sulla nostra sponda, missione ben piu importante e complessa,
e non a tutti comprensibile, di quella delle altre gloriose
consorelle delle vecchie e delle nuove provincie.
Ho detto che la missione della Societa GinnasticaZara
e tutt'altro che finita: accanto alla missione dalmata e na>
zionale, essa ne ha una schiettamente fascista, di cui si rende
perfettamente conto.
hifatti essa, primissima ed unica, intese subito tutto il
valore della nuova reii^iooe che si stava fondando in Itaiia,
con i nuovi martiri delle camicie nere, per Tedučazione
degli Italiani di „tipo nuovo", come li vuole il Duce.
Furono gli uomini della Societa Ginnastica che crea-
rono il Fascio di Combattimento a Zara, e nei locali di essa
che si fondo, crebbe, visse il nuovo partito, e se ne stacco
solamente quando si jntese forte. I g-iovani della Ginnastica
furono i primi Legionari, i primi Militi, Avanguardisti, Ba-
iilla, Giovani Italiane ecc.
In un domani non lontano, con persone di cuore
che sappiano intendere la nostra passione, si potranno ancor
meglio fondere le nuove con le vecchie esigenze nel pro-
getto gia elaborate, e che, sono certo, i nostri gerarchi gra-
diranno con entusiasmo, eliminando piccoli vani personalismi,
a solo vantaggio della nostra amata Patria.
E domani, quando risquilli la diana, i nostri giovani
che avranno ricevuto un'educazione bella e forte, accorre-
ranno i primi, si distingueranno fra tutti, attestando col sa-
crifizio e col sangue la purezza d'ei loro ideali nazionali,
finche ridati alla Patria i suoi confini, si riverseranno nella
loro terra nativa, piij belli, piu fieri, piii attivi, per continuare
ia missione affidata loro dai fati della Dalmazia.
Vittorio Verbano.
Societa Sportive e O. N. B.
Dalla „Nota Sportiva" del „Littorio Dalmatico" deH'll
Aprile, della quale e redattore il "nostro segretario prof. A.
Canali, stralciamo la seguente nota ad un articolo del Sfgnor
G. Lubin sopra „1 Compiti sportivi dell'O. N. B. e del
C. O. N. I.«.
Postilla. L'articolo del collega G. Lubin porta un con-
tributo di chiarificazione nel confusionismo creatosi intorno
air interpretazione del decreto ministeriale sullo scioglimento
delle Organizzazioni giovanili estranee ali'O. N. B.
In vari giornali si e parlato di un programma minimo e
di un programma massimo di soppressiohi. 11 primo prevede
la scomparsa di quelle organizzazioni giovanili cattoliche che
non sono se non un doppione inatile delle organizzazioni
statali, con l'inconveniente di obbedire a capi che sfuggono
al controllo e airautorita statale, e che potrebbero educare
le nuove generazioni secondo principii non conformi o anti-
tetici a quelli voluti dal Regime. II secondo prevede cata-
strofiche sopprešsioni di societa o del tutto estranee ai
compiti deli'O. N. B., o integrative della stessa. E diciamo
Societa integrative sia perche ese^citano una funzione edu-
catrice analoga fra giovanetti, per pigrizia o per altre ra-
gioni, ancor estranei ali' Opera (operai, contadini e non
pochi studenti); sia perche offrono a tutti i giovani (com-
presi Avanguardisti e Balilla) delle attivita speciali che l'O.
N. B. non e ancora attrezzata a esercitare; sia infine perche
queste associazioni comprendono in gran parte adulti che
chiedono loro da un lato una patriotticamente sana attivita
sportiva che fa capo al C. O. N. 1., dali' altro un piacevole
svago con scopi analoghi a quelli del Dopolavoro, ma ćon
partecipanti di un ambiente sociale un po' diverso. Finche
non vedremo disciolto il C. O. N. L, non crederemo ali' as-
sorbimento delle societa ginhastiche in seno alle due opere
Balilla e DopolavOro, le cui attivita sommate corrispondono
aH'incirca a quelle delle associazioni sportive.
Tanto pivi strane invero ci sembrand le conciusioni di
un articdlo in proposito pubblicato nel „Piccolo" di Trieste
del 3 corrente, dove si prospetta 1' alternativa in cui si tro-
verebbe la Societa Ginnastica Triestina: „inquadrarsi nell'O.
N. B. oppure sparire"; per giungere poi a proporre un in-
quadramento assai curioso, che consisterebbe nel „mutare
la divisa" e nell'adottare „la camicia nera col fazzoletto
azzurro di Savoia".
In attesa di schiarimenti che non potranno tardare, noi
ci crediamo piu vicini al vero considerando le societa gin-
nastiche nel numero di quelle istituzioni integrative di cui
parla I'articolo 7 della legge istitutiva, che l'O. N. B. ha
facolta di fondare, di sovvenzionare, e che quindi non puo
avere 1' intenzione di distruggere. 11 problema sara piuttosto
questo: che le societa che non lo hanno gia fatto (se ve
ne saranno ancora) si conformino strettamente alle direttive
emanate dali' O. N. B. in fatto di educazione, e che aderi-
scano inoltre ali' altra istituzione integrativa che ha in cura
il nuovo Italiano: 1' Opera Nazionale Dopolavoro.
A. Canali.
In morte di Kodolfo Bonavia
Un altro Compagno di lavoro che ci lascia, ma questo,
pur troppo, per una meta senza ritorno, la cui soglia si apre
suir eternita.
Sappiamo che la vita ha leggi ferree contro cui s' in-
frange ogni potenza terrena, e la morte e legge ferrea del
VVivere umano: ma davanti alla bara inattesa di un Camerata
ancor ieri parte operosa della nostra vita sociale, 1' animo
stenta ad adattarsi a una realta che sembra incubo tormen-
toBO. Noi che lo avemmo a fianco per lunghi mesi nelle
sale della nostra gloriosa associazione, da cui solo pote ad
intervalii allontanarlo il male che sordamente Lo minava,
abbiamo potuto piu che altri apprezzare la Sua operosita
discreta e le sue virtij di patriota di vecchio štampo, pago
della coscienza di un' attivita disinteressata e feconda, spesa
a beneficio delle patrie istituzioni. Era un rappresentante
autentico di quella forma modesta e misconosciuta di eroi-
smo che consiste nel fare silenziosamente e nell' ombra il
proprio dovere; eroismo ancora incompreso in mezzo a una
razza individualista come la nostra, assai piii amante de' bei
gesti alla Muzio Scevola chei della tenacia operosa di una
vita anonima, o dell' attivita proteiforme ma non rumorosa
di tutto un popolo. Non mendicava elog>, ma si studiava
di meritarne; e un sorriso incoraggiante di un compagno di
lavoro lo compensava meglio della lode calcolaU di un
superiore, o delle parole benevolmente incolori di un ge-
rarca distratto, piuttosto propenso ad apprezzare la facondia
di chi sa, con parola accorta, attribuirsi il merito delle
opere altrui.
