28. Zara-Sabato Luglio 1861. Anno II.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per V annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOIWMARIO. — Storia e disgrazie della Dalmazia
nel medio evo. — Il progetto rf' una società serica della
Narenta. — Corrispondenza da Catfaro. — Poesia. —
La Cometa. — Il preteso Luigi XVII in Zara. — Corriere.
Storia e disgrazie delia Dalmazia nel medio evo*).
(r. num. 27).
Fino al V. secolo dell'era nostra la Dal-
mazia visse felice, diretta talvolta da un parti-
colare pretore, e più spesso da quello d'Italia,
a cui la natura voleva che fosse legata e con-
giunta. Ma dalla declinazione dell'impero greco
una serie lugubre di stragi, d'orrori, e di guerre
ci ridusse al presente stato d'avvilimento. Occu-
pata la Dalmazia nel V. secolo dagli Eruli, fu
poco dopo soggiogata sotto pretesto di amiche-
vole difesa da Teodorico re de'Goti. Se allora
i Cesari d'oriente han voluto ricuperarla ad o-
gni possa, al principio però del VII secolo, mal-
grado le diligenze di Maurizio, gli Avari uniti
agli Slavi 0 Slavini vennero a depredare nulla
meno che quaranta delle migliori sue città. In
appresso sotto Eraclio ritornarono nuovamente
cotesti crudeli popoli, ed occupando tutto il vasto
continente, distrussero ed atterrarono colla più
orribile ferocia le illustri città di Scardona, Sa-
lona, Narona, ed Epidauro (Ragusaveccliia), di-
sperdendo lutti gli abitanti, e facendo stragi le
più spaventevoli. In seguito a tanti orrori, altre
due volte fu inondata dalle barbare invasioni dei
Croati, gli uni rovesciando i costumi, la religione,
ed il linguaggio introdotto dai primi,, e poco
dopo anche i Serbli vennero a portarvi la de-
solazione, e ad occuparla.
La maggior parte degli abitanti vinti dalla
disperazione furono costretti di associarsi alle
orde feroci di Alarico, a quelle di Attila, e del
Tratta dall' opera : Riflessioni économico-politiche sopra
la Dalmazia di Gianluca Garagnin, voi. I. (Zara, 1806,
tip. Battara).
Kan degli Arabi, ed apportarono or coli' uno, or
coir altro, lo spavento e la strage dalle mura di
Roma ai bastioni di Costantinopoli. Il continente
dalmatico quasi distrutto ed incenerito fu d' al-
lora in poi diviso in Servia ed in Croazia, pren-
deado coleste due regioni la denominazione dai
popoli, che vi si erano stabiliti. I Serbli vive-
vano sotto il dominio dei loro principi, e distin-
guevano la parte marittima col nome di ducato
di s. Sabba, la mediterranea con quello di Bo-
snia e di Rascia. J Croati divisi in undici si-
gnorie, erano diretti dall'aristocrazia feudale dei
loro Zupani. Tali governi alterati dalle continuate
vicende di que' tempi, squarciarono ed avvilirono
il nostro continente, che fu talora oppresso dalla
feroce aristocrazia feudale, e tal altra dall' anar-
chia dei grandi, dalla divisione dei conti, bani,
e duchi, e dal dispotismo dei principi e dei re.
Le sole città marittime di Veglia, Ossero,
Arbe, Zara, Traù ed alcuni altri luoghi potero-
no sottrarsi a tante stragi, e restare devote agli
imperatori greci. Malgrado però al deplorabile
concorso di quelle disgraziate circostanze, gli a-
bitanti della distrutta Epidauro hanno avuta la
fermezza di edificare Ragusa, ed alcuni pochi
dispersi e raminghi salonitani di ricovrarsi nel
palagio di Diocleziano, formandovi di Spalato la
città. L' una e 1' altra unitesi tosto agi' interessi
delle altre città, si conservarono fedeli ai Cesari
d'oriente, e tutte insieme furono distinte colla
denominazione di città imperiali. Seguendo esse
le antiche leggi romane, mantennero l'interna
loro libertà, animate e dirette dal più semplice
governo democratico. Quantunque limitate allora
al ristrettissimo territorio di soli scogli ed isole,
ed agi' incerti profitti della pesca e del com-
mercio, sostennero per molto tempo con onore
la sicurezza dei loro mari, navigando in unione
ai Greci ed agli antichi Veneziani; popoli che
avendo uniforme la religione, il governo, i co-
stumi e la lingua, eransi collegati a comune di-
fesa contro i Saraceni.
vizio ancora; e quando si tratta poi del sempli-
ce obolo, da tributare al bene comune, piangono
la miseria.
Non è dunque nelle publiche soddisfazioni,
non nelle private, che non possa anche tra noi
il volere, non possa il capriccio; e quindi lo scu-
sarsi col difetto di risorse economiche dell' in-
differenza fin qui manifestata sull' insllluzione nella
provincia nostra d'un collegio tecnico, non ci
tornerebbe a troppo onore.
Vero è che ancora taluni potrebbero soste-
nermi l'opposizione, nella credenza che l'impianto
d' un istituto tecnico addimandi un forte capitale;
ma costoro nel breve computo che pongo qui
sotto troveranno nulla più che 8000 fior, di
annua rendita, come bastanti allo scopo; e questa
somma vivadio! non può spaventarci; molto più
se vogliamo convenire che trattandosi d' un bi-
sogno comune, d' un comune interesse, l'intera
provincia avrebbe 1' obbligo di concorrere a for-
marla.
Potessero queste poche mie parole, inter-
preti forse meschine u' un pensiero più vivo
che ordinato, servir d'incitamento ai ben pen-
santi, per determinarsi una volta anche all' opera
fondamenlale del nostro risorgimento. II tempo
lo abbiamo, come dissi poc' anzi, lo abbiamo a-
mico: stiamo per divenir autonomi finalmente nel
fatto, e mercè questo favore sommo, potremo
da noi riparare ai bisogni della nostra patria.
Bando solamente ai malaugurati partiti, bando
alle gare municipali, e ripieni dello spirito di
patriottismo unicamente, dello spirito d' associa-
zione, diamo mano alla profittevole impresa.
