jN'otizie polìtiche,
EMSTA DEI GIORNALI TEDESCHI.
Stando alle ultime notizie portate dai giornali tede-
schi, sembra che il ministero prussiano siasi rassegnato
a sostenere i dibattimenti del nuovo parlamento. Cura del
ministero sarà di limitare a pochi gli oggetti da trattarsi,
desiderando esso vivamente di liberarsi quanto prima pos-
sibile dalla presenza dei deputati; questi però alla lor
volta si preparano a tirare in lungo i dibattimenti, e spe-
cialmente quello sul budget, nella speranza eh' esso possa
offrire loro propizia occasione di discutere alcune proposte
fondamentali. Ora si sta discutendo il discorso di apertura
per formularlo in modo ch'esso dica meno che è possi-
bile. 11 passo relativo alla dimissione degli anteriori de-
putati deve offrire difficoltà insuperabili. Si dice che il
re non aprirà in persona le Camere.
. Se si considera che il partito progressista conta 190
deputati , ed 80 il partito Graboviano, i quali nella mag-
gior parte dei casi devono associarsi ai primi, non rimarrà
verun dubbio sul trionfo del partito liberale, il quale nelle
votazioni vincerà con una maggioranza di 270 voti sopra
552. In ogni ca^o il parlamento non terminerà i suoi
lavori prima di otto o dieci settimane, amenochè, come si
teme, qualche circostanza non lo avesse a interrompere.
In Prussia si era sparsa la voce venuta dal di fuori,
che il riconoscimento del regno d'Italia fosse già un
fatto. A Berlino pero nulla si sa di tutto questo. La pre-
senza tuttavia in Berlino del co. Brossier de St. Simon,
e le note simpatie del medesimo per l'unità italiana fanno
sperare agli amici d'Italia che le verbali dimostrazioni di
quel diplomatico eserciteranno non poca influenza sulle
vedute e decisioni della corte di B'erlino in tale riguardo.
Si vuol sapere in circoli bene informati, che il Luogole-
Dente di Linz sia stato disegnato per un posto diplomatico.
Dopo tanto che si è detto e si è scritto circa il piano
francese di ristaurazione nel Messico, ora a smentire tutte
le voci corse in proposito ci perviene la notizia, essere
del tutto falsa la relazione portata dalla Gazzetta di Co-
lonia, giusta la quale un aiutante dell'arciduca Ferdinando
Massimiliano sarebbe stato ricevuto dall' imperatore Napo-
leone, e così pure una mera invenzione la notizia divul-
gata dalla corrispondenza Scharf, secondo la quale al-
l' arciduca Ferdinando Massimiliano prima che intrapren-
desse il suo viaggio di Brusselles sarebbero pervenute
delle comunicazioni d;i parte dell'imperatore dei Francesi,
Nella notte degli 8 ai 9 maggio sarebbero sooppiate
delle turbolenze fra i soldati della caserma di artiglieria
di Varsavia, l soldati avrebbero maltrattati gli officiali, ve-
nendo questi tacciati appartenere al numero di coloro,
che come spie sono distribuiti per tutta l'armata, e di
essere inoltre fautori di quelle persone, che si oppongono
ad un miglior trattamento de'soldati. In seguito a ciò
vennero traslocate alcune divisioni di Cosacchi nella ca-
serma di artiglieria, e fu incominciata un' inquisizione.
Si dice che da qualche tempo nelle guarnigioni polacche
avvengano casi serii, i quali darebbero luogo a frequenti
incarceramenti, e destituzioni di officiali.
Giusta recenti notizie arrivate da Pietroburgo a Varsavia,
il generale co. Lambert verrebbe per causa di malattia
sollevato definitivamente dal suo posto di Luogotenente
del regno di Polonia, e sostituito con un principe impe-
riale, probabilmente col gran principe Michele.
Le attuali condizioni della Grecia non possono dirsi le
piCi felici. La maggior parte degli insorgenti venne bensì
graziata, ma si dubita dell'amnistia, e le inquisizioni con-
tinuano ancora. Il coplegnu della procura di stato anche
dopo la fine del dramma di Nauplia non tralascia di ledere
la libertà del cittadino, ed ultimamente vennero incarce-
rati due giovani perchè tenevano in mano un'ode in o-
nore di Lentzako morto in Kithnos. il giornale Elpis
in un'articolo descrive queste anormali condizioni della
Grecia, ed esprime il desiderio che il ministero ellenico
abbia una volta a por fine alle stesse, facendo trionfare
le leggi, e proteggendo la vita, 1' onore, e le sostanze del
cittadino. Giusta quanto scrive il corrispondente d'Atene
alla Gazzetta d'Augusta, gravi sarebbero i pericoli interni
ed esterni ehe minacciano i| trono di Ottone, e sarebbe
deplorabile che ad onta di ciò niente finora si sia fiitto
per scongiurarli.
Dalle camere che si raccolsero il giorno 7 maggio non
si possono attendere, nell'attuale loro composizione, radi-
cali riforme.
Il re del Portogallo annunciò alle Cortes il suo pros-
simo matrimonio. La sposa del re è la principessa Maria
Pia, la quinta figlia di Vittorio Emmanuele, dell' età di anni
quindici. Per questo matrimonio il re diverrebbe cognato
del principe Napoleone. Y.
AUSTBIA.
Riferibilmente alla notizia telegrafica sulla pro-
testa della Russia e della Francia contro il pas-
saggio dei confini del Montenegro da parte delle
truppe turche togliamo dalla Presse quanto ap-
presso :
Giusta quanto ci viene comunicato da fonte si-
cura, noi siamo in grado di dichiarare che la no-
tizia sulla protesta è da capo a fondo una mera
invenzione. Nè la Francia, nè la Russia, nè de
Monstier, nè Labanoff hanno protestato. In Co-
stantinopoU non ebbe luogo in generale verun
passo diplomatico relativamente agli affari del Mon-
tenegro. Tutta la cosa si riduce a quanto segue :
Durante gh ultimi combattimenti fra i Monte-
negrini e le truppe di Omer pascià, l'attuale Can-
celliere dell' Impero principe Gortschakoff comunicò
air ambasciatore turco in Pietroburgo il progetto
di un accomodamento fra la Porta e il Monte-
negro, e soggiunse, che la, Russia non pretendeva
con ciò di fare una formale proposta, ma soltanto
di presentare un piano, che a giudizio del gabi-
netto russo potrebbe venir pertrattato nella via
dei òons offices. Il progetto di accomodamento
russo abbraccia tre .punti: 1° il riconoscimento
dell' indipendenza del Montenegro. 2 " Una corri-
spondente rettificazione di confini dalla parte di
terra, coli'esclusione di un sfogo al mare. 3° Il
formale riconoscimento di que' favori, che Omer
pascià prima che incominciasero le operazioni avea
promessi agli insorgenti dell' Erzegovina nei pro-
clami ai medesimi diretti. Questo era il tenore
della proposta di accomodamento comunicata in
via confidenziale dal principe Gortschakoff all' am-
basciatore turco in Pietroburgo.
Il punto 2 " mira evidentemente allo scopo di
conciliare l'Austria e f Inghilterra coli' indipen-
denza del Montenegro, da loro per tante ragioni
propugnata. Nel mentre la Russia cedeva rispetto
alla concessione, sempre ed, energicamente avver-
sata dai gabinetti di "Vienna e di Londra, di uno
sfogo al mare chiesto continuamente dai Monte-
negrini come indispensabile pel loro paese, poteva
essa sperare di disporre piìi favorevolmente gli av-
versari per 1' accettazione degli altri punti del suo
piano d'accomodamento.
L' ambasciatore turco in Pietroburgo si affrettò
di proseguire a Costantinopoli queste proposizioni
fatte dal principe Gortschakoff. La Porta vi ri-
spose suMto nella stfgsa via con categorico rifiuto.
Nello stesso tempo il governo turco incaricò i
propri rappresentanti presso le corti delle altre
grandi Potenze di portare ufficiosamente a cono-
scenza dei rispettivi,governi tanto la proposta di
accomodamento russa, quanto la risposta negativa
della Porta.
Con questo terminava la cosa, ed il Levant
Herald, il corrispondente di Londra della Gaz-
zetta crociata e la Patrie di Parigi, dietro que-
sto debile filo, divulgarono la famosa notizia della
protesta. S' intende poi da sè, che per questo in-
cidente non vennero punto toccate le operazioni
contro il Montenegro nel senso dell' ultimato della
Porta. È inoltre rimarchevole, che da parte della
Francia nulla si fece, da cui si possa scorgere la
sua intenzione di appoggiare in qualche modo il
progetto di accomodamento russo, il quale poi in
fondo altro non sarebbe che un nuovo pomo di
discordia.
— Si scrive da Trieste in data 10 maggio
alla Presse di Vienna:
Il viaggio del conte V^iekenburg in Dalmazia
comincia a far sentire i suoi pratici effetti tanto
per questa provincia - quanto per tutto il litorale
austriaco. Il Ministra non solo ha emesse varie
dirette disposizioni nel ramo dell' amministrazione
portuale sanitaria, ma incaricò ben anco special-
mente questo Governo centrale marittimo di adot-
tare i più solleciti provvedimenti riferibilmente a
varii oggetti portuah sanitarii. Anche la forma-
zione di uno spazioso e più sicuro porto in Spa-
lato, che è lo scalo più favorevole pel commercio
delle contermini Provincie turche, deve venir preso
quanto prima in pertrattazione. Questa misura ha
un' importanza grandisima. Spalato ha avanti di sè
un brillante avvenire, e potrebbe divenire per la
penisola illirica quello che è Trieste per l'Europa
centrale. Ma anche in Spalato la prima condizione
di un grandioso sviluppo è la fondazione di un
porto. Il Ministro del commerco ha ordinato inol-
tre che vengano posti segnali sopra diverse secche
neir Adriatico, le quali rendevano malsicura la na-
vigazione ; e vennero pure richieste sollecite in-
formazioni alle dipendenti autorità sopra varii insi-
nuati delle comuni del litorale.
Questi fatti sono le desiate rondinelle di una
primavera che sta per rallegrare le provincie del
litorale adriatico, e prova confortante, che si vuol
tener conto dei giusti desiderii di queste popolazioni.
Ultime Notizie.
Vienna i4 Nell'odierna tornata della
camera dei deputati il ministro Lasser rispose al-
l' interpellanza del deputato signor Ljubisa, con-
cernente r introduzione della hngua serbo-croata
nei giudizii della Dalmazia, che cotale introduzione
non può aver luogo per non essere la lingua serbo-
croata abbastanza sviluppata e patir segnatamente
difetto di espressioni tecniche.
Cassel 13 Maggio. Il tenente generale Wilhsen
è partito coli'ultimo treno di ritorno per Berlino,
senza che sia seguita finora una risposta ufficiale
per parte del Governo dell'Assia. I borgomastri
dell'Assia ricevettero l'ordine di confiscare gl'in-
dirizzi intorno al regolamento elettorale.
— Il Giornale di Dresda contiene un telegramma
da Francoforte che annunzia avere il governo di
Cassel deciso di cedere al voto della dieta.
{Dep. di Borsa}.
Napoli 13. Il principe Napoleone è arrivato tra
10 sparo delle artiglierie, fu ricevuto dai ministri^
dal ministro di Francia, dal contrammiraglio fi-an-
cese, dal commodoro inglese, dal prefetto e dal
sindaco. Sulla Piazza del Plebiscito ebbe un'ova-
zione popolare ; la Guardia nazionale faceva ala.
11 Re lo attese al limitare dell' appartamento.
Le acclamazioni della folla obbligarono il Re
ed il Principe a presentarsi al balcone. Era in-
fondata la voce che la principessa Clotilde ac-
compagnasse il Principe.
Livorno i5 Maggio, lioma 13. Il Papa recoss;i
a San Giovanni Laterano : eranvi cinquanta ve-
scovi. Il 15, il Papa terrà la prima riunione del
Concilio. Dicesi che il risultato del Concilio avrà,
eff'etto immediato.
L' ex-re di Napoli, ammalato di vajuolo, è in
via di mighoramento.
Goyon parte domenica. Ilugues prende il co-
mando delle truppe di occupazione.
Londra lo Maggio II Times dice che l'Inghil-
terra si rallegrerebbe del successo della spedizione
francese nel Messico, poiché 1' occupazione fran-
cese sarebbe un benefizio per tutti. La Francia
potrebbe fare nel Messico una conquista più du-
revole che non sulte frontiere del Belgio e della
Germania. La Francia potrà facilmente rovesciare
il Governo di Juarez, ma non potrebbe sostituirvi
altro Governo che il suo.
Southampton 14 Maggio. Importanti dispacci uf-
ficiah in data di Yeracruz 15 aprile recano che
gl'inglesi e gh spagnuoh, considerando la risolu-
zione dei francesi di marciare su Messico come
una violazione al trattato, hanno intieramente ri-
tirato le loro forze lasciando i šoh francesi a pro-
seguire la spedizione. I vascelU da guerra inglesi
partirebbero immediatamente. Il ministro inglese
doveva lasciare Messico il 21 aprile e lo stesso
giorno i francesi dovevano marciare su quella città.
— FEANCESCO MAZZOLENI, R esimio artista che
in Trieste ha tanti ammiratori quanti sono gì' in-
telligenti e gì' imparziali che frequentano 1' ele-
gante teatro Armonia, siam heti di annunziarlo
scritturato per l'Avana, mercè l'agenzia Toffoli
di Parigi, dal 15 ottobre a tutto febbraio 1863.
Benché il contratto sia stato stipulato col mezzo
del telegrafo in soh tre giorni, possiamo non per
tanto accertare che 1' emolumento è dei più ric-
chi per non dir favolosi, assicurato anche da uno
dei primi banchieri di Parigi, e che le condizioni
imposte dall' artista e tosto accettate, possono dirsi
eccezionah. In un teatro di quell'importanza,,, il-
lustrato da anni molti da sommi cantanti, un si«
mile contratto prova ancora una volta in quale?
stima sia tenuto il Mazzoleni e quale alta repu«
tazione ci goda nell' arte.
Tipografia Fratelli BAITARA, VINCENZO DUPLANCICH Redattore responsabile.
scuole una parte deierrninata della pescagione: eseguito
col permesso della autorità civile, autorizzata a concederlo
dal regolamento della pesca, sanzionato e pubblicato con
governiale notificazione.
Ora al pretore Katnich cadde in pensiero di vietare
a'pescatori siffatto lavoro in giornata festiva, forse per
adempiere a non so quale paragrafo del Concordato, e
inandò al podestà per la pubblicazione del decreto. 11
Buxa che vide il danno che da siffatta misura sarebbe
venuto al paese, il quale trae in gran parte il sostenta-
mento da questa pesca, riscrisse alla pretura, dimostrando,
con speciale e ragionato rapporto, l'impossibilità che l'or-
dine avesse esecuzione, e rifiutando netto di pubblicarlo.
Quest' atto parve al piccolo pascià di Pago un eccesso
inaudito, l'opporsi al suo dispotico volere un delitto senza
pari; onde tenendo il rappresentante del paese quasi un
suo dipendente, un impiegato subalterno soggetto a' suoi
ordini, non un'autorità, pari a sè in dignità o superiore,
ne decretò senz'altro la immediata sospensione, senza
pensare neppure a nominare chi avesse a subentrare in
suo luogo, o ad assumere 1' ufficio rimaso per tal modo
vacante.