Ora il Camerata nostro ha chiuso la sua giornata,
lasciando una ricca eredita d'affetti e di compiti ponderosi
in questa Zara che, Lui spalatino, aveva scelto come piccola
patria di adozione, e in questa Societa Ginnastica che aveva
eletto come sua seconda famiglia. A Lui il nostro estremo
affettuoso saluto, alla Societa nostra l'augurio fervido che
sul suo scanno ancora deserto abbia a sedersi chi sappia
rehderci meno amara la perdita irreparabile. a. c.
* * *
Nel pomeriggio del giorno 14 Aprile ebbero luogo i
funerali del compianto cassiere sociale Rodolfo Bonavia.
Intervennero una squadra di allieve e di ailievi, in divisa,
con la bandiera sociale. Molte, beilissime ghirlande portate
a mano, tra le quali tina della Ginnastica, con nastro
dai colori sociali ed affettuosa dedica; altre erano col-
locate sul carro funebre. Otto ginnasti reggevano il fere-
tro a spalia; seguivano i congiunti dell'estinto, la Direzione
della Ginnastica, al completo, ed un lunghissimo stuolo di
amici e conoscenti. Intervemieio pure ai funerali una rap-
presentanza della Milizia, del Fascio e degli Avanguardisti,
coi rispettivi gagliardetti.
In Campo Vincenzo Dandolo, impartita 1' assoluzione
alla salma, i gagliardetti si abbassarono per dare I' estremo
saluto al fedele camerata. II Commissario Federale cav. prof.
Giuseppe Avenanti pubblico un breve appello, rilevando il
patriottismo del defunto. Anche la nostra Societa aveva
turato la pubblicazione e la diffusione di una partecipazione
del decesso.
NOTA ^RTIVA
A proposito delle Olimpiadi Femiiiiiiili
Nella „Gazzetta dello Sport" dell'11 corrente, in un
articolo del Signor A. Balestrieri sulla difficile preparazione
delle squadre femminili italiane alle gare internazionali di Am-
sterdam, si parla della preannunciata e non confermata par-
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ad educarla. Ma dove la stampa è ancora in fa-
sce, come fra noi, dove il paese a rari inter-
valli ne ha provato a dosi omeopatiche i van-
taggi, e ha lasciato più d' una volta che i fatti
tentativi fallissero, e s' è contentato, mirabile
dictu! di riposarsi nel porto tranquillo e sicuro
del foglio d' annunzi^ e della Gazzetta ufficiale,
è naturale, dico, che i primi passi sieno incerti,
che le cadute sieno frequenti, che il giornale e-
ducando gli altri, debba educare sè medesimo.
Coloro per tanto che s'aspettavano di veder
la Rivista salire in breve tempo alla fama di
dotto, ampio, e libero periodico, mostravano di
non conoscere nè il nostro infelice passato, nè
il triste presente, nè il tenore naturale con cui
.procedono le cose umane, le quali di regola
[vanno innanzi a gradi, senza sbalzi ne scosse,
I come la luce erompe poco a poco dalle tenebre.
Qual meraviglia pertanto se la Rimsta non ha
per intero corrisposto al suo condizionato pro-
gramma? Dico condizionato^ poiché chi si pose
alla direzione d'un' impresa sì ardua, conoscendo
le difficoltà a cui essa doveva andare incontro
fra noi, che educati per lunga e comoda abitu-
dine al silenzio, abbandoniamo con rassegnazione
ultra-cristiana ed ultra-eroica le sorti del paese
a quella Provvidenza che non sappiamo aiutasse
mai chi non s'aiutava da sè, nel tracciare lar-
gamente il programma della Rivista con since-
rità e lealtà rarissima a questi tempi bugiardi e
fallaci, non faceva promesse^ ma esternava de-
sideri e speranze^ e indirizzava un' appello alla
cooperazione dei dalmati ingegni^ ed al favore
de' nostri compatriotti per vederle adempiute.
Or bene, alcuni de' nostri, cui l'esperienza
di tentativi infelicemente abortiti pel passato pre-
meva come un incubo, ironicamente sorrisero
all' apparire della Rimsta, e persuasi che niente
di buono e durevole può attecchire fra noi,
sfiduciati le rifiutarono il concorso del loro in-
gegno e della loro dottrina. Altri vedendo che
nelle condizioni legali imposte alla stampa, la
verità poteva essere detta appena a fior di lab-
bra, preferirono anziché mostrarla al publico
coperta d'un velo non a tutti trasparente, tribu-
tarle segreto ma schietto culto nel cerchio di
pochi amici, e nel modesto tempio della famiglia,
e si taquero. Taluni, che non avevano bastanti
censure pella Rivista^ e a cui non sarebbe man-
calo l'ingegno per soccorrerle,bramosi
vivtere^ paurosi di qualunque briga che potesse
a loro procurare la difesa della verità, pensarono
saviamente che T amor di patria era cosa bella
e buona, ma che non valeva la pena di esporsi
per esso neanco ad una più lenta digestione per
un giorno solo. Questo però non impediva loro
di giovarle altrimenti, accrescendo le file degli
ignoranti detrattori del giornale che gli facevano
opposizione, scuotendo la testa ad ogni nuovo
numero che comparisse, imponendo a chi aì
scriveva carichi e responsabilità gravissimi, pur-
ché essi non vi si toccassero d'un dito.
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Alcuni pochi osarono rompere arditamente qual-
che lancia pel vero, e misero con coraggio la mano
su qualche bruita piaga del paese, e fecero appello
alla coscienza ed al senno de' loro concittadini per
sanarla. Vi fu taluno, la cui penna erudita e co-
scienziosa è in moto dovunque una buona occa-
sione si offra per illustrare qualche memoria delia
nostra terra natia, che depose nel vostro perio-
dico il frullo di pazienti ed erudite fatiche, cer-
cando di renderle familiari al maggior numero, 0
mostrò di conoscere quanto seria missione fosse
quella della stampa, e come questa ripudi le fri-
volezze, le scurrili là e i concettuzzi di cui si
vorrebbe da certuni infiorarla. Il maggior numero
poi de'vostri collaboratori pensò far della Rimsta
l' organo di bisogni locali, e direi quasi micro-
scopici, e riuscì, se non m'inganno, a costrin-
gere il vostro programma entro limiti troppo
angusti, e a modificare l'indole e lo scopo del
giornale, sino a farne una onesta cronaca de' de-
sideri e de'bisogni di questa 0 quella borgata 0
città, anziché una rivista^ la quale senza tra-
scurare a tempo e luogo le cose municipali, la
cui importanza nessuno disconosce, si sollevasse
talvolta a considerare da più alto i problemi e-
conomici e morali, dalla cui soluzione dipende la
prosperità del paese.