L' unione costituisce la forza: il volere pro-
Per 12 docenti con fi. 900 d'annuo stipendio fi. 10,800
Gratificazione al direttore . . . . . . . „ •'^OO
Pigione del locale ad uso delle scuole . . . „ 1,000
Dotazione pella manutenzione ed ampiamente dei
vari gabinetti « 500
Stipendio d'un inserviente con l'alloggio nel-
r istituto 20
Assieme (i. 12,800
Sottratti da questa somma
a) la dotazione erariale peir attuale
scuola reale inferiore di . fi. 4,300
b) le tasse d' ammissione e semestrali
ci»e in termine medio potreb-
bero ascendere 500
fi. 4,800
Resterebbero d' aggiungersi ancora „ 8,000
I quali più lardi potrebbero ridursi ancbe a 7,000 o-
ve si venisse alla fabbricazione d' un edifizio ad uso dell'i-
stituto.
iV.i5. Siccome dapprincipio bisognerebbe cominciare con
4 corsi, per cui potrebbero bastare 8 docenti, e T anno
successivo con 5 corsi e quindi 10 docenti; così da questa
parte ci avrebbe un risparmio nei primi due anni di fior.
5,400, che potrebbero essere impiegali nelP impianto dei ri-
spettivi gabinetti di storia naturale, di chimica, di fisica,
meccanica e tecnologia.
duce 1' opera. Uniamoci quindi lutti, ed uniamoci
con decisa volontà alla ristaurazione della no-
stra patria. Ognuno vi concorra con quella parte
che forma il miglior suo avere. Il saggio col
suo senno, il ricco e l'agiato col suo denaro,
coir opera tutti quei che sono forniti di buon
volere. La Dalmazia tutta sia ritenuta per noi
un sol paese, la nazione intera una famiglia sola,
e così le istituzioni, di cui la vorremo arricchi-
re, sieno regolate in modo, che abbiano a ri-
flettere suir interesse comune. Diritti storici, pri-
vilegi aviti, concessioni recenti, sieno rispettati
fino al punto che si accordano colf opportunità;
ove da questa deviano, si provveda altrimenti.
E qui mi cade in acconcio d' aggiungere un
altra parola per ricordare, che, deciso appena si
fosse suir attivazione d' una scuola superiore in
Dalmazia, si dovrebbe ponderare non meno sulla
scelta del luogo di sua erezione.
Essa non ha verun nesso con le altre ma-
gistrature, nè ha bisogno quindi di formar coda
a queste. Suo scopo unico si è di giovare al-
l' intiera provincia, e perciò deve aver suo seg-
gio là ove più facilmente tutti quanti la possono
frequentare; là ove più elementi esistono per
farla progredire meglio.
E questo luogo, senza questione alcuna, è
la nostra Spalato. Questo, per la sua posizione
centrica, può agevolare 1' accesso neil' istituto a
tutti i figli della patria; questo, per i mezzi di
risorse maggiori de' suoi abitanti, pel loro spi-
rito d'associazione, che diede già a quest' ora
una lusinghiera iniziativa all'industria ed al com-
mercio, pegli estesi e favorevoli dintorni di cui
è fornito, può offrire la miglior opportunità per-
chè le teorie sviluppate fra le pareti dell' istituto,
ottengano la necessaria pratica applicazione.
E così io avrei terminato il mio tema: a-
vrei detto della natura, dello scopo e dell' im-
portanza delle scuole reali; avrei dello del bi-
sogno in noi assoluto di tanto benefica inslilu-
zione; avrei dello anche che il sol ) volere ci ba-
sterebbe all'aquislo di questo capitale; e final-
mente mi sarei espresso sul luogo il più adatto
alla sua azione.
Ma questo non sarebbe che la prima parte
del mio assunto. Se al mio desiderio corrispon-
deranno le forze; se tutte quelle vedute che mi
si presentano in quadro, un più ponderato giu-
dizio non me le farà ìscoprire erronee; se tutto
quello studio, e scientifico e pratico, che fin qui
ho consacrato con passione a siffatta materia ;
se finalmente gli esempi ritratti mi confermeranno
neir opinione; verrò a dire in un secondo arti-
colo, della maggiore o minore opportunità fra
noi del vigente piano che regola le scuole reali
dell'intera monarchia, proponendo quelle modi-
ficazioni, che a mio credere sarebbero da appli-
I 30. Zara-Sabalo 27 luglio 1861. Anno II.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — 11 prezzo d' associazione per Zara è di lìor. 5 .sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per V annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
S0I?Ii7IAR10. — La Giunta della Dieta dalmatica. —
Quesito idroscopico. — Omer Bascià in Ragusa. — Cor-
rispondema da Spalato. — Una visita al cimitero di
Zara. •
La Giunia della Dieta dalmatica.
Ora che di questa ebbe già luogo F atti-
vamento, non sarà inopportuno ai lettori nostri
di conoscere quanto faceva la nostra Dieta pella
sistemazione sua; Io che potran rilevare dal rap-
porto che lesse alla "medesima nella sessione 22
aprile il relatore del comitato a ciò istituito, D.r
Natale Filippi. Varrà inoltre quest' atto a rettifi-
cazione di certi articoli, e di certi lor calcoli,
publicati in qualche altro giornale da taluno di
quegli avversi a tutto ciò che operavasi dalla
Dieta, i quali, riguardo anche alla Giunta, non
potendo altro, le si facevano contro con iscru-
poli economici, quasi che al decoro publico ed
all'utilità della patria preferibile fosse il rispar-
mio d'un qualche centinaio di fiorini. Vogliamo ora
sperare che tale utilità venga realmente conse-
guita, e che a tanto si estenda l'influenza della
Giunta nostra, da potersene risentir gli aspettati
benefici effetti, per fruire dei quali, sarà sempre
leggiero e benedetto qualunque sagrificio di fatica
0 di spesa.
Signori !
