Zara-Sabato 6 OHobre 1860. Anno I
DALMATICA
ECONOfflIGO-LETTERARIO.
II Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto neir anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, colf indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOM-Ti ARIO- — Intorno aW insufficienza ed ai bi-
sogni delle scuole popolari in Dalmazia. — Sul bisogno
d'una legge agraria; (continuazione e fine del n. 18).
— Alla Dalmazia; Inno. — Belle arti. — Industria.
Intorno all'insufficienza ed ai
bisogni delle scuole popolari
in Dalmazia.
Ogni istruzione riesce mala-
gevole e spesso infruttuosa, al-
lorché non secondi il genio della
nazione cui viene impartita.
Da una diss. pedagogica.
Quantunque volte eh' io mettami a consi-
derare dall' un capo, le condizioni di questo bel
paese che il mar bagna e circonda T alpe, e a
rifletterne sulla vocazione, e come sia posto fra
una gente sempre rigogliosa in clviltade e in
progresso rigeneratore, e f altra che di barbarie
ancor s' informa e dei lumi il tesoro trascura, o
per lo meno a dovere non pregia né ricerca:
pensi poi dall' altro, quanto poco qui stesso si
faccia per mettersi sulla via del vero morale e
civile risorgimento, e preparare 1' avvenire pri-
llato; e riandi col pensiero sulla fiacca intrapren-
denza di giovevoli bisogne, sul quasi schifo in-
teressamento per ogni cosa che denaro non sia
non frulli, sulla rarissima o scarsa associazio-
ne di forze, in che tanto germe di gran cose si
rinserra, sul debile retaggio di sapere, e questo
dall' improvida razza degl' invidi con rabido dente
azzannato, o presuntuosamente contraddetto da-
gr illardellati barbassori di piazza o dagli stec-
cliili dottorelli di ieri, e finalmente sulla rude i-
gnoranza dei più: forza m'è davvero crollare
pensoso il capo e in Dio sperare che giorno
forse verrà di bel sole apportatore, qual, spel-
lando le tenebre, dispenserà vita e calore e luce
'lei nostro popolo, e farallo quandochessia assi-
dersi ospite non dispregiato al gran convito delle
incivilite nazioni.
E' piacemi per queste parole quasi con pream-
bolo arrivare al libero svolgimento di alquante
mie opìii'oni sui difetti di un'istituzione, che, seb-
bene sia fra noi da ben lungo tempo, non valse
peranco a dare che dismezzati od eunuchi risul-
tamenti. Dico dell' istruzione elementare !
Di essa adunque m'accingo io a trattare
qualche poco senza pretensioni e senza pregiu-
dizi, e del meglio solamente desideroso : la-
sciando alla sapiente sollecitudine di chi veglia
alle nostre sorti d'intraprendere in tempo utile
i cambiamenti, che valessero meglio corrispondere
ai veri interessi del popolo, e servire al suo
morale ed intellettuale incivilimento.
Come notoriamente consta, con ven. sovrana
risoluzione 8 aprile 1822 veniva stabilito il re-
golamento normale per le scuole elementari in
Dalmazia: ed appresso con notificazione 4 marzo
1823 del già preesistito eccelso governo lo si
publicava per comune notìzia, e perchè venga
posto in esecuzione.
Ottimi comandamenti sonvi contenuti riferi-
bilmente alla qualità delle scuole, le malerie d'in-
segnamento, il metodo, il personale de' maestri:
e modelli, e prospetti, ed istruzioni in copia. Nei
capi-luoghi di residenza vescovile è detto, che
vi debbano essere delle scuole elementari mag-
giori-., quella di Zara prenderebbe il nome di
scuola normale. È determinato inoltre, che ovun-
que si terrà un libro parrocchiale dopo la si-
stemazione delle parrocchie, già da pezza seguita,
vi sarebbe una scuola elementare minore.
In conseguenza pertanto ed a senso delle
sovrane disposizioni voleva ragionevolmente at-
tendersi, che, massime nelle scuole elementari
magìriori, verrebbonsi gli studi e T istruzione così
a bene dirigendo, che giovamento solenne e de-
coro ne derivi alla grama civiltà del nostro
popolo. Vana lusinga! Conciossiachè forza sia
I 20. Zara-Sabato 13 Ollobre ISOO. Anno I.
DALMATICA
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per rannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. ^— I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, colPindicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separalo vale s. 15.
n?a Ja/aasB^. -- Sulla forza territoriale e sulla sua
utilità in Dalmazia. — Intorno aW insufficienza ed ai
bisogni delle scuole popolari in Dalmazia; (continuazione
e fine del n. 19). •— Cose patrie. — A proposito d' er-
rori di stampa. — Teatro di Zara.
I§iilla foraa terrlÉoriale e i§iiìla
stia utilità ili
La forza territoriale in Dalmazia fu un' i-
stituzione politico-amministrativa fino, si può di-
re, dai primi tempi del dominio dell'ex veneta re-
publica, e, conservata in tutte le varie domina-
zioni successive, venne soppressa soltanto nel-
l'anno 1850.
Conta dunque una secolare esistenza, spe-
cialmente nella parte continentale dei due circoli
di Zara e Spalato, essendo stata molto più tardi, ap-
punto per la riconosciuta sua utililà, attivata nel
cìrcolo di Cattare, detto 1' Albania veneta, e po-
scia anche nel circolo di Ragusa, T antica repu-
Mica di tale denominazione.
In origine, cioè sotto il veneto governo, io
scopo essenziale di tale istituzione fu quello di
opporre una barriera alle incursioni dell' otto-
'nano, di aver alla frontiera dei prodi custodi, e
di avere nel tempo stesso in tutta la parte mon-
tana delle popolazioni alTezionate al governo. E
tutto ciò era ben felicemente e securamente ot-
tenuto, imperocché oltre d" essere già storico il
valore dei serdari e panduri territoriali nelle lotte
coi turchi, è noto pure che, tranne qualche drap-
pello di cavalleria in questa o quella borgata, la
veneta republica non teneva in tutta la parte
'uontana nessun presidio militare; ed è noto del
pari come per T amore verso il principe (^così i
Dalmati del montano accennavano la republica
Veneta) ad un solo cenno, ad un solo avviso
^pi potenti loro colonnelli e serdari, in ogni caso
^^ bisogno, volentieri accorrevano in massa a
formare le loro kraine, Je quali poi costituivano
i rinomati e valorosi corpi degli Schiavoni dalla
republica assoldati. La proverbiale fedeltà dei
Dalmali al loro principe data dunque dall' epoca
della loro soggezione alla republica stessa. Mae-
stri in origine di valor nazionale e di suddita
fedeltà, gli uffiziali territoriali, distinti da princi-
pio nelle due classi di colonnelli e serdari, pren-
dendo col tempo quel tanto d'ingerenza che dalle
politiche istituzioni veniva loro consentito anche
nella parte governativa della popolazione a mezzo
de' loro panduri, vegliavano alla tranquillità ed
alla sicurezza interna, e ministravano pronta la
giustizia con universale soddisfazione, così che
se ogni colonnello e serdaro sotto tale denomi-
nazione dal popolo in linea di valor guerriero
era considerato un' eroe ; ogni colonnello o ser-
daro in linea di governo, in ogni discussione
amministrativa o civile che fosse, non altrimenti
che padre (Ćako') era nominalo, espressione que-
sta soave, che accenna appunto ad amore e ri-
spetto figliale, e che tuttodì i Dalmati esprimono
fiduciosi a quel magistrato, che riconoscono va-
lente e giusto.
La forza territoriale dunque in Dalmazia per
la sua influenza, potenza ed utilità, e pel suo
lungo periodo di vita, e quindi di abitudine na-
zionale, si rese e divenne sempre più col tempo,
per così dire, un incarnala necessità ed ulilità
nazionale, e questa verità fu riconosciuta dalla
3rima dominazione austriaca, poi dal governo
francese, e quindi novellamente dalla seconda at-
tuale austriaca dominazione.
In grazia di tale convincimento, non solo si
lasciò sussistere 1' utile istituzione, ma ricor-
diamo di più: che sotto il governo di Francia
(quantunque anche in Dalmazia vi fosse gendar-
meria a piedi ed a cavallo) del corpo territo-
riale si teneva un tal conto da farne un bello
e. regolato valido reggimento; — che sotto l'at-
tuale governo austriaco fu estesa ed attivata an-
che nei circoli di Ragusa e Cattaro, e che più
1 21. Zara-Sabalo 20 OUolire 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anch«
per semestre; e frattanto nelF anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. •— I paga-
nienti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Àbelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOUiflARIO. — Il conte Borelli e la Dalmazia. —
Proseguimento delV esame sul progetto di un regolamento
colonico in Dalmazia, e proposte intorno al medesimo.
— Studi storici; Diocleziano. — Il canale di Suez e
la Dalmazia. •—• Menzione onorevole di cose nostre.
Il conte Borelli e la Dalmazia.
''I fogli publicano uno splendido discorso
pronunciato dal conte Borelli, rappresentante della
Dalmazia nel Consiglio dell' Iiiipero, il 26 set-
tembre u. s. Esso propugnò per la sua patria la
propria autonomia, respingendo con brillantissime
argomentazioni l'opinione di chi volea unire la
Dalmazia colla Croazia e colla Slavonia. Dichia-
rò che la Dalmazia vuole essere soggetta all'Au-
stria, ma attendere larghe istituzioni rappresen-
tative come gii altri paesi della corona. Accen-
nò allo sfasciamento inevitabile della Turchia, e
al vasto orizzonte che esso aprirà all' Austria da
quelle parti. 11 conte Borelli fu eloquente, pro-
fondo, si mostrò abile politico e caldo patriota.
Le sue parole troveranno un' eco nella nobile
Dalmazia,,.
A questo cenno d'un giornale di Trieste
faremo succedere^ logliendoli da queW Osserva-
tore, alcuni hrani del discorso proferito dall' e-
simio rappresentante nostro, limitandoci sollanto,
per non invadere gli altrui campi, alla sua parte
slorica.
Nei secoli intorno al decimo, una quantità
(li corsari e locali e stranieri s' annidarono nei porti
6 nei fiumi della Dalmazia, ed a motivo delle
loro continue rapine era quasi intercettata la na-
vigazione del mare Adriatico.
Il veneto dominio vedendo per tal guisa o-
strutte le fonti principali della sua prosperità, cioè
la navigazione ed il commercio, trovò necessa-
•"io di decidere la conquista della Dalmazia.
La situazione della sua città capitale, essendo
quel paese marittimo, seguì sempre le influenze
esterne, per cui quando erano in epoche remote
potenti i regni meridionali mediterranei, essa si
trovava a Scodra in Albania^ 1' odierna Scutari;
quando poi sorsero, ad essi collaterali i due im-
peri d' Occidente e d' Oriente, fu trasportata nel
suo mezzo in Salona; e quando incominciarono
a svilupparsi al suo nord i grandi stati centrali
europei, la sua capitale necessaria divenne Zara,
per cui d' allora in poi, in pace ed in guerra,
la sorte storica di Zara fu sempre quella di tutta
la Dalmazia: pel qual motivo i Veneti ad essa
diressero la loro attenzione e s'accinsero alla
sua conquista a qualunque costo.
L' ottennero, ed appena ottenuta, la trattarono
non come città libera, ma,come paese di con-
quista, dipendente dalla loro assoluta volontà, e
priva di tutti gli antichi suoi privilegi. Sette volte
essa si rese libera, piegava sempre al regno un-
garico, che le concedeva le sue franchigie, e
sette volte fu ripresa e due volte distrutta, l'una
coir armi crociate condotte da Enrico Dandolo,
e r altra dai Veneti stessi completamente distrutta.
Gli abitanti esuli, fuggitivi, portarono le loro
vendette sul mare, ed allora appena Venezia s'ac-
corse d' aver commesso un grave errore politico.
Essa non avea più dinanzi la sua Cartagine, ma
una città distrutta ed i cui abitanti erano parte
estinti nelle guerre, e parte fuggitivi; eppure per-
mise ai pochi rimasti che le offrissero una ca-
pitolazione, che in parte fu accettata ed in parte
respinta.
La città rimase privata di tutti i suoi fondi
e di tutti i beni, ma le fu lasciato per altro il
prezioso privilegio di darsi le proprie leggi e di
governarsi qual libero municipio suddito: il quale
diritto della capitale fu del pari accordato alle
altre città della Dalmazia.
Ciò che dico provo. Presso la eccelsa i. r.
suprema Corte di giustizia qui in Vienna esistono
čislavo^ Vladoslavo, Miroslavo, e simili, e che
come avevano quelli uno speciale significato, così
Wissasclavo (dall' iUirico visce e slam, cangiato
si in sci air uso dei latini), non avesse altro
senso che d' AUo-^glorioso, Sopra-glorioso, Fin-
che-glorioso; nè fosse ad altro d'attribuirsi quel-
lo scompartimento che se ne vedeva sul mar-
mo se non al bisogno di così fare, od all' ar-
bitrio dello scarpellino ; e non altro dire vo-
lessero in complesso quelle parole se non ch'e-
seguita fosse la vasca da prete Giovanni al tem-
po del duca Wissasclavo. Non potei però con-
venire colla Gazzetta che F indicato da tale nome
fosse un principe russo, e fui d' avviso piuttosto
dinotare volesse taluno di que' duchi slavi, che
le terre finitime alla Dalmazia, e qualche parte
anche della medesima governarono, e di parec-
chi dei quali fanno tante volte menzione le sto-
rie nostre. Vero è nessuno averne io trovato
che a lui nettamente corrispondesse; ma ben sa-
pendo non essere le serie loro nè senza mende,
nè senza lacune, il silenzio delle medesime non
faeeami nel caso nostro verun obhietto.
Quanto poi a quella raccomandazione rivolta
da prete Giovanni al santo Battista ut or et prò
eo cUentuloqiie suo, io ritenni ragionevolmente
che volesse con queW eo intendere il duca stes-
so, ed a sè riferire la parola clientulo, con cui
rìichiaravasi vassallo dell' altro, giusta il senso
che diedesi a tale voce nei bassi tempi.
Replicò il ra^r/^o in un lungo articolo dei suoi
num. 38, 39, 40, e facendosi forte dell' autorità
di non so quali periti nelt' idioma croato, prese
di nuovo a sostenere che non fosse una scor-
rezione lo spartimento di quella parola come si
vedea sulla pietra, ma che stare anzi cosi ci
dovesse, e che V epoca in tale modo notata quella
fosse realmente in cui prete Giovanni era egli
stesso Wissasclavo, cioè superiore-capo d'un
popolo, ned altro fosse il duci che l'equivalente
di Wissasclavo in lingua latina.
Risposi anch' io alla mia volta nel n. 183
ùeìV Osservatore^ e puntello facendomi d'un'au-
torità ben più grave, il testimone produssi d' u-
no dei più riputati scrittori della Croazia, che,
veduta poc'anzi quella vasca (da lui giudicata
del IX 0 X secolo), ne dava notizia in una sua
relazione alla Società storica di Zagabria, ed in-
tendentissimo della lingua, versatissimo nelle cose
della sua patria, nemmeno avea per sogno pen-
sato che la parola Wissasclavo potesse altro es-
sere fuorché nome proprio di persona. Circa poi
l'individuo che lo portava, quantunque paresse
a lui pure che non fosse da cercarlo molto lon-
tano, dato pè.rò non eragli di rinvenirlo, e sol-
tanto in via d'approssimazione accennava al Vois-
sesclavo serviano del Porfirogenito, che il Sa-
farik (com' egli diceva) battezzò per Viseslavo e
10 pose neir Vili secolo, o al Dux di Z
Visseslavo, che pure, seguendo Porfirogenito ij
Safarik ricorda, e lo colloca nel IX secolo [^ar
Nov. n. 217),
La contesa non procedette allora più oltre.
Non fu quella però V unica volta che dall' e-
rudito sopra Rodato (nel quale potrassi ben facil-
mente ravvisar quel medesimo, a cui m'onoro
di volgere la presente), si facesse menzione d'una
tal opera, molto, a dir suo, interessante per k
storia nostra; ma di nuovo poi nella Relazione
d" un suo viaggio per la Dalmazia a Napoli e
Roma (1857) ne tenne parola, e ne diede an-
che il disegno, continuando bensì nella sua giu-
sta dubbiezza sulla persona del duca nominatovi,
come pure sulla circostanza se prete Giovanni
fosse di queir opera l'esecutore od il commetten-
te, e se a Venezia eseguita, o fosse da altre
parti colà recata.
Quello solo di cui non restava da dubitare
si era che due fossero le persone distintamente
nominate su quella vasca; prete Giovanni, cioè,
a cui se ne doveva 1' esecuzione, e il duca Wis-
sasclavo, al tempo di cui s'eseguiva, e cosi
pure molto prossimo al vero pareva che Wis-
sasclavo uno fosse di que'duchi slavi, che reg-
gevano allora i paesi a noi confinanti, ed in
qualche parte i nostri medesimi. — Com'essa
dunque in Venezia si ritrovava? — Dell'opi-
nione della Gazzetta, che la faceva di russa de-
rivazione, parlar non giova. Il Vaglio, ritenendola
per opera del secolo XI o XII, e dicendo che
quella era F epoca in cui dogava Ordelafo Fa-
lier vincitore della Croazia, parea supporre, die
fin d' allora la si trasportasse a Venezia, e ch'es-
ser potesse r antica della cappella battesimale di
San Marco. A me sembrò che potess' essere falta
costruire in Venezia stessa da qualche prete sla-
vo, il quale facessevi scolpir sopra il nome del
naturale suo principe; ma il Vaglio m'oppose che
11 governo della Republica non avrebbe permesso
l'incisione del nome d'estraneo, dominatore su
d'un' opera destinata per un luogo publico di
qualche sua chiesa. Io però non avevo detto die
servire dovesse per qualche chiesa di Venezia-
potendosi anche dare che, fatta in Venezia per
allro luogo, fosse colà per qualche acciJbMiLe n-
masta. Nè la possibilità veniva esclusa che foi'S^
anche dai lidi nostri,fosse colà recata, ed a voi
stesso, prestantissimo signore,, non pareva i'""
probabile il suo trasporto nella veneta capita^^
dalla Dalmazia o dall' Erzegovina.
Fra tale incertezza, non altro restava a spe"
rare se non che il tempo ed il caso ci portas-
ser dinanzi qualche documento o qualche J^®'
moria, che giovasse a metterci sulla via, senoj
di poter definitivamente conoscere la verità,
trarne almeno qualche valida conghiettura. E
S. 23. Zara-Sabato 3 Novembre 1860. Anno I.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d'associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Pannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pag-heranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
lione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abeiich. — Un numero separato vale s. 15.
§0]W[M[AilIO. — Sul bisogno che abbiamo di studiare
meglio i linguaggi nostrali. — Della coltura italiana
nelle isole Ionie, di Tommaseo. — Proseguimento del-
l' esame sul progetto di un regolamento colonico in Dal-
mazia, e proposte intorno al medesimo ; (continuazione
del num. 2i). — Corrispondenze; Vienna, Almissa. —
Cose patrie. — Varietà. — Annunzio.
Sul bisogno che abbiamo di studiare meglio
i linguaggi nostraìi.
Il prevalere che og^i fanno gli studi natu-
rali, economici e d' erudizione in genere da una
parte, la burocrazia ') ed il giornalismo, special-
mente politico, dall' altra, non sono certo le ca-
gioni ultime, per le quali 1' arte importantissima
dello scrivere non sia comunemente da noi quanto
converrebbesi coltivata. Ma siano quali si vo-
gliano tali motivi, non è certo necessario appar-
tenere alla classe di coloro pei quali la parola sem-
Ijra essere il fine e non già il semplice mezzo del-
'} Sono ben lungi però dall' associarmi alla sen-
tenza del eh. sig. conte Pozza, il quale in iin
suo articolo che si legge nel recentissimo, gior-
nale di Zagabria il Pozor non dubila rf' as-
serire, aver la burocrazia fra noi a tale ba-
bilonica (sic) italianità ridotto ormai il puro
italico idioma, che un italia 'O al solo sentirlo
SI farebbe le croci. Io crederà invece che i
l)ureaux del bel paese si picchino di purità di
lingua poco meglio di quelli della nostra Dal-
niazia. Ma forse Dersaca in errore.
Ei^ autore*
Lo stile cancelleresco non fu mai un giu-
sto livello per misurare la coltura d' una lin-
gua presso d' un popolo, come dai risultati
dell' insegnamento di certe scuole non si pos-
sono giudicare le disposizioni linguistiche di
le frequenta. .
Red.
r arte dello scrìvere, onde riconoscere un tale
fatto, non poco pregiudizievole al vero progresso
ed all' efficacia delle dottrine che vogiionsi pro-
pagare. Non sarà per ciò fuor di proposito che
un giorn-ale, non solo economico, ma anche let-
terario, com' è appunto il nostro, notando un tale
difetto, accenni al bisogno di ripararvi.
Quelli fra noi che scrivono in italiano, per
cominciare da essi, non dovrebbero dimenticare
eh' essi hanno non pochi motivi a studiar l'ita-
liano pili ancora degli italiani istessi. Imperocché,
prima di tutto, essi non scrivono per essere letti
anche dal popolo, il quale da noi si serve ordi-
nariamente dell' idioma illirico, ma scrivono quasi
soltanto pel ceto colto ed addottrinato. Nè vale
il dire che, essendo la naturalezza, la chiarezza
e la semplicità doti comuni a qualsivoglia dettalo;
tanto valga il saper rendersi scrivendo accetto
al popolo, quanto al fiore istesso degli ingegni i
più culti. Giacché, salve la naturalezza, la ctiìa-
rezza e la semplicità, doli eterne ed essenzialis-
sime d' ogni fatta di scrillure, con ben altra tor-
ma ed atteggiamento convien sapere presentarsi
V. g. ad un gentiluomo o ad una dama, che non
ad un semplice artiere o ad una umile contadi-
ne Ila,
Ma v' ha piìl ancora. Qual è il dalmata che
aspirando alla gloria letteraria, o a quella, ben
più desiderabile, di riuscire mercè i suoi scritti
utile alla società, voglia appagar le sue nobili
brame col render il proprio nome e le proprie
dottrine popolari entro 1' angusta cerchia soltanto
della sua patria, e non slanci le sue mire almeno
oltre l'Adriatico? Ora, se noi veggiamo che ai
di là di questo mare opere anche insigni non
[rovino talfiata tanta nominanza e tanto spaccio,
quanto farebbe d'uopo a compensare i loro au-
tori delle veglie e degli spendii per esse durati;
come mai sperar esito più fortunato a certi la-
vori nostri, se ad altre difficoltà quella s'aggiun-
ga della troppa facilità e leggerezza con cui
I IL Zara-Sabato IO I\oveinI)re 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
11 Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V, A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per l'annata intera ed anch»
per semestre-, e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
lione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. •— Un numero separato vale s. 15.
SOIWLITfl ARIO. — Proseguimento deW esame sul pro-
getto di un regolamento colonico in Dalmazia, e proposte
intorno al medesimo; (continuazione del num. 23). —
Storia; la battaglia di Curzola. — Fisica di Mose. —
Corrispondenza da Spalato. — Esperimenti e rimedi
pella malattia delle urie. — Corriere della Redazione.
— Annunzio.
Proseguimento dell'esame sul progetlo di un rego-
lamento coionico in Dalmazia, e proposte intorno al
medesimo.
(Continuazione del num. 23).
Io SO bene che si accusano i coloni per
la cattiva coltivazione degli ulivi, ed ho più di
una volta udito alcuni proprietari gridar contro
essi perchè non li zappano due volte l'anno,
perchè non li concimano almeno ogni quattro
anni di buon letame, perchè non eseguiscono
che malamente i grandi tagli che danno a questi
alberi novella vita, e finalmente perchè non li
potano.
Quanto alle due prime accuse rispondo, che
effettivamente io non sono in cognizione se al
presente gli ulivi si sogliano zappare, ed in-
grassare qualmente andrebbe fatto. So peraltro
averne veduti molti e molti di begli, e ira
questi delle giovani piante, che mi piaquero as-
sai. Ne vidi ben anco d'incolti, ispidi, e mezzi
Ira verdi e secchi, talché rattristavano a mi-
rarli: ma ricercandone la ragione, per lo più
trovai, che ciò incontrava allorché il contadino
sveva ipotecata o venduta la sua porzione co-
Ionica. Essendo una delle piaghe della nostra a-
Rricoltura questa facoltà, che hanno i coloni d'i-
potecare 0 vendere i fondi, se i proprietari non
possono fare che s'introducano leggi che ciò
proibiscano, perchè nei contratti almeno non lo
vietano loro, sotto pena della nullità del con-
^''atto, 0 di grossa multa?
In quanto ai grandi tagli, egli è un fatto,
che non si eseguiscono a dovere; ma i coloni
ne sono in parte scusabili, perciocché essi non
videro mai, né mai fu loro insegnato a fare dei
tagli così netti, lisci, e condotti diversamente a
seconda delle varie esigenze delle circostanze,
quali li elfettuano v. g. i contadini di Malcesine
sul lago di Garda: cosa questa, che è men facile
di quel eh' altri può stimare. Di più, mancano
essi dei diversi appositi istrumentì, che a ciò
sono indispensabili; e le scale, delle quali si fa
uso, come sono male adatte per raccorre il frutto
dell' ulivo, lo sono così per compiere i tagli, poi-
ché r uomo sopra quelle non può sempre collo-
carsi in modo da agire liberamente.
È pur vero, che i nostri coloni in generale
non praticano la potatura degli ulivi, ed io pure
un tempo ne li rimproverava; ora panni che
meritino forse più lode, che biasimo. Poiché se
si calcoli quanto tempo, e quanto spendio porti
il mondare ogni pianta d' ulivo di tutti i piccoli
rami, che sovrabbondano, o son languidi e sec-
chi, in questo paese, in cui così scarso è il nu-
mero dei contadini, e così costosa la mano d'o-
pera: se si calcoli che in parecchi luoghi gli u-
livi si battono e flagellano talmente per gettar-
ne a terra i frutti, che rimangono anche troppo
impoveriti di frondi, si resterà ben persuasi, che
nel primo caso la spesa eccederebbe il reddito,
nel secondo caso oltracciò tornerebbe alla pianta
stessa più dannoso che utile il potarla. Capisco
che qualcuno mi griderà forse la croce addosso,
e mi chiamerà retrogrado: ma io confesso di
buon grado, che il bello non mi piace assai, che
quando è congiunto coli'utile, e che non amo
quei progressi, che mi vuotano le tasche e mi
fanno patire la fame.
Quello che sembrami sia veramente e so-
vratutto da biasimare, si é il modo, onde si rac-
colgono le ulive. Poiché con igeale, che non
fanno niente affatto al bisogno, si sale sopra
I 25. Zara-Sabato 17 Novembre (860. 4nno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior, 6 V. A. Potranno questi essere pag:ati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed ancht
per semestre5 e frattanto nell' anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMtWEARIO. — Per chi e come possa rigenerarsi
il popolo nelle nostre campagne. — I Templari e gli
Ospitalieri in Dalmazia; frammenti storici. — Biblio-
grafia; di Luigi Ricci e delle sue opere. — Accademia
della società filarmonica, di Zara, la sera del 12 corr.
Per chi e come possa rigenerarsi il popolo
nelle nosire campagne.
"Tutti noi vediamo che Ti-
"gnorante può essere buono, ma
"che può esserlo egualmente, e
"debb' esserlo anzi con più ec-
"cellenza colui che sa.
Pellico. "Dei doveri,,.
Mancando da noi un giornale che esclusi-
vamente si occupi di educazione, vado convinto
che la lodevole redazione mi aprirà le colonne
della Voce Dalmatica tanto più volentieri, quan-
tochè il presente scritto, in cui mi proposi di
brevemente ricercare come possano il parroco
ed il maestro convertire le nostre scuole di cam-
pagna in istituti di soda educazione cristiana, e
per conseguenza di vero confortevole progresso,
fisguardi, alla guisa dell' altro mio già publicato
lei num. 19 e 20, il vantaggio generale di que-
sta nostra cara patria, la Dalmazia. La quale in-
fatti, anello di congiunzione e ponte di passag-
gio fra una vigorosa ed illustre civiltà, ed una
dispotica e turpe barbarie, che cosa mai non può
ripromettersi dall'avvenire se i robusti ingegni
onde Dio formila in abbondevole copia, vengano
conscienziosamente allevati nelle civili discipline,
e frattellevolmente armonizzati negli scopi del bene
comune ?...
Sia premura impertanto dello eletto stuolo
nostri studiosi offerire sull'altare della patria
'i tesoro delle loro dotte lucubrazioni, e che so-
prattutto riportansi all'istruzione del popolo, della
classe rude ed incolta; la quale tanto abbisogna
•« amoroso soccorso per liberarsi dalle ubbie e
dai pregiudizi, e per sortire dalla schiavitù del-
l' ignoranza, attrice di ferocia e d' immoralità
sorgente.
Meritamente mi attirerei taccia d'ingiusto se
negassi d' avanzo che la publica amministrazione
in Dalmazia non siasi del suo meglio prestata,
e non abbia sempre e con solerte costanza pro-
mossa e raccomandata per ogni dove l'istruzio-
ne del popolo. Imperciocché a tutti quanti consta
come con assiduità abbia fatto accrescere il nu-
mero delle scuole, specialmente di campagna,
addossandosene in buona parte le spese; e dira-
mate istruzioni; ed inculcata sempre la puntuale
osservanza delle normative disposizioni; e gra-
tuitamente distribuiti libri pegli scolari poveri; e
migliorati i corsi delle lezioni pei preparandi al-
l'elementare magistero; ed incoraggitine con distinte
rimunerazioni i più attivi in servigio; e garantiti,
dove occorresse, gli emolumenti: a lutti insomma
è palese che la publica amministrazione abbia
cercato, per quanto poteva, di corrispondere alle
esigenze ed alle necessità dell' incivilimento ; in
che sempre possono avere tanta efficace parte i
preposti fra popoli che abbisognano di essere in-
dirizzati 0 sorretti nelle conquiste della civiltà, se
loro vengano lealmente in aiuto.
Ripetiamolo adunque: il governo in Dalma-
zia, per quello glielo permetteva la natura dei
suoi poteri, meritò bene della publica istruzione
elementare ').
Se non che, alle impiegate sollecitudini
non corrisposero i risultati, ed il progresso da
noi non puossi per verità che di meschini suc-
cessi gloriare.
Potrebbe essere che singole località, come p. e.
Trak, abbiano fondamento a chiamarsi meno
soddisfatte in proprio riguardo; ma noi ascri-
veremo ciò stesso più a qualche particolarità
di circostanze, che alla poca propensione di
giovare. — Del resto speriamo che rapporto
26. Zara-Sabato 24 Novembre im. Anno I.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO
Il Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
iella Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Pannata intera ed anch*
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale 6. 15.
SOÌTITIABSIO. — Proseguimento deW esame sul pro-
getto d" un regolamento colonico in Dalmazia e proposte
intorno al medesimo; (continuazione del nim. 24.) — /
Templari e gli Ospitalieri in Dalmazia; frammenti sto-
rici (continuazione del n. 25). — Economia rurale.
Bibliografia. — Poesia. — Varietà.
Prosepimento dell'esame sul progetto di un rego-
lameato colonico in Dalmazia, e proposte intorno al
medesimo.
(Continuazione del num. 24).
' Ho parlato un poco a lungo dei servigi resi
dai coloni alla nostra agricoltura, ma non a caso,
e parmi non fuori di luogo, chè importava assai di
fare ad essi un po' di giustizia, mettendo in chia-
ro le loro benemerenze, perchè queste poco si
conoscono, o meglio non si vogliono conoscere,
mentre così bene si sanno tutte le loro mancan-
ze e i difetti; e perchè il fin qui detto potrà
servirmi di base a quanto sono per trattare, ed
'1 primo luogo alla dimostrazione della compro-
prietà dei coloni, la quale risulterà splendidamente
da quanto ora dirò.
Se due o più persone pongono insieme va-
fie cose per dividerne il prodotto, che ne deri-
da? La comproprietà. E ciò è chiarissimo, stan-
lechè ogni cosa è di colui che la pose, e per
essere stata unita ad un altra cosa non può ces-
sai'e di essere sua. Egli è questo uno di quei
^eri, che splende così all' intelletto, che 1' uoni
Ora, venendo a noi, se più persone stabi-
liscono di formare una società colonica, metten-
<iovi ciascuna di esse le tali determinate cose
per dividerne il prodotto, quale ne sarà il risul-
'amento? A chi apparterranno dette cose? Prima
•^lie fossero unite, innanzi che formassero un solo
'i^lto, esse erano di assoluta spettanza di quel
®ocio, che assunse F obbligo di porle in società:
ognuno mette in società il suo, ed è impossìbile
che vi metta ciò, che non gli appartiene: Nemo
dat quod non habet. II socio proprietario assunse
di dare il fondo nudo e spoglio di tutto, e non
più, in generale. Il socio colono si obbligò di
porvi viti, gelsi, ulivi, concime, strumenti rurali,
d'erigere muri, d'impiantar siepi, e d'impiegare
insomma tutti i mezzi necessari per rendere di
quel terreno incolto un campo produttivo ; tan-
toché il capitale posto dal colono è spesso mag-
giore di quello conferito dal proprietario, ed al-
cune volte ne è fino il doppio ed il triplo. U-
nite poi insieme tutte queste cose, che sono di
pertinenza di più individui, che ne conseguirà?
Che essi saranno comproprietari di quella cosa
complessa, che risulta dalle singole cose, che
prima erano di assoluta proprietà dell'uno o del-
l' altro.
Che questi soci sieno comproprietari, e presi
tutti insieme come formanti una sola persona,
un sol corpo, costituiscano il vero, assoluto pro-
prietario, risulta essenzialmente da ciò, che essi
potrebbero liberamente disporre di quel bene co-
me meglio loro piacesse, venderlo, donarlo, per-
mutarlo. Questo non si può negare, perchè sca-
turisce dall' esercizio di quella proprietà, eh' e-
glino hanno. Se questa non è reale comproprietà,
al mondo non sorse mai quel sole che vide la
comproprieià.
A qualcuno sembrerà per avventura c(i'io
insista troppo sulla comproprieià; ma io il fac-
cio perchè, come dissi ancora, questa è l'idea
madre, è la base, il fondamento di tutto 1' edi-
ficio del regolamento colonico; e perchè ho de-
gli oppositori forniti di menti sagacissime, e quindi
è mestieri che faccia ogni sforzo per garantir
questo vero dall'errore. Questi oppositori sogliono
specialmente appoggiarsi al § 1103 del codice
civile, per provare che il colono non è com-
proprietario del fondo che coltiva. Ma pel sud-
detto paragrafo il contadino non ha veruna prò-
I 27. Zara-Sabato i Decembrc 18(»fl. Anoo I.
DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel reslo
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 Y. A. Potranno questi essere pag--a[i da Gennaro 1861 per Tannala intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coir indicazione del nome, cognome, e domiciliai
deir associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con, lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
Prossimo essendo a compirsi l'alliiale periodo d'associazione a queslo giornale,
la Redazione:
pregare que'pochi de'suoi signori Associali che trovansi ancora in rilardo del pa-
gamento pei selle mesi da giugno a lulto decembre 1860, di volerne avere me-
moria ;
invitare alla nuova associazione per fanno 1861, nella misura degl'importi so-
praindicati, cioè di fior. 5 s. 40 v. a. per Zara, e fior. 6 v. a. per fuori, pagabili
0 per l'intera annata, o per semestre anticipato; prevenendo che saranno ritenuti
quali Associali anche per lutto l'anno venturo tulli quegli attuali, che prima del
prossimo gennaro non avessero dato avviso contrario.
deve
1.
2.
— Una speranza in fiore. — I Tem-
plari e gli Ospitalieri in Dalmazia^ frammenti storici
(continuazione del n. 26). —Corrispondenza, di Ragusa.
•—• Legislazione. Sintesi generale della scienza e delia
legislazione di finanza; cenni preliminari. — Teatro di
Zara. — Supplemento.
Una spcri?.iiza in fiore.
Se io non temessi di vedermi saltar su tanti
e tanti, i quali mi darebbero sulla voce, questa
volta vorrei fare un magnifico elogio alla spe-
ranza, e dire di lei sì belle cose, che in parte
la compenserebbero del molto male che dei fatto
suo si dice pel mondo.
Perchè quella che di presente sorride a me,
e a coloro che non per anco torsero gli occhi
dall' avvenire, è sì bella, sì aiiguriosa, che par-
lili impossibile non sia per attenerci una pro-
messa solenne eh' ella ci fe'.
Si tratta, nientemeno, che d'una legge a-
paria, la quale garantisca i proprietari contro
i danni campestri, rivendichi l'onore del nostro
distretto, al quale infmo ad ora si affibbiava, e
"on a torto, il non invidiabile qualificativo di
barbaro.
Io stimo che, come non vi può essere de-
siderio più vivo, più ragionevole di queslo in
lutti coloro che possiedono qualche palmo di
terra, da cui hanno il dovere e il diritto di ri-
cavare il massimo utile; così del paro non v'ab-
bia speranza meglio fondata di vedere attivate
di ener^riche misure in proposito, le quali assi-
curino quesf utile, tutelandolo rimpetto all' invete-
rata prepotenza di certi usi, o meglio abusi, i
quali si stabilirono e organizzarono sotto T egida
della ragion del più forte, e di quella dell' im-
punità.
Ogni troppo rompe il groppo, e bisogna fi-
nirla una volta.
Ritengo che la camera di commercio, die-
tro mozione del si^. Pietro Abelich [O.^serimtore
Dalmata n. 119, Voce Dalmatica n. 11), il quale
senza ambagi, senza tergiversare, mise in ri-
lievo l'urgenza di queslo bisogno, chiamandovi
sopra r attenzione degli altri membri, si sarà
occupata intorno a questo punto come il più
principale; e già a quest'ora anche da parte sua
qualcosa dovrebbe venir fuori.
Quello però su cui non vo' errato si è, che
il sig. avv. D.r Ghiglianovich estese un progetto
in proposito, il quale da un mese a questa parte
circola fra le persone più ragguardevoli della no-
stra città; e bendi' esso tardi di soverchio al
nostro desiderio di vederlo alla publica luce per
salutarlo e fargli de' buoni augurii, non andrà