Coloro che, quasi disperando delle sue sorti,
stanno inoperosi, prevedendo la mal riuscita
del tentativo, non sono senza scusa. La rubesta
generazione de'Dalmati, che vide il declinare del
secolo passato, e F aurora splendidissima di que-
sto è pressoché sparita, 0 sta per dileguarsi, sazia
di disinganni e di sventure, dogliosa di essere
sopravissuta a molte codardie ed iniquità, che
bruttarono questa terra infelice, e ad una infin-
gardaggine senza esempio. La- nuova generazione
|crebbe nell'ozio, nell'ignoranza e trascuranza di
tutto quanto concerne le cose del suo paese,
senz' amor di patria, che nessuno le iusegnam
conoscere ed apprezzare. Volere che noi, ne' quali
se incomincia ad accendersi qualche favilla di
patrio afletto, ciò avviene perchè ci scuotono da
lontano gli esempi de' sacrifizi che popoli più fe-
lici di noi fanno sull'altare della patria, volere
dico che d'improvviso voliamo unanimi con ar-
dore e con senno ad un' impresa, che intende
preparare ed avviare un avvenire migliore alla
nostra, sarebbe pretendere soverchiamente delle
nostre forze, e dimenticare che lievi sono i prin-
cipiidi tutte cose, e che ognuno che voglia es- ^
sere uomo conviene sia prima fanciullo. Maj
d'altra parte un popolo che dispera del suo av- j,
venire, è civilmente spento, nè v'ha che la fede';
N. 6. Zara-Sabato 7 luglio 1860. Alino I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOfflIGO-lETTERARIO.
II Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata infera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere hiviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. —• Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMMARIO. — Libri fondiari. — La riforma del
processo civile (contitmaùone e fine dei n. precedenti).
— Progressi delle armi da fuoco. — Cronaca urbana.
— Corrispondenza da Lnssinpiccolo.
liibri fondiari.
Latifundia perdidere Italiani. E queslo il
famoso detto di Plinio. Noi non ci lambiccheremo,
com' altri, il cervello per rivelarne la recondita
significazione, tolta la quale sembrerebbe un pa-
radosso. Diremo solo che la proprietà fondiaria,
senza la sicurezza materiale e legale, nel fatto,
cioè, e nelle idee, torna a perdizione del pos-
sessore. In queslo senso il motto di Plinio è
troppo vero. Noi spiegheremo altra volta il no-
stro concetto. Ora ne piace occuparci di uno dei
fattori di questa condizione indispensabile ad o-
gni progresso agrario, qual è la sicurezza legale,
cioè dei libri fondiari.
Il resoconto degli argomenti dibattuti nel
consiglio dell' impero, offertoci dalla gazzetta di
Vienna, ed accolto in lieta fronte da ogni sin-
cero patriota, ne avverte, come col progetto di
legge relativo ai libri fondiari non si tenda in
sostanza che al riordinamento di questa istituzione
là dove di già esiste. Ne sarebbe quindi esclusa
la Dalmazia, che fatalmente ancora ne va priva?
Non sembra.
Il signor Ministro di giustizia aqueta in qual-
che guisa le nostre perplessità, annunciando il
suo intendimento di estenderne quando che sia
il benefizio anche a questo dominio. Ci conforta
poi risapere che il nostro rappresentante, conte
Borelli, faccia quanto è da lui, affinchè la parola
del ministro abbia a trovare qualcosa di più che
un' eco perdutosi, appena proferita, fra le volte
di queir edifizio. A motivo del lungo temporeg-
giare si adduce la meno perfetta conoscenza delle
peculiari circostanze della provincia. Questa scon-
fortante confessione, dopo quarantasei anni dac-
ché il glorioso vessillo delF Austria sventola sulle
nostre torri, circondato dalla devozione d' un po-
polo fedele, e fra le rose di cui questa virtù di
un popolo cosparge il cammino dei governi, ci
trarrebbe a ben triste illazioni. Ma lungi da noi
le inani querimonie, le gonfie declamazioni di
di cui si di frequente si piace il giornalismo, e
che non ispingono di una linea più in là il carro
sociale.
La Dalmazia non tiene specialità di condi-
zioni tale, da opporre barriera non facilmente sor-
montabile air attivazione dei libri fondiari. Le dif-
ficoltà possono venir considerate primieramente
dal lato giuridico, nella tema di mettere la falce
sopra diritti aquisiti, quindi dal lato politico, nella
credenza di urtare nei riguardi d'ordine publico,
e finalmente dal Iato economico.
Sotto il primo aspetto egli è troppo noto.,
che i rapporti giuridici relativi alla proprietà im-
mobile in Dalmazia, seppure ritrassero nella loro
origine alcun che delle precedenti legislazioni
(statutaria, veneta, francese), debbano necessaria-
mente nel lasso di quarantasei anni essersi mo-
dellati sul codice civile austriaco, e sul regola-
mento di procedura, i quali entrambi presumono
r esistenza del sistema tavolare, a quello si ri-
feriscono, e lasciano pericolose lacune nell'eser-
cizio dei diritti in quelle provincie soltanto, nelle
quali, come da noi, la presunzione fallisce. Ne
serva di esempio la deplorabile incertezza che
qui regna intorno alla sufficienza d' un titolo an-
teriore per r aquisto delle proprietà sopra immo-
bili, ed alla eventuale necessità di un modo di
aquisizione, e di quale specie. Giudici, avvocati,
e contraenti ricorrono, diremmo quasi, per istinto
alla trascrizione del titolo nei libri di mutazione
di proprietà a metodo francese, e delle notifiche
alla maniera ex-veneta, ma con quale frutto?
Con quello soltanto che accenna all'invincibile
aspirazione del meglio, al bisogno indeclinabile
I.A FOIVBAMOIIE »I S. BEMETMO m ZAKA
CONSIDERATA NELLA SUA STORIA.
(Continuazione del nnm. 12).
PERIODO QUARTO - AUSTRIACO.
[1813 — 1860. Parte l).
Il secondo governo austriaco trovò in po-
tere del Comune di Zara, tanto la fondazione di
s. Demetrio, quanto 1' altre di Ciprianis, Giovino
e s. Michele in monte, pel sostentamento del Col-
legio che allora esisteva, e che ad esistere con-
tinuò in quella forma sino al 1816. In tale anno,
avendo esso trovato necessario di meglio prov-
vedere all' istruzione publica secondo i propri
regolamenti, divisò d'attivare un provvisorio i-
stituto composto di scuola normale e ginnasio,
di cui fu celebrata F apertura il 24 novembre.
Assuntasi allora l'erario la cura delle scuole,as-
sunse pure r amministrazione dei fondi nostri per
sostenerne le spese, e ciò non perchè alla Co-
mune si negasse il diritto di fruir dei medesimi
giusta Io scopo loro prefisso, ma soltanto per ces-
sare ad essa 1' aggravio d'alcuni percenti che
contribuiva all' amministratore, mentre dalla cassa
publica se ne dovea sostenere F azienda gra-
tuitamente. Gratuitamente, separatamente, e prov-
visoriamente, in riserva di determinare a quale
uso dovessero venir convertite le rendite di quelle
quattro fondazioni.
Tale determinazione però non fu molto sol-
lecita, ed appena del 1830 si vide uscire una
sovrana risoluzione 3 novembre, dalla quale ap-
parivano i principii d' equità e rettitudine, che
F imperatore Francesco I voleva osservati riguar-
do a simili fondazioni, ordinando che dovessero
le medesime venir trattate meglio che fosse pos-
sibile, conforme alF originario loro scopo, e se-
condo la volontà dei testatori.