Onorati dalla vostra fiducia dell'incarico di
rassegnarvi un progetto peli' indennizzo da con-
tribuirsi ai deputati, agli assessori della Giunta,
ed al presidente, sulle nomine e sistemazione del
personale della Giunta e delle spese di ammini-
strazione, in relazione ai §§ 15, 25, 31 del
regolamento provinciale pel regno della Dalma-
zia, preso in esame 1' argomento ed attinte quelle
notizie che venivano consentite dalla brevità del
tempo, adempiamo al dover nostro, portando ai
saggi vostri riflessi e sottoponendo alla vostra
approvazione le seguenti proposte, che nell' in-
certezza delle attuali circostanze vengono limi-
tate, in quanto alla Dieta, all' attuale sessione, ed
in quanto alla Giunta, ad un semestre posteriore
ai giorno in cui sarà per entrare in attività, en-
tro il quale periodo di tempo potrà aver luogo
una nuova convocazione che prenda stabili mi-
sure.
I.
Fatto riflesso alle generali circostanze eco-
nomiche degli abitanti di questa provincia, alla
convenienza di non limitare il diritto degli e-
lettori nella scelta dei deputati al ristretto nu-
mero delle persone agiate, abbiamo ritenuto do-
versi corrispondere ai deputati, oltre alle spese
di viaggio, un indennizzo a titolo di diete, e que-
sto in ragione di fiorini cinque al giorno per i
deputati, e di fiorini dieci pel presidente, dal 6
aprile, nel quale venne celebrata la solenne mes-
sa di apertura, a tutto il 24 in cui presumibil-
mente può ritenersi avranno fine i lavori della
corrente sessione. Tale competenza importerebbe:
per 41 deputati fior. 3,895
pel presidente 190
Totale tior. 4,085
Per evitare calcoli e scritturazioni e per in-
cominciare tosto con un sistema, che renda an-
che in questa parte semplice l'amministrazione,
e quindi porli il minor possibile bisogno d'im-
piegati e di scritturazioni, si propone di divider
le spese di viaggio in quattro cattegorio secondo
i quattro Circoli, ciò che sta anche in rapporto
alle distanze, vale a dire per quelli
di Zara andata e ritorno . . . fior. 30
di Spalato „ „ . , . « 45
di Ragusa „ „ . . . „60
di Cattare jj . . . ,, 80
sarebbero quindi da contribuirsi:
pei 7 deputati del circolo di Zara
pegli 11 „ » » Spalato
pei 5 „ » Ragusa
pei 4 „ ?? Cattaro
fior. 210
. 495
„ 300
fior. 1325
prevedere catastrofi, inquietudini, lolle e peri-
coli d'ogni maniera. Il solo argine che ancora
ci è concesso di opporre a queste non lontane
complicazioni, si è la morale e civile educazione
del popolo ; per cui è fin d'ora da antivedere
che quella nazione, la quale avrà maggior copia
di cittadini intelligenti ed attivi, avrà eziandio per
gè la vittoria.
Qual meraviglia adunque se ipopoli diven-
gono seri; se corrono ansiosi alle fonti del sa-
pere; se cercano di esercitarsi nella vita publica;
se studiano di procacciarsi una sicura benestan-
za materiale, e si danno all' industria, al com-
mercio ed al lavoro, considerandoli qual migliore
apparecchio contro gli incerti avvenimenti futuri?
E qui riesce di non lieve conforto il poter
constatare il fatto, che il popolo dalmate, senza
aver punto perduto della sua naturale vivacità,
senza essere divenuto freddo ed apatico per ciò
che risguarda il bello ed il grande, nel deter-
minarsi ad agire mostra di non disconoscere me-
nomamente la parte che compete all'intelligenza
ed al calcolo. La questione che, con tanto ca-
lore d'ambe le parti, si è dibattuta poc' anzi
nella nostra provincia, e tuttora ne tiene sospesi
gli animi, per quanto malaugurata ci giunse, ha
tuttavia recato tanto di bene da scuotere il tor-
pore in cui da lunga epoca giacevamo, da ri-
svegliare in noi sentimenti patri degni di un po-
polo maturo, e da lasciarci sperare che, quando
il tempo avrà sedate le ire, ed i figli di questa
povera terra torneranno all' amplesso fraterno, i
Dalmati non saranno gli ultimi nè per senno nè
per cuore nel consorzio dei popoli civili. Se i
grandi avvenimenti, cui andiamo senza dubbio
incontro, verranno a compiersi pacificamente, noi
ne ringrazieremo il cielo; ma qualora dovessero
accelerare il loro momento e procellosamente
avverarsi domani, non ci coglierebbero più nè
improvveduti nè inesperti, come una volta. La
serietà de'tempi ha formato anche di noi un
popolo assai più serio.
Al). Oiov. Oevicli.
A Meolò Tomiiiasèo
testimonianze di gratitudine.
Ci scrivono da Sebenico: Udito avendo che
il sig. Banchetti con la sua consorte, sorella del
nostro Tommasèo, doveano partire da qui, onde
recarsi a visitare l'esule illustre, sedici dei no-
stri Borghigiani, tra i quali di civili due soli,
Tommaso Supuk e Simeone Costan, si porta-
rono spontaneamente dai coniugi stessi, per pre-
garli di porgere i loro caldi saluti all' ottimo com-
patriota, ringraziarlo vivamente della premura di-
mostrata per la Dalmazia nella question dell'u-
nione alla Croazia, ed assicurarlo della perenne
lor gratitudine, che li farà costantemente innal-
zar preci al Signore per la di lui conservazione.
Se fosse stato giorno di festa 1' unione sarebbe
stata imponente.
A bordo del piroscafo una deputazione di
Zlarin recossi appositamente, e senza lo stimolo
d'alcuno, per l'oggetto stesso.
E ch'eguali a quelli della sua patria sieno
di tutto anche il resto della Dalmazia i senti-
menti ed i voti per quel!' Illustre (sentimenti e
voti tanto più preferibili a certi indirizzi ed o-
maggi, quanto più di quelli sinceri e netti d' o-
gni abuso della credulità popolare), 1' epigrafe
seguente il dimostra, che fu a noi gentilmente
comunicata da Sign:
NICCOLÒ TOIMASÈO
Per DoUrina Per Senno Per Probità
Incomparabile
Che
Cinque Splendidissimi Scrini
Intorno All' Unione Di Dalmazia A Croazia
Publicando
Mostrava
Quanto Vivo Sia In Lui II Santo
Amore Di Patria
II Quale Pur Troppo
"Empie A Mille La Bocca A Pochi II Petto,,
E
Quanto Delle Di Lei Sorli Avvenire
Ei Vada Sollecito
I Dalmati
Compatrioti Suoi
Di Lui Amantissimi
De' Quali Non Meno Che D'Italia Tutta
Eeli È Veracemente
Vanto E Gloria Imperitura
A Testimonianza
Dell' Alla Loro Riconoscenza E Ammirazione
E Del Vivo Ossequioso Loro Affetto
Offrono
E
Lunghissima Serie Di Venturosi Anni
Cordialmente Desiderano
Antonio Uamianovicli.
