vediamo, ci par^ non. passare oltre la prima scorza,
essere mossa da un pic^^olo numero di individui cui
favorevoli congiunture diedero maggiore coltura e
istruzione, e nobiltà e delicatezza di sentimenti,
ma non punto comunicata agli ultimi ordini socia-
li, e compresa dalla, grande maggioranza del po-
polo 11 quale solo ha potenza di' condurre a buon
fine r opere grandi. Perciò abbiamo sempre ve-
duto la rivoluzione abortire in Bosnia e in Er-
zegovina, suscitarvisi di tempo in tempo torbidi, mo-
vimenti & lotte parziali, ma venire in breve re-
pressi, senza mai destare generale incendio e
vasta insurrezione, come fu de' Greci, che riuscisse
a un esito definitivo. Oggi stesso la insurrezione
pare assai limitata, e la Serbia, del cui aiuto da
tanto tempo si parla, rimane spettatrice silen-
2iosa e tranquilla.
Al sig. Sperato Nodilo.
A voi che di persona non conosciamo, nè cu-
riamo di conoscere, e il cui nome qual redattore
del Nazionale da poco in qua ci cadde soW oc-
chio, a voi scrittore d' articoH che, come diceste
voi stesso, oggi nascono e domani muoiono , ma
senz' aggiungere, come avreste dovuto, della morte
delle cose vi^ ; a voi son dirette queste brevi
parok;
Il componimento di data 30 maggio , inserito
nel n. 27 deV vostro periodico, ha indignato ogni
anima onesta. Rispondere a quello per filo e per
segno sarà cura d'altri ; noi ci limiteremo ft dirvi
soltanto ciò che pensiamo di voi.
Qualunque si fosse F opinione di Nicolò Tom-
maseo suir annessione a Croazia, qualunque cosa
<ietća o sfTitta egli avesse in tale proposito , voi
Sperato Nodilo , j^iente " fanciulla e vagellante, di
fronte a rinomanza cosi colossale, dovevate dubi-
tare di voi stesso e tacere.
Se Tommaseo non è giudice infalhbite, voi siete
un nulla, e non 'tocca alla nullità alzar la voce
nè punto nè poco. E voi in quella vece vi pen-
saste d'irriderlo, giungeste sino a dargli del men-
• TT.it I_1 /vi
• Sappiate peraltro, o signore, che i fatti cui il Tom-
maseo accenna, non può esserseli* sognati ; sappiate
che fatti consumati nel mistero e pur veri, più facile
assai del provarh è il negar che avvenissero ; sap-
piate che -certe reticenze sono necessari! avvisi e ob-
bligo d'anime generose ; ma che se anche gli uo-
mini tacciono, il tempo, che non compassiona,
palesa i fatti i più misteriosi per presentaci al
publico giudizio; ed il tempo paleserà come le
reticenze delF illustre Tommaseo fossero 1' espres-
sione d'un dignitoso e caritatevole sentimento.
Adoperato avendo un tale hnguaggio con esso,
voi mostraste quello di che sareste capace al bi-
sogno , dove la fiera bile che vi rende convulsa
e villana la penna espandersi potesse sotto auspici
da voi sospirati.
Voi macchiaste in sul nascere la vostra camera
XII. Finalmente il Canto, la Ginastica
e la Stenogj-afia, materie che per altro ven-
gono comprese fra gli oggetti di studio libero.
E queste sarebbero le materie che in massi-
ma vengono pertrattate nelle scuole reali, materie
le quali poi x>rendono in generale quell'estensione
che fin qui ho ricordato, ma ciò non pertanto
vi possono essere introdotte delle altre ancora, o
soffrir quelle una qualclie modificazione nel loro
trattamento, allorquando le circostanze speciah del
sito ove esiste la scuola l'addomandino.
Nel nostro paese, a cagion d'esenipio, il
quale forma nella sua gran parte una costa ma-
rittima, si potrà sperare che nella scuola reale
vengano aggiimte pure le lezioni di nautica, co-
me credo che sieno in corso già delle trattative
in questo riguardo ; e così anche ouej gióvani i
quali si dedicano alla narigazione, oltrecchè a-^
cquistar cognizioni puramente del loro ramo, po-
tranno approfittare neha scuola reale di molte altre
conoscenze che stanno in nesso coli' arte del na-
vigante , e sortire per tal guisa una coltura su-
periore di molto a quella che in generale fin qui
possedevano^ con scapito spesso dei loro interessi.
di giornahsta, voi dimenticaste chi siete e a cui
parlavate, voi, mancando di rispetto all' Uomo eh' è
di Dalmazia tutta la gloria e 1' amore, vi faceste
reo dinanzi alla patria.
Dopo ciò, signor Sperato Nodilo, vorreste voi
sapere in qual conto noi vi teniamo ? ... .
Ognuno di noi sottoscritti, se mai vi reputaste
offeso da queste franche parole, è pronto a ren-
dervi ragione.
Potete scegliere qual più v'aggrada, e siata
sicuro sin d' ora che per metterci a paro con voi,
postergate le regole della vieta cavalleria, non vi
si chiederà qual sangue scorre nelle vostre vene.
Sebenico, 5 giugno 1862.
Bartoletti Giusto, Bebam Giuseppe, Bebam Tom-
maso, Dr. Bersa, Bilancia Giacomo, Billich Giu-
seppe," Bioni Dr. Vittorio, Carminati Luigi, Chi-
rigin Francesco, Cortellini Antonio, Costan Antonio,
Costan Simeone, Difnico Francesco , de Dominis
Vincenzo, de Draganich Veranzio Dr. Federico,
de Draganich Veranzio Francesco, de Fenzi Fran-
cesco, Fosco Giovanni, Fosco Nicolò, Galvani Dr.
Antonio, Dr. Giadrov, Dr. V. Grubissich, Inchio-
stri Vincenzo, Lapenna Giovanni, Locas Dr. Giu-
seppe, Mattiassi P., Medich Tommaso, Mislan Ni-
colò , Mitis Dr. F., Novak Marino , Novak Mi-
chele, Prebenda Giovanni, Prebenda Pietro, Ro-
sani G. B:, Sinionich A.,. Sisgoreo Antonio, Stergl,
Supuk Antonio, Supuk Tommaso, Vidovich Gio-
vanni, Versine Spiridiond, Xicovich Vincenzo.
fconliniiaìio le finnej.
Big, Medattorei
Ella mi -obbligherebbé sommamente pubblicando
nel numero di sabato del suo giornale la seguente
dichiarazione:
Al Redattore del Nazionale in Zara.
Pronto sempre a /sorreggere qualsiasi novella
jnstìtuzAone da cui Potesse venire utile o decoro
alla patria, non esi^i di porre il mio nome nel-
r elenco degli associati al Nazionale ; periodico che
sperava aYre\)\)e moderate, non accresciute , le
intemperanze del partito annessionista. Dacché però
il suo numero del 31 maggio suona tanto msensata-
il cui solo nome è
monumento di gio-
ia dignità della pa-
mente oltraggioso alFUomo
pei Dalmati il più splendido
ria, io crederei di offendere
tria non respingendo d'ora iiÀanzi il fogho stesso.
Epperò la prego di togliere il mio nome e quello
del Municipio, che ho F alto onore di rappresen-
tare, dalF elenco degli associati.
A. BAJAMONTI
Podestà di Spalato.
Spalato, 5 maggio 1862.
Il n. 27 del Nazionale nel suo articolo di fondo
ha voluto bassamente e goffamente insultare Nicolò
Tommaseo gloria di Dalmazia per universale con-
senso d'Europa. L'insolente si è punito da se ; ma
non per questo i Dalmati possono lasciar passare
e con poco onore eziandio alla loro missione di
uomini sociali per eccellenza.
Potrà nella scuola reale presso noi aggiun-
gersi eziandio una cattedra speciale di agraria,
con un orto modello, per quelh che non potendo
impiegar molto tempo nello studio, come sareb-
bero i contadini, bramassero rendersi istrutti nel-
F arte di coltivare i campi, arte da noi tanto tra-
scurata. Questa istituzione ne farebbe conseguire
una seconda, le lezioni serah e dominicah voglio
dire del comporre semplice, del conteggio elemen-
tare, della geometria pratica, del disegno, della
fisica e matematica empirica, affinchè questi stessi
individui, od altre classi d'industrianti, obbligati
al quotidiano lavoro, potessero, previo questi
prinn rudimenti, toghersi da quelF ignoranza asso-
luta in cui fatalmente fin qui hanno versato nel-
la maggior parte.
Che il corso d' agraria possa andar ad effetto,
giova sperare con molta lusinga, inquantocchè mi
parve d'iscoprire da buona fonte che le provide
Autorità stanno per devolvere qualche parte del
pubblico fondo provinciale per vari stipendi, da con-
ferire in \ia d'incoraggiamento a dei giovani con-
senza pubblica dimostrazione questo progettato stu-
dio di qualche inesperto impudente a ledere F onore
nazionale-, ed i sottoscritti propongono che rac-
colta di urgenza la Società del gabinetto di let-
tura, essa che accoglie quanto in Spalato vi ha
di educazione e di coltura, parh a nome della
città nostra, e voti che il Nazionale sia respinto
d' ora innanzi dal gabinetto per decreto della So-
cietà, non già con lo scopo di vendicare il grande
Uomo, ma di offrirgli attestato delF altissima vene-
razione in cui Spalato tiene il suo nome.
Seguono le firme. • ®
Estratto dagli atti della Giunta.
1. Spirati i concorsi aperti coi programmi 17
e 18 febbraio 1862 per la produzione dei saggi
d'un dizionario itahano-illirico , e d'un libro di
esempii virtuosi, per decidere sul merito dei con-
correnti, e per consultare su altre misure a prò
della Hngua illirica, viene nominata una commis-
sione di 12 intelligenti che in Zara dimorano, e
lor diretto conveniente invito.
2. Si assegnano dal fondo lavori stradah pel
circolo di Ragusa fior. 400 in sussidio della hnea
Ragusavecchia-Merzine ; altri fior. 400 da quello
del circolo di Zara per la linea Bencovaz-Vranna,
Dell fondo idraulico si assegnano fior. 600 alla
Comune di Almissa a sussidio di parecchi lavori
da lei intrapresi per F inalveamento del Cettina,
che percorre gran tratto della provincia, e pel
conseguente scavo della foce, a cui più largamente,
sperasi, sarà proveduto dal Governo centrale ma-
rittimo.
3. Si accoglie con soddisfazione quanto viene
partecipato dall' Ecc. Luogotenenza suli' insegna-
mento straordinario della lingua illirica dalla Giunta
provocato, che per Zara venne affidato ai prof.
Dn. Giovanni Danilo e Dn. Matteo Ivcevich,
per Spalato al prof. sig. Luca Svillovich. per Ra-
gusa lasciato alla scelta di quel capitano circolare
fra 5 individui dalla Giunta proposti, per Cattaro
pure rimesso alle disposizioni di quel concistoro
vescovile. Lamentasi la breve durata del semestre
une nulla ai io ai settemDre, ma si ritiene che
verrà compensata dallo zelo dei docenti che, me-
no i giorni festivi, daranno giornahere lezioni.
'} Notossi come sospetta di partigiano rancore la reticenza
del Nazionale die, nell'annunziare il corso di queste ieziant
presso il ginnasio di Zara, non faceva cenno della Giunta isti-
tutrice. Attendeva forse il savio parere del reverendo parroco
di Podgora, cosi noto nel mondo letterario slavo.
Nota della Redattone.
(Nostre Corrispondenze).
Milano, 31 mngrj'tQ.
Il fatto più iinportanle che oggi ci recano i giornali e
le corrispondenze estere, ò ima circtìlnre del governo russo
a'suoi agenti consolari in Oriente. Essa pronostica l'im-
sninonle ririestarsi della questione orientale e prevede una
guerra. I consoli debbono avvertire i loro connazionali di
restringere i proprii affari e di prendere le opportune mi-
sure, per non aver a subire le eventuali coniplicazioni che
tadini che si dovessero dedicare allo studio delle
leggi agrarie.
Potranno nella scuola reale venir stabihte an-
cora delle lezioni separate di mercinomia, di li-
cenza commerciale, di economia nazionale, perchè
tutti quelh che dimostrassero maggior inclinazior.e
al commercio, potessero trovar quivi il pieno lor«»
pascolo.
Quanto concerne alle modificazioni, alcune
materie che nell' attuale sistema sono ritenute sic-
come materie d' obbligo, potranno essere assunte
quale studio hbero soltanto ; come a cagion d' e-
sempio : le hngue ,che, a mio debol credere, sareb-
bero tutte, infuori della lingua d'istruzione , da
escludersi come studio obbligatorio dalle scuole rea-
li, e riporlo invece fra gU oggetti di studio libe-
ro. Nè per siffata opinione creda ninno eh' io in-
tenda di avversare lo studio delle hngue, chè anzi
lo apprezzo più che mai, e lo stimo importante
specialmente per quelh che si dedicano agh studi
reah, siccome un mezzo efficacissimo onde poter
non solo comunicare cogli individui di varie na-
zioni, ma eziandio rendersi famighari le opere
scientifiche scritte in hngue. diverse. Egli è sol-
su-quei beili vengano determinati in via .coslituziorraie,
con riguardo ai diritli sussistenti, io ìspecie di queili, che
spoltano a corporazioni, fond;izioni .eie . La Jotta fu ac-
<;at)"it3, degna del gravissimo argomento. H vescoyo Lit-winowitz terneo, ricusando però la ristretta cer-
chia .dalia proposta della .Giunla fiaanziaria ndl'art.
dei con.corda'o, e scegliei^d» in agone il yastissiiijo
campo 4el .ealtoRcismo da lui ideatilieaio ora col Santo
P.idre , ora cojla gerarchia eAcIosiastica, ora col concor-
dato slesso Parlò a lungo, con multa dgllrina, coll'espres-
' fiioné dì un ,eonvincii);ie«to .che -lo onora. H degno prelato
ravvisò nella mozione un maseheralo assalto alla religione
e slabiJita questa premessa , di cui ci lasciò veramente
desiderare J^ prava, non patì dfetto di buone ragioni a
coiiibatlerflie h eonseguonx.e. Giskra si hmciò senza titu-
bante nella lizza, li suo discorso incatenò per quasi due
ore J'aUeuzione dell'udUorio, e gli applausi che lo se-
guirono accendano ai favore onde fu accolto. Ei non si
ìimit.ò a ribattere le ragioni avversario, esaminò da tutti
ì laiti, anatorfiizzò tutii ^li ariicoli del concordato, sviscerò
r i,n(ilole e portata delle disposiziorii, olM la genesi del
docuipentp, riley.ò i dan^ii della possibile sua esecuzione,
10 .considerò nei riguardi della politica , del diritto pub-
blico, .e delle }«]tre confeiisiofli religiose, e concbiuse che
11 .concordato non poteva e non dovoa risguardarsi effi-
.eflce. fieleredi, Dobrilla, tìeleel e Rucka da un lato, Hei bst,
Kyger e Brinz dall'altro si succedettero nel combattimento,
di mi vi ho. detto poc' anzi d risultato. Mi resta solo a
s,oggiW:ngervi c|ìe Ifelcei e Bucka ddla frazione polacca
gmsliijca^'ono Ja l,oro partecipazione alla lotta, collo strano
jjj'eiesfó, che r argonciento era estraneo alla que.slione (i-
ija'iiziaria, cui, come vi è noto, il partito dei Cechi e Pu-
l^ccbi ricusò prende parte, perdonate al mio arjior pro-
prio questa osservazione, che voi ed i lettori del vostro
giornale saprete porre in armonia eoi riflessi dclU mia
prima corrispondenza suJ/a posizione, sulle tendenze <-'
Sulle aUes/ize dei yarii partili nell' attuale parlamentu
austriaco.
Daj concordato passiamo aite imposte: un chirurgo di-
rebbe da una piaga all'altra.