E ciò anche vedovasi pienamente adem-
piuto, in virtiì delle altre sovrane risoluzioni 20
agosto 1834 e 20 febbraro 1836, per le fon-
dazioni Ciprianis e Giovino. Con esse, in fatti,
veniva disposto che le rendite loro, da quando
il governo austriaco tornò in possesso della Dal-
mazia, dovessero andar a vantaggio delle fon-
dazioni stesse ed in aumento del capitale; che
al godimento ne fossero chiamati i giovani di
quelle classi e secondo quelle condizioni ch'eran
volute dai testatori, e che la scelta dei benefi-
candi e F amministrazione della sostanza deman-
date venissero al Comune di Zara.
In pari tempo, anche riguardo alla fonda-
zione di s. Demetrio nasceva qualche provvedi-
mento, e con sovrana risoluzione del 15 mag-
gio 1835 vedeasi disposto, che le rendite ar-
retratte della medesima vengano convertite in ca-
pitale fruttante, affine di realizzarne in una mi-
sura più estesa lo scopo, e che le rendite deri-
vanti tanto da questo capitale, quanto dai heni
pertinenti alla fondazione, le quali avrebbero con-
tinuato ad essere amministrate dal demanio, ven-
gano impiegate a benefizio di quelle nobili don-
zelle che fossero per abbracciare lo stato mo-
nastico in questo convento di s. Maria, e clie
venissero presentate dal Consiglio municipale di
Zara, erogando per ciascuna d' esse la dote di
fiorini quattrocento, e mettendo ad interesse altri
cinquecento fiorini per ritraere F annuo livello di
fiorini venticinque, da corrispondersi al convento
come vitalizio per la monacanda. (Vedi relativo
Avviso della Congregazione municipale inserito
nel foglio d' annunzi della Gazzetta dì Zara, ii
63, 64, 65 di quelF anno).
Questa risoluzione però non potè mai conse-
guire F effetto per mancanza tra le nobili nostre
di chi al monachismo applicasse. Passato perciò
qualche anno, si pensò d' approfittare di tali fondi
per qualche altro oggetto, e siccome allora fer-
veva il divisamente d' erigere, in Zara una Casa
di ricovero, così veniva chiamata la Comune 3
prendere in nuovo piii maturo esame quest' argo-
mento, per non lasciare inoperoso un capitale si
rilevante, e per poter implorare dal Sovrano b
sua destinazione a favore della casa medesima
Contemporaneamente venivale pur ingiunto di^
constatare F origine ed i cambiamenti a cuisog*
giaquero il convento e la fondazione di s.
metrio, e d' accennare le disposizioni corse
riguardo loro sotto i passati governi (1840). Ciò
proverebbe chiaramente che le informazioni
cui fu provocata la risoluzione suddetta, riteniitf
non fossero così complete ed esatte da non la'
sciare alcun dubbio, e che F autorità governativa
stessa convinta fosse del bisogno d' un provvedi']
mento migliore, non avendo quel primo, per
sembra, considerato la fondazione di s. Demetrio
che soltanto come fondazione religiosa, qual
stata fino al 1779.
I documenti allora trovati e le notizie J"''
tratte, la mercè di valenti e benemeriti citta(iin^i
che a quest' effetto zelantemente s' adoperarono
mettendo in luce il tramutamento seguito fl^i
1779 della fondazione stessa da religiosa in
lastica, e F esclusivo uso che, come tale, s® n®
fece sempre in appresso, a nuove trattative
N. 22. Zara-Sabato 27 Oltobre I8C0. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prexzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno (juesti essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anchs
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono alFrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separalo vale s. 15.
SOMUIAItlO. — Su d'un'' antica vasca battesimale
del museo Correr di Venezia. — Nuovi fatti a propo-
sito di sicure!im campestre. — Corrispondenza musicale.
— Sul libero trasporto dei grani. — Varietà astrono-
mia, educazione. — Teatro di Zara.
SU D' UiY ANTICA VASCA BATTESIMALE
DEL MUSEO CORRER DI VENEZIA
Al chiarissimo signore Giovanni Kufeuijevicli, Presidente
delia^ocietà storica di Zagabria.
10 non so se voi, mio signore, vi ricordiate
d'una discussione agitata, sette anni sono, fra
la Gazzetta di Venezia, quei giornale II Vaglio,
e r Osservatore Dalmato, a proposito dell'iscri-
zione che si legge intorno d'un'antica vasca
battesimale, scoperta allora di fresco in una cor-
ticella del veneto chiostro che tengono i Cap-
puccini al Redentore, e di là trasportata quale
storico interessante ricordo nel civico museo Cor-
rer. Tale vasca, di forma esagona, decorata di
qualche fregio, risale al tempo in cui s' ammini-
strava il battesimo per immersione, e dell' epi-
grafe intera scolpitavi sopra questo è il tenore :
IIEC FONS NEMPE SYMIT INFIRMOS VT REDDAT IL-
LVMINATOS — me EXPIANT SGELERÀ SVA OVOD (sic)
- DE PRIMO SVMPSERVNT PARENTE VT EFFICIANTV —
R CIIRISTICOLE SALVBRITER CONFITENDO TRliNVM PER
- EN^'E. HOC IOHANNES PRESBITER SVB TEMPORE
VISSAS-CLAVO DVCI (sic) OPVS BENE COMPOSVIT DE-
VOTE — IN ONORE (sic) VIDELICET SANCTI — lOHAN-
NIS BAPTISTE VT INTERCEDAT PRO EO CLIENTVLOQVE
svo. —
11 tratto men chiaro di quest' epigrafe, che
destò la contesa detta, era : Johannes presbiter
tempore Wissasclam duci, col quale segnata
Veniva V epoca in cui fu la vasca eseguita, e dal
fiuale facevasi nel tempo stesso palese eh' esser
^lla dovesse di slava derivazione.
. La Gazzetta, nei suo iium. 102 del 1853,
la riteneva del secolo XI o dei primi anni del
XII, e senza punto dubitare che la parola Wis-
sasclavo fosse nome di persona, facendosi a cer-
care chi potesse averlo portato fra i principi di
nazione slava, parevate di trovarne un' analogia
fonica nei nomi dei principi russi Ysiaslaf e Vze-
slaf, vissuti appunto nel secolo XI.
Il Vaglio, tutt' all' opposto, nel suo num. 33
di queir anno, dal vedere bipartita sulla pietra
la parola Wissasclavo in Vissas e Ciano, face-
vasi a credere che, anziché nome di persona,
fosse titolo d' autorità, equivalente a superiore-
capo (dall' illirico msci e glam); che volesse
indicare una rappresentanza collettiva di potere
ecclesiastico e temporale concentrata nel prete
Giovanni, e che con la soggiuntavi parola duci
si volesse dare dell' altra una spiegazione, e quasi
una traduzione nella lingua dell' epigrafe. Tal
brano quindi, secondo esso giornale, non altro
avrebbe voluto significare se non che quella va-
sca fu opera di prete Giovanni, al tempo che
egli era Wissasclavo, ossia superiore-capo, cioè
duce del suo popolo.
