rie iiilorno a materie, su cui la luce non fu fatta
ancora. Esso anzi dev' essere la palestra, nella
quale si combatta con armi leali ogni onesta
guerra, guerra, s'intende, d'idee, e non di per-
sone, il che apparisce necessario sovratutto in
un paese, come il nostro, che ha un solo giornale
ad organo de' pensieri, desideri e bisogni no-
stri, e dove perciò non è possibile trovare una
perfetta consonanza di concetti fra coloro che
scrivono.
La redazione pertanto della Voce Dalmatica
darà prova di tolleranza, aprendo il periodico alla
spassionata e libera discussione delle cose del
paese, e questo d'altra parte, sopportando con
calma l'espressione di contrarie opinioni, potrà
dall' attrito di queste far scaturire la verità, e
così educare ed istruire sè medesimo. Fa mostra
di non conoscere il suo tempo chi cerca un
nemico in ogni contradditore, s'adira dell' opi-
nione contraria, come se non fosse più lecito
pensare col proprio cervello, e tutte le teste do-
vessero modellarsi a un tipo solo, e come se
fosse concessa quaggiù al alcuno, per quanto
sommo, la primiwa della verità.
La tolleranza religiosa, civile, economica e
scientifica è, o dev' essere, e sarà certo definiti-
vamente il substrato di tutta la legislazione, e
per così dire la sostanza della vita di ogni stato
civile, perocché essa sia sinonimo di libertà, e
la libertà sia giustizia, e la giustizia tutto. Ipo-
poli più barbari sono i più intolleranti, i più ci-
vili tollerantissimi, e poco bene si può dire d'un
paese dove a' galantuomini non sia lecito dir s^
quando al altri è permesso dir «o, e viceversa. Ci
perdonino i lettori questa digressioncella forse non
inopportuna a' tempi e alle opinioni che corrono.
Le ragioni e i vantaggi del sistema tavola-
re si riducono a due spmmi: esso conserva in
matematica evidenza lo stato della proprietà im-
mobiliare, e di questo »nodo getta le basi del
credilo fondiario. I risultati civili ed economici
che ne conseguono sono senza contrasto smisu-
rati, ma non devono esageransi siffattamente da
credere, che ove manchi quel sistema la pro-
prietà non possa dirsi sicura, e i miglioramenti
agricoli sieno impossibili. Accenneremo soltanto
ad esempio la Lombardia e la Francia, ove l'in-
tavolaziene non esiste, e che appartengono a' paesi
più agricoli del continente, la mercè d'ingenti
capitali, che non avrebbero trovato collocamento
nel suolo, se la proprietà posasse su fondamen-
ta mal sicure. Basti il dire, che in Lombardia la
sola cassa di risparmio di Milano aveva dati a
mutuo con ipoteca col 31 dicembre 1858 capi-
tali montami a fiorini 22,766,224 e soldi 45. La
Scozia, dove il credito fondiario feconda per
sottilissimi meati le più piccole benestanze, e ri-
veste le forme più perfette; dove si presta non
raro alla classe agricola, mirabile a dirsi! stil-
la parola^ cotanto è progredito il publico co-
stume in quel paese di miscredenti; dove l'a-
gricoltura è fiorente come non lo è in alcuna
regione d' Europa, la Scozia, dico, non deve
certo ai libri fondiari tutta questa benedizione.
Che le condizioni in cui si attrova la pro-
prietà fondiaria in Dalmazia sieno malsicure, di-
sordinate, intollerabili, nessuno lo vorrà negare.
Ma che si possa senza gravissima perturbazione
dei diritti civili e della privata economia passare
d'un salto alla perfezione del sistema tavolare
germanico, è assai controverso. E qui che pren-
diamo in mano lo scritto dell'anonimo autore, e
ne diamo un riassunto ai nostri lettori, breve
come il formato e l'indole del periodico ce lo
permettono. Non intendiamo già di farci solidari
di tutte le opinioni che vi si trovano espresse,
ma presentarle nella loro integrità alla disamina
degli intelligenti.
Vi sì dà principio col far cenno del capi-
tale difetto inerente al sistema ipotecario fran-
cese, che ha vigore in Dalmazia. Non essendo
coattiva r iscrizione degli atti traslativi di pro-
prietà ne'registri publici, — perocché la legge
11 brumale dell'anno VII che ve la imponeva
non fu compresa nel codice Napoleone, — il
sistema ipotecario è difettoso nella base, non
bastando alla sicurezza de' creditori la pubhcità
degli oneri che gravano J'immobile, se non sono
ostensibili in pari tempo i titoli su cui la pro-
prietà riposa. Assai meglio per questo riguardo
vi provvedevano in Dalmazia, prima che la le-
gislazione francese vi fosse introdotta, le leggi
venete e gli statuti municipali, perocché gli atti
di traslazione di proprietà dovevano essere ro-
gati per notaio e tre volte stridati, con che ot-
tenevano maggiore publicità, ed offrivano piii
sicura guarentigia in confronto de' terzi.
Messo in vigore in Dalmazia il codice Na-
poleone, la traslazione d'immobili potè farsi ver-
balmente, 0 mediante atto privato che anche
non avesse una data publicamente accertata, con
che il sistema ipotecario veniva scalzato nelle
sue basi. Ed anzi conservatosi tale sistema dalla
dominazione austriaca, che tenne dietro alla fran-
cese, venne peggiorato in quella parte che ri-
sguardava la rinnovazione decennale delle ipo-
teche prescritta dall' articolo 2154 del codice
Napoleone, che sebbene attuata nel Lombardo-
Veneto, e soltanto temporaneamente sospesa fra
noi, non vi fu però ancora messa in vigore.