Quanto &ia il deficit per 1'anno che corre, non saprei
jdiryclo io, nè voi potreste farmene rimprovero, se il Mi-
pistro delle finanze ne indicò nei diversi rapporti diver-
samente la cifra, se la Giunta finanziaria confessò un er-
l'Qr di calcolo per niente meno che 14 milioni, e se per
ylt.mo non fu ancora approvato il preventivo delle spese,
onde solamente può rilevarsi l'ammontare delle rendile
necessarie a coprirlo. Ma non andremo errati di troppo,
(calcolando il deficit dai t)0 ai 70 milioni. L'anno avan-
zato e i bisogni urgenti non consentivano indugio. Le
prdinarie risorse, per (piantò aumentale da addizionali di
ìinpostc, non potrebbero sopperire alle esigenze deU'am-
niinistrazioné. Ergo indispensabile il metodo antico per
phi più spende di quanto incassa: rifugio al così detto
credito. Sopra proposta del Ministero, in qualche parte
modificala, venne accordata da entrambe le Camere l'au-
torizzazione di prelevare dalla Banca nazionale austriaca
|e obbligazioni di stato del prestito 1860, presso la tne-
ìdesima es.islenti nell'importo nominale di 123 «lilioni
in pegno del debito di 99 milioni verso la stessa, allo
scopo di effettuarne la vendita, ed impiegarne 50 rniìioni
a coprimento dei deficit, il resto a diminuzione del de-
bito, ed indiretto miglioramento della valuta. Lo ulteriori
somme necessarie per l'amministrazione di quest' anno
dovrebbero ricavarsi da un aumento dell'imposte. Il Mi-
nistero avvisava di elevare l'addizionale straordinaria della
prediale da 5 a 5 decimi; di raddoppiare l'addizionale
Straordinaria dell'imposta sull'industria e sul casatico clas-
sificatorio, e sulle rendile, e di elevare l'imposta sui coupons
idaj 5 ai 7 per cento. Dopo lunghe discussioni la mag-
gioranza della Giunta finanziaria invece propose di bisciuré
jntalta la imposta fondiaria, di accogliere la proposta mi-
nisteriale rispetto ai casatico classiucatorio, ed all' imposta
sull'industiia, di raddop[)iare l'imposta sulle rendite, de-
dotta però l'addizionale straordinaria, e di elevare l'im-
posta §ui coupons di luglio (scopo naturalmente non e-
§pressp ma sottinteso). Si pensò d'interrompere la discus-
sione suj preventivo delle spese, ed iniziarla tosto sul
proposto aumenlo d'imposte, imaginatevi la commoziuno
d'anirno dei paladini di borsa, dei rentiers in grande
ed in piccolo, dei cavalieri dagli scrigni ferrati. Miseri-
cordia l il 10 per cento sui coupons; .ma quest'è un fal-
limento, una lesione manifesta di diritto! Quasiché la co-
nfi o^d a rendila da obbligazioni acquistate al corso di 60
o 70 per cento aver dovesse il privilegio di una parziale
.esenzione dai pubblici aggravii, e questi dovessero more
solito portarsi tutti dal possidente di latifondi, ormai e-
sausto da imposte ordinarie se straordinarie. addizionali
di guerra, comunali ecc. ecc. Ventisette oratori erano i-
scritti, ed una compatta coalizione minacciava e 1' uria e
l'altra proposta col motivato ordine del giorno. Ne for-
mulò ie;i la domanda il deputato Kaisersfeld, appoggian-
dola al riflesso che r imposte dirette in molte parti del-
l'impero aveano ormai raggiunta una considerevole al-
tep.a ; che le basi, legali della Commisurazione erano no-
toriameritè diffettosfi e quindi necessaria la loro riforma;
e che se manifesto il bisogno di sacrifizio per migliorare
la condizione finanziaria, era pur trianifesta l'insuftìcienza
del prpj)oató'lìùmetrtò delle^ imposte dirette nel correole
già tanto' avanzato'ah^o aiTiministrativo. Giusta le pro-
pesile della maggioranza della Giuria dal divisato aumento
si sarebbero infatti ricavati da in 6 soli milioni. Plener
e Schmerling parlarono contro, l'aggiornamento ed alla
fine fu accolto 1'amendamenlo Hassmann, di di (Ter re la
discussione in proposito fino a che non sia pienamente
esaurita quella sul preventivo delie spese, e riconosciuto
cosi il preciso ammontare del deficit, lo credo .che alla
fine con qualche modifìcaziune syrà accolta la proposta
della maggioranza della Giunta , chè i più • ripugnano' dal-
l'aumento della prediale e ravvisano nell' imposta sulle
rendite, ed, in ispeei>L. sui cotipons. 1' unica equa fonie di
risorse. Dalmazia,-se iioh m'ingiinno, avrebbe a portare
un nuovo pe.so di circa 20,000 fiorini, dei quali iž,0()0
colpirebbero gli-irnpiegati con salario .superiore a fior GOO.
Ogni aumento" delia prediale dovrebbe dai vostri deputali
ducisamenle avversarsi.
Slamane, si procedette sul budget per la partita del-
l'istruzione pubblica. Herbst ha. tessuto un quadro ben
tristo del sistema di pretesa libera istruzione ed inse-
gnamento, ifiaugurato dal defunto ministero Thun Ne rac-
contò di beile sul metodo di tutela seguito in odio al-
l'autonomia dell'università , e sulle massime del nobilis-
simo Conte, che fa oggidì risuonare la sala de'S:gnori
lieile sue invettive eontro quella centralizzazione e quella
manìa germanizzatrice e burocratica, di cui fu non ha
guari il più furioso campione.
Quattro parole ancora di cose specificamente dalmate e
vi lascio.
Nel nr 27 de! Nazionale, nella parte slava, lessi questa
mattina una ventin;» di righe in onore al deputato Glm-
bissa. Dio mi guardi dal voler scemare i suoi meriti!
ma venta anzi tu ito, verità anche nella parte slava, almeno
quanlo è scritta in lìiifjm inleiligibile, come lo sono le
venti riglie di cui debbo farvi parola Si acc^'nna in queste
alle molle volte, che il deputato Gliubissa /ece sentire la
stia nella Camera - — alle sue proposte sulla decen-
tralizzazione da! governo centrale marittimo, sulla soppres-
sione delie gazzette uftiziali, e peli'abolizione delle inten-
denze di finanza, proposte che non avrebbero trovato ap-
poggio al Citnsiglio dell'impero; — al da lui ottenuto
aumenlo delle paghe dei sub-ilterni impiegati giudiziari!;
— ai 30,000 fiorini por sementi di grano da. esso otte-
nuti alla Dalmazia con condizione di risarcimento; — alla
da esio conseguita dispensa da siffatta restituzione Eccovi
un breve errata-corrige. 1.® 11 deputato Gbubissa fece
sentire la sua voce una volta alla Camera, e precisamente
in quell' occasione in cui propose di escludere la Dalmazia
dalle nuove leggi sulle Comuni, e negò di rappresentare
la Dalmazia e la dieta, ónde avea ricevuto il mandalo.
Gii rispose 'allora convié/jvienlemente il deputo L-anenua.
Le proposte sul governo centrale marittimo, sui fogli
uffiziali, e sulle intendenze non vennero ancora portate
in Consiglio, e non vi può quindi esser parola di appog-
gio 0 contraddizione per parte del Consiglio stesso ; non
può ancora ricouosersi l'opportunità od danno delle pro-
poste misure. 5.® L'aumento di soldo pegi'impiegati su-
balterni giudiziari! fu per tutto l'impero proposto dalla
Giunta ed accolto dal Consiglio , e il vostro Gliubissa vi
entra in quella proposta come Pilato nei credo. 4 ® 1
50,000 fiorini eolla nota condizione, non meno che gli
altri oO.OOO senza condizioni furono da Sua .Maestà as-
sentiti sulla'proposta caldissima di S E il vostro Gover-
natore, appoggiata dai Ministeri di finanza e di stato, e
qui pure il vostro Gliubissa ci entra come Pilato nel credo.
5.® Ei propose, è vero', amendamento per 1' esenzione
dall'obbligo di risarcimento dei suaccennati fior. 30,000,
e di questo gli la.sciamo il merito, facendo solamente av-
vertenza che a guadagn-ve proferente deliberato all'ainon-
demento Gbubissa sulla proposta della Giunta era pur d'uopo
d'una motivazione; che questa fu olTerla dal depiitato La-
penna cogli effetti riferitivi nell'ultima mia corrisponden-
za ; e che il pudore avrebbe pure dovuto suggerire una
equa ripartizione del merito.
. Mi resta per ultimo a giustificare le parole a anche nella
parte slava, almeno quando è scritta in lingua inlHligi-
bilet. Slavi, puro sangue, mi assicurano, a mia tranquillila,
che molti e molti articoli della parie slava del Naz-ionak,
e precisamente quelli segnati dalle letlcre P , sono un
impasto di voci bulgare, slovene, serbe e di nuova inven-
zione, alle quali non è estraneo nemmeno l'idioma te-
desco (cui fu p e., tolto a prestito il vocabolo špotanje da
spotten, deridere, con espressa špotanje di un illustre col-
laboratore del Nazionale stcss >)• Che questo mal vezzo
di abusare della infanzia letteraria della bella lingua
dalmalo-slava nuocia infinifrimenle al suo regolare sviluppo
è manifesto. Noi consigliamo a! signor M. P. di non di-
menticare il beli' adagio messo in fronte all' ultimo suo
articolo «pisi kako puk govori». Glielo consigliamo per amore
di quel popolo, che per ora non può con osso interes-
sarsi alle teorie di Gr;mm, Pericle, Ernesto Renan, Leib-
nizio, e di quegli altri dotti, dei quali s' affatica volgere
in slavo, q meglio in un gergo pseudo-slavo i sublimi
concetti.
Contro nriia intenzione ho pur fatta una lunga cicalata.
Siate ur)'altra volta piiì cauto nello scegliere i vostri cor-
rispondenti.
Notizie politiclie.
AUSTRIA.
Zara, 10 giugno- Sabato 7 corr., essendo stato
convocato il congresso generale de' soci della So- •
eiétà del Casino per deliberare sopra oggetti dì '
suo interesse, la direzione (conscia già del desi- '
derio generale de'soci, altamente ne'giorni pag, '
sati manifestato) propose che il giornale Nazio^ '
naie che stampasi in Zara, disonoratosi manife-
stando dispregi insensati e lanciando villani in-
sulti contro K Tommaseo dalmata, che è una delle
maggiori glorie contemporanee d'Italia e d'Eu-'
ropa, il cui nome rimarrà tra i piti insigni che'
abbiano illustrato il secolo XIX, sia escluso per'
sempre dai giornali a cui la Società è abbonata.
La proposta fu approvata dai soci presenti a u-
nanimità di voti. Avendo poi uno dei soci suol'
cessivamente chiesto che la direzione volesse or«
dinare al caffettiere custode di escludere, pure lo:
stesso giornale dal caffè sottoposto, la direzione'
dichiarò non poterlo fare, essendo per contratto
indipendente dalla Società l'impresa del caffè cìié;
è escìusivamente del caffettiere ; bene impegnau-'
dosi a fargliene relativa raccomandazione. Il giop^
naie diffatto non fu da allora più veduto sui ta-'
voli del caffè.
— Il Na zionale nel suo numero 29 ci ammonisce
in nome dell'onestà giornalistica, a non asserire!
leggermente fatti non veri, e ciò a proposito dei-
rabbuffo da noi fattogli per avere egli lodato il
deputato Gliubissa di una proposta utile alla pro-
vincia, fatta al Consiglio dell' impero, senza ac-
cennare air altro deputato Lapenna che quella
proposta aveva fatta addottare, e ciò dichiarando-
di non avere discusso di ciò prima del giorno 6,
soltanto riportato il relativo dispaccio telegrafici).
Noi a dir vero non sappiamo come il Nazio-
nale possa avere tanta impudenza di dare taccia,
ad altri di menzogna, mentendo spudoratament$;
egli stesso. Nell'altro suo nimiero 27 difìfiitto,parte,
slava, è p.arlato con gran lode delle molte prò-,
poste fatte al Consiglio dal Gliubissa, tra le qiiaf^
dell'ultima risguar dante l'esenzione dal rimborsgj
per la Dalmazia, dei 30,000 fiorini sommÌTÌKtra|
per acquisto di sementi. A confermare i lettori die
non curassero chiarirsi della cosa da sé, o quelli
che non potessero farlo per ignoranza della lingua,
della verità dell' asserto nostro, li invitiamo a
leggere la nostra corrispondenza di Vienna, dove
è lungamente e minutamente parlato di ciò. Dopc!
questo resta evidentemente chiaro come al NaziO'
naie soltanto spetta la taccia di poca onestà.
Vienna, 4 giugno. La Camera dei deputati ha
deciso di aggiornare la discussione sull'aumento
delle imposte sino a tanto che sarà terminata la
discussione del budget.
Vienna, 5 giugno. La Camera dei Signori voti
ieri la legge tendente a coprire il deficit del 1862,
FRANCIA.
Parigi, 3 giugno. Il Moniteur annunzia, che il
generale Lorencez cacciò li 28 aprile i Messicani
dalle loro forti posizioni fino nelle montagne. B
nemico aveva 6,000 uomini e 18 cannoni. Riffl^'
sero nelle nostre mani 20 prigionieri e due o-
bizzi.
1 Francesi ebbero 32 feriti.
L'ammiraglio Jurien, che ritorna in Francia
scrive in data 10 maggio, che^ fu tacitato il
vimento, che accagionò lo slilrco fatto innao^
tempo dai Spagnuoh. L'armata di Juarez è ài'
sorganizzata ed impotente. Lo stato sanitari^
della flotta e delle truppe è assai soddisfacente
Altra del 3. Lavalette parte stassera (3) dirèt-
tamente per Tolone e Roma.
BELGIO,
Brusselle 3 giugno. L'Imlép. Belge reca in
corrispondenza da Parigi : L'imperatore è risola''
a proseguire i suoi progetti riguardo al Messicf
La candidatura delP Arciduca Ferdinando M^®®^'
miliano ha poche prospettive di successo. E m
babile invece che veng^ stabilito nel Messico^
protettorato francese.
Tipografia Fratelli B^txAEA. Yl^QEmò. DupLAjfoiCH Redattore responsabile.
m, 9. seara 14 eiiigmo I §63. tm Anno III. as
a Voce Dalmatica
Prezzo d'associazione in valuta austriaca per
Zara: per un anno fiorini 8; per sei mesi fiorini 4;
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della. Provincia
e fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fiorini 2:25. Per 1' estero, o
pel Lombardo Veneto gli stessi prcitzi in argento, fran-
chi del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e le eommissioni, franclii delle spese
postali, si dirigrono in Zara a \ iiicenzo Duplancich He-
dadore della Voce Dalmatica, e sii abbuonamenti, ai
ne§;ozii librarli dei signóri Cratelli Battara e Pietro
Abelich. Gli avvisi di 8 linee eostano I fiorino, e ogni
linea di più soldi o'. La tassa di finanza resta a carico
del committente. Un numero separato costa soldi IO.
Rivista politica.
Nella tornata della Camera dei deputati del 6
• fu presentata una petizione della società degli autori
e giornalisti con la quale si domanda grazia pei
condannati per reati di stampa. Passatosi in se-
guito alla discussione del bilancio per l'istruzione,
e letto il rapporto del relatore della commissione,
il deputato Cupr mostrò la necessità d'un ministe-
ro dell' istruzione publica, non potendo pel sopprac-
carico di affari, occuparsi di questa come dovrebbe
il ministero di stato. Consigliò poi e mostrò la ne-
cessità di affidare una parte degli affari scolastici
alla direzione delle singole provincie. Noi non pos-
siamo accennare a questa sapiente proposta, senza
manifestare i caldi nostri voti perchè la Camera
voglia tenerne conto. I bisogni, le condizioni, la
varietà delle lingue parlate, la diversità del grado
di coltura, di attitudini e disposizioni delle varie
Provincie, non consentono, da una parte, che le stes-
se misure sien prese e l'eguale ordinamento attuato
per ognuna di esse ; nè dall' altra parte possono
essere sufficientemente conosciute dal potere cen-
trale lontano, e giudicante secondo informazioni
di funzionari, cui generalmente sta più a cuore di
andare a' versi di coloro a cui servono, che di gio-
vare al. paese che amministrano, perchè possano
i prendere per ognuna singolari e opportuni pro-
vedimenti. Nessun meglio pertanto, che le Provin-
cie stesse, per mezzo delle proprie diete e delle giunte
che ne emanano, sarebbero in grado di provedere
a queste bisogne. Sarebbe così esonerato lo stesso
potere della grande responsabilità dell' avvenire del
paese, e dell' educazione del popolo affidato alle
sue cure ; e sarebbero esse in grado di esercitare
una decisa influenza, col potentissimo mezzo dell' i-
struzione, sui propri destini. Per noi soprattutto,
che versiamo, a questo riguardo, in bisogni mag-
' giori che nessuna altra provincia dell' impero, sa-
' rebbe questa misura di utilità speciahssima. Allo-
ra non saremmo più nella dura necessità di suppli-
' care miseramente, per ottenere che ci si accordi
' di usare delle rendite nostre, de'nostri averi, per
prò vedere alla pubhca istruzione, come nel caso
dello studio legale, il permesso della cui istitu-
zione, a nostre spese^ domandato da tanto tempo,
ancora attendiamo. Allora la dieta e la giunta e
quindi le comuni, fornite di rendite e di fondi ne-
cessari, non lascerebbero più desiderare al popolo
della campagna quegli insegnamenti e quella edu-
cazione che in ogni paese civile si accordano; allora
potranno crearsi quelle scuole rurali in lingua
slava, che si fa rimprovero alla giunta nostra di
non avere istituite, come se colle misere rendite
provinciali d' oggidì avesse potuto farlo.
Al quale proposito non possiamo non arrestarci
un momento a notare la strana condotta del par-
tito annessionista nell' avversare di proposito e per
sistema ogni proposta, ogni atto, ogni sforzo che
la giunta faccia per procacciare, nelle sue ristrette
facoltà, il bene dal paese. Nel negozio della Hn-
gua la giunta si adoprò a tutto potere, per ogni
modo, a promuoverne lo studio e lo sviluppo; de-
cretò premi a' più operosi e valenti maestri, in-
vitò a publicare libri pel popolo; imprese a pro-
vedere al bisogno supremo di un dizionario, chia-
jnando a concorrere all'opera i più caldi anne-
gionisti, Invano : ogni cosa fu posta in derisione,
ogni atto male interpretato, condannato, senten-
ziato come ostile, benché palesemente favorevoiCj
ogni intenzione malignata. Fin il nome di lingua
slavo-dalmata criticato acerbamente dagli annes-
sionisti, che fino il nome abborrono della propria
patria ; sebbene fosse chiamata così per decreto
della dieta, dietro consiglio, e proposta e decisa
volontà manifestata dai capi-partito Klaich e Pau-
linovich. Parlano di accordo e di conciliazione.
Nulla voghamo, dicono, che la hngua; il pensiero
dell' annessione è lasciato agli eventi, all' avvenire,
all' altrui volere, ma lasciateci la lingua. Or come
soddisfare a' desideri vostri, se qualunque dichia-
razione che si fa a vostro favore è riputata e rin-
facciataci come menzogna, e ogni atto come un
tradimento ' e un inganno ? '
La mancanza dei giornali d'Italia, per colpa
delle spedizioni postali, ci tolgono-di dare minuti
ragguagli delle sedute della Càmera di Torino.