Voleva inoltre il Vaglio che con quelle pa-
role ut intercedat prò eo clientnloque suo inten-
desse il buon prete di raccomandare al santo
Precursore sè stesso ed il popolo, rappresentato,
secondo lui, dalla parola clientulo, quasi volesse
dire ''la sua clientela, gli accorrenti al tempio,
"i dipendenti del duce, i soggetti alla diocesi^.
Strana mi parve troppo una siffatta opinione;
e sapendo bene quanto fra gli Slavi, che il no-
me prendono dalla Gloria 0» illirico slava), sia
comune d'applicar tale nome anche a singole
persone, facendone, coli'aggiunta di qualche al-
tra voce, uno composto, di particolare significa-
zione, m'avventurai ad entrare per terzo nel-
Farrinffo, ed in un articolo inserto nel num. 135
dell' Osservatore Dalmalo^ anno stesso, ritenni
colla Gazzetta che Wissasclavo fosse realmente
nome di persona, come l'erano Radoslavo, Dir-
lica col Rossi, questo Municipio attenderà un
j (Tentile riscontro, che riescirà ancor più gradito,
se sollecito, onde al caso esercitare altrove le
pratiche necessarie.
Il Municipio è lieto di poter anche in que-
sf occasione stendere la mano a quello di Ra-
gusa, assicurandolo dei vivo desiderio che buoni
rapporti (necessari sempre e molto più ora) af-
fratellino le comuni dalmate.
Spalato^ 15 settembre 1860.
ad N. 2170 a. c.
Spettabile Municipio di Ragusa.
La Congregazione Municipale nel senso del-
l'anteriore sua nota 15 settembre N. 2170, si
pregia di rinnovare a codesto Spettabile Munici-
pio la preghiera di volerle dire colla massima
sollecitudine, se sia intenzionato di rinnovare il
suo contratto col maestro di musica sig. Rossi.
Spalalo, 10 ottobre 1860.
Esperimenti e rimedi pella malattia delle uve.
Zara, 8 novembre.
In tutti questi anni dacché la fatale critto-
gama va devastando la maggior parte dei vi-
gneti di Europa; e quantunque per alcune lo-
calità essa abbia perduta la primitiva sua forza
distruggitrice, in altre si mantenga con tutta l'in-
tensità, ed in altre finalmente .mostri d' essere
in uno stadio d'aumento; infinite furono l'espe-
; rienze per diminuirne i dannosissimi effetti, e sen-
za numero i rimedi suggeriti dall' empirismo e
dalla scienza a questo scopo.
Nessuna meraviglia adunque, se in mezzo
a tante opinioni se ne trovino di quelle che sono
in perfetta opposizione fra di loro. Neil' anno 1856
in un giornale di Milano, il Crepuscolo., un di-
stinto, agronomo, dopo d' aver minutamente stu-
dialo r argomento della malattia delle viti, rac-
cogliendo quanto 1' esperienza e 1' osservazione
gli posero innanzi, credette poter attribuire la
causa di tale disastro allo straordinario molti-
plicarsi di queir essere parassito, che manife-
standosi in sembianza di muffa investe le viti,
6 ne assorbe l'umore necessario a produrre e
maturare le uve ed a sostentare sè medesime.
Sembrerebbe che questo naturale nemico della
vite abbia sempre esistito, ma che essendo po-
chi i casi ed isolati, non erano gran fatto av-
vertiti, fino a che, fra le altre cause, le prima-
vere umide e fredde, e le prolungate pioggie
autunnali ne favorirono lo sviluppo sulle viti men
rigogliose, a segno da farne perire per intero i
faccolti. L'umidità dell'atmosfera da un lato, e
stentata vegetazione della vite dall'altro sono
adunque le precipue condizioni del maggiore svi-
^po del parassita.
Converrebbe per ciò ostare a questo, quale
primo rimedio, e ciò si otterrebbe col diminuire
da un canto la riproduzione copiosa dei semi
del parassita, e dall'altro procacciando alla vite
finché è possibile maggior vigore di vegeta-
zione. Rispetto alla diminuzione dei germi, sic-
come è noto che essi si moltiplicano nell'autun-
no più che in altra stagione, così sarebbe ne-
cessario troncare al più presto questa moltipli-
cazione, col potare le viti tosto che si abbia
colto l'uva.
Rispetto poi alle viti, siccome non è pos-
sibile rinvigorire quelle già troppo estenuate, sa-
rebbe necessario amput^irle al piede, affinchè se
hanno ancor forza si riproducano; le rigogliose
poi converrebbe purgarle dai germi che nell' au-
tunno s'innestano e s' abbarbicano sui getti ma-
turanti, che si serbano per comporre il tralcio
dell' anno successivo. E ciò si otterrebbe seppel-
lendole esattamente in modo che i (fetti rimasti
sieno per intero nascosti sotto terra, essendo in-
dubitato che, forse pella mancanza di comunica-
zione coir aria esterna, i germi sotterra scom-
paiono. Anche il parassita che investe i g elsi
scompare esso pure tosto che i tronchi ne sieno
esattamente coperti di paglia.
Ora invece altre esperienze coronate da fe-
lice successo ci farebbero cadere nella convin-
zione contraria. — Nella Gazzetta di Venezia
del 12 ottobre scorso al N. 234 troviamo, che
in un podere del veneto patrizio D.r Daniele Cico-
gna nel distretto di Piove, dove egli aveva dato
ordine ai suoi coloni che in quest'anno ommet-
tessero il potare i tralci delle viti solito a pra-
ticarsi annualmente, si aveva ottenuto un buoii
prodotto di mosto, e che quell' albugine che la
micidiale crittogama soleva diffondere sui grappoli
dell' uva, scorgevasi, ed anche in poca quantità,
attaccata al dorso dei tralci, lasciato avendo il-
lesi i grappoli.
E più sotto si legge, a conferma di quanto
innanzi vien detto, che il nobile Giulio della
Banca, in una sua possessione di cento campi
in Orgiano, aveva 1' anno scorso avuto il pro-
dotto di 20,000 libbre d'uva, conseguentemente
a non aver potate le viti, e che 1' uva non era
punto guasta dalla comune malattia.
Ora ecco due fatti, che, partendo da principi!
diametralmente opposti a quelli più sopra indicati-,
parrebbe che dovessero condurre al medesimo
fine. Secondo quella prima opinione, colla pota-
tura autunnale delle viti e col seppellimento delle
stesse, si verrebbe quasi a togliere al parassita
ogni possibilità d'infestare più oltre i vigneti; se-
condo questi invece, sembrerebbe tutto al contrario.