Così sì aggiimse male a male, si lasciarono
accese vecchissime ipoteche, si cagionarono forti
spese per ottenerne la cancellazione, e si rese
più difficile, e talvolta impossibile 1' esatta noti-
zia degli oneri gravanti la proprietà con gravis-
simo danno del credito fondiario.
luni non si scherza, sapete. Avete veduto che
botte orbe menate anche adesso per una parola
quasi impercettibile e indifferente? Misericordia!..
Dunque alla larga. Io voglio restare sempre
neutrale tutte le volte che le questioni più de-
licate si discutono col pugno teso e con la schiu-
ma sulle labbra alla maniera dei gladiatori; e se
mi tocca nominare qualcuno, lo faccio con pro-
fondo ossequio, misto al desiderio di mettermi
sotto la sua bandiera appena si degnerà di sfo-
derare bravamente le splendide e irresistibili prove
de' suoi giudizi assoluti.
Che r animo di quel cW ode non posa,
Nè ferma fede per esemplo eh'haia
La sua radice incognita e nascosa,
Nè per altro argomento che non paia.
Coriolano de^ Cerineo-Ijncio*
Dialogo
tra il signor Buonsenso e un mucchio
di gente anonima.
Buon. Chi siete voi?
Gen. Fino all'8 luglio eravamo Dalmati e
poi di punto in bianco siamo divenuti 400
mila Ci.
Buon. Oh bella! Cosa è sti Ci?
Gen. Vedete bene, in questo trapasso subitaneo
la coscienza dell' io si è un pochette tur-
bata; ma tra il più e il meno si capisce dal
Derbo nuovo che dovremmo essere della
razza dei passeri, così come quello del Ven-
tura, che
Con quel so car C«, C«,
El seguita a dì anmò eh' l meuz sta chi.
Buon. Dove vuol stare?
Gen. In coda del resto della brigata : un 16,000
vagabondi, apostati, rinegati., e simile lor-
dura; una robaccia esotica nè carne nè pesce.
Buon. Oh povero me ! C è da smarrir la tra-
montana. Ma come diamine è nato sto scom-
piglio ?
Gen. Eh lo scompiglio cominciò a nascere da
molto tempo, e, a quel che sentiamo adesso,
per opera di uno sciame di Scribi e Fari-
sei calati diottre mare; i quali, fatto tra noi
il covo e r uovo, ci abburattarono tanto, da
sconciare il nostro tipo originale sotto una
vernice forestiera, che Dio ne scampi. Fi-
nalmente capitarono anche i Francesi a dar
l'ultima mano; e dell'accamuffarci alla latina
hanno fatto un oggetto di mania speculativa.
Nulla ostante, questa mattacinata non giunse
a rendere sinonimo il morale suicidio colla
cimltà italiana.....
Buon. \\i\ ih! ih!..... piano piano con codesto
pitaffio earmagnolesco alla Barère. Ma di-
temi, cari voi, prima di diventar Ci, non
avevate un po' d'entratura con gì' Italiani,
trattandoli quasi persone della medesima fa-
miglia ancora dall' epoca dei Pelasgi, se cre-
diamo ad Erodoto, e giù giù sempre intima-
mente fino a Costantino Forfirogenito, e a
Giovanni Lucio, che ne tramandarono un'e-
guale testimonianza?
Gen. Vattel' a pesca.
Buon. Tuttavia saprete che i C«, per farsi onore,
andavano a ripulirsi in Italia, d'onde por-
tavano a casa quel raggio di luce, che an-
cora li distingue dagli Uscocchi e compagni
Gen. Può darsi. Ma ora di tante belle storie si
fa tabula rasa. Noi ci troviamo in un mo-
mento critico; e in onta a Dominedio, alla
ragione e alla natura, si sbarca il lunario,
vivendo in morte ingloriosa.
Buon. Vivendo in morte ijigloriosa? Che si viva
nelle tenebre, transeét: lo accerta almeno
la scrittura; ma vivere in morte, Gesù mio,
è proprio il rovescio! della creazione: la è
una sciarada, che anijhe Mefistofele, per ca-
pirla, bisognerebbe clje spigionasse il piano
di sopra.
Gen. Eppure così la è, e
date là a Zara, e pai
perto questo mirabile
presto, mentr' egli si
se non credete, an-
late con chi ha sco-
fenomeno. Però fate
brepara a tracciare la
ma al risorgimento: «,11' unica ma di cimltà
per la Dalmazia.
Buon. Caspita! guand'è coli, vado sub^to;epoi-
chè in paese vi è nao il Messia della ri-
surrezione civile, rasègno umilmente nelle
sue mani 1' ufficio mi(|, e in riga
sionato discendo al limbo.
di pen-
Almissa.^ 18 luglio.
Fra le cause del miiro stato, in cui tro-
vasi in Dalmazia quell' ara benefica, che è l'a-
gricoltura, non mancano Icuni ad annoverarvi
la incuria del clero. Con|echè questo non sia
chiamato a promuovere di|ettamente il bene ma-
teriale, dovendo rivolgere sue cure a meta ben
più elevata; pure in via ccessoria, e per quelli
legame che hanno le co^ fra loro, ancorché
disparate, è bene che vi
modo, se non vuol attirari
temporanei, la taccia di
da spirito di parzialità, no
molti del clero, per questi
voli, quantunque sotto varj;
parire degni di scusa; ma
da qualche tempo almeno
meglio dell'agricoltura in
far torto al ceto tutto, scli
de'dalmati stessi che non e fossero meglio in-
formati, e renderlo sprege^le agli occhi dello
si occupi in qualche
il biasimo de' con-
lisantropo. Io, alieno
intendo di scolpare
parte forse riprove-
riguardi potessero ap-
legareche molti altri,
diano pur opera al
almazia, sarebbe un
margli 1' estimazione
I ». Zara-Sabato H Agosto 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOmCO-lETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per l'annata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOMMEAllMO. — Stilla convenienza deW istituzione
dei libri fondiari in Dalmazia (continuazione del n. 9).
