scorsi si vendeva a 12, 14 o al più 16 carantani
all'oncia, quest'anno si vendette a 18 e 20. Le fi-
lande di Spalato e di Zara non offrono nulla di
particolare, nò per la costruzione, nò per il metodo
della trattura. La più considerevole è quella del sig.
Rosa a Scardona, al quale Sua Maestà R. con
Sovrana risoluzione dei 26 di agosto conferì la
medaglia d'oro del merito civile col nastro in con-
siderazione dei suoi meriti nel promuovere la col-
tura della seta. Non sarebbe spregievole quella
degli eredi Pine Ili; ma quest'anno la si abbandonò.
Il primo requisito di tutte queste filande sia la par-
ticolare attenzione alla trattura. Come fu di sopra
osservatola trama è ottima, gl'Italiani però trova-
no difettoso il filato, e la conseguenza si è, che
colà le nostre sete soggiacciono ad una perdita del
13 per cento all' incirca, primo per l'aqua che con-
tengono, secondo per essere troppo ruvide in con-
seguenza dell'aqua cruda, che vi s'impiega, e ter-
zo per la perdita all'incannaggio. A tutto questo bi-
sognerebbe portar rimedio, acciocché coli'aumento
della quantità dei bozzoli si mantenga la bontà ed
il pregio del filato, circostanza assolutamente ne-
cessaria per ricavarne i desiderati vantaggi. Rac-
comandiamo di nuovo a vedere quel che si potesse
fare coli' introduzione delle macchine del Locatelli.
La Gazzetta di Venezia del 24 settembre di que-
st'anno parlò d'una simile macchina o batteria, in-
trodotta a S» Polo presso Conegliano dal nob. si^.
Spiridione Papadopoli, e fatta venire da Parigi. E
un meccanismo, dice la Gazz., che tocca la perfe-
zione ne' suoi componenti, cosi preciso, cosi finito,
di così facile esecuzione, che mette incanto. La pro-
vò ai 20 e 22 sett.; accorsero distinti personaggi e
intelligenti trattori per ammirare il nuovo sistema in
azione, e calcolatine i vantaggi particolari economi-
ci tanto nella trattura, quanto nell'incannaggio, e
la seta nitida e lucida senza pari, sen partirono con-
vinti del reale suo merito, e persuasi di adottare il
nuovo sistema.—-Un apparato di questa fatta, giudi-
cando da tutto quello eh' è stato scritto intorno «1
medesimo, è proprio adattato per la Dalmazia, dove
v' ha scarsezza di filatrici esperte per tanti distretti,
nei quali si produce la seta, e le quali, all'avvicinarsi
della stagione, si fanno venire con gravi dispendii
dall'Italia. Assoggettiamo di nuovo alla ponderazio-
ne de'nostri lettori la convenienza di lasciare «d
ognuno, che produca tanti bozzoli quanti le circo-
stanze, e l'alimento dei bigatti gli permettono; ma
— i
che la trattura della seta sia affidata a stabiliment
del paese, che in ciò solo si occupino ed i quali per
l'esattezza del lavoro sappiano crescere prezzo al
genere, e mantenerne il buon credito sui mercati fé-
restieri. B,
MINIERA DI CARBON FOSSILE
DI DUBRAVIZZA.
Inoltrati che furono i lavori della miniera dì
Siverich sul monte Promina, al finire dell'anno 1835,
fu intrapresa l'apertura della miniera di Dubraviz-
za, situata presso Scardona, la cui distanza dal
mare o lago di Proclian, non è maggiore di quattro
miglia venete di strada.
Ebbe principio questo lavoro coli'intaglio di
un pozzo, che Jprese il nome di Ferdinando, in uno
strato irregolare di terra argillacea, arenosa, ora
bianca, ora traente al giallo, ora semi-petrificata.
Sovrastanno al luogo grandi strati di pietra calca»
rea nei quali scorgesi una moltitudine di corpi ma-
rini petrefatti, indizio che vi doveva essere o il fon-
do del mare, o che qualche altra grande rivoluzio-
ne vi era accaduta. Alla parte inferiore verso Scar-
dona vi si trovano delle crete rosse, tenaci, satu-
rate d'ocra di ferro, amalgamate di ostraciti e di
altri corpi marini di ragguardevol mole, che non
sembrano indigeni delle nostre aque.
Non si durò molta fatica nel trovare lo strato
del minerale, che, giunti gli scavi alla profondità di
klafter quattro in circa, si appalesò il carbone. Se
ne trovò la formazione in vero eguale a quella del
Promina, ma benché impura, era però più compatta,
e l'impresa d' un intaglio progredì nella speranza,
che giungendo più al fondo cambierebbe in miglior
natura.
Si perforò subito lo strato carbonico, e risultò
di poca ricchezza, della forza cioè di soli 7 piedi
viennesi. venne in òTRre a conoscere nello stesso
tempo che il filone si estendeva da tramontana ver-
so il mezzogiorno, giacendo in posizione obliqua,
declinando cioè dalla linea orizzontale di 42 gradi
coll'andamento longitudinale dall'alto declivio di Du-
bravizza verso la valle di santa Catterina di Sulis-
sich alle sponde del Kerka.
Tale giacitura del combustibile presentava mol-
tiplici difficoltà alla sua estrazione; fu necessario
perciò di servirsi d'un metodo di scavo differente
da quello usato nella miniera del Promina, il cui strato
giace orizzontalmente, e quindi facile minare il car-
287 c^o
articoli nella gazzetta botanica di Ratisbona; Bia-
soletto: viaggio di S. M. il Re di Sassonia; Visiani;
flora dalmatica.