ne, puramente militari, in vista dell' attuali con-
dizioni politiche. Voglio che tal sia infatto il vero
movente dell' impresa, comunque fin di quà in-
chinerei a contraria opinione: voglio pure esservi
ostacoli a superare, come dicesi, onde riuscire
da Topolcich a Klek otto in dieci ore discosto,
per il suolo alpestre, e il ripido monte che lo
traversa. Ma ritengo, e niuno vorrà negarlo, che
ostacoli così fatti, nel tempo che si traforano le
Alpi e il Mediterraneo congiungesi al mar Ros-
so, sono ben poca cosa, ove c' entri un corri-
spondente interesse materiale.
Non vedo poi, non che impossibilità, diffi-
coltà veruna che una strada militare, angusta
quanto volete, non possa bel bello e a stride
tacite diventar una comoda via commerciale. La
strada in fm dei conti sempre rimane, solo se
ne cangia l'uso e la denominazione. Così parrai
potersi dire della trasformazione d' uno stabili-
mento, stazione o porto militare quale esso sia,
in uno stabilimento, porto o scalo di commercio.
Questi fatti, vedete, non implicano a gravi con-
seguenze, sono frequenti in Europa e di pura
circostanza, come suol dirsi, per cui non vale
la pena di soffermarvisi.
Pretendono alcuni esistere fra Austria e
Turchia un trattato, in forza del quale la Tur-
chia non potrebbe far afferrare la via di Klek
al proprio navile, e meno poi far fare imbarchi
0 disbarchi, carichi o discarichi, sieno pure in
oggetti militari. Niente di meglio. Senonchè, l'e-
sperienza, questa grande maestra, apprende co-
me, non sempre nè da tutti, massime in ep()che
a noi vicine, siasi badato così pel sottile al di-
ritto publico internazionale, che in taluni non
fosse sorto il ticchio di scostarvisi alcun poco,
senza incorrere veruna responsabilità, per la ra-
gione evidente del fai'l accompU.
Anco i trattati fra le potenze, al pari dei
contralti privati, vanno soggetti a interpretazioni
varie, le une alle altre talvolta contrarie, spe-
cialmente se vogliasi sempre sottintesa la comoda
clausola Reb?is sic stanlibus.' . :
In conclusione, avvi pericolo la strada si
faccia, e faccia prestamente, e spinta da Mostar
alla volta di Serraievo, capitale e centro del com-
mercio di Bossina, e più avanti, secondo le circo-
stanze, giunga ad attirarlo quant' esso è e sarà
per divenire; e possa infine una grande potenza,
inspiralrice dell'impresa, previdente e speculati-
va, usufruirla, e cangiare, quando che venga, la
deserta terriciuola di Klek, posta in mezzo a
terra dell' Austria^ in un deposito dei prodotti
della sua industria mondiale, in tal caso il com-
mercio di Dalmazia con la Bosnia ed Ercegovina,
specialmente di transito, e la vendita del sale di
privativa, sarebbero beli'e finiti, e l'avvenire
nostro, per la topografica posizione della Dal-
mazia, la civiltà progrediante, i movimenti na-
zionali, e 1' opera grandiosa della canalizzazione
dell'Istmo di Suez, che sorrideci lusinghiero
promettitore di nuove e svariate fonti di ricchez-
za, andrebbe pur esso a sfumare.
Troppo grave e pressante è la situazione,
onde non ritenga che il nostro governo, pene-
trato delle esposte e generali previsioni, non
provvederà d'urgenza agli interessi di Dalmazia,
che sono i suoi, ..e-non farà quanto è fattibile
per favorirli e proteggerli virilmente, non tolle-
rando presso le nostre frontiere altrui iniziative
d'opere che tendono a minarci, anche per ap-
parecchiarsi a certe eventualità di un futuro vi-
cino prevedibile, che sono in fondo a' pensieri
politici d'ognuno. Ei non è più tempo d' indugi.
Ai danni non vanno sempre congiunti anco i ri-
medii, come non lo è sempre ai pericoli la for-
tuna.
Perchè il nostro commercio colla Turchia,
anziché decrescere e deviare interamente, possa
rinviarsi e fiorire, è duopo anzi tutto scioglierlo
dagli inceppamenti d'un improvvida tutela, e da
inopportuni balzelli, dei quali non è ultimo il
dazio sulle merci che transitano per alla Tur-
chia, 0 che sortono. Esentarle, quando pur fosse
per a tempo, sarebbe nelle attuali circostanze
atto di ben consigliata politica economia, non
meno che diplomatico, i cui benefici effetti non
occorre essere un ingegnò svegliato per poter
sin d' ora prevedere.
A proposito di dazii, sul loro sistema, sulle
spese e sul modo di percezione, vi sarebbe che
dire, ma non è questo il luogo. L'Istria intera,
che non ha F importanza della nostra posizione,
nè forse tanti bisogni, è oggidì porto franco dal-
l' una all' altra estremità. E noi altri, quasi im-
pasto d'un' altra natura, non siamo riusciti a ot-
tenerlo neppur a favore di solo un luogo.
Era stato chiesto e richiesto per Spalato,
in epoche diverse, da singoli e corporazioni, ma
invano. A Spalato il porto franco recherebbe
massimo bene, e un gran bene a Dalmazia tutta,
a somiglianza del fluire e rifluire del sangue dalla
periferia al centro, e viceversa. In nien che non
si crede vedremmo, a mo' d' esempio, stabilirvisi
case bancarie, aprirsi fondachi, sorgere istituti e
società mercantili, industrie manifatturiere e a-
gricole, fabbriche e opificii d' ogni specie ; cre-
scere la popolazione e diventar operosa; animai'Si
ed estendersi la navigazione, i traffichi, le re-
lazioni e il credito, che ne sono 1' anima, ec. ec.