La cosa destò vera Indignazione nel paese, in tutti co-
loro che non avevano ragioni personali di poco amare il
podestà, ed era veramente pili naturale che avesse a de-
-stare un sorriso. Lo stesso Buxa avrebbe forse dovuto ri-
derne, e senza por mente alla intimazione del pretore
rimanere al suo posto, interponendo ricorso, certo chele
autorità superiori non avrebbero potuto non fargli piena
ragione, e certo che al povero Katnich aveano a toccare
il danno e le beffe, perchè il suo alto era un mani-
festo abuso d' ufficio, e perchè svelava in lui una strana
ignoranza delle proprie attribuzioni e della estensione di
sua autorità. Il Buxa credette meglio di recarsi a recla-
more costì, ove ebbe, come era da attendere, dalle auto-
rità superiori piena soddisfazione. Al Katnich venne in-
giunto di ristabilire il podestà nel suo posto, e di ritirare
i decreti emanali relativi a siffatto negozio; onde il paese
vide con viva esultanza i propri diritti nella persona del
proprio rappresentante riconosciuti e rispettata la propria
dignità.
Ho creduto di dovere darvi parte dell'avvenuto e pre-
garvi di renderlo pubblico, non per l'importanza della
cosa in se, finita già a bene; ma per avere occasione di
iiotare come lo spirito del tempo non sia ancora pene-
trato fin qui, e non percorra come sangue vitale le più
lontane membra del corpo sociale; come l'aura di libertà,
che voi senza dubbio bevete costi a larghi sorsi, e ri-
empie ed allarga i vostri visceri respiratori, non abbia
ancora purgata tutta l'atmosfera dai graveolenti vapori del-
l' antica oppressione : per osservare che la costituzione e
la libertà non saranno che bei nomi senza significato,
finché tutti i rappresentanti del potere non siano com-
presi dallo spirito delle nuove istituzioni, e non si rifac-
cino e rimutino in quello; finché dal potere supremo non
venga loro imposto di mutare la norma di loro condotta, e
questi piccoli despoti disseminati per la provincia, lontani
da ogni sindacato e vigilanza superiore , indipendenti e
signoreggianti, non cessino dal far sentire il peso d^d loro
potere sul popolo d'ogni classe, e dall' abusarne sovente
a sfogo di passione e con danno della giustizia.
(Articolo comunicato
Traù U n Maggio 1S6Ì..
Nel n. 20 del Nazionale di data 7 corrente leggemmo
r articolo — (Z) Traù 28 aprile — che già fummo
anticipatamente avvisati essere stato inviato alla redazione
di quel periodico da un nostro concittadino, la di cui
iniziale però non sarebbe Z, ma veramente M. — Noi lo
attendevamo perciò colta prevenzione, che lasciano di sè
quegli esseri, i quali avendosi riprovazione nelle loro ten-
denze divergenti dal manifesto sentimento generale , nè
trovando seguaci nel proprio voto diretto a tendenze sif-
fatte, precipitano irati nella piià sconsiderata intolleranza
verso gli altri che alle appassionate loro propensioni non
si uniformano, e vi precipitano con tale frenesia, da men-
dicare nella malignità e nella menzogna quel puntello,
eh' essi non trovano nella verità e nella ragione.
Noi troviamo in fatti falsata la verità nell'asserzione,
che «per l'invio di una deputazione a S. M. l'Imperatore
«per ringraziarlo del concesso allargamento del ponte» sia
slata aperta una seduta comunale, essendo invece un fatto
che quel deliberato del Comune fu conseguente non già
ad un protocollo di seduta, ma alla manifestazione del
relativo desiderio di tutti gli abitanti di Traù, fatta dai
Consiglieri mediante spontanea loro comparsa all' uffizio
del Comune precisamente in dala 23 aprile decorso. —
Rileviamo egualmente falsa l'asserzione, che nella seduta
comunale, presa particolarmente di mira dall'autore del
contemplato articolo, si fosse trattato di eleggere un
nuovo Consiglio comunale, mentre invece non ' si trattò
fuorché del rimpiazzo di quei soli sei Consiglieri che
avevano compiuto il triennio del loro servizio, e della
* Per questi articoli la Redazione non assume altra responsabi-
lità che quella voluta della legge.
sostituzione di un Assessore ali' altro eh' era cessato di
vivere. — Nell'asserzione poi tendente a far credere, che
alcuni trovantisi in carica comunale vi si nominano a vi-
cenda, e vi si perpetuano , rileviamo del pari una ripro-
vata menzogna, e ce la dimostra il fallo, che de'sei Con-
siglieri rimpiazzati per compiuto triennio di servizio ve-
runo venne riproposto nè a quella, nè ad altra cariba
comunale, Diremo lo stesso dell'altra impudente as-
serzione, che siavi, cioè, nel Comune di Traù, chi occupa
due cariche comunali contemporaneamente.
Nè scevra di malignità, se vogliam dir'il vero, ci si
presenta 1' accusa di ostracismo per ciò soltanto , perchè
que'due nomi che l'autore dell'articolo addita di nota
intelligenza e probità, rimasero nel volo isolato del pro-
ponente, laddove invece altri nomi furono proposti a mag-
gioranza assoluta. — Noi non contenderemo certamente
nè sulla intelligenza, nè sulla probità di quelle due per-
sone, ma ci si permetterà almeno di non ammettere che
sieno le sole fornite di simili prerogative, e di affermare
che anche senz'esse l'attuale amministrazione del Co-
mune di Traù si è retta finora con onestà e sano inten-
dimento. L'accusa poi, «che il Consiglio del Comune di
«Traù, salve poch'eccezioni, non sia composto di ele-
« menti idonei a ben comprendere le vitali necessità del
«Comune, e ad elevarsi all'altezza delle cose nuove, e
«de'nuovi tempi» , ci sembra un'accusa per lo meno
troppo azzardata, semprecchè non s'intendesse di attri-
buire con simile frase al contemplato Consiglio Y incapa-
cità di estollersi (come gltri forse farebbe) tanto alto, da
dover poi cadere a precipizio, e di distruggere con iscon-
siderata alacrità quel miglior bene, in cui colla fredda
ragione e col maturo riflesso si ha sempre perseveralo.
— Se per vitali necessità del Comune l'autore dell' articolo
intendesse (come ci pare di dover supporre) la pronta
rinunzia alla nostra autonomia, e il nostro affratellamento
alla Croazia, e ci rimproverasse con quelle sue frasi il
difetto della nostra idoneità a ben comprendere quel de-
cantalo bisogno, noi gli risponderemo senza esitare, che
quella necessità non è da noi sentita nè punto, nè poco.
— Noi lasciamo pertanto assai di buon grado alla chia-
roveggenza dell'autore dell'articolo il godimento dell' al-
legria di quei colori relativamente ai quali egli ci accusai
di cecità, mentre ci contentiamo di altri che non ci ab-
bagliano tanto : e sia purq che agli occhi suoi si pre-
sentasse il più allegro de'colori anche quello delle Dalie,
che raffigurerebtero l'incostanza, noi ameremmo sempre
di preferenza quello del Ajalvone, in cui vedremmo il mi-
glior consigliere essere il Jempo,
A nuovi tempi uomini nuovi, dice l'autore del regala-
toci articolo. — Noi però gU rispondiamo, che l'apprez-
zamento dovuto agli uomini nuovi non basta a menomare,
e molto meno a distruggere il merito di tulli gii uomini
antichi, dappoiché come fra i primi ve n'hanno indubbia-
mente degl' idonei, così dévesi ammettere che anche fra
gli ultimi, sieno essi falli saggi dallo studio, o lo sieno
dalla sperienza, ve n'hanno del pari.
Un'altra accusa ci si fa ancora, quella «che da noi si
«crede di poter fare il bene cogli stromenli della passi-
«vilà e della inazione». — 0 quest'accusa però si rife-
risce in aggravio dell'attuale Consiglio, e in questo caso
l'impudenza ne stà rilevata nella eloquente esistenza dei
fatti di pubblica notorietà operatisi a cura dell' attuale
amministrazione comunale, e del sussidio prestatovi, sep-
pure non altrimenti, almeno certamente col voto, dall'at-
tuale Consiglio: o quell'accusa ha veramente di mira gli
individui proposti al rimpiazzo dei Consiglieri che hanno
compiuto il triennio di servizio, e del neo-proposto As-
sessore, ed in quest'ultimo caso il giudizio troppo anti-
cipato sul loro conto potrebbe dirsi peccante di temerità,
e meritarsi anche più severo rimprovero.
Noi conchiuderemo dopo ciò coli' affermare di non es-
serci ingannati nelle nostre prevenzioni dacché ci fu conto
l'invio del contemplato articolo alla redazione del Nazio-
nale per parte del notoci nostro concittadino. — Se con
troppe, e immeritale offese all'onor nostro, malignando
smodatamente e cose e persone, non ci avess'egli pro-
vocati a rilevare la nessuna sua ingenuità, e la bassezza
delle sue private passioni nello svisare, adulterare, e men-
tire la verità, avrebbe potuto risparmiarsi la dispiacenza
delle presenti nostre osservazioni, — Che se poi avess'egli
osato tanto, presumendoci affatto sme cwm anche per l'o-
nore, se ne abbia il disinganno: gli serva di permanente
rimprovero la contraria verità dei fatti, che stanno, vivono,
e sono in Traù, e forse anche aitrovo, pienamente noturii:
riversi sopra sè stesso la taccia di quel gretto e misera-
bile sentimento di personalità , e di pertinacia in odìi in-
degni, che immeritamente ha egli attribuito altrui: ap-
prenda ad essere più cauto in appresso: e resti in pace.
Alcuni Consiglieri comunali.
Notizie politiche.
ITALIA.
— La Sentinella Bresciana del 16 contiene
le seguenti gravi e dolorose notizie:
La impazienza di quegli indugi che imperiose
circostanze impongono alle estreme lotte della patria
emancipazione sovreccitò molti Garibaldini, agglo-
meratisi in alcuni punti della provincia, e special-
mente in Sarnico. Ke avvenne perturbazione della
pubblica tranquillità e minaccia alla moie' .uU'to-
rità del Governo, die, essendo il risultato ael voto
nazionale, non può soffrire di essere o soverchiato
0 eliso nella sua azione.
Il Governo, con sollecite ed energiche misure e
di prevenzione e di repressione, giunse in tempo
a scongiurare il pericolo, e a Sarnico ed ovunque
la quiete fu ristabilita. A molti arresti si dovette
procedere. Dei catturati, giunsero iermattina a Bre-
scia il colonnello Francesco Nullo di Bergamo, Luigi
Di Chiaro di Venezia, Pasquali Giuseppe di Man-
tova, ed Ambiveri Giuseppe di Bergamo.
Sull'origine del fatto, sul suo sviluppo e sulle
sue conseguenze stimiamo prudente consiglio serbar
silenzio, finché, di mezzo alle svariatissime e. con-
tradditorie voci che corrono, la verità siasi fatta
piena luce.
Oggi dobbiamo solo lamentare un dolorosissimo
fatto avvenuto iersera.
Molti del popolo si ammutinarono alla pretura,
pretendendo lo scarceramento del colonnello Nullo.
Caduta, come era naturale, inevasa questa pretesa,
con urh e schiamazzi si diedero a percorrere la
città, sperando ingrossar le file ; poi ritornarono
con maggior insistenza alla pretura, e con colpi
violenti forzarono ed apersero la porta. Si udi-
rono allora parecchie detonazioni d'armi da fuoco
da parte della truppa ivi di guardia; alcuni del
popolo caddero feriti : dicesi che due sian morti.
La guardia nazionale fu invitata a porsi sotto
le armi.
Gli arrestati Nullo e compagni questa mane
partirono da Brescia.
Eaccomandare al nostro popolo la tranquillità,
rispetto all'ordine ed alle leggi, iersera violato,
sarebbe misconoscerne l'indole, che di raccoman-
dazioni tah non ha duopo.
—- Nella notte di ieri arrivarono in Milano,
da Bergamo, 123 arrestati in causa dei recenti
tentativi ; e questa sera, alle ore otto, vennero
spediti ad Alessandria. Essendo poi giunta sta-
sera alle autorità locali le notizia telegrafica che
un centinaio di individui venivano da Bergamo
col proposito di provocare disordini, furono man-
date alla stazione di porta Vittoria alcune com-
pagnie di truppa, che, all'arrivo del convoglio, li
arrestarono. La maggior parte di essi essendo gio-
vanissimi, vennero, trattenuti la notte alla stazione
per essere rimandati a casa domani. Solo una
quindicina dei più adulti furono tradotti alla que-
stura.
Lettere particolari che ci giunsero da Bergamo
assicurano che la città e la provincia sono ora
tranquille.
Da un nostro dispaccio particolare da Brescia
rileviamo che ivi pure regna la tranquillità, e che
numerosa guardia nazionale veglia sotto le anni.
Notiamo poi che, a differenza di quanto è detto
nella nota della Gazzetta ufficiale, si avrebbero a
deplorare tre morti ed un ferito, anziché tre fe-
riti ed un morto.
GERMANIA.
Dresda 20 mag;gio. L'odierno Giornale di Dresda
annunzia che il juincipe elettore dell' Assia ha
respinto Vullimalum della Prussia. L'inviato prus-
siano in Cassel ha rotto le relazioni diplomatiche
con quel governo, lo stesso fece pure 1' inviato
assiano presso la corte di BerUno, d'onde viene
richiamato dal principe d'Assia.
SPAGNA.
Cadice, 16 maggio. Si ha dall' Avana in data
30 aprile: la prima brigata spagnuola (proveniente
dal Messico) è qui sbarcata. Il general Prim sor-
veglia a Vera-Cruz l'imbarco del resto delle truppe
spagnuole.
Da Messico riferiscono quanto segue : Si fanno
preparativi di guerra. Fu pubblicato un appello
alle armi. E scoppiata la guerra civile. Assicurasi
che i monarchici hanno ottenuti dei vantaggi.
Tipografia Fratelli BATTAEA. VmcENZO PuPLANCiCH Redattore responsabile,
Ministro non possiede le qualità, che (}a lui si ha di-
riUo di chiedere : chiara conoscenza della situazione, sin-
cera volontà ed attitudine a ripararvi. U signor Mini-
stro aver mostrato d'ignorare le basi di una equa ri-
partizione delle imposte. Oggi appena dopo tre anni di
amministrazione aver egli pensato alla riforma del pessimo
catastro stabile. Le proposte finanziarie aver tutte trovato
opposizione ragionevole , o reclamato essenziali cambia-
menti. Niente essersi fatto per correggere la pessima ri-
partizione della fondiaria. La legge sull'imposta degli spirili
i>on aver soddisfatta nè 1' una nè 1' altra Camera, quella
sul vino essersi dovuta ritirarsi. 11 proposto convegno colla
Banca rimandare a rigenerazioni il ristabilimento della va-
luta. Nessun piano essersi prodotto; tutto accennare a ti-
tubanza, a difetto di stabili principii. Gli altri Ministri a-
ver fatte e proposte utili riforme e venir pereiò sostenuti
Quello delle finanze non aver diritto a fiducia. L'ap-
plauso di molti membri della Camera mostrò che Giskra
e Skene non erano isolati nelle loro opinioni. 11 llinistro
eon poche parole , quasi impercettibili , si riservò di di-
fendere in altro momento gli atti della sua amministra-
zione, e rassegnato dovette ancora ingoiarsi un'altra pil-
lola amara, preparatagli da Skene, ehe xjhiese scusa s'ei
non sapesse porgerla inzuccherala. Dopo questo incidente,
die destò m^ito interesse nelle gitll,efie assiepate d' udi-
torio, si passò al preliminare sulle imposte dirette, che
venne approvalo giusta le proposte della Giunta di finanza.