Intanto dunque che parecchi rivolgono i loro
studii alla flora dalmatica, non manca neppur la
fauna di zelanti cultori e dilettanti, in ispecialità in
questi ultimi tempi ; e P amore che vi pongono, Io
zelo, con cui trattano o l'una o 1' altra parte della
medesima; sono coronati dai più felici risultati.
SulP entomologia abbiamo: Vitalian Donati:
Saggio sulla storia naturale marina dell'adriatico;
Germar: Viaggio in Dalmazia nelP anno 1811, Dar.
Dajean, catalogue de Coleoptéres 1831, e G. Dahl,
coleoptera 1824; tutti e quattro perlustrarono
questa nostra provincia ad oggetto de' loro studii.
Meriti segnalati s'acquistò nell' ornitologia, il
barone di Feldeck, che soggiornando in Dalmazia,
formò colle specie di uccelli dalmati, per l'innanzi
non conosciuti, una collezione, che si meritò poi a
buon diritto celebrità europea. Valenti ed instan-
cabili suoi seguaci erano i signori Reinisch e di
Dahlstein, per opera, dei quali molte nuove specie^
e peculiari della provincia nostra furono e raccolte
e diffuse. Occupavansi. dell' ittiologia e dell'entomo-
logia oltre al sullodato di Dahlstein i signori Neu-
mayer, Kratter, ora fisico circolare in Galizia,
Breuer, contabile all' intendenza di finanza qui, G.
B. Sandri del magistrato sanitario; Vidovich depu-
tato sanitario a Capocesto e St. Botteri a Lessìna
e non tenue è il numero delle sperienze e scoper-
te, che la scienza deve alla loro attività. La morte
rapì Feldeck, Dahlstein e Neumayer; alcune loro
scoperte furono rese di publica ragione colle stam-
pe, altre soltanto ad amici partecipate. - Tutto quello
però, che dagli altri venne raccolto, classificato ed
illustrato, meriterebbe che in un modo od altro fos-r
se publicator per dar principio con siffatti elementi
ad una storia naturale della Dalmazia. Nè riguardi
abbiansi a certe difficoltà, che in pratica poi spau-
riscono; nè tema di errare trattenga i nostri dal far
note le loro scoperte, rammentando, non esservi
opera umana, che vada esente di difetti.
La conchiliologia è presentemente il ramo di
storia naturale, che più d'ogni altro chiama a sè
l'attenzione degli studiosi, e che viene in Dalma-
zia da parecchi coltivato. Si e perciò, che non pos-
siamo astenerci di rivolgervi l' attenzione nell'inte-
resse della scienza, ben sicuri, che ogni nostro rag-
guaglio sarebbe forse non indifferentemente accolto
dai naturalisti e domestici e stranieri. Mercè le re-
centi scoperte si ebbe il conviucimento, che la no-
stra provincia è in modo particolare ricca di con-
chiglie terrestri, o vogliasi, che tale ricchezza sia
assoluta e propria alla provincia, o che* la-medesi-
ma in questo riguardo sia stata più delle altre re-
gioni visitata e perlustrata: si potrebbe però av-
venturare l'asserzione, che nissun'altra provincia-
fuor della Dalmazia, considerata la piccola sua su-
perficie, novera tante conosciute varietà di generi e
di specie di molluschi terrestri. In conchiglie d'a-
qua dolce si trovano delle specie interessantissime
o non comuni, o altrove - mancanti affatto, ma le
indagini non offersero risultati tanto considerevoli
come nelle conchiglia |terrestri. E che cosa direb-
besi della grande quantità e di tante specie di con-
chiglie petrefatte per es. al Promina , al Dinara*
al Biocovo ed altrove?.
Primo, che destasse l'attenzione dei natura-
listi sulle conchiglie terrestri dalmate, er& il sig.
Paolo Partsch, che nel 1834 in compagnia del*
professore Ruppi venne mandato in-Dalmazia per
esaminare il fenomeno delle detonazioni di Meleda.
In tale congiuntura, percorrendo varie parti dei cir-
coli meridionali della Dalmazia, ebbe campo di scuo-
prire varie specie e belle, e del tutto nuove, e ne
fece parola. La quale scoperta indusse quindi molti
illustri forestieri a visitare 1 a Dalmazia'; vedemmo
tra noi a suo tempo i signori Ziegler, e Par-
reyss di Vienna; Stentz di JVeusiedl; Kùster di Er-
langen, Giinzing di Muhlhausen ec.
Neumayer intanto e de Dahlstein, quegli a Ra-
gusa, questi, a Cattaro, avevano raccolto diverse
specie-di conchiglie terrestri e fluviali, eon cui ar-
ricchivano* i gabinetti di storia naturale; publici e
privati, e della monarchia e dell' esterno.. Altri per-
sonaggi continuavano a dedicare i momenti di tempo
libero con lodevole profitto allo stuijjo di questa se-
zione della storia naturale, e perchè < a cagione delle
loro prestazioni sono abbastanza noti ai cultori
della storia naturale, ed i loro nomi perpetuati nella
denominazione delle speccie da loro scoperte, non
esitiamo a nominare i signori C.Kutschig, C. Sv...k,
G. B. Sandri, tutti e tre presentemente a Zara, e
fervidi coltivatori della conchiliologia terrestre, e di
altri rami della storia naturale. Non minor lode de-
vesi tribuire ai signori Vidovich di , Capocesto, Bot-
teri é L. Stalio di Lesina.
Se questi studii ed altri alla storia naturale
appartenenti non trovano in Dalmazia quel numero
di cultori, che ragionevolmente si £otx$||p atten-
li DiLMiZIi
. :
INTESO AGL'INTERESSI DELLA PROVINCIA.