Nè potrebbe essere altrimenti. Chi Spalai'^
conosce, la sua posizione, la mitezza del clima
e la feracità del suolo; il contiguo porto delle
Paludi e in prosecuzione quel pittorerco canale
delle Castella, formante uno de' più vasti e si-
curi porti d'Europa; i paesi, i villaggio le isole
l'opere dei Palma e dei Tintoretto i propri al-
tari arricchiva, ma non perciò ripudiava, come
non dalmata, queir Andrea, end' ebbe il nome di
Sciiiavone tant' aumento di lustro ; che s' accal-
cava nei templi ad udire un Fra Cherubino di
Firenze, un Cornelio Musso piacentino, ed altri
distinti sacri oratori dall' Italia fornitigli, ma non
perciò dimenticava la propria lingua, ned il ca-
rattere proprio smentiva; onde al secondo dei
nominali parea di ragione poter sclamare: "Ora
^veggo dì'è vero quel che si dice, che Scla-
"von vuol dire uomo d' onore, degno di gloria.
"Conservatevi tutti Sclavoni questo raro nome,
^quest'epiteto di tanta laude, che non posso se
^non credere, che 1' abbino guadagnato a sè, e
"a tutta la posterità vostra i vostri maggiori,
"perchè- se non l'avessero meritato, il mondo
"maligno non glielo avrebbe concesso, e se pur
"per favore l'avessero ottenuto una volta, in
"successo di tempo l'invidia glielo avrebbe ne-
"gato.,, (Musso, predica fatta in Zara nel 1558,
fra le di lui stampate).
E poi dirassi che i Veneziani d' annientare
fra noi cercassero la coltura dell' idioma nostro ?
che di vederci godessero fra le tenebre dell' 1-
gnoranza? A noi pare invece tutt'altro, ed il par
molto più, se riguardisi alle condizioni dei tempi,
senza che non potrassi giudicar mai rettamente
nè delle cose, nò delle persone. Si pensi di fatto:
sotto r influsso di quai circostanze tutto ciò che
venne da noi scorso finora operavasi? Mentre
che la Dalmazia per le invasioni lurchesche, co-
me al tempo di quelle del VII secolo, alle sole
città litorali ridotta vedovasi; mentre che Zara
vedeva i popolati suoi borghi distruggere perchè
non vi si ricettassero gì' inimici, e le proprie
case e le chiese atterrate per affca'zare i suoi ba-
loardi che dai medesimi la difendessero, ed il
suo mare infestalo vedeva dai loro corseggia-
nienti, e fino alle sue porte sventolar ne vedeva
le insegne, e dagli spalti udiva le provocazioni
loro alla pugna; menlre che ai danni gravissimi
da ciò derivanti agli averi privali e publici, le
penurie non di rado aggiungevansi ed i contagi,
e gli animi tutti oppressava 1' angoscia continova
di mali peflfgiori. Ned in condizione diversa da
quella di Zara tulle anche le altre spiagge no-
stre si ritrovavano. Hanno quindi un bel chieder
taluni al governo veneto ed agi' italiani della
Dalmazia, con mostra più di malizia che d'igno-
ranza: Cos'avete voi fatto in qu'Jtlro secoli a
prò dei vostri fratelli slavi? — Nulla potevamo
noi farne (da rispondere francamente sarebbe),
perchè la più gran parte degli slavi nostri, per
la più gran parie dei quattro secoli delti, non
ai Veneziani, ma ai Turchi soggiaque; e tutt' il
più che potemmo farne fu di spargere secoloro
il sangue nostro per aiutarli a francarsi dall'ot-
tomano servaggio, il che non puossi dire ap-
pieno avvenuto lino alla pace di Fassarovitz del
1718 '). Per quella parte poi d'e.^si che a noi
rimase congiunta, poco del pari potemmo farne,
perchè le vicissitudini travagliose dei tempi a
ben altri oggetti doveano tenere necessariamen-
te rivolle le private e le publiche cure: cionon-
dimeno, se qunlcosa di bene per noi stessi fa-
cemmo, fu anche ben loro, e nelle città segna-
tamente, dove ed itali e slavi, senza pur cono-
scere d'esser due elementi distinti, vissero sem-
pre nel più fraterno accordo, j)arlecipando alla
medesima prospera e avversa fortuna, ai vantaggi
e disastri medesimi; coltivando indistintamente gli
uni degli altri la lingua,- mescolando sangui e
nomi, ond'avvenne che parecchi di questi ultimi
da italiani si facessero slavi, e viceversa; ed a-
iulandosi vicendevolmente a tener de>la la face
del sapere tra l'infuriare dei turbini, sì che, mal-
grado a lanl' avversità di casi e di tempi, aves-
sero fra noi culto ed onore più forse di quanto
si si potrebbe attendere i buoni sludii, e si scri-
vesse, e si stampasse, e gli uomini dotti non
difettassero, e far si sapesse dell' erudile fatiche
loro la stima che meritavano.
Di questi uno appunto fu il Budineo. Colti-
vata da lui la italiana favella per quell' uso che
nel consorzio quotidiano gli si renJea necessa-
rio; erudito nella latina, di cui, come ad uomo
di chiesa, oragli pur necessaria la conoscenza;
ad esse niente minore congiunse lo studio e la
pratica dell' illirica, tanlo fra noi, al par dell'al-
tre, conveniente ed ulile ad un ecclesiastico, ad
un cittadino; e la possedè a tale, da poter u-
sarla felicemente in verso ed in prosa, come la
usò di fallo nei tre lasciatici libri a stampa, che
l'abilità sua, ed insieme dimostrano il suo lode-
vol proposito di giovare col suo verso del pari
che con la sua prosa all' istruzione letteraria e
cristiana del popolo.
La prima di tali operette è una versione
metrica dei Salmi penìienzdali e molli allrt^ u-
scila in Roma, dalla tipografia Zanetti, nel 1582,
in 4.", di fac. 106.