~ SnlP applicazione dei dalmati agli studi universitari.
— Camera di commercio ed industria di Zara. — Gelsi.
— La fondazione di s. Demetrio in Zara, considerata
nella sua storia (continuazione del n. 10). — Annùnzio
bibliografico. — Corriere della Redazione.
ISiiIla convenienza dell' istitu-
zione dei libri fondiari
in l>alnìazta.
(Continuazione del num. 9.)
IL
Sembra a primo colpo d' occhio che le o-
perazioni del catasto agevolerebbero i primor-
diali difficilissimi lavori che devono servir di base
a' libri fondiari. Ma è appunto F esperienza fatta
in questa materia, che impone grandi cautele a
chi volesse improvvidamente introdurli senz' al-
cuna limitazione fra noi. Infatti, tutti gli sforzi
adoperati non valsero finora a metter F ordine,
l'esattezza, e la verità ne'libri catastali.
I primi rilievi fatti nel 1832 riuscirono im-
perfettissimi, per F ignoranza e negligenza della
classe rustica, che non ne conosceva F impor-
tanza, per la noncuranza della classe civile, per
la malizia degF indicatori di questa e di quella.
Moltissimi gli accenni falsi ed erronei, special-
mente quelli attinenti ai beni degli assenti, dei
minori, e delle manimorte.
Compiuti gli estimi nel 1840, fu ricono-
sciuta necessaria una depurazione esatta della
proprietà mediante una riambulazione, che per
le slesse ed altre cagioni, che qui non giova ac-
ceimare, non diede migliori risultati. Nell'anno
1851 furono distribuiti gli estratti catastali per
gli opportuni reclami, da farsi innanzi alle co-
muni. Molti li restituirono senza tampoco sapere
di che si trattasse, e così ribadironsi i primi er-
accresciuti smisuratamente in venti anni di
mutazioni di proprietà. Su basi così incerte fu
attuata in Dalmazia nel 1852 e nel 1854 F im-
posta fondiaria e il casatico, che fecero, per così
dire, montare a galla i moltissimi errori catastali
occorsi. Eppure né F obbligo di pagare F impo-
sta per frazioni di beni appartenenti ad altri, nè
la facoltà di rettificare le inesattezze, ed ope-
rare le necessarie volture, valsero a metter For-
dine ne' libri catastali, per cause di cui giova di
volo occuparsi.
Anzi tutto, non fu adoperato alcun mezzo
coattivo, come in altre provincie, per indurre le
parti a denunziare agli uffici d'imposta gli er-
rori catastali intervenuti ne'lavori primordiali, e
le successive mutazioni di proprietà. Nè è suf-
ficiente stimolo la certezza di pagare indebita-
mente F imposta fondiaria, quando il presente or-
dinamento burocratico osservato in questa mate-
ria fa preferire all' aggravato la soddisfazione
del tributo al dispendio necessario per rettificare
le mappe catastali, non di rado più forte del
quoto d'imposta onde sono colpite le particelle
erroneamente attribuitegli.
Infatti, le mappe catastali, dopo compiuti i
reclami del 1851, furono affidate coi fogli indi-
viduali agli uffici distrettuali d'imposte, i quali
possono bensì esibirli alF ispezione di chi vi ha
interesse, ma non sono autorizzati a rilasciarne
copie.
Si richiede pertanto una intelligenza parti-
colare, non comune quindi alla maggior parte
de'proprietari, per riscontrare, lungi dal luogo
ove s'attrovano i fondi, F identità di quelli che
ciascuno possiede, con quelli che da'libri cata-
stali gli vengono attribuiti. Quest' operazione molte
volte è impossibile senza F oculare ispezione del
fondo da riscontrarsi colla mappa. È quindi ne-
cessario levarne copie, e rivolgersi alF uopo alla
direzione delle finanze in Zara, e fare spese che,
specialmente quando si tratta di piccole particelle
inesattamente attribuite a' proprietari, non torna
I 12. Zar a-Sabato 18 Agosto 1860. Anno I.
LA VOCE DALMATIGA
GIORNALE EGONOMICO-LETTERARIO.
I! Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15,
SOMMARIO. — Sulla convenienza dell'istituzione
dei libri fondiari in Dalmazia (continuazionedeln.il).
— La Matelda di Dante, del Prof. D.r Antonio Lubin
(continuazione del n. 9). — Società filarmonica di Zara.
— Corrispondenza di Traù. — Notizie commerciali. —
La fondazione di san Demetrio in Zara, considerata
suastoria (continuazione del n. 11). — Istituto.
I§ulla convenienza dell' istitu-
zione dei libri fondiari
in I>almazia.
(Continuazione e fine del num. 11)
Sin qui r autore dello scritto, al quale ren-
diamo vive grazie per averci data occasione d'ad-
dentrarci in questo argomento, e di offrire al pu-
blico un breve riassunto d' un lavoro pregevole,
elle ci sembra meritare le riflessioni di tutti gl'in-
telligenti di questa materia. Ci permetteranno i
nostri lettori, prima di porvi fine, alcune brevi
considerazioni suggeriteci dall' argomento, che e-
sporremo con quella libertà di pensiero e di di-
scorso da cui non intendiamo dipartirci giammai.
Da quanto si è detto emerge chiaro, che
r incondizionata ed immediata attuazione de' libri
fondiari in Dalmazia non soltanto riuscirebbe dan-
nosa al maggior numero de' possidenti, ed anco
esiziale a molti di essi, ma andrebbe incontro
nella sua esecuzione ad ostacoli forse insupera-
bili. Sotto questo aspetto non si può che con-
venire coir anonimo autore, del cui scritto ci
siamo occupati. E si deve pure applaudire a
fiuella parte della sua proposta, che tende a in-
trodurre fra noi il perfezionato sistema ipotecario
francese, compendiato nella legge del 23 marzo
1855, siccome quello che risponde meglio alle
condizioni della proprietà fondiaria in Dalmazia,
Ma appunto perciò dubitiamo fortemente che il
sistema tavolare possa attuarsi fra noi anche nei
termini circoscritti da esso suggeriti, senza al-
terare profondamente quell' ordinamento giuridico
ed economico del possesso territoriale, che col
sistema francese resterebbe inalterato.