— 1 TEMITI
Si publiea ogni Giovedì. Il prezzo annuo per Zara è di fiorini 4, per semestre fiorini 2; per fuori franco
di porto fiorini 6, per semestre o trimestre in proporzione. Le associazioni si ricevono in Zara dal
proprietario r fuori da tutti gVii. rr. ufficii postali. Non si accettano gruppi o lettere che franche di posta
e con recapito alla estensione del giornale in stamperia Demarchi-Rougier.
M 52. Giovedì 4 Decembre. J
SOMMARIO.
Poesie ìtéMhe del Pasquali-Costumi. Kolo.—
Alcune cifre statistiche relativo, alla Dalmazia. —
Farina delle ossa. — Combattimento navale nel
1750 (Continuazione)—La Favilla.
Belle poesìe volgari di LODOVICO PASQUALI di
Càttaro.
Nel N. 46 anno 1844 della Gazzetta di Zara
annunciavamo la scoperta d'un Poema Epico ine-
dito, e giudicavamo meritinole l'autor suo d'esser
aggiunto alla schiera delli Bernardo Pi ma, Giovanni
Bona de Boliris, e Lodovico Pasquali, dei quali s'onora
cotanto, la patria nostra. Il benemerito Appendini che
ci po rse di questi tre la biografia, poco favellando
del primo ossia del Pima, perchè gli mancavano
i dati, abbastanza ne disse dei due secondi ; e men>-
tre produsse in prova del genio poetico di Giovanni
Bona e della somma di lui coltura nelle lettere la-
tine un brano dell'elegante sua descrizione di Cat-
taro in verso esametro, non dubitò di pronunciar
quanto al secondo, essere stato il Pasquali il miglior
poeta che avesse prodotto in quel secolo la Dalma-
zia, il secolo dei Cosimi e dei Leoni. Il giudizio
dell'Appenini intorno al Pasquali era basato alle
Poesie latine di Lodovico impresse in Venezia 1'
anno 1551, le quali, abbracciano 2Q Elegie, 6 Sel-
ve, ed altri Epigrammi e componimenti minori. E.
comechè l'Appendini accennasse che il Pasquali fu
anche poeta toscano, deducendolo da due sonetti di
lui stampati in una raccolta dei migliori autori com-
pilata da certo Panizzola per istruzione del proprio
figlio nella italiana poesia^ non potea giudicar non-
dimeno quant' ei valesse in questa seconda lingua.
Chi scrive quest' articolo è venuto in potere
di un diligentissimo manoscritto delle rime volgari
di Lodovico Pasquali, trascritto intorno all'anno
1722 dal concittadino Antonio Bisanti, che dice di
averlo copiato da un esemplare dell'edizione im-
pressa in Vinegia il 1549 appresso Stefano e Bat-
tista Cugnati al segno di s. Mose, prestatogli dall'
illustre suo amico Apostolo Zeno ; edizione che fin
di que' di erai divenuta rara così da non potersene
avere a gran costo neppur una copia. Sono in tutto
178 sonetti, 13 madrigali, 15 canzoni, 2 capitoli^
altrettante composizioni in stanze.
La prima parte di queste poesie, lotta di ge~
nere erotico, dedicata a Marzia Grisogona gen-
tildonna di Zara, colloca meritamente il nostro Pa-
squali fra quei pochi che si son proposti a modello
il Cantore di Sorga, senza però riuscirne soltanto freddi
imitatori. Il subbietto dei carni del nostro Lodovico
non è un ente di ragione, come non lo era per 1*
amico di Laura: essi invece ci offrono la storia fe-
dele, che noi seguiremo, d'una gagliarda passione,
come ce lo addita egli medesimo nel primo sonetto,
in cui accenna di voler descrivere in lagrimosi versi
la guerra che per gran tempo gli avea fatta Amore,
dappoiché aveva egli inciampato non meno di messer
Francesco in una donna armata il core di freddo
ghiaccio, cui, per maggiore suanoia, bellezza ed
—( iû 3
tazione car. di chiamarvi un gran numero
di abitanti. I Riditi qui\i stabilironsi, forse anco
in tempi rimotissimi, allettati appunto dalla fer-
tilita del suolo, e dalla prossimitá d¡ un luogo ,
ove potevano di leggieri commettere al mare il
loro superfluo. Collo crescere in numero ed in
prosperita si assoggettárono a leggi, che al diré
di Montesquieu, é il vinculo piu o meno efficace
dello incivilimentó, e con tali mezzi stabilirono il
loro municipio.
Sottomessa da' Romani la provincia nostra ,
vennero cogli altri popoli compresi nella medesi-
ma ventura, meno acerba per essi, perché con se-
gni di estimazione raddolcita.
Non crediamo pero che si estollesse infra le
altre cittá per grandezza e per magnificenza, che
tale non mostranla gli scoperti ruderi, soli a ma-
nifestarle, come dicemmo nell'appendice della Gaz-
zetta di Zara dei 17 novembre 1844 N. 92.
III.
Passiamo ora alia nostra citta, che facemmo
anteriore all' era cristiana nell' appendice della sud-
detta Gazzetta dei .3 settembre 1844 ai N. 71.