La seconda è W Dlrellorio pei sacerdoti con-
fessori e pei penile/Ili, del gesuita Polanco, tra-
') A quale stremo di popolazione fosse ridotla la Dalmazia
per le invasioni liircho, ci fa prova iiflìciiilc (jucslo brano
d'una relazione al Senato di Antonio Diodo, imo dei Sin-
daci spedili a visitarla nel 1553: ''Tra i territori delle
'•città et isole sono trecento ville, d'ottocenlo ch'erano,
"che di quelle cinquecento sono occupalo da' Turchi. In
"tutta quella provincia, che altre volte era cosi grande et
"stimata, col mezzo et aiuto delli quali (sic) la Serenità
"Vostra acquistò lutto il resto di questo, e maggior im-
"perio, sono anime ccntoniille, et di quelle huomini da
"fatto vintimiile.,. E notisi che nella Dalmazia si com-
prendevano allora tutte le isole del Ouai'nero, ed inoUnì
le città, ora ottomane, di Dutcigno e Antivari.
N. u Zara-Sabalo li Agoslo 18GI. filino il.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOfflIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pei resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per T annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — L-ìttere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un mimerò separalo vale s. 15.
— Le montagne della Dalmazia nei
rapporti colle aque. — Sulla mancanza rf' aqna potabile
in Zara. — Speranze nella Giunta. — Poesia.
lie ifioialiìg^iìc della Balinazta
aiìfiic.
Blenire brucii sotto un cielo di bronzo in-
focato, e vedi arida la campagna, e dehise Je
speranze di ubertosi raccolti, e cerchi invano,
errando pei campi colio sguardo acceso, una
fonte consolatrice d' aqua, che scorra traverso il
verde gaio dei prati, e ti rassicuri, ti consoli ;
mentre senti parlare d' aquedolli, di pozzi arte-
siani, e ricordi i recenti lavori de' Dupuit, di
Darcy, di Moiillot, di Kind, e vedi T aqua di-
stribuita a razioni, quasi fossi in mezzo all' 0-
ceano, o circondato da un nemico che attentasse
alla tua esistenza; mentre senti di soffrire ed hai
la coscienza d' essere libero, di vivere in istalo
sociale, in epoca in cui tutto si crede possibile,
non puoi fare a meno di non gridare : E perchè
tanta pena? Non istà forse in potere dell'uomo
essere felice o infelice, essere ricco o povero ?
Perchè dovremo stare in tanta miseria? — L'aqua
ci manca!
No : 1' aqua non manca. L' angiolo di Sara
ed Ismaele è pronto per tutti coloro che sanno
udire quella parola, che compendia in se ogni
potere, ogni ricchezza; quella parola, elogio su-
premo dell' imperatore iŠevero: Laboremus. Fa :
lavora; e tu vedrai, diceva il profeta dell' Oriente,
il figlio d'Abdallah, sotto a' tuoi piedi scorrere
le aque, e potrai ornarli di braccialetti d' oro e
vestire abiti di stofle di seta verdi.... Se non
lavori, le aque che innaffiano i ttioi giardini spa-
riranno sotto terra, tu non saprai più trovarle, ed
un bel mattino sarai ridotto sterile polvere.
Ci manca 1' aqua ! — Ed il bisogno perchè
grande, il male perchè forse eccessivo, ci fa
pigri, ci dispone all' accidia, che trova conforto
persino nei pregiudizi!, nella buona fede, nell'o-
pera dell'abate Paramelle, nelle ampollose pro-
messe del di lui allievo Richard, nella bacchetta
divinatoria, nel pendolo oscillatorio, nella palla
simpatica, nella rabdomanzia.... Ma io non vo-
leva venir a questo. Voleva insistere sul labo-
remiis^ incominciando, come dicono i francesi,
dal principio, pensando al futuro, al nostro av-
venire, a quelli che ci devono succedere.
Vorrei ci persuadessimo, prima di tutto, che
se r aqua manca nelle nostre campagne; se man-
ca nelle città; se manca in questa condizione di
territorio, a' piedi di alti monti che, senza biso-
gno di geologiche e gcognostiche disquisizioni,
gli arabi nel loro figurato ed espressivo ini jj^llil ^
gio chiamano moni i amici dell' aqna\ se manca,
è colpa dei nostri predecessori, colpa nostra.
L' aqua la trovi dove vuoi. Il problema ge-
nerale della ricerca doli' aqua hinoo il litorale
della Dalmazia si riduce ad un problema speciale
di economin. Troblema, la di cui espressione al-
gebrica si è fatta piti complicala di quello che
avrebbe potuto essere, e la soluzione pralica piìi
dispendiosa per colpa nostra. La mancanza d'a-
qua, che ogni anno si rende piti penosa alla no-
stra provincia, fa pensare ad una causa essen-
ziale permajiente: alla infelice condizione dello
nostre nionlagiie.
Il diboscamento delle montagne della Dal-
mazia fu sciagura vera per la provincia, fu causa
di miseria. Miseria, che si manilesla in mille modi
in mille occasioni; che non sarà radicalmente mai
tolta, se prima la provincia non si costituirà in
qiìello stato d' economia interna, che devo solo
considerarsi come base d' ogni prosperità futura:
sino a che la provincia nostra non produrrà pano
e carni, pel bisogno. L' uotno non vive di solo
pane; ma egli vivo di pane prima di lutto. Ce-
reris snnt omnia munus. Ma una provincia ia
gran parte montuosa e povera non avrà nè pane,
nè carni, sino a che le sue montagne saranno
nuda roccia e improduttive, i suoi piani paludi,
nente e più delicato rig-uardo. In civiltà, in di-
sposizione intellettuale, in ricchezza nazionale,
talento ed energia, Dalmazia è assai più avan-
zata di Croazia, e con questo paese, miserando
sott' ogni aspetto, cui si appoggia per una breve
impraticabile linea di confine, non tiene relazioni
intellettuali, ma solo qualche piccolo traffico. Spo-
gliare Dalmazia della sua provinciale autonomia,
impedire le sue immediate relazioni colle coste
dell' Italia e di Venezia, farla declinare dai paesi
che le stanno in ischiena, per incatenarla a Croa-
zia, sarebbe così errato come se si volesse stac-
care la contea di Vales dall' Inghilterra per u-
iiirla alla Bretagna francese, che alla sua volta
dovesse venire staccata dalla Francia, o restare
con essa unita in una unione puramente perso-
nale, per ciò solo che arabidue quei paesi sono
di derivazione latina e parlano un dialetto latino.