Dalle informazioni di seconda mano veniamo a
rilevare che il Rattazzi respinse nettamente ogni
partecipazione del governo al progetto della spe-
dizione garibaldiana, niegò la somministrazione di
armi e di danaro, e ogni altra ingerenza; e che
l'incidente finì con un ordine del giorno, col quale
la Camera rigettò l'inchiesta parlamentare do-
mandata da Crispi, approvò la condotta del go-
verno nell' affare di Sarnico, Bergamo e Bre-
scia, autorizzandolo a mantenere ferma 1' autorità
della legge e del parlamento. Conseguenza di ciò,
ci pare essere stata nel contegno del governo una
repressione o reazione troppo severa, perchè si
accordi cogli ordini costituzionah, e coi principii
liberali, a cui pure ei non può rinunziare, senza
porre in pericolo la propria stabilità.
La sospensione dell' associazione pel tiro na-
zionale, la legge sulle associazioni in generale pre-
sentata alla Camera, potrebbero sembrare misure
forse poco opportune o troppo rigorose.
Nè r arrivo a Roma di Lavalette, nè il comando
confidato a Montebello, nè la diminuzione della
guarnigione francese paiono aver fatto avanzare
di molto la questione di Roma ; lo statu quo, man-
tenuto ancora per lungo tempo, sembra invece la
probabilità meno incerta. Di proposizioni di acco-
modamento, e di concessioni dalla parte del go-
verno pontificio, sia in articoli dei giornah fran-
cesi semiufficiali, sia dalla pubhca voce, è sempre
di tempo in tempo parola ; non così però che vi
si possa dare leggermente credenza. E di nego-
ziazioni fra le corti di Parigi e di Vienna per
scioghere tutte le questioni adesso pendenti, si
parlò a questi giorni con insistenza: per la Ve-
nezia soprattutto offrirebbe la Francia ragguarde-
voh compensi nei paesi Danubiani, in luogo del
trono del Messico, ostinatamente rifiutato da Mas-
similiano.
E secondo una corrispondenza ^^W Indipendatice
di Parigi, Prussia e Russia sarebbero prossime a
riconoscere il regno d'Italia.
I francesi intanto proseguono e paiono sul punto
di trionfare definitivamente deha spedizione mes-
sicana. Juarez sarebbe già stato deposto dal go-
verno, a cui sarebbe stato surrogato Almonte ; più
sempre estesa nel paese la ribelhone al suo po-
tere, e quasi in ogni città la sua autorità disco-
nosciuta; i francesi, a rincontro, desiderati ed ac-
cohi festevolmente dovunque.
Nè meno prossimo è il trionfo decisivo dei fe-
derali negli Stati Uniti. Erano essi già prossimi a
Richmond dove una battagha stava per darsi.
Onorevole Redazione.
Spalato li 3 gingilo 1862.
K.ch
Questo articolo destinato al Nazionale pei mo-
tivi in esso esposti, prego sia accolto dalla Voca
Dalmatica, non potendo un Dalmata civile ricor-
darsi senza ribrezzo e nausea che nella sua pa-
tria si stampi quel periodico, dopo il suo sforzo
infantile d'insultare NICOLÒ TOMMASEO.
Spalato 1 giugno i862,
Quest' oggi la Camera di commercio ed indu-
stria di Spalato si raccolse in pubbhca seduta,
onde darsi lettura del decreto ministeriale che la
sciolse, disponendo l'immediato avviamento delle
pratiche di legge per nuove elezioni generali.
Un corrispondente del Nazionale, ne' suoi nu-
meri 22, 24, annunzia tale scioglimento, e ne
suppone le cause, ed enumera i meriti della de-
funta Camera, e facendo appello allo spirito di
corpo delle altre Camere deUa Dalmazia e del-
l'intero ceto commerciale ed industriale, la con-
forta di un cortese pronostico per le prossime
elezioni. Siccome però le Camere di commercio
sono istituti che l'avvenire della Dalmazia chiama
a sostenere una parte nobile ed utihssima se com-
prenderanno gh interessi veri della loro patria, e
con spirito superiore sapranno intendere ad essi,
studiandoli nella natura degli uomini, nella con-
dizione delle cose e nella forza degli avvenimenti;
non ho potuto persuadermi a lasciar correre quelle
corrispondenze senza richiamarle a verità, mosso
a scrivere dall'unico bisogno di non vedere in-
gannata la publica opinione con una leggerezza
veramente antinazionale, se pure non la si voglia
supporre una progettata tendenza, incompatibile
colla scrupolosa severità di che dovrebbe dare e-
sempio la stampa periodica, specialmente fra noi,
che, bambini alla vita publica, traviati da opinioni
discordi, facih quindi ad accoghere come dogma
le strombazzate di qualche fanatico, si corre a capo
basso sulle traccio segnate dall'errore o dall'im«
postura, senza badare a dove si arrivi, e se que-
sta cieca gara non conduca, anzicchè alla meta
naturale, a precipizii, nei quali meno male vi in-
cappassero i soh avventati, chè rischiano a tra-
scinarvi anche i semplici, e peggio ancora il paese. ^
Che se il Nazionale volesse chiedermi : perchè io
autonomista ricorra alle sue colonne anzicchè alla VOCÙ
Dalmatica, rispondo preventivamente : che anzitutto
iìNazionale, per essere nazionale e fedele al suo pro-
gramma, non dovrebbe respingere la onesta e tran-
quilla parola di ogni Dalmata, annessionista od au-
tonomista che egh sia, e così dar luogo alle con-
vinzioni dei figli di Dalmazia, sia che esse disilu-
dano 0 confermino i dogmatizzanti, perchè dalla
onesta discussione sarà sempre la verità che si
farà strada, ed è questa che oggi importa ai Dal-
mati di mettere in luce con buona fede e con
calma, come antidoto alle fantasie di quei veg-
genti politici di ogni colore che potessero scam-
biare il loro desiderio od il loro intéresse come
necessità nazionale, come bene della patria; che
però non intendendo io di entrare nel campo po-
htico, non dubito nemmeno possano essermi vie-
tate le colonne del Nazionale per dire qualche
verità necessaria a correttivo di quanto altri con
troppa franchezza spacciava per vero; che con
questo intendimento credo debito di dirigere la
rettifica al periodico a cui l'errore fu regalato Q
J.IIIIO
ìl^rcl^O (à' associ'azionp in valuta austrii^ca pep
Zara: per un anno fiorini 8; per sei piosi Horini iy
per tre mesi fiorini 2. Pel rimanente della Provinci*
e fuori: per un anno fiorini S; per sei mef?i fiorini 4
soldi 50; per tre mesi fioi-ini 2:25, Per 1' es;tero, e
pel Lombardo Veneto gli stessi pr«zzi iij argento, fran-
chi del porto-posta.
G torna le p o I i ( i co-le ( ter a ri o
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi e is Mrr.nii.wsloiii, frandii delle spiesj»,
postali, isi liirigcno ir, iSara a Vincenza DuplancicK He-
drtitore dt:i!a Voce palifliill^a, e gii abbuonamenti,
neo-ozii l-i;>rsri! iJsi si^-n&ri fratelli Battara e PiJtr«
Abeìich. Gli avvi«; di H jiuse «ostaco I Corina, « o|r,ji
linea di pià soiMi 6'. La tfiHsa di finanza resta a canco
del comeiiuente. Un nuiner« separato costa soldi IO
Zara, 15 giugno.
Nel famoso articolo di fondo cM Nazio?iole n, 27,
fra le altre cose si legge : "Alla nuova redazione
della Voce Dalmalica una sola domanda. Com' è,
di grazia, clie i "contraddicenti„ del Nazionale, in
tre soli mesi d' esistenza che ha il loro periodico,
acquistarono più di 600 lettori, de'quali poco men
di 500 in Dalmazia ; mentre la Voce Dalmalica,
die pur trattò ampiamente nel suo senso la que-
stion politica dell' annessione, non n' ebbe mai, per
intero, 450; quantunque raccomandata dalle au-
torità comunali, accetta forse all' autorità politica,
e "onorata col nome e cogli scritti di Nicolò Tom-
maseo,,? Viste queste cifre, dirà ancora l'onore-
vole redazione della Voce Dulmaiica, che le nostre
* contraddizioni furono già giudicate dall'opinione
pubblica,, ?
Siccome tale domanda, più die la nuova, ri-
sguarda la vecchia redazione di questo giornale;
così la medesima, per sollevare 1' altra, di fresco
subentratale, dall' incomodo della risposta, osserva
quanto segue:
fc Tutti sanno quanto interesse ab])iano per le at-
tuali condizioni dei tempi le notizie delle vicende
politiche, e quanto, appetto delle medesime, da
cui tutta viene assorbita l'attenzione del pubblico,
perdano d'importanza quelle concernenti soltanto la
letteratura e 1' economia, motivo per cui tanta è
oggidì la scarsezza, in certi paesi, dei fogli periodici,
che esclusivamente se n' occupino. E se ciò al-
trove, quanto più nella Dalmazia, ove l'esistenza
della stampa periodica, non politica, ebbe sempre
così poca fortuna. Il confronto quindi tra la vec-
chia Voce Dalmalica, soltanto economico-letteraria,
("A i\ Nazionale politico-letterario, non può dar
base per giudicare dell' opinione pubblica in favore
dell'uno piuttosto che dell'altro di tai giornah.
Cionondimeno, stando alle cifre surriportate, assai
più, certamente, avrebbe a compiacersene la prima
di quel che il secondo. E di fatti : quest' ultimo,
con tutte le premare usate per la sua ditFusio-
ne, con tutto il solletico d' una parte slava, con
tutta la vastità del campo aperto alle sue discus-
sioni, e con tutto il suo fervore nei trattare la santa
causa da cui prese il titolo, non avrebbe alla fin
iìne in tutta quella Dalmazia, a cui esso partico-
larmente consacra il zelante suo apostolato, nep-
pure 50 lettori (vorrà forse dire associati) più della
vecchia Voce Dalmatica, la quale ristretta alle sole
cose letterario-economiche, dovè tenersi entro i
propri confini per modo, che se anco trattò, sotto
quegli aspetti che le si competevano, la questione
dell' annessione, mai potè farlo così ampiamente,
quanto il Nazionale pretende, e quanto esso può
e fa ora. Quand' anco poi ai detti 50 si volesser
aggiungere i poco più di 100 lettori fuor di Dal'
mazia, che il Nazionale asserisce d'avere più
della sua rivale, ponderate imparzialmente le cir-
costanze tutte che sopra dicemmo, ed altre che
devono rendere il Nazionale ben accetto special-
mente in Croazia, non avrebb' esso al certo di che
menare gran vampo in confronto della vecchia
Voce Dalmatica,
La quale, d' altronde, lìon tutte godè quelle a-
gevolezze che jl Nazionale pretende, Raccomanda-
zioni delle autorità comunali essa mai m ricercò
nè seppe che fossero praticate a suo favore, sendo
stata la sola Comune di Zara che le accordò spon-
taneamente un sussidio d'annui fior. 200 per un
trièmiiio : suàsidio, la cui metà dovendo eas^'e im-
piegata, com' è noto, a non suo materiale vantag-
gio , si riduceva in sostanza ad annui fior. 100
soltanto. Neppure d'essere accetta ali' autorità po-
litica la vecchia Voce Dalmalica giammai s'accorse,
ma ebbe anzi, fra le altre gioie di cui fu sparsa la
sua carriera, l'onore di due processi, d'uno dei
quali, tentatole dagli illustri professori di questo
ginnasio ab. Diinilo e dr. Klaich, per lesione, d'o-
nore, la sua redazione, a dir vero, non si curò
mai di saper 1' esito, mentre ben sa che se dal-
l' altro, tenutole per lunghi mesi pendente sul capo
a titolo niente meno che di sedizione, restò assolta,
fu soltanto in effetto degl' imparziali giudizii di due
tribunali, e non d'alcuna indulgenza dell' autorità
poHtica, la quale anzi non mancò d'agire con tutto
quel fervore che stimava di suo dovere. Circa poi
l'accenno a Nicolò Tommaseo, quanta sia la ve-
nerazione dei veri Dalmati per un tal nome, il
Nazionale lo sa per prova ; gli scritti di lui però,
benché tali, da onorarsene qualunque giornale, fu-
rono così rari nella Voce Dalmatica, da non poter
ai medesimi attribuirsi ciò che altri vuole far tra-
vedere. Il favore quindi goduto neir opinione pu-
blica dalla vecchia Voce Dalmatica, oltreché supe-
riore, pegli esposti confronti, a quanto il Nazionale
pretende, non fu ad altro dovuto che all' affetto
dei veri Dalmati pegli interessi della patria, loro ;
affetto di cui riesce tanto più sjjlendida la prova,
quanto più gravi sono le scabrosità politiche ed
economiche con cui deve la povera nostra pro-
vincia continuamente lottare.
A Nicolò Tommaseo
il IimicipiQ di Spalato.
Senno civile de' Dalmati, tuona un detto di ve-
rità, che vendichi l'onta fatta all' ONOR nazionale
e disperda l'apostolato della discordia e deli' o-
scurantismo su questi fidi, già troppo e lunga-
mente desolati.
Banditori di redenzione apprestarono alla patria
catene inorpellate dei nomi speciosi di nazionalità
e fratellanza; contesero il seggio del sapere alla
civiltà latina, e la bestemmiarono accusandola di
essere ostacolo allo svolgimento del nazionale pro-
gresso; imprecarono alla lingua cui devono quanto
sanno, e, non conoscendone un' altra, articolarono
suoni fortunatamente non compresi e ripudiati dal
popolo; vilipesero i liberi figli della patria, cuopren-
done di vituperio i credenti; predicarono dogmi
di sovversione e di sangue, e compromisero la
sicurezza e la pace dei fratelli vissuti per secoli
in ammirata concordia,
Il senno civile dei Dalmati giudichi e condanni
chi ha compromesso 1' onor nazionale e la pace
della patria.
E a Te che, grande di fama imperitura, non
sdegnasti, facile e pio^ di spezzare il pane della
verità ai figli di questa terra, dettando precetti
di prudenza politica, mai confutati, per quanto
abborriti dai fautori dell' ž^nnesgione ad ogni costo ;
a Te mite di animo, ma pure fieramente incon-
cusso nei santi principii la cui fede suggellasti
coli' esigilo e colla povertà ; a Te la cui anima
libera, trasfusa negli atti magnanimi, desta un fre«
mito di patria carità nei nostri petti, e ci fa pre-
saghi di giorni che redimano l'inerm secolare;
a Te benedizione e onore ]
Spalato, superba di noverare k #vicke glo-
rie il tempo e le dire di tua educaziasB giova-
nile ; Spalato, non invida alla gentile e diletta so<
rella che ti diede i natali, ma felice di divider^
con essa il vanto delle prime aure di vitat e del]^
scienza del grande figlio di Dalmazia; Spalato, per
la voce del suo Municipio, Ti saluta, genio di
e di verità, faro di sicura direzione fra le sù'ti
elevate dagli imprevvidenti.
Non è a vendicare il Tuo nome che la VOG|
di un popolo si eleva fra Te ed un insano, e scqa^
fessa, la follia di lui che Ti avventava un sarca^?
mo impudente, a.busando della cara lingua
insegnata da'Tuoi maestri volunai.
Parve facile impresa lo sfrenarsi sull' esule^ loa.^
tano e fu tentata; ma lo strale incontrò l'usbergo
adamantino del publico rispetto, e, spuntato, rU
percosse nel cuore della patria.
Dalmazia in Te difende se stessa e i suoi
fetti e le sue aspirazioni più pure. Un senso ^
dignità la istruisce che quella, voce di fastoso VH
lipendio non arriva alla sfera di onore dove ess%
Ti venera e plaude al Tuo nome, giusta, se pure,
aflettuosa, apprezzatrice di Tue rare virtù, del
cuor generoso, deli' anima incontaminata : eco di
autorità incontestate ed imparziali, come sono l'i-
tale glorie, nella cui luminosa cercMa Ti decretò
onorato seggio la storia.
All' insolente sia pmiizione 1' aver osato di al?
zare lo sguardo su Te, splendido propugnatQra
delle patrie IFpertà: cliè, siccome la luce accec^
chi temerario la fissa, egli, strige croata, si è eon^
dannato a non comprenderti apostolo di una li-
bera Slavia, ma ti travide parteggiatore dell' og^^
quando ne' Tuoi dettati germoglia e si matura una
scienza, un presentimento, una profezia !
E Tu grande per animo, quanto illustre per
opere della, niente, non cercare a che alluda que-
sto fremito della dalmata terra, echeggiaote de|
nome Tuo: ignora e perdona.
Spalato, 10 giugno 1862.
Nel n. 7 del nostro giornale venne pu"bl?lic.at^
la mozione fatta da molti sQcii del gabinetto ^
lettura di Spalato perchè, raccolta d' urgenza la
società, venisse pei motivi addotti votata l'espul-
sione da quel gabinetto del periodico il NmomU
per decreto della società stessa.
Perchè il pubblico possa conoscere il vero
delle cose, e non sia obbligato ad indovinare
verità interpretando a rovescio certe corrispondenza
del Nazionale, pubblÌQliia,mo ora, altri due atti yis-
guardanti la suddetta mozione — la risposta dj.
alcuni membri della direzione di quel gabinetto
lettura in opposizione alla mozione suddetti^, § j|i
replica dei proponenti,
S giugno 1862,
La proposta di respingere da questo gabinetto
di lettura, per solenne decreto della società, il
Èfazionale,' Unàerebhe, per avviso dei sottoscritti,
anzicchè ad omaggio di venerazione per parte della
città di Spalato al nostro insigne Tomma§eOj ad
inasprire i partiti, a disseminare la discordia e
ad accderare forse la dissoluzione di questa i-
stituzione tanto utile, che ognuno ne deplorerebbe
certamente la perdita. Animata la direzione anzi^
tutto dallo si3Ìrito di moderazione e cittadin§i con-
cordia, si trova in debito di dichiarare ; che epM
trova inopportuno e forse pericoloso il con vacare
la società perchè sia da questa deliberato
ripulsa M Nazionale da questo gabinetto, e pr§ga
&.ÌÌZÌ gli ono^ovoli losciittai'i a ritirare la.lore
Le avvereranno, sapendo nè lasciar marcire sul-
r albero il frutto maturo, nè coglierlo acerbo e
inutile e insalubre; clie poi sia gettato pastura di
bestie injmonde. Le avvereranno col chiedere mer-
cede di messi c ristoro d'ombre al terreno il quale
avranno co' proprii petti difeso, e co' propri! sudori
a fertilità preparato.