Essendo essa nel dosso di un colle sterile e
selcioso fondata , soprastante ad un bacino di a-
qua , sulle foci del fiume Kerca navigabile, dove-
va da altri principii trarre il suo nascimento, Di-
cemmo appunto in allora, che stabilivasi per la
neeessita di navigar con sicurezza in questo cana-
le, per recar asilo ai navigli ed alie armate na-
vali, per lo commercio de' Liburni coníinanti, e
per agio puré de' vicini Riditi. Rendevano meno
dubbiosa la nostra congettura, le ritrovate meda-
glie de' tempi di Augusto, la lapide di Ruffino
Sannentizio, cantonata nella facciata del palazzo
vescovile, i pochi rottami scoperti nella punta di
Rasline, in cui la carta di Martino Rota segna
uno stabilimento romano, addentrato nel canale,
che alia cateratta del Kerca mena.
Ed infatti come navigare per un canale sen-
za sicurezza di entrata e di sortita ? come ottenerla
se la foce non veniva protetta? senza tale garan-
zia, come potevano mercanteggiare i popoli, che
dovevano concorrervi? perché lasciare in ¡balia de'
pirati e de' malandrini un uscio di cotanta im-
portanza? non abbiamo veduto di poi con accor-
gimento occuparlo? converrebbe dunque ammet-
tere stranamente, o che il detto canale non si na-
vigasse, o che per sognati tempi di innocenza non
vi fosse d'uopo di assicurarne l'ingresso. Ammes-
sa la prima, conviene per naturale illazione ac-
cordare la seconda.
Conospiuta la neeessita di collocare nel luo-
go da noi ora abitato un publico stabilimento ab
antiquo, vediamo se doveva dai Riditi essere com-
posto soltanto.
IV.
Dice il Segretario florentino dec. pag. 126,
» E da considerare, che sarebbe meglio eleggere
» per 1'edificazione delle ciltadi luoghi sterili, ac-
y> ció che gli uomini costretti ad industriarsi, me-
» no occupati all'ozio , vivessero più uni ti ; aven-
« do per la povertà del suolo minore cagione di
» discordie.» Non indaghiamo il meglio od il peg-
gio sul fatto, ma é certo, che industriosi dove-
vano essere i nostri avi, che qui primi ristettero.
Né potevano essere i soli Riditi ad acconciarvisi ,
se gl'interessi dei Liburni, e degli altri popoli
dimoranti nelle superiori campagne, aveanli ugua-
li. Stimiamo perció, che piu razze quivi si acco-
gliessero per uniforme fine, come un di avvenne
nei limacciosi fondi, ove surse quella citta immor-
tale, ebe Sanazzaro fa da dei formata , vivendo di
pesca e di commercio. Dunque i Riditi e gli altri
popoli circonvicini avranno fruito del commercio
di proprietà, noi di transito : gli uni alimentad dal
proprio suolo, gli altri dal traffico ; quindi gli
uni largitori, gli altri proteggitori.
Come fare i Riditi soli nostri padri? come
stabilirli anteriori ai Liburni? come ad altri po-
poli che il bisogno traevali a prevalersi di questa
sicura posizione ? come credere si crassa ignoran-
za ne' confinanti celebrati per le leggiere loro na-
vi, e per la industria loro commerciale?
E vero il detto di Aristotile, che la diffe-
renza di origine racchiúde germi di divisione. Ma
non cosí quando nasca una fusione di costumi e
d'interessi, come doveva succedere nei nostri per
un legame sociale annodati. Né i Romani lo tron-
carono, anzi vieppiù forse lo strinsero, come so-
levano, colle istituzioni loro, e con lo solletico
delle onorificenze. Scorgemmo anco ai non lontani
nostri giorni in siluazioni sterili assembrarsi uo-
mini di varie nazioni per lingua, per costumi, e
per Índole, e vivere in colleganza per la potente
molla dello interesse. Veggiamo dunque nel caso
nostro popoli agricoli ed industriosi, e solo di-
pendenti gli uni dagli altri colla mira reciproca
di formarsi uno stato più prosperoso e fiorente.
Crediamo pertanto, rispettando sempre l'altrui
opinione, che la citta o municipio de' Riditi fosse
diverso dal nostro, perché per altri principii fondato.
Che abbia poi il nostro avuto il nome di
Sicco contrastasi, dandosi da Plinio lo stesso ad
altra citta in provincia.
Nulladimeno molti de' nostri scrittori cosilo
-c 29
Non senza perché le scritlure ispirate tolgo-
no da' fiori tante imagini simboleggianti le cose
immortali. Non senza perché deve al frutto pre-
cedere il fiore, e annunziare l'anno rinato la ri-
sorgente speranza. Ma la coltura de' fiori puó ve-
ramente portare buon frutto, non solo moltípli-
cando il numero di coloro, che di lei vivono, e
creando cosí un nuovo genere di bella industria;
ma destando nell'umversale un piu vivo e veggen-
te amore di sé, invogliando il ricco a quegli stu-
dii piacevoli, a quel nobile commercio di nolizie
e di doni, e a quei graditi lavori, ch'empiono al-
quanto la vuota e tediosamente beata sua vita, e
nell'educare i fiori gl'insegnano a educare sé stes-
so; consolando il povero con un diletto squisito
e innocente , che gli orni la persona e la casa ,
gli rallegri i sensi, gí' ingentilisca il pensiero. Non
si amino di matto amore, con istolta e colpevole
prodígalita; non si comprino i fiori únicamente rari
per la difficoltá dell'averli o per le forme mostruo-
se; non si consumí ne' vasi e nelle ghirlande e
ne'mazzetti d'un bailo quell'oro, che potrebbe co-
prire la scarna tremante nudita di tanti famelici;
ma di questo sorriso della natura si facciano so-
lenni gli altari di lui, che si compiace tra'gigli;
di lui, ch'é il fiore del campo; e nel trmpío e
nella casa, e nelle private e nelle pubbliche feste
prescielgansi i belli ai ricchi, gli snelli ai pesan-
ti, gli schletti agli artificiati ornamenti.