Sappiamo che la potatura autunnale venne anche
qui da taluno esperimentata, ma forse o per non
essere stata accompagnata dal seppellimento di
tutte le piante, o per qualche altra inesattezza
potere legislativo, ed abbia a garanzia morale
la responsabilità dei ministri e la libertà della
stampa, ed a g^anzia materiale la guardia na-
zionale, potrà soltanto ingenerare la iiduèià negli
animi. ' ' ^
'Quando le finanze dello stato saranno di-
venute, mercè il nuovo vincolo, quelle della na-
zione, i suoi rappresentanti sapranno trovare il
mezzo per ristorarle in quelle risorse che oggi
sono rese impossibili, ed allora stabilito un reale
e durevole equilibrio tra le spese e le rendite,
nascerà il credito', che ha per base la fede e
la sicurezza nell'avvenire. E se la natura delle
cose dovesse essere piìi forte delle menti dei
rappresentanti nazionali, il cuore sarà chiamato
in aiuto, e si copriranno i bisogni del momento,
colla certezza di trovare nell'avvenire un gene-
roso compenso.
Tale è, Eccellenza, il risultato ottenuto nella
tornata d'oggi della camera di commercio ed
industria di Zara, la quale, giacché 1' E. V. volle
offrigliene l'occasione, ha votato di porgerle pre-
ghiera eh' Ella voglia rendersi interprete di questi
sentimenti presso S. M. l'Imperatore.
Zara, 28 gennaio 1861.
II gerente
P. ABELICH.
Il segretario
D.r a. Bulat.
tndìTiz
Alla spellabile CoDgregazionc municipale
di Zara.
Un èra nuova di maggior benessere va
sorgendo al presente per la cara patria nostra,
Dalmazia, quella cioè dell' autonomia e della dieta
provinciale.
In momenti di tanto vitale importanza qual
maggiore beneficio agli interessi di questa nostra
diletta provincia, che il bando da ogni gretto
municipalismo, e 1' affratellamento di lutti noi, che
gloriar ci possiamo di chiamarci Dalmati, senza ab-
bisognare di surrogato ! Ed una prova di ciò so-
lenne, e per noi scardonesi d'imperitura memo-
ria, si fu r aver veduto siccome codesto rispet-
tabile Municipio, appena riconosciuta l'imponenza
dell' attuale posizione, Egli il primo venisse a
.sjenderci la fraterna mano, chiamandoci a parte
di quanto trattar dovevasi pel comun bene pa-
trio, sulla causa cioè non aversi a conculcare il
diritto e la giustizia.
Questa mano fraterna, riconoscenti e pieni
d'affetto, noi accettammo e stringemmo.
In seguito poi a ciò, nella conforta a co-
desta parte del degnissimo nostro Podestà signor
Marassovich, ebbesi a rilevare la speciale atten-
zione e deferenza spiegatagli, invitandolo pure a
far parte, con altri rispettabili Podestà, di Esso
onorevole Consiglio municipale, in cui avevansi
a propugnare i piìi nobili e sacri diritti della pa-
tria comune.
Questa è una guarentigia la più solida della
già stabilita unione e fratellanza de' Dalmati, basi
fondamentali a render felice un popolo.
Scard ona quindi di tutto ciò riconoscente,
di nuovo stende la fraterna mano a Zara ed a
tutta Dalmazia, superba di poter in ogni incontro
offrire il proprio affettuoso voto all' altare della
patria. ^
Dall' Amministrazione comunale •
Scardona, 19 gennaio 1861.
Pel Podestà in permesso
VINCENZO ROSA assessore.
Giovanni Sinobad assessore.
Marassovich segretario.
Fablicazioni oceai§ione.
L' opuscolo che il Tommasèo diresse ai
Dalmati da Firenze, fu riprodotto, oltre che da
questo giornale, anche dal Diawlefto di Trieste
e dalla Gazzetta éì Fiume. Separate edizioni se
ne fecero pure in opuscoli a Zara dalla sotto-,
scritta Redazione, a Trieste da quel tipografo sig.
Coen, a Fiume dal sig. Rezza. L' edizioni nostre
però hanno ,sull'altre il vantaggio di non aver
nulla omesso delle parole dell' autore. Sappiamo
inoltre che a Zara se ne lavora una traduzione
in illirico da penna valente, per cura dell' opero-
so nostro libraio sig. Abelich.
A Spalalo venne in luce l'opuscolo: I par-
titi in Dalmazia del sig. Ignazio Bacotich, ed un
altro se ne annunzia col titolo: I partiti dalma-
ta-croati e mio giudicio (sic).
Molto poi si desidera di leggere un lavoro
uscito in proposito dall' elegante e robusta penna
del sig. Vincenzo Duplancich, di cui s'affermava
già compiuta la stampa da questa tipografia Bai-
tara, ma che, per quant'ora udiamo, sarà publi-
cato invece da una di Trieste.
Tip. Difflareiii-Rougier. D.r GOSi^lO DEGNA DI POSSIĐAKIA e GIOSEPPE FEORARI CllPIlLf, Redalliri respo«aWi.
che hanno i suoi ministri d' essere degnamente
rimeritali dei loro studi e delle loro fatiche. —
Che la condizione dei nostri istitutori comunali
sia qual essere dovrebbe, anzi sia quasi affatto
r opposto di quello che essere dovrebbe perchè
potessero adempire per bene la loro nobile mis-
sione, non vi è d'uopo che spendiamo parole a
dimostrarlo, avendolo altri cento e più valenti
di noi dimostrato con inoppug-nabili ragioni; quello
però che crediamo ben fatto di ripetere si è, che
coloro che sono chiamati ad educare od istruire
i figli del popolo, devono ritrarre dalle loro cure
tali mercedi, che li assicurino dalle pressure del
tiranno bisogno, poiché finché e' stenteranno su
quel letto di procuste, ei non potranno studiare,
né quindi insegnare debitamente quel che hanno
appreso, ed in tal caso si avrà sovente ragione
di esclamare: "Miseri padri, a chi affidate i vo-
stri figli!,,
Educazione. — La commissione promotrice
dell' educazione dei sordi muli della provincia di
Milano ha publicato testé il suo reso-conto pel-
r anno 1860. Olire i particolari consueti, questo
scritto ricorda anco 1' obbligo che hanno gli Stati
di provvedere alla completa educazione dei sordo
muti, la cui misera condizione si merita le alien-'
zioni e le cure di tutti i buoni, ed inoltre fa
manifesto il progetto di diffondere in ogni pro-
vincia italiana così provvida istituzione. — Come
saggio poi dei progressi intellettuali degli alunni
dell' istituto dei sordo-muti in Milano, in quella
relazione son riportale alcune loro scritte, vere
gemme letterarie, sì per la nobiltà dei concetti,
come per 1' affetto grande da cui sono impresse.
FioricoliÒra. — Il mezzo piìi comune per
conservare i mazzolini di fiori è quello di im-
mergerne il fusto neir aqua rinnovandola almeno
una volta al giorno, ma è un mezzo che non
indugia di molto il loro appassimento; quindi ne
proponiamo un altro, che ci è insegnato dal Mo-
nitore scientifico di Parigi, il quale consiste sem-
plicemente neir introdurre un cucchiaio più o
meno grande di polvere di carbone nell' aqua
che deve contenere i fiori. Con questo semplice
compenso le piante si conservano senza altera-
zione sensibile almeno tanto tempo quanto du-
rano rimanendo unite alle piante, e senza che
sia necessario di cangiar 1'aqua, poiché questa
resta sempre limpida.