•<=——^—-
Milano 1 giugno.
La Noce Dalmatica fu in questi giorni per ben tre volte
citala da tutti o da quasi tutti i giornali italiani in grazia
dell'insulsa impudenza del signor Sperato Nodilo, redat-
tore del Nazionale di Zara, e più ancora in grazia della
nobile indignazione con cui tutti i Municipii dalmati e
tutta la gente onesta ha respinto le sacrileghe ingiurie
con che costui ha osato vilipendere uno dei nomi più
cari alla nostra patria, all'Italia ed al mondo. — L'inno-
cente eaasa di tutte queste citazioni sono stato io, che
appena ricevuto il vostro n. 7 (7 giugno) sono corso alla
redazione del giornale ufficiale la Lombardia, al quale ho
comunicato la notizia dello schiaffo morale che i 45 Se-
benzani Ijanno inflitto sulla marmorea guancia del sig
Sperato con quello che segue. Immaginatevi se quel foglio
accolse volentieri nelle sue accreditate colonne , tanto la
protesta quanto il breve articolo che le serviva di cap-
pello. 11 giorno seguente tutti i giornali lo riportarono
con parole sdegnose. Incoraggiato dalla buona accoglienz:i
«he il giornalismo italiano faceva a' miei comunicati, non
appena avuti i vostri numeri 8 e 12 (Il giugno e 25
• - X ••••,• Il • !• • 11 m
ratino, l'altro la risposta del Tommaseo, tornai di volo
alla Lombardia e le consegnai 1 preziosi documenti, ch'essa
si affrettò a mandare per le stampe e che furono riferiti
al par del primo da tutti gli altri giornali. Ed acciocché
non crediate ch'io esageri, vi citerò il titolo di qualcuno
di essi, quali sarebbero, la Gazzetta di Milano, la Perse-
veranza, il Pungolo, r Unità Italiana, la Politica del Popolo,
(di Milano); la Gazzetta di Torino, 1' Opinione, la Monarchia
Nazionale, la Gazzetta del Popolo, la Stampa, la Costituzione
(di Torino); la Nazione e la Nuova Europa (di Firenze);
il Corrierie Mercantile ed il Movimento (di Genova) ed altri
molti che non mi sono capitati per mano, o di cui non
ricordo il nome. — Tutti questi periodici hanno chiamato
indecorosa, impudente e abbominevole la condotta del
sig. Sperato con quello che segue: oltre a questi epiteti,
a me poi piace chiamare infame quella condotta
per cui fu posto all'ostracismo il Nazionale di Zara,
{Qià e in seguilo il nostro corrispondente soggiunge parole
ed epiteti offensivi al sig. Nodilo, che noi non credianfp di
poter pubblicare, ma dei quali egli potrà prendere notiiia, se
gli talenta, neW autografo che conserviamo presso di noi, e
che siamo pronti a offrire a lettura a lui, o a qualsiasi
persona onorevole di ciò incaricata).
Ho detto così perchè tale veramente mi sembra il dalmata,
l'uomo il giornalista, che dimentica la sua missione fino a me-
ritarsi il disprezzo di tutti gli onesti; che non rifugge del
farsi puntello alla libidine croata per iscalzare i sacrosanti
diritti della sua patria; che avvilisce la propria dignità fino
a scagliarsi con basse contumelie contro un esule, un as-
sente, un vecchio, un cieco; e specialmente poi (piando
l'offeso porta un nome così amato e rispettato com'è
quello del Tommaseo. Che se il signor Sperato si chia-
masse alla sua volta offeso di questa parola eh' io gli
scaravento in faccia come un guanto, ....... s'egli,
dico, si chiamasse offeso (del che non dubito, perchè,
quantunque io lo disprezzi, pure voglio usargli la cortesia
,di crederlo coragg'ioso come lo sono tutti i Da.lmatil, al-
lora vi prego di declinargli il mio nome e T indirizzo /che
se vi pare potete mettere anche in fondo a questa mia)
e di dirgli, che qualora egli volesse da me una riparazione
d' onore con l'armi alla rpano, io gli abbrevierò la metà della
strada, e sarò per quel giorno che meglio a lui parrà in
qualsiasi sito dell'estero cl^' ei yorrà accennarmi. Dico del-
l'estero, ¥i è la Svizzera, vi son le rive anconitane, non
assai distanU dalla Daltnazia, e n)iHe altri bellissimi siti, doye
due cristiani possono a tutto lor^ agio segarsi il collo ed
inviarsi una palla tra ciglio e ciglio, senita essere punto
disturbati dall' importuno intervento delle i. r. autorità.
Dopo la presente cantafera — la quale del resto mi
sembra abbastanza chiara! — che come uomo, come gior-
nalista, e segnatamente come Dalmata e come beneficalo
del Tommaseo dovuto vomitare (vomitare è la vera
parola) contro if^^urnbattuto sig. Sperato Nodilo, capirete
anche voi che per questa volta non ho piiì voglia di scio-
rinarvi le solite notizie politiche, delle quali, per com-
penso, vi prometto una" copiosa raccolta nella prossima mia.
Che se agli abbonali'non garbasse questa licenza punto
poetica tìe\ vostro corrispondente, ed esigessero ad ogni
costo il carteggio politico milanese, a cui in virtù degli
otto fiorini esborsati hanno legittimo diritto, allora dite loro
da mia parte che ho comincialo diffatti la presente con
r intenzione di farne una corrispondenza politica, ma che
poi trascinato dal soggetto, ho dovuto scivolare fino in
fondo al mio foglietto di carta, e che ora non mi rimane
Enrico Matcovicli. altra spazio.
Fiume, 2 luglio.
La volpe perde il pelo ma non il vizio. Questo antico
proverbio non potrebbe esser meglio applicato che al
Potor ed ai suoi bugiardi corrispondenti da Fiume, i quali
mentre si sbracciano a tutta possa a voler far loro que-
sta città, non rifuggono poi a guisa di famelici lupi dal
dilaniarla di continuo con ributtanti invetlivo e coi più
turpi attacchi personali.
Altro consimile esempio, fra 1 tanti offerti da quel pe-
riodico, lo abbiamo in altra sua corrispondenza da Fiume
del 26 decorso , degna compagna di tutte quelle che la
precedettero, perchè figlia anch'essa di quei ben noti cam-
pioni, il cui vero amor nazionale consiste nell'jmpiego più
o^meno rilevante che si sono procacciati o ^che tendon
a. procacciarsi.
É d'uopo avvertire che l'autore delle novelle ributtanti
accuse contro onorevoli cittadini fiumani, pria di vergare
i suoi insani attacchi, innalza a doppie mani il turribolo,
e bruceia un mondo d'incenso a prò di tutto quello che
possa urtare i Fiumani ; e dopo aver pronunciate delle
enfatiche apostrofi affinchè la Tavola giudiziaria di Fiume
divenga un Dicastero esclusivamente croato, e vi sia ban-
dita per sempre la lingua italiana, che è quella della no-
stra città, ;ialza l'incensiere verso il dalmata sig. Milich
noto per le corrispondenze dell'usciere di Zara , deside-
randogli presso quel giudizio una più larga sfera d'azione.
i\oi non dividiamo l'opinione di alcuni maligni, che in
qu sta parte della corrispondenza vorrebbero iscorgervi
l'ispirazione stessa dell'incensato, e desideriamo anzi al
pari dell'articolista pojoriano una sfera d'azione mollo più
vasta all' incensato signore, al quale intento gli auguriamo
altrove, per poter meglio che qui esser guiderdonato pei
suoi disinteressati sentimenti nazionali!!
Dopo l'incenso a'suoi, l'onesto corrispondente ù ài Pozor
non si dimentica, secondo il solito, di spargere il veleno
sui nostri, al qual' uopo gliene porgono materia le inve-
stigazioni avute luogo testé sulle ultime dimostrazioni, cui
i giornali croati si diedero ogni possibile cura d'ingran-
dire a mo' del microscopio solare, a seconda cioè delle
loro cieche impressioni e tortuose tendenze.
Non rispettando vilmente nem oeno la sventura , quel
fior di roba di corrispondente osa citare fra i caporioni
dei disordini menzionati il già Preside magistratuale sig
Giovanni Martini. Noi non possiamo a meno di ricacciare
in gola al vigliacco corrispondente quella calunniosa taccia,
con la quale osa manomettere la fama di una persona
onorevolissima e giustamente stimata fra noi, com'è il pre-
lodato sig. Martini, che appunto in quella spiacevole cir-
costanza in cui avvennero le deplorate dimostrazioni, si
vide fino ad ora assai tarda continuamente in mezzo al
popolo, amonendolo a ritirarsi e a mantenersi tranquillo,
mentre all'opposto non si ebbe il piacere di scorgere fra
quella stessa folla il referente di [)o!izia municipale,, sig
Jlanzpni, ora su.beiitralo al posto di Preside magistratuale
in luogo del precitato sig. Martini.
Secondo ad esser fatto segno alle impronlitudini del
corrispondente pozoriano è il Dr. Giacicfi, già altaccato
altre volte nello stesso periodico, e sempre per la stessa
ragione d'esser egli buon ciltadino fiumano e caldo di-
fensore delie nostre franchigie municipali, che gli scribi
del Pozor tentano negarci e calpe.stare in mille guise.
L' onorevole Dr. Giacich disse , parlando col Commis-
sario banale sulle cose di Fiume, es^cr đ uopo di venire
incontro ai Fiumani col cuore aperto, ed aver fìducia nel-
/' intelligenza, la quale conosce come stanno le co&e ; ed es-
sere ormai tempo che Uopo 14 anni di bugiarda pace e
dannose emozioni si vedesse spuntare finalmente un ulivo.
Queste schiette parole il cui intendimento non puossi a
nieqo di lodare, il corrispondente pozoriano svisa a suo
modo e si pone a parodiarle con quella rozzezza innata
negli esseri della sua risma, e nell' atto che ritiene di far
mostra di spirito, non mette clje a nudo la sua stoma-
chevole ignoranza e malizia.
Dopo »^ev date qtieste belle prove del suo spirito, e
dopo aver emessi alcuni altri biliosi sragionamenti anche
sulla Dalmazia, perchè sostenitrice della propria autono-
mia, lo seigpaicirta del Pi>3-or finisce con strillare come
un ossesso, pe/fchè in un-'èoiiieorso aperto non ha guari
dalla regia Luogotenenza pei maesUi della nuova scuola
croaia da erigersi a Fiume, si richiede per condizione che
i predetti maestri abbiano conoscenza della lingua italiana,
per cui si dovranno accardarc quei posti a concorienl»
fiumani.
Se i tanti fatti finora conosciuti non valessero a di-
mostrare qual sia la molla principale che guida certa gente
che tanto scrive e tanto si occupa nd Pozor di noi e delle
cose nostre, crediamo che possa bastare questo dei mae-
stri che ora accenniamo, e servire di provala più convin-
cente che tutti i chiassi, tutte le mene e tufi» gli attac-
chi degli scribi pozoriani a danno di Fiume, non sono mos^i
che dall'interesse e dalla mania di buscarsft posti, twypie-
ghi ed avanzamenti. E con ciò crediamo aver dello quanto
basti per dar luce su taluni, che sprecano troppe parole
per dimostrarsi eminentissirni patriotti, e che invece rite-
niamo per vera peste sociale, perchè fomentatori decisi
di discordie e disunioni. Alcuni Fiumatìi.
Ragusa, 4 luglio.
Dopo r ultima infelice spedizione di Dervisc pascià a
Niksich per passare ivi la frontiera ed entrare nel Mon-
tenero, e dopo il suo ritorno a Rudine, ivi si era accam-
pato ed avea cominciato a dar mano ai lavori di trincee.
Quando nella notte del 29 al 30, i montenegrini condotti
da Vukotich e gli insorgenti dal Vucalovich piombarono
sul campo di Dervisc, e trovatolo in qualche disordine lo
coslrinsero alla ritirata. Molli de' Basci-Bozuk approffitta-
rono dell'occasione per disertare; si vedeano soldati get-
tar le armi per essere più spediti alla fuga. In questa
circostanza, Dervisc fece T uffìzio di buon generale , con
ferire per fino alcuni fuggiaschi. Ma il terrore si era im-
possessato del campo, ed appena Dervisc avea potuto
metter in linea alcuni battaglioni di cacciatori per pro-
teggere la ritirala. Nel frattempo, avea chiamato in suo
aiuto il corpo di riserva in Trebigne, il quale, giunto nel
dopo pranzo del 30, rinforzò Derviše che potè rientrare
a Bilecia, e colà salvarsi.
1 montenegrini patirono poche perdite, mentre Dervisc
deplora incirca 1000 tra morti e feriti Grande fu il
bottino di armi e di provigioni, raccolte dai moiitenerim.
Vukotich e Vucalovich si ritirarono poi a B idine.
Dalla parte dell'Albania sappiamo, che il governo di
Costantinopoli, prestacido poca fede ai b-dlellini di ()<ner.
mandò qual carn:nis-;ario per inqiiirire solle cause della
mala piega della guerr.», un figlio del celebrt.' Heschid
pascià, ora defunto. Del resto, Abdi trovasi sempre al suo
posto di Spiiz; e non crede di avventurare 1' esecuzione
degli ordini di 0;ner per non cimentare il proprio onore
e l'opinione vantaggiosa già acquistala.
Zara, 8 luglio.
— Molti elettori si presentarono ieri a questa Re-
dazione, pregando che venisse inserita la seguente
proposta; noi vi abbiamo aderito di buon grado,
manifestando eglino in essa un sentimento di o-
nestà e di giustizia che U onora. —
Il sig Di Gaetano Bulat coli'accettazione del
conferitogli posto d'avvocato in S. Pietro della
Brazza deve hecessariamente rinunziare a quello che
attualmente occupa di Segretàrio di questa Camera
di commercio ed industria in Žara, e quindi tale ca-
rica rimaner deve vacante colla sua partenza.
Essendosi però sparsa la voce che esso sig. dot-
tore non voglia rinunziare allo stesso, ma chiedere
semplicemente un permesso indeterminato e sosti^
tuire frattanto altri a sè in quel posto per con-
servarsi anche quell' emolumento, ciò che devesi
ritenere e si ritiene assolutamente come falso ed
inventato, perchè non trattasi di momentaneo al-
lontanamento, ma di trasferimento alla propria de-
stinazione, e perchè nè lui nò altri possono dis-
porre di esso a proprio piacimeiito, ma la Camera
sola esclusivamente, a cui è devoluta tale nomina;
così onde distruggere ogni falsa voce o maligna
e poco decorosa supposizione in proposito, e per
evitare ogni dannoso ritardo e provvedere in tempo
agh interessi della Camera e de' suoi rappresen-
tati, si rivolgono gli elettori della stessa a quest' o-
norevole Presidenza, manifestandole il loro desi-
derio, che quanto prima sia possibile venga aperto
il concorso al posto di Segretario della Camera
di commercio e d'industria in Zara, onde fra più
concorrenti a sì importante posto possa esser scelto
il migUore. Alcum Elettori.