Possa quest'esempio, e l'altro delle societa
istituite a promovere le belle arti, eccitare imita-
zioni sempre nuove in ogni genere d' opera ele-
gante e onorata: possano gli uomini accorgersi
finalmente, che le grandi cose s' intraprendono e
compionsi, non aspettando il favore de' casi o in-
vocando la carita de' potenti; ma si le prívate for-
ze, associando con ordine perseverante, e con fer-
vore unánime volgendole a un fine. Di qui sol-
tanto possono le nazioni aspettarsi rinnovellamenlo
e grandezza.
£ parlando in ispecialita della povera patria
nostra, quante utili cose non si sperimenterebbero
a poco a poco e nell'agricoltura, e nelle arti piu
necessarie alia vita, che tanto sono imperfette tra
noi, se coloro che possono, con la contribuzione
di quatlro fiorini all'anno, e col volere unito, aiu-
tassero ai miglioramenti piu necessarii, faeendo
venire di fuori uomini idoneí, e macchine e at-
trezzi, o mandando de'giovani nostri ad ammae-
strarsi in queste cose, le quali sarebbero ben piu
fruttuose alia provincia di quella* tanta scienza le-
gale e medica, che ci aliaga! Dall'unione verrebbe
forza a noi deboli; dalla forza verrebbe a noi ab-
battuti coraggio; e neü'ajutare i necessítosi, aju-
teremmo ' (credetelo , o Dalmati ) ben più valida-
mente noi stessi. N. TOMMASÉO.
• Nuove costruzioni di strade in Dalmazia.
CDalla GaxssMla di Zara N. 6J.
Le sapienti cure della pubblica amministra*
zione, che si osservano intese al ben essere della
Dalmazia, riflettono da qualche tempo con mag*
giofe intensità nell'agevolare le comunicazioni delle
citlà litorali con le borgate mediterranee, e mer-
cati posti alla frondera ottomana, comprese le vie
stabilité per le carovane esterne, che giungono dalla
Bosnia, Erzegovina e Montenero, a Spalato, a Ra-
gusa, a Megline presso Castelnuovo e a Cattaro.
Non è molto che nell'appendice della gazzetta
si ricordô la modificazione della discesa del mon-
te Mossek e Demis, e l'altra dall'altipiano di Pro-
mina alla sponda destra del Kerka, ambedue de-
stínate ad agevolare il trasporto del carbon fossi-
le per la via di terra a Sebenico, o per la via del
fiume a Scardona. Un cenno pure venne offerto
della nuova strada cavalcabile dal bazzaro di Ga-
taro al Montenero, che ascende l'erto e dirupato
monte Praciste sino all'altezza di piedi 2000.
Due grandi strade percorrono nel senso lon-
gitudinale la provincia, che, insieme ad altre sette
strade traversali, iormano una ben inlesa rete di
comnnicazione tra i principals porti e la frontiera
ottomana. La prima strada longitudinale è tutta
mediteïranea, ha principio al confine della Croa-
zia sopra Knin, e per Verlicca, Sign, Ugliane, Xup-
pa, Vergoraz, termina alia torre di Norino alia
sponda destra del fiume Narenta Questa strada
da molti anni aperta ai ruotabili, lascia a deside-
rare alcuni períézionamenti ed una regolare roa*
nutenzione, che non si tarderanno ad eseguire ed
attivare. La seconda strada denominata litorale,
perché in molli trattí quasi tocca il mare, o non
vi è discosta molto, muove da Zara per Bencovaz,
Scardona, Sebenico, Traù, Spalato, Almissa, Tor-
re di Norino, ove si congiunge colla prima strada
e per Metcovich, Kiek, Slano, Malfi, Ragusa, Ca-
stelnuovo, Cattaro, finisce a Budua: questa strada
della lunghezza di circa s>44 miglm geografiche,
venne per intiero assunta in regia amministrazioue
della Sovrana Munificenza.
La strada litorale, che negli anni decorsi non
era carreggiabile, se non da Zara per Sebenico a
Spalato, ora si è già prolratta non lunge da Almis-
sa, che vide giungere nel decorso anno carrozze
da Spalato^ e cosi stabilila una nuova era di pu-
giardini. I giovani che vi vengono accolti, devono
aver raggiunto l'anno 17.0, e di quelli che oltre-
passarono il 2 5 vengono in via di eccezione rice-
vuti nell' istituto alcuni soltanto. Gli allievi vi
hanno alloggio, vitto ed istruzione nel primo an-
no per 120 fior. annui, nel secondo anno per 100,
nel 3.° per 80. II vestito costa all'anno 24 fior.,
(Oest. LL. N. 6.)
Battello a vapore¿ locomotiva sul mare.
La gazzetta militare e navale di Londra pu-
blicava il privilegio accordato ad un francese per
una nuova specie di battello a vapore. Lo scopo
deU'inventore si è di ridurre l'attrito d'una barca
in aqua, che è attrito radente, in attrilo volven-
te. Prende una botte di 10 metri di lunghezza, e
del diámetro di 6 metri, la munisce esteriormen-
te in senso longitudinale di ali, che vanno a toc-
care il prolungamento dei due fondi si da fare
altrettanti canali, quante vi sono le ali.