Igiene. — Non più tosse. Un celebre me-
dico di Londra ha publicato alcuni suoi avvisi
sulla cura dì questa affezione che travaglia tante
creature umane massime nel corso del verno.
Quel medico dunque mantiene che se la tosse
riesce tante volte così ostinata, così molesta,
egli è più che pei- altra cagione, perché la si
tratta quasi sempre con farmaci che tornano soavi
al palato, cioè giulebbi, emulsioni, rotule e simili
dolci leccornie, mentre dovrebbero scegliersi a
quest'uopo le medicine più amare e più nau-
seanti. E per non lasciar ad altri la difficoltà
della scelta di tai farmaci ci dà la formula di
una pozione, cui può applicarsi con molta pro-
prietà il verso dantesco
Tanto è amara, che poco è più morte.
Questa è composta di decozione d'aloe, di in-
fusione di genziana e di senna, di aceto di squilla,
di tintura d' assa fetida a parli eguali. Dose: u-
no 0 due cucchiai da caffè ad ogni grave as-
salto di tosse. Pel legame che vi è fra il morale
ed il fisico, dice il nostro Esculapio britanno,
interviene che se questo composto viene rigo-
rosamente propinato, le tossi più frequenti il più
delle volte si ammansano e cessano. Ai nostri
medici F ardua bisogna di decidere della effica-
cia di queslà inaudita maniera di curare la tosse.
Naillica. — Avendo parecchi giornali degfi
I Stati-Uniti d' America lodato i loro artefici nau-
! tici, come quelli che fecero prova di maggior
prestezza di ogni altro nel costruire dei legni da
g-uerra, il Moniteur de la Flotte, giornale pari-
g-ino, rivendica questo vanto ai cala fatti di Fran-
cia, e non solo agli attuali, ma a quelli di due
secoli fa; e a provare questa asserzione cita la
»Gazzetta di Francia del 20 luglio 1679 che rap-
porta il seguente fatto: "Arnoux, artefice nau-
tico dell' arsenale di Tolone, ha fabbricato un
vascello in sette sole ore. A quest' uopo ogni
cosa era stata preparala e disposta, e 700 uo-
mini posero mano al lavoro e con tal ordine e
solerzia che il legno fu compiuto nel tempo suin-
dicato. Questo è lungo 100 piedi, ha 40 bocche
per 40 cannoni ed ha un' arboratura composta
di due mila corde,,.
— A quali eccessi possa condurre la mal-
nata passione del giuoco lo addimostrano anche
due recenti suicidj testé consumati in Francoforte.
Una delle vittime di questa passione era un prin-
cipe proprietario di vastissimi poderi, il quale
perdette sui tavolieri di Hamburg più di 100,000
talleri; l'altro era un viaggiatore di commercio
che a Nassau sprecò giuocando 2000 talleri di
cui era depositario e che spettavano ad un mer-
cante di Lubecca.
— In un caffè di Rouen si staccò dal sof-
fitto r apparecchio del gas illuminante, e senza
il coraggio di uno degli astanti che chiuse il tu-
bo che alimentava quell' apparecchio, probabil-
mente avrebbe dato luogo a una tremenda e-
spolsione.
{^Riv. Fr.)
ÌKp. Demafchi-Roiigier. D.r COSIMO BEGM DI POSSIDARIA e GIUSEPPE FERRARI ClIPILLf, fiedaUeri responsìibiii*
Era già stampato F oltrescritto articolo quan-
do un invito giuntoci ne mostrava che non ci
eravamo ingannati sui sentimenti nudriti dai no-
stri concittadini per l'esimio defunto. Con esso
ci si annunziava per oggi un ufficio funebre a
di lui suffragio disposto dai suoi particolari a-
inici sigg". fratelli Salghetti-Drioli, il quale pel
fatto venne decorosamente tenuto nella chiesa di
S. Francesco, colf intervento della locale i. r. Di-
rezione delle pubbliche costruzioni, e d'altri
ragguardevoli soggetti, cittadini, ed artieri, me-
mori della qualità egregie di mente e di cuore
ond' era il Presani fornito.
Due iscrizioni, dettate dal signor Giovanni
Salghetti-Drioli, si leggevano una sopra la porta
della chiesa, Y altra (che riportiamo qui sotto)
stampata alla bara, e per le contrade della città
nostra, che dimostrò anche in quest' incontro qua-
le grato ricordo abbia ella sempre conservato
anche di que'non suoi figli, che ad essa in qual-
che modo giovarono, e conciliare se ne sepper
r affetto.
Alla Memoria
Del Fu Direttore Edile
YAIENTINO DOTTORE PREŠANI
Udinese
Architetto Matemalico Idraulico
Sapientissimo
Per Opere Insigni
In Italia In Dulmazia In Istria
Cospicuo
Per Intemerata Coscienza
Per Virtuoso Costume
Per Aborrimento A Tutte AbbiezioniDiOrgoglio
Segnalatissimo
Cittadino Marito Padre Amico
Desideratissimo
Tolto Ai Vivi Nel Suo Seltantesimoterzo
Alli XVIII Aprile
Negli Anni MDCCCLXI
Laudazione E Pianto.
Passò L'Aniina Tua
Del Bello Del Buono Del Vero Sempre Disiosa
Ove Non È Più Disio
Ma II Tuo Nome
A Zara
Che Tua Patria Seconda Chiamavi
Delia Quale Accrescesti L' Onore
De' Cui Poveri Allegerivi La Miseria
Resterà Sempre
Caro Onoralo Benedetto
A v e
Nobilissimo Spirilo
Che La Splendida Libertà
Godi Dell' Infinito
A V e !
Dicerie ed inversioni.
Non ci saremmo presi veruna briga d'un
articolo conmnicato alla Gazzetta di Fiume, con
cui l'ab. Giorgio D.r Pullich, i. r. Direttore di
questo ginnasio e Deputato alla Dieta nostra^ in-
tese rimarcare Ossermiore dalmato certe la-
cune ed inesattezze nelle notizie della tornata 23
e 24 aprile della Dieta stessa. La nessuna soli-
darietà del giornale nostro cogX imperiali regi
dall'autore indicati nell'accompagnatoria con^,cui
pregava quella Redazione ad inserir tale articolo
nelle sue colonne, ci dispensava da qual si fosse
ingerenza in faccende altrui; quantunque il noto
carattere onesto e leale del sig. D.r Vucoyich,
marcatamente dall' autor nominato, e che, .per
quanto publicamente consta dall' Osservatore^jàon
può dirsi da già tempo nicegerente &e\\a. sua -jRe-
dazione, ci guarentisse che s' egli esitò ad, in-
serire un articolo, tendente a riformarne qualche
anteriore, lo debbe aver fatto per giuste e buone
ragioni. Ma le faccende altrui non istettero guari,
per gentilezza dell'autore chiarissimo, a diventar
anche nostre.