Il celebre medico oculista Dr. Paolo Fario di Venezia,
in seguito ad invito avuto, arriverà a Zara la mattina del
20 luglio corr. per eseguire l'operazione della cataratta.
Memori di quanto fece l'anno p. p. quando parimenti
invitato esirasse la cataratta a piij individui, si spera che
.vorrà essere largo di consiglio ed o[tera a vantaggio di
quelli, che della sua valentia abbisognassero. B.
Tipografia Fratelli BATTARA, DUPLANGICH Redattore responsabile,
w
mite serenità đePcielo benigno, e le ombre eie
acque, e la variata amenità, de' prospetti, e le liete
memorie, e le meste rovine, e le impressioni ma-
linconiche del vostro tempio, e le severe della di-
sciplina, che risospingendo entro a me i pensieri
e gli affetti, m'educava a osservare gli uomini
con raccoglimento, e senz' astio giudicarli. Fra co-
loro che preiidono ^arte a-questa generosa di-
mostrazione d' affetto, leggo i nomi di miei con-
discepoli, i quali certamente ricordano Niccolò
Bidos, rettore del Seminario in cui fummo, come
laici, educati ; uomo di schiettezza e di prudenza.,
di cuore fermo e di senno affettuoso ; che, nato
dal popolo , per F autorità meritamente nel suo
paese acquistata, non dimenticò mai la sua umile
condizione ; che stimò lecito e debito aggiungere
ai maestri d' origine slava due Italiani, e d'Italia
li chiamò a bella posta, e loro ebbe sempre ri-
guardo, rispettandone fin qualche difetto in grazia
dell' onore e dell'utile che al Collegio ne veniva.
Ne uscirono allievi, divenuti poi maestri beneme-
riti anch'essi; uè quella abbondante vena d'ita-
lianità che là entro correva, impedì che il Semi-
nario di Spalato desse all' intera proyincia sacer-
doti e magistrati e cittadini onorandi, e teneri del
nome slavo. E le lettere slave ebbero nella città
di Spalato ed in altre di Dalmazia cultori innanzi
che le apparizioni delia nuova Apocalissi spuntas-
sero : senouchè le lettere slave con avveduta mo-
destia si tingevano allora delle letterature de' po-
poli inciviliti,. e intendevano della eredità comune
de' secoli profittare alla meglio. Di che mi piace
recare un esempio vivente, Filippo Bordini, pos-
seditore, quaut' altri mai, delle vere eleganze dello
slavo idioma, e che sapeva con le eleganze de'grandi
scrittori italiani e latini affinarle, facendo della
schietta sua dicitura quasi un' opera d'arte. Così
le romane delle lettere elleniche, così le itahane
e francesi e spagnuole e inglesi e polacche e ger-
maniche delle greche e latine, così l'una dell' al-
tra nazione moderna, si giovarono grandemente,
senza però snaturare l'indole propria, se non per
fallo d'alcuni mediocri e ne' tempi scadesti. E
così debbono i Dalmati Slavi : ma troppo mi pa-
iono da ciò lontani i più de' croateggianti, la cui
lingua è aborto indistinto ; non senso della pro-
prietà, non cura del numero, non parsimonia vi-
gorosa e modesta, non vivezza di colorito, non
grazia di movenze. La Croazia ha varcato il Ve-
lebit ; si riversò tutta in essi.
È così s'intendono d'onorare il povero popolo,
e di promuoverne nel cospetto d'Europa l'onore?
DegU inconvenienti e de' pericoli dell' imporre alla
giustizia il peggio che barbarico linguaggio loro,
si confortano colla speranza che il popolo li verrà
corregendo (come s'egli non avesse altro a fare,
e come se i dotti dovessero tentar di corrompere
gli indotti per essere purificati da questi) ; e si
coasolano col pensiero che il linguaggio forense
anche altrove è barbara cosa. Rispondiamo che
barbara non da per tutto nò in tutto ; e che, men-
tre, a dispetto dell' uso inveterato, non pochi av-
vocati e magistrati e scrittori di giurisprudenza si
danno altrove a curare la dicitura, per renderla
insieme più prossima al comune linguaggio e meno
invenusta, il fare opera contraria tra noi, dove
potrebbesi decentemente edificare di pianta, sa-
rebbe disprezzo sacrilego della propria dignità.
Kispondiamo oltre a ciò, che, se altrove il lin-
guaggio giuridico è inelegante, egli è alméno de-
terminato neir uso, e s'intende ; ma qui 1' arbitrio
degP ignoranti si farebbe maestro a chi ne sa, si
farebbe legge ai magistrati interpreti della legge.
Innanzi pur di proporre simile innovazione, con-
veniva indagare, quanti i magistrati e gli scrittori
de' tribunali, quanti gli avvocati e i notai, che
possano scrivere la lingua slava senža spropositi
(e vediamo che i saputi di slavo notano nelle scrit-
ture 1' un dell' altro spropositi); quanti che possano-
parlarla, non dico eloquentemente, ma spedito, e
da lasciarsi intendere o indovinare ai giudici, non
che ai litiganti e agli accusati ; indagare se quelli
che sanno di slavo a qualche maniera, siano i
più dotti della scienza, i più ingegnosi e assen-
nati, i meglio autorevoli, giacché la grammatica
glava di per sè non infonde i sette doni dello
Spirito Santo. E quando da tali indagini apparis-
se, 0 rimanesse pure alcun dubbio, che non tutti i
in Dalmazia gU uomini dedicati al sacerdozio della
giustizia conoscono 1' ortafraia della lingua che
intendasi avventare sul foro, sarebbe, non che o-
nesto, prudènte, frenare le impazienti smanie e
indugiài'é, acciocché l'impresa e il partito non ne
abbiamo discredito e scherno. E gioverebbe in-
tanto astenersi, dallo screditare e schernire altrui,
pensando sul serio a' casi proprii, se non ai risichi
della patria, minacciata da scienza così improvvi-
da, e da amori così furibondi. Gioverebbe (giacche
sdegnasi concorrere all' opera di concordia co' fra-
telli invitanti) dare saggio che si sa far bene da
sè; dimostrare che la Dalmazia, almeno in fatto
di lingua, se non di libertà e di patate, può qual-
cosa aggiungere di suo alla Croazia ; stampare
traduzioni eleganti di trattati legali; invocare la
stenografia, che faccia gustare al Dalmati tutte le
arringhe slave degli oratori novelli; invitare a
pubbliche prove i dissenzienti, acciocché tutti veg-
gano come si possa nella lingua slava parlare e
scrivere in uguale spazio di tempo con pari pre-
cisione, e farsi intendere al popolo, lagrimante di
gioia. Ma la confusione di cui s' è ftitto prova fin
qui nel linguaggio, è simbolo delle altre confusioni
che ci si preparano in premio della nostra doci-
lità. E noi avremo Babele, ma senza la torre.
Perdonate, Signori, all' affetto la lunghezza so-
verchia. Il ragionare con voi delle cose che im-
portano alla cara e infelice patria nostra, era il
più degno ringraziamento che io far potessi al vo-
stro nobile zelo.
27 giugno 186^, di Firenze.
Affe.mo N. TOMMASEO.
Anonimo autore, cui il sig. Antonio Dalbello
ebbe la compiacenza di favorire il proprio nome,
nella Gazzetta di Fiume 21 dicembre 1861 n. 6
coglieva una propizia occasione onde dar corso a
personale rancore verso il nostro deputato alla Ca-
mera di Vienna Vincenzo degli Alberti. Se a ta-
luno dei non pochi nemici dell' Alberti quell' alto
di pentimento fè venire 1' acquolino in bocca dal
piacere, gli onesti certo ne furono nauseati, pe-
rocché si ebbe una prova di più come sotto la
speciosa veste dell' amor patrio, che tutti hanno
nelle labbra assai pochi nel cuore, si tende invece
a lasciar libero il corso a sfrenate passioni. Fra
le ìnesatezze (giova così chiamarle) sfuggite in quel-
r articolo, era vi una che me particolarmente ri-
sguardava. Asserivasi eh' io mi fossi adoperato per
la sua elezione presso i membri della Camera di
commercio, e questo è vero ; che ciò facendo, e
questo è falso, io assicurassi che giusta il detto
nuovi tempi, nuove idee, il sig. degli Alberti era
perfettamente mutato, ed essere tiecessario, Q,omQ esso
Alberti desiderava ed aveva instato presso di me,
cjU fosse offerta colla nomina a deputalo /' occasione
e mezzo per riabilitarsi nell'opinione pubblica.
Deciso a non prendere più la penna per discen-
dere a polemiche, cui sì spesso tentarono di tra-
scinarci i nostri avversari —• se pure fossi stato
sì forte da non farlo che un paio di volte — non
poteva, né doveva in queir incontro serbare il si-
lenzio, ché non trattavasi di me, ma d' altri. Pre-
gato però a non farlo da persona cui la cosa po-
teva appartenere assai d' appresso, noi feci. Ma
dacché non solo taluno dal mio silenzio si com-
piacque di arguire la più splendida prova della ve-
rità dello esposto, ma testé pure in certe tenebrose
combriccole si ardì di farmi credere perfino in-
dettatore di queir atto, eh' io altamente disapprovo,
io non debbo esitare a dichiarare solennemente
che né 1' Alberti instò desiderare riabilitarsi, ned io,
falsando la verità, ciò dissi ad alcuno. Ho accen-
nato che non fu la stessa persona a scrivere e a
sottoscrivere F articolo. Nella lettura adunque, che
r autore dell' articolo avrà fatta al soscrittore, può
darsi che 1' accennata inesattezza sia a costui i-
sfuggita ; se ciò non fosse, dattero non avrei a
congratularmene coli'intelligenza del Dalbello, il
quale in tal caso non avrebbe saputo comprendere
le mie parole. 0 V uno o 1' altro ; ché malignità
in lui non vò ammettere.
E poiché di ciò, debbo pure rettificare due altre
inesattezze che risguardano assai davvicino le mie
prestazioni per 1' elezione Alberti. Non è affatto
vero che la nomina dell' Alberti avesse fallito in
ogni distretto elettorale. Nel collegio de' comuni
foresi e in quello della città nessuno al mondo
pensò all'Alberti. I due candidati pel primo fu-
rono Radman e Fanfogna, io per 1' altro ; tutti e
tre eletti di fatto. Fu precisamente nel collegio
della Camera di commercio, e non negli altri, che
si credette necessaria la nomina dell' Alberti ; ne-
cessaria perché acerrimo nemico dell'annessione —
e sì da alzare francamente la voce quando il
farlo, e in lui particolarmente, era delitto — e
profondamente instrutto, specialmente nella parte
economica, sarebbe stato ottimo rappresentante
de' nostri diritti a Vienna ; necessaria non secondo
me soltanto, ma secondo la maggior parte di co-
loro che e qui e a Zara, da cui anzi renne l'i-
dea, dirigevano le elezioni. E nell' accennato col-
legio, ove si portò la sua candidatura, fu infatti
eletto ad unanimi voti. Né in altri collegi eletto-
rali della provincia venne portata affatto la can-
didatura dell' Alberti ; e, se non portata, non la
poteva certo falhre.
Dissi a voti unanimi. Com'è adunque —• ecco
r altra inesattezza — che il voto del Dalbello avesse
deciso ingannando consapevolmente il pubblico. Vi-
vaddio, ci vuole un bel coraggio a proclamare per
verità simiU inesattezze. Né posso credere che col-
r accennata frase il Dalbello, cioè chi per lui, in-
tendesse dire : il suo voto avrebbe influito su
quello degli altri. Onesto ed attivo negoziante è
il Dalbello; però ei sà troppo che sui membri
ond' era composta la Camera non avrebbe potuto
menomamente influire. In tutti i casi, tra la mia
influenza che avrebbe agito in un senso, e la sua
neir altro, me lo perdoni, non credo vi sia a du-
bitare un momento di chi sarebbe stata la vittoria.
Ma non a tutti i membri della Camera fu im-
posta la nomina dell' Alberti. Il sig. Michele de
Tartaglia, per esempio, testé preside della Camera
di commercio, ebbe a dichiarare in una conferenza
tenutasi al Municipio nessuno avergliene jjarlato;
avere dato il suo voto all' Alberti di sua spontanea
volontà; ed essere convinto che la Camera avea [atta
una buona scelta ! Ed al Tartaglia ritengo si
possa credere, e particolarmente da coloro che
non crederebbero a me.
Col presente cenno io non ho inteso di fare
r apologista dell' Alberti, il quale, in mezzo pure
ad alcuni difetti, propri di ogni umana natura,
ha qualità distinte, fra cui particolarmente quella
di una onestà a tutte prove per sorridere come
al broncio de' piccoli così a quello de' grandi —
non é vana la frase — quando per avventura gì' in-
teressi de' suoi mandanti lo costringessero a bat-
tere la via dell' opposizione : ho voluto soddisfare a
debito di uomo onesto ponendo la verità al suo posto.
La quale dichiarazione non torna inopportuna
anche perciò che lo scioghmento della nostra Ca-
mera di commercio, ritenuto da taluni degl' inte-
ressati opera dell'Alberti (che ci entrò precisa-
mente come Pilato nel Credo, e ne era anzi con-
trario) dà oggi nuova occasione a' suoi nemici per
versare sopra di lui a larga mano il fiele della
propria acredine.
Spalato, 6 luglio 1862.
BAJAJMONTI.
La lettera che segue, e che ci affrettiamo a pub-
blicare mostra assai bene di quaU sciagurati mezzi
si servono alcuni del partito annessionista a tentar il
trionfo della propria causa infelice, e ci rende ac-
corti qual conto sia da fare delle adesioni al Na-
zionale, e degU indirizzi al suo redattore, pubbli-
cati finora con vanto non sai se più vergognoso
pel giornale, o pegli illusi e fanatici soscrittori.
Chi fà fango dell' amicizia, abusa dell' altrui nome
e falsifica firme, certo non può essere collocato nel
novero degU uomini d' onore ; e una causa che ha
bisogno di siffatti puntelli, è evidentemente trista
e perduta.
Pregiatissimo sig. Redattore !
Spalalo, <7 luglio i862.
Un tale che mi si dice amico, durante la mia
dora bastaao a renderla cospicua e venerata. Fiume
p3rchè la Croazia nei trambusti del 1848 ne venne
in possesso quantunque terra libera, si risguar-
dava qual paese conquistato. Nè qui gli animi po-
terono restare indifferenti nell' assoluta sconoscenza
dei diritti di poter eminettere dei voti circa la pro-
pria pertinenza. Se la Croazia ricorre alla storia
ed intende disotterrare la Corona di Zvonimiro
e colle memorie del passato puntellare il suo avve-
nire, e dilatarsi senza punto transigere ; non si
dovrebbe ricusare a Fiume l'istessa prerogativa per
conservare almeno quel!' autonomia che si mantenne
incolume attraverso tante vicende e mutamenti ài
domimi e governi. Si studiarono eziandio degli er-
rori i quali ripugnano ai principii del secolo.' In-
nanzi al 1848 i Croati scelsero la parola colle-
ti va di Illin, mercè cui tentavano di affratellare in
sorti comuni gli Slavi del Sud, e la parola di fatto
risvegliava delle simpatie, ravvisandosi per tal
guisa un reciproco accordo ed una spontanea a-
desione. Dopo 12 anni di loro inazione si volle
rianimare la stessa fiamma col protendere il nome
di Croazia oltre i suoi confini: Fiume, le isole del
Quarnero, parte dell' Istria, e la Dalmazia, dovreb-
bero rinunziare alle loro autonomie ed ai loro no-
mi, non più per assumere una denominazione colle-
tiva, bramata, gradita, o mutuamente prescelta, ma
quella di Croazia, che loro imponeva Zagabria. Nò
col dire triregno si rimediava all' enorme fallo. Alla
Croazia adunque, stato nuovo, la quale è poco più
d' una provincia austriaca, per diritto ancora ap-
partenente air Ungheria, alla Croazia, come figli
cadetti alla primo-genitura, gh anzidetti paesi a-
vrebbero dovuto sacrificare, anzi spontaneamente
offrire incondizionatamente la propria esistenza po-
litica. Donde tanta pretesa? dall'aver forse la Croa-
zia i tanti mille armati ai suoi confini ? Ma se la
forza a da prevalere assolutamente in faccia al
diritto pubblico; in allora non ci resterà che a
piangere ancora sulle umane sventure ed anche
Bulle fortune, se mantenute dalla potenza dei can-
noni e delle baionette. Il Piemonte, stato indipen-
dente, allorché intendeva di annettere alla sua le
altre corone, ne faceva sorgere i roti e i desiderii
dalle popolazioni stesse, dando alla nuova fusione
una denominazione la quale prevenisse qualsiasi
suscettività 0 prevalenza di provincie o di regni.
