il diletto, chè
tutto ivi si accorda a vanlaggiar gli uni coU'esen-
zione delle gabelle, e ricrear gli altri cogli spel-
tacoli. La fiera di Sinigallia è senza contrasto la
prima delle citlà marittime d'Europa, (sarà cont.)
MEDICINA POPOLAHE,
Sotto di questo titolo leggevansi nell'append.
del N.° 86 a. c. della Gazzetta privilegiata di
Veneûa, la scoperla, e gli sperimenli del prof. Lal-
leuiand per la cura radicale delle affezioni tisiche.
Se tulti quelli che senlono amore per l'uma-
nità debbono dichiararsi grati al talento ed agli
studii del benefico invenlore, più alla filantrópica
sua generosilà di non farne un vénale mistero co-
perto da diversi apparent! altri mezzi per trarne
a sè ingenti profitii; e nobilmente disenteressato
fece di publica ragione l'utile sua invenzione, ri*
mane il dolore che la non sia applicabile a molli
paesi,cioè a tutti quelli che mancano d'ague ter-
mali sulfuree in cliuia dolce; non facile a rinvenire
chi voglia o possa moltiplicare stabilimenti come
quello di Vernet, che dev\?sser costoso, e più an-
cora che non tutti gli atlaccati da quel morbo pos*
sano sopporlare la spesa, e starsene lontani dal
proprio domicilio, e dalle occupazioni loro, dalle
rando egli privo dell'atteso soccorso, di poter più quali traggono sussistenza, per lungo tempo.
sostenersi conlro i Romani , si diè alla fuga, e
Roma fu salva. Un tal falto, per cui il Metauro
sembra che tultor commosso spumeggi e slrepiti
affrettando il suo corso verso il mare, ben men-
Java che in voto un tempio venisse eretto alia for-
tuna da quel popolo, che nel più terribile fran-
gente essa avea in singolar modo favoreggiato.
Ai Galli Sennoni, che il loro nome lascia-
rono anche alla citlà di Segna sulla parte oppo-
sta, viene attribuito non che il nome, anche la
fondazione di Sinigallia, che sla di mezzo a Fa-
llo ed Ancona sui confiui della Romagna col Pi-
ceno. Citlà di grandiosi fabricati, di vasti magaz-
zini, di spaziose strade, di bei cantieri per la co-
struzione navale, superbamente collocala fra colli
ameni intorno ad un canale, che è l'alveo d'un
fiume, ben si mostra alla a degnamenle sostene-
La scoperla del sig. Lallemand, ed i predetti
riflessi sulla qualità e modi di cura, mi riebiama*
no a memoria un aneddolo che intesi narrare da
fanciullo, e la felice sperienza che ne feci fare in
appresso.
« Narrava un sacerdote, che un montanaro
de'contorni di Napoli si presentó ad un medico
di quella capitale in aspelto e con tutti i sintomi
d'essere da qualche anuo malato da tisi mórbida,
e gli chiese soccorso: che il medico giudicó tro-
varsi la malattia nel terzo sladio, e disse al ma-
lato, che atiese troppo tardi a invocare i soccorsi
dell arte sua, e lo licenzió come incurabile: che
il montanaro insisté con preghiere, perché gli sug-
gerisse qualche rimedio per prolungargli la vita
un anno, che tanto gli occorreva per veder suo fi-
ene- | glio maggiore abile a dirigere gl' interessi di sua
re le partí d'una cilla eminentemente commercia- , famiglia, ed a ció il medico gli suggeri che fa»