E di fatti, vedendo noi dirsi nell'accompagna-
toria stessa che dalle colonne riportatrici di quel-
r articolo ^^potrà anche la Voce Dalmatica trarre
"un qualche partito per le dicerie in buona dose
"poetizzate nè suoi numeri 16 e 17„ abbiamo
dovuto farci ad indagare quale sarebbe tale par-
tito, per giovarcene qualora vi fosse il caso; e
ciò tanto più che nelle colonne di detta riputata
Gazzetta parecchie volte abbiamo trovato noi
Dalmati qualche cosa d'apprendere, specialmente
nella quistione che ci tiene agitati, ed anche da
ultimo ci restarono bene impresse in mente q^ielle
Reminiscenze storiche del Municipio di Fiume
dal giorno dell'occupazione dei Croati nel 1S48.
Ma nel caso attuale, dalle colonne portanti l'ar-
ticolo sopraccennato, è nulla d'apprendere, e
nessun profitto abbiamo trovalo da trarne. Non
in quanto alla sostanza dei fatti, giacché fin tanto
che non siano pubblicati i relativi rapporti ste-
nografici, nessuno può farsi giudice della mag-
giore 0 minore esattezza di simili relazioni par-
ticolari, nè pretendere che sia prestato fede alle
sue più che alle altrui parole ; e ciò molto piO
dove trattisi, non di relazioni diffuse, ma di com-
pendiosissimi cenni, estesi col solo aiuto della
te, ovvero dalP averle concesso d' invadere un
campo non suo. Se quindi il Pulii avesse pre-
teso di rappresentare in figura gii aslratti, o
qualche modiricazione del senso inlimo, allora
converrei anch' io cog-li oppositori e direi ciò
che essi dicono, e forse qualche cosa di più.
Laddove, se ottenne copiosi encomi ed abbon-
devoli frulli colui che lento pel primo di appli-
care questo metodo all' istruzione dei fanciulli,
quanta gratitudine non meriterà 1' autore di un
Dizionario, il quale, senza conlesa, può servire
di studio e di diletto anche agli adulti, non e-
sclusi nemmeno color che sanno?
Una cosa soltanto non potrei commendare
nel lavoro, ed è quella di aver voluto rappre-
sentare in figura anche ciò, che ragioni mollo
più vitali di quella di non far opera incompleta,
avrebbero consigliato d'oni inette re. Un Dizionario
intuitivo è libro ben diverso da un vocabolario
qualsiasi; e se in questi stanno pure registrati
que' termini, non mi sembra però che possano
recar ferita così grave alla moralità, com'è quella
cagionala dall' osservare una figura, che viva-
mente s'imprime nella memoria, più tardi si ri-
produce in mille svariate forme nell' imm&gina-
zione, e termina quando che sia col corrompere
il cuore. Tale non è Jo scopo del sig. Pulii,
come non sarebbe quello di verun uomo onesto.
Troppo abbondano le fonti avvelenale, a cui
corre sitibonda la nostra gioventù, perchè dal
moltiplicarle ci asteniamo, non per semplice con-
venienza, ma per non affrettare l'eccidio di que-
sta e delle generazioni venture. Ma il Pulii è
ancora in tempo di rimediarci, ed io sono cer-
tissimo che vorrà farlo.
Così mi sembra d'aver soddisfallo ad un
doppio dovere, a quello cioè, di commendare un
lavoro per se commendevole, come pure all'al-
tro di accer;n:ire ciò che, dietro mio convinci-
mento, dovrebbb'essere ommesso; entrambi poi
concorreranno a provare che nè la lode è gra-
tuita, nè il biasimo infondato.
Ab* C}jov. ISevicli*
AlV autore dell' articolo Al sig. S. anti-annessionista moderalo e ragionevole
Gazzetta di Fiume n. 1A5.
Voglia r autore di quell' articolo accettare
la traduzione della seguente favola che gli dedico.
''Un di un somaro, dopo vari tentativi le-
citi ed illeciti onde cangiar l'umil condizione sua,
arrivò alla fine a disfarsi del basto che il grop-
pone gli ricopriva, ed avviatosi verso la foresta,
il caso gli fece rinvenire la pelle di un leone.
Contento dell'accidente, la prese, e con quella
ie forme sue ben ricopriva. Lieto dello vedersi
così metamorfosato, entrò la foresta con fare ar-
dito, ma che però lasciava trapelare ad ogni tratto,
r origine sua. Sedutosi quivi, cominciò a gustare
i primi trionfi tra suoi confratelli, colla prepo-
tenza che la sua veste esterna gli concedeva,
ed era ben lieto di far sentire la di lui influenza
nelle deliberazioni delle altre bestie. Nel mezzo
de'suoi trionfi, e precisamente quaiido credeva
aver dato un addio all' antico basto, una volpe
gli passa da presso, e dopo ben osservatolo, col
riso crudele dello scherno proruppe: oh mio buon
somaro ! smetti quel vestito che non si confà
coir ossuta tua groppa, e torna al tuo basto ed
all' amico raglio. Disingannale così le altre be-
stie, fecero di lui solenne un ridicolo, perde il
posto ne' loro crocchi, e ritornò un umile so-
maro, coni' era nell' origine sua,,.
Con questa mia dedica io mi esonero da
qualunque carteggio con quell' autore, chè sareb-
be disonorevole per me il sostenerlo, e colla u-
milissima educazione mia seguirlo non potrei sul
terreno da lui prescelto, sul quale egli si sente
forte ed imprendibile, e la villoria resterebbe
sempre dal canto suo.
Spalalo^ a' 27 giugno.
T,
CORRISPONDENZA.
Rìporfiamo la seguente leVera giuntaci col
mezzo poslale^ non per saggio di lingua, giac-
che l' autore ci potrebbe dire^ come qualche al^
tro^ coir annalisfa lìesti, di non scrivere bene in
italiano^ dovendolo fare in un linguaggio fore-
stiero, ma bensì per proca d' altre belle cose^
che i lettori potranno facilmenle comprendere da
sè medesimi. — E quantunque, per poter ornare
le nostre colonne di un tal gioiello, sia stata da
noi ben di grado incontratn la relativa spesa,
dobbiamo cionondimeno aviierlire autore, che
colendocela risparmiare^ non l)astaiia porvi sulla
soprascritta la parola Reclamazione, ma la let-
tera stessa doveva essere anche aperta, od al-
trimenti doveva egli prendersi /' incomodo del-
l' affrancazione^ secondo i patti che stanno in
fronte del nostro giornale. Valga ciò a suo lume
per un' altra volta. — V ortografia fu scrupo-
losamente conservata com'è nell'originale.
Spellabile Redazione I
Ella continua sempre a ciarlare contro la
povera, ma onestissima Nazione Slava. Dal tempo
che ha cominciato l'importante questione dalmato-
croata; Ella signora redazione difende e vuol
restare Dalmate; ma sotto questo nome mai non
si sa che nazione è la dalmata; Taliniia forse,
slava oppure Tedesca? 0 povera Voce Dalma-
tica,! che dice esser foglio letterato, e non sa
ancora cosa è, di che nazione e con chi vive ?II
Ecco che il povero, senza cultura, senza edu-