In Zagabria i rappresentanti di ottocentomille a-
bitanti vollero invece tentare un colpo senza ri-
schi e pericoli che andò fallito e che danneggiò a
quella stessa causa che essi non seppero rendere
interessante. Si poteva pur prevedere che, se in ap-
presso le genti di queste coste fino a Cattaro non
avessero più oltre a girare il mondo cogli antichi
loro nomi, che esse non disonorarono, e certo più co-
nosciuti per il globo di quello della parola Croa-
ti, e'se volevano desiderarsi qualche novità, que-
sta doveva esprimere preferentemente le razze ma-
rine e qualche cosa di più glorioso di quanto loro
veniva esibito !
PIPELE', nel quale prese parte anche il bravo Zan-
glii, fu eseguito da essi in maniera da farci pren-
dere viva parte alla vivacità di quel leggiadro
parto della festevole musa del de Ferrari Bravi,
bravi, veravente bravi!
E bravo il maestro signor Nicolò de Stermich
che ci diede un bel saggio della sua perizia nel
trattare il magico strumento dei Gorelli, dei Viotti,
de' Tartini, e de' Paganini, e del Sivori e del Sessa,
del quale ultimo era il pezzo che ci suonò, bello
sì, ma che sente forse un po' troppo di quell' ar-
cheologia musicale, benché moderno, della quale
s' è fatto, quel concertista abilissimo, cotanto be-
nemerito. Di puramente strumentalo, altro non a-
vemmo, che la sinfonia della ZINGARA di Balfe,
eseguita dalla nostra orchestra con precisione e co-
lorito veramente ammirabih ; e qui il dovuto elo-
gio agU egregi maestri signori Ravasio e Dionisi,
e in particolare a quest' ultimo, che non solo ci
ha dati de' buoni suonatori d'orchestra, ma ha il
bel vanto d' averci formati ben anco degli egregi
concertisti, che se non sono nè i Bazzini, nè le
Ferni, nè i Vieuxtemps, sono però tali da far molto
onore al loro eccellente maestro.
*) Non è già l'autore dell'opera lyfi ulli'ni pùnti di Suìi.
Allorché si riuniva la Dieta croato-slavona 1861
si discuteva, se o meno abbia ad avvenire la ri-
unione coir Ungheria e si decideva di non inviare
i deputati al Consiglio dell' Impero. La Dieta ba-
sandosi sui suoi diritti deliberava libera ed inco-
lume da qualsiasi conseguenza. Il municipio di Fiu-
me invece supplicava di venir riannesso alla corona
di Santo Stefano, ed appoggiandosi sugli stessi prin-
cipii non mandava i deputati alla Dieta croata.
Fiume si noti, era del pari che la Croazia e gli
altri paesi segnataria della sanzione prammatica
e perciò da risguardarsi qual provincia. Quello che
in Zagabria era un libero esercizio del proprio di-
ritto a Fiume diveniva colpa grave, cui tennero
dietro tutti quei guai e quelle persecuzioni le quah
ci ridussero nel compassionevole stato ch'e il mondo
giusto deplora. Si spiegò nel 1848 ed ora nuovamen-
te in Croazia la bandiera tricolore, simbolo per solito
di rigenerazione e di indipendenza, ma vorremmo
riconoscere, dove tende aver sede quello stendardo.
Se taluno ha da condurci in qualsiasi parte, ragion
vuole che lo conosciamo, trattandosi della nostra e-
sistenza e della nostra sorte. Si vorrebbe portarlo
sul campanile di Vienna per mostrare la preva-
lenza dei popoli Slavi n'ell' Austria ? o sulle mura
di Buda per imporre ai maggiari, ed esercitare su
d' essi quella rappresaglia che tanti occultamente
sanno bramare ? o tra le barricate di Belgrado per
salutare il regno che dovrebbe estendersi dall' A-
driatico al Marnerò? Quando un popolo si crea un
avvenire e si agita, suscitato da beanti speranze,
lo esprime e lo intima. Noi veramente non cono-
sciamo per anco quali tendenze e piani s'ordiscano
sotto insegne delle quali dovremmo andare coperti,
I fiumani all' incontro in tutte le possibili occasioni
e guise peccarono coli'essere leali e franchi, ac-
cennando a lor centro la Corona di Santo Stefano
e deliberando nei loro consigH la solenne protesta
"nulla si faccia di Fiume senza Fi urne se poi a-
vranno a sorgere ingiustizie e tutto ciò che da esse
deriva, impavidi diranno ^ Vincar et tion fleclqr^.
Fiume li luglio {862, G.
Fatti piacevoli-
AfilanOr 22 luglio.
S. Nodilo stampa sotto la rahnca fatti piacevoli de! suo
giornale (12 luglio, n. 59) un brano di lettera ch'egli
dice giuntagli non so se da Stretto o da Sebenico, nella
quale un coso firmato A. R. (ch'io ben conosco, ma che
fingerò di non conoscere, dal momento ch'egli ha cre-
duto opportuno trincierarsi dietro due iniziali) sgorbia sul
fatto mio alcune insinuazioni eh' io volentieri paragonerei
a calci di mosca, se ad altri eh' io amo e da cui sono
amato non potessero fare l'effetto di morsi di rellile.
Non adunque per me che ho la vanità di credermi su-
periore alle basse ed ambigue accuse contenute in quel
frammento di scritto, ma per rispetto ai lettori della Voce
Dalmatica, fra cui molti ve ne hanno che mi conoscono
e che mi chiamano col nome di amico, credo bene di
reHificare alcuni di que fatti piacevoli, accennali con ge-
suitica unzione dal chiaro-scuro A. R.
Cominciamo dal principio. — lo sono fuggito da Trieste
nel febbraio del ISoQ, questo è vero ; nè altrimenti po-
Ma veniamo al famoso coro militare dell' AS-
SEDIO DI LEIDA del maestro Petrella, eseguito da
quarantacinque voci, a piena orchestra e con banda
sul palco scenico. È un vero capolavoro, nè forse
in altro pezzo mai quel maestro ebbe ispirazione
così potente e fascinatrice come in esso. Le me-
lodie svelte, fresche, vivaci; le armonie egregia-
mente disposte, e con fino gusto ripartite ; la stru-
mentatura dottissima, ma chiara a un tempo, fanno
sì che quantunque affatto diverse, meno che nel-
1' allegro, tra loro le varie parti del canto, & ric-
chissimi gli accompagnamenti, pure spicchino così
nettamente tutti i componenti quel complesso ar-
monico, e senza la più piccola confusione d'in-
treccio , da giungerti distinti ed equilibrati come
se eseguiti fossero da quattro sole voci, accom-
pagnate dal solo quartetto. Ma di codesta nettezza,
chiarezza e precisione, non tutto il merito del Pe-
trella. Molto, moltissimo dei bravi allievi della
scuola, che rapidi progressi segnano nel cammino
dell' arte, degli egregi dilettanti che vi si asso-
ciarono, della giu'stamente decantata abilità del-
l' eccellente Ravasio, già riputato maestro concer-
tatore alla Scala di Milano, che tali saggi ci diede
quale compositore e come pianista da far noi sii-
levo fare per allontanarmi da quella città, poiché l'i. r,
commissario di polizia sig. Bilusoo (io cito nomi e non
metto iniziali) si rifiutava per ben due volle di rilasciarmi
il passaporto per gli Stali Sardi, dichiarnndosi però pronto
a munirmi di tale documento per qualsiasi altro Stalo
d'Europa, S'io volli adunque recarmi in Piemonte, biso-
gnò bene che fuggissi da Trieste all'insaputa delle i. r.
autorità, poich'esse mi negavano il loro placet. Ma tale
viaggio non fu un segreto che per la polizia. La sola
persona che poteva avere qualche interesse a impedirlo,
ne fu da me avvertita un giorno prima per mezzo di
lettera (notate per mezzo di lettera, io che equivaleva
rimettermi alla sua discrezione.) Questa persona è la si-
gnora Orsola Bassich, — continuo a citare nomi,—mia
locatrice e mia parente. Tutti i miei amici erano infor-
mali di quella fuga ed anzi parecchi tra essi mi accom-
pagnarono alla stazione della ferrovia. Se poi qualcuno
volesse sapere il motivo che mi ha obbligalo a partire da
Trieste, non ha allro da fare che dirigersi ai sigg. Leone
Fortis e Demetrio Livadiii, in quel tempo redaltori della
Ciarla, giornale in cui io scriveva, ed ora il primo diret-
tore del Pungolo di Milano e presidente del comitato di
emigrazione, ed il secondo direttore dell Adriatico, foglio
di Ravenna e professore di lingua greca nel liceo di
quella città, — continuo a citare nomi ; — ed eglino
potranno soddisfare la curiosila di chiccliessia. In quanto
alla nota che la redazione del Naz-ionnle melle appiedi
del lììacevole frammento, onde aggravare con una finta
generosità le insinuazioni del buDn A. R., io la respingo,
come la respingerci egualmente ({uando anche fosse sin-
cera, ed invito quella redazione a non coprire col silenzio
alcuna cosa che mi riguardi.
In seguito r eccellente A R. mi dà gratuitamente del
rodomonte, e qui trovo che ha ragione, poiché, per pro-
vargli i! contrario, bisognerebbe che la sua faccia fosse a por-
tata della mia mano destra, la qual cosa, visla la distanza
che ci separa, è per ora materialmente impossibile.
i)uello che però l'impareggiabile A. K. ha torto di as-
serire si e eh' io fui bidello- lo non fui ne bidello, nè
professore, quantunque abbia coperto per qualche tèmpo
quest' idtimo posto in qualità di sufìplonte. Io fui sem-
plicemente Istitutore al Collegio Nazionale di Alessandria,
con nomiua di quel Municipio. Ora, per coprire tale im-
piego vuoisi appunto che 1' aspirante abbia o il grado
accademico, o la patiìnte di professore, lo, mancanle di
entrambi questi requisiti, fui sottoposto ad apposito esame
e fui dichiarato idoneo a pieni voli. Ciò avveniva nel
febbraio del \ 860, quané' io, vedendo die non si parlava
più di guerra, deposta la sciabola e le spalline di argento,
chiedeva al «ninistero le licenze dal militare servizio. Del
resto r illustre Tommaseo — continuo a citare nomi, o
che nomi ! •— il quale tra gli altri benefizii mi procurava
quel posto, può fare testimonianza che non era un posto
di bidello.
Anche quel scribaccino di un giornale, di cui mi fa re-
galo il caro A. R., è inesatto; doveva dire: scribaccino
di più giornali; poiché oltre ella Ciarla di Trieste l'Età
Presente di Bologna, il Teatro Italiano e YIndipendente di
Torino, la Gazzetta di Milano , il Corriere delle Dame, il
Giornale delle Famiglie, le Ore Casalighe di Milano, la
Democrazia e VOmnibus di Napoli, il Corriere Siciliano di
Palermo, la Libertà di Catania, che degnarono accogliere
mie scritti .quale collaboratore; fui direttore dell'(/nione per
tutto il tempo che Bianchi Giovini fu malato, Redattore del
Campidoglio e del Regno d'Italia, proprietario e direttore
del Buon Diavolo, ed al presente collaboratore alla Lom-
bardia, gazzetta ufficiale, per ciò che risguarda la cronaca
citladina, appendicista al Lombardo, direttore del Censore
e finalmente corrispondente della Voce Dalmatica e del
Nomade: — come vedete cito sempre nomi.
perbi dello averlo a maestro di cappella della me-
tropolitana nostra, e di questa filarmonica società.
E così (piuttosto male, che bene) ho adempiuto
all' incarico datomi (con cara prepotenza) dall' a-
mico Redattore di questo giornale, il quale volle,
e a obbligarmene, promise a' suoi lettori la mi-
mila relazione della Splendida solennità musicale,
che tentai descrivere. E però se fui lungo, e se
t' ho annoiato, pigliatela con lui, o lettore mio, e
me lascia in pace, ora specialmente che:
Procul negoliis, ut prisca gens morlaliim . . .
godo di quella quiete, la quale hìc sub rupe vengo
a cercare ogni anno : e -me solamente rimprovera, se
ti basti r animo, delle quattro parole che aggiungo.
La società filarmonica per chi solitamente viene
ad assidersi nel suo ben ornato salotto allorché
vi si danno de' trattenimenti, a udire degli alhevi
e dilettanti valenti, che vi eseguiscono de'scelti
pezzh, eccellentemente appresi, egregiamente ac-
compagnati ; per chi assistette alla bella accade-
mia di cui parlammo (e segnatamente per coloro
che han potuto starsene comodamente seduti in
un palchetto, o in una scranna di platea, e me-
glio se armati di un buon ventaglio) ammirando
quella rapida facilità di esecuzione, anche ne' mèn
/
assieme all' atto costitutivo della Banca. In novem-
bre dovrebbero riconvocarsi le Diete provinciali;
jua è ben dubbio che colle disposizioni attuali dei
popoli, quelle Diete (fra le quali si nomina pure
una Dieta del Veneto eh'è affatto impossibile,
stante lo spirito delle popolazioni) si possano con-
vocare. Che se si convocassero, certo vedremmo
dimostrarsi nuovamente in esse quella forza cen-
trifuga che deve preparare la lenta, ma sicura
dissoluzione^d'un Impero, il quale non può sus-
sistere che coli'assolutismo, e fino a tanto che
r assolutismo sia possibile. fPerseveranzaJ
». (C
Il sig. Antonio Damianovich di Sigti ci invita
a pubbhcare la seguente lettera a lui diretta da
N. Tommaseo, al che non manchiamo di aderire
di buon grado.
Pregiatissimo signore,
Non posso tacerle la mia gratitudine a quel
eh' Ella disse tanto amorevolmente di me, e che
dimostra come il modesto sentire di sò medesimo
ben si congiunga al generoso sentire per altri. Il
suo nome slavo e gU affetti suoi degni d' uomo
civile, espressi in linguaggio degno di nazione ci-
vile, dimostrano come la divisione tra i quattro-
centomila Slavi e le poche migliaia de' così detti
Italiani sia, piuttostochè una ben congegnata fal-
lacia, una bugia puerile. Indegna, per vero, di
gente slava, che sa alla schiettezza conciUare il
prudente avvedimento e serbare il dominio del
proprio pensiero e della parola. Voglia Ella cre-
dermi sempre
27 giugno 1862, di Firenze.