Senonchè, coloro 1 quali si sono proposti
quello scopo, devono pur anche escogitare i mezzi
per conseguirlo, senza scrupolo di verità o di
moralità. Uno di colali mezzi loro sembrò quello
di rappresentare lo stato attuale di Dalmazia per
il più deplorabile che mai si potesse pensare,
celando naturalmente da maestri quanto piìi in-
felice addiverrebbe colf unione a Croazia. Cosif-
fatta esposizione della condizione di Dalmazia è
da leggersi in uno degli ultimi numeri di certo
giornale viennese, che si è arrogata la missione
di rappresentare gì' interessi degli Slavi, nuovo
Temistocle cui la vittoria niega il riposo del sonno.
Queir articolo esordisce raccontando che il
mare dahnato è stato dato in pegno ad una so-
cietà non nazionale di Trieste, sotto la quale
enfatica espressione viene designata la società di
navigazione del Lloyd austriaco, la quale man-
tiene le regolari corse postali fra le piazze della
costa '). Il partito croato sogna forse il ritorno
ai beati tempi patriarcali, quando giorni e setti-
mane si richiedevano per andare da una città
all' altra, che il vapore raggiunge in poche ore;
ossivero quel partito guarda invidioso le cartelle
del Lloyd che segnano tuttora il 50 % sul loro
valore nominale.
L'articolo lamenta dippoi il ristagno delle
saline, ma tace quali sacrifizi ripetuti dovette fare
il governo per il loro prosperamento, e come
ogni premura andò ad arenare per l'ignavia della
popolazione e per la scarsezza di capitali in
paese, od, a meglio dire, perchè questi vengono
pili vantaggiosamente impiegati nella navigazione.
Deplora ancora la decadenza della pesca e della
navigazione; ma da un secolo indietro, la navi-
gazione della Dalmazia non fu mai così viva
Guai per noi se la posta non venisse portata per mare
coi vapori, poiché troppo frequenti sono gli svaliggia-
menti sulle strade croate.
Non dividiamo le vedute dell'autore su questo punto.
quale nell' ultimo decennio, ed anche la pesca
va riavendosi, quantunque per un inesplicabile
fenomeno le aque del mare Adriatico abbiano
perduto T antica ricchezza in sardelle e sardel-
line. Astraendo dal numero di navigli a luniro
corso, Dalmazia conta 119 bastimenti di grande
cabotaggio, della portata complessiva di 7,600
tonnellate, e 1.157 di piccolo cabotaggio, della
portata di 14,000 tonnellate, e nell' anno 1859
sono entrali nei porti dalmati 19,600 bastimenti
con 526,800 tonnellate, e ne sono usciti 19,900
con 535,600 tonnellate.
L'articolo infierisce ancora contro i dazi,
eppure non vi ha paese in Europa ove i dazi
fossero più tenui e meglio calcolati, puri dazi
di finanza. Il commercio cresce di anno in anno,
e questa è la prova migliore del progressivo
prosperamento del paese. Dall'anno 1851 fino
1858 si è aumentato da 11,916.000 a 16,(337,000
di fiorini. La grande differenza tra i dazi del ter-
ritorio doganale dalmate e quelli del territorio
doganale generale austriaco, è ciò che impedisce
la libera introduzione dei prodotti dalmati nelle
altre provincie austriache; però sono tali le fa-
cilitazioni in queste accordate all' introduzione dei
principali prodotti della Dalmazia, quali sono l'o-
lio, il vino, il formaggio ed il pesce, da soste-
nere non solo, ma da paralizzare la concorren-
za straniera. Sopra un punto soltanto le lagnanze
dell' articolista si presentano fondale. Anche noi
non possiamo comprendere per qual motivo il
governo non permette in Dalmazia la coltivazio-
ne del tabacco '}. Non dubitiamo che vi abbiano
colà delle contrade nelle quali il numero dei fondi
atti a questa coltura siano così vicini fra loro,
da renderne possibile la sorveglianza da parte della
finanza, senza grandi spese.
Però siamo giusli. Questa lagnanza per se
sola non potrebbe fare dimenticare quei molti
altri vantajr^i che Dalmazia si ebbe dal governo
austriaco. Questa provincia paga imposte minori
di ogni altra; essa ottiene sussidi per le Comuni
^3; il denaro che il governo spedisce nel paese
ogni anno supera per più di 100,000 fior, quello
che ne ricava. Furonvi costrutte strado, miglio-
rati porti; si diede impulso alla produzione della
seta; furono istituito scuole; vennero promosso
società ed istituzioni pie; hi sicurezza publica fu
Abbiamo ripciutanienle inleso vociferare olio le Autorità
provinciali proposero di attivare la colliva/.ione del tabacco
in Dalmazia, e sa|)piumo pure che nel circolo di Uagusa
si fanno esperimenti dalla finanza. Per (iiumlo dicesi, la
decisione dipenderebbe dal precedente, invio (F un impie-
gato ministeriale in Dalmazia, onde riconoscere e stabilire
le contrade atte alla coltivazione. Ignoriamo poi il motivo
per cui quejr impiegato non arriva.
2) Le Comuni furono sussidiate per un certo periodo, ma
dair anno 1852 non lo sono più.
N. 36. Zara-Sabato 7 Selleinbre 1861. Anno II.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
II Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per 1' annata intera, ed anche per semestre, anti-
cipatamente, e dovranno da fuori di Zara essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato» — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza alTranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pielro Abeiich. — Un numero separalo vale s. 15.
Sua Eccellenza reverendissima 1' esimio Arcivescovo di Zara e Metropolita della
Dalmazia mons. OIU!§£PPE non è più. Già da parecchi
giorni allarmanti notizie sulla di lui salute, giunte da V^ienna, dov' egli trovavasi
nella Camera alta del Consiglio dell' Impero, costernato avevano quesla popola-
zione, che invitala ad invocare per Esso I' aiuto dell' Onnipotente e dei santi no-
stri Proteggitori, si vedeva spontaneamente dismettere i lavorìi, e chiudere negozi
e officine, per assistere alle sacre preci nei templi, a cui sempre intervenne an-
che la Rappresentanza municipale. S' udì poi che T infermo prelato, desiderando
a questa parte recarsi, col piroscafo del 4 corr. sarebbe qui giunto, ed a fargli
tutti apprestavansi accoglienza condegna. Ma un sinistro accidente soprarvenulo al
piroscafo slesso durante il viaggio, ritardare ne fece 1' arrivo fino all' alba del 5.