Accogliete, signori, il saluto della mia gratitudine.
13 giugno 62, di Firenze.
N. TOMMASEO.
Alcune riflessioni sul progetto di frauchigia doga-
nale di entrata per tutta la Dalmazia emanato dal-
l'inclita Giunta provinciale.
Ove le questioni si riducano ai stretti limiti
della necessità, e di' ogni lusinga di successo, pel-
r idolo incensato, sia tolta dallo sconforto dei piti
infelici risultamenti, non resta altro ad una mente
illuminata, quando non voglia disperatamente coz-
zare col fato , che abbandonare i mal tentati si-
stemi, per sinceramente e lealmente dar luogo a
quelli suggeriti dalla scienza e dall'esperienza.
L'egregio lavoro di cui ora teniamo parola, nel
mentre ci offre una prova novella della sapiente
ed amorosa operosità dell' inclita nostra Giunta, e
si accaparra col suo solo enunciato il plauso ed i
voti di tutti i Dalmati, può soltanto, volendone at-
tuaije il pensiero, ristorare i deplorabili guasti e
sanare gl'immensi mali prodotti dagli anteriori
condannati sistemi.
Nello scioglimento de'sociali problemi \ie più che
al criterio teorico è mestieri affidarsi alla sicura
e fedele guida dell' esperienza, e questa invero lar-
gamente e dolorosamente ci ammaestrò per lunga
epoca, con una non interrotta sequela di danni e
di patimenti, che la via seguita era quella dell' e-
strema nostra rovina ; di tale infelice condizione si
dovrebbe alla fine tenere conto, per lasciarci re-
spirare di quel libero aere cui anela sì affannosa-
mente il prigioniero.
Felici coloro che addottrinati dagli altrui mali,
con savio consiglio ne approfittano per allontanarli
da se, e ben miseri d'altronde quelli che nemmeno
ai proprii si scuotono ; non è che si vogha esclu-
sivamente con ciò accagionare la generale nostra
indolenza, quantunque grande, ma è certo che molto
più di quanto comunemente si crede essa ci ag-
grava e condanna.
Ormai non avvi, è vero, nessuno stato che non
applauda ai sani principii del hbero scambio, ma
non tutti con equale sentimento si diedero ' all'ap-
phcazione degli stessi ; interessi contrarli, ragione-
volmente in parte, ne ritardarono la benefica at-
tuazione, per non permettere che lo spostamento
subitaneo di fortune arrecasse quei danni irrepa-
ràbili cui il nuovo principio tendea a sanare; però
un limite devono pure avere tali riguardi, ed il
limite lo prescrive il male stesso che viene con
tah condizioni ad arrecarsi agh altri.
La Dalmazia più che con qualunque altro siste-
stema, come tutti i paesi al mare in eguah con-
dizioni , ne avvantaggerebbe dalle proposte fran-
chigie, non essendo alla fine qualsiasi lega o nesso
doganale che una violazione di quei principii, più
0 meno lesiva gli stessi, in proporzione della mag-
giore 0 minore ampiezza dei circoscritti territori.
Fu detto che la Dalmazia con una pura ed as-
soluta franchigia del suo hdo non sarebbe inden-
nizzata per metà dei danni che andrebbe a soffrire
pel suo isolamento, pella sua esclusione dal terri-
torio doganale austriaco ; ai fautori dell' unione ba-
sterà semplimente rispondere ,che aver libere le
altre parti del mondo, invece d'esser chiusi in quella
cerchia, arreca in compenso un benefizio che stà
in ragione diretta delia differenza delle parti stesse;
che il peggior male che mai possa cogliere alcuno
è quello della dipendenza; che nessun favore equi-
vale alla libertà, quando d' essa sia in grado d'ap-
profittarne ciascuno, poiché altrimenti non sarebbe
che un nuovo più crudele ed irrisorio mezzo di
schiavitù e di miseria; die in fine ogni bene può
SDIO sperarsi dalla stessa.
La protezione non può in niun caso esser le-
gittimata che come misura momentanea, che scuota
r accidia degli abitanti, ed incoraggi e sorregga a
vincere i primi ostacoli un'"industria che trova nel
paese tutte le condizioni non solo della sua esi-
stenza, ma della sua prosperità; il proteggere una
industria che la natura respinga dal suolo, sarebbe lo
stesso che voler a gran prezzo e fatica aver ciò che
a buon mercato e con poca fatica si può ottenere.
Del libero scambio non ponno approfittare che
tutti i popoli, in qualsiasi condizione si trovino,
poiché non avvi paese sì dannato dalla natura che
non possa offrire allo scambio qualche cosa. Il com-
mercio cercherà sempre le vie aperte e sicure, e
qualunque misura si prenda sotto lo specioso titolo
di protezione non può riescire alla fine che d' o-
stacolo allo stesso e di danno.
Una volta che la Dalmazia venisse dichiarata
portofranco, converrebbero ad essa come a deposito
generale le genti vicine, che in oggi sono soggette
e tiranneggiate da quei lontani grandi depositi
che le assorbono e perdono, e di cui subiscono a
mala vogha le dure leggi ; 1' estenderlo a tutta la
Dalmazia non arrecherebbe poi danno a quelle città
della stessa che con più felici condizioni sono me-
glio favorite dalla speciale loro posizione, ché anzi
mutuamente esse se ne gioverebbero per arrecarsi
fraterno e scambievole aiuto; tolti che fossero in
fine gU ostacoli che ci separano dalle soprastanti
Provincie, e facilitate coi nuovi potenti mezzi le
comunicazioni, i porti della Dalmazia, che le for-
nirebbero d' ogni prodotto dell' umana industria,
diverrebbero pure un naturale e facile scalo ai loro
ricchi prodotti.
Ci si potrà obbiettare die in generale le fran-
chigie, come i privilegi, sieno da disapprovarsi, per-
chè lesivi queir eguaghanza che di diritto come di
fatto esister deve fra tutti i membri d'uno stesso
stato, eguaglianza che verrebbe a sopprimersi colla
disuguaglianza dei pesi a cui verrebbero assogget-
tati. Primieramente si osserva, che non v' ha altra
provincia della monarchia che in un modo o nel-
r altro, 0 con una franchigia o coli' unione, non sia
stata favorita in confronto alla nostra, e che quindi
questa resterebbe soltanto colpita dal peso del
vecchio regime desolatore se non si facesse giu-
stizia alle sue oneste domande; in secondo luogo,
tale è la sua speciale posizione rimpetto alle altre
consorelle provincie, e tante sono le sue ragioni di
convenienza ed interesse, che col favorirla, nel men-
tre si riparerebbe ad un atto di antica ingiustizia,
non potrebbe riescire in fine per tutte che di reci-
proco e comune vantaggio.
Le tariffe d' altronde dei dazii essendo per loro
natura immutabili, almeno per lungo corso d' an-
ni, come ne abbiamo noi avuto ben triste espe-
rienze, ed il valore delle mercanzie variabile pei
molti accidenti che concorrono alla loro verificazio-
ne, senza che di essi sia possibile farne calcolo
nella composizione delle stesse, ne avviene di con-
seguenza che esse in generale sieno essenzialmente
ingiuste e dannose; e maggiormente lo sono quando
si rifletta, che la consumazione della maggior parte
di quei generi tassati essendo comune al ricco ed
al povero, le famighe numerose de' primi vengono
a pagare colle stesse più di quelle del ricco, in
proporzione del loro consumo e dei relativi mezzi
d'approvigionamento, nè ad indennizzare di questo
danno il povero basta la sola naturale forza e-
spansiva inerente a qualsiasi dazio, poiché volendo
esso incarire in proporzione la mercede del suo
lavoro, non trova alla fine chi vogha valersi del
suo braccio, o servirsi dell' opera sua.
I fenomeni sociaU sono così complessi come i
fenomeni psicologici; essi sfuggono spesso alla più
diligente anahsi, èd è assai difficile l'isolarti nelle
loro relazioni, come è spesso difficile il discernere
in qualche atto fisico se vi concorra o meno la
volontà dell'ente razionale; non è difficile quindi
ad un occhio non pratico il ritenere conseguenza
di un principio ciò che lo è invece del principio
opposto : a guardarsi da tale errore non vi è mi-
gUor consiglio che il tenere addietro ed il rimar-
carne gli effetti, per trarre poi giudizio sulla bontà
0 meno del proposto principio.
Lo Swift ebbe argutamente ad osservare in pro-
posito, che neir aritmetica delle finanze spesso due
più due non fanno quattro, ma sì quattro più quattro
uno ; quindi chi si dirige col calcolo comune e
somma quattro più quattro eguale ad otto s'in-
ganna, senza sapersi dar ragione del proprio errore.
È massima generale che più che si vuole ri-
trarre dai dazii meno si ricava, poiché si estingue
la fonte di commercio da cui hanno vita e vigore,
senza far calcolo che in proporzione si accresce
ed aumenta l'immorale spinta al contrabbando.
Premesse queste brevi riflessioni, che mettono in
rihevo od accennano almeno ai beneficii ed ai danni
dei tre diversi sistemi proposti pella Dalmazia, del-
l' unione al territorio doganale austriaco, della ta-
riffa daziaria, e della libertà de' cambi, e che ap-
pieno concordano coi principii di quello scritto pro-
pugnandone i vantaggi della libertà, ci permette-
remo alcune poche osservazioni sulla parte pra-
tica dello stesso, sui risultati ed effetti, sui svan-
taggi e compensi che secondo esso ne deriverreb-
bero allo Stato dal toglimento di quei dazi d'en-
trata ossia dal portofranco in Dalmazia. Così fa-
cendo, crediamo di corrispondere in parte a quella
fiducia che l'inchta Giunta ripose nel pubblico in-
teresse , non potendo convenientemente commen-
darsi r idea di provocare il suo giudizio, rimet-
tendone alla sua discussione il progetto prima di
sottoporlo alla competente decisione della Dieta
provinciale. Il tacersi in tale circostanza avrebbe
dimostrato un ingiustificabile indifferenza, che non
poco contrasterebbe col manifestato desiderio di
nuove e libere istituzioni, fra le quah principale
si è senza dubbio quella, da cui tutte le altre
dipendono, della libera discussione de' pubblici
interessi.
Che il prelodato progetto, come si disse, venga
accolto da tutti i contribuenti e dalla provincia
intera con grande e vivo interesse, ciò e assai fa-
cile ad iniaginare, arrivando le più scarse intelli-
genze a capacitarsi, che è meglio in massima non
pagare che pagare; non così però e da sperarsi
che riesca del pari facile persuadere chi ha il be-
nefizio a rinunziarvi. E vero che vi si offrono dei
compensi, ma quando non possansi ripromettere
dei sacrifizii in condizioni specialmente scabrose, in
queste distrette delle pubbliche finanze, vi vuole
un certo rigore e precisione nei termini, una certa
solidità e sicurezza nelle proposte condizioni, che
ne appaia l'utilità e la convenienza con tutta la
maggior possibile chiarezza ed evidenza, per non
dar appigho a giustificarne il rifiuto col mezzo
del nostro stesso errore. Egh è perciò che non
sappiamo farci ragione perchè l'inchta Giunta a
vendo per ultimo risultato dichiarato che la somma
di fiorini 115,390, (pag. 6), ritenendosi un errore
quella di fior. 111,390 che si legge alla pag. 8,
fosse la sola e reale perdita che allo Stato ne
derivasse da queir abolizione dei dazii d' entrata,
ponesse poscia per base de' suoi calcoh 1' altra
somma di fiorini 193,632, (pag. 5) di dichiarato
reddito netto percepito dallo Stato, per farvi poi
in via indiretta il diffalco di alcuni risparmi sulle
guardie, sul personale d' ufficio e sui locali, come
non fossero tah partite da detrarsi dall' intero com-
plessivo reddito, onde riconoscere e stabihre la
vera perdita che allo Stato dall'abolizione dei
premessi dazh gliene veniva a derivare.
Nò è a dirsi che sia soltanto questa una diversa
maniera di concepire o di calcolare una stessa
partita, che conduca alla fine agU stessi risultati,
alle medesime conseguenze ; poiché considerando
le dette spese inerenti al dazio stesso, cessano
esse pel cessare di quello, mentre ritenendole parte
delle altre richieste pel generale meccanismo am-
ministrativo dello Stato, non vengono esse a ces-
sare in proporzione della diminuzione de' speciali
bisogni dello stesso, ma regolansi con norme di
più alta e profonda ragione. Il benefizio in questo
secondo caso è incalcolabile ed insensibile, esten-
dendosi a tutti i componenti lo Stato a detrazione
della generale spesa, mentre nel primo è diretto
ed immediato e ad esclusivo vantaggio di quelli
che pagano la speciale imposizione.
Egh è appunto da questo falso modo di per-
cepire e calcolare le spese, od il vero lordo di
quella rendita, che ne venne di naturale e 'legit-
tima conseguenza che s'imputasse come carico ri-
manente allo Stato le spese di percezione del dti-
zio consumo, mentre esso dazio le paga da se,
la cui promozione devesi supporre occasionata da
qualche errore. E di codesti errori si rinnoverebbero
certamente, giacché alle mediocrità torna assai
conto di parlare o scrivere in un gergo sul quale
gl'ingegni più nobili disdegnano di insudiciarsi,
e nel quale gli spropositi passano più facilmente
incompresi ed impuniti. E a codesti spropositi, che
possono essere fecondi di danno irreparabile alle
parti, desideriamo si pensi da certi giudici tede-
scki, colle nnances di cragnolini, stiriani, croati
ecc.; des-ìilerìamo che Erostrati della lingua ita-
liana, profanando una lingua supposta slava, non
si illudano agli effimeri applausi dei fanciulli e dei
fanatici. Non si dan salti in natura, e una lingua
non si apprende in un giorno. Si studii la lingua
slava, ma non nel Pozor ; la si studii seriamente
e diligentemente, e maturo cli'ei sia, noi saremo
ben lieti di assaporare a suo tempo il fnitto di
codesti studii, frutto che ora ripudiamo perchè ac-
cerbo ed indigesto. Non è colpa dei giudici se, fra
ìe cento altre miserie di Dalmazia, venne negletto
lo studio della lingua nazionale; non è vergogna
se, parlando la lingua del popolo, non si curò la
lingua letteraria; non è colpa nè vergogna per
essi se non si apprese la terminologia tecnologica
che è appena nelP infanzia, e che ad essere com-
pletata esige, con buona pace del Pravdonosa, il
travaglio colettivo d'ingegni elevati, e l'opera ma-
tura del tempo ; ma sarà colpa, vergogna e delitto
se della lingua del foro si farà una questione di
pagnotta o di vanità; se senza vocabolarii, senza
codici, senza enciclopedia legale, senza grammatica,
e sulla autorità di qualche oscuro diurnista o can-
cellista, si vorrà condannare la giustizia ad essere
la meretrice di un partito politico.
E quand' anche si trovasse in Dalmazia qual-
che giudice che, per eccezione privilegiata, cono-
scesse bene la Ungua letteraria slava; quand' an-
ch' esso conoscesse, ciocché non crediamo, i ter-
mini tecnici; noi non potremmo consentirgli per
ora di scrivere lo slavo, perchè non potremmo a-
vere la sicurezza che la lingua da esso usata sia
compresa dai giudici suoi colleghi, che compon-
gono il consesso, e dal suo presidente che deve
dare 1' expediatur agli atti
E specialmente pei giudici forastieri sarebbe
assai difficile il compito di scrivere lo slavo. Da
essi i concetti son formulati in tedesco, vengono
quindi voltati in italiano, e poscia tradotti col soc-
corso di qualche maestro in slavo. Tradurre è
lottare, cel dice il Tommaseo, ma qui la lotta è
più dura, perciocché si tratta di fare la traduzione
di una traduzione. La magistratura giudiziaria (fa-
ciamo di eappello a quella che siede in appello)
non gode, salve poche eccezioni, il prestigio a cui
essa potrebbe aspirare, e se presentemente qual-
che processo importante dà luogo a trepidazioni
o commenti, quanto si raddoppieranno colle tradu-
zioni delle traduzioni, eoi consiglieri-diurnisti e con
rappresentazioni teatrali! A proposito di teatro.
Siccome i dottori Madirazza e Cega sono in istato
di gestazione per dare alla luce un protocollo di
sezione cadaverica in lingua slava, e siccome non
riconosciamo in essi 1'autorità scientifica perchè
sia riconosciuto legittimo il parto; così lì preghia-
mo ad astenersi dal produrlo a suo tempo in giu-
dizio, onde per la irregolarità del loro protocollo
non vada forse impunito qualche omicida, e onde
non si rinuovi il caso di queir ascoltante forestiero
che, imperito della lingua itahana, ed incaricato
di costatare alcuni danni di un naviglio naufra-
gato, si prese per formulare un protocollo di se-
zione cadaverica^ e fece l'autopsia del petto e del
basso ventre del trabaccolo-
Si lasci, per Dio, al Dn Madirazza il vanto di
ciclopici sforzi, e di voli. Itoppo alti e repenlirti; si
lasci ai girasoli politici, come il sig. N. M. G.,
V aver pronta la bandiera per ogni vento, si lasci
ai. monocoli, ai faccendieri, ai fanatici, agli adoratori
della dea pagnotta, il privilegio di locare a dispe-
ralo nolo la loro anima, i loro studii, le loro
illusioni; ma che i giudici non s'illudano al turi-
bolo degli adulatori, non facciano della lingua slava
una questione di torna-conto o di vanità. Per rac-
cogliere bisogna aver seminato; studino prima e
apprendano; e maturo che sarà il frutto delle
loro fatiche, noi che adesso cantiamo concordia,
proclameremo allora vitlona,
Castel Cambio, 12 giugno 1862.