Suo obbLmo N. TOMMASEO.
Fiume S agosto iS62.
11 foglio ungherese »Vasdrnassi Ujsàgn (Domenicali il-
lustrato) del 1. giugno a. c. ha fatto un.i sorpresa dop-
piamente grata ai fiumani, col portare il ritratto del be-
nemerito direttore di questo Collegio nautico-commerciale
sig. Vincenzo Co. De Domini accompngnandolo dai brevi
cenni che qui sotto riportiamo liberamente volti nel no-
stro idioma. — E doppiamente abbiam detto riuseA gra-
dita la sorpresa , perocché esso periodico onorando un
nostro concittadino e parlando a vantaggio delle nostre isti-
tuzioni , dà e novella prova della sempre viva simpatia che
l'Ungheria nutre per questa nostra città, (simpatia che sia
detto di passaggio viene corrisposta da ogni vero fiumano),
c ci è prova d'altra parte come su quelle sponde del Da-
nubio si sappiano giustamente apprezzare i veri fattori del
benessere delle na/.ioni, dappoiché si san sempre trovare
parole di incoraggiamento ed elogio a quanto coi fattori
medesimi ha intima relazione. —11 nome del Sig. Alberto
Kenessey estensore dell'articolo è quello .d'altronde di
persona sott' ogni rapporto competente su quanto in esso
viene sviluppalo. Il Kenessey infatti olir'essere qualificato
capitano mercantile al lungo corso ed attualmente al ser-
vizio della Compagnia del Danubio, è un pubblicista van-
taggiosamente conosciuto neir Ungheria , ed è persona sì
colta e stimata che la regia Accademia delle scienze di
Pest stimò sceglierla per la compdazione di un dizionario
nautico ungherese, il quale è ora appunto in corso dipubblica-
ziono a spese e sotto il patrocinio dell'anzidetta Accademia.
Allri imparino dagli ungheresi ad apprezzare degnamente
i luoghi, le persone e gli utili frutti dell'ingegno e del
sapere, in qualunque lingua d'altronde sieno questi ultimi
dettati, e non mancheranno essi pure d' ottenere quel ri-
catnbio di affetto e di stima che si retribuisce a coloro
soltanto che giusti ed imparziali si mostrano con tutti in-
distintamente.
Il conto Vincenzo de Domini.
EH'è cosa naturale che con l'aumento dei mezzi di
comunicazione, col perfezionamento dell' economia e con
lo sviluppo del commercio e dell' industria, in una parola
con l'incremento degl'interessi nostri materiali sempre
più l'attenzion pubblica si rivolga verso la nostra cara
Fiume, la quale forma senz altro uno degli scopi princi-
pali, anzi la più vagheggiata meta dui nostro sistema fer-
roviario. Ognuno sa del resto quanto occorra sì al pro-
ducente che al negoziante ungherese il possesso di un
porto di mare, e che quello di Fiume sia il più prossi-
mo, e perciò il più opportuno, per poter concorrere cogli
allri sul gran mercato del commercio montliale.
3Q vista di ciò, meglio che utile od a proposito, sti-
fTiiamo a parer nostro necessario, l'imparare a conositere
sempre più da vicino lo spir.to, le istituzioni e gli uo-
l?jini di quel paese.
A così sentita necessità desideriamo in certa guisa cor-
j'ispondftre, otTrendo per intanto ai nost-ri lettori il pre-
II) Dalmazia sarà conosciuta questi patria istituzione, la
«u&le accetta g^iovani convittori per istruirli tanto nella nautica
elio nei commercia secondo le istruzioni. — Parechie distinte fa-
Kiiglie dalmate affidarono i loro figli a questo istituto, i quali si
^is'titiscr», come ovunque gli ingegni ddaiati
sente ritratto, e chiedendo ad un tempo indulgenza se anche
così da lungi osiamo accingerci alla prefissaci i'apri'sa
Sino a che le scienze esatte raggjii-ito non av^'sscro
quell'alto grado di sviluppo cui oggidì le miriamo salite,
anche le cognizioni nautiche, che h.tuno con quelle il più
stretto legame, rimaner doveansi circoscritte e limitate ad
un'empirica raccolta di fatti, ed all'attenta materiale loro
applicazione alla pratica. Le nozioni poi cosi raccolte e
tolte senza ordine ed alla meglio dalla vita pratica sol-
tanto, non è duopo tlimoslrare, come mancar doves-
sero aft'ailo di quei solidi e positivi principii della scienza,
sui quali appunto ha mestieri poter riposarsi sicura e
farne assegnamento queli'intrepida e ^va!ente classe di
persone, che ha per sacerdozio il combattere vittoriosa-
menle gì'infunati elementi del grande mondo marino.
Eppure tale stato di cose durò lungamente, dappoiché sia
un fatto che appena da tempi poco lontani data il prin-
cipio di quell'epoca, in cui — in generale parlando —
uomini induriti nei patimenti della pratica vita del mare,
e ricchi tiella conscguente esperienza . cominciassero a
dedicarsi alla nobile missi()ae di svolgere le teorie, di so-
vente astratte, attinenti alla nautica, onde formarne un
completo sistema basato su norme positiva e generali.
All'elucubrazione delle scienze nautiche i primi che si
addiedoro con felice risultato furono i francesi in sullo
scorcio del secolo passato: l'esempio loro fu tosto imi-
tato dalle altre nazioni marittime, fra le quali però non
poteva ancor figurare l'Austriaca, la di cui niarina non
era in allora che appena nascente. Ciò non pertanto non
mancarono neppur in essa e fin da principio delle di-
slinle capacità, come lo attestano i nomi di un Grassi
di un Fmcati eco; ma il merito di redigere un'opera
che applicasse con vantaggio le teorie alla pratica, era ri-
servato a Vincenzo de Domini cui dedichiamo questi
brevi cenni.
Il conte de Domini discendo da antica famiglia del
Friuli veneto. Frei]uentò i cinque anni del corso nell'i
r. Collegio di marina in Venezia, durante i quali fu sem-
pre il primo della sua classe; ne sortì cadetto e divenu-
tovi alfiere di vascello vi rimase per parecchi anni. In
quest'ultima qualità fu pure chiamato a coprire una cat-
tedra di matematica nel suddetto. Collegio, d'onde passò
nel 18 t0, dopo lascialo il servizio militare, a coprire il
posto di professore nella regia scinda nautica di Fiume.
[Nell'anno 1852 coadiuvato da una società di cittadini,
diede vita in Fiume al Collegio naujico e commerciale
privato convitto, sul quale avemmo ad intrattenerci più
diffusamente l'anno scorso nel n. 19 di questo periodico.
Dedicò il de Domini l'operosa sua vita allo studio ed
alla diffusione delle scienze nautiche, sul conto delle quali
pubblicò, frequenti relazioni giù o meno eslese: accrebbe
poi la bibliografia nautica di' due pregievoli opai-e una
«Compendio di cognizioni nautiche» I8o8 *) e l'altra
«Lezioni di manovra navale», 1862
Quest' ultimo l.ivoro è 1' unico del suo genere che esi-
sta finora non solo in Austria ma in tutta iTtalia. Non
mi farò a discorrere della òliiarezza dello stile ; della
purezza della lingua, non esclusavi la parte tecnica della
medesima, per lo addietro poco curala; né del felice ri-
parto dell'opera, cose tutte che costituiscono altrettanti
pregi dell' opera stess.a ; ma per comprovare il mio asserto
mi limiterò a ricortlare soltanto che quest' opera segna
veramente «in' epoca nella bibliografia nautica italiana;
avvegnacchè fino alla di lei ćomparsa la marina della pe-
nisola non possedesse assolutamente alcun libro il quale in
inerito a! conducimento di un naviglio presentasse alle
pratiche nozioni insieme riunite ed egregiamente àvilup-
lupate le attinentivi scienliiiche dottrine, e ciò in ordine
e misura sì compendiosa da ben tracciare quelli giusta
via di mezao fra l'empirismo da una parte e lo stucche-
vole trascendentalismo dall'altra, ch'essendo appunto quella
che istruisce e diletta ad un tempo, ci pare dovrebbe es-
sere inalterabilmente seguita dagli autori tutti cho inten-
dono ad istruire la gioventiì.
Se del conte de Domini quale scrittore parliamo con
gran stima, dobbiamo d'altro canto con lutto rispetto ri-
cordarci di lui qual docente. .Avemmo personalmente la
fortuna d'averlo a professore nelle naut'che discipline. Egli
con indefesso zelo, premura od attività senza pari, impar-
Nota del traduttore — Al Tcneriito nome del Grassi vanno
aggiunti successivamente i nomi de'suoi più celebri allievi, quali
sono un Milonopulo , un Barbaricli. i fratelli Btjcckia, uno Ze-
scevich, un Foscolo e un Zamara e tanti altri che tuttavia illu-
strano la memoria di quel Collegio di marina di cui il Grassi
(allievo alla sna volta della veneta scuola dell' Arsenale alla cui
testa figurava 1' abbate Dominici) fu per oltre 45 anni una della
colonne fondamentali. Alcuni dui citati nomi si son resi vantag-
giosamente noti al mondo scientifico per l.e opere loro che son
di pubblica ragione, altri invece ancorché non illustrati d.tli'au-
reola della fama acquistata dai primi, rimarranno però sempre
cari e vivi nella memoria di quelli eli'ebbero la fortuna d'averli
ail istifutori.
Il Fincati è de' recenti e fu condiscepolo del de Domini.
Questo libro destinato a servir di guida ai giovani marini
che aspiravano al conseguimento della qualifica di tenente e ca-
pitano di lungo corso, fu per cosi dire improvvisato, x^lle esi-
genze della legge del 4 maggio 1858, egli rispose sortendo alla
Ilice al principio di luglio dello stresso anno. ì,' edizione è quasi
totalmente smaltita.
Quest'ultimo libro fu pcritto ad uso di testo per le scuole
nautiche, dietro incarico dell'eccelso i. r. Governo centrale ma-
rittimo. Ne hanno parlato con vantaggio l'Osservatore Triestino
deirs aprile N.r SO, la Gazzetta di Fiume del 9, aprile N.r
79. Il Bullettino nautico e geografico di Roma de! 30 aprile
N.r 2„ L'Avvisatore ra,er<»BliIe dì ^'enezia del 5 luglio àì.rXT,
tisce l'istruzione nel suo Collegio. Ve lo vedesseWc:nWco :
che a guisa di giornalieri fanno per tutta lezione ià^te^j ,,
tura di una od altra materia, e siMiza punto curarsi se o---
chi dei discepoli gli abbiano .compresi, tirano innanzi. Ve-
dessero colesloro come gli alunni del Collegio slimino
ed amino il de Domini, e siam certi che i'irnr)rcs5Ìone che
ne ritrarrebbero non si cancellerebbe in loro coii di
leggieri,
11 de Domini è ora nel fior degli anni e pieno di vi-
gore; speriamo quindi con fondamento che egli possa
aggiungere nuovi meriti ai già acquistiiti , e per i quali
gli vien tributata la pubblica riconoscenza ed estimazione.
.Accenneremo infino ad una c rcostanza die sarà per
certo gradita ai nostri lettori, ed è che il conte de Do-
mini accoglie con gian piacere nel suo Cullegio la gioventù
ungherese che intenda dedicarsi alla marin.i od al com-
mercio, e le si dimostr.i sempre vero a;nico, guida sicura
e tutore s:igace e coscienzioso. Iddio lo conservi.
.tdatberto BÀeuvssey.
Uno sguanlo al Moutenoro.
Ora che 1' infelice sorte de! iMontenero va a
con una crisi così fatide per e-^so; ora che 1
compiersi
I fognale
glorie d'un popolo prode sT, mi cieco, vannD collocan-
dosi neir incont.iminata verità della storia ; ora che le pas-
sate vittorie di cui la funi corse potente per l'Europa
intiera si rno.strano nella piccolezza della loro essenza e
nella, verità dtd loro v.dore ; ora che cond<)tii dalle altrui
promesse, questi poveri eroi si trovano sull'orlo d'un pre-
cipizio innevitabile, alia Vigilia di un rovescio d,i cui tardi
0 mai potranno risorgere ; ora che fatti sì luttuosi ne stanno
d'innanzi, si può Viirsare una lagrima su qiesti sciagu-
rati, si pao liberamente aprire le pagine al libro della ve-
rità, e scrivere quanto la rellituiline d'una coscienza non
traviala da fini secondari! sa e può dettare.
Da oltre un mese, ed anzi dal momento che la som-
mossa di Belgrado allarmava la Turchia , e le altre po-
tenze poneva nell' attrito dell' Innaziona o dell' attività ;
il gran Serdare Ekrem cangiò tattica alle sue operazioni
sul Montenero forzato dalle circositjinze ohe svilupparono
le mire delle tendenze slave, palesando apertamente cho
10 brage covanti sotto le ceneri d' una tendenza sovver-
siva l'ordinamento politico d'Europa, a grado a grado co-
minciavano mandar fiamme, e che alimentate sul Krem-
lino, minacciavano irrompere su quanto di terreno slavo l'Eu-
ropa capisce. Questo cangiamento nel sistema d' opera-
zione contro il Montenero, non solo valse a conquiderlo
sotto r incubo d' una risoluzione assoluta , ma lo fé vit-
tima ancora del più amaro dei disinginni. Gli eroi di Gra-
IxoJfo , i valorosi dilYonsori della Duga, quando inen se f a-
speUavanO videro ad un tratto il corpo di Dervisc da loro
respinto, il giorno innanzi, oltre le trincee, giiardarli alla
spalle; e nell' atlimo che si tremenda verità coma un so-
gno loro si parava d'innanzi, echeggiò alle loro orecchi.^
11 grido di giubilo, che partito dai petti esultanti dei fi-
gli di Maometto, annunziava loro 1' unione dei corpi di
lerviscli e^vl Abili, — Da queato momento i valorosi sforzi
d' una massa di genie die oltre al cannone e all' impeto
d' una risoluzione innesorabile , combitter delibo colla fame,
coir inedia, e colia privazione dei ine-:zi i più necessari,
andarono di male in peggio; e fina al giorno d'oggi, cinque
delle Otto Nachie sono nelle luini dei viricitore. Terribila
si para dinuanzi l'esito ili lauta ^'ucrra, a chi libero di
spirito di parte, non eccilato da cieco faustismo si fa a sal-
colare le conseguenze, e chi calcola disinteressato e libero
non può prevedere che danno e sciagura.
E se poco innanzi io dicova che i iMontenerlni furono
fatti vittime ilei più amaro dei disinganni ; posso benanco
conprovarlo. — Allettati dalle più lusinghiero promesse; fatti
confidenti in un avvenire che collocarli poteva, ami inda-
binmenle! doveva nel novero dei redentori della Jugoslavia ; ei
si spinsero alle spalle d' una potenza che se anco deca-
duta in f.iccia alla politica europea, pure conta ancora, e
conterà fino a tempi d'accordo coimune,(» questo è lon-
tano ,) un seggio nella di[)Iomazì;i, e un voto nello scru-
tinio delle sorti degli Staiti, Aiutati è soccorrenti nel temo®
stesso patrocinavano ed erano patrocinati dagl' insorti del-
l' Erzegovina , e f.ilto mucebii) dei più malcontenti, bati-
dirono uniti la crociata emiro la mezzaluna in favore dei
perseguitali fratij/li; c in questa lega cln; loro serviva come
di coperta allo scopo per cui eccitali combattevano, ebbero
la sciocca pretesa di dettar legge alla l'orta colla potenza
dell' armi ').