Malgrado però quell' ora, moltissimi furon gli accorsi d' incontro a Lui, che dal
malore sfinito, portato sulle braccia da nostri giovani artieri, faceva ritorno fra
questo suo popolo, per benedirlo ancora una volta, e morire. Di fatti, alle ore
7 y^ di quella sera medesima la città nostra veniva dal tristo annunzio doloro-
samente sorpresa. Generale fu il compianto, chè tulli conoscevano le qualità be-
nigne dell' animo suo, tulli sapevano con quanto zelo si foss' Egli adoprato \m\
volle per gl'interessi della patria nostra, segnatamente negli ultimi tempi, e co-
me per non mancare al convegno in Vienna della maggioranza di quesla Dieta,
s'affrettasse al viaggio in quello stalo di mal ferma salale, che riprodotlosi poi
colà vie più grave, lo condusse alla tomba, l'immagine offrendo in sè del buon
pastore vangelico, pronto a dare 1' anima sua pel suo gregge. Ora quell' anima
benedetta riposa in Dio, e 1' onorala sua spoglia scenderà posdomani a riposare con
quelle di lanl' illustri suoi Precessori, avtindolo quasi a bella posta per ciò ri-
condotlo la Provvidenza nella citlà nostra, come fu ardente suo desiderio. —
Nato in Medea de! Friuli il 31 agosto 1788, entrava il 12 novembre 1843 al
governo di quesla chiesa, che serberà di Lur sempre graia memoria.
I 57. Zara-Sabato 14 Sdteinbre I8CI. inno II.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di lior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. — I pagamenti potranno farsi per T annata intera, ed anche per semestre, antj-
cipatarnente, e dovranno da fuori di Zara essere inviali franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. -—• Un numero separato vale s. 15.
'iya i^syasti^" — Onori funebri aW arcivescovo mons.
Godeassi. — Sulle questioni per turbamento di possesso.
— La Giunta provinciale (continuazione e fine). — Cro-
naca urbana. — Una novella curiosa. — Corriere della
Redazione.
Onori funelìri resi nel di 9 corrente
a Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. e^ltJSEFPE «ODEASSI
Arcivescovo di Zara.
Quando annunziammo nel precedente numero
la morte dell' ottimo nostro arcivescovo mons.
Giuseppe Godeassi, non avevamo ancor Ielle la
pastorale, eli' egli dirizzava da Vienna a questo
suo popolo, colle stampe dei Mecliitaristi. Lettala,
rimanemmo profondamente commossi per la pietà
ed unzione che vi campeggiano, ma sopra tutto
per queir ardente desiderio di ritornare fra noi,
che, malgrado lo stato gravissimo di salute in
cui si trovava, superar gli faceva le difficoltà di
viaggio sì lungo, affìn di venire, come diceva
egli, a chiuder gli occhi tra la corona dei figli
suoi^ all' ombra della vetusta sua chiesa^ e ri-
cevere le dimostrazioni estreme dell' affetto lo-
ro. E copiose di fatto le ricevette nei tre gior-
ni preceduti al funerale, lutti a gara facendo per
pertarsi a contemplare ancora una volta quel-
F amata spoglia, che albergato aveva uno spirito
sì benefico e pio; ma specialmente le ricevette nel
ofiorno del funerale medesimo. Chiuse in esso ve-
devansi tutte le botteghe e i negozi ; di bruno
vestivansi le finestre di tutte le case; iscrizioni
leggevansi per ogni dove. Alle ore 10 prese le
mosse il corteo funebre, che doveva per T ulti-
ma volta accompagnare in giro per queste con-
trade r antico loro pastore. Lo componevano le
confraternite laiche, i fanciulli degl' istituti di carità
per la infanzia e per la puerizia, le alunne della
scuola femminile, e quelli della scuola normale,
tolto avendo le già incominciate vacanze di po-
ter intervenire agli altri. Procedevano quindi la
musica militare, il clero regolare, ed il secolare,
aumentato di molti parrochi dell' archidiocesi ve-
nuti appositamente per quest'oggetto, e da ulti-
mo il rev. Capitolo, seguito dall' ili. e rev. ve-
scovo di Sebenico mons. Pietro Maupas, che
prontamente aderendo all' invito del Capìtolo
stesso, er^si portato a rendere quest' ultimo tri-
buto d' affetto air esimio suo metropolita e par-
ticolare amico. Ai feretro, che racchiudeva la
salma scoperta deli' illustre defunto, stava un
drappello militare per guardia d' onore, e lo se-
guivano in lunga schiera le principali Autorità
civili e militari, con alla testa l'illustrissimo Pre-
sidente della Dieta dalmatica, i capi e funzionari
di tutti gli uffici regi e comunali, e stuolo nu-
merosissimo di cittadini, vestiti a lutto. Il convoglio
brillava di lorcie, chè tutte le corporazioni, gli
uffici publici, la Giunta, il Municipio, e privali mol-
tissimi avevano mandale le proprie.
Deposta la spoglia nella cattedrale, sopra
decoroso catafalco, assiepato da cerei, e d'iscri-
zioni fregiato, mons. vescovo di Sebenico pon-
tificò la messa, che fu accompagnata da funebre
musica istrumentale. Dopo la medesima, venne
tenuta un' afi'ettuosa orazione da un sacerdote
nostro, che meglio d'altri fu per molti anni a
portata di conoscere ed ammirare le qualità e-
gregie del defunto prelato, a cui vennero poscia
Tmpartite le solile assoluzioni, accompagnale dalle
preci d^ina folla straordinaria, che tulle ingom-
brava le parti del tempio. Alle ore quattro po-
meridiane il rinnovato suono delle campano di
tutte le chiese annunziava che la venerala salma
discesa già era sotterra, nello stesso ricinto sa-
cro che quelle contiene dei Donalo e dei Mala-
fari, del cui zelo fu il Godeassi emulatore so-
lerte pegl' interessi anche temporali di questo
popolo; daccanto a quelle dei Triali e dei Car-
sana, di cui fece rivivere la pietà, la carità, la
prudenza, e tulle quelle altre virtù, che di tanti
meriti T adornarono, e che dall' umile sua con-