(Nostre Corrispondenze).
Vienna 19 giugno.
Quando vi avrò detto che la Camera accolse tulle le
proposte del Comitato sul budget del Ministero di guerra,
delle quali vi ho dato un sunto nella ultinna mia corri-
spondenza; che il iM inistro conte Degenfeld non smentì
nei dibattimenti l'onorevole fama di uomo lealmente com-
preso delle massime costituzionali ; che il Ministro conte
Hechberg fece uno sforzo inane per mandare alle calende
greche la soiuiione delf anomalo rapporto delle truppe
estensi coli'esercito austriaco, e che il deputato Giskra
con rara intelligenza e con calde parole respinse il poco
felice conato: - credo aver esaurita la relazione sulla
materia.
Mollo più interessante per voi sarà il mio rapporto sulla
seduta di ieri in cui si discusse il budget della Marina
da guerra, e per 1' argomento che tocca pii!i da vicino gli
interessi dei paesi alla costa. e perchè alla discussione
presero parte i vostri deputali Lapenna e Gliubissa. Mi
giova anzitutto ricordarvi, che il Comitato di finanza ap-
provando nelle sue proposte finali il preliminare ordinario
con 5,963,000 fiorini per l'anno corrente, ne dava per
motivazione il riflesso, che di quell'importo erano già
dispendiati, e sull'ultimo V3 non era, in quest'anno di
tanto avanzato, possibile una riduzione ; - ed approvando
del pari il preliminare straordinario per la costruzione delle
tre fregate corrazeate Eugenio, Massimiliano ed Austria, e
per la riduzione delle due fregate a vela Novara e Schwar-
zenberg in vapori ad elice, osservava die di questa somma
era già speso ^/g e gli altri erano indispensabili per
rispondere ai contralti orm;ii stipulali coi fornitori. Vi pre-
metto ancora, che il Comitato propone un deliberato, per
cui d'or innanzi non sia lecito d'impiegare in altre i ris-
parmii, che per avvenire venissero fatti in una quilunque
delle singole otto sezioni d' amministrazione, e quindi
i risparoìii eventuali in un ramo qualsivoglia tornassero, come tali, effettivamente al tesoro dell Stato. La serie fi-
nalmenle dei desideri! proposti dal Comitato alla delibe-
razione della Cafnera, tra cui mi piace accennare; al-
l' eccitamento da farsi al Governo di non intraprendere
nuove fabbriche per la marina, e di non costruire nuavi
grandi baslimenl-, senza che prima il dispendio sia assetì-
tito nelle vie costituzionali ord,norie; all' invilo di di-
miauire le spese di amministrazione centrale, degli am-
«airflgliati di porto, dei comandi di marina , degli i.spet-
torati eec ; 3® all' invito di abbandonare il progetto di ri-
sljuro delia casa d'invalidi per la marina, bastando al-
l' uopo gli istituti esistenti per gJ' invalidi dell' eser-
cito; - di limitare allo stretto bisogno il numero dei
legni armati in tempo di pace ; - di usare maggior eco-
nomia neir acquisto di materiali, e nella stipulazione dei
contralti di fornitura; - di diminuire le competenze fis-
sate pei bastimenti che paissano lo stretto di Gibilterra; -
di semplificare l'azienda di cancelleria; - codesta serie
di desideni, formolati in termini troppo precisi per am-
mettere equivoco d'intelligenza, mostra bene apertamente,
che, S« il Comitato per qnesl'anno rispettava il fatto com-
piuto, egli però respingeva l'idea di un »«mento della
marina da guerra, e volea per 1' avvenire ridurre questa
parie del budget ad assai modeste proporiioni. Questo in-
tendimento risaltava viemmeglio dalle osservazioiii , che
precedevano nul rapporto le proposte, e le quali, allu-
dendo allo sbilmcio delle finanze, riconoscevano inconci-
liabile colle stesse gì' ingenti sacrifizii, che sarebbero stati
necessarii per portare la flotta austriaca al punto di tener
fronte, da se sola, alla flotta italiana.
La discussione generale venne aperta dal deputato £a-penna. Egli avvertiva come al primo sorgere della que-
stione «aumento o no della marina da guerra • l'opinione
pubblica in Dalmazia erasi pronunciata in scopo contrario.
Motivi d'ordine getierdle, ei diceva, e molivi specialmente
dalmati concorrevano ad avversarne l'idea, in prima linea
la tristissima condizione delle finanze. 11 deficit spavente-
vole, la soverchia misura delle pubbliche gravezze, la poca
lusinga di poter in prossimo avvenire sopperire ai bisogni
colle fonCi ordinarie di rendita, e le dolorose sperienze
fatte suH' impiego dei pubblici fondi, mn consentivano
altro proposito tranne il risparmio. Riflettendo d'altronde
al triplice scopo della marina da guerra austriaca : com-
battere in easo di guerra efficacemente il nemico, di-
fendere le coste, proteggere la marina mercantile anche
nei mari lonlaai, presentatansi gravi dubbietie sull'op-
portunità dalla misura. Dubitavasi della possibilità di por-
tare la flotta a tale graudezza d'assicurarle la preponde-
ranza rimpeUo a quella potenza, con cui verosimile il con-
flitto sul teatro prossimo alle nostre coste Reputavasi me-
glio chiamata la forxa di terra a d.femiere eventualmente
la Dalmazia; difficile in tanta estensione di eoste impedire
all'occa.sione mediante una flotta uno sbarco. Credevasi
sufficiente a proteggere i bastimenti mercantili l'azione
diplomatici, sussidiata dui buon accordo con potenze ma-
rittime e dall'influenza morale di un grande impero, come
quello dell' Austria. A questi riflessi si associavano eon-
siderazioni di speciale interesse della Dalmazia, Temevasi
che una flotta, la quale tanto forte e numerosa non sìa,
da imporre ad una delle più rilevanti potenze marittime,
e la quale tuttavia fosse grande abbastanza, da non resistere
alla tentarione di accoglierne a p»evocarne temerariamente
r attacco, esponesse a grave pericolo le cittii dalmate al
mare. Temevasi che una soverchia utilizzazione di braccia
dalmate pegli scopi della marina militare, spogliasse la
mercantile delle naturali sue forsse. Temevasi la persistenza
in queir infausto sistema, per cui i bravi nostri marinari
restano condannati ai bassi servigi, e gli ufficiali si vanno
cercando nelle piiJ remote contrade del continente, e per
cui esigendosi da un lato la perfetta conoscenza della
lingua tedesca dagli aspiranti a posti di ufficiale, e non ri-
chiedendo dall'altro agli uffiziali tedeschi la conoscenza
delle lingue parlate d;iir equipaggio, si dava più che occa-
sione ai rove?C', onde non pochi avemmo esempii dai basti-
menti di guerra austriaca. Uomini intelligenti e dell'arto
ciò non pertanto, non disconoscendo l'importanza di co-
deste ragioni, vogliono per meglio fondati argomenti ri-
solto affermativamente il quesito. E' dicono, che seppure
in prossimo avvenire non sia lecito sperare tale sviluppo
della flotta che corrisponda alla posizione dell'Austria,
come grande potenza, non puossi tuttavia anche nella sua
attuale consistenza e cogli incrementi vagheggiali dispre-
giarsene il relativo valore anche da un prevalente nemico.
La vantaggiosa conformazione delle nostre coste, la cono-
scenza delle acque, le tante isole, i molti e magnifici porti,
il sistema di fortificazioni eseguile a Pola, Lissa e Cat-
taro, offrono alla flotta austriaca vantaggi considerevoli di
confronto slla flotta avversaria, deficiente di porti e meno
favorita dalla qualità delle sponde che ci stanno rimpetto.
La grande estensione delle coste dalmatiche esclude la
possibilità di una difesa mediante forze di terra, e recla-
ma l'appoggio di navi, che possano accorrere ai punti mi-
nacciati e portare loro protezione e difesa. L' azione di-
plomatica non basta sempre a prevenire e riparare i torti,
cui Sono esposti i nostri navigli ed i sudditi austriaci nei
mari o nei paesi lontani; l'appoggio di amici potentati è
spesso un problema, più spesso un'illusione; l'influenza
morale riposa alla fin fine sulle forze proprie, l Dalmati
non possono poi dimenticare l'eredità loro toccata dai
Liburni, che diedero lunga pezza all'Adriatico il loro nome;
essi non possono dimenticare che i loro padri giovarono
precipuamente i Veneti nell'acquisto e nella conservazione
del predominio de mari. E'riflettono che i torti finora subiti
debbono addebitarsi ad un infelice sistema, ma che questo
sistema possa cambiarsi; e* sperano, e sperano fermamente
che lo sarèi, poiché a capo dell' austriaca marina da guerra sta
una ececcelsà individualità, che mostra simpatie pei nostri
paesi e vorrà riconoscerne e valutarne Je giuste domande.
I Dalmati sperano che anche in Austria finalmente si farà
strada quel sacro principio, ormai accolto da tutti i go-
verni civili, quello cioè per cui le capacità, le attitudi-
ni, il marito va cercato imparzialmente ovunque si trovi.
Essi lusiogansi che cessar pur debba una volta la fatala
diffidenza nelle nazionalità non tedesche, e tanto più si-
curamente per quelle di Dalmazia, le quali negli anni 1848
e 1849 mostrarono la loro lealtà verso l'Austria. Codesti
riflessi e codeste speranze, conchideva il deputato Lapenna,
mi determineranno a votare nei singoli punti in senso fa-
vorevole air aumento della flotta — A questo discorso, di
cui naturalmente vi comunicai soltanto lo scheletro, tenne
dietro una lunghissima parlata del deputato CUhra. Anche
egli ritiene chiamala l'Austria a crescere un giorno la
sua marina. Per ora non lo consentono in gran propor-
zione le sue finanze. A proteggere il commercio basta la
flotta attuale. L'Austri» deve limitarsi alla difesa. Per que-
sta non è necessario l'incremento della flotta. Nel caso
di guerra colla Sardegna, essa sarà decisa al Po ed al
Mincio, non nell'Adriatico. Se la Sardegna invocasse in
sussidio la rivoluzion» nella Bosnia e nell' Ercegovina,
l'Austria avrebbe alleala la flotta ottomana, e potrebbe far
fronte alla sarda. Giskra combatte ii timore di sbarchi ,
porta csompii tratti dalla storia, e tutto si ripromette dal-
l' esercito di terra. Ei non crede che Dalmazia formi un
punto lattico nelle operazioni militari in Italia. Negli anni
1805, 1809 e 18-18 l'Austria entrò e sortì dall'Italia senza
possedere una flotta. Se pur la JDalmazia venisse attaccata,
dicono gli esperti che un corpo non troppo grande di
truppe basti per tenerla un mezi'anno. La guerra colla
Sardegna non puJ) durare pii^ a lungo. E quand'anco que-
sta guerra più a lungo durasse? Ebbene, la Dalmaza sa-
rebbe perduta, finché la pace ne riguadagnasse all'Austria
il possesso La Sardegna volt) pel 1865 sessantatro
milioni di franchi alla sua marina Vogliamo, possiamo,
domanda Ci^kra, far noi altrettanto? Si risparmiò nel bud-
get per r esercito di terra, in cui sta il nervo della forza
deh' Austria ; ragione vuole che piti si risparmii nel bud-
get per ia marina. Quando l'Austria avrà danaro, ogni
austriaco godrà impiegarlo, affinchè ia flotta orgogliosa
passeggi pei mari. Ma in oggi non può esservi altra pa-
rola d'ordino, che risparmio, risparmio, risparmio.»
Barone Burger vuole l'aumento della flotta. Non vi ha
sacrifizio che sta troppo grande per assicurarci il possesso
dell'Adriatico, per proleggere il commercio marittimo, e
la navigazione, per promuovere gl'interessi econornico-nazio-
nali. — Sehindler parla nel senso di Giskra. 11 conte
RecMerg, traendi motivo dalla costui parlata si effonde
sui ranlaggi del oommereio e navigMion« e sul bi»
un B^li^ta, che co' Croati se la intendeva, ma
senza"flrito mirare alla congiunzione detta, tra-
scritte e, ~ senza mia pemiissione , mandate a Za-
gabria, con alcune varianti di stile e di lingua, che
ne intcrhidavano il sentimento, anzi falsavano 1
senso : end' io poi, in una ristampa, mutai come
meglio, sembrava a me. Nè allora però me ne
dolsi pubblicamente ; nè la stampa di Zagabria mi
dispi^que; desideroso che i miei sentimenti ri-
spetto alle genti Slave fossero fatti palesi. Ma
nelle Sce«/«//e non è parola che accenni unicamen-
te a Croazia, non che all'ap2)iccarsi de'Dalmati
a quella. Mi furono dell' opuscolo mandati a Ve-
nezia un centinaio d'esemplari circa; de' quali,
come lettura agli Italiani alquanto esotica, io non
potevo fare alcun uso ; ma riconoscente alla lar-
ghezza de' buoni Croati, dovetti levarmeli d'in-
nanzi, acciocché l'autorità, rigida allora in queste
materie," non trovasse presso di me un indizio di
ciò che non era, dell' aver io ordinata la stampa.
La quale precauzione era resa necessaria dalla de-
nunzia che il governo di Zara, altro dall'odier-
no, indii'izzava alla censura di Venezia, acciocché
dell' opuscolo si facesse inquisizione ; e alla de-
nunzia accompagnavasi un giudizio di quello; nel
quale giudizio, tra le altre cose, mi si apponeva
il volere in Dalmazia insinuare gli spiriti d'Orien-
te. Sospettavasi dunque eh' io la volessi fare tur-
ca , 0 cosa simile ; ma non croata. Nè io so che
nelle traduzioni di quel libriccino fatte in lingua
boema e polacca, francese e tedesca, nè in Za-
gabria stessa e' fosse mai interpretato èome un
voto di dedizione a Croazia.
II. Superfluo dire che io delle Scintille non
mi negai punto autore, che non denunziai chi le
^ aveva, senza il mio volere, mandate alla stampa.
' Eppure allora il sospetto del così detto Pansla-
vismo dava qualche pensiero, e procurava a me
l'onore non desiderato della visita d'uno Slavo,
sospetto per un altro verso, il quale chiedeva
d' intenderne il mio sentimento. Facile era delu-
dere le sue ricerche col dirgli la semplice verità,
cioè eh' io non ero Panslavista punto , al modo
che questa voce intendesi nel mondo politico ^ nè
sono 0 sarò. E così intese infatti le mie Scinlil/e
un buon Russo , il quale girando al fine delle so-
lite peregrinazioni, tra gli altri compatriotti suoi,
m' onorò di sua visita; e delle Scintille non si
inostrava grandemente contento, e segnatamente
ìa parola narod pareva a lui cosa buia. Il buon
Russo m'offerse cordialmente un posticino, se a
me piacesse scrivere in giornali russi, e io cor-
dialmente ringraziai. Ala non è già un arcano,
quel eh' io so di certa scienza ; che, e allora e
poj, qualche Slavo del mezzodì, dicendo il Cesare
Mostro, non intendeva quello della Sanzione pram-
matica. E abbiamo il fatto solenne, d'un Croato
de' meglio eruditi, di quelli che a Vienna chiese-
ro, 0 non dissentirono che si chiedesse Dalmazia
per conto di Croazia; e che dopo il 1849 non
dubitò di proporre che i Croati adottassero la lin-
gua Russa. Dal che ( lasciando le questioni poli-
tiche ) ognun vede quanto onore dovesse venirne
àgli Slavi del mezzogiorno, quanto aiuto alla ci-
viltà de' Confini Militari, qual cagione d' orgogho
e di speranza ai Dalmati che si fossero aggrap-
pati ai Croati. Un altro Croato, parecchi anni do-
po, mostrandomisi vergognoso di quella proposta,
si lasciava però sfuggire di bocca la minaccia che,
se i potentati d' Occidente si dimostrassero della
Croazia poco curanti, ed ella si sarebbe abban-
donata alla Russia. Parrebbe incredibile, se anche
fuor di Croazia non si vedesse, la semplicità di
coloro, che dando retta a certi giornali salariati
da certi governi, ma le cui parole possono es-
sere il giorno dopo disdette e sono contraddette
da' fatti, si figurano Austria e Russia non sola-
mente rivali, ma in tutto nemiche, e pronte a
sbranare e appropriarsi l'una dell'altra l'impero ;
come se certe momentanee apparenti freddezze do-
vessero attizzare incendii di guerra; come se alla
ragion di Stato non siano i potentati più forti
costretti a sottomettere i proprii risentimenti più
acri, e per essa indugiare 1' adempimento de' loro
più antichi e più risoluti disegni. Io non so quel
che altri si pensi della lealtà debita o possibile
nelle pubbliche cose: ma nessuno, io spero, ne-
gherà che gli uomini privati, allorché si consa-
crano a rivendicare i diritti delle nazioni, debbo-
no d'illibata lealtà dare esempio, per dimostrarsi
non indegni del ministero tremendo. Ora uno Slavo
del mezzodì, che colla Russia s'intendeva per ser-
vire a suoi fini, e nell'atto medesimo le faceva
contro, e si credeva colle armi da lei portegli
ferirla da tergo; meritava bene che questa, già
consumata maestra, coli'arguta ambiguità del lin-
guaggio diplomatico, senza punto adontarsi, lo can-
zonasse bellamente, e lo abbandonasse a' suoi so-
gni e alla sua confusione.
III. Ripeto che in mene cosifatte, scoperte
da me e confessate da chi ne era il reo, sopra
un uomo solo forse ne ricade tutta la confu-
sione ; ma debbo soggiungere che alle mire di
costui altri ( disavvedutamente vo' sperarlo ) servì
qualche tempo, e prego'i savi e gli onesti di tutti
i paesi, badino bene a che mediatori, a che pro-
mettitori si fidino. Perchè uomini tali spacciano
sè per interpreti e méssi della nazione, o almeno
d'un grosso partito, e Citano nomi, e mostrano
lettere, le quali per vei'o non provano quanto mil-
lantan' essi, ma provano che e' non son cono-
sciuti per quel che pesano. Debbo inoltre sog-
giungere che, senza autorità e senza veste nes-
suna, fu chi tentò aprirsi l' adito in corte di Fran-
cia, e così guastare negòzii che in miglior tempo
potevano onoratamente avviarsi. Ma il poco valore
manifestissimo del negoziatore fece che a mala pena
e' potesse pervenire infino a un lontano paren-
te indirettissimo di chi molto può, ma non può
quanto vuole, e sa uon volere quel che non
può, e sa disvolere, e le volontà sue più ferme dis-
simulare. L'importanza di fresco data alle cose di
Serbia, d' Erzegovina,' del Montenero, non è tale
che giunga a risparmiìire e rivi di sangue, e spet-
acoU di barbarie che fanno fremere ogni anima
cristiana; non è tale che possa fiirci dimenticare
come gli esteri potentati, quand' anco volessero
sinceramente , da mille riguardi e ostacoli sono
rattenuti che non soddisfacciano alle brame dei
popoli impazienti. Lè fero promesse non prónta-
mente adempite, quindi paiono simili a tradimen-
to : e l'esito stesso delle guerre più arditamente
e più felicemente consumate non giunge mai a
quel segno che i vendicatori intendevano, non che
il vendicato. Difficile mutare il destino di pòpolo
stante da sè, il destino d'un isola : or pensa, di
genti l'una nell'altra-inserte e conserte, unite per
secoli ad altre genti, )per secoli divise dalle genti
sorelle ; or pensa, di nazione che non ha ancora
la coscienza di sè, di nazione a cui manca la te-
sta, e vorrebbesi far lei capo ad altre che non
sentono con lei comune la vita.
IV. Innanzi eh' io tocchi delle relazioni tra
Italia e Croazia, avvertirò quanto strana cosa sia
il voler cogliere in contraddizione me, che a certi
Croati parevo tanto alieno dal mettere la Dal-
mazia a' piedi loro, che pubblicamente si dolsero
del non essere io alla loro maniera Slavo, e mi
compiansero del prescegliere in Italia la povertà
alle croatiche munificenze. Nè io dubito punto che,
se avessi potuto rifare la vita e dedicarmi in tutto
alle lettere slave, io non avrei dagli Slavi rice-
vuta fraterna accoglienza: e pur della intenzione
di volermi proteggere son grato ad essi. Non cre-
do però d' avere, neaiiche scrivendo italiano e vi-
vendo in Italia, fatto ingiuria al nome slavo, e
vorrei che tutti i valenti del loro paese natio,
sentissero e scrivessero, ciascheduno secondo l'o-
pinione propria, quant' io sento e scrissi ; e molti
lo potrebbero ben mcgho di me.
Quand' io fui carcerato nel 48, la Dieta di
Zagabria mi richiese da Vienna come cosa sua;
nel qual atto io discerno il pio desiderio di libe-
rarmi , lo discerno dalla ragione che se ne addu-
ceva, e di questa stessa potevo sapere grado co-
me d' un pretesto al richiedermi. In simil modo,
quand'io nel 1861 mi maravigliavo che a Vien-
na chiedessero la Dalinazia senza interrogare il
sentimento de' Dalmati; ma in virtù del diritto sto-
rico, cioè per merito degh Avari debellati; un
Dalmata di quel partito mi rispose, quello non
essere che un pretesto^^ giacché non si poteva al-
tro titolo addurre a Vienna. Io non so se Vien-
na potesse tenerlo valevole ; ma le questioni che
concernono la sorte de' popoh, non mi pare che
sia decente o possibile scioglierle con pretesti.
Nella primavera del quarantotto ebbi invito
(non so in nome di quanti) da Zagabria a venire :
al quale se io avessi ubbidito , partecipavo con
essi, per non dir altro, ai disinganni dei quali
mossero poi eghno stessi pubblicamente querela.
Sulla fine del quarantotto, rincontrai a Parigi chi
mi narrò ( spiegandomi il fogho sotto gli occhi )
qualmente i Croati, peggiorando le cose
dell'Austria, erano accinti a muovere per inten-
dersi con Re Carlo Alberto; senonchè soprav-
venne in quel mentre la rovina. Io non so quanti
di Croazia in ciò convenissero ; e non oserei ne-
anco affermare" che ciò fosse vero : ma narro la
cosa. Dopo il 1849 ebbi visita in Corfù da un
Croato, il quale mi raccontava come il barone di
Jelacich fosse poco pregiato, nella sua patria, e
che nessum (indico le proprie parole dell'uomo;
se veraci, non so) lo guardava oramai. In Corfù
stesso ebbi lettera che m'invitava a mutare il
luogo del tranquillo mio esiho, e venire più presso
a' Croati, a quali potrei ( dicevasi ) giovare del
consiglio e della penna. Io non mi mossi : ma ri-
sposi pregando che per modi legittimi i loro di-
ritti sostenessero. Attesero in silenzio F ottobre del
1860; e quanto egh abbiano fatto e ottenuto in
questi due anni, lo dicano i Dalmati, fautori lo-
ro ; dicano quanto la Dalmazia, incorporata a
quella gente, lucrava di libertà, e di civile e let-
teraria 'onoranza.
Ma quando io credetti che il rancore degli I-
taliani contro tutta intera una nazione eccedeva i
limiti e della equità e del politico avvedimento, non
dubitai d'affrontare i sospetti e gh scherni ; e nei
bel mezzo d'Itaha pronunziai de' Croati parole di
pietà, di giustificazione, di lode. E di ciò non mi
pento ; non mi dolgo d'esserne malamente rimeri-
tato : perchè in questo, così come in altro, l'intera
nazione, non è da accagionare del fallo di pochi.
Ben debbo affermare che delle mie parole non si
conveniva a taluni farne arme contro di me; e che
il vederle passare d' Italia a Zagabria, e di Zaga-
bria in Dalmazia, e ripetere con più malizia che
senno, mi prova che certi Dalmati troppo buona-
mente pighano l'imbeccata di là dal monte, e che
non io sono ignaro delle faccende loro, ma essi in-
coscii de' detti e atti proprii; onde, per non li dire
complici, debbo crederli strumento e zimbello.
Quello che il mentovato Croato mi veniva rac^
contando e mostrando a Parigi, non so se per di-
scolpare sè e i suoi 0 per altro, io lo vidi poi rin-
novarsi a
Queste cose precedettero la regia patente ; alla
quale in Dalmazia, dalla parte de' Croati, seguita-
rono altre alquanto contrarie. Qui non è il luogo
d' esporre il parer mio sopra l'Austria ; e lascio
ad altri giudicare se tutti i Croati le siano fedeli
0 se tutti infedeli ; se della fedeltà croatica possa
ella fare unico fondamento di regno , o se della
croatica infedeltà paventare. Dico soltanto che, men-
tre in Zagabria e in Dalmazia da taluni si fanno
suonare alto le vecchie libertà, delle quah il rin-
giovanimento miracoloso darà gran pensieri all'Au-
stria ringiovanita; in Croazia altri discordano da sif-
fatti moti, altri se ne stanno senza intenderne nulla;
tutti continuano a richiedere da Vienna l'esegui-
mento di quella Sanzione prammatica, la quale il
libro d'un Croato provava essere oramai fatta in
brani, e ritornare legittimi re i successori di re
Zvonimiro. E intanto correvano per Dalmazia let-
tere croate o in nome croato, le quali accusavano
1 dissenzienti dalla copula come nemici dell' altare
e del trono. Una di queste lettere venne alle mie
mani, mandatami da tale che non era de'dissen-
zienti, ma che intendeva lavare sè dalla macchia
di pratiche vituperose : e questa lettera afferma che
i così detti Itahani, cioè a dire quei tanti il cui
nome porta l'uscita italianissima in ioli, ma che
non vogUono capitale Zagabria, preparano in Dal-
mazia alla religione di Cristo una persecuzione si-
mile a quella di Diocleziano : talché Zagabria di-
venta la nostra temporale ed eterna salute; ella
dev'essere a'Dalmati insieme Vienna e Costanti-'
non possiamo dolercene. Ma giacché siamo in for»
tunata occasione di possedere nella lingua slava
niì compenso delle sventure sofferte, approfittia-
mone; onde le bellezze déir idioma cj..facciano di-
men^ióàré ógni trista jnemMk, el đK^llfa^ éff
lieto cuore la gioventù cresfeàitef d^'ifijnep^
gli mirici con quella degli Slavi TTM^BS};:
. Là pretesa antichissima^ esi^eitó^^d^^ Sla^'
nfella Dalmazia, può^ dunque mtóldarsì ad accré-
scere ì farfalloni della storia, o tutt' al più ritener
la si deve per una opinione particolare, da ben
(Kverse opinioni già contraddetta e distrutta, colla
pacata spassionatezza di' era propria d'un tempo,
in cui non s'agitavano ancora le odierne quistio-
ni ; ed io tutti rispetto, ma, sincero qual sono, ti
confesso candidamente, mio buon L, di apprezzare
nel caso nostro assai più il parere d' un veterano
riputatissimo, il quale, senz' alcun fanatismo di
parte, fece in quest' argomento speciali e profondi
studii, com'è il sig. Nisiteo, che non quello di
molti dei nuovi coscritti, armeggianti da poco nel
campo dell' erudizione patria. Vorrai, per conse-
guenza, permettere alla città di Zara di rinunziar
r onore d'avere avuto gli Slavi per fondatori, spe-
cialmente quelli della iua razza, ed invece ti vor-
rai pur sovvenire di queir altro articolo del gior-
nale suddetto (n. 22 del 1846), in cui al mede-
simo sig. Nisiteo, coir appoggio d'iscrizioni greche
é latine, risultò pienamente provata V anticliità re-
mota della città stessa, e che il primo suo nom^
sas'sero, .cosi; ora'' 1' alzerà in comp^agnia' al Mùni-
cipii dalmati, perchè sia messo fine al doloroso
esiho _ di' Tommaseo dallà^' stf# patria.
Tr|;n% le interpoèìMdìif .dèjla dieta croata , a
^eijifòrono daì^^jm^a-.
m dué sMi tb'ìitativi
terzo Jader a; donde poi Zadar in slavo e Zara ih
italiano facevasi. — Ma il consei'vatore (?), Porfiro-
genito, i greci, i romani, i letterati zaratini, che, a tuo
dire, fin poco addietro ritennero il nome di Zara
per pretto slavo? — "Sogni d'infermi e fole di
romanzi „ rispondo io, spacciate da chi stimando
forse non abbastanza remota la nazionalità slava
della Dalmazia, calcolata soltanto dalle invasioni del
settimo secolo, cerca di retrospingerla fino ad epoca
in cui gli Slavi non erano conosciuti peranco in
Europa. A queste illusioni gli scrtttori zaratini,
sta pur certo mio buon I., non parteciparono mai.
Quah siano quelli di che tu intendi, non saprei,
giacché non ne nomini alcuno fuor del poeta Bara-
covich ; ma certo è che i versi d' un poeta mài
non fecero autorità veruna in punto di storia, e
certo è che un prosatore zaratino dei più ripu-
tati, come fu Simeone Gliubavaz, contemporaneo,
amico e coadiuvatore del Lucio, trattando, in al-
cune memorie manoscritte, di qufeka sua patria,
accenna all' etimologia greca del suo nome, ed in
altro luogo, alludendo alle invasioni del secolo set-
timo, dice che Zara "esperimentò il furore de'Sla-
fvi, spogliata della maggior e mighor parte del
«suo territorio, ma non già il comando„, ed al-
trove della nostra popolazione parlando, la dice
illirico-slava, lo che dimostra com' egli ritenesse ciò
che ritenuto vediamo anche dal sig. Nisiteo. Altri
scrittori, e forastieri e nostrani, favoleggiarono
molto sull' origine della città stessa, facendola ri-
salir fino ù, Jadar abnepote di Noè ; ma di Slavi
non parlarono certamente, né parlarne potevano
senza errore. Non ci vuole quindi che tuttal' im-
pudenza di certi scrittori moderni per far dire a
que'buoni vecchi ciò che neppure sognarono, come
non ci vuole che tutta l'acutezza di certi occhi e
r ardenza di certe fantasie per vedere e preteii-
dere di far agli altri vedere tutto a rovescio. E
così la povera colonna del campo di San Simeone
deve contentarsi di restare lì senza statua, come
un I senza punto, che è quanto dir senza testa.
Ma dalla colonna di San Simeone a quella di
piazza deli'erbe (romano avanzo pur essa), onde
recarci al tempio di San Donato, dove tu a se-
guirti m'inviti, non è breve il tratto^ e P af^ della
stagione richiederebbe prima qualche respiro. Fatta
quindi, se lo consenti, una breve sosta, continueremo
la nostra escursione. E ti bikcio frattanto U mànó.
primo per rabcdiiiànd^ì^è' la imparziahtà'- ed il se-
condo la sollecitudine. TaU mozioni impetranti ciò
che è mero diritto d' ogni incolpato, e che si fa-
rebbe un torto di ricordare al giudice, dovendo-
losi presumere imparziale e sollecito nel definire
i processi, dovevano rimanere, come rimasero, pel
loro contenuto senz' effetto, e d' altronde non pos-
sono quahficarsi a passi in favore degl' incolpati,
perché nell' ipotesi che fossero riconosciuti colpe-
voli, ipotesi che di tutto cuore desidero che mai
si verifichi, effetto dell'interposizione sarebbe stata
la condanna più certa e più sollecita.
E da ritenersi che dopo la chiusura della nostra
dieta, abbenchè non sia stata resa pubblica, siasi
fatta udire presso l'una o l'altra delle Comuni
dissenzienti dai principii del Nazionale qualche voce
in favore degl' incolpati, come ciò infatti seguì
presso la nostra Comune. E siccome F espressione
del Nazionale ai seguaci d' altri principii implica
una taccia di poca generosità verso avversarii po-
htici, così,- a respingere questa taccia, mi veggo co-
stretto di rendere di pubblica ragione un mio ten-
fosse Jadasia, il secondo Jadesla o JadesHa, ed il''tativo, che sinora mi pareva inutile pubbhcare, e
Il n. 35 del Nazionale plaudendo af eoùchiuso
del Consigho municipale di Zara, di supplicare che
a Nicolò Tommaseo sia accordato il libero ritorno
in questi stati, osservava che siccome il partito
rappresentato dal Nazionale alzò solo la voce, per-
chè le peiie di Yra^oloy e del suoi compagni c^-
'perchè fallito, e perchè poteva compromettere i
p^i jìhe altrove forse s'intendeva promuovere.
jrià il 28 giugno 1861 produssi alla locale
Congregazione municipale nella mia quahtà di con-
sighere municipale, in iscritto, giusta il regolamen-
to , due separate mozioni, nelle quah rappresen-
tando che Sua Maestà l'Imperatore aveva ovun-
que con frequentissimi atti di grazia manifestato
la generosa sua inchnazione al perdono, proponevo
allo spettabile Consigho due suppliche a Sua M.
r una per amnistia di tutti i Dalmati compromessi
per crimini o delitti politici, é 1' altra per amni-
stia circa i fatti di Eagusavecchia ed i trapassi
tutti per avventura in- provincia successi, nella
mira di far prevalere le proprie tendenze relati-
vaniente alla questione dell'annessione.
Appositamente feci separata mozione pel secon-
do oggetto, abbenchè già compreso nella prima,
perchè qualora la prima non conseguisse il desi-
derato intento, potesse almeno raggiungerlo la se-
conda, che sembrava di più facile riuscita. A so-
stegno di entrambe, citai l'esempio di Comuni d'al-
tre Provincie interpostesi per scopi analoghi a prò
di loro connazionali, ed appoggiai la seconda par-
ticolarmente sul riflesso che l'invocata grazia po-
trebbe agevolare il ripristino della buon' armonia
fra noi in precedenza sempre regnata.
Consultai molti dei miei colleghi nel Consiglio,
e tutti eran pronti di favorire le mie mozioni.
Senonchè l'inclito Capitanato Circolare con suo
dee. 6 luglio 1861 n. 5743 dichiarando esser cir-
coscritte le attribuzioni del Consigho alla tratta-
zione dei soli affari che riguardano la propria am-
ministrazione, ordinò alla Congregazione di elimi-
nare ambe le mozioiii dalle trattative del Consiglio.
Insinuai ricorso, ma l'eccelsa Luogotenenza col
dispaccio 26 agosto 1861 n. 12790 confermò il
circolare decreto.
Un ulterior ricorso all' eccelso Ministero non
mi parve prudente, perchè se veniva rigettato pre-
cludeva r adito a qualunque altro passo, e perciò
mi riserrài di riproporle qualora in future sessioni
le trattative presentassero argomenti, che mi vi
abilitassero, valendomi del diritto di fare a voce
mozioni aventi nesso colF argomento discusso.
Tal occasione in' offerse la lettura dello scritto
di Nicolò Tommaseo per motivare la supplica che
fh anche votata.
Allora proposi anche la ^supplica per generale
àinnistia, e tutto il Consiglio 1' accolse con favore,
ina il ^ig. delegàto politico dichiarò che in vista
alle gili seguite decisioni, e perchè non éravi alcun
nesso fra questa mOzioiie e lo scritto preletto, noii
poteva permettere là ihscussione di questa secondi
pn
'Il II I I I I . ' Il" miaryj
Dovetti quindi ritirarla, e dietro mia espressa
preghiera non fu pubblicata nel resoconto della
ceduta.
Però r o^^ìrazìóìM del Nazionale, a cu! t|i^i
tbntàtivi'di Municipio riotf efTiiiio noti) tìii
costriii^ đ pWbblìeaMi, onde v^gp che i segU;^CÌ
d^ altri priricipif dertiaron sollefcitit d'iilterporsi; e
si persuada che gli stessi védr^hno con gìèiai ri-
uscire félicemerite i' conati a prò degl' incolpati in
detto processo e non mancheranno di concorrervi.
Zara, 30 giugno 1862.
VALERIO DE PONTIÌ'.
Stimatissimo sig. Redattore.
Siccomé r insulto così ingiustamertlente scagliato
all'illustre nostro compatriota Nicolò Tommaseo
nel n. 27 del Nazionale di Zara , dal redattore
dello stesso Sperato Nodilo , doveva- scuotere ogni
buon Dalmata, che non fosse traviato dà quello
spirito di fanatismo che sventuratamente da qual-
che tempo fra noi tutto deturpa e mina ; così la
direzione di questo gabinetto di lettura in piena
seduta e ad unanimità di voti stabilì di rigettare
il Nazionale dal numero de'suoi giornah.
Nél meltre si ha la compiacenza di renderla
avvertito d'una tal risoluzione, alla quale si è de-
venuti non già per vendicare l'tJomo, gloria e 0-
nore di Dalmazia tutta, me per inostrare, almeno
in parte, lo sdegno che sì basso trascorso in noi
tutti seppe destare; la sì prega di voler dare luogo
a questi brevi cenni nelle colotìné dèi j^àtriottico
suo gìornàie.
Càttàro, h 20 giugno 1862.
La direzione del gabinetto di IfelftursÉ.
Al sig. Sperato Nodilo redattore del Na^ionald
Arbe, 20 giugno i862.
Ella nel n. 27 del suo giornale si rese reo di
detrazione verso Nicolò Tommaseo, in cui Dalma-
zia venera mente e cuore. A Lei che vuol essere
figlio non indegno di questo suolo, non toccava
attentare alla fama e gloria del Grande, che, ri-
spettando tutti, sacro dovea essere ài Dàlmati
d'ogni opinione. Arbe , mentre le altre città sue
consorelle si eleggevano a giudici di tale operato,
non poteva rimanersi indifferente, nè vi rimase ;
dando pubbhca testimonianza di nobile sentire
nella seduta tenuta il 25 corrente dalla società
del Casino, ove per assoluta maggioranza di Voti
decideva di escludere dalla stessa il Nazionale. Élla
quindi cancellerà dal numero dei suoi abbonati là
società del Casino di Arbe. (segue la firma).
Continuano le firme all' articolo della Vocè Dal-
matica n. 7, dei signori di Sebenico.
Antonio Meneghelli, Antonio Doman, Gregorio Cicin-Sain,
Antonio Obratov, Tommaso Vlakov, Giov. Covacevieh, Fortu-
nato Beban; Vincenzo Persen, Antonio Sctigor, Mc.rino Co-
vacev, Rocco Lovrich, Tommaso Petcovich, Giovanni Jàrmt,
Giuseppe SaranelU, Giuseppe Slriseo, G. ZambelU, Francesco
Lappenna, Pietro Delfin. Matteo Costan, Andrea Yidovitk,
Benedetto Frari, Rocco Biondini, Nicolò Bettinelli, Benedetto
Sisgoreo, Matteo Ercegovich, Giorgio Milissa, Giov. Miletta,
Marco Miletta, Francesco Bidat qm Vincenzo, Filippo Cace,
Tommaso Giodrov, Domenico Giàdrov, Nicolò Grubich, Gio-
vanni Berkul. Antonio Inchiostri, P. Ciciii, Giocondo de Pe-
tris, Michele Bulat, Ferdinando HasUnger. Simeone Ticulin,
Matléo Escherizza, Angelo Cattalinich, Vincenzo Chirighin,
Giovanni Chirighin, Spiridione Ghialla, Tommaso Belamarich,
Antonio Raimondi, Nicolò Colombo, Marco Baianovich, An-
tonio Fatica, Dn. Antonio Brncin, On. Luca Gulin, Giuseppe
Boghich, Nicolò Barbiani, Matteo llias, Matteo Unich, Matteo
Steghich, Giov. Maria Matcovich, Domenico Bujns, Matteo
Nicollich, Matteo Bujas, Simeone Bujas, Antonio Chitarovick,
Simeone Modun, Antonio Mistura, Antonio Macale, G. Sup-
pancich, D. Gliubich, G. Stipancich, Domenico Matteglian, F.
Garma, Pietro de Zanchi, Riccardo de Zanchi, Agostino Lap-
penna, L. Grubissich, Vincenzo Supuk, Francesco Dalben,
Andrea Colombo, Innocente Colombo, Simeone Marenzi, Vin-
cenzo Marenzi, Natale Jajaz, Giuseppe Matcovich, Sebastiani)
Bastianello, Giacomo Pasini, Andrea Locas, Antonio Kralich,
Vincenzo Marenzi di Giuseppe, Michele .Mafehzi, Vincenzo dè
Pellegrini, Ferdinando Gilardi.
(Nostre Gorrisponietìae).
Vienna M giugno.
tutto r interèsse dèlia settimana parlamentare venne aS^
S'órbito dalla Càmerà dei à%nòri; la sèdutli dilfatto del 20
iiugno % ÌTi)p(bHlntrsliiià. ^^J^Vasi all' ordino del grortiì^
Kara 5 KiU^lìo Anno Voee Dalmatica
Prezzo d'associazione ii valuta aastriaca per
per un anno fiorini 8; per s'ei inn.si fiorini 4;
IH'f tre niesi fiorini 2. Pel rimanente della Provincia
te fuori: per un anno fiorini 9; per sei mesi fiorini 4
KOMÌ 50; por tre mesi fiorini 2: 25. Per 1'estero. e
pel Lombardo Veneto gli stessi prezzi in arj^^ento, irun-
vhi del porto-posta.
Giornale politico-letterario
Esce il Mercoledì ed il Sabato.
I gruppi (t le e^mniis.sioni, franchi dell« Hpe««
postali, iii dirigono in /dea a \ inoenzo Duplancich He-
dititore della Voce I>rtlmfttica, e s:)i abbuonamenti, ai
neeozii librarii dei sijnori friitelli Battara o Pietro
Al)elicli. Gli avvisi di 8 linee costano 1 fiorino, e ogni
linea di più soldi tì. Ija tassa <li finanza resta a carico
del committente. Un numero separato costa soldi 10
Que' signori soci che non avessero
peranco soddisfatto la rata scaduta; sono
pregati di versarla quanto prima, onde
evitare ritardi nel ricevimento del giornale.
Zara, 4 luglio.
Gli scrittori del Nazionale s'avvisano di distrug-
gere r efficacia dell' articolo / falli segreti e pa-
lesi del Tommaseo da lui dettato a spiegare la sua
asserzione, essergli note cose di Dalmazia e Croa-
zia bastanti a farlo risolvere contro 1' unione pre-
matura delle due Provincie, pigliando nel numero
36 del loro giornale, non a dimostrare l'insussi-
stenza delie sue prove, ma a buffoneggiare balor-
damente. Il lepore, l'ironia fina, il sarcasmo acuto,
ciie sono qualità di stile di alcuni rari uomini pri-
vilegiati di speciale attitudine da natura, e di arte
s luisitissima dal gusto eletto e dall'assiduo studio;
3-icercate penosamente da spiriti lenti e da menti
scarse d'ingegno e povere di sapere, riescono a
sciorinare freddure degne di pietà e a provocare lo
sbadiglio. Ma quando si usano a bello studio per
distogliere gl'ignari dal meditare seriamente e dal
considerare freddamente il valore delle contrarie
opinioni, quando si usano a tentar d'invilire e to-
gliere l'autorità della persftii?^.=.clie le proclama,
perchè non si vale a distruggere gli argomenti da
essa addotti a sostenerle; quando non si ha altro
intento del dire che di addensare le tenebre sugli
occhi altrui, e traviare la pubblica opinione, se la
questione discussa verte sul destino del proprio
paese, allora la stoltezza e la scipitaggine si mu-
tano in furfanteria.
E così fecero nel loro articolo gli scrittori del
Nazionale. Il Tommaseo, a loro dire, dopo aver ac-
cennato a rivelazioni importanti ha detto cose che
a nulla approdano, come il monte della favola ha
partorito il topo; ha narrato anedotti stranieri alla
questione, sfoderati argomenti che non fanno al
caso. Ha attribuito agh uni intendimenti vieti, di-
menticati e dimessi come vesti logore e fruste, ha
giudicato degU altri come povero cieco, vivente in
catapecchia deserta, in compagnia dei tassi e dei
APPENDICE,
Quando sul primo nascere della questione dal-
matica, i caporioni del partito annessionista videro
che N. Tommaseo, la cui autorità poteva da sola
far risolvere la opinione pubbhca, pigliava parte con-
tro r unione ; non potendo vincere i suoi argomenti,
e non pur valendo a combatterli con alcuna ap-
parente speciosità di sofismi, si appigliarono al di-
sperato spediente di far guerra alla persona, stu-
diandosi di toglierle, se mai potessero, presso il po-
vero volgo la fama dell'ingegno, del sapere e del-
l' animo. Certo il paese aveva troppo buon senso
perchè tale balorda impresa avesse probabihtà di
riuscita, onde ne uscirono colle fischiate, costretti
da ultimo a disdire il senso delle proprie parole,
e scendere ^ carezze, fino a degnare Tommaseo deh
l'alta loro protezione, onde di loro ben si può dire:
"Strali di piombo tirano
Tirano e non azzeccano,
Sbranar vorrien com' aquile,
E come pulci beccano ;
Son tanto secchi e cancheri
Ch'ance mordendo seccano,
ghiri, lungi da ogni occasione di conoscere le cose;
diversamente da loro i quali, dal centro di Zara
tendendo la destra dall' Adriatico al Baltico e al
Mar nero, tutelano dalle colonne del loro gior-
nale gl'interessi di 16 miHoni di slavi: sul buo-
no della questione poi, sul forte delle accuse, sul-
r acutezza dei rimproveri, non una parola, non una
giustificazione.
Ognuno che ha buon senso e giudichi di buona
fede vede come il presentare la cosa a questo
modo non è che effetto della piii profonda mali-
gnità. Accusato ripetutamente di contraddizione per
aver prima nelle Scintille esaltata la slava nazione,
magnificatane la lingua e incoraggiatone lo studio,
preconizzati i destini fortunati di quella stirpe, e
r assimilazione a quella gente dei^Dalmati, e poi
combattuta a tutta oltranza l'annessione della no-
stra provincia a Croazia; dimostrò egli come l'una
cosa non era a confondersi con l'altra; come del-
l' unione egli non aveva mai fatta parola nelle Scin-
tille e da nessuno avutane proposta. Chiarì che
idea diversa e più alta aveva egli dello slavo ri-
sorgimento e ben migliore speranza ; che, all' in-
tento nobilissimo, l'annessione di paese diverso per
qualità naturali, disgiunto per accidenti geografici,
il commescolamento di genti varie d'indole, e di
costume, di coltura, e di civiltà, che non ìiaiino co-
muni interessi, e cui l'interesse dell' una è il sa-
grificio di quelli dell'altra, non sono necessari. Di-
mostrò che gì' intendimenti, non del popolo della
Croazia, non di quel povero volgo nel cui nome si
opera senza che egU ne sappia nulla nè mai nè
profitti, e che si trae a operare senza sapere che
si faccia e che dell' operato suo ha l'infamia ed il
danno, ma degh agitatori egoisti, erano lungi dal-
l' essere così puri e generosi e liberali come
si dava a credere, lungi dall' essere così favore-
voh a Dalmazia da essere caldamente desiderata
r unione. Dimostrò che il momento del levarsi con
efficacia e del vincere, senza cui ogni sforzo è
delitto, vólto sovente a bene dalla previdenza, ma
non mai legittimato in chi lo commette, non era
ancor giunto ; che una .gente dispersa, disgregata
e diversa, che per un polo elemento di coesione.
Tanto a leccar son soliti
Ch' anco mordendo leccano
Senonchè, per far seinpre meglio vedere, anche
agii occhi dei piìi alieni da certe indagini, quale
uomo sia il Tommaseo, é in quale opinione tenuto
fuori di Dalmazia, e se si possa veramente porgli il
capo in grembo dove grattasi di risolvere certe
questioni alquanto ostiche e buje, crediamo bene
riportare dalla Perseveranza di Milano, il seguente
articolo sul Dizionario della lingua italiana, da lui
quasi per intero compilato, edito dal Pompa, e ciò
anche per invitare all' acquisto di quest' opera per-
fetta nel suo genere che l'Italia da tanto tempo
aspettava, e che invano aveva invocato per tanti
secoU da' suoi uomini illustri e dalla sua accademia.
Quando si spegnava la vita di Vincenzo Monti,
sorgeva la luce di un giovane dalmata, il quale,
cominciando con più vigore degli stessi toscani a
combattere le dottrine di lui e del Perticari, do-
veva infine piuttosto compierne che disfarne l'opera
gloriosa. Il Tommaseo, l'ardente oppositore, era
già appuntato nel 1826 da un annahsta lettera-
rio di Milano, di audacia, d'insofferenza, di quel
nè ha mille discordi che la tengono divisa in sè, '
più che dalle genti straniere, frammista ad altre
aventi intenti diversi ; senza aver raggiunto quel
grado di coltura e queir elevatezza di sentire che
sprona contro i pericoli e dà la risoluzione di non
dare addietro per eventi sinistri; una gente che
cammina a caso, senza sapere a che intento si ado-
peri, verso che meta proceda, nè per quali mezzi
la consegua nè quali sforzi le bisognino, siffatta
gente non ha prossima probabilità di riuscita. Che
per seguire pertanto gl' incitamenti di pochi me-
statori e fanatici non si deve rovinare il proprio
paese, rapirgli i pochi beai che possiede, spingerlo
incontro a mali la cui gravità non si può misu-
rar col pensiero; assoggettarlo a nuova e più gravo
dipendenza; costringere un popolo a snaturare sè
stesso e rinegare la sua indole, la sua educazione
la sua lingua, a rifarsi ignorante e barbaro.
E questo quello che Tommaseo avea dimostrato,
questo ahneno che dal suo ragionare ogni uomo
onesto doveva dedurre, e che gli scrittori del xYa-
zionale ben sentirono chiaramente, come dal sem-
pre più fiacco discutere e dal sempre più vuoto de-
clamare apparisce, ma che furbamente dissimula-
rono e adulterarono malignamente. Che se egli non
ha giustificate le taccie date di comunismo, aveva
torse bisogno di farlo? Non era notò al paese no-
stro, non fu a noi personalmente confessato dagli
annessionisti stessi alcuno di loro parte aver data
opera, nel primo sorgere della questione, a diffon-
dere tra i contadini la credenza che il possesso
delle terre dovesse ricadere in loro mano, e con-
sigliati a negare ai proprietari la loro parte dei
frutti ? Non fu ciò propagato per i giornali di Dal-
mazia; non ne furono portate querele e decise
liti in giudizio, non costretta 1' autorità a repri-
mere gl'insensati tentativi in via politica, e con
la minaccia dell'anni?
— Ma egU evita di ventilare le nostre ragioni,
e le nostre prove crede, distruggere chiamandole
ciarle. — Ben egh ebbe torto a chiamarle cosi;
ben egli, e secolui tutti di parte autonoma hanno
fatta prova di indulgenza soverchia trattando con
riguardo gh annessionisti che pur nulla avevano
fare dogmatico e imperativo che poi in politica
ebbe Guizot; ma il buon dottor Splitz (V. Lan-
cetti) vedeva già, tra i panni slavati che gli toc-
cava mettere in bucato, che nei nuovi scritti del
demolitore del Perticari e dell' adoratore del Man-
zoni erano fili di porpora e singolare artificio. Si
notava già possesso straordinario dei classici, e
indipendenza di giudizio, riverenza delle tradizioni
e spirito d'iniziativa, genio critico e affetto crea-
tivo. Questa luce dovea splendere lunghi anni sulle
lettere itahane, e scoprire ai nostri occhi stupiti
nuovi orizzonti nella storia civile e diplomatica,
nella politica, nel racconto, nella critica, nella filo-
logia, nella poesia dantesca e nella poesia popolare.
Vincenzo Monti avea veramente condito del sale
samosatense e volteriano le discussioni filologiche.
Nessun libro nostro s'accosta quanto la Proposta
al Dizionario filosojico del Patriaca di Ferney. V è
gravità di ricerche più che non si crede; ed una
festività che non piacerebbe tanto se non avesse
le sue radici nel vero, Il Dizionario estetico del
Tommaseo non ha tanta spontaneità ed amenità ;
perchè il Tommaseo, ricchissimo di spirito, lo frena ;
ha riguardi rehgiosi, filosofici, umani; non si la-
scia mai andare al tutto contro i suoi più dispet-
I nostri paesi del litorale.
1 deputati d'Istria e Dalmazia (mnno elevnto nella Ca-
mera bassa in nome dei li)ro compalrioUi un grido di la-
mento e di bisogno, il quale i.{ovette doslnre nel cuore
di ogni austriaco il più inumo sentimento di compassione
« npjlo stesso tempo il rossore della vergogna sul volto
di ogni vero patriota. Già da lunga pezza non era un
secreto la desolante condizione di qtiei paesi. Si sapeva
ch'essi niente contribuivano al pubblico tesoro, che anzi
ie loro risorse non bastavano a coprire le spese della
propria amministrazione e che era necessità di prestare ai
medesimi annui considerevolt sussidii. Si pensava però, e
si era autorizzati di farlo, che questa spesa, cui dovevano
far fronte gli altri paesi, sarebbe impiegata a veri scopi
(li coltura per togliere alla loro malaugurata posirJone
quelle decadute regioni, porre un fine ajla loro miseria,
€d adempiere così un dovere della politica e dell'eco-
nomia dello Stato. 1 lamenti alzali al cospetto dell'intero
}'»arlamenlo, diedero ben chiaramente a divedere, che nulla
di tutto ciò è avvenuto, che quei paesi si trovano per-
manentemente in un modesto grado di coltura, che la
miseria vi regna stabilmente, anzi che le cose giunsero al
punto di obbligarli a mendicare un'elemosina dalia cassa
pubblica, mentre pure quei paesi in grazia della loro po-
sizione sarebbero destinati e capaci di essere il teatro di
una ricca e vegeta cftltura. l lamenti che i deputati Do-
brilla e Lapenna pronunziarono sui guai dei loro compa-
triotti, formano un triste e vergognoso contraposto alle
superbe pitture sull'importanza delie nostre magnifiche
coste, quali furono messe recentemente in scena, in oc-
casione della discussione suir aumento della marina. L'Au-
stria ha infatti un superbo possesso nelle nostre coste,
ed i propugnatori della nostra potenza marittima hanno
con ragione rilevata la grande importanza di quei posse-
dimenti, ma il luttuoso stato in cui essi giacciono ci dà
il diritto di dichiarare, che noi possediamo bensì un gio-
iello, non sapendo farne alcun uso, non sapendo trarne
il piiJ lieve profitto. Noi invece avremmo potuto e dovuto
apprezzarne il valore coli;» misura de'desiderii che questo
gioiello destò in altre potenze , le quali non cessano di
tenervi fissi gli sguardi e vagheggiarne il possesso. La
Hussia si affatica da un secolo a porre colà solido piede.
Napoleone 1. considerava una posizione su quelle coste
dell'Adria come un necssario sostegno della sua potenza,
e Napoleone III. si occupò zelantemente dello studio di
questi [>aesi. Le notizie ch'egli ritrasse sullo stato di que-
sta popolazione, potrebbero dargli facilmente occasione di
assumere un giorno anche per esse la veste del civiliz-
zatore. Il grido di dolore che mandarono i rappresentanti
di quella popolazione nel parlamento austriaco, fu inteso
certamente anche nelle Tuiieries, e non è impossibile
ch'egli un bel giorno voglia farlo valere come un appello
al suo aiuto L'Italia mira a Venezia, e perchè vuol pos-
sedere Venezia ha di mira anche l'Istria e la Dalmazia,
riconoscendo molto bene che d possesso di Venezia non
può avere pieno apprezzamento senza le coste di fronte.
L'Austria possiede Venezia e le coste, ma il semplice
possesso nulla giova se non è vivo e fruttifero. Il nostro
possesso è invece nudo, impastoiato, morto.
Noi sappiamo che l'Austria ha ricevuto quei paesi in
uno stato di gran decadenza, eh'CS5Ì furono utilizzati adi-
smisura, non altrimenti che colonie dalla patrizia re-
repubblica di Venezia. Questo era appunto uno dei tanti
pericolosi mali che l'Austria assunse colla fatale eredità
del Veneto. Tanto più urgente il dovere, all'adizione di
questa eredità, di studiare ed applicare i mezzi peirallon-
tanamento di codesti mali, e per fare qualehecosa di stra-
ordinario da quello straordinario possedimento. La repub-
blica di Venezia utilizzò eccessivamente quei paesi, come
colonie, ne ritrasse quindi almeno un momentaneo van-
taggio. Noi non potevamo nè dovevamo imitarne 1' esem-
pio! Che cosa ha fatto ora l'Austria pelle coste ? 11 signor
Lapenna diede dinanzi a tutto il mondo la risposta senza
venire contraddetto «l'Austria ha trascurato le sue coste
da decenni». Noi vogliamo spiegare più da vicino questa
risposta. La trasciiranza della coste consisteva nell'averla
trattata sul modello di tutti gli altri paesi. La si trasse nel
generale meccanismo burocratico, e si credette con questo
di far tutto! Ma questo governo meccanico è non solo in-
fecondo, ma inciampa dovunque il libero sviluppo della
forza produttiva dei popoli; esso dovette e deve quindi
agire od influire molto più svantaggiosamente sopra paesi
dov'è irremissibilmente necessaria una politica creatrice
per formare e sviluppare creatrici forze vitali. Egli è vero
che annualmente si spendono vistose somme per quelle
coste, ma non già per iseopi di coltura, ma unicamente
per mantenere il moto uniforme di quella macchina go-
vernatila. Si avrebbe dovuto certamente impiegare somme
molto maggiori, ma in un modo fruttifero per guisa, da
riaquistare il capitale medwnte ricchi censi di coltura.
Ci si opporranno la grandi erezioni militari che si sono
fatte in quelle coste. Noi conosciamo queste prestazioni,
noi sappiamo che si sono formati grandiosi porli di guerra,
innalzate polenti fortezze ecs. Noi sappiamo ed approviamo
che a dife.sa delle nostre coste s'insista per lo stabili-
mento di una forte marina. Tutto ciò è per se stesso
molto buono e lodevole, ma in riguardo agli speci.ili rapporti
di quei luoghi è insuflìeiente. e per ciò scialaquato. Se
impieghiamo ingenti spese pel mantenimento delle cèste
condurci un tale
non riposeranno
unicamente per possederle nude, questo diventa un pos-
sesso di lusso nel vero senso^ della^ parola , e nelle sue
conseguenze deve diventare molto più pernicioso che non
la perdita stessa. Il signor Lapenna anchff in questo ri-
guardo ha chiamato la cosa col suo vero nome dicendo
— r Austria ha trattato le coste fino ad ora unicamente
come una posizione militare. — Ma questa è una ben cattiva
posizione, se viene mantenuta ^ questo unico scopo.
Trattare interi paesi semplicementfr-come fortezze, Irincie-
rarli fino al cielo, impinzarli di soldati e non far altro
per essi, questa è certamente una politica molto infelice
ed incapace di apportare buoni frulli. Le migliori e più
potenti misure militari devono fallire il loro scopo se non
si appoggiano contemporaneamente ad una popolazione
conlenta e felice, e non trovano in essa le loro fonti au-
silialrici e le loro potenti riserve.
Queste riflessioni, già da per sè certamente non infon-
date, danno luogo a più serii riflessi se si prende riguardo
al movimento politico nazionale che ora si manifesta an-
che nella popolazione delle nostre coste. Gì' italiani nelle
città hanno rivolto lo sguardo all'Italia, e gli slavi sim-
patizzano colla loro stirpe gemente ancora sotto il giogo
dei turchi. A queste simpatie che in due direzioni affatto
opposte passano i confini dell'Austria deve essere reagito,
ed è ben chiaro che ciò non può succedere soltanto col
meccanismo amministrattivo, con fortezze , soldati e gen-
darmi. L'Austria deve cattivarsi nella popolazione simpatie
che sieno più potenti di queste, e ciò è umanamente' pos-
sibile allora soltanto se si offrono a quei popoli preziosi
beni vitali. Invano si chiede alla lunga dai popoli fedele
attaccamento all' Austria, se essi, per dirlo popolarmente,
«non ne Iranno alcun vantaggio». Essi devono essere
messi in istato d'imparare a conoscere i vantaggi dell'u-
nione coli'Austria e poterli gustare riccamente e lietamente.
Ciò ci conduce a quella parte della domanda che con-
cerne la nostra politica esterna. Un semplice guardo sulla
carta geografica ci mostra essere impossibile che le no-
stre coste dalmatiche prosperino in aperta separazione dai
paesi ancora soggetti alla mezzalima. Questo fallo troppo
palese avrebbe perfino dovuto dar occasione all' Austria
di tendere al possedimento di quei paesi. La Russia , la
Francia, l'Inghilterra, nella situazione dell'Austria, non fa-
rebbero mistero di una tale tendenza e probabilmente a-
vrebbero mandato ad effetto le loro aspirazioni. Che se
noi nè vogliamo ne possiamo consigliare alcuna politica
di annessione, dobbiam pure desiderare nell'interesse della
cosa, che la missione civilizzatrice dell' Austria si estenda
anche oltre i propri confini sopra quei paesi vicini. Una
relazione di amica vicinanza colla Turchia non si deve ri-
ferire soltanto al Sultano di Costantinopoli. ma anzitutto
e particolarmente ai popoli crrsiiani a noi continanli.
L'Austria dev'essere l'amico e prolettore di questi po-r
poli, deve far valere tutta la sua influenza allo scopo che
essi raggiungano la bramata indipendenza nazionale, e cohì,
pienamente soddisfatti, incomincino la loro coltura. E que-
sta ridonderà anche a nostro vantaggio, perocché nelle
nostre coste troverà il suo sbocciò naturale, e varrà a fe-
condarle e ravvivaile. Ciò, e non 1' eterno dominio della
mezzaluna, è l'interesse dell'Austria nei paesi della Tur-
chia. Ma fino ad ora 1' Austria ha seguito una politica af-
fatto opposta. Essa è stala esclusivamente l'amica del Sul-
tano, e con ciò l'avversaria dei vicini popoli cristiani. Ma
l'amicizia del Padischa non ci può punto giovare, e l'odio
dei popoli ci nuoce ogni giorno di più. Tutla la cura del-
l' Austria è sembre diretta a forzare que' popolii alla pace
opprimendoli per qualche tempo. Ma questa quiete è la
quiete della morte della coltura, ed oltre a ciò solo una
quiete apparente. L'impulso di libertà in que' popoli-jèf/
inestinguibile , esso dà sempremai occasione a nuove
volte, e qufe'ste lotte continue distruggono ogni germe di
coltura. E dove deve necessariamente
slato? I popoli cristiani della Turchia
prima di essere liberi dal dominio dei Turchi. Questa crisi
probabilmente non è lontana In quale situazione si tro-
verà allora l'Austria? Dalla parte del mare minacciata da
un nemico potente, ai conlini continentali popoli che l'o-
diano come il confoderato dei loro oppressori e tiranni,
e nel proprio paese una popolazione la quale, in caso
disperato, sarebbe spinta dal bisogno a porgere a destra
0 a manca la mano ai nemici dell' Austria.
La in sè insignificante domanda di un sussidio per ie
coste, destò quindi considerazioni politiche molto serie, e
deve compiangersi vivamente che non abbiano trovalo e-
spressione nel parlamento I signori Dobrilla e Lapenna
come fedeli rappresentanti dei loro paesi hanno futo il
loro dovere , ma la Camera dei deputati sorvolò nel so-
lito modo sopra l'oggetto fatale. Si accordò generosa-
mente la somma richiesta e si credette di aver soddisfatto
con ciò all'esigente della politica nazionale. E deve mag-
giormente compiangersi che neppure il governo si addentrò
fino al nocciolo della dsa. S'intende da se che lo stato
desolante delle coste non può essere messo a carico del
presente sistema; ciò nonpertanto e desso chiamato a porre
ripari e miglioramenti. La funesta impressione che devono
aver fatti nelT interno e nell'estero i lamenti dei deputati
delle coste, sarebbe stato alquanto mitig^jo se il ministero
avesse dichiarato che non si limiterà a chiedere regolar-
mente sovvegni per quei paesi, ma che ivi darà mano ad
una politica quale è voluta dalla posizione dell'Austria,
d)! precetti della politica, della giustizia è dell'umanità.
(Nostre Corrispondenze).
' Vienna o luglio.
Nè le proporzioni del vostro giornale consenlirebbero,
nè i vostri lettori mi saprebbero grado, che col solito det-
taglio ti discorressi di tutti gli argomenti pertraftati nelle
sedute della Camera de deputali ne' giorni 50 giugno, 4
luglio a quest' oggi. Mi limiterò quindi alle cose princi-
pali, imitando il procedimento della Camera, che votò senza
discussione milioni, formulò senza opposizione leggi di
lunga portala e gravissimo peso, e deliberando con mi-
rabile sobrietà di parole sopra materie di sommo rilievo,
ove r inesorabile bisogno giustificava i conchiusi, si sof-
fermò a lungo e non fu avara di tempo e ragionamenti,
quando .si trattò di garantire principi! minacciali, o s'of-
fri occasione di manifestare convincimenti di pratica utilità.
La legge sulla stampa fu appunto una di quegli argo-
menti, che richiamò una discussione lunga ed animata. Vi
sono noti i frequenti pellegrinaggi di questa legge dal-
l'aula bassa alla magna 6 le vicende corse da essa nel
periglioso viaggio. Non v' è ignoto come la Camera dei
deputati, mezz' anno circa addietro, prendendo 1' iniziativa
ed accettando poi a base un progetto del Ministero, a-
vesse compilata quella legge, che in varii punii non ir-
rilevanti fu modificata dai Signori dell' altra Camera, in
qua! senso è superfluo ch'io ricordi. Nell'intendimento
di por fino una volta al regolamento sulla stampa di crea-
zione Bach, e nella lusinga che in altra sessione si sa-
rebbe potuto conseguire qualche nuova liberale riforma ,
la Camera de' deputati in molti articoli assenti alle pro-
poste mutazioni, altre però respinse siccome inconcilia-
bili col nuovo ordine di cose. Ma i Signori per.sislono
nel loro proposito non solo, ma dichiararono perfino di
accettare la legge, così ventilata, sotto condizione, che ac-
colta sia la famosa novella Lasser col famoso articolo 5
di cui vi ho lungamente parlato in un' anteriore mia cor-
rispondenza. Questa condizione si riputò inammissibile
dalla Giunta eletta dai deputati, che non riconosce in un
fattore legislativo se non il diritto di accogliere, respin-
gere od immutare le leggi proposte dall'altro. Conchiusi
condizionati non si contemplano dallo statuto. Miihlfeld
tentò una via conciliativa , proponendo una commissiono
mista di alcuni membri eletti dalle Giunto di entrambe le
Camere, i quali avessero il compito di appianare le dif-
ferenze, che nelle forme ordinarie apparivano insormon-
tabili. E fa proposta, quantunque vidorosamenle combat-
tuta dal D.r Herbst, avrebbe senza dubbio conseguila la
maggioranza, se il Ministro Lasser non avesse creduto op-
portuno di appoggiarla colla dichiarazione, per verità troppo
categorica, che il respingerla avrebbe significato «non vo-
I — ... \ -..iV.. .1 Il 11- • •
somma che il governo non avrebbe consigliata a S. Mae-
stà la sanzione di quella, se venisse ricusala l'abborrita
novella. La pressione sembrò troppo grave, e la Camera
respinse la proposta Miihlfeld con 68 contro 01 voto, ac-
cogliendo a grande maggioranza la proposta della Giunta,
che vuole seccamente rimandata ai Signori la legge sulla
stampa per un più regolare conchiuso. S' ignora il con-
tegno che questi manlerrartno suH' argomento. È notabile
però che i giornali di tutti i colori, se si eccettui la se-
miuffr/iale Donau-Zcitung, per quanto sconfortati dall'in-
dugio air attivazione di una legge ritenuta indispensabile
ed urgente, pur f.mno plauso alla Cimera bassa, che seppo
energicamente re.'ipingere una manifesta aggressione alla
sua dignità ed indipendenza.
Ristringendomi ad accennarvi dì vo'o che la Camera
accettò senza contrasto le modificazioni de' Signori alla
legge suir imposta dello spirito, ed accolse nel pieno te-
nore le proposte della sua Giunta relativamonte al budget
del Ministero delle finanze, approvandone la cifra ridotta
da 22,7 40,648 a fior. 22,099,482, vi riferirò qualche in-
teressante dettaglio della seduta di oggi. — Qualche giorno
addietro il deputalo Skene assoggettò a larghi traili la
gestione del Ministro della finanza ad acre censura e si
ebbe a tutta risposta la poco gentile taccia di superficia-
lità e scarsezza di positive nozioni. Skene verso la fino
della seduta di martedì, cogliendo motivo dal proposto
desiderio «che il governo venga eccitato a riorganizzare
l'amininistrazione finanziaria in tulli i suoi rami allo scopo
di conseguire grandi e duraturi rispartnii», ritornò alle
censure, ma con dettaglio inesorabile, e con un asprezza
giustificata dalla subita provocazione. Slamane il Ministro
che - avendo dovuto martedì allont.marsi per assistere ad
una conferenza presieduta da S. M-, non fu presenta al-
l'intera filippica - criJette suo debito di replicare all'av-
versario. E lo fece in una lunga parlata, io cui dopo 1' a-
pologia ai suoi predecessori Kraus e Bruck, combattè le
accuse del deputalo Skene con deboli ragioni ma con
qualche felice ironia. Dubito eh' egli possa ora andarne
soddisfallo: chè con codesto sistema si attirò contro un'
arringa di un'acerbità insolita nelle lotte parlamentari. II
deputato Giskra sotto la manifesta impressione d'un sen-
timento di sdegno, chiese U parola e 1' ottenne. Disse (ji
deplorare la forma, in cui il Ministro oggi ed anterior-
mente vesti le sue risposte al deputato Skene: forma che
mal s' addice a Ministro responsabile. Lo sfavorevole giU;-
dizio di Skene non essere isolato ; molti e lo stesso o-
rafore dividerlo. Le apologie ai predecessori non essere
dell'argomento; quanto a Bruck aver la pubblica opinione
ben altrimenli giudicato. Voler egli, 1' oratore, esaminare
r attuale gestione finanziaria, e eonchiudere che il signor