Se la causa sovraccenu ita avesse da sola spinto il Mon-
tenero a falò guerra , egli è certo che nessuna avrebbe
loro negato la virtù del più fratellevole amore; ma invece,
una mira diametralmente opposta, uno spirito di partito
intempestivo, un fanatismo del più irreflessivi li spinse ai
macello; e tutte quelle promesse tf aiuti, di cooperazioni,
di sostentamento, se nel principio brille e luccenti, quando
la sorte volse il tergo a questi infelici, si ridussero a nudiì
dichiarazioni d' impotenza , a vane scuse , a vili ritratta-
zioni. — Questo sdegna — questo esacerba 1' animo dei
moderali, e il Montenero, passata l'ebrezza dcd sangue, s'av-
vedrà d'onde scaturì il suo male, e rotto, vedovato, spo-
polalo, neli' ultimo anelito delle sue miseric troverà un
9 Io riporto fatti, essondo mio assunta considerare
esclusivaniante le cause e lo sviluppo di questa lotta. B'ambedue
dissi nel punto antecedente, e in questo per confermare UB
mio Rsbunto dovetti disoendcrc àll» prijua.
tsat
dl risealirst delle sue panile, e le apprezzò pel giusto
valore. —- E se noi pigliammo la penna per trattare
suir argomento, noi femojo che per disingannare gli
illusi; per illuminare que'nostri concittadini che si lasciano
trasciriare da lui e pendono dalle sue labbra, quasi da o-
racolo. — Apprendario anco essi che è facile parlare, e
far plauso agli altrui discorsi; ma più agevole a spro-
positare, e rimanere pentiti: che molte cose si possono scri-
vere, ma che gli scritti si rinunziano all' altrui censura; e
se offensivi, indecorosi od illogici, ritrovano sempre una
generosa arma che possa spuntarli, ed offerirli nel loro
basso aspetto. — Sappiano che l'organo della pubblicità ò
una polente molb ad impedire che certe pose avvengano;
e che colui che dalla pubblica opinione su fatti palesi va
ad essere giudicato^ trova un giudice inesorabile. — E
se alcuni d'essi furono chiamati alla moderazione delle
bisogna comunali, si affatichino che questa segua mai sem-
pre con rettitudine e senza passione. — Si prestitìo d'a-
ver coinpagni nel difficile compito uomini che sostengano
la patria col senno, col consiglio e colla mano; lo che
solo può scaturire da scienza e prudenza. Ed allora quante
belle opere vedrebbonsi sorgere, oggidì totalmente tra-
scurate, con danno materiale e morale del paese! Di sif-
fatti uomini non si avrà difetto — Le sedute del Consi-
jglio sieno pubbliche, perchè ognuno possa capacitarsi della
di lui solerzia ed altitudine — Amino la patria, le di lei
istituzioi^i ; rna d'un amore ragionevole, fondato; che al-
trimenti potrebbero rovinarla, e perderla senza sper.uiza
di redenzione. ,4 Z.
Almissa li I f agosto.
I)a patrio sentimento ispirato, mi è debito sa-
cro di parlare alquanto di Adolfo Franz, uomo
sincero, dignitoso, e modesto, die ovunque fu,
quale capo politico, curò di ammansare i costumi,
spegnere le discordie, far sì che le liti non sieno
Co i ruinoso dispendio decise, e si studiò con a-
more sollecito di rendere carreggiabili le strade,
e da vantaggio spargere benefizii memorandi. Nò
ad intendimenti e cure sì nobili detrattori, e grac-
chiatori mancarono, con degna mercede pre-
stata da chi è al buio di coltura e civiltà ! Per
disposizione superiore traslocato da Imoschi ad
Almissa, lieto vi si portè a questa parte, fiducioso
di poter esser proficuo alla nostra misera città,
(dico misera, perchè abbandonata all'inerzia, la
quale, giusta il giudizio del più illustre nostro
patriotta, è un vizio freddo, una malattia voluta,
ed a dir breve è la morte nel sen della vita,) e
di non vi trovar a' suoi disegni quegli ostacoli
che altrove gli si frapposero, ma che con quieta
costanza tutti ne li superò. Il vero è che l'egre-
gio nostro Pretore di primo tratto sì diè tutto
air ornato de la città col lavoro della riva, al cui
favore concorsero e l'autorità, ed il voto pubbli-
co; col far demohre le picciole mura, le quali,
sebbene ridestavano negli -animi de'concittadini
l'idea dell'antica ed insieme forte cittadella, tut-
ta volta col volger degli anni ridotte, direi quasi
a ruderi, meschino un aspetto offrivano al fore-
stiero. Il benemerito magistrato in vedendo poscia
poco prosperare la città, e ciò per difetto di com-
mercio, prese partito di fare una strada carreg-
giabile da Almissa sino a Buare, la quale srin-
gesse coi paesi limitrofi nuovi vincoli innociji d'u-
tilità, scuotesse l'inerzia crudele, educasse uomini
di luoghi diversi a cooperare con perseveranza a
comune scopo, e rendesse Almissa se non emula,
degna imitatrice degli esempii d' altri luoghi vi-
cini. A tale scopo facendovi di bisogno anzi tutto
un taglio di m.onte, egli senza punto sgomentarsi
disse: orsù! lasciamo ai figli nostri un'esempio
d'affetti operosi, e preme che il lavoro sia comin-
ciato di lena. Il fatto si è, che da due mesi a
questa parte senza gravi dispendii si fecero rapi^
vissimi progressi sotto la direzione del sig. Franz, il
quale, non orgoglioso aristocrata, disprezza il plebeo,
ma buono, afiabile, di buon animo secolui conversa.
Si, 0 signore, ci lasciate una grata memoria di
voi, e giovami sperare che Almissa riconoscente
non dimenticherà mai il vostro nome. Continuate,
vi preghiamo colla pensata sollecitudine, col tran-
quillo ardore che crea le nobili cose, né nessun
ostacolo vaglia ad arrestarvi, affinchè i disprezza-
tori del nostro nome, gh spensierati del comun
bene, non godano. Ricevete questo tenue omaggio,
tenue sì, ma che parte da cuore veramente sin-
cero, e non adulatore.
Notizie politiclie,
AUSTRIA.
Vienna, 12 agosto. Leggesi nella Presse: Sotto
la presidenza del sig. ministro conte Rechberg ebbe
luogo ieri l'ultima seduta dei rappresentanti di
quei governi tedeschi che hanno firmato le note
identiche. Vi fu accordo generale intorno alle pro-
poste da farsi all'assemblea federiìle di Franco-
jforte. Queste proposte, per quanto abbiamo rile-
vato, si riferiscono alla creazione d'un tribunale
federale e d'un' assemblea di delegati da eleggersi
dalle rappresentanze di tutti i paesi tedeschi. Que-
st'assemblea con autorità legislativa costituirebbe
la seconda camera ; la prima camera sarebbe for-
mata da una conferenza d'inviati. Intorno alla
creazione d'un potere esecutivo che dovrebbe stare
a lato del potere legislativo, la conferenza di Vienna
non ha formulato nessuna proposta, pare essere
un desiderio che questa difficile faccenda sia ven-
tilata pili tardi dalla camera di concerto colla Prussia.
—• La camera dei signori si occupò con somma
diligenza" negli ultimi giorni della votazione sui
rapporti della rafforzata commisssione finanziaria.
I rapporti riguardavano nella massima parte le
risoluzioni prese dalla camera dei deputati. In
complesso i signori accettarono le preposte dei de-
putati, non aderirono però sempre ai desideri di
quelh. Mercoledì venturo la camera imprenderà la
discussione del bilancio pel 1862 ; e poi vuoisi
che si prorogherà fino alla fine di settembre. —
Nella sua ultima seduta la camera esprimeva il
voto d'introdurre nella zecca di Venezia riforme
corrispondenti ai progressi della tecnica coli'ap-
plicazione del vapore.
—- La Presse reca il seguente dispaccio elettrico
da Stoccarda 11 cor.: Il regio ministero del Vir-
temberg, imitando quello della Sassonia, ha deciso
quest' oggi di non associarsi al trattato franco-
prussiano ed ha notificato questa sua risoluzione
a Berlino. Fra pochi giorni seguiranno delle deci-
sioni consimili da parte dell' Anno ver e dell' Assia.
ITALIA.
Torma, 11 agosto. Assicurasi che la dimo»
strazione che si attendeva a Palermo non ebbe
luogo.
Moltissimi volontari domandano il passaporto
per rientrare alle loro case.
Torino, 11 agosto. Troviamo nella Discussione i
seguenti dispacci, che completano le notizie finora
ricevute :
Palermo, i0 agosto. Garibaldi si recò a Caltani-
setta con un piccolo seguito, avendosi lasciato ad-
dietro il corpo dei volontari. — Ma si crede che
10 seguono a poca distanza, talché vi giungerebbero
oggi.
Pare che il generale abbia ripreso il suo primo
progetto e intenda recarsi a Castro-Giovanni e
fortificarvisi, in attesa di eventi che si credono
prossimi.
Le truppe lo seguono a distanza, guardando
tutti i passi al mare.
Altra, dell'istessa data. Pare'che vogliasi tentare
per questa sera una grande dimostrazione nella
nostra città, per iniziativa di alcuni personaggi,
arrivati recentemente a Torino. Si preparano car-
telle dicenti : morte a Pmttazzi, viva Vittorio Emanue-
le, viva Garibaldi.
Altra dell' i 1. La ideata dimostrazione abortì
affatto. Si notarono verso sera alcuni gruppi, fra
questi raggiravansi pochi mascalzoni con appesi
cartelli dicenti: morte a Ptattazzi viva Garibaldi, ma
11 popolo li accolse a fischiate e dovettero in breve
ritirarsi. Lo spirito pubblico è eccellente.
—- S. A. R. il principe di Carignano è ritor-
nato ieri a Torino dal suo viaggio a Londra dopo
essersi fermato alcuni giorni a Parigi.
—^ Leggesi nel Pungolo: Il nostro corrispon-
dente torinese in data di ieri sera c' invia le se-
guenti notizie :
—• È giunto ieri a Torino, proveniente da Pa-
lermo, un aiutante di campo del generale Cugia.
Le notizie da esso recate, e che si riferiscono
a tutto il giorno 8, non sono tranquillanti; la pre-
occupazione degli animi era grave assai; special-
mente a Palermo, grave e generale la desolazione
nelle famigUe per la scomparsa dei giovani che
corrono nelle file garibaldine; l'ordine del giorno
del ministro della guerra arrestò la partenza di
molti, ma aumentò l'appressione per un conflitto.
Il generale Cugia constata colle sue relazioni
la somma difficoltà della situazione, e non vede
modo d'uscirne senza un mezzo terjnine che faccia
recedere Garibaldi.
I mazziniani sobbillano la popolazione ignorante;
i giornah (nella massima parte) allarmano l'opi-
nione pubbhca mettendola in diffidenza contro il
governo, e le autorità locah cono minacciate da
scritti anonomi e si diffondono stampe clandestine
in senso mazziniano.
Nella popolazione regna un' agitazione cupa ; mol-
te botteghe sono chiuse qual se la città fosse in
lutto.
Queste notizie sono allarmanti, ma io credo che
la verità non debba essere taciuta.
— Dal carteggio torinese delia Gazzetta di Mi-
lano, rileviamo che una nuova divisione navale in-
glese ebbe già ordine di recarsi dinanzi a Civita-
vecchia, con ordini tutt'altro che ostih per Garibaldi.
— Scrivono da Torino alla Politica del Popolo
che gh ufficiali della marina americana ed il con-
sole americano sono andati a visitare Garibaldi.
Roma 8 agosto. Il generale di Montebello prese
misure militari d'alta importanza per impedire, sia
un colpo di mano dal di fuori, sia una solleva-
zione all' interno. La direzione della polizia fu nuo-
vamente posta nelle mani delle autorità francesi.
Pattuglie di cavalleria percorrono le strade la sera.
Due compagnie sono partite ieri per Coprano e
Termini. Un reggimento francese giunse stamane
da Civitavecchia.
FRANCIA.
Parigi 10 agosto. Togliamo integralmente dalla
France, del 10, V entrefìlet sulla conferenza di Co-
stantinopoh, segnalatoci dal telegrafo:
I lavori della conferenza relativa agh affari della
Serbia preoccupano vivamente la pubblica attenzione.
II giorno precedente a quello in cui si tenne
la seconda seduta, il gran visir riunì presso di
sè tutti i suoi colleghi; loro disse che una j)ro-
posta avente per iscopo di reclamare l'abbandono
da parte della Turchia della fortezza di Belgrado
doveva esser fatta alle potenze; ed aggiunse ch'e-
gli considerava tale domanda come un attentato
ai diritti della Porta. Tutti i ministri pronuncia-
ronsi in questo senso.
Il granvisir si è recato in seguito presso il sul-
tano, che pienamence approvò i suoi consiglieri.
All'indomani, quando la proposta relativa alla
fortezza di Belgrado venne fatta, il ministro degU
affari esteri la combattè energicamente, e fu so-
stenuto in ciò dall'ambasciatore d'Inghilterra, il
quale avea ricevuto, dicesi, per istruzione del suo
governo di considerare questa proposta come un
principio di smembramento dell' impero ottomano, e
di sospendere le conferenza, se persistevasi nel re-
clamarne seriamente l'adozione.
Alla terza seduta, si manifestano idee di tran-
sazione, e, dopo una animata discussione, si de-
cise, in massima, che la Turchia continuerebbe ad
occupare la fortezza di Belgrado.
In faccia a tale decisione, il governo serbo,
facendo una distinzione, chiese che l'occupazione
turca sia ridotta alla cittadella propriamente detta
e che le truppe ottomane sieno obbligate di sgom-
brare dalle opere di difesa situate nelle altre parti
della città e rannodate alla cittadella da impor-
tanti lavori costruiti nel 1820. I rappresentanti
della Porta combatterono questa proposta con con-
siderazioni strategiche, a cui diedero un grande
sviluppo.
Tale è lo stato dei negoziati. Essi riesciranno
ad una amichevole transazione, ma avranno per
la Francia il vantaggio di porre una nuova qui-
stione negli affari di Oriente, la questione serba.
Nel corso delle tre sedute, il rappresentante
dell'Itaha votò colia Francia, la Russia coli'In-
ghilterra. Questo fatto è da notarsi.
Xippfri^FIA Fratelli BATTAEA, VINCENZO DUPLÌINCIOE Redattore responsabile,
Siamo sempre alla riniin-eia del portufoglio degli esteri,
che si vuole offerta da Tliouvenel, gu sempre che 1* im-
peratore l'ha invitato a soprassedere prima di prendere
una decisione fino al suo ritorno. Se, come pare, S. iM.
si troverà a Parigi lunedi prossimo, vi sarà 1' indomani
un grande consiglio di ministri, nel quale Thouyenel dai3
Jettqra della nota da lui redatta in risposta alla circolare
del signor Durando. Se quel dispnccio non .è approvalo
pel suo tenore, il ministro si rilirerh decisaiDcnIe.