Internamente nel niezzo della botte colloca
due raili di ferro, ehe si uniscono in cerchio, e
sui quali si muove una locomotiva. Coll'agire del
carro a vapore la botte si rotola, ed acquista un
moto progressivo, che puô giungere ad una velo-
cita incredibile. La macchina non costa che 10
mila franchi , ed il viaggio dall'Inghilterra in A-
merica si compirebbe colla medesima in quattro
giorni. Quest' idea originalissima ha eccitato l'in-
teresse degl'Inglesi, e grossi capitali furono messi
a disposizione dell'inventore pertentarne 1 esperienza.
Scavi di Salona (da lcttera).
Giovedi 12 gennaro, il prof. doit. Francesco
Carrara, direttore del museo d'antichità a Spala-
to,. diede principio agli scavi di Salona, e con
buona fortuna. Chë avendo cominciato il lavoro
dai lato delle fortificazioni ail'angolo, che volge a
nord-est, ove suppose il campidoglio, ebbe la sor-
te di scoprire e denudare il contorno di quattro
beliissime torri, delle quali una pentagona, 1' al-
tra quadrata, poi nuovamente una pentagona, quin-
di la quarta quadrata di grandissimi massi. Si
daranno poi i particolari delle scoperte; intanto
non è senza interesse il ritrovamento d'una for-
tificazione romana importantissicna. in quel gior-
no medesimo doit. C. trovo, un bellissimo pavi-
mento a mosaico di marmo bianco, ed una sola
medaglia di Druso molto ben conservata.
Consumo dello zucchero.
Si calcóla in Europa, giusta il termine me-
dio dell' introduzione e della popolazione, che il
consumo dello zucchero nei varii paesi risul-
ta per testa cosi: In Inghilterra e Scozia funti
20 — Irlanda 4 ~ Francia 5 % ~ Prussia 5 ~
Baviera 2V2 — gli stati della leg* doganale 5 --
Austria, territorio doganale tedesco, galiziano,
ital. 2 - Ungheria i2/3 — Svizzera 6 - Belgio
15 - Olanda 14 -- Danimarca 5 — Svezia e Nor-
vegia 3 - Spagna 6 — Portogallo 5 — Italia 2
— Russia i — Annover ed Oldenburg 2Va» Me-
cklenburg 3V3. (OEST.LL. N.6).
Sul periodo di quell'articolo del giornale Eu-
ganeo (dicembre i845), pag. 475 titolato : Gior~
naii nuovi e inembrionej il quale periodo riguar-
da i giornali della Dalmazia:
«Qualunqne egli siasi lo scrittore, possa vale-
re e giovare alia patria sua, di quanto vale e gio-
va il professore Kuzmanich, e con la sua cattedra
di ostetricia, e con la sua dottrina nell' illirico
idioma!» M. A. Y.
È meglio passare per uomo senza talenti,
non scrivendo cosa alcuna, che guadagnarsi la
riputazione di un pazzo, abbandonandosi alia passio-
ne di seriver troppo. Questa intemperanza espone
alia critica e a mille altri disgustosi inconvenienti,
mentre una prudente ritenutezza tien luogo qual-
che volta di prudenza a uno sciocco, e di capa-
cita a un ignorante. Cosí pensa un turco.
— E pessima quella política che insegna a sa-
grificare gli altri a'proprii interessi.
— Essere sapiente è un ornamento; essere buo-
no è un preciso dovere.
— VJè tanta ridicolaggine nella follia di un uo-
mo che fa un ammasso di libri senza servirsene,
quanta ve ne sarebbe in quella di un ricco eunu-
co, che non risparmiasse cosa alcuna per farsi un
serraglio di donne.
— Colui che crede aver soddisfatto tutti i suoi
doveri quando ha passata in una chiesa la più
gran parte della giornata, s* inganna molto. Il
culto del cuore, la pratica di ogni bene morale,
il sollievo dei nostri simili, è ciô che 1'Essere
Supremo esige principalmente da noi.
— Vi sono più malattie incurabili che buoni
rimedi. I medici filosofi conoscono quest'eterna
verità, ma i medici filosofi sono arcirarissimi, e
i eiarlatani vogliono far credere tutto il contrario.
— Cos' è mai uno scettico? Egli è un saggio,
che si Iascîa morir di fame per paura d'essere
avvelenato. (FAVILLA)
Si puMica ogni giovedi. II prezzo annuo per Zara e đi fior. 4; per semestre fior. 2; per fuori franco di porto fior. 5, per se-
mestre o trimestre in proporzione. Lc associazioni si ricevono in Žara dal proprietario. fuori da tutti gl' II. RR. Ufficii postali.
Cr. Fraiicesclii Elstensore e l*ro|?r«elario. Kara tipografía del Fratelli Ilattara.
noraria 1' epigvafe epidauritana. Ne qui tralascia-
va d'awertire, che ove Dolabella fosse a questa
época ritornato in Epidauro, ed avesse quindi go-
vernata per la seconda volta la Dalmazia, non sa-
rebbesi intilolato nella prefata lapide legato pro-
pretore di Divo Augusto e di Tiberio, ma del
solo Tiberio.
Nei N.» 35 e 36 della gazzetta del medesimo
auno, io intendeva a provare ancora, ctie Narona
era 1'alloggiamento principale delle romane legio-
ni, e quindi cilla grande e forte: (Cicer. Epist.
lib. 5. io. - Scjl. Pcrip.) che da Plinio (lib.
3. cap. 22.) fu denomínala Colonia e Conven-
tuSj e che perció ebbe il Prcetorium3 e la Curia.