Infatti, a mente dell' ingegnoso autore, per-
chè 1 libri potessero istituirsi per 1 latifondi più
vasti, e per le case site ne' capo-luoghi di di-
stretto e nelle città, e cansare nello stesso tempo
gì' inconvenienti già avvertiti del sistema tavolare
così limitato, converrebbe stabilire 1' assoluta in-
divisibilità delle case, e quella men rigorosa dei
fondi. Ora, lo confessiamo apertamente, che per
quanto imperfetto e bisognoso di migliorame.nti
sia lo stato della proprietà fondiaria in Dalmazia,
noi non vorremmo che se ne toccassero le basi
costitutive, fra le quali primeggia la libertà di
disporne a piacere, e per conseguenza di divi-
derla come si vuole. Questi diritti sono così i-
nerenti al diritto di proprietà, e fanno una cosa
sola con esso, e la proprietà talmente s'imme-
desima colla personalità umana, che non vor-^
remmo menomarne le prerogative, se anche do-
vessimo rinunciare per sempre all'importazione
d'un eccellente istituto, qual è quello de' libri fon-
diari. Ed è appunto perchè questi non potrebbero i-
trodursi in Francia senz' alterazione dello stato
di possesso creato dalla rivoluzione dell' ottan-^
tanove, che il sistema tavolare difficilmente o mai
vi potrà prender piede. Limitare mediante leggi
positive la divisibilità de' fondi, è privare una
parte de' cittadini dello stato del diritto di pos-
sederli, è attentare a uno di quei diritti di natura,
che qualunque legislazione deve rispettare. Lad-
dove le tradizioni storiche hanno fatto che si
conservasse uno stato di possesso privilegiato,
un governo assennato, che vuole andare col tempo,
anziché esserne tratto a rimorchio, deve studiare
ed attuare quei temperamenti che valgano a con-
durre la proprietà a condizioni migliori, sciogliendo
a poco a poco, col debito rigwardo a' diritti a-
quisiti, i ceppi che la vincolano. Ma dov'essa
fortunatamente si è emancipata, come, salve po-
che eccezioni, è avvenuto in Dalmazia, l'impor-^
CORRISPONDENZA.
Lussiti piccolo^ 20 agosto.
Lessi alcuni articoli nella Sferza sull' ag-
gregazione dell' isole del Quarnero alla Dalmazia,
e gli argomenti svolti da quel!' onorevole corri-
spondente non mi parvero tali da procurare de-
cisa vittoria alle sue opinioni. La esposizione dei
vantaggi di tale riunione è quasi tutta dedicata
al materiale tornaconto; l'interesse morale, 1' u-
nità nazionale, che per questo vincolo rivivereb-
bero, sono appena appena toccati. JVon stimai
perciò opportuno per ora di occuparmene, atten-
dendo che il medesimo od altri su questo vitale
argomento ritornassero con maggior diffusione di
quello il comporti una corrispondenza. Lodai per-
tanto in quei cenni lo spirito del corrispondente,
che espose le idee sue, e le sue a'spirazioni, i-
niziando con ciò una importante discussione, senza
volerle imporre ad altrui. Altrettanto però non
posso lodare F articolo inserito nell' Osservatore
Triestino n. 189 mtitohlo: Dall' isole del Quar-
nero 9 agosto 1860. E me ne spiace assai, per-"
cliè ò a supporsi che parta da persona, la quale
a queste isole per nascita o per elezione ap-
partenga. In quest' articolo lo scrittore parla a
nome di tutte le isole del Quarnero, senza a-
verne mandato^, senza conoscerne il voto; si com-
porta da dittatore, al quale ciascuno deve far di
cappello; enumera beatitudini, che la più ardita
adulazione non saprebbe fra noi ritrovare; taccia
indirettamente di poca fedeltà al Sovrano chi ad
ima piuttosto che ad altra provincia dello stesso
stato desideri unirsi; difetta di cognizioni de'luo-
ghi di cui parla, ne' quali non ravvisa relazione
nè commerciale., nè sociale (?!) colla Dalmazia;
pecca infine d' irriverenza verso una gloriosa
stirpe, che non anela per Dio ! no a sacrificarci,
che non può tendere a rorAnarsi ed avvilirsi per
rendere noi pure con sè rovinati ed avviliti, e
così consumare su noi il fratricidio ! L' articolista
sappia adunque a sua volta, che non tutti gli a-
bitanti delle isole del Quarnero sentono com'egli
sente; che qui a Lussin piccolo gli amministratori
del comune, aventi per ciò un mandato per rap-
presentare il popolo, anzi che approvare discus-
sioni, e specialmente animose discussioni, ama-
rono attendere la decisione suprema che deci-
derà delle nostre sorti, alla quale ubbidiremo ap-
punto per quella fedeltà che esso mette in dubbio;
che i buoni e gli onesti deplorano il suo citato
articolo, il quale sa di spudorato; e che io, per
incarico anco di molti de' miei concittadini, vergo
queste linee soltanto perchè la Dalmazia non a-
vesse a ritenere tutti gli isolani del Quarnero
per genti di poco carattere, e di poca civiltà.
W» Vidnlick.
IjO Scarafaggio e le Api.
In certe deliziose maremme, al benefico rag--
gio del sole vivea uno sciame di pecchie, tran-
quillamente suggendo i succhi dell' aromatiche
piante che ivi si trovavano. Avvenne dunque che
uno scarafaggio, emigrando da altre parti, vi giunse
un giorno, e vedendo che il luogo era bello e
piacevole, e molto più delizioso di quello donde
ei veniva, studiò di rendersi simpatico a quella
famigha di pecchie con tali servigi e tali umi Ua-
zioni ipocrite, quali ben sanno usare certi co-
dardi simulatori. Una delle api, eh' era la re-
gina, vedendo quel girovago così mansuefo ed
umile e privo del necessario, mossa da pietà na-
turale, condusselo nell' arnia e diegli quant' era
di bisogno per ristorarlo da' suoi patimenti, che
lo avevano di tutte forze sfinito. Lo scara-
faggio in sulle prime disse all' ape regina eh' ei
si fermerebbe pochi giorni in quel!' asilo, dap-
poiché certe missioni lo spronavano a continuare
la sua emigrazione. Ma vedendo quel nero mo-
scone che le api erano così buone ed ospitali,
e che lo trattavano come se fosse dell'istessa
loro famiglia, e credendo eh' avrebbe ivi potuto
facilmente vender lucciole per lanterne, invece
di partirsene fra pochi giorni, come avea detto,
risolvette di rimanere con esse per lungo tempo
a succhiare il mele, e godere quei benefizi che
altrove sicuramente non avrebbe trovati. Ma sendo
lo scarafaggio, come ben sapete, di rozzi costu-
mi e di una natura ben diversa da quella delle
api, senza nessun riguardo all' ospitale e nobile
famiglia, cominciò a declinare nelle sue sucide
massime, e farsi così baldanzoso ed insolente,
come se le pecchie venute fossero, a suo nud-
grado, neir indecente sua capannuccia. Un gioi-no
adunque una delle api, eh' era la figlia della re-
gina, stanca delle schifosità di colui, pregò la
sua genitrice che non dasse più adito nell'arnia
loro a queir ospite. Ma la regina era troppo buona
e pusillanime, e troppo affezionata a quel ruvido
ronzone, per cui se qualche lagno o rumore sen-
tiva dalle sue subalterne contro di lui, subito
accorreva per placarle e proteggere quelf inde-
gno. Il furfantello, vedendo che la regina tanto
ciecamente lo proteggeva, e che tutte le altre
doveano rispettarlo per riguardo di essa, mise
in opera tutto il suo ingegno, e riesci con certi
stratagemmi a soggiogarle tutte, rendendole schiave
della sua perversità, ed inoltre impose loro che
dovessero contribuirgli a brevi periodi alquanto
di mele per mantenere certi altri bacherozzoli
suoi prossimi. Nè di questo ancor pago, l'indi-
screto scarabeo, invece di starsene in buona pace,
volle estendere ancor più la sua tirannia, e tentò
di corrompere il mele delle api, onde così mag-
I il Zara-Sabato { Setlenilire 1860. ADDO I.
LA VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
Il Giornale si publica ogni Sabato. —- li prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.: pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pag-ali da Gennaro 1861 per rannata infera ed anchc
per semestre; e frattanto nell'anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per lutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — 1 paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell' associato. —- L'attere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. --• Un numero separato vale s. 15.
SOlTIIWLAIilO — Sulla sicurezza della proprietà cam-
pestre, (continuazione e fine del n. 13). — I proverbi
e le sentenze. — Nuove strade. — Poesia tradotta dal-
l' illirico. — Beneficenza e gratitudine. — Corriere della
Redazione — Gazzettino di città. — Annunzio biblio-
grafico. — Teatro,
!§ulla sicurezza della proprietà
campestre.
(Contin. e fine del n. 13).
Olire ai detti gravissimi inconvenienti, an-
che le relazioni tra proprietari e coloni contri-
buiscono al meschino progresso dei nostri affari
campestri. Tante sono le differenze e vertenze
Ira possidenti e coltivatori, e tale la facilità con
cui gli ultimi eludono le ragionevoli e giuste
prescrizioni dei proprietari; tale la facilità con
cui i coloni, chiamati in giudizio, si sottraggono
alle moderate pretese dei possidenti i più equi e
più discreti; tali e tanti sono i fastidi e i dispendi,
^ tale è la lungagg-ine di queste liti, che molti
comprendendo di non potere cogliere il bramato
scopo, altri atterriti dalle difficoltà e dal dispen-
dìo, si veggono costretti a lasciare che le cose
vadano da sè. Ciò reca pregiudizio ai proprie-
tari ed ai coltivatori, perchè anche questi sof-
frono perditempi e spese; perchè per deludere
i proprietari molti prodotti vengono guastati; per-
chè nei loro contrasti e nei loro usurpi, per l'in-
certezza derivantene, restano poi le terre ahban-
{Jonate o mal coltivate; perchè per i pregiudizi
dei contadini, i quali temono che ogni dilazione
del raccolto faccia scemare ogni giorno i pro-
dotti, si deve lasciarli far i raccolti come e quan-
do vogliono, e quando i frutti sono ancora im-
maturi; e perchè questi disordini, attriti ed in-
<5onvenienti deprezzano il valore dei terreni dei
contadini relativamente a quelli di cui sono li-
beri proprietari, e così pure dei miglioramenti
loro ove sono coloni; per le quali cose quan-
do son costretti dal bisogno a venderli, onde
riaverli a coltivazione, verso corrisponsione di
parte dei prodotti, molti schivano d' entrare in
affari con loro, e perciò non trovano altro rifugio
che presso gli usurai, i quali a vili prezzi at-
tirano a sè le loro sostanze.
Se si pon mente a tutti questi pericoli, in-
convenienti e disturbi, si si deve anche stupire,
come ciò non pertanto alcuni possidenti ed al-
cuni contadini ebbero il coraggio e la sorte di
condurre a qualche risultato i loro conati. Ma
però neppure ciò deve molto lusingare. Vi sono
alcuni che godono influenza sui villici; altri che
per esser le loro famiglie assai numerose sono
temuti; e queste ragioni son J^lvolta le cause per
le quali i loro tentativi riusc^n più fortunati. Ma
se cessa quella causa, se muore quello ch'eresi
saputo cattivare l'influenza, se nelle famiglie si
scema il numero, se restano orfani e vedove,
allora anch' essi soccombono alla piaga generale.
Le suesposte cause di mancanza di sicurez-
za esistono tutte nella terraferma; sulle isole
invece i danni maliziosi, gl' incendi, le minaccie
non avvengono quasi mai, ma pur troppo anche
sulle isole dominano i furti, i dissidii coi colti-
vatori e vi son frequenti i danni degli animali.
Ed appunto perchè ivi non esistono tutti gli e-
nunciati inconvenienti, quantunque i terreni siano
molto sassosi e poco fertili, pure la coltura loro
sulle isole è assai più avanzata che in terraferma.
Se dunque la mancanza di sicurezza quella
è che produce sì deplorabili conseguenze, ed
apporta nelle attuali condizioni impedimenti in-
sormontabili, conviene trovare il modo di farli
cessare.
In quanto ai dissidii e vertenze coi coltiva-
tori, si è molte volte espressa T idea dell' intro-
duzione di un regolamento agrario. Questo re-
golamento non potrebb' essere che una legge po-
litica, non una legge giudiziaria. Ora, le relazioni
tra i nostri possidenti e coltivatori sin dalla lori
ziavano (come rigiiardo a s. Demetrio era stato
già fatto altre volte dai lor precessori^ per po-
ter godere in comune con tutti i Dalmati gli spe-
rati vantaggi del ripristino in Zara d'uno studio
legale. E dicesi che in quel torno anche l'ammini-
strazione publica si mostrasse disposta di restituire
alle mani del Municipio la fondazione di s. De-
metrio; ma perchè tale buona disposizione secon-
data non fosse allora da chi lo doveva, ignoria-
mo; un errore certamente sarebbe stato questo,
che non saprebbesi come giustificare.
Le cure frattanto della Comune per l'Ac-
cademia desiderata onorate venivano d' un beni-
gno accoglimento dal Ministero dell' istruzione
publica. Esso, in fatti, a' 9 gennaro dei 1851 si-
gnificava, che fatto riflesso alle pratiche esigenze
del servizio dello Stato, ed a quelle particolari
della Dalmazia, rappresentate e fatte ripetutamente
valere dalle magistrature locali, sarebbe già
disposto di proporre al Sovrano che a Zara fosse
istituita una scuola di diritto, presso cui la gio-
ventìi, che intende dedicarsi al servizio dello
Stato, si trovasse in grado" di percorrere una
parte degli studi politico-legali in modo, che
non avesse a completarli, se non mediante la
suppletoria frequentazione d'una Università per
alcuni semestri, riguardo alla coltura strettamente
scientifica.
Le basi dell' istituzione di questa scuola o
Accademia dovevano essere in sostanza le me-
desime sulle quali nel corso del 1850 erano
state organizzate le Accademie di diritto dell'Un-
gheria, e nel piano relativo tracciate venivano
dettagliamente le disposizioni che regolare do-
vevano gli obblighi degli studenti, il numero dei
professori, le paghe loro, le materie d' insegna-
mento, la direzione, la servitù, i locali, ed altro.
Non restava quindi se non che il Comune,
colla scorta di tale piano, concretasse le sue pro-
poste; e perchè qualche indugio da lui frappo-
nevasi, lo stesso Ministero addì 3 settembre 1851
il faceva sollecitare, significandogli che i motivi
militanti allora in favore dell' erezione d'un ap-
posita Accademia legale in Zara, potrebbero, di-
lazionando, venire sempre più affievoliti, e que-
sta città potrebbe in ultimo perdere per intiero
ijue' vantaggi, che sarebbe per off'rirle 1' attiva-
zione dell' Accademia suddetta.
Quando simil eccitamento gli perveniva, il
Comune aveva già da tre mesi presentato il pro-
prio lavoro, con generoso corredo d' autore-
voli documenti. Molte però furono 1' emergenze
e le traversie che il burocratico suo corso in-
cepparano, ed, infra le altre, Io smarrimento d'una
^ran parte dei documenti prodotti, a cui fu buona
ventura dì poter sopperire con altre copie. Fi-
nalmente, dopo circa sei anni di giacenza, riceveva
il Comune in febbraro del 1857 la risposta: cliej
Ministero dell'istruzione publica non aveva trovai,
d'ammettere l'istituzione dell'Accademia di di-
ritto in Zara in msta delle sussistenti ciìxostanzt
(Sarà continuato)
F. C.
— Quelli che trovano in tutto qualche tac-
ca d' apporre alF estinta Repubblica, mentre da un lato le
fanno carico d'avere voluto venethmr la Dalmazia, Tapputi-
tan dair altro della concessione ai nostri di studiar legge
in patria, quasi eh' avesse voluto con essa deviare i Dalmaii
dallo studio di Padova, per impedir loro quello sviluppo ili
cui eran capaci, e che ivi da più secoli si procuravano. Ciò
dire potrebbesi qualora fosse stata quella una restrizione im-
posta alla provincia nostra contro sua voglia ; ma dalla re-
lativa ducale si vede chiaramente il contrario. Crediamo quinii
bene di riportarla :
Alloysius Contareno Dei gratia Diix Ve-
netiamm etc. Nobilihus et sapientibus mris An-
tonio Basadona de suo mandato Potestati, d
Joanni Pisani Capitaneo Paduoì fìdelihus dileclh
salutem^ et dilectionis affectum.
^^Concorre la benignità publica ad esaudire
le instanze della provincia di Dalmazia, ciie pei
le angustie di sue fortune suplica essere dispen-
sata dall'obbligo di assister ai studi in Padova
il corso di cinque anni prima di conseguire i
dottorato. La provincia benemerita, e le conve-
nienze considerate da' Riformatori dello stuè
di Padova persuadono ad ammetter quei suddili
nostri al privilegio stesso, che gode la Nazion
Oltremarina, e voi dovrete in conformità dar
ordini necessari, perchè da qui avanti il privilegio
stesso, e la pratica nelle forme del dottorato sia
comune ai Dalmatini come a tutta 1' altra Na-
zion Oltremarina,,.
Datum in nostro Ducali Palatio die 3 Ani'
Ind. 3 1860.
Come puossi dunque in buona coscienza rinfacciare 'I
governo veneto una concessione, colla quale non faceva esso
che secondare i desiderii ed esaudire le instanze dei nosW
ponendogli a colpa ciò ch'era un benefizio reclamato d»"'
condizioni calamitose dei tempi? — Sarebbe lo stesso co"",
se da qui a due secoli una taccia eguale si volesse dare >
governo attuale per le agevolezze nelP istruzione superi""
che procurò finora e che sta forse procurando ai Dalm""
ond'appagare le brame loro. - Non tutti, del resto, gl'
denti nostri del privilegio veneto usarono, e chi fu
di sostenersi a Padova coi mezzi propri non mancò di
quentar quelle scuole, che sempre furono la palestra dove»
si fecero i più grandi profitti.
Deinarcfe-r ^.ier. D.r COSIMO BEm »I POSSIDARIA e GIUSEPPE FERMRI CUPILLf, Redatloi'i fesp«""^''
^ 17. Zara-Sabalo 22 Settembre 1860. Anno I.
VOCE DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
11 Giornale si publica ogni Sabato. — Il prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagati da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre-, e frattanto neir anao corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno- a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviali franchi per la posta, colP indicazione del nome, cognome, e domicilio
dell'associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza aflTranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pietro Abelich. — Un numero separato vale s. 15.
SOilIìl ARIO. — Sulla necessità della fondazione d'una
cattedra di storia patria, (continuazioue e fine del n. 16).
— L' estremo giudizio; oratorio del maestro Francesco
de Suppè; da Vieìina. — Corriere della Redazione.
Sulla neceisisità della fonda-
zione d'una cattedra di storia
patria
IL
La storia della Dalmazia, propriamente detta,
si trova in gran parte dispersa fra quelle di al-
tri popoli più fortunati, al cui carro trionfale fu
aggiogata. Per raccoglierne 1 brani e ricomporne
F imagine, richiedonsi gli sforzi intelligenti e
concordi di più generazioni. Noi non siamo
tampoco a" principii di tale impresa, e 1' egregio
tentativo fatto nel 1844 da Vincenzo Solitro per
l'accogliere ed annotare i documenti storici sul-
1 Istria e la Dalmazia, doveva necessarinmente
Mire in un tempo, in cui questa raostravasi an-
cora più indilferente che adesso alle severe, ma
fruttuose discipline della patria storia. Nè poteva
, essere altrimenti quando, perchè vi si prenda in-
tei'esse, conviene che la coscienza della nazio-
iiale individualità d'un popolo sia desta, e que-
è in generale fra noi pur troppo ancora as-
sopita.
L'o])biezione pertanto che taluno potrebbe
'are al nostro divisamente di fondare una catte-
di storia patria, che questa cioè dessi an-
! "^"ra comporre prima che possa essere insegna-
^sarebbe insuperabile ove lo scopo dell'isti-
'licione dovesse essere il crearla e l'infonderla
"^pJi uditori, anziché tracciarne il metodo e i-
'^^Pii'arne V amore, e con esso risvegliare quello
^^jla patria. Circoscritto entro questi limiti il fine
"^tr insegnamento, cade per sè l'ostacolo preac-
Infatti, tale è T universale ignoranza della
"^stra storia, che noi ci chiameremmo contenti
^Mualcuno ci potesse assieurare che un decimo
colta dalmata gioventù conosca quella della
Dalmazia propriamente detta nel Cattalinich, e
quella di Ragusa nell'Appendini. Onde se il pri-
mo ed immediato scopo che si andasse a con-
seguire mercè la cattedra di cui discorriamo fosse
quello di rendere familiari questi due autori ai
nostri giovani, varrebbe la pena d'istituirla. Se
anche quindi pel primo tempo non potranno es-
sere dotte, nè nuove le lezioni d'istoria patria,
il professore, a cui toccherà il nobilissimo còm-
pito d'inaugurarle, potrà essere soddisfatto quando
avrà ottenuto che i suoi uditori vi s'interessino,
si coprano di salutare rossore per non averla
ancora conosciuta, e tornati a casa facciano il
forte proponimento di apprenderla.
Noi qui non ci faremo a tracciare il me-
todo, che dovrebbe essere tenuto, onde l'inse-
gnamento riuscisse più che mai fruttuoso, nè sa-
remmo in grado di farlo: soltanto esporremo
alcune nostre idee sull' argomento, perchè il giu-
dizio degl' intelligenti ne tenga quel calcolo che
meritano, le rettifichi, le completi o le rigetti.
Che la nostra storia dovrà essere insegnata
con ampiezza, verità e spassionatezza, che la si
dovrà considerare nelle sue attinenze colla storia
universale e in ispecialità con quella de' popoli
a cui la Dalmazia ha servito, che la storia della
nostra letteratura dovrà sovratutto richiamare
l'attenzione del docente e degli uditori, nessuno
vorrà negarlo. Ove la cattedra dovesse, farsi or-
gano d' un partito italofobo o slavofobo, e co-
stringesse i fatti a servire a' pregiudizi o alle
passioni di chisisia, noi ancora non oseremmo
ripudiarla, perchè non siam di quelli a cui la
luce, come la libertà, faccian paura, e preferiamo
1' errore, che contiene sempre una parte di vero,
e vi conduce, all'ignoranza che lo esclude: ma
certo trarremmo poco felici auspici da cosiffatto
esordire. Se non che abbiamo ancora fede nel
buon senso de' nostri compatrioti, per non te-
mere che ciò possa avvenire. D' altronde mal
accorto sarebbe il professore che si lasciasse
vincere dalla tentazione di servire alle passioni
I 18. Zara-Sabato 29 Settembre 1860. Anno I.
DALMATICA
GIORNALE EGONOMIGO-LETTERARIO.
li Giornale si publica ogni Sabato. — II prezzo d' associazione per Zara è di fior. 5 sol. 40 V. A.; pel resto
della Dalmazia e fuori, di fior. 6 V. A. Potranno questi essere pagali da Gennaro 1861 per Tannata intera ed anche
per semestre; e frattanto nelP anno corrente, ad evitazion d'imbarazzi, attesa la irregolarità del periodo, si pagheranno
per tutti i sette mesi da Giugno a Decembre con fior. 3 sol. 15, e rispettivamente fior. 3 sol. 50 V. A. — I paga-
menti devono farsi anticipatamente, ed essere inviati franchi per la posta, coli'indicazione del nome, cognome, e domicìlio
dell' associato. — Lettere, libri, articoli, devono affrancarsi. — I reclami si mandano con lettera aperta, senza affranca-
zione. — In Zara le associazioni si ricevono anche al negozio librario del sig. Pieh-o Àbelich. •— Un numero separato vale s. 15.
§0]!IiTIARIO. — Alla patria. — San Gregorio Ma-
gm e la Dalmazia. •— Sul bisogno d' una legge agra-
ria. -— Alla Redazione. — Varietà; del fine d' ogni
perfezione. — Tributo di gratitudine.
Vienna, il 20 settembre.
Le solenni e numerose dimostrazioni d'af-
fetto offertemi, durante la mia breve dimora in
Zara, da' miei generosi concittadini, esigono da
ine un atto di ringraziamento del pari publico e
solenne. Coloro che amano la patria com' io,
sapranno quanto sia grande la gioia, che si pro-
va nel vederla dopo una lunghissima assenza: e
come, neir atto che 1' occhio ricorre a bearsi
della vista degli oggetti da tanto tempo deside-
rati, il cuore si espanda e si senta vivamente
commosso. Che se a tale godimento s' aggiunge
ancor quello di vederci accolti da tutti e festeg-
giati, allora la foga degli affetti è così veemente,
tla gettarci in una specie di perplessità, in cui
alla mente è tolta la riflessione, al labbro 1' ac-
cento. È perciò che agli onori, onde mi ricolma-
rono i gentilissimi zaratini, mi sentii commosso
fino alle lagrime, nè potei rispondere, ma do-
vetti attendere che il mio animo, fortemente a-
g'tato, ritornasse in calma, onde esprimere loro
I ' sensi della mia più viva gratitudine.
Sappiano adunque, che siccome quei dieci
giorni eh' io ho passati fra loro furono i più lieti
^'ella mia vita, cosi la memoria di quelli che
cercarono d' abbellirmeli sarà sempre per me la
più gradita e la più sacra.
Voglia Dio che quel publico attestato reso
^ '"^lla mia pochezza, serva di stimolo e d'inco-
raggiamento alla dalmata gioventù, affinchè con-
sacri le proprie forze a promuovere il benessere
® la felicità d'una terra, che riconosce ne' pro-
M figli non pure le opere, ma perfino il buon
Francesco de S^vppé.
I§an Grreg-orio Magano
e la l^almazia.
Non peranco erano ristorate le nostre con-
trade dalle piaghe sofferte per le contese dog-
matiche della chiesa orientale contro la romana,
che altri guasti originati dai moti popolari in una
parte della provincia, e la mala fede dell' ammi-
nistrazione ecclesiastica, vennero ad aggiungere
nuove afflizioni a questo episcopato; a mitigare
le quali, non da altri, che dalla sede papale,
poteva sperarsi un qualche aiuto. San Gregorio
Magno, esaltato allora al sommo pontificato, v'in-
terpose r opera sua, e arrivò a salvare molte
vittime dal comune flagello, e restituire la prisca
dignità alle chiese minacciate.
Il frastuono di armi che più spesso si u-
diva strepitare in questi anni intorno ai confini
d' infratterra, annunziava la presenza di quei
medesimi Avari, che più volte cacciati da queste
contrade, venivano per ultimo a togliere i pochi
avanzi della civiltà romana, ed inaugurarvi sulle
sue rovine un' era di crude reminiscenze. Ne' re-
soluti loro tentativi trovarono anche questa volta
una gagliarda resistenza in tutta la provincia,
men che nella Prevalide, dove regnavano i ni-
poti degeneri di Radimiro; i quali, sperando molto
da gente, che per antiche simpatie, per comu-
nanza di culto, di tradizioni, di costumi con essi
accordava, le profersero ospitalità generosa, senza
avvedersi che con tale fratellanza mettevano a
mina la propria e l'altrui terra. Nè andò sì a
lungo che i germi della civiltà e del cattolici-
smo poco prima, sotto Giustiniano, innestati, non
v' incontrassero de' novelli Isaurici in que' figli
scellerati. Uno di questi più di altri alla ferocia
inclinato passava, come narra la storia, dal di-
letto de'tornei alla caccia de'venerandi capi di
famiglie cristiane, non disdegnando di macchiare
le mani in quel sangue fra le ebbrezze de' gior-
nalieri conviti; con che diede principio ad un«