Quanto alle duìiissioni del signor Porsigny, esso divenfiuio
improbabili. Si attribuisce questo mutamento al successo
ch'egli avrebbe ottenuto presso l'imperalore per rapporto
alle elezioni. Vi confesso che io non capisco nulla in que-
sta diceria, che vi trasmetto unicamente per compiere il
debito mio Quale successo è questo attribuito al conte
di Persignv? Egli opinava che le elezioni dovessero aver
juogo immediatamente; e tutto annuncia al contrario esservi
impossibilità materiale che esse abbian luogo prima del
mese di aprile. Ci preparono forse un colpo di scena ? . .
. potrebbe darsi.
Un dispaccio di Roma ci annunzia che Lavalette ha ab-
bandonato ieri quella città. Lo si dice latore di una let-
tera autografa del Papa all' imperatore, e più favorevole
^lle ultime proposizioni presentale al cardinale Antondli.
Non si può dunque predire quel che potrebbe scatu-
rire d'immediato da questa nuova situazione. Alcuno ri-
velazioni sulle circostanze che han presieduto alla pubbli-
ca? ione del MonUeur farebbero comprendere nondimeno che
questa pubblicazione è entrata in un piano di cui i viaggi dol
principe Napoleone e del signor Benedetti a Torino sono
pure una conseguenza. Portando al gabinetto italiano, sic-
come un pegno di avvicinamento, la pubblicità data allo
resistenze, dalla corte di Roma, il principe Napoleone ed
il Benedetti gli recherebbero nel tempo stesso Je ossor-
yazioni emanate dall'imperatore e tendenti ad impegnare
(juel governo a far pazientare il partito d'azione.
Aicurte sperienze interessantissime ebbero luogo ieri l'altro
gulla Senna presso di San Gloud. I pontonieri della guardia
hanno gettato sul fiume un ponte di barche costruito se-
condo un nuovo modello. Quest'operazione, una delle più
difilcili che si abbiano alla guerra in presenza del ne-
mico, si effettua oggi con una rapidità e con una preci-
sione rimarchevole. In meno di venti minuti, si è gettato
sopra un fiume molto grande un ponte di barche abba-
stanza solido non solo per sostenere uomini e cavalli, ma
pel materiale di artiglieria, più completo, Malgrado i per-
fezionamenti apportati in queste operazioni dopo la cam-
pagna d'Italia, ogni giorno si fanno nuovi saggi e nuovi
progressi.
Vienna 2 ottobre.
Darvi ragione del mio lungo silenzio sarebbe trarre
profitto dalle circostanze per mettere insieme un pream-
bolo, di cui nè voi nè i vostri lettori mi saprebbero grado.
Che importa infatti a costoro se fisici incommodi, 0 un
viaggio di dilettazione, 0 sonnacchiamento del!' intelletto
del corrispondente di Vienna, ovvero l'inopinata notizia
della vostra rinunzia alla redazione della Voc/!, abbia sot-
tratta per qualche tempo al giornale la mia solila tiritera
sui fatti politici, che qui si vanno avverando, 0 sulle po-
litiche fantasie che li accompagnano ? Torna meglio op-
portuno lasciar da banda ogni esordio, e mettersi a di-
rittura sul modesto terreno consentito a me dall'incarico
.assuntomi di riferirvi le principali novità della capitale.
E poiché in prima linea 1' opinione pubblica sta ora
occupandosi del gran quesito finanziario sui nuovi rap-
porti della banca nazionale collo stato, e questo argo-
niento è in verità di tanta importanza da assorbire ogni
altro interesse d'interno ordinamento, mi corre obbligo
fare capo da questo. 1 punti cardinali adunque che vo-
gliono porsi a base delia prossima convenzione tra lo
stato e la banca, furono ieri fissati dalla giunta finanzia-
ria della camera de' deputati in seduta plenare. Parlarvi
di tutti non è mio intendimento per ora: eccederei i li-
miti di una corrispondenza se volessi occuparmene com-
pletamente, correrei rischio d' essere taccialo d'inesattezza
dandovene uno schema mutilato. Mi ristringo perciò al-
l' essenziale, e non è poco. Vi annunzio in capite che un
articolo prescrive a chiare note, che le note della banca
nazionale austriaca dovranno nell'anno di grazia 1867 es-
sere senz' altro cambiale a ricerca del possessore con
tante belle monete sonanti, come nei beati tempi antichi,
in cui un fiorino valeva veramente un fiormo, e la zvan-
?iga e il tallero bavaro, e il colonnato non erano perve-
nuti all'onore de'gabinetti di numismatica. Ce lo aveano
promesso questo lieto avvenire a loro volta e Krauss e
Bruck - osservava un incredulo della giunta - e furono
falsi profeti: sarà una meno vana promessa quella d'oggi
perchè proclamata da un atto, in cui hanno parie i rap-
presentanti del popolo? All'anno 67 l'ardua risposta: a
noi giova sperare che sia così, se non fosse altro perchè
la speranza è una delle virtù, non mi ricordo precisa-
mente se cardinali 0 teologali. — Altra deliberazione im-
portante è quella che da un lato consente alla banca il
censo del 2 % sul capitale di 80 millioni che resterà a
debito dello sUto verso di lei, e dall' altro lato chiama lo
Stato a condividere per metà i lucrosi guadagni, che re-
^tas^ero dopo detrailo il quarto pel fondo di riserva, ed
il 6 7o dal rimanente importo a favore degli azionari.
i>Ja più che ogni altro è importantissimo quell'articolo,
per cui il prolungamento del privilegio della banca venne
limitato a soli 10 anni, ossia fino a decembre i 870. Su
questo punto la discussione fu animatissima. Vi ricorde-
rete che il convegno proposto dal ministro portava quel
termine al 1890, cioè a 24 anni dopo l'espiro del pri-
vilegio attuale. Ieri lo stesso ministro s' accontentava di
anni 14; altri propugnavano un termine più lungo an-
cora; la maggioranza restò ferma sui 10 anni. Non vi h,i
dubbio che la camera farà eco al deliberalo della m g-
gioranza della sua giunta. 11 relativo rapporto le verrà pro-
dotto per la metà del corrente.
Slamane si discusse nella camera la legge di finanza
sul budget 1862. Vennero accolte in ogni parte le par-
lite già volale nelle anteriori spedali deliberazioni, benché
il governo siisi data premura di provocare una recessione
nella parte che ri^^uarda i salari ridotti all'ambasciatore
di lioma e ai governatori di Trieste e Venezia. Tschabu-
sehigg e Schindler, appoggiali dal relatore generale Ta-
schek, sostennero degnamente l'assunto contrario alle in-
tenzioni governative: Tschabuschnìgg notava ben ragione-
volmente essere passato il tempo, in cui la pompa esterna.,
i lauti desinari, e i galloni del servidorame determinarono
in buofja parte l'influenza degli agenti diplomatici. «Ta-
lento, ei diceva, carattere ed energia sono oggidì le con-
dizioni richieste per aspirare a siffatte missioni. L'econo-
mia dello stato, le orumate finanze, il contentamento delle
popolazioni sono i migliori agenti diplomatici presso le
corti straniere. E se a Costantinopoli una dotazione ben
più modica basta al no.stro rappresentante, non potrà ella
bastare a chi ci rappresenta presso il luogotenenle di
Cristo, esempio di temperanza e d'umiltà?» E poiché il
ministro RecMerg insisteva accennando al disagio della
valuta, che assoltiglia la d )tazione del barone de Bach,
ed alii convenienza di mantenere inalteralo l'importo da
S. M. decretato agli ambasciatori, sorgeva Schindler a di-
mandare se tali riguardi si avevano per i poveri impie-
gati che lottano nell'Austria col disagio della valuta e col
caro dei viveri, e la convenienza fosse applicabile solo a
favore de'grandi. «Mestiamo fermi, ei chiudeva, nella no-
stra deliberazione; questa non fu solamente una misura
finanziaria ma l'espressione di un concetto politico (ac-
cennando alla persona dell'ambasciatore in Roma); il re-
cederne sarebbe ben peggio che inconseguenza, darebbe
adito ad interpretazioni, alle quali la camera non vorrà
certamente consentire.» Non ebbe miglior fortuna il mi-
nistro Lasser col suo discorso a prò dei salari de' suoi
governatori. Anche qui Tschabuschnìgg e Taschek lo com-
batterono efticacesnente. E mi piace constatare che 1' uno
e l'altro sono i. r. coasigUeri aulici presso la corte su-
prema di giustizia !
turca proveniente da Costantinopoli, e marciano verso Her-
zegovina, con traversare anzi il territorio rnonlenerino. A
quanto si possa per ora arguire, la sua destinazione tonde
ad infrenare i residuari effetti del movimento insurrezio-
nale, neutralizzando così anche le temute molestie delle
giierrìlas. Inoltre, questo corpo d' armata aiuterà le opera-
zioni di Luca Vukalovich per ordinare i suoi appostamenti
Altra del 3 oltohre. In conseguenza delle conchiusi mi
qui avvenute, onde si teneva parola nella relazione 21-
settembre, con l'intervento delle rappresentanze ed autorità
miste, Luka Vukalovich, arrivato sopra luogo delle sue 0-
pera/ioni, ebbe a proclamare 1' amnistia generale, conse-
guila a favore degli insorgenti cristiani, sudditi oliomani.
Egli ha perorato nel proposito di averla brigata più nel-
r interesse loro che per sé stesso, dacché gii sta a cuore
moltissimo il benessere avvenire dei compromessi. Non e-
sitava poi di esprimere la solenne promessa ed assicu-
ranza che l'ottenuto emolumento avrebbe, per intiero, im-
piegato a sollievo di vedove ed orfani de' combattenti, ri-
masti vittime sul campo. Sì fatto suo trailo di generosilà
e di disinteressatezza sembra aver in qualche parie alle-
nito le sciagure di tanti infel'ci ed entusiasLilo pjro la
massa di quella popolazione, a suo riguardo.
Del resto si possono, con asseveranza , smentire tutte
lo conghietlure di alcuni giornali suH'attuale dimora di Mirko.
Egli trovasi ancora tranquillo e pacifico fra i suoi fami-
gliari a Cetigne, capitale di Monlenero.
Col vapore, oggi giunto, dall' Albania sono ritornati Kur-
scid pascià, il console austriaco ed il console turco. Di-
cesi, che la spedizione di quei venlicinqne bnUaglionì, con-
terrebbe delle vedute strategiche verso la Servia dalla parie
di Kolascin.
Milano 2 ottobre
Le nozze della principessa Maria Pia riuscirono splen-
didissime: ogni città d'Italia le mandò un dono, ogni cit-
tadino un augurio e un saluto. Dopo innumerabili fest<?, la
nuova regina partì l'altro ieri alla volta del Portogallo,
accompagnata fino a Marsiglia da sua sorella la princi-
pessa Clotilde e da suo cognato il principe Napoleone.
L'amnistia che doveva essere pubblicata il giorno 28
dell' or scorso settembre, fu rimandata a domani o dopo
domani, essendo stati consigliati i ministri a non far di-
pendere un atto cotanto importante da un occasione come
quella del matrimonio della principessa.
Molli giornali annunziano come certa una crisi mini-
steriale a Torino e pubblicano perfino i nomi di persone
che sarebbero destinato a surrogare alcuni degli attuali mi-
nistri. — Siale in guardia contro queste voci che, per il
mom.enlo, sono affatto infondate; il solo ministro guarda-
sigilli, commendatore Conforti esce ora dal gabinetto, eia
Gazzetta Ufficiale di domani pubblicherà il documento col
quale il re accetta le sue dimissioni. Il portafogli vacante
verrà inlerinalmente assunto dal presidente del Consiglio.
Fra qualche giorno probabilmente avremo altre modifica-
zioni nel ministero, ma per ora, vi ripeto, non c'è da
aspettarsi ancor nulla.
I documenti pubblicati nel M:>niteii.r qui fecero gene-
ralmente buona impressione ed il giornalismo ministeriale
comincia già a cantare vittoria, affermando che é prossimo
il giorno in cui le truppe francesi lascieranno libera Roma.
Se ho da dirvela schietta, io credo che ce ne vorrà del
buono prima che vengano apeite all'Italia le porte della
Sua capitale.
La ferita di Garibaldi va meglio; la sua guarigione è
ormai sicura, soltanto si temo che la cura debba andare
alla lunga per più mesi.
Ratlazzi è malato da ieri.
Ragusa, / ottobre 1^62.
Per tener viva la corrispondenza in onta al difetto di
notizie importanti risguardo alle contermini provincie ot-
tomane, non sembra Kior di proposito il registrarne una,
non destituta di un qualche interesse nelle attuali circo-
stanze. Ci consta adunque da relazione di ogni autenti-
cità, che in Albania sbarcano venticinque battaglioni di truppa
Notizie politiche.
ITALIA.
Tarmo, 2 ottobre. Oggi non vi parlerò di crisi
ministeriale. Ne parla la Discussione, spiegando, 0
credendo spiegare, qucalmente l'uscita del sig. Con-
forti pone termine ad ogni eventualità di crisi; tanto
più, soggiunge quel giornale, che per le conseguenze
del fatto d' Aspromonte si è trovato un tempera-
mento nel quale tutti consentirono. Quindi non oc-
corre più parlare di crisi. Il presidente del Con-
siglio è guarito della sua leggiera indisposizione,
il ministro degli esteri se ne va in campagna, e
la Discussione spera che il marchese Pepoli non
vorrà negai^e al paese il concorso dei suoi lumi
e della sua iniziativa nel ministero di agricol-
tura e commercio.
Vi annunziavo l'altro giorno avere il gabinetto
austriaco chiesto spiegazioni al gabinetto francese
intorno ad alcune frasi allusive al contegno del-
l' Austria contenute nella lettera di Napoleone IIL
Oggi mi si scrive che la risposta del gabinetto
francese è già partita per Vienna, e mi si sog-
giunge che questa risposta è concepita in termiai
poco lusinghieri per l'Austria, e sì vivi e concisi,
da poter staile a paro colle famose parole dette
da Napoleone III al signor Hiibner il 1 gennaio
1859. Questa notizia, confermandosi, potrebbe es-
sere in relazione colle parole messe in bocca ieri
dal corrispondente deìVllalie a Napoleone III in
un recente colloquio di quest' ultim.j a Biarritz
col generale Niel.
— Leggesi nella Discussione:
L'uscita dell'onorevole Corforti dal ministero pa-
ne termine ad ogni eventualità di crisi ministeriale.
E in verità il paese era meravigliato, se non
inquieto, di codeste dicerie, che andavano attorno
da alcun tempo con tanta insistenza. La crisi con-
cepivasi finché le conseguenze del fatto di Aspro-
monte tenean diviso in due parti il ministero. Dac-
ché questo si trovò d'accordo mediante un tem-
peramento nel quale tutti consentirono, non c' era
più motivo di mutazione, salvo per l'onorevole
Conforti, che era spinto a ritirarsi non per la que-
stione dell' amnistia ma par altre cause.
Tant' è che i mutamenti de'quali si discorrea
non avrebbero avuto altra ragione fuori qualche
convenienza personale: ma questa non è ragion
sufficiente per giustificare una modificazione maiii-
steriale, che sempre si trae dietro qualche incouve-
niente. Nè inoltre il Governo 0 il paese ci avreb^
bero guadagnato in un cambiamento, che poteva
parere più che altro uno sposlamento di persone.
Tipografia. Fratelli BATTA-RA, YIÌSOENZO DUPLANCIQH Redattore responsabile,