Aveva accennalo poi, che dalle indagini del ch.
sig. Pietro Nisileo a), era stato posto in piena
evidenza, che in Narona vi fu istituito il collegio
de'mercuriali (mercanti)3 e quello degli auguslali
(Bullétt. delVInst. Arch. di RomaN. VII di lu-
glio 1842), e che per conseguente questi due col-
legi possedevano ciascuno una curia per le adu-
nanze, ed un tempio peí culto delle deita, onde
denominavansi. Aveva accennato in oltre, che i
giuochi scenici nominati in una lapide narentina
(id. ibid. I. c.)s fanno chiara testimonianza, che
questa citta ebbe il teatro; ed aveva accennato per
ultimo, che le epigrafi raccolte dal Lucio (Memo-
rie di Traii) dal Pavlovich (Marm. Mac.) 3 e dal
prelodato sig. Nisiteo, mostrano chiarámente che
Narona prestava culto a Giove, a Giano, ad Isi-
de, a Venere, a Saturno e a Bacco, al quale era
slato eretto un tempio, che adorava Esculapio ,
Diana e il Genio della plebe, e che finalmente eb-
be un bagno publico ed un tempio consacrato
alie Ninfe. Da tutte queste notizie riguardanti la
grandezza, e la magnificenza di quesla illustre cit-
ta, e dall'esempio eziandio deH'etrusca Vejo (Flor.
I. I. c. 12.), io aveva conchiuso, che maíe si ap-
posero taluni affermando, che fra le citta antiche
della patria nostra, non ve ne fossero de'grandi e
magniíiche, per ció solo cheanostridi non offrono
vestigi della prisca grandezza e della magnificenza.
In proposito poi di coloro, che narrarono la
storia di Narona, aveva crednto bene d'awertire,
che gli serittori Plinio e Copio, citati da Pruden-
cio narentino (de Reg. Bosn. ejusq. Inter. Nar.
Hist.)3 non esislettero giammai, e che le iscrizio-
') Anche I'egregio đott. Francesco Lanza, spiegando le
stesse lapisi di Narona, che interpretate furono dal sig. Nisi-
teo, lesselc sigle M. M. Magistri Mercuriales. E quindi ono-
revole per la patria nostra, che due scrittori dalmati^ non con-
sapevoli uno dell' altro, al)biano data la retta interpretazione a
queste sigle, che, al dire dell' illustre Borgliesi (Bull, dell' In-stit. Archeol. I. c.~), erano il martello degli eruditi.
ni riportate da queslo stesso scrittore, si dovevano
reputare quasi tutte spurie: la qual cosa era sta-
ta del pari osservata, senza che io mel sapessi,
dal prelodato doit. Francesco Lanza.
Ora avendo 10 dimostralo nel N.° 27 a. p. di
questo giornale, che la dedizione di C. Antonio,
legato di Cesare, successe alie sponde di Curicta,
oggidi Veglia, mi faro adesso ad investigare, pres-
so quai isola del mare adriatico si combatlè la
famosa battaglia fra Vatinio legato di Cesare, ed
O tía vio legato di Pompeo.
Irzio fra gli antichi, il padre Appendini (No-
tiz. Stor. Crit. suiï antichit. di Rag. T. I.)_, ed
il sig. Peter fra' moderni, fecero parola di questo
celebre awenimento, anzi Irzio ci diede ampia con-
tezza della battaglia, appellando Tauris Tisola di-
nanzi alia quale si affrontarono i due legati. Di
quest'isola due soli geografi ch'io mi sappia, fe-
cero menzione: la tavola peutin^eriana e Funk (Le-
xic. Real.)j aggiungendo quest ultimo, che di pre-
sente si appella Zurrí. Ma il prelodato padre Ap-
pendini, fondandosi a mió parere, su ragioni di
poco momento, è di contrario avviso, e. vuole che
í'antica Tauris fosse l'odierna Giupana. Appellasi
poi Giupana una delle cinque isole, che sorgono
a maestro di Ragusa; e Zurri se ne intitola quel
gruppo, che giace prossimo alia punta orientale
dell' isola CorOnata ; nel qual gruppo havvene una
con porto vasto e sicuro, che da naviganti italia-
ni viene delto Taulierj e da marinai stranieri
Tausier.
Ma comechè queste due appellazioni sieno
molto affini a quella di Tauris3 tultavia abbiamo
buone ragioni di credere, che gli antichi non ad-
domandassero con questo nome, nè l'isola Giu-
pana, ne l'isola Zurri. È diffatti nell'appendice
della preaccennata gazzetta N.° 12, a. j84o, il
sig. Matteo Capor, benemerito cultore della patria
storia, avvertî saggiamente, che la tavola peutin-
geriana nomina con ordine Bractiam3 Phariam,
Taurim, Corcjram Maeletiam etc. donde egli è
da conchiudere con questo scrittore, che il nome
Tauris3 non si convenga nè a Giupana, nè a
Zurri, ma a Torcola, e ciô perché la prima è
una delle Elaphites, nominale da Plinio (lib. 4.
c. 26.), e la seconda non giace nell' ordine del-
l'isole accennato dalla tavola di Teodosio. Nè egli
è il vero, come afferma l'eruditissimo padre Ap-
pendini (l. c.), che l'isole Elafiti furono appella-
te con questo nome, perché offrono alla vista dei
.naviganti la forma di cervo, essendo omai notis-
simo, che Plinio diede questo nome a tre isole
sole, mentre all'Appendini piacque formare il cer-
vo di cinque, cioè Giupana, Ruda, Isola di mez-
carovane incominciarono a discendere, e se ne fe-
steggiava l'arrivo ai 21 di novembre, come ve-
demmo nella Gazzetta di Zara al N.° 94, e Llojd
Austríaco N.° i/,B a. 1845.
Nel recarci colesto pero la noti.zia avvenlu-
rosa, sembra volerci far trepidare sui vantaggi dai
piu immaginati: e siccome 1' immaginativa, per la
leggiera sua natura, fa rápido passaggio dalla gio-
ia al rattrislamento, cosi il dubbio sparso basta-
va a lemprare la primitiva esultanza.
Sebbene il vaticinio esca da persona non av-
vezza agli awolgimenti commerciali, puré ci duo-
le di" non póteme sgombrare la malaugurosa ug-
gia. Cerchiamone propriamente la cagione. Non
credasi che la troveremo nella mancanza (come si
pensó) del sale bianco nel luogo di loro sosta :
ricordandoci che ne' tempi andati tale traffico fa-
cevasi con profitto, anche senza di esso; ma piut-
tosto convien diré per le cangiale circostanze po-
litico-sociali. Veggiamo i fatti solí a rassicurar-
cene. Non hanno forse nelle sublunari vicissitudi-
ni un grande impero le circostanze? per l'occor-
rere di esse fondansi citladi, crescono, prospera-
no, arncchiscono. Per le medesime l'uomo si e-
stolle, dalla fama é gridato, ricade neU'oscuritá,
non di rado colle lempia di alloro, od edera ór-
nate. Chi sa prevalersene dicesi saggio, chi non
le cura inavveduto, chi ne va a ritroso pazzo. Ma
se a queste subbarcati sono i mondani avvenimenti,
come non istimeremo quelli che spettano al com-
mercio ? rivolgiamoci alia maestra della vita, la
storia.
Favoreggiate dalle circostanze Tiro, Sidone,
Cartagine , Atene, Corinto, e nell'eta di mezzo
Venezia, Genova, Fjrenze e Pisa, ringorgavano
di ricchezze. Quante contrade vanno perció a* no-
stri giorni festose, che giacevano neglette ? quan-
te sfavillanti di gioia per opulenza rimaner funé-
state da imprevedute insorgenze? ma non allonta-
niamo lo sguardo ed il pensiero dalla patria nostra.
Signoreggiata un tempo dall'impero occiden-
tale, poi daH'orientale, sembrava formare un ponte,
per cui transitavano merci di ogni maniera, o
per pro v ved ere alie bisogna, o per alimentare il
fasto delle orgogliose due cilla, Boma e Goslan-
tinopoli.
II sig. profess. Franceschi illustrava con mol-
t^ erudizione questa parle importante di nostra
storia , e siamo puré noi del suo avviso, che il
commercio nostro di al Jora, fosse fiorente; non
giá pero di proprieta, ma di economía.
^ C itfduce vieppiü a crederlo tale, lo scorgere
che il celebre Mengotti nella sua dissertazione co-
ronata nel 1786 dall'accademia di Parigi, sul
commercio de' Romani, non menziona il dalmati-
co, perché non con le produzioni del suolo so-
stenuto, ma soltanto, deve credersi, praticato co'
mezzi acconci a facilitarlo.
Declinate le cose noslre sotto il giogo dei
barbari, poco favella la storia, perché intimorita
ed avvolta nella calígine dell' ignoranza. Reggen-
dosi queste città a popolo , da'brevi terri torii cir-
coscritte, da gente avventiccia popolate, al com-
mercio tenevansi principalmente, poiché la propi-
zia posizione di queste terre, ne secondava le mos-
se. Infatti giace ella Ira la ricca Italia, e le fer-
tili Bosna, Erçegovina ec>, accoglie e ripara na-
vigli di ogui sorta, al di dentro è irrigata da
fiumi, che schiudonsi la via del mare, gli abita-
tori infme godono ingegno sveglíato, animo intra-
prendente. Mancando pero nello stato di loro in-
dipendenza di nodo federativo, furono costrette ,
per isc-ansare le frequenti molestie de' pirati, di
chiedere la protezione della regina in allora dei
mari la venela república, che ricevelle e difesele.
Al commovimento delle crociate riconfortava-
si il commercio nostro; ma si tosto che il reli-
gioso fanatismo ammorzossi, ricadde, e nuovi sen-
tieri aprivansi per la nautica perfezionata, e per
l'introdotto nuovo ordine politico in Europa, per
cui andava al basso in questa parte anco la su-
perba dominatrice.
La guerra di lei or cogli Ungheri, or cogli
Ottomani , immergevanci in isciagure, ed il com-
mercio che prende vita in mezzo alla pace, non
poteva tra il fragor delle armi rinverdire.
Pósate pero queste, e calmati gli odii , la
Dalmazia vide nascere nel suo seno un nuovo traf-
fico cogli Ottomani ; traffico che la natura impo-
ne, che la storia delle nazioni il più anlico ci
mostra. Veniva il medesimo creato da permute.
Il suddito turco recavaci bestiame di ogni sorta
lana, catrame, ferro, frutta , cereali ec.> tranne
il bestiame, tutto il resto veniva da noi con iscam-
bi acquistato. Simile traffico sarebbe riuscito di
pora utilità, se la misura del valore dei generi
rispetlivamente ricevuti , fosse reslata eguale. Ma
principalmente negli ultimi tempi, la massa dei
medesimi a noi consegnata era maggiore, come il
prezzo per l'awenuto passaggio. Potevamo in quel
di essere considerati rivestiti di commissione tra i
produttori ed i consumatori, che afferravano a que-
ste spiagge per provedersene. Rischiariamo il fat-
to coll'esempio.
Per dieci staia di frumento si da vano ire
misure 0 barile di aquavite. Veniva da noi questa
computata a fior. 10 la misura, a tre lo staio il
frumento. Il valore della prima per